Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi dell'Ottava di Pasqua
Vangelo secondo Giovanni 9
1Passando vide un uomo cieco dalla nascita2e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?".3Rispose Gesù: "né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.4Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.5Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo".6Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco7e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?".9Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!".10Allora gli chiesero: "Come dunque ti furono aperti gli occhi?".11Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista".12Gli dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose: "Non lo so".
13Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco:14era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo".16Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri dicevano: "Come può un peccatore compiere tali prodigi?". E c'era dissenso tra di loro.17Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "È un profeta!".18Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.19E li interrogarono: "È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?".20I genitori risposero: "Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco;21come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso".22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.23Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età, chiedetelo a lui!".
24Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore".25Quegli rispose: "Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo".26Allora gli dissero di nuovo: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?".27Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?".28Allora lo insultarono e gli dissero: "Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè!29Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia".30Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.31Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.32Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.33Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla".34Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?". E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?".36Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?".37Gli disse Gesù: "Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui".38Ed egli disse: "Io credo, Signore!". E gli si prostrò innanzi.39Gesù allora disse: "Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: "Siamo forse ciechi anche noi?".41Gesù rispose loro: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane".
Primo libro dei Re 21
1In seguito avvenne il seguente episodio. Nabot di Izreèl possedeva una vigna vicino al palazzo di Acab re di Samaria.2Acab disse a Nabot: "Cedimi la tua vigna; siccome è vicina alla mia casa, ne farei un orto. In cambio ti darò una vigna migliore oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale".3Nabot rispose ad Acab: "Mi guardi il Signore dal cederti l'eredità dei miei padri".
4Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: "Non ti cederò l'eredità dei miei padri". Si coricò sul letto, si girò verso la parete e non volle mangiare.5Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: "Perché mai il tuo spirito è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?".6Le rispose: "Perché ho detto a Nabot di Izreèl: Cedimi la tua vigna per denaro o, se preferisci, te la cambierò con un'altra vigna ed egli mi ha risposto: Non cederò la mia vigna!".7Allora sua moglie Gezabele gli disse: "Tu ora eserciti il regno su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la darò io la vigna di Nabot di Izreèl!".
8Essa scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai capi, che abitavano nella città di Nabot.9Nelle lettere scrisse: "Bandite un digiuno e fate sedere Nabot in prima fila tra il popolo.10Di fronte a lui fate sedere due uomini iniqui, i quali l'accusino: Hai maledetto Dio e il re! Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia".11Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i capi che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedite.12Bandirono il digiuno e fecero sedere Nabot in prima fila tra il popolo.13Vennero due uomini iniqui, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: "Nabot ha maledetto Dio e il re". Lo condussero fuori della città e lo uccisero lapidandolo.14Quindi mandarono a dire a Gezabele: "Nabot è stato lapidato ed è morto".15Appena sentì che Nabot era stato lapidato e che era morto, disse ad Acab: "Su, impadronisciti della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di vendertela, perché Nabot non vive più, è morto".16Quando sentì che Nabot era morto, Acab si mosse per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderla in possesso.
17Allora il Signore disse a Elia il Tisbita:18"Su, recati da Acab, re di Israele, che abita in Samaria; ecco è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderla in possesso.19Gli riferirai: Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi! Per questo dice il Signore: Nel punto ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue".20Acab disse a Elia: "Mi hai dunque colto in fallo, o mio nemico!". Quegli soggiunse: "Sì, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore.21Ecco ti farò piombare addosso una sciagura; ti spazzerò via. Sterminerò, nella casa di Acab, ogni maschio, schiavo o libero in Israele.22Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele.23Riguardo poi a Gezabele il Signore dice: I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl.24Quanti della famiglia di Acab moriranno in città li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria".
25In realtà nessuno si è mai venduto a fare il male agli occhi del Signore come Acab, istigato dalla propria moglie Gezabele.26Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva distrutto davanti ai figli d'Israele.
