Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Quando Nostro Signore ebbe bisogno delle nostre Sorelle per la sua opera tra i poveri chiese loro, espressamente, la povertà  della croce. Nostro Signore, sulla croce, non possedeva nulla. Era sulla croce che gli era stata data da Pilato. I chiodi e la corona di spi­ne glieli avevano dati i soldati. Quando mori era nu­do; croce, chiodi e corona gli erano stati tolti ed Egli era avvolto in un sudano donatogli da un animo com­passionevole e venne sepolto in una tomba che non gli apparteneva. Eppure Gesù non avrebbe avuto biso­gno di comportarsi a quel modo. Avrebbe potuto mo­rire come un re e poi semplicemente risorgere. Scelse la povertà  perché nella sua infinita sapienza e saggez­za sapeva che quello era il vero modo di possedere Dio, di conquistare il suo cuore, di portare giù, sulla terra, il suo amore. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi dell'Ottava di Pasqua (San Marco Evangelista)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 8

1Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva.2Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi".3E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve.4Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro".

5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:6"Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente".7Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò".8Ma il centurione riprese: "Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.9Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".
10All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.11Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli,12mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti".13E Gesù disse al centurione: "Va', e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì.

14Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre.15Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.

16Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati,17perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

'Egli ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie.'

18Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva.19Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai".20Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".
21E un altro dei discepoli gli disse: "Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre".22Ma Gesù gli rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti".

23Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono.24Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.25Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!".26Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.27I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?".

28Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.29Cominciarono a gridare: "Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?".
30A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare;31e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: "Se ci scacci, mandaci in quella mandria".32Egli disse loro: "Andate!". Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti.33I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati.34Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio.


Esodo 12

1Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto:2"Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno.3Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa.4Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne.5Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre6e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto.7Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare.8In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare.9Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere.10Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco.11Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!12In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore!13Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto.14Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne.
15Per sette giorni voi mangerete azzimi.
Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele.
16Nel primo giorno avrete una convocazione sacra; nel settimo giorno una convocazione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; potrà esser preparato solo ciò che deve essere mangiato da ogni persona.
17Osservate gli azzimi, perché in questo stesso giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dal paese d'Egitto; osserverete questo giorno di generazione in generazione come rito perenne.18Nel primo mese, il giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al ventuno del mese, alla sera.
19Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese.20Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre dimore mangerete azzimi".
21Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: "Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua.22Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l'architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino.23Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire.24Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre.25Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito.26Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto?27Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case".
Il popolo si inginocchiò e si prostrò.
28Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; in tal modo essi fecero.
29A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d'Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame.30Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché non c'era casa dove non ci fosse un morto!
31Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte e disse: "Alzatevi e abbandonate il mio popolo, voi e gli Israeliti! Andate a servire il Signore come avete detto.32Prendete anche il vostro bestiame e le vostre greggi, come avete detto, e partite! Benedite anche me!".33Gli Egiziani fecero pressione sul popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: "Stiamo per morire tutti!".34Il popolo portò con sé la pasta prima che fosse lievitata, recando sulle spalle le madie avvolte nei mantelli.
35Gli Israeliti eseguirono l'ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egiziani oggetti d'argento e d'oro e vesti.36Il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani, i quali annuirono alle loro richieste. Così essi spogliarono gli Egiziani.
37Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini.38Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero.39Fecero cuocere la pasta che avevano portata dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati dall'Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio.
40Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent'anni.41Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d'Egitto.42Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dal paese d'Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione.
43Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: "Questo è il rito della pasqua: nessun straniero ne deve mangiare.
44Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare.
45L'avventizio e il mercenario non ne mangeranno.
46In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso.
47Tutta la comunità d'Israele la celebrerà.48Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare.
49Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi".
50Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono.
51Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere.


Proverbi 8

1La Sapienza forse non chiama
e la prudenza non fa udir la voce?
2In cima alle alture, lungo la via,
nei crocicchi delle strade essa si è posta,
3presso le porte, all'ingresso della città,
sulle soglie degli usci essa esclama:
4"A voi, uomini, io mi rivolgo,
ai figli dell'uomo è diretta la mia voce.
5Imparate, inesperti, la prudenza
e voi, stolti, fatevi assennati.
6Ascoltate, perché dirò cose elevate,
dalle mie labbra usciranno sentenze giuste,
7perché la mia bocca proclama la verità
e abominio per le mie labbra è l'empietà.
8Tutte le parole della mia bocca sono giuste;
niente vi è in esse di fallace o perverso;
9tutte sono leali per chi le comprende
e rette per chi possiede la scienza.
10Accettate la mia istruzione e non l'argento,
la scienza anziché l'oro fino,
11perché la scienza vale più delle perle
e nessuna cosa preziosa l'uguaglia".

12Io, la Sapienza, possiedo la prudenza
e ho la scienza e la riflessione.
13Temere il Signore è odiare il male:
io detesto la superbia, l'arroganza,
la cattiva condotta e la bocca perversa.
14A me appartiene il consiglio e il buon senso,
io sono l'intelligenza, a me appartiene la potenza.
15Per mezzo mio regnano i re
e i magistrati emettono giusti decreti;
16per mezzo mio i capi comandano
e i grandi governano con giustizia.
17Io amo coloro che mi amano
e quelli che mi cercano mi troveranno.
18Presso di me c'è ricchezza e onore,
sicuro benessere ed equità.
19Il mio frutto val più dell'oro, dell'oro fino,
il mio provento più dell'argento scelto.
20Io cammino sulla via della giustizia
e per i sentieri dell'equità,
21per dotare di beni quanti mi amano
e riempire i loro forzieri.

22Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, fin d'allora.
23Dall'eternità sono stata costituita,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
24Quando non esistevano gli abissi, io fui generata;
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua;
25prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io sono stata generata.
26Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi,
né le prime zolle del mondo;
27quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull'abisso;
28quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell'abisso;
29quando stabiliva al mare i suoi limiti,
sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia;
quando disponeva le fondamenta della terra,
30allora io ero con lui come architetto
ed ero la sua delizia ogni giorno,
dilettandomi davanti a lui in ogni istante;
31dilettandomi sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo.

32Ora, figli, ascoltatemi:
beati quelli che seguono le mie vie!
33Ascoltate l'esortazione e siate saggi,
non trascuratela!
34Beato l'uomo che mi ascolta,
vegliando ogni giorno alle mie porte,
per custodire attentamente la soglia.
35Infatti, chi trova me trova la vita,
e ottiene favore dal Signore;
36ma chi pecca contro di me, danneggia se stesso;
quanti mi odiano amano la morte".


Salmi 74

1'Maskil. Di Asaf.'

O Dio, perché ci respingi per sempre,
perché divampa la tua ira
contro il gregge del tuo pascolo?
2Ricordati del popolo
che ti sei acquistato nei tempi antichi.
Hai riscattato la tribù che è tuo possesso,
il monte Sion, dove hai preso dimora.

3Volgi i tuoi passi a queste rovine eterne:
il nemico ha devastato tutto nel tuo santuario.

4Ruggirono i tuoi avversari nel tuo tempio,
issarono i loro vessilli come insegna.
5Come chi vibra in alto la scure
nel folto di una selva,
6con l'ascia e con la scure
frantumavano le sue porte.

7Hanno dato alle fiamme il tuo santuario,
hanno profanato e demolito la dimora del tuo nome;
8pensavano: "Distruggiamoli tutti";
hanno bruciato tutti i santuari di Dio nel paese.
9Non vediamo più le nostre insegne,
non ci sono più profeti
e tra di noi nessuno sa fino a quando...

10Fino a quando, o Dio, insulterà l'avversario,
il nemico continuerà a disprezzare il tuo nome?
11Perché ritiri la tua mano
e trattieni in seno la destra?
12Eppure Dio è nostro re dai tempi antichi,
ha operato la salvezza nella nostra terra.

13Tu con potenza hai diviso il mare,
hai schiacciato la testa dei draghi sulle acque.
14Al Leviatàn hai spezzato la testa,
lo hai dato in pasto ai mostri marini.
15Fonti e torrenti tu hai fatto scaturire,
hai inaridito fiumi perenni.
16Tuo è il giorno e tua è la notte,
la luna e il sole tu li hai creati.
17Tu hai fissato i confini della terra,
l'estate e l'inverno tu li hai ordinati.

18Ricorda: il nemico ha insultato Dio,
un popolo stolto ha disprezzato il tuo nome.
19Non abbandonare alle fiere la vita di chi ti loda,
non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
20Sii fedele alla tua alleanza;
gli angoli della terra sono covi di violenza.

21L'umile non torni confuso,
l'afflitto e il povero lodino il tuo nome.
22Sorgi, Dio, difendi la tua causa,
ricorda che lo stolto ti insulta tutto il giorno.
23Non dimenticare lo strepito dei tuoi nemici;
il tumulto dei tuoi avversari cresce senza fine.


