Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Considera le tue debolezze non come una dannazione o limitazione, bensì come una grazia del Signore. Invece di offrire a Gesù i tuoi successi, la tua intelligenza, le tue capacità , offrigli la tua miseria, la tua povertà  e la tua stessa incapacità  di fare grandi cose. E Gli sarà  gradita la tua offerta, la unirà  alla Sua passione e la renderà  fruttuosa per te e per altre persone. Finché ti avvicini al Signore col cuore umile, e animato dal solo desiderio del Suo amore, Lui - nella Sua grande Misericordia - dimenticherà  i tuoi peccati e cancellerà  le tue colpe. Il Suo progetto per te non è quello che tu hai creato nella tua mente: esso si svela giorno dopo giorno nelle tue croci, nelle umiliazioni e negli apparenti fallimenti. Fidati di Lui. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato dell'Ottava di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 15

1Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato.2Allora Pilato prese a interrogarlo: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".3I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse.4Pilato lo interrogò di nuovo: "Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!".5Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.
6Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta.7Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio.8La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva.9Allora Pilato rispose loro: "Volete che vi rilasci il re dei Giudei?".10Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia.11Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba.12Pilato replicò: "Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?".13Ed essi di nuovo gridarono: "Crocifiggilo!".14Ma Pilato diceva loro: "Che male ha fatto?". Allora essi gridarono più forte: "Crocifiggilo!".15E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte.17Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo.18Cominciarono poi a salutarlo: "Salve, re dei Giudei!".19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui.20Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce.22Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio,23e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

24Poi lo crocifissero 'e si divisero le' sue 'vesti, tirando a sorte su di esse' quello che ciascuno dovesse prendere.25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero.26E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: 'Il re dei Giudei'.27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra.28.

29I passanti lo insultavano e, 'scuotendo il capo', esclamavano: "Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni,30salva te stesso scendendo dalla croce!".31Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: "Ha salvato altri, non può salvare se stesso!32Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo". E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

33Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio.34Alle tre Gesù gridò con voce forte: 'Eloì, Eloì, lemà sabactàni?', che significa: 'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'35Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: "Ecco, chiama Elia!".36Uno corse a inzuppare di 'aceto' una spugna e, postala su una canna, gli 'dava da bere', dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce".37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
38Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.
39Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!".

40C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome,41che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

42Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato,43Giuseppe d'Arimatéa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù.44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo.45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro.47Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.


Secondo libro dei Re 23

1Per suo ordine si radunarono presso il re tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme.2Il re salì al tempio del Signore insieme con tutti gli uomini di Giuda e con tutti gli abitanti di Gerusalemme, con i sacerdoti, con i profeti e con tutto il popolo, dal più piccolo al più grande. Ivi fece leggere alla loro presenza le parole del libro dell'alleanza, trovato nel tempio.3Il re, in piedi presso la colonna, concluse un'alleanza davanti al Signore, impegnandosi a seguire il Signore e a osservarne i comandi, le leggi e i decreti con tutto il cuore e con tutta l'anima, mettendo in pratica le parole dell'alleanza scritte in quel libro. Tutto il popolo aderì all'alleanza.
4Il re comandò al sommo sacerdote Chelkia, ai sacerdoti del secondo ordine e ai custodi della soglia di condurre fuori del tempio tutti gli oggetti fatti in onore di Baal, di Asera e di tutta la milizia del cielo; li bruciò fuori di Gerusalemme, nei campi del Cedron, e ne portò la cenere a Betel.5Destituì i sacerdoti, creati dai re di Giuda per offrire incenso sulle alture delle città di Giuda e dei dintorni di Gerusalemme, e quanti offrivano incenso a Baal, al sole e alla luna, alle stelle e a tutta la milizia del cielo.6Fece portare il palo sacro dal tempio fuori di Gerusalemme, nel torrente Cedron, e là lo bruciò e ne fece gettar la cenere nel sepolcro dei figli del popolo.7Demolì le case dei prostituti sacri, che erano nel tempio, e nelle quali le donne tessevano tende per Asera.8Fece venire tutti i sacerdoti dalle città di Giuda, profanò le alture, dove i sacerdoti offrivano incenso, da Gheba a Bersabea; demolì l'altura dei satiri, che era davanti alla porta di Giosuè governatore della città, a sinistra di chi entra per la porta della città.
9Però i sacerdoti delle alture non salirono più all'altare del Signore in Gerusalemme, anche se mangiavano pane azzimo in mezzo ai loro fratelli.10Giosia profanò il Tofet, che si trovava nella valle di Ben-Hinnòn, perché nessuno vi facesse passare ancora il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco in onore di Moloch.11Fece scomparire i cavalli che i re di Giuda avevano consacrati al sole all'ingresso del tempio, nel locale dell'eunuco Netan-Mèlech, che era nei cortili, e diede alle fiamme i carri del sole.12Demolì gli altari sulla terrazza del piano di sopra di Acaz, eretti dai re di Giuda, e gli altari eretti da Manàsse nei due cortili del tempio, li frantumò e ne gettò la polvere nel torrente Cedron.13Il re profanò le alture che erano di fronte a Gerusalemme, a sud del monte della perdizione, erette da Salomone, re di Israele, in onore di Astàrte, obbrobrio di quelli di Sidòne, di Càmos, obbrobrio dei Moabiti, e di Milcom, abominio degli Ammoniti.14Fece a pezzi le stele e tagliò i pali sacri, riempiendone il posto con ossa umane.
15Demolì anche l'altare di Betel e l'altura eretta da Geroboamo figlio di Nebàt, che aveva fatto commettere peccati a Israele; demolì quest'altare e l'altura; di quest'ultima frantumò le pietre, rendendole polvere; bruciò anche il palo sacro.
16Volgendo Giosia lo sguardo intorno vide i sepolcri che erano sul monte; egli mandò a prendere le ossa dai sepolcri e le bruciò sull'altare profanandolo secondo le parole del Signore pronunziate dall'uomo di Dio quando Geroboamo durante la festa stava presso l'altare. Quindi si voltò; alzato lo sguardo verso il sepolcro dell'uomo di Dio che aveva preannunziato queste cose,17Giosia domandò: "Che è quel monumento che io vedo?". Gli uomini della città gli dissero: "È il sepolcro dell'uomo di Dio che, partito da Giuda, preannunziò quanto tu hai fatto contro l'altare di Betel".18Egli disse: "Lasciatelo in pace; nessuno rimuova le sue ossa". Le ossa di lui in tal modo furono risparmiate, insieme con le ossa del profeta venuto da Samaria.
19Giosia eliminò anche tutti i templi delle alture, costruiti dai re di Israele nelle città della Samaria per provocare a sdegno il Signore. In essi ripeté quanto aveva fatto a Betel.20Immolò sugli altari tutti i sacerdoti delle alture locali e vi bruciò sopra ossa umane. Quindi ritornò in Gerusalemme.
21Il re ordinò a tutto il popolo: "Celebrate la pasqua per il Signore vostro Dio, con il rito descritto nel libro di questa alleanza".22Difatti una pasqua simile non era mai stata celebrata dal tempo dei Giudici, che governarono Israele, ossia per tutto il periodo dei re di Israele e dei re di Giuda.23In realtà, tale pasqua fu celebrata per il Signore, in Gerusalemme, solo nell'anno diciotto di Giosia.
24Giosia fece poi scomparire anche i negromanti, gli indovini, i 'terafim', gli idoli e tutti gli abomini, che erano nel paese di Giuda e in Gerusalemme, per mettere in pratica le parole della legge scritte nel libro trovato dal sacerdote Chelkia nel tempio.25Prima di lui non era esistito un re che come lui si fosse convertito al Signore con tutto il cuore e con tutta l'anima e con tutta la forza, secondo tutta la legge di Mosè; dopo di lui non ne sorse un altro simile.
26Tuttavia il Signore non attenuò l'ardore della sua grande ira, che era divampata contro Giuda a causa di tutte le provocazioni di Manàsse.27Perciò il Signore disse: "Anche Giuda allontanerò dalla mia presenza, come ho allontanato Israele; respingerò questa città, Gerusalemme, che mi ero scelta, e il tempio di cui avevo detto: Ivi sarà il mio nome".
28Le altre gesta di Giosia e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.
29Durante il suo regno, il faraone Necao re di Egitto si mosse per soccorrere il re d'Assiria sul fiume Eufrate. Il re Giosia gli andò incontro, ma Necao l'uccise in Meghiddo al primo urto.30I suoi ufficiali portarono su un carro il morto da Meghiddo a Gerusalemme e lo seppellirono nel suo sepolcro. Il popolo del paese prese Ioacaz figlio di Giosia, lo unse e lo proclamò re al posto di suo padre.
31Quando divenne re, Ioacaz aveva ventitré anni; regnò tre mesi in Gerusalemme. Sua madre, di Libna, si chiamava Camutàl, figlia di Geremia.32Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto avevano fatto i suoi padri.
33Il faraone Necao l'imprigionò a Ribla, nel paese di Amat, per non farlo regnare in Gerusalemme; al paese egli impose un gravame di cento talenti d'argento e di un talento d'oro.34Il faraone Necao nominò re Eliakìm figlio di Giosia, al posto di Giosia suo padre, cambiandogli il nome in Ioiakìm. Quindi prese Ioacaz e lo deportò in Egitto, ove morì.35Ioiakìm consegnò l'argento e l'oro al faraone, avendo tassato il paese per pagare il denaro secondo la disposizione del faraone. Con una tassa individuale, proporzionata ai beni, egli riscosse l'argento e l'oro dal popolo del paese per consegnarlo al faraone Necao.
36Quando divenne re, Ioiakìm aveva venticinque anni; regnò undici anni in Gerusalemme. Sua madre, di Ruma, si chiamava Zebida, figlia di Pedaia.37Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto avevano fatto i suoi padri.


