Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Bisogna sapere riconoscere fin dall'infanzia ciò che il buon Dio chiede alle anime e assecondare l'azione della sua grazia, senza mai precorrerla né rallentarla. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Settimana Santa - Sabato Santo

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 28

1Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro.2Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.3Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.4Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite.5Ma l'angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.6Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto".8Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.

9Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.10Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".

11Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.12Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo:13"Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo.14E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia".15Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.17Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.18E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.19Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,20insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".


Giosuè 13

1Quando Giosuè fu vecchio e avanti negli anni, il Signore gli disse: "Tu sei diventato vecchio, avanti negli anni e rimane molto territorio da occupare.2Questo è il paese rimasto: tutti i distretti dei Filistei e tutto il territorio dei Ghesuriti,3dal Sicor, che è sulla frontiera dell'Egitto, fino al territorio di Ekron, al nord, che è ritenuto cananeo, i cinque principati dei Filistei: quello di Gaza, di Asdod, di Ascalon, di Gat e di Ekron; gli Avviti4al mezzogiorno; tutto il paese dei Cananei, da Ara che è di quelli di Sidòne, fino ad Afek, sino al confine degli Amorrei;5il paese di quelli di Biblos e tutto il Libano ad oriente, da Baal-Gad sotto il monte Ermon fino all'ingresso di Amat.6Tutti gli abitanti delle montagne dal Libano a Misrefot-Maim, tutti quelli di Sidòne, io li scaccerò davanti agli Israeliti. Però tu assegna questo paese in possesso agli Israeliti, come ti ho comandato.7Ora dividi questo paese a sorte alle nove tribù e a metà della tribù di Manàsse".
8Insieme con l'altra metà di Manàsse, i Rubeniti e i Gaditi avevano ricevuto la loro parte di eredità, che Mosè aveva data loro oltre il Giordano, ad oriente, come aveva concesso loro Mosè, servo del Signore.9Da Aroer, che è sulla riva del fiume Arnon, e dalla città, che è in mezzo alla valle, tutta la pianura di Madaba fino a Dibon;10tutte le città di Sicon, re degli Amorrei, che regnava in Chesbon, sino al confine degli Ammoniti.11Inoltre Gàlaad, il territorio dei Ghesuriti e dei Maacatiti, tutte le montagne dell'Ermon e tutto Basan fino a Salca;12tutto il regno di Og, in Basan, il quale aveva regnato in Astarot e in Edrei ed era l'ultimo superstite dei Refaim, Mosè li aveva debellati e spodestati.13Però gli Israeliti non avevano scacciato i Ghesuriti e i Maacatiti; così Ghesur e Maaca abitano in mezzo ad Israele fino ad oggi.14Soltanto alla tribù di Levi non aveva assegnato eredità: i sacrifici consumati dal fuoco per il Signore, Dio di Israele, sono la sua eredità, secondo quanto gli aveva detto il Signore.
15Mosè aveva dato alla tribù dei figli di Ruben una parte secondo le loro famiglie16ed essi ebbero il territorio da Aroer, che è sulla riva del fiume Arnon, e la città che è a metà della valle e tutta la pianura presso Madaba;17Chesbon e tutte le sue città che sono nella pianura, Dibon, Bamot-Baal, Bet-Baal-Meon,18Iaaz, Kedemot, Mefaat,19Kiriataim, Sibma e Zeret-Sacar sulle montagne che dominano la valle;20Bet-Peor, i declivi del Pisga, Bet-Iesimot,21tutte le città della pianura, tutto il regno di Sicon, re degli Amorrei, che aveva regnato in Chesbon e che Mosè aveva sconfitto insieme con i capi dei Madianiti, Evi, Rekem, Zur, Cur e Reba, vassalli di Sicon, che abitavano nella regione.22Quanto a Balaam, figlio di Beor, l'indovino, gli Israeliti lo uccisero di spada insieme a quelli che avevano trafitto.23Il confine per i figli di Ruben fu dunque il Giordano e il territorio limitrofo. Questa fu l'eredità dei figli di Ruben secondo le loro famiglie: le città con i loro villaggi.
24Mosè poi aveva dato una parte alla tribù di Gad, ai figli di Gad secondo le loro famiglie25ed essi ebbero il territorio di Iazer e tutte le città di Gàlaad e metà del paese degli Ammoniti fino ad Aroer, che è di fronte a Rabba,26e da Chesbon fino a Ramat-Mizpe e Betonim e da Macanaim fino al territorio di Lodebar;27nella valle: Bet-Aram e Bet-Nimra, Succot e Zafon, il resto del regno di Sicon, re di Chesbon. Il Giordano era il confine sino all'estremità del mare di Genèsaret oltre il Giordano, ad oriente.28Questa è l'eredità dei figli di Gad secondo le loro famiglie: le città con i loro villaggi.
29Mosè aveva dato una parte a metà della tribù dei figli di Manàsse, secondo le loro famiglie30ed essi ebbero il territorio da Macanaim, tutto il Basan, tutto il regno di Og, re di Basan, e tutti gli attendamenti di Iair, che sono in Basan: sessanta città.31La metà di Gàlaad, Astarot e Edrei, città del regno di Og in Basan furono dati ai figli di Machir, figlio di Manàsse, anzi alla metà dei figli di Machir, secondo le loro famiglie.
32Questo distribuì Mosè nelle steppe di Moab, oltre il Giordano di Gèrico, ad oriente.33Alla tribù di Levi però Mosè non aveva assegnato alcuna eredità: il Signore, Dio di Israele, è la loro eredità, come aveva loro detto.


Siracide 41

1O morte, come è amaro il tuo pensiero
per l'uomo che vive sereno nella sua agiatezza,
per l'uomo senza assilli e fortunato in tutto,
ancora in grado di gustare il cibo!
2O morte, è gradita la tua sentenza
all'uomo indigente e privo di forze,
vecchio decrepito e preoccupato di tutto,
al ribelle che ha perduto la pazienza!
3Non temere la sentenza della morte,
ricòrdati dei tuoi predecessori e successori.
4Questo è il decreto del Signore per ogni uomo;
perché ribellarsi al volere dell'Altissimo?
Siano dieci, cento, mille anni;
negli inferi non ci sono recriminazioni sulla vita.

