Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Dopo l'ascensione di Gesù Cristo al cielo, Maria ardeva continuamente del più vivo desiderio di riunirsi a lui. Senza del suo divin Figliuolo, a lei sembrava di trovarsi nel più duro esilio. Quegli anni in cui dovette stare divisa da lui, furono per lei il più lento e penoso martirio, martirio d'amore che la consumava lentamente. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato dell'Ottava di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 16

1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo.2Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia;3e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?4Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona". E lasciatili, se ne andò.

5Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane.6Gesù disse loro: "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei".7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: "Non abbiamo preso il pane!".8Accortosene, Gesù chiese: "Perché, uomini di poca fede, andate dicendo che non avete il pane?9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via?10E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete raccolto?11Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?".12Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.

13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?".14Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti".15Disse loro: "Voi chi dite che io sia?".16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".17E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai".23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".


Secondo libro dei Maccabei 14

1Dopo un periodo di tre anni, venne all'orecchio degli uomini di Giuda che Demetrio, figlio di Selèuco, era sbarcato nel porto di Tripoli con un grande esercito e la flotta2e si era impadronito del paese, eliminando Antioco e il suo tutore Lisia.3Un certo Àlcimo, che era stato prima sommo sacerdote, ma che si era volontariamente contaminato nei giorni della secessione, accorgendosi che per nessun verso si apriva a lui una via di salvezza né ulteriore accesso al sacro altare,4andò dal re Demetrio verso l'anno centocinquantuno offrendogli una corona d'oro e una palma oltre ai tradizionali ramoscelli di ulivo del tempio e per quel giorno stette quieto.5Ma colse l'occasione favorevole alla sua follia, quando fu chiamato da Demetrio al consiglio e fu interrogato in quale disposizione e mentalità si tenessero i Giudei. A questa richiesta rispose:6"I Giudei che si dicono Asidèi, a capo dei quali sta Giuda il Maccabeo, alimentano guerre e ribellioni e non lasciano che il regno trovi la tranquillità.7Per questo anch'io, privato della dignità ereditaria, intendo dire del sommo sacerdozio, sono venuto qui,8spinto anzitutto da schietta premura per gli interessi del re e dalla preoccupazione della sconsideratezza delle suddette persone, in secondo luogo mirando ai miei concittadini, perché, a causa del disordine della situazione descritta, tutto il nostro popolo viene non poco impoverito.9Ora che sai queste cose in particolare, tu, re, provvedi al paese e alla nostra stirpe che va decadendo, con quella cortese benevolenza che hai con tutti.10Fin quando Giuda è là, la situazione non può mettersi tranquilla".11Dopo queste sue parole, gli altri amici, irritati per i successi di Giuda, si affrettarono a infiammare Demetrio.12Questi, designato subito Nicànore, già a capo degli elefanti, e nominatolo stratega della Giudea, lo inviò13con l'ordine di eliminare prima Giuda, di disperdere i suoi uomini e di costituire Àlcimo sommo sacerdote del tempio massimo.14Allora i pagani della Giudea, che erano fuggiti davanti a Giuda, si univano in massa a Nicànore sapendo che le sfortune e le calamità dei Giudei sarebbero state apportatrici di fortuna per loro.
15Quando seppero della venuta di Nicànore e dell'aggressione dei pagani, i Giudei cosparsi di polvere, elevarono suppliche a colui che ha stabilito il suo popolo per i secoli e che con segni palesi sempre protegge la sua porzione.16Poi il comandante, dati gli ordini, mosse rapidamente di là e si scontrò con loro presso il villaggio di Dessau.17Simone, fratello di Giuda, aveva già attaccato Nicànore, ma era rimasto battuto per l'improvvisa comparsa dei nemici.18Tuttavia Nicànore, sentendo parlare del valore che avevano gli uomini di Giuda e del loro entusiasmo nelle lotte per la patria, non si arrischiava a decidere la sorte con spargimento di sangue.19Per questo mandò Posidonio e Teòdoto e Mattatia a dare e ricevere la destra per la pace.20Fu fatto un lungo esame intorno a queste cose e, quando il comandante ne diede comunicazione alle truppe, il parere risultò concorde e accettarono gli accordi.21Fissarono il giorno nel quale sarebbero venuti a un incontro privato. Dall'una e dall'altra parte avanzò una lettiga e collocarono dei seggi.22Giuda tuttavia dispose degli uomini armati nei luoghi opportuni per paura che si verificasse d'improvviso qualche tradimento da parte dei nemici: così in buon accordo tennero il convegno.23Nicànore si trattenne in Gerusalemme e non fece alcun gesto fuori luogo; anzi licenziò le turbe raccogliticce che gli si erano unite.24Voleva Giuda sempre alla sua presenza, sentiva un'intima inclinazione per quel prode.25L'esortò a sposarsi e ad avere figli; e quegli si sposò, poté mettersi a posto e godere giorni sereni.
26Ma Àlcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno.27Il re, acceso di sdegno e irritato per le calunnie di quel genio malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiochia il Maccabeo in catene.28Nicànore, sorpreso da questi ordini, rimase sconcertato e aveva ripugnanza a rompere le alleanze senza che l'uomo avesse commesso alcuna colpa.29Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re, cercava l'occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma.30Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei rapporti con lui e che nei consueti incontri si comportava con durezza, arguendo che questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei suoi non si fece più vedere da Nicànore.31Quest'altro, accortosi di essere stato giocato abilmente da quell'uomo, salito al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano compiendo i sacrifici prescritti, ordinò che gli fosse consegnato l'uomo.32I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove mai fosse il ricercato33ma egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: "Se non mi consegnerete Giuda in catene, farò di questa dimora di Dio una piazza pulita, abbatterò dalle fondamenta l'altare e innalzerò qui uno splendido tempio a Dioniso".34Dette queste grosse parole, se ne andò. I sacerdoti alzando le mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo:35"Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi.36E ora tu, Santo e Signore di ogni santità, custodisci questa tua casa, appena purificata, per sempre libera da contaminazioni".
37Fu denunziato a Nicànore un certo Razis degli anziani di Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama e chiamato per la sua benevolenza padre dei Giudei.38Egli infatti nei giorni precedenti la rivolta si era attirata l'accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo e anima con piena generosità.39Volendo Nicànore far nota a tutti l'ostilità che aveva verso i Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo;40pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un grave colpo.41Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di forzare la porta del cortile e ordinavano di portare il fuoco e di appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, si piantò la spada in corpo,42preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli empi e subire insulti indegni della sua nobiltà.43Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì coraggiosamente sulle mura e si lasciò cadere a precipizio sulla folla con gesto da prode.44Essi lo scansarono immediatamente lasciando uno spazio libero ed egli cadde in mezzo allo spazio vuoto.45Poiché respirava ancora, con l'animo infiammato, si alzò, mentre il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano e, attraversata di corsa la folla, salì su di un tratto di roccia,46ormai completamente esangue; si strappò gli intestini e prendendoli con le mani li gettò contro la folla; morì in tal modo invocando il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse.


