Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi dell'Ottava di Pasqua
Vangelo secondo Matteo 24
1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio.2Gesù disse loro: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata".
3Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo".
4Gesù rispose: "Guardate che nessuno vi inganni;5molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno.6Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine.7Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi;8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori.9Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome.10Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda.11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti;12per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà.13Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato.14Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.
15Quando dunque vedrete 'l'abominio della desolazione', di cui parlò il profeta Daniele, stare 'nel luogo santo' - chi legge comprenda -,16allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti,17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa,18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.19Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni.20Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato.
21Poiché vi sarà allora 'una tribolazione' grande, 'quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora', né mai più ci sarà.22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.23Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete.24Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.25Ecco, io ve l'ho predetto.
26Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: È in casa, non ci credete.27Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.28Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi.
29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,
'il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
gli astri cadranno' dal cielo
'e le potenze dei cieli' saranno sconvolte.
30Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e 'allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra', e vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo' con grande potenza e gloria.31Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.
32Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina.33Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte.34In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.35Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
36Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
37Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.40Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato.41Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.43Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.44Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.
45Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?46Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!47In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.48Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,50arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa,51lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.
Secondo libro di Samuele 17
1Achitòfel disse ad Assalonne: "Sceglierò dodicimila uomini: mi metterò ad inseguire Davide questa notte;2gli piomberò addosso mentre egli è stanco e ha le braccia fiacche; lo spaventerò e tutta la gente che è con lui si darà alla fuga; io colpirò solo il re3e ricondurrò a te tutto il popolo, come ritorna la sposa al marito. La vita di un solo uomo tu cerchi; la gente di lui rimarrà tranquilla".4Questo parlare piacque ad Assalonne e a tutti gli anziani d'Israele.5Ma Assalonne disse: "Chiamate anche Cusài l'Archita e sentiamo ciò che ha in bocca anche lui".6Quando Cusài fu giunto da Assalonne, questi gli disse: "Achitòfel ha parlato così e così; dobbiamo fare come ha detto lui? Se no, parla tu!".7Cusài rispose ad Assalonne: "Questa volta il consiglio dato da Achitòfel non è buono".8Cusài continuò: "Tu conosci tuo padre e i suoi uomini: sai che sono uomini valorosi e che hanno l'animo esasperato come un'orsa nella campagna quando le sono stati rapiti i figli; poi tuo padre è un guerriero e non passerà la notte con il popolo.9A quest'ora egli è nascosto in qualche buca o in qualche altro luogo; se fin da principio cadranno alcuni dei tuoi, qualcuno lo verrà a sapere e si dirà: C'è stata una strage tra la gente che segue Assalonne.10Allora il più valoroso, anche se avesse un cuore di leone, si avvilirà, perché tutto Israele sa che tuo padre è un prode e che i suoi uomini sono valorosi.11Perciò io consiglio che tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, si raduni presso di te, numeroso come la sabbia che è sulla riva del mare, e che tu vada in persona alla battaglia.12Così lo raggiungeremo in qualunque luogo si troverà e gli piomberemo addosso come la rugiada cade sul suolo; di tutti i suoi uomini non ne scamperà uno solo.13Se invece si ritira in qualche città, tutto Israele porterà corde a quella città e noi la trascineremo nella valle, così che non se ne trovi più nemmeno una pietruzza".14Assalonne e tutti gli Israeliti dissero: "Il consiglio di Cusài l'Archita è migliore di quello di Achitòfel". Il Signore aveva stabilito di mandare a vuoto il saggio consiglio di Achitòfel per far cadere la sciagura su Assalonne.
15Allora Cusài disse ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr: "Achitòfel ha consigliato Assalonne e gli anziani d'Israele così e così, ma io ho consigliato in questo modo.16Ora dunque mandate in fretta ad informare Davide e ditegli: Non passare la notte presso i guadi del deserto, ma passa subito dall'altra parte, perché non venga lo sterminio sul re e sulla gente che è con lui".
