Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Il peccatore deve fare in modo che la confessione corrisponda esattamente alla colpa, in modo da non dire di meno per vergogna o timore, né aggiungere di più sotto l'apparenza di umiltà , di come stanno realmente le cose. Neppure per umiltà  infatti è lecito mentire. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi dell'Ottava di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 11

1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:

'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!

11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.

12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.

15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:

'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".

18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.

20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.

27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".


Giudici 8

1Ma gli uomini di Efraim gli dissero: "Che azione ci hai fatto, non chiamandoci quando sei andato a combattere contro Madian?". Litigarono con lui violentemente.2Egli rispose loro: "Che ho fatto io in confronto a voi? La racimolatura di Efraim non vale più della vendemmia di Abiezer?3Dio vi ha messo nelle mani i capi di Madian, Oreb e Zeeb; che dunque ho potuto fare io in confronto a voi?". A tali parole, la loro ira contro di lui si calmò.
4Gedeone arrivò al Giordano e lo attraversò. Ma egli e i suoi trecento uomini erano stanchi e affamati.5Disse a quelli di Succot: "Date focacce di pane alla gente che mi segue, perché è stanca e io sto inseguendo Zebach e Zalmunna, re di Madian".6Ma i capi di Succot risposero: "Tieni forse già nelle tue mani i polsi di Zebach e di Zalmunna, perché dobbiamo dare il pane al tuo esercito?".7Gedeone disse: "Ebbene, quando il Signore mi avrà messo nelle mani Zebach e Zalmunna, vi strazierò le carni con le spine del deserto e con i cardi".8Di là salì a Penuel e parlò agli uomini di Penuel nello stesso modo; essi gli risposero come avevano fatto quelli di Succot.9Egli disse anche agli uomini di Penuel: "Quando tornerò in pace, abbatterò questa torre".
10Zebach e Zalmunna erano a Karkor con il loro accampamento di circa quindicimila uomini, quanti erano rimasti dell'intero esercito dei figli dell'oriente; centoventimila uomini armati di spada erano caduti.11Gedeone salì per la via dei nomadi a oriente di Nobach e di Iogbea e mise in rotta l'esercito che si credeva sicuro.12Zebach e Zalmunna si diedero alla fuga, ma egli li inseguì, prese i due re di Madian, Zebach e Zalmunna, e sbaragliò tutto l'esercito.
13Poi Gedeone, figlio di Ioas, tornò dalla battaglia per la salita di Cheres.14Catturò un giovane della gente di Succot e lo interrogò; quegli gli mise per iscritto i nomi dei capi e degli anziani di Succot: settantasette uomini.15Poi venne alla gente di Succot e disse: "Ecco Zebach e Zalmunna, a proposito dei quali mi avete insultato dicendo: Hai tu forse già nelle mani i polsi di Zebach e Zalmunna perché dobbiamo dare il pane alla tua gente stanca?".16Prese gli anziani della città e con le spine del deserto e con i cardi castigò gli uomini di Succot.17Demolì la torre di Penuel e uccise gli uomini della città.18Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l'aspetto di un figlio di re".19Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre; per la vita del Signore, se aveste risparmiato loro la vita, io non vi ucciderei!".20Poi disse a Ieter, suo primogenito: "Su, uccidili!". Ma il giovane non estrasse la spada, perché aveva paura, poiché era ancora giovane.21Zebach e Zalmunna dissero: "Suvvia, colpisci tu stesso, poiché qual è l'uomo, tale è la sua forza". Gedeone si alzò e uccise Zebach e Zalmunna e prese le lunette che i loro cammelli portavano al collo.
22Allora gli Israeliti dissero a Gedeone: "Regna su di noi tu e i tuoi discendenti, poiché ci hai liberati dalla mano di Madian".23Ma Gedeone rispose loro: "Io non regnerò su di voi né mio figlio regnerà; il Signore regnerà su di voi".24Poi Gedeone disse loro: "Una cosa voglio chiedervi: ognuno di voi mi dia un pendente del suo bottino". I nemici avevano pendenti d'oro, perché erano Ismaeliti.25Risposero: "Li daremo volentieri". Egli stese allora il mantello e ognuno vi gettò un pendente del suo bottino".26Il peso dei pendenti d'oro, che egli aveva chiesti, fu di millesettecento sicli d'oro, oltre le lunette, le catenelle e le vesti di porpora, che i re di Madian avevano addosso, e oltre le collane che i loro cammelli avevano al collo.27Gedeone ne fece un 'efod' che pose in Ofra sua città; tutto Israele vi si prostrò davanti in quel luogo e ciò divenne una causa di rovina per Gedeone e per la sua casa.28Così Madian fu umiliato davanti agli Israeliti e non alzò più il capo; il paese rimase in pace per quarant'anni, durante la vita di Gedeone.29Ierub-Baal, figlio di Ioas, tornò a dimorare a casa sua.30Gedeone ebbe settanta figli che gli erano nati dalle molte mogli.31Anche la sua concubina che stava a Sichem gli partorì un figlio, che chiamò Abimèlech.32Poi Gedeone, figlio di Ioas, morì in buona vecchiaia e fu sepolto nella tomba di Ioas suo padre a Ofra degli Abiezeriti.
33Dopo la morte di Gedeone gli Israeliti tornarono a prostituirsi a Baal e presero Baal-Berit come loro dio.34Gli Israeliti non si ricordarono del Signore loro Dio che li aveva liberati dalle mani di tutti i loro nemici all'intorno35e non dimostrarono gratitudine alla casa di Ierub-Baal, cioè di Gedeone, per tutto il bene che egli aveva fatto a Israele.


