Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

In materia della preghiera, siamo sempre apprendisti. Mi fa piacere leggere sui "social" le confidenze come queste: "io non so pregare... devo ancora imparare a pregare... non sono capace di pregare." La preghiera è un cammino e quindi occorre progredire sempre. Penso che il progresso nella preghiera dipenda proprio da questa constatazione "io non so pregare!" Sì va avanti nella misura in cui si ammette di essere molto indietro. In fatto di preghiera, siamo eterni ripetenti. Ed ecco allora che lo Spirito Santo viene in nostro aiuto e prega in noi. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Settimana Santa - Sabato Santo

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 9

1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.

22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".

23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.

Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".

49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.

57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".


Giudici 18

1In quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele.2I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro: "Andate ad esplorare il Paese!". Quelli giunsero sulle montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la notte in quel luogo.3Mentre erano presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; avvicinatisi, gli chiesero: "Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui?".4Rispose loro: "Mica mi ha fatto così e così, mi dà un salario e io gli faccio da sacerdote".5Gli dissero: "Consulta Dio, perché possiamo sapere se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito".6Il sacerdote rispose loro: "Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore".7I cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno.8Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli chiesero loro: "Che notizie portate?".9Quelli risposero: "Alziamoci e andiamo contro quella gente, poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi? Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il paese.10Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra".
11Allora seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e da Estaol, ben armati.12Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan.13Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero alla casa di Mica.
14I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: "Sapete che in queste case c'è un 'efod', ci sono i 'terafim', una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate ora quello che dovete fare".15Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono.16Mentre i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi, stavano davanti alla porta,17e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono in casa, presero la statua scolpita, l''efod', i 'terafim' e la statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati.18Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita, l''efod', i 'terafim' e la statua di getto, il sacerdote disse loro: "Che fate?".19Quelli gli risposero: "Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?".20Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l''efod', i 'terafim' e la statua scolpita e si unì a quella gente.21Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini, il bestiame e le masserizie.22Quando erano già lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi e raggiunsero i Daniti.23Allora gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: "Perché ti sei messo in armi?".24Egli rispose: "Avete portato via gli dèi che mi ero fatti e il sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che hai?".25I Daniti gli dissero: "Non si senta la tua voce dietro a noi, perché uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la vita di quelli della tua casa!".26I Daniti continuarono il viaggio; Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa.
27Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme.28Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob.29Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais.30E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Manàsse, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati.31Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo.


Salmi 56

1'Al maestro del coro. Su "Jonat elem rehoqim".'
'Di Davide. Miktam. Quando i Filistei lo tenevano prigioniero in Gat.'

2Pietà di me, o Dio, perché l'uomo mi calpesta,
un aggressore sempre mi opprime.
3Mi calpestano sempre i miei nemici,
molti sono quelli che mi combattono.

4Nell'ora della paura,
io in te confido.
5In Dio, di cui lodo la parola,
in Dio confido, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?
6Travisano sempre le mie parole,
non pensano che a farmi del male.
7Suscitano contese e tendono insidie,
osservano i miei passi,
per attentare alla mia vita.

8Per tanta iniquità non abbiano scampo:
nella tua ira abbatti i popoli, o Dio.
9I passi del mio vagare tu li hai contati,
le mie lacrime nell'otre tuo raccogli;
non sono forse scritte nel tuo libro?

10Allora ripiegheranno i miei nemici,
quando ti avrò invocato:
so che Dio è in mio favore.

11Lodo la parola di Dio,
lodo la parola del Signore,
12in Dio confido, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?

13Su di me, o Dio, i voti che ti ho fatto:
ti renderò azioni di grazie,
14perché mi hai liberato dalla morte.
Hai preservato i miei piedi dalla caduta,
perché io cammini alla tua presenza
nella luce dei viventi, o Dio.


Salmi 88

1'Canto. Salmo. Dei figli di Core.
Al maestro del coro. Su "Macalat".
Per canto. Maskil. Di Eman l'Ezraita.'

2Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
3Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l'orecchio al mio lamento.

4Io sono colmo di sventure,
la mia vita è vicina alla tomba.
5Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,
sono come un morto ormai privo di forza.
6È tra i morti il mio giaciglio,
sono come gli uccisi stesi nel sepolcro,
dei quali tu non conservi il ricordo
e che la tua mano ha abbandonato.

7Mi hai gettato nella fossa profonda,
nelle tenebre e nell'ombra di morte.
8Pesa su di me il tuo sdegno
e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.

9Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo;
10si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani.

11Compi forse prodigi per i morti?
O sorgono le ombre a darti lode?
12Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà negli inferi?
13Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi,
la tua giustizia nel paese dell'oblio?

14Ma io a te, Signore, grido aiuto,
e al mattino giunge a te la mia preghiera.
15Perché, Signore, mi respingi,
perché mi nascondi il tuo volto?
16Sono infelice e morente dall'infanzia,
sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
17Sopra di me è passata la tua ira,
i tuoi spaventi mi hanno annientato,
18mi circondano come acqua tutto il giorno,
tutti insieme mi avvolgono.
19Hai allontanato da me amici e conoscenti,
mi sono compagne solo le tenebre.


Zaccaria 12

1Oracolo. Parola del Signore su Israele. Dice il Signore che ha steso i cieli e fondato la terra, che ha formato lo spirito nell'intimo dell'uomo:2"Ecco, io farò di Gerusalemme come una coppa che da' le vertigini a tutti i popoli vicini e anche Giuda sarà in angoscia nell'assedio contro Gerusalemme.3In quel giorno io farò di Gerusalemme come una pietra da carico per tutti i popoli: quanti vorranno sollevarla ne resteranno sgraffiati; contro di essa si raduneranno tutte le genti della terra.4In quel giorno - parola del Signore - colpirò di terrore tutti i cavalli e i loro cavalieri di pazzia; mentre sulla casa di Giuda terrò aperti i miei occhi, colpirò di cecità tutti i cavalli delle genti.5Allora i capi di Giuda penseranno: La forza dei cittadini di Gerusalemme sta nel Signore degli eserciti, loro Dio.6In quel giorno farò dei capi di Giuda come un braciere acceso in mezzo a una catasta di legna e come una torcia ardente fra i covoni; essi divoreranno a destra e a sinistra tutti i popoli vicini. Solo Gerusalemme resterà al suo posto.7Il Signore salverà in primo luogo le tende di Giuda; perché la gloria della casa di Davide e la gloria degli abitanti di Gerusalemme non cresca più di quella di Giuda.8In quel giorno il Signore farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme e chi tra di loro vacilla diverrà come Davide e la casa di Davide come Dio, come l'angelo del Signore davanti a loro.9In quel giorno io m'impegnerò a distruggere tutte le genti che verranno contro Gerusalemme.10Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito.11In quel giorno grande sarà il lamento in Gerusalemme simile al lamento di Adad-Rimmòn nella pianura di Meghìddo.12Farà il lutto il paese, famiglia per famiglia:

la famiglia della casa di Davide a parte
e le loro donne a parte;
la famiglia della casa di Natàn a parte
e le loro donne a parte;
13la famiglia della casa di Levi a parte
e le loro donne a parte;
la famiglia della casa di Simeì a parte
e le loro donne a parte;
14così tutte le altre famiglie a parte
e le loro donne a parte".


Apocalisse 1

1Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni.2Questi attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto.3Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte. Perché il tempo è vicino.

4Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono,5e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue,6che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

7'Ecco, viene sulle nubi' e ognuno 'lo vedrà;'
anche quelli che lo 'trafissero
e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il
petto'.

Sì, Amen!
8Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!

9Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù.10Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva:11Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa.12Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro13e in mezzo ai candelabri c'era uno 'simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi' e 'cinto' al petto con una fascia 'd'oro'.14'I capelli della testa erano candidi, simili a lana' candida, 'come neve. Aveva gli occhi' fiammeggianti come fuoco,15'i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente' purificato nel crogiuolo. 'La voce era simile al fragore di grandi acque'.16Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.
17Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo18e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi.19Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo.20Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese.


Capitolo XLII: La nostra pace non dobbiamo porla negli uomini

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1. O figlio, se la tua pace l'attendi da qualcuno, secondo il tuo sentimento e il piacere di stare con lui, avrai sempre incertezza ed impacci. Se, invece, tu ricorrerai alla verità, sempre viva e stabile, non sarai contristato per l'abbandono da parte di un amico; neppure per la sua morte. Su di me deve essere fondato l'amore per l'amico; in me deve essere amato chi ti appare degno e ti è particolarmente caro in questa vita; senza di me non regge e non dura l'amicizia; non c'è legame d'amicizia veramente puro, se non sono io ad annodarlo. Perciò tu devi essere totalmente morto ad ogni attaccamento verso persone che ti siano care così da preferire, per quanto sta in te, di essere privo di ogni umana amicizia.

2. Tanto più ci si avvicina a Dio, quanto più ci si ritira lontano da ogni conforto terreno. Tanto più si ascende in alto, a Dio, quanto più si entra nel profondo di noi stessi, persuadendosi di non valere proprio nulla. Che se uno, invece, attribuisce a sé qualcosa di buono, questi ostacola la venuta della grazia divina il lui; giacché la grazia dello Spirito Santo cerca sempre un cuore umile. Se tu sapessi annichilirti e uscire da ogni affetto di quaggiù, liberandoti da ogni attaccamento di questo mondo, allora, certamente, io verrei a te, con larghezza di grazia; infatti, quando guardi alle creature, ti si sottrae la vista del Creatore. Per amore del Creatore, dunque, vinci te stesso, in tutte le cose; così potrai giungere a conoscere Dio. Se una cosa, per quanto piccola sia, la si ama e ad essa si guarda non rettamente, questa ti ostacola la via verso il sommo Dio, e ti corrompe.


DISCORSO 52 SULLA TRINITÀ

Discorsi - Sant'Agostino

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La Trinità presentata nel battesimo di Cristo.

1. 1. Il passo del Vangelo ch'è stato letto ci ha proposto l'argomento su cui parlare alla Carità vostra come per un ordine del Signore; e davvero per ordine del Signore. Da lui infatti il mio cuore ha atteso il comando di pronunciare il discorso, affinché comprendessi che era lui ad ordinarmi di parlare intorno a ciò ch'egli avrebbe voluto fosse letto. Ascolti dunque la vostra benevola attenzione e la vostra pietà, e aiuti presso lo stesso nostro Signore Dio la mia fatica. Noi infatti vediamo e, assistendo per così dire a uno spettacolo divino, riconosciamo che nel Giordano ci viene presentato il nostro Dio nella Trinità. In realtà Gesù vi si era recato ed era stato battezzato da Giovanni, il Signore dal servo (ciò egli fece per darci l'esempio dell'umiltà, poiché dimostrò che proprio per mezzo dell'umiltà si compie la giustizia, allorché a Giovanni che gli diceva: Sono io che devo essere battezzato da te, e tu vieni da me? egli rispose: Per ora lascia fare; si faccia pienamente tutta la giustizia 1), dopo dunque ch'era stato battezzato, si aprì il cielo e scese su di lui lo Spirito Santo sotto le sembianze d'una colomba, e risonò poi una voce dall'alto: Questo è il figlio mio diletto, nel quale mi sono compiaciuto 2. Abbiamo dunque la Trinità in certo qual modo distinta: il Padre nella voce, il Figlio nell'uomo e lo Spirito Santo nella colomba. Veramente queste cose era necessario solo ricordarle, poiché è assai facile comprenderle. Questa Trinità infatti ci è presentata in modo assai chiaro e senz'ombra alcuna di dubbio, dal momento che Cristo Signore, andando da Giovanni nella natura di servo, è precisamente il Figlio; poiché non si può dire che sia il Padre o che sia lo Spirito Santo: Andò - è detto - Gesù 3; proprio il Figlio di Dio. Quanto alla colomba, chi potrebbe dubitare? oppure chi potrebbe dire: "Che cosa significa la colomba?" dato che lo stesso Vangelo attesta con estrema chiarezza: Discese su di lui lo Spirito Santo sotto le sembianze d'una colomba 4? A proposito poi della voce non vi è parimenti alcun dubbio che sia quella del Padre, poiché è detto: Tu sei mio Figlio 5. Abbiamo la Trinità distinta.

Quanto è difficile spiegare l'inseparabile Trinità.

2. 2. Se però consideriamo i luoghi, oso dire (sebbene lo dica con rispettoso timore, tuttavia oso dirlo) che la Trinità è sotto un certo aspetto separabile, poiché Gesù si recò al fiume, movendosi da un posto all'altro, la colomba dal cielo discese in terra, da un luogo in un altro e la stessa voce del Padre non risonò né dalla terra né dall'acqua, ma dal cielo. Queste tre realtà sono, per così dire, separate a causa dei luoghi, delle funzioni, delle azioni. Qualcuno potrebbe dirmi: "Dimostrami la Trinità inseparabile. Ricordati che tu parli da cattolico e a dei cattolici". Ebbene, questo insegna la nostra fede, cioè la fede vera, la fede retta, la fede cattolica risultante non da congetture o da idee preconcette, ma dai testi della Sacra Scrittura, e non è malsicura per la temerità degli eretici, ma fondata sulla verità insegnata dagli Apostoli. Questo sappiamo, questo crediamo; questo, anche se non lo vediamo con gli occhi e ancora neppure col cuore fin quando ci purifichiamo con la fede, questo tuttavia noi riteniamo grazie alla stessa fede in maniera assolutamente giusta e salda, che cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono l'inseparabile Trinità: un solo Dio, non tre dèi; un solo Dio, tuttavia, in modo che il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio, ma è lo Spirito del Padre e del Figlio. Questa divinità ineffabile immanente in se stessa che tutto rinnova, che crea, ricrea, che invia e richiama, giudica e libera ogni essere, questa Trinità ineffabile sappiamo ch'è nello stesso tempo inseparabile.

È necessario l'aiuto di Dio per sciogliere il nodo della difficoltà.

2. 3. Che dire, dunque? Ecco: separatamente andò al Giordano il Figlio in quanto uomo; separatamente discese dal cielo lo Spirito Santo sotto forma di colomba; separatamente risonò la voce dal cielo: Questo è il Figlio mio 6. Dov'è l'inseparabile Trinità? Per mio mezzo Iddio vi ha resi attenti. Pregate per noi e aprendo per così dire la vostra borsa, vi conceda egli stesso che sia riempita di ciò per cui l'avete già aperta. Collaborate con noi. Voi infatti capite quale compito ci siamo assunti (non solo quale compito ma anche chi siamo), di quale argomento vogliamo parlare, in quale condizione ci troviamo, come viviamo nel corpo corruttibile che appesantisce l'anima, e l'abitazione terrena aggrava lo spirito che mille idee va escogitando 7. Quando dunque sottraggo questo spirito alla moltitudine dei pensieri e lo raccolgo per pensare all'unico Dio-Trinità inseparabile, per vedere ciò che potrei dire, con questo corpo che appesantisce l'anima, per esporvi degnamente qualche concetto, potrò forse dire: Poiché a te, Signore, ho innalzato l'anima mia 8? Mi aiuti il Signore e la sollevi insieme con me poiché sono debole nei suoi confronti ed essa è pesante per me.

