Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 5° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Matteo 27
1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire.2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.
3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani4dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!".5Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.6Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue".7E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri.8Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi.9Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: 'E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato,10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.'
11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici".12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla.13Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?".14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba.17Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?".18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua".20Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù.21Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!".22Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!".23Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!".
24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!".25E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli".26Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.
27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!".30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.
32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,34gli 'diedero da bere vino' mescolato con 'fiele'; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.35Dopo averlo quindi crocifisso, 'si spartirono le' sue 'vesti tirandole a sorte'.36E sedutisi, gli facevano la guardia.37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: "'Questi è Gesù, il re dei Giudei'".
38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
39E quelli che passavano di là lo insultavano 'scuotendo il capo' e dicendo:40"Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!".41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:42"Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.43'Ha confidato in Dio; lo liberi lui' ora, 'se gli vuol bene'. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!".44Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.
45Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "'Elì, Elì, lemà sabactàni?'", che significa: "'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'".47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia".48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala 'di aceto', la fissò su una canna e così gli 'dava da bere'.49Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!".50E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono.53E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.54Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".
55C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
57Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatéa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.
62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo:63"Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò.64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!".65Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete".66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.
Genesi 1
1In principio Dio creò il cielo e la terra.2Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
3Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.4Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre5e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
6Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque".7Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.8Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
9Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne.10Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.11E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne:12la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.13E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
14Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni15e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne:16Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.17Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra18e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.19E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
20Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo".21Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.22Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra".23E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
24Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne:25Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
26E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".
27Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
28Dio li benedisse e disse loro:
"Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra".
29Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.30A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne.31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Qoelet 10
1Una mosca morta guasta l'unguento del profumiere:
un po' di follia
può contare più della sapienza e dell'onore.
2La mente del sapiente si dirige a destra
e quella dello stolto a sinistra.
3Per qualunque via lo stolto cammini è privo di senno e di ognuno dice: "È un pazzo".
4Se l'ira d'un potente si accende contro di te, non lasciare il tuo posto, perché la calma placa le offese anche gravi.
5C'è un male che io ho osservato sotto il sole: l'errore commesso da parte di un sovrano:6la follia vien collocata in posti elevati e gli abili siedono in basso.7Ho visto schiavi a cavallo e prìncipi camminare a piedi come schiavi.
8Chi scava una fossa ci casca dentro
e chi disfà un muro è morso da una serpe.
9Chi spacca le pietre si fa male
e chi taglia legna corre pericolo.
10Se il ferro è ottuso e non se ne affila il taglio, bisogna raddoppiare gli sforzi; la riuscita sta nell'uso della saggezza.11Se il serpente morde prima d'essere incantato, non c'è niente da fare per l'incantatore.
12Le parole della bocca del saggio procurano benevolenza,
ma le labbra dello stolto lo mandano in rovina:
13il principio del suo parlare è sciocchezza,
la fine del suo discorso pazzia funesta.
14L'insensato moltiplica le parole: "Non sa l'uomo quel che avverrà: chi gli manifesterà ciò che sarà dopo di lui?".
15La fatica dello stolto lo stanca;
poiché non sa neppure andare in città.
16Guai a te, o paese, che per re hai un ragazzo
e i cui prìncipi banchettano fin dal mattino!
17Felice te, o paese, che per re hai un uomo libero
e i cui prìncipi mangiano al tempo dovuto
per rinfrancarsi e non per gozzovigliare.
18Per negligenza il soffitto crolla
e per l'inerzia delle mani piove in casa.
19Per stare lieti si fanno banchetti
e il vino allieta la vita;
il denaro risponde a ogni esigenza.
20Non dir male del re neppure con il pensiero
e nella tua stanza da letto non dir male del potente,
perché un uccello del cielo trasporta la voce
e un alato riferisce la parola.
Salmi 55
1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil.'
'Di Davide.'
2Porgi l'orecchio, Dio, alla mia preghiera,
non respingere la mia supplica;
3dammi ascolto e rispondimi,
mi agito nel mio lamento e sono sconvolto
4al grido del nemico, al clamore dell'empio.
Contro di me riversano sventura,
mi perseguitano con furore.
5Dentro di me freme il mio cuore,
piombano su di me terrori di morte.
6Timore e spavento mi invadono
e lo sgomento mi opprime.
7Dico: "Chi mi darà ali come di colomba,
per volare e trovare riposo?
8Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.
9Riposerei in un luogo di riparo
dalla furia del vento e dell'uragano".
10Disperdili, Signore,
confondi le loro lingue:
ho visto nella città violenza e contese.
11Giorno e notte si aggirano
sulle sue mura,
12all'interno iniquità, travaglio e insidie
e non cessano nelle sue piazze
sopruso e inganno.
13Se mi avesse insultato un nemico,
l'avrei sopportato;
se fosse insorto contro di me un avversario,
da lui mi sarei nascosto.
14Ma sei tu, mio compagno,
mio amico e confidente;
15ci legava una dolce amicizia,
verso la casa di Dio camminavamo in festa.
16Piombi su di loro la morte,
scendano vivi negli inferi;
perché il male è nelle loro case,
e nel loro cuore.
17Io invoco Dio
e il Signore mi salva.
18Di sera, al mattino, a mezzogiorno mi lamento e sospiro
ed egli ascolta la mia voce;
19mi salva, mi dà pace da coloro che mi combattono:
sono tanti i miei avversari.
20Dio mi ascolta e li umilia,
egli che domina da sempre.
Per essi non c'è conversione
e non temono Dio.
21Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici,
ha violato la sua alleanza.
22Più untuosa del burro è la sua bocca,
ma nel cuore ha la guerra;
più fluide dell'olio le sue parole,
ma sono spade sguainate.
23Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti darà sostegno,
mai permetterà che il giusto vacilli.
24Tu, Dio, li sprofonderai nella tomba
gli uomini sanguinari e fraudolenti:
essi non giungeranno alla metà dei loro giorni.
Ma io, Signore, in te confido.
Ezechiele 7
1Questa parola del Signore mi fu rivolta:2"Ora, figlio dell'uomo riferisci: Così dice il Signore Dio al paese d'Israele: La fine! Giunge la fine per i quattro punti cardinali del paese.3Ora che su di te pende la fine, io scaglio contro di te la mia ira per giudicarti delle tue opere e per domandarti conto delle tue nefandezze.4Non s'impietosirà per te il mio occhio e non avrò compassione, anzi ti terrò responsabile della tua condotta e saranno palesi in mezzo a te le tue nefandezze; saprete allora che io sono il Signore.5Così dice il Signore Dio: Sventura su sventura, ecco, arriva.6Viene la fine, la fine viene su di te; ecco, viene.
7Sopraggiunge il tuo destino, o abitante del paese: arriva il tempo, è prossimo il giorno terribile e non di tripudio sui monti.8Ora, fra breve, rovescerò il mio furore su di te e su di te darò sfogo alla mia ira. Ti giudicherò secondo le tue opere e ti domanderò conto di tutte le tue nefandezze.9né s'impietosirà il mio occhio e non avrò compassione, ma ti terrò responsabile della tua condotta e saranno palesi in mezzo a te le tue nefandezze: saprete allora che sono io, il Signore, colui che colpisce.10Ecco il giorno, eccolo che arriva. È giunta la tua sorte. L'ingiustizia fiorisce, germoglia l'orgoglio11e la violenza si leva a scettro d'iniquità.12È giunto il tempo, è vicino il giorno: chi ha comprato non si allieti, chi ha venduto non rimpianga; perché l'ira pende su tutti!13Chi ha venduto non tornerà in possesso di ciò che ha venduto anche se rimarrà in vita, perché la condanna contro il loro fasto non sarà revocata e nessuno nella sua perversità potrà preservare la sua esistenza.
14Si suona la tromba e tutto è pronto; ma nessuno muove a battaglia, perché il mio furore è contro tutta quella moltitudine.
15La spada all'esterno, la peste e la fame di dentro: chi è per la campagna perirà di spada, chi è in città sarà divorato dalla fame e dalla peste.16Chi di loro potrà fuggire e salvarsi sui monti gemerà come le colombe delle valli, ognuno per la sua iniquità.
17Tutte le mani cadranno
e tutte le ginocchia si scioglieranno come acqua.
18Vestiranno il sacco
e lo spavento li avvolgerà.
Su tutti i volti sarà la vergogna
e tutte le teste saranno rasate.
19Getteranno l'argento per le strade
e il loro oro si cambierà in immondizia,
con esso non si sfameranno,
non si riempiranno il ventre,
perché è stato per loro causa di peccato.