17Ora Giònata e Achimaaz stavano presso En-Roghèl, in attesa che una schiava andasse a portare le notizie che essi dovevano andare a riferire al re Davide; perché non potevano farsi vedere ad entrare in città.18Ma un giovane li vide e informò Assalonne. I due partirono di corsa e giunsero a Bacurìm a casa di un uomo che aveva nel cortile una cisterna.19Quelli vi si calarono e la donna di casa prese una coperta, la distese sulla bocca della cisterna e vi sparse grano pesto, così che non ci si accorgeva di nulla.20I servi di Assalonne vennero in casa della donna e chiesero: "Dove sono Achimaaz e Giònata?". La donna rispose loro: "Hanno passato il serbatoio dell'acqua". Quelli si misero a cercarli, ma, non riuscendo a trovarli, tornarono a Gerusalemme.
21Quando costoro se ne furono partiti, i due uscirono dalla cisterna e andarono ad informare il re Davide. Gli dissero: "Muovetevi e passate in fretta l'acqua, perché così ha consigliato Achitòfel a vostro danno".22Allora Davide si mosse con tutta la sua gente e passò il Giordano. All'apparire del giorno, neppure uno era rimasto che non avesse passato il Giordano.23Achitòfel, vedendo che il suo consiglio non era stato seguito, sellò l'asino e partì per andare a casa sua nella sua città. Mise in ordine gli affari della casa e s'impiccò. Così morì e fu sepolto nel sepolcro di suo padre.
24Davide era giunto a Macanàim, quando Assalonne passò il Giordano con tutti gli Israeliti.25Assalonne aveva posto a capo dell'esercito Amasà invece di Ioab. Amasà era figlio di un uomo chiamato Itrà l'Ismaelita, il quale si era unito a Abigàl, figlia di Iesse e sorella di Zeruià, madre di Ioab.26Israele e Assalonne si accamparono nel paese di Gàlaad.27Quando Davide fu giunto a Macanàim, Sobì, figlio di Nacàs che era da Rabbà, città degli Ammoniti, Machìr, figlio di Ammiel da Lodebàr, e Barzillài, il Galaadita di Roghelìm,28portarono letti e tappeti, coppe e vasi di terracotta, grano, orzo, farina, grano arrostito, fave, lenticchie,29miele, latte acido e formaggi di pecora e di vacca, per Davide e per la sua gente perché mangiassero; infatti dicevano: "Questa gente ha patito fame, stanchezza e sete nel deserto".
Giobbe 38
1Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:
2Chi è costui che oscura il consiglio
con parole insipienti?
3Cingiti i fianchi come un prode,
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
4Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra?
Dillo, se hai tanta intelligenza!
5Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la misura?
6Dove sono fissate le sue basi
o chi ha posto la sua pietra angolare,
7mentre gioivano in coro le stelle del mattino
e plaudivano tutti i figli di Dio?
8Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando erompeva uscendo dal seno materno,
9quando lo circondavo di nubi per veste
e per fasce di caligine folta?
10Poi gli ho fissato un limite
e gli ho messo chiavistello e porte
11e ho detto: "Fin qui giungerai e non oltre
e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde".
12Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all'aurora,
13perché essa afferri i lembi della terra
e ne scuota i malvagi?
14Si trasforma come creta da sigillo
e si colora come un vestito.
15È sottratta ai malvagi la loro luce
ed è spezzato il braccio che si alza a colpire.
16Sei mai giunto alle sorgenti del mare
e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato?
17Ti sono state indicate le porte della morte
e hai visto le porte dell'ombra funerea?
18Hai tu considerato le distese della terra?
Dillo, se sai tutto questo!
19Per quale via si va dove abita la luce
e dove hanno dimora le tenebre
20perché tu le conduca al loro dominio
o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa?
21Certo, tu lo sai, perché allora eri nato
e il numero dei tuoi giorni è assai grande!
22Sei mai giunto ai serbatoi della neve,
hai mai visto i serbatoi della grandine,
23che io riserbo per il tempo della sciagura,
per il giorno della guerra e della battaglia?
24Per quali vie si espande la luce,
si diffonde il vento d'oriente sulla terra?
25Chi ha scavato canali agli acquazzoni
e una strada alla nube tonante,
26per far piovere sopra una terra senza uomini,
su un deserto dove non c'è nessuno,
27per dissetare regioni desolate e squallide
e far germogliare erbe nella steppa?
