Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

La beneficenza, da qualsiasi parte venga, è sempre figlia della stessa madre, cioè la provvidenza. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Settimana Santa - Mercoledì Santo

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 3

1In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea,2dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!".
3Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:
'Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!'

4Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico.5Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano;6e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
7Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente?8Fate dunque frutti degni di conversione,9e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre.10Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.11Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco.12Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile".

13In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?".15Ma Gesù gli disse: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Allora Giovanni acconsentì.16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.17Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è il 'Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto'".


Primo libro delle Cronache 2

1Questi sono i figli di Israele: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar, Zàbulon,2Dan, Giuseppe, Beniamino, Nèftali, Gad e Aser.
3Figli di Giuda: Er, Onan, Sela; i tre gli nacquero dalla figlia di Sua la Cananea. Er, primogenito di Giuda, era malvagio agli occhi del Signore, che perciò lo fece morire.4Tamàr sua nuora gli partorì Perez e Zerach. Totale dei figli di Giuda: cinque.
5Figli di Perez: Chezròn e Camùl.
6Figli di Zerach: Zimri, Etan, Eman, Calcol e Darda; in tutto: cinque.
7Figli di Carmì: Acar, che provocò una disgrazia in Israele con la trasgressione dello sterminio.8Figli di Etan: Azaria.
9Figli che nacquero a Chezròn: Ieracmèl, Ram e Chelubài.10Ram generò Amminadàb; Amminadàb generò Nacsòn, capo dei figli di Giuda.11Nacsòn generò Salmà; Salmà generò Booz.12Booz generò Obed; Obed generò Iesse.13Iesse generò Eliàb il primogenito, Abinadàb, secondo, Simèa, terzo,14Netaneèl, quarto, Raddài, quinto,15Ozem, sesto, Davide, settimo.16Loro sorelle furono: Zeruià e Abigàil. Figli di Zeruià furono Abisài, Ioab e Asaèl: tre.17Abigàil partorì Amasà, il cui padre fu Ieter l'Ismaelita.
18Caleb, figlio di Chezròn, dalla moglie Azubà ebbe Ieriòt. Questi sono i figli di lei: Ieser, Sobàb e Ardon.19Morta Azubà, Caleb prese in moglie Efrat, che gli partorì Cur.20Cur generò Uri; Uri generò Bezaleèl.21Dopo Chezròn si unì alla figlia di Machir, padre di Gàlaad; egli la sposò a sessant'anni ed essa gli partorì Segùb.

22Segùb generò Iair, cui appartennero ventitré città nella regione di Gàlaad.23Ghesur e Aram presero loro i villaggi di Iair con Kenat e le dipendenze: sessanta città. Tutti questi furono figli di Machir, padre di Gàlaad.24Dopo la morte di Chezròn, Caleb si unì a Efrata, moglie di suo padre Chezròn, la quale gli partorì Ascùr, padre di Tekòa.
25I figli di Ieracmèl, primogenito di Chezròn, furono Ram il primogenito, Buna, Oren, Achia.26Ieracmèl ebbe una seconda moglie che si chiamava Atara e fu madre di Onam.
27I figli di Ram, primogenita di Ieracmèl, furono Maas, Iamin ed Eker.
28I figli di Onam furono Sammài e Iada. Figli di Sammài: Nadàb e Abisùr.29La moglie di Abisùr si chiamava Abiàil e gli partorì Acbàn e Molìd.30Figli di Nadàb furono Seled ed Èfraim. Seled morì senza figli.31Figli di Èfraim: Isèi; figli di Isèi: Sesan; figli di Sesan: Aclài.32Figli di Iada, fratello di Sammài: Ieter e Giònata. Ieter morì senza figli.33Figli di Giònata: Pelet e Zaza. Questi furono i discendenti di Ieracmèl.
34Sesan non ebbe figli, ma solo figlie; egli aveva uno schiavo egiziano chiamato Iarcà.35Sesan diede in moglie allo schiavo Iarcà una figlia, che gli partorì Attài.36Attài generò Natàn; Natàn generò Zabad;37Zabad generò Eflal; Eflal generò Obed;38Obed generò Ieu; Ieu generò Azaria;39Azaria generò Chelez; Chelez generò Eleasà;40Eleasà generò Sismài; Sismài generò Sallùm;41Sallùm generò Iekamià; Iekamià generò Elisamà.
42Figli di Caleb, fratello di Ieracmèl, furono Mesa, suo primogenito, che fu padre di Zif; il figlio di Maresà fu padre di Ebron.43Figli di Ebron: Core, Tappùach, Rekem e Samài.44Samài generò Ràcam, padre di Iorkoàm; Rekem generò Sammài.45Figlio di Sammài: Maòn, che fu padre di Bet-Zur.
46Efa, concubina di Caleb, partorì Caràn, Moza e Gazez; Caran generò Gazez.47Figli di Iadài: Reghem, Iotam, Ghesan, Pelet, Efa e Saàf.48Maaca, concubina di Caleb, partorì Seber e Tircanà;49partorì anche Saàf, padre di Madmannà, e Seva, padre di Macbenà e padre di Gàbaa. Figlia di Caleb fu Acsa.
50Questi furono i figli di Caleb.
Ben-Cur, primogenito di Efrata, Sobal, padre di Kiriat-Iearìm,51Salma, padre di Betlemme, Haref, padre di Bet-Gader.52Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, ebbe come figli Reaia, Cazi e Manacàt.53Le famiglie di Kiriat-Iearìm sono quelle di Ieter, di Put, di Suma e di Masra. Da costoro derivarono quelli di Zorea e di Estaòl.
54Figli di Salma: Betlemme, i Netofatiti, Atarot-Bet-Ioab e metà dei Manactei e degli Zoreatei.55Le famiglie degli scribi che abitavano in Iabèz: i Tireatei, Simeatei e i Sucatei. Questi erano Keniti, discendenti da Cammat della famiglia di Recàb.


Giobbe 7

1Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
2Come lo schiavo sospira l'ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
3così a me son toccati mesi d'illusione
e notti di dolore mi sono state assegnate.
4Se mi corico dico: "Quando mi alzerò?".
Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino
all'alba.
5Ricoperta di vermi e croste è la mia carne,
raggrinzita è la mia pelle e si disfà.
6I miei giorni sono stati più veloci d'una spola,
sono finiti senza speranza.
7Ricordati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene.
8Non mi scorgerà più l'occhio di chi mi vede:
i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò.
9Una nube svanisce e se ne va,
così chi scende agl'inferi più non risale;
10non tornerà più nella sua casa,
mai più lo rivedrà la sua dimora.
11Ma io non terrò chiusa la mia bocca,
parlerò nell'angoscia del mio spirito,
mi lamenterò nell'amarezza del mio cuore!
12Son io forse il mare oppure un mostro marino,
perché tu mi metta accanto una guardia?
13Quando io dico: "Il mio giaciglio mi darà
sollievo,
il mio letto allevierà la mia sofferenza",
14tu allora mi spaventi con sogni
e con fantasmi tu mi atterrisci.
15Preferirei essere soffocato,
la morte piuttosto che questi miei dolori!
16Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo.
Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni.
17Che è quest'uomo che tu nei fai tanto conto
e a lui rivolgi la tua attenzione
18e lo scruti ogni mattina
e ad ogni istante lo metti alla prova?
19Fino a quando da me non toglierai lo sguardo
e non mi lascerai inghiottire la saliva?
20Se ho peccato, che cosa ti ho fatto,
o custode dell'uomo?
Perché m'hai preso a bersaglio
e ti son diventato di peso?
21Perché non cancelli il mio peccato
e non dimentichi la mia iniquità?
Ben presto giacerò nella polvere,
mi cercherai, ma più non sarò!


Salmi 105

1Alleluia.