20Della bellezza dei loro gioielli
fecero oggetto d'orgoglio
e fabbricarono con essi
le abominevoli statue dei loro idoli:
per questo li tratterò come immondizia,
21li darò in preda agli stranieri
e in bottino alla feccia del paese
e lo profaneranno.
22Rivolgerò da loro la mia faccia,
sarà profanato il mio tesoro,
vi entreranno i ladri e lo profaneranno.
23Prepàrati una catena,
poiché il paese è pieno di assassini
e la città è piena di violenza.
24Io manderò i popoli più feroci
e s'impadroniranno delle loro case,
abbatterò la superbia dei potenti,
i santuari saranno profanati.
25Giungerà l'angoscia e cercheranno pace,
ma pace non vi sarà.
26Sventura seguirà a sventura,
allarme seguirà ad allarme:
ai profeti chiederanno responsi,
ai sacerdoti verrà meno la dottrina,
agli anziani il consiglio.
27Il re sarà in lutto, il principe ammantato di desolazione,
tremeranno le mani del popolo del paese.Li tratterò secondo la loro condotta,
li giudicherò secondo i loro giudizi:
così sapranno che io sono il Signore".
Atti degli Apostoli 9
1Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote2e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo4e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".5Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti!6Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare".7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.8Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco,9dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
10Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in una visione gli disse: "Ananìa!". Rispose: "Eccomi, Signore!".11E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando,12e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista".13Rispose Ananìa: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme.14Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome".15Ma il Signore disse: "Va', perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele;16e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome".17Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo".18E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato,19poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco,20e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio.21E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?".22Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.23Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo;24ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo;25ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta.
26Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo.27Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.28Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore29e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo.30Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
31La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.
32E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda.33Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico.34Pietro gli disse: "Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto". E subito si alzò.35Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
36A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa "Gazzella", la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine.37Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore.38E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: "Vieni subito da noi!".39E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro.40Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: "Tabità, alzati!". Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere.41Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva.
42La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.43Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore.
Capitolo V: La lettura dei libri di devozione
Leggilo nella BibliotecaNei libri di devozione si deve ricercare la verità, non la bellezza della forma. Essi vanno letti nello spirito con cui furono scritti; in essi va ricercata l'utilità spirituale, piuttosto che l'eleganza della parola. Perciò dobbiamo leggere anche opere semplici, ma devote, con lo stesso desiderio con cui leggiamo opere dotte e profonde. Non lasciarti colpire dal nome dello scrittore, di minore o maggiore risonanza; quel che ci deve indurre alla lettura deve essere il puro amore della verità. Non cercar di sapere chi ha detto una cosa, ma bada a ciò che è stato detto. Infatti gli uomini passano, "invece la verità del Signore resta per sempre" (Sal 116,2); e Dio ci parla in varie maniere, "senza tener conto delle persone" (1Pt 1,17). Spesso, quando leggiamo le Scritture, ci è di ostacolo la nostra smania di indagare, perché vogliamo approfondire e discutere là dove non ci sarebbe che da andare avanti in semplicità di spirito. Se vuoi trarre profitto, leggi con animo umile e semplice, con fede. E non aspirare mai alla fama di studioso. Ama interrogare e ascoltare in silenzio la parola dei santi. E non essere indifferente alle parole dei superiori: esse non vengono pronunciate senza ragione.
LETTERA 134: Agostino esorta il proconsole Apringio a non colpire con la pena capitale i Circoncellioni rei confessi di atroci delitti ai danni dei Cattolici.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta circa la fine del 411.
Agostino esorta il proconsole Apringio a non colpire con la pena capitale i Circoncellioni rei confessi di atroci delitti ai danni dei Cattolici (nn. 1-2), ricordandosi della clemenza propria della Chiesa, che vuole solo l'emendamento dei colpevoli (nn. 34).
AGOSTINO AD APRINGIO, SIGNORE EGREGIO MERITAMENTE SUBLIME ED ECCELLENTISSIMO SUO FIGLIO
I magistrati cristiani usino moderazione.