Salmi 37

1'Di Davide.'

Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.

3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.

5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.

7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.

10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.

12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.

14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.

16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.

18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.

20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.

22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.

25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.

27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.

30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.

34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.

37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Geremia 37

1Sedecìa figlio di Giosia divenne re al posto di Conìa figlio di Ioiakìm; Nabucodònosor re di Babilonia lo nominò re nel paese di Giuda.2Ma né lui né i suoi ministri né il popolo del paese ascoltarono le parole che il Signore aveva pronunziate per mezzo del profeta Geremia.
3Il re Sedecìa inviò allora Iucàl figlio di Selemia e il sacerdote Sofonia figlio di Maasià dal profeta Geremia per dirgli: "Prega per noi il Signore nostro Dio".
4Geremia intanto andava e veniva in mezzo al popolo e non era stato ancora messo in prigione.
5Però l'esercito del faraone era uscito dall'Egitto e i Caldei, che assediavano Gerusalemme, appena ne avevano avuto notizia, si erano allontanati da Gerusalemme.
6Allora la parola del Signore fu rivolta al profeta Geremia:7 "Dice il Signore Dio di Israele: Riferite al re di Giuda, che vi ha mandati da me per consultarmi: Ecco l'esercito del faraone, uscito in vostro aiuto, ritornerà nel suo paese d'Egitto;8i Caldei ritorneranno, combatteranno contro questa città, la prenderanno e la daranno alle fiamme".
9Dice il Signore: "Non illudetevi pensando: Certo i Caldei si allontaneranno da noi, perché non se ne andranno.10Anche se riusciste a battere tutto l'esercito dei Caldei che combattono contro di voi, e ne rimanessero solo alcuni feriti, costoro sorgerebbero ciascuno dalla sua tenda e darebbero alle fiamme questa città".
11Quando l'esercito dei Caldei si allontanò da Gerusalemme a causa dell'esercito del faraone,12Geremia uscì da Gerusalemme per andare nella terra di Beniamino a prendervi una parte di eredità tra i suoi parenti.
13Ma, quando fu alla porta di Beniamino, dove era un incaricato del servizio di guardia chiamato Ieria figlio di Selemia, figlio di Anania, costui arrestò il profeta Geremia dicendo: "Tu passi ai Caldei!".14Geremia rispose: "È falso! Io non passo ai Caldei"; ma egli non gli diede retta. E così Ieria prese Geremia e lo condusse dai capi.15I capi erano sdegnati contro Geremia, lo percossero e lo gettarono in prigione nella casa di Giònata lo scriba, che avevano trasformato in un carcere.16Geremia entrò in una cisterna sotterranea a volta e rimase là molti giorni.
17Il re Sedecìa mandò a prenderlo e lo interrogò in casa sua, di nascosto: "C'è qualche parola da parte del Signore?". Geremia rispose: "Sì" e precisò: "Tu sarai dato in mano al re di Babilonia".
18Geremia poi disse al re Sedecìa: "Quale colpa ho commesso contro di te, i tuoi ministri e contro questo popolo, perché mi abbiate messo in prigione?19E dove sono i vostri profeti, che vi predicevano: Il re di Babilonia non verrà contro di voi e contro questo paese?20Ora, ascolta, re mio signore; la mia supplica ti giunga gradita. Non rimandarmi nella casa di Giònata lo scriba, perché io non vi muoia".
21Il re Sedecìa comandò di custodire Geremia nell'atrio della prigione e gli fu data ogni giorno una focaccia di pane proveniente dalla via dei Fornai, finché non fu esaurito tutto il pane in città.
Così Geremia rimase nell'atrio della prigione.


Prima lettera a Timoteo 3

1È degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro.2Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare,3non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro.4Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità,5perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?6Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo.7È necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo.

8Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto,9e conservino il mistero della fede in una coscienza pura.10Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio.11Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto.12I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie.13Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù.

14Ti scrivo tutto questo, nella speranza di venire presto da te;15ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.16Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà:

Egli si manifestò nella carne,
fu giustificato nello Spirito,
apparve agli angeli,
fu annunziato ai pagani,
fu creduto nel mondo,
fu assunto nella gloria.


Capitolo XX: Riconoscere la propria debolezza e la miseria di questa nostra vita

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1. "Confesserò contro di me il mio peccato" (Sal 31,5); a te, o Signore, confesserò la mia debolezza. Spesso basta una cosa da nulla per abbattermi e rattristarmi: mi propongo di comportarmi da uomo forte, ma, al sopraggiungere di una piccola tentazione, mi trovo in grande difficoltà. Basta una cosa assolutamente da nulla perché me ne venga una grave tentazione: mentre, fino a che non l'avverto, mi sento abbastanza sicuro, poi, a un lieve spirare di vento, mi trovo quasi sopraffatto. "Guarda dunque, Signore, alla mia miseria" (Sal 14,18) e alla mia fragilità, che tu ben conosci per ogni suo aspetto; abbi pietà di me; "tirami fuori dal fango, così che io non vi rimanga confitto" (Sal 68,15), giacendo a terra per sempre. Quello che mi risospinge indietro e mi fa arrossire dinanzi a te, è appunto questa mia instabilità e questa mia debolezza nel resistere alle tentazioni. Che, pur quando ad esse non si acconsenta del tutto, già molto mi disturba la persecuzione loro; e assai mi affligge vivere continuamente così, in lotta. La mia debolezza mi appare in modo chiaro dal fatto che proprio i pensieri che dovrei avere sempre in orrore sono molto più facili a piombare su di me che ad andarsene. Voglia il Cielo, o potentissimo Dio di Israele, che, nel tuo grande amore per le anime di coloro che hanno fede in te, tu abbia a guardare alla fatica e alla sofferenza del tuo servo; che tu l'assista in ogni cosa a cui si accinge. Fammi forte della divina fortezza, affinché non abbia a prevalere in me l'uomo vecchio: questa misera carne non ancora pienamente sottomessa allo spirito, contro la quale bisogna combattere, finché si vive in questa miserabile vita.  

2. Ahimé!, quale è questa vita, dove non mancano tribolazioni e miserie; dove tutto è pieno di agguati e di nemici! Ché, se scompare un'afflizione o una tentazione, una altra ne viene; anzi, mentre ancora dura una lotta, ne sopraggiungono molte altre, e insospettate. Ora, come si può amare una vita così soggetta a disgrazie e a miserie? Di più, come si può chiamare vita questa, se da essa procedono tante morti e calamità? E invece la si ama e molta gente va cercando in essa la propria gioia. Il mondo viene sovente accusato di essere ingannevole e vano; ma non per questo viene facilmente abbandonato, perché troppo prevalgono le brame terrene. Altro è ciò che induce ad amare il mondo; altro è ciò che induce a condannarlo. Inducono ad amarlo il desiderio dell'uomo carnale, "il desiderio degli occhi e la superbia della vita" (1 Gv 2,16); inducono invece ad odiarlo e ad esserne disgustato le pene e le sofferenze che giustamente conseguono a quei desideri perversi. E tuttavia - tristissima cosa - i piaceri malvagi hanno il sopravvento in coloro che hanno l'animo rivolto al mondo, e "considerano gioia lo stare tra le spine" (Gb 30,7); incapaci, come sono, di vedere e di gustare la soavità di Dio e l'intima bellezza della virtù. Quelli invece che disprezzano totalmente il mondo, e si sforzano di vivere per Dio in santa disciplina, conoscono la divina dolcezza, che è stata promessa a chi sa davvero rinunciare; essi comprendono appieno quanto siano gravi gli errori e gli inganni del mondo.


DISCORSO 61/A SULL'ESORTAZIONE DEL SIGNORE: "CHIEDETE E VI SARÀ DATO"

Discorsi - Sant'Agostino

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1. Poiché Dio ha voluto che non partissi di qui debitore, riconosco che è tempo di mantenere quanto ho promesso. Ecco perché anche oggi abbiamo fatto leggere lo stesso passo del Vangelo che fu letto quando mi scusai, affinché quanto allora vi sottraemmo, spinti da necessità, ora lo restituiamo spinti dalla carità. Ma in verità per considerare e spiegare tutte le parole del medesimo passo non ci basta il tempo, né le nostre forze sono sufficienti a questo compito. Tuttavia, con l'aiuto del Signore, diremo come possiamo ciò ch'è soprattutto necessario dire.