Lamentazioni 4

1Ah! come si è annerito l'oro,
si è alterato l'oro migliore.
Sono disperse le pietre sante all'angolo di ogni strada.
2I preziosi figli di Sion, valutati come oro fino,
ah! come sono stimati quali vasi di creta,
lavoro delle mani di vasaio!
3Perfino gli sciacalli porgono le mammelle
e allattano i loro cuccioli,
ma la figlia del mio popolo è divenuta crudele
come gli struzzi nel deserto.
4La lingua del lattante si è attaccata
al palato per la sete;
i bambini chiedevano il pane
e non c'era chi lo spezzasse loro.
5Coloro che si cibavano di leccornìe
languono lungo le strade;coloro che erano allevati sulla porpora
abbracciano letame.
6Grande è stata l'iniquità della figlia del mio popolo,
maggiore del peccato di Sòdoma,
la quale fu distrutta in un attimo, senza fatica di mani.
7I suoi giovani erano più splendenti della neve,
più candidi del latte;
avevano il corpo più roseo dei coralli,
era zaffìro la loro figura.
8Ora il loro aspetto s'è fatto più scuro della fuliggine,
non si riconoscono più per le strade;
si è raggrinzita la loro pelle sulle ossa,
è divenuta secca come legno.
9Sono più fortunati gli uccisi di spada
che i morti per fame, che son caduti estenuati
per mancanza dei prodotti del campo.
10Mani di donne, già inclini a pietà,
hanno cotto i loro bambini,
che sono serviti loro di cibo
nel disastro della figlia del mio popolo.
11Il Signore ha esaurito la sua collera,
ha rovesciato l'ira ardente;
ha acceso in Sion un fuoco,
che ha divorato le sue fondamenta.
12Non credevano i re della terra
e tutti gli abitanti del mondo
che l'avversario e il nemico sarebbero penetrati
entro le porte di Gerusalemme.
13Fu per i peccati dei suoi profeti,
per le iniquità dei suoi sacerdoti,
che versarono in mezzo ad essa il sangue dei giusti.
14Costoro vagavano come ciechi per le strade,
insozzati di sangue,
così che non si potevan toccare le loro vesti.
15"Scostatevi! Un impuro!", si gridava per loro,
"Scostatevi! Non toccate!".
Fuggivano e andavano randagi tra le genti,
non potevano trovare dimora.
16La faccia del Signore li ha dispersi,
egli non gli volgerà più lo sguardo;
non si è avuto riguardo dei sacerdoti,
non si è usata pietà agli anziani.
17Ancora si consumavano i nostri occhi,
in cerca di un vano soccorso.
Dal nostro osservatorio scrutavamo
verso una nazione che non poteva salvarci.
18Han dato la caccia ai nostri passi,
impedendoci di andare per le nostre piazze.
"Prossima è la nostra fine; son compiuti i nostri giorni!
Certo, è arrivata la nostra fine".
19I nostri inseguitori erano più veloci
delle aquile del cielo; sui monti ci hanno inseguiti,
nel deserto ci hanno teso agguati.
20Il nostro respiro, l'unto del Signore,
è stato preso nei loro trabocchetti,
lui, di cui dicevamo: "Alla sua ombra
vivremo fra le nazioni".
21Esulta pure, gioisci, figlia di Edom,
che abiti nella terra di Uz;
anche a te arriverà il calice,
ti inebrierai ed esporrai la tua nudità.
22È completa la tua punizione, figlia di Sion,
egli non ti manderà più in esilio;
ma punirà la tua iniquità, figlia di Edom,
scoprirà i tuoi peccati.


Atti degli Apostoli 23

1Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: "Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza".2Ma il sommo sacerdote Ananìa ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo sulla bocca.3Paolo allora gli disse: "Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?".4E i presenti dissero: "Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?".5Rispose Paolo: "Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: 'Non insulterai il capo del tuo popolo'".
6Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti".7Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise.8I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose.9Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: "Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?".10La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza.11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: "Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma".

12Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo.13Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura.14Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: "Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo.15Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi".
16Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo.17Questi allora chiamò uno dei centurioni e gli disse: "Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli".18Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: "Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa".19Il tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: "Che cosa è quello che hai da riferirmi?".20Rispose: "I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi.21Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso".
22Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: "Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni".

23Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: "Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto.24Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice".25Scrisse anche una lettera in questi termini:26"Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute.27Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano.28Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio.29Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia.30Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Sta' bene".
31Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride.32Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza.33I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo.34Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse:35"Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori". E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.


Capitolo XXXVI: Contro i vuoti giudizi umani

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1. O figlio, poni saldamente il tuo cuore nel Signore; e se la coscienza ti proclama onesto e senza colpa, non temere il giudizio degli uomini. Cosa buona e santa è sopportare il giudizio umano; cosa non gravosa per chi è umile di cuore e confida in Dio, più che in se stesso. C'è molta gente che parla tanto: e, perciò, poco è il credito che le si deve dare. Del resto, fare contenti tutti non è possibile. Che se Paolo cercò di piacere a tutti nel Signore e si fece "tutto per tutti" (1Cor 9,22), tuttavia non diede alcuna importanza al fatto d'essere giudicato da questo tempo"(1Cor 4,3). Egli operò grandemente, con tutto se stesso e con tutte le sue forze, per l'edificazione e la salvezza del prossimo; ma non poté impedire che talvolta fosse giudicato e persino disprezzato dagli altri. Per questo, tutto mise nelle mani di Dio, a cui tutto è noto. Con la pazienza e con l'umiltà egli si difese dalla sfrontatezza di quelli che dicevano iniquità o pensavano vuotaggini e menzogne o buttavano fuori ogni cosa a loro capriccio: pur talvolta rispondendo, perché dal suo silenzio non nascesse scandalo ai deboli.

2. "Chi sei tu mai, per avere paura di un uomo mortale? " (Is 51,12). L'uomo, oggi c'è, e domani non lo si vede più. Temi Iddio, e non ti sgomenterai di ciò che può farti paura da parte degli uomini. Che cosa può un uomo contro di te, con parole e improperi? Egli nuoce a se stesso, più che a te; né potrà sfuggire al giudizio di Dio, chiunque egli sia. Per quanto ti riguarda, tu tieni fissi gli occhi in Dio, e "non voler opporti a lui, con parole di lamento" ("Tm 2,14). Che se, al momento, sembra che tu soccomba e che tu sia coperto di vergogna immeritata, non devi, per questo, sdegnarti; né devi fare che sia più piccolo il tuo premio, per difetto di pazienza. Guarda, invece, a me, cui è dato di strappare l'uomo da ogni ingiustizia, "rendendo a ciascuno secondo le sue opere" (Mt 16,27; Rm 2,6).