1. Non dubito che, nella potestà che Dio conferì a te uomo su uomini, tu mediti sul giudizio di Dio, a cui anche i giudici si troveranno a rendere conto delle loro sentenze. Poiché io so che sei stato istruito nella fede cristiana e ciò m'ispira maggiore confidenza di rivolgere non solo un'implorazione, ma anche un'esortazione all'Alleanza tua in nome di quel Dio, nella cui famiglia tu sei annoverato con noi per diritto celeste, nel quale riponiamo insieme la speranza della vita eterna e che invochiamo per voi nella celebrazione dei santi misteri. Perciò, mio egregio signore, meritamente sublime e mio eccellentissimo figlio, in primo luogo ti prego di non aver l'impressione ch'io sia importuno nell'intromettermi negli affari tuoi, data la sollecitudine che devo avere soprattutto a pro' della Chiesa affidatami, di cui servo gli interessi e alla quale desidero non tanto comandare, quanto piuttosto giovare. Ti scongiuro che ti degni di accogliere la mia preghiera o la mia esortazione e di concedermi senza esitazione quanto chiedo.
Contro la pena capitale.
2. L'amministrazione dei tutori della pubblica sicurezza trascinò, previa denunzia davanti ai giudici e alle leggi alcuni Circoncellioni e chierici Donatisti. Costoro, dopo essere stati ascoltati dall'illustrissimo e spettabile tribuno e cancelliere imperiale Marcellino, tuo fratello e figlio mio, senz'essere costretti con i supplizi degli uncini e delle fiamme ma indotti solo dalle verghe, confessarono d'aver perpetrato orribili delitti a danno di alcuni fratelli, miei colleghi nel sacerdozio: d'averne cioè trucidato uno, colto in un'imboscata, e d'averne trascinato via di casa e mutilato un altro col cavargli un occhio e mozzargli un dito. Appena ho saputo della loro confessione e non ho avuto perciò il minimo dubbio che sarebbero capitati sotto la giurisdizione della tua autorità, mi sono affrettato ad inviare all'Eccellenza tua questa lettera, per supplicarti e scongiurarti in nome della misericordia di Cristo che, com'è vero che vorremmo godere della tua felicità più grande e più sicura, così non sia resa ad essi la pariglia, quantunque le leggi, col punire, non potrebbero a colpi di pietre mozzare un dito o fare schizzare un occhio, come sono riusciti a fare essi con la loro crudeltà. Sono quindi tranquillo sulla sorte di coloro che hanno confessato d'avere compiuto quei delitti, perché non saranno puniti a loro volta con lo stesso supplizio; ma temo che essi o coloro, il cui omicidio è stato scoperto, siano condannati a morte in base alla sentenza della tua autorità giudiziaria.. Che ciò non avvenga, io come cristiano prego il giudice e, come vescovo, esorto il cristiano.
Indulgenza cristiana.
3. Leggiamo che l'Apostolo a proposito di voi magistrati ha detto bensì che non senza un motivo voi portate la spada e che siete al servigio di Dio, per punire coloro che operano il male 1; ma una cosa è l'interesse di una provincia, altra quello della Chiesa: il governo di quella deve essere esercitato con molto rigore, di questa dev'essere messa in risalto la clemenza e la mansuetudine. Se il mio discorso fosse rivolto a un giudice non cristiano, agirei diversamente ma tuttavia neanche in questo caso abbandonerei l'interesse della Chiesa e, nella misura ch'egli si degnasse di ascoltarmi, insisterei perché i supplizi subìti dai servi di Dio cattolici, che devono giovare ad esempio di pazienza, non venissero macchiati del sangue dei loro nemici. Se non volesse darmi retta, sospetterei che mi resisterebbe con animo ostile. Ma ora, dal momento che io tratto con te, diverso è il mio comportamento, diversa la richiesta. Noi vediamo, in te non solo un magistrato di somma autorità, ma riconosciamo anche un figlio della pietà cristiana. Si assoggetti la tua Eccellenza, si assoggetti la tua fede; io tratto con te una faccenda di comune interesse, ma in merito ad essa tu puoi ciò che non posso io: prendi la tua decisione in accordo con noi e soccorrici con la tua collaborazione.
Il castigo miri a far ravvedere i colpevoli.