Impostazione di un problema.

2. Il Signore ci ha esortato a chiedere, a cercare, a bussare, dicendo: Chiedete e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve e chi cerca troverà e a chi bussa verrà aperto 1. Queste parole innanzi tutto sollevano il seguente problema che dev'essere risolto nella misura delle nostre forze. Sappiamo che molti chiedono e non ricevono, cercano e non trovano, bussano e non viene loro aperta la porta. In che modo dunque chiunque chiede, riceve? Infatti sebbene tutto ciò sembri detto tre volte e con tre verbi, si riduce a una sola petizione. Chiedete, cercate, bussate; tutto ciò è: chiedete. Sappiamo ciò dalla conclusione in cui dice: Se voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, guanto più il Padre vostro celeste darà cose buone a quelli che gliele chiedono 2. Non dice: "a quelli che cercano o a quelli che bussano", ma tutte e tre le espressioni le racchiude nell'unico verbo: a quelli che le chiedono.

S. Paolo non riceve, i demoni ricevono.

3. Perché dunque molti chiedono e non ricevono, se chiunque chiede riceve? Forse sbagliamo riguardo a quel che pensiamo di chiedere e di non ricevere? Per non parlare degli esempi quotidiani che conosciamo, la stessa Scrittura attesta che l'apostolo Paolo chiese che si allontanasse da lui un inviato di Satana, ma non l'ottenne 3. Eppure troviamo che dei cattivi chiesero e ricevettero, mentre dei buoni chiesero ma non ottennero. Che c'è di peggio dei demoni? Eppure chiesero [di entrare] nei porci e l'ottennero 4. Si trova inoltre che Dio non adempì il desiderio degli Apostoli, mentre adempì quello dei demoni. Dubitiamo forse che quelli appartengono a Dio e regneranno al di sopra degli altri con Cristo, e che i demoni invece bruceranno in eterno con il diavolo loro capo? Che diremo dunque? Che il Signore conosce quelli che sono suoi 5, e ciascuno di loro che chiede, riceve.

Richieste che Dio esaudisce e richieste che Dio non ascolta.

4. Resta però ancora una difficoltà derivante dall'Apostolo. Egli infatti apparteneva al numero di quelli che sono di Colui che fa questa affermazione: Il Signore conosce quelli che sono suoi. Dunque tutti quelli che sono suoi chiedono e ricevono e nessuno di essi chiede e non riceve. Ma domandiamoci: "che cosa?". Poiché le cose che si chiedono per la presente vita temporale alle volte ci giovano, alle volte ci nuocciono. Quando Dio sa che nuocciono, non le dà ai suoi che le desiderano e le chiedono, allo stesso modo che neppure il medico dà tutto ciò che chiede il malato e, poiché gli vuol bene, rifiuta di dargli ciò che, se non l'amasse, gli concederebbe. Esaudisce dunque tutti i suoi in vista dell'eterna salvezza, ma non tutti per soddisfare un desiderio temporale. Non esaudisce quindi riguardo a una cosa al fine di esaudire riguardo a un'altra. In realtà anche il malato, dal quale abbiamo tratto la similitudine, quando chiede al medico ciò che questi sa esser dannoso, desidera di avere dal medico soprattutto la salute. Il medico dunque, per accordare al malato ciò che giova per la sua sanità, non accontenta la sua volontà. Considera quindi le stesse parole. Quando l'Apostolo non ricevette ciò per cui aveva pregato tre volte il Signore, si sentì dire: Ti basta la mia grazia, poiché la virtù diventa perfetta attraverso la debolezza 6. Perché desideri che ti sia tolto il tormento della carne, che hai ricevuto affinché non t'insuperbissi per le rivelazioni [che ti sono state fatte]? Tu chiedi ciò, perché non sai che cosa ti giova. Affidati al Medico. La sofferenza che ti ha inflitta è aspra, ma è utile: ti procura dolore, ma produce sanità. Vedi il fine e godi di ciò che ti è stato rifiutato e cerca di comprendere ciò che ti è stato accordato. Quale fine? La virtù diventa perfetta attraverso la debolezza. Sopporta la malattia, se desideri la guarigione. Sopporta dunque la debolezza, se desideri la perfezione, poiché la virtù diventa perfetta attraverso la debolezza. Orbene, perché tu sappia che non sei abbandonato, ti basti la mia grazia.

Dio ci arma per conquistare la vita eterna.

5. Per questo motivo ammonisco anzitutto la Carità vostra, perché so e lo sappiamo tutti e non possiamo fingere [di non saperlo], (poiché colpiscono gli occhi anche di coloro che non vogliono [vedere] i miracoli di guarigioni che si compiono ogni giorno grazie alle reliquie del beatissimo e gloriosissimo martire presente in questo luogo), ma senza dubbio alcuni chiedono, ma non ricevono. Essi però non devono considerarsi abbandonati. Interroghino anzitutto il proprio cuore, se chiedono con fede. Chiunque chiede con fede, riceve utilmente, ma talvolta non riceve utilmente. Quando [Dio] non guarisce il corpo, vuol guarire l'anima. Devi dunque credere ch'è vantaggioso per te quel che vorrà Colui che ti ha chiamato nel regno eterno. Che cos'è infatti ciò che desideri come un gran bene? Ti ha promesso la vita eterna, ti ha promesso il regno in compagnia con gli angeli, ti ha promesso un riposo senza fine. Cos'è che adesso non ti dà? Non è forse vana la salute degli uomini 7? Non è forse vero che tutti quelli, che vengono guariti, senza dubbio morranno? Quando verrà la morte, tutte le cose passate svaniranno come fumo. Al contrario, quando verrà la vita che ci è stata promessa, essa certamente non avrà fine. Per conquistarla ti arma, ad essa ti prepara, per essa ti equipaggia Colui che adesso ti rifiuta qualcosa. Ma se otterrai la guarigione, poiché hai avuto fede e l'hai chiesta - poiché non si fa male a chiedere una cosa, anche se talvolta con utilità non viene concessa - ricevila e fanne buon uso. Chi infatti, una volta guarito, comincia a darsi alla lussuria, non sarebbe meglio che rimanesse malato? Quando dunque riceverai la salute temporale, volgila a un buon uso, affinché col beneficio concesso uno si metta a servire Colui che l'ha dato. Nemmeno devi vantarti nei confronti d'un altro che forse ha chiesto [la stessa grazia] e non l'ha ricevuta, e non dire nel tuo cuore: "Io ho più fede di lui". Poiché per questo motivo hai udito poco fa nel Vangelo: Non giudicate affinché non siate giudicati 8. Che significa: Non giudicate, se non riguardo alle cose occulte? Poiché a chi mai è proibito giudicare le azioni manifeste, dal momento che la Scrittura in un altro passo dice: Le azioni manifeste sono per voi; quelle occulte invece appartengono al Signore Dio vostro 9? Vale a dire: Le azioni manifeste lasciatele al vostro giudizio; quelle occulte invece lasciatele giudicare al vostro Dio. Infatti, come fai a sapere se per caso non è più forte di te uno che ha chiesto la salute temporale e gli è stata negata? Ha chiesto e non ha ricevuto. Ma che cosa ha chiesto? La salute corporale. Forse la sua fede è più salda della tua e perciò tu l'hai ricevuta perché, se non l'avessi ricevuta, saresti caduto nello sconforto. Non ho detto ciò affermando, ma ho detto " forse ", per non fare ciò che proibisco, cioè per non osare di pronunciare una sentenza su cose occulte. Talora infatti uno non riceve perché chiede senza fede; talora invece non riceve perché è più forte di te, perché Dio vuole esercitare la sua pazienza, come abbiamo detto a proposito dell'Apostolo. Egli era molto forte ma non era ancora perfetto, sicché udì rispondersi: La virtù si perfeziona nella debolezza 10.

Varie preghiere di S. Paolo non esaudite.

6. Sappiamo ch'essi - lo proclamano le loro lettere - guarirono i malati con la loro parola. Lo stesso apostolo Paolo disse a un tale: Enea, alzati e metti in ordine il tuo letto 11. Quello, malato da molto tempo, [si alzò] guarito all'improvviso, e riassettò il proprio letto. Tuttavia il medesimo [Apostolo] dice di un suo discepolo: Tròfimo l'ho lasciato a Mileto, perché si era ammalato 12. Guarisci uno sconosciuto nel luogo dove giungi e [nella città] da cui parti lasci malato un tuo discepolo? A proposito di Epafrodito, che cosa dice? Era triste, dice, poiché avevate saputo ch'era malato. Infatti è stato malato fin quasi al punto di morte 13. Che difficoltà aveva l'apostolo Paolo a guarire anche lui con le sue parole ed evitare che arrivasse quasi in punto di morte? Ma Dio - dice - ha avuto compassione di lui, e non solo di lui ma anche di me, perché non avessi tristezza aggiunta a un'altra tristezza 14. Sembra che desiderasse ch'egli guarisse. Se lo desiderava, certamente pregava anche e tuttavia, pur pregando, non otteneva [la grazia]. Tuttavia, appena l'ottenne, rese grazie poiché l'aveva ottenuta anche se a stento. Al beato Timoteo consiglia un rimedio per guarire. Fece alzare con la parola quello paralitico da molto tempo, mentre non poté guarire con la sua parola la debolezza di stomaco del suo carissimo e intimamente unito al suo cuore e, come lo chiama egli stesso, suo discepolo e vero fratello. Eppure gli dice: Smetti di bere solo acqua, ma fa' uso anche di un po' di vino per via del tuo stomaco e delle tue frequenti indisposizioni 15. Ciò basti per quanto volevo ammonire la Carità vostra affinché non vi prendiate gioco e giudichiate male coloro che per caso chiedono e non ricevono, o vi scoraggiate se per caso chiedete e non ricevete, o vi vantiate superbamente nei confronti di coloro che non ricevono, mentre voi chiedete e ricevete.