Salmi 56

1'Al maestro del coro. Su "Jonat elem rehoqim".'
'Di Davide. Miktam. Quando i Filistei lo tenevano prigioniero in Gat.'

2Pietà di me, o Dio, perché l'uomo mi calpesta,
un aggressore sempre mi opprime.
3Mi calpestano sempre i miei nemici,
molti sono quelli che mi combattono.

4Nell'ora della paura,
io in te confido.
5In Dio, di cui lodo la parola,
in Dio confido, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?
6Travisano sempre le mie parole,
non pensano che a farmi del male.
7Suscitano contese e tendono insidie,
osservano i miei passi,
per attentare alla mia vita.

8Per tanta iniquità non abbiano scampo:
nella tua ira abbatti i popoli, o Dio.
9I passi del mio vagare tu li hai contati,
le mie lacrime nell'otre tuo raccogli;
non sono forse scritte nel tuo libro?

10Allora ripiegheranno i miei nemici,
quando ti avrò invocato:
so che Dio è in mio favore.

11Lodo la parola di Dio,
lodo la parola del Signore,
12in Dio confido, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?

13Su di me, o Dio, i voti che ti ho fatto:
ti renderò azioni di grazie,
14perché mi hai liberato dalla morte.
Hai preservato i miei piedi dalla caduta,
perché io cammini alla tua presenza
nella luce dei viventi, o Dio.


Salmi 17

1'Preghiera. Di Davide.'

Accogli, Signore, la causa del giusto,
sii attento al mio grido.
Porgi l'orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c'è inganno.
2Venga da te la mia sentenza,
i tuoi occhi vedano la giustizia.

3Saggia il mio cuore, scrutalo di notte,
provami al fuoco, non troverai malizia.
La mia bocca non si è resa colpevole,
4secondo l'agire degli uomini;
seguendo la parola delle tue labbra,
ho evitato i sentieri del violento.
5Sulle tue vie tieni saldi i miei passi
e i miei piedi non vacilleranno.

6Io t'invoco, mio Dio: dammi risposta;
porgi l'orecchio, ascolta la mia voce,
7mostrami i prodigi del tuo amore:
tu che salvi dai nemici
chi si affida alla tua destra.
8Custodiscimi come pupilla degli occhi,
proteggimi all'ombra delle tue ali,
9di fronte agli empi che mi opprimono,
ai nemici che mi accerchiano.

10Essi hanno chiuso il loro cuore,
le loro bocche parlano con arroganza.
11Eccoli, avanzano, mi circondano,
puntano gli occhi per abbattermi;
12simili a un leone che brama la preda,
a un leoncello che si apposta in agguato.

13Sorgi, Signore, affrontalo, abbattilo;
con la tua spada scampami dagli empi,
14con la tua mano, Signore, dal regno dei morti
che non hanno più parte in questa vita.
Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre
se ne sazino anche i figli
e ne avanzi per i loro bambini.
15Ma io per la giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua presenza.


Osea 7

1Mentre sto per guarire Israele,
si scopre l'iniquità di Èfraim
e la malvagità di Samaria,
poiché si pratica la menzogna:
il ladro entra nelle case
e fuori saccheggia il brigante.
2Non pensano dunque
che io ricordo tutte le loro malvagità?
Ora sono circondati dalle loro azioni:
esse stanno davanti a me.
3Con la loro malvagità rallegrano il re,
rallegrano i capi con le loro finzioni.
4Tutti bruciano d'ira, ardono come un forno
quando il fornaio cessa di rattizzare il fuoco,
dopo che, preparata la pasta,
aspetta che sia lievitata.
5Nel giorno del nostro re
i capi lo sommergono negli ardori del vino,
ed egli si compromette con i ribelli.
6Il loro cuore è un forno nelle loro trame,
tutta la notte sonnecchia il loro furore
e la mattina divampa come fiamma.
7Tutti ardono come un forno
e divorano i loro governanti.
Così sono caduti tutti i loro sovrani
e nessuno si preoccupa di ricorrere a me.