Lodate il Signore e invocate il suo nome,
proclamate tra i popoli le sue opere.
2Cantate a lui canti di gioia,
meditate tutti i suoi prodigi.
3Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

4Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
5Ricordate le meraviglie che ha compiute,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
6voi stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.

7È lui il Signore, nostro Dio,
su tutta la terra i suoi giudizi.
8Ricorda sempre la sua alleanza:
parola data per mille generazioni,
9l'alleanza stretta con Abramo
e il suo giuramento ad Isacco.

10La stabilì per Giacobbe come legge,
come alleanza eterna per Israele:
11"Ti darò il paese di Cànaan
come eredità a voi toccata in sorte".
12Quando erano in piccolo numero,
pochi e forestieri in quella terra,
13e passavano di paese in paese,
da un regno ad un altro popolo,
14non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro:
15"Non toccate i miei consacrati,
non fate alcun male ai miei profeti".

16Chiamò la fame sopra quella terra
e distrusse ogni riserva di pane.
17Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
18Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
19finché si avverò la sua predizione
e la parola del Signore gli rese giustizia.

20Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
21lo pose signore della sua casa,
capo di tutti i suoi averi,
22per istruire i capi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani.

23E Israele venne in Egitto,
Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
24Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi nemici.
25Mutò il loro cuore
e odiarono il suo popolo,
contro i suoi servi agirono con inganno
26Mandò Mosè suo servo
e Aronne che si era scelto.
27Compì per mezzo loro i segni promessi
e nel paese di Cam i suoi prodigi.

28Mandò le tenebre e si fece buio,
ma resistettero alle sue parole.
29Cambiò le loro acque in sangue
e fece morire i pesci.
30Il loro paese brulicò di rane
fino alle stanze dei loro sovrani.
31Diede un ordine e le mosche vennero a sciami
e le zanzare in tutto il loro paese.
32Invece delle piogge mandò loro la grandine,
vampe di fuoco sul loro paese.
33Colpì le loro vigne e i loro fichi,
schiantò gli alberi della loro terra.

34Diede un ordine e vennero le locuste
e bruchi senza numero;
35divorarono tutta l'erba del paese
e distrussero il frutto del loro suolo.
36Colpì nel loro paese ogni primogenito,
tutte le primizie del loro vigore.

37Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
fra le tribù non c'era alcun infermo.
38L'Egitto si rallegrò della loro partenza
perché su di essi era piombato il terrore.
39Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte.

40Alla loro domanda fece scendere le quaglie
e li saziò con il pane del cielo.
41Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque,
scorrevano come fiumi nel deserto,
42perché ricordò la sua parola santa
data ad Abramo suo servo.

43Fece uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
44Diede loro le terre dei popoli,
ereditarono la fatica delle genti,
45perché custodissero i suoi decreti
e obbedissero alle sue leggi.

Alleluia.


Isaia 23

1Oracolo su Tiro.

Fate il lamento, navi di Tarsis,
perché è stato distrutto il vostro rifugio!
Mentre tornavano dal paese dei Kittim,
ne fu data loro notizia.
2Ammutolite, abitanti della costa,
mercanti di Sidòne,
i cui agenti attraversavano
3grandi acque.
Il frumento del Nilo, il raccolto del fiume
era la sua ricchezza; era il mercato dei popoli.
4Vergognati, Sidòne,
perché ha parlato il mare, la fortezza marinara, dicendo:
"Io non ho avuto doglie, non ho partorito,
non ho allevato giovani,
non ho fatto crescere ragazze".
5Appena si saprà in Egitto,
saranno addolorati per la notizia di Tiro.
6Passate in Tarsis, fate il lamento, abitanti della costa.
7È questa la vostra città gaudente,
le cui origini risalgono a un'antichità remota,
i cui piedi la portavano lontano
per fissarvi dimore?
8Chi ha deciso questo
contro Tiro l'incoronata,
i cui mercanti erano principi,
i cui trafficanti erano i più nobili della terra?
9Il Signore degli eserciti lo ha deciso
per svergognare l'orgoglio
di tutto il suo fasto,
per umiliare i più nobili sulla terra.
10Coltiva la tua terra come il Nilo, figlia di Tarsis;
il porto non esiste più.
11Ha steso la mano verso il mare,
ha sconvolto i regni,
il Signore ha decretato per Canaan
di abbattere le sue fortezze.
12Egli ha detto: "Non continuerai a far baldoria,
tu duramente oppressa, vergine figlia di Sidòne.
Alzati, va' pure dai Kittim;
neppure là ci sarà pace per te".

13Ecco il paese da lui fondato per marinai, che ne avevano innalzato le torri; ne han demoliti i palazzi: egli l'ha ridotto a un cumulo di rovine.

14Fate il lamento, navi di Tarsis,
perché è stato distrutto il vostro rifugio.

15In quel giorno Tiro sarà dimenticata per settant'anni, quanti sono gli anni di un re. Alla fine dei settanta anni a Tiro si applicherà la canzone della prostituta:

16"Prendi la cetra,gira per la città, prostituta dimenticata;
suona con abilità,
moltiplica i canti,
perché qualcuno si ricordi di te".

17Ma alla fine dei settant'anni il Signore visiterà Tiro, che ritornerà ai suoi guadagni; essa trescherà con tutti i regni del mondo sulla terra.18Il suo salario e il suo guadagno saranno sacri al Signore. Non sarà ammassato né custodito il suo salario, ma andrà a coloro che abitano presso il Signore, perché possano nutrirsi in abbondanza e vestirsi con decoro.


Prima lettera di Pietro 4

1Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato,2per non servire più alle passioni umane ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita mortale.3Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli.4Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione e vi oltraggiano.5Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti;6infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.

7La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera.8Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati.9Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare.10Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio.11Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!

12Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano.13Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.14Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi.15Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore.16Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome.
17È giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio?

18E se 'il giusto a stento si salverà,
che ne sarà dell'empio e del peccatore'?

19Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene.


Capitolo X: La gratitudine per la grazia divina

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1. Perché vai cercando quiete, dal momento che sei nato per la tribolazione? Disponiti a patire, più che ad essere consolato; a portare la croce, più che a ricevere gioia. Anche tra coloro che vivono nel mondo, chi non sarebbe felice - se potesse ottenerli in ogni momento - di non avere il conforto e la letizia dello spirito, poiché le gioie spirituali superano tutti i piaceri mondani e le delizie materiali? Le delizie del mondo sono tutte vuote o poco buone; mentre le delizie spirituali, esse soltanto, sono veramente piene di gioia ed innocenti, frutto delle virtù e dono soprannaturale di Dio agli spiriti puri. In verità però nessuno può godere a suo talento di queste divine consolazione, perché il tempo della tentazione non dà lunga tregua. E poi una falsa libertà di spirito e una eccessiva fiducia in se stessi sono di grande ostacolo a questa visita dall'alto. Dio ci fa dono dandoci la consolazione della grazia; ma l'uomo risponde in modo riprovevole se non attribuisce tutto a Dio con gratitudine. E così non possono fluire su di noi i doni della grazia, perché non sentiamo gratitudine per colui dal quale essa proviene e non riportiamo tutto alla sua fonte originaria. La grazia sarà sempre dovuta a chi è giustamente grato; mentre al superbo sarà tolto quello che suole esser dato all'umile. Non voglio una consolazione che mi tolga la compunzione del cuore; non desidero una contemplazione che mi porti alla superbia. Ché non tutto ciò che è alto è santo; non tutto ciò che è soave è buono; non tutti i desideri sono puri; non tutto ciò che è caro è gradito a Dio. Invece, accolgo con gioia una grazia che mi faccia essere sempre più umile e timorato, e che mi renda più pronto a lasciare me stesso. Colui che è stato formato dal dono della grazia ed ammaestrato dalla dura sottrazione di essa, non oserà mai attribuirsi un briciolo di bene; egli riconoscerà piuttosto di essere povero e nudo.  

