Liturgia delle Ore - Letture
Martedi dell'Ottava di Pasqua
Vangelo secondo Luca 21
1Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.2Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli3e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.4Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere".
5Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse:6"Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta".7Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?".
8Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.9Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine".
10Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,11e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo.12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.13Questo vi darà occasione di render testimonianza.14Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa;15io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;17sarete odiati da tutti per causa del mio nome.18Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.19Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.
20Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città;22saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
23Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.
25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. 'Le' potenze 'dei cieli' infatti saranno sconvolte.
27Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire su una nube' con potenza e gloria grande.
28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".
29E disse loro una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante;30quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina.31Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.32In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
34State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;35come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.36Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".
37Durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all'aperto sul monte detto degli Ulivi.38E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.
Primo libro di Samuele 25
1Samuele morì, e tutto Israele si radunò e lo pianse. Lo seppellirono presso la sua casa in Rama. Davide si alzò e scese al deserto di Paran.
2Vi era in Maon un uomo che possedeva beni a Carmel; costui era molto ricco, aveva un gregge di tremila pecore e mille capre e si trovava a Carmel per tosare il gregge.3Quest'uomo si chiamava Nabal e sua moglie Abigail. La donna era di buon senso e di bell'aspetto, ma il marito era brutale e cattivo; era un Calebita.4Davide nel deserto sentì che Nabal era alla tosatura del gregge.5Allora Davide inviò dieci giovani; Davide disse a questi giovani: "Salite a Carmel, andate da Nabal e chiedetegli a mio nome se sta bene.6Voi direte così a mio fratello: Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti appartiene!7Ho sentito appunto che stanno tosando le tue pecore. Ebbene, quando i tuoi pastori sono stati con noi, non li abbiamo molestati e niente delle loro cose ha subito danno finché sono stati a Carmel.8Interroga i tuoi uomini e ti informeranno. Questi giovani trovino grazia ai tuoi occhi, perché siamo giunti in un giorno lieto. Da', ti prego, quanto puoi dare ai tuoi servi e al tuo figlio Davide".9Gli uomini di Davide andarono e fecero a Nabal tutto quel discorso a nome di Davide e attesero.10Ma Nabal rispose ai servi di Davide: "Chi è Davide e chi è il figlio di Iesse? Oggi sono troppi i servi che scappano dai loro padroni.11Devo prendere il pane, l'acqua e la carne che ho preparato per i tosatori e darli a gente che non so da dove venga?".
12Gli uomini di Davide rifecero la strada, tornarono indietro e gli riferirono tutto questo discorso.13Allora Davide disse ai suoi uomini: "Cingete tutti la spada!". Tutti cinsero la spada e Davide cinse la sua e partirono dietro Davide circa quattrocento uomini. Duecento rimasero a guardia dei bagagli.
14Ma Abigail, la moglie di Nabal, fu avvertita da uno dei servi, che le disse: "Ecco Davide ha inviato messaggeri dal deserto per salutare il nostro padrone, ma egli ha inveito contro di essi.15Veramente questi uomini sono stati molto buoni con noi; non ci hanno molestati e non ci è venuto a mancare niente finché siamo stati con loro, quando eravamo in campagna.16Sono stati per noi come un muro di difesa di notte e di giorno, finché siamo stati con loro a pascolare il gregge.17Sappilo dunque e vedi ciò che devi fare, perché pende qualche guaio sul nostro padrone e su tutta la sua casa. Egli poi è troppo cattivo e non gli si può dire una parola".18Abigail allora prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque arieti preparati, cinque misure di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi e li caricò sugli asini.19Poi disse ai servi: "Precedetemi, io vi seguirò". Ma non disse nulla al marito Nabal.
20Ora, mentre essa sul dorso di un asino scendeva lungo un sentiero nascosto della montagna, Davide e i suoi uomini scendevano di fronte a lei ed essa s'incontrò con loro.21Davide andava dicendo: "Ho dunque custodito invano tutto ciò che appartiene a costui nel deserto; niente fu danneggiato di ciò che gli appartiene ed egli mi rende male per bene.22Tanto faccia Dio ai nemici di Davide e ancora peggio, se di tutti i suoi io lascerò sopravvivere fino al mattino un solo maschio!".23Appena Abigail vide Davide, smontò in fretta dall'asino, cadde con la faccia davanti a Davide e si prostrò a terra.24Cadde ai suoi piedi e disse: "Sono io colpevole, mio signore. Lascia che parli la tua schiava al tuo orecchio e tu dègnati di ascoltare le parole della tua schiava.25Non faccia caso il mio signore di quell'uomo cattivo che è Nabal, perché egli è come il suo nome: stolto si chiama e stoltezza è in lui; io tua schiava non avevo visto i tuoi giovani, o mio signore, che avevi mandato.26Ora, mio signore, per la vita del Signore e per la tua vita, poiché il Signore ti ha impedito di venire al sangue e farti giustizia con la tua mano, siano appunto come Nabal i tuoi nemici e coloro che cercano di fare il male al mio signore.27Quanto a questo dono che la tua schiava porta al mio signore, fa' che sia dato agli uomini che seguono i tuoi passi, mio signore.28Perdona la colpa della tua schiava. Certo il Signore concederà a te, mio signore, una casa duratura, perché il mio signore combatte le battaglie del Signore, né si troverà alcun male in te per tutti i giorni della tua vita.29Se qualcuno insorgerà a perseguitarti e a cercare la tua vita, la tua anima, o mio signore, sarà conservata nello scrigno della vita presso il Signore tuo Dio, mentre l'anima dei tuoi nemici Egli la scaglierà come dal cavo della fionda.30Certo, quando il Signore ti avrà concesso tutto il bene che ha detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d'Israele,31non sia di angoscia o di rimorso al tuo cuore questa cosa: l'aver versato invano il sangue e l'aver fatto giustizia con la tua mano, mio signore. Il Signore ti farà prosperare, mio signore, ma tu vorrai ricordarti della tua schiava".32Davide esclamò rivolto ad Abigail: "Benedetto il Signore, Dio d'Israele, che ti ha mandato oggi incontro a me.33Benedetto il tuo senno e benedetta tu che mi hai impedito oggi di venire al sangue e di fare giustizia da me.34Viva sempre il Signore, Dio d'Israele, che mi ha impedito di farti il male; perché se non fossi venuta in fretta incontro a me, non sarebbe rimasto a Nabal allo spuntar del giorno un solo maschio".35Davide prese poi dalle mani di lei quanto gli aveva portato e le disse: "Torna a casa in pace. Vedi: ho ascoltato la tua voce e ho rasserenato il tuo volto".