Le opere del Padre e del Figlio sono inseparabili.

3. 4. La presente questione suole essere proposta da fratelli assai eruditi, suole essere trattata nei discorsi di quanti amano la parola di Dio, per la soluzione di essa si è soliti bussare molto alla porta di Dio; poiché alcuni dicono: "Fa il Padre qualcosa che non fa il Figlio o il Figlio qualcosa che non fa il Padre?". Parliamo intanto del Padre e del Figlio. Quando poi avrà fatto riuscire il nostro sforzo relativo a questo punto Colui al quale diciamo: Sii tu il mio aiuto, non abbandonarmi 9, capiremo anche che neppure lo Spirito Santo è affatto separato dalle operazioni del Padre e del Figlio. Ascoltate dunque, fratelli, quanto dico a proposito del Padre e del Figlio. Fa forse qualcosa il Padre senza il Figlio? Noi rispondiamo: "No". Avete forse dei dubbi? Ma che cosa fa il Padre senza Colui per mezzo del quale è stata creata ogni cosa? Ogni cosa - dice la Scrittura - è stata creata per mezzo di lui e, per inculcarlo fino alla sazietà nella mente d'individui ottusi, duri di comprendonio, attaccabrighe, soggiunge: E senza di lui non è stato creato nulla 10.

Il Padre tutto ha fatto e governa mediante il Figlio.

3. 5. Che dire, dunque, fratelli? Ogni cosa è stata creata per mezzo di lui 11. Noi naturalmente comprendiamo che tutto il creato fatto mediante il Figlio l'ha fatto il Padre per mezzo del suo Verbo, l'ha fatto Dio mediante la sua Sapienza e Potenza. Potremo forse dire: "Sì, è vero, tutte le cose furono fatte per mezzo di lui quando furono create, ma adesso il Padre non governa ogni cosa per mezzo di lui"? Per nulla. Tale pensiero scompaia dal cuore dei fedeli, sia scacciato dallo spirito delle persone religiose, dall'intelligenza di coloro che hanno lo spirito di fede. Non è possibile che il Padre abbia creato per mezzo di lui e non governi per mezzo di lui. È inammissibile che senza di lui venga governato ciò ch'esiste, dal momento che per mezzo di lui avvenne ch'esistesse. Ma anche dal testo della Scrittura citato dobbiamo imparare che non solo per mezzo di lui ogni cosa è stata fatta e creata, come abbiamo ricordato dal Vangelo: Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui, e nulla senza di lui è stato fatto ma dobbiamo anche imparare che per mezzo di lui è governato é disposto tutto ciò che è stato creato. Voi sapete - io credo - che Cristo è la Potenza e la Sapienza di Dio e sapete anche che della Sapienza la Scrittura dice: Si estende con forza da un confine all'altro e governa ogni cosa con facilità 12. Non dobbiamo dunque aver dubbi che ogni cosa è governata per mezzo di colui dal quale sono state create tutte le cose. Il Padre quindi non fa nulla senza il Figlio, come nulla fa il Figlio senza il Padre.

È forse anche del Padre la nascita e la passione del Figlio?.

3. 6. Si presenta ora il problema che ci siamo incaricati di risolvere nel nome e per volontà del Signore. Se il Padre non fa nulla senza il Figlio e nulla fa il Figlio senza il Padre, non sarà in certo qual modo logico affermare che anche il Padre è nato dalla Vergine Maria, patì sotto Ponzio Pilato, risuscitò e ascese al cielo? Niente affatto. Noi non affermiamo ciò, poiché non lo crediamo. Infatti ho creduto e perciò ho anche parlato, e anche noi crediamo e perciò anche parliamo 13. Che c'è nella professione di fede? C'è che dalla Vergine nacque il Figlio e non il Padre. Che c'è nella professione di fede? C'è che il Figlio e non il Padre patì e morì sotto Ponzio Pilato. Ci dimentichiamo di quegli eretici patripassiani che, con cattiva intelligenza, affermano che lo stesso Padre nacque da una donna, che lo stesso Padre patì e che lo stesso Padre è colui che è il Figlio, che sono due nomi, non due realtà? Ma la Chiesa cattolica li allontanò dalla comunione dei santi, perché non ingannassero qualcuno e litigassero separati.

Nodo della difficoltà.

3. 7. Richiamiamo dunque alla vostra mente la difficoltà in questione. Uno potrebbe dirmi: "Tu hai affermato che il Padre non fa nulla senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre, e hai addotto testimonianze dalle Scritture che nulla fa il Padre senza il Figlio, poiché ogni cosa è stata creata per mezzo di lui 14; hai detto inoltre che ciò ch'è"stato creato non viene governato senza il Figlio, poiché questi è la Sapienza del Padre, la quale si estende con forza da un confine all'altro e governa ogni cosa con facilità 15. Ora invece, quasi contraddicendo te stesso, mi dici: Il Figlio e non il Padre nacque dalla Vergine; patì il Figlio, non il Padre; risuscitò il Figlio, non il Padre. Ecco, io ritengo che il Figlio fa qualcosa che non fa il Padre. Ebbene: o ammetti che il Figlio fa qualcosa senza il Padre o ammetti che anche il Padre nacque, patì, morì e risuscitò. Afferma o l'una o l'altra delle due cose; delle due scegliene una". Io non scelgo né l'una né l'altra cosa. Non affermo né questo né quello; né che il Figlio fa qualcosa senza il Padre, perché, se lo dicessi, mentirei, né che il Padre nacque, patì e risorse, perché, se lo dicessi, non mentirei di meno. "In qual modo - dirà quel tale - ti districherai da questa difficoltà?".

La nascita dalla Vergine è del solo Figlio, ma fu opera del Padre e del Figlio.

4. 8. Il quesito proposto vi piace. Dio ci aiuti perché vi piaccia anche la soluzione. Ecco che cosa dico, affinché il Signore liberi me stesso e voi da questa difficoltà. Noi infatti ci atteniamo fermamente all'unica fede nel nome di Cristo, viviamo in una sola casa, sottomessi a un solo Signore, siamo membra d'un solo capo e siamo vivificati da un solo Spirito. Affinché dunque il Signore ci liberi dalla difficoltà d'un problema assai molesto tanto per me che vi parlo, quanto per voi che mi ascoltate, io affermo: "Dalla Vergine Maria nacque certamente il Figlio, non il Padre, ma la stessa nascita del Figlio, e non del Padre, dalla Vergine Maria, fu opera sia del Padre che del Figlio. Senza dubbio non patì il Padre ma il Figlio, tuttavia la passione del Figlio fu opera non solo del Padre, ma anche del Figlio. Non risuscitò il Padre ma il Figlio, tuttavia la risurrezione del Figlio fu compiuta sia dal Padre che dal Figlio". Mi sembra che ci siamo già tirati fuori da questo problema, ma solo in virtù delle mie parole; vediamo se possiamo districarcene anche basandoci sulle parole di Dio. È dunque mio dovere dimostrare con testimonianze della Sacra Scrittura che la nascita del Figlio fu opera sia del Padre che del Figlio, come anche la passione e la risurrezione; in tal modo, pur appartenendo al solo Figlio la nascita, la passione e la risurrezione, tuttavia questi tre eventi propri del solo Figlio non sono stati compiuti né dal solo Padre né dal solo Figlio, ma senza dubbio dal Padre e dal Figlio. Cerchiamo di dimostrare ciascuna di queste affermazioni; voi ascoltate come giudici: vi è stata presentata la questione, vengano avanti i testimoni. Voi giudici datemi l'ordine che suol darsi a coloro che trattano le cause: "Dimostra quel che proponi". Con l'aiuto del Signore ve lo dimostrerò senz'altro e vi leggerò il testo della legge di Dio. Avete ascoltato attentamente chi vi ha presentato l'oggetto della questione; ascoltate ora più attentamente chi ve ne dà la dimostrazione.

