Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Vogliamo dunque allontanare i mali, che ci affliggono e preservarono da quel che ci sovrastano? Allontaniamone la cagione: il peccato. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Settimana Santa - Mercoledì Santo

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 14

1"Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.2Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;3quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.4E del luogo dove io vado, voi conoscete la via".
5Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?".6Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.7Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto".8Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta".9Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.11Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
12In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.13Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre,17lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.18Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".
22Gli disse Giuda, non l'Iscariota: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?".23Gli rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.24Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.26Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.28Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.29Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me,31ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui".


Secondo libro dei Re 9

1Il profeta Eliseo chiamò uno dei figli dei profeti e gli disse: "Cingiti i fianchi, prendi in mano questo vasetto d'olio e va' in Ramot di Gàlaad.2Appena giunto, cerca Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi. Entrato in casa, lo farai alzare dal gruppo dei suoi compagni e lo condurrai in una camera interna.3Prenderai il vasetto dell'olio e lo verserai sulla sua testa, dicendo: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele. Poi aprirai la porta e fuggirai senza indugio".4Il giovane andò a Ramot di Gàlaad.5Appena giunto, trovò i capi dell'esercito seduti insieme. Egli disse: "Ho un messaggio per te, o capo". Ieu disse: "Per chi fra tutti noi?". Ed egli rispose: "Per te, o capo".6Ieu si alzò ed entrò in una camera; quegli gli versò l'olio sulla testa dicendogli: "Dice il Signore, Dio di Israele: Ti ungo re sul popolo del Signore, su Israele.7Tu demolirai la casa di Acab tuo signore; io vendicherò il sangue dei miei servi i profeti e il sangue di tutti i servi del Signore sparso da Gezabele.8Tutta la casa di Acab perirà; io eliminerò nella famiglia di Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele.9Renderò la casa di Acab come la casa di Geroboamo figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa figlio di Achia.10La stessa Gezabele sarà divorata dai cani nella campagna di Izreèl; nessuno la seppellirà". Quindi aprì la porta e fuggì.
11Quando Ieu si presentò agli ufficiali del suo padrone, costoro gli domandarono: "Va tutto bene? Perché questo pazzo è venuto da te?". Egli disse loro: "Voi conoscete l'uomo e le sue chiacchiere".12Gli dissero: "Baie! Su, raccontacelo!". Egli disse: "Mi ha parlato così e così, affermando: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele".13Tutti presero in fretta i propri vestiti e li stesero sotto di lui sugli stessi gradini, suonarono la tromba e gridarono: "Ieu è re".
14Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi, congiurò contro Ioram. (Ioram aveva difeso con tutto Israele Ramot di Gàlaad di fronte a Cazaèl, re di Aram,15poi Ioram era tornato a curarsi in Izreèl le ferite ricevute dagli Aramei nella guerra contro Cazaèl, re di Aram). Ieu disse: "Se tale è il vostro sentimento, nessuno esca o fugga dalla città per andare ad annunziarlo in Izreèl".16Ieu salì su un carro e partì per Izreèl, perché là giaceva malato Ioram e Acazia re di Giuda era sceso per visitarlo.
17La sentinella che stava sulla torre di Izreèl vide la truppa di Ieu che avanzava e disse: "Vedo una truppa". Ioram disse: "Prendi un cavaliere e mandalo loro incontro per domandare: Tutto bene?".18Uno a cavallo andò loro incontro e disse: "Il re domanda: Tutto bene?". Ieu disse: "Che importa a te come vada? Passa dietro a me e seguimi". La sentinella riferì: "Il messaggero è arrivato da quelli, ma non torna indietro".19Il re mandò un altro cavaliere che, giunto da quelli, disse: "Il re domanda: Tutto bene?". Ma Ieu disse: "Che importa a te come vada? Passa dietro a me e seguimi".20La sentinella riferì: "È arrivato da quelli, ma non torna indietro. Il modo di guidare è quello di Ieu figlio di Nimsi; difatti guida all'impazzata".
21Ioram disse: "Attacca i cavalli". Appena fu pronto il suo carro, Ioram re di Israele, e Acazia re di Giuda, partirono, ognuno sul proprio carro. Andarono incontro a Ieu, che raggiunsero nel campo di Nabòt di Izreèl.
22Quando Ioram vide Ieu, gli domandò: "Tutto bene, Ieu?". Rispose: "Sì, tutto bene, finché durano le prostituzioni di Gezabele tua madre e le sue numerose magie".23Allora Ioram si volse indietro e fuggì, dicendo ad Acazia: "Siamo traditi, Acazia!".24Ieu, impugnato l'arco, colpì Ioram nel mezzo delle spalle. La freccia gli attraversò il cuore ed egli si accasciò sul carro.25Ieu disse a Bidkar suo scudiero: "Sollevalo, gettalo nel campo che appartenne a Nabòt di Izreèl; mi ricordo che una volta, mentre io e te eravamo sullo stesso carro al seguito di suo padre Acab, il Signore proferì su di lui questo oracolo:26Non ho forse visto ieri il sangue di Nabòt e il sangue dei suoi figli? Oracolo del Signore. Ti ripagherò in questo stesso campo. Oracolo del Signore. Sollevalo e gettalo nel campo secondo la parola del Signore".
27Visto ciò, Acazia re di Giuda fuggì per la strada di Bet-Gan; Ieu l'inseguì e ordinò: "Colpite anche costui". Lo colpirono sul carro nella salita di Gur, nelle vicinanze di Ibleam. Egli fuggì a Meghìddo, ove morì.28I suoi ufficiali lo portarono a Gerusalemme su un carro e lo seppellirono nel suo sepolcro, vicino ai suoi padri, nella città di Davide.
29Acazia era divenuto re di Giuda nell'anno undecimo di Ioram, figlio di Acab.
30Ieu arrivò in Izreèl. Appena lo seppe, Gezabele si truccò gli occhi con stibio, si acconciò la capigliatura e si mise alla finestra.31Mentre Ieu entrava per la porta, gli domando: "Tutto bene, o Zimri, assassino del suo padrone?".32Ieu alzò lo sguardo alla finestra e disse: "Chi è con me? Chi?". Due o tre eunuchi si affacciarono a guardarlo.33Egli disse: "Gettatela giù". La gettarono giù. Il suo sangue schizzò sul muro e sui cavalli. Ieu passò sul suo corpo,34poi entrò, mangiò e bevve; alla fine ordinò: "Andate a vedere quella maledetta e seppellitela, perché era figlia di re".35Andati per seppellirla, non trovarono altro che il cranio, i piedi e le palme delle mani.36Tornati, riferirono il fatto a Ieu, che disse: "Si è avverata così la parola che il Signore aveva detta per mezzo del suo servo Elia il Tisbita: Nel campo di Izreèl i cani divoreranno la carne di Gezabele.37E il cadavere di Gezabele nella campagna sarà come letame, perché non si possa dire: Questa è Gezabele".


Salmi 50

1'Salmo. Di Asaf.'

Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
2Da Sion, splendore di bellezza,
Dio rifulge.
3Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.