2. Da' a Dio ciò che è di Dio, e attribuisci a te ciò che è tuo: mostrati riconoscente a Dio per la grazia, e a te attribuisci soltanto il peccato, cosciente di meritare una pena per la colpa commessa. Mettiti al posto più basso, e ti sarà dato il più alto; giacché la massima elevazione non si ha che con il massimo abbassamento. I santi più alti agli occhi di Dio sono quelli che, ai propri occhi , sono i più bassi; essi hanno una gloria tanto più grande quanto più si sono sentiti umili. Ripieni della verità e della gloria celeste, non desiderano la vana gloria di questo mondo; basati saldamente in Dio, non possono in alcun modo insuperbire. Essi, che attribuiscono a Dio tutto quel che hanno ricevuto di bene, non vanno cercando di essere esaltati l'uno dall'altro, ma vogliono invece quella gloria, che viene soltanto da Dio; aspirano e sono tutti tesi a questo: che, in loro stessi e in tutti i beati, sia lodato Iddio sopra ogni cosa. Sii dunque riconoscente anche per la più piccola cosa; così sarai degno di ricevere doni più grandi. La cosa più piccola sia per te come la più grande; quello che è più disprezzabile sia per te come un dono straordinario. Se si guarda all'altezza di colui che lo dà, nessun dono sembrerà piccolo o troppo poco apprezzabile. Non è piccolo infatti ciò che ci viene dato dal Dio eccelso. Anche se ci desse pene e tribolazioni, tutto questo deve esserci gradito, perché il Signore opera sempre per la nostra salvezza, qualunque cosa permetta che ci accada. Chi vuol conservare la grazia divina, sia riconoscente quando gli viene concessa, e sappia sopportare quando gli viene tolta; preghi perché essa ritorni, sia prudente ed umile affinché non abbia a perderla.


LETTERA 225: Prospero d'Aquitania ad Agostino " illustre difensore della fede cattolica "

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta nel 428 o 429.

Prospero d'Aquitania ad Agostino " illustre difensore della fede cattolica " (n. 1), ragguagliandolo degli ultimi avanzi dell'eresia pelagiana soprattutto tra i Marsigliesi e sulle lamentele riguardo a quanto Agostino aveva scritto sulla distinzione degli uomini, la chiamata di Dio alla fede e circa la predestinazione degli eletti (nn. 2-4), sulla grazia proveniente e sul numero determinato degli eletti (nn. 5-6) e chiedendogli d'esporgli chiaramente i punti più oscuri di tale questione (nn. 7-9).

PROSPERO AL BEATISSIMO SIGNORE PADRE AGOSTINO, PATRONO INEFFABILMENTE MIRABILE, INCOMPARABILMENTE DEGNO D'ONORE ED EMINENTE TRA TUTTI

Agostino strenuo difensore della grazia.

1. Sebbene io ti sia ignoto d'aspetto, nondimeno ti sono in qualche misura già noto - se ti ricordi - per i miei sentimenti e per le mie espressioni, poiché ti ho inviato e ho ricevuto una lettera per le mani del santo fratello, il diacono Leonzio. Se oso ancora scrivere alla Beatitudine tua, lo faccio non solo per il desiderio di porgerti, come allora, il mio saluto, ma anche per il mio attaccamento alla fede, di cui vive la Chiesa. Conoscendo la zelante premura con cui vegli su tutti i membri del corpo di Cristo 1 e come lotti con la forza della verità contro le insidie delle eresie, non ho alcun timore d'esserti molesto e importuno se ti parlo d'un affare che riguarda la salvezza di molti e parimenti la tua pietà. Mi riterrei anzi colpevole se, degli errori che mi avvedo essere molto dannosi, non informassi il difensore qualificato della fede.

Opposizione ad Agostino dei monaci di Marsiglia.

2. Tra i servi di Cristo residenti nella città di Marsiglia, molti reputano contrarie al pensiero dei Padri e al sentimento della Chiesa tutte le idee che, negli scritti della Santità tua contro l'eresia di Pelagio, hai esposte riguardo alla vocazione degli eletti fondata sul decreto di Dio. Per un certo tempo hanno preferito incolpare la tardità della loro intelligenza, anziché biasimare ciò che non comprendevano, e alcuni di essi avevano intenzione di domandare alla Beatitudine tua una spiegazione più chiara e più particolareggiata di questo problema. Per disposizione della divina misericordia capitò allora che, avendo incontrato lo stesso genere di difficoltà alcune persone dell'Africa, tu pubblicassi l'opera intitolata La correzione e la grazia piena d'argomenti desunti dalle Sacre Scritture. Essendo poi quest'opera venuta a nostra conoscenza per una felice, insperata occasione, credemmo che si sarebbero sopite tutte le lagnanze degli oppositori, poiché in essa era la risposta così piena e perfetta a tutte le questioni sulle quali si voleva consultare la Santità tua, che sembrava che tu l'avessi composta appunto per calmare l'agitazione sorta in mezzo a noi. Ma, in realtà, come l'attenta lettura di quell'opera della Beatitudine tua ha apportato aumento di luce e di scienza a quelli che già seguivano la santa e apostolica autorità del tuo insegnamento, così ha allontanato ancor più quelli che erano impediti di seguirlo dalle tenebre del pregiudizio. Divergenza così netta da parte di costoro è da tenersi anzitutto nei confronti di loro stessi, perché lo spirito dell'eresia pelagiana potrebbe ingannare persone così illustri e così segnalate per il loro zelo nella pratica di tutte le virtù; in secondo luogo c'è da temere altresì che i semplici, che hanno un gran rispetto per quelli in considerazione della loro virtù, pensino di poter seguire, in perfetta sicurezza, dottrine insegnate da quei tali di cui accettano l'autorità senza discutere.

Rigettano la predestinazione insegnata da Agostino.