Secondo S. Paolo la nascita del Figlio fu opera del Padre.

4. 9. Io devo dimostrare anzitutto in qual modo la nascita di Cristo fu opera non solo del Padre ma anche del Figlio, sebbene l'opera compiuta dal Padre e dal Figlio si riferisca solo al Figlio. Do lettura d'un passo di Paolo, competente giureconsulto della legge di Dio. Oggi infatti anche gli avvocati hanno un altro Paolo che detta le leggi dei litiganti, non quelle dei cristiani. Do lettura - ripeto - d'un passo di Paolo che detta le leggi della pace e non quelle della lite. Sia il santo Apostolo a mostrarci in qual modo il Padre ha operato la nascita del Figlio: Quando però - dice - si compì il tempo stabilito, il Padre inviò il proprio Figlio, nato da una donna, nato sotto la legge, per liberare coloro ch'erano schiavi della legge 16. Avete udito, e poiché il passo è chiaro ed evidente, l'avete capito. Ecco, il Padre fece nascere il Figlio dalla Vergine. Quando infatti si compì il tempo stabilito, Dio mandò il proprio Figlio, mandò Cristo proprio il Padre. In qual modo lo inviò? Fatto da una donna, fatto sotto la legge. Lo fece dunque il Padre da una donna, sotto la legge.

Cristo nacque da una donna ma vergine.

4. 10. Per caso vi crea forse imbarazzo il fatto che ho detto Cristo nacque nato "dalla Vergine", mentre Paolo dice: "da una donna"? Non dobbiamo turbarci, non dobbiamo farla troppo lunga, poiché non parlo a principianti nella dottrina cristiana. L'uno e l'altro termine si trova espresso dalla Scrittura: tanto "dalla Vergine", quanto "da una donna". In qual modo "dalla Vergine"? Ecco, la vergine concepirà nel suo seno e darà alla luce un figlio 17. "Da una donna" invece secondo quanto avete udito. Ciò non e contraddittorio. Infatti il modo particolare d'esprimersi degli ebrei chiama mulieres [cioè donne], non quelle prive della verginità, ma le persone di sesso femminile. Un passo molto chiaro della Scrittura lo trovi nella Genesi: quando Eva stessa fu creata all'origine, Dio plasmò una donna 18. Anche in un altro passo dice che il Signore ordinò di risparmiare le donne che non si erano unite con un uomo 19. Ciò dunque dev'essere ormai noto e non ci deve far indugiare, per poter con l'aiuto del Signore spiegare altre questioni su cui giustamente dovremo soffermarci.

La nascita del Figlio fu opera anche dello stesso Figlio.

4. 11. Abbiamo dunque dimostrato che la nascita del Figlio fu opera del Padre; cerchiamo di dimostrare che fu opera anche del Figlio. Che cos'è la nascita del Figlio dalla Vergine Maria? È senza dubbio l'atto di prendere la natura di servo. Nascere è forse per il Figlio una cosa diversa dal prendere la natura di servo nel seno della Vergine? Sta' a sentire; quest'atto fu opera anche del Figlio: Egli, pur essendo di natura divina, non considerò un'usurpazione il suo essere uguale a Dio, ma spogliò se stesso prendendo la natura di servo 20. Quando si compì il tempo stabilito, Dio mandò il proprio Figlio, nato da una donna, natogli dalla stirpe di Davide secondo la carne 21. Noi dunque vediamo che la nascita del Figlio fu opera del Padre, ma poiché fu proprio il Figlio che spogliò se stesso prendendo la natura di servo, vediamo che la nascita del Figlio fu anche opera dello stesso Figlio. Ciò è stato dimostrato. Passiamo a un altro punto. Ascoltate con attenzione un altro argomento che segue nell'ordine della spiegazione.

Anche la passione del Figlio fu opera del Figlio e del Padre.

4. 12. Cerchiamo di dimostrare che anche la passione del Figlio fu opera non solo del Padre ma anche del Figlio. Compia il Padre la passione del Figlio: Egli non risparmiò il proprio Figlio, ma lo diede in sacrificio per tutti noi 22. Compia la propria passione anche il Figlio: Il quale mi amò e diede se stesso in sacrificio per me 23. Il Padre diede in sacrificio il Figlio, il Figlio diede in sacrificio se stesso. Questa passione fu inflitta a uno solo, ma fu compiuta da tutti e due. Come la nascita, così la passione di Cristo non la compì né il Padre senza il Figlio né il Figlio senza il Padre. Il Padre offrì in sacrificio il Figlio, il Figlio offrì in sacrificio se stesso. Che cosa fece Giuda a questo riguardo, se non il peccato? Passiamo ancora oltre e veniamo alla risurrezione.

Lo stesso si dimostra riguardo alla risurrezione di Cristo.

4. 13. Dobbiamo vedere che a risorgere è il Figlio, non il Padre; è vero, ma altresì che la risurrezione del Figlio la compie tanto il Padre che il Figlio. Sia il Padre a operare la risurrezione del Figlio: Perciò lo esaltò dai morti e gli diede un nome ch'è al di sopra di ogni altro nome 24. Il Padre dunque risuscitò il Figlio esaltandolo e risuscitandolo dai morti. Ma anche il Figlio non risuscita forse se stesso? Certamente risuscita se stesso. Parlando del tempio come simbolo del proprio corpo egli disse: Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere 25. Infine, come è proprio della passione dare la vita, così è proprio della risurrezione riprendere la vita, vediamo se fu bensì il Figlio a dare la propria vita, e il Padre a rendergli la vita, ma non lui a se stesso. Infatti che il Padre gliela rese è evidente, poiché a questo proposito il salmo dice: Risuscitami tu e io renderò loro la vita 26. Ma che il Figlio rese la propria vita a se stesso, perché aspettate di sentirlo dire da me? Lo dica lui stesso. Io ho il potere di dare la mia vita 27. Non ho ancora detto ciò che ho promesso; ho detto solo: di dare la vita; ma già avete applaudito fragorosamente, poiché voi mi precorrete. Poiché, istruiti alla scuola del Maestro celeste, abituati come siete ad ascoltare attentamente i brani della Scrittura e a ripeterli devotamente, non ignorate che cosa viene dopo. Io ho - dice - il potere di dare la mia vita e il potere di riprenderla. Nessuno me la toglie, ma la do di mia volontà e la riprendo 28.