4Convoca il cielo dall'alto
e la terra al giudizio del suo popolo:
5"Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno sancito con me l'alleanza
offrendo un sacrificio".
6Il cielo annunzi la sua giustizia,
Dio è il giudice.

7"Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele:
Io sono Dio, il tuo Dio.
8Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici;
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
9Non prenderò giovenchi dalla tua casa,
né capri dai tuoi recinti.

10Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
11Conosco tutti gli uccelli del cielo,
è mio ciò che si muove nella campagna.
12Se avessi fame, a te non lo direi:
mio è il mondo e quanto contiene.

13Mangerò forse la carne dei tori,
berrò forse il sangue dei capri?
14Offri a Dio un sacrificio di lode
e sciogli all'Altissimo i tuoi voti;
15invocami nel giorno della sventura:
ti salverò e tu mi darai gloria".

16All'empio dice Dio:
"Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
17tu che detesti la disciplina
e le mie parole te le getti alle spalle?

18Se vedi un ladro, corri con lui;
e degli adùlteri ti fai compagno.
19Abbandoni la tua bocca al male
e la tua lingua ordisce inganni.

20Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
21Hai fatto questo e dovrei tacere?
forse credevi ch'io fossi come te!
Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati".

22Capite questo voi che dimenticate Dio,
perché non mi adiri e nessuno vi salvi.
23Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora,
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio.


Salmi 29

1'Salmo. Di Davide.'

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
2Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore in santi ornamenti.

3Il Signore tuona sulle acque,
il Dio della gloria scatena il tuono,
il Signore, sull'immensità delle acque.
4Il Signore tuona con forza,
tuona il Signore con potenza.

5Il tuono del Signore schianta i cedri,
il Signore schianta i cedri del Libano.
6Fa balzare come un vitello il Libano
e il Sirion come un giovane bufalo.

7Il tuono saetta fiamme di fuoco,
8il tuono scuote la steppa,
il Signore scuote il deserto di Kades.
9Il tuono fa partorire le cerve
e spoglia le foreste.
Nel suo tempio tutti dicono: "Gloria!".

10Il Signore è assiso sulla tempesta,
il Signore siede re per sempre.
11Il Signore darà forza al suo popolo
benedirà il suo popolo con la pace.


Geremia 33

1La parola del Signore fu rivolta una seconda volta a Geremia, mentre egli era ancora chiuso nell'atrio della prigione:2"Così dice il Signore, che ha fatto la terra e l'ha formata per renderla stabile e il cui nome è Signore:3Invocami e io ti risponderò e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili, che tu non conosci.4Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, riguardo alle case di questa città e alle case dei re di Giuda, che saranno diroccate di fronte alle opere di assedio e alle armi5dei Caldei venuti a far guerra e a riempirle dei cadaveri degli uomini che io ho colpito nella mia ira e nel mio furore, poiché ho nascosto il volto distornandolo da questa città a causa di tutta la loro malvagità:6Ecco io farò rimarginare la loro piaga, li curerò e li risanerò; procurerò loro abbondanza di pace e di sicurezza.7Cambierò la sorte di Giuda e la sorte di Israele e li ristabilirò come al principio.8Li purificherò da tutta l'iniquità con cui hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le iniquità che han commesso verso di me e per cui si sono ribellati contro di me.9Ciò sarà per me titolo di gioia, di lode e di gloria tra tutti i popoli della terra, quando sapranno tutto il bene che io faccio loro e temeranno e tremeranno per tutto il bene e per tutta la pace che concederò loro.10Dice il Signore: In questo luogo, di cui voi dite: Esso è desolato, senza uomini e senza bestiame; nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme, che sono desolate, senza uomini, senza abitanti e senza bestiame, si udranno ancora11grida di gioia e grida di allegria, la voce dello sposo e quella della sposa e il canto di coloro che dicono: 'Lodate il Signore degli eserciti, perché è buono, perché la sua grazia dura sempre', portando sacrifici di ringraziamento nel tempio del Signore, perché ristabilirò la sorte di questo paese come era prima, dice il Signore.
12Così dice il Signore degli eserciti: In questo luogo desolato, senza uomini e senza bestiame, e in tutte le sue città ci saranno ancora luoghi di pastori che vi faranno riposare i greggi.13Nelle città dei monti, nelle città della Sefèla, nelle città del mezzogiorno, nella terra di Beniamino, nei dintorni di Gerusalemme e nelle città di Giuda passeranno ancora le pecore sotto la mano di chi le conta, dice il Signore.

14Ecco verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda.15In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.16In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
17Così dice il Signore: Davide non sarà mai privo di un discendente che sieda sul trono della casa di Israele;18ai sacerdoti leviti non mancherà mai chi stia davanti a me per offrire olocausti, per bruciare l'incenso in offerta e compiere sacrifici tutti i giorni".
19Questa parola del Signore fu poi rivolta a Geremia:20"Dice il Signore: Se voi potete spezzare la mia alleanza con il giorno e la mia alleanza con la notte, in modo che non vi siano più giorno e notte al tempo loro,21così sarà rotta anche la mia alleanza con Davide mio servo, in modo che non abbia un figlio che regni sul suo trono, e quella con i leviti sacerdoti che mi servono.22Come non si può contare la milizia del cielo né numerare la sabbia del mare, così io moltiplicherò la discendenza di Davide, mio servo, e i leviti che mi servono".
23La parola del Signore fu ancora rivolta a Geremia:24"Non hai osservato ciò che questo popolo va dicendo: Il Signore ha rigettato le due famiglie che si era scelte! e così disprezzano il mio popolo quasi che non sia più una nazione ai loro occhi?".25Dice il Signore: "Se non sussiste più la mia alleanza con il giorno e con la notte, se io non ho stabilito le leggi del cielo e della terra,26in tal caso potrò rigettare la discendenza di Giacobbe e di Davide mio servo, così da non prendere più dai loro posteri coloro che governeranno sulla discendenza di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Poiché io cambierò la loro sorte e avrò pietà di loro".


Lettera agli Efesini 3

1Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili...2penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio:3come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente.4Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo.5Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito:6che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo,7del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell'efficacia della sua potenza.8A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo,9e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo,10perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio,11secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore,12il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui.13Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.

14Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre,15dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome,16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore.17Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità,18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità,19e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

20A colui che in tutto ha potere di fare
molto più di quanto possiamo domandare o pensare,
secondo la potenza che già opera in noi,
21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù
per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.


Capitolo XXII: La meditazione della miseria umana

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1. Dovunque tu sia e dovunque ti volga, sei sempre misera cosa; a meno che tu non ti volga tutto a Dio. Perché resti turbato quando le cose non vanno secondo la tua volontà e il tuo desiderio? Chi è colui che tutto ha secondo il suo beneplacito? Non io, non tu, né alcun altro su questa terra. Non c'è persona al mondo, anche se è un re o un papa, che non abbia qualche tribolazione o afflizione. E chi è dunque che ha la parte migliore? Senza dubbio colui che è capace di sopportare qualche male per amore di Dio. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. Quanto più uno desidera elevarsi spiritualmente, tanto più la vita presente gli appare amara, perché constata pienamente le deficienze dovute alla corrotta natura umana. Invero mangiare, bere, star sveglio, dormire, riposare, lavorare, e dover soggiacere alle altre necessità che ci impone la nostra natura, tutto ciò, in realtà, è una miseria grande e un dolore per l'uomo religioso; il quale amerebbe essere sciolto e libero da ogni peccato. In effetti l'uomo che vive interiormente si sente schiacciato, come sotto un peso, dalle esigenze materiali di questo mondo; ed è perciò che il profeta prega fervorosamente di essere liberato, dicendo: "Signore, toglimi da queste necessità" (Sal 24,17).  

