Liturgia delle Ore - Letture
Settimana Santa - Sabato Santo
Vangelo secondo Giovanni 5
1Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.2V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici,3sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.4Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.5Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.6Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?".7Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me".8Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina".9E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato.10Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio".11Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina".12Gli chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?".13Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo.14Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio".15Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.16Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.17Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero".18Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
19Gesù riprese a parlare e disse: "In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati.21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole;22il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio,23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.24In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.25In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso;27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.28Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno:29quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.30Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
31Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera;32ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace.33Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi.35Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto,38e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.39Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.40Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
41Io non ricevo gloria dagli uomini.42Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste.44E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?45Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza.46Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?".
Secondo libro dei Re 17
1Nell'anno decimosecondo di Acaz re di Giuda divenne re in Samaria su Israele Osea figlio di Ela, il quale regnò nove anni.2Fece ciò che è male agli occhi del Signore, ma non come i re di Israele che erano stati prima di lui.3Contro di lui marciò Salmanassar re d'Assiria; Osea divenne suo vassallo e gli pagò un tributo.4Poi però il re d'Assiria scoprì una congiura di Osea, che aveva inviato messaggeri a So re d'Egitto e non spediva più il tributo al re d'Assiria, come faceva prima, ogni anno. Perciò il re d'Assiria lo fece imprigionare e lo chiuse in carcere.
5Il re d'Assiria invase tutto il paese, andò in Samaria e l'assediò per tre anni.6Nell'anno nono di Osea il re d'Assiria occupò Samaria, deportò gli Israeliti in Assiria, destinandoli a Chelach, alla zona intorno a Cabor, fiume del Gozan, e alle città della Media.
7Ciò avvenne perché gli Israeliti avevano peccato contro il Signore loro Dio, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, liberandoli dal potere del faraone re d'Egitto; essi avevano temuto altri dèi.8Avevano seguito le pratiche delle popolazioni distrutte dal Signore all'arrivo degli Israeliti e quelle introdotte dai re di Israele.9Gli Israeliti avevano proferito contro il Signore loro Dio cose non giuste e si erano costruiti alture in tutte le loro città, dai più piccoli villaggi alle fortezze.10Avevano eretto stele e pali sacri su ogni alto colle e sotto ogni albero verde.11Ivi avevano bruciato incenso, come le popolazioni che il Signore aveva disperso alla loro venuta; avevano compiuto azioni cattive, irritando il Signore.12Avevano servito gli idoli, dei quali il Signore aveva detto: "Non farete una cosa simile!".
13Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva ordinato a Israele e a Giuda: "Convertitevi dalle vostre vie malvage e osservate i miei comandi e i miei decreti secondo ogni legge, che io ho imposta ai vostri padri e che ho fatto dire a voi per mezzo dei miei servi, i profeti".14Ma essi non ascoltarono, anzi indurirono la nuca rendendola simile a quella dei loro padri, i quali non avevano creduto al Signore loro Dio.15Rigettarono i suoi decreti e le alleanze che aveva concluse con i loro padri, e le testimonianze che aveva loro date; seguirono le vanità e diventarono anch'essi fatui, a imitazione dei popoli loro vicini, dei quali il Signore aveva comandato di non imitare i costumi.16Abbandonarono tutti i comandi del Signore loro Dio; si eressero i due vitelli in metallo fuso, si prepararono un palo sacro, si prostrarono davanti a tutta la milizia celeste e venerarono Baal.17Fecero passare i loro figli e le loro figlie per il fuoco; praticarono la divinazione e gli incantesimi; si vendettero per compiere ciò che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno.18Per questo il Signore si adirò molto contro Israele e lo allontanò dalla sua presenza e non rimase se non la sola tribù di Giuda.19Ma neppure quelli di Giuda osservarono i comandi del Signore loro Dio, ma piuttosto seguirono le usanze fissate da Israele.20Il Signore, perciò, rigettò tutta la discendenza di Israele; li umiliò e li mise in balìa di briganti, finché non li scacciò dalla sua presenza.21Difatti, quando Israele fu strappato dalla casa di Davide, e proclamò re Geroboamo, figlio di Nebàt, questi allontanò Israele dal seguire il Signore e gli fece commettere un grande peccato.22Gli Israeliti imitarono in tutto il peccato commesso da Geroboamo; non se ne allontanarono,23finché il Signore allontanò Israele dalla sua presenza, come aveva preannunziato per mezzo di tutti i suoi servi, i profeti; fece deportare Israele dal suo paese in Assiria, dove è fino ad oggi.
24Il re d'Assiria mandò gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Amat e da Sefarvàim e la sistemò nelle città della Samaria invece degli Israeliti. E quelli presero possesso della Samaria e si stabilirono nelle sue città.25All'inizio del loro insediamento non temevano il Signore ed Egli inviò contro di loro dei leoni, che ne fecero strage.26Allora dissero al re d'Assiria: "Le genti che tu hai trasferite e insediate nelle città della Samaria non conoscono la religione del Dio del paese ed Egli ha mandato contro di loro dei leoni, i quali ne fanno strage, perché quelle non conoscono la religione del Dio del paese".27Il re d'Assiria ordinò: "Mandatevi qualcuno dei sacerdoti che avete deportati di lì: vada, vi si stabilisca e insegni la religione del Dio del paese".28Venne uno dei sacerdoti deportati da Samaria che si stabilì a Betel e insegnò loro come temere il Signore.