Si ripete la dottrina spiegata.

5. 14. Abbiamo mantenuto la promessa: abbiamo dimostrato le nostre affermazioni con documenti - come penso - inconcussi dei sacri testi. Ritenete in mente ciò che avete udito. Lo ripeto brevemente e vi ricordo di mettervelo bene in mente trattandosi, a mio parere, d'una cosa molto utile. Il Padre non è nato dalla Vergine, tuttavia la nascita del Figlio è stata attuata sia dal Padre che dal Figlio mediante la Vergine. Il Padre non ha sofferto sulla croce, tuttavia la passione del Figlio è opera tanto del Padre quanto del Figlio. Non fu il Padre che risuscitò dai morti, tuttavia la risurrezione del Figlio fu opera sia del Padre che del Figlio. Avete la distinzione delle Persone e l'inseparabilità dell'azione. Non dobbiamo dunque affermare che il Padre fa qualcosa senza il Figlio e il Figlio qualcosa senza il Padre. Oppure vi lasciano forse perplessi i miracoli operati da Gesù, nel timore che per caso egli facesse qualcosa non fatta dal Padre? E come mai sta scritto: Il Padre che è sempre in me, è lui che compie le sue opere 29? Ciò che abbiamo detto era chiaro, c'era solo bisogno di enunciarlo; non richiedeva fatica essere compreso, ma bisognava preoccuparsi di richiamarlo alla memoria.

Dio non deve pensarsi come un corpo nello spazio.

5. 15. Desidero dirvi ancora un'altra cosa, a proposito della quale chiedo sinceramente non solo la vostra attenzione più diligente, ma anche le vostre preghiere a Dio. Ordunque, in spazi materiali possono essere contenuti e racchiusi unicamente i corpi. Dio esiste di là dai luoghi materiali, nessuno deve cercarlo come se fosse in uno spazio. Egli è presente dappertutto invisibile e inseparabile; non è più esteso in una parte e meno in un'altra, ma tutto quanto dappertutto, non diviso in nessun luogo. Chi riesce a vedere ciò? chi può comprenderlo? Cerchiamo di frenarci; ricordiamoci chi siamo noi e di che cosa parliamo. Con spirito di fede si deve credere, con sentimenti santi si deve pensare quello e solo quello, quale ch'esso sia, ch'è l'essere di Dio, e dev'essere compreso in modo inesprimibile per quanto ci è concesso ed è possibile. Rinunciamo alle parole, taccia la lingua; venga eccitato il cuore, verso quell'essere venga innalzato il cuore. Quell'essere infatti non è tale da ascendere nel cuore dell'uomo, ma verso il quale deve ascendere l'uomo. Consideriamo le creature - poiché le perfezioni invisibili di Dio, dopo la creazione del mondo, sono rese visibili all'intelligenza attraverso le opere che sono state fatte 30 - per vedere se mai fra le cose fatte da Dio con cui abbiamo una certa familiarità, diciamo così, di rapporti, scopriamo una certa somiglianza con cui dimostrare ch'esistono tre specifiche realtà, tali che si enunciano separatamente ma operano inseparabilmente.

Dio è incomprensibile.

6. 16. Orsù, fratelli, prestatemi attenzione con tutta la vostra mente. Vedete prima che cosa prometto, se mai possa trovarlo nelle creature, perché il Creatore ci trascende del tutto. Ma potrebbe darsi che qualcuno di noi, il cui spirito venisse abbagliato dallo splendore della verità come da un lampo, potrebbe ripetere quella frase: Nel rapimento del mio spirito io ho detto. Che cosa hai detto nel rapimento del tuo spirito? Sono stato gettato lontano dai tuoi occhi 31. Orbene, mi pare che colui il quale disse ciò aveva innalzato la propria anima verso Dio, aveva sollevato la propria anima al di sopra di se stesso, poiché ogni giorno gli veniva detto: Dov'è il tuo Dio? 32 e con una specie di contatto spirituale era giunto alla luce immutabile ma, per la debolezza della vista, non era stato in grado di sopportarla ed era ricaduto nella sua - diciamo così - infermità e fiacchezza. Si era paragonato con essa e s'era accorto che la vista del proprio spirito non poteva ancora adattarsi alla luce della sapienza di Dio. Ma poiché aveva fatto ciò in un rapimento dello spirito essendo stato trascinato fuori dei sensi del corpo e innalzato verso Dio, appena fu in certo qual modo ricondotto dalla divinità all'umanità, disse: "Nel rapimento del mio spirito io ho detto 33. Nel rapimento ho visto un non so che, ma non ho potuto sopportarlo a lungo, e dal corpo che appesantisce l'anima, restituito alle mie membra mortali e ai numerosi pensieri dei mortali, ho detto: Sono stato gettato lontano dai tuoi occhi 34. Tu sei di gran lunga al di sopra di me, io sono di gran lunga al di sotto di te". Che cosa dunque diremo di Dio, fratelli? Se infatti ciò che vuoi dire lo hai capito, non è Dio. Se sei stato capace di capirlo, hai compreso una realtà diversa da quella di Dio. Se ti pare d'essere stato capace di comprenderlo, ti sei ingannato a causa della tua immaginazione. Se dunque lo hai compreso, Dio non è così; se invece è così, non lo hai compreso. Perché dunque vuoi parlare di ciò che non hai potuto comprendere?.

La nostra somiglianza con Dio.

6. 17. Vediamo dunque se mai nelle creature troviamo qualche essere in cui possiamo dimostrare che tre specifiche realtà si mostrano separatamente ma agiscono inseparabilmente. Dove andremo a trovarle? Forse in cielo per discutere del sole, della luna e delle stelle? Forse sulla terra per discutere per caso degli arbusti, degli alberi e degli animali di cui è piena la terra? Oppure discuteremo dello stesso cielo o della stessa terra che contengono tutti gli esseri che sono in cielo e sulla terra? Fino a quando, uomo, andrai in giro a esplorare le creature? Ritorna in te stesso, volgi lo sguardo su te stesso, guarda te stesso, esamina te stesso! Tu vai cercando tre realtà specifiche che possono manifestarsi separatamente, ma che operano inseparabilmente. Se le cerchi nelle creature, cercale prima in te stesso: non sei infatti tu stesso una creatura? Tu vai cercando una somiglianza. Andrai forse a cercarla nelle bestie? Di Dio infatti tu parlavi quando cercavi una certa rassomiglianza, parlavi dell'ineffabile maestà della Trinità e, poiché non sei riuscito a trovarla nelle realtà divine, e con la dovuta umiltà hai riconosciuto la tua debolezza, sei sceso alle realtà umane. Fruga in esse. Perché la cerchi nelle bestie? Perché la cerchi nel sole o nelle stelle? Quale di questi esseri infatti è stato creato a immagine e a somiglianza di Dio? Potrai invece cercare in te stesso qualcosa certamente di più intimo a te e migliore di questi esseri. È infatti l'uomo che Dio ha creato a propria immagine e somiglianza 35. Cerca in te stesso se mai l'immagine della Trinità possegga una qualche traccia della Trinità. Ma quale immagine? Un'immagine creata, di gran lunga diversa. Ma anche se di gran lunga differente è tuttavia una somiglianza e un'immagine; non come è immagine un figlio, cioè la stessa cosa che è il padre. In un modo infatti si trova l'immagine del padre nel figlio, in un altro si trova nello specchio. C'è una gran differenza. Rispetto a tuo figlio la tua immagine sei tu stesso; poiché tuo figlio è la stessa cosa che tu sei per natura. Quanto alla sostanza egli è ciò che sei tu, quanto alla persona è diverso da te. L'uomo dunque non è immagine di Dio come lo è il Figlio unigenito, ma è creato conforme a una certa immagine e somiglianza. Cerchi in sé qualcosa, se la può trovare, anzi tre realtà che si esprimono separatamente ma agiscono inseparabilmente. Cercherò io, ma cercate anche voi con me; non io in voi e voi in me, ma voi dentro di voi e io dentro di me. Cerchiamo insieme e insieme consideriamo a fondo la nostra comune natura e sostanza.

