Liturgia delle Ore - Letture
Martedi dell'Ottava di Pasqua
Vangelo secondo Marco 10
1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".
13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".
32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".
35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".
41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Secondo libro dei Maccabei 4
1Il suddetto Simone, che si era fatto delatore dei beni e della patria, diffamava Onia, come se avesse percosso Eliodòro e fosse stato l'organizzatore dei disordini;2osava definire nemico della cosa pubblica il benefattore della città, il protettore dei cittadini, il difensore delle leggi.3L'odio era giunto a tal punto che si compirono delle uccisioni da parte di uno dei gregari di Simone;4allora Onia, vedendo l'aggravarsi dell'invidia e accorgendosi che Apollonio figlio di Menèsteo, stratega della Celesira e della Fenicia, aizzava la perfidia di Simone,5si recò dal re, non per far la parte di accusatore dei suoi concittadini, ma per provvedere al bene comune del popolo e di ciascuno in particolare.6Vedeva infatti che senza un provvedimento del re era impossibile ristabilire la pace nella vita pubblica e che Simone non avrebbe messo freno alla sua pazzia.
7Ma, Selèuco essendo passato all'altra vita e avendo preso le redini del governo Antioco chiamato anche Epìfane, Giàsone, fratello di Onia, volle procurarsi con la corruzione il sommo sacerdozio8e, in un incontro con il re, gli promise trecentosessanta talenti d'argento e altri ottanta talenti riscossi con un'altra entrata.9Oltre a questi prometteva di versargli altri centocinquanta talenti, se gli fosse stato concesso di stabilire di sua autorità una palestra e un campo d'addestramento e di erigere una corporazione d'Antiocheni a Gerusalemme.10Avendo il re acconsentito, egli, ottenuto il potere, si diede subito a trasformare i suoi connazionali secondo i costumi greci,11annullando i favori concessi dal re ai Giudei, ad opera di Giovanni, padre di quell'Eupolemo che aveva guidato l'ambasciata presso i Romani per negoziare il patto d'amicizia e di alleanza, e sradicando le leggi cittadine inaugurò usanze perverse.12Fu subito zelante nel costruire una palestra, proprio ai piedi dell'acròpoli, e nell'indurre i giovani più distinti a portare il pètaso.13Così era raggiunto il colmo dell'ellenizzazione e la diserzione verso i costumi stranieri per l'eccessiva corruzione dell'empio e falso sommo sacerdote Giàsone.14Perciò i sacerdoti non erano più premurosi del servizio all'altare, ma, disprezzando il tempio e trascurando i sacrifici, si affrettarono a partecipare agli spettacoli contrari alla legge nella palestra, appena dato il segnale del lancio del disco.15Così tenendo in poco conto le glorie patrie stimavano nobilissime le glorie elleniche.16Ma appunto a causa di queste li sorprese una grave situazione e si ebbero quali avversari e punitori proprio coloro le cui istituzioni seguivano con zelo e a cui cercavano di rassomigliare in tutto.17Non è cosa che resti impunita il comportarsi empiamente contro le leggi divine, come dimostrerà chiaramente il successivo periodo di tempo.
18Celebrandosi in Tiro i giochi quinquennali con l'intervento del re,19l'empio Giàsone inviò come rappresentanti alcuni Antiocheni di Gerusalemme, i quali portavano con sé trecento dramme d'argento per il sacrifico a Ercole; ma questi portatori ritennero non conveniente usarle per il sacrifico, bensì impiegarle per altra spesa.20Così il denaro destinato al sacrificio a Ercole da parte del mandante, servì, grazie ai portatori, per la costruzione delle triremi.
21Antioco, avendo mandato Apollonio, figlio di Menèsteo, in Egitto per l'intronizzazione del re Filomètore, venne a sapere che costui era diventato contrario al suo governo e quindi si preoccupò della sua sicurezza. Perciò si recò a Giaffa, poi mosse alla volta di Gerusalemme.22Fu accolto da Giàsone e dalla città con dimostrazioni magnifiche e introdotto con corteo di fiaccole e acclamazioni. Così riprese la marcia militare verso la Fenicia.
23Tre anni dopo, Giàsone mandò Menelao, fratello del già menzionato Simone, a portare al re denaro e a presentargli un memoriale su alcuni affari importanti.24Ma quello, fattosi presentare al re e avendolo ossequiato con un portamento da persona autorevole, si accaparrò il sommo sacerdozio, superando l'offerta di Giàsone di trecento talenti d'argento.25Munito delle disposizioni del re, si presentò di ritorno, non avendo con sé nulla che fosse degno del sommo sacerdozio, ma avendo le manie di un tiranno unite alla ferocia di una belva.26Così Giàsone, che aveva tradito il proprio fratello, fu tradito a sua volta da un altro e fu costretto a fuggire nel paese dell'Ammanìtide.27Menelato si impadronì del potere, ma non s'interessò più del denaro promesso al re,28sebbene gliele avesse fatto richiesta Sòstrato, comandante dell'acròpoli; questi infatti aveva l'incarico della riscossione dei tributi. Per questo motivo tutti e due furono convocati dal re.29Menelao lasciò come sostituto nel sommo sacerdozio Lisìmaco suo fratello; Sòstrato lasciò Cratéte, comandante dei Ciprioti.
30Mentre così stavano le cose, le città di Tarso e Mallo si ribellarono, perché erano state date in dono ad Antiòchide, concubina del re.31Il re partì in fretta per riportare all'ordine la situazione, lasciando come luogotenente Andronìco, uno dei suoi dignitari.32Menelao allora, pensando di aver trovato l'occasione buona, sottrasse alcuni arredi d'oro del tempio e ne fece omaggio ad Andronìco; altri poi si trovò che li aveva venduti a Tiro e nelle città vicine.33Ma Onia lo biasimò, dopo essersi accertato della cosa ed essersi rifugiato in località inviolabile a Dafne situata presso Antiochia.34Per questo Menelao, incontratosi in segreto con Andronìco, lo pregò di sopprimere Onia. Quegli, recatosi da Onia e ottenutane con inganno la fiducia, dandogli la destra con giuramento lo persuase, sebbene ancora guardato con sospetto, ad uscire dall'asilo e subito lo uccise senza alcun riguardo alla giustizia.35Per questo fatto non solo i Giudei, ma anche molti altri popoli si mossero a sdegno e tristezza per l'empia uccisione di tanto uomo.36Quando il re tornò dalle località della Cilicia, si presentarono a lui i Giudei della città insieme con i Greci che condividevano l'esecrazione dell'uccisione di Onia contro ogni diritto.37Antioco fu intimamente rattristato, colpito da cordoglio e mosso a lacrime per la saggezza e la grande prudenza del defunto;38subito, acceso di sdegno, tolse la porpora ad Andronìco, ne stracciò le vesti e lo trascinò attraverso tutta la città fino al luogo stesso dove egli aveva sacrilegamente ucciso Onia e là cancellò dal mondo l'assassino. Così il Signore gli rese il meritato castigo.
39Essendo poi avvenuti molti furti sacrileghi in città da parte di Lisìmaco su istigazione di Menelao ed essendosene sparsa la voce al di fuori, il popolo si ribellò a Lisìmaco, quando già molti arredi d'oro erano stati portati via.40La folla era eccitata e piena di furore e Lisìmaco, armati circa tremila uomini, diede inizio ad atti di violenza, mettendo come comandante un certo Aurano già avanzato in età e non meno in stoltezza.41Ma quelli, appena si accorsero dell'aggressione di Lisìmaco, afferrarono chi pietre, chi grossi bastoni, altri raccolsero a manciate la polvere sul posto e si gettarono contro coloro che stavano attorno a Lisìmaco.42A questo modo ne ferirono molti, alcuni ne stesero morti, costrinsero tutti alla fuga, misero a morte lo stesso saccheggiatore del tempio presso la camera del tesoro.
43Per questi fatti fu intentato un processo contro Menelao.44Venuto il re a Tiro, i tre uomini mandati dal consiglio degli anziani difesero presso di lui il loro diritto.45Menelao, ormai sul punto di essere abbandonato, promise una buona quantità di denaro a Tolomeo, figlio di Dorìmene, perché traesse il re dalla sua parte.46Tolomeo invitò il re sotto un portico, come per prendere il fresco, e gli fece mutar parere.47Così il re prosciolse dalle accuse Menelao, causa di tutto il male, e a quegli infelici che, se avessero discusso la causa anche presso gli Sciti, sarebbero stati prosciolti come innocenti, decretò la pena di morte.48Così senza dilazione subirono l'ingiusta pena coloro che avevano difeso la città, il popolo e gli arredi sacri.49Gli stessi cittadini di Tiro, indignati per questo fatto, provvidero generosamente quanto occorreva per la loro sepoltura.50Menelao invece, per la cupidigia dei potenti, rimase al potere, crescendo in malvagità e facendosi grande traditore dei concittadini.
Salmi 63
1'Salmo. Di Davide, quando dimorava nel deserto di Giuda.'
2O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco,
di te ha sete l'anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta,
arida, senz'acqua.
3Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
4Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.
5Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
6Mi sazierò come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
7Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
8a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all'ombra delle tue ali.
9A te si stringe l'anima mia
e la forza della tua destra mi sostiene.
10Ma quelli che attentano alla mia vita
scenderanno nel profondo della terra,
11saranno dati in potere alla spada,
diverranno preda di sciacalli.
12Il re gioirà in Dio,
si glorierà chi giura per lui,
perché ai mentitori verrà chiusa la bocca.
Salmi 97
1Il Signore regna, esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
2Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sono la base del suo trono.
3Davanti a lui cammina il fuoco
e brucia tutt'intorno i suoi nemici.
4Le sue folgori rischiarano il mondo:
vede e sussulta la terra.
5I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
6I cieli annunziano la sua giustizia
e tutti i popoli contemplano la sua gloria.
7Siano confusi tutti gli adoratori di statue
e chi si gloria dei propri idoli.
Si prostrino a lui tutti gli dèi!
8Ascolta Sion e ne gioisce,
esultano le città di Giuda
per i tuoi giudizi, Signore.
9Perché tu sei, Signore,
l'Altissimo su tutta la terra,
tu sei eccelso sopra tutti gli dèi.