Giobbe 36

1Eliu continuò a dire:

2Abbi un po' di pazienza e io te lo dimostrerò,
perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
3Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore,
4poiché non è certo menzogna il mio parlare:
un uomo di perfetta scienza è qui con te.
5Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
egli è grande per fermezza di cuore.
6Non lascia vivere l'iniquo
e rende giustizia ai miseri.
7Non toglie gli occhi dai giusti,
li fa sedere sul trono con i re
e li esalta per sempre.
8Se talvolta essi sono avvinti in catene,
se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
9fa loro conoscere le opere loro
e i loro falli, perché superbi;
10apre loro gli orecchi per la correzione
e ordina che si allontanino dalla iniquità.
11Se ascoltano e si sottomettono,
chiuderanno i loro giorni nel benessere
e i loro anni nelle delizie.
12Ma se non vorranno ascoltare,
di morte violenta periranno,
spireranno senza neppure saperlo.
13I perversi di cuore accumulano l'ira;
non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
14si spegne in gioventù la loro anima,
e la loro vita all'età dei dissoluti.
15Ma egli libera il povero con l'afflizione,
gli apre l'udito con la sventura.
16Anche te intende sottrarre dal morso
dell'angustia:
avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
17Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
giudizio e condanna ti seguiranno.
18La collera non ti trasporti alla bestemmia,
l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
19Può forse farti uscire dall'angustia il tuo
grido,
con tutti i tentativi di forza?
20Non sospirare quella notte,
in cui i popoli vanno al loro luogo.
21Bada di non volgerti all'iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.

22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
chi come lui è temibile?
23Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
o chi mai ha potuto dirgli: "Hai agito male?".
24Ricordati che devi esaltare la sua opera,
che altri uomini hanno cantato.
25Ogni uomo la contempla,
il mortale la mira da lontano.
26Ecco, Dio è così grande, che non lo
comprendiamo:
il numero dei suoi anni è incalcolabile.
27Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
28che le nubi riversano
e grondano sull'uomo in grande quantità.
29Chi inoltre può comprendere la distesa delle
nubi,
i fragori della sua dimora?
30Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
e copre le profondità del mare.
31In tal modo sostenta i popoli
e offre alimento in abbondanza.
32Arma le mani di folgori
e le scaglia contro il bersaglio.
33Lo annunzia il suo fragore,
riserva d'ira contro l'iniquità.


Salmi 27

1'Di Davide.'

Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
2Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.

3Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.

4Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.

5Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
6E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.

7Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
8Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto";
il tuo volto, Signore, io cerco.

9Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.

11Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.

12Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
13Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
14Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.


Michea 6

1Ascoltate dunque ciò che dice il Signore:
"Su, fa' lite con i monti
e i colli ascoltino la tua voce!
2Ascoltate, o monti, il processo del Signore
e porgete l'orecchio, o perenni fondamenta della terra,
perché il Signore è in lite con il suo popolo,
intenta causa con Israele.
3Popolo mio, che cosa ti ho fatto?
In che cosa ti ho stancato? Rispondimi.
4Forse perché ti ho fatto uscire dall'Egitto,
ti ho ridi schiavitù
e ho mandato davanti a te
Mosè, Aronne e Maria?
5Popolo mio, ricorda le trame
di Balàk re di Moab,
e quello che gli rispose
Bàlaam, figlio di Beor.
Ricordati di quello che è avvenuto
da Sittìm a Gàlgala,
per riconoscere
i benefici del Signore".
6Con che cosa mi presenterò al Signore,
mi prostrerò al Dio altissimo?
Mi presenterò a lui con olocausti,con vitelli di un anno?
7Gradirà il Signore
le migliaia di montoni
e torrenti di olio a miriadi?
Gli offrirò forse il mio primogenito
per la mia colpa,
il frutto delle mie viscere
per il mio peccato?
8Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono
e ciò che richiede il Signore da te:
praticare la giustizia,
amare la pietà,
camminare umilmente con il tuo Dio.

9La voce del Signore grida alla città!
Ascoltate tribù
e convenuti della città:
10Ci sono ancora nella casa dell'empio
i tesori ingiustamente acquistati
e le misure scarse, detestabili?
11Potrò io giustificare
le false bilance
e il sacchetto di pesi falsi?
12I ricchi della città sono pieni di violenza
e i suoi abitanti dicono menzogna.
13Anch'io ho cominciato a colpirti,
a devastarti per i tuoi peccati.
14Mangerai, ma non ti sazierai,
e la tua fame rimarrà in te;
metterai da parte, ma nulla salverai
e se qualcuno salverai io lo consegnerò alla spada.
15Seminerai, ma non mieterai,
frangerai le olive, ma non ti ungerai d'olio;
produrrai mosto, ma non berrai il vino.

16Tu osservi gli statuti di Omri
e tutte le pratiche della casa di Acab,
e segui i loro propositi,
perciò io farò di te una desolazione,
i tuoi abitanti oggetto di scherno
e subirai l'obbrobrio dei popoli.


Atti degli Apostoli 1

1Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio2fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
3Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me:5Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni".

6Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?".7Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta,8ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra".
9Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.10E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero:11"Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo".

12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.13Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo.14Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse:16"Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.17Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero.18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.19La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.20Infatti sta scritto nel libro dei Salmi:

'La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, '
e:
'il suo incarico lo prenda un altro'.

21Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi,22incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione".
23Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.24Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato25a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto".26Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.


Capitolo XXV: In che cosa consistono la stabilità della pace interiore e il vero progresso spirituale

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1. O figlio, così ho detto "io vi lascio la pace; vi dono la mia pace; non quella, però, che dà il mondo" (Gv 14,27). Tutti tendono alla pace; non tutti però si preoccupano di ciò che caratterizza la vera pace. La mia pace è con gli umili e i miti di cuore; e la tua pace consisterà nel saper molto sopportare. Se mi ascolterai e seguirai le mie parole, potrai godere di una grande pace. Che farò dunque? In ogni cosa guarda bene a quello che fai e a quello che dici. Sia questa la sola tua intenzione, essere caro soltanto a me; non desiderare né cercare altro, fuori di me; non giudicare mai avventatamente quello che dicono o fanno gli altri e non impicciarti in faccende che non ti siano state affidate. In tal modo potrai essere meno turbato, o più raramente; ché non sentire mai turbamento alcuno e non patire alcuna noia, nello spirito e nel corpo, non è di questa vita, ma è condizione propria della pace eterna.  