5Figli abominevoli sono i figli dei peccatori,
una stirpe empia è nella dimora dei malvagi.
6L'eredità dei figli dei peccatori andrà in rovina,
con la loro discendenza continuerà il disonore.
7Contro un padre empio imprecano i figli,
perché sono disprezzati a causa sua.
8Guai a voi, uomini empi,
che avete abbandonato la legge di Dio altissimo!
9Quando nascete, nascete per la maledizione;
quando morite, erediterete la maledizione.
10Quanto è dalla terra ritornerà alla terra,
così gli empi dalla maledizione alla distruzione.
11Il lutto degli uomini riguarda i loro cadaveri,
il nome non buono dei peccatori sarà cancellato.
12Abbi cura del nome, perché esso ti resterà
più di mille grandi tesori d'oro.
13I giorni di una vita felice sono contati,
ma un buon nome dura sempre.

14Figli, custodite l'istruzione in pace;
ma sapienza nascosta e tesoro invisibile,
l'una e l'altro a che servono?
15Meglio chi nasconde la sua stoltezza
di chi nasconde la sua sapienza.
16Pertanto provate vergogna in vista della mia parola,
perché non è bene arrossire per qualsiasi vergogna;
non tutti stimano secondo verità tutte le cose.
17Vergognatevi della prostituzione davanti al padre e
alla madre
della menzogna davanti a un capo e a un potente,
18del delitto davanti a un giudice e a un magistrato,
dell'empietà davanti all'assemblea del popolo,
19della slealtà davanti al compagno e all'amico,
del furto nell'ambiente in cui ti trovi,
20di venir meno al giuramento e all'alleanza,
di piegare i gomiti sul pane,
21del disprezzo di ciò che prendi o che ti è dato,
di non rispondere a quanti salutano,
22dello sguardo su una donna scostumata,
del rifiuto fatto a un parente,
23dell'appropriazione di eredità o donazione,
del desiderio per una donna sposata,
24della relazione con la sua schiava,
- non accostarti al suo letto -
25delle parole ingiuriose davanti agli amici
- dopo aver donato, non offendere -
26della ripetizione di quanto hai udito
e della rivelazione di notizie segrete.
27Allora sarai veramente pudico
e troverai grazia presso chiunque.


Salmi 15

1'Salmo. Di Davide'.
Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sul tuo santo monte?

2Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia e parla lealmente,
3non dice calunnia con la lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino.

4Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se giura a suo danno, non cambia;
5presta denaro senza fare usura,
e non accetta doni contro l'innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.


Geremia 48

1Su Moab.
Così dice il Signore degli eserciti,
Dio di Israele:
"Guai a Nebo poiché è devastata,
piena di vergogna e catturata è Kiriatàim;
sente vergogna, è abbattuta la roccaforte.
2Non esiste più la fama di Moab;
in Chesbòn tramano contro di essa:
Venite ed eliminiamola dalle nazioni.
Anche tu, Madmèn, sarai demolita,
la spada ti inseguirà.
3Una voce, un grido da Coronàim:
Devastazione e rovina grande!
4Abbattuto è Moab,
le grida si fanno sentire fino in Zoar.
5Su per la salita di Luchìt vanno piangendo,
giù per la discesa di Coronàim
si ode un grido di disfatta.
6Fuggite, salvate la vostra vita!
Siate come l'asino selvatico nel deserto.
7Poiché hai posto la fiducia
nelle tue fortezze e nei tuoi tesori,
anche tu sarai preso e Camos andrà in esilio
insieme con i suoi sacerdoti e con i suoi capi.
8Il devastatore verrà contro ogni città;
nessuna città potrà scampare.
Sarà devastata la valle e la pianura desolata,
come dice il Signore.
9Date ali a Moab,
perché dovrà prendere il volo.
Le sue città diventeranno un deserto,
perché non vi sarà alcun abitante.
10Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del Signore,
maledetto chi trattiene la spada dal sangue!
11Moab era tranquillo fin dalla giovinezza,
riposava come vino sulla sua feccia,
non è stato travasato di botte in botte,
né è mai andato in esilio;
per questo gli è rimasto il suo sapore,il suo profumo non si è alterato.
12Per questo, ecco, giorni verranno
- dice il Signore -
nei quali gli manderò travasatori a travasarlo,
vuoteranno le sue botti
e frantumeranno i suoi otri.

13Moab si vergognerà di Camos come la casa di Israele si è vergognata di Betel, oggetto della sua fiducia.

14Come potete dire:
Noi siamo uomini prodi
e uomini valorosi per la battaglia?
15Il devastatore di Moab sale contro di lui,
i suoi giovani migliori scendono al macello -
dice il re il cui nome è Signore degli eserciti.
16È vicina la rovina di Moab,
la sua sventura avanza in gran fretta.
17Compiangetelo, voi tutti suoi vicini
e tutti voi che conoscete il suo nome;
dite: Come si è spezzata la verga robusta,
quello scettro magnifico?
18Scendi dalla tua gloria, siedi sull'arido suolo,
o popolo che abiti a Dibon;
poiché il devastatore di Moab è salito contro di te,
egli ha distrutto le tue fortezze.
19Sta' sulla strada e osserva,
tu che abiti in Aroer.Interroga il fuggiasco e lo scampato,
domanda: Che cosa è successo?
20Moab prova vergogna, è in rovina;
urlate, gridate,
annunziate sull'Arnon
che Moab è devastato.

21È arrivato il giudizio per la regione dell'altipiano, per Colòn, per Iaaz e per Mefàat,22per Dibon, per Nebo e per Bet-Diblatàim,23per Kiriatàim, per Bet-Gamùl e per Bet-Meòn,24per Kiriòt e per Bozra, per tutte le città della regione di Moab, lontane e vicine.

25È infranta la potenza di Moab
ed è rotto il suo braccio.

26Inebriatelo, perché si è levato contro il Signore, e Moab si rotolerà nel vomito e anch'esso diventerà oggetto di scherno.27Non è stato forse Israele per te oggetto di scherno? Fu questi forse sorpreso fra i ladri, dato che quando parli di lui scuoti sempre la testa?

28Abbandonate le città e abitate nelle rupi,
abitanti di Moab,
siate come la colomba che fa il nido
nelle pareti d'una gola profonda.
29Abbiamo udito l'orgoglio di Moab,
il grande orgoglioso,
la sua superbia, il suo orgoglio, la sua alterigia,
l'altezzosità del suo cuore.

30Conosco bene la sua tracotanza - dice il Signore - l'inconsistenza delle sue chiacchiere, le sue opere vane.31Per questo alzo un lamento su Moab, grido per tutto Moab, gemo per gli uomini di Kir-Cheres.