10Odiate il male, voi che amate il Signore:
lui che custodisce la vita dei suoi fedeli
li strapperà dalle mani degli empi.
11Una luce si è levata per il giusto,
gioia per i retti di cuore.
12Rallegratevi, giusti, nel Signore,
rendete grazie al suo santo nome.
Daniele 11
1 e io, nell'anno primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno.
2Ed ora io ti manifesterò la verità. Ecco, vi saranno ancora tre re in Persia: poi il quarto acquisterà ricchezze superiori a tutti gli altri e dopo essersi reso potente con le ricchezze, muoverà con tutti i suoi contro il regno di Grecia.3Sorgerà quindi un re potente e valoroso, il quale dominerà sopra un grande impero e farà ciò che vuole;4ma appena si sarà affermato, il suo regno verrà smembrato e diviso ai quattro venti del cielo, ma non fra i suoi discendenti né con la stessa forza che egli possedeva; il suo regno sarà infatti smembrato e dato ad altri anziché ai suoi discendenti.
5Il re del mezzogiorno diverrà potente e uno dei suoi capitani sarà più forte di lui e il suo impero sarà grande.6Dopo qualche anno faranno alleanza e la figlia del re del mezzogiorno verrà al re del settentrione per fare la pace, ma non potrà mantenere la forza del suo braccio e non resisterà né lei né la sua discendenza e sarà condannata a morte insieme con i suoi seguaci, il figlio e il marito.7In quel tempo, da un germoglio delle sue radici sorgerà uno, al posto di costui, e verrà con un esercito e avanzerà contro le fortezze del re del settentrione, le assalirà e se ne impadronirà.8Condurrà in Egitto i loro dèi con le loro immagini e i loro preziosi oggetti d'oro e d'argento, come preda di guerra, poi per qualche anno si asterrà dal contendere con il re del settentrione.9Questi muoverà contro il re del mezzogiorno, ma se ne ritornerà nel suo paese.
10Poi suo figlio si preparerà alla guerra, raccogliendo una moltitudine di grandi eserciti, con i quali avanzerà come una inondazione: attraverserà il paese per attaccare di nuovo battaglia e giungere sino alla sua fortezza.11Il re del mezzogiorno, inasprito, uscirà per combattere con il re del settentrione, che si muoverà con un grande esercito, ma questo cadrà in potere del re del mezzogiorno,12il quale dopo aver disfatto quell'esercito si gonfierà d'orgoglio, ma pur avendo abbattuto decine di migliaia, non per questo sarà più forte.13Il re del settentrione di nuovo metterà insieme un grande esercito, più grande di quello di prima, e dopo qualche anno avanzerà con un grande esercito e con grande apparato.14In quel tempo molti si alzeranno contro il re del mezzogiorno e uomini violenti del tuo popolo insorgeranno per adempiere la visione, ma cadranno.15Il re del settentrione verrà, costruirà terrapieni e occuperà una città ben fortificata. Le forze del mezzogiorno, con truppe scelte, non potranno resistere, mancherà loro la forza per opporre resistenza.16L'invasore farà ciò che vuole e nessuno gli si potrà opporre; si stabilirà in quella magnifica terra e la distruzione sarà nelle sue mani.17Quindi si proporrà di occupare tutto il regno del re del mezzogiorno, stipulerà un'alleanza con lui e gli darà sua figlia per rovinarlo, ma ciò non riuscirà e non raggiungerà il suo scopo.
18Poi volgerà le mire alle isole e ne prenderà molte, ma un comandante straniero farà cessare la sua arroganza, facendola ricadere sopra di lui.19Si volgerà poi verso le fortezze del proprio paese, ma inciamperà, cadrà, scomparirà.20Sorgerà quindi al suo posto uno che manderà esattori nella terra perla del suo regno, ma in pochi giorni sarà stroncato, non nel furore di una rivolta né in battaglia.
21Gli succederà poi un uomo abbietto, privo di dignità regale: verrà di nascosto e occuperà il regno con la frode.22Le forze armate saranno annientate davanti a lui e sarà stroncato anche il capo dell'alleanza.23Non appena sarà stata stipulata un'alleanza con lui, egli agirà con la frode, crescerà e si consoliderà con poca gente.24Entrerà di nascosto nei luoghi più fertili della provincia e farà cose che né i suoi padri né i padri dei suoi padri osarono fare; distribuirà alla sua gente preda, spoglie e ricchezze e ordirà progetti contro le fortezze, ma ciò fino ad un certo tempo.
25La sua potenza e il suo ardire lo spingeranno contro il re del mezzogiorno con un grande esercito e il re del mezzogiorno verrà a battaglia con un grande e potente esercito, ma non potrà resistere, perché si ordiranno congiure contro di lui:26i suoi stessi commensali saranno causa della sua rovina; il suo esercito sarà travolto e molti cadranno uccisi.27I due re non penseranno che a farsi del male a vicenda e seduti alla stessa tavola parleranno con finzione, ma senza riuscire nei reciproci intenti, perché li attenderà la fine, al tempo stabilito.28Egli ritornerà nel suo paese con grandi ricchezze e con in cuore l'avversione alla santa alleanza: agirà secondo i suoi piani e poi ritornerà nel suo paese.29Al tempo determinato verrà di nuovo contro il paese del mezzogiorno, ma quest'ultima impresa non riuscirà come la prima.30Verranno contro lui navi dei Kittìm ed egli si sentirà scoraggiato e tornerà indietro. Si volgerà infuriato e agirà contro la santa alleanza, e nel suo ritorno se la intenderà con coloro che avranno abbandonato la santa alleanza.31Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l'abominio della desolazione.
32Con lusinghe egli sedurrà coloro che avranno apostatato dall'alleanza, ma quanti riconoscono il proprio Dio si fortificheranno e agiranno.33I più saggi tra il popolo ammaestreranno molti, ma cadranno di spada, saranno dati alle fiamme, condotti in schiavitù e saccheggiati per molti giorni.34Mentre così cadranno, riceveranno un po' di aiuto: molti però si uniranno a loro ma senza sincerità.35Alcuni saggi cadranno perché fra di loro ve ne siano di quelli purificati, lavati, resi candidi fino al tempo della fine, che dovrà venire al tempo stabilito.
36Il re dunque farà ciò che vuole, s'innalzerà, si magnificherà sopra ogni dio e proferirà cose inaudite contro il Dio degli dèi e avrà successo finché non sarà colma l'ira; poiché ciò che è stato determinato si compirà.37Egli non si curerà neppure delle divinità dei suoi padri né del dio amato dalle donne, né di altro dio, poiché egli si esalterà sopra tutti.38Onorerà invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con gemme e con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto.39Nel nome di quel dio straniero attaccherà le fortezze e colmerà di onori coloro che lo riconosceranno: darà loro il potere su molti e distribuirà loro terre in ricompensa.
40Al tempo della fine il re del mezzogiorno si scontrerà con lui e il re del settentrione gli piomberà addosso, come turbine, con carri, con cavalieri e molte navi; entrerà nel suo territorio invadendolo.41Entrerà anche in quella magnifica terra e molti paesi soccomberanno. Questi però scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab e gran parte degli Ammoniti.42Metterà così la mano su molti paesi; neppure l'Egitto scamperà.43S'impadronirà di tesori d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose d'Egitto: i Libi e gli Etiopi saranno al suo seguito.44Ma notizie dall'oriente e dal settentrione lo turberanno: egli partirà con grande ira per distruggere e disperdere molti.45Pianterà le tende del suo palazzo fra il mare e il bel monte santo: poi giungerà alla fine e nessuno verrà in suo aiuto.
Lettera ai Romani 1
1Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio,2che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture,3riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne,4costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore.5Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome;6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo.7A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
8Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo.9Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi,10chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi.11Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati,12o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.13Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili.14Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti:15sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma.
16Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.17È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: 'Il giusto vivrà mediante la fede'.
18In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia,19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato.20Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità;21essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti23e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
24Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi,25poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento.28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno,29colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori,30maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori,31insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.32E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.
Capitolo VI: gli sregolati moti dell'anima
Leggilo nella BibliotecaOgni qual volta si desidera una cosa contro il volere di Dio, subito si diventa interiormente inquieti. Il superbo e l'avaro non hanno mai requie; invece il povero e l'umile di cuore godono della pienezza della pace. Colui che non è perfettamente morto a se stesso cade facilmente in tentazione ed è vinto in cose da nulla e disprezzabili. Colui che è debole nello spirito ed è, in qualche modo, ancora volto alla carne e ai sensi, difficilmente si può distogliere del tutto dalle brame terrene; e, quando pur riesce a sottrarsi a queste brame, ne riceve tristezza. Che se poi qualcuno gli pone ostacolo, facilmente si sdegna; se, infine, raggiunge quel che bramava, immediatamente sente in coscienza il peso della colpa, perché ha assecondato la sua passione, la quale non giova alla pace che cercava. Giacché la vera pace del cuore la si trova resistendo alle passioni, non soggiacendo ad esse. Non già nel cuore di colui che è attaccato alla carne, non già nell'uomo volto alle cose esteriori sta la pace; ma nel cuore di colui che è pieno di fervore spirituale.
LETTERA 51 Agostino esorta Crispino a scrivergli sulla questione dello scisma.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta tra il 399 e il 400.
Agostino esorta Crispino a rispondere per lettera ad alcuni argomenti proposti circa lo scisma (n. 1), ricordandogli che gli stessi Donatisti riammisero nell'episcopato gli autori di un altro scisma avvenuto nell'interno del loro scisma (n. 2); confuta le calunnie di presunte persecuzioni dei Cattolici contro i Donatisti (n. 3) e l'affermazione che i Cattolici non hanno il battesimo cristiano (n. 4-5).
[A CRISPINO] il destinatario manca nei manoscritti
Agostino esorta Crispino a scrivergli sulla questione dello scisma.