2. Guai a quelli che non riconoscono la loro miseria. Guai, ancor più, a quelli che amano questa vita miserabile e destinata a finire; una vita alla quale tuttavia certa gente - anche se, lavorando o elemosinando, mette insieme appena appena il necessario - si abbarbica, come se potesse restare quaggiù in eterno, senza darsi pensiero del regno di Dio. Gente pazza, interiormente priva di fede; gente sommersa dalle cose terrene, tanto da gustare solo ciò che è materiale. Alla fine, però, constateranno, con pena, quanto poco valessero - anzi come fossero un nulla - le cose che avevano amato. Ben diversamente, i santi di Dio, e tutti i devoti amici di Cristo; essi non andavano dietro ai piaceri del corpo o a ciò che rende fiorente questa vita mortale. La loro anelante tensione e tutta la loro speranza erano per i beni eterni; il loro desiderio - per non essere tratti al basso dall'attaccamento alle cose di quaggiù - si elevava interamente alle cose invisibili, che non vengono meno. O fratello, non perdere la speranza di progredire spiritualmente; ecco, ne hai il tempo e l'ora. Perché, dunque, vuoi rimandare a domani il tuo proposito? Alzati, e comincia all'istante, dicendo: è questo il momento di agire; è questo il momento di combattere; è questo il momento giusto per correggersi. Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima di giungere nel refrigerio (Sal 65,12). E se non farai violenza a te stesso, non vincerai i tuoi vizi. Finché portiamo questo fragile corpo, non possiamo essere esenti dal peccato, né vivere senza molestie e dolori. Ben vorremmo aver tregua da ogni miseria; ma avendo perduto, a causa del peccato, la nostra innocenza, abbiamo perduto quaggiù anche la vera felicità. Perciò occorre che manteniamo in noi una ferma pazienza, nell'attesa della misericordia divina, "fino a che sia scomparsa l'iniquità di questo mondo" (Sal 56,2) e le cose mortali "siano assunte dalla vita eterna" (2Cor 5,4).  

3. Tanto è fragile la natura umana che essa pende sempre verso il vizio. Ti accusi oggi dei tuoi peccati e domani commetti di nuovo proprio ciò di cui ti sei accusato. Ti proponi oggi di guardarti dal male, e dopo un'ora agisci come se tu non ti fossi proposto nulla. Ben a ragione, dunque, possiamo umiliarci; né mai possiamo avere alcuna buona opinione di noi stessi, perché siamo tanto deboli e instabili. Inoltre, può andare rapidamente perduto per negligenza ciò che a stento, con molta fatica, avevamo alla fine raggiunto, per grazia di Dio. E che cosa sarà di noi alla fine, se così presto ci prende la tiepidezza? Guai a noi, se pretendessimo di riposare tranquillamente, come se già avessimo raggiunto pace e sicurezza, mentre, nella nostra vita, non si vede neppure un indizio di vera santità. Occorrerebbe che noi fossimo di nuovo plasmati, quasi in un buon noviziato, a una vita irreprensibile; in tal modo potremo sperare di raggiungere un certo miglioramento e di conseguire un maggior profitto spirituale.


Omelia 97: Molte cose ho ancora da dirvi.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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[Più si cresce e più si capisce.]

1. Lo Spirito Santo che il Signore promise di inviare ai suoi discepoli perché insegnasse loro tutta intera la verità che essi allora, mentre egli parlava, non erano in condizione di sopportare, [e noi, questo Spirito, come dice l'Apostolo, lo abbiamo ricevuto in pegno (2 Cor 1, 22), in pegno cioè di quella pienezza che ci è riservata nell'altra vita], insegna fin d'ora ai fedeli, nella misura in cui ciascuno è capace di intendere le cose spirituali, e accende nel loro cuore un desiderio di conoscere tanto più vivo quanto più progredisce nella carità, grazie alla quale ama le cose che conosce e desidera conoscere quelle che ignora; quelle però che in qualche modo conosce sa di non conoscerle ancora come solo potranno essere conosciute in quella vita che mai occhio vide, né orecchio udì, né cuor d'uomo poté mai immaginare (cf 1 Cor 2, 9). E se fin d'ora, in questa vita, il Maestro interiore volesse dircele, cioè rivelarle e manifestarle al nostro spirito in quel modo con cui solo allora potranno essere conosciute, l'umana debolezza non riuscirebbe a sopportare tanto peso. La vostra Carità certamente ricorda che di questo io ho già parlato commentando il passo del santo Vangelo dove il Signore dice: Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle (Gv 16, 12). Non dobbiamo immaginare che il Signore in queste parole abbia voluto nascondere chissà quali arcani segreti, che il maestro può insegnare ma che non saranno mai alla portata del discepolo. Ma se quelle stesse verità religiose della dottrina cristiana che noi apprendiamo e insegniamo normalmente leggendo e scrivendo, ascoltando e parlando, Cristo volesse dircele nel medesimo modo con cui le dice ai santi angeli, direttamente lui, Verbo unigenito del Padre e coeterno al Padre; chi mai sarebbe in grado di accoglierle, fosse pure giunto a quel grado di spiritualità cui non erano ancora pervenuti gli Apostoli, quando il Signore diceva loro queste cose, e a cui pervennero solo in seguito alla venuta dello Spirito Santo? Infatti, qualunque cosa si possa apprendere intorno alla creatura, è sempre inferiore rispetto al Creatore, che è Dio sommo, vero ed immutabile. Ma come si può non parlare di Dio? Chi è che non lo nomina, leggendo o discutendo, domandando o rispondendo, lodandolo ed esaltandolo, in qualsiasi modo se ne parli e perfino bestemmiandolo? E tuttavia, benché tutti parlino di Dio, chi è che lo comprende come deve essere compreso, anche se il suo nome è sempre sulla bocca di tutti e tutti ne sentono parlare? Chi può raggiungerlo con l'acume della sua mente? Chi avrebbe mai saputo che egli è Trinità, se egli stesso non ce lo avesse rivelato? Ed ora tutti parlano di questa Trinità; e tuttavia quale uomo potrà pensare della Trinità come gli angeli? Le medesime cose dunque che di solito, pubblicamente e continuamente, si dicono circa l'eternità, la verità e la santità di Dio, da alcuni vengono intese bene, da altri male, o meglio da alcuni vengono intese e da altri no; poiché chi intende male, non intende. Ma tra quelli stessi che intendono bene, c'è chi riesce a penetrare le cose con maggiore acutezza e profondità degli altri, nessuno tuttavia riesce a comprendere come gli angeli. Nell'anima, cioè nell'uomo interiore, si verifica una crescita che si compie, non soltanto con il passaggio dal latte al cibo solido ma anche per una assimilazione sempre maggiore del cibo solido. E questa crescita non consiste in uno sviluppo fisico, ma in una maggior chiarezza interiore, poiché si ha per cibo la luce intellegibile. Se volete quindi conoscere in questo senso, e volete comprendere sempre meglio Dio, e se, quanto più crescete, tanto più volete comprenderlo, non dovete chiedere e attendere aiuto da un maestro che parla alle vostre orecchie, cioè da uno che, operando all'esterno, pianta e innaffia, ma da colui che fa crescere (cf. 1, Cor 3, 6).