29Tuttavia ciascuna nazione si fabbricò i suoi dèi e li mise nei templi delle alture costruite dai Samaritani, ognuna nella città ove dimorava.30Gli uomini di Babilonia si fabbricarono Succot-Benòt; gli uomini di Cuta si fabbricarono Nergal; gli uomini di Amat si fabbricarono Asima.31Quelli di Avva si fabbricarono Nibcaz e Tartach; quelli di Sefarvàim bruciavano nel fuoco i propri figli in onore di Adram-Mèlech e di Anam-Mèlech, dèi di Sefarvàim.32Venerarono anche il Signore; si scelsero i sacerdoti delle alture, presi qua e là, e li collocavano nei templi delle alture.33Temevano il Signore e servivano i loro dèi secondo gli usi delle popolazioni, dalle quali provenivano i deportati.34Fino ad oggi essi seguono questi usi antichi: non venerano il Signore e non agiscono secondo i suoi statuti e i suoi decreti né secondo la legge e il comando che il Signore ha dato ai figli di Giacobbe, che chiamò Israele.35Il Signore aveva concluso con loro un'alleanza e aveva loro ordinato: "Non venerate altri dèi, non prostratevi davanti a loro, non serviteli e non sacrificate a loro,36ma temete il Signore, che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto con grande potenza e con braccio teso: davanti a lui solo prostratevi e a lui offrite sacrifici.37Osserverete gli statuti, i decreti, la legge e il comando che egli vi ha prescritti, mettendoli in pratica sempre; non venererete divinità straniere.38Non vi dimenticherete dell'alleanza conclusa con voi e non venererete divinità straniere,39ma venererete soltanto il Signore vostro Dio, che vi libererà dal potere di tutti i vostri nemici".40Essi però non ascoltarono: agirono sempre secondo i loro antichi costumi.
41Così quelle genti temevano il Signore e servivano i loro idoli; i loro figli e nipoti continuano a fare oggi come hanno fatto i loro padri.
Giobbe 27
1Giobbe continuò a dire:
2Per la vita di Dio, che mi ha privato del mio
diritto,
per l'Onnipotente che mi ha amareggiato l'animo,
3finché ci sarà in me un soffio di vita,
e l'alito di Dio nelle mie narici,
4mai le mie labbra diranno falsità
e la mia lingua mai pronunzierà menzogna!
5Lungi da me che io mai vi dia ragione;
fino alla morte non rinunzierò alla mia integrità.
6Mi terrò saldo nella mia giustizia senza cedere,
la mia coscienza non mi rimprovera nessuno dei miei
giorni.
7Sia trattato come reo il mio nemico
e il mio avversario come un ingiusto.
8Che cosa infatti può sperare l'empio, quando
finirà,
quando Dio gli toglierà la vita?
9Ascolterà forse Dio il suo grido,
quando la sventura piomberà su di lui?
10Porrà forse la sua compiacenza nell'Onnipotente?
Potrà forse invocare Dio in ogni momento?
11Io vi mostrerò la mano di Dio,
non vi celerò i pensieri dell'Onnipotente.
12Ecco, voi tutti lo vedete;
perché dunque vi perdete in cose vane?
13Questa è la sorte che Dio riserva al malvagio
e la porzione che i violenti ricevono
dall'Onnipotente.
14Se ha molti figli, saranno per la spada
e i suoi discendenti non avranno pane da sfamarsi;
15i superstiti li seppellirà la peste
e le loro vedove non faranno lamento.
16Se ammassa argento come la polvere
e come fango si prepara vesti:
17egli le prepara, ma il giusto le indosserà
e l'argento lo spartirà l'innocente.
18Ha costruito la casa come fragile nido
e come una capanna fatta da un guardiano.
19Si corica ricco, ma per l'ultima volta,
quando apre gli occhi, non avrà più nulla.
20Di giorno il terrore lo assale,
di notte se lo rapisce il turbine;
21il vento d'oriente lo solleva e se ne va,
lo strappa lontano dal suo posto.
22Dio lo bersaglia senza pietà;
tenta di sfuggire alla sua mano.
23Si battono le mani contro di lui
e si fischia su di lui dal luogo dove abita.
Salmi 103
1'Di Davide.'
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
3Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
4salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia;
5egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.
6Il Signore agisce con giustizia
e con diritto verso tutti gli oppressi.
7Ha rivelato a Mosè le sue vie,
ai figli d'Israele le sue opere.
8Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
9Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.
10Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.
11Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;
12come dista l'oriente dall'occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.
13Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
14Perché egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
15Come l'erba sono i giorni dell'uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce.
16Lo investe il vento e più non esiste
e il suo posto non lo riconosce.
17Ma la grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli,
18per quanti custodiscono la sua alleanza
e ricordano di osservare i suoi precetti.
19Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono
e il suo regno abbraccia l'universo.
20Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti alla voce della sua parola.
21Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere,
suoi ministri, che fate il suo volere.
22Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in ogni luogo del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.
Geremia 48
1Su Moab.
Così dice il Signore degli eserciti,
Dio di Israele:
"Guai a Nebo poiché è devastata,
piena di vergogna e catturata è Kiriatàim;
sente vergogna, è abbattuta la roccaforte.
2Non esiste più la fama di Moab;
in Chesbòn tramano contro di essa:
Venite ed eliminiamola dalle nazioni.
Anche tu, Madmèn, sarai demolita,
la spada ti inseguirà.
3Una voce, un grido da Coronàim:
Devastazione e rovina grande!
4Abbattuto è Moab,
le grida si fanno sentire fino in Zoar.
5Su per la salita di Luchìt vanno piangendo,
giù per la discesa di Coronàim
si ode un grido di disfatta.
6Fuggite, salvate la vostra vita!
Siate come l'asino selvatico nel deserto.
7Poiché hai posto la fiducia
nelle tue fortezze e nei tuoi tesori,
anche tu sarai preso e Camos andrà in esilio
insieme con i suoi sacerdoti e con i suoi capi.
8Il devastatore verrà contro ogni città;
nessuna città potrà scampare.
Sarà devastata la valle e la pianura desolata,
come dice il Signore.
9Date ali a Moab,
perché dovrà prendere il volo.
Le sue città diventeranno un deserto,
perché non vi sarà alcun abitante.
10Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del Signore,
maledetto chi trattiene la spada dal sangue!
11Moab era tranquillo fin dalla giovinezza,
riposava come vino sulla sua feccia,
non è stato travasato di botte in botte,
né è mai andato in esilio;
per questo gli è rimasto il suo sapore,il suo profumo non si è alterato.
12Per questo, ecco, giorni verranno
- dice il Signore -
nei quali gli manderò travasatori a travasarlo,
vuoteranno le sue botti
e frantumeranno i suoi otri.
13Moab si vergognerà di Camos come la casa di Israele si è vergognata di Betel, oggetto della sua fiducia.
14Come potete dire:
Noi siamo uomini prodi
e uomini valorosi per la battaglia?
15Il devastatore di Moab sale contro di lui,
i suoi giovani migliori scendono al macello -
dice il re il cui nome è Signore degli eserciti.
16È vicina la rovina di Moab,
la sua sventura avanza in gran fretta.
17Compiangetelo, voi tutti suoi vicini
e tutti voi che conoscete il suo nome;
dite: Come si è spezzata la verga robusta,
quello scettro magnifico?
18Scendi dalla tua gloria, siedi sull'arido suolo,
o popolo che abiti a Dibon;
poiché il devastatore di Moab è salito contro di te,
egli ha distrutto le tue fortezze.
19Sta' sulla strada e osserva,
tu che abiti in Aroer.Interroga il fuggiasco e lo scampato,
domanda: Che cosa è successo?
20Moab prova vergogna, è in rovina;
urlate, gridate,
annunziate sull'Arnon
che Moab è devastato.
21È arrivato il giudizio per la regione dell'altipiano, per Colòn, per Iaaz e per Mefàat,22per Dibon, per Nebo e per Bet-Diblatàim,23per Kiriatàim, per Bet-Gamùl e per Bet-Meòn,24per Kiriòt e per Bozra, per tutte le città della regione di Moab, lontane e vicine.
25È infranta la potenza di Moab
ed è rotto il suo braccio.
26Inebriatelo, perché si è levato contro il Signore, e Moab si rotolerà nel vomito e anch'esso diventerà oggetto di scherno.27Non è stato forse Israele per te oggetto di scherno? Fu questi forse sorpreso fra i ladri, dato che quando parli di lui scuoti sempre la testa?
28Abbandonate le città e abitate nelle rupi,
abitanti di Moab,
siate come la colomba che fa il nido
nelle pareti d'una gola profonda.
29Abbiamo udito l'orgoglio di Moab,
il grande orgoglioso,
la sua superbia, il suo orgoglio, la sua alterigia,
l'altezzosità del suo cuore.
30Conosco bene la sua tracotanza - dice il Signore - l'inconsistenza delle sue chiacchiere, le sue opere vane.31Per questo alzo un lamento su Moab, grido per tutto Moab, gemo per gli uomini di Kir-Cheres.
32Io piango per te come per Iazèr,
o vigna di Sibma!
I tuoi tralci arrivavano al mare,
giungevano fino a Iazèr.
Sulle tue frutta e sulla tua vendemmia
è piombato il devastatore.
33Sono scomparse la gioia e l'allegria
dai frutteti e dalla regione di Moab.
È sparito il vino nei tini,
non pigia più il pigiatore,
il canto di gioia non è più canto di gioia.
34Delle grida di Chesbòn e di Elealè si diffonde l'eco fino a Iacaz; da Zoar si odono grida fino a Coronàim e a Eglat-Selisià, poiché le acque di Nimrìm son diventate una zona desolata.35Io farò scomparire in Moab - dice il Signore - chi sale sulle alture e chi brucia incenso ai suoi dèi.36Perciò il mio cuore per Moab geme come i flauti, il mio cuore geme come i flauti per gli uomini di Kir-Cheres, essendo venute meno le loro scorte.37Poiché ogni testa è rasata, ogni barba è tagliata; ci sono incisioni su tutte le mani e tutti hanno i fianchi cinti di sacco.38Sopra tutte le terrazze di Moab e nelle sue piazze è tutto un lamento, perché io ho spezzato Moab come un vaso senza valore. Parola del Signore.39Come è rovinato! Gridate! Come Moab ha voltato vergognosamente le spalle! Moab è diventato oggetto di scherno e di orrore per tutti i suoi vicini.
40Poiché così dice il Signore:
Ecco, come l'aquila egli spicca il volo
e spande le ali su Moab.
41Le città son prese, le fortezze sono occupate.
In quel giorno il cuore dei prodi di Moab
sarà come il cuore di donna nei dolori del parto.
42Moab è distrutto, ha cessato d'essere popolo,
perché si è insuperbito contro il Signore.
43Terrore, trabocchetto, tranello
cadranno su di te, abitante di Moab.
Oracolo del Signore.
44Chi sfugge al terrore cadrà nel trabocchetto;
chi risale dal trabocchetto
sarà preso nel tranello,
perché io manderò sui Moabiti tutto questo
nell'anno del loro castigo.
Oracolo del Signore.
45All'ombra di Chesbòn si fermano
spossati i fuggiaschi,
ma un fuoco esce da Chesbòn,una fiamma dal palazzo di Sicòn
e divora le tempie di Moab
e il cranio di uomini turbolenti.
46Guai a te, Moab,
sei perduto, popolo di Camos,
poiché i tuoi figli sono condotti schiavi,
le tue figlie portate in esilio.
47Ma io cambierò la sorte di Moab
negli ultimi giorni.
Oracolo del Signore".
Qui finisce il giudizio su Moab.
Atti degli Apostoli 9
1Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote2e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo4e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".5Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti!6Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare".7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.8Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco,9dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
10Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in una visione gli disse: "Ananìa!". Rispose: "Eccomi, Signore!".11E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando,12e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista".13Rispose Ananìa: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme.14Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome".15Ma il Signore disse: "Va', perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele;16e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome".17Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo".18E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato,19poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco,20e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio.21E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?".22Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.23Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo;24ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo;25ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta.
26Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo.27Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.28Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore29e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo.30Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
31La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.
32E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda.33Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico.34Pietro gli disse: "Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto". E subito si alzò.35Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
36A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa "Gazzella", la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine.37Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore.38E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: "Vieni subito da noi!".39E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro.40Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: "Tabità, alzati!". Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere.41Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva.
42La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.43Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore.
Capitolo XXI: In Dio, al di sopra di ogni bene e di ogni dono, dobbiamo trovare la nostra pace
Leggilo nella Biblioteca1. O anima mia, in ogni cosa e al di sopra di ogni cosa, troverai riposo, sempre, nel Signore, perché lui stesso costituisce la pace dei santi, in eterno. Dammi, dolcissimo e amabilissimo Gesù, di trovare quiete in te. In te, al di sopra di ogni creatura, di ogni ben e di ogni bellezza; al di sopra di ogni gloria ed onore, potere e autorità; al di sopra di tutto il sapere, il più penetrante; al di sopra di ogni ricchezza e capacità; al di sopra di ogni letizia e gioia, e di ogni fama e stima degli uomini; al di sopra di ogni dolcezza, consolazione, speranza o promessa umana; al di sopra di ogni ambita ricompensa, di ogni dono o favore che, dall'alto, tu possa concedere; al di sopra di ogni motivo di gaudio e di giubilo, che mente umana possa concepire e provare; infine, al di sopra degli Angeli, degli Arcangeli e di tutte le schiere celesti, al di sopra delle cose visibili e delle cose invisibili, e di tutto ciò che non sia tu, Dio mio. In verità, o Signore mio Dio, tu sei eccellentissimo su ogni cosa; tu solo sei l'altissimo e l'onnipotente; tu solo dai ogni appagamento e pienezza e ogni dolcezza e conforto; tu solo sei tutta la bellezza e l'amabilità; tu solo sei, più d'ogni cosa, ricco di nobiltà e di gloria; in te sono, furono sempre e saranno, tutti quanti i beni, compiutamente. Perciò, qualunque cosa tu mi dia, che non sia te stesso, qualunque cosa tu mi riveli di te, o mi prometta, senza che io possa contemplare o pienamente possedere te, è ben poco e non mi appaga. Ché, in verità, il mio cuore non può realmente trovare quiete, e totale soddisfazione se non riposi in te, portandosi più in alto di ogni dono e di ogni creatura.
2. Cristo Gesù, mio sposo tanto amato, amico vero, signore di tutte le creature, chi mi darà ali di vera libertà, per volare e giungere a posarmi in te? Quando mi sarà dato di essere completamente libero da me stesso e di contemplare la tua soavità, o Signore mio Dio? Quando mi raccoglierò interamente in te, cosicché, per amor tuo, non mi accorga di me stesso, ma soltanto di te, al di là del limite di ogni nostro sentire e in un modo che non tutti conoscono? Ma eccomi qui ora a piangere continuamente e a portare dolorosamente la mia infelicità. Giacché, in questa valle di miserie, molti mali mi si parano innanzi: sovente mi turbano, mi rattristano e mi ottenebrano; sovente mi intralciano il cammino o me ne distolgono, tenendomi legato e impacciato, tanto da non poter accostarmi liberamente a te, a godere del gioioso abbraccio, costantemente aperto agli spiriti beati. Che il mio sospiro e la grande e varia desolazione di questo mondo abbiano a commuoverti, o Gesù, splendore di eterna gloria, conforto dell'anima pellegrina. A te è rivolta la mia faccia; senza che io dica nulla, è il mio silenzio che ti parla. Fino a quando tarderà a venire il mio Signore? Venga a me, che sono il suo poverello, e mi dia letizia; stenda la sua mano e strappi me misera da ogni angustia. Vieni, vieni: senza di te non ci sarà una sola giornata, anzi una sola ora, gioiosa, perché la mia gioia sei tu, e vuota è la mia mensa senza di te. Un pover'uomo, io sono, quasi chiuso in un carcere e caricato di catene, fino a che tu non mi abbia rifatto di nuovo, con la tua presenza illuminante, mostrandomi un volto benevolo, e fino a che tu non mi abbia ridato la libertà. Vadano altri cercando altra cosa, invece di te, dovunque loro piaccia. Quanto a me, nulla mi è ora gradito, nulla mi sarà mai gradito, fuori di te, mio Dio, mia speranza e salvezza eterna. Né tacerò, o smetterò di supplicare, fino a che non torni a me la tua grazia e la tua parola non si faccia sentire dentro di me.
3. Ecco, sono qua; eccomi a te, che mi hai invocato. Le tue lacrime, il desiderio dell'anima tua, la tua umiliazione e il pentimento del tuo cuore mi hanno piegato e mi hanno fatto avvicinare a te. Dicevo io allora: ti avevo invocato, Signore, avevo desiderato di godere di te, pronto a rinunciare ad ogni cosa per te; ma eri stato tu, per primo, che mi avevi mosso a cercarti. Sii dunque benedetto, o Signore, tu che hai usato tale bontà con questo tuo servo, secondo la grandezza della tua misericordia. Che cosa mai potrà dire ancora, al tuo cospetto, il tuo servo, se non parole di grande umiliazione dinanzi a te, sempre ricordandosi della propria iniquità e della propria bassezza? Non c'è, infatti, tra tutte le meraviglie del cielo e della terra, cosa alcuna che ti possa somigliare. Le tue opere sono perfette, e giusti i tuoi comandi; per la tua provvidenza si reggono tutte le cose. Sia, dunque, lode e gloria a te, o sapienza del Padre. La mia bocca, la mia anima e insieme tutte le cose create ti esaltino e ti benedicano.