1. Ho premesso questa soprascritta alla mia lettera poiché i vostri rimproverano la nostra umiltà; potrebbe sembrare che io abbia fatto ciò per arrecarti un affronto se non aspettassi da te una risposta nei termini usati da me. Perché dovrei usare molte parole per ricordarti la promessa da te fatta a Cartagine o le mie preghiere insistenti? In qualunque modo fin'ora abbiamo agito, il passato non c'impedisca di compiere il resto. Ora per grazia di Dio non c'è scusa che tenga, a mio parere: tutt'e due siamo in Numidia e siamo vicini l'uno all'altro. M'è giunta la voce che vuoi provare ancora a discutere con me sulla questione che divide la nostra comunione. Vedi come in breve si tolgono di mezzo tutte le tergiversazioni. Rispondi alla presente lettera, se lo vuoi; forse ciò sarà sufficiente non solo a noi, ma pure a quanti desiderano ascoltarci; se non basterà, riprenderemo e ci scambieremo la nostra corrispondenza epistolare fino a che basti. Quale comodità maggiore ci potrebbe offrire la vicinanza sì grande delle città in cui abitiamo? Ho stabilito infatti di non trattare con voi su questo argomento se non per corrispondenza epistolare, non solo perché a nessuno di voi sfugga dalla memoria ciò che si dice, ma anche per non privarne quanti hanno a ciò interesse e per caso non possono partecipare al dibattito. Voi siete soliti mettere in campo ripetutamente le falsità che volete a proposito di fatti del passato, forse non tanto per gusto di mentire quanto per errore. Se quindi siete d'accordo, giudichiamo i fatti passati in base ai presenti. Senza dubbio ricordi come ai tempi del popolo prediletto fu commesso pure il sacrilegio dell'idolatria 1 e dal re dispregiatore fu bruciato il libro del profeta 2; il peccato dello scisma non sarebbe stato punito in modo più crudele che questi due peccati, se non fosse giudicato più grave. Ricordi infatti come gli autori dello scisma furono inghiottiti vivi dalla terra e quanti avevano acconsentito furono inceneriti dal fuoco caduto dal Cielo 3. Né la costruzione e l'adorazione dell'idolo, né il bruciamento del libro sacro meritarono un simile castigo.
Gli stessi Donatisti riammisero nell'episcopato gli autori di uno scisma.
2. Perché dunque voi, che siete soliti rinfacciarci colpe dei nostri che non son provate ma che sono piuttosto provate nei confronti dei vostri, di coloro cioè che, spinti dalla paura della persecuzione, consegnarono i Libri del Signore perché fossero bruciati nel fuoco; perché dunque avete accolto di nuovo nel medesimo episcopato coloro che avevate condannati, dico Feliciano Mustitano e Pretestato Assuritano? E dire che, rei di aver provocato lo scisma, li avevate condannati "con sentenza veridica del vostro concilio plenario", come è scritto negli Atti relativi! Nessuno di questi due - come voi dite a chi non conosce i fatti - era del numero di coloro ai quali il vostro concilio aveva prorogato e fissato un termine, passato il quale, se non fossero tornati alla vostra comunione, sarebbero stati sottoposti alla pena stabilita dalla medesima sentenza; questi erano invece del numero di quelli da voi condannati senza dilazione, in quel giorno in cui a quelli concedeste la dilazione. Se lo negherai lo proverò. Il vostro concilio è molto esplicito a tal proposito; abbiamo pure nelle nostre mani gli Atti proconsolari, nei quali avete esposto non una sola volta il fatto. Prepara dunque un'altra difesa, se lo puoi, per non frapporre indugi col negare ciò che io proverò irrefutabilmente. Poiché se Feliciano e Pretestato erano innocenti, perché mai furono colpiti da quella condanna? Se invece erano colpevoli, perché furono poi reintegrati? Se proverai che sono innocenti, perché non dovremmo noi credere che poterono essere condannati degli innocenti sotto la falsa accusa d'aver consegnato i Libri Sacri, da un numero molto minore di vostri predecessori, se da trecentodieci loro successori poterono essere condannati degli innocenti sotto l'imputazione d'una falsa colpa, in base a una sentenza da voi detta pomposamente: "sentenza veridica del concilio plenario"? Se invece proverai che furono condannati giustamente, qual difesa ti rimane per giustificare che furono reintegrati nel medesimo episcopato, se non esagerando l'utilità e il vantaggio della pace, per dimostrare che si debbano tollerare pure queste colpe per non spezzare il vincolo dell'unità? Volesse il cielo che tu agissi non solo con le forze della parola, ma pure del cuore! Allora comprenderesti certamente che non dev'essere violata da nessuna calunnia la pace di Cristo diffusa per tutta la terra, se è lecito in Africa reintegrare nel medesimo vescovado perfino vescovi condannati per un sacrilego scisma.
Infondate accuse di persecuzioni fatte dai Cattolici.
3. Un'altra delle solite vostre accuse lanciate contro di noi è che vi perseguitiamo per mezzo delle autorità civili. A questo proposito non voglio discutere quale castigo meritereste per la gravità di un sì mostruoso peccato, o quanto siamo moderati verso di voi per spirito di cristiana mansuetudine; dico solo: se questa è una colpa, perché mai voi avete perseguitato con tanto accanimento i Massimianisti invocando contro di essi l'autorità dei giudici inviati dagli Imperatori i quali furono per mezzo del Vangelo generati a Cristo dalla nostra comunione? Perché li avete scacciati dalle basiliche che essi occupavano già al momento in cui avvenne lo scisma? Perché li avete spaventati con lo strepito delle vostre controversie, con le ordinanze dei magistrati, con gli assalti delle truppe di polizia? Le traversie da essi patite in ogni luogo durante tale persecuzione sono attestate da tante tracce di fatti recenti; quali ordini furono impartiti è indicato dai registri pubblici; le terre, in cui viene pure venerata come santa la memoria di quel famigerato vostro capo militare che fu Ottato, parlano ancora ad alta voce delle azioni da voi compiute contro di essi.
I Donatisti e il battesimo cristiano.
4. Siete pure soliti affermare che noi non abbiamo il battesimo di Cristo, anzi ch'esso non esiste in nessun'altra comunione all'infuori della vostra! Potrei fare su tale argomento una dissertazione piuttosto lunga, ma qual bisogno ce n'è contro di voi, i quali, nell'accogliere Feliciano e Pretestato, accoglieste pure il battesimo dei Massimianisti? Ecco tutti quelli che essi battezzarono quand'erano in comunione con Massimiano, allorché tentaste di scacciare dalle loro basiliche mediante un lungo dibattito giudiziale - come attestano i verbali degli Atti - i due espressamente nominati, cioè Feliciano e Pretestato; tutti quelli dunque i quali in quel tempo essi battezzarono, ora li hanno con sé e con voi; quei tali furono battezzati non solo in caso di gravi malattie, ma pure durante le solennità pasquali in tante chiese appartenenti alle loro città e anche nelle stesse grandi città, ove ricevettero il battesimo fuori della vostra comunione pur rimanendo nell'empio scisma. A nessuno di essi fu ripetuto il battesimo. Volesse il cielo che voi poteste provare che, dopo la riassunzione di Feliciano e Pretestato [nella vostra setta] sia stato ripetuto (perché, secondo voi, fosse valido) il battesimo di tutti quelli ai quali era stato conferito (secondo voi in modo invalido) da quei due quando erano nell'empio scisma ma fuori [della vostra setta]. Se infatti questi dovevano esser battezzati di nuovo, dovevano essere ordinati di nuovo anche quei due. Poiché se non potevano battezzare fuori della vostra comunione avevano perduto l'episcopato staccandosi da voi: se invece staccandosi da voi non avevano perduto l'episcopato, potevano ben conferire il battesimo. Se poi avevan perduto l'episcopato, tornando dovevano ricevere di nuovo l'ordinazione. Ma non temere: com'è certo ch'essi ritornarono con la medesima dignità vescovile con la quale erano usciti, così è certo che quanti amministrarono il battesimo nello scisma di Massimiano si riconciliarono con la vostra comunione senza che venisse affatto ripetuto il Battesimo.
L'unico battesimo cristiano.
5. Quali lacrime sarebbero mai sufficienti per piangere che si accetti il battesimo dei Massimianisti e si respinga con disprezzo il Battesimo della Chiesa universale? Dopo averli giudicati o senza averli giudicati, a ragione o a torto avete condannato Feliciano, avete condannato Pretestato; orbene, dimmi: chi dei vostri giudicò mai o condannò un vescovo di Corinto, della Galazia, di Efeso, dì Colosse, di Filippi, di Tessalonica e di tutte le altre città, a proposito delle quali è stato detto: Si prostreranno in adorazione dinanzi a Lui tutte le famiglie delle genti 4? Dunque, si accetta il battesimo di costoro e si respinge con disprezzo il battesimo di quelli che non sono né degli uni né degli altri, ma di Colui del quale è stato detto: Questo è colui che battezza 5? Ma non parlo di ciò: tu fissa l'attenzione ai fatti che sono evidenti, osserva bene i fatti che colpiscono perfino gli occhi d'un cieco: persone condannate hanno il battesimo e non lo hanno persone neppure giudicate? Hanno il battesimo persone nominate espressamente come colpevoli di scisma e scomunicati, e non l'hanno persone sconosciute ai Donatisti, lontane dalle regioni di questi, mai giudicate? Lo hanno quelli staccatisi da una setta scismatica dell'Africa e non l'hanno quelli ai quali venne nell'Africa lo stesso Vangelo? Ma perché sto ad importunarti con altre considerazioni? Rispondi alle mie domande: considera quanto eccessivamente è stata valutata dal vostro concilio l'empietà dello scisma nei confronti dei Massimianisti; considera le persecuzioni loro inflitte da voi per mezzo del potere giudiziario; considera il battesimo di quelli che accoglieste insieme con quelli da voi condannati e, se puoi, rispondi se avete qualche argomento per ingenerare confusione negli ignoranti: perché mai vi siete staccati da tutto il mondo cattolico con uno scisma di gran lunga più colpevole di quello che vi vantate di aver condannato nei riguardi dei Massimianisti? La pace di Cristo trionfi nel tuo cuore.
1 - Es 32, 1 6.
2 - Ger 36, 23.
3 - Nm 16, 31-35.
4 - Sal 21, 28.
5 - Gv 1, 33.