2. Perciò, come nel discorso precedente vi ho raccomandato, state attenti, soprattutto voi che siete ancora bambini e avete ancora bisogno di latte, a non lasciarvi prendere dalla curiosità di ascoltare quelli che, cogliendo pretesto da queste parole del Signore: Ho ancora molte altre cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle, si ingannano e vogliono ingannare, né pretendiate sapere cose sconosciute, mentre non siete ancora capaci di discernere il vero dal falso; mi riferisco soprattutto a quelle vergognose turpitudini che Satana insegna alle anime volubili e carnali. Dio permette tutto questo perché in ogni momento siano temuti i suoi giudizi e perché, al confronto della torbida nequizia, si gusti ancor più la limpidissima docilità di cuore; di modo che, chi, sorretto da Dio non è caduto in questi mali, o con il suo aiuto se n'è liberato, renda onore a Dio e proceda con timore e cautela. Vegliate e pregate per non cadere nell'insidia descritta dai Proverbi di Salomone, là dove si parla della donna dissennata, audace e sprovvista di pane (Prv 9, 13), che invita i passanti dicendo: Venite a mangiare il saporito pane nascosto e gustate la dolcezza dell'acqua furtiva (Prv 9, 17). Questa donna rappresenta la fatuità degli empi, che, essendo del tutto insipienti, credono di sapere qualcosa, come questa donna, di cui si dice che è sprovvista di pane. Priva di pane, promette pane; essendo, cioè ignara della verità, promette la conoscenza della verità. Promette pane clandestino dicendo che è saporito, e dolcezza di acque furtive, perché con più gusto e piacere si ascoltino e si compiano le cose che nella Chiesa non è lecito dire e credere apertamente. La stessa clandestinità è il condimento con cui i nefasti dottori propinano i loro veleni ai curiosi, i quali credono di aver appreso chissà che cosa proprio a motivo del segreto, e così più soavemente assorbono l'insipienza, che scambiano per sapienza e il cui proibito insegnamento riescono in qualche modo a carpire.

3. Per questo l'insegnamento di arti magiche raccomanda i loro riti nefandi agli uomini che sono stati o stanno per essere ingannati dalla loro curiosità sacrilega. Di qui quelle illecite divinazioni mediante l'osservazione delle viscere degli animali uccisi, del canto e del volo degli uccelli, delle molteplici segnalazioni dei demoni, sussurrate alle orecchie di uomini destinati a perdersi per i suggerimenti di altri uomini perduti. E' proprio a motivo di questi illeciti e detestabili segreti, che quella donna viene definita non solo insipiente, ma anche sfrontata. Ma, questi segreti sono estranei, non solo alla natura, ma anche al nome della nostra religione. Che dire allora, vedendo che questa donna insipiente e sfrontata, valendosi del nome cristiano, ha fondato tante perverse eresie e ha inventato tante favole ignominiose? Volesse il cielo che tutte queste favole fossero simili a quelle rappresentate nei teatri con canti, danze e movenze oscene di cui si ride, e non fossero inventate contro Dio con una insipienza che ci addolora e una sfrontatezza che ci stupisce. Se non che tutti gli eretici più insipienti, che vogliono passare per cristiani, cercano di legittimare le loro audaci invenzioni, sommamente contrarie ad ogni senso comune, prendendo pretesto dall'affermazione del Signore: Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle, come se queste loro invenzioni fossero appunto quelle cose che allora i discepoli non erano in condizione di comprendere, e come se lo Spirito Santo avesse insegnato proprio queste loro nefandezze che lo spirito umano corrotto, per quanto grande sia la sua audacia, si vergogna di insegnare e predicare apertamente.

4. Prevedendo gente siffatta, ispirato dallo Spirito Santo, l'Apostolo dice: Vi sarà un tempo in cui gli uomini non sopporteranno più la sana dottrina, ma si sovraccaricheranno di maestri secondo le proprie voglie, facendosi solleticare le orecchie, e storneranno l'udito dalla verità per rivolgerlo alle favole (2 Tim 4, 3-4). Il fascino di ciò che è segreto e furtivo, secondo l'espressione del libro dei Proverbi: Venite a mangiare il saporito pane nascosto e gustate la dolcezza dell'acqua furtiva, mette il prurito nelle orecchie dei fornicatori spirituali che ascoltano, un prurito simile a quello che la libidine provoca nella carne corrompendone la casta integrità. Ascoltate l'Apostolo che, prevedendo queste situazioni, ci dà consigli salutari per evitarle: Evita le profane novità di parole, giacché queste progrediscono verso una empietà sempre maggiore e la parola di costoro si diffonde come una cancrena (2 Tim 2, 16-17). Non dice di evitare le novità di parole, ma le profane novità di parole. Vi sono infatti delle novità in piena armonia con la dottrina cristiana, come ad esempio il nome stesso che portano i Cristiani, di cui la Scrittura ci fa conoscere l'origine. Fu in Antiochia che per la prima volta, dopo l'ascensione del Signore, i discepoli cominciarono a chiamarsi Cristiani, come appunto si legge negli Atti degli Apostoli (cf. At 11, 26). Fu così che gli ospizi ed i monasteri cambiarono nome, senza cambiare la loro realtà e rimanendo stabili nella verità della religione, che costituisce il loro solido baluardo contro ogni attacco. E così, per combattere l'empia eresia degli ariani fu introdotto il termine homousion riferito al Padre, ma senza volere con tale termine indicare una realtà nuova. Il termine homousion corrisponde all'affermazione di Cristo: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10, 30), cioè significa che il Padre e il Figlio sono di un'unica e medesima sostanza divina. In effetti, se ogni novità fosse necessariamente profana, il Signore non avrebbe detto: Vi do un comandamento nuovo (Gv 13, 34), né si potrebbe parlare di nuovo Testamento, né si potrebbe cantare un cantico nuovo in tutta la terra. Ma sono profane quelle novità che esprime la donna insipiente e sfrontata, quando dice: Venite a mangiare il saporito pane nascosto e gustate la dolcezza dell'acqua furtiva. Dalla fallace promessa di questa falsa scienza ci mette in guardia l'Apostolo nella lettera in cui raccomanda: O Timoteo, custodisci il deposito, schivando le profane novità di parole e le opposizioni di una scienza di falso nome, professando la quale taluni sviarono dalla fede (1 Tim 6, 20). Costoro infatti non fanno che promettere falsa scienza, e deridere, come ignoranza, la fede delle verità che si propongono ai semplici fedeli.