La nostra anima immagine di Dio.

7. 18. Vedi, uomo, riconosci se è vero ciò che dico. Hai un corpo? Hai una carne? "Ce l'ho", tu rispondi."Infatti grazie a che cosa esisto? Grazie a che cosa sono in un posto? In virtù di che cosa mi muovo da un posto all'altro? Per mezzo di che cosa sento le parole di chi parla, se non per mezzo delle orecchie della carne? Con che cosa vedo la bocca di chi parla, se non con gli occhi di carne?". Lo sai bene, è risaputo da tutti e non c'è bisogno di occuparci d'una realtà così evidente. Osserva un'altra cosa: considera ciò che si effettua mediante la carne. Il mezzo con cui tu odi è l'orecchio, ma non proviene dall'orecchio il fatto di udire; c'è nel tuo intimo un altro che sente mediante l'orecchio. Tu vedi per mezzo dell'occhio: consideralo attentamente. Hai forse riconosciuto la casa ma hai trascurato chi vi risiede? Forse che l'occhio vede da se stesso? Non è forse un altro che vede per mezzo dell'occhio? Io non dico: "Non vede l'occhio d'un morto, dal corpo del quale è evidente che se n'è andato l'inquilino", ma l'occhio d'uno che pensa a un'altra cosa non vede il volto di chi gli sta davanti. Osserva dunque il tuo inquilino interiore. Lì infatti deve cercarsi piuttosto una qualche somiglianza di tre specifiche realtà che si mostrano separatamente ma operano inseparabilmente. Che cosa ha il tuo spirito? Se cercherò, forse troverò molte cose. Ma c'è qualcosa di molto somigliante che si comprende più facilmente. Che cosa ha l'anima tua dentro di sé? Io lo richiamo alla tua mente, tu ricordalo! Poiché io non esigo che si creda a me in ciò che sto per dire: non approvarlo, se non lo troverai in te. Osserva dunque. Ma prima vediamo ciò che ci era sfuggito, se cioè l'uomo è immagine non solo del Figlio o soltanto del Padre, ma del Padre e del Figlio e quindi, naturalmente, per conseguenza anche dello Spirito Santo. Ecco le parole della Genesi: Facciamo - dice - l'uomo a nostra immagine e somiglianza 36. Non fa dunque il Padre senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre. Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza. Facciamo, non "faccia io", o: "fa' tu", o: "faccia lui", ma: facciamo. A immagine non: "tua"; o: "mia", ma: a immagine nostra.

La somiglianza della Trinità nell'uomo.

7. 19. Io dunque vi rivolgo una domanda: e parlo d'una realtà differente. Nessuno dica:- "Ecco, che cosa ha paragonato a Dio?". Già ve l'ho detto, vi ho preavvisati, vi ho resi cauti e sono stato cauto anch'io. Queste cose sono tra loro di gran lunga differenti; come sono le realtà infime rispetto alle più eccelse, le mutabili rispetto alle immutabili, le create rispetto alle creanti, le umane rispetto alle divine. Ecco; anzitutto metto in risalto il fatto che quanto sto per dire è di gran lunga diverso. Nessuno mi accusi a torto. Per evitare dunque che io per caso cerchi le orecchie di uno e questo invece mi prepari i denti; ecco che cosa ho promesso di far vedere: tre realtà specifiche, le quali si fanno conoscere separatamente ma operano inseparabilmente. Adesso io non parlo di quanto queste realtà sono simili o dissimili all'onnipotente Trinità, ma nella stessa creatura infima e mutabile troviamo tre realtà specifiche, le quali possono essere mostrate separatamente e operare inseparabilmente. O immaginazione carnale, o convinzione testarda e contraria alla fede! Perché a proposito di quell'ineffabile maestà tu dubiti riguardo alla realtà che hai potuto scoprire in te stesso? Ecco che ti dico, ecco la domanda che ti rivolgo: "Uomo, hai la memoria? Se non l'hai, come hai tenuto in mente ciò che ho detto?". Ma forse hai già dimenticato ciò che ho detto poco prima. Questa stessa parola dixi "ho detto", queste due sillabe che io pronuncio, non le terresti a mente se non per mezzo della memoria. Come sapresti infatti che sono due se, mentre è pronunciata la seconda, tu avessi dimenticato la prima? Perché dunque dilungarmi? Perché sono talmente incalzato, perché sono costretto a convincere in tal modo? È evidente: tu hai la memoria. Ti faccio un'altra domanda: hai l'intelligenza? "Ce l'ho", tu rispondi. Se infatti tu non avessi la memoria, non ricorderesti ciò che ho detto; se tu non avessi l'intelligenza, non riconosceresti ciò che hai tenuto a mente. Tu hai anche questa facoltà. La tua intelligenza tu la richiami a ciò che ritieni nel tuo intimo e lo vedi, e vedendolo tu t'istruisci in modo che si dica che sei consapevole. Ti faccio una terza domanda; tu hai la memoria per ritenere ciò che vien detto; hai l'intelligenza per capire ciò che si ricorda; a proposito di queste due facoltà io ti chiedo: Hai ritenuto e hai capito perché lo volevi? "Certamente perché lo volevo", tu rispondi. Hai dunque la volontà. Ecco le tre realtà che m'ero impegnato di fare intendere alle vostre orecchie e al vostro spirito. Esse si trovano in te; tu puoi contarle, ma non puoi separarle. Rifletti dunque che queste tre realtà: memoria, intelligenza e volontà, che queste tre realtà - ripeto - sono enunciate separatamente, ma operano inseparabilmente.

Memoria, intelligenza e volontà si presentano separate, ma agiscono inseparabili.