Capitolo sesto - Orsu' dunque, avvocata nostra
Le glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori
Leggilo nella Biblioteca1. Maria è un’avvocata tanto potente da salvare tutti
L'autorità che le madri hanno sui figli è così grande che, anche se questi sono monarchi e hanno dominio assoluto su tutte le persone dei loro regni, mai però le madri possono diventare suddite dei loro figli. E’ vero che Gesù siede ora in cielo alla destra del Padre, anche come uomo, come spiega san Tommaso, in ragione dell'unione ipostatica con la persona del Verbo, e che ha il supremo dominio sopra tutte le creature, compresa Maria; tuttavia sarà sempre vero che un tempo, quando il nostro Redentore visse su questa terra, volle umiliarsi e sottomettersi all'autorità di Maria, come ci attesta san Luca: « Ed era loro sottomesso » (Lc 2,51). Anzi, dice sant'Ambrogio, Gesù Cristo, essendosi degnato di fare di Maria sua madre, come figlio era veramente obbligato ad ubbidirle. Perciò Riccardo di san Lorenzo scrive: « Degli altri santi si dice che essi sono con Dio, ma solo di Maria si può dire che ha avuto un privilegio più grande: non solamente di essere stata sottomessa alla volontà di Dio, ma che Dio stesso si sia sottomesso alla sua volontà ». Lo stesso autore aggiunge: « Mentre delle altre sante vergini si dice che "seguono l'Agnello dovunque egli va" (Ap 14,4), di Maria Vergine può dirsi che l'Agnello seguiva lei su questa terra, poiché, secondo la parola di Luca, "le era sottomesso" (Lc 2,51) ». Diciamo quindi che se Maria in cielo non può più comandare al Figlio, tuttavia le sue preghiere saranno sempre preghiere di madre, perciò molto potenti per ottenere tutto quello che domanda. San Bonaventura afferma: « Maria ha il grande privilegio di essere potentissima presso suo Figlio». Perché? Proprio per la ragione che abbiamo accennato e che esamineremo a lungo piu avanti: perché le preghiere di Maria sono preghiere di una madre. Per questa ragione san Pier Damiani dice alla Vergine: « Ti è stata data ogni potenza in cielo e sulla terra. Tu puoi tutto quello che vuoi, poiché ti è possibile sollevare alla speranza della salvezza anche i disperati ». E aggiunge che quando la Madre va a chiedere per noi qualche grazia a Gesù Cristo - che egli chiama l'altare della misericordia, dove i peccatori ottengono il perdono da Dio -, il Figlio tiene così gran conto delle preghiere di Maria e ha tanto desiderio di accontentarla che, quando ella prega, sembra comandare più che pregare e piu signora che ancella. Così Gesù vuole onorare la sua cara Madre che lo ha tanto onorato durante la sua vita, accordandole subito tutto ciò che domanda e desidera. San Germano lo conferma dicendo alla Vergine: « Madre di Dio, tu sei onnipotente per salvare i peccatori e non hai bisogno d'altra raccomandazione presso Dio, poiché sei la madre della vera vita». « Tutti si sottomettono al comando della Vergine, anche Dio »; con queste parole san Bernardino da Siena non esita a dire che Dio esaudisce le preghiere di Maria come se fossero ordini. Perciò sant'Anselmo così si rivolge a Maria: « Vergine santa, il Signore ti ha innalzato a tal punto che con il suo favore puoi ottenere tutte le grazie possibili ai tuoi devoti » io, poiché, come dice Cosma Gerosolimitano, « la tua protezione è onnipotente ». Sì, riprende Riccardo di san Lorenzo: « Secondo tutte le leggi la regina deve godere degli stessi privilegi del re. Perciò, avendo il figlio e la madre la stessa autorità, dal Figlio onnipotente la Madre è stata resa onnipotente ». In tal modo, dice sant'Antonino, Dio ha posto tutta la Chiesa non solamente sotto il patrocinio, ma anche sotto il dominio di Maria. Dovendo dunque avere la madre la stessa potestà che ha il figlio, a ragione, da Gesù, che è onnipotente, Maria è stata resa onnipotente. Resta però il fatto che, mentre il Figlio è onnipotente per natura, la Madre è onnipotente per grazia. Infatti il Figlio non nega alla Madre niente di quanto ella gli chiede, come fu rivelato a santa Brigida. La santa udì un giorno Gesù che parlando con Maria le disse: « Madre mia, tu sai quanto ti amo; perciò chiedimi quello che vuoi, perché qualsiasi tua domanda non può non essere esaudita da me ». E Gesù ne spiegò mirabilmente la ragione: « Poiché non mi hai negato nulla sulla terra, non ti negherò nulla in cielo ». Come se avesse detto: « Madre, quando eri sulla terra non hai negato niente per amor mio; ora che sono in cielo è giusto che io non neghi niente di quello che tu mi chiedi ». Si dice dunque che Maria è onnipotente nel modo che può intendersi di una creatura, la quale non può possedere un attributo divino. Ella è onnipotente perché con le sue preghiere ottiene tutto quello che vuole. Con ragione, dunque, o nostra grande avvocata, san Bernardo ti dice: « Se tu lo vuoi, tutto avverrà ». E sant' Anselmo: « Qualunque cosa tu voglia, o Vergine, è impossibile che non avvenga ». Basta che tu voglia innalzare il peccatore più perduto a un' alta santità, da te dipende il farlo. A tale proposito il beato Alberto Magno fa parlare così Maria: « Io debbo essere pregata di volere; perché se voglio, è necessario che avvenga ». San Pier Damiani riflette su questa grande potenza di Maria e, pregandola di aver pietà di noi, le dice: « Ti sospinga la tua indole pietosa, la tua potenza; perché quanto più sei potente, tanto più devi essere misericordiosa ». Maria, cara avvocata nostra, poiché hai un cuore così pietoso che non sa guardare i miseri e non compatirli e hai presso Dio un potere tanto grande da salvare tutti quelli che difendi, dégnati di difendere la causa anche di noi miserabili che in te riponiamo tutte le nostre speranze. Se non ti commuovono le nostre preghiere, ti spinga almeno il tuo cuore benigno, ti spinga almeno la tua potenza, poiché Dio te ne ha tanto arricchito affinché quanto più sei potente nel poterci aiutare, tanto più tu sia misericordiosa nel volerci aiutare. Di ciò ci assicura san Bernardo: « Maria èimmensamente ricca in potenza e in misericordia e come la sua carità è onnipotente, così è pietosa nel compatirci e ce lo mostra continuamente con gli effetti ». Fin da quando Maria viveva su questa terra, il suo unico pensiero, dopo la gloria di Dio, era di aiutare i miseri e fin da allora sappiamo che godette il privilegio di essere esaudita in tutto ciò che chiedeva. Lo vediamo nell'episodio delle nozze di Cana di Galilea quando, essendo venuto a mancare il vino, la santa Vergine, presa da pietà per l'afflizione e la confusione di quella famiglia, chiese al Figlio di consolarla con un miracolo: « Non hanno vino ». Gesù rispose: « Che importa a me e a te, o donna? L'ora mia non è ancora venuta » (Gv 2,4). Notiamo bene: il Signore sembra aver negato la grazia alla Madre dicendo: « Che importa, o donna, a me e a te che sia mancato il vino? Ora non conviene che io faccia alcun miracolo, non essendo ancora giunto il tempo, che sarà il tempo della mia predicazione, nel quale devo confermare con i segni la mia dottrina ». Tuttavia Maria, come se il Figlio avesse già accordato la grazia, disse ai servi: « Fate quello che vi dirà », riempite i vasi d'acqua; ora sarete consolati. Infatti Gesù, per compiacere la Madre, mutò quell'acqua in ottimo vino. Ma come? Se il tempo fissato per i miracoli era quello della predicazione, come poteva il miracolo del vino essere anticipato contro il decreto divino? No, risponde sant'Agostino, non si fece nulla contro i decreti divini. Infatti, sebbene, generalmente parlando, non fosse ancora giunto il tempo dei segni, nondimeno, fin dall'eternità Dio aveva stabilito con un altro decreto generale che alla divina Madre non sarebbe mai stato negato nulla di quanto chiedesse. Perciò Maria, ben consapevole di questo suo privilegio, anche se il Figlio sembrava aver respinto la sua domanda, tuttavia disse ai servi di riempire i vasi d'acqua, come se la grazia fosse già concessa. Così intese san Giovanni Crisostomo il quale, a proposito delle parole « Che importa a me e a te, o donna? » dice che, benché Gesù avesse così risposto, tuttavia, per onorare sua Madre, non mancò di ubbidire alla sua domanda. Lo stesso pensiero espresse san Tommaso dicendo che con le parole « l'ora mia non è ancora venuta », Gesù Cristo volle dimostrare che avrebbe differito il miracolo se un altro glielo avesse chiesto, ma poiché glielo chiedeva la Madre, lo fece subito. Lo stesso dicono san Cirillo di Alessandria e san Girolamo, come riferisce Manoel Barradas. Anche Giansenio di Gand a proposito di questo passo di san Giovanni scrive: « Per onorare sua Madre, anticipò il tempo di compiere miracoli ». E’ certo insomma che non vi è nessuna creatura che possa ottenere a noi miseri tante grazie quanto questa buona avvocata, la quale viene onorata da Dio non solo come sua diletta ancella, ma anche come sua vera Madre. Questo appunto le dice Guglielmo di Parigi rivolgendosi a lei. Basta che parli Maria, il Figlio tutto esegue. Parlando con la sposa del Cantico dei cantici, che è Maria, il Signore le dice: « Tu che abiti nei giardini, gli amici sono in ascolto, fammi sentire la tua voce » (Ct 8,13). Gli amici sono i santi, i quali, quando chiedono qualche grazia in favore dei loro devoti, aspettano che la loro regina la domandi a Dio e la ottenga, poiché - come abbiamo detto nel capitolo precedente - nessuna grazia viene dispensata se non per intercessione di Maria. E come intercede Maria? Basta che faccia sentire al Figlio la sua voce: « Fammi sentire la tua voce ». Basta che parli e subito il Figlio l'esaudisce. Guglielmo di Parigi, spiegando il passo suddetto, mostra il Figlio che così parla a Maria: « Tu che abiti nei giardini celesti, intercedi con fiducia per chi vuoi; infatti