4. E' stata una mossa avveduta quella di far si che i nemici della Chiesa, - proprio essi che con le loro ciance menzognere e seducenti sono soliti sobillare gli animi ignoranti menando vanto di pretese persecuzioni che si vantavano di subire - confessassero gli orrendi delitti consumati nelle persone di chierici cattolici e rimanessero impigliati nella rete delle proprie asserzioni. Devono ora essere letti i verbali degli Atti pubblici, per guarire le anime avvelenate dalla pestifera persuasione. Orbene, sembra forse opportuno che noi nel leggere i verbali, caso mai conterranno anche la condanna a morte dei colpevoli, esitassimo di giungere alla fine della lettura là ove noi diciamo espressamente che eravamo al corrente della cosa, esitassimo - ripeto - perché non apparisse che quelli che avevano subìto il torto rendessero male per male? Se non si potessero stabilire altri mezzi per frenare la malvagità di uomini perversi, forse urgerebbe l'estrema necessità che costoro venissero uccisi, benché, da parte nostra, se non si riuscisse a trovare per essi una pena più mite, preferiremmo che fossero messi in libertà, anziché vendicare le sofferenze dei nostri fratelli col versare il loro sangue. Ma ora, dacché si può trovare anche una via per cui risplenda la mitezza della Chiesa e si freni l'audacia di individui spietati, perché non fai inclinare la tua sentenza nel senso più saggio e più clemente, cosa che ai giudici è permesso di fare anche in cause non ecclesiastiche?. Abbi dunque insieme con noi timore del giudizio di Dio Padre e fa' valere la mitezza della Madre. Poiché ciò che farai tu, lo farà la Chiesa, in quanto lo farai per amore di essa di cui tu sei figlio. Gareggia in bontà coi malvagi. Essi, con orrenda crudeltà strapparono le membra da un corpo vivente: tu, con opera di misericordia fa si che le membra, che quelli usarono per azioni nefande, restino intatte e servano a qualche utile lavoro; essi non risparmiarono i servi di Dio che predicavano loro il ritorno alla fede: tu risparmiarli ora che sono stati arrestati, trascinati in giudizio, convinti di colpa. Essi con sacrilega spada versarono il sangue dei Cristiani; tu, per amore di Cristo, tieni lontana dal loro sangue anche la spada della giustizia. Essi, uccidendo un ministro della Chiesa, gli tolsero con la forza il naturale corso della vita: tu prolunga ai nemici viventi della Chiesa il tempo per pentirsi. Così devi comportarti da giudice cristiano in una causa ecclesiastica; noi te lo chiediamo, ti esortiamo, ti supplichiamo. Gli uomini, quando i loro nemici convinti di colpa sono trattati con troppa clemenza, sono soliti appellarsi avverso una sentenza troppo mite; noi invece amiamo tanto i nostri nemici che, se non presumessimo troppo della tua obbedienza cristiana, ci appelleremmo avverso la tua sentenza severa. Dio onnipotente conservi e renda sempre più grande in autorità e più prospera l'Eccellenza tua, o mio egregio signore e meritamente illustre ed eccellentissimo figlio.
1 - Rm 13, 4.
Tragica passeggiata alla Stura
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaQuesto sogno Don Bosco lo fece a Lanzo Torinese la notte del 17 aprile
1868. E un sogno terribile. Il direttore del Collegio, Don Lemoyne, che
dormiva nella camera accanto, fu svegliato da un urlo agghiacciante che
Don Bosco lanciò nel sonno.
A Don Bosco parve di trovarsi sulle sponde di un torrente non largo, ma
dalle acque torbide e vorticose. I giovani che lo circondavano,
tentavano di passare sulla sponda opposta. Molti prendevano la rincorsa,
saltavano e riuscivano ad arrivare dall’altra parte. Altri però non ce
la facevano. Qualcuno batteva con i piedi proprio sull’orlo della riva,
ricadeva indietro e veniva trascinato dalla corrente. Qualcun altro
piombava con un tonfo nel bel mezzo del fiume e spariva. C’era chi
finiva sugli scogli aguzzi, sporgenti dall’acqua, e si spaccava la testa
o si rompeva lo stomaco rimanendo boccheggiante.
A quella scena dolorosa Don Bosco gridava, avvisava, insegna va a
prendere lo slancio con prudenza, ma inutilmente. Il torrente in poco
tempo apparve cosparso di corpi inerti che, trascinati dalla corrente
impetuosa, andavano a sfracellarsi contro una rupe, alla svolta del
fiume, e lì sparivano in un vortice.