Discorso 218 augm. TRATTATO DI SANT'AGOSTINO SULLA PASSIONE DEL SIGNORE
Discorsi - Sant'Agostino
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Il nostro Signore esempio di pazienza.
1. Si legge e si celebra con rito solenne la Passione del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che con il suo sangue ha cancellato le nostre colpe. Con la devota celebrazione annuale se ne rinnova il ricordo e aumenta in noi la gioia; con l'accresciuta partecipazione dei popoli la nostra fede viene annunziata e acquista splendore. La stessa solennità quindi esige da noi che vi parliamo della Passione del Signore, per quel tanto che egli vorrà donarci. In effetti, i patimenti che il nostro Signore ha sofferto ad opera dei nemici li ha sofferti per la nostra salvezza e perché ne traessimo profitto per la vita presente, in quanto egli si è degnato sopportarli per darci un esempio di pazienza, e così noi, se Dio vorrà che soffriamo qualcosa per la verità del Vangelo, non ci sottraiamo a tali sofferenze. Ricordando però che egli nel suo corpo mortale non soffrì nulla per necessità ma ogni cosa fu scelta dalla sua libera volontà, abbiamo motivo di credere che rivestano un loro proprio significato tutti e singoli gli avvenimenti che ebbero luogo durante la sua Passione e che a noi sono stati tramandati in iscritto.
Che cosa significano gli avvenimenti della Passione del Signore.
2. E cominciamo. Consegnato [ai nemici] per essere crocifisso, egli portò personalmente la sua croce 1. Ci diede un esempio di sopportazione e, camminando avanti a noi, ci mostrò cosa debba fare colui che vuole seguirlo. È quanto ci esortò a fare con la sua parola, quando disse: Colui che mi ama prenda la sua croce e mi segua 2. Porta in certo qual modo la sua croce colui che sostiene [il peso del]la sua mortalità.
3. Egli fu crocifisso nel luogo del cranio 3. Volle significarci che nella sua Passione c'era la remissione di tutti i peccati, dei quali si dice nel salmo: Le mie colpe sono diventate più numerose dei miei capelli 4.
4. Insieme con lui furono crocifissi due uomini 5, uno da una parte e uno dall'altra. Si indica che un giorno alcuni saranno alla sua destra, altri alla sua sinistra 6. Di coloro che saranno alla sua destra è detto: Beati quelli che soffrono persecuzioni per la giustizia 7; di quelli che stanno alla sinistra è detto: Quand'anche avessi dato alle fiamme il mio corpo, se non avrò la carità non mi giova a nulla 8.
5. Sulla croce di lui fu posta una iscrizione che diceva: Il Re dei giudei 9. Volle dimostrare che nemmeno uccidendolo ottennero di non averlo come loro re: quel re, che in forza del suo potere sovrano che appare con estrema chiarezza agli occhi di tutti, avrebbe ripagato ogni uomo secondo le sue opere 10. È quel che si canta nel salmo: Io sono stato da lui costituito re sul Sion, suo santo monte 11.
6. Il titolo era scritto in tre lingue: ebraica, greca e latina 12. Si proclama che egli non avrebbe regnato sui solo giudei ma anche sulle genti pagane. In vista di ciò, nel salmo citato si comincia col dire: Io sono stato da lui costituito re di Sion, suo santo monte 13, e lì regnò in lingua ebraica. Ma ecco che, quasi volendo aggiungere immediatamente la lingua greca e latina, dice: Il Signore mi ha detto: tu sei mio Figlio, oggi io ti ho generato. Chiedilo a me, e io ti darò le genti come tua eredità, i confini della terra come tuo possesso 14. Non che il greco e il latino siano le sole lingue dell'umanità, ma certo sono, senza confronto, fra tutte le più importanti: il greco per l'attrattiva delle lettere, il latino per il dominio esercitato dai romani. In queste tre lingue si voleva dunque indicare che a Cristo si sarebbero sottomesse tutte le nazioni; tuttavia in quella iscrizione non fu posto: "Re delle genti " ma soltanto: " Re dei giudei ". Questo, perché nell'unicità del nome fosse sottolineata l'origine della semente [evangelica]. Così infatti era stato detto: La legge è venuta da Sion, da Gerusalemme la parola del Signore 15. Orbene, chi sono coloro che nel salmo cantano: Egli ha assoggettato a noi i popoli e [ha posto] le genti sotto i nostri piedi 16, se non coloro dei quali l'Apostolo asserisce: Se i gentili sono diventati partecipi dei loro beni spirituali, debbono somministrare ad essi almeno i beni materiali 17? Non vorremo dunque volgere gli occhi alla straordinaria grazia predicata dagli apostoli a cui si sono assoggettate le genti, e ci limiteremo a considerare quei rami staccati dal tronco 18 che chiamiamo giudei? Non vorremo piuttosto ascoltare quell'israelita discendente di Abramo 19 che da Saulo divenne Paolo, cioè da piccolo divenne grande, quando all'olivo selvatico innestato [nel buon olivo] 20 rivolge la parola ammonitrice: " Prendine coscienza! Non sei tu che porti la radice, ma la radice porta te 21 "? Cristo dunque è il re dei giudei, ma sotto il suo giogo soave 22 sono state convogliate anche le genti [pagane] per conseguire la salvezza. Che ad esse questo dono sia stato concesso per una misericordia più abbondante loro usata, lo mostra in modo quanto mai esplicito lo stesso Apostolo quando dice: Io pertanto dico che Cristo è stato al servizio dei circoncisi a motivo della veracità di Dio, per confermare le promesse fatte ai padri. Quanto poi alle genti pagane, esse glorificano Dio per la sua misericordia 23. Non era infatti un obbligo prendere il pane dei figli e gettarlo ai cani, a meno che questi cani non si fossero abbassati per raccogliere le briciole sotto la tavola dei padroni 24, e così, innalzati a motivo dello stesso loro abbassamento e diventati uomini, non avessero potuto accostarsi alla stessa mensa [dei padroni].