non posso dimenticare di essere tuo Figlio e pensare di negare qualcosa a te mia Madre. Basta che tu dica una parola e sei ascoltata ed esaudita dal Figlio ». Dice l'abate Goffredo che Maria, benché chieda le grazie pregando, tuttavia prega con una certa autorità di madre. Perciò noi dobbiamo essere sicuri che ella ottenga tutto ciò che desidera e chiede per noi. Valerio Massimo narra che Coriolano, quando assediava Roma, non si lasciò commuovere dalle preghiere dei cittadini e degli amici. Quando però andò a pregarlo sua madre Veturia, egli non poté resistere e subito tolse l'assedio. Ma le preghiere di Maria a Gesù sono tanto più potenti di quelle di Veturia, quanto più questo Figlio è grato ed ama la sua cara Madre. Il padre polacco Giustino da Miechow scrive: « Un sospiro di Maria può più che le preghiere di tutti i santi insieme ». Il demonio stesso, racconta il padre Paciuchelli, fu costretto un giorno, per ordine di san Domenico, a confessare per bocca di un ossesso che un sospiro di Maria vale presso Dio più delle suppliche di tutti i santi uniti insieme. Dice sant'Antonino che le preghiere della santa Vergine, essendo preghiere di una madre, hanno una certa autorità di comando ed è perciò impossibile che ella non sia esaudita. Quindi san Germano così le parla, incoraggiando i peccatori che si raccomandano a questa avvocata: « O Maria, tu hai su Dio l'autorità di una madre e perciò ottieni il perdono anche ai più grandi peccatori, poiché il Signore, trattandoti sempre come sua vera e intemerata Madre, non può non esaudirti ». Santa Brigida udì i santi del cielo dire alla Vergine benedetta: « Che cosa c'è che tu non possa? Ciò che tu vuoi, si fa ». Al che corrisponde quel celebre verso: « Ciò che Dio può con il comando, tu lo puoi, o Vergine, con la preghiera ». « E che! dice sant'Agostino, non è cosa degna della benignità del Signore di onorare così sua Madre, lui che dichiarò di essere venuto non ad abrogare, ma a dare compimento alla legge, la quale fra le altre cose comanda che si onorino i genitori? ». Anzi, aggiunge san Giorgio arcivescovo di Nicomedia, Gesù Cristo, quasi per soddisfare al debito che ha verso la Madre, la quale con il suo consenso gli ha dato l'essere umano, esaudisce tutte le sue domande. E il martire san Metodio esclama: « Rallègrati, o Maria, che hai la gioia di avere per debitore quel Figlio che a tutti dà e niente riceve da nessuno. Tutti noi siamo debitori a Dio di quanto abbiamo, poiché tutto è suo dono; ma per te Dio stesso ha voluto farsi debitore, prendendo da te la carne e facendosi uomo ». Dice sant'Agostino: « La Vergine ha meritato di dare la carne al Verbo divino e di preparare così il prezzo della nostra redenzione, affinché noi fossimo liberati dalla morte eterna; perciò e piu potente di tutti ad aiutarci ad ottenere la salvezza eterna ». San Teofilo, vescovo di Alessandria, che viveva al tempo di san Girolamo, lasciò scritto: « Il Figlio gradisce di essere pregato da sua Madre, perché vuole accordarle tutto ciò che egli accorda per riguardo a lei, e così ricompensare la grazia che ella gli rese rivestendolo della nostra carne ». San Giovanni Damasceno così si ivolge alla Vergine: « Tu dunque, o Maria, essendo Madre di Dio, puoi salvare tutti con le tue preghiere che sono avvalorate dall'autorità di madre » Concludiamo con san Bonaventura, il quale, considerando il grande beneficio che ci ha fatto il Signore dandoci Maria per avvocata, così le dice: « O bontà certamente immensa e ammirabile del nostro Dio, che a noi miseri rei ha voluto concedere te Signora nostra, affinché con la tua potente intercessione tu possa ottenerci quanto vuoi ». E il santo continua: « O mirabile misericordia del nostro Dio, il quale, affinché noi non fuggissimo per la sentenza che verrà data sulla nostra causa, ci ha destinato per avvocata la sua stessa Madre e padrona della grazia!
Esempio
Il padre Razzi, camaldolese, racconta che un certo giovane, essendo morto suo padre, fu mandato dalla madre alla corte di un principe. Nel salutarlo, la madre, che era molto devota a Maria, si fece promettere dal figlio che ogni giorno avrebbe recitato un 'Ave Maria, aggiungendovi queste parole: « Vergine benedetta, aiutami nell'ora della mia morte ». Arrivato a corte, dopo qualche tempo il giovane diventò così dissoluto nei vizi, che il principe fu costretto a mandarlo via. Disperato, non sapendo come vivere, egli si mise allora a fare l'assassino di strada nelle campagne, ma frattanto non smetteva di raccomandarsi alla Madonna, come gli aveva detto la madre. Alla fine fu arrestato e condannato a morte. Mentre era in prigione, il giorno prima di essere giustiziato, pensando al suo disonore, al dolore della madre e alla morte che lo aspettava, piangeva inconsolabile. Vedendolo oppresso da una grande malinconia, il demonio gli apparve in forma di un bel giovane e gli promise che lo avrebbe liberato dalla morte e dal carcere, se avesse fatto quello che gli diceva. Il condannato si dichiarò pronto a far tutto. Allora il finto giovane gli rivelò di essere il demonio venuto in suo aiuto. In primo luogo voleva che rinnegasse Gesù Cristo e i santi sacramenti; e il giovane acconsentì. Il demonio gli chiese inoltre di rinnegare Maria Vergine e di rinunziare alla sua protezione. « Questo non lo farò mai », rispose il giovane e, rivolgendosi a Maria, ripeté la solita preghiera che la madre gli aveva insegnato: « Vergine benedetta, aiutami nell'ora della mia morte ». A queste parole il demonio sparì, ma il giovane rimase molto afflitto per il grande peccato commesso nell'aver rinnegato Gesù Cristo. Ricorse allora alla santa Vergine, la quale gli ottenne un grande dolore per tutti i suoi peccati; perciò egli si confessò con molte lacrime e contrizione. Uscito di prigione per andare al patibolo, il condannato passò davanti a una statua di Maria. La salutò con la solita preghiera: « Vergine benedetta, aiutami nell'ora della mia morte » e sotto gli occhi di tutti la statua chinò la testa e lo risalutò. Commosso, egli chiese di poter baciare i piedi di quell'immagine. I giustizieri erano contrari, ma poi accondiscesero per le rumorose insistenze del popolo. Il giovane si chinò per baciare i piedi della statua; Maria stese il braccio e lo prese per la mano, tenendolo così forte che non fu possibile staccarlo da lì. Alla vista di tale prodigio, tutti cominciarono a gridare: « Grazia, grazia! » e la grazia fu concessa. Ritornato nella sua patria, il giovane si diede a una vita esemplare, continuando ad amare devotamente Maria, che lo aveva liberato dalla morte temporale ed eterna.
Preghiera
O gran Madre di Dio, ti dirò con san Bernardo: « Parla, Signora, perché tuo Figlio ti ascolta e qualunque cosa chiederai, la otterrai ». Parla dunque, parla, o Maria, avvocata nostra, in favore di noi miserabili. Ricòrdati che anche per nostro bene ricevesti tanta potenza e tanta dignità. Dio ha voluto a tal fine farsi tuo debitore prendendo da te l'essere umano, affinché tu potessi a tuo piacimento dispensare ai miseri le ricchezze della divina misericordia. Noi siamo tuoi servi, addetti in modo speciale al tuo servizio e tra questi spero di essere anch'io. Noi ci vantiamo di vivere sotto la tua protezione. Se tu fai del bene a tutti, anche a quelli che non ti conoscono o non ti onorano e che anzi ti oltraggiano e ti bestemmiano, quanto più noi che ti onoriamo, ti amiamo e confidiamo in te dobbiamo sperare dalla tua benignità che va cercando i miseri per soccorrerli! Siamo grandi peccatori, ma Dio ti ha arricchito di pietà e di potenza più grande di ogni nostra iniquità. Tu puoi e vuoi salvarci e noi tanto più vogliamo sperarlo, quanto più ne siamo indegni, per glorificarti maggiormente in cielo, quando vi giungeremo grazie alla tua intercessione. Madre di misericordia, noi ti presentiamo le anime nostre, un tempo mondate e lavate con il sangue di Gesù Cristo, ma poi macchiate con il peccato. A te le presentiamo, pensa tu a purificarle. Ottienici una vera conversione, ottienici l'amore a Dio, la perseveranza, il paradiso. Ti chiediamo grandi cose, ma non puoi tu forse ottenerci tutto? Sono forse troppe rispetto all'amore che Dio ha per te? Ti basta aprire la bocca e pregare tuo Figlio; egli non ti nega nulla. Prega dunque, prega per noi, Maria. Prega: tu sarai certamente esaudita e noi saremo sicuramente salvati
2. Maria è un'avvocata pietosa che non ricusa di difendere le cause dei più miserabili