32Io piango per te come per Iazèr,
o vigna di Sibma!
I tuoi tralci arrivavano al mare,
giungevano fino a Iazèr.
Sulle tue frutta e sulla tua vendemmia
è piombato il devastatore.
33Sono scomparse la gioia e l'allegria
dai frutteti e dalla regione di Moab.
È sparito il vino nei tini,
non pigia più il pigiatore,
il canto di gioia non è più canto di gioia.

34Delle grida di Chesbòn e di Elealè si diffonde l'eco fino a Iacaz; da Zoar si odono grida fino a Coronàim e a Eglat-Selisià, poiché le acque di Nimrìm son diventate una zona desolata.35Io farò scomparire in Moab - dice il Signore - chi sale sulle alture e chi brucia incenso ai suoi dèi.36Perciò il mio cuore per Moab geme come i flauti, il mio cuore geme come i flauti per gli uomini di Kir-Cheres, essendo venute meno le loro scorte.37Poiché ogni testa è rasata, ogni barba è tagliata; ci sono incisioni su tutte le mani e tutti hanno i fianchi cinti di sacco.38Sopra tutte le terrazze di Moab e nelle sue piazze è tutto un lamento, perché io ho spezzato Moab come un vaso senza valore. Parola del Signore.39Come è rovinato! Gridate! Come Moab ha voltato vergognosamente le spalle! Moab è diventato oggetto di scherno e di orrore per tutti i suoi vicini.

40Poiché così dice il Signore:
Ecco, come l'aquila egli spicca il volo
e spande le ali su Moab.
41Le città son prese, le fortezze sono occupate.
In quel giorno il cuore dei prodi di Moab
sarà come il cuore di donna nei dolori del parto.
42Moab è distrutto, ha cessato d'essere popolo,
perché si è insuperbito contro il Signore.
43Terrore, trabocchetto, tranello
cadranno su di te, abitante di Moab.
Oracolo del Signore.
44Chi sfugge al terrore cadrà nel trabocchetto;
chi risale dal trabocchetto
sarà preso nel tranello,
perché io manderò sui Moabiti tutto questo
nell'anno del loro castigo.
Oracolo del Signore.
45All'ombra di Chesbòn si fermano
spossati i fuggiaschi,
ma un fuoco esce da Chesbòn,una fiamma dal palazzo di Sicòn
e divora le tempie di Moab
e il cranio di uomini turbolenti.
46Guai a te, Moab,
sei perduto, popolo di Camos,
poiché i tuoi figli sono condotti schiavi,
le tue figlie portate in esilio.
47Ma io cambierò la sorte di Moab
negli ultimi giorni.
Oracolo del Signore".
Qui finisce il giudizio su Moab.


Prima lettera di Pietro 1

1Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti2secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza.

3Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva,4per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi,5che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi.

6Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove,7perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo:8voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa,9mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime.

10Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata11cercando di indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che dovevano seguirle.12E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo.

13Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all'azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà.14Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d'un tempo, quando eravate nell'ignoranza,15ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta;16poiché sta scritto: 'Voi sarete santi, perché io sono santo'.17E se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio.18Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri,19ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia.20Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi.21E voi per opera sua credete in Dio, che l'ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio.

22Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri,23essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna.24Poiché

'tutti i mortali sono come l'erba
e ogni loro splendore è come fiore d'erba.
L'erba inaridisce, i fiori cadono,'
25'ma la parola del Signore rimane in eterno'.

E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato.


Capitolo XXVI: L’eccelsa libertà dello spirito, frutto dell’umile preghiera più che dello studio

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1. O Signore, questo è il compito di chi vuole essere perfetto: non staccarsi mai spiritualmente dal tendere alle cose celesti e passare tra le molte preoccupazioni quasi senza affanno. E ciò non già per storditezza, ma per quel tal privilegio, proprio di uno spirito libero, di non essere attaccato ad alcuna cosa creata, con un affetto che sia contrario al volere di Dio. Ti scongiuro, o mio Dio pieno di misericordia, tienimi lontano dalle preoccupazioni di questa vita, così che esse non mi siano di troppo impaccio; tienimi lontano dalle molte esigenze materiali, così che io non sia prigioniero del piacere; tienimi lontano da tutto quanto è di ostacolo all'anima, così che io non finisca schiacciato da queste difficoltà. E non voglio dire che tu mi tenga lontano soltanto dalle cose che la vanità di questo mondo brama con pieno ardore; ma da tutte quelle miserie che, a causa della comune maledizione dell'umanità, gravano dolorosamente sull'anima del tuo servo, impedendole di accedere, a sua voglia, alla libertà dello spirito.  

2. O mio Dio, dolcezza ineffabile, muta in amarezza per me ogni piacere terrestre: esso mi distoglie dall'amare le cose eterne e mi avvince tristemente a sé, facendomi balenare qualcosa che, al momento, appare buono e gradito. O mio Dio, non sia più forte di me la carne, non sia più forte di me il sangue; non mi inganni il mondo, con la sua gloria passeggera; non mi vinca il diavolo, con la sua astuzia. Dammi fortezza a resistere, pazienza a sopportare, costanza a perseverare. In luogo di tutte le consolazioni del mondo, dammi la dolcissima unzione del tuo spirito; in luogo dell'attaccamento alle cose della terra, infondi in me l'amore della tua gloria. Ecco, per uno spirito fervoroso sono ben pesanti e cibo e bevanda e vestito e tutte le altre cose utili a sostenere il corpo. Di queste cose utili fa' che io usi moderatamente, senza attaccarmi ad esse con desiderio eccessivo. Abbandonare tutto non si può, perché alla natura si deve pur dare sostentamento; ma la santa legge di Dio vieta di cercare le cose superflue e quelle che danno maggiormente piacere. Diversamente la carne si porrebbe sfacciatamente contro lo spirito. Tra questi due estremi, mi regga la tua mano, o Signore, te ne prego; e mi guidi, per evitare ogni eccesso.


Omelia 109: La preghiera per tutti i credenti in Cristo.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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[L'orazione estesa a tutti i credenti.]

