Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

O Gesù mio, per quanto provi in me una grande spinta a lavorare per le anime, devo tuttavia ubbidire ai sacerdoti. Da sola, con la mia precipitosità  potrei finire col guastar la tua opera. Gesù, tu mi riveli i tuoi segreti e vuoi che li trasmetta alle altre anime. Tra breve, s'aprirà  per me la possibilità  di entrare in azione. Nell'istante in cui il mio annientamento sembrerà  totale, comincerà  la mia missione inarrestabile. Gesù mi disse: «Conosci l'onnipotenza della grazia divina, e ciò ti basti!». (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 5° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 27

1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire.2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.

3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani4dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!".5Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.6Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue".7E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri.8Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi.9Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: 'E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato,10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.'

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici".12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla.13Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?".14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba.17Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?".18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua".20Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù.21Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!".22Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!".23Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!".
24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!".25E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli".26Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!".30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,34gli 'diedero da bere vino' mescolato con 'fiele'; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.35Dopo averlo quindi crocifisso, 'si spartirono le' sue 'vesti tirandole a sorte'.36E sedutisi, gli facevano la guardia.37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: "'Questi è Gesù, il re dei Giudei'".
38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

39E quelli che passavano di là lo insultavano 'scuotendo il capo' e dicendo:40"Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!".41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:42"Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.43'Ha confidato in Dio; lo liberi lui' ora, 'se gli vuol bene'. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!".44Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.

45Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "'Elì, Elì, lemà sabactàni?'", che significa: "'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'".47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia".48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala 'di aceto', la fissò su una canna e così gli 'dava da bere'.49Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!".50E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono.53E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.54Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".
55C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

57Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatéa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.

62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo:63"Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò.64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!".65Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete".66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.


Primo libro delle Cronache 26

1Per le classi dei portieri. Dei Coriti: Meselemia, figlio di Core, dei discendenti di Ebiasaf.2Figli di Meselemia: Zaccaria il primogenito, Iediael il secondo, Zebadia il terzo, Iatnièl il quarto,3Elam il quinto, Giovanni il sesto, Elioènai il settimo.4Figli di Obed-Èdom: Semaia il primogenito, Iozabàd il secondo, Iaoch il terzo, Sacar il quarto, Netaneèl il quinto,5Ammièl il sesto, Ìssacar il settimo, Peulletài l'ottavo, poiché Dio aveva benedetto Obed-Èdom.
6A Semaia suo figlio nacquero figli, che signoreggiavano nel loro casato perché erano uomini valorosi.7Figli di Semaia: Otni, Raffaele, Obed, Elzabàd con i fratelli, uomini valorosi, Eliu e Semachia.8Tutti costoro erano discendenti di Obed-Èdom. Essi e i figli e i fratelli, uomini valorosi, erano adattissimi per il servizio. Per Obed-Èdom: sessantadue in tutto.9Meselemia ne aveva diciotto tra figli e fratelli, tutti uomini valorosi.10Figli di Cosà, dei discendenti di Merari: Simri, il primo; non era primogenito ma suo padre lo aveva costituito capo.11Chelkia era il secondo, Tebalia il terzo, Zaccaria il quarto. Totale dei figli e fratelli di Cosà: tredici.
12Queste classi di portieri, cioè i capigruppo, avevano l'incarico, come i loro fratelli, di servire nel tempio.13Gettarono le sorti, il piccolo come il grande, secondo i loro casati, per ciascuna porta.
14Per il lato orientale la sorte toccò a Selemia; a Zaccaria suo figlio, consigliere assennato, in seguito a sorteggio toccò il lato settentrionale,15a Obed-Èdom quello meridionale, ai suoi figli toccarono i magazzini.16Il lato occidentale con la porta Sallèchet, sulla via della salita, toccò a Suppim e a Cosà. Un posto di guardia era proporzionato all'altro.17Per il lato orientale erano incaricati sei uomini ogni giorno; per il lato settentrionale quattro al giorno; per quello meridionale quattro al giorno, per ogni magazzino due.18Al Parbàr a occidente, ce n'erano quattro per la strada e due per il Parbàr.19Queste le classi dei portieri discendenti di Core, figli di Merari.
20I leviti loro fratelli, addetti alla sorveglianza sui tesori del tempio e sui tesori delle cose consacrate,21erano figli di Ladan, ghersoniti secondo la linea di Ladan. Capi dei casati di Ladan il Ghersonita erano gli Iechieliti.22Gli Iechieliti Zetan e Gioele, suo fratello, erano addetti ai tesori del tempio.
23Fra i discendenti di Amram, di Isear, di Ebron e di Uzziel:24Subaèl figlio di Gherson, figlio di Mosè, era sovrintendente dei tesori.25Tra i suoi fratelli, nella linea di Eliezer: suo figlio Recabia, di cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio Ioram, di cui fu figlio Zikri, di cui fu figlio Selomìt.26Questo Selomìt con i fratelli era addetto ai tesori delle cose consacrate, che il re Davide, i capi dei casati, i capi di migliaia e di centinaia e i capi dell'esercito27avevano consacrate, prendendole dal bottino di guerra e da altre prede, per la manutenzione del tempio.28Inoltre c'erano tutte le cose consacrate dal veggente Samuele, da Saul figlio di Kis, da Abner figlio di Ner, e da Ioab figlio di Zeruià; tutti questi oggetti consacrati dipendevano da Selomìt e dai suoi fratelli.
29Fra i discendenti di Isear: Chenania e i suoi figli erano addetti agli affari esterni di Israele come magistrati e giudici.30Fra i discendenti di Ebron: Casabià e i suoi fratelli, uomini valorosi, in numero di millesettecento, erano addetti alla sorveglianza di Israele, dalla Transgiordania all'occidente, riguardo a ogni cosa relativa al culto del Signore e al servizio del re.31Fra i discendenti di Ebron c'era Ieria, il capo degli Ebroniti divisi secondo le loro genealogie; nell'anno quarantesimo del regno di Davide si effettuarono ricerche sugli Ebroniti; fra di loro c'erano uomini valorosi in Iazer di Gàlaad.32Tra i fratelli di Ieria, uomini valorosi, c'erano duemilasettecento capi di casati. Il re Davide diede a costoro autorità sui Rubeniti, sui Gaditi e su metà della tribù di Manàsse per ogni questione riguardante Dio o il re.


