Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Il "Vangelo" secondo il mondo dice che bisogna uccidere i propri nemici, che si deve odiare e insultare chi non ti vuole bene. E tu, vuoi sapere il segreto della vera pace? Vuoi risolvere di colpo ogni difficoltà  nel rapporto con gli altri, cessare ogni ostilità  e ogni guerra? Allora ama come Gesù ama. Decidi da questo momento ad amare il tuo prossimo fino al dono di te stesso. Getta via la contabilità  dell'amore; ama nella gratuità  e senza calcoli. Se uno è buono e simpatico, amalo. Se un'altro è antipatico, amalo lo stesso. Se uno ti saluta e ti sorride, salutalo. Se un'altro non ti saluta e ti pesta i piedi, salutalo lo stesso. Se uno ti fa del bene, ringrazia il Signore. Ma se un'altro ti perseguita e ti calunnia, ringrazia il Signore lo stesso e prega per lui. Non dire mai "io ho ragione e lui ha torto" bensì "io devo amare, io devo perdonare!" Certo, amare così non è facile. Ma fatti coraggio; cammina con l'aiuto della grazia perché il viaggio sarà  lungo come lunga è la vita. Beato te se arriverai alla meta con il cuore pieno d'amore. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 5° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 24

1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio.2Gesù disse loro: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata".
3Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo".

4Gesù rispose: "Guardate che nessuno vi inganni;5molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno.6Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine.7Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi;8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori.9Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome.10Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda.11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti;12per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà.13Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato.14Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.

15Quando dunque vedrete 'l'abominio della desolazione', di cui parlò il profeta Daniele, stare 'nel luogo santo' - chi legge comprenda -,16allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti,17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa,18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.19Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni.20Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato.
21Poiché vi sarà allora 'una tribolazione' grande, 'quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora', né mai più ci sarà.22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.23Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete.24Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.25Ecco, io ve l'ho predetto.

26Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: È in casa, non ci credete.27Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.28Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi.

29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,

'il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
gli astri cadranno' dal cielo
'e le potenze dei cieli' saranno sconvolte.

30Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e 'allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra', e vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo' con grande potenza e gloria.31Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.

32Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina.33Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte.34In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.35Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
36Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

37Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.40Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato.41Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.43Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.44Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

45Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?46Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!47In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.48Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,50arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa,51lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.


Numeri 32

1I figli di Ruben e i figli di Gad avevano bestiame in numero molto grande; quando videro che il paese di Iazer e il paese di Gàlaad erano luoghi da bestiame,2i figli di Gad e i figli di Ruben vennero a parlare a Mosè, al sacerdote Eleazaro e ai principi della comunità e dissero:3"Atarot, Dibon, Iazer, Nimra, Chesbon, Eleale, Sebam, Nebo e Beon,4terre che il Signore ha sconfitte alla presenza della comunità d'Israele, sono terre da bestiame e i tuoi servi hanno appunto il bestiame".5Aggiunsero: "Se abbiamo trovato grazia ai tuoi occhi, sia concesso ai tuoi servi il possesso di questo paese: non ci far passare il Giordano".
6Ma Mosè rispose ai figli di Gad e ai figli di Ruben: "Andrebbero dunque i vostri fratelli in guerra e voi ve ne stareste qui?7Perché volete scoraggiare gli Israeliti dal passare nel paese che il Signore ha dato loro?8Così fecero i vostri padri, quando li mandai da Kades-Barnea per esplorare il paese.9Salirono fino alla valle di Escol e, dopo aver esplorato il paese, scoraggiarono gli Israeliti dall'entrare nel paese che il Signore aveva loro dato.10Così l'ira del Signore si accese in quel giorno ed egli giurò:11Gli uomini che sono usciti dall'Egitto, dall'età di vent'anni in su, non vedranno mai il paese che ho promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, perché non mi hanno seguito fedelmente,12se non Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita, e Giosuè figlio di Nun, che hanno seguito il Signore fedelmente.13L'ira del Signore si accese dunque contro Israele; lo fece errare nel deserto per quarant'anni, finché fosse finita tutta la generazione che aveva agito male agli occhi del Signore.14Ed ecco voi sorgerete al posto dei vostri padri, razza di uomini peccatori, per aumentare ancora l'ira del Signore contro Israele.15Perché se voi non volete più seguirlo, il Signore continuerà a lasciarlo nel deserto e voi farete perire tutto questo popolo".
16Ma quelli si avvicinarono a lui e gli dissero: "Costruiremo qui ovili per il nostro bestiame e città per i nostri fanciulli;17ma, quanto a noi, ci terremo pronti in armi, per marciare davanti agli Israeliti, finché li avremo condotti al luogo destinato loro; intanto, i nostri fanciulli dimoreranno nelle fortezze per timore degli abitanti del paese.18Non torneremo alle nostre case finché ogni Israelita non abbia preso possesso della sua eredità;19non possiederemo nulla con loro al di là del Giordano e più oltre, perché la nostra eredità ci è toccata da questa parte del Giordano, a oriente".
20Allora Mosè disse loro: "Se fate questo, se vi armate per andare a combattere davanti al Signore,21se tutti quelli di voi che si armeranno passeranno il Giordano davanti al Signore finché egli abbia scacciato i suoi nemici dalla sua presenza,22se non tornerete fin quando il paese vi sarà sottomesso davanti al Signore, voi sarete innocenti di fronte al Signore e di fronte a Israele e questo paese sarà vostra proprietà alla presenza del Signore.23Ma, se non fate così, voi peccherete contro il Signore; sappiate che il vostro peccato vi raggiungerà.24Costruitevi pure città per i vostri fanciulli e ovili per i vostri greggi, ma fate quello che la vostra bocca ha promesso".
25I figli di Gad e i figli di Ruben dissero a Mosè: "I tuoi servi faranno quello che il mio signore comanda.26I nostri fanciulli, le nostre mogli, i nostri greggi e tutto il nostro bestiame rimarranno qui nelle città di Gàlaad;27ma i tuoi servi, tutti armati per la guerra, andranno a combattere davanti al Signore, come dice il mio signore".
28Allora Mosè diede per loro ordini al sacerdote Eleazaro, a Giosuè figlio di Nun e ai capifamiglia delle tribù degli Israeliti.29Mosè disse loro: "Se i figli di Gad e i figli di Ruben passeranno con voi il Giordano tutti armati per combattere davanti al Signore e se il paese sarà sottomesso davanti a voi, darete loro in proprietà il paese di Gàlaad.30Ma se non passano armati con voi, avranno la loro proprietà in mezzo a voi nel paese di Canaan".31I figli di Gad e i figli di Ruben risposero: "Faremo come il Signore ha ordinato ai tuoi servi.32Passeremo in armi davanti al Signore nel paese di Canaan, ma il possesso della nostra eredità resti per noi di qua dal Giordano".
33Mosè dunque diede ai figli di Gad e ai figli di Ruben e a metà della tribù di Manàsse, figlio di Giuseppe, il regno di Sicon, re degli Amorrei, e il regno di Og, re di Basan: il paese con le sue città comprese entro i confini, le città del paese che si stendeva intorno.34I figli di Gad ricostruirono Dibon, Atarot, Aroer,35Aterot-Sofan, Iazer, Iogbea,36Bet-Nimra e Bet-Aran, fortezze, e fecero ovili per i greggi.37I figli di Ruben ricostruirono Chesbon, Eleale, Kiriataim,38Nebo e Baal-Meon, i cui nomi furono mutati, e Sibma e diedero nomi alle città che avevano ricostruite.39I figli di Machir, figlio di Manàsse, andarono nel paese di Gàlaad, lo presero e ne cacciarono gli Amorrei che vi abitavano.40Mosè allora diede Gàlaad a Machir, figlio di Manàsse, che vi si stabilì.41Anche Iair, figlio di Manàsse, andò e prese i loro villaggi e li chiamò villaggi di Iair.42Nobach andò e prese Kenat con le dipendenze e la chiamò Nobach.


Proverbi 2

1Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole
e custodirai in te i miei precetti,
2tendendo il tuo orecchio alla sapienza,
inclinando il tuo cuore alla prudenza,
3se appunto invocherai l'intelligenza
e chiamerai la saggezza,
4se la ricercherai come l'argento
e per essa scaverai come per i tesori,
5allora comprenderai il timore del Signore
e troverai la scienza di Dio,
6perché il Signore dà la sapienza,
dalla sua bocca esce scienza e prudenza.
7Egli riserva ai giusti la sua protezione,
è scudo a coloro che agiscono con rettitudine,
8vegliando sui sentieri della giustizia
e custodendo le vie dei suoi amici.
9Allora comprenderai l'equità e la giustizia,
e la rettitudine con tutte le vie del bene,
10perché la sapienza entrerà nel tuo cuore
e la scienza delizierà il tuo animo.
11La riflessione ti custodirà
e l'intelligenza veglierà su di te,
12per salvarti dalla via del male,
dall'uomo che parla di propositi perversi,
13da coloro che abbandonano i retti sentieri
per camminare nelle vie delle tenebre,
14che godono nel fare il male,
gioiscono dei loro propositi perversi;
15i cui sentieri sono tortuosi
e le cui strade sono oblique,
16per salvarti dalla donna straniera,
dalla forestiera che ha parole seducenti,
17che abbandona il compagno della sua giovinezza
e dimentica l'alleanza con il suo Dio.
18La sua casa conduce verso la morte
e verso il regno delle ombre i suoi sentieri.
19Quanti vanno da lei non fanno ritorno,
non raggiungono i sentieri della vita.
20Per questo tu camminerai sulla strada dei buoni
e ti atterrai ai sentieri dei giusti,
21perché gli uomini retti abiteranno nel paese
e gli integri vi resteranno,
22ma i malvagi saranno sterminati dalla terra,
gli infedeli ne saranno strappati.


Salmi 117

1Alleluia.

Lodate il Signore, popoli tutti,
voi tutte, nazioni, dategli gloria;

2perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno.