3. Ecco dunque la dottrina ch'essi professano: Ogni uomo ha peccato per il fatto che ha peccato Adamo; nessuno si salva in virtù delle opere proprie ma in virtù della grazia di Dio mediante la rigenerazione battesimale. Cionondimeno a tutti gli uomini, senza eccezione, è offerta la propiziazione contenuta nel sacramento del sangue di Cristo, di modo che chiunque vuole accostarsi alla fede e al battesimo è in grado di salvarsi. D'altra parte Dio nella sua prescienza conosce, prima della creazione del mondo, quelli che crederanno e quelli che persisteranno nella fede con l'aiuto susseguente della sua grazia. Dio inoltre ha predestinato al suo regno 2 coloro di cui prevedeva che, dopo essere stati chiamati gratuitamente alla fede, sarebbero stati degni di essere eletti e sarebbero usciti da questa vita con una santa morte. Ecco perché gl'insegnamenti divini ammoniscono ciascuno a credere e ad agire in modo che nessuno deve disperare di ottenere la vita eterna, essendo preparata la ricompensa per quanti amano Dio con tutto il cuore. Riguardo poi al decreto col quale Dio chiama alla fede e in virtù del quale sarebbe stata fatta una separazione tra gli eletti e i reietti prima dell'inizio del mondo, o della creazione del genere umano, di modo che, a seconda del volere del Creatore, alcuni sarebbero dei recipienti nobili e altri recipienti ignobili 3: tale ipotesi toglie, a chi è caduto, la preoccupazione di rialzarsi e offre ai santi un'occasione di tiepidezza, poiché sarebbe inutile lo sforzo da parte degli uni e degli altri nel caso che né i riprovati possano entrare nel regno malgrado tutta la loro diligenza né gli eletti possano esserne privati malgrado la loro negligenza. Comunque essi si comportino, non potrà accadere loro se non quello che Dio ha già stabilito; con una speranza così incerta è impossibile correre con risolutezza poiché vano sarà ogni sforzo teso verso la salvezza, se Dio ha predisposto diversamente nella sua predestinazione. In tal modo ammettere un decreto di Dio che previene la volontà umana equivale a eliminare ogni impegno di fare il bene e a sopprimere le virtù, e, sotto il nome di predestinazione, a introdurre una specie di fatalismo o ad affermare che il Signore ha creato nature di specie differenti, se è vero che nessuno può essere una cosa diversa da quello che è stato creato. Insomma, per riassumere le loro opinioni in modo breve e completo, tutte le obiezioni che in quel libro la Santità tua si è poste contro se medesima, prendendole dalle idee dei suoi contraddittori, e anche tutte quelle a te fatte su questo problema da Giuliano nei libri che tu hai scritti contro di lui, e da te rigorosamente confutate, questi santi uomini le proclamano come proprie con estrema violenza. E quando noi adduciamo contro di loro i libri della Beatitudine tua corredati da validissime e innumerevoli citazioni delle Sacre Scritture e noi stessi aggiungiamo altre prove, seguendo il modello dei tuoi insegnamenti, per metterli alle strette, cercano di giustificare la loro ostinazione ricorrendo alla tradizione e affermano che da nessun ecclesiastico sono stati mai spiegati, nel senso in cui sono intesi attualmente, i passi dell'epistola dell'apostolo Paolo ai Romani 4, con cui si cerca di dimostrare l'esistenza della grazia di Dio che previene i meriti degli eletti. Quando però domandiamo loro di spiegare quei passi secondo il senso degli autori di cui vogliono seguire l'opinione, riconoscono di non aver trovato ancora alcuna spiegazione che li soddisfi e pretendono che non si parli di misteri, di cui nessuno ha mai potuto penetrare la profondità. Alla fine la loro ostinazione totale arriva al punto di dichiarare che la nostra dottrina è d'ostacolo all'edificazione spirituale di chi ci ascolta e perciò, anche ammesso che sia vera, non dovremmo divulgarla, perché sarebbe pericoloso trasmettere un insegnamento che non dev'essere accolto, mentre non v'è alcun inconveniente a tacere su problemi incomprensibili.

Tesi di altri più vicine a Pelagio.

4. Alcuni di loro, però, si allontanano tanto poco dai sentieri dei Pelagiani che, quando sono costretti ad ammettere la grazia di Cristo e la sua priorità rispetto ad ogni merito umano - poiché, se fosse largita in compenso dei meriti, non potrebbe più chiamarsi grazia - pretendono che questa grazia si riferisca all'atto della creazione in cui ogni individuo, prima che potesse meritare nulla poiché non esisteva ancora, è stato costituito dalla grazia del Creatore come un essere libero e ragionevole, di modo che, distinguendo il bene e il male 5, possa indirizzare la propria volontà alla conoscenza di Dio e all'osservanza dei suoi comandamenti e arrivare alla grazia della rigenerazione in Cristo, naturalmente con le forze della natura, domandando, cercando, bussando 6; in tal modo se riceve, se trova, se entra, si deve al motivo che, avendo fatto buon uso della natura, ha meritato, con l'aiuto della grazia iniziale, di arrivare alla grazia salvatrice di Cristo. Quanto al decreto con cui Dio chiama gli uomini (alla salvezza) lo fanno consistere solo nel fatto che Dio ha stabilito di non accogliere alcuno nel suo regno, se non mediante il sacramento della rinascita, mentre sostengono che tutti senza eccezione sono chiamati al dono della salvezza, sia mediante la legge naturale, sia mediante la Legge scritta, sia mediante la predicazione del Vangelo. In tal modo, da una parte diventano figli di Dio tutti coloro che lo vogliono, dall'altra sono inescusabili quelli che non vogliono abbracciare la fede (e sono perciò puniti), poiché la giustizia di Dio vuole che si perdano coloro che non hanno voluto credere 7, mentre la sua bontà si manifesta nel fatto che non esclude nessuno dalla vita eterna, ma vuole che tutti gli uomini senza eccezione si salvino e giungano alla conoscenza della verità 8. Essi citano, a tal proposito, come prove, alcuni passi delle divine Scritture in cui viene esortata e incitata la volontà degli uomini all'obbedienza, lasciando al loro libero arbitrio di fare o di trascurare ciò che loro è comandato. E come di un prevaricatore si dice che non ha ubbidito perché non ha voluto, così è anche logico, secondo loro, affermare senza esitazione del fedele ch'è stato obbediente perché lo ha voluto; ciascuno d'altronde ha uguale potere di fare tanto il male che il bene e l'animo si muove con uguale impulso verso i vizi o verso le virtù; la grazia di Dio sostiene chi tende verso il bene, mentre una giusta condanna attende chi segue il male.

La prescienza di Dio e i futuribili.

5. Tuttavia nella discussione si obietta loro il caso dell'innumerevole moltitudine di bambini i quali, senza avere altri peccati che quello originale, in forza del quale tutti gli uomini, alla loro nascita, incorrono nella condanna che dovette subire il primo uomo, e senza avere ancora l'uso del libero arbitrio, né aver compiuto azioni personali, si vedono separati gli uni dagli altri, non senza giustizia da parte di Dio, al punto che, destinati ad esser tolti da questa vita prima di poter distinguere il bene dal male, gli uni, grazie alla rigenerazione 9, vengono accolti come eredi del regno celeste, mentre gli altri, non avendo ricevuto il battesimo passano nella schiera di coloro destinati a subire la morte eterna. Questi bambini - rispondono essi - si perdono e si salvano secondo la previsione che la scienza di Dio ha avuta di quello che diverrebbero nella maggiore età, se fossero preservati fino all'età in cui si è capaci d'agire responsabilmente. Non si rendono conto che la grazia di Dio, la quale - a quanto essi sostengono - accompagna ma non precede i meriti umani, arrivano a farla dipendere anche dalle volontà che, secondo la loro immaginazione, ammettono essere prevenute dalla stessa grazia. Ma essi sono talmente ostinati a far dipendere la scelta di Dio da meriti irreali, quali che siano, che, non esistendo meriti anteriori, ne immaginano di futuri che però non esisteranno giammai, e con una nuova specie d'assurdità immaginano che sia stato previsto ciò che non si compirà giammai e che ciò ch'è stato previsto non si sia compiuto. Ma questa prescienza divina dei meriti umani, secondo la quale si comporterebbe la grazia della chiamata (alla salvezza) credono di poterla invocare a più giusto titolo quando si vengono a considerare quelle nazioni (pagane) cui nei secoli passati Dio ha lasciato seguire le loro vie 10, e quelle che ancora attualmente si perdono a causa dell'empietà dell'antica loro ignoranza, senza essere state illuminate né dalla luce della Legge né da quella del Vangelo; d'altra parte però, nella misura in cui è stata aperta ai predicatori la porta ed è stato accordato l'accesso, un popolo (i pagani), che giaceva nelle tenebre e all'ombra della morte, ha visto una gran luce 11, e un popolo che un tempo non era il popolo di Dio, adesso invece lo è, e coloro di cui Dio un tempo non aveva avuto pietà, adesso invece hanno ottenuto misericordia 12, ciò - dicono - è avvenuto perché il Signore ha conosciuto, nella sua prescienza, quelli che avrebbero creduto e ha voluto che ogni nazione ricevesse i maestri, che dispensano la sua parola, al tempo in cui in una nazione ci fossero volontà disposte a credere. Ciò inoltre non mette in dubbio il detto (della Sacra Scrittura) secondo il quale Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e possano giungere alla conoscenza della verità 13, e sono senza scusa quanti, da una parte potevano con la sola intelligenza naturale arrivare al culto dovuto al solo vero Dio, e d'altra parte non hanno avuto la grazia d'ascoltare la predicazione del Vangelo solo perché non lo avrebbero accettato.