27Quando sentì tali parole, Acab si strappò le vesti, indossò un sacco sulla carne e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a testa bassa.28Il Signore disse a Elia, il Tisbita:29"Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si è umiliato davanti a me, non farò piombare la sciagura durante la sua vita, ma la farò scendere sulla sua casa durante la vita del figlio".
Salmi 107
1Alleluia.
Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
3e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.
4Vagavano nel deserto, nella steppa,
non trovavano il cammino per una città dove abitare.
5Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
6Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
7Li condusse sulla via retta,
perché camminassero verso una città dove abitare.
8Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
9poiché saziò il desiderio dell'assetato,
e l'affamato ricolmò di beni.
10Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ceppi,
11perché si erano ribellati alla parola di Dio
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
12Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
cadevano e nessuno li aiutava.
13Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
14Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte
e spezzò le loro catene.
15Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
16perché ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le barre di ferro.
17Stolti per la loro iniqua condotta,
soffrivano per i loro misfatti;
18rifiutavano ogni nutrimento
e già toccavano le soglie della morte.
19Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
20Mandò la sua parola e li fece guarire,
li salvò dalla distruzione.
21Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
22Offrano a lui sacrifici di lode,
narrino con giubilo le sue opere.
23Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
24videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
25Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
26Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.
27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
28Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
29Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
30Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.
31Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
32Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.
33Ridusse i fiumi a deserto,
a luoghi aridi le fonti d'acqua
34e la terra fertile a palude
per la malizia dei suoi abitanti.
35Ma poi cambiò il deserto in lago,
e la terra arida in sorgenti d'acqua.
36Là fece dimorare gli affamati
ed essi fondarono una città dove abitare.
37Seminarono campi e piantarono vigne,
e ne raccolsero frutti abbondanti.
38Li benedisse e si moltiplicarono,
non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
40Colui che getta il disprezzo sui potenti,
li fece vagare in un deserto senza strade.
41Ma risollevò il povero dalla miseria
e rese le famiglie numerose come greggi.
42Vedono i giusti e ne gioiscono
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
43Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà la bontà del Signore.
Salmi 83
1'Canto. Salmo. Di Asaf.'
2Dio, non darti riposo,
non restare muto e inerte, o Dio.
3Vedi: i tuoi avversari fremono
e i tuoi nemici alzano la testa.
4Contro il tuo popolo ordiscono trame
e congiurano contro i tuoi protetti.
5Hanno detto: "Venite, cancelliamoli come popolo
e più non si ricordi il nome di Israele".
6Hanno tramato insieme concordi,
contro di te hanno concluso un'alleanza;
7le tende di Edom e gli Ismaeliti,
Moab e gli Agareni,
8Gebal, Ammon e Amalek
la Palestina con gli abitanti di Tiro.
9Anche Assur è loro alleato
e ai figli di Lot presta man forte.
10Trattali come Madian e Sisara,
come Iabin al torrente di Kison:
11essi furono distrutti a Endor,
diventarono concime per la terra.
12Rendi i loro principi come Oreb e Zeb,
e come Zebee e Sàlmana tutti i loro capi;
13essi dicevano:
"I pascoli di Dio conquistiamoli per noi".
14Mio Dio, rendili come turbine,
come pula dispersa dal vento.
15Come il fuoco che brucia il bosco
e come la fiamma che divora i monti,
16così tu inseguili con la tua bufera
e sconvolgili con il tuo uragano.
17Copri di vergogna i loro volti
perché cerchino il tuo nome, Signore.
18Restino confusi e turbati per sempre,
siano umiliati, periscano;
19sappiano che tu hai nome "Signore",
tu solo sei l'Altissimo su tutta la terra.
Isaia 28
1Guai alla corona superba degli ubriachi di Èfraim,
al fiore caduco, suo splendido ornamento,
che domina la fertile valle, o storditi dal vino!