Geremia 14

1Parola che il Signore rivolse a Geremia in occasione della siccità:

2Giuda è in lutto,
le sue città languiscono,
sono a terra nello squallore;
il gemito di Gerusalemme sale al cielo.
3I ricchi mandano i loro servi in cerca d'acqua;
essi si recano ai pozzi,
ma non ve la trovano
e tornano con i recipienti vuoti.
Sono delusi e confusi e si coprono il capo.
4Per il terreno screpolato,
perché non cade pioggia nel paese,
gli agricoltori sono delusi e confusi
e si coprono il capo.
5La cerva partorisce nei campi e abbandona il parto,
perché non c'è erba.
6Gli ònagri si fermano sui luoghi elevati
e aspirano l'aria come sciacalli;
i loro occhi languiscono,
perché non si trovano erbaggi.
7"Se le nostre iniquità testimoniano contro di noi,
Signore, agisci per il tuo nome!
Certo, sono molte le nostre infedeltà,
abbiamo peccato contro di te.
8O speranza di Israele,
suo salvatore al tempo della sventura,
perché vuoi essere come un forestiero nel paese
e come un viandante che si ferma solo una notte?
9Perché vuoi essere come un uomo sbigottito,
come un forte incapace di aiutare?
Eppure tu sei in mezzo a noi, Signore,
e noi siamo chiamati con il tuo nome,
non abbandonarci!".

10Così dice il Signore di questo popolo: "Piace loro andare vagando, non fermano i loro passi". Per questo il Signore non li gradisce. Ora egli ricorda la loro iniquità e punisce i loro peccati.
11Il Signore mi ha detto: "Non intercedere a favore di questo popolo, per il suo benessere.12Anche se digiuneranno, non ascolterò la loro supplica; se offriranno olocausti e sacrifici, non li gradirò; ma li distruggerò con la spada, la fame e la peste".13Allora ho soggiunto: "Ahimè, Signore Dio, dicono i profeti: Non vedrete la spada, non soffrirete la fame, ma vi concederò una pace perfetta in questo luogo".14Il Signore mi ha detto: "I profeti hanno predetto menzogne in mio nome; io non li ho inviati, non ho dato ordini né ho loro parlato. Vi annunziano visioni false, oracoli vani e suggestioni della loro mente".15Perciò così dice il Signore: "I profeti che predicono in mio nome, senza che io li abbia inviati, e affermano: Spada e fame non ci saranno in questo paese, questi profeti finiranno di spada e di fame.16Gli uomini ai quali essi predicono saranno gettati per le strade di Gerusalemme in seguito alla fame e alla spada e nessuno seppellirà loro, le loro donne, i loro figli e le loro figlie. Io rovescerò su di essi la loro malvagità".

17Tu riferirai questa parola:
"I miei occhi grondano lacrime
notte e giorno, senza cessare,
perché da grande calamità
è stata colpita la figlia del mio popolo,
da una ferita mortale.
18Se esco in aperta campagna,
ecco i trafitti di spada;
se percorro la città,
ecco gli orrori della fame.
Anche il profeta e il sacerdote
si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare.
19Hai forse rigettato completamente Giuda,
oppure ti sei disgustato di Sion?
Perché ci hai colpito, e non c'è rimedio per noi?
Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene,
l'ora della salvezza ed ecco il terrore!
20Riconosciamo, Signore, la nostra iniquità,
l'iniquità dei nostri padri: abbiamo peccato contro di te.
21Ma per il tuo nome non abbandonarci,
non render spregevole il trono della tua gloria.
Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi.
22Forse fra i vani idoli delle nazioni c'è chi fa
piovere?
O forse i cieli mandan rovesci da sé?
Non sei piuttosto tu, Signore nostro Dio?
In te abbiamo fiducia,
perché tu hai fatto tutte queste cose".


Lettera agli Ebrei 7

1Questo 'Melchìsedek' infatti, 're di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re' e 'lo benedisse';2'a lui Abramo' diede 'la decima di ogni cosa'; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche 're di Salem', cioè re di pace.3Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno.

4Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino.5In verità anche quelli dei figli di Levi, che assumono il sacerdozio, hanno il mandato di riscuotere, secondo la legge, la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, essi pure discendenti da Abramo.6Egli invece, che non era della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario della promessa.7Ora, senza dubbio, è l'inferiore che è benedetto dal superiore.8Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive.9Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo:10egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando 'gli venne incontro Melchìsedek'.

11Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico - sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c'era che sorgesse un altro sacerdote 'alla maniera di Melchìsedek', e non invece 'alla maniera' di Aronne?12Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge.13Questo si dice di chi è appartenuto a un'altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all'altare.14È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.

15Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, 'a somiglianza di Melchìsedek', sorge un altro 'sacerdote',16che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile.17Gli è resa infatti questa testimonianza:

'Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek'.

18Si ha così l'abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità -19la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece l'introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.

20Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento;21 costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto:

'Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre'.

22Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore.
23Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo;24egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.25Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.

26Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;27egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.28La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.


Capitolo VII: Evitare l'eccessiva familiarità

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"Non aprire il tuo cuore al primo che capita" (Sir 8,22); i tuoi problemi, trattali invece con chi ha saggezza e timore di Dio. Cerca di stare raramente con persone sprovvedute e sconosciute; non metterti con i ricchi per adularli; non farti vedere volentieri con i grandi. Stai, invece, accanto alle persone umili e semplici, devote e di buoni costumi; e con esse tratta di cose che giovino alla tua santificazione. Non avere familiarità con alcuna donna, ma raccomanda a Dio tutte le donne degne. Cerca di essere tutto unito soltanto a Dio e ai suoi angeli, evitando ogni curiosità riguardo agli uomini. Mentre si deve avere amore per tutti, la familiarità non è affatto necessaria. Capita talvolta che una persona che non conosciamo brilli per fama eccellente; e che poi, quando essa ci sta dinanzi, ci dia noia solo al vederla. D'altra parte, talvolta speriamo di piacere a qualcuno, stando con lui, e invece cominciamo allora a non piacergli, perché egli vede in noi alcunché di riprovevole.


Contro Fausto Manicheo - Libro tredicesimo

Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona

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Fausto respinge le profezie riguardanti Cristo: accettandole infatti cadrebbe in contraddizione.

1. Fausto. " Come potete venerare Cristo ripudiandone i profeti dalle cui predizioni si deduce che sarebbe venuto? ". Non so se qualcuno, incominciando ad esaminare il problema, sia in grado di dimostrare che il nostro Cristo, figlio di Dio, è stato predetto da profeti ebrei. Anche ammesso però che le cose stiano così a noi che cosa ne viene? Ci resta da far loro un rimprovero: coloro che per caso dal Giudaismo si sono convertiti al Cristianesimo sulla base, come tu dici, della testimonianza dei profeti, successivamente li trascurano comportandosi da ingrati per i benefici ricevuti. Inoltre noi siamo per natura dei Gentili, nati sotto una legge diversa da quella che Paolo designa col termine prepuzio 1 e con profeti diversi che i pagani chiamano vati e successivamente convertiti da ciò che eravamo al Cristianesimo. Non siamo stati Giudei passati al Cristianesimo per seguire giustamente la fede dei profeti ebrei, ma ci siamo convertiti solo perché spinti dalla fama delle virtù cristiane e dalla sapienza del nostro liberatore Gesù Cristo. Se pertanto mentre ancora rimanevo nella religione dei padri mi si fosse presentato un predicatore con l'intento di parlarmi di Cristo partendo dai profeti, costui io l'avrei giudicato un pazzo che si sforzava di convincere di tesi dubbie partendo da tesi ancor più dubbie, un pagano come me, seguace di una religione ben diversa. Che cosa occorreva se non che prima mi persuadessi che bisogna credere ai profeti e successivamente a Cristo attraverso i profeti? E perché ciò avvenisse occorrevano parimenti altri profeti che garantissero per questi. Ragion per cui se tu ritieni che Cristo deve essere accettato attraverso i profeti, per tramite di chi accetterai i profeti? Dirai forse " per tramite di Cristo " in modo che l'uno raccomandi l'altro, Cristo i profeti e i profeti Cristo? Ma un pagano, libero dai condizionamenti di entrambi, non crederebbe né ai profeti, che parlano di Cristo, né a Cristo che parla dei profeti. Pertanto chiunque diventa cristiano dopo essere stato pagano non deve tutto a nessun altro se non alla sua fede. E per chiarire con un esempio ciò che diciamo esplicitamente, immaginiamo che qualcuno fosse da noi catechizzato e che noi standogli accanto gli dicessimo: credi a Cristo che è veramente Dio. " E da cosa lo dimostrate? ", chiederebbe lui, e noi: " Dai profeti ". E chiedendo egli di nuovo: " Da quali profeti? ". Risponderemmo: " Dai profeti ebrei ". Ed egli sorridendo direbbe: " Io non credo minimamente a queste cose ". Noi a nostra volta chiederemmo: " Che dire del fatto che Cristo conferma le loro predizioni? ". Egli riderebbe ancora di più e aggiungerebbe: " Che dire del fatto che io non credo neppure a lui? ". Quale sarebbe il risultato di tutto questo? Noi resteremmo imbarazzati, ma lui ridendo di noi e della nostra ingenuità rimarrebbe nelle sue posizioni. Come ho detto, dunque, le testimonianze degli Ebrei non arrecano nessun contributo alla Chiesa cristiana che è costituita più di pagani che di Giudei. Senza dubbio se, come si dice, vi sono delle predizioni relative a Cristo da parte della Sibilla o di Ermete, che chiamano Trismegisto, o di Orfeo o di altri indovini pagani, queste potranno notevolmente giovare alla nostra fede mentre da pagani diventiamo Cristiani. Le testimonianze degli Ebrei invece, anche ammesso che siano veritiere, sarebbero però inutili per noi prima dell'acquisto della fede e superflue successivamente. In precedenza a quelle predizioni non potevamo credere, in seguito tale credenza diviene superflua.

L'obiezione di Fausto è da giudicarsi ridicola.

2. AGOSTINO. La lunghezza della nostra precedente risposta giustifica a questo punto la brevità di quella nuova. Come penso colui che la leggerà riderà di costui che va delirando in questo modo e che ancora va dicendo che i profeti ebrei non hanno preannunziato la venuta di Cristo, Figlio di Dio. Quanto al nome Cristo solo presso il popolo ebraico fu onoratissimo se applicato ad un re o ad un sacerdote 2 e fu eliminato solo dopo la venuta di colui che era simboleggiato in quelle figure 3. Ci dicano loro stessi da dove abbiano appreso il nome di Cristo. Se dicono " da Mani ", chiedo allo stesso Mani come degli Africani, per tacere degli altri, abbiano potuto credere a un Persiano dal momento che Fausto rimprovera ai Romani e ai Greci o ad altri Pagani di aver creduto ai profeti ebrei che sono estranei a Cristo e ritiene gli oracoli della Sibilla, di Orfeo e di altri indovini pagani più adatti ad ispirare la fede in Cristo. Non si aspetti però che in qualche chiesa si leggano quegli oracoli. I profeti ebrei invece sono noti in tutti il mondo e guidano verso la salvezza cristiana grandi masse di fedeli. Dire quindi che la profezia ebraica non è adatta ai Gentili ai fini della fede in Cristo quando si constata che è proprio attraverso la Profezia Ebraica che tutti i popoli credono in Cristo è una ridicola follia.