28Ha forse un padre la pioggia?
O chi mette al mondo le gocce della rugiada?
29Dal seno di chi è uscito il ghiaccio
e la brina del cielo chi l'ha generata?
30Come pietra le acque induriscono
e la faccia dell'abisso si raggela.
31Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi
o sciogliere i vincoli di Orione?
32Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino
o puoi guidare l'Orsa insieme con i suoi figli?
33Conosci tu le leggi del cielo
o ne applichi le norme sulla terra?
34Puoi tu alzare la voce fino alle nubi
e farti coprire da un rovescio di acqua?
35Scagli tu i fulmini e partono
dicendoti: "Eccoci!"?
36Chi ha elargito all'ibis la sapienza
o chi ha dato al gallo intelligenza?
37Chi può con sapienza calcolare le nubi
e chi riversa gli otri del cielo,
38quando si fonde la polvere in una massa
e le zolle si attaccano insieme?
39Vai tu a caccia di preda per la leonessa
e sazi la fame dei leoncini,
40quando sono accovacciati nelle tane
o stanno in agguato fra le macchie?
41Chi prepara al corvo il suo pasto,
quando i suoi nati gridano verso Dio
e vagano qua e là per mancanza di cibo?
Salmi 48
1'Cantico. Salmo. Dei figli di Core.'
2Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
3Il suo monte santo, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.
Il monte Sion, dimora divina,
è la città del grande Sovrano.
4Dio nei suoi baluardi
è apparso fortezza inespugnabile.
5Ecco, i re si sono alleati,
sono avanzati insieme.
6Essi hanno visto:
attoniti e presi dal panico,
sono fuggiti.
7Là sgomento li ha colti,
doglie come di partoriente,
8simile al vento orientale
che squarcia le navi di Tarsis.
9Come avevamo udito, così abbiamo visto
nella città del Signore degli eserciti,
nella città del nostro Dio;
Dio l'ha fondata per sempre.
10Ricordiamo, Dio, la tua misericordia
dentro il tuo tempio.
11Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino ai confini della terra;
è piena di giustizia la tua destra.
12Gioisca il monte di Sion,
esultino le città di Giuda
a motivo dei tuoi giudizi.
13Circondate Sion, giratele intorno,
contate le sue torri.
14Osservate i suoi baluardi,
passate in rassegna le sue fortezze,
per narrare alla generazione futura:
15Questo è il Signore, nostro Dio
in eterno, sempre:
egli è colui che ci guida.
Zaccaria 7
1L'anno quarto di Dario, il quarto giorno del nono mese, detto Casleu, la parola del Signore fu rivolta a Zaccaria.2Betel aveva inviato Sarèzer alto ufficiale del re con i suoi uomini a supplicare il Signore3e a domandare ai sacerdoti addetti al tempio del Signore degli eserciti e ai profeti: "Devo io continuare a far lutto e astinenza nel quinto mese, come ho fatto in questi anni passati?".
4Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:5"Parla a tutto il popolo del paese e a tutti i sacerdoti e di' loro: Quando avete fatto digiuni e lamenti nel quinto e nel settimo mese per questi settant'anni, lo facevate forse per me?6Quando avete mangiato e bevuto non lo facevate forse per voi?7Non è questa forse la parola che vi proclamava il Signore per mezzo dei profeti del passato, quando Gerusalemme era ancora abitata e in pace ed erano abitate le città vicine e il Negheb e la pianura?".8Questa parola del Signore fu rivolta a Zaccaria:9"Ecco ciò che dice il Signore degli eserciti: Praticate la giustizia e la fedeltà; esercitate la pietà e la misericordia ciascuno verso il suo prossimo.10Non frodate la vedova, l'orfano, il pellegrino, il misero e nessuno nel cuore trami il male contro il proprio fratello".11Ma essi hanno rifiutato di ascoltarmi, mi hanno voltato le spalle, hanno indurito gli orecchi per non sentire.12Indurirono il cuore come un diamante per non udire la legge e le parole che il Signore degli eserciti rivolgeva loro mediante il suo spirito, per mezzo dei profeti del passato. Così si accese un grande sdegno da parte del Signore degli eserciti.13Come al suo chiamare essi non vollero dare ascolto, così quand'essi grideranno, io non li ascolterò, dice il Signore degli eserciti.14 "Io li ho dispersi fra tutte quelle nazioni che essi non conoscevano e il paese si è desolato dietro di loro, senza che alcuno lo percorresse; la terra di delizie è stata ridotta a desolazione".