2. Perciò non credere di aver trovato la vera pace, soltanto perché non senti difficoltà alcuna; non credere che tutto vada bene, soltanto perché non hai alcuno che ti si ponga contro; non credere che tutto sia perfetto, soltanto perché ogni cosa avviene secondo il tuo desiderio; non pensare di essere qualcosa di grande o di essere particolarmente caro a Dio, soltanto perché ti trovi in stato di grande e soave devozione. Non è da queste cose, infatti, che si distingue colui che ama veramente la virtù; non è in queste cose che consistono il progresso e la perfezione dell'uomo. In che cosa, dunque, o Signore? Nell'offrire te stesso, con tutto il cuore, al volere di Dio, senza cercare alcunché di tuo, nelle piccole come nelle grandi cose, per il tempo presente come per l'eternità; così che tu sia sempre, alla stessa maniera, imperturbabilmente, in atto di ringraziamento, bilanciando bene tutte le cose, le prospere e le contrarie. Quando sarai tanto forte e generoso nella fede che, pur avendo perduta ogni consolazione interiore, saprai disporre il tuo animo a soffrire ancor di più - senza trovare scuse, come se tu non dovessi subire tali e tanto grandi patimenti -; anzi quando mi proclamerai giusto e mi dirai santo qualunque sia la mia volontà, allora sì che tu camminerai nella vera e giusta strada della pace; allora sì che avrai la sicura speranza di rivedere con gioia il mio volto. Se poi arriverai a disprezzare pienamente te stesso, sappi che allora godrai di pace sovrabbondante , per quanto è possibile alla tua condizione di pellegrino su questa terra.


DISCORSO 26 DISCORSO TENUTO NELLA BASILICA TEODOSIANA. SU UN VERSETTO DEL SALMO 94 E SULLE PAROLE DELL'APOSTOLO: "SE FOSSE STATA DATA UNA LEGGE CAPACE DI DARE LA VITA SENZA DUBBIO LA GIUSTIZIA DERIVEREBBE DALLA LEGGE" E A PROPOSITO DEL LIBERO ARBITRIO

Discorsi - Sant'Agostino

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Creati e ricreati da Dio.

1. Abbiamo cantato a Dio un salmo 1, durante il quale ci siamo esortati scambievolmente ad adorarlo, a prostrarci dinanzi a lui e a piangere dinanzi al Signore che ci ha fatti. Ora, questo salmo ci esorta a cercare con alquanto maggiore accuratezza quale significato abbiano le parole: Che ci ha fatti 2. Che infatti l'uomo sia stato creato da Dio, non c'è alcuno che lo ponga in dubbio, a meno che non voglia essere ingrato. Avendo così letto e così imparato dalla fede, noi sappiamo che Dio fece l'uomo e che, fra i molti esseri da lui creati, lo fece a sua immagine 3. Questo è lo stato primitivo dell'uomo, questa la sua prima creazione. Non penso tuttavia che lo Spirito Santo nel presente salmo abbia voluto inculcarci questo come cosa di primaria importanza quando ci dice: Piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti 4. C'è infatti un altro passo in cui dice: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 5, della qual cosa, come ho detto, nessun cristiano dubita. Dio però non solo ha creato il primo uomo, dal quale sono derivati tutti gli altri, ma anche oggi Dio crea i singoli uomini, lui che a un suo santo diceva: Prima che ti formassi nel grembo materno ti ho conosciuto 6. La prima volta creò l'uomo senza concorso umano, ora crea l'uomo servendosi dell'uomo. Sia però che si tratti dell'uomo creato senza l'uomo, sia che si tratti dell'uomo tratto dall'uomo, è stato lui a farci e non noi 7. Secondo questa accezione delle parole, la prima e la più semplice, comunque vera, adoriamolo, fratelli, e prostriamoci davanti a lui e piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti. Non ci abbandona infatti dopo averci creati; non si prese la briga di formarci lasciandoci poi senza custodirci. Piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti 8, perché non piangemmo quando ci fece, eppure ci fece. E se ci fece prima che lo pregassimo, potrà abbandonarci ora che lo preghiamo? Ebbene, quasi che l'uomo dubitasse se sarebbe esaudito nella sua preghiera, la Scrittura ha voluto ammonirlo dicendo: Piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti. Egli certamente esaudisce quei che ha creato; non può certamente non prendersi cura di coloro che ha creati.

I cavilli dei pelagiani.

2. Ma c'è un'interpretazione più alta e, a quanto ritengo, più utile. Lo Spirito Santo conosceva alcuni che dicevano o avrebbero detto, che Dio creò gli uomini ma gli uomini poi diventano giusti di per se stessi. Prevedendo costoro, volle dare ad essi un avvertimento [salutare], e per distoglierli dalla superbia disse: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 9. Perché aggiungere: E non ci siamo fatti da noi stessi, quando sarebbe bastato dire: Egli ci ha fatti? Non ha voluto forse richiamarci alla mente quell'opera della quale gli uomini dicono: "Noi ci siamo fatti da noi", cioè: Quanto all'essere giusti, giusti ci siamo diventati mediante la nostra libera volontà? Quando fummo creati, ricevemmo il libero arbitrio: ora, l'essere giusti lo otteniamo col libero arbitrio. Perché star lì a supplicare Dio che ci renda giusti, se abbiamo in nostro potere il diventarci da noi? Ascoltate, ascoltate! Anche quanto all'essere giusti, egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi. Il primo uomo fu creato in una natura esente da colpa, in una natura non viziata. Egli fu creato retto, non si fece retto da sé. Cosa sia diventato da sé è noto: cadendo dalla mano del vasaio s'è frantumato. Colui che l'aveva fatto lo sorreggeva, ma l'uomo volle abbandonare chi l'aveva fatto. Dio lo permise, quasi dicendo: "Che mi abbandoni e scopra se stesso. Nella sua miseria esperimenti che senza di me non può nulla" 10.

L'uomo, creato buono, divenne cattivo per il libero arbitrio.

3. In questa maniera, dunque, Dio volle mostrare all'uomo le capacità del libero arbitrio sottratto all'azione di Dio. Oh, quant'è cattivo il libero arbitrio non aiutato da Dio! Cosa riesca libero arbitrio a fare senza Dio, l'abbiamo toccato con mano. E in tanto siamo diventati miseri, in quanto abbiamo voluto esperimentare cosa valga a fare il libero arbitrio abbandonato da Dio. Fatta tale esperienza, convinciamoci [della realtà] e venite, adoriamo lui e prostriamoci davanti a lui. Venite, adoriamo, e prostriamoci davanti a lui e piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti 11, affinché, perdutici per colpa nostra, ci ricrei colui che ci aveva creati. Ecco, l'uomo fu creato buono, ma per il libero arbitrio divenne cattivo. Come potrà render buono l'uomo l'uomo cattivo che per causa del libero arbitrio abbandona Dio? Quand'era buono non riuscì a conservarsi buono; ora che è diventato cattivo potrà rendersi buono? Quand'era buono, non si conservò buono; e ora che è cattivo dice: Voglio rendermi buono! Eri buono e peristi: che farai adesso che sei cattivo, se non ti riforma colui che rimane sempre buono?.

L'uomo creato a immagine di Dio.