Il Cristo annunciato dalle Profezie è quello vero.

3. A voi non piace il Cristo preannunciato dagli Ebrei; eppure tutti i popoli pagani, presso i quali voi ritenete che la profezia ebraica non goda di alcuna autorità, credono nel Cristo proprio come è preannunciato dalla profezia ebraica. E ciò avviene ovviamente accettando il Vangelo che Dio, secondo l'Apostolo, aveva inviato attraverso i suoi profeti nelle sacre Scritture là dove si parla del suo figlio creato per lui della stirpe di Davide secondo la carne 4. Di qui le parole del profeta Isaia: Sarà la radice di Iesse che sorgerà per sanare i Gentili: in lei spereranno le genti 5. E ancora: Ecco che la Vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno col nome di Emmanuel 6 che significa " Dio con noi " 7. Né ritengano i nostri avversari che da parte dei profeti ebrei Cristo sia preannunciato solo come uomo. A questo sembra accennare Fausto quando dice " il nostro Cristo figlio di Dio", come se gli Ebrei non chiamassero il loro Cristo figlio di Dio. Ed ecco che noi dimostriamo che Dio Cristo, secondo la profezia degli Ebrei, è figlio della Vergine. In realtà, nel timore che i Giudei carnali a proposito di Cristo ritenessero solamente ch'egli fosse nato per noi della stirpe di Davide, il Signore stesso li ammoniva chiedendo loro, in base alla profezia dello stesso Davide, che cosa pensassero di Cristo e di chi lo ritenessero figlio. Ed avendo essi risposto di Davide, per evitare, come ho detto, che si pensasse di lui solo questo e non si considerasse il nome Emmanuel che significa Dio con noi, così si espresse il Signore: Come mai lo stesso Davide, mosso dallo Spirito, chiamò il Signore dicendo: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra finché ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi? 8 Ecco, lo dico a voi: come noi dimostriamo che Cristo è Dio sulla base della profezia degli Ebrei; mostratemi voi qualche vostra profezia dalla quale avete appreso il nome di Cristo.

Manicheo non è apostolo di Cristo né si fonda su alcuna effettiva autorità.

4. Il vostro Mani non fu un profeta della venuta di Cristo, benché con impudente menzogna se ne dicesse discepolo. Risulta infatti che questa eresia sia sorta non solo dopo Tertulliano, ma anche dopo Cipriano. Tutte le sue lettere però iniziano con le parole: "Mani apostolo di Gesù Cristo ". Perché avete creduto a costui sul conto di Cristo? Quale testimone del suo apostolato vi ha fatto conoscere? Quanto al nome di Cristo ben sappiamo che solo nel regno dei Giudei fu dato a re e sacerdoti in modo che non soltanto questo o quel personaggio, ma tutto il popolo e tutto il regno divenisse profeta di Cristo e del Regno cristiano. Ma perché allora quest'uomo si è impadronito e ha usurpato questo nome, lui che vi proibisce di credere ai profeti ebrei e giunge al punto di creare, da falso apostolo e mentitore qual è, dei falsi apostoli di un falso Cristo? Alla fine, per non sentirsi dire tu menti, vi ha presentato alcuni profeti che, a suo parere, annunzierebbero Cristo. Come vi comportereste con colui che Fausto propone di scegliere come esempio di catechizzando se quello non volesse credere né a quei profeti né a lui? Chiamerà forse Mani quali testimoni a suo favore i nostri apostoli? Non credo proprio che chiamerà degli uomini, aprirà piuttosto dei libri che troverà però contrari e non favorevoli alle sue tesi. Ivi infatti leggiamo e conseguentemente insegniamo che Cristo è nato da Maria Vergine e che il Figlio di Dio è stato creato secondo la carne dalla stirpe di Davide. Se dichiarerà quei libri falsificati, egli stesso metterà in dubbio la attendibilità dei suoi testimoni 9. Se poi presenterà altri codici dicendo che appartengono ai nostri apostoli, come potrà dare loro l'autorità che invece rifiuta per quelli stabiliti dagli apostoli nelle Chiese di Cristo per poter poi essere trasferiti alla posterità col sigillo della loro raccomandazione? Come può Mani, cui non credo, presentarmi delle Scritture alle quali dovrei credere perché me lo chiede lui e come può tentare di dare ad esse un'autorità dal momento che io non gli credo?

La fama evocata da Fausto lo annienta se messo a confronto con Cristo.

5. Se per definire la figura di Cristo hai creduto alla fama (anche Fausto nel suo penoso imbarazzo ha affrontato questo tema trattandone solo di passaggio, per non essere ovviamente costretto a presentare quei libri dei quali nulla è l'autorità o ad accettarne altri la cui autorità è in contrasto con il suo pensiero) se, lo ripeto, nel giudicare Cristo hai creduto alla fama occorre vedere se la fama sia una testimonianza idonea e considerare con molta attenzione l'abisso nel quale si rischia di precipitare. La fama diffonde su di voi molte maldicenze quando non vorreste che le si credesse. Che ragione vi è dunque di volere che quella stessa fama sia veridica nei riguardi di Cristo e menzognera nei vostri riguardi? E che dire del fatto che siete anche in contraddizione con la fama di Cristo? In realtà di fama ve n'è un'altra più chiara e più esaltante che tiene sospese le orecchie le menti e le lingue di tutti i popoli, quella che, attraverso Cristo nato dalla stirpe di Davide, porta a compimento ciò che secondo le Scritture Ebraiche era stato scritto e promesso ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: Nel tuo sangue benedirò tutte le genti 10. Che cosa risponderete, a chi mai crederete circa la figura di Cristo, voi cui non piacciono le testimonianze straniere? L'autorità dei nostri libri confermata dal consenso di tanti popoli attraverso la successione degli apostoli, dei Vescovi e dei Concili vi è contraria. Quella dei vostri libri è inconsistente perché sostenuta da pochissimi e da persone che venerano un Dio e un Cristo menzognero. Perciò la fama si eleva contro la loro falsa dottrina, sempre che non vengano ritenuti falsi imitatori del loro Dio e del loro Cristo. Ma la stessa fama, se consultata, dà di voi un pessimo giudizio e non cessa di proclamare contro di voi Cristo nato della stirpe di Davide. Voi non avete udito la voce del Padre dal cielo 11, non avete visto le opere di Cristo con le quali dava testimonianza di sé. Voi per ingannare con una falsa apparenza di Cristiani fingete di accettare i libri in cui sono scritte queste cose, ma perché non siano letti contro di voi li dite falsificati. Partendo da essi presentate Cristo che dice: Se non mi credete, credete ai fatti 12, e ancora: Sono io che do testimonianza di me e il Padre che mi ha mandato offre testimonianza di me 13. Non volete però che sia citato contro di voi quando dice: Esaminate le Scritture nelle quali pensate di avere la vita eterna: esse stesse danno testimonianza di me, e ancora: Se crederete a Mosè crederete anche a me: infatti egli scrive di me 14, e ancora: Hanno colà Mosè e i Profeti: ascoltino loro 15, e ancora Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neppure se qualcuno risuscitasse dai morti gli crederebbero 16. Come siete pervenuti a questo? Su che cosa vi fondate? Respingete le Scritture confermate e raccomandate da una così grande autorità e non fate miracoli. Se li faceste però dovremmo guardarci anche da quelli perché il Signore ci mette in guardia e ci dice: Sorgeranno molti falsi Cristi e falsi profeti e faranno dei segni e molti prodigi per ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco che ve l'ho predetto 17. Fin qui ha voluto che non si credesse nulla contro la confermata autorità delle Scritture che dimostra la sua attendibilità con i fatti, che dimostra che quei fatti, preannunciati con grandissimo anticipo, si compiono e realizzano col passare del tempo.

Assurdità delle favole manichee e invito a entrare nella Chiesa.

6. Vi resta ora da addurre una ragione, talmente certa e irrefutabile che, rivelandosi di per se stessa la verità, non richieda né l'autorità di un testimone né l'attuarsi di un vero miracolo. Che avete dunque da dire? Che insegnate? Qual è questa ragione? Qual è questa verità? Trattasi di una favola lunga e inconsistente, di un gioco da bambini, di uno scherzo per donne, di un delirio di vecchiette; contiene un inizio tronco, una parte centrale putrida e un finale rovinoso. All'inizio potrebbe esservi chiesto cosa avrebbe fatto la stirpe delle tenebre al Dio immortale, invisibile e incorruttibile se non avesse voluto combattere con lui. Nella parte centrale vi si chiede come possa essere incorruttibile e incontaminabile un Dio le cui membra voi triturate nei frutti e nei legumi mangiandole e digerendole per purificarle. Alla fine vi si chiede che ha fatto un'anima infelice per essere punita con una eterna cattività in un luogo tenebroso, un'anima macchiata da una colpa non sua, ma altrui, che non ha potuto purificarsi essendo venuto a mancare il suo Dio che l'ha anzi gettata nel vizio. Di fronte alla vostra esitazione nel trovare una risposta cade il disprezzo sui vostri codici così numerosi, grandi e preziosi e vengono compiante le fatiche degli antiquari, le miserevoli scartoffie e il pane degli imbroglioni. Se dunque né la veneranda antichità e autorità delle Scritture, né la forza dei miracoli né la sanità dei costumi, né la verità trovata dalla ragione vi sostengono, andate confusi e tornate sostenendo che Cristo è il Salvatore di tutti coloro che credono in lui. I tempi presenti esaltano il suo nome e la sua Chiesa come gli antichi li hanno annunziati. E ciò è avvenuto non attraverso un impostore uscito da una caverna tenebrosa, ma grazie a un ben definito popolo e a un ben definito regno diffuso e organizzato per questo, perché in esso tutto ciò che riguarda quella persona (Cristo) fosse preannunciato in modo figurato per essere manifestato oggi nella sua realtà e sempre in quel regno fossero messi per iscritto dai profeti quegli eventi che oggi gli apostoli ci presentano come fatti compiuti.

Un pagano è più facile a convertirsi ove consideri quanto gli eventi più recenti riproducano le profezie di un tempo.