2Ecco, inviato dal Signore, un uomo potente e forte,
come nembo di grandine, come turbine rovinoso,
come nembo di acque torrenziali e impetuose,
getta tutto a terra con violenza.
3Dai piedi verrà calpestata
la corona degli ubriachi di Èfraim.
4E avverrà al fiore caduco del suo splendido ornamento,
che domina la valle fertile,
come a un fico primaticcio prima dell'estate:
uno lo vede, lo coglie e lo mangia appena lo ha in mano.
5In quel giorno sarà il Signore degli eserciti
una corona di gloria, uno splendido diadema
per il resto del suo popolo,
6ispiratore di giustizia per chi siede in tribunale,
forza per chi respinge l'assalto alla porta.
7Anche costoro barcollano per il vino,
vanno fuori strada per le bevande inebrianti.
Sacerdoti e profeti barcollano
per la bevanda inebriante,
affogano nel vino;
vanno fuori strada per le bevande inebrianti,
s'ingannano mentre hanno visioni,
dondolano quando fanno da giudici.
8Tutte le tavole sono piene di fetido vomito;
non c'è un posto pulito.
9"A chi vuole insegnare la scienza?
A chi vuole spiegare il discorso?
Ai bambini divezzati, appena staccati dal seno?
10Sì: precetto su precetto, precetto su precetto,
norma su norma, norma su norma,
un po' qui, un po' là".
11Con labbra balbettanti e in lingua straniera
parlerà a questo popolo
12colui che aveva detto loro:
"Ecco il riposo! Fate riposare lo stanco.
Ecco il sollievo!". Ma non vollero udire.
13E sarà per loro la parola del Signore:
"precetto su precetto, precetto su precetto,
norma su norma, norma su norma,
un po' qui, un po' là",
perché camminando cadano all'indietro,
si producano fratture, siano presi e fatti prigionieri.
14Perciò ascoltate la parola del Signore,
uomini arroganti,
signori di questo popolo
che sta in Gerusalemme:
15"Voi dite: Abbiamo concluso
un'alleanza con la morte,
e con gli inferi
abbiamo fatto lega;
il flagello del distruttore, quando passerà,
non ci raggiungerà;
perché ci siamo fatti della menzogna un rifugio
e nella falsità ci siamo nascosti".
16Dice il Signore Dio:
"Ecco io pongo una pietra in Sion,
una pietra scelta,
angolare, preziosa, saldamente fondata:
chi crede non vacillerà.
17Io porrò il diritto come misura
e la giustizia come una livella.
La grandine spazzerà via il vostro rifugio fallace,
le acque travolgeranno il vostro riparo.
18Sarà cancellata la vostra alleanza con la morte;
la vostra lega con gli inferi non reggerà.
Quando passerà il flagello del distruttore,
voi sarete la massa da lui calpestata.
19Ogni volta che passerà,
vi prenderà,
poiché passerà ogni mattino,
giorno e notte.
E solo il terrore farà capire il discorso".
20Troppo corto sarà il letto per distendervisi,
troppo stretta la coperta per avvolgervisi.
21Poiché come sul monte Perasìm
si leverà il Signore;
come nella valle di Gàbaon si adirerà
per compiere l'opera, la sua opera singolare,
e per eseguire il lavoro, il suo lavoro inconsueto.
22Ora cessate di agire con arroganza
perché non si stringano di più le vostre catene,
perché un decreto di rovina io ho udito,
da parte del Signore, Dio degli eserciti,
riguardo a tutta la terra.
23Porgete l'orecchio e ascoltate la mia voce,
fate attenzione e sentite le mie parole.
24Ara forse tutti i giorni l'aratore,
rompe e sarchia la terra?
25Forse non ne spiana la superficie,
non vi semina l'anèto e non vi sparge il cumino?
E non vi pone grano e orzo
e spelta lungo i confini?
26E la sua perizia rispetto alla regola
gliela insegna il suo Dio.