Lettera ai Galati 1
1Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti,2e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia.3Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo,4che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro,5al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
6Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo.7In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.8Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!9L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!10Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!
11Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo;12infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.13Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi,14superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri.15Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque16di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo,17senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
18In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni;19degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.20In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco.21Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia.22Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo;23soltanto avevano sentito dire: "Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere".24E glorificavano Dio a causa mia.
Capitolo LVII: Non ci si deve abbattere eccessivamente quando si cade in qualche mancanza
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, più mi è cara l'umile sopportazione nelle avversità, che la pienezza di devota consolazione del tempo favorevole. Perché ti rattrista una piccolezza che venga detta contro di te? Anche se si trattasse di qualcosa di più, non dovresti turbarti. Lascia andare, invece. Non è cosa strana; non è la prima volta, né sarà l'ultima, se vivrai a lungo. Tu sei molto forte fino a che nulla ti contraria; sai persino dare buoni consigli e fare forza ad altri con le tue parole. Ma non appena si presenta alla tua porta un'improvvisa tribolazione, consiglio e forza ti vengono meno. Guarda alla tua grande fragilità, che hai constatata molto spesso, di fronte a piccole contraddizioni. Pure, è per il tuo bene che accadono simili cose; deponile, dunque, dal tuo cuore, come meglio puoi. E se una cosa ti colpisce, non per questo ti abbatta o ti tenga legato a lungo. Sopporta almeno con pazienza, se non ti riesce con gioia. Anche se una cosa te la senti dire malvolentieri e ne provi indignazione, devi dominarti; non devi permettere che dalla tua bocca esca alcunché di ingiusto, che dia scandalo ai semplici. Ben presto l'eccitazione emotiva si placherà, e l'eterna sofferenza si farà più lieve, con il ritorno della grazia.
2. Ecco, "io vivo - dice il Signore -" (Is 49,18), pronto ad aiutarti più ancora del solito, se a me ti affiderai, devotamente invocandomi. "Tu sii più rassegnato" (Bar 4,30); sii pronto a una maggiore sopportazione. Non è del tutto inutile che tu ti senta tribolato e fortemente tentato: sei un uomo, e non Dio; carne, non spirito angelico. Come potresti mantenerti sempre nel medesimo stato di virtù, quando questo venne meno a un angelo, in cielo, e al primo uomo, nel paradiso? Io sono "colui che solleva e libera quelli che piangono" (Gb 5,11); colui che innalza alla mia condizione divina quelli che riconoscono la loro debolezza. O Signore, benedetta sia la tua parola, dolce al mio orecchio "più del miele di favo" (Sal 18,11). Che farei io mai, in così grandi tribolazioni e nelle mie angustie, se tu non mi confortassi con le tue sante parole? Purché, alla fine, io giunga al porto della salvezza, che importa quali e quanto grandi cose dovrò aver patito? Concedimi un felice concepimento, un felice trapasso da questo mondo. "Ricordati di me , o mio Dio" (2Esd 13,22) e conducimi nel tuo regno, per retto cammino. Amen.
Omelia 107: La pienezza della gioia.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Parlando al Padre dei discepoli che già aveva, il Signore tra l'altro dice: Io per essi prego; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato (Gv 17, 9). Per mondo qui vuole intendere coloro che vivono seguendo le concupiscenze del mondo, e non li ha raggiunti la grazia sì da essere scelti dal mondo. Dice di voler pregare, non per il mondo, ma per coloro che il Padre gli ha dato; poiché, già per il fatto che il Padre li ha dati a lui, essi non appartengono più a quel mondo per il quale egli non prega.