36Abigail tornò da Nabal: questi teneva in casa un banchetto come un banchetto da re. Il suo cuore era allegro ed egli era ubriaco fradicio. Essa non gli disse né tanto né poco fino allo spuntar del giorno.37Il mattino dopo, quando Nabal ebbe smaltito il vino, la moglie gli narrò la faccenda; il cuore gli si tramortì nel petto ed egli rimase come una pietra.38Dieci giorni dopo il Signore colpì Nabal ed egli morì.39Quando Davide sentì che Nabal era morto, esclamò: "Benedetto il Signore che ha fatto giustizia dell'ingiuria che ho ricevuto da Nabal; ha trattenuto il suo servo dal male e ha rivolto sul capo di Nabal la sua iniquità". Poi Davide mandò messaggeri e annunziò ad Abigail che voleva prenderla in moglie.40I servi di Davide andarono a Carmel e le dissero: "Davide ci ha mandati a prenderti perché tu sia sua moglie".41Essa si alzò, si prostrò con la faccia a terra e disse: "Ecco, la tua schiava sarà come una schiava per lavare i piedi ai servi del mio signore".42Abigail si preparò in fretta poi salì su un asino e, seguita dalle sue cinque giovani ancelle, tenne dietro ai messaggeri di Davide e divenne sua moglie.43Davide aveva preso anche Achinoàm da Izreèl e furono tutte e due sue mogli.44Saul aveva dato Mikal sua figlia, già moglie di Davide, a Palti figlio di Lais, che abitava in Gallìm.
Siracide 31
1L'insonnia per la ricchezza logora il corpo,
l'affanno per essa distoglie il sonno.
2L'affanno della veglia tien lontano l'assopirsi,
come una grave malattia bandisce il sonno.
3Un ricco fatica nell'accumulare ricchezze
e se smette, si ingolfa nei piaceri.
4Un povero fatica nelle privazioni della vita
e se smette, cade nell'indigenza.
5Chi ama l'oro non sarà esente da colpa,
chi insegue il denaro per esso peccherà.
6Molti sono andati in rovina a causa dell'oro,
il loro disastro era davanti a loro.
7È una trappola per quanti ne sono entusiasti,
ogni insensato vi resta preso.
8Beato il ricco, che si trova senza macchia
e che non corre dietro all'oro.
9Chi è costui? noi lo proclameremo beato:
difatti egli ha compiuto meraviglie in mezzo al suo popolo.
10Chi ha subìto la prova, risultando perfetto?
Sarà un titolo di gloria per lui.
Chi, potendo trasgredire, non ha trasgredito,
e potendo compiere il male, non lo ha fatto?
11Si consolideranno i suoi beni
e l'assemblea celebrerà le sue beneficenze.
12Hai davanti una tavola sontuosa?
Non spalancare verso di essa la tua bocca
e non dire: "Che abbondanza qua sopra".
13Ricòrdati che l'occhio cattivo è un male.
Che cosa è stato creato peggiore dell'occhio?
Per questo esso lacrima in ogni circostanza.
14Dove guarda l'ospite, non stendere la mano;
non intingere nel piatto insieme con lui.
15Giudica le esigenze del prossimo dalle tue;
e su ogni cosa rifletti.
16Mangia da uomo ciò che ti è posto innanzi;
non masticare con voracità per non renderti odioso.
17Sii il primo a smettere per educazione,
non essere ingordo per non incorrere nel disprezzo.
18Se siedi tra molti invitati,
non essere il primo a stendere la mano.
19Quanto poco è sufficiente per un uomo educato,
una volta a letto non si sente soffocato.
20Sonno salubre con uno stomaco ben regolato,
al mattino si alza e il suo spirito è libero.
Travaglio di insonnia, coliche e vomiti
accompagnano l'uomo ingordo.
21Se sei stato forzato a eccedere nei cibi,
àlzati, va' a vomitare e sarai sollevato.
22Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi,
alla fine troverai vere le mie parole.
In tutte le azioni sii moderato
e nessuna malattia ti coglierà.
23Molte labbra loderanno chi è splendido nei banchetti,
e vera è la testimonianza della sua munificenza.
24La città mormora di chi è tirchio nei banchetti;
ed esatta è la testimonianza della sua avarizia.
25Non fare il forte con il vino,
perché ha mandato molti in rovina.
26La fornace prova il metallo nella tempera,
così il vino i cuori in una sfida di arroganti.
27Il vino è come la vita per gli uomini,
purché tu lo beva con misura.
Che vita è quella di chi non ha vino?
Questo fu creato per la gioia degli uomini.