7. Le autorità del giudaismo suggerirono a Pilato di non scrivere assolutamente che Egli era il re dei giudei ma che aveva affermato di essere il re dei giudei. A loro Pilato rispose: Ciò che ho scritto, ho scritto 25. Come i capi del giudaismo simboleggiavano i rami staccati dalla pianta così Pilato simboleggiava l'olivo selvatico innestato [alla pianta] 26. Era infatti un pagano e metteva in iscritto la confessione della fede che avrebbero fatto le genti, evidenziando l'errore commesso dai giudei nel rifiutare il Signore, che con tutta ragione aveva detto: Sarà tolto a voi il Regno e sarà dato a un popolo che praticherà la giustizia 27. Ciò tuttavia non toglie che egli sia re anche dei giudei. È infatti la radice quella che sostiene i rami dell'oleastro, non è l'oleastro che sostiene la radice 28; e sebbene quei rami si siano spezzati 29 per il rifiuto della fede, non per questo Dio ha respinto il suo popolo prediletto 30, tant'è vero che - dice ancora - anch'io sono un israelita 31. E sebbene quei figli che non vollero regnasse su di loro il Figlio di Dio siano incamminati verso le tenebre fuori casa, tuttavia le moltitudini che verranno da oriente e da occidente, nel regno di Dio, sederanno a mensa non con Platone o con Cicerone ma con Abramo, Isacco e Giacobbe 32. Ed effettivamente Pilato scrisse " Re dei giudei ", non " re dei greci o dei latini ", sebbene egli avesse dovuto regnare sui popoli pagani; e ciò che scrisse scrisse, né lo cambiò per suggerimento degli increduli 33. Proprio come era stato predetto molto tempo prima nel salmo: Non alterare l'iscrizione del titolo 34. Tutte le genti credono nel Re dei giudei: egli regna su tutte le genti, eppure è il Re dei giudei. Quella radice infatti era dotata d'un tale vigore che poté tramutare in se stessa l'olivo selvatico innestato a lei, mentre l'olivo selvatico non riuscì a togliere ad essa il nome di olivo 35.
8. I soldati divisero in quattro parti le sue vesti e se le portarono via 36. Simbolismo: i suoi sacramenti si sarebbero diffusi in tutt'e quattro le parti del mondo.
9. Essi non divisero ma sorteggiarono l'unica sua veste, la quale era stata tessuta senza cuciture dall'alto in basso 37. Il fatto dimostra con sufficiente chiarezza che i sacramenti visibili, sebbene siano anch'essi degli indumenti di Cristo, tuttavia possono averli tanto i buoni quanto i cattivi. Il contrario è della fede, la quale, quando è autentica, produce assoluta unità attraverso la carità 38: quella carità che è stata riversata nei nostri cuori dall'alto ad opera dello Spirito Santo, che ci è stato dato 39. Una tal fede non è una proprietà riservata di alcuni, ma viene data per un'occulta grazia di Dio, quasi che la si estragga a sorte. Fu per questo che a Simone, che, pur avendo ricevuto il battesimo, non aveva quella virtù, fu detto da Pietro: Tu non hai né sorte né parte in questa fede 40.
10.Dall'alto della croce la riconosce per madre e la affida al discepolo prediletto 41. Stando per morire come uomo, ben a proposito dimostra il suo affetto umano. Questa ora non era ancora venuta quando, prima di cambiare l'acqua in vino, riferendosi alla sua divinità aveva detto: Cosa c'è fra me e te, donna? Non è ancora giunta la mia ora 42. Non aveva infatti preso da Maria la sua natura divina, mentre aveva preso da Maria quell'umanità che pendeva dalla croce.
11. Dicendo: Ho sete 43 cercava la fede nei suoi. Ma, siccome egli venne nella propria casa e i suoi non lo accolsero 44, invece dell'amabilità della fede gli porsero l'aceto dell'incredulità, e glielo porsero in una spugna 45. Li dobbiamo assomigliare veramente alla spugna, essendo gonfi ma non pieni, non aperti alla via diritta della confessione ma sperduti nei meandri tortuosi e bui delle loro trame insidiose. È vero tuttavia che in quella bevanda c'era anche l'issopo 46, il quale, a quanto si dice, è una pianticella bassa e attaccata alla terra da una radice quanto mai tenace. Appartenevano infatti a quel popolo quei tali nella memoria dei quali questo delitto veniva tenuto presente perché lo riprovassero e così, umiliando la loro anima, ne facessero penitenza. Questo ben sapeva colui che accettava l'issopo insieme con l'aceto: colui che, come narra un altro evangelista, pregò per loro e, pendendo dalla croce, disse: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno 47.
12. Disse: È compiuto e, chinato il capo, rese lo spirito 48. Con questo dimostrò che moriva non per necessità ma per sua libera volontà. Egli volle attendere fino a che si adempisse tutto ciò che era stato profetizzato di lui, e siccome di lui era stato scritto: Nella mia sete mi hanno fatto bere l'aceto 49, attese come uno che ha il potere di abbandonare [alla morte] la propria vita. Così aveva asserito lui stesso 50. Rese lo spirito in atteggiamento di umiltà, cioè chinando il capo, ma lo avrebbe ripreso nella resurrezione quando il suo capo fu sollevato in alto. Che la sua morte e il suo chinare il capo stessero a significare la sua grande potenza lo preannunziò il patriarca Giacobbe nella benedizione che diede a Giuda. Gli disse: Salisti in alto dopo esserti sdraiato, hai dormito come il leone 51. Nella sua elevazione raffigurò la croce, nello sdraiarsi il chinare la testa, nel sonno la morte, nel leone la potenza.