DISCORSO 299/C DISCORSO SUL NATALE DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Discorsi - Sant'Agostino

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Pietro rischia per amore. Saulo convertito in Paolo.

1. Chiamati in tempi diversi, i beati apostoli Pietro e Paolo hanno ricevuto la corona uno stesso giorno. Il Signore chiamò Pietro prima di tutti, Paolo dopo di tutti - Pietro il primo degli Apostoli, Paolo l'ultimo - e li condusse, il primo e l'ultimo, ad un unico giorno. Sussiste una perfettissima interezza quando gli estremi sono in congiunzione con i primi. L'apostolo Pietro ebbe paura sul mare: solo Pietro ebbe paura, ma fu il solo a camminare sul mare. Fu il solo che per timore rinnegò il Signore, ma fu il solo che per amore seguì il Signore fino a cacciarsi nel pericolo. Anche il beato Giovanni fu lì presente, ma poteva contare in anticipo sull'amicizia del sommo sacerdote; infatti Giovanni era amico del sommo sacerdote presso il quale fu condotto il Signore. Pietro seguì per amore; la debolezza vacillò, ma la carità pianse e la debolezza ottenne il perdono. Invece Paolo - Saulo un primo tempo - fu persino nemico di Cristo: perseguitò duramente i cristiani. Era presente quando consumò la sua passione per primo il santo martire Stefano; mentre veniva lapidato, Saulo teneva in serbo le vesti di tutti i lapidatori. Gli sembrava poco lapidare solo con le proprie mani: si ritrovava nelle mani di tutti coloro dei quali custodiva le vesti. Dopo queste cose, avvenuta l'uccisione del beatissimo Stefano, primo a ricevere la corona - infatti anche il suo nome, in lingua greca, sta a significare "corona' -, questo accanitissimo nemico ottenne lettere dai sommi sacerdoti che lo autorizzavano a condurre in catene, perché venissero giustiziati, quanti scoprisse decisamente incamminati su tale via. Quindi, si diresse furente a Damasco, avido di strage, assetato di sangue. Colui che dimora nei cieli - secondo il Salmo - se ne rideva, lo scherniva il Signore 1. Che minacci, crudele, ciò che tu stesso dovrai presto patire? Veramente fu ben poca cosa per Cristo Signore salvare il nemico, atterrare dall'alto con una sola voce il persecutore, rialzare il predicatore! Saulo, disse, Saulo - ancora Saulo - perché mi perseguiti? 2

Si canta il Ps 18.

2. Che degnazione, Fratelli miei! Riconosciamoci nella voce del Signore. Chi potrebbe più perseguitare Cristo, che siede in cielo, alla destra del Padre? Là regnava il Capo, ma le membra, quaggiù, erano ancora nella fatica. Lo stesso Dottore delle Genti, il beato apostolo Paolo, ci ha fatto capire che cosa siamo noi per Cristo. Dice: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra 3. Dunque l'intero Cristo, il Capo e le membra. Osservate il nostro corpo, cogliete la similitudine. Se in mezzo alla folla vieni urtato, se uno ti calpesta il piede, è il capo a risentirsi per il piede. E che cos'è che grida? Tu mi calpesti. Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 4 Poiché quando Saulo perseguitava gli annunziatori del Vangelo, che divulgavano nel mondo intero la conoscenza del Signore, venivano da lui calpestati i piedi di Cristo: in loro, infatti, il Cristo raggiungeva le Genti, in loro il Cristo si affermava rapidamente per ogni dove. Chi sarebbe diventato piede calpestava i piedi di Cristo; chi avrebbe recato agli uomini, per tutta la terra, il Vangelo del Signore, calpestava ciò che egli stesso sarebbe stato. Come sono belli i piedi - dice il Profeta e lo ricorda lo stesso Dottore delle Genti - di coloro che annunziano la pace, dei messaggeri di bene! 5- Anche questo abbiamo cantato nel Salmo: Per tutta la terra si è diffuso il loro annunzio 6. Vuoi sapere dove sia pervenuto Cristo per mezzo di questi piedi? E ai confini del mondo la loro parola 7.

Significato latino del nome ebraico Anania. Come diviso il bottino. Paolo ha sofferto più di quanto ha fatto soffrire.