8Èfraim si mescola con le genti,
Èfraim è come una focaccia non rivoltata.
9Gli stranieri divorano la sua forza
ed egli non se ne accorge;
la canizie gli ricopre la testa
ed egli non se ne accorge.
10L'arroganza d'Israele
testimonia contro di loro,
non ritornano al Signore loro Dio
e, malgrado tutto, non lo ricercano.
11Èfraim è come un'ingenua colomba,
priva d'intelligenza;
ora chiamano l'Egitto, ora invece l'Assiria.
12Dovunque si rivolgeranno
stenderò la mia rete contro di loro
e li abbatterò come gli uccelli dell'aria,
li punirò nelle loro assemblee.

13Guai a costoro, ormai lontani da me!
Distruzione per loro,
perché hanno agito male contro di me!
Li volevo salvare,
ma essi hanno proferito menzogne contro di me.
14Non gridano a me con il loro cuore
quando gridano sui loro giacigli.
Si fanno incisioni per il grano e il mosto
e intanto si ribellano contro di me.
15Eppure io ho rafforzato il loro braccio,
ma essi hanno tramato il male contro di me.
16Si sono rivolti ma non a colui che è in alto,
sono stati come un arco fallace.
I loro capi cadranno di spada
per l'insolenza della loro lingua
e nell'Egitto rideranno di loro.


Atti degli Apostoli 6

1In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana.2Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense.3Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico.4Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola".5Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiòchia.6Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
7Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.

8Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo.9Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano,10ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava.11Perciò sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio".12E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio.13Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge.14Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè".
15E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.


Capitolo XII: L’educazione a patire e la lotta alla concupiscenza

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1. Signore Dio, capisco che è per me veramente necessario saper soffrire, giacché in questo mondo accadono tante avversità. Invero, comunque io abbia disposto per la mia tranquillità, la mia vita non può essere esente dalla lotta e dal dolore. Così è, o figlio. Ma tale è la mia volontà: tu non devi andar cercando una pace, che non abbia e non senta tentazione o avversità; anzi devi ritenere per certo di avere trovato pace, anche quando sarai afflitto da varie tribolazioni e sarai provato da varie contrarietà. Se obietterai di non riuscire ora a sopportare tanto, come riuscirai a sostenere poi il fuoco del purgatorio? Tra due mali, scegliere sempre il minore. Così, per poter sfuggire alle pene eterne future, vedi di sopportare, con fermezza e per amore di Dio, i mali presenti. Credi forse che quelli che vivono nel mondo non abbiano a patire per nulla, o soltanto un pochino? No; questo non lo riscontrerai, nemmeno cercando tra le persone che vivono tra gli agi più grandi. Tuttavia - mi dirai - costoro hanno molte gioie, fanno ciò che loro più piace e alle loro tribolazioni non danno, perciò, gran peso. Ammettiamo che le cose stiano così e che costoro abbiano tutto ciò che vogliono. Ma quanto pensi che potrà durare? Ecco "come fumo si disperderanno" (Sal 36,20) coloro che in questo mondo sono nell'abbondanza; delle loro gioie di un tempo non resterà ricordo alcuno.

2. Di più, anche mentre sono ancora in vita, costoro non sono esenti da amarezze, da noie e da timori. Che anzi, frequentemente, proprio dalle stesse cose dalle quali si ripromettono gioia, essi traggono una dolorosa pena. E giustamente per loro ciò accade. Infatti, cercando essi ed inseguendo il piacere anche contro l'ordine disposto da Dio, non lo raggiungono senza vergogna ed amarezza. Come è breve, questo piacere e falso e contrario al volere di Dio; e come è turpe. Eppure gli uomini, ebbri e ciechi, non capiscono; e, come bruti, vanno incontro alla morte dell'anima per un piccolo piacere di questa vita corruttibile. Ma tu, figlio, non andare dietro alle "tue concupiscenze; distogliti dal tuo capriccio" (Sir 18,30). "Metti il tuo gaudio nel Signore; Egli ti darà ciò che il tuo cuore domanderà" (Sal 36,4). In verità, se veramente desideri la pienezza della gioia e della mia consolazione, ecco, la tua felicità consisterà nel disprezzo di tutto ciò che è nel mondo e nel distacco da ogni piacere. Così ti saranno concesse grandi consolazioni. Quanto più ti allontanerai da ogni conforto che venga dalle creature, tanto più grandi e soavi consolazioni troverai in me. A questo non giungerai, però, senza avere prima sofferto e faticosamente lottato. Farà resistenza il radicato costume; ma sarà vinto poi da una abitudine migliore. Protesterà la carne, ma sarà tenuta in freno dal fervore spirituale. Ti istigherà, fino all'esasperazione, l'antico serpente; ma sarà messo in fuga dalla preghiera oppure gli sarà ostacolato un facile ingresso, se ti troverà preso da un lavoro pratico.