13. Ai due ladroni furono spezzate le gambe ma non furono spezzate al Cristo, essendo egli morto. Lo stesso Vangelo ci indica il motivo di questo fatto 52. In realtà anche con questo segno si doveva mostrare come nella profezia che lo preannunziava ci fosse già un riferimento alla pasqua dei giudei, nella quale si prescriveva di non spezzare le ossa dell'agnello 53.
14.Dal suo fianco squarciato dalla lancia sgorgarono in terra sangue ed acqua 54. Sono senz'altro i sacramenti ad opera dei quali si costituisce la Chiesa, la nuova Eva uscita dal fianco di Adamo addormentato 55. Adamo infatti raffigurava colui che sarebbe venuto 56.
15.Giuseppe e Nicodemo lo seppelliscono 57. Secondo l'interpretazione propria da certuni, il nome Giuseppe significa " accresciuto", mentre Nicodemo, essendo nome greco, sono in molti a sapere che è un termine composto da " vittoria " e " popolo ". Infatti nicos significa vittoria e demos significa popolo. Orbene chi è colui che morendo è cresciuto se non colui che disse: Se il grano di frumento non muore, rimane solo; se invece muore, si moltiplica 58? E chi è colui che morendo ha sbaragliato il popolo dei persecutori se non colui che, risorto da morte, verrà a giudicarli?
1 - Cf. Gv 19, 16-17.
2 - Cf. Mt 16, 24.
3 - Cf. Gv 19, 17-18.
4 - Sal 39, 13.
5 - Cf. Gv 19, 18.
6 - Cf. Mt 25, 33.
7 - Mt 5, 10.
8 - 1 Cor 13, 3.
9 - Cf. Gv 19, 19.
10 - Cf. Rm 2, 6.
11 - Sal 2, 6.
12 - Cf. Gv 19, 20.
13 - Sal 2, 6.
14 - Sal 2, 7-8.
15 - Is 2, 3.
16 - Sal 46, 4.
17 - Rm 15, 27.
18 - Cf. Rm 11, 17.
19 - Rm 11, 1.
20 - Cf. Rm 11, 17.
21 - Rm 11, 18.
22 - Cf. Mt 11, 30.
23 - Rm 15, 8-9.
24 - Cf. Mt 15, 26-27.
25 - Cf. Gv 19, 21-22.
26 - Cf. Rm 11, 17.
27 - Mt 21, 43.
28 - Cf. Rm 11, 18.
29 - Cf. Rm 11, 20.
30 - Rm 11, 2.
31 - Rm 11, 1.
32 - Cf. Mt 8, 12.11.
33 - Cf. Gv 19, 22.
34 - Sal 56, 1 (57, 1; 58, 1).
35 - Cf. Rm 11, 17-18.
36 - Cf. Gv 19, 23.
37 - Cf. Gv 19, 23-24.
38 - Cf. Gal 5, 6.
39 - Cf. Rm 5, 5.
40 - At 8, 21.
41 - Cf. Gv 19, 25-27.
42 - Gv 2, 4.
43 - Gv 19, 28.
44 - Gv 1, 11.
45 - Cf. Gv 19, 29.
46 - Cf. Gv 19, 29.
47 - Lc 23, 34.
48 - Gv 19, 30.
49 - Sal 68, 22.
50 - Cf. Gv 10, 18.
51 - Gn 49, 9.
52 - Cf. Gv 19, 31-33.
53 - Cf. Es 12, 46; Nm 9, 12.
54 - Cf. Gv 19, 34.
55 - Cf. Gn 2, 21-22.
56 - Cf. Rm 5, 14.
57 - Cf. Gv 19, 38-40.
58 - Gv 12, 24-25.
La Madonna predice la guarigione del chierico Olive
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaNel dicembre del 1886 il chierico salesiano francese Lodovico Olive si
ammalò gravemente di tifo. La vigilia di Natale Don Bosco andò a
trovarlo e gli disse:
— Ti assicuro che la Madonna ti guarirà.
Ma i medici Vignolo, Gallenga, Fissore, Albertotti, a consulto, lo avevano dichiarato spacciato.
Nella notte dal 3 al 4 febbraio Don Bosco fece questo sogno. «Non so se
fossi sveglio o nel sonno, quando una luce ordinaria cominciò a
rischiarare l’ambiente nel quale mi trovavo.
Dopo un rumore prolungato, apparve una persona attorniata da molte e
molte altre che andavano avvicinandosi. Le persone e i loro ornamenti
erano così luminosi che ogni altra luce restò come tenebre, a segno che
non si poteva più tenere lo sguardo fisso sopra nessuno degli astanti.
Allora la persona che pareva di guida alle altre si avanzò alquanto e cominciò a parlare in latino così:
— Io sono l’umile Ancella che il Signore ha mandato a guarire il tuo
Lodovico infermo. Egli era già chiamato al riposo; ora invece, affinché
si manifesti in lui la gloria di Dio, avrà ancora da pensare all’anima
sua e a quella dei suoi. Io sono l’Ancella alla quale ha fatto cose
grandi Colui che è potente, e santo è il suo nome. Rifletti attentamente
a questo e capirai quello che deve avvenire. Amen.
Dette queste parole, l’abitazione tornò nella prima oscurità, e io
rimasi tutta la notte tra veglia e sonno, ma senza forza e come privo di
cognizione. Al mattino mi sono dato premura di avere notizie del
giovane Lodovico Olive e mi venne assicurato che, dopo una buona notte,
egli era entrato in reale miglioramento».
La notte appresso Don Bosco rivide la stessa apparizione che
gli diede, per il bene della Congregazione e dei giovani, parecchi avvertimenti in latino: eccoli tradotti fedelmente:
— Continuano le parole di Colei che si era detta l’Ancella del Signore.