1. Il Signore Gesù, nell'imminenza ormai della sua passione, pregò a lungo per i suoi discepoli, che chiamò anche Apostoli. Con essi aveva consumato l'ultima cena, uscito che fu il traditore reso manifesto per mezzo del boccone di pane, e con essi, dopo l'uscita di Giuda, prima di pregare per loro, si era intrattenuto a lungo. Ad essi ora aggiunge anche gli altri che avrebbero creduto in lui, e così dice al Padre: Non prego soltanto per questi - cioè per i discepoli che si trovavano là con lui - ma anche per coloro che crederanno in me per mezzo della loro parola (Gv 17, 20). Con queste parole egli ha inteso abbracciare tutti i suoi, non soltanto quelli allora esistenti, ma anche quelli che sarebbero venuti dopo. Tutti quelli infatti che in seguito credettero in lui, senza dubbio credettero per mezzo della parola degli Apostoli, e per mezzo di tale parola continueranno a credere fino al suo ritorno. Infatti agli Apostoli il Signore aveva detto: Voi stessi mi sarete testimoni, perché siete con me fin da principio (Gv 15, 27). E' per mezzo di loro che il Vangelo fu annunciato, anche prima di essere scritto; e chiunque crede in Cristo, crede al Vangelo. E così per coloro che avrebbero creduto in lui per mezzo della parola degli Apostoli, non si devono intendere soltanto quelli che ascoltarono direttamente gli Apostoli, quando essi erano ancora in vita; ma anche tutti quelli che sono venuti dopo la loro scomparsa, quindi anche noi che siamo venuti al mondo molto tempo dopo, e che tuttavia abbiamo creduto in Cristo per mezzo della loro parola. Gli Apostoli predicarono agli altri la parola che avevano ascoltata dal Signore mentre erano con lui: e in questo modo, la loro parola è giunta fino a noi, affinché anche noi potessimo credere; è giunta dovunque si trova la sua Chiesa, e giungerà a quanti in seguito crederanno, chiunque essi siano, dovunque essi si trovino.

2. Se non badiamo attentamente alle sue parole, potremmo avere l'impressione che Gesù in questa preghiera abbia trascurato qualcuno dei suoi. Se infatti, come abbiamo visto, prima ha pregato per quelli che si trovavano là con lui, successivamente anche per quelli che avrebbero creduto in lui per mezzo della loro parola, si potrebbe pensare che egli non abbia pregato per coloro che non si trovavano con lui in quel momento né in seguito avrebbero creduto in lui per mezzo della loro parola ma che tuttavia avevano creduto in lui prima, sia per mezzo loro sia per mezzo di qualcun altro. Forse che in quel momento c'era con lui Natanaele? Forse che c'era Giuseppe d'Arimatea, quello che andò da Pilato a chiedere il suo corpo e che, secondo la testimonianza dello stesso evangelista Giovanni, era già suo discepolo (cf. Gv 19, 38)? C'era forse sua Madre e le altre donne che, a quanto dice il Vangelo, erano già sue discepole? C'erano forse con lui in quel momento coloro ai quali spesso si riferisce lo stesso evangelista dicendo: Molti credettero in lui (Gv 2, 23; 4, 39; 7, 31; 8, 30; 10, 42)? Da dove era venuta fuori, infatti, la moltitudine che osannava a lui agitando rami, parte precedendolo e parte seguendolo mentre egli sedeva sul giumento, e gridava: Benedetto colui che viene nel nome del Signore (Mt 21. 9: Ps 117, 26), e in mezzo alla quale si trovavano i bimbi dei quali egli disse che era stato predetto: Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti ricavi la tua lode (Mt 21, 16; Sal 8, 3)? E donde erano usciti quei cinquecento fratelli, ai quali, riuniti insieme, egli non sarebbe apparso dopo la risurrezione se non avessero già creduto in lui (cf. 1 Cor 15, 6)? E donde erano usciti quei centonove (dato che insieme agli undici Apostoli erano centoventi), i quali riuniti insieme, dopo la sua ascensione attesero e ricevettero lo Spirito Santo promesso (cf. At 1, 15; 2, 4)? Donde venivano tutti questi, se non dalla grande folla di cui parla l'evangelista dicendo: Molti credettero in lui? Non pregò per questi il Salvatore, allorché pregò per quelli che erano con lui in quel momento e per gli altri che ancora non avevano creduto in lui per mezzo della loro parola, ma che avrebbero creduto in seguito? Questi, invece, non erano con lui in quel momento, ma avevano già creduto in lui prima. Non parlo del vecchio Simeone, che credette in lui ancora bambino, della profetessa Anna (cf. Lc 2, 25-38), di Zaccaria e di Elisabetta, che lo avevano vaticinato prima che nascesse dalla Vergine (cf. Lc 1, 41-45 67-79); e non parlo del loro figlio Giovanni, il precursore, l'amico dello sposo, che lo riconobbe per illuminazione dello Spirito Santo e lo predicò prima che egli si presentasse, e, una volta presentatosi, lo additò perché fosse riconosciuto anche dagli altri (cf. Gv 1, 19-36; 3, 26-36). Non parlo di questi giusti, perché mi si potrebbe obiettare che non c'era bisogno di pregare per costoro, in quanto essi da tempo avevano lasciato questa vita carichi di meriti, e da tempo avevano raggiunto la pace eterna. Altrettanto si può dire dei giusti dell'Antico Testamento. Chi di loro infatti si sarebbe potuto salvare dalla condanna, sopraggiunta a tutta la massa perduta a causa di un sol uomo, se, illuminati dallo Spirito Santo, non avessero creduto nell'unico mediatore tra Dio e gli uomini, che doveva venire nella carne? Ma forse era necessario che il Signore pregasse solo per gli Apostoli, e non per tanti altri che vivevano allora in questo mondo, e che già prima avevano creduto in lui, ma non si trovavano con lui in quel momento? Chi oserà dire simile cosa?

3. Dobbiamo dunque intendere che ancora non credevano in lui come egli voleva si credesse; dal momento che Pietro stesso, cui pure il Signore aveva reso una grande testimonianza in risposta alla professione di fede che egli aveva fatto dicendo: Tu sei il Cristo Figlio del Dio vivo (Mt 16, 16), pretendeva che il Signore non morisse, anziché credere nella sua risurrezione da morte, per cui si meritò di essere da lui chiamato Satana (cf. Mt 16, 23). E così troviamo una fedeltà maggiore in coloro che erano già morti, i quali, illuminati dallo Spirito Santo, non esitarono a credere che Cristo sarebbe risorto, che non in quei discepoli i quali, dopo aver creduto che egli avrebbe liberato Israele, di fronte alla morte perdettero tutta la speranza che avevano riposto in lui. Ecco dunque cosa dobbiamo concludere: che dopo la risurrezione, dopo che fu elargito lo Spirito Santo, dopo che gli Apostoli furono ammaestrati, confermati e costituiti come primi dottori nella Chiesa, per mezzo della loro parola anche gli altri credettero in Cristo come bisognava credere, cioè mantenendo salda la fede nella sua risurrezione. E perciò, anche quelli che sembrava avessero già creduto in lui, facevano parte di coloro per i quali pregò dicendo: Non prego per questi soltanto, ma anche per coloro che crederanno in me per mezzo della loro parola.