4. Egli dunque ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 12: noi suo popolo e pecore del suo pascolo 13. Ecco, colui che ci aveva creati ha fatto di noi uomini il suo popolo. Difatti non eravamo suo popolo noi uomini appena creati. Vedete, miei fratelli, e dalle stesse parole del salmo badate a che proposito abbia detto: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 14. Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi, l'ha affermato del fatto che siamo suo popolo e pecore del suo pascolo. Egli ci ha fatti. Veramente, anche i pagani nascono, e così tutti gli empi, tutti i nemici della sua Chiesa. In quanto nascono, egli li ha fatti; né è stato un altro dio a crearli. Quelli che nascono da [genitori] pagani sono fatti da lui, da lui sono creati. Eppure, non sono suo popolo né pecore del suo pascolo 15. Comune a tutti è la natura, non la grazia. Non si deve reputare grazia la natura [ricevuta]; che se la si considera grazia, è perché anch'essa è donata gratuitamente. Difatti non fu l'uomo - che ancora non esisteva - a meritarsi l'esistenza. Se se la fosse meritata significherebbe che già esisteva; ma non esisteva. Dunque, colui che si sarebbe meritato [la grazia] non esisteva; ma venne creato. Non creato come i bruti, né come le piante, né come le pietre, ma ad immagine del Creatore 16. Chi gli diede tanto beneficio? Dio, che già esisteva ed esisteva fin dall'eternità. A chi lo diede? All'uomo che ancora non esisteva. Diede colui che era, ricevette colui che non era. Chi poteva fare questo se non colui che chiama le cose che non sono quasi che siano? 17 se non colui del quale dice l'Apostolo: Ci ha scelti prima della creazione del mondo 18? Ci ha scelti prima della creazione del mondo: siamo creati in questo mondo, ma il mondo non c'era quando siamo stati scelti. Meraviglie ineffabili, miei fratelli! Chi sarà in grado di spiegare tutto questo? chi riuscirà almeno a pensare ciò che dovrebbe spiegare? Sono scelti esseri che non esistono; né sbaglia chi sceglie, né sceglie invano. Ed egli sceglie, e ha degli eletti, mentre deve ancora crearli per eleggerli. Egli li ha presso di sé, non nella sua natura ma nella sua prescienza.

L'uomo ammesso nel popolo di Dio.

5. Non vogliate quindi insuperbirvi. Siamo uomini: lui ci ha fatti 19. Siamo cristiani - se pur lo siamo quando solleviamo simili discussioni contro la grazia -, ma, ammettiamo, siamo cristiani. Anche in quanto credenti, anche in quanto giusti, dal momento che il giusto vive di fede 20, egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 21. Domando cosa ci abbia fatti. Risponderai: Uomini. Non parlava di questo il salmo. Questo è cosa che sappiamo, è cosa nota, palese; né abbiamo bisogno d'una grande cultura per conoscere questo, che cioè in quanto uomini ci ha fatti lui. Ma nota bene cosa diceva con le parole: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi. Cosa ci ha fatti se non ciò che siamo? Ebbene, che cosa siamo? Ma noi..., ecco cosa siamo. Cosa? Suo popolo e pecore del suo pascolo 22. Egli ci ha fatto suo popolo; egli ci ha fatti pecore del suo pascolo. Colui che mandò [sulla terra] l'Agnello innocente perché fosse ucciso ci fece pecore da lupi [che eravamo]. Questa è la grazia. Al di là di quella grazia ordinaria e d'indole naturale per cui noi che non esistevamo diventammo uomini (grazia non meritata perché non esistevamo), al di là di quella grazia, quest'altra è la grazia più grande: essere diventati suo popolo e pecore del suo pascolo 23, per l'opera del nostro Signore Gesù Cristo 24.

6. Qualcuno obietterà: Ma non siamo diventati anche uomini ad opera del nostro Signore Gesù Cristo? Senz'altro! Anche i pagani sono stati fatti ad opera di Gesù Cristo: i pagani, non perché fossero pagani ma perché fossero uomini, sono stati fatti da Gesù Cristo. Chi è infatti Gesù Cristo se non il Verbo che era in principio? E il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte ad opera di lui 25. Se dunque i pagani sono stati creati, come uomini, lo debbono a lui; e sono tanto maggiormente meritevoli di punizione in quanto abbandonarono colui dal quale erano stati creati, per venerare oggetti fatti da loro.

Il Mediatore fra Dio e gli uomini.

7. Non consideriamo quindi la grazia della creazione della natura umana, grazia comune ai cristiani e ai pagani. La grazia più grande è questa: non l'essere stati creati uomini ad opera del Verbo ma l'essere diventati credenti ad opera del Verbo incarnato. Difatti uno è Dio e uno il Mediatore tra Dio e gli uomini: l'uomo Cristo Gesù 26. In principio era il Verbo 27. Non esisteva ancora l'uomo Cristo Gesù, e il Verbo era presso Dio e il verbo era Dio. Non c'era nemmeno il mondo quando il Verbo-Dio esisteva. Tutte le cose sono state fatte ad opera di lui, e il mondo è stato fatto ad opera di lui 28. Quando ci creò perché fossimo uomini l'uomo ancora non c'era. L'Apostolo però sottolinea ai cristiani piuttosto quell'altra grazia dicendo: Uno è Dio e uno il Mediatore fra Dio e gli uomini 29. Non dice: Cristo Gesù, perché tu non pensassi che lo dicesse del Verbo, ma aggiunge: L'Uomo. Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. Cos'è infatti un mediatore? Uno per il quale fossimo ricongiunti [con Dio], riconciliati con lui, in quanto a causa dei nostri peccati giacevamo [da lui] separati, eravamo nella morte, sì certo, nella rovina. Cristo-uomo non esisteva quando fu creato l'uomo. Perché l'uomo non andasse in rovina egli si fece uomo.

Il libero arbitrio nel pensiero pelagiano.

8. Vi ho detto queste cose contro una recente eresia che tenta di pullulare, tanto che siamo costretti a frequenti polemiche, volendo che voi siate stabili nel bene e non intaccati dal male 30. Questo è il ragionamento con cui si presentarono ai primi inizi della setta: parlavano contro la grazia esagerando non la libertà ma la debolezza dell'uomo, e gonfiavano quest'uomo, che è misero e giace [nella colpa], impedendogli d'aggrapparsi a quella mano che gli veniva tesa dall'alto e così alzarsi. Discutendo contro la grazia in difesa del libero arbitrio, offesero le pie orecchie dei cattolici. Si cominciò ad averne orrore, si cominciò a scansarli come una incombente iattura, si cominciò a dire di loro che propalavano idee erronee contro la grazia. Ma loro, per sottrarsi a tale odiosità, inventarono questa bizzarria. Diceva: "Io non parlo contro la grazia". Come lo dimostri? Rispondeva: "Non parlo contro la grazia di Dio per il fatto stesso che difendo il libero arbitrio". Vedete il loro acume! Esso però è di vetro: splende - diremmo - nella sua vacuità, però si spezza di fronte alla verità. Notate come, in certo qual modo, sia architettato con acume quello che volevano dire. Dice: "Per il fatto stesso che difendo il libero arbitrio dell'uomo e affermo che mi basta il libero arbitrio per essere giusto, tutto questo non l'affermo senza la grazia di Dio". Si son drizzate le orecchie dei fedeli! Chi ode tali cose comincia subito col rallegrarsi: "Grazie a Dio! Egli non difende il libero arbitrio misconoscendo la grazia divina. Si tratta infatti di un arbitrio che è libero ma senza la grazia di Dio non può nulla. Se pertanto difendono il libero arbitrio non negando la grazia di Dio, cosa dicono di male?". Esponici dunque, o maestro, cosa intendi per grazia di Dio. Risponde: "Quando menziono il libero arbitrio dell'uomo, noterai bene che dico che esso è appunto dell'uomo". Ma poi? "L'uomo chi l'ha creato? Dio. Chi gli ha dato il libero arbitrio? Dio. Se dunque Dio ha creato l'uomo ed è stato lui a dargli il libero arbitrio, qualunque cosa riesca l'uomo a fare col suo libero arbitrio a chi si deve se non alla grazia di colui che lo creò fornito di libero arbitrio?". E tutto questo lo si dice da loro come una trovata ingegnosa.