27Certo, l'anèto non si batte con il tribbio,
né si fa girare sul cumino il rullo,
ma con una bacchetta si batte l'anèto
e con la verga il cumino.
28Il frumento vien forse schiacciato?
Certo, non lo si pesta senza fine,
ma vi si spinge sopra il rullo
e gli zoccoli delle bestie senza schiacciarlo.
29Anche questo proviene
dal Signore degli eserciti:
egli si mostra mirabile nel consiglio,grande nella sapienza.
Prima lettera di Pietro 5
1Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi:2pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo;3non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge.4E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.
5Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché
'Dio resiste ai superbi,
ma da' grazia agli umili'.
6Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno,7'gettando' in lui ogni 'vostra preoccupazione', perché egli ha cura di voi.8Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.9Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.
10E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi.11A lui la potenza nei secoli. Amen!
12Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi!13Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio.14Salutatevi l'un l'altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo!
Capitolo XVII: Affidare stabilmente in Dio ogni cura di noi stessi
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, lascia che io faccia con te quello che voglio: io so quello che ti è necessario. Tu hai pensieri umani e i tuoi sentimenti seguono spesso suggestioni umane. Signore, è ben vero quanto dici. La tua sollecitudine per me è più grande di ogni premura che io possa avere per me stesso. In verità, chi non rimette in te tutte le sue preoccupazioni si affida proprio al caso. Signore, purché la mia volontà sia continuamente retta e ferma in te, fai di me quello che ti piace. Giacché, qualunque cosa avrai fatto di me non può essere che per il bene. Se mi vuoi nelle tenebre, che tu sia benedetto; e se mi vuoi nella luce, che tu sia ancora benedetto. Se ti degni di darmi consolazione, che tu sia benedetto; e se mi vuoi nelle tribolazione, che tu sia egualmente benedetto.
2. Figlio, se vuoi camminare con me, questo deve essere il tuo atteggiamento. Devi essere pronto a patire, come pronto a godere; devi lietamente essere privo di tutto e povero, come sovrabbondante e ricco. Signore, qualunque cosa vorrai che mi succeda, la sopporterò di buon grado per tuo amore. Con lo stesso animo voglio accettare dalla tua mano bene e male, dolcezza e amarezza, gioia e tristezza; e voglio renderti grazie per ogni cosa che mi accada. Preservami da tutti i peccati, e non temerò né la morte né l'inferno. Purché tu non mi respinga per sempre cancellandomi dal libro della vita, qualunque tribolazione mi piombi addosso non mi farà alcun male.
LETTERA 69: Alipio e Agostino lodano Massimiano di aver rinunciato alla sede episcopale di Bagaia per evitare lo scisma
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta dopo il 27 agosto 402.
Alipio e Agostino lodano Massimiano di aver rinunciato alla sede episcopale di Bagaia per evitare lo scisma (n. 1) e pregano suo fratello Castorio di succedergli nel governo della diocesi (n. 2).
ALIPIO E AGOSTINO INVIANO CRISTIANI SALUTI A CASTORIO, LORO SIGNORE MERITATAMENTE DILETTISSIMO, RAGGUARDEVOLE E STIMABILISSIMO FIGLIO
Lodevole rinuncia per la pace Cristiana.