4. Ma non possiamo considerare risolta questa difficoltà se non esaminiamo il caso dell'apostolo Paolo e il caso di quel ladrone, crudele nel delitto quanto fedele sulla croce. Paolo dichiara di esser diventato apostolo non da parte di uomini né per mezzo di uomo ma per mezzo di Gesù Cristo; e, parlando del suo Vangelo, dice: Né da uomo lo ricevetti, né fui ammaestrato da alcuno, ma per mezzo di una rivelazione di Gesù Cristo (Gal 1, 1 12). In che senso allora faceva parte di coloro dei quali il Signore dice: crederanno in me per mezzo della loro parola? Il ladrone, dal canto suo, credette nel momento in cui veniva meno la fede, già così debole, in quelli stessi che dovevano insegnarla. E così neppure lui credette in Gesù Cristo per mezzo della loro parola; e tuttavia credette al punto da confessare che colui che vedeva crocifisso, non solo sarebbe risorto, ma altresì avrebbe regnato, dicendo: Ricordati di me, quando verrai nel tuo regno (Lc 23, 42).

5. Perciò, se si deve credere che il Signore Gesù in questa orazione pregò per tutti i suoi, che vivevano allora o che sarebbero venuti nel futuro in questa vita terrena che è una continua lotta (Gb 7, 1), dobbiamo intendere che la loro parola, di cui parla, è la parola stessa della fede che essi predicarono nel mondo, che fu chiamata "loro parola" perché da loro, per primi e principalmente, fu predicata. Già essi la predicavano sulla terra, quando Paolo ricevette questa medesima loro parola per rivelazione di Gesù Cristo. Ecco perché confrontò con essi il Vangelo che egli già a sua volta predicava, per timore di correre o di aver già corso invano; e quelli, in segno di comunione, gli dettero le loro destre, in quanto in lui riconobbero la loro parola che già predicavano e sulla quale erano fondati, benché non fossero stati essi a dargliela (cf. Gal 2, 29). A proposito di questa parola della risurrezione di Cristo, il medesimo Apostolo dice: Sia io, sia essi, così predichiamo, e così voi avete creduto (1 Cor 15, 11); e ancora: Questa è la parola della fede che noi predichiamo. Poiché se confessi con la tua bocca che Gesù è Signore e nel tuo cuore credi veramente che Iddio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo (Rm 10, 8-9). E negli Atti degli Apostoli si legge che Dio ha accreditato Cristo davanti a tutti col risuscitarlo da morte (cf. At 17, 31). Il Signore chiama questa parola della fede, parola degli Apostoli, in quanto per mezzo di essi, che a lui erano strettamente uniti, per primi e più di ogni altro fu predicata. Ma per il fatto che vien chiamata la "loro" parola, non vuol dire che non sia la parola di Dio, come appunto l'Apostolo stesso dice ai Tessalonicesi, che hanno ricevuto, egli afferma, la parola della fede non come parola di uomini ma, come è veramente, quale parola di Dio (1 Thess 2, 13). E' parola di Dio, dunque, perché è Dio che l'ha donata; vien chiamata parola degli Apostoli perché a loro per primi e precipuamente Dio l'ha affidata. In questo senso anche il buon ladrone possedeva nella sua fede la loro parola; la quale, appunto, fu chiamata parola degli Apostoli in quanto a loro per primi e precipuamente fu affidato l'incarico di predicarla. Sicché, quando le vedove dei Greci si lamentarono perché, nell'assistenza quotidiana, venivano trascurate - e questo ancor prima che Paolo credesse in Cristo - gli Apostoli che erano vissuti insieme con Cristo, osservarono: Non è conveniente che noi trascuriamo la parola di Dio, per servire alle mense (At 6, 2). Fu allora che, per non essere distolti dal ministero della Parola, decisero di eleggere i diaconi. Giustamente quindi viene chiamata parola degli Apostoli quella che è la parola della fede, per mezzo della quale credettero in Cristo quanti in qualunque modo l'hanno ascoltata, e in Cristo crederanno quanti l'ascolteranno. Il nostro Redentore quindi, rivolgendosi al Padre, pregò per tutti quelli che ha redenti, sia quelli che erano presenti allora, sia quelli che sarebbero venuti dopo. Pregando per gli Apostoli che si trovavano con lui, aggiunse nella sua preghiera anche quelli che per mezzo della loro parola avrebbero creduto in lui. Il seguito della sua preghiera, lo vedremo in un altro discorso.


Capitolo XII: Maria è la verga, anzi la verga fiorita.

Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia

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Il Signore con te. Veduto come il Signore fu con Maria come il sole coll’aurora che lo precede, vediamo ora come il Signore fu con Maria come il fiore con la verga fiorita. Maria infatti è quella verga di cui si dice nel capo 11° di Isaia : Spunterà una verga dal ceppo di lesse, e un fiore sorgerà dalla sua radice. A queste parole teniamo fisso l'occhio della mente e, in primo luogo, dirigiamo la nostra considerazione alla verga, in secondo luogo al fiore.
In 1° luogo consideriamo, o carissimi, che questa verga, verga reale è la Vergine Maria, come apparisce per S. Ambrogio il quale rivolgendosi alla beata Vergine le dice (Potius Fulgent. Ruspens. Scrm. in Purif. B. M. V. n. 4) : " Tu stessa, che generasti il Signore, dal popolo di Israele come verga sorgesti, verga dal ceppo di lesse spuntasti e fioristi, verga di Aaron (Num. 17-8) frondeggiasti e partoristi ". Maria inoltre è verga di fumo, verga di legno, verga di oro, verga di ferro. Maria è verga di fumo per, i principianti, verga di legno per i progredienti, verga di oro per i perfetti, verga di ferro per gli incorreggibili e per i demoni.
Dico che la Vergine Maria è verga di fumo per i principianti. Di questa verga nel capo 3° della Cantica si dice : Chi è costei che si avanza per il deserto come una verghetta di fumo odoroso di mirra e di incenso e di ogni essenza profumata ? Il deserto è il cuore del peccatore, che è veramente spoglio di grazia e di virtù ; il fumo aromatico, fumo soave all’anima, è l’aspirazione della speranza del perdono. La Beata Vergine Maria si avanza per il deserto, come una verghetta di fumo, quando, per la sua intercessione, il cuore del peccatore riceve il fumo della speranza del perdono. Questo fumo è generato dagli aromi della mirra nel dolore, e dell'incenso nella confessione, e di ogni essenza profumata nelle varie opere di soddisfazione. La piissima Vergine Maria non ha in orrore alcun deserto, non disprezza alcun peccatore, ma diffonde, ovunque ella passa, il soavissimo fumò della speranza del perdono ; onde ottimamente S. Bernardo cosi dice (Egbert. loc, cit) : " Tu, o Maria, non hai orrore, non disprezzi nessun peccatore quantunque fetido, se a te sospira e con Cuore pentito chiede il tuo soccorso; tu con mano pietosa lo ritrai dal baratro della disperazione, gli infondi il coraggio della speranza, e disprezzato da tutto il mondo con materno affetto lo abbracci, lo riscaldi né l'abbandoni finché non hai riconciliato il misero col tremendo Giudice.
Similmente, la Vergine Maria è verga di legno, verga fiorita per i progredienti ; di questa verga nel 17° capo dei Numeri si dice che la verga di Aaron che era pure di legno, aveva fiori insieme e frutti. Per i fiori si raffigurano le virtù che dopo il passaggio dell’inverno diabolico sorgono nei cuori, come ben dicesi di questi fiori nel 2° capo della Cantica: Già l'inverno è passato, la pioggia è passata e sparita, i fiori apparvero sulla nostra terra. Passi dunque l’inverno, passi il torpore e il tepore con cui la carità si raffredda, e allora nella terra del cuore appariranno i fiori delle virtù. O quanto di fiori abbondò la Vergine fiorita, come attesta S. Bernardo che a lei rivolto dice (Egbert. loc. cit. n. 4) : " Tu aiuola profumata dei Santi, piantata dal celeste giardiniere, germogli dilettevolmente dei fiori di tutte le virtù ". Ma come per i fiori si raffigurano le virtù, così per i frutti si raffigurano le opere virtuose; di queste ben si dice nel capo 7° di Matteo : Dai loro frutti li conoscerete. Quando dunque progrediamo nelle virtù e nelle opere virtuose dietro gli esempi e i meriti di Maria, allora Ella è per noi verga piena di fiori e di frutti.
Similmente, la Vergine Maria è verga di oro per i perfetti e i contemplativi : di questa verga si legge (Esth. 15. 5. et 15 et. 17) che, essendo Ester, nell'entrare al cospetto del re Assuero con due serve, quasi rimasta priva di sensi per l’eccessivo stupore, il re allungò su di lei la verga di oro per confortarla. Ester si traduce elevata e nascosta, e raffigura l'anima contemplativa che nella contemplazione il Signore eleva e nasconde nel segreto della Sua faccia dai turbamenti degli uomini (Psalm. 30, 20). Maria per la contemplazione si introduce presso il re Assuero, presso il Re Cristo; le due serve, con le quali entra, sono le due potenze dell’anima, cioè l’intellettiva che precede per la conoscenza, e l’affettiva che segue per l’amore. Anche l’anima stessa che in eguale modo bene si introduce presso Cristo, talvolta per lo stupore viene meno, mentre considera l’inaccessibile splendore della gloria divina o la terribile severità della divina giustizia. Verga aurea, verga reale è quella aurea, quella reale Vergine Maria : aurea, dico, per splendore, reale per nobiltà ; aurea pure per mondezza, reale per giustizia; aurea inoltre per l’incorruzione ed integrità verginale, reale per il dominio e la potestà di regina. Questa felice verga si allunga fino all’anima contemplativa clementemente per confortarla, quando la felice Vergine Maria si offerisce tanto pia e tanto dolce alla contemplazione e alla devozione della medesima anima ; e perciò la stessa anima viene confortata contro il terrore della divina giustizia e nella speranza dello splendore della gloria divina. Quella contemplativa anima di Anselmo desiderò che verso di sé si allungasse questa verga, quando esclamando tanto devotamente disse (Orat. 52 circa medium) : " O bella a vedersi, amabile a contemplarsi, dilettevole ad amarsi, perché sopravanzi la capacità del cuore ? Aspetta adesso, o Signora, l’anima inferma che ti vuol seguire ".
Similmente, la Vergine Maria è verga di ferro per i demoni e gli incorreggibili ; di questa verga non sconvenientemente può ripetersi il detto del salmo (Psalm. 2, 9) : Tu li guidi con verga di ferro. O Maria, verga aurea per i buoni, verga ferrea per i cattivi, verga aurea per gli uomini, verga ferrea e dura per i demoni, allontana i demoni da noi ! Questo, o Signora, chiediamo e devotamente chiediamo, con Innocenzo che prega così : " Ave, o gloriosa Madre di Dio, che per la dignità con cui sei Madre di Dio, puoi comandare agli angeli e ai demoni ! raffrena i demoni perché non ci nocciano, comanda agli angeli che ci custodiscano ". — Così dunque la Beata Vergine Maria è per noi verga di fumo nella nostra conversione, verga fiorita nella nostra vita pratica, verga di oro nella nostra contemplazione, verga di ferro nella nostra difesa. Contemplando questa verga e devotamente ammirandola S. Bernardo dice (Serm. II de Advent. Dom. n. 4) : " O Vergine, verga sublime, a quale altezza tu innalzi la tua santa cima ! Fino al Sedente in trono, fino al trono della sua maestà, perché profonde getti le radici dell'umiltà".
Dipoi consideriamo, o carissimi, il fiore di questa verga, consideriamo, dico, nella verga reale, nella Vergine Maria un quadruplice fiore, cioè il fiore della preziosa verginità, il fiore della virtuosa onestà, il fiore della miracolosa fecondità, il fiore della gloriosa immortalità.
In 1° luogo consideriamo, o carissimi, in Maria il fiore della preziosa verginità, che è la stessa verginità ; di questo fiore dicesi nel capo 35° di Isaia : Esulterà la solitudine e fiorirà come un giglio. Maria convenientemente può dirsi solitudine perché tanto volentieri fu solitaria che anche come solitaria l'angelo volentieri la visitò ; e perciò ben dice S. Ambrogio (II in Luc. n. 8) : " Solo la trovò sola in una segreta stanza, non veduta da nessun uomo, sola senza alcun compagno e sola senza alcun testimonio ". Come poi questa solitudine, come Maria Vergine esultasse, lo dice ella stessa, ascoltiamola : Ed esultò, disse, il mio spirito in Dio, mio Salvatore. Questa solitudine fiorì come un giglio per la verginità. O giglio angelico, o fiore celeste ! O fiore veramente celeste che fu tanto amato da quell'ape sopraceleste ! Dice infatti S. Bernardo (Serm. 2 de advent. Dom. n. 3) ; " Quell’ape che si pasce fra i gigli, che dimora nella fiorifera patria degli Angeli, quando volò nella città di Nazaret che significa fiore e giunse al fiore soaveolente di perpetua verginità, su lui si posò e su lui rimase ". Il fiore della verginità ha quasi tante foglie quante sono le condizioni e gli elogi della verginità. O quanto si sono moltiplicate per Maria le corone di questo fiore! Onde S. Ambrogio dice (Serm. 48 de Sanct. n. 1) : "Mentre in tutto il mondo il verginale fiore. Maria, intesse immarcescibili ghirlande e custodisce con immacolato affetto la sala in cui sta lo scettro del pudore, l’integrità persevera fino alla vittoria, riportando nelle fanciulle il trofeo della santità e giungendo dietro le orme della madre vergine al talamo celeste ”.