28Allegria del cuore e gioia dell'anima
è il vino bevuto a tempo e a misura.
29Amarezza dell'anima è il vino bevuto in quantità,
con eccitazione e per sfida.
30L'ubriachezza accresce l'ira dello stolto a sua rovina,
ne diminuisce le forze e gli procura ferite.
31Durante un banchetto non rimproverare il vicino,
non deriderlo nella sua letizia.
Non dirgli parola di rimprovero
e non tormentarlo col chiedergli ciò che ti deve.
Salmi 132
1'Canto delle ascensioni.'
Ricordati, Signore, di Davide,
di tutte le sue prove,
2quando giurò al Signore,
al Potente di Giacobbe fece voto:
3"Non entrerò sotto il tetto della mia casa,
non mi stenderò sul mio giaciglio,
4non concederò sonno ai miei occhi
né riposo alle mie palpebre,
5finché non trovi una sede per il Signore,
una dimora per il Potente di Giacobbe".
6Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
l'abbiamo trovata nei campi di Iàar.
7Entriamo nella sua dimora,
prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.
8Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo,
tu e l'arca della tua potenza.
9I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia,
i tuoi fedeli cantino di gioia.
10Per amore di Davide tuo servo
non respingere il volto del tuo consacrato.
11Il Signore ha giurato a Davide
e non ritratterà la sua parola:
"Il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono!
12Se i tuoi figli custodiranno la mia alleanza
e i precetti che insegnerò ad essi,
anche i loro figli per sempre
sederanno sul tuo trono".
13Il Signore ha scelto Sion,
l'ha voluta per sua dimora:
14"Questo è il mio riposo per sempre;
qui abiterò, perché l'ho desiderato.
15Benedirò tutti i suoi raccolti,
sazierò di pane i suoi poveri.
16Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti,
esulteranno di gioia i suoi fedeli.
17Là farò germogliare la potenza di Davide,
preparerò una lampada al mio consacrato.
18Coprirò di vergogna i suoi nemici,
ma su di lui splenderà la corona".
Geremia 18
1Questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2"Prendi e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola".3Io sono sceso nella bottega del vasaio ed ecco, egli stava lavorando al tornio.4Ora, se si guastava il vaso che egli stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli rifaceva con essa un altro vaso, come ai suoi occhi pareva giusto.
5Allora mi fu rivolta la parola del Signore:6"Forse non potrei agire con voi, casa di Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore. Ecco, come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele.7Talvolta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare, di abbattere e di distruggere;8ma se questo popolo, contro il quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli.9Altra volta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di edificare e di piantare;10ma se esso compie ciò che è male ai miei occhi non ascoltando la mia voce, io mi pentirò del bene che avevo promesso di fargli.
11Ora annunzia, dunque, agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Dice il Signore: Ecco preparo contro di voi una calamità e medito contro di voi un progetto. Su, abbandonate la vostra condotta perversa, migliorate le vostre abitudini e le vostre azioni".12Ma essi diranno: "È inutile, noi vogliamo seguire i nostri progetti; ognuno di noi agirà secondo la caparbietà del suo cuore malvagio".
13Perciò così dice il Signore:
"Informatevi tra le nazioni:
chi ha mai udito cose simili?
Enormi, orribili cose ha commesso
la vergine di Israele.
14Scompare forse dalle alte rocce
la neve del Libano?
Forse si inaridiscono
le acque delle montagne
che scorrono gelide?
15Eppure il mio popolo mi ha dimenticato;
essi offrono incenso a un idolo vano.
Così hanno inciampato nelle loro strade,
nei sentieri di una volta,
per camminare su viottoli,
per una via non appianata.
16Il loro paese è una desolazione,
un oggetto di scherno perenne.
Chiunque passa ne rimarrà stupito
e scuoterà il capo.
17Come fa il vento d'oriente io li disperderò
davanti al loro nemico.
Mostrerò loro le spalle e non il volto
nel giorno della loro rovina".
18Ora essi dissero: "Venite e tramiamo insidie contro Geremia, perché la legge non verrà meno ai sacerdoti, né il consiglio ai saggi, né l'oracolo ai profeti. Venite, colpiamolo per la sua lingua e non badiamo a tutte le sue parole".
19Prestami ascolto, Signore,
e odi la voce dei miei avversari.
20Si rende forse male per bene?
Poiché essi hanno scavato una fossa alla mia vita.
Ricordati quando mi presentavo a te,
per parlare in loro favore,
per stornare da loro la tua ira.
21Abbandona perciò i loro figli alla fame,
gettali in potere della spada;
le loro donne restino senza figli e vedove,
i loro uomini siano colpiti dalla morte
e i loro giovani uccisi dalla spada in battaglia.
22Si odano grida dalle loro case,
quando improvvisa tu farai piombare su di loro
una torma di briganti,
poiché hanno scavato una fossa per catturarmi
e hanno teso lacci ai miei piedi.
23Ma tu conosci, Signore,
ogni loro progetto di morte contro di me;
non lasciare impunita la loro iniquità
e non cancellare il loro peccato dalla tua presenza.
Inciampino alla tua presenza;
al momento del tuo sdegno agisci contro di essi!
Atti degli Apostoli 15
1Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi".2Poiché Paolo e Bàrnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.3Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samarìa raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro.
5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè.
6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.7Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse:
"Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede.8E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi;9e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede.10Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare?11Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro".
12Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
13Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse:14"Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome.15Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
16'Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la
tenda di
Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la
rialzerò,'
17'perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio
nome,'
18'dice il Signore che fa queste cose da lui
conosciute dall'eternità'.
19Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani,20ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue.21Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe".
22Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli.23E consegnarono loro la seguente lettera: "Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!24Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi.25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo,26uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo.27Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce.28Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie:29astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene".
30Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiòchia e riunita la comunità consegnarono la lettera.31Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva.32Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli e li fortificarono.33Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati.34.35Paolo invece e Bàrnaba rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore.
36Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno".37Bàrnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco,38ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera.39Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro.40Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore.
41E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità.
Capitolo XXVI: L’eccelsa libertà dello spirito, frutto dell’umile preghiera più che dello studio
Leggilo nella Biblioteca1. O Signore, questo è il compito di chi vuole essere perfetto: non staccarsi mai spiritualmente dal tendere alle cose celesti e passare tra le molte preoccupazioni quasi senza affanno. E ciò non già per storditezza, ma per quel tal privilegio, proprio di uno spirito libero, di non essere attaccato ad alcuna cosa creata, con un affetto che sia contrario al volere di Dio. Ti scongiuro, o mio Dio pieno di misericordia, tienimi lontano dalle preoccupazioni di questa vita, così che esse non mi siano di troppo impaccio; tienimi lontano dalle molte esigenze materiali, così che io non sia prigioniero del piacere; tienimi lontano da tutto quanto è di ostacolo all'anima, così che io non finisca schiacciato da queste difficoltà. E non voglio dire che tu mi tenga lontano soltanto dalle cose che la vanità di questo mondo brama con pieno ardore; ma da tutte quelle miserie che, a causa della comune maledizione dell'umanità, gravano dolorosamente sull'anima del tuo servo, impedendole di accedere, a sua voglia, alla libertà dello spirito.
2. O mio Dio, dolcezza ineffabile, muta in amarezza per me ogni piacere terrestre: esso mi distoglie dall'amare le cose eterne e mi avvince tristemente a sé, facendomi balenare qualcosa che, al momento, appare buono e gradito. O mio Dio, non sia più forte di me la carne, non sia più forte di me il sangue; non mi inganni il mondo, con la sua gloria passeggera; non mi vinca il diavolo, con la sua astuzia. Dammi fortezza a resistere, pazienza a sopportare, costanza a perseverare. In luogo di tutte le consolazioni del mondo, dammi la dolcissima unzione del tuo spirito; in luogo dell'attaccamento alle cose della terra, infondi in me l'amore della tua gloria. Ecco, per uno spirito fervoroso sono ben pesanti e cibo e bevanda e vestito e tutte le altre cose utili a sostenere il corpo. Di queste cose utili fa' che io usi moderatamente, senza attaccarmi ad esse con desiderio eccessivo. Abbandonare tutto non si può, perché alla natura si deve pur dare sostentamento; ma la santa legge di Dio vieta di cercare le cose superflue e quelle che danno maggiormente piacere. Diversamente la carne si porrebbe sfacciatamente contro lo spirito. Tra questi due estremi, mi regga la tua mano, o Signore, te ne prego; e mi guidi, per evitare ogni eccesso.
LETTERA 26* [297] AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL BEATISSIMO SIGNORE E MERITAMENTE VENERABILE SUO FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO ONORIO [ONORATO?]
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaDonanzio, ordinato diacono contro gli statuti conciliari, scacciato quale ostiario di S. Teogene.
1. Un certo Donanzio della città di Suppe, il cui padre era residente ad Ippona e campava con le elemosine della Chiesa, aveva cominciato a stare nel nostro monastero. Ma, non essendo stato capace di perseverare, ottenne con l'inganno, contro gli statuti vescovili dei concili, di farsi ordinare diacono dal primate Santippo di beata memoria, che non conosceva la sua condizione. Quando però il suddetto venerabile primate venne a sapere la cosa - informato da una mia lettera - lo rimosse dal suo posto e me lo rinviò immediatamente. Io poi, affinché non desse agli altri un esempio di perdizione con l'essere a loro carico, avevo provveduto alla meglio affinché, non avendo di che vivere, fosse ostiario di San Teogene; ma neppure lì egli fu capace di conservare degnamente la sua funzione e pertanto ne fu scacciato dai presbiteri durante una mia assenza.
A Donanzio dovrebbe concedersi solo il lettorato.
2. Ora i suoi concittadini pretendono da me come diacono lui che per tanti anni ha partecipato tra i fratelli laici alla comunione ecclesiale, o signore beatissimo e meritamente venerabile e santo fratello. Poiché quindi essi non comprendono ciò che reclamano, - sicuro come sono della tua saggezza e della tua vigilanza, che hai avuto in dono da Dio - per il fatto che non gli permetti di disprezzare i concili episcopali per il sovvertimento delle norme disciplinari dalle quali devono essere governati i servi di Dio, consiglio la Santità tua di ordinare che, qualora [Donanzio] volesse abitare nella propria città - cosa che io non proibisco - non gli venga assegnata alcun'altra mansione se non forse l'ufficio di lettore che, lo sappiamo, si è soliti concedere anche ai laici ove ciò si dimostri necessario. Se infatti io pensassi ch'egli dovesse essere qualcosa di più, non sarei davvero geloso dell'educazione avuta da me o meglio dalla Chiesa di Dio. Quanto ai suoi costumi non voglio dire nulla, dato che per la nostra faccenda è sufficiente ciò che ho creduto doveroso dire; oh se per grazia del Signore vivesse in modo che nessuno si lamentasse di lui! Per lui è abbastanza che, servendo Dio in un incarico modesto, arrivi ad ottenere ciò che Dio ha promesso, per evitare che, nello sforzo di raggiungere mansioni che gli sembrano più importanti, attiri su di sé e su coloro, che lo aiutano nel suo sforzo, l'ira di Dio, con il cercare di contravvenire alle norme stabilite salutarmente per conservare la disciplina.