1. Il nemico dei Cristiani, prendendo a pretesto la persona di tuo fratello e nostro carissimo e amabilissimo figlio, ha tentato di suscitare uno scandalo assai pericoloso alla Chiesa Cattolica, nostra madre, la quale vi accolse nel suo seno amorevole nell'eredità di Cristo allorché fuggiste dallo scisma privo dell'eredità cristiana; il nostro nemico desiderava naturalmente offuscare con la nube sinistra della tristezza la serenità della nostra gioia sorta in noi a causa del bene della vostra buona condotta. Ma il Signore nostro Dio, misericordioso e clemente 1, che consola gli afflitti, nutre i suoi piccini e cura gl'infermi, permise ch'egli avesse qualche potere affinché la gioia per il miglioramento della situazione fosse maggiore del dolore provato nell'abbattimento. Poiché è di gran lunga più glorioso sgravarsi del fardello della dignità episcopale per evitare pericoli alla Chiesa, che sobbarcarsi ad esso per dirigerla e governarla. Dimostra infatti che poteva assumere degnamente una carica ecclesiastica se lo avesse richiesto l'interesse della pace chi, dopo averla ricevuta, non agisce indegnamente per conservarla. Volle dunque Iddio, anche per mezzo di Massimino tuo fratello e figlio nostro, dimostrare ai nemici della propria Chiesa che nelle sue viscere vivono persone che non cercano i propri interessi ma quelli di Gesù Cristo 2. Infatti il ministero d'amministrare i misteri di Dio 3 egli non lo abbandonò trascinato dal desiderio dei vantaggi mondani, ma vi rinunciò spinto da volontà di pace, per evitare cioè che a causa della sua carica episcopale si verificasse una vergognosa, pericolosa o forse anche dannosa scissione nei membri di Cristo. Cosa ci sarebbe infatti di più temerario, di più degno d'esecrazione che abbandonare dapprima lo scisma per la pace della Chiesa Cattolica e poi turbare proprio la pace cattolica per una controversia riguardante la propria carica? Cosa c'è, d'altra parte, di più lodevole, di più conveniente alla carità cristiana che, una volta abbandonata la pazzia e la superbia dei Donatisti, rimanere uniti alla eredità di Cristo per dimostrare con l'amore all'umiltà l'amore all'unità? Per quel che riguarda quindi lui, come godiamo d'averlo trovato talmente forte che la tempesta di questa prova non ha per nulla abbattuto ciò che la parola divina ha fatto crescere nel suo cuore, così desideriamo e preghiamo ch'egli, con una vita consentanea ai suoi costumi, mostri sempre più chiaramente quanto bene avrebbe amministrato quella diocesi, che avrebbe senz'altro amministrato se lo avesse giudicato utile. Ottenga egli in ricompensa la pace eterna promessa alla Chiesa, poiché comprese che non poteva essere utile per lui ciò che non lo era per la pace della Chiesa.
Lo esortano ad assumere l'onere episcopale.
2. Tu però, figlio carissimo, nostra non piccola gioia, che non sei impedito da alcuna simile circostanza dolorosa dall'assumere la carica episcopale sarebbe conveniente che consacrassi a Cristo le qualità naturali da lui in te profuse: poiché l'ingegno, la prudenza e l'eloquenza, la serietà e la sobrietà, e tutte le altre virtù che sono ornamento della tua vita, non sono altro che doni di Dio. Al servizio di chi potrebbero essere messe tali virtù se non dì colui dal quale sono state concesse, affinché siano pure custodite, accresciute, perfezionate e ricompensate? Non siano messe al servizio di questo mondo, affinché non si dileguino con esso e spariscano. Sappiamo che non sono necessarie molte parole per esortarti a ciò, dal momento che tu stesso puoi facilmente considerare le speranze, le insaziabili cupidigie e la vita incerta delle persone frivole. Scaccia dunque via dall'animo tutti i pensieri che avevi concepito in attesa della terrena e falsa felicità; lavora nella vigna di Dio 4, dove il frutto è sicuro, dove sono già state compiute tante promesse fatte tanto tempo prima, che sarebbe pazzesco non sperare che si avverino le restanti. Per la divinità e umanità di Cristo, per la pace di quella città celeste, dai cui esuli ci guadagniamo il riposo eterno con le fatiche sostenute nel tempo, ti scongiuriamo di succedere nella cattedra episcopale della Chiesa Bagaiense a tuo fratello, il quale non è caduto vergognosamente, ma ha ceduto gloriosamente. Fa' comprendere a quei fedeli, ai quali auguriamo assai ricchi progressi spirituali mediante la tua intelligenza e la tua eloquenza fecondata e abbellita dai doni di Dio, fa' comprendere - dico - che tuo fratello non per darsi al dolce far nulla ma per conservare l'unità della Chiesa fece quello che fece. Abbiamo raccomandato che questa lettera non ti venisse letta prima che tu fossi in possesso di quelli ai quali sei necessario. Noi infatti ti abbiamo già nel cuore col vincolo dell'amore, poiché sei molto necessario al nostro collegio episcopale. Saprai in seguito perché non siamo venuti a trovarti anche di persona.