Siamo figli cattivi di un buon Padre.

7. Che vuol dire dunque che assolutamente tutti coloro i quali sono di Dio chiedono e ricevono, cercano e trovano, bussano e viene loro aperto? Se infatti non fosse così, la Verità non direbbe: Chiunque chiede, riceve 16. Che significa ciò? Dove si trova? Cerchiamo nello stesso passo se per caso troviamo quel che cerchiamo. Si trova lì, proprio lì si trova. Riconosciamo noi stessi nelle parole in cui ascoltiamo che siamo cattivi. Dice infatti: Voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli. Con quanta maggior ragione il Padre vostro celeste darà cose buone a quelli che gliele chiedono? 17. Chiama buono il Padre nostro e noi cattivi. Che dire dunque? È Padre buono dei cattivi il sommo Dio? Per quanto sembri assurdo, tuttavia non possiamo negarlo. La Verità dichiara: Se voi, pur essendo cattivi - perché contraddiciamo la Verità? - sapete dare cose buone ai vostri figli. Ai nostri figli diamo cose buone che tuttavia non li rendono buoni. Se dunque noi possiamo dare cose buone che non rendono buoni e tuttavia sono buone, che ci rimane da chiedere a Dio se non le cose buone per mezzo delle quali diventiamo buoni? Veniamo biasimati quando ci vien detto: pur essendo cattivi. Eppure ci è stato mostrato chiaramente come sommamente buono il Padre nostro ch'è in cielo. Non ci vergogniamo di essere cattivi in presenza di un tal Padre? O al contrario egli vorrebbe essere il Padre d'individui cattivi, se volesse lasciarli esser cattivi, se volesse che noi restassimo sempre cattivi? Se dunque noi siamo cattivi e abbiamo un Padre buono, dobbiamo chiedere, cercare, bussare, finché egli ch'è buono ci renda buoni, perché non abbia figli cattivi. E fino a qual punto uno diventa ora buono? Fino a qual punto? Per quanti progressi potrà fare, dovrà lottare contro le passioni, dovrà lottare contro gli appetiti sensuali. Per quanti progressi farà, anche se uno avesse pace da parte delle cose che sono dentro o al di fuori di lui, avrà da sostenere guerra con se stesso, dovrà sostenere lotte con se stesso e non cesserà di lottare sotto lo sguardo di Colui ch'è pronto ad aiutarne lo sforzo e a premiarne la vittoria. Quando qui sarà passato ogni disaccordo, ogni dissidio che siamo noi, poiché la nostra debolezza morale e il nostro dissidio non è un'altra natura a noi contraria, ma la nostra debolezza morale è in certo qual modo la natura abituale [...]. Non eravamo così nel paradiso; nulla si ribellava a noi che derivasse da noi. Abbandonammo Colui col quale eravamo in pace e cominciammo ad avere guerra con noi stessi. Ecco la nostra miseria. E gran cosa è in questa vita non lasciarsi vincere in questa guerra. Poiché in questa vita non possiamo essere privi di nemici. Ma ci sarà la vita ultima quando non avremo alcun nemico né fuori né dentro di noi: l'ultimo nemico ad esser distrutto sarà la morte 18. Allora abiteremo beati nella casa di Dio e per tutti i secoli lo loderemo 19. Amen.

 

1 - Mt 7, 7-8.

2 - Mt 7, 11.

3 - Cf. 2 Cor 12, 7.

4 - Cf. Mt 8, 31.

5 - 2 Tm 2, 19.

6 - 2 Cor 12, 9.

7 - Sal 59, 13; cf. 107, 3.

8 - Mt 7, 1.

9 - Dt 29, 29.

10 - 2 Cor 12, 9.

11 - At 9, 34.

12 - 2 Tm 4, 20.

13 - Fil 2, 26-27.

14 - Fil 2, 27.

15 - 1 Tm 5, 23.

16 - Mt 7, 8.

17 - Mt 7, 11.

18 - 1 Cor 15, 26.

19 - Cf. Sal 83, 5.


Parte 2: L'esigenze dell'ideale

Il mio ideale, Gesù figlio di Maria - Padre Emilio Neubert

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Gesù: Fratello mio, ti ho indicato l'ideale da raggiungere; ora voglio mostrarti ciò che esso richiede da te. Mi hai seguito fin qui con gioia. D'ora in poi seguimi, sia pure con gioia, ma soprattutto con amore e generosità. Non si tratta più solamente di contemplare con stupore e ammirazione il tuo modello; si tratta di ricopiarne i lineamenti. Te li indicherò ad uno ad uno. Ma li potrai fare perfettamente tuoi soltanto se saprai rinunciare a te stesso e se saprai amare.

I. COME ME: DONATI A MIA MADRE: SENZA RISERVE

Gesù: Fratello mio, divenendo figlio di Maria, mi sono donato interamente a lei. Creatore e Signore assoluto di tutte le cose ho voluto, per amore, appartenere a Maria e da lei dipendere; ho voluto appartenerle coi legami più intimi, quelli che provengono dalla natura stessa e che nessuna cosa al mondo può sciogliere. Da tutta l'eternità ho scelto questa appartenenza e dipendenza filiale, e fin dal primo istante della mia incarnazione nel seno di Maria ratificai con la mia volontà umana questo decreto del mio eterno amore, e provai in esso un ineffabile compiacimento. Figlio di una Vergine, appartenevo a mia Madre come nessun fanciullo appartiene alla propria; e come nessun fanciullo può fare, volli perpetuare questo mio stato di totale dipendenza. Non abbandonai mia Madre come fanno i figli quando vogliono fondare una nuova famiglia, ma le restai accanto fino al momento stabilito per il compimento della mia missione pubblica; e poiché mia Madre non ebbe mai altra volontà se non quella di mio Padre, anche allora, e perfino nel supremo sacrificio, la mia volontà fu sempre in perfetta sintonia con la sua. Non solo. Nel cielo stesso mi ricordo e mi ricorderò sempre che sono suo figlio; e benché vi eserciti la mia signoria assoluta, accondiscenderò eternamente, con perfetto amore filiale, ai suoi materni desideri.

2. A mio esempio, donati a mia Madre interamente, senza riserve e per sempre in qualità di figlio suo amatissimo. Consacrale il tuo corpo con ogni sua attività, il tuo spirito con ogni sua facoltà. Consacrale tutti i tuoi beni, materiali e spirituali, naturali e soprannaturali. Consacrale tutto ciò che sei e che sarai, tutto ciò che hai e che avrai, tutto ciò che fai e che farai. Così che né in te né intorno a te non vi sia più nulla che non le appartenga.

3. Non ti accontentare di darti a Maria per essere un suo «bene immobile»; ella vuole servirsi di te non come di un oggetto inerte ma come di un figlio premuroso nel prestare assistenza a sua madre. Poiché - come te lo rivelerà lei stessa più tardi - ho affidato a lei una grande missione nel mondo, ella vuole aver bisogno di te.

4. Donati a lei incondizionatamente. Non per interesse, non per ricevere di più di quello che darai, non per la consolazione che proverai nel dono di te stesso, ma per puro amore filiale, come mi sono dato io. Proverai consolazione, certo, ma incontrerai anche tribolazioni: non pensare né alle une né alle altre, ché a tutto provvederà tua Madre. Tu pensa solo a donarti tutto intero e per amore.

5. Donati a lei per sempre. Sono molti quelli che in un momento di fervore hanno dichiarato di donare ogni cosa a mia ma sono quasi altrettanti coloro che dopo aver dato tutto complessivamente, si sono poi ripresi tutto un po' alla volta. Nell'ora della prova, quando la loro totale donazione richiedeva sacrifici, hanno detto: «E’ duro questo linguaggio; chi lo può intendere?». E non hanno più voluto andare oltre nelle via della loro intera consacrazione. Farai tu come costoro? Occorre a volte essere eroici per vivere la totale appartenenza a Maria, perché occorre salire con lei fino in cima al Calvario. Ti senti capace di un tale eroismo?