3. Infine, parlando ad Anania nell'inviarlo a battezzare Saulo, il Signore sentì dirsi da quello: Signore, ho saputo di costui che da ogni parte va perseguitando i tuoi servi 8. Quasi a voler dire: Com'è che mandi la pecora dal lupo? 'Anania' è un termine ebraico che, in latino, suona 'pecora'. Ma, quanto a Saulo, il futuro Paolo, il persecutore che diventerà predicatore, aveva premesso il Profeta: Beniamino lupo rapace 9. Perché Beniamino? Ascolta lo stesso Paolo: Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino 10. Lupo rapace: Al mattino divora la preda, alla sera divide il bottino 11; prima deve divorare, in seguito pascere. Ormai, da predicatore, egli doveva appunto dividere il bottino, sapeva che cosa dare e a chi, che cibo somministrare all'ammalato e al debole, di che nutrire il forte. Distribuendo infatti il bottino, distribuendo, non gettando alla rinfusa... quindi, distribuendo diceva: Io, fratelli, non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non nutrimento solido, perché non ne eravate capaci, ma neanche ora lo siete 12. Distribuisco, non vado gettando alla rinfusa. Poiché la pecora Anania aveva udito il nome di questo lupo, trepidava persino tra le mani del Pastore; ma se è terrorizzata dal lupo, dal Pastore è consolata, è rassicurata, è protetta. Sente dire fatti incredibili di un tale lupo, ma, parlando la verità, autentici e degni di fede. Che risponde infatti il Signore ad Anania, intimorito dalla fama di Paolo? Lascia fare ora, egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli e ai re. Io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome 13. Io gli mostrerò: la voce è di uno che minaccia, ma che prepara la corona. Egli, infine, diventato da persecutore predicatore, che dovette affrontare? Pericoli sul mare, pericoli sui fiumi, pericoli in città, pericoli nel deserto, pericoli tra i falsi fratelli, nella fatica e nel travaglio, nelle molte veglie, nella fame e nella sete, nel freddo e nella nudità, assai spesso in pericolo di morte e, oltre a tutto questo esternamente, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è infermo che io non lo sia? Chi viene scandalizzato senza che io mi sdegni? 14 Eccolo il persecutore. Soffri, affronta; patisci più di quanto hai fatto patire, ma non irritarti, hai ricevuto i frutti. Ma che si aspettava mentre subiva tali cose? Ascoltate da un altro passo: In realtà - dice - quel che costituisce il leggero peso della nostra tribolazione. Come mai ora tutto ciò è leggero? Ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne 15. Perciò era acceso d'amore per le cose eterne quando tollerava con fortezza i mali, sebbene aspri e gravissimi, ma temporanei. Ogni tormento che ha fine è leggero, quando viene promesso un premio senza fine.

I meriti sono i doni di Dio. Dio trovò che punire in Paolo e gli elargì di che essere coronato. Saulo da Saul, Paolo da "poco".

4. E, tuttavia, quando aveva da tollerare, o piuttosto, quando chi non viene meno tollerava in lui e con lui? Oso proprio dire che non era lui a tollerare. Tollerava in quanto vi aderiva fermamente con la volontà e non tollerava in quanto in lui era presente la forza di Cristo. Cristo regnava, Cristo sosteneva, Cristo non abbandonava, era Cristo a correre in chi correva, Cristo conduceva alla palma. Perciò, non offendo se dico che non era lui a tollerare. Parlo, insomma, e parlo con sicurezza, ed egli stesso è il teste che convalida le mie parole. Non voglio che il santo Apostolo si sdegni con me se gli ripeto le sue parole. Parla Paolo, parla, Santo, parla, Apostolo: sappiano da te i miei fratelli che io non ti ho offeso. Che vuole dire mettendosi a confronto con i suoi coapostoli quanto alle fatiche? Non esitò a dire: Ho faticato più di tutti loro 16. Al riguardo, già mi si può rispondere: non egli di certo. Aggiungi allora quel che vien dopo, così che questa dilazione non risulti un mio vanto. Ho faticato più di tutti loro. Eravate già sul punto di irritarvi con me, ma è intervenuto a mio favore e, in certo qual modo, vi prende con le buone. Non vi irritate: Non io però, ma la grazia di Dio con me 17. In tal modo quindi anche parlando della sua passione imminente - della quale ricorre oggi il giorno solennissimo - che disse? Presto sarò immolato ed è imminente l'ora della mia liberazione. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno 18. Renderà: è infatti creditore. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. È cosa dovuta quel che si rende. Ma non ci sarebbe creditore se a questi non fosse stato elargito anteriormente quel che non gli era dovuto. Senza dubbio, ora lo senti dire che si attende il dovuto da Dio, ora ascolti il Cristo che retribuisce: da Paolo stesso sappi che Cristo previene con beni immeritati. Dice: Non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio 19. Intendi ora cosa era dovuto a chi vedi che ormai si prepara la corona: considera quale egli era prima e renditi conto che, quanto alle imprese compiute, niente trovi che non sia degno di pena. Di quale castigo non è degno, avendo perseguitato la Chiesa di Dio? Dovendo subire un pena, quali tormenti sarebbero adeguati? Non sono degno - dice - di essere chiamato apostolo. Sono consapevole di quel che mi era dovuto: a me, che ho perseguitato la Chiesa di Dio, l'apostolato! Perché allora apostolo? Ma per la grazia di Dio sono quello che sono 20. O grazia assolutamente gratuita! Trovò di che punire, ma concesse quanto gli facesse meritare il premio. Notate quel che segue. Per grazia di Dio, dice, sono quel che sono. Ma io non sono degno di essere chiamato apostolo appunto perché ho perseguitato la Chiesa di Dio: mi attendevo castighi, trovo ricompense. A che debbo questo? Perché per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana, ma ho faticato più di tutti loro. Riprendi ad esaltarti? Non io, però, ma la grazia di Dio con me. Bene, ottimamente, non più Saulo, ma Paolo: non più con alterigia, ma con modestia. Saulo fu un nome di orgoglio proprio perché quel re di alta statura e tanto più invidioso quanto più superbo, che perseguitava il santo David, si chiamava Saul. Egli ne aveva derivato il nome: da Saul, Saulo, il nome appropriato del persecutore. Che nome in seguito? Paolo. Che vuol dire Paolo? Poco, pochissimo. Ripensate al termine, voi che siete istruiti; richiamate alla mente anche l'uso comune, voi che ignorate gli studi letterari; Paolo sta per poco. Ti vedrò fra un po'... Ti vedrò poco dopo... dopo un po'.