La legge non dà la vita.

9. Ebbene, notate, miei fratelli, com'essi predichino una grazia in senso generico: la grazia per la quale l'uomo è stato creato, la grazia per la quale siamo uomini. Ma certamente noi siamo uomini alla pari degli empi, mentre non alla pari degli empi siamo cristiani. Ora noi vogliamo che essi predichino questa grazia, per la quale siamo cristiani, questa vogliamo che ammettano, questa vogliamo, della quale l'Apostolo dice: Non annullo la grazia di Dio. Difatti, se mediante la legge si ottenesse la giustizia, allora Cristo sarebbe morto invano 31. Notate di cosa parli l'Apostolo. Diceva della legge: Se mediante la legge si ottenesse la giustizia, allora Cristo sarebbe morto invano. Ma siccome la giustizia non deriva dalla legge, per questo Cristo è morto affinché venissero giustificati attraverso la fede coloro che non erano giustificati dalla legge. Dice: Se fosse stata data una legge capace di vivificare, la giustizia deriverebbe senza meno dalla legge - cosa che ieri ricordavamo -, ma la Scrittura ha racchiuso tutto in dominio del peccato, affinché la promessa (la promessa, non la predizione: colui che promette realizza), affinché la promessa - dice - fosse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo 32. Ecco come ci ha trovato la grazia del Salvatore: tali che nemmeno la legge ci aveva potuto risanare. Ma perché dare la legge, se fosse bastata la natura? Perché fu data la legge se bastava la natura? Invece nemmeno la legge fu sufficiente, tanto s'era indebolita la natura. Fu data la legge, ma non tale che riuscisse a portare in vita. Per qual motivo fu allora data? La legge - dice l'Apostolo - fu data in ordine alla prevaricazione 33. Fu data in ordine alla prevaricazione, cioè per renderti prevaricatore. In che senso "per farmi prevaricatore"? Perché Dio conosceva la tua superbia, sapeva che avresti detto: Oh, se ci fosse chi mi insegni! oh se ci fosse chi mi mostri! Ecco, la legge ti dice: Non desiderare 34. Hai conosciuto una legge che ti dice: Non desiderare, ma ecco insorgere la concupiscenza che tu non conoscevi. Essa era nell'uomo ma non la si conosceva. Cominciasti a far degli sforzi per vincere questa potenza che avevi in te, e apparve quel che prima ti era celato. O superbo, attraverso la legge diventasti prevaricatore. Riconosci la grazia e lodane [Dio].

La legge è da Dio.

10. Ma la legge - dirai - chi ce l'ha data? Poiché c'è della gente stramba, o peggio empia, che dice essere stata, la legge, data da un altro [dio], mentre invece la grazia ad opera del nostro Signore Gesù Cristo 35. Quasi che la legge sia cattiva, deordinata, la grazia invece giusta. E fanno distinzione fra i due Testamenti, dicendo che l'Antico Testamento deriva da non so quale principe delle tenebre, mentre il Nuovo Testamento deriva dal Signore Iddio, Padre del nostro Signor Gesù Cristo. Ascolta l'apostolo Paolo! Se pensi che la legge sia stata data da un altro, e non da Dio, per il fatto che ad opera di lei sei diventato prevaricatore, ascolta l'Apostolo e vedi come loda la legge. Dice: Pertanto la legge è santa e il precetto è santo. Aggiungi: E giusto. Aggiungi ancora: E buono. Ma allora ciò che era buono è stato per me causa di morte? Assolutamente no. Ma il peccato per apparire peccato 36. Il peccato c'era, ma era nascosto. Quando era nascosto? Quando ancora non gli ti eri levato contro. Cominciasti a far dei tentativi [in senso contrario] e apparve colui che ti teneva [in suo dominio]. Finché lo seguivi, non ne sentivi la catena; cercasti un rifugio e apparve il legaccio: volesti fuggire e cominciasti ad essere trascinato. Se dunque hai cominciato ad essere trascinato, ricordati di colui che non è soggetto a legami. E chi è costui se non colui che disse: Se avete trovato in me dei peccati ditemelo 37? Chi è esente da legami se non colui che diceva: Ecco, viene il principe del mondo ma in me non troverà nulla 38? Non troverà alcun motivo per farmi morire, perché la morte è meritata quando la si deve al peccato. Per qual motivo allora muori? Dice: Perché tutti sappiano che fo la volontà del Padre mio 39. Lui ci ha sciolti, lui che non era legato; lui libera dalla morte, lui che tra i morti è libero 40.

Eliseo simbolo di Cristo.

11. Fu lui che inviò anche la legge. La legge la mandò ad opera d'un servo, la grazia la recò lui stesso. Guarda ad Eliseo: per lui si compie un grande e profondo mistero. Come profeta, egli preannunziava [il futuro] non solo con le parole ma anche con le azioni 41. Era morto il figlio di colei che l'ospitava. Cosa rappresentava il ragazzo morto se non Adamo? La cosa fu annunziata al santo profeta, che nella profezia raffigurava il nostro Signor Gesù Cristo. Mandò il suo bastone per mezzo del suo servo, al quale disse: Va', va', ponilo sopra il ragazzo morto 42. Da servo obbediente, quegli si avviò. Il profeta sapeva quel che faceva. Il servo poggiò il bastone sul morto, ma il morto non risuscitò. Se infatti fosse stata data una legge capace di vivificare, allora certamente la giustizia sarebbe derivata dalla legge 43. Ma la legge non fu in grado di vivificare. In seguito venne lui: il grande dal piccolo, il Salvatore dal salvando, il vivo dal morto. Venne lui; cosa fece? Accorciò le sue membra di giovane ben formato, quasi annichilendo se stesso per rivestire la forma di servo 44. Accorciò dunque le sue membra di giovane formato 45 e, divenuto piccolo, si commensurò con chi era piccolo, per rendere il nostro misero corpo conforme al suo corpo glorioso 46. Ebbene, fu a rappresentare in questo modo il Cristo, profeticamente espresso, che quel morto fu risuscitato, come succede quando l'empio viene giustificato.

Grazia la creazione, grazia più grande la giustificazione.