6. Prendi l'abitudine di rinnovare spesso la tua consacrazione alla Madre celeste. Rinnovala svegliandoti, per affidare a lei l'intera giornata. Rinnovala ricevendomi nella Santa Comunione: in quel momento, essendo una cosa sola con me, donati di nuovo a mia Madre come suo amato figlio. Rinnovala alle ore tre pomeridiane, in ricordo di quell'ora solenne in cui, sacrificandomi, Maria ti diede la vita e si sentì dire da me: «Donna, ecco tuo figlio». Rinnovala all'inizio delle tue principali azioni, per ricordarti che non devi agire per te stesso, ma unicamente per lei. Rinnovala specialmente nelle prove che incontri. Rivolgiti allora a Maria dicendo: «O Madre, quando nell'entusiasmo del mio amore filiale mi diedi tutto a te non prevedevo questo sacrificio. Ma poiché la mia intenzione era sincera, non intendo ora venir meno alla mia donazione. Voglio tutto ciò che tu vuoi perché lo vuoi, per quanto mi debba costare!».

7. Se vuoi diventare così generoso da vivere sempre ed interamente secondo la tua donazione, non ti fermare a guardare il sacrificio. Guarda me e guarda tua Madre. L'amore ti sarà di stimolo e la grazia di sostegno. E se sentirai vacillare il tuo coraggio, prega: può una madre come Maria non venire in aiuto di un figlio che la invoca per restarle fedele? E posso io, tuo fratello primogenito, negarti la forza di camminare verso l'ideale al quale ti ho chiamato.

Invito al colloquio: Sono tutto tuo, o Madre mia, e tutto ciò che ho ti appartiene.

II.COME ME, AMA MIA MADRE

a) PERCHE’

Gesù: Fratello mio, mi sono fatto figlio di Maria per amore. Tutto, nelle mie relazioni con mia Madre, si spiega con l'amore. Vuoi comprendere la mia pietà filiale verso di lei? Comprendi anzitutto il mio amore per lei. Quanto desidero infondere nel tuo cuore un po' di quell'amore per mia Madre che arde nel mio! Sforzati di diventare semplice, umile, generoso, perché io possa versare in te l'abbondanza del mio amore filiale.

2. Ricorda, nel raccoglimento e nella preghiera, ciò che ti ho accennato del mio amore per Maria: come l'ho scelta da tutta l'eternità e come l'ho colmata di privilegi; come sono vissuto nella sua intimità e l'ho associata alla mia missione; come l'amo e l'amerò in eterno per mezzo dei santi e per mezzo della Chiesa terrena e celeste.

3. Poi, penetrando più intimamente nel mio cuore medita i motivi che mi hanno indotto ad amarla tanto. L'ho amata e l'amo perché è mia Madre; una Madre di meravigliosa bellezza e perfezione; una Madre che mi dà più gioia con una sua sola parola e con un solo suo sguardo, di quanta non hanno potuto darmi i santi con i loro atti più eroici; una Madre che mi ama di un amore superiore a quello di cui mi amano gli angeli e i santi; una Madre che visse per me solo ed accettò volentieri, per causa mia, il martirio più atroce che creatura abbia mai patito.

4. L'ho amata, perché mi ha aiutato a compiere la missione affidatami dal Padre. Mi ha dato infatti la natura umana affinché potessi predicare la buona novella agli uomini e morire per essi. Si è unita a me con la sua volontà, con le sue ardenti preghiere, con le sue immolazioni, con la sua presenza ai piedi della croce. Sino alla fine dei tempi si adopererà a convertire i peccatori, a santificare i giusti, a conquistare innumerevoli anime. Ella stessa inoltre rappresenta il maggior successo della mia missione redentrice, in quanto, riscattandola in modo tanto perfetto, ho fatto più che riscattando tutto il resto del mondo.

5. L'ho amata e l'amo perché grazie a lei ho potuto offrire al Padre un'adorazione e una gloria di valore infinito, che non avrei potuto rendergli senza l'umanità di cui ella mi aveva rivestito; perché si è unita a me nell'adorare e nel pregare il Padre, superando in ciò tutti i santi e gli angeli insieme; e perché per mezzo suo si comprenderà meglio mio Padre e si nutriranno sentimenti più filiali verso di lui.

6. Non cessare di meditare l'immensità del mio amore verso Maria; non ne raggiungerai mai i confini, nemmeno nell'eternità. Meditando questo amore, mettiti al mio posto, diventa Gesù, il figlio primogenito di Maria, Gesù la cui vita è vita tua, e cerca di sentire in te tutto ciò che ho sentito io stesso.

7. Poi considera l'amore speciale che Maria ti porta. Ella ti ama perché io stesso ti ho amato fino a morire per te, e gli affetti miei sono i suoi affetti. Ti ama perché l'ho fatta tua Madre ed ogni madre è amore. Ti ama perché ogni madre ama di preferenza quel figlio che più le è costato, e tu le sei costato indicibili patimenti. Ti ama perché per partorire te alla vita, ha dovuto offrire me alla morte. Ti ama perché sei una cosa sola con me, ed amandoti ella ama me stesso.

Invito al colloquio: O Gesù, amavo già Maria quando intuivo solo confusamente ciò che ella è per me. Ora che capisco quanto veramente mi sia madre, quanto tu l'ami e quanto ella mi ami, come potrei non amarla anch'io con tutte le mie forze?

 

III.COME ME, AMA MIA MADRE

b) IN QUALE MODO ?

Gesù: Fratello mio, ami veramente colei che ti ama tanto e che io stesso amo a dismisura? Tu credi di amarla perché ti piace conversare con lei, e canti con esultanza le sue lodi. Ma sulla terra, amare non è tanto godere ed esultare quanto lavorare e soffrire.

2. Se ami Maria, vorrai lavorare per lei. Sarai felice di consacrarle la tua attività, il tuo tempo, le tue fatiche. Nessun lavoro ti riuscirà troppo penoso se sarà in gioco la sua gloria; nessuna impresa ti sembrerà impossibile se sarà finalizzata a promuovere i suoi interessi. Quando dovessi trovare superiore alle tue forze un qualche cosa che tornerebbe a gloria di Maria, confessa pure che hai cessato di amare. Ora mia Madre ti riserva una impresa nobilissima e talvolta assai difficile.

3. Se ami Maria vorrai soffrire per lei. Chi non ama più Maria quando gli si chiede di soffrire per lei, vuol dire che non l'ha mai amata: ha amato solo se stesso nelle consolazioni che ha ricevuto da lei. Non rifiutarti mai di soffrire se non vuoi rifiutarti di amare. Non ti accontentare di accettare i patimenti; amali. Non sei desideroso di poter dimostrare il tuo amore? Di poter amare sempre di più?

4. Per imparare ad amare sempre di più prendi i quattro mezzi che ora ti indicherò:

a) Cerca di compiere con più amore possibile quell'infinità di piccoli sforzi e sacrifici che incontri nella vita quotidiana. Se arriverai a non dir mai di «no» a tua Madre nelle piccole cose, non le dirai di «no» neppure nelle grandi.

b) Non cessare mai di studiare tua Madre. Impara dai libri tutto ciò che puoi sulle sue grandezze, sulla sua missione, sulla sua vita e sulla vita di coloro che l'hanno amata e servita, e poi rifletti su ciò che avrai imparato. Non avrai mai finito di studiarla perché non si finisce mai di comprendere ciò che io ho fatto per lei, e ciò che ella ha fatto per me e per te.

c) Vivi in una costante unione con lei. Non potrai vivere nella sua intimità senza trovarla ogni giorno più amabile e senza amarla ogni giorno di più. Ti spiegherò più tardi come potrai, a mio esempio, rimanere sempre unito a lei.

d) Finalmente, chiedimi la grazia di amarla e di crescere sempre nel suo amore. L'amore per mia Madre è una grazia speciale. Ora la grazia si ottiene con la preghiera: chiedi e riceverai. Chiedi senza esitare, poiché si tratta di una grazia che è conforme ai miei disegni. Esitare significherebbe fare ingiuria a me e a mia Madre, in quanto potrebbe lasciare adito al sospetto che io possa non volere che ella sia amata. Il tuo stesso desiderio di amarla non ti è stato forse ispirato da me? E te l'avrei ispirato se non volessi esaudirlo? Chiedi questa grazia ogni giorno. Chiedila soprattutto quando vengo a te nella comunione eucaristica. Vengo allora a te come figlio di Maria, con l'umanità che ho ricevuto da lei, e per mezzo della quale ti rendo partecipe della mia divinità. «Colui che mi mangia vivrà di me». Amare mia Madre di quell'amore con il quale io la amo non è appunto vivere di me? Nella comunione soprattutto faccio passare dal mio cuore nel tuo l'amore per mia Madre; allora soprattutto chi vive non sei tu ma vivo io in te; chi ama Maria non sei tu, ma l'amo io in te. Fino ad oggi non mi hai chiesto con la dovuta insistenza questa grazia. Chiedi e riceverai, e la tua gioia sarà perfetta.

Invito al colloquio: O Gesù, per l'amore col quale ami tua Madre, concedimi, ti prego, di amarla veramente come tu stesso la ami e vuoi che ella sia amata.