Per i Marsigliesi la grazia è dovuta ai meriti.

6. Nostro Signor Gesù Cristo - dicono poi - è morto per tutto il genere umano e dalla redenzione, frutto del suo sangue, non è escluso assolutamente nessuno, anche se trascorre la propria vita nella totale ignoranza di lui, poiché il sacramento della misericordia di Dio è destinato a tutti gli uomini e perciò, se molti non vengono rigenerati con quel sacramento, ciò si deve solo al fatto che Dio prevede che non hanno la volontà di riceverlo. Per quanto dunque dipende da lui, Dio tiene preparata per tutti la vita eterna, ma, per quanto dipende dal libero arbitrio, essa è conseguita da quanti credono spontaneamente in Dio e, per merito di questa fede, ricevono l'aiuto della grazia. Ma il motivo principale che ha spinto costoro, dalla cui opposizione ci sentiamo urtati, a predicare una grazia di tal fatta, mentre prima ne avevano un'idea giusta, è questa: se riconoscessero che la grazia previene tutti i meriti e accorda ad essi la possibilità di esistere, dovrebbero necessariamente ammettere che Dio, in virtù d'un decreto dell'eterna sua volontà e d'una decisione arcana, ma constatabile nei suoi effetti, crea da una parte recipienti destinati ad usi nobili, dall'altra recipienti destinati a usi ignobili 14, poiché nessuno è giustificato se non in virtù della grazia e nessuno nasce se non nel peccato 15. Orbene, è proprio questo ch'essi rifiutano di riconoscere, e hanno timore d'attribuire all'azione di Dio i meriti dei santi e non vogliono ammettere che il numero degli eletti non può né aumentare né diminuire, poiché in tal caso non avrebbero più ragione di essere le esortazioni coni cui si stimolano gl'infedeli e i (Cristiani) negligenti e sarebbe inutile l'incoraggiamento all'attività e al lavoro rivolto a uno il cui zelo sarà vano se non è uno degli eletti; si può insomma esortare uno a correggersi o a diventare migliore solo se saprà che può diventare buono col proprio impegno e che la propria libertà riceverà l'aiuto di Dio nel caso in cui essa avrà scelto di ubbidire ai comandamenti di Dio. E così, poiché in coloro, che sono giunti all'uso della ragione, sono due i fattori della salvezza: la grazia di Dio e l'ubbidienza dell'uomo, pretendono che questa preceda la grazia e, pertanto, bisognerebbe credere che l'inizio della salvezza dipende da chi è salvato e non da chi salva, ed è la volontà umana a procurarsi il soccorso della grazia divina e non già la grazia ad assoggettare a se stessa la volontà umana.

Le teorie dei Marsigliesi assai pericolose.

7. Che tali idee siano quanto mai erronee ce l'ha rivelato la misericordia di Dio e ce l'ha insegnato la Beatitudine tua. Noi quindi possiamo rifiutare ad esse il nostro assenso, ma non abbiamo la stessa autorità di coloro che le professano: questi infatti non sono soltanto di molto superiori a noi per i meriti della loro vita, ma alcuni di loro, in vista dell'onore del sommo sacerdozio da loro ottenuto, occupano un grado molto più elevato del nostro e difficilmente si trova, salvo un piccolo numero d'intrepidi amanti della grazia perfetta, chi osi opporsi agl'insegnamenti di personalità tanto eminenti. Perciò, con la nuova dignità, è cresciuto il pericolo non solo per coloro che ascoltano i loro insegnamenti, ma anche per coloro che li espongono agli uditori, dal momento che il rispetto dovuto ad essi induce molti a chiudersi in un silenzio infruttuoso oppure a dare un assenso non ragionato; essi stessi infine considerano quanto mai salutare una dottrina che non incontra alcuna opposizione. Poiché dunque in questi avanzi dell'eresia pelagiana si alimenta la radice velenosa d'una funesta virulenza; se è vero che è male riporre nell'uomo il principio della sua salvezza; ch'è un'empietà mettere la volontà umana al di sopra di quella divina, quando si dice che uno ottiene l'aiuto di Dio perché lo vuole e non già che uno vuole perché è aiutato; se è male credere che l'uomo, nato nel male, può cominciare ad accogliere in sé il bene da parte di se stesso e non da parte del sommo Bene; se è vero che uno piace a Dio solo grazie ai doni di lui, concedici in questa situazione, o papa beatissimo e ottimo padre, l'aiuto della tua Pietà, per quanto lo potrai con la grazia di Dio, degnandoti di delucidarci con le spiegazioni più chiare possibili i punti particolarmente oscuri e difficili a comprendersi riguardo alle suddette questioni.

Principali punti da spiegare

8. E anzitutto, poiché la maggior parte di essi crede che questo dissenso non comporta alcuna alterazione alla fede cristiana, mostra quanto pericolo ci sia nella loro convinzione, e in secondo luogo come la grazia preveniente e cooperante, di cui tu parli, non impedisce per nulla il libero arbitrio. Risolvi poi quest'altro quesito: la prescienza di Dio va forse sempre d'accordo col suo decreto, di modo che anche ciò ch'è decretato debba esser considerato come previsto, oppure queste due cose hanno forse una funzione diversa e distinta a seconda dei vari casi e delle categorie delle persone? Così, poiché la chiamata alla salvezza è diversa per i diversi individui, uno potrebbe immaginare che, riguardo a coloro che si salvano senza che debbano far nulla, il decreto di Dio esiste per così dire da solo, mentre riguardo a coloro che devono fare le opere buone (per salvarsi), il decreto di Dio può basarsi sulla sua prescienza. Oppure, ugualmente per ogni caso, la conoscenza di Dio è, in qualche misura, sempre subordinata al suo decreto, sebbene essa, nel rapporto temporale, non possa distinguersi da quello, di modo che, come non c'è cosa alcuna, quale che sia la sua natura, che la conoscenza di Dio non l'abbia prevenuta, così non c'è in noi bene alcuno che non derivi a noi per partecipazione (del sommo Bene) e non provenga da Dio come dal suo autore. Spiegaci infine come la predicazione del decreto di Dio, in virtù del quale diventano fedeli quelli che sono predestinati alla vita eterna, non sarebbe d'ostacolo a nessuno di quelli che dobbiamo esortare a credere e che nemmeno coloro che non sperassero d'esservi predestinati potrebbero aver un pretesto di abbandonarsi alla negligenza. Ti preghiamo inoltre che, sopportando con pazienza la nostra scarsa intelligenza, ci mostri come si può risolvere l'obiezione secondo la quale, esaminando il pensiero degli antichi autori su questo problema, si trovano quasi tutti unanimi nel credere che il decreto di Dio riguardo alla predestinazione si fondi sulla prescienza e perciò fa degli uni dei recipienti nobili e degli altri dei recipienti ignobili 16, perché prevede come terminerebbe la vita di ciascuna persona e ha conosciuto prima quali sarebbero, sotto l'azione coadiuvante della grazia, la sua volontà e le sue azioni.

Agostino s'adoperi per confutare quegli errori.