2. Soggiunge: perché sono tuoi. Il Padre infatti non li ha perduti per averli dati al Figlio, come il Figlio stesso proseguendo dice: e tutto ciò che è mio è tuo, e ciò che è tuo è mio (Gv 17, 10). Da queste parole appare chiaramente in che senso all'unigenito Figlio appartenga tutto ciò che appartiene al Padre; precisamente perché anch'egli è Dio, ed è nato dal Padre uguale a lui; e quindi non nel senso in cui il padre della parabola dice a uno dei due figli, al maggiore: Tu sei sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo (Lc 15, 31). Questo vale per tutti i beni creati che sono inferiori alla creatura santa e razionale, e che pure sono soggetti alla Chiesa; a quella Chiesa universale cui appartengono anche il figlio maggiore e quello minore, insieme a tutti i santi angeli ai quali, nel regno di Cristo e di Dio, noi saremo uguali (cf. Mt 22, 30). Le parole: tutto ciò che è mio è tuo, e ciò che è tuo è mio, includono anche le creature razionali, che sono soggette solo a Dio, cosicché a Dio sono soggetti quegli esseri che sono soggetti a tali creature. Queste creature poi, che appartengono a Dio Padre, non apparterrebbero anche al Figlio se il Figlio non fosse uguale al Padre; poiché è a queste creature razionali che il Signore si riferisce quando dice: non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi, e tutto ciò che è mio è tuo, e ciò che è tuo è mio. Non è lecito ai santi, dei quali ha parlato così, appartenere ad altri che a colui dal quale sono stati creati e santificati; e di conseguenza, tutto ciò che appartiene ad essi, appartiene a colui al quale essi stessi appartengono. Appartenendo dunque e al Padre e al Figlio, dimostrano l'uguaglianza tra il Padre e il Figlio, ai quali essi ugualmente appartengono. Ma quanto a ciò che il Signore aveva detto parlando dello Spirito Santo: Tutto ciò che ha il Padre è mio; ecco perché vi ho detto che prenderà del mio per comunicarvelo (Gv 16, 15), lo ha detto riferendosi a ciò che appartiene alla divinità stessa del Padre in cui già è uguale, avendo egli stesso tutto ciò che il Padre ha. Né l'espressione: prenderà del mio significa che lo Spirito Santo, a sua volta, dovrà ricevere da una creatura soggetta al Padre e al Figlio ciò che annuncia; ma lo riceverà dal Padre, dal quale procede e dal quale è nato anche il Figlio.
3. E in essi io sono glorificato. Il Signore parla qui della sua glorificazione come di una cosa fatta, mentre ancora deve realizzarsi; poco prima, invece, aveva chiesto al Padre che si realizzasse. Ma domandiamoci se si tratta della medesima glorificazione a proposito della quale allora aveva detto: E adesso glorificami tu, Padre, con la gloria che, prima che il mondo fosse, avevo presso di te (Gv 17, 5). Presso di te è forse lo stesso che in essi? Forse per il fatto che è conosciuto da essi e per mezzo di essi, la conoscenza arriva a quanti hanno creduto alla loro testimonianza? Possiamo senz'altro ammettere che il Signore, dicendo che era glorificato in essi, si riferiva agli Apostoli; e, parlando come di una cosa già avvenuta, mostrò che così era predestinato, e che era da tenersi per certa la sua realizzazione futura.
4. E io non sono più nel mondo; essi, invece, sono nel mondo (Gv 17, 11). Se si tiene conto del momento in cui parlava, erano ancora nel mondo, sia i discepoli di cui stava parlando sia egli stesso. E non possiamo e non dobbiamo intendere queste parole come riferite al progresso della vita spirituale, pensando che essi erano ancora nel mondo appunto per la loro mentalità ancora mondana, mentre egli non era più del mondo a motivo della sua sapienza divina. Egli ha usato qui un'espressione che non autorizza questa interpretazione. Non ha detto infatti: Io non sono nel mondo; ma ha detto: Non sono più nel mondo, dimostrando così che un tempo è stato nel mondo e che ora non vi è più. Potremo allora credere che c'è stato un tempo in cui Cristo ha avuto la mentalità del mondo, e che adesso, liberato dall'errore, non ce l'ha più? A chi potrà venire in mente un pensiero così empio? Rimane dunque una sola interpretazione, che cioè egli non sarebbe più stato nel mondo con la sua presenza corporale come c'era prima, e che la sua partenza era imminente mentre la loro sarebbe avvenuta in un secondo tempo, dichiarando così di non essere più nel mondo mentre essi c'erano ancora; benché, di fatto, sia lui che gli Apostoli fossero tuttora nel mondo. Si è espresso così, adattandosi come uomo agli uomini, usando il loro abituale modo di esprimersi. Non diciamo noi abitualmente di uno che sta per partire, che egli non è più qui con noi? E diciamo questo soprattutto di chi sta per morire. Cionondimeno, il Signore, prevedendo le difficoltà che avrebbero potuto incontrare quanti avrebbero letto queste cose, aggiunge: mentre io vengo a te, spiegando così il significato della frase precedente: Io non sono più nel mondo.