IV. COME ME, UBBIDISCI A MIA MADRE

Gesù: Fratello mio, vuoi come me dimostrare il tuo amore a mia Madre? Siile obbediente come lo ero io. Bambino, mi lasciai trattare da lei come le pareva: mi lasciai adagiare nel presepe, portare tra le sue braccia, allattare, avvolgere in fasce, portare a Gerusalemme, in Egitto, a Nazareth. Poi, appena ne ebbi la forza, mi affrettai ad eseguire i suoi desideri, anzi, ad indovinarli e a prevenirli. Dopo aver fatto stupire i maestri della legge nel tempio, tornai con lei a Nazareth e le fui sottomesso. Rimasi con lei fino all'età di trent'anni accondiscendendo sempre ai suoi minimi desideri.

2. Provavo una gioia indicibile nell'obbedirle; e con l'obbedienza contraccambiavo appunto ciò che ella faceva per me, e soprattutto ciò che un giorno avrebbe dovuto soffrire.

3. Le obbedivo con perfetta semplicità; quantunque fossi suo Dio, ricordavo di essere anche suo figlio; ella era pur sempre mia Madre e rappresentante del Padre celeste. Ed ella da parte sua, con la stessa perfetta semplicità, mi comandava e dirigeva, ineffabilmente beata nel vedermi attento ai suoi minimi cenni. Vuoi rinnovare a tua volta questa sua gioia? Obbediscile come ho fatto io.

4. Mia Madre ha degli ordini da darti: ella ti comanda anzitutto per mezzo del dovere. Alcuni fanno consistere la devozione a Maria in immagini e statue, in ceri e fiori; altri in formule di preghiera e in canti; altri in sentimenti di tenerezza e di entusiasmo; altri ancora in pratiche e sacrifici supplementari. C'è chi crede di amarla molto perché parla volentieri di lei o perché si vede, con la fantasia, intento a fare grandi cose per lei, o perché si sforza di pensare sempre a lei. Tutte queste cose sono buone ma non sono l'essenziale. «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Così, non quelli che le dicono «Madre Madre» sono i veri figli di Maria, ma coloro che fanno sempre la sua volontà. Ora Maria non ha altra volontà che la mia, e la mia volontà a tuo riguardo è che tu compia bene il tuo dovere.

5. Sforzati dunque, anzitutto, di fare il tuo dovere e di farlo per amore di lei: il tuo dovere grande o piccolo, facile o penoso, piacevole o monotono, appariscente o nascosto. Se vuoi piacere a tua Madre sii più puntuale nella tua obbedienza, più coscienzioso nel tuo lavoro, più paziente nei tuoi dispiaceri.

6. E tutto fai col massimo amore possibile e con volto sorridente. Sorridi nel penoso lavoro quotidiano, nelle occupazioni più prosaiche, nel monotono succedersi delle tue faccende: sorridi a tua Madre, che ti chiede di dimostrarle il tuo amore nel compimento gioioso del tuo dovere.

7. Oltre che a richiamarti ai tuoi doveri di stato, Maria ti dà altri segni della sua volontà: le ispirazioni della grazia. Ogni grazia ti viene tramite suo. Quando la grazia ti invita a rinunziare a quel tal piacere, a disciplinare certe tue tendenze, a riparare certe colpe o negligenze, a praticare certi atti di virtù, è Maria che soavemente e amorevolmente ti manifesta i suoi desideri. Forse talora provi un certo sgomento per quanto richiedono da te quelle ispirazioni. Non temere: sono voci di tua Madre, di tua Madre che vuole renderti felice. Riconosci le voci di Maria, credi al suo amore, e rispondi con un «si» a tutto ciò che ella ti chiede.

8. Vi è però un terzo modo di praticare l'obbedienza verso Maria, ed è quello di eseguire il compito speciale che ella sta per affidarti. Sii pronto.

Invito al colloquio: O Gesù, incomincio a capire che tutto il mio programma spirituale deve consistere nel fare ciò che dice di te lo Spirito Santo: «Ed egli era loro sottomesso».

V. COME ME, ONORA MIA MADRE

Gesù: Fratello mio, io sono il Dio dinanzi al quale gli angeli si velano la faccia e che adorano tremanti. Eppure ho onorato Maria in tutta umiltà perché, quantunque sia Dio, sono suo Figlio. Avendo promulgato il comandamento: «Onora tuo padre e tua madre» come potevo non osservarlo io stesso nel modo più perfetto?

2. Ho onorato Maria perché mi è Madre, Madre incomparabilmente santa, degna rappresentante del Padre mio celeste. Immaginati se puoi, il rispetto profondo e tenero ad un tempo col quale prima fanciullo, poi adolescente e quindi uomo adulto, la salutavo e le stavo dinanzi, l'ascoltavo, le parlavo, ed eseguivo ogni suo desiderio. Quanto la vedevo gioire interiormente per questi miei segni di rispetto che ella gradiva con semplicità - perché così voleva il Padre - pur ripetendo fra sé: «Egli ha guardato l'umiltà della sua serva ed ha innalzato gli umili».

3. Ma per onorarla, non ho voluto soltanto tributarle questi segni di rispetto, ho fatto immensamente di più. Non è forse un segno della mia venerazione l'averla esentata dalla legge del peccato originale, l'averla preservata dalla concupiscenza e circondata di tanti aiuti spirituali da non permettere che la sua purezza cristallina fosse mai appannata dal più lieve soffio di male? Non è un effetto del mio infinito rispetto per lei l'aver salvaguardato la sua integrità fisica nel mio concepimento e nella mia nascita, e l'averla trasportata in cielo senza permettere che il suo corpo verginale conoscesse la corruzione del sepolcro? E non fu una manifestazione della mia volontà di esaltarla sempre di più l'averla riempita fin dalla sua immacolata concezione di una sovrabbondanza di grazia superiore a quella di tutte le creature messe insieme, l'averla associata alla mia missione redentrice ed incoronata quale Regina del cielo e della terra? E poi, come già ti ho detto, che cosa sono gli omaggi che sia per bocca dei suoi venerandi pastori, sia attraverso le entusiastiche acclamazioni di popoli, la Chiesa non ha cessato di moltiplicare in ogni secolo e moltiplicherà più ancora nei secoli venturi, se non un'attuazione parziale del mio immenso desiderio di onorare mia Madre?

4. «Ecco - esclamava ella un giorno, mossa dallo Spirito - ecco, tutte le generazioni mi chiameranno beata». Bisogna che questa profezia si avveri: che su tutta la terra sia santificato il nome di mio Padre e glorificato il nome di mia Madre.

5. Per onorare Maria come io l'ho onorata e come voglio che la si onori, cerca innanzitutto di comprenderla meglio. Non cessare di contemplare la sua dignità, i suoi privilegi, la sua perfezione, la sua missione. Poi umiliati nel tuo nulla e nella tua miseria: quanto più ti farai piccolo, tanto più sarai capace di intendere la grandezza di mia Madre. Soprattutto fa' penetrare nel tuo cuore le disposizioni del mio: guarda Maria coi miei occhi, ammirala col mio spirito, gioisci con me della sua bellezza.

6. Onorala celebrando con gioioso fervore tutte le feste che la Chiesa ha istituito in suo onore. Onorala con qualche pratica di pietà che le dedicherai costantemente ogni giorno, con sacrifici che ti imporrai per contribuire alla sua glorificazione. Onorala facendola conoscere ed amare intorno a te; unendoti ad altri suoi figli privilegiati per poterla meglio servire insieme ad essi. Onorala donandoti interamente a lei, lavorando per lei e sotto la sua guida. In che modo? Ella stessa te lo dirà in seguito. Onorala soprattutto con la tua vita. Diventa santo e farai più per il suo cuore che se, cristiano mediocre, componessi dotti trattati intorno ai suoi privilegi.

7. Onorala a nome mio e a nome tuo. Onorala per quelli che non la onorano, per i pagani che la ignorano, per gli infelici che la bestemmiano, per i cattivi cristiani che non la pregano, per le anime consacrate che si mostrano poco zelanti nel servirla.

8. Onorala con tutte le tue forze, perché, essendo superiore ad ogni lode, non la loderai mai abbastanza. Onorala senza tema di esagerare: non la onorerai mai quanto l'ho onorata io e quanto voglio che sia onorata.

Invito al colloquio: Benedetto sia il nome di Maria, Vergine e Madre, ora e in tutti i secoli!

VI. COME ME, IMITA MIA MADRE

Gesù: Fratello mio, i figli somigliano alla propria madre. E io ho somigliato tanto alla mia come mai figlio d'uomo somigliò alla sua. Essendo nato da lei sola, le mie fattezze, il mio sguardo, il mio portamento, i miei gesti, il mio incedere, tutto il mio aspetto ricordava la mia verginale Madre; chi mi vedeva mi riconosceva subito quale figlio di Maria. Ma più ancora che il nostro aspetto esteriore, si somigliavano le nostre personalità. Mio Padre aveva formato Maria secondo la mia immagine, affinché poi, come una vera madre, ella mi formasse secondo la sua. E con una costante applicazione ad osservarmi, a meditare nell'animo suo tutto ciò che facevo e dicevo, ella riproduceva tutte le mie disposizioni interiori con una impareggiabile perfezione. Perciò, di qualunque cosa si ragionasse, avevamo gli stessi pensieri, gli stessi sentimenti, gli stessi voleri. L’anima sua era passata in me e l'anima mia in lei.