In 2° luogo consideriamo, o carissimi, in Maria il fiore della virtuosa onestà dei costumi e della vita ; e dì questo ciò che essa dice ascoltiamo ; ripeta dunque il detto del 24° dell'Ecclesiastico : I miei fiori, dice, frutto di onore e di onestà. O come bello è il fiore della virtuosa, onesta vita, il fiore dei costumi e della disciplina. Ma poiché è detto in plurale i fiori miei, perciò diciamo che tanti sono nei costumi i fiori quante le virtù ; tanti sono i fiori dell'onesta vita, quante sono le virtù che la rendono tale. Di questi fiori si dice nel 2° della Cantica : I fiori apparvero sulla nostra terra. Di questi anche nel 1° della Cantica ai dice : II nostro letticiolo fiorito. Ecco, noi troviamo fiori sulla terra, fiori sul letto. La terra è la mente degli attivi, il letto la mente dei contemplativi ; la terra, dico,. è la mente che dà il frutto nelle buone azioni ; il letticciuolo invece è la mente che fomenta la pace nella contemplazione. La mente dunque sia attiva o contemplativa, sempre deve esser adorna dei fiori delle virtù. Anche questo è da notarsi che il fiore dell'onestà, anzi il fiore di qualsiasi virtù ha quasi tante foglie quanto l’opera ha di bene e di merito. O quanto fiorita fu la terra, come fiorito fu il letto di Maria, che nella fiorita onestà della vita era ornata dal serto di tutte le virtù, come attesta S. Bernardo dicendo (Egbert. loc. cit. n. 4). " Tu, viola profumata dei Santi, o Maria, piantata dal celeste giardiniere, produci dilettevolmente i bei fiori di tutte le virtù, tra i quali noi ammiriamo l’eccellenza di tre bellissimi che sono: la viola dell’umiltà, il giglio della castità, la rosa dell'amore.
In 3° luogo consideriamo in Maria, o carissimi, il fiore della miracolosa fecondità. Questo fiore è lo stesso Figlio della Vergine, di cui in special modo dicesi ; Sorgerà una verga dal ceppo di lesse, e un fiore spunterà dalla sua radice. O quanto bello questo fiore è sorto nascendo senza peccato e come miseramente fu calpestato morendo quasi peccatore, secondo il detto del 14° di Giobbe: Come fiore sorge e viene calpestato! O come fu candido nel sorgere e rosso nel declinare questo fiore ! Fiore, dico, dilettevole agli angeli, fiore utilissimo per la vita degli uomini ; onde Bernardo dice (Serm. 2 de Advent. Dom. n. 4). " II fiore è il Figlio della Vergine, candido e rosso, scelto fra mille (Cant. 5. 10), fiore che gli angeli, desiderano contemplare (I Petr. 1. 12), fiore al cui profumo risorgono i morti ". Felice la selva che produsse la verga di tal fiore ! Più felice la verga che produsse questo fiore nella selva ! Felice sopra tutto il fiore, senza il quale né la verga, né la selva può esser felice ! In verità felicissimo il fiore su cui lo Spirito del Signore così riposò (Isaia, 11, 12), che senza di lui nessuno può avere la grazia dello Spirito Santo! Lo attesta S. Girolamo dicendo (IV in lsai. cap. 11) : " Lo Spirito Santo che nella grande selva del genere umano non aveva trovato pace finalmente poté riposare sopra questo fiore, talmente che senza Cristo nessuno può esser sapiente, né intelligente, né alto a consigliare, né forte, né dotto, né pio, né pieno del timore del Signore ". Questo fiore ha quasi tante foglie quanti sono i misteri e gli esempi di Cristo. Se tu desideri aver questo fiore, piega la verga del fiore. Se il fiore è troppo alto per la divinità, la verga però è flessibile per la pietà ; e se il fiore è rarissimo perché né in cielo né in terra non se ne trova uno eguale, è tuttavia comunissimo come fiore non chiuso in un orto, ma esposto a tutti i passanti nel campo. E perciò ben può dir Cristo col 2° capo della Cantica : Io il fiore del campo ; e ben dicesi fiore del campo non solo perché si espone aperto a tutti, ma anche perché è prodotto senza nessuna umana cultura. Ben lo notò S. Bernardo quando disse (Serm. 2 de advent. Dom. n. 4) : " Il campo fiorisce senza alcun aiuto umano, non seminato da alcuno, non rimosso da alcun sarchiello, non ingrassato dal fimo. Proprio così il seno della Vergine fiorì, cosi inviolate ed integre le caste viscere di Maria, come pascoli di eterno verde produssero il fiore, la cui bellezza non vede corruzione, la cui gloria non marcisce in perpetuo ".
In 4° luogo consideriamo, o carissimi, in Maria il fiore della gloriosa immortalità ; di questo possiamo averne una figura nel capo 17° dei Numeri, ove dicesi che la verga di Aaron aveva simultaneamente fiori e frutti. Nella Verga di Aaron rettamente può esser raffigurata la Vergine Maria ;,nella verga infatti la rettitudine di Maria, nel fiore la bellezza del corpo glorificato e nel frutto può raffigurarsi la beatitudine della sua anima. Poiché è da notarsi che il corpo ossia la carne fiorisce nella gioventù, come dicesi nel salmo (Psalm. 89, 6) : Fiorisca al mattino e passi. Il fiore poi perisce nella morte come si dice nel capo 40° di Isaia : Si seccò il fieno e cadde il fiore. Ma rifiorisce nella gloriosa resurrezione, giusta il detto del salmo (Psalm. 27. 7) : Rifiorì la mia carne. Questo fiore della glorificazione del corpo ha quasi tante foglie, quante doti e premi ha il corpo glorificato. E ad alcuni santi dottori sembra probabile e si ingegnano di provarlo ragionevolmente, e i fedeli accettano piamente questa sentenza, cioè che Maria SS. già sia assunta col corpo, e che il corpo sia già glorificato coll’anima. Su questo infatti S. Agostino dice (Auct. lib, de Assumpt. [inter opera Augusti] c. 8) :
 “Meritamente crediamo che Maria si allieti di una allegrezza inenarrabile, con 1'anima e col corpo nel proprio Figlio, col proprio Figlio, per il proprio Figlio, e che in lei non vi fu nessuna sventura di corruzione, non essendovi stata alcuna corruzione di integrità nel partorire il Figlio ". Per questo dunque Maria già può dire : Rifiorì la mia carne ; e per questo ha pure simultaneamente il fiore e il frutto, il fiore, dico, del corpo glorificato e il frutto dello spirito beatificato ; il fiore nella gloriosa bellezza del corpo, il frutto nella deliziosa beatitudine dell'anima.
È pur da notarsi che secondo il predetto quadruplice fiore, la Vergine Maria ebbe simultaneamente quadruplice il fiore e il frutto ; simultaneamente infatti ebbe il fiore della verginità e il frutto della materna fecondità; simultaneamente ebbe il fiore dell'onestà e il frutto dell’umiltà; simultaneamente ebbe nel Figlio il fiore dell'umanità e il frutto della divinità ; simultaneamente ebbe il fiore dell'immortalità nel corpo e il frutto del beato diletto nell'anima. Questi fiori dunque, o carissimi, nella verga verginale amiamoli e nel verginale orto raccogliamo quei nuovi fiori di gaudio che vide e raccolse e ci raccomandò S. Bernardo, quando rivolto a Maria, disse (Egbert., loc. cit. n. 4.) ; "Orto di delizie è per noi il tuo santissimo seno, o Maria ! perché da lui abbiamo raccolto i fiori di un molteplice gaudio, ogni qualvolta meditiamo quanto grande moltitudine di dolcezza da lui scaturì per tutto il mondo ". O dunque dolcissima Vergine Maria ! ecco veramente il Signore con te, come il fiore con la verga che lo produce. Fa pertanto che anche con me sia il Signore, anzi con noi e facci partecipi di questo fiore. Cristo tuo Figlio.