Paolo la frangia del vestito del Signore. Comune il giorno della passione di Pietro e di Paolo. I meriti di Paolo sono doni di Dio.

5. Osservate allora Paolo, già un tempo Saulo, assetato di sangue, bramoso di strage, ma ora Paolo. Io sono il più piccolo degli Apostoli 21: certo l'infimo, ma il più utile. Forse nella veste del Signore quest'infimo fu un filamento di frangia; questo toccò quella donna e venne liberata dal flusso di sangue; in essa era figurata la Chiesa delle Genti. Alle Genti venne infatti inviato Paolo, il poco, con la salvezza. Dovete infine sapere questo: quella donna che toccò la frangia del Signore non fu da lui notata, ma l'ignorare del Signore è in figura. Ma che era ignorato da lui? Pur tuttavia, poiché quella donna stava a significare la Chiesa delle Genti, dove il Signore non era fisicamente presente, ma vi si trovava nella persona dei discepoli, essendogli stata toccata la frangia, disse: Chi mi ha toccato? E gli Apostoli: Le folle ti stringono da ogni parte e dici: chi mi ha toccato? Ed egli: Qualcuno mi ha toccato 22. Le folle stringono, la fede tocca. Fratelli, siate di quelli che toccano, non di quelli che stringono. Chi mi ha toccato? e: Qualcuno mi ha toccato. Simile ad uno che ignora, Cristo sta a significare: non sta a mentire, ha un significato; che sta a significare? Un popolo che non conoscevo mi ha servito 23. Parla, dunque, Apostolo, nell'imminenza della passione, tu dato alla fatica, ormai sul punto di ricevere la corona, di': Presto sarò immolato ed è imminente l'ora della mia liberazione. Ho combattuto la buona battaglia 24. Che gioverebbe il combattimento se non seguisse la vittoria? Tu dici che hai combattuto, di' pure in forza di chi hai vinto. Consulta un altro passo. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo 25. Ho terminato la corsa. Tu hai terminato la corsa? Riconosci quell'affermazione: Non dipende dalla volontà, né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia 26. Prosegui a dire: Ho conservato la fede. Hai conservato, hai custodito, ma se il Signore non avrà custodito la città, invano vegliano i suoi custodi 27. Perché tu potessi conservare la fede, egli è stato il tuo aiuto, ha conservato in te egli che disse al tuo coapostolo, con il quale hai in comune il giorno della passione, quel che leggesti nel Vangelo: Io ho pregato per te, Pietro, perché la tua fede non venga meno 28. Fa' dunque la tua richiesta, la ricompensa è pronta. Di': ho combattuto la buona battaglia, è vero; ho terminato la corsa, è vero; ho conservato la fede, è vero. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno 29. Richiedi il dovuto: è pronta, senz'altro è pronta la tua corona: ma ricordati che i tuoi meriti sono doni di Dio.

 

 

1 - Cf. Sal 2, 4.

2 - At 9, 4.

3 - 1 Cor 12, 27.

4 - At 9, 4.

5 - Is 52, 7; Rm 10, 15.

6 - Sal 18, 5.

7 - Sal 18, 5.

8 - At 9, 13.

9 - Gn 49, 27.

10 - Rm 11, 1.

11 - Gn 49, 27.

12 - 1 Cor 3, 1-2.

13 - At 9, 15-16.

14 - 2 Cor 11, 26-29.

15 - 2 Cor 4, 17-18.

16 - 1 Cor 15, 10.

17 - 1 Cor 15, 10.

18 - 2 Tm 4, 6-8.

19 - 1 Cor 15, 9.

20 - 1 Cor 15, 10.

21 - 1 Cor 15, 9.

22 - Lc 8, 45-46.

23 - Sal 17, 45.

24 - 2 Tm 4, 6.

25 - 1 Cor 15, 57.

26 - Rm 9, 16.

27 - Sal 126, 1.

28 - Lc 22, 32.

29 - 2 Tm 4, 7-8.


Prologo

La notte oscura - San Giovanni della Croce

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Spiegazione delle strofe che mostrano come l’anima debba comportarsi nel cammino spirituale per arrivare alla perfetta unione d’amore con Dio, quale è possibile raggiungere in questa vita. In queste strofe vengono, altresì, esposte le proprietà di colui che ha raggiunto tale perfezione. Tutto questo è a firma di fra Giovanni della Croce, carmelitano scalzo, autore tra l’altro delle suddette strofe.