2. Sforzati di somigliare a mia Madre come le ho somigliato io. Somiglia a lei nell'aspetto esteriore, con la tua modestia. Fa' che vedendoti si provi in qualche modo quel rispetto e quel raccoglimento che provavano coloro che vedevano mia Madre.

3. Somiglia a Maria soprattutto nel tuo mondo interiore. Ricopia le sue virtù, che sono estremamente semplici. Poiché la vita di Maria non fu dissimile dalla tua, è per te cosa agevole comprendere o indovinare come ella agiva, o come avrebbe agito trovandosi nelle tue stesse condizioni. Come lei studierai le virtù anzitutto in me. Poi guarderai la Madre tua per sapere come ella le abbia riprodotte in sé. Da me riceverai l'insegnamento; ma esso ti apparirà più chiaro quando te l'avrà spiegato tua Madre.

4. Sii puro per essere un degno figlio della Vergine delle vergini. Sii umile e semplice, dimentico di te, come lo fu la serva del Signore. Sii raccolto in Dio, e sull'esempio di mia Madre medita in cuor tuo tutto ciò che ti è rivelato riguardo a me. Sii fermo nella fede, credendo, nonostante tutte le apparenze contrarie, alla parola del Signore, come ella credette. Sii sottomesso a tutti i decreti divini rispondendo sempre a Dio con una sola parola: «Sono il figlio della tua serva; avvenga di me quello che hai detto». Sii pieno di bontà verso il prossimo, adoperandoti con zelo al suo servizio, come Maria in casa di Elisabetta, a Cana e soprattutto sul Calvario. Tra le virtù di mia Madre, sforzati di imitare in modo particolare quella che più ti manca e che più ti è necessaria.

5. Imita non solo le sue virtù ma anche le sue disposizioni verso le persone che le stavano intorno; verso i suoi genitori Gioacchino ed Anna; verso Giovanni mio discepolo prediletto, che mi sostituì presso di lei; soprattutto verso Giuseppe suo sposo e mio padre verginale, che ella circondava di indicibile affetto, venerazione e riconoscenza per tutto quello che egli era e faceva per me e per lei. Non saresti veramente suo figlio, se non ti sforzassi di amare e di venerare colui che le era così caro.

6. Imita soprattutto le sue disposizioni verso di me. Maria è stata creata solo per me; ha respirato, lavorato e sofferto solo per me. Da lei imparerai a vivere per me solo e a dedicarti interamente alla mia causa. E ciò imparerai presto e perfettamente. Poiché la contemplazione delle disposizioni di mia Madre a mio riguardo eserciterà su di te uno straordinario potere misto di forza e di delicatezza, di intelligenza e di amore, accompagnato da una grazia speciale. Vicino a lei tu proverai, in virtù della simpatia che intercorre tra madre e figlio, ciò che ella sentiva vicino a me. Che meraviglia se accanto a lei imparerai a fare tue le mie disposizioni!

7. A suo esempio entrerai pure nell'intimità del Padre mio celeste, del quale ella sapeva di essere, fin dalla sua immacolata concezione, la figlia privilegiata, e dello Spirito che l'aveva eletta per sua sposa infinitamente amata.

8. L'imitazione di mia Madre ti ispirerà anche un'altra disposizione: quella di un amore immenso per il prossimo. Ma di ciò ti parlerà lei stessa.

Invito al colloquio: O Gesù rendimi simile alla Madre tua affinché ella mi renda simile a te.

VII. COME ME, CONFIDA IN MIA MADRE

Gesù: Fratello mio, come ogni figlio confida in sua madre, così anch'io ho confidato nella mia. Ho confidato in lei per le mie necessità materiali. Io che nutro gli uccelli dell'aria e rivesto splendidamente i gigli dei campi, volli aver bisogno degli stessi aiuti materiali di cui necessitano tutti gli altri figli degli uomini. Per ogni cosa confidai in mia Madre. Ella mi nutrì, mi vestì e si prese cura di me. La mia vita fu minacciata. Non me ne sgomentai: mia Madre mi portò in terra straniera, mentre dormivo tranquillamente tra le sue braccia.

2. Confidai in mia Madre per il compimento della mia missione. Appena concepito, volendo santificare il mio precursore, manifestarmi, agli Ebrei e ai Gentili, al vecchio Simeone e alla profetessa Anna, affidai ogni cosa a lei. Nuovo Adamo, venuto a riparare la colpa del primo, volli che mia Madre si associasse a me, quale nuova Eva, in una perfetta uniformità di voleri, di preghiere e di sacrifici. Ella capì perfettamente ogni cosa e vi consentì generosamente.

3. Confidai in lei nelle angosce cagionatemi dalla mia missione. L'anima mia fu triste oltre ogni dire. Triste alla vista del culto tutto materiale, spesso ipocrita, che si rendeva a mio Padre: triste per la incomprensione della gente, per l'opposizione e la mala fede dei miei nemici, per i sentimenti grossolani e l'incostanza dei miei amici; triste soprattutto per la perdita di innumerevoli anime, tutte a me infinitamente care, per le quali stavo per versare inutilmente il mio sangue. Ero triste, triste fino alla morte, a tal punto che pregai mio Padre di allontanare da me l'amaro calice. Eppure mi rimaneva un'immensa consolazione: mia Madre. Ella mi comprendeva; ella sapeva adorare in spirito e verità; ella prendeva par te alle mie angosce; ella mi amava tanto più quanto più accanitamente ero odiato dai Farisei, quanto più amaramente rimanevo deluso per la condotta dei miei discepoli; «Ella vegliava e pregava con me», per tutto il tempo della mia vita nascosta e per tutto quello della mia missione pubblica; ella «stette» ai piedi della croce, credendo con fede incrollabile, mentre vacillava la fede di tutti gli altri; in lei la mia opera redentrice produsse tutto il suo frutto; in lei ottenni il mio più splendido trionfo.

4. Come me, confida anche tu in mia Madre. Confida: ella è onnipotente. Non l'ho forse fatta dispensatrice di tutte le grazie? Non può ella dare tutto ciò che vuole, a chi vuole, quando vuole? Confida: la sua bontà è immensa. Avendola fatta onnipotente, potevo non farla tutta misericordiosa? Confida: io sono suo Figlio; che cosa potrei negare a mia Madre? Confida: tu pure le sei figlio; può mai una madre negare al figlio ciò che gli può dare? Confida: ti sei donato tutto a lei; potrebbe ella essere meno generosa di te? Confida: dando a te, ella dà a me, poiché sa bene che io vivo in te e che qualunque cosa fatta al più piccolo dei miei fratelli è fatta a me. Quando la invochi le procuri la gioia di continuare a prendersi cura di me, a nutrirmi, a portarmi, a sottrarmi dai pericoli, a compiere la mia educazione. Confida: ella desidera concederti grazie più di quanto tu non desideri riceverne, perché ti ama; ama me in te, più di quanto tu non possa amare te stesso. Confida: esitando le recheresti dispiacere, poiché esitare sarebbe come mettere in dubbio il suo amore per te e per me.

5. Che cosa ti impedisce di avere piena ed assoluta fiducia in lei? Forse credi di non meritare i favori di tua Madre per il tuo poco zelo nel servirla? E’ veramente molto poco il tuo zelo, ma non tanto da raffreddare l'amore di tua Madre. Devi confidare non perché sei buono tu, ma perché è buona lei. Forse che ella cessa di essere buona quando tu sei cattivo?

6. Ma non sai se la tua preghiera sia conforme ai disegni di Dio su di te, e per questo resti titubante... Ascolta, voglio insegnarti un modo di pregare che sia sempre conforme a quei disegni, e che potrai sempre adottare con assoluta fiducia. Anzitutto, intendi bene queste verità:

a) Riguardo ad ognuna delle tue necessità, tua Madre nutre intenti di amore.

b) I suoi intenti sono sempre conformi ai disegni di Dio e sempre attuabili.

c) Essi valgono sempre più e sempre meglio dei tuoi intenti personali, perché Maria conosce meglio di te ciò di cui hai veramente bisogno ed ha a tuo riguardo aspirazioni più alte di quelle che puoi avere tu stesso. Quindi ogni qualvolta provi un desiderio, prega tua Madre di attuare i suoi intenti riguardo ad esso; e sii pur sicuro, fermamente sicuro, che otterrai o quello che desideri o qualche cosa di meglio, e che ti verrà fatto non secondo la misura dei tuoi desideri, spesso tanto meschini, ma secondo la misura del suo immenso amore per te.

Invito al colloquio: O Gesù, che consolante promessa è mai la tua! Dunque, per avere una fede da trasportare le montagne, ed essere esaudito oltre ogni mia attesa, mi basterà in ogni necessità pregare mia Madre di compiere i suoi disegni su di me!