1 - Sal 85, 15; 102, 8; 110, 4; 144, 8; Gc 5, 11.
2 - Fil 2, 21.
3 - 1 Cor 4, l.
4 - Mt 21, 28.
Quarto sogno missionario: l’Africa e la Cina
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa Provvidenza non cessava di squarciare dinanzi agli occhi di Don Bosco
il velo del futuro sui progressi della Congregazione Salesiana nel
campo sconfinato delle Missioni. Anche nel 1885 un sogno rivelatore
venne a manifestargli i disegni di Dio sul remoto avvenire. Don Bosco lo
narrò e commentò ai membri del Consiglio Generale la sera del 2 luglio.
«Mi parve — disse — di essere innanzi a una montagna altissima, sulla
cui vetta stava un angelo splendidissimo per luce, sicché illuminava le
contrade più remote. Intorno al monte vi era un vasto regno di genti
sconosciute.
L’angelo con la destra teneva sollevata in alto una spada, che splendeva
come fiamma vivissima, e con la sinistra mi indicava le regioni
all’intorno. Mi diceva:
— Angelus Arfaxad vocat vos adproelianda bella Domini et ad
congregandospopulos in horrea Domini (L’Angelo Arfaxad vi chiama a
combattere le battaglie del Signore, e a radunare i popoli nei granai
del Signore).
Una turba meravigliosa di Angeli lo circondava. Fra questi vi era Luigi
Colle, a cui faceva corona una moltitudine di giovanetti, ai quali
insegnava a cantare le lodi di Dio.
Intorno alla montagna, ai piedi di essa e sopra i suoi dorsi, abitava
molta gente. Tutti parlavano tra di loro, ma era un linguaggio a me
sconosciuto. Io capivo solo ciò che diceva l’Angelo. Non posso
descrivere quello che ho visto. Sono cose che si vedono, s’intendono, ma
non si possono spiegare.
Innanzi a questa montagna e in tutto questo viaggio mi sembrava di essere sollevato a un’altezza sterminata, come sopra le nuvole, circondato da uno spazio immenso. Chi può esprimere a parole quell’altezza, quella larghezza, quella luce, quel chiarore, quello spettacolo? Si può godere, ma non si può descrivere.
Vi erano molti che mi accompagnavano e mi incoraggiavano, e facevano animo anche ai Salesiani perché non si fermassero nella loro strada. Fra costoro che calorosamente mi tiravano, per così dire, per mano affinché andassi avanti, c’era il caro Luigi Colle e schiere di Angeli, i quali facevano eco al canto di quei giovanetti che gli stavano d’intorno.
Quindi mi parve di essere al centro dell’Africa, in un vastissimo
deserto. In terra era scritto a grossi caratteri trasparenti: Negri. Nel
mezzo vi era l’Angelo di Cam, il quale diceva:
— Cessabit maledictum e la benedizione del Creatore discenderà sopra i
riprovati suoi figli, e il miele e il balsamo guariranno i morsi fatti
dai serpenti; dopo saranno coperte le turpitudini dei figliuoli di Cam.