12. Questa grazia va predicata. Essa è la grazia dei cristiani, conseguita ad opera dell'Uomo-Mediatore, di colui che patì e risuscitò 47, che salì al cielo e imprigionò i prigionieri e diede doni agli uomini 48. Questa grazia, ripeto, va predicata. Contro questa grazia non discutano gli ingrati. Il bastone del profeta non fu sufficiente per risuscitare il morto. E basterebbe la natura, morta anche lei? Anche se non lo troviamo così chiamato in nessun passo dalla Scrittura, chiamiamo pur grazia il dono d'essere stati creati, in quanto ci è stato dato gratis; ma lasciate che vi dimostriamo come sia maggiore la grazia per cui siamo cristiani. Statemi attenti! Prima d'essere creati non avevamo alcun merito buono, e quindi è grazia il dono d'essere stati creati senza che avessimo alcun merito. Se però è una grazia grande quella che abbiamo ricevuto quando eravamo senza meriti buoni, quanto non sarà grande quella che ricevemmo avendo tanti demeriti? Colui che non esisteva era sprovvisto di meriti, il peccatore accumulava demeriti. Colui che sarebbe stato creato, prima non esisteva. Non esisteva, ma non aveva nemmeno offeso [Dio]. Non esisteva e fu creato; ha offeso [Dio] ed è stato salvato. Colui che non esisteva, non sperava nulla e fu creato; il colpevole viceversa si attendeva la dannazione e ne fu liberato. Questa è la grazia per opera del nostro Signore Gesù Cristo 49. Egli ci ha fatti 50: ci ha fatti, ovviamente, quando non avevamo alcuna esistenza, ma poi, una volta creati e diventati colpevoli, egli ci ha fatti giusti, e non siamo stati noi a farci [così]. Se dunque c'è in Cristo una nuova creatura, l'antica se ne è andata; è stata fatta nuova 51.

Libertà del vasaio nei riguardi della creta.

13. Esisteva un'unica massa di perdizione, discendente da Adamo, alla quale nient'altro era dovuto se non il supplizio. Da quella massa furono formati dei vasi destinati ad usi onorifici. Il vasaio ha infatti potere con la stessa massa... Da quale massa? Certo era andata perduta; certo a quella massa si doveva già la giusta condanna. Rallegrati poiché l'hai evitata. Hai evitato la morte che ti era dovuta e hai trovato la vita che non ti era dovuta. Il vasaio ha potere di formare con la stessa massa un vaso destinato ad usi nobili e un altro ad usi ignobili 52. Ma dirai: "Perché ha fatto me per usi nobili e quell'altro per usi ignobili?". Cosa [ti] risponderò? Ascolterai tu forse Agostino se non ascolti l'Apostolo che ti dice: O uomo, chi sei tu che ti ergi contro Dio? 53. Ecco, son nati due bambini. Se cerchi cosa si debba loro, tutt'e due appartengono alla massa della perdizione. Ma perché uno viene dalla madre portato alla grazia, mentre l'altro è soffocato dalla madre nel sonno? Mi preciserai cosa abbia meritato colui che è stato portato alla grazia e cosa abbia commesso quell'altro che la madre soffoca mentre dorme? Nessuno dei due ha meritato qualcosa di buono. Ma il vasaio ha potere di formare con la stessa massa un vaso destinato ad usi nobili e un altro ad usi ignobili 54. Vuoi altercare con me? Piuttosto insieme con me ammira e con me esclama: O profondità della ricchezza! 55. Spaventiamoci tutt'e due ed esclamiamo insieme: O profondità della ricchezza! Siamo uniti nel timore, per non perire nell'errore. O profondità della ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e impervie le sue vie! 56. Scruta le cose inscrutabili, fa' le cose impossibili, corrompi le cose incorruttibili, vedi le cose invisibili!.

Tutto riceviamo da Dio.

14. I suoi giudizi sono imperscrutabili 57. L'hai ascoltato; ti basti. E le sue vie impervie. Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore o chi è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, per avere il contraccambio? 58. Chi gli ha dato qualcosa per primo, se tutto ha ricevuto e gratuitamente? Chi gli ha dato qualcosa per primo, per avere il contraccambio? Se il Signore volesse ricambiare alla pari, non avrebbe di che erogare se non la pena meritata. Nulla gli hanno dato [gli uomini] per cui li debba ricompensare. Li salverai gratuitamente 59. Chi gli ha dato qualcosa per primo 60, quasi in grazia dei propri meriti? Chi gli ha dato qualcosa per primo, cioè chi ha prevenuto la grazia che viene accordata gratuitamente? Se qualche merito previene la grazia, non la si accorda più gratuitamente ma la si rende come compenso d'un debito. Se però non la si accorda gratuitamente, perché chiamarla grazia? Orbene, chi gli ha dato qualcosa per primo, per avere il contraccambio? Poiché da lui e per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose 61. Quali cose, in una parola, se non la totalità dei beni che abbiamo ricevuti da lui, e li abbiamo ricevuti perché fossimo buoni? Difatti ogni regalo eccellente e ogni dono perfetto viene dall'alto, discende dal Padre delle luci presso il quale non vi è cambiamento 62. Ecco, tu ti sei cambiato in peggio. Ti ha soccorso però colui presso il quale non c'è cambiamento. Colui presso il quale non c'è cambiamento né ombra di variazione: poiché tu giaci nelle tenebre della tua notte. Da lui dunque è ogni cosa. Nessuno gli ha dato qualcosa per primo; nessuno pretenda di esigere da lui qualcosa come se gli fosse dovuta. Siete stati salvati ad opera della grazia attraverso la fede, e questo non dipende da voi ma è dono di Dio 63.

Riconosci i benefici del Pastore e non seguire i maestri dell'errore.

15. Dirai: "Ma m'impressiona il fatto che uno si danna mentre l'altro è battezzato. M'impressiona, mi colpisce in quanto sono uomo". Se vuoi che ti dica la verità, ciò impressiona anche me, essendo io pure un uomo. Ma se tu sei uomo e io pure sono uomo, ascoltiamo tutt'e due colui che dice: O uomo! Certo se ci lasciamo impressionare perché siamo uomini, è questa nostra natura umana, fragile e debole, che l'Apostolo apostrofa quando dice: O uomo, chi sei tu che vuoi discutere con Dio? Forse che l'oggetto plasmato dice a chi l'ha modellato: Perché mi hai fatto così? 64. Se, potendo parlare, un bruto dicesse a Dio: Perché costui l'hai fatto uomo e me bestia, non saresti tu mosso da giusto sdegno e replicheresti: O bruto, chi sei tu che discuti con Dio? Così anche tu: sei un uomo e di fronte a Dio sei un bruto. E almeno fossi animale di sua pertinenza e pecora del suo pascolo 65! Riconosci i benefici del Pastore e non seguirai i lupi, maestri d'errore. Eravamo lupi. Anche noi siamo stati per natura figli dell'ira come tutti gli altri 66. Ma morì l'Agnello e ci ha fatti pecore. Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato, non di questo o di quello, ma del mondo 67. Miei fratelli, di ciò che siamo - supposto che nella sua fede siamo qualcosa -, qualunque cosa siamo, non l'attribuiamo a noi stessi, per non perdere anche quel che abbiamo ricevuto. Viceversa, per averlo ricevuto, diamogliene gloria, onoriamolo, affinché egli con la sua pioggia bagni i suoi semi. Cosa avrebbe la nostra terra se lui non l'avesse seminata? Ma egli dà anche la pioggia, non abbandona ciò che ha seminato. Il Signore darà la soavità e la nostra terra darà il suo frutto 68. Rivolti al Signore, ecc.