VIII. CON ME, VIVI IN UNIONE CON MIA, MADRE

Gesù: Fratello mio, devo ora rivelarti un altro tratto essenziale della mia pietà filiale verso mia Madre: la mia vita d'unione con lei. Se per qualsiasi figlio non v’è cosa più dolce dell'intimità con sua madre, quali non furono le gioie della mia intimità con Maria? Gioie di quei nove mesi di unione ineffabile, quand'ero tutt'uno con lei, ed ella, tabernacolo vivente, mi portava sempre con sé; infatti, a differenza degli altri fanciulli, io conobbi mia Madre fin dal primo istante della mia esistenza terrena, e fin da allora tra lei e me vi fu uno scambio continuo di pensieri e di amore. Gioie di quei trent'anni di intimità senza pari, a Betlemme, in Egitto e a Nazaret, quando mi portava tra le sue braccia, mi vedeva al suo fianco, conversava con me con la parola e con lo sguardo. Trenta lunghi anni che passai esclusivamente con lei sola e con Giuseppe. Gioie non meno profonde degli ultimi tre anni della mia vita, quando in mezzo alla incomprensione delle turbe, alla mediocrità degli amici, al furore dei nemici, il mio pensiero andava a colei che nella sua casetta di Nazaret pensava a me, mi comprendeva, mi amava, ed offriva al Padre continue suppliche ed immolazioni per la buona riuscita della mia missione.

2. Altre gioie dovevo provare ancora: quelle cioè che mi avrebbero procurato la generosità dei miei apostoli, la fede e l'affetto di un gran numero di discepoli, la semplicità e lo zelo di innumerevoli anime che fino alla fine dei tempi avrebbero creduto nel mio amore e si sarebbero date a me interamente; ma tutte queste altre gioie messe insieme non sarebbero bastate a raggiungere neppure la più piccola delle gioie che provavo nella mia intensa e profonda unione con mia Madre.

3. Ora, caro fratello, io voglio che anche tu partecipi a questa vita di unione con Maria, per partecipare alla gioia di cui essa è fonte. Vi troverai, oltre che una immensa consolazione, una grande facilitazione nel praticare tutte le altre manifestazioni di pietà filiale che ti ho insegnato. Vicino a Maria, ti applicherai quasi istintivamente a rinnovare e a manifestare in tutta la vita la tua totale consacrazione a lei; sentirai crescere ogni giorno il tuo affetto filiale; ti sembrerà cosa facile conformarti ad ogni suo volere e persino ai suoi più piccoli desideri; ti applicherai spontaneamente ad imitare le sue virtù e tutte le sue disposizioni; proverai un'incrollabile fiducia nella sua bontà materna. Vicino a lei imparerai tante altre cose che non ti ho spiegate, ma che il tuo cuore scoprirà da sé.

4. Sforzati dunque di entrare, sulle mie orme, nella più stretta intimità con mia Madre. Unisciti a lei con la preghiera. Sii fedele al rinnovamento quotidiano della tua consacrazione a Maria, alla recita quotidiana del santo rosario, o almeno di una parte di esso, e alle preghiere che hai stabilito di offrirle ogni giorno. E più volte nel corso della giornata alza il tuo sguardo verso colei che non ti perde di vista un solo istante.

5. Ma nel pregarla pensa che ricorri a lei in mio nome e che col tuo cuore e con la tua bocca sono io stesso che continuo ad onorare e ad amare mia Madre. Anche quando vuoi parlare col Padre o con lo Spirito o con me, comincia con l'unirti a lei. In sua compagnia il tuo raccoglimento sarà più profondo, la tua fede più certa, la tua fiducia più salda, il tuo amore più ardente. Perché alle disposizioni del tuo povero cuore si aggiungeranno quelle perfettissime di tua Madre.

7. Ricorri a Maria in particolar modo quando mi ricevi nel sacramento dell'amore. Pregala allora di farti partecipe della sua fede, della sua speranza, del suo abbandono, della sua carità; pregala di darmi a te e di trasformarti in me.

8. Unisciti a lei nell'azione. Io lavoravo per mia Madre e con mia Madre. Fa' tu pure lo stesso. Offrile ciascuna delle tue occupazioni. Ma non accontentarti di una semplice formula; cerca di fare effettivamente soltanto quello che ella vuole, perché lo vuole e come lo vuole. Bada che i tuoi capricci, le tue tendenze o i tuoi interessi personali non prendano mai il sopravvento su quella intenzione iniziale. Soprattutto nelle occupazioni che potrebbero assorbirti o turbarti, abbi cura di rinunciare ad ogni ricerca di te stesso per agire solo secondo i disegni di Maria. Impara a poco a poco a rinnovare la tua offerta, anche con un semplice sguardo, in mezzo alle tue occupazioni.

9. Unisciti a lei nei vari moti del tuo spirito. Il cuore di mia Madre ed il mio palpitavano sempre in perfetta sintonia: gioie, tristezze, speranze, timori, affetti, tutto era comune tra me e lei. Confida a tua Madre tutto ciò che ti turba o ti commuove. Ella comprende ciò che si agita in fondo al tuo cuore, più di quanto non possa comprenderlo tu stesso. Sei triste? Raccontale i tuoi dispiaceri ed ella ti aiuterà a sopportarli se non li cambierà addirittura in motivi di gioia. Sei felice? Esprimile la tua gioia ed ella l'intensificherà. Ti senti scoraggiato? Confidale i tuoi timori e le tue delusioni ed ella volgerà tutto a tuo vantaggio. Ti è riuscita bene un'impresa? Va a ringraziarla e pregala di renderne duraturi i frutti. Non sai che partito prendere e rimani perplesso? Consultala ed ella ti illuminerà e ti guiderà. Ti trovi senza forza e senza volontà? Va a rinnovare presso di lei le tue energie.

10. Confidale non solo i tuoi sentimenti più profondi, ma anche le semplici impressioni e riflessioni che ti suggeriscono le vicende della vita quotidiana. Non si comporta forse così il bambino con sua madre? e non credi che io agissi allo stesso modo, quando ero accanto alla mia?

11. Nelle tue assidue relazioni con Maria, non occorrono molte parole. Quante volte per comunicare alla madre i sentimenti e i bisogni che provano, i bambini si limitano a guardarla gridando: «Mamma!». E questa comprende perfettamente ciò che essi vogliono. Meglio di qualunque altra madre la mia sapeva che cosa volessi dirle quando la chiamavo così e la guardavo. E il suo sguardo rispondeva al mio. Che gioia infinita era questa per lei e per me! Per esporre a Maria le tue necessità e i tuoi sentimenti, dille semplicemente: «Madre!» e guardala un momento, mettendo in quel nome e in quello sguardo tutto ciò che, secondo il caso, vuoi esprimerle: una protesta d'amore, l'offerta del tuo lavoro, un grido d'angoscia, un ringraziamento, l'espressione della tua gioia o della tua tristezza. E tua Madre comprenderà e risponderà come meglio non si potrebbe alla chiamata di un suo figlio. Ti ho rivelato soltanto una minima parte delle celestiali gioie che un figlio di Maria trova nella unione con sua Madre. Ella stessa ti introdurrà in quel paradiso e te ne mostrerà a misura della tua fedeltà le ineffabili meraviglie.

Invito al colloquio: O Gesù, restare come te, vicino a mia Madre, vivere assiduamente sotto i suoi occhi, guardarla di continuo per essere da lei consolato, incoraggiato e guidato, non è forse il paradiso in terra? Dammi la grazia di vivere sempre in questo paradiso!

IX. ASCOLTA TUA MADRE

Gesù: Fratello mio, hai cominciato a comprendere ciò che ho fatto per mia Madre e ciò che tu stesso devi fare per lei sul mio esempio. Ma non hai ancora compreso tutto ciò che ella ha fatto per me e vuole fare per te. Ella mi ha allevato, come ogni vera Madre alleva il proprio figlio e si è associata alla mia missione redentrice. Ora vuole allevare anche te ed associarti alla sua missione di corredentrice. Ma è giunto il momento di lasciare a lei la parola perché ella stessa ti manifesti i suoi piani. Ascoltala con docilità ed obbediscile con amore, come io le fui sottomesso con amore infinito.

Invito al colloquio: O Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, mio Creatore e mio Fratello, che cosa ti potrò rendere per tutto quello che mi hai dato? Sai che non ho cosa alcuna che mi appartenga salvo il mio nulla ed il mio peccato. Tuttavia, con la tua grazia, posso darti ciò che da me ti aspetti: voglio essere per Maria ciò che per lei sei stato tu stesso; voglio permetterti di continuare ad amarla per mezzo mio. E tu, o Maria, Madre di Dio e Madre mia! Tu mi hai scelto per tuo figlio prediletto; col tuo aiuto sarò per te un altro Gesù. E poiché tu stessa vuoi istruirmi e guidarmi, parla, o Madre, ché il tuo figlio ti ascolta. Comanda tutto ciò che vuoi, ed ottienimi la grazia di eseguire ciò che mi comanderai.


30 marzo 1956.

Beata Elena Aiello

Gesù: «Il mondo si salverà, in parte, se si propaga la devozione al Cuore Immacolato di Maria».