5. Qualcuno dirà: Non possiedono gli spirituali, nella loro dottrina, cose che tengono occulte ai carnali e rivelano agli spirituali? Se dico di no, subito mi si citerà la lettera ai Corinzi, dove l'apostolo Paolo dichiara: Non ho potuto parlarvi come a degli spirituali, ma come a persone carnali, come a degli infanti in Cristo. Vi ho dato da bere latte e non solido nutrimento, poiché non ne eravate ancora capaci. E neppure adesso ne siete capaci, essendo ancora carnali (1 Cor 3, 1-2). E l'altra affermazione: Tra i perfetti esponiamo la sapienza. E l'altra ancora: Parliamo adattando agli spirituali cose spirituali; l'uomo naturale non comprende le cose dello spirito: sono follia per lui (1 Cor 2, 6 13-14). Vedremo, se il Signore vorrà, il significato di tutto questo in un altro discorso, affinché non accada che, basandosi su queste parole dell'Apostolo, non si ricorra a profane novità di parole per esprimere significati misteriosi dicendo poi che le persone carnali non sono in condizione di sostenere il peso di quelle cose che lo spirito e il corpo degli uomini casti devono evitare. E così finalmente poniamo termine a questo discorso.


Capitolo XIV: Maria SS. è benedetta per la pienezza di grazia, per l’eccellenza della prole, per la grandezza della sua misericordia e per l’immensità della sua gloria.

Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia

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Benedetta fu fra le donne. Si è dimostrato sopra che Maria per la purissima innocenza della vita meritamente è salutata con l'Ave; si è inoltre dimostrato come per l'abbondantissima affluenza di grazia ben sia detta piena di grazia ; si è pur dimostrato come per la specialissima presenza di Dio meritamente si soggiunge che il Signore è con lei. Bimane da' dimostrare ora come per la gratissima riverenza della sua persona sia salutata benedetta fra le donne. Ecco, dunque, quel glorioso Arcangelo Gabriele salutando quella gloriosa Vergine Maria terminò l'onorifico saluto nella più bella maniera con una benedizione dicendo : Benedetta tu fra le donne. Parlando di questa espressione S. Girolamo dice (Epist. cit. n. 5) : " Benedetta tu fra le donne, cioè benedetta più che tutte le donne. E per questo tutto ciò che di maledizione ci fu infuso per Eva, tutto fu allontanato dalla benedizione di Maria ". Dica dunque Gabriele : Benedetta tu fra le donne. Benedetta, soggiungo, per la pienezza della grazia da venerarsi in te, benedetta per l’eccellenza della persona da incarnarsi per te, benedetta per la grandezza della misericordia per mezzo tuo da elargirsi, benedetta per l'immensità della gloria da accumularsi sopra di te.
In 1° luogo riflettete, o carissimi, come Maria sia veramente benedetta per la pienezza della grazia da venerarsi in lei, come giustamente dimostra Gabriele dicendo : Ave, o piena di grazia, il Signore con te, tu benedetta fra le donne. Benedetta tu, perché piena di grazia sei tu. Hai trovato grazia presso il Signore, e perciò tu sei benedetta presso il Signore ; onde S. Bernardo ottimamente di questa benedizione di Maria dice (Serm. 2 de Advent. Dom. n. 5) : " Per te noi abbiamo adito al Figlio, o benedetta fra le donne, trovatrice della grazia, genitrice della vita, madre della salute “. Benedetta dunque tu, o Maria, per la grazia, benedetta, soggiungo, per la grazia del cuore, per la grazia della bocca, per la grazia delle opere. Benedetta certo nel cuore per la grazia dei doni, benedetta nella bocca, per la grazia dei labbri, benedetta nelle opere per la grazia dei costumi. — Veramente benedetta è Maria per la grazia del cuore, per la grazia dei doni nel cuore, per la quale il suo cuore fu deliziosissimo come paradiso di Dio, tanto che di questa benedizione giustamente può ripetersi il detto del 40° capo dell’Ecclesiastico : La grazia come un paradiso in benedizione ; qui dice l’Interlineare (Apud Lyranum in hunc locum) : " Che produce diverse specie di virtù ". Di queste felici benedizioni di grazie e di virtù l’Apostolo dice nel 1° Agli Efesini : Il quale ci benedì con ogni benedizione spirituale del cielo in Cristo. Se dunque la grazia fa deliziosa come un paradiso di Dio la mente umana con le benedizioni delle virtù, quanto più la deliziosissima mente, la deliziosissima anima di Maria fu come il paradiso di Dio nelle benedizioni dello Spirito Santo? Anzi paradiso di Dio fu Maria non solo con la mente, ma anche col seno, racchiudendo in sé il legno della vita. Gesù Cristo. Onde S. Bernardo dice (Egbert. Serm. Paneg. ad M. V. n. 4) : " Veramente paradiso di Dio sei tu che al mondo hai portato il legno della vita, di cui chi si ciberà, vivrà in eterno ". Ohimè ! quanto è lungi da questa benedizione di Maria la mente di chiunque non è paradiso di Dio per le benedizioni della grazia, ma è sentina del diavolo per le maledizioni del peccato ! Costui, come dicesi nel Salmo (Psalm. 108, 18), amò la maledizione e gli venne, e non volle la benedizione e da lui si allontanò.
Similmente, o carissimi, benedetta è Maria non solo per la grazia dei doni del cuore, ma anche per la grazia dei labbri della bocca, giusta il detto del salmo (Psalm. 44. 3) : Cosparsa è la grazia sulle tue labbra, per questo Dio ti benedì in eterno. O quanta grazia fu sempre sulle labbra di Maria nelle preghiere devotissime, quanta nei suoi doni utilissimi ! O come abbondante fu sempre la grazia nei labbri di Maria per gli uomini, per gli angeli, per Iddio ! Poiché lo stesso Dio prestò benigno l'orecchio alle parole dei suoi labbri, assicurandocene S. Bernardo che a lei rivolto dice (Homil. 4 super Missus. n. 8): " A chi piacesti tacendo, già più piacerai parlando, mentre egli stesso ti grida dal ciclo : O bella fra le donne (Cant. 1, 7. et 8, 13), fammi udire la tua voce ". Oh ! come sempre le labbra di Maria furono verissime, pudicissime, disciplinatissime, sincerissime ! E ben per questo Iddio la benedì in eterno. Ohimè! quanto sono lontani da questa benedizione di Maria coloro le cui labbra sono tanto dissimili da quelle di Maria, coloro, dico, sulle cui labbra non la grazia è cosparsa, ma la malizia vi abbonda, perciò non benedizione ma eterna maledizione diede loro Iddio.
Similmente, o carissimi, Maria è benedetta non solo per la grazia dei doni del cuore, non solo per la grazia delle labbra della sua bocca, ma anche per il modo della sua vita pratica. E di questa benedizione può ripetersi il detto del 31° capo di Geremia : Benedica a te il Signore, o bellezza di giustizia, o monte santo! Monte santo è Maria SS. che ben dicesi monte per la eccellenza dei meriti, per la sublimità della vita e dei costumi. Questo è il monte, di cui, come leggesi in Daniele (Cap. 2. 45), la pietra, senza le mani fu tagliata, mentre Cristo da Maria senza concorso maritale è nato. La bellezza di questo monte, bellezza di giustizia, la bellezza della vita e dei costumi di Maria fu tanta che meritamente di questa può dirsi nel 4° capo della Cantica : "Tutta bella sei, o amica mia. Bella di certo per la vita, bella per l'ordine dei costumi, e tutta bella. Tutta, si, tutta. Come tutta ? Ascolta Girolamo che dice così (Epist. saepe cit. n. 9) : " Tutto quello che si operò in Maria fu tutto purezza e semplicità, tutto grazia e verità, tutto misericordia e giustizia che (Psalm. 84, 12) dal cielo riguardò ". A tal bellezza di Maria meritamente benedì il Signore. Oh ! quant'è lungi da questa benedizione di Maria chiunque è con le opere tale da non potersi dire a lui come a Maria " Benedica a te il Signore, o bellezza di giustizia ", ma da dovergli dire : Ti maledica il Signore, o bruttezza di ingiustizia. O come grande sarà la maledizione quando si dirà : Via da me, maledetti, nel fuoco eterno. — Ecco, noi vediamo, o Maria carissima, che tu sei veramente benedetta per la pienezza di grazia, benedetta, dico, per la grazia della coscienza e dei doni, benedetta per la grazia della lingua e delle labbra, benedetta per la grazia della vita e dei costumi.
In 2° luogo riflettete, o carissimi, come veramente benedetta sia Maria per la sublimità della sua prole benedetta, per il frutto benedetto del suo seno. Con ragione infatti è benedetta quella terra che produce frutto tanto benedetto ; onde il salmo : Hai benedetto, o Signore, la terra tua. Questa terra è Maria, di cui nello stesso salmo dicesi: La Verità dalla terra è sorta. La Verità è Cristo che disse ; Io sono la via, la verità e la vita. Benedetta dunque è questa terra per il Figlio benedetto ; onde S. Bernardo (Homil. 3 super missus. n. 5) : " II frutto del tuo seno non fu benedetto perché tu eri benedetta, ma fu lui che ti prevenne colle sue benedizioni dolcissime, e cosi tu pure fosti benedetta ". Perciò Maria fu benedetta per la sua santa prole, benedetta, dico, dal Signore, dall'angelo, dall'uomo. Fu benedetta per la prole dal Signore che operava la benedizione, dall'angelo che l’annanziava, dall'uomo che la profetava. Veramente benedetta per la prole è Maria dal Signore che operava ossia donava questa sua benedizione. Ciò è ben notato nel capo 6° del II dei Re, ove leggesi che il Signore benedi la casa di Obededom per 1'arca. Obededom si interpreta " servo sanguigno " (Conf. Cornel. a Lap. in II Reg. 6. 10), e esattamente raffigura Cristo che si fece nostro servo, servendo a noi miseri fino al sangue. Per noi infatti Cristo si fece servo, per noi pure divenne sanguinoso, sanguinoso nel dorso per i flagelli, sanguinoso nel capo per le spine, sanguinoso nel petto per la lancia, sanguinoso nelle mani e nei piedi per i chiodi. La casa di questo servo fu Maria, di cui nel salmo dicesi (Psalm. 64, 5) : Siamo ricolmi di beni nella tua casa. L'arca pure, collocata in questa casa, raffigura Cristo ; Cristo infatti è il nostro servo. Cristo la nostra arca. Nell'arca vi era un'urna di oro e la manna (Hebreor. 9, 4). L'arca santa raffigura la carne santissima di Cristo, l'urna d'oro la sua preziosissima anima, e la manna la dolcissima sua divinità. Per questa arca, per Gesù Cristo Figlio di Maria il Signore benedì la casa di Maria. O veramente casa benedetta, dalla quale sgorgò la vita di tutti ! Dice infatti Agostino (Serm. 120. Append. n. 4) : " Benedetta tu fra le donne perché per gli uomini e per le donne hai partorito la vita ".