9. Una volta che avrai spiegato chiaramente questi quesiti, e ne avrai risolti molti altri che il tuo sguardo penetrante può vedere più attinenti alla nostra questione, crediamo e speriamo non solo che per mezzo dei tuoi insegnamenti la nostra fragilità si rafforzerà, ma che anche gli stessi personaggi, illustri per i loro meriti e per l'alta loro dignità, ora offuscati dalle tenebre delle loro false teorie, riceveranno, purificata da ogni impurità, la luce della grazia. D'altronde uno di essi, personaggio di particolare autorità e studioso di problemi spirituali, Ilario, santo vescovo di Arles, è un tuo ammiratore e - lo sappia la Beatitudine tua - seguace per quanto riguarda tutti gli altri punti della tua dottrina; quanto invece al punto che suscita i suoi rimproveri, già da tempo vorrebbe esporre alla Santità tua la sua opinione. Ma poiché non sappiamo con certezza se lo farà e a quale scopo lo farà e poiché la nostra fiacchezza, per una provvidenza della grazia di Dio a favore dei nostri tempi, riprende fiato nel vigore della tua carità e della tua scienza, prosegui a istruire i semplici e a redarguire i superbi. Sarà utile e anche necessario che tu torni a scrivere su ciò che hai già scritto, perché non si reputi poco importante ciò che non viene confutato parecchie volte. Essi infatti reputano sano ciò che non apporta dolore e non sentono una lesione ricoperta dalla pelle; capiscano invece che, se una parte del corpo ha un tumore persistente, sarà necessario intervenire con un'operazione chirurgica. La grazia di Dio e la pace di nostro Signor Gesù Cristo ti coroni in ogni momento e, dopo averti condotto di virtù in virtù, ti glorifichi per l'eternità, o signore e papa beatissimo, difensore ineffabilmente mirabile, incomparabilmente degno d'onore, eminente su tutti noi.

 

1 - Cf. Ef 5, 30; 1 Cor 12, 27.

2 - Ef 1, 4; Mt 25, 34.

3 - Cf. Rm 9, 18. 21.

4 - Cf. Rm 9, 14-21.

5 - Eb 5, 14.

6 - Mt 7, 7-8; Lc 11, 9-10.

7 - Rm 1, 20.

8 - 1 Tm 2, 4.

9 - Eb 5, 14.

10 - At 14, 15.

11 - Is 9, 2; Mt 4, 16.

12 - Os 2, 24. 23; Rm 9, 25; 1 Pt 2, 10.

13 - 1 Tm 2, 4.

14 - Rm 9, 21.

15 - Cf. Rm 3, 24.

16 - Rm 9, 21.


Il segreto ammirabile del Santo Rosario per convertirsi e salvarsi

Il segreto ammirabile del Santo Rosario - San Luigi Maria Grignion de Montfort

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INTRODUZIONE

ROSA BIANCA AI SACERDOTI

[1] Ministri dell'Altissimo, predicatori della verità, araldi del Vangelo, permettete che vi presenti la rosa bianca di questo piccolo libro per mettervi nel cuore e sulle labbra le verità in esso esposte con semplicità e senza pretese. Nel cuore, affinché voi stessi intraprendiate la pia pratica del Rosario e ne gustiate i frutti. Sulle labbra, perché comunichiate agli altri la sua eccellenza e con tale mezzo li possiate convertire.

Guardatevi, ve ne prego, dal considerare questa santa pratica piccola e di poca importanza, come sogliono fare gli ignoranti e molti dotti orgogliosi; essa è veramente grande, sublime, divina. Il cielo stesso ce l'ha data, e l'ha data proprio per convertire i peccatori più induriti e gli eretici più ostinati. Dio le ha annesso la grazia in questa vita e la gloria nell'altra. I santi l'hanno messa in atto ed i sommi Pontefici l'hanno autorizzata.

Felice il sacerdote e direttore d'anime al quale lo Spirito Santo ha rivelato questo segreto che la maggior parte degli uomini non conosce o conosce molto superficialmente! Se egli ne avrà una concreta conoscenza lo reciterà ogni giorno e lo farà recitare agli altri. Dio e la sua santa Madre gli verseranno nell'anima grazie in abbondanza per far di lui strumento della loro gloria; con la sua parola, sia pure disadorna, otterrà più frutto in un mese che gli altri predicando in parecchi anni.


[2] Cari confratelli, non contentiamoci dunque di consigliarlo agli altri; dobbiamo recitarlo noi stessi. Se, pur convinti in teoria dell'eccellenza del santo Rosario, non lo recitiamo noi per primi, gli altri daranno ben poca importanza a quanto consiglieremo perché nessuno può dare ciò che non ha. Gesù fece ed insegnò (At 1 1): imitiamo Cristo Gesù che prima fece e poi insegnò. Imitiamo l'Apostolo che conosceva e predicava soltanto Gesù, il Cristo Crocifisso. Noi lo faremo predicando il santo Rosario che, come vedrete in seguito, non è una serie di Pater e di Ave ma un compendio divino dei misteri della vita, della passione, della morte e della gloria di Gesù e di Maria.

Se sapessi che l'esperienza personale concessami dal Signore circa l'efficacia della predicazione del Rosario per convertire le anime, potesse persuadervi a divenirne apostoli, nonostante la tendenza contraria dei predicatori, vi racconterei le conversioni meravigliose che ho ottenuto predicando il Rosario; ma mi limito a riferirvi, in questo compendio, qualche fatto antico e ben provato. Solo ho inserito, per vostra utilità, parecchi testi latini, presi da buoni autori, che comprovano ciò che spiego al popolo in lingua Volgare.

ROSA ROSSA AI PECCATORI

[3] A voi, peccatori e peccatrici, uno più peccatore di voi offre questa, rosa, arrossata dal Sangue di Gesù Cristo per ornarvene e salvarvi.

Empi e peccatori impenitenti gridano continua­mente: Coroniamoci di rose (Sap 2,8). Anche noi cantiamo: coroniamoci con le rose del santo Rosario.

Ma quanto sono diverse le loro rose dalle nostre, Le loro sono i piaceri carnali, i vani onori, le ricchezze caduche che presto saranno appassite e corrotte; le nostre, invece, sono i Pater e Ave recitati bene e accompagnati da buone opere di penitenza, e non appassiranno né mai s'infradiceranno. Tra cento, mille anni la loro bellezza splenderà come oggi.

Le loro tanto decantate rose hanno solo l'apparenza di rose: in realtà sono spine che pungono con il rimorso durante la vita, che trafiggono col pentimento all'ora della morte, che bruciano per tutta l'eternità nell'ira e nella disperazione. Se le nostre rose hanno spine, queste sono spine di Gesù che egli tramuta in rose. Se le nostre rose pungono, esse pungono solo per qualche istante, unicamente per guarirci dal peccato e per salvarci.


[4] Facciamo a gara per coronarci con queste rose del paradiso, recitando ogni giorno un Rosario, cioè tre corone di cinque decine ciascuna: 1) per onorare le tre corone di Gesù e di Maria: la corona di grazia di Gesù nell'incarnazione, la sua corona di spine nella passione, la sua corona di gloria in cielo, e la triplice corona che Maria ha ricevuto in cielo dalla SS. Trinità; 2) per ricevere da Gesù e da Maria tre corone: la corona di meriti in questa vita, la corona di pace in morte, la corona di gloria in paradiso.

Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante l'enormità delle vostre colpe, credetemi: riceverete la corona di gloria che non appassisce (1 Pt 5,4). Anche se vi trovate sull'orlo dell'abisso, o con un piede nell'inferno, se avete perfino venduto l'anima al diavolo come uno stregone, o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi convertirete e vi salverete purché   lo ripeto e notate bene i termini del mio consiglio - diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri peccati. Troverete in questo libro parecchi esempi di grandi peccatori convertiti per virtù del santo Rosario. Leggeteli e meditateli.

Dio solo.