PROLOGO AL LETTORE

In questo libro vengono innanzi tutto riportate le strofe che intendo esporre. In seguito verrà spiegata ogni singola strofa, posta prima del suo commento; dopo verranno spiegati i singoli versi, sempre citandoli prima. Nelle prime due strofe si descrivono gli effetti delle due purificazioni spirituali, rispettivamente della parte sensitiva e di quella spirituale dell’uomo. Nelle altre sei si illustrano i diversi e meravigliosi effetti dell’illuminazione spirituale e dell’unione d’amore con Dio.

STROFE DELL’ANIMA

1. In una notte oscura,

con ansie, dal mio amor tutta infiammata,

oh, sorte fortunata!,

uscii, né fui notata,

stando la mia casa al sonno abbandonata.

2. Al buio e più sicura,

per la segreta scala, travestita,

oh, sorte fortunata!,

al buio e ben celata,

stando la mia casa al sonno abbandonata.

3. Nella gioiosa notte,

in segreto, senza esser veduta,

senza veder cosa,

né altra luce o guida avea

fuor quella che in cuor mi ardea.

4. E questa mi guidava,

più sicura del sole a mezzogiorno,

là dove mi aspettava

chi ben io conoscea,

in un luogo ove nessuno si vedea.

5. Notte che mi guidasti,

oh, notte più dell’alba compiacente!

Oh, notte che riunisti

l’Amato con l’amata,

amata nell’Amato trasformata!

6. Sul mio petto fiorito,

che intatto sol per lui tenea serbato,

là si posò addormentato

ed io lo accarezzavo,

e la chioma dei cedri ei ventilava.

7. La brezza d’alte cime,

allor che i suoi capelli discioglievo,

con la sua mano leggera

il collo mio feriva

e tutti i sensi mie in estasi rapiva.

8. Là giacqui, mi dimenticai,

il volto sull’Amato reclinai,

tutto finì e posai,

lasciando ogni pensier

tra i gigli perdersi obliato.

Fine

Inizia la spiegazione delle strofe che mostrano in qual modo l’anima debba percorrere il cammino dell’unione d’amore con Dio, spiegazione composta dal padre fra Giovanni della Croce, carmelitano scalzo.

Prima di cominciare la spiegazione di queste strofe è opportuno ricordare che l’anima le recita quando è già pervenuta allo stato di perfezione, cioè all’unione d’amore con Dio. Essa ha già superato le dure e tormentate prove interiori poste lungo la via stretta che conduce alla vita eterna, di cui parla il Signore nel vangelo (Mt 7.14) e attraverso cui abitualmente essa passa per giungere alla sublime e felice unione con Dio. Poiché questa via è così stretta e così pochi sono quelli che la percorrono, come dice ancora il Signore (Mt 7,14), l’anima deve considerare una sorte davvero fortunata l’essere pervenuta per mezzo di essa alla suddetta perfezione d’amore. Ciò è quanto canta in questa prima strofa, chiamando molto appropriatamente notte oscura questa via angusta, come spiegherò più avanti nei singoli versi della strofa. L’anima, dunque, tutta contenta di essere passata per questa via stretta e di aver ottenuto tanto bene, si esprime nel modo che segue.