Similmente, o carissimi, per la prole è benedetta Maria non solo dal Signore che è il datore della sua benedizione, ma anche dall'Angelo che della sua benedizione è il nunzio, come apparisce in Gabriele che dice : " II Signore con te ; benedetta tu fra le donne. Come con te ? Lo dice Agostino (Serm. 194. Append. n. 1): "Con te nel cuore, con te nel seno". Perciò tu sei benedetta con lui, perché egli pure è tale con te. Con te, si, con te, non tanto come il Creatore con la creatura ma anche come il parto con la partoriente. Per il parto infatti tu sei benedetta prima del parto, durante il parto e dopo il parto. Veramente benedetta perché tu partoristi in modo da restare vergine, dopo il parto come prima del parto, e perciò singolarmente benedetta tu meritasti di esser chiamata, poiché tu partoristi non un semplice uomo, non un angelo autentico, ma il Signore degli uomini e degli angeli ; onde Beda meritamente cosi si esprime (Homil. in testo Assunt. B. M. V); "Veramente benedetta fra le donne perché senza esempio fra le donne, insieme col decoro della verginità godé l’onore della maternità, e come conveniva ad una madre vergine procreò Iddio e il Figlio di Dio ". — Similmente, o carissimi. Maria è benedetta per la prole non solo dal Signore autore della benedizione, non solo dall'angelo che ne fa il nunzio, ma anche dall’uomo che ne fu il profeta, come apparisce in Elisabetta che, esultandole in seno il proprio figlio, ripiena di Spirito Santo, profetando esclamò : Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. Perciò benedetta perché è benedetto il frutto del tuo seno, come è benedetto il campo perché è benedetto il di lui frutto. Maria infatti, o fratelli, è quel campo benedetto di cui nel 27° capo del Genesi si dice : Ecco l’odore del figlio mio, come l’odore del campo pieno, cui benedì il Signore. Di questo S. Girolamo dice così (Epist. cit. n. 11) : " Bene viene detto campo pieno perché Maria è salutata piena di grazia, dal cui seno sgorgò per i credenti il frutto della vita ".  O veramente campo benedetto sopra tatti i campi, per il frutto! O veramente Madre benedetta sopra tutte le madri per il Figlio ! secondo ciò che ne dice anche S. Agostino (Serm. 119. Append. n. 3) : " O donna sopra le donne benedetta! perché non conobbe affatto 1'uomo e pur circondò col suo seno un uomo ". — Ecco, o dolcissima Maria, noi vediamo come tu per il benedetto frutto del tuo seno sei veramente benedetta con la benedizione divina, angelica ed umana. Oh ! come sono lontani da questa benedizione di Maria coloro che per il maledetto frutto delle loro opere, incorrono nella maledizione di Dio, degli angeli e degli uomini, restando eternamente maledetti da tutti.
In 3° luogo riflettete, o carissimi, come veramente. benedetta sia Maria per la grandezza della sua misericordia. Essa infatti è raffigurata da quella Ruth di cui è detto : Tu sei benedetta dal Signore, o figlia, perché hai superato la prima con la seconda misericordia ! La prima misericordia di Maria fu quella che ci donò mentre ancora viveva nel mondo ; la seconda è quella che già da più di mille duecento anni ci dona dal cielo. Sì questa seconda superò la prima perché la sorpassò con una moltitudine innumerevole di benefici. Chi potrebbe stimare quanto sia inestimabilmente benedetta Maria, essendo inestimabile la sua misericordia ? E chi è capace di stimare quanto sia inestimabile la misericordia di Maria, per la quale ella tanto inestimabilmente è benedetta ? Onde S. Bernardo esclama (Serm. 4. in Assunt. B. M. V. n. 8): "Chi può misurare, o benedetta, la lunghezza, la larghezza, 1' altezza e la profondità della tua misericordia ? ". Benedetta dunque è Maria per la molteplice misericordia che già l'uomo riceve ed ha ricevuto. Sì è benedetta perché per lei Iddio è benigno verso l’uomo; benedetta si, perché per lei 1' uomo è accettevole a Dio ; benedetta sì, perché per lei il diavolo è superabile dall'uomo. — Io asserisco, o carissimi, che Maria è benedetta perché per lei Iddio è benigno verso l'uomo, come è notato di Abigail di cui nel 25° capo del 1° dei Re si dice, mentre David offeso voleva uccidere lo stolto Nabal, Abigail accorrendo placò il re offeso. Il quale placato disse : Benedetta la tua eloquenza e benedetta tu che hai impedito che oggi io versassi il sangue e mi facessi giustizia con le mie stesse mani. Lo stolto Nabal è figura del peccatore, poiché ogni peccatore è stolto ! Ma ohimè! come dicesi nel 1° capo dell'Ecclesiaste : Infinito è il numero degli stolti. Abigail è figura di Maria ; si interpreta infatti " la gioia del padre mio " (Hieron. De Nom. Hebreor [I Reg.].). O quanta gioia del celeste Padre fu in Maria e quanta gioia di Maria fu nel Padre celeste, quando ella disse : Esultò lo spirito mio in Dio, mio salvatore ! Come dunque Abigail raffigura la nostra Signora, così David raffigura il nostro Signore. David poi è offeso dallo stolto Nabal quando il signore viene offeso dall’uomo empio, David si riconcilia per Abigail con lo stolto Na- bal, quando il Signore si riconcilia con l'empio per mezzo di Maria. Abigail placò David con parole e con doni. Maria placa il Signore con le preghiere e con i meriti. Abigail impedì la vendetta temporale, ma Maria impedisce la vendetta eterna, mentre quella allontanò la spada umana e questa la divina; onde S. Bernardo ben dice (Egbert. loc. cit. n. 1): " Nessuno, o Signora, è atto a sospendere con la mano la spada, come lo sei tu, o amantissima di Dio, per cui abbiamo ricevuto misericordia dalla mano di Dio nostro Signore.
Similmente, o carissimi. Maria non solo è benedetta perché per lei Dio è benigno verso l’uomo, ma è benedetta anche perché per lei l’uomo è a Dio accettevole, rimanendo in lei benedetta benedetto anche l'uomo. Onde nel 19° capo di Isaia bene si dice che troverà Israele la benedizione dentro quella terra cui benedì il Signore degli eserciti dicendo : Benedetto il mio popolo ecc. Il centro della terra, cui Dio benedì può dirsi la beata Vergine, nel cui interno si incominciò la benedizione della nostra salute, giusta il detto del salmo (Psalm. 73. 12) : Iddio, Re nostro, prima dei secoli operò la salute ecc. Di questo centro della terra S. Bernardo cosi dice: "Maria con mirabile proprietà si chiama il centro della terra ; a lei infatti come al centro, come all’arca di Dio, come alla causa delle cose, come all'impresa dei secoli riguardano e gli abitanti del cielo e gli abitanti dell'inferno, e coloro che ci hanno preceduto e coloro che ci seguono. Gli abitanti del cielo per ricrearsi, quelli dell'inferno per esser liberati, coloro che ci precederono per esser trovati profeti fedeli (EccL 36. 18), coloro che ci seguono per esser glorificati ". Dunque in questo benedetto centro della terra, viene benedetto il popolo di Dio mentre per la benedetta Madre di Dio, è a lui accetto. Che meraviglia se per Maria benedetta, diviene benedetta e accetta a Dio la creatura ragionevole, quando pure per lei viene benedetta ogni creatura ? Onde Anselmo esclamando dice (Orat. 52 circa medium): " O Vergine benedetta e sovrabenedetta ! per la cui benedizione si benedice ogni creatura, non solo la creatura dal Creatore, ma anche il Creatore dalla creatura.
Similmente, o carissimi. Maria non solo è benedetta perché per lei il Signore è benigno con l'uomo, non solo perché anche l'uomo è accettevole presso Dio, ma è benedetta pure perché per lei il diavolo è superabile dall'uomo; onde ella è raffigurata per quella Giuditta di cui dicesi nel capo 13° : A te benedì il Signore nella sua potenza, perché per tuo mezzo ridusse al niente i nemici nostri. I nemici nostri sono i demoni che la beata Vergine ridusse al niente, mentre ed in sé ed in molti altri distrusse le loro forze, come attesta S. Bernardo quando dice (Egbert. loc. cit. n. 5) : " Tu sei guerriera valorosa ; dinanzi a te fu messo in fuga tutto l'esercito delle spirituali nequizie ". Fuggiamo dunque, o fratelli, e rifugiamoci nel soccorso della Madre del Signore durante tutte le molestie è le tentazioni del diavolo. Essa infatti è terribile per i nemici delle nostre anime, come una ordinata armata di accampamenti (Cant. 6. 3). E poiché oh! molteplice è la nostra miseria per cui abbisogniamo della benedizione e della misericordia di Maria, perciò invochiamone la benedizione con S. Bernardo dicendo così (Serm. 1 in Assunt. B. M. V. n. 3); " Sia opera della tua pietà, o Vergine benedetta, manifestare al mondo la stessa grazia che tu presso Dio hai meritato, ottenendo con le tua sante preghiere ai rei il perdono, ai malati la salute, ai pusillanimi il coraggio, agli afflitti la consolazione, ai pellegrini il soccorso e la liberazione ". — Ecco, noi vediamo, o dolcissima Maria, che tu sei benedetta per la tua molteplice misericordia ; benedetta tu sei, dico, perché per te Dio si riconcilia con l'uomo, tu sei benedetta perché per te l'uomo diviene gradito a Dio, benedetta perché per te il diavolo viene vinto dall’uomo. Ohimè ! quanto lungi da questa benedizione di Maria è chiunque non è grato a Dio, chiunque è soggiogato dal diavolo, e perciò come tale da Dio sarà maledetto.
In 4° luogo riflettete, o carissimi, come veramente benedetta sia Maria per la sublimità della sua gloria, giusta il detto del capo terzo di Ezechiele : Benedetta la gloria del Signore nel suo proprio luogo. La gloria del Signore è la sua gloriosa Madre che è veramente benedetta per la gloria che ha nel suo duplice luogo ; è benedetta, dico, nel luogo ove presso di lei il Figlio suo riposò, cioè nel seno, benedetta è anche nel luogo ove essa presso di lui riposa ira cielo. Difatti l’uno e 1'altro è luogo degnissimo, come è chiaro per