 

1 - Cf. Sal 94, 6.

2 - Cf. Sal 94, 6.

3 - Cf. Gn 1, 26-27.

4 - Sal 94, 6.

5 - Sal 99, 2.

6 - Ger 1, 5.

7 - Sal 99, 2.

8 - Sal 94, 6.

9 - Sal 99, 2.

10 - Cf. Gv 15, 5.

11 - Sal 94, 6.

12 - Sal 99, 2.

13 - Sal 94, 7.

14 - Sal 99, 2.

15 - Cf. Sal 94, 7.

16 - Cf. Gn 1, 27.

17 - Rm 4, 17,

18 - Ef 1, 4.

19 - Sal 99, 2.

20 - Rm 1, 17.

21 - Sal 99, 2.

22 - Sal 94, 7.

23 - Sal 94, 7.

24 - Rm 7, 25.

25 - Gv 1, 3.

26 - 1 Tm 2, 5.

27 - Gv 1, 1.

28 - Gv 1, 3.

29 - 1 Tm 2, 5.

30 - Cf. Rm 15, 1.

31 - Gal 2, 21.

32 - Gal 3, 21-22.

33 - Gal 3, 19.

34 - Es 20, 17; cf. Rm 7, 7.

35 - Cf. Rm 7, 25.

36 - Rm 7, 12-13.

37 - Gv 8, 46.

38 - Gv 14, 30.

39 - Gv 14, 31.

40 - Sal 87, 6.

41 - Cf. 2 Re 4, 18-31.

42 - 2 Re 4, 29.

43 - Gal 3, 21.

44 - Cf. Fil 2, 7.

45 - Cf. 2 Re 4, 34.

46 - Cf. Fil. 3, 21.

47 - Cf. 1 Tm 2, 5.

48 - Sal 67, 19; cf. Ef 4, 8.

49 - Rm 7, 25.

50 - Sal 99, 2.

51 - 2 Cor 5, 17.

52 - Rm 9, 21.

53 - Rm 9, 20.

54 - Rm 9, 21.

55 - Rm 11, 33.

56 - Rm 11, 33.

57 - Rm 11, 33.

58 - Rm 11, 34-35.

59 - Sal 55, 8.

60 - Rm 11, 35.

61 - Rm 11, 35-36.

62 - Gc 1, 17.

63 - Ef 2, 8.

64 - Rm 9, 20.

65 - Cf. Sal 94, 7.

66 - Ef 2, 3.

67 - Gv 1, 29.

68 - Sal 84, 13.


Capitolo XIII: Resistere alle tentazioni

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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 1. Finché saremo al mondo, non potremo essere senza tribolazioni e tentazioni; infatti sta scritto nel libro di Giobbe che la vita dell'uomo sulla terra (Gb 7,1) è tutta una tentazione. Ognuno dovrebbe, dunque, stare attento alle tentazioni e vigilare in preghiera (1Pt 4,7), affinché il diavolo non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno; il diavolo, che mai non posa, ma va attorno cercando chi possa divorare (1Pt 5,8). Nessuno è così avanzato nella perfezione e così santo da non aver talvolta delle tentazioni. Andare esenti del tutto da esse non possiamo. Tuttavia, per quanto siano moleste e gravose, le tentazioni spesso sono assai utili; perché, a causa delle tentazioni, l'uomo viene umiliato, purificato e istruito. I santi passarono tutti per molte tribolazioni e tentazioni, e progredirono; invece coloro che non seppero sostenere le tentazioni si pervertirono e tradirono. Non esiste una istituzione così perfetta, o un luogo così nascosto, dove non si trovano tentazioni e avversità. L'uomo non è mai del tutto esente dalla tentazione, fin che vive. Ciò per cui siamo tentati è dentro di noi, poiché siamo nati nella concupiscenza. Se vien meno una tentazione o tribolazione, un'altra ne sopraggiunge e c'è sempre qualcosa da sopportare, perché abbiamo perduto il bene della nostra felicità. Molti, di fronte alle tentazioni, cercano di fuggire, ma cadono poi in esse anche più gravemente. Non possiamo vincere semplicemente con la fuga; ma è con la sopportazione e con la vera umiltà che saremo più forti di ogni nemico. Ben poco progredirà colui che si allontana un pochino e superficialmente dalle tentazioni, senza sradicarle: tosto ritorneranno ed egli sarà ancor peggio. Vincerai più facilmente, a poco a poco, con una generosa pazienza e con l'aiuto di Dio; più facilmente che insistendo cocciutamente nel tuo sforzo personale. Accogli frequentemente il consiglio di altri, quando sei nella tentazione; e non essere aspro con colui che è tentato, ma dagli conforto, come desidereresti fosse fatto a te.  

2. Causa prima di ogni perversa tentazione è la mancanza di stabilità spirituale e la scarsezza di fiducia in Dio; giacché, come una nave senza timone viene spinta qua e là dalle onde, così l'uomo infiacchito, che abbandona i suoi propositi, viene in vario modo tentato. Come il fuoco serve a saggiare il ferro (Sir 31,26), così la tentazione serve a saggiare la santità di una persona (Sir 27,6). Quali possibilità ciascuno abbia in potenza, spesso non lo sappiamo; ma la tentazione dispiega palesemente ciò che siamo. Tuttavia bisogna vigilare, particolarmente intorno all'inizio della tentazione; poiché il nemico si vince più facilmente se non gli si permette per nulla di varcare le porte della nostra mente; e se gli si sbarra la strada al di là della soglia, non appena abbia bussato. Di qui il detto: "resisti agli inizi; è troppo tardi quando si prepara la medicina" (Ovidio, Remedia amoris, II,91). Infatti, dapprima viene alla mente un semplice pensiero, di poi una forte immaginazione, infine un compiacimento, un impulso cattivo e un'acquiescenza. E così, piano piano, il nemico malvagio penetra del tutto, proprio perché non gli si è resistito all'inizio. E quanto più a lungo uno ha tardato torpidamente a resistere, tanto più si è, via via, interiormente indebolito, mentre il nemico è andato crescendo di forze contro di lui.  