7. Immaginate dunque di avere un pagano da catechizzare del tipo di quello che noi non saremmo riusciti a convertire suscitando il riso di Fausto, ma sul cui identico insuccesso ci sarebbe stato se mai da piangere. Se infatti avessimo detto al pagano credi in Cristo poiché è Dio e avesse risposto da dove lo ricavo?; se avendogli poi messa davanti l'autorità dei profeti avesse detto di non credere ad essi essendo quelli Ebrei e lui pagano, a quel punto gli avremmo sottoposto la veridicità dei profeti sulla base degli eventi ch'essi predissero e che si realizzarono. Credo infatti che non gli sfuggirebbe quante persecuzioni in precedenza avesse subito la religione cristiana da parte dei re di questo secolo (o, se gli fosse sfuggito, si potrebbe dargliene la prova attraverso la storia stessa dei Gentili e le leggi degli imperatori messe per iscritto o affidate alla memoria). Vedrebbe certamente che tutto ciò era stato da lungo tempo predetto dal profeta che così si esprime: Perché le nazioni si sono agitate e i popoli hanno vanamente tramato fra loro? Si sono alzati i re della terra e i principi si sono coalizzati contro il Signore e il suo Cristo. E che tutto questo non sia detto di Davide risulta chiaro dal salmo stesso. Ivi infatti si dice qualcosa che riesce a confondere anche uomini molto ostinati con una rivelazione di fatto: Il Signore disse a me: tu sei mio figlio e oggi ti ho generato; chiedimi ed io ti darò le nazioni come eredità e tutta la terra come possesso 18. Tale situazione non può riferirsi al popolo dei Giudei sui quali regnò Davide ed essendo il nome di Cristo penetrato in lungo e in largo fra tutti i popoli, nessuno può dubitare che la predizione si sia compiuta. Credo che il nostro catechizzando resterebbe vivamente impressionato udendo, a partire da questa, molte altre profezie che sarebbe troppo lungo riportare. Vedrebbe anche gli stessi re della terra felicemente sottomessi al suo comando e tutte le genti disposte a servirlo e gli verrebbe letto ciò che da tanto tempo era stato predetto dal salmo: Lo adoreranno tutti i re della terra, tutti i popoli lo serviranno 19. Se poi volesse leggere tutto il salmo sotto il nome di Salomone al quale è figuratamente applicato scoprirebbe che Cristo è veramente un re di pace, secondo il vero significato di Salomone. In quel salmo riconoscerebbe che tutte le cose che vi si dicono si sono realizzate ad un livello molto superiore all'uomo Salomone, re d'Israele. Considerando parimenti quel salmo in cui è detto che Dio è unto da Dio e comunque è chiamato Cristo in conseguenza dell'unzione vedrebbe che lo stesso Cristo è apertamente presentato come Dio visto che è Dio 20 ad essere unto. Se volesse poi prendere in considerazione ciò che vi si dice di Cristo e della Chiesa sotto forma di predizioni che constaterebbe essersi compiutamente realizzate nel mondo, vedrebbe anche sparire dalla terra in nome di Cristo gli idoli dei Gentili e apprenderebbe che ciò era stato già predetto dai profeti. Udrebbe Geremia là dove dice: Dite loro così: gli dei che non hanno creato il cielo e la terra spariscano dalla terra e da sotto il cielo 21. In un altro passo udrebbe dire dallo stesso profeta: Signore mia fortezza, mio sostegno e mio rifugio nel giorno della sofferenza. Le genti verranno a te dalle estremità della terra e diranno: quanti falsi idoli hanno posseduto i nostri padri senza alcuna utilità! Se l'uomo farà degli dei, anche quelli non saranno dei. Ecco perciò che io mi mostrerò loro in quel tempo, mostrerò loro la mia mano e la mia forza e sapranno che sono il Signore 22. Considerando queste profezie della Scrittura e volgendo lo sguardo su tutto il mondo, c'è proprio bisogno che dica in che modo il catechizzando si volgerebbe alla fede, dal momento che dimostriamo questo con la forza delle cose allorquando ci accorgiamo che i cuori dei fedeli acquistano rigore attraverso la constatazione che una profezia messa per iscritto in passato risulta ai nostri tempi compiutamente realizzata?

Il Dio-Uomo rientra nelle profezie.

8. Inoltre, ad evitare che il catechizando ritenesse Cristo simile a certi grandi uomini, lo stesso profeta gli avrebbe tolto questa idea dalla testa dicendo: Maledetto sia l'uomo che spera nell'uomo e rafforza la carne del suo braccio mentre il suo cuore si allontana dal Signore; sarà come la tamarice che è nel deserto, non vedrà quando verrà il bel tempo ed abiterà con gli iniqui in terra deserta, in terra salmastra nella quale non è possibile vivere; e ancora: Benedetto sia l'uomo che confida nel Signore e che ha nel Signore la sua speranza; sarà come un albero fruttifico piantato presso l'acqua che metterà nell'acqua le sue radici, non temerà la venuta del caldo e avrà in sé numerose propaggini, non avrà timore nell'anno della siccità e non mancherà di produrre frutti 23. A questo punto quando il catechizzando sentirà dire che è maledetto l'uomo che spera nell'uomo unitamente alla spiegazione di questa maledizione attraverso similitudini profetiche e quando sentirà dire che è benedetto l'uomo che spera nel Signore unitamente ad analoghe similitudini profetiche, a questo punto, si diceva, il nostro uomo si sentirà forse meravigliato nel constatare che noi, per evitare ch'egli ponga la sua speranza nell'uomo, gli annunciamo Cristo come Dio e di nuovo ne parliamo come di un uomo, pur non considerandolo tale per natura, ma per aver assunto su di sé la nostra mortalità. Così alcuni credendo che Cristo sia Dio, ma non uomo, hanno sbagliato, e a loro volta altri, considerandolo un uomo, ma negandone la divinità, o l'hanno disprezzato o, ponendo nell'uomo la loro speranza, sono caduti in quella maledizione. A questo punto il pagano, se turbato, accuserebbe il profeta di aver parlato contro la nostra fede in quanto, secondo la fede apostolica, non consideriamo Cristo soltanto come Dio, in cui porre con la massima sicurezza la nostra speranza, ma consideriamo anche l'uomo Gesù come mediatore fra Dio e gli uomini 24, mentre il profeta parla solo di Dio senza fare nessun accenno alla natura umana. Allo stesso tempo però udrebbe la voce dello stesso profeta che così lo ammonirebbe e lo correggerebbe: Il cuore è complesso più di ogni cosa ed egli è uomo. Chi lo riconoscerebbe? 25 Per questo Cristo è uomo, perché quelli col cuore pesante fossero risanati dalla fede per la sua apparenza di servo e lo riconoscessero come Dio, che si fece uomo per loro perché la loro speranza non fosse nell'uomo, ma nell'uomo Dio. Eppure il cuore è complesso più di ogni altra cosa ed egli è uomo che accetta l'apparenza di servo. E chi lo riconosce, lui che pur essendo di natura divina non ritenne una diminuzione essere uguale a Dio? 26. Ed egli è uomo perché il Verbo si è fatto carne e ha abitato fra noi 27. E chi lo riconoscerebbe, dato che in principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo 28? E davvero il cuore è complesso più di ogni cosa. Infatti anche fra i suoi discepoli il cuore era complesso quando diceva loro: Sono con voi da molto tempo e non mi avete conosciuto. Qual è infatti il significato della frase sono con voi da molto tempo, se non quello espresso dalle parole ed egli è un uomo? E qual è il significato della frase non mi avete conosciuto, se non quello espresso anche dall'interrogazione e chi lo riconoscerebbe? E chi è lui se non quello che dice: Chi ha visto me, ha visto anche il padre 29? Perché la nostra speranza non sia nell'uomo, a causa di quella maledizione minacciata dal profeta, sia però nell'uomo Dio, cioè nel figlio di Dio, il nostro Salvatore Gesù Cristo e Mediatore fra Dio e gli uomini del quale il Padre è maggiore per l'apparenza di servo e che è uguale al Padre per la sostanza divina.

La caduta degli idoli profetizzata.

9. Dice Isaia: L'arroganza fra gli uomini sarà umiliata e cadrà e solo il Signore sarà esaltato in quei giorni e nasconderanno nelle spelonche e nelle fessure delle rocce e nelle caverne della terra tutti gli idoli fabbricati dalle mani dell'uomo alla presenza del Signore in preda alla collera e della maestà della sua virtù quando risorgerà per distruggere la terra. In quel giorno infatti l'uomo getterà gli abominevoli oggetti d'oro e d'argento che determinarono l'adorazione di idoli superflui e nocivi 30. Forse quel pagano che catechizziamo e che Fausto ridendo disse che avrebbe detto: " Non credo nei profeti ebrei " nasconde nelle spelonche o nelle fessure delle rocce o nelle caverne della terra alcuni idoli fabbricati dalle sue mani, o sa che qualche suo amico ha fatto questo, o sa che è stato fatto in un suo fondo alla presenza del Signore in preda alla collera il quale, secondo la stessa profezia, a mezzo dei re della terra già adoranti e al suo servizio, stringe la terra, cioè spezza l'audacia del cuore terreno, con leggi severissime. Come potrebbe dire: " Non credo ai profeti ebrei " dal momento che sa che si va compiendo in lui stesso quello che a suo tempo era stato predetto dai profeti ebrei?

È falsa l'ipotesi che i Cristiani avrebbero scritto le profezie in epoca anteriore, in modo tale che apparissero come scritte prima.

10. Ci sarebbe stato maggiormente da temere ch'egli, assediato dall'evidenza dei fatti, dicesse che solo dopo che questi eventi s'erano manifestati nel mondo i Cristiani avevano posto mano alla stesura di quegli scritti in modo da far credere che gli eventi ivi figurati fossero stati anticipatamente predetti per intervento divino e non fossero disprezzati in quanto scritti per caso dall'uomo. Questo ci sarebbe stato da temere se il popolo dei Giudei non fosse stato sparso e noto un po' dappertutto: il famoso Caino col segno che impediva che fosse ucciso 31 e il ben noto Cam, servo dei suoi fratelli 32, recando i libri per istruire loro e subendone egli stesso il peso. Attraverso i loro libri dimostriamo che quelle profezie non sono state scritte da noi sotto l'incalzare dagli avvenimenti, ma che erano state predette e conservate in quel regno e ora manifestate e portate a compimento. Fra esse quelle meno perspicue, perché arrivavano a loro in modo figurato, sono state scritte per noi che siamo alla fine dei tempi 33 e oramai sono state illustrate e risolte, sia quelle che erano oscurate dalle ombre degli eventi futuri sono ora manifestate dalla luce nel loro compimento.