8. 20. Il Signore ci aiuterà, anzi vedo che ci aiuta; dalla vostra intelligenza capisco che ci aiuta. Da coteste vostre acclamazioni mi accorgo come avete capito; confido che Dio vi aiuterà a capire tutto. Vi ho promesso di provare che tre realtà si presentano separate ma operano inseparate. Ecco, io non sapevo che cosa ci fosse nella tua anima; tu me lo hai mostrato dicendo: "la memoria ". Questa parola, questo suono, questa voce è arrivata alle mie orecchie dall'anima tua. Poiché la facoltà ch'è "la memoria " la pensavi in silenzio e non la esprimevi con la voce. Era dentro di te ma non era giunta ancora a me. Ma affinché ciò che era dentro di te fosse portato alla mia conoscenza tu ne hai detto il nome specifico, cioè "la memoria". Io l'ho udito; nel nome "memoria" ho udito queste quattro sillabe. È un nome di quattro sillabe, è una parola; essa è risonata, è arrivata al mio orecchio, ha fatto penetrare qualcosa nel mio animo. Ciò ch'è risonato è passato - per questo motivo è penetrato - ma ciò ch'è stato fatto conoscere rimane. Io però continuo ad indagare; poiché hai pronunciato questo nome della memoria, tu capisci certamente ch'esso è appropriato solo alla memoria. Le altre due facoltà hanno infatti un loro nome particolare; poiché l'una si chiama intelligenza, non memoria, l'altra si chiama volontà, non memoria, un'altra soltanto si chiama memoria. Ma per pronunciare questo nome, per formare quelle quattro sillabe, con qual mezzo le hai prodotte? Questo nome, che è proprio della sola memoria, l'ha prodotto in te non solo la memoria, perché tu ritenessi in mente ciò che dicevi, ma anche l'intelligenza, perché tu sapessi ciò che ritenevi, e la volontà, perché tu proferissi ciò che sapevi. Ringraziamo Dio nostro Signore, perché ci ha aiutati, sia me che voi. Dico sinceramente alla Carità vostra: mi ero assunto con molto timore il compito di spiegarvi e farvi intendere questo argomento; temevo in realtà di procurar gioia all'ingegno dei capaci e d'ingenerare grave noia a quelli un po' tardi. Ora invece vedo che voi, grazie all'attenzione nell'ascoltarmi e alla celerità con cui comprendete, non solo avete capito le mie parole ma mi avete anche prevenuto quando stavo per dire qualcosa. Ringraziamo il Signore.

Le tre facoltà dell'anima chiariscono alquanto il mistero della Trinità.

9. 21. Vedete dunque; ormai vi ricordo senza timore ciò che avete compreso, non v'insegno nozioni ignote ma ripetendo richiamo alla vostra mente ciò che avete capito. Ecco: di quelle tre realtà una sola è stata nominata, è stato pronunciato il nome d'una sola; il nome d'una sola di quelle tre facoltà è la memoria, tuttavia il nome d'una sola di quelle tre è stato prodotto dalle stesse tre facoltà. Non si sarebbe potuto proferire la sola parola "memoria", se non mediante la cooperazione della volontà, dell'intelligenza e della memoria. Non potrebbe proferirsi la sola parola "intelligenza" senza la cooperazione della memoria, della volontà e dell'intelligenza. E non si potrebbe proferire nemmeno la sola parola "volontà" senza la cooperazione della memoria, dell'intelligenza e della volontà. Sono state date, come penso, tutte le spiegazioni che avevo promesso. Ciò che ho detto separatamente l'ho pensato inseparabilmente. Tre facoltà hanno prodotto una sola di queste parole, e tuttavia questo solo termine prodotto dalle tre facoltà non è appropriato a tutte e tre le facoltà, ma a una sola. Tre facoltà hanno prodotto il termine "memoria", ma esso non è proprio se non della memoria. Tre facoltà hanno formato la parola "intelligenza", ma è propria solo dell'intelligenza. Tre facoltà hanno formato la parola "volontà", ma appartiene solo alla volontà. Allo stesso modo fu la Trinità che creò la carne di Cristo, ma appartiene soltanto a Cristo. Fu la Trinità che formò la colomba dal cielo, ma essa appartiene solo allo Spirito Santo. Fu la Trinità che formò la voce dal cielo, ma questa è propria soltanto del Padre.

Quale delle tre facoltà dell'anima è in relazione di somiglianza col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo.

9. 22. Nessuno dunque mi dica, nessun calunniatore tenti di mettere alle strette la mia debole persona chiedendomi: "Quale dunque di queste tre facoltà che tu hai mostrato trovarsi nel nostro spirito o nella nostra anima, quale di queste tre si riferisce al Padre, ha cioè - per così dire - una certa relazione di somiglianza col Padre, quale di esse è in rapporto di somiglianza col Figlio, quale con lo Spirito Santo?". Non sono in grado di dirlo, di spiegarlo. Lasciamo qualcosa anche alla riflessione personale, concediamo qualcosa anche al silenzio. Rientra in te e cerca di sottrarti a qualunque frastuono; guarda se dentro di te hai una dolce e segreta cella della tua coscienza, dove tu non faccia del chiasso, tu non abbia a litigare, o a tramar liti, dove tu non abbia a escogitare discordie e caparbietà. Sii mansueto ad ascoltare la parola per comprendere. Forse dirai: Mi farai sentire gioia e letizia ed esulteranno le ossa, non "insuperbite", ma umiliate 37.

Le tre Persone della Trinità possono mostrarsi separatamente ma operano inseparabilmente .

10. 23. È dunque sufficiente ch'io abbia dimostrato che tre specifiche realtà si presentano separabilmente ma operano inseparabilmente. Se hai trovato ciò in te, nell'uomo, in una persona vivente sulla terra e che porta un corpo fragile che appesantisce l'anima, devi credere che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo possono manifestarsi separatamente mediante alcuni segni visibili o certe forme d'una creatura assunta e agire inseparabilmente. È sufficiente questo. Non dico: "Il Padre è la memoria, il Figlio l'intelligenza, lo Spirito è la volontà"; non lo affermo, quale che sia il modo in cui s'intenda, non oso affermarlo. Lasciamo i concetti piuttosto difficili ai capaci, ai deboli invece riserviamo le idee che noi deboli siamo in grado di dare. Io non dico che quelle facoltà si possano - diciamo così - uguagliare alla Trinità, come se si potessero mettere in una linea d'analogia, ossia in un certo rapporto di parallelismo, non dico questo. Che cosa affermo dunque? Ecco, ho trovato in te tre facoltà che si enunciano separatamente ma agiscono inseparabilmente; inoltre ciascun termine indicante le tre facoltà è stato formato da tutte e tre; questo termine tuttavia non è proprio delle tre facoltà ma a una sola di esse appartiene una proprietà particolare. Credi dunque a proposito della Trinità ciò che non puoi vedere, se lo hai udito, compreso e ricordato in te. Tu infatti puoi sapere ciò ch'esiste in te; ciò che invece è nel tuo Creatore, quale che sia ciò, quando potrai conoscerlo? Anche se lo potrai, ancora non lo puoi. E tuttavia, quando lo potrai, sarai forse in grado di conoscere Dio come Dio conosce se stesso? Alla Carità vostra dunque basti questo: abbiamo detto ciò che siamo stati capaci di dire; abbiamo mantenute le promesse verso coloro che lo esigevano; quanto a tutte le altre spiegazioni che si possono aggiungere, chiedete al Signore che la vostra intelligenza venga resa perfetta.

 

1 - Mt 3, 14-15.

2 - Mt 3, 17.

3 - Mt 3, 13.

4 - Mt 3, 16; Mc 1, 11; Lc 3, 22; Gv 1, 32.

5 - Mc 1, 11.

6 - Mt 3, 17.

7 - Cf. Sap 9, 15.

8 - Sal 85, 4; cf. 24, 1.

9 - Sal 26, 9.

10 - Gv 1, 3.

11 - Gv 1, 3.

12 - Sap 8, 1.

13 - 2 Cor 4, 13; cf. Sal 115, 10.

14 - Cf. Gv 1, 3.

15 - Cf. Sap 8, 1.

16 - Gal 4, 4-5.

17 - Is 7, 14.

18 - Gn 2, 22.

19 - Cf. Nm 31, 17-18; Gd 21, 11.

20 - Fil 2, 6-7.

21 - Rm 1, 3.

22 - Rm 8, 32.

23 - Gal 2, 20.

24 - Fil 2, 9.