6 - La virtù della fede e il suo esercizio in Maria santissima
La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca486. Secondo quanto riferisce san Luca, santa Elisabetta compendiò in breve la grandezza della fede di Maria santissima, quando le disse: Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore. La fede di questa gran Signora si deve misurare dal grado della sua felicità e beatitudine e dalla sua ineffabile dignità; se ella infatti giunse alla maggiore grandezza possibile dopo quella di Dio, ciò avvenne per la singolare eccellenza della sua fede. Credette che il più grande di tutti i misteri si doveva compiere in lei e nel prestare fede a questa verità, del tutto nuova e mai udita prima, fu tale la sua prudenza e scienza da trascendere ogni intelletto umano ed angelico. Il modello della sua fede poteva essere tracciato soltanto nella mente divina, nella quale tutte le virtù di questa Regina vennero come fabbricate dal braccio potente dell'Altissimo. Io mi trovo sempre molto imbarazzata nel parlare di queste virtù, specialmente di quelle interiori, perché da una parte è assai grande la luce che intorno ad esse mi è stata data, dall'altra sono molto limitati i termini umani per spiegare i concetti e gli atti di fede generati nell'intelletto e nello spirito della più fedele di tutte le creature, anzi di colei che da sola vale più di tutte le altre creature insieme. Purtroppo mi riconosco incapace di dire quello che richiederebbe il mio desiderio e, molto più, l'argomento; tuttavia dirò quel che potrò.
487. La fede, in Maria santissima, toccò il sommo grado di perfezione raggiungibile in una creatura umana; questa virtù fu in lei come un prodigio manifesto della potenza divina in mezzo a tutta la natura creata. Perciò in qualche modo servì per soddisfare Dio, compensando la mancanza di fede degli altri uomini. A loro, ancora viatori, l'Altissimo diede questa bella virtù, perché con lo spirito si elevassero alla conoscenza dei suoi misteri e delle sue opere, con la certezza, la sicurezza e l'infallibilità di chi lo vede già faccia a faccia, come gli angeli beati; infatti lo stesso oggetto e la stessa verità che questi vedono con piena chiarezza, appare anche a noi per fede, cioè sotto il velo e la nube di questa virtù.
488. Basta volgere gli occhi al mondo per conoscere subito quante nazioni, monarchie e province fin dal principio si sono rese indegne di questo magnifico beneficio, così male apprezzato e contraccambiato dai mortali; quante lo hanno infelicemente rigettato da sé, dopo che il Signore l'aveva loro misericordiosamente concesso; quanti fedeli, dopo averlo ricevuto senza alcun merito, non sanno trarne profitto sfruttandolo, ma lo tengono invece come cosa superflua, di nessun valore. E così, invece di essere loro guida per raggiungere l'ultimo fine, resta ozioso, inutile e senza alcun effetto o vantaggio. Quindi alla giustizia divina conveniva trovare qualche risarcimento a questa commiserabile perdita, in modo che un così incomparabile beneficio non rimanesse senza un adeguato e proporzionato contraccambio da parte delle creature, per quanto fosse loro possibile. Perciò fra tutte Dio ne volle trovare almeno qualcuna in cui la virtù della fede fosse in grado perfetto, per servire da esempio e misura a tutte le altre.
489. Questo fu appunto quello a cui provvide la grande fede di Maria santissima. Fu tale che, se anche al mondo non vi fosse stato nessun altro al di fuori di lei, a Dio sarebbe convenuto creare questa bella virtù, a causa di lei e per lei. Maria da sola, con la sua grandissima fede, fece si che la divina Provvidenza non patisse mancanza da parte degli uomini, né restasse delusa a causa della poca corrispondenza degli uomini a tale riguardo. A questo provvide la fede della sovrana Regina che riprodusse in sé con somma perfezione la divina idea di questa virtù. Quindi la sua fede può servire da norma e misura a tutti gli altri credenti, i quali saranno più o meno avanzati in questa virtù, a seconda di quanto si accosteranno alla perfezione dell'incomparabile fede di lei. Maria fu perciò eletta maestra ed esempio per tutti i Patriarchi, i Profeti, gli Apostoli, i Martiri e quanti hanno creduto e crederanno sino alla fine del mondo.
490. Qualcuno potrebbe avere dubbi su come la Regina del cielo potesse esercitare la fede, poiché ebbe molte visioni chiare della Divinità e molte altre astrattive, ossia quelle che rendono evidente all'intelletto ciò che conosce. Il dubbio si fonderebbe sulle parole della Scrittura: La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. È come dire che, riguardo alle cose che ora speriamo, cioè l'ultimo fine e la beatitudine, finché viviamo non abbiamo altra presenza né sostanza od essenza fuorché quella che la fede contiene nel suo oggetto creduto oscuramente e come attraverso uno specchio; la forza di questa fede ispirata ci inclina a credere ciò che non vediamo, così come l'infallibile certezza di ciò che crediamo conferisce alla ragione una testimonianza convincente e alla volontà sicurezza, per cui si crede senza dubbio ciò che si desidera e si spera. Conformemente a questa dottrina, se la santissima Vergine era giunta in questa vita a vedere e a possedere Dio senza il velo della fede, non pare che le dovesse restare alcuna oscurità, così da dover credere per fede ciò che aveva visto faccia a faccia, tanto più se nel suo intelletto rimanevano le immagini acquistate nella visione chiara, o almeno evidente, della Divinità.