Spiegazione della cecità dei giudei.

11. Forse a questo punto il catechizzando potrebbe meravigliarsi del fatto che coloro nei cui libri si trovano preannunziati quegli eventi che vediamo compiuti non vivono con noi nella comunione del Vangelo. Quando però gli si spiegasse che anche questa circostanza è stata prevista da quei profeti, quanto sarebbe mosso alla fede! Chi è tanto sciocco da non vederlo? Chi tanto impudente da fingere di non vederlo? Chi dubiterebbe che questo sia stato predetto per i Giudei quando Isaia dice: Riconobbe il bue il suo padrone e l'asino il recinto del suo Signore. Israele invece non mi ha conosciuto e il mio popolo non mi ha compreso 34; o ciò che ricorda l'Apostolo: Tutto il giorno ho aperto le mie mani al popolo che non credeva e mi contraddiceva 35; o queste altre parole: Dio dette loro lo spirito di compunzione, gli occhi perché non vedano e le orecchie perché non ascoltino e non comprendano 36 e molte altre frasi del genere? Se poi dicesse: " In che cosa peccarono i Giudei se Dio li accecò perché non riconoscessero Cristo? ", noi mostreremmo per quanto possibile a quest'uomo ancora da dirozzare che la giusta pena della cecità deriva dai peccati occulti, ma noti a Dio. Gli dimostreremmo infatti che non solo l'Apostolo disse di alcuni queste parole: Perciò Dio li abbandonò alla concupiscenza del loro cuore o alla loro sensibilità malvagia perché facessero ciò che non conviene 37 - e ciò fece volendo dimostrare che alcuni peccati manifesti derivano dalla punizione di altri che rimangono occulti - ma che gli stessi profeti non hanno taciuto di questo. Per non farla lunga, lo stesso Geremia nel passo in cui dice: Ed è un uomo, e chi lo riconoscerebbe? 38, per evitare che i Giudei fossero in qualche modo scusati perché non lo conoscevano (Se infatti l'avessero conosciuto, come dice l'Apostolo, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria 39) continua il suo discorso e mostra che il non conoscerlo derivava da una loro colpa occulta. Dice infatti: Io sono il Signore che interroga i cuori e analizza i reni per dare a ciascuno secondo le sue vie e secondo il frutto delle loro opere 40.

Gli eretici paragonati alla pernice.

12. Di questo, inoltre, il pagano potrebbe essere meravigliato, del fatto che quelli che prendono il nome di Cristiani si dividono in molte e diverse eresie, ma potremmo sempre avvertirli che questo fatto non è trascurato dai profeti ebrei. Come se fosse logico che, una volta dimostrata la follia degli Ebrei, gli venisse in mente che anche molti sotto il nome di Cristo deviavano dalla comunità cristiana, lo stesso Geremia, quasi a volerci indicare un ordine nel catechizzare, improvvisamente esclamò: La pernice ha gridato, ha riunito dei piccoli che non ha partorito ammassando ricchezze, ma senza giudizio 41. La pernice infatti è un animale troppo litigioso ed è noto che a causa della violenza con cui si batte finisce con l'incappare in un laccio. Non amano infatti discutere gli eretici, ma vincere a qualsiasi costo con impudente ostinazione per riunire, come costui ha detto, quelli che non hanno generato. Trovano infatti i Cristiani, che seducono soprattutto col nome di Cristo, già nati attraverso il Vangelo di Cristo e ne fanno un proprio possesso non con giudizio, ma con sconsiderata temerità. Non comprendono infatti che la vera e salubre e in certo qual modo genuina e radicale comunità cristiana è quella dalla quale essi hanno separato coloro che hanno unito alle loro ricchezze. Di costoro dice l'Apostolo: Come in fatti Iannes e Mambres resistettero a Mosè, così costoro si oppongono alla verità. Trattasi di uomini dalla mente corrotta e reprobi nei riguardi della fede; ma non riescono ad andar oltre: infatti la loro demenza sarà manifesta a tutti come fu anche di questi uomini 42. Anche qui il profeta continua e parla della pernice che ha riunito uova non sue: A metà dei suoi giorni lo abbandoneranno e alla fine di essi sarà insipiente 43; vale a dire: chi dapprima seduceva con le promesse e con l'ostentazione di una grande sapienza, sarà insipiente, cioè si rivelerà insipiente. Per coloro per i quali dapprima era sapiente, allora sarà insipiente poiché la sua demenza sarà nota a tutti.

La vera Chiesa è facile a riconoscersi.

13. Ammettiamo che colui che stiamo catechizzando ci facesse questa domanda: Da quale segno manifesto io, ancor giovinetto e non ancora capace di discernere la pura verità da tanti errori, con quale evidenza di giudizio potrò essere in grado di abbracciare la Chiesa di Cristo a credere nel quale sono già spinto da una imponente manifestazione di eventi già predetti? Il profeta continua e, come se comprendesse perfettamente le inquietudini di quell'anima, le insegna che anche la Chiesa di Cristo era stata predetta e che si manifesta e risplende al di sopra di tutte le altre. Essa è infatti la sede della gloria della quale l'Apostolo dice: Santo è il tempio di Dio che siete voi 44. Quindi dice: È stata esaltata la sede della gloria, nostra santificazione 45. In vista delle inquietudini dei giovinetti che possono essere sedotti dagli uomini anche il Signore, prevedendo la grandiosa manifestazione della Chiesa, dice: Non può rimanere nascosta una città collocata sopra un monte 46; poiché in ogni caso la sede gloriosa, luogo della nostra santificazione, s'è elevata perché non vengano ascoltati coloro che inducono agli scismi in fatto di religione dicendo: Ecco qui Cristo, eccolo lì 47. Mostrano infatti delle divisioni dicendo: Eccolo qui, eccolo là. Essendo quella città costruita su un monte, ma quale monte se non quello che, secondo la profezia di Daniele, crebbe da una piccola pietra e divenne un grande monte si da riempire tutta la terra 48? Né si ascoltino coloro che, sotto il nome di una sorta di segreta ed apocrifa verità e con l'adesione di pochissimi uomini dicono: Ecco che è nelle stanze interne, ecco che è nel deserto 49. In realtà non può restar nascosta una città costruita sopra un monte, poiché la sede della gloria, luogo della nostra santificazione, è stata innalzata.

Il pagano si lascia convincere dal compimento delle Profezie.

14. Quando il nostro pagano, considerate queste e altre consimili testimonianze dei profeti sulle persecuzioni dei re e dei popoli, sulla abolizione degli idoli, sulla cecità dei Giudei, sulla approvazione dei codici da essi custoditi, sulla demenza degli eretici, sull'eccellenza della santa Chiesa dei veri e genuini Cristiani constaterà che quelle profezie si sono compiute cosa troverà di più degno di fede di quei profeti ai quali ha scelto di credere per quanto riguarda la divinità di Cristo? Infatti se prima che i fatti si verificassero avessi istruito il pagano sui profeti ebrei perché credesse alle loro profezie che non aveva ancora viste realizzate, giustamente forse avrebbe detto: Che ho a che fare con questi profeti se non mi si mostra perché considerarli veraci? Poiché invece i fatti tanto grandi e numerosi da essi predetti si sono compiuti in modo manifesto, il nostro uomo, per non voler apparire perverso, né in alcun modo disprezzerebbe i fatti che avevano meritato di essere predetti molto tempo prima e con grande rilievo né coloro dai quali poterono essere predetti e preannunziati. Infatti né sulle vicende che si sono già verificate in passato né su quelle future che non hanno ancora avuto compimento crediamo ad alcuno con assoluta sicurezza quanto a coloro che hanno dimostrato la loro veridicità con le molte e importanti previsioni successivamente giunte a compimento.

Oracoli pagani a confronto con le previsioni dei Profeti.

15. Se si dice che la Sibilla, o le Sibille, Orfeo e un certo Ermete che non conosco, nonché i vati o i teologi o i sapienti o i filosofi dei Gentili abbiano predetto o affermato delle verità sul Figlio di Dio o sul Padre Dio, ciò può servire per confondere la vanità dei pagani, non certo per abbracciarne l'autorità. Noi infatti mostriamo di venerare quel Dio del quale non poterono tacere neppure coloro che in parte si permisero di insegnare agli altri pagani, loro fratelli, a venerare gli idoli e i demoni, in parte non osarono proibirne il culto. Ma quei nostri santi autori, sotto il comando e con l'aiuto di Dio, propagarono e ressero quel popolo, quella repubblica, quel regno dove quella che era stata per quegli uomini una religione divenisse un sacrilegio. Così se in quei luoghi v'erano abitanti che scivolavano nel culto degli idoli e dei demoni o venivano piegati da una pena in base alle stesse leggi dello stato o venivano trattenuti da colpi di tuono liberamente provocati dai profeti. Quegli stessi abitanti adoravano un unico Dio, creatore del cielo e della terra, con rito profetico, cioè rivelatore delle cose future, rito che sarebbe stato abolito nel momento in cui si sarebbero realizzate le predizioni in esso contenute. Il regno stesso fu infatti un grande profeta in cui il re e il sacerdote venivano unti dando al rito un significato mistico 50. Questo rituale -senza che i Giudei lo sapessero e perciò contro la loro volontà - non fu abolito prima che venisse il Dio unto per una grazia spirituale al di sopra di tutti i partecipanti al rito stesso, il santo dei santi 51, vero re perché impegnato nel provvedere a noi e vero sacerdote nell'offrire se stesso per noi. Perciò circa la venuta di Cristo fra predicazione degli angeli e confessione dei demoni c'è la stessa distanza che intercorre fra l'autorità dei profeti e la curiosità dei sacrilegi.

Esiguo è il numero dei fedeli; la zizzania è tollerata in mezzo ai floridi frumenti.