5. Raccomanda dunque al Padre coloro che, con la sua partenza, sta per lasciare, dicendo: Padre santo, conserva nel nome tuo quelli che mi hai dato (Gv 17, 11). E' come uomo che egli prega Dio per i suoi discepoli, che da Dio ha ricevuto. Ma bada a quello che segue: Affinché siano uno come noi. Non dice: Affinché con noi siano una cosa sola, oppure affinché siamo una cosa sola, noi e loro, come una cosa sola siamo noi; dice: Affinché siano una cosa sola come noi. Siano uno nella loro natura, come siamo uno noi nella nostra natura. Ciò non sarebbe vero se non lo dicesse in quanto egli è Dio, della stessa natura del Padre, per cui in altra circostanza ha detto: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10, 30). Non potrebbe dirlo in quanto uomo, come invece altrove ha detto: Il Padre è più grande di me (Gv 14, 28). Ma siccome l'unica e medesima persona è Dio e uomo, vediamo l'uomo nel fatto che prega, vediamo Dio nel fatto che sono un'unica cosa, lui e quello che egli prega. Ma in seguito avremo ancora occasione di ritornare con più calma su questo argomento.
[Se accettiamo la sua umiltà, ci eleva alla sua gloria.]
6. Quando ero con loro, io stesso li conservavo nel nome tuo (Gv 17, 12). Ora che io vengo a te, dice, conservali nel tuo nome, in cui anch'io li conservavo quando ero con loro. Il Figlio, come uomo, custodiva i suoi discepoli nel nome del Padre, quando egli era fisicamente presente tra loro, ma anche il Padre custodiva nel nome del Figlio coloro di cui esaudiva le preghiere che gli rivolgevano nel nome del Figlio. Proprio in questo senso il Figlio aveva detto loro: In verità, in verità vi dico: qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, l'avrete (Gv 16, 23). Non dobbiamo prendere queste parole in senso troppo materiale, come se cioè il Padre e il Figlio ci custodiscano a turno dandosi il cambio dentro di noi per custodirci, come se uno prendesse il posto dell'altro che se ne va. In realtà il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ci custodiscono insieme, perché sono un solo vero e beato Dio. Ma la sacra Scrittura non ci eleva se non abbassandosi fino a noi, così come il Verbo fatto carne è disceso per elevarci, non è caduto per rimanere a terra. Se abbiamo riconosciuto colui che è disceso, leviamoci in alto con lui che ci innalza, e persuadiamoci che egli, parlandoci così, vuole distinguere le persone, non separare le nature. Quando dunque il Figlio custodiva i suoi discepoli con la sua presenza corporale, il Padre non aspettava, per custodirli, di succedere al Figlio che se ne andava; ma ambedue li custodivano con la potenza spirituale; e quando il Figlio sottrasse ad essi la sua presenza corporale, continuò, insieme al Padre, a custodirli spiritualmente. Quando infatti il Figlio come uomo li prese in custodia, non li tolse alla custodia paterna; e quando il Padre li affidò al Figlio perché li custodisse, non fece questo senza di lui. Li diede al Figlio in quanto uomo, ma non glieli diede senza il medesimo Figlio, Dio anche lui.
7. Il Figlio prosegue e dice: Quelli che mi hai dato, li ho custoditi; e nessuno di loro è perito, tranne il Figlio della perdizione, affinché la Scrittura si adempisse (Gv 17, 12). Il traditore di Cristo viene chiamato figlio della perdizione, predestinato alla perdizione, secondo la predizione della Scrittura, contenuta soprattutto nel salmo centootto.