S. Bernardo che dice così (Serm. 1 in Assunt. B. M. V. n. 1) : “ Né vi è nel mondo luogo più degno del tempio del seno verginale in cui Maria ricevé il Figlio dì Dio, né in cielo luogo più degno del trono regale su cui il Figlio innalzò Maria ". Benedetta dunque è Maria per la sua gloria, si benedetta per la sua gloria sublimissima, copiosissima, stabilissima ; benedetta, dico, per la sua gloria sublimissima per la dignità, benedetta per la sua gloria copiosissima per la immensità, benedetta per la sua gloria stabilissima per l'eternità. — Dico, o carissimi, che benedetta è Maria per la sua gloria eccellentissima per dignità. Poiché di questa benedizione può ripetersi il detto del Salmo: “ Benedirai alla corona dell’anno della tua benignità… Nota che vi è l'anno dell’equanimità, l'anno della severità e l’anno della benignità ! Il primo è l'anno dei combattenti nel mondo, il secondo dei piangenti nell'inferno, il terzo degli esultanti nel cielo. Il primo anno ha i giorni e le notti, il secondo ha solo le notti, il terzo ha solo i giorni. lo dico che il primo anno ha i giorni e le notti, cioè i buoni e i cattivi che sono insieme in questo mondo. Tanti poi sono i giorni e le notti in questo anno, quanti sono i buoni e i cattivi nel mondo. Il secondo anno ha le sole notti cioè i soli peccatori più tenebrosi delle notti. Tante poi sono le notti in questo anno, quanti sono i peccatori nell'inferno. Il terzo anno ha i soli giorni, cioè i soli buoni più lucenti del giorno. Tanti poi sono i giorni in questo anno, quanti sono i giusti in cielo. Nel primo anno dell’equanimità, i buoni e i cattivi equanimemente sono tollerati, nel secondo anno della severità i cattivi severissimamente sono tormentati, nel terzo anno della benignità i buoni benignissimamente sono coronati. Inoltre la benedetta corona di quest'anno è la benedetta Vergine Maria. Ella è la corona di tutti i giorni di quest’anno, poiché essa è la corona di tutti i Santi in cielo. La corona infatti suoi collocarsi sopra il capo ; così Maria è posta al di sopra del capo di tutti i Santi, oltre il capo di tutti i Santi è esaltata, come attesta S. Girolamo dicendo : " Meritò di essere esaltata sopra i cori degli angeli e sorpassò la natura della nostra umiltà ". Se il Figlio di Maria è la divina corona dei Santi, Maria ne è la sotto-corona, È chiaro dunque quanto sia sublimemente benedetta la nostra corona, la Madre nostra Maria. Tutti dunque seguiamo la tanto sublimemente benedetta, di cui S. Bernardo dice (Serm. 1 in Assunt. B. M. V. n. 1) : " Non abbiamo qui stabile dimora, ma ci incamminiamo verso quella a cui oggi giunse Maria benedetta ".
Similmente, o carissimi. Maria è benedetta non solo per la sua gloria eccellentissima per dignità, ma anche per la sua gloria copiosissima per immensità, la cui abbondanza è tanta che su tutti si diffonde ; e perciò giustamente da tutti si benedice, secondo ciò che di essa in figura si dice nel 15° capo di Giuditta : Benedirono lei tutti ad uria voce dicendo : Tu la gloria di Gerusalemme, tu la gioia di Israele, tu  1'onore del popolo nostro. Sì, tutti a lei benedirono ; nota che si dice - tutti - ; infatti tutti è parola universale che si riferisce ai tre nomi suddetti. Ed ecco come tre sono riferiti: Dio, 1'Angelo, l’uomo, che benedirono Maria. Si, Dio benedì Maria, la benedì il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, tutte e tre le Persone. Anche 1'Angelo benedì Maria : la benedì la prima gerarchia, la seconda, la terza, e tutti gli Angeli. L'uomo pure benedì Maria, i coniugati, le vedove, le vergini, tutti la benedirono, dicendo : Tu la gloria della Gerusalemme trionfante, cioè di tutti i Santi ; tu la gioia d'Israele che contempla Iddio, cioè di tutti gli Angeli ; tu l’onore del popolo pellegrino, cioè di tutti i giusti nel mondo. Benedetto sia dunque il tuo dolcissimo Figlio, o Maria, il quale per la tua abbondantissima benedizione tanti benefizi dispensa in cielo e in terra che e gli angeli e gli uomini possono  giustamente congratularsi, dicendo con Anselmo (Arat. 52 ante medium) : “ Tutti questi grandi beni ci vennero per il benedetto frutto del benedetto seno di Maria benedetta ".
Similmente, o carissimi. Maria non solo è benedetta per la gloria sua sublimissima per dignità; non solo per la sua gloria copiosissima in immensità, ma è anche benedetta per la sua gloria stabilissima in eternità. Essa infatti è raffigurata per quella casa di cui nel 17° capo del 1° dei Paralipomeni si dice : Benedicendoti il Signore, sarai benedetta in eterno. Sì, in eterno, come pur nel salmo dìcesi (Psalm. 44. 3) : Per questo ti benedì Iddio in eterno. Così dunque, o dolcissima Vergine Maria, tu sei veramente benedetta fra le donne e sopra le donne, anzi anche sopra gli uomini e sopra gli angeli ; si, benedetta per la pienezza della grazia che hai trovato, benedetta per la nobiltà della persona che generasti, benedetta per la grandezza della misericordia che dispensasti, benedetta per l'immensità della gloria che ricevesti. Te noi invochiamo, te imploriamo, te preghiamo con S. Bernardo che supplicando a te benedetta, dice (Serm. 2 de Advent. Dom. n. 5) : " O benedetta, per la grazia che hai trovato, per il privilegio che hai meritato, per la misericordia che hai partorito, fa che colui che per tuo mezzo si degnò farsi partecipe dell’infermità e miseria nostra, per tuo mezzo pure metta anche noi a parte della sua beatitudine e della sua gloria. Così sia ".


14-72 Novembre 8, 1922 La pace senza Dio è impossibile. Minacce di guerre.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Vi passo giorni amari per le privazioni del mio dolce Gesù, e se si fa vedere è tanto afflitto e taciturno, che per quanto ne possa dire non mi riesce di consolarlo, e ne resto più amareggiata di prima. Onde questa mattina nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, le pene, le offese che mi fanno le creature sono tante, che non ne posso più; le nazioni si legano insieme per uscire in campo in nuove guerre, non te lo dicevo che le guerre non sono finite e che la pace era pace falsa ed apparente, perché la pace senza Dio è impossibile, era pace che non usciva dalla giustizia, perciò non poteva durare. Ahi! i capi di questi tempi sono veri diavoli incarnati, che si legano insieme per fare il male e gettare nei popoli lo scompiglio, le stragi, le guerre”.

(3) E mentre ciò diceva, si sentiva il pianto delle madri, il rimbombo del cannone, gli allarmi in tutti i paesi; ma spero che Gesù voglia placarsi, e così resteranno tutti in pace.