16. In virtù di queste e di analoghe considerazioni che abbiamo brevemente solo sfiorate ma che dovrebbero essere discusse più a lungo e asserite con una argomentazione più cogente, ove dovesse intervenire la necessità di confutare un vecchio errore, quel pagano che Fausto ci ha affidato perché lo istruissimo, se volesse davvero preferire la sua salvezza ai suoi peccati, certamente si accosterebbe alla fede e istruito in essa e collocato nel grembo della Chiesa cattolica per esserne riscaldato sarebbe conseguentemente istruito sul comportamento pratico da tenere. Non sarebbe turbato dalla moltitudine di coloro che non osservano le regole che a lui vengono imposte, pur unendosi materialmente a loro nella Chiesa e accostandosi ai medesimi sacramenti. Saprebbe che l'eredità di Dio è divisa fra pochi, pur essendo i segni di essa comuni a molti; saprebbe di avere in comune con pochi la santità della vita e il dono della carità diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato 52 e alla cui fonte interiore nessun estraneo può avvicinarsi; saprebbe invece di condividere con molti la santità del sacramento per cui chi mangia e beve indegnamente è come se mangiasse e bevesse il suo giudizio 53 mentre chi rifiuta di mangiare non avrà in sé la vita 54 e perciò non giungerà alla vita eterna; saprebbe che i pochi sono detti pochi solo in paragone con la massa, ma che considerati per se stessi risultano in gran numero, diffusi in tutto il mondo, in crescita fra la zizzania e con la paglia fino al giorno della mietitura e della trebbiatura 55. Questo è detto nel Vangelo, questo è stato predetto dai profeti. In precedenza infatti fu fatta questa previsione: Come il giglio è in mezzo alle spine, così la mia amata è in mezzo alle figlie 56. Prima era detto: Abitai nelle tende di Cedar, ero pacifico con coloro che odiavano la pace 57. Prima ancora è detto: Segna sulla fronte coloro che gemono e si lamentano per le iniquità del mio popolo che vengono in mezzo a loro 58. Perciò quel pagano, confermato dalle nostre parole, divenuto oramai cittadino dei Santi e domestico di Dio e non estraneo a Israele 59, ma vero Israelita in cui non c'è inganno 60 imparerebbe anche a dire queste parole dal suo semplice cuore che lo stesso Geremia successivamente mise insieme: Pazienza d'Israele, Signore, che tutti coloro che ti abbandonano siano atterriti. Avendo infatti parlato della pernice, che chiama e riunisce i piccoli che non ha generato, raccomandò l'eccellenza della città costruita sul monte che non può rimanere nascosta affinché gli eretici non separino l'uomo dalla Chiesa Cattolica dicendo: La sede della gloria, nostra santificazione, si è innalzata 61. A questo punto sembra che il profeta si sia fatta una domanda: che fare dei tanti malvagi che tanto più ampiamente si mescolano coi fedeli quanto più eccelsa è la gloria di Cristo nell'unità di tutte le genti? E subito aggiunge: Signore, pazienza d'Israele, bisogna infatti pazientemente accettare quello che dice: Lasciate entrambe le coltivazioni fino alla mietitura 62 per evitare che per l'incapacità di sopportare i malvagi siano abbandonati i buoni che propriamente sono il corpo di Cristo; e quando essi lo sono lo è anche Cristo. Quindi prosegue e aggiunge: Siano atterriti tutti coloro che ti abbandonano; siano confusi coloro che tornano alla terra. La terra è infatti l'uomo che presume di sé e induce gli altri a presumere di lui. Quindi continua: Saranno stroncati perché hanno abbandonato il Signore, fonte di vita 63. Che altro infatti grida la pernice se non che è presso di lei e da lei viene fornita la fonte della vita affinché quelli che s'uniscono a lei si allontanino da Cristo non essendo riusciti a trovarlo pur conoscendone già il nome? Non riunisce infatti coloro che ha generato, ma per riunire coloro che non ha generato dice: " La salvezza promessa da Cristo è presso di me: io ve la darò ". Ma considera quello che dice costui: Sanami Signore, e sarò risanato; fammi salvo, e sarò salvo. Donde l'Apostolo dice: Nessuno si glori nell'uomo 64 e costui aggiunge: Poiché la mia gloria sei tu 65. In questo modo noi istruiamo un uomo nella dottrina degli apostoli e dei profeti perché venga edificato sui fondamenti posti dagli Apostoli e dai Profeti 66.

Chi non crede a Cristo non crederà neppure a Manicheo.

17. Come Fausto convincerebbe della divinità di Cristo un pagano al quale fa dire: non credo né ai profeti su Cristo né a Cristo sui profeti? Potrebbe forse credere a Cristo quando parla di se stesso e non quando testimonia di altri? Pensare questo sarebbe davvero ridicolo. Una volta che si è ritenuto qualcuno non degno di fede o non gli si crede affatto o gli si crede piuttosto quando testimonia per altri che quando lo fa per se stesso. A questo punto Fausto, forse deriso, avrebbe potuto leggergli gli scritti attribuiti alle Sibille, a Orfeo o ad altri personaggi consimili di ambiente pagano nei quali riteneva di trovare qualche predizione sulla venuta di Cristo. Ma non lo farebbe; confessa infatti di non conoscere quegli scritti quando dice: "Se su Cristo vi sono, come è fama, delle predizioni della Sibilla o di Ermete, che chiamano tre volte grande, o di Orfeo e di altri poeti di ambiente pagano ". Ignorando gli scritti di costoro, e pur pensando che esistono per averne sentito parlare, comunque non li leggerebbe ad uno, come il suo catechizzando, che dice di non credere né a Cristo né ai profeti. Che farebbe allora? Potrebbe forse presentargli Mani per poi, partendo da lui, raccomandargli Cristo? I Manichei non l'hanno fatto mai: al contrario hanno sempre tentato di raccomandare Mani partendo da Cristo il cui nome dolcissimo è noto ovunque in modo che ungessero con questo miele gli orli della loro tazza avvelenata. Avendo Cristo promesso ai suoi che avrebbe inviato il Paraclito, cioè il consolatore e avvocato, lo Spirito di verità 67 e dicendo con l'occasione di questa promessa che questo Paraclito era Mani (o in Mani) insinuano nelle menti degli uomini che lo ignorano la notizia di quando quello spirito promesso da Cristo sia stato inviato. Coloro che hanno letto il libro canonico intitolato Atti degli Apostoli, vi trovano quella promessa di nuovo ricordata e molto esplicitamente data per realizzata 68. Ci chiediamo solo su quale base ispirasse in quel pagano la fede in Cristo. Credo infatti che nessuno sia tanto cieco da dire: a Mani credo, quando parla, a Cristo no. Quindi se non ridendo, almeno con irritazione direbbe: mi ordini dunque di credere ai libri persiani proprio tu che mi hai detto di non credere a quelli degli Ebrei? Come dunque, o eretico, riuscirai a conquistare quest'uomo se non lo hai trovato già in qualche modo sottoposto al nome di Cristo in modo tale che, non dubitando più che si deve credere a Cristo, si lasci sedurre da Mani che gli sembra raccomandare meglio Cristo? Ed ecco la pernice che riunisce i piccoli che non ha generato. Così ancora non abbandonate lei che vi riunisce e non vi appare ancora insipiente, lei che dice che le testimonianze degli Ebrei, anche se son vere, sono per noi inutili prima di avere la fede e superflue quando la fede interviene.

Assurdità del sistema manicheo.

18. Gettino dunque coloro che hanno creduto tutti i libri attraverso i quali è accaduto che credessero. Se questo infatti è vero, non vedo perché lo stesso Vangelo di Cristo sia letto dai fedeli. Prima della fede è inutile perché quel pagano che Fausto, degno di riso (o piuttosto di pianto), presenta ridente non crede in Cristo. Dopo la fede è superfluo se, una volta che si sia creduto a lui, è superfluo credere ai veraci annunci relativi a Cristo. A questo punto forse direte: Ma il fedele deve leggere il Vangelo per non dimenticare ciò che ha creduto. Certamente. Allo stesso modo, pazzi che siete, occorre leggere le veritiere testimonianze dei profeti per non dimenticare i motivi per i quali si è creduto: se li si dimenticano infatti non rimane saldo ciò che s'era creduto. Oppure gettate via i libri di Mani per testimonianza dei quali credete che la luce avrebbe lottato con le tenebre e che la luce era Dio; e che perché la luce potesse legare le tenebre occorreva che prima la luce fosse divorata dalle tenebre legata, inquinata e dilaniata. E voi mangiandola la ricreate, e sciogliete, e la purificate, e la sanate perché vi sia dato come compenso di non essere dannati eternamente in un globo unitamente alla parte di luce che non potrà essere liberata. Questa favoletta ogni giorno la cantate col comportamento e con la voce: ma perché finora cercate in essa le testimonianze dei libri in modo che nelle cose superflue e nel comporre i vostri codici la sostanza estranea venga consumata e quella del vostro Dio sia tenuta legata? Incendiate tutti quei fogli e quelle eleganti copertine fatte di pelli raffinate e ricercate perché non vi appesantisca una fatica superflua e sia sciolto il vostro Dio che, come per una pena da schiavi, è tenuto legato anche nel vostro libro. Infatti se poteste mangiare i vostri libri, magari lessati, quale beneficio procurereste alle membra del vostro Dio! O, se si potesse fare, forse che l'impurità della carne non terrebbe lontano i fogli dei codici dai vostri banchetti? La purezza dell'encausto che è stato impresso nella pelle dell'agnello imputi a sé il fatto. Ma questo lo faceste anche voi che, come nella prima vostra battaglia, avete incatenato, scrivendo, alla immondizia della pergamena ciò che era puro nella penna (a meno che i colori non vi accusino in senso contrario). Voi infatti siete venuti alla luce delle pagine bianche con le tenebre dell'inchiostro. Siete voi che dovete adirarvi contro di noi che diciamo certe cose o contro voi stessi che credete a certe cose che, lo vogliate o no, comportano certe conseguenze? Noi a ricordo della nostra fede, a consolazione della nostra speranza, a esortazione della nostra carità leggiamo i libri dei profeti e degli apostoli armonizzando fra loro le nostre voci e ci serviamo di questo accordo come di una tromba celeste per svegliarci dal torpore di un vita mortale e per spingerci verso la palma della vocazione più alta. Ricordando l'Apostolo qualcosa dei libri profetici così si esprime: Le accuse di chi ti insulta ricaddero sopra di me 69 e subito aggiunge un richiamo all'utilità della lettura divina: Tutte le cose scritte prima furono scritte perché fossimo istruiti affinché attraverso la pazienza e la consolazione che ci viene dalle Scritture aumentassimo la nostra fede in Dio 70. Ma Fausto è contrario. A lui capita ciò che dice Paolo: Se qualcuno ci evangelizzasse in modo diverso di quanto già appreso sia scomunicato 71.


Note:


1 - Cf. Ef 2, 11.

2 - Cf. Es 29; 1 Sam 10, 1; Es 19.

3 - Cf. Dn. 9, 24.

4 - Rm 1, 2-3.

5 - Is 11, 10.

6 - Is 7, 14.

7 - Mt 1, 23.