Sono tanti i motivi che abbiamo di amare questa nostra amorevole regina, che se in tutta la terra si lodasse Maria, se in tutte le prediche si parlasse soltanto di Maria, se tutti gli uomini dessero la vita per Maria, sarebbe poca cosa in considerazione degli omaggi e della gratitudine che le dobbiamo per l'amore tenero che ella porta a tutti gli uomini e anche ai più miserabili peccatori che conservano verso di lei qualche sentimento di devozione. Diceva il venerabile Raimondo Giordano, che per umiltà si faceva chiamare l'Idiota: « Maria non sa non amare chi la ama; anzi non disdegna di arrivare a servire quelli che la servono e, se sono peccatori, impiega tutta la sua potente intercessione ad impetrare loro il perdono dal suo Figlio benedetto. E’ tanta la sua bontà e la sua misericordia, che nessuno, per quanto perduto sia, deve temere di gettarsi ai suoi piedi, poiché ella non respinge nessuno che a lei ricorre. Maria stessa, come nostra amorevole avvocata, offre a Dio le preghiere dei suoi servi, specialmente quelle che le sono rivolte; poiché come il Figlio intercede per noi presso il Padre, così ella intercede per noi presso il Figlio e non cessa di trattare presso l'uno e l'altro la grande causa della nostra salvezza e di ottenerci le grazie che noi domandiamo ». Con ragione dunque il beato Dionisio Cartusiano chiama la santa Vergine « l'unico rifugio dei perduti, la speranza dei miseri, l'avvocata di tutti i peccatori che a lei ricorrono». Ma se mai si trovasse un peccatore che, senza dubitare della potenza di Maria, diffidasse della sua pietà, temendo che ella non voglia aiutarlo per la gravità delle sue colpe, san Bonaventura gli fa coraggio dicendogli: « Grande e singolare è il privilegio che ha Maria presso il Figlio, di ottenere con le sue preghiere tutto quello che vuole. Ma che gioverebbe a noi questa grande potenza di Maria, se ella non si prendesse cura di noi? No, non dubitiamo, siamo sicuri e ringraziamone sempre il Signore e la sua divina Madre, poiché come ella è presso Dio più potente di tutti i santi, così è anche l'avvocata più amorevole e più sollecita del nostro bene ». « Chi mai - esclama con giubilo san Germano - o Madre di misericordia, chi dopo tuo Figlio Gesù ha tanta cura di noi e del nostro bene come te? Chi mai ci difende nelle nostre afflizioni come ci difendi tu? Chi, come te, protegge i peccatori quasi combattendo in loro favore? Il tuo patrocinio, o Maria, è più potente e amorevole di quanto noi possiamo arrivare a comprendere ». Dice l'Idiota: « Tutti gli altri santi possono giovare con il loro patrocinio particolarmente a quelli che sono loro specialmente affidati, mentre la divina Madre, come è la regina di tutti, così di tutti è la protettrice e l'avvocata e ha cura della salvezza di tutti ». Maria ha cura di tutti, anche dei peccatori, anzi specialmente di questi si vanta di essere chiamata avvocata, come ella stessa dichiarò alla venerabile suor Maria Villani dicendole: « Dopo il titolo di Madre di Dio, io mi vanto di essere chiamata l'avvocata dei peccatori ». Dice il beato Amedeo che la nostra regina sta sempre alla presenza della divina Maestà, intercedendo continuamente per noi con le sue potenti preghiere. E poiché in cielo ben conosce le nostre miserie e necessità, non può non compatirci e con affetto di madre, mossa a compassione di noi, pietosa e benigna cerca sempre di soccorrerci e salvarci. Perciò Riccardo di san Lorenzo incoraggia ognuno di noi, per quanto miserabile sia, a ricorrere con fiducia a questa dolce avvocata, con la certezza di trovarla « sempre pronta ad aiutarlo ». L'abate Goffredo afferma che Maria « è sempre pronta a pregare per tutto l'universo » « Con quanta efficacia e amore, esclama san Bernardo, questa buona avvocata tratta la causa della nostra salvezza! ». Sant'Agostino, considerando l'affetto e l'impegno con cui Maria continuamente prega per noi la divina Maestà affinché ci perdoni i peccati, ci assista con la sua grazia, ci liberi dai pericoli e ci conforti nelle nostre miserie, così parla alla santa Vergine: « Confessiamo che te unica e sola abbiamo in cielo sollecita dei nostri interessi ». E come se dicesse: « Signora, è vero che tutti i santi desiderano la nostra salvezza e pregano per noi, ma la carità e la tenerezza che tu ci dimostri ottenendoci con le tue preghiere tante grazie da Dio, ci obbliga a riconoscere che noi non abbiamo in cielo che un'avvocata, che sei tu, e che tu sola ami veramente e ti preoccupi del nostro bene ». Chi mai può comprendere la sollecitudine con la quale Maria interviene sempre presso Dio in nostro favore? Dice san Germano: « Non si stanca mai di difenderci ». E tanta la pietà che Maria ha delle nostre miserie ed è tanto l'amore che ci porta, che prega sempre e torna a pregare e non si sazia mai di pregare per noi e con le sue preghiere ci difende da ogni male e ci ottiene le grazie. Poveri noi peccatori se non avessimo questa grande avvocata la quale, dice Riccardo di san Lorenzo, è così potente, così pietosa e ad un tempo « così prudente e savia, che il nostro giudice suo Figlio non può condannare quei colpevoli che ella difende ». Perciò san Giovanni Geometra la saluta: « Salve, o tu che hai il potere di dirimere ogni lite ». Infatti le cause difese da questa sapiente avvocata sono tutte vinte. Perciò san Bonaventura chiama Maria « savia Abigail ». Abigail fu quella donna - come si legge nel primo libro dei Re - che con le sue preghiere seppe così bene placare il re Davide, quando era sdegnato contro Nabal, che Davide stesso la benedisse, quasi ringraziandola: « Benedetta tu che mi impedisti di versare oggi il sangue e di vendicarmi di mia mano » (1Re [= 1Sm] 25,33). La stessa cosa fa continuamente in cielo Maria in favore di innumerevoli peccatori: con le sue tenere e sagge preghiere ella sa così bene placare la giustizia divina, che Dio stesso la benedice e quasi la ringrazia di trattenerlo in tal modo dall'abbandonarli e castigarli come meritano. A questo fine, dice san Bernardo, l'Eterno Padre, poiché vuole usarci tutte le misericordie possibili, oltre ad averci dato Gesù Cristo come principale avvocato presso di sé, ci ha dato Maria per avvocata presso Gesù Cristo. Senza dubbio, dice san Bernardo, Gesù è l'unico mediatore di giustizia fra gli uomini e Dio, che in virtù dei propri meriti può e vuole, secondo le sue promesse, ottenerci il perdono e la grazia divina, ma poiché in Gesù Cristo gli uomini riconoscono e paventano la Maestà divina, che risiede in lui come Dio, è stato necessario darci un'altra avvocata a cui noi potessimo ricorrere con minor timore e più confidenza; e questa è Maria. Noi non possiamo trovare un'avvocata più potente di lei presso la divina Maestà e più misericordiosa verso di noi. Ma, aggiunge san Bernardo, farebbe gran torto alla pietà di Maria chi te-messe di gettarsi ai piedi anche di questa dolce avvocata. « Perché la nostra umana fragilità avrebbe paura di rivolgersi a Maria? In lei non vi è nulla di severo, nulla di terribile, ma è tutta amorevole, amabile e benigna. Leggi e sfoglia pagina per pagina tutta la storia descritta nei Vangeli e se troverai un solo atto di severità in Maria, allora temi di accostarti a lei ». Ma non lo troverai mai; perciò ricorri fiduciosamente a lei che ti salverà con la sua intercessione. Molto bella è la preghiera che Guglielmo di Parigi mette sulle labbra del peccatore che ricorre a Maria: « O Madre del mio Dio, nello stato miserabile in cui mi vedo ridotto dai miei peccati, ricorro a te pieno di fiducia. Se tu mi respingi, io ti farò osservare che sei in certo modo tenuta ad aiutarmi, poiché tutta la Chiesa dei fedeli ti chiama e ti proclama madre di misericordia. Tu sei, o Maria, quella che Dio ama al punto di esaudirti sempre; la tua grande misericordia non è mai mancata ad alcuno; la tua dolce affabilità non ha mai disprezzato alcun peccatore, per quanto colpevole fosse, che a te si sia raccomandato. Come? Forse falsamente o invano tutta la Chiesa ti chiama sua avvocata e rifugio dei miseri? Non sia mai che le mie colpe possano, o Madre mia, trattenerti dall'adempiere il salutare ufficio di pietà in virtù del quale sei a un tempo l'avvocata e la mediatrice di pace fra gli uomini e Dio e dopo il Figlio tuo l'unica speranza e il rifugio sicuro dei miseri. Tutto ciò che tu hai di grazia e di gloria e la tua dignità stessa di Madre di Dio - se è lecito dirlo -tu lo devi ai peccatori, poiché per loro il Verbo divino ti ha fatto sua Madre. Lungi da questa divina Madre, che partorì al mondo la fonte della pietà, il pensare che ella neghi la sua misericordia a un solo peccatore che a lei ricorre. Poiché dunque, o Maria, il tuo ufficio è l'essere mediatrice fra Dio e gli uomini, ti spinga a soccorrermi la tua grande misericordia che è assai maggiore di tutti i miei peccati e di tutti i miei vizi » Consolatevi dunque, o pusillanimi - dirò con san Tommaso da Villanova - respirate e fatevi coraggio, o miseri peccatori: questa santa Vergine, che è madre del vostro giudice e Dio, è l'avvocata del genere umano; avvocata capace che può tutto ciò che vuole presso Dio; avvocata sapiente che conosce tutti i modi di placarlo; universale, che accoglie tutti e non rifiuta di difendere nessuno.
Esempio
Quanto sia grande la sua pietà per i miseri peccatori, la nostra avvocata lo mostrò mirabilmente verso Beatrice, monaca nel monastero di Fontevrault, come riferiscono il monaco cistercense Cesario e il padre Rho. Questa infelice religiosa, vinta dalla passione per un certo giovane, stabilì di fuggire con lui. Così, un giorno depose davanti a un'immagine di Maria le chiavi del monastero di cui era portinaia e sfacciatamente se ne andò. Giunta in un altro paese, si diede a fare la donna pubblica e visse quindici anni in questo stato miserabile. Avvenne poi che in quella città incontrò il fattore del monastero e, pensando di non essere riconosciuta, gli domandò se conosceva suor Beatrice. « Si che la conosco, rispose egli, è una monaca santa, che ora è maestra delle novizie ». A queste parole ella restò confusa e stupita, non potendo comprendere come ciò fosse possibile. Perciò, alfine di appurare la verità, si travestì e si recò al monastero. Lì fece chiamare suor Beatrice, ed ecco che le comparve davanti la santa Vergine sotto le sembianze di quell'immagine a cui, fuggendo dal monastero, aveva consegnato le chiavi e le vesti. La divina Madre così le parlò: « Beatrice, sappi che, per impedire il tuo disonore, ho preso il tuo aspetto e per questi quindici anni che sei vissuta lontana dal monastero e da Dio, ho eseguito in tua vece il tuo lavoro. Figlia, torna, fa' penitenza, perché mio Figlio ancora ti aspetta e, vivendo virtuosamente, cerca di conservare il buon nome che ti ho guadagnato ». Dette queste parole, scomparve. Allora Beatrice rientrò nel monastero, riprese l'abito da religiosa e grata a Maria per la sua così grande misericordia visse da santa. Poi, in punto di morte, raccontò tutto a gloria della santa Vergine.