491. Questo dubbio, anziché contrastare l'esistenza della fede in Maria santissima, la ingrandisce e la innalza moltissimo. In realtà il Signore, privilegiando sua Madre in questa virtù, come in quella della speranza, volle che si distinguesse e si elevasse al di sopra di tutti gli altri viatori. Perché ella fosse maestra ed artefice di queste grandi virtù, Dio volle che il suo intelletto fosse illuminato talora con gli atti perfetti della fede e della speranza, talora con la visione e col possesso, benché transitorio, del fine e dell'oggetto che credeva e sperava; così avrebbe potuto conoscere nella loro origine e gustare alla loro fonte quelle verità che, come maestra dei credenti, avrebbe dovuto insegnare a credere. D'altronde era facile per il potere di Dio congiungere queste due cose nell'anima santissima di Maria; ed essendo facile, era in qualche modo come dovuto alla sua purissima Madre, dal momento che per lei nessun privilegio, per quanto grande, era sconveniente, né doveva mancarle.
492. È pur vero che la chiarezza dell'oggetto che conosciamo non può stare insieme all'oscurità della fede, con la quale crediamo ciò che non si vede, come il possesso non può stare con la speranza. Per questo Maria santissima, quando godeva di queste visioni chiare o astrattive, non esercitava gli atti oscuri della fede, né usava tale virtù, ma solo la scienza infusa. Però non per questo restavano oziose le due virtù teologali della fede e della speranza, perché il Signore, quando voleva che Maria santissima ne facesse uso, sospendeva le visioni chiare ed evidenti, con le quali cessava la scienza attuale ed operava la sola fede oscura. La sovrana Regina restava a volte in tale stato perfetto quando il Signore si nascondeva e le sottraeva la conoscenza chiara, come accadde nel mistero dell'incarnazione.
493. Veramente non conveniva che la Madre di Dio fosse priva del premio delle virtù infuse della fede e della speranza; per ottenerlo aveva da meritarlo e per mentarlo aveva da esercitare queste virtù in misura proporzionata al premio. E siccome questo fu incomparabile, tali furono anche gli atti di fede che questa grande Signora esercitò circa ciascuna delle verità cattoliche, che conobbe e credette tutte, in modo chiaro e perfetto, come viatrice. Da una parte è chiaro che, quando l'intelletto ha evidenza di ciò che conosce, non aspetta, per aderirvi, l'assenso della volontà; prima che questa glielo comandi è costretto, dalla medesima chiarezza, a prestare fermo consenso. D'altra parte è certo che, quando Maria santissima acconsenù all'annuncio dell'arcangelo, fu degna d'incomparabile premio, perché nell'assenso a tale mistero ebbe il merito, come avvenne anche negli altri misteri a cui ugualmente credette. Ora, come poteva avvenire ciò se non perché l'Altissimo aveva disposto che in questi casi usasse della sola fede infusa e non della scienza? Tuttavia anche quando operava con la scienza aveva il suo merito per l'amore col quale la esercitava.
494. Neppure quando perse Gesù fanciullo ebbe l'uso della scienza infusa, con la quale avrebbe potuto conoscere dove ritrovarlo. Allora non ebbe nemmeno visioni chiare di Dio. Lo stesso accadde ai piedi della croce, quando il Signore sospese le illuminazioni che nell'anima santissima di sua Madre avrebbero impedito il dolore. In quel momento, infatti, conveniva che lo sentisse e che operassero la sola fede e la sola speranza. Il gaudio che le avrebbe prodotto qualunque visione o conoscenza di Dio, anche se astrattiva, naturalmente avrebbe impedito il dolore, a meno che Dio non avesse fatto un miracolo per cui potessero stare insieme pena e giubilo. Ma alla divina Maestà conveniva lasciare la Regina del cielo nella sofferenza, perché i meriti e l'imitazione del suo Figlio santissimo potessero stare insieme con le sue grazie e la sua dignità di Madre. Per questo cercò il fanciullo con dolore, come lei stessa disse, e con fede viva e speranza. Lo stesso accadde nella passione e resurrezione dell'unico e amato Figlio; in quel momento la fede della Chiesa perseverò solo in lei, sua maestra e fondatrice.
495. Tre condizioni o qualità particolari si possono considerare nella fede di Maria santissima: la continuità, l'intensità e la chiarezza con la quale credeva. La continuità s'interrompeva solo quando con chiarezza intuitiva o evidenza astrattiva contemplava la Divinità, come ho già riferito. Anche se solo il Signore poteva sapere quando la sua santissima Madre esercitava gli uni o gli altri atti interiori con cui lo conosceva, è certo che mai l'intelletto della Regina del cielo rimase ozioso, cosicché dalla sua concezione non perse mai di vista Dio. Quando era sospesa la fede, godeva della visione chiara della Divinità o dell'evidenza dell'altissima scienza infusa; quando le era occultata questa conoscenza subentrava la fede, e nella successione e vicissitudine di questi atti si scorgeva una regolarissima armonia nella mente di Maria sanfissima, tanto che l'Altissimo invitava gli spiriti angelici a contemplaila, secondo quanto dice lo sposo nel Cantico dei Cantici: Tu che abiti nei giardini - compagni stanno in ascolto - fammi sentire la tua voce.
496. La fede della sovrana Principessa, per la sua efficacia e intensità, superò quella di tutti gli Apostoli, i Profeti e i Santi messi insieme, tanto da raggiungere il massimo livello possibile in una semplice creatura; Maria ebbe inoltre la fede che mancò a tutti coloro che non hanno creduto, cosicché con tale sua virtù avrebbe potuto illuminarli tutti. E quando gli Apostoli al momento della passione vennero meno, in lei la fede perseverò talmente robusta, ferma e costante, che se tutte le tentazioni, gli inganni, le falsità e gli errori del mondo si fossero uniti, non avrebbero potuto impedire né turbare l'invincibile fede della Regina dei fedeli, perché colei che ne è fondatrice e maestra li avrebbe superati e contro tutti sarebbe riuscita vittoriosa e trionfante.