Negli altissimi cieli io ho la mia stanza, per far ricchi coloro che mi
amano e riempire i loro tesori. Tesori dei giovani sono la purezza dei
discorsi e delle azioni. Perciò voi, ministri di Dio, alzate la voce e
non stancatevi mai di gridare: fuggite le cose contrarie, ossia i
cattivi discorsi. I discorsi cattivi corrompono i buoni costumi. Coloro
che hanno un parlare insensato e lubrico assai difficilmente si
correggono. Se volete farmi cosa molto gradita, procurate di tenere
buone conversazioni tra voi e datevi scambievolmente esempio di bene
operare. Molti di voi promettono fiori e porgono spine a me e a mio
Figlio.
Perché fate confessioni così frequenti e il vostro cuore è sempre
lontano da me? Dite e fate il bene, e non il male. Io sono Madre che amo
i miei figli e detesto le loro colpe. Ritornerò a voi per condurre
alcuni al vero riposo. Mi prenderò cura di essi come la gallina
custodisce i suoi pulcini.
E voi, artigiani, siate artefici di opere buone e non di iniquità. I
cattivi discorsi sono una peste che serpeggia in mezzo a voi. E voi,
chiamati ad amministrare l’eredità del Signore, alzate la voce, non vi
stancate di gridare, finché venga Colui che chiamerà voi a rendere conto
della vostra amministrazione. È mia delizia lo stare con i figli degli
uomini; ma il tempo è breve, dunque finché avete tempo, comportatevi
virilmente.
La mattina del 5 gennaio Don Bosco manifestò ogni cosa a Don Lemoyne, dando luogo a questo dialogo:
— Ti ho chiamato perché mi dia un consiglio. Debbo far sapere alla famiglia Olive quello che ho sognato?
— Lei sa meglio di me che la Madonna è sempre stata tanto buona con lei.
— Oh, sì, è vero.
— E che tanti di questi suoi sogni si sono avverati a puntino.
— E vero.
— E quindi, se mi permette e per dar gloria a Dio, li chiamo visioni, perché sono tali.
— Hai ragione.
— Dunque noi abbiamo ragione di credere che questo sogno sia cosa
soprannaturale e che si avvererà; e che Olive, benché disperato dai
medici, guarirà.
— E quale sarebbe dunque il tuo consiglio?
— Per usare, se lei crede, un pò di prudenza umana, io direi di
cominciare a far correre la voce che Don Bosco ha sognato di Olive; e
che nel sogno gli parve di aver concepito liete speranze.
— Ebbene, si faccia così.
— Ma lei, Don Bosco, faccia il piacere, scriva questo sogno:
si tratta della Madonna. Se il fatto si avvera, ecco un documento della materna bontà di Maria.
— Ebbene, scriverà.
E scrisse come sopra abbiamo riferito.
Merita di essere conosciuta un’altra circostanza. Il chierico Olive,
quando stava malissimo, aveva sognato che Don Bosco era entrato nella
sua camera e gli aveva detto:
— Sta’ tranquillo: fra dieci giorni verrai tu a trovare me nella mia camera.
La vivezza del sogno lasciò nel malato la persuasione che Don Bosco in
persona fosse stato a trovarlo, e rifiutava di credere a chi gli
asseriva il contrario.
Il 10 gennaio Lodovico era tanto migliorato che il padre ripartì per la
Francia. 1112 si alzò e il 24 comparve nel refettorio dei superiori
durante il pranzo, accolto con grandi manifestazioni di gioia.
Possiamo aggiungere che la sua salute si mantenne così buona che gli
permise di prendere parte, nel 1906, alla prima spedizione di Missionari
salesiani per la Cina, dove esercitò un fecondo apostolato fino al
1921, anno della sua santa morte.
AGITE COME ME! A.N.A. 102 8 giugno 1995
Catalina Rivas
Gesù
Nel farmi uomo, come Figlio di Dio, tutta la natura umana fu nobilitata. Incarnandomi, non resi meritevole un uomo, ma divinizzai la natura umana, facendo si che il sangue e la carne dell'essere umano fossero sangue e carne di Dio.
Per mezzo della Comunione l'anima si unisce a Me in un modo tale, che Io sono nell'anima e l'anima è in Me, e così le comunico i Miei beni e i Miei meriti... Non è mai esistita una madre che abbia alimentato il proprio figlio con la sua carne. Io sono giunto a questo eccesso d'amore. Fate come il figlio Mio, il Papa Pio X , aprite le porte del Tabernacolo a tutti gli uomini.Pensate voi di onorarmi molto, riunendovi a conversare una volta per settimana? Se non disponete di più tempo, perché in quelle ore non andate a visitare gli ospedali, preparando anime e portare poi un sacerdote?
Io dò, però esigo; chi non si sente capace di rispondermi, chieda a Mia Madre le forze, Mi riceva nella Comunione e Io aiuterò e lavorerò in quell'anima.
Comunicati per assomigliare a Me. Per vivere come Me... per agire come Me... per morire come Me sulla croce... per regnare come Me e insieme a Me nel cielo.
Comprendetelo e ricordatelo: questo è lo scopo della comunione. Trasformarvi in Me, per essere trasformati in Dio, poiché Io sono Dio. “Chi mangia Me, vivrà in Me come Io vivo nel Padre...” Questo deve essere il vostro desiderio: somigliare a Me, essere il Mio ritratto... Non vi basti andare al confessionale una volta al mese. Quando andate ad uccidere con la bocca e con il pensiero; quando vi date ai piaceri sensuali; quando ferite un vostro fratello; quando fate la più piccola cosa, pensate sempre: Gesù, farebbe questo?
Trasformatevi in Gesù! E sentite come sento Io... Desiderate come desidero Io... Agite come agisco Io!