ROSAIO MISTICO ALLE ANIME PIE

[5] Anime devote ed illuminate dallo Spirito Santo, non vi dispiaccia ch'io vi offra un piccolo rosaio mistico, venuto dal cielo, perché lo trapiantiate nel giardino della vostra anima; esso non nuocerà ai fiori odorosi delle vostre contemplazioni. E', molto profumato e tutto divino: non guasterà affatto l'ordine delle vostre aiuole: purissimo e ben ordinato esso porta tutto all'ordine e alla purezza. Se ogni giorno lo si innaffia e lo si coltiva a dovere, cresce ad altezza prodigiosa e si estende tanto che non solo non ostacola tutte le altre devozioni, ma le conserva e le perfeziona. Voi che siete spirituali mi capite! Questo rosaio è Gesù e Maria nella vita, nella morte, nell'eternità.


[6] Le verdi foglie di questo rosaio esprimono i misteri gaudiosi di Gesù e di Maria; le spine, i dolorosi; e i fiori, quelli gloriosi. Le rose in bocciolo ricordano l'infanzia di Gesù e di Maria, le rose sbocciate rappresentano Gesù e Maria nella sofferenza, le rose completamente schiuse mostrano Gesù e Maria nella gloria e nel loro trionfo. La rosa rallegra con la sua bellezza: ecco Gesù e Maria nei misteri gaudiosi; punge con le sue spine: eccoli nei misteri dolorosi; dà gioia con la soavità del profumo: eccoli infine nei misteri gloriosi.

Non disprezzate, dunque, la mia pianticella rigogliosa e divina; piantatela voi stessi nella vostra anima prendendo la risoluzione di recitare il Rosario; coltivatela ed innaffiatela recitandolo fedelmente ogni giorno, accompagnandolo con opere buone. Vi accorgerete che questo seme, ora all'apparenza tanto piccolo, diventerà col tempo un grande albero, dove gli uccelli del cielo, cioè le anime predestinate e di alta contemplazione, faranno il loro nido e la loro dimora. Sotto la sua ombra saranno protette dagli ardori del sole, sulle sue cime troveranno difesa dalle bestie feroci della terra e scopriranno un delicato nutrimento nel suo frutto, l'adorabile Gesù al quale sia ogni onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Così sia.

Dio solo.

BOCCIOLO DI ROSA AI BAMBINI


[7] A voi bambini, offro un bel bocciolo di rosa. E', uno dei piccoli grani della vostra corona che a voi sembra una cosa da poco. E invece quant'è prezioso questo grano! quanto è ammirabile questo bocciolo! e come si aprirà interamente se recitate con devozione l'Ave Maria! Consigliarvi di recitare un rosario tutti i giorni sarebbe domandarvi l'impossibile; ma almeno dite con molta attenzione e ogni giorno la corona di cinque decine che è come una ghirlanda di rose che ponete in capo a Gesù e a Maria. Datemi retta. Ed ora ascoltate questa bella storia e non dimenticatela.


[8] Due sorelline stavano sull'uscio di casa a recitare devotamente il rosario, quando apparve una bella Signora che avvicinatasi alla più piccola, di circa sette anni, la prese per mano e la condusse con sé. La sorella maggiore, meravigliata, ne va alla ricerca, non la trova e rientra piangente in casa per avvertire che hanno rapito la sorella. Il papà e la mamma la cercano inutilmente per tre giorni, fin che alla sera del terzo giorno la trovano sulla soglia di casa. Era lieta in volto e festosa. Le chiedono da dove venga ed ella risponde che la Signora, alla quale diceva il suo Rosario, l'aveva condotta in un bel luogo, le aveva dato cose buone da mangiare e le aveva deposto sulle braccia un grazioso bambino, al quale lei aveva dato tanti baci. I genitori, da poco convertiti alla fede, chiamano il padre gesuita che li aveva istruiti nella fede e nella devozione al Rosario e gli raccontano l'accaduto. Da lui stesso abbiamo appreso questo fatto avvenuto nel Paraguay (ANTOINE BOISSIEU, S.J., Le chrétien prédestiné par la dévotion à la Ste Vierge, p. 752; QN, pp. 189 190).

Bambini, imitate le due sorelline; come loro recitate ogni giorno il Rosario e meriterete di andare in paradiso, di vedere Gesù e Maria, se non proprio in questa vita, certo dopo la morte per tutta l'eternità. Così sia.


Che i sapienti e gli ignoranti, i giusti e i peccatori, i grandi e i piccoli lodino, dunque, e salutino giorno e notte Gesù e Maria col santo Rosario. “Salutate Maria che ha faticato molto per voi”(1 Rm 16,6).