497. La chiarezza, o intelligenza, con la quale credeva esplicitamente tutte le verità divine, non si può ridurre a parole senza oscurarla. Maria santissima sapeva tutto ciò che credeva e credeva tutto quanto sapeva; la scienza teologica infusa della credibilità dei misteri della fede e la loro intelligenza stava in questa Vergine sapiente nel grado più sublime possibile a una semplice creatura. La scienza e la memoria, superiori a quelle degli angeli, erano in lei sempre in atto senza mai farle scordare ciò che apprendeva; faceva uso di questi doni per credere profondamente, eccetto quando Dio stesso ordinava che fosse sospesa la fede. Anche se non era già beata, ma ancora viatrice, per credere e conoscere Dio, aveva l'intelligenza più eminente e più immediata, essendo in uno stato supenore a quello di tutti i viatori.
498. Anche se Maria santissima, quando esercitava le virtù della fede e della speranza, si trovava nello stato per lei più ordinario e basso, superava tutti i santi e gli angeli del paradiso; lo stesso accadeva nei meriti, poiché amava più di loro. Che cosa sarà stato quello che operava, meritava e l'amore di cui ardeva, quando era sollevata dal potere divino ad altri benefici e ad altro stato più sublime, come nella visione beatifica o conoscenza chiara della Divinità? Io vorrei almeno che tutti i mortali conoscessero il valore della virtù della fede, considerandola in questo divino esempio, dove giunse alla perfezione, toccando adeguatamente il fine al quale Dio l'aveva ordinata. Si avvicinino gli infedeli, gli eretici, i pagani e gli idolatri alla maestra della fede, Maria santissima, per esserne illuminati nei loro inganni e tenebrosi errori; ritroveranno il cammino sicuro per giungere all'ultimo fine, per il quale furono creati. Si avvicinino anche i cattolici per conoscere il copioso premio di questa eccellente virtù: domandino con gli Apostoli al Signore che aumenti loro la fede, non per amvare a quella di Maria santissima, ma per imitarla e seguirla, poiché con la luce della fede ella insegna anche a noi il vero modo di praticarla, e con i suoi altissimi meriti ci dà fondata speranza di riuscirvi.
499. Il patriarca Abramo fu chiamato da san Paolo padre di tutti i credenti, perché per primo ebbe la promessa del Messia e credette, sperando contro ogni speranza; questo indica quanto fu eccellente la fede del Patriarca che per primo credette alle promesse del Signore, quando non poteva avere umana speranza, sia perché sua moglie Sara avrebbe dovuto partorirgli un figlio essendo sterile, sia perché, offrendolo a Dio in sacrificio, come gli veniva ordinato, non capiva in che modo avrebbe potuto avere una discendenza innumerevole. Abramo credette che il potere divino soprannaturale avrebbe realizzato tutto ciò che era naturalmente impossibile e anche altre parole e promesse; per questo meritò di essere chiamato padre dei credenti e di ricevere il segno della fede per la quale era stato giustificato: la circoncisione.
500. Maria, nostra signora, possiede maggiori titoli e prerogative di Abramo per essere chiamata madre della fede e di tutti i credenti; nella sua mano tiene innalzato lo stendardo ed il vessillo della fede per tutti i credenti della legge di grazia. È' vero che il Patriarca fu primo in ordine di tempo e fu dato come padre e capo al popolo ebreo, così come è altrettanto vero che la sua fede nelle promesse riguardanti Cristo nostro Signore e nelle parole dell'Altissimo fu grande ed eccellente. Ma ciò non toglie che la fede di Maria sia stata incomparabilmente più ammirabile, cosicché ella è la prima nella dignità. Infatti, vi era maggiore difficoltà o impossibilità nel partorire e concepire di una vergine che non in quello di una vecchia sterile; inoltre il patriarca Abramo non era così certo che si sarebbe eseguito il sacrificio di Isacco, come lo era Maria santissima che si sarebbe sacrificato suo Figlio. Fu lei che in tutti i misteri credette, operò ed insegnò alla Chiesa come doveva credere nell'Altissimo e nelle opere della redenzione. Così, conosciuta la fede di Maria nostra regina, vogliamo concludere che essa è madre dei credenti, esempio della fede cattolica e della santa speranza. Al termine di questo capitolo dico che Cristo, nostro redentore e maestro, godendo la somma gloria e la visione beatifica, non aveva fede, né poteva usare di essa, né con i suoi atti poteva essere maestro di questa virtù. Però, quanto il Signore non poté fare direttamente, lo fece per mezzo di Maria costituendola fondatrice, madre ed esempio della fede della sua Chiesa. Inoltre, vuole che questa sovrana Signora e regina nel giorno del giudizio universale assista il suo santissimo Figlio nel giudicare coloro che non hanno creduto, pur avendo avuto nel mondo un tale esempio.