8. Ma ora io vengo a te, e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, affinché essi abbiano in se stessi la mia gioia, nella sua pienezza (Gv 17, 13). Ecco che afferma di parlare nel mondo, colui che prima aveva detto: Io non sono più nel mondo. Già lo abbiamo spiegato; o meglio, abbiamo fatto notare la spiegazione che egli stesso ha dato. Ora, siccome non se n'era ancora andato, era ancora qui; e siccome la sua partenza era imminente, in certo modo non era più qui. Di quale gioia poi intenda parlare, dicendo: affinché essi abbiano in se stessi la mia gioia, nella sua pienezza, lo ha già spiegato prima, quando ha detto: affinché siano uno come noi. Questa sua gioia, questa gioia cioè che proviene da lui, deve raggiungere in loro la pienezza; è per questo motivo, dice, che ha parlato nel mondo. Ecco la pace e la beatitudine eterna, per conseguire la quale bisogna vivere con saggezza, giustizia e pietà nel secolo presente.
Un’aquila maestosa
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaOggi come ieri non mancano i pedagogisti e gli educatori che non
vogliono che si parli della morte ai giovani perché, dicono, è un
pensiero che turba la loro serenità e la loro gioia spensierata. Don
Bosco era di parere decisamente contrario, non per partito preso, ma
perché si basava sulla sua lunga esperienza.
E certo ed evidente per chiunque legga i 19 volumi delle Memorie
Biografiche che per Don Bosco il pensiero della brevità della vita e
della possibilità d’incontrarsi con Dio in ogni istante, stimolava un
senso di vigilanza evangelica e creava un’atmosfera di purezza e di
santità straordinaria. Certe predizioni di morti fatte in forma
drammatica e circostanziata, seguite poi dalla non meno drammatica
realtà, producevano nei giovani l’effetto di un corso di Esercizi
Spirituali, tanto più che sovente avvenivano nel clima raccolto
dell’Esercizio mensile della Buona Morte.
Fu appunto nell’Esercizio del lO febbraio 1865 che Don Bosco predisse
che un giovane non sarebbe arrivato a fare un altro Esercizio. Questo
annunzio era effetto di un sogno.
Una notte gli parve di trovarsi nel cortile in mezzo ai giovani che si
ricreavano. A un tratto apparve un’aquila maestosa di bellissime forme,
la quale andava roteando e abbassandosi a poco a poco sopra i giovani.
Don Bosco la guardava meravigliato. La Guida solita ad apparirgli nei
sogni gli disse:
— Vedi quell’aquila? Vuole ghermire uno dei tuoi giovani.
— E chi sarà? — chiese Don Bosco.
— Osserva bene: sarà quello sul capo del quale andrà a fermarsi l’aquila.
Don Bosco osservò attentamente e vide che l’aquila andò a posarsi sul
tredicenne Antonio Ferraris di Castellazzo Bormida. Don Bosco lo
riconobbe perfettamente e si svegliò. Impressionato dal la visione, fece
questa preghiera:
— Signore, se questo non è un sogno ma una realtà, quando dovrà
verificarsi?
Si addormentò di nuovo ed ecco apparirgli la Guida che gli disse:
— Il giovane Ferraris non farà più di due volte l’Esercizio della Buona Morte —. E disparve.
Allora Don Bosco si persuase che quello non era un sogno, ma una realtà.
Ecco perché aveva dato quell’annunzio ai giovani. Ferraris allora stava
bene, cominciava però a sentire qualche di sturbo, che andò
accentuandosi. Don Bosco delicatamente lo pre parava; il 16 marzo
spirava santamente.
La sera stessa del 16 marzo Don Bosco così parlava ai giovani:
« Io vi vedo tutti ansiosi di sapere da me quali siano stati gli ultimi
istanti del nostro Ferraris, e sono qui per appagare il vostro giusto
desiderio. Egli morì tranquillissimo. La morte non gli faceva paura. Io
gli domandai:
— Non hai niente che ti turbi la coscienza? Avresti qualche cosa da dirmi?