Preghiera
Grande Madre del mio Signore, so bene che l'ingratitudine da me mostrata per tanti anni a Dio e a te meriterebbe che giustamente tu smettessi di aver cura di me, poiché l'ingrato non è più degno di ricevere benefici. Ma io, Signora, ho un alto concetto della tua bontà e la ritengo molto più grande della mia ingratitudine. Continua dunque, o rifugio dei peccatori, e non cessare di soccorrere un misero peccatore che confida in te. Madre di misericordia, stendi la mano a sollevare un povero caduto che ti chiede pietà. Maria, difendimi tu o dimmi a chi devo ricorrere che mi possa difendere meglio di te. Ma dove posso trovare un' avvocata più pietosa e più potente presso Dio di te che gli sei Madre? Divenendo Madre del Salvatore, tu sei stata destinata a salvare i peccatori e a me sei stata data per la mia salvezza. Maria, salva chi ricorre a te. Io non merito il tuo amore, ma il desiderio che tu hai di salvare i perduti mi fa sperare che tu mi ami. E se tu mi ami, come mi perderò? Madre mia diletta, se grazie a te mi salvo, come spero, non ti sarò più ingrato, ma con lodi perpetue e con tutti gli affetti dell'anima mia compenserò la mia passata ingratitudine e l'amore che mi hai portato. Nel cielo dove tu regni e regnerai in eterno, felice io canterò sempre le tue misericordie e bacerò in eterno quelle mani amorose che mi hanno liberato dall'inferno tante volte quante l'ho meritato con i miei peccati. O Maria, mia liberatrice, mia speranza, regina, avvocata, madre mia, io ti amo, ti voglio bene e ti voglio sempre amare. Amen, amen. Così spero, così sia.
3. Maria è mediatrice di pace tra Dio e i peccatori
La grazia di Dio è un tesoro assai grande e desiderabile da ogni anima. Lo Spirito Santo lo chiama un tesoro infinito, poiché per mezzo della grazia divina siamo innalzati all'onore di diventare amici di Dio: « Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini; quanti lo acquistano, ottengono l'amicizia con Dio » (Sap 7,14). Perciò Gesù nostro Redentore e Dio non esitò a chiamare suoi amici coloro che sono in stato di grazia: « Voi siete miei amici » (Gv 15,14). Maledetto peccato che scioglie questa bella amicizia. « Le vostre iniquità hanno messo la divisione tra voi e il vostro Dio » (Is 59,2). Rendendo l'anima odiosa a Dio, « sono ugualmente in odio a Dio l'empio e la sua empietà» (Sap 14,9), il peccato da amica la fa diventare nemica del suo Signore. Che deve dunque fare un peccatore che per sua disgrazia è divenuto nemico di Dio? Bisogna che trovi un mediatore che gli ottenga il perdono e gli faccia ricuperare la divina amicizia che ha perduto. « Cons6lati, dice san Bernardo, o miserabile che hai perduto Dio. Il tuo Signore stesso ti ha dato il mediatore, il suo Figlio Gesù, che può ottenerti tutto ciò che desideri » Ma, esclama il santo, perché gli uomini devono ritenere severo questo Salvatore così pietoso, che per salvarci ha dato la vita? Perché devono credere terribile colui che è tutto amabile? Peccatori sfiduciati, che timore avete? Se temete perché avete offeso Dio, sappiate che i vostri peccati Gesù li ha affissi alla croce con le sue stesse mani squarciate e avendo già soddisfatto con la sua morte la giustizia divina, li ha già tolti dalle anime vostre. Ecco le belle parole di san Bernardo: « Pensano severo colui che è la stessa bontà; terribile chi è lo stesso amore. Che cosa temete, uomini di poca fede? Egli ha affisso con le sue stesse mani i nostri peccati alla croce». Ma se mai, aggiunge il santo, tu temi di ricorrere a Gesù Cristo perché ti spaventa la sua divina Maestà, dato che facendosi uomo egli non ha cessato di essere Dio, vuoi un altro avvocato presso questo mediatore? Ricorri a Maria. Ella intercederà per te presso il Figlio che certamente l'esaudirà e il Figlio intercederà presso il Padre che non può negare nulla a suo Figlio. San Bernardo conclude: « Figlioli miei, Maria è la scala dei peccatori » grazie alla quale essi risalgono all'altezza della grazia divina; « è la mia più grande fiducia; è tutta la ragione della mia speranza ». Nel Cantico dei cantici lo Spirito Santo fa dire alla beata Vergine: « Io sono una muraglia e i miei seni sono come torri; ora dinanzi agli occhi di lui sono diventata come una che ha trovato pace » (Ct 8,10). Io sono, dice Maria, la difesa dì coloro che ricorrono a me e la mia misericordia è per loro come una torre di rifugio; perciò io sono stata costituita dal mio Signore la mediatrice di pace tra Dio e i peccatori. « Maria, dice il cardinale Ugo di san Caro commentando questo testo, e la grande pacificatrice che ottiene da Dio e fa trovare la pace ai nemici, la salvezza ai perduti, il perdono ai peccatori, la misericordia ai disperati ». Perciò ella fu chiamata dal suo divino Sposo « bella come i padiglioni di Salomone » (Ct 1,4 Volg.). Nei padiglioni di Davide non si trattava che di guerra, ma nei padiglioni di Salomone si trattava solamente di pace. Con ciò lo Spirito Santo ci fa intendere che questa madre di misericordia non tratta di guerra e di vendetta contro i peccatori, ma solo di pace e di perdono alle loro colpe. Quindi Maria fu raffigurata nella colomba di Noè, la quale uscendo dall'arca portò nel suo becco il ramo di ulivo in segno della pace che Dio concedeva agli uomini. San Bonaventura le dice: « Sei tu la fedelissima colomba che interponendoti come mediatrice presso Dio hai ottenuto al mondo sommerso nelle acque del peccato la pace e la salvezza ». Maria dunque fu la celeste colomba che portò al mondo perduto il ramo di ulivo, segno di misericordia. Ella ci diede Gesù Cristo, che è la fonte della misericordia e ci ha poi ottenuto in virtù dei meriti di lui tutte le grazie che Dio ci dona. « Per te, le dice sant'Epifanio, fu donata al mondo la pace del cielo»; così per mezzo di Maria i peccatori seguitano a riconciliarsi con Dio. Perciò il beato Alberto Magno le fa dire: « Io sono la colomba di Noè che apportò alla Chiesa il ramo di ulivo e la pace universale». Inoltre fu figura manifesta di Maria l'iride veduta da san Giovanni, che circondava il trono di Dio: « C'era come un iride intorno al trono » (Ap 4,3). Spiega il cardinal Vitale che Maria, come l'iride intorno al trono di Dio, sta sempre presso il tribunale divino per mitigare le sentenze e i castighi meritati dai peccatori. San Bernardino da Siena pensa che il Signore parlasse appunto di quest'iride quando disse a Noè: « Porrò nelle nubi il mio arco, e sarà segno di alleanza fra me e la terra... Vedendolo mi ricorderò l'alleanza eterna » (Gn 9,13.16) ». « Maria, dice san Bernardino, è quest'arco dell'eterna alleanza». « Come alla vista dell'iride Dio si ricorda della pace promessa alla terra, così alle preghiere di Maria rimette ai peccatori le loro offese e stringe con essi la pace». Per la stessa ragione Maria è paragonata alla luna: « Bella come la luna » (Ct 6,9 Volg.). Infatti, dice san Bonaventura, « come la luna sta in mezzo al cielo e alla terra e rìmanda ai corpi terrestri tutto ciò che riceve dai corpi celesti, così la Vergine regina si frappone continuamente tra Dio e i peccatori » per placare il Signore verso di loro e illuminarli a tornare a Dio. Fu questo il principale compito affidato a Maria quando fu posta sulla terra: risollevare le anime decadute dalla grazia divina e riconciliarle con Dio. « Pasci i tuoi capretti » (Ct 1,7 Volg.). Così le disse il Signore nel crearla. Sappiamo che i peccatori sono raffigurati dai capretti e che come gli eletti - raffigurati dalle pecorelle - nella valle del giudizio saranno collocati a destra, così questi saranno posti a sinistra. Questi capretti, dice Guglielmo di Parigi, sono affidati a te, o Madre, « affinché tu li converta in pecorelle e quelli che per le loro colpe meritavano di essere posti a sinistra, per la tua intercessione siano collocati a destra ». Così il Signore rivelò a santa Caterina da Siena di aver creato questa sua diletta Figlia « come un'esca dolcissima per prendere gli uomini, specialmente i peccatori » e attirarli a Dio. Ma bisogna qui notare la bella riflessione di Guglielmo Anglico sul passo del Cantico il quale dice che Dio raccomanda a Maria « i capretti suoi », perché la Vergine non salva tutti i peccatori, ma solamente coloro che la servono e l'onorano. Quelli invece che vivono nel peccato e non l'onorano con speciali omaggi, né si raccomandano a lei per uscire dal peccato, sono capretti, ma non di Maria, e nel giudizio saranno miseramente posti a sinistra con i dannati. Un nobile, disperando un giorno della propria salvezza a causa dei suoi numerosi peccati, fu esortato da un religioso a ricorrere alla santa Vergine e a recarsi davanti a una sua immagine in una certa chiesa. Il cavaliere ci andò e vedendo l'immagine di Maria, si sentì invitare da lei a gettarsi ai suoi piedi e ad aver fiducia. Egli corre, si butta in ginocchio e quando sta per baciarle i piedi, da quella statua Maria stende la mano per dargliela a baciare. Sulla mano di Maria egli vide scritto: « Io ti libererò da quanto ti affligge ». Come se gli avesse detto: « Figlio, non disperare perché io ti libererò dai tuoi peccati e dai timori che ti opprimono ». Si narra poi che leggendo quelle dolci parole, quel peccatore sentì nascere in sé tanto dolore dei suoi peccati e tanto amore verso Dio e la sua dolce Madre, che morì li stesso ai piedi di Maria. Quanti peccatori ostinati attrae