DISCORSO 226 NEL GIORNO DI PASQUA AL POPOLO E AI NEOFITI

Discorsi - Sant'Agostino

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I neofiti sono il giorno che ha fatto il Signore del quale dobbiamo rallegrarci ed esultare.

1. Voi avete sentito che nei riguardi di Cristo Signore si afferma che in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 1. Questi è il Signore Gesù Cristo, che se non si fosse umiliato ma avesse voluto rimanere sempre così, l'uomo sarebbe perduto. E noi riconosciamo il Verbo Dio presso Dio, riconosciamo il Figlio unigenito uguale al Padre, riconosciamo la luce da luce, il giorno da giorno. Egli è il Giorno che ha fatto il giorno; e lui non fatto dal Giorno ma generato. Ma allora se egli, che è giorno da giorno, non è stato fatto ma è generato, qual è il giorno che ha fatto il Signore? Perché [è chiamato] giorno? Perché c'è la luce, e la luce Dio la chiamò giorno 2. Vediamo qual è il giorno che ha fatto il Signore, per rallegrarci ed esultare in esso 3. Si legge che, nella primeva condizione del mondo, le tenebre ricoprivano l'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. E Dio disse: Sia la luce. E la luce fu. E Dio separò la luce dalle tenebre e la luce la chiamò giorno e le tenebre notte 4. Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Proprio questo è quello in cui dobbiamo rallegrarci ed esultare. C'è un altro giorno che ha fatto il Signore, che con maggior ragione dobbiamo riconoscere e in esso rallegrarci ed esultare. Ai fedeli che credono in Cristo è stato detto: Voi siete la luce del mondo 5. Se sono luce, vuol dire che sono anche giorno, perché la luce Dio la chiamò giorno. Anche qui dunque fino a ieri lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque e le tenebre ricoprivano l'abisso, quando questi neofiti portavano ancora addosso i loro peccati. Ma quando ad essi, per mezzo dello Spirito di Dio, i peccati sono stati rimessi, Dio ha detto: Sia la luce, e la luce fu. Ecco allora: Questo è il giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci ed esultiamo in esso 6. A questo giorno perciò ci rivolgiamo con le parole dell'Apostolo: O giorno che ha fatto il Signore, un tempo eravate tenebra, ma ora siete luce nel Signore. Un tempo, dice, eravate tenebra. Lo foste o no? Ripensate al vostro passato, se mai non lo foste. Riguardate i vostri atteggiamenti a cui avete rinunciato. Poiché dunque un tempo eravate tenebra e ora siete luce, non in voi stessi, ma nel Signore, comportatevi come figli della luce 7. Per ora vi basti questo poco, perché ci siamo già affaticati ed oggi dobbiamo spiegare ai neofiti i sacramenti dell'altare.

 

1 - Gv 1, 1.

2 - Gn 1, 5.

3 - Cf. Sal 117, 24.

4 - Gn 1, 2-5.

5 - Mt 5, 14.

6 - Sal 117, 24.

7 - Ef 5, 8.


21 - L'Altissimo ordina a Maria santissima di sposarsi.

La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda

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739. A tredici anni e mezzo, età in cui la nostra bellissima principessa, Maria purissima, era già molto cresciuta, ella ebbe un'altra visione astrattiva della Divinità, simile alle altre di questo genere finora riferite. In questa visione possiamo dire che le sia avvenuto quello che narra la Scrittura di Abramo, quando Dio gli ordinò di sacrificare il suo figlio diletto Isacco, unico pegno di tutte le sue speranze. Dio tentò Abramo, provando ed esaminando la sua pronta ubbidienza per coronarla. Similmente, anche della nostra gran Signora possiamo dire che Dio la tentò in questa visione, ordinandole di sposarsi. Da ciò comprenderemo anche quella verità che dice: quanto sono imperscrutabili i giudizi del Signore, e quanto s'innalzano le sue vie e i suoi pensieri sopra i nostri! E davvero, come il cielo dalla terra distavano quelli di Maria santissima da quelli che l'Altissimo le manifestò ordinandole che prendesse marito per avere protezione e compagnia. Ella, infatti, in tutta la sua vita aveva desiderato e deciso di rimanere nubile per quanto dipendeva dalla sua volontà, ripetendo e rinnovando più volte il voto di castità che in precedenza aveva fatto.