19 marzo 1945

Maria Valtorta

Le ho detto la poco gradita visita e profezia avuta ieri sera. E lei ha visto che avevo il viso "spaventato", ha detto così lei nell'entrare. Non sapevo che viso avevo. Ma impressionata sono di certo. E non passa col passare delle ore.
   Non è la prima volta, lei lo sa, che Satana mi dà noia, tentandomi di questo o di quello. Ed ora che non tenta più la carne, tenta lo spirito. È un anno ormai che saltuariamente mi dà noia. La prima volta fu quando mi tentò nei giorni, tremendi per me, dell'aprile 1944, quando mi promise aiuto se lo avessi adorato. La seconda quando mi assalì con quella acuta e violenta e lunga tentazione al 4 di luglio 1944, tentandomi a scimmiottare il linguaggio del Maestro per annichilire chi mi aveva offesa. La terza quando mi suggerì di fare delle parole dettate un'opera mia e pubblicarla avendone merito e denaro. La quarta quando nel febbraio di quest'anno (mi pare1 fosse già febbraio) mi apparve (la prima volta che lo vedo perché le altre volte l'ho solo sentito) terrorizzandomi col suo aspetto e col suo odio. La quinta ieri sera.
   Queste le grandi manifestazioni di Satana. Ma poi io addebito a lui tutte le altre più piccole cose che vengono dagli altri, che mi vogliono portare all'orgoglio, al compiacimento di me, oppure alla falsità nelle apparenze, o anche persuadermi che io sono solo una malata e tutto è frutto di turbe psichiche. Anche gli ostacoli2 coi parenti e con le autorità, e anche coi camionisti, io le attribuisco a Satana. Fa quello che può, meglio che può, pur di darmi noia e portarmi alla inquietudine e ribellione, alla persuasione che pregare è inutile e che tutto è bugia.
   Ma le confesso che ieri sera mi ha molto turbata. Non è la prima volta che mi suscita paura di essere un'ingannata e di doverne un giorno dare ragione a Dio e anche agli uomini. Lei lo sa che questo è il mio terrore… sempre confortato da Gesù e da lei, Padre mio, e sempre risorgente. Ma erano pensieri "miei", aizzati da Satana, ma fatti da me. Ieri sera è stata una minaccia esplicita, diretta.
   Mi ha detto: "Fai, fai! Io ti aspetto al momento buono. Al­l'ultimo momento. E allora ti persuaderò talmente che tu hai sempre mentito a Dio, agli uomini e a te, e [che] sei una ingannatrice, che tu cadrai in un vero terrore, disperata di essere dannata. E con tali parole lo dirai, che chi ti assiste penserà che la tua è una ritrattazione finale per potere andare a Dio con meno peccato. Tu e chi sarà con te rimarrete in questa persuasione. E così morirai…3 e gli altri rimarranno scossi… Ti aspetto, sì… E tu aspettami. Non prometto mai senza mantenere. Ora mi dài una noia senza misura. Ma allora sarò io che la darò a te. Mi vendicherò di tutto quello che mi fai… Come solo io so vendicarmi mi vendicherò". E se ne è andato. Lasciandomi così male…
   È venuta poi la dolce Mamma, mite e amorosa nella sua veste bianca, a sorridermi e accarezzarmi. Mi ha sorriso del suo più lieto sorriso il mio Gesù. Ma appena mi hanno lasciata sono ricaduta nel mio marasma… E dura. Quando viene così forte questo pensiero, io mi sento tentata di dire: "Io non scrivo più una parola, nonostante qualsiasi pressione". Ma poi penso e dico: "Questo è quello che Satana vuole" e non do retta a questa suggestione.
   È tempo di Passione, vero? Vi sarà fra quelli che, per l'idolatria così infusa nell'uomo anche buono, adorano il portavoce, l'idolo, dimenticando che egli non è che uno strumento e l'adorabile è Dio, e fra quelli che mi scherniscono, l'attesa, uguale se pure con diversi fini, di fatti meravigliosi in me, e specie in questo tempo di Passione. Forse lei stesso li aspetta come cosa naturale nel mio caso. Lei per giusta attesa. Gli altri per scherno o idolatria. E le assicuro che preferisco ancora lo scherno, a Maria Valtorta, all'idolatria per me. Questa mi dà una noia non descrivibile. Mi sembra che mi spoglino in mezzo ad una piazza, mi svaligino del mio prezioso segreto… che so? Ne soffro, ecco. Lo scherno fa meno male se dato a Maria Valtorta. Basta non leda i "dettati" e non li faccia prendere come una burla e una follia…
   Ma sopra il desiderio più o meno santo e onesto di tanti c'è il volere, meglio: c'è la bontà di Dio, che ascolta la sua povera Maria, la quale ha sempre pregato, e continua a pregare, dicendo: "Ecco la tua 'vittima'. Tutto quello che Tu vuoi, ma non segni esteriori". Non avrei voluto neanche questa manifestazione di Dio in me, io… Ma Lui ha voluto che io fossi il suo fonografo… e pazienza. Ma altro no, no e no. Tutte le malattie diagnosticabili o non diagnosticabili, perché non aventi caratteri noti. Tutte le sofferenze di soffrire in me ciò che Lui ha sofferto. Tutta l'agonia per stare curva sulla sua agonia. Ma che sia nota a Lui solo, a lei che mi è padre, e a me. E basta.
   Però, se in questo tempo di Passione io deludo chi idolatra e chi schernisce, perché non sono materialmente "l'appassionata", le assicuro che vivo la miapassione. E più dell'aumentata sofferenza fisica del corpo che si sente affranto e franto dalle percosse e dalla fatica del Golgota, del capo che duole per il cerchio crudele, dello stiramento e dei crampi, dell'affanno e congestione di questa tortura, della sete e della febbre, del languore e dell'eccitazione del supplizio, quella che è "passione" è sempre per me questo che io chiamo il "mio Getsemani": ossia il buio che monta, pieno di fantasmi e di paure… il timore e il terrore del futuro e di Dio… e la vicinanza dell'Odio mentre l'Amore è assente. Questo, questo sì porta alla sete, alla febbre, alle lacrime di sangue, ai gemiti, allo sfinimento. Le assicuro che è, per potenza, uguale all'ora4 vissuta lo scorso anno quando Dio mi lasciò sola. E anzi le posso dire: "È più forte", perché fa male anche e nonostante Dio sia con me.
 Spero di essermi ben spiegata. Ma certe torture si spiegano molto male. E sono capite più male ancora. Sia da chi è padre di spirito, sia da chi è idolatra, come da chi è curioso, studioso, o schernitore del… fenomeno. Bisognerebbe però che questi ultimi tre provassero per un'ora ciò che noi si prova… E anche gli idolatri, che forse invidiano, dovrebbero provare. Ma no! Meglio non provino. Gli idolatri scapperebbero chissà dove per paura di un'altra ora del genere, e i curiosi, gli studiosi e gli schernitori giungerebbero a maledire Iddio… Perciò… sottoponiamo le spalle al mio giogo e leviamo il tossico… e avanti.
   Signore, non la mia ma la tua volontà. Ecco la tua serva e la tua vittima. Si faccia di me ciò che Tu vuoi. Ma solo, per tua bontà, dàmmi la forza per poter soffrire. E non mi lasciare sola. "Mane5 nobiscum quoniam advesperascit, et inclinata est jam dies…".
 

   [Segue il capitolo 134 dell'opera L'EVANGELO]
 

   Io sono in grande tempesta. Proprio una di queste tempeste di marzo con luminosità di sole e cupo di nuvoli temporaleschi che si alternano. Ho l'impressione di essere una navicella su onde infuriate, ora in cima, in cima all'onde e in pieno sole, ora giù, giù fra due montagne d'acqua che sembrano volermi sommergere in un cupo d'abisso. Mi sembra passare da un oceano in burrasca al più placido dei porti alternativamente, e di essere, sempre alternativamente, tuffata nel fiele e poi nel miele. Che soffrire da ieri sera!
   Ci sono momenti in cui sono in Cielo per le brevi e dolci parole, per i beati sorrisi che mi dànno Gesù e Maria, e per la forza che da essi mi vengono. Dico allora: "Oh! sono ben sicura di non essere una ingannata e una peccatrice" (circa i dettati e le visioni, si intende). Poi ecco che risprofondo nel gorgo cupo in cui è il fragore pauroso delle parole di minaccia di ieri sera. E dopo il Paradiso gusto l'inferno. Poi torna a soccorrermi la bontà di Gesù e Maria, e la povera anima mia viene sollevata nel sole, verso il cielo, in una beatitudine che mi empie di dolcezza. E poi da capo giù, nell'amarezza, nel buio, nello spavento. Ho paura… Mi aiuti a superare questa battaglia.
   Oggi, una signora che mi ha vista piccina e che mi è stata amica materna per tanti anni, e che poi per volontà altrui ho dovuto lasciare e che finalmente ho potuto riavvicinare, mi ha detto e parlato della Marina… e dei dettati miei, di cui ella ha letto dei fascicoli. E io ho chiesto, mostrando di non sapere nulla, che differenza ha trovato fra le due persone di cui una è nota e l'altra è semi-ignota, perché la si crede un servita o una signorina ammalata, ecc. ecc… Mi ha detto che secondo lei quelli della M… sono scritti in trance mentre gli altri sono: "… sublimi, ma fanno paura perché invece di far sentire la misericordia di Dio fanno sentire la sua giustizia. Però ha delle parole di una luce speciale, di una elevatezza spirituale che scuote. Vi è una preghiera della Madonna che è meravigliosa". E ha terminato: "Fàtteli dare da leggere. Io non li ho potuti più avere. Ma dico la verità che li desidero".
   Creda o non creda che non sono io, e che io non li conosco, non lo posso dire. Ma è stata una goccia di miele. Perché è donna religiosa, colta e che ho sempre trovata molto equilibrata. Perciò il suo giudizio e il suo desiderio mi hanno confermato che le anime sentono nei dettati Dio.
 Dio! Dio!… Avere solo uno scopo: servirlo e farlo amare. E temere di essergli invisa. Ecco il mio dolore. Ma è tempo di Passione… Oh! mi aiuti, perché sotto l'apparente calma io sono tutta una ferita che duole.
           


   1 mi pare… Infatti non è stato in febbraio, ma il 26 gennaio.
           
   2 ostacoli connessi, quasi certamente, alle operazioni del rientro a Viareggio dallo sfollamento e che si erano concluse in febbraio (vedere la nostra nota in calce allo scritto del 24 aprile 1944).
           
   3 così morirai… La predizione di Satana, padre di menzogna, non si avvererà il 12 ottobre 1961, quando Maria Valtorta serenamente spirerà alle parole del sacerdote: "Parti, anima cristiana, da questo mondo…", inizio della preghiera di rito per i morenti.
           
   4 ora è nel senso di periodo e si riferisce ai quaranta giorni, iniziati il 9 aprile 1944, dell'abbandono divino, che è un'esperienza comune ai mistici.
           
   5 Mane… sono le parole dei discepoli di Emmaus, riportate nel testo latino di Luca 24, 29.