27 dicembre 1975 - LA NOSTRA GRANDEZZA

Mons. Ottavio Michelini

" Figlio mio, so che voi desiderate un messaggio dalla X. Essa molto Mi ha amato, per questo ha sofferto molto.

Misura del suo amore è stata la sua grande sofferenza.

Nel Regno della luce e dell'amore, ove beata si trova, vi segue e, come madre amorosa, per voi prega ed intercede".

" Figli miei, la morte non ha stroncato i nostri rapporti spirituali ed il reciproco e santo amore; anzi la morte è servita a renderli più stretti, a rendere più intenso e più operante il nostro amore.

Don O., dici il vero quando affermi che non sono stata estranea agli avvenimenti della tua vita in questi ultimi anni, come lo sono tuttora, come non sono estranea alla vita e alle cose del mio R. e della sorella M.

Molto ho fatto per voi; molto mi rimane da fare.

Ma, figlioli, voi che siete Sacerdoti, non perdete (p. 106) mai di vista, la vostra grandezza, la dignità sacerdotale! Non dimenticate, neppure per un istante, il fine della vostra vocazione: strappare a Satana le anime con tutti i mezzi che la divina Misericordia ha messo a vostra disposizione.

Non dimenticate che l'universo tutto non vale quanto vale un'anima.

Figli miei, per strappare anime all'inferno bisogna molto pregare, molto soffrire, molto lottare contro le forze tenebrose del male con una lotta senza tregua e perseverante fino alla fine.

Strappare anime al male, portare queste anime ai Cuori di Gesù e di Maria Santissima; ecco la vostra ineguagliabile missione!

 

Nulla sono le cose...


Nulla sono le cose, nulla sono tutti i beni terreni. Servitevene solo per l'indispensabile. Non si attacchino i vostri cuori ai beni che, prima o poi, si dissolveranno nel nulla, ma aggrappatevi al Bene Supremo. L'amore vostro a Dio e l'amore vostro ai fratelli (testimoniando questo amore, predicando a tutti) questo è il vero fine della vita.

Confermate questo amore con il sigillo della piena, perseverante adesione alla Volontà divina, la quale (p. 107) vi farà santi e vi aprirà i tesori di Grazia e di grazie racchiuse nel Cuore Misericordioso di Gesù.

Io sono immersa nella luce e nell'amore di Dio.

Vano sarebbe tentare di dirvi la mia felicità.

Non ottanta anni di vita ma tutto il tempo, dalla sua creazione alla sua fine, sarebbe insufficiente per guadagnare tanta felicità!

Nessuna fatica, nessuna sofferenza, nessuna pena a voi richiesta sembri a voi inutile: sono assai preziose per le anime.

Nessuna cosa al mondo vi può strappare dall'amore di Cristo, purché a Lui vogliate essere uniti con Fede. La Speranza irradierà il vostro animo nella oscurità che si sta facendo sul mondo e sulla Chiesa.

 

Figlioli miei, coraggio!


Figlioli miei, coraggio! La vita terrena, vista da quassù è un lampo che guizza nello spazio e si spegne. Io vi assicuro la mia valida intercessione presso Colui e Colei che tutto possono.

Non lasciatevi fuorviare e tanto meno intimorire dal Maligno: combattetelo in tutti i modi, con tutti i mezzi. Siate fiduciosi, siate lievito, siate fermento (p. 108) di vita. Paurosa è la cecità degli uomini, dei cristiani; terrificante il pervertimento di molti sacerdoti e il numero delle anime che vanno all'Inferno con i segni indistruttibili della loro consacrazione a Dio.

Pregate e fate pregare, invitate alla penitenza, non curatevi di ciò che la stoltezza umana potrà suscitare contro di voi.

Don X., figlio mio, il nostro patto continua, iniziato nel tempo continua nell'eternità. (p. 109)