8 - Mt 22, 42-44; Sal 109, 1.

9 - Cf. Mt 1, 22-25; Lc 2, 7; Rm 1, 3.

10 - Gn 22, 18; 26, 4; 28, 14.

11 - Cf. Mt 3, 17; 17, 5.

12 - Gv 10, 38.

13 - Gv 8, 18.

14 - Gv 5, 39. 46.

15 - Lc 16, 29.

16 - Lc 16, 31.

17 - Mt 24, 24-25.

18 - Sal 2, 1-2. 7-8.

19 - Sal 71, 11.

20 - Cf. Sal 44, 8.

21 - Ger 10, 11.

22 - Ger 16, 19-21.

23 - Ger 17, 5-8.

24 - Cf. 1 Tm 2, 5.

25 - Ger 17, 9.

26 - Fil 2, 7. 6.

27 - Gv 1, 14.

28 - Gv 1, 1.

29 - Gv 14, 9.

30 - Is 2, 17-20.

31 - Cf. Gn 4, 15.

32 - Cf. Gn 9, 25.

33 - 1 Cor 10, 11.

34 - Is 1, 3.

35 - Rm 10, 21; Is 65, 2.

36 - Rm 11, 8; Is 6, 10.

37 - Rm 1, 24. 28.

38 - Ger 17, 9.

39 - 1 Cor 2, 8.

40 - Ger 17, 10.

41 - Ger 17, 11.

42 - 2 Tm 3, 8-9.

43 - Ger 17, 11.

44 - 1 Cor 3, 17.

45 - Ger 17, 12.

46 - Mt 5, 14.

47 - Mt 24, 23.

48 - Cf. Dn 2, 34-35.

49 - Mt 24, 23. 26.

50 - Cf. Dt 18, 15; Sal 2, 6; 109, 4; 1 Sam 10, 1; Es 29.

51 - Cf. Dn 9, 24; Sal 44, 8.

52 - Cf. Rm 5, 5.

53 - Cf. 1 Cor 11, 29.

54 - Cf. Gv 6, 54.

55 - Cf. Mt 13, 25-26; 3, 12.

56 - Ct 2, 2.

57 - Sal 119, 5. 7.

58 - Ez 9, 1.

59 - Cf. Ef 2, 19. 12.

60 - Cf. Gv 1, 47.

61 - Ger 17, 12.

62 - Mt 13, 30.

63 - Ger 17, 13.

64 - 1 Cor 3, 21.

65 - Ger 17, 13-14.

66 - Cf. Ef 2, 20.

67 - Cf. Gv 14, 16.

68 - Cf. At 1, 8; 2, 1-4.

69 - Sal 68, 10; Rm 15, 3.

70 - Rm 15, 4.

71 - Gal 1, 9.



24 - Gesù giunge alla riva del Giordano dove viene battezzato da san Giovanni.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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974. Il nostro Salvatore, lasciata Maria nella sua povera abitazione a Nazaret senza alcuna presenza umana e dedita soltanto ad esercizi di infiammato fervore, proseguì il viaggio verso il Giordano, dove il suo precursore Giovanni stava predicando e battezzando vicino a Betania, luogo situato dall'altra parte del fiume, detto anche Betabara. Fin dai primi passi del suo cammino, alzò gli occhi al Padre e con ardore gli offrì tutto ciò che di nuovo incominciava a compiere per gli uomini: le fatiche, le sofferenze, la passione e la morte di croce, che per loro voleva subire abbandonato al beneplacito divino. Gli offrì anche il dolore naturale che sentì come vero figlio obbediente nell'allontanarsi dalla Madre, e nel privarsi della sua dolce compagnia durata ventinove anni. Egli avanzava solo, senza sfarzo e senza seguito: il supremo Re dei re e Signore dei signoriz si muoveva come uno sconosciuto, non ossequiato dai suoi stessi vassalli, che pur dipendevano da lui per il fatto che solo la sua volontà li aveva chiamati all'esistenza e li faceva sussistere. L'estrema povertà unita ai disagi e alle scomodità era il suo solo bagaglio regale.

975. Ora, gli evangelisti passarono sotto silenzio queste opere del Maestro e le relative circostanze tanto degne di attenzione, nonostante si fossero realmente verificate. Inoltre, la nostra rozza dimenticanza si è così male assuefatta che non gradisce neppure quelle che essi ci lasciarono scritte; pertanto, noi non consideriamo affatto l'immensità dei nostri doni, né di quell'amore senza misura che così copiosamente ci arricchì e che con tanti vincoli di squisito affetto ci volle attirare a sé. Oh, carità infinita dell'Unigenito! Quanto poco conosciuto e ancor meno gradito è questo vostro sentimento! Perché, mio dolce diletto, tante tenerezze e pene per chi non soltanto non sente il bisogno di voi, ma nemmeno sente di dover corrispondere o porre attenzione ai vostri favori, come se fossero inganni e burle? Oh, cuore umano, più villano e feroce d'una fiera! Chi ti rende così ostinato? Chi ti trattiene? Chi ti opprime e ti appesantisce a tal punto da impedirti di aprirti con totale gratitudine al tuo benefattore? Oh, incanto ed accecamento deplorabile degli intelletti dei mortali! Quale atroce letargo è questo che voi soffrite? Chi ha cancellato dalla vostra mente verità così infallibili e grazie così memorabili a danno della vostra autentica letizia? Se siamo di carne, e se questa è tanto sensibile, chi ci ha resi insensibili e duri più delle stesse pietre e rocce inanimate? Perché non ci risvegliamo e non recuperiamo i sensi per udire le voci che evocano i benefici del nostro riscatto? Alle parole del Profeta le ossa inaridite tornarono in vita e si mossero; noi invece resistiamo a quelle di colui che a tutto dà vita. Tanto può la nostra fragilità e la nostra negligenza!

976. Accogliete almeno ora questo vile verme, che strisciando per terra viene incontro ai vostri passi leggiadri, mentre lo cercate. Con essi mi innalzate alla certezza di ritrovare in voi verità, via, amorevolezza e salvezza eterna. Non ho, tesoro mio, da darvi altro per contraccambio, se non la vostra bontà, il vostro amore e l'esistenza che ho ricevuto. Nessun'altra cosa che non sia voi stesso può essere il premio di quel bene illimitato che per me avete operato. Assetata del vostro affetto, esco sulla strada e vengo verso di voi: nella vostra benevolenza, vi prego di non distogliere e allontanare la vista da questa povera che voi, sovrano di clemenza, desiderate con premura e sollecitudine. Vita dell'anima mia e anima della mia vita, se non fui così fortunata da essere degna di vedervi di persona in quel secolo felicissimo, sono almeno figlia della vostra Chiesa, sono membro del corpo mistico e di questa congregazione di fedeli. Vivo in un mondo pericoloso, in una carne debole, in tempi di calamità e di tribolazioni, ma grido a voi dal profondo di me stessa e sospiro nell'intimo per i vostri meriti infiniti: che io ne avrò parte, me lo attesta la santa fede, me lo assicura la speranza e me ne dà diritto la carità. Guardate, dunque, questa vostra umile serva, rendetemi grata per tanta generosità, tenera e costante, e tutta conforme a quello che più è gradito alla vostra volontà.

977. Gesù proseguì il suo cammino, moltiplicando in diverse regioni i mirabili prodigi delle sue antiche misericordie con ciò che compì nei corpi e nelle anime di molti bisognosi, ma sempre in modo nascosto; solo con il battesimo, infatti, ebbe inizio la pubblica dimostrazione della sua potenza divina. Prima di presentarsi al Battista, egli irradiò in lui una luce e un'esultanza nuove, tali da rinnovarne ed elevarne lo spirito. Giovanni, ravvisando in sé questi effetti, pieno di stupore affermò: «Che arcano è questo? Quali presagi racchiude del mio bene? A dire il vero, dal momento in cui mi fu manifesta la presenza del mio Signore nel grembo di mia madre, non ho mai più provato nulla di simile. È solo un caso o è forse vicino a me il Salvatore del mondo?». Questo suscitò in lui una visione intellettuale, nella quale gli fu rivelato con maggior chiarezza il mistero dell'unione ipostatica nel Verbo, insieme agli altri concernenti la redenzione umana. Ed in virtù di ciò rese le due testimonianze riportate dall'Evangelista: la prima mentre Cristo si trovava nel deserto e la seconda quando questi ritornò al Giordano; l'una alla domanda dei giudei e l'altra quando disse: «Ecco l'agnello di Dio». All'epoca in cui gli fu ordinato di iniziare il suo ministero, aveva penetrato già grandi segreti, ma fu proprio in questa occasione che intuì che l'Unigenito stava venendo per farsi battezzare.

978. Ed ecco che tra la folla si fece avanti sua Maestà e gli si accostò per essere battezzato come uno qualunque tra gli astanti. Il precursore lo riconobbe e, prostrato ai suoi piedi, trattenendolo lo interrogò: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Come riferisce san Matteo, gli fu risposto: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Sia con questa resistenza sia col chiedergli il battesimo, egli diede ad intendere di aver compreso che costui era il vero Messia. Questo del resto non è smentito da quanto si legge nei testi sacri, cioè che annunciò: «Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio». La ragione per cui non vi è contraddizione tra queste parole e quelle del primo evangelista è che la voce dall'alto si udì allorché Giovanni ebbe la visione cognitiva di cui ho già riferito, mentre fino ad allora non aveva visto il Redentore di persona e perciò aveva detto che non lo conosceva; lo conobbe quando lo incontrò al fiume e, poiché non lo vide solo con gli occhi del corpo, ma anche con la luce della manifestazione interiore, gli si stese innanzi.

979. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: si aprirono i cieli ed egli scorse lo Spirito Santo scendere in forma di colomba sul suo capo, e si sentì la voce dell'Eterno che proclamava: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Ciò fu ascoltato da molti degli astanti, quelli che furono degni di avere una grazia così singolare. Anch'essi scorsero il Paràclito, e tale attestazione fu la più importante che potesse farsi della divinità del nostro Maestro, tanto come atto del Padre che lo riconosceva come figlio, quanto come testimonianza in se stessa, quale piena rivelazione di Cristo come vero Dio uguale a lui nella sostanza e nelle perfezioni infinite. E proprio il sommo sovrano volle essere il primo a rendere tale testimonianza per conferire con questa validità a tutte le altre che successivamente si sarebbero date sulla terra. Ciò fu segno anche di un altro mistero: con una simile dichiarazione egli quasi si disobbligava nei suoi confronti attribuendogli autorità davanti agli uomini, per compensarlo dell'umiliazione di ricevere il battesimo, che serviva per riscattare dalle colpe, da cui il Verbo incarnato essendo senza macchia era esente.