25 - Gv 2, 19.

26 - Sal 40, 11.

27 - Gv 10, 18.

28 - Gv 10, 18.

29 - Gv 14, 10.

30 - Rm 1, 20.

31 - Sal 30, 23.

32 - Sal 41, 4.

33 - Sal 30, 23.

34 - Sal 30, 23.

35 - Cf. Gn 1, 26.

36 - Gn 1, 26.

37 - Sal 50, 10.


Capitolo XI: Il Corpo di Cristo e la Sacra Scrittura, necessarissimi all’anima devota

Libro IV: Libro del sacramento del corpo di Cristo - Tommaso da Kempis

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Parola del discepolo

1.  O soave Signore Gesù, quanto è dolce all'anima devota sedere alla tua mensa, al tuo convito, nel quale le viene presentato come cibo nient'altro all'infuori di te, unico suo amato, desiderabile più di ogni desiderio del suo cuore. Anche per me sarebbe cosa soave sciogliermi in pianto, con profonda commozione, dinanzi a te, e, con la Maddalena amorosa, bagnare di lacrime i tuoi piedi. Ma dove è tanto slancio di devozione; dove è una tale profusione di lacrime sante? Eppure, alla tua presenza e alla presenza dei tuoi angeli, dovrei ardere tutto nell'intimo e piangere di gioia; giacché nel Sacramento ti possiedo veramente presente, per quanto nascosto sotto altra apparenza. Infatti i miei occhi non ti potrebbero sostenere, nella tua luce divina; anzi neppure il mondo intero potrebbe sussistere, dinanzi al fulgore della tua maestà. Tu vieni incontro, dunque, alla mia debolezza, nascondendoti sotto il Sacramento. Possiedo veramente ed adoro colui che gli angeli adorano in cielo. Io lo adoro per ora nella fede; gli angeli, invece, faccia a faccia, senza alcun velo. Io devo starmene nel lume della fede, e camminare in essa, finché appaia il giorno dell'eterna luce e venga meno il velo delle figure simboliche (cf. Ct 2,17; 4,6). "Quando poi verrà il compimento di tutte le cose" (1Cor 13,10), cesserà l'uso dei segni sacramentali. Nella gloria del cielo, i beati non hanno bisogno infatti del rimedio dei sacramenti: il loro gaudio non ha termine, essendo essi alla presenza di Dio, vedendo essi, faccia a faccia, la sua gloria. Passano di luce in luce fino agli abissi della divinità, e gustano appieno il verbo di Dio fatto carne, quale fu all'inizio e quale rimane in eterno. Conscio di queste cose meravigliose, trovo molesta persino ogni consolazione spirituale: infatti tutto ciò che vedo e odo quaggiù lo considero un niente, fino a che non veda manifestamente il mio Signore, nella sua gloria. Tu mi sei testimone, o Dio, che non c'è cosa che mi possa dare conforto, non c'è creatura che mi possa dare contentezza, all'infuori di te, che bramo contemplare in eterno. Ma ciò non è possibile mentre sono in questa vita mortale; e perciò occorre che mi rassegni a una grande pazienza e mi sottometta a te in tutti i miei desideri. Anche i tuoi santi, o Signore, che ora esultano in te nel regno dei cieli, aspettarono l'evento della tua gloria, mentre erano in questa vita, con fede e con pazienza grande. Ciò che essi credettero, credo anch'io; ciò che essi sperarono, spero anch'io; dove essi giunsero, confido, per la tua grazia, di giungere anch'io. Frattanto, camminerò nella fede, irrobustito dagli esempi dei santi. Terrò poi, "come conforto" (1Mac 12,9) e specchio di vita, i libri santi; soprattutto terrò, come unico rimedio e come rifugio, il tuo Corpo santissimo.

2. In verità, due cose sento come massimamente necessarie per me, quaggiù; senza di esse questa vita di miserie mi sarebbe insopportabile. Trattenuto nel carcere di questo corpo, di due cose riconosco di avere bisogno, cioè di alimento e di luce. E a me, che sono tanto debole, tu hai dato, appunto come cibo il tuo santo corpo, e come lume hai posto dinanzi ai miei piedi "la tua parola" (Sal 118,105). Poiché la parola di Dio è luce dell'anima e il tuo Sacramento è pane di vita, non potrei vivere santamente se mi mancassero queste due cose. Le quali potrebbero essere intese come le "due mense" (Ez 40,40) poste da una parte e dall'altra nel prezioso tempio della santa Chiesa; una, la mensa del sacro altare, con il pane santo, il prezioso corpo di Cristo; l'altra la mensa della legge di Dio, compendio della santa dottrina, maestra di vera fede, e sicura guida, al di là del velo del tempio, al sancta sanctorum (Eb 6,19s; 9,3).

3. Ti siano, dunque, rese grazie, o Signore Gesù, che brilli di eterna luce, per questa mensa della santa dottrina, che ci hai preparato per mezzo dei tuoi servi, i profeti, gli apostoli e gli altri dottori. Ti siano rese grazie, Creatore e Redentore degli uomini, che, per dimostrare al mondo intero il tuo amore, hai preparato la grande cena, in cui disponesti come cibo, non già il simbolico agnello, ma il tuo corpo santissimo e il tuo sangue, inebriando tutti i tuoi fedeli al calice della salvezza e colmandoli di letizia al tuo convito: il convito che compendia tutte le delizie del paradiso e nel quale banchettano con noi, e con più dolce soavità, gli angeli santi. Quale grandezza, quale onore, nell'ufficio dei sacerdoti, ai quali è dato di consacrare, con le sacre parole, il Signore altissimo; di benedirlo con le proprie labbra, di tenerlo con le proprie mani; di nutrirsene con la propria bocca e di distribuirlo agli altri. Quanto devono essere pure quelle mani; quanto deve essere pura la bocca, e santo il corpo e immacolato il cuore del sacerdote, nel quale entra tante volte l'autore della purezza. Non una parola, che non sia santa, degna e buona, deve venire dalle labbra del sacerdote, che riceve così spesso il Sacramento; semplici e pudichi devono essere gli occhi di lui, che abitualmente sono fissi alla visione del corpo di Cristo; pure ed elevate al cielo devono essere le mani di lui, che sovente toccano il Creatore del cielo e della terra. E' proprio per i sacerdoti che è detto nella legge: "siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo" (Lv 19,2). Onnipotente Iddio, venga in nostro soccorso la tua grazia, affinché noi, che abbiamo assunto l'ufficio sacerdotale, sappiamo stare intimamente vicini a te, in modo degno, con devozione, in grande purezza di cuore e con coscienza irreprensibile. Che se non possiamo mantenerci in così piena innocenza di vita, come dovremmo, almeno concedi a noi di piangere sinceramente il male che abbiamo compiuto; concedi a noi di servirti, per l'avvenire, più fervorosamente, in spirito di umiltà e con proposito di buona volontà.


Novembre 1943

Beata Edvige Carboni


Dopo la S. Comunione mi è sembrato di vedere la Vergine bianco vestita. lo mi avvicinai e le dissi:

- Mamma Celeste, come sei bella! Dimmi: sei contenta di me e di mia sorella?

Figliuola, mi rispose, io sarei più contenta se voi due foste più rassegnate in tutte le contrarietà che Gesù permette che voi soffriate, più umiltà, più carità, facendo del bene a chi vi offre il male.

Ecco ciò che io desidero da voi due!