Finalmente mi parve di essere in Australia. Qui pure vi era un Angelo,
ma non aveva nessun nome. Egli guidava e faceva camminare la gente verso
il mezzodì. Una moltitudine di fanciulli che colà abitavano, tentavano
di venire verso di noi, ma erano impediti dalla distanza e dalle acque
che li separavano. Tendevano però le mani verso Don Bosco e i Salesiani
dicendo:
— Venite in nostro aiuto! Perché non compite l’opera che i vostri padri hanno incominciato?
Molti si fermarono, altri con mille sforzi passarono in mezzo ad animali
feroci e vennero a mischiarsi con i Salesiani, che io non conoscevo, e
si misero a cantare: Benedictus qui venit in nomine Domini (Benedetto
colui che viene nel nome del Signore).
A qualche distanza si vedevano aggregati di isole innumerevoli ma io non
ne potei discernere le particolarità. Mi pare che tutto questo insieme
indicasse che la Provvidenza offriva una porzione di campo evangelico ai
Salesiani, ma in tempo futuro. Le loro fatiche otterranno frutto perché
la mano del Signore sarà costantemente con loro, se non demeriteranno i
suoi favori.
Se potessi imbalsamare e conservare vivi un cinquanta Salesiani di
quelli che ora sono fra di noi, da qui a 500 anni vedrebbero quali
stupendi destini ci riserva la Provvidenza, se saremo fedeli.
Noi saremo sempre ben visti, anche dai cattivi, perché il nostro campo
speciale è di tal fatta da attirare le simpatie di tutti, buoni ed empi.
Potrà essere qualche testa matta che ci voglia distrutti, ma saranno
progetti isolati e senza appoggio degli altri. Tutto sta che i Salesiani
non si lascino prendere dall’amore alle comodità e quindi rifuggano dal
lavoro. Mantenendo anche solo le opere già esistenti e non dandosi al
vizio della gola, avranno caparra di lunga durata.
La Società Salesiana prospererà materialmente se procureremo di
sostenere e di diffondere il Bollettino e l’Opera dei Figli di Maria
Ausiliatrice e la estenderemo: sono così buoni tanti di questi
figliuoli! La loro istituzione è quella che ci darà valenti confratelli
risoluti nella loro vocazione».
Il 10 agosto Don Bosco scriveva al Conte Fiorito Colle di Tolone, padre
di Luigi: «Il nostro amico Luigi mi ha condotto a fare una gita nel
centro dell'Africa, “terra di Cam” come diceva egli, e nelle terre di
Arfaxad, ossia in Cina».
Dopo il sogno, Don Bosco incaricò il chierico Festa di far ricerche nei
dizionari biblici sull’enigmatico Arfaxad, che è nominato nel capo
decimo della Genesi. Si credette poi di aver trovato la chiave del
mistero nel primo volume della Storia della Chiesa del Rohrbacher, il
quale asserisce che da Arfaxad discendono i Cinesi.
Don Bosco si fissò particolarmente sulla Cina e diceva: « Se io avessi
20 Salesiani da spedire in Cina, è certo che vi riceverebbero un
‘accoglienza trionfale, nonostante la persecuzione».
A questo sogno il Santo mostrava di pensare sovente, ne discorreva
volentieri e ravvisava in esso una conferma dei sogni precedenti sulle
Missioni.