740. L'Altissimo aveva celebrato con la divina principessa Maria quel solenne sposalizio, di cui si è riferito sopra, quando fu portata al tempio, confermandolo con l'approvazione del voto di castità che ella fece e con la gloria e la presenza di tutti gli spiriti angelici. La candidissima colomba si era distaccata da ogni relazione umana e la sua attenzione, il suo pensiero, la sua speranza e il suo amore non erano rivolti a creatura alcuna, poiché era tutta convertita e trasformata nell'amore casto e puro di quel sommo Bene che non viene mai meno, sapendo che sarebbe divenuta più casta amandolo, più pura toccandolo e più vergine ricevendolo. Trovandosi dunque in tale disposizione fiduciosa quando il Signore le ordinò di sposarsi, senza manifestarle altro, quale sorpresa provò il cuore innocentissimo di questa divina giovane che viveva già sicura d'avere per sposo solamente lo stesso Dio che glielo comandava? Questa prova fu maggiore di quella di Abramo, poiché egli non amava tanto Isacco quanto Maria santissima amava l'inviolabile castità.

741. Tuttavia, a così impensato comando la prudentissima Vergine sospese il suo giudizio e ne fece uso solo per sperare e credere, meglio di Abramo, nella speranza contro la speranza, per cui rispose al Signore e disse: «Eterno Dio di maestà incomprensibile, creatore del cielo e della terra e di tutto ciò che è contenuto in essi, voi, Signore, che pesate i venti, e col vostro comando ponete limiti al mare, e alla vostra volontà ogni cosa creata è soggetta, ben potete fare di questo vile verme come più vi piace, senza che io manchi a tutto ciò che vi ho promesso; e se in questo non mi allontano, mio bene e Signore, dal vostro compiacimento, di nuovo asserisco e confermo che voglio essere casta finché avrò vita e voglio voi solo per Signore e sposo. Inoltre, giacché a me, come creatura vostra, spetta e compete solo di ubbidirvi, considerate, mio Sposo, che è vostro compito sollevare la mia debolezza umana da questo impegno, nel quale il vostro santo amore mi pone». In tale circostanza la castissima giovinetta Maria si turbò alquanto, come avvenne poi all'annuncio dell'arcangelo san Gabriele. Tuttavia, sebbene sentisse un po' di tristezza, questa non le impedì l'esercizio della più eroica ubbidienza che fino ad allora aveva osservato, per cui si consegnò tutta nelle mani del Signore. Sua Maestà le rispose: «Maria, non si turbi il tuo cuore, perché il tuo abbandono confidente mi è gradito e il mio braccio onnipotente non è soggetto a leggi; così sarò io ad occuparmi di ciò che a te più conviene».

742. Con questa sola promessa dell'Altissimo Maria santissima ritornò dalla visione al suo stato ordinario e, tra l'incertezza e la speranza in cui la lasciarono il divino comando e la promessa, restò sempre pensierosa, obbligandola il Signore in questo modo a moltiplicare con lacrime nuovi atti di amore e di confidenza, di fede, di umiltà, di obbedienza, di castità purissima e di altre virtù, che sarebbe impossibile riportare. Mentre la nostra gran Principessa era tutta assorta in questa orazione e presa da queste ansie rassegnate e prudenti, Dio parlò in sogno al sommo sacerdote, che era il santo Simeone, e gli ordinò che disponesse l'occorrente per far sposare Maria, figlia di Gioacchino e di Anna di Nazaret, perché sua Maestà la guardava con speciale cura ed amore. Il santo sacerdote rispose a Dio, chiedendogli che gli manifestasse la sua volontà circa la persona con la quale la giovane avrebbe dovuto sposarsi. Il Signore gli ordinò di radunare gli altri sacerdoti e dottori e di far loro presente che quella giovane era orfana, sola e non voleva sposarsi, ma che, per ottemperare all'usanza secondo cui le primogenite non uscivano dal tempio senza prendere marito, era conveniente che ella facesse altrettanto, sposandosi con chi ritenessero più adatto.

743. Il sacerdote Simeone ubbidì all'ordine divino e, avendo convocato gli altri, comunicò loro la volontà dell'Altissimo. Nello stesso tempo fece loro conoscere quanto sua Maestà si compiacesse di quella vergine, Maria di Nazaret, secondo quanto gli era stato rivelato. Aggiunse che, trovandosi nel tempio priva dei suoi genitori, era loro dovere curarsi delle sue necessità e sceglierle uno sposo degno di una figlia tanto onesta, virtuosa e di costumi così irreprensibili, come ben sapevano tutti coloro che nel tempio l'avevano avvicinata. Oltre alla sua persona, la ricchezza, la nobiltà e le altre qualità erano molto distinte, per cui conveniva considerare molto bene a chi tutto ciò si dovesse consegnare. Aggiunse ancora che Maria di Nazaret non desiderava sposarsi, ma che diversamente non era conveniente per lei uscire dal tempio, perché era orfana e primogenita.