— Ma perché — si chiedeva Don Bosco — ragazzi tanto agili e snelli non
riescono ad arrivare dall’altra parte con un bel salto? La spiegazione
fu spaventosa, raccapricciante. Mentre prendevano lo slancio, molti
avevano dietro qualche sciagurato compagno che, per un gusto malvagio,
faceva lo sgambetto, oppure li tratteneva per il cappotto o, peggio
ancora, con uno spintone li gettava irrimediabilmente nella rovina.
— Perché — esclamava Don Bosco il giorno seguente, riferendosi a questi
criminali dello spirito — perché con i vostri cattivi discorsi volete
accendere nel cuore dei vostri compagni la fiamma di quelle passioni che
poi dovranno consumarli in eterno? Perché insegnate il male a certuni
che forse sono ancora innocenti? Perché con la vostra ironia e con i
vostri accordi insensati, vi ritirate dai Sacramenti e non volete
ascoltare le parole di chi vi può mettere sul la buona strada? L’unica
cosa che guadagnerete sarà la maledizione di Dio.
L’angoscia che stringeva il cuore a Don Bosco durante quel sogno gli
fece gettare un urlo lacerante che lo svegliò.
«Io li ho veduti tutti questi giovani, asseriva il Santo parlandone
con il direttore, li ho veduti tutti e ho conosciuto certi volponi. Ma
il mio segreto lo tengo per me e non lo dirò a nessuno. La prima volta
che potrò ritornare a Lanzo dirò a ciascuno la parte sua».
Impressiona la parola di Don Bosco: « Io li ho conosciuti questi
volponi». Non mancano anche oggi quelli che tra i compagni fanno le
parti del diavolo. Vigilare per prevenire: ecco l’assillo e il dolce
tormento dei genitori e degli educatori.
33-52 Novembre 4, 1935 Chi vive nella Divina Volontà possiede il suo Gesù in modo perenne, e Lui ripete il miracolo che operò nell’istituire il Santissimo Sacramento di ricevere Sé stesso.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Il mio abbandono continua nel Voler Divino, ma quanto più cammino nel suo mare, tanto più sento il bisogno della sua Vita per continuare a vivere, e avendo fatto la Santa Comunione, sentivo il bisogno d’amarlo. Ma il mio povero nulla non aveva amore sufficiente per amare Colui che tanto mi ama, era così scarso il mio amore che sentivo vergogna innanzi all’amore di Gesù, che ne aveva tanto, che non si veggono i confini, eppure volevo amarlo. Ed il mio amato Gesù facendomi coraggio mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, non ti abbattere, per chi vive nella mia Volontà, il nulla lo tiene nel tutto, e volendomi amare mi ama col mio stesso Amore, Io trovo in esso il mio Amore potente, sapiente, attraente, immenso, in modo che questo nulla della creatura mi prende da tutti i lati, ed Io mi sento legato dal suo amore, che è il mio stesso amore, in modo che non posso sfuggirla, e ora mi ferisce, ora mi freccia fino a farmi venir meno, e sento il bisogno di riposarmi nelle braccia del suo amore. Ma questo non è tutto, chi vive nella mia Volontà possiede il suo Gesù in modo perenne, perché Essa tiene virtù di formare, crescere e alimentare la mia Vita nella creatura, e ricevendomi nel Sacramento Io trovo un altro Gesù, cioè Me stesso, che mi ama, mi adora, mi ringrazia, mi ripara, posso dire che ripeto il gran miracolo che feci nell’istituire il Sacramento dell’Eucaristia, che comunicai Me stesso, cioè il tuo Gesù ricevette Gesù, era l’onore più grande, la soddisfazione più completa, il contraccambio dell’eroismo del mio Amore, ricevere Me stesso, nulla mi mancava di tutto ciò che mi era dovuto alla mia Vita Sacramentale, un Dio pareggiava lo stesso Dio, potevo dire che ciò che Io davo mi si ridava. Ora per chi vive nella mia Volontà, il non possedere il suo Gesù è impossibile, quindi ricevendomi in Sacramento Io posso dire: “Io vado a trovare Me stesso nella creatura, e trovo ciò che Io voglio, la mia Vita che unificandosi insieme forma una sola, trovo la mia reggia, trovo l’amore che sempre mi ama, trovo il compenso del grande sacrificio di tutto ciò che faccio e soffro nella mia Vita Sacramentale. Il mio Amore eccessivo mi porta con una forza irresistibile a ripetere il miracolo di ricevere Me stesso, ma mi è dato di farlo solo nella creatura dove regna la mia Divina Volontà”.