3. Alcuni sentono le maggiori tentazioni al principio della loro conversione a Dio; altri invece alla fine. Alcuni sono fortemente turbati pressoché per tutta la vita; altri sentono tentazioni piuttosto lievi: secondo quanto dispongono la sapienza e la giustizia di Dio, le quali pesano la condizione e i meriti di ciascuno e preordinano ogni cosa alla salvezza degli eletti. Perciò non dobbiamo lasciarci cogliere dalla disperazione, quando siamo tentati. Dobbiamo invece, pregare Iddio ancor più fervorosamente, affinché si degni di aiutarci in ogni tentazione; Lui che, in verità, secondo quanto dice Paolo (1Cor 10,13), farà in modo che la tentazione sia accompagnata dai mezzi per poterla sopportare. Abbassiamo, dunque, in umiltà, l'anima nostra sotto la mano di Dio, quando siamo tentati e tribolati, giacché il Signore salverà gli umili di spirito e li innalzerà (1Pt 5,6; Sal 33,19). Quanto uno abbia progredito si dimostra nella tentazione e nella tribolazione; qui sta il suo maggior merito; qui appare più chiaramente la sua virtù. Non è gran cosa esser devoti e fervorosi quando non si hanno difficoltà; sapere invece sopportare se stessi nel momento dell'avversità dà a sperare in un grande avanzamento spirituale. Avviene che alcuni sono al riparo da grandi tentazioni, ma sono spesso sconfitti nelle piccole tentazioni di ogni giorno; e così, umiliati per essere caduti in cose tanto da poco, non ripongono più fiducia in se stessi, nelle cose più grandi.


27-7 Ottobre 18, 1929 Bellezza della Creazione. Dio sta, per chi vive nella Divina Volontà, in atto di creare sempre. La creatura che vive nel Voler Divino duplica il suo amore verso Dio. Le due braccia: Immutabilità e fermezza.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Mi sentiva nell’immensità della luce del Fiat Divino, ed in questa luce si vedeva schierata tutta la Creazione come parto di Esso, che volendosi dilettare delle sue opere pareva come se stesse in atto di crearle e di farle sempre col conservarle; ed il mio amabile Gesù, uscendo da dentro il mio interno in atto di guardare la Creazione per glorificarsi per mezzo delle sue opere, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, com’è bella la Creazione, come ci glorifica, come magnifica la potenza del nostro Fiat; essa non è altro che un’atto solo del nostro Volere Divino, e se si veggono tante cose distinte l’una dall’altra, non sono altro che gli effetti dell’unico suo atto, che mai cessa e che contiene il suo atto operante continuo. E siccome il nostro atto possiede in natura come proprietà tutta sua: luce, immensità, impero e molteplicità d’effetti innumerevoli, quindi non è maraviglia che come il nostro Fiat formò il suo unico atto, uscirono immensità di cielo, sole fulgidissimo, vastità di mare, vento imperante, bellezza di fioritura, specie d’ogni genero, potenza, che come se fosse un soffio leggero, una piccola piuma, tutta la Creazione la mantiene sospesa, senza nessun appoggio, racchiusa solo nella sua forza creatrice. Oh! potenza del mio Fiat, come sei insuperabile ed inarrivabile. Ora, tu devi sapere che solo nell’anima dove regna il mio Voler Divino, stando che Esso regna in tutta la Creazione, ciò che fa l’anima si unisce all’atto unico che fa il mio Volere nella Creazione, per ricevere il deposito di tutto il bene che fu fatto in essa, perché questa gran macchina dell’universo fu fatta per darla alla creatura, ma a quella che avrebbe fatto regnare il nostro Voler Divino; è giusto che non usciamo dal nostro scopo prefissoci, e che la creatura riconosca e riceva il nostro dono. Ma come riceverlo se non sta in casa nostra, cioè nella nostra Divina Volontà? Le mancherebbe la capacità di riceverlo e lo spazio dove contenerlo, perciò solo chi possiede il mio Voler Divino può riceverlo. Esso si diletta col suo unico atto, come se stesse in atto di creare per amore di lei, le fa sentire il suo atto continuo di creare il cielo, il sole e tutto, e le dice: “Vedi quanto ti amo, solo per te continuo a creare tutte le cose, e per avere da te il contraccambio me ne servo degli atti tuoi come materia per distendere il cielo, come materia di luce per formare il sole, e così di tutto il resto; quanti più atti fai nel mio Fiat, tanta più materia mi somministri per formare in te cose più belle”. Perciò il tuo volo nel mio Volere non si arresti mai, ed Io prenderò occasione di sempre operare in te”.

(3) Dopo di ciò continuavo i miei atti nel Voler Divino, e facendo miei tutti i suoi atti fatti nella Creazione e Redenzione, li offerivo alla Divina Maestà, come il più bel dono che potesse darle come contraccambio del mio amore, e dicevo tra me: “Oh! come vorrei avere un cielo, un sole, un mare, una terra fiorita, e tutto ciò che esiste, tutto mio, per poter dare al mio Creatore un mio cielo, un sole che fosse mio, un mare e una fioritura, che tutti dicessero: Ti amo, ti amo, ti adoro”. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù stringendomi fra le sue braccia mi ha detto:

(4) “Figlia mia, chi vive nel nostro Volere, tutto è suo, essendo uno il volere suo col nostro, ciò che è nostro è suo, quindi puoi dirci con tutta verità: “Vi do il mio cielo, il mio sole e tutto; l’amore della creatura si eleva nel nostro amore e si mette a la pari con Noi. Nel nostro Fiat Divino la creatura duplica il nostro amore, la nostra luce, la nostra potenza, felicità e bellezza, e ci sentiamo amati non solo col nostro stesso amore duplicato, ma con amore potente, con amore che ci rapisce, con amore che ci felicita, e Noi, vedendoci amati con amore duplicato da parte della creatura che vive nel nostro Volere, ci sentiamo per amor suo d’amare tutte le creature con amore duplicato. Perché la creatura nel nostro Fiat, il suo atto perde la vita ed acquista il nostro atto come suo, il nostro atto possiede la sorgente della luce, della potenza, dell’amore, la sorgente della felicità e bellezza, e l’anima può duplicare, triplicare, moltiplicare quanto vuole le nostre sorgenti, e Noi, siccome sta nel nostro Volere, la facciamo fare, le diamo tutta la libertà, perché ciò che fa resta tutto in casa nostra, niente esce dai nostri confini divini ed interminabili, perciò non c’è nessun pericolo che la sorgente dei nostri beni possa ricevere nocumento alcuno. Quindi se tu starai sempre nel nostro Voler Divino, ciò ch’è nostro è tuo, e puoi darci come tuo ciò che vuoi”.

(5) Onde mi sentivo afflitta per tante cose che non è necessario dirle sulla carta, ed il mio adorabile Gesù ha soggiunto:

(6) “Figlia mia, coraggio, non voglio che ti affligga; voglio vedere nell’anima tua la pace e la gioia della patria celeste, voglio che la tua stessa natura dia di profumo di Volontà Divina, ch’è tutta pace e felicità. Essa si sentirebbe in te a disagio e come compressa nella sua luce e felicità se non c’è in te pace e felicità perenne. E poi, non sai tu che chi vive nel mio Fiat Divino si forma due braccia? Uno è l’immutabilità, l’altro braccio è la fermezza d’operare continuamente. Con queste due braccia tiene avvinto Iddio, in modo che non si può svincolare dalla creatura, non solo, ma gode che lo tiene avvinto a sé. Quindi non hai ragione, qualunque siano le cose d’affliggerti quando hai un Dio ch’è tutto tuo. Perciò il tuo pensiero sia di vivere in quel Fiat che ti diede la vita per formare vita in te, ed Io ci penserò al resto”.