744. Discusso questo problema nell'adunanza dei sacerdoti e dei dottori, e mossi tutti da ispirazione divina, stabilirono che, trattandosi di una questione in cui si desiderava tanto non incorrere in errore e nella quale il medesimo Signore aveva manifestato il suo volere, conveniva ricercare la sua santa volontà anche nel resto e domandargli di manifestare in qualche modo la persona che fosse più adatta come sposo di Maria e che fosse della famiglia e stirpe di Davide, affinché si adempisse la legge. A questo scopo fissarono un giorno preciso, in cui tutti gli uomini liberi e celibi di questa stirpe che si trovavano in Gerusalemme si radunassero nel tempio. Questo giorno fu poi quello stesso in cui la nostra Principessa del cielo compiva quattordici anni. E siccome era necessario informaila di ciò che si era stabilito e domandare il suo consenso, il sacerdote Simeone la chiamò e le manifestò l'intenzione sua e degli altri sacerdoti di darle uno sposo prima che uscisse dal tempio.

745. La prudentissima Vergine, arrossendo per il suo pudore verginale, rispose a] sacerdote con grande modestia e umiltà, e gli disse: «Io, signor mio, per quanto dipende dalla mia volontà, desidero continuare ad osservare castità perfetta per tutto il tempo della mia vita, dedicandomi al mio Dio nel servizio di questo santo tempio, in cambio dei grandi beni che in esso ho ricevuto. Né ho mai avuto intenzione o inclinazione per il matrimonio, giudicandomi inadatta agli impegni che comporta. Questa è la mia aspirazione, però voi, signore, che rappresentate Dio, m'insegnerete quale sarà la sua volontà». Il sacerdote replicò: «Figlia mia, il Signore accetterà i vostri santi desideri, però sappiate che al presente nessuna delle giovani d'Israele rinuncia al matrimonio, finché aspettiamo, secondo le divine profezie, la venuta del Messia; perciò nel nostro popolo si giudica felice e benedetta colei che ha una discendenza. Inoltre, anche nello stato del matrimonio potrete servire Dio con molta santità e perfezione e, affinché abbiate chi vi accompagni o si conformi ai vostri intenti, pregheremo il Signore di volervi indicare egli stesso lo sposo più conforme alla sua divina volontà tra quelli della stirpe di Davide. E voi domandate la stessa cosa pregando incessantemente, affinché l'Altissimo vi guardi benignamente e diriga noi tutti».

746. Questo accadde nove giorni prima della decisione definitiva. In questo tempo la santissima vergine moltiplicò le sue preghiere al Signore con incessanti lacrime e sospiri, chiedendo l'adempimento della sua divina volontà in ciò che nel suo timore le stava tanto a cuore. In uno di questi nove giorni le apparve il Signore e le disse: «Sposa e colomba mia, dilata il tuo cuore afflitto: non si turbi né si rattristi. Io sono attento ai tuoi desideri e alle tue preghiere, tutto governo e dalla mia luce è guidato il sacerdote. Io stesso ti darò uno sposo, il quale non impedisca i tuoi santi desideri, ma anzi con la mia grazia ti aiuti ad adempierli. Io ti cercherò un uomo perfetto, secondo il mio cuore, e lo sceglierò fra i miei servi. Il mio potere è infinito e non ti mancherà la mia protezione e la mia custodia».

747. Maria santissima rispose e disse al Signore: «Sommo bene ed amore dell'anima mia, voi conoscete bene il segreto del mio cuore e i desideri che in esso avete posto dall'istante in cui mi avete dato l'esistenza. Conservatemi dunque, mio sposo, casta e pura, come ho desiderato ardentemente di essere per ispirazione ricevuta da voi stesso e per essere tutta vostra. Non disprezzate i miei sospiri, e non allontanatemi dalla vostra divina presenza. Considerate, mio Signore e padrone, che sono un vermiciattolo vile, debole e spregevole per la mia bassezza e, se venissi meno nello stato del matrimonio, mancherei a voi e ai miei desideri. Determinate dunque la mia sicura riuscita e non ve ne disinteressate per il fatto che io non ho meritato questa grazia. Infatti, anche se io sono polvere inutile, griderò ai piedi della vostra maestà sperando, o Signore, nella vostra misericordia infinita».