Insegnamento della Madre di Dio e signora nostra
501. Figlia mia, il tesoro inestimabile della virtù della fede divina rimane nascosto a quegli uomini che hanno solamente occhi carnali e terreni, perché costoro non sanno stimarla e apprezzarla come richiede un dono di così incomparabile valore. Considera, carissima, quale era lo stato del mondo quando non aveva fede e quale sarebbe oggi, se il mio figlio e Signore non la conservasse. Quanti uomini, che il mondo ha celebrato come grandi, potenti e saggi, privi della luce della fede, sono precipitati dall'oscurità della loro infedeltà in abominevoli peccati, e poi nelle tenebre eterne dell'inferno? Quanti condussero e conducono ancora oggi a cecità quelli che li seguono, finché arrivano a cadere tutti insieme nel profondo delle pene eterne? Questi uomini sono seguiti dai cattivi fedeli che hanno ricevuto la grazia e il beneficio della fede, ma vivono come se non l'avessero per nulla nelle loro anime.
502. Non ti scordare, amica mia, di mostrarti grata per questa perla preziosa che il Signore ti ha data come caparra e vincolo dello sposalizio celebrato con te, per attirarti al talamo della sua Chiesa e quindi a quello della sua eterna visione beatifica. Esercita sempre la virtù della fede, poiché ti pone vicino all'ultimo fine, la meta verso cui cammini, l'oggetto desiderato e amato. Essa insegna il cammino certo dell'eterna felicità, illumina nelle tenebre della vita mortale i viatori, portandoli sicuri al possesso della loro patria, verso la quale dovrebbero indirizzare i loro passi, se non fossero morti per l'infedeltà e per i peccati. Questa è la virtù che risveglia le altre, che alimenta e sostiene il giusto nelle sue tribolazioni, che confonde e intimorisce gli infedeli ed anche i fedeli tiepidi e negligenti nell'operare, poiché manifesta loro in questa vita i peccati, nell'altra il castigo che li attende. Inoltre la fede può ogni cosa, poiché al credente niente è impossibile. Infine, la fede illumina e nobilita l'intelletto umano, ammaestrandolo affinché non erri nelle tenebre della sua naturale ignoranza, sollevandolo oltre se stesso perché veda ed intenda con infallibile certezza tutto ciò a cui non potrebbe giungere con le sue forze, portandolo a credere con sicurezza come se vedesse con evidenza. La fede, infatti, spoglia l'uomo di quella grossolanità che lo porta a non voler credere più di quello a cui egli stesso, con la sua limitatezza, può arrivare; eppure ciò è così poco finché l'anima vive nel carcere del corpo corruttibile, soggetta all'uso dei sensi! Stima dunque, figlia mia, la perla preziosa della fede cattolica che Dio ti ha dato; custodiscila, esercitandola con stima e rispetto.
10 gennaio 1976 - RIFLESSIONI SU ALCUNI MESSAGGI
Mons. Ottavio Michelini
La partecipazione nostra, quali ministri di Dio, al Mistero dell'Incarnazione, della Croce e dell'Eucaristia, ha punti di grande rassomiglianza con la partecipazione della Vergine Santissima a questi tre grandi Misteri.
Come la Vergine Santa, il sacerdote per vocazione è chiamato ad essere attivamente presente nel Sacrificio della Santa Messa, perpetuazione del santo Sacrificio della Croce.
E' presente in unione con Cristo nell'offerta di se stesso; è pronto ad accettare, soffrire e offrire difficoltà e incomprensioni, insulti e offese, la sofferenza in genere come Gesù ha fatto. Senza di questa offerta, la partecipazione del Sacerdote diventa soltanto esteriore, materiale e quindi infeconda.
Il sacerdote, con le parole della Consacrazione, rinnova il prodigio dell'Incarnazione: provoca, come la Vergine con il suo Fiat, la reale Incarnazione del Verbo nelle sue mani.
Amandolo, come Maria lo ha amato nel suo seno, ricevendolo nella S. Comunione con la purezza di anima e di corpo con cui la Madonna lo concepì, con l'offerta fatta in unione con Gesù al Padre, (p. 130) il Sacerdote come la Vergine diventa veramente corredentore.
Se il sacerdote celebrante non è animato da questa fede e da questi sentimenti e propositi, la sua Messa è sterile per lui; non è stato che un materiale protagonista del più grande Mistero.
Non aspettate!
Se noi sacerdoti celebrassimo la S. Messa come la dovremmo celebrare, il mondo non sarebbe quello che è; Satana non avrebbe la potenza che ha, e molte più anime si salverebbero.
Il tormento del sacerdote che va dannato sarà ben diverso dal tormento degli altri dannati; solo troverà riscontro nella disperazione di Giuda che avrebbe potuto essere, unendo e fondendo i suoi doni naturali con quelli soprannaturali, un grandissimo apostolo.
... Sacerdoti che celebrate la Santa Messa sacrilegamente, mangiate e bevete la vostra condanna quotidianamente.
Non rimandate dall'oggi al domani la vostra conversione. Non aspettate... Domani potrebbe essere troppo tardi.
Un grande atto di umiltà, ciò che Giuda sempre si rifiutò di compiere, una fervida invocazione alla Vergine (p. 131) Santissima, rifugio dei peccatori, trasformerà la vostra esistenza e cambierà il vostro eterno destino.
Fratelli nel sacerdozio, non avete mai meditato il sogno, la visione di S. Giovanni Bosco, " le due colonne "? Leggetela e vi renderete conto che noi stiamo vivendo in pieno la profezia; l'ultima parte della visione predice i tempi che seguiranno agli attuali avvenimenti.
Questi tempi si avvicinano; dobbiamo prepararci nella preghiera e nella penitenza.
Non siamo scettici e increduli; crediamo e ci sarà dato di vedere e di capire! Non lasciate cadere nel vuoto gli impulsi della grazia che bussano alla porta del vostro cuore!
Il cuore Misericordioso di Gesù, il Cuore Immacolato di Maria ci salvino e ci benedicano. (p. 132)