ogni giorno a Dio questa calamita dei cuori, come ella stessa si chiamò, dicendo a santa Brigida: «Come la calamita attira il ferro, così io attiro a me i cuori più induriti per riconciliarli con Dio». Questo prodigio si sperimenta non rare volte, ma ogni giorno. Da parte mia ne potrei attestare molti casi avvenuti nelle nostre missioni, dove alcuni peccatori restati duri più del ferro malgrado tutte le altre prediche, al solo sentir celebrare la misericordia di Maria, si sono pentiti e sono tornati a Dio. San Gregorio narra che il hocorno è una fiera così feroce che nessun cacciatore può riuscire a prenderla, ma alla voce di una vergine che gridi, questa belva si arrende, si avvicina a lei e senza resistenza si lascia legare. Quanti peccatori, più feroci delle stesse fiere, fuggono lontano da Dio e alla voce della santa Vergine accorrono e si fanno dolcemente legare da lei a Dio! La Vergine Maria, dice san Giovanni Crisostomo, è stata costituita Madre di Dio affinché a quei miserabili che per la loro vita malvagia non potrebbero salvarsi secondo la giustizia divina, ottenesse la salvezza con la sua dolce misericordia e la sua potente intercessione. « Sì, conferma sant'Anselmo, Maria è stata innalzata ad essere Madre di Dio più per i peccatori che per i giusti, poiché suo Figlio Gesù Cristo dichiarò di essere venuto a chiamare non i giusti, ma i peccatori». Perciò la santa Chiesa canta: « Tu non hai in orrore i peccatori, senza dei quali non saresti mai divenuta degna di tanto Figlio ». E Guglielmo di Parigi così si rivolge a lei: « O Maria, tu sei obbligata ad aiutare i peccatori, poiché tutto quello che hai di doni, di grazie e di grandezze - che sono comprese tutte nella dignità che hai ricevuto di essere Madre di Dio - tutto, se è lecito dirlo, Io devi ai peccatori, poiché per causa loro sei stata resa degna di avere un Dio per Figlio ». « Se dunque, conclude sant'Anselmo, per i peccatori Maria è stata fatta Madre di Dio, come io, per quanto grandi siano i miei peccati, posso disperare del perdono?» Nella preghiera della messa della vigilia di Maria Assunta, la santa Chiesa ci fa sapere che la divina Madre è stata innalzata al cielo da questa terra, affinché s'interponga per noi presso Dio con la sicura fiducia di essere esaudita. Per questo san Giustino dice che « il Verbo si serve di Maria come arbitro ». Arbitro è colui al quale due contendenti rimettono tutte le loro ragioni. Il santo vuol dire dunque che come Gesù è il mediatore presso l'Ete mo Padre, così Maria è la nostra mediatrice presso Gesù, a cui il Figlio rimette tutte le ragioni che come giudice ha contro di noi. Sant'Andrea di Creta chiama Maria « fiducia », « sicurezza » delle nostre riconciliazioni con Dio. Il santo vuol dirci che Dio va cercando di riconciliarsi con i peccatori perdonandoli e, affinché essi non dubitino del perdono, ce ne ha dato per pegno Maria. Perciò egli la saluta: «Dio ti salvi, o pace di Dio con gli uomini ». San Bonaventura riprende quindi e incoraggia ogni peccatore dicendo: « Se temi che Dio sdegnato per le tue colpe voglia vendicarsi contro di te, che devi fare? Ricorri alla speranza dei peccatori, a Maria; se poi temi che ella rifiuti di prendere le tue parti, sappi che non può ricusare di difenderti, poiché Dio stesso ha assegnato a lei l'incarico di soccorrere i miserabili ». « E che, dice l'abate Adamo, deve forse temere di perdersi quel peccatore al quale la madre stessa del giudice si offre per madre e avvocata? E tu, o Maria, che sei madre di misericordia, disdegnerai di pregare tuo Figlio, che è il giudice, per un altro figlio, che è il peccatore? Non vorrai forse, in favore di un'anima redenta, interporti presso il Redentore che è morto sulla croce per salvare i peccatori? No, non lo rifiuterai e con tutto l'affetto ti impiegherai a pregare per tutti coloro che ricorrono a te, ben sapendo che quel Signore che ha costituito il tuo Figlio mediatore di pace tra Dio e l'uomo, ha anche costituito te mediatrice tra il giudice e il reo ». « Dunque, riprende san Bernardo, rendi grazie a colui che ti ha dato una simile mediatrice ». Qualunque tu sia, peccatore, infangato di colpe, invecchiato nel peccato, non disperare; ringrazia il tuo Signore che per usarti misericordia non solo ti ha dato il Figlio per tuo avvocato, ma per ispirarti maggiore coraggio e fiducia ti ha provveduto di una simile mediatrice che con le sue preghiere ottiene tutto ciò che vuole. Va', ricorri a Maria e sarai salvo.
Esempio
Alano della Rupe e il padre Bonifacio narrano che a Firenze viveva una giovane chiamata Benedetta, ma che meglio si sarebbe potuta chiamare maledetta per la vita scandalosa e disonesta che conduceva allora. Per sua fortuna san Domenico capitò a predicare in quella città ed ella andò un giorno ad ascoltarlo per semplice curiosità. Ma attraverso quella predica il Signore ispirò nel cuore di lei un sentimento di contrizione tale che, piangendo dirottamente, Benedetta andò a confessarsi dal santo. San Domenico la confessò, l'assolse e le ordinò di recitare il rosario. Ma l'infelice, cedendo alle cattive abitudini, riprese la sua vita sciagurata. Il santo lo seppe, l'andò a trovare e ottenne che si confessasse di nuovo. Per confermarla nella vita onesta, Dio un giorno le fece vedere l'inferno e le mostrò alcuni che per causa sua si erano dannati. Poi, aperto un libro, le fece leggere lo spaventoso elenco dei suoi peccati. A tal vista la penitente inorridì e piena di fiducia ricorse a Maria affinché l'aiutasse. La divina Madre le fece capire che già impetrava per lei da Dio il tempo necessario per piangere le sue tante scelleratezze. La visione finì e Benedetta si diede a una vita onesta. Ma aveva sempre davanti agli occhi quel funesto elenco che le era stato mostrato e un giorno si mise a pregare così la sua consolatrice: « Madre, è vero che per i miei peccati ora dovrei stare nel fondo dell'inferno, ma poiché con la tua intercessione me ne hai liberato ottenendomi il tempo di fare penitenza, Signora pietosissima, ti chiedo quest'altra grazia: io non voglio cessare mai di piangere i miei peccati, ma fa' che essi siano cancellati da quel libro ». Le apparve allora Maria e le disse che per ottenere quello che chiedeva, bisognava che da allora in poi avesse sempre presente il pensiero dei suoi peccati e della misericordia usatale da Dio; che si ricordasse della Passione che suo Figlio aveva sofferto per lei; che considerasse quanti per meno colpe delle sue si erano dannati e le rivelò che quel giorno un fanciullo di otto anni per un solo peccato doveva essere mandato all'inferno. Benedetta ubbidì fedelmente alla santa Vergine ed ecco che un giorno vide apparire Gesù Cristo che mostrandole quel libro le disse: « I tuoi peccati sono cancellati. Il libro è tutto bianco; scrivici ora atti di amore e di virtù ». Così fece Benedetta e dopo una santa vita morì santamente.
Preghiera
Dunque, mia dolce Signora, se il tuo compito è, come ti dice Guglielmo di Parigi, d'interporti come mediatrice tra i peccatori e Dio io ti dirò con san Tommaso da Villanova: « Orsù dunque, avvocata nostra, adempi il tuo ufficio» anche per me. Non mi dire che la mia causa è troppo difficile da vincere, perché io so - così mi dicono tutti - che nessuna causa, per disperata che fosse, difesa da te non è mai stata persa. No, non temo che la mia sarà persa. Se guardassi alla moltitudine dei miei peccati, dovrei solo temere che tu non accettassi di difendermi, ma considerando la tua immensa misericordia e il sommo desiderio che vive nel tuo dolce cuore di aiutare i peccatori più perduti, non temo neppure di questo. Chi mai è ricorso a te e si è perduto? Perciò ti invoco perché tu mi soccorra, mia grande avvocata, mio rifugio, mia speranza e madre mia Maria. Nelle tue mani affido la causa della mia salvezza eterna. A te consegno l'anima mia: era perduta, ma tu la devi salvare. Ringrazio sempre il Signore che mi dà questa grande fiducia in te perché sento che malgrado la mia indegnità essa mi rassicura riguardo alla mia salvezza. Mia amata regina, un solo timore continua ad affliggermi: che un giorno per la mia negligenza io possa perdere questa fiducia in te. Perciò ti prego, Maria, per l'amore che porti al tuo Gesù, conserva e accresci sempre più in me questa dolce fiducia nella tua intercessione che mi farà certamente ricuperare la divina amicizia che in passato ho pazzamente disprezzato e perduto. Dopo averla ricuperata, spero per mezzo tuo di conservarla e, conservandola, spero di venire un giorno a ringraziartene in Paradiso e di cantare le misericordie di Dio e tue per tutta l'eternità. Amen, così spero, così sia, così sarà.
CINQUE GIORNI DI NEBBIA NELL'ANIMA
Sant'Anna Schaffer
Il
17 dicembre 1921 sognai di trovarmi in una grande chiesa tutta in
penombra, proprio com'era la mia anima da cinque giorni.
Dopo essere rimasta parecchio tempo in quella chiesa, decisi di
andarmene. Allora raccomandai ancora una volta la mia povera anima
oscurata al dolce Salvatore nel tabernacolo: non avevo nient'altro da
offrire. Avevo già raggiunto la porta quando, di colpo, divenne tutto
chiaro e luminoso attorno all'altare maggiore e vidi sui gradini
dell'altare il Bambino Gesù seduto. Egli sorrise e tutto divenne di
nuovo luminoso anche nella mia anima.
Quando mi svegliai ero tutta piena di gioia "Mio Gesù, non essermi giudice, ma Salvatore!"