748. Inoltre la castissima giovinetta ricorreva ai suoi angeli santi, che sorpassava in santità e purezza; presentava loro molte volte l'ansietà del suo cuore per il nuovo stato che l'attendeva. Le dissero un giorno gli angeli santi: «O sposa dell'Altissimo, non potete certo ignorare né dimenticare questo titolo, né l'amore che vi porta, né che egli è onnipotenza e verità. Per questo, Signora, pacificate il vostro cuore, perché i cieli e la terra scompariranno prima che vengano meno la verità e il compimento delle sue promesse. Qualunque cosa vi succeda, riguarda il vostro sposo; il suo braccio onnipotente, che domina sugli elementi e tutte le creature, può arrestare la forza delle onde impetuose ed impedire la veemenza dei loro effetti, può far si che né il fuoco bruci, né la terra sia pesante. I suoi alti giudizi sono imperscrutabili e santi, i suoi decreti rettissimi e ammirabili e le creature non possono comprenderli, ma devono rispettarli. Se dunque la sua grandezza vuole che lo serviate nel matrimonio, meglio sarà per voi essergli gradita in esso piuttosto che disgustarlo in un altro stato. Sua Maestà senza dubbio farà con voi ciò che è meglio e ciò che è più perfetto e santo; siate dunque sicura delle sue promesse». In seguito a questa esortazione angelica si calmarono alquanto le ansietà della nostra Principessa e di nuovo chiese loro che l'assistessero e custodissero e che presentassero al Signore la sua conformità al volere divino e come ella stesse attendendo ciò che avrebbe ordinato.

 

Insegnamento che mi diede la Principessa del cielo

 

749. Figlia mia carissima, altissimi e venerabili sono i giudizi del Signore e le creature non devono investigarli, poiché non possono penetrarli. Sua Altezza mi ordinò di sposarmi, ma non me ne rivelò ancora il mistero; conveniva tuttavia che così facessi, affinché il mondo, ignaro allora del mistero, giudicasse onesta la mia maternità, reputando figlio del mio sposo il Verbo incarnato nel mio grembo. Fu inoltre mezzo opportuno per nasconderlo a Lucifero e ai suoi demoni, assai inferociti e tutti tesi a scaricare il loro smanioso furore su di me. Quando vide che abbracciavo lo stato matrimoniale, restò come accecato, credendo che non fosse compatibile avere per sposo un uomo ed essere madre di Dio. Con questo si tranquillizzò alquanto, dando tregua alla sua malizia. Nel farmi sposare, l'Altissimo ebbe pure altri fini, che in seguito divennero manifesti, anche se allora mi furono nascosti, perché così conveniva.

750. Voglio dirti inoltre, figlia mia, che per me sapere di dover prendere per sposo un uomo fu il maggior dolore che avessi patito sino a quel giorno, dato che il Signore non me ne aveva ancora spiegato il mistero; e se in questa pena non mi avesse confortato la sua virtù divina, lasciandomi qualche speranza benché oscura e indeterminata, avrei perso la vita per il dolore. Però da questo evento apprenderai quale debba essere la rassegnazione della creatura alla volontà dell'Altissimo e come debba piegare il suo scarso intelletto senza voler scrutare i sublimi misteri di Dio. E quando alla creatura si presenta qualche difficoltà o pericolo in ciò che il Signore dispone e ordina, sappia confidare in lui e creda che non la pone in essi per abbandonarvela, ma per tiraila fuori vittoriosa e con trionfo, se da parte sua coopera con la grazia del medesimo Signore. Ma quando l'anima pretende d'indagare i giudizi della sua sapienza e preferisce seguire la propria volontà anziché obbedire, creda e sappia che defrauda la gloria e la grandezza del suo Creatore e perde insieme il proprio merito.

751. Io riconoscevo che l'Altissimo è superiore a tutte le creature e che non ha bisogno del nostro ragionare, ma vuole solamente la sottomissione della volontà, poiché la creatura non può dargli consiglio, ma gli deve soltanto ubbidienza e lode. Quanto a me, sebbene il non saper ciò che mi avrebbe comandato e ordinato nello stato del matrimonio mi affliggesse molto per l'amore che io portavo alla castità, questo dolore e questa pena non suscitarono in me alcuna curiosità d'indagare oltre, anzi servirono a far sì che la mia ubbidienza fosse più eccellente e gradita ai suoi occhi. Conforma a questo esempio la rassegnazione, che devi avere a tutto ciò che comprenderai essere gradito al tuo Signore e sposo, abbandonandoti alla sua protezione e alla fermezza delle sue promesse infallibili. In tutto quello in cui avrai l'approvazione dei suoi sacerdoti e tuoi superiori, lasciati guidare senza resistere ai loro comandi né alle divine ispirazioni.