Egli ci pensò alquanto, poi mi rispose:
— Non ho niente.
Che bella risposta! Un giovane che si avvicina alla morte, che sa di
dover morire, risponde: “Non ho niente!” con tutta tranquillità e
serenità.
Ciascuno di noi, miei cari figliuoli, vorrebbe trovarsi al posto di
Ferraris. Io sono persuaso che andò diritto in Paradiso. E volentieri
cambierei il mio posto col suo».
4-97 Dicembre 27, 1901 Gesù: somministratore della Santissima Trinità. Scisso dei preti.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) E’ inutile il dire il povero mio stato, come mi sono ridotta, sarebbe un voler rincrudire e far più profonde le piaghe dell’anima mia, perciò passo tutto in silenzio facendo un’offerta al Signore. Onde questa mattina mentre ne piangevo la perdita del mio adorabile Gesù, è venuto il confessore e mi ha dato l’ubbidienza di pregare il Signore che si benignasse di venire. Pare ch’è venuto, ed avendo il confessore messo l’intenzione della crocifissione, mi ha partecipato i dolori della croce, e mentre ciò faceva ha detto al confessore:
(2) “Io fui somministratore della Santissima Trinità, cioè, somministrai alle gente la potenza, la sapienza, la carità delle Divine Persone. Voi essendo mio rappresentante, non dovete far altro che continuare la stessa opera mia presso le anime; e se non v’interessate, venite a spezzare l’opera da Me incominciata, ed Io mi sento defraudato nell’esecuzione dei miei disegni, e sono costretto a ritirare la potenza, la sapienza, la carità che vi avrei somministrato se avresti adempito l’opera da Me affidatavi”.
(3) Dopo ciò pareva che mi trasportava fuori di me stessa, e da lontano si vedeva una moltitudine di persone, da cui veniva una puzza insopportabile e Gesù ha detto:
(4) “Figlia mia, che scisso faranno i preti tra loro, e questo sarà l’ultimo colpo per fomentare tra i popoli partiti e rivoluzione”.
(5) E lo diceva tanto amareggiato da far compassione. Onde dopo ciò, ricordandomi del mio stato gli ho detto: “Ditemi Signor mio, volete che mi faccia dare l’ubbidienza che finisca di stare in questo stato, molto più che non soffrendo più come prima mi veggo inutile”. E Lui mi ha risposto:
(6) “Giusto!”
(7) Ma tanto afflitto, ed il mio cuore irrequieto come se non avessi voluto che mi avesse detto così. Onde ho replicato: “Ma Signore, non ché io voglia uscire, ma voglio conoscere il vostro Santo Volere, perché essendo che il mio stato veniva ché voi venivate a me e mi partecipavate le vostre sofferenze, essendo questo cessato, temo che neppure voleste che continui a stare nel letto”. E Gesù ha detto:
(8) “Hai ragione, hai ragione”.
(9) Ma che? Il cuore me lo sentivo crepare per le risposte datemi da Gesù benedetto, ed ho soggiunto: “Ma mio Signore, ditemi almeno qual è più la maggior gloria vostra, che continuasse a stare ancorché dovessi crepare, o che mi faccia dare l’ubbidienza che finisca?” E Gesù vedendo che non la finivo su di ciò, Lui stesso ha cambiato discorso col dirmi:
(10) “Figlia mia, mi sento da tutti offeso, vedi, anche le anime devote hanno l’occhio a scrutinare se è o non è colpa, ma emendarsi, estirpare la colpa, non già, segno che non c’è né dolore né amore, perché il dolore e l’amore sono due unguenti efficacissimi, che applicate all’anima la rendono perfettamente guarita; ed uno corrobora e fortifica maggiormente l’altro”.
(11) Ma io pensavo alla mia povera posizione, e volevo ridire di nuovo per conoscere la Volontà del Signore con chiarezza; ma Gesù mi è scomparso, ed io ritornando in me stessa mi vedevo tutta confusa sul da fare, onde per essere sicura ho esposto tutto all’ubbidienza, la quale vuole che continui a starmi. Sia fatta sempre la Volontà del Signore.