980. L 'Unigenito con la sua obbedienza offrì all'Altissimo questa esperienza vissuta insieme ai rei, sia per confessarsi inferiore a lui nella natura umana comune agli altri discendenti di Adamo, sia per istituire così tale sacramento, che in virtù dei suoi meriti avrebbe lavato i peccati del mondo. Accettando di abbassarsi per primo a ricevere il battesimo, domandò ed ottenne un perdono generale per tutti coloro ai quali esso sarebbe stato impartito, supplicandolo in loro favore affinché fossero liberati dalla schiavitù del demonio, e venissero rigenerati nello Spirito alla vita nuova di figli adottivi dell'Onnipotente e di suoi fratelli. Nella sua prescienza sapeva che le trasgressioni nel corso della storia passata, presente e futura avrebbero impedito questo rimedio così soave e sicuro per la nostra salvezza, ma egli ce lo guadagnò con giustizia, perché fosse gradito all'Eterno e la sua equità fosse adempiuta, anche se conosceva che un gran numero di mortali l'avrebbero reso infruttuoso e che a tantissimi altri non sarebbe stato impartito. Rimosse questi ostacoli, poiché con i suoi meriti soddisfò tutto ciò che gli altri si sarebbero resi indegni di acquisire, umiliandosi fino ad assumere la condizione di peccatore sebbene fosse innocente. Tali arcani erano racchiusi in quello che egli disse a Giovanni: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». La voce del Padre e lo Spirito Santo discesero per accreditarlo e ricompensarlo, approvando il battesimo e gli effetti da esso derivanti. Così il Redentore fu riconosciuto come vero Figlio di Dio, e furono rivelate insieme le tre Persone, nel cui nome doveva celebrarsi il nuovo rito.

981. Il precursore fu colui che allora ebbe la parte migliore di tali meraviglie e delle loro conseguenze, perché non solamente lo battezzò e vide scendere su di lui il Paràclito con un fascio di luce celeste e una moltitudine immensa di angeli, ma anche perché udì e comprese le parole dell'Altissimo e gli furono svelati altri misteri nella visione intellettuale suddetta. Da ultimo, oltre a tutto ciò, ricevette il battesimo dallo stesso Gesù. A tale riguardo il Vangelo, pur riferendo solo che egli lo chiese, non nega che lo ottenne, perché senza dubbio il Maestro gli diede il medesimo che istituì fin d'allora, anche se ordinò successivamente il suo uso comune e lo impose agli apostoli dopo la risurrezione. Mi è stato inoltre manifestato che lo impartì pure a Maria prima della sua promulgazione, in cui ne dichiarò la formula, e che il Battista fu il primogenito del battesimo del Salvatore e della nuova Chiesa da lui fondata a partire da questo grande sacramento. Per mezzo di esso gli fu impresso il carattere di cristiano e fu ricolmo di ogni grazia, benché fosse immune dalla colpa originale, essendo già stato giustificato prima della nascita. E quello che sua Maestà gli rispose non fu un negarglielo, ma solo un rinviarlo ad un secondo momento affinché lo ricevesse per primo, così da adempiere la giustizia; subito dopo infatti lo battezzò e gli diede la sua benedizione, e poi si recò nel deserto.

982. Ritorno ora al mio intento e alle opere della nostra Regina. Non appena il Verbo incarnato fu battezzato, ella, pur essendo illuminata su ciascuna delle sue azioni, ebbe notizia di quanto era accaduto al Giordano dai ministri superni che lo assistevano, i quali facevano parte del gruppo di quelli che portavano le insegne della sua passione. L'accortissima Madre, animata da incomparabile gratitudine, compose nuovi inni e cantici di lode e imitò le sue orazioni e i suoi atti di umiltà, facendone molti altri, e accompagnandolo e seguendolo in ognuno di essi. In particolare pregò con fervorosa carità per tutti i credenti, perché approfittassero di tale sacramento e perché questo fosse propagato nel mondo intero. Dopo aver elevato tali suppliche, si diede premura di invitare i messaggeri celesti, affinché l'aiutassero a magnificarlo per essersi così abbassato.

 

Insegnamento della Regina del cielo

983. Carissima, molte volte ti ho ripetuto e palesato quanto Cristo compì per la salvezza del genere umano e quanto io apprezzassi tutto questo e ne fossi riconoscente; dunque, puoi ben capire quanto il sommo sovrano gradisca la tua fedelissima sollecitudine e corrispondenza e quali beni siano nascosti in ciò. Sei povera nella casa del Signore, corrotta e abietta come la polvere, e tuttavia io esigo che tu renda grazie per l'affetto che egli ebbe per i mortali e per la legge santa, immacolata, clemente e perfetta che diede per il loro riscatto. In particolare sii grata per l'istituzione del battesimo, in virtù del quale essi sono liberati dal dominio di satana, rigenerati quali figli dell'Eterno e muniti della grazia che li rende giusti e dona loro la forza di non peccare più. Questo è davvero un obbligo che vale per ciascun essere vivente, ma, poiché viene dimenticato quasi del tutto, io sollecito te, affinché sul mio esempio a nome di tutti ti mostri debitrice come se tu sola lo fossi. Ed in effetti è così, almeno riguardo ad alcune speciali elargizioni dell'Onnipotente, poiché verso nessuno egli è stato generoso come con te. Quando fu fondata la nuova alleanza e furono istituiti i sacramenti, tu eri presente nella sua memoria e nell'amore con il quale ti chiamò ed elesse ad essere membro del corpo mistico, perché come tale tu fossi nutrita con il frutto del suo sangue.

984. L 'Autore della vita, come un saggio e prudente architetto, per fondare la sua santa Chiesa e per porre la prima pietra dell'edificio attraverso il battesimo, si umiliò, pregò, implorò e adempì ogni giustizia, riconoscendo la sua inferiorità al cospetto del Padre. Sebbene fosse vero Dio, non disdegnò in quanto uomo di piegarsi fino al nulla, quel nulla da cui fu creata la sua purissima anima e prese forma la sua umanità. Sino a che punto ti devi mortificare tu che hai commesso delle colpe e vali meno della cenere che si calpesta? Confessa, dunque, che meriti il castigo, lo sdegno e l'ira di tutti. Nessuno che offese sua Maestà potrebbe dire in verità che gli venga recato danno e fatta ingiustizia anche se gli sopravvenissero tutte le tribolazioni e le afflizioni dall'inizio sino alla fine del mondo. Dal momento che tutti peccarono in Adamo, quanto devono sottomettersi pazientemente fino a che non li tocchi la mano dell'Altissimo! E quand'anche tu sopportassi tutte le pene dei cristiani con cuore umile e mettessi in pratica perfettamente le mie ammonizioni e i miei insegnamenti, dovresti considerarti una serva inutile che ha fatto solo il suo dovere. Quanto più allora devi umiliarti dal profondo, ogni qual volta vieni meno al tuo impegno, e ti attardi nel contraccambiare e nel ringraziare? Io desidero che tu lo faccia per te e per tutti gli altri. Prepara dunque a ciò il tuo animo, abbassandoti sino alla polvere, senza opporre resistenza né mai darti per soddisfatta fino a che il Redentore non ti accolga come figlia e ti dichiari come tale alla sua presenza nella visione eterna della celeste e trionfante Gerusalemme.


12-141 Novembre 28, 1920 Quando Gesù vuol dare, chiede. Effetti della benedizione di Gesù.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo pensando quando il mio dolce Gesù, per dar principio alla sua dolorosa Passione, volle andare dalla sua Mamma a chiederle la sua benedizione; ed il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quante cose dice questo mistero, Io volli andare a chiedere la benedizione alla mia cara Mamma per darle l’occasione di chiedermi anche Lei la benedizione. Erano troppi i dolori che doveva sopportare, ed era giusto che la mia benedizione la rafforzasse. E’ mio solito, che quando voglio dare, chiedo; e la mia Mamma mi comprese subito, tanto vero, che non mi benedisse se non quando mi chiese la mia benedizione, e dopo benedetta da Me, mi benedisse Lei. Ma questo non è tutto, per creare l’universo dissi un Fiat, e col solo Fiat riordinai ed abbellii cielo e terra. Nel creare l’uomo, il mio alito onnipotente gli infuse la vita. Nel dar principio alla mia Passione, volli con la mia parola onnipotente e creatrice benedire la mia Mamma, ma non era solo Lei che benedivo, nella mia Mamma vedevo tutte le creature, era Lei che teneva il primato su tutto, ed in Lei benedivo tutti e ciascuno; anzi, benedivo ciascun pensiero, parola, atto, ecc.; benedivo ciascuna cosa che doveva servire alla creatura, come quando il mio Fiat onnipotente creò il sole, e questo sole, senza diminuire di luce né di calore, sta facendo il suo corso per tutti e per ciascuno dei mortali; così la mia parola creatrice, benedicendo, restava in atto di benedire sempre, sempre, senza mai cessare di benedire, come mai cesserà di dare la sua luce il sole a tutte le creature. Ma non è tutto ancora, con la mia benedizione volli rinnovare i pregi della Creazione; volli chiamare il mio Celeste Padre a benedire, per comunicare alla creatura la potenza; volli benedirla a nome mio e dello Spirito Santo, per comunicarle la sapienza e l’amore, e così rinnovare la memoria, l’intelletto e la volontà della creatura, restituendola sovrana di tutto. Sappi però che nel dare voglio, e la mia cara Mamma comprese e subito mi benedisse, non solo per Sé, ma a nome di tutti. Oh! se tutti potessero vedere questa mia benedizione, la sentirebbero nell’acqua che bevono, nel fuoco che li riscalda, nel cibo che prendono, nel dolore che li affligge, nei gemiti della preghiera, nei rimorsi della colpa, nell’abbandono delle creature, in tutto sentirebbero la mia parola creatrice che gli dice, ma sventuratamente non sentita: “Ti benedico in nome del Padre, di Me, Figlio, e dello Spirito Santo, ti benedico per aiutarti, ti benedico per difenderti, per perdonarti, per consolarti, ti benedico per farti santo”. E la creatura farebbe eco alle mie benedizioni, col benedirmi anche lei in tutto.

(3) Questi sono gli effetti della mia benedizione, cui la mia Chiesa, ammaestrata da Me, mi fa eco e quasi in tutte le circostanze, nell’amministrazione dei sacramenti ed altro, dà la sua benedizione”.