34-42 Luglio 4, 1937 Come Dio vuol formare tante sue Vite Divine in ciascuna creatura. Come chi vive nel Voler Divino si fa portatrice di tutti e di tutto al suo Creatore.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Mi trovavo tutta investita del Voler Divino, dovunque e dappertutto lo trovavo in atto che voleva darmi la sua Vita, ed oh! come mi sentivo felice nel sentire il suo impero che a qualunque costo, coi suoi stratagemmi amorosi voleva rinchiudere in me la sua Vita perenne. Io ne sono restata sorpresa, ed il mio sempre amabile Gesù, visitando la povera e piccola anima mia, con la sua solita bontà e dolcezza mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, se tu sapessi come godo e come si sfoga il mio Amore nel manifestarti i nostri arcani celesti, in che stato d’amore si trova il nostro Ente Supremo, la nostra Volontà adorabile, per darmi gusto mi premureresti a farmi dire in qual modo ci troviamo in mezzo alle creature, ed il gran bene che le possiamo fare. Ora tu lo sai, che la nostra Immensità involge tutto, la nostra Potenza e Fortezza è tanta, che portiamo come in braccio tutto e tutti come se fosse una piccola piuma; tutto questo è natura nel nostro Essere tre volte Santo, tanto che se ci volessimo impiccolire non lo possiamo, la nostra Immensità e Potenza scorre in ogni fibra del cuore, in tutti i respiri, nella rapidità del sangue che scorre nelle vene, nella velocità del pensiero, siamo attori e spettatori, e a giorno di tutto. Ma questo è nulla, non sono altro che le qualità del nostro Ente Supremo, quello ch’è più da stupire, è che vogliamo formare tante Vite nostre in ciascuna creatura. Questo è operato di Dio, tenere virtù di poter formare tante Vite Divine per quante creature ha messo fuori alla luce del giorno; del resto la creatura è nostra, creata da Noi, viviamo insieme, e perché l’amiamo il nostro Amore ci porta con una forza irresistibile e potenza tutta nostra a formarci come vita in essa, e la nostra arte creatrice, che non contenta di creare le creature, nella foga del suo amore vuol creare Sé stessa nella persona creata. Vedi dunque in quale condizione ci troviamo in mezzo all’umana famiglia, in atto di formare sempre Vite nostre in loro, ma la nostra arte creatrice resta respinta, soffocata, senza poter continuare la nostra Creazione Divina, mentre viviamo insieme con loro, vivono a spese nostre, vivono perché vivono di Noi, eppure abbiamo il gran dolore di non potere formare la nostra Vita in loro, mentre questo sarebbe il nostro massimo contento, la più grande gloria che ci darebbero se ci dessero la libertà di farci vita di ciascuna creatura. Ma sai dove siamo liberi di formare questa Vita nostra? In chi vive nella nostra Volontà, il nostro Fiat Divino ci prepara le materie prime per formare la nostra Vita, mette in attitudine la sua Potenza, la sua Santità, il suo Amore, e ci chiama nel fondo dell’anima, e Noi trovando le materie adattabili e fattibili, formiamo con amore indicibile la nostra Vita Divina, non solo la formiamo ma la cresciamo, e con sommo nostro gusto e diletto svolgiamo la nostra arte creatrice intorno a questa celeste creatura, ed incominciano la catena dei prodigi; essa possedendo il suo Creatore, la nostra Volontà operante in essa, diventa la portatrice di tutti e di tutto: Se pensa ci porta i pensieri di tutti, e si fa supplitrice e riparatrice di tutte le intelligenze umane; se parla, se opera, se cammina, porta le parole, le opere, i passi di tutti, la stessa Creazione le fa decoroso corteggio, e si fa portatrice del cielo, delle stelle, del sole, del vento, di tutto, non lascia nulla dietro, ci porta l’omaggio, la gloria di tutte le nostre cose create, fin l’omaggio del dolce canto del piccolo uccellino; possedendo la Vita di Colui che l’ha creata, tutte le fanno corona, anzi tutte vogliono essere portate da colei che possiede l’atto parlante, affinché per ciascuna le dice la storia parlante d’amore, per cui sono state create dal loro Creatore. Sicché chi possiede il nostro Volere, acquista la nostra gelosia d’amore, che tutto vogliamo per Noi e questo con somma giustizia, perché non vi è cosa che Noi non abbiamo dato, quindi con giustizia tutto vogliamo. Così, essa, presa dalla nostra stessa follia d’amore vuole tutto, per darci tutto, e gelosa vuol portarci tutto per dirci per tutti e per ciascuna cosa creata la sua parolina d’amore. Perciò chi vive nel nostro Volere non sta mai sola, primo sta col suo Creatore, col quale sta sempre in gara d’amore, come più si possono amare, e standole tutte le cose d’intorno, si fa portatrice di tutto a Colui che ama, che essendo Amore infinito, vuol vedere nella creatura, tutte le cose convertite in amore per amor suo”.