16 marzo 1947

Maria Valtorta

 Dolcezze e promesse di Gesù benedetto.
   Segno oggi ciò che è la mia gioia da ormai tre giorni.
   La notte fra il 12 e il 13, mentre spasimavo tanto per la polinevrite che mi si turbava anche il cuore, mi si presentò Gesù col suo Ss. Cuore, scoperto in mezzo al petto e tutto circondato da vibranti fiamme più luminose dell'oro. Mi dice: "Vieni e bevi" e avvicinandosi al letto, di modo che io potessi porre la testa sul suo petto, mi attirò a Sé premendomi la bocca sulla ferita del suo Cuore e premendo con la sua mano il Cuore perché scaturisse copioso il Sangue. E io, la bocca premuta contro i margini della ferita divina, ho bevuto. Mi sembrava di essere un poppante attaccato alla materna mammella.
   Mentre stavo per succhiare pensavo che avrei sentito il sapore del Sangue come quella volta1 che Gesù mi fece bere ad un calice colmo del suo Sangue. Ricordo ancora quel sapore, quel liquido un poco spesso e glutinoso, quell'odore caratteristico del sangue vivo. Ma invece, sin dal primo sorso che mi scese in gola, sentii una dolcezza, una fragranza quale nessun miele, o zucchero, o altra cosa che dolce sia e aromatizzata può avere. Dolce, fragrante, più dolce di un latte materno, più inebbriante di un vino, fragrante più di un balsamo. Non trovo parole per dire ciò che mi era quel Sangue!
   E le fiamme? Nell'accostarmi avevo un poco paura di quel fuoco. Sentivo in distanza il calore vivo di quelle fiamme vibranti, e più Gesù a Sé mi attirava e più mi pareva di andare presso una fornace ardente, ed io del fuoco ho paura. Non sopporto nessun più lieve calore. Ma quando fui col capo contro il Cuore divino, e perciò avvolta fra le cantanti fiamme ­— perché esse vibrando mandavano come delle note melodiosissime, per nulla simili al borbottare e fischiare delle legna sui focolari o al rugghio degli incendi divampanti — sentii le lingue di fiamma carezzarmi le guance e i capelli, insinuarsi in esse, dolci e fresche come vento d'aprile, come raggio di sole in un rugiadoso mattino d'aprile. Sì, proprio così. E mentre gustavo queste sensazioni soavi pensavo — perché questo ha di bello la mia estasi: che mi permette di riflettere, di analizzare, di pensare a ciò che provo, e di ricordare poi; non so se ad altri estatici avvenga così — mentre gustavo così, avvolta fra le fiamme del Cuore divino, pensavo che così dovevano essere le fiamme in mezzo alle quali passeggiavano cantando i tre fanciulli dei quali parla2 Daniele:
   "Egli rese il centro della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada". Sì, proprio così! Il vento fragrante del mattino, nella luce soave del primo sole!
   E Gesù, dopo avermi tenuta a lungo sul Cuore, contro il Cuore perché bevessi, mi staccò di là tenendomi il capo fra le mani, altolevato verso di Lui curvo su me, onde, se io non bevevo più al suo Cuore e se non ero più avvolta nelle fiamme vive, bevevo il suo alito e le sue parole ed ero avvolta nel fuoco del suo sguardo; mi disse:
   «Ecco, in questo differisce ogni fuoco, anche quello purgativo, dal mio fuoco. Perché questo mio è di carità perfettissima e non fa male neppure per fare del bene. E questo è il fuoco che Io serbo per te. Questo solo. Ecco ciò che è per te il mio amore. Fuoco che conforta e non brucia, luce, armonia, carezza soave. Ed ecco ciò che per te è il mio Sangue: dolcezza e forza. Ed ecco ciò che Io faccio per te, a compensarti degli uomini. Ti spremo il mio Sangue come una madre fa col latte al suo nato, tu, figlia mia! Così Io ti amo!»
   Da allora queste parole e questa visione si ripete giornalmente, ed ora Gesù vi aggiunge sempre queste parole:
   «E così ci ameremo in avvenire. Questo è ciò che ti darò in premio del tuo fedele servizio. Questo il tuo futuro sinché vivi in Terra. Doposarà l'unione perfetta.»
   Questa mattina se ne accorse anche P. Mariano, venuto a portare la S. Comunione, che ero lontana dalla Terra più che dalla stessa non lo sia il sole. Ero in Gesù, a bere il suo Sangue e ad allietarmi nel fuoco del suo amore!…
   Anche giorni fa, e precisamente il 14 marzo, mio 50° compleanno, mentre io mi dicevo — dopo aver avuto una visione nella quale Gesù, diretto a Gerusalemme, andava cantando i salmi, così come fanno i pellegrini d'Israele — "Come mi mancheranno questi canti, dopo, quando sarà finito il Vangelo! Che nostalgia del canto perfetto di Gesù! E dei suoi sguardi quando parla alle turbe o ai suoi amici!", Egli mi apparì dicendomi:
   «Perché dici questo? Puoi pensare che Io te ne privi perché tu hai ultimato il lavoro? Io sempre verrò. E per te sola. E sarà ancora più dolce perché sarò tutto per te. Mio piccolo Giovanni, fedele portavoce, non ti leverò nulla di ciò che tu hai meritato: vedermi e sentirmi. Ma anzi ti porterò più su, nelle pure sfere della pura contemplazione, avvolta nei veli mistici che faranno tenda ai nostri amori. Sarai unicamente Maria3. Ora dovevi essere anche Marta perché dovevi lavorare attivamente per essere il portavoce. D'ora in poi contemplerai soltanto. E sarà tanto bello. Sii felice. Tanto. Io ti amo tanto. E tu mi ami tanto. I nostri due amori!… Il Cielo che già ti accoglie! Viene la bella stagione, o mia tortorella nascosta. Ed Io verrò a te fra il vivo profumo delle vigne e dei pometi e ti smemorerò del mondo nel mio amore…»
    Oh! non si può dire ciò che è questo!
 

   [Con date dal 17 al 31 marzo 1947 sono i capitoli da 580 a 586 e i capitoli 588, 590 (esclusi i brani da 4 a 9) e 592 dell'opera L'EVANGELO]
           


   1 come quella volta, il 29-30 marzo 1945.
           
   2 dei quali parla in Daniele 3, 50.
           
   3 Maria… Marta… con riferimento all'episodio narrato in Luca 10, 38-42. Più sotto, immagini prese da Cantico dei cantici 2, 10-17. Al termine, una promessa che fa ricordare lo stato di dolce apatia e di misterioso isolamento psichico che caratterizzò gli ultimi anni della vita terrena di Maria Valtorta. Altri accenni sono negli scritti del 1944: al 4 marzo (verso la fine: …morire in un'estasi), al 15 giugno (verso la fine, dove parla del suo Sole), al 21 luglio (verso il centro: consolata così sovrannaturalmente che rimarrai estatica…) e al 12 settembre (verso la fine: come sarai felice…).