31-4 Agosto 21, 1932 Desiderio di Gesù e bisogno che sente del “ti amo” della creatura. Come il suo amore resta fallito. L’amore sangue dell’anima. Anemia che esiste nel mondo.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Stavo girando negli atti della Divina Volontà, ed oh! come vorrei mettere il contraccambio degli atti miei agli atti suoi, ed essendo troppo piccola ed incapace di poter fare atti equivalenti per contraccambio dei suoi, me n’esco col mio piccolo “ti amo”, ma ad onta ch’è piccolo, Gesù lo vuole, l’aspetta per dirmi: “La neonata della mia Volontà ha messo del suo negli atti nostri, sicché non sono più soli, ma hanno la compagnia di colei, per causa della quale furono creati, e questa fu ed è la nostra Volontà, per dare il campo d’azione alla creatura negli stessi atti nostri per poterle dire: Amiamo ed operiamo dentro d’un sol campo”. Ma pensavo tra me: “Che gran che, questo mio piccolo “ti amo” che Gesù vuole e tanto ama?” Ed il mio amato Gesù, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Piccola figlia del mio Volere, tu devi sapere che Io amo il tuo “ti amo” e sto sempre in atto d’aspettarlo, Io ti amo sempre, né cesso mai d’amarti, e se tu fai le soste nell’amarmi, sento che Io ti do il mio amore continuo e tu non me lo dai, ed il mio amore si sente come rubato da te. Invece quando il mio “ti amo” corre, ed il tuo si fa trovare pronto per darmi e ricevere il mio “ti amo”, il mio si sente ripagato, e succede che il tuo “ti amo” non dà tempo al mio, ed il mio non dà tempo al tuo, succede una corsa, una gara d’amore tra Creatore e creatura. Molto più, quando veggo che stai per dirmi “ti amo”, la mia Volontà investe il tuo “ti amo” per farlo da piccolo grande, ed Io trovo il mio amore nel tuo, come non debbo amarlo e volerlo? Figlia, sono i miei soliti stratagemmi, le mie industrie, che do per ricevere, questo è il mio commercio, amo, do amore per ricevere amore, e quando non sono amato, il mio commercio resta fallito, e siccome la mia passione è l’amore, non mi stanco, né mi do indietro, incomincio da capo, ripeto, ripeto le industrie, abbondo di stratagemmi e di tenerezze per rifarmi del mio amore fallito nella creatura. Oh! se sapessi come resta ferito e dolente il mio Cuore quando Io dico “ti amo” ed essa non sente la chiamata che le fa il mio per avere il suo. Oltre di ciò, tu devi sapere che l’amore è il sangue dell’anima, come la mia Volontà è la vita, e come nell’ordine naturale la vita non può funzionare senza del sangue, ed il sangue non può circolare se non ha una vita, ed a secondo l’abbondanza del sangue così gode salute, così nell’ordine soprannaturale, l’anima, la mia Divina Volontà, non può funzionare senza il sangue dell’amore, quanto più amore tanto più si sentirà forte, robusta, attiva nell’operare, altrimenti soffrirà d’anemia e potrà finire in tisi, sicché quando non vi è il sangue sufficiente dell’amore, la mia stessa Volontà per quanto è vita, si rende malata nell’anima ed inoperante, perché le manca il sangue dell’amore per funzionare; tutte le virtù si rendono anemiche, ed invece di pazienza, di fortezza, di santità, si vedranno tutte scolorite queste virtù, cambiandosi in difetti. Perciò c’è molta anemia nel mondo, perché manca il sangue puro del mio amore, e di conseguenza vanno incontro ad una tisi terribile, che le porta alla rovina nell’anima e nel corpo. Ecco perciò amo tanto il tuo “ti amo”, e lo voglio in tutti gli atti miei, in tutte le cose create, in ogni atto di creatura, per poter formare molto sangue come antidoto e rimedio all’anemia che esiste, e questo sarà preparativo al regno della mia Volontà. Perciò sento il bisogno del tuo amore, è vero che è piccolo, ma Io non guardo se è piccolo o grande, piuttosto guardo se è stato fatto nella potenza della mia Volontà, che gli atti più piccoli me li fa grandi e l’investe di tale bellezza da sentirmi rapire. Quindi ti basta sapere che lo voglio, mi piace, mi rendi contento, per farlo, se è piccolo o grande me la veggo Io, e questo tuo “ti amo” lo voglio nel palpito del tuo cuore, nell’aria che respiri, nel cielo, nel sole, insomma in tutto. Oh! come vorrei vedere che il tuo “ti amo” investe Cielo e terra, creature e Creatore”.