Sapienza 13

1Davvero stolti per natura tutti gli uomini
che vivevano nell'ignoranza di Dio.
e dai beni visibili non riconobbero colui che è,
non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere.
2Ma o il fuoco o il vento o l'aria sottile
o la volta stellata o l'acqua impetuosa
o i luminari del cielo
considerarono come dèi, reggitori del mondo.
3Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi,
pensino quanto è superiore il loro Signore,
perché li ha creati lo stesso autore della bellezza.
4Se sono colpiti dalla loro potenza e attività,
pensino da ciò
quanto è più potente colui che li ha formati.
5Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature
per analogia si conosce l'autore.
6Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero,
perché essi forse s'ingannano
nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo.
7Occupandosi delle sue opere, compiono indagini,
ma si lasciano sedurre dall'apparenza,
perché le cosa vedute sono tanto belle.
8Neppure costoro però sono scusabili,
9perché se tanto poterono sapere da scrutare l'universo,
come mai non ne hanno trovato più presto il padrone?

10Infelici sono coloro le cui speranze sono in cose morte
e che chiamarono dèi i lavori di mani d'uomo,
oro e argento lavorati con arte,
e immagini di animali,
oppure una pietra inutile, opera di mano antica.
11Se insomma un abile legnaiuolo,
segato un albero maneggevole,
ne raschia con diligenza tutta la scorza
e, lavorando con abilità conveniente,
ne forma un utensile per gli usi della vita;
12raccolti poi gli avanzi del suo lavoro,
li consuma per prepararsi il cibo e si sazia.
13Quanto avanza ancora, buono proprio a nulla,
legno distorto e pieno di nodi,
lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero;
senza impegno, per diletto, gli dà una forma,
lo fa simile a un'immagine umana
14oppure a quella di un vile animale.
Lo vernicia con minio, ne colora di rosso la superficie
e ricopre con la vernice ogni sua macchia;
15quindi, preparatagli una degna dimora,
lo pone sul muro, fissandolo con un chiodo.
16Provvede perché non cada,
ben sapendo che non è in grado di aiutarsi da sé;
esso infatti è solo un'immagine e ha bisogno di aiuto.
17Eppure quando prega per i suoi beni,
per le sue nozze e per i figli,
non si vergogna di parlare a quell'oggetto inanimato;
per la sua salute invoca un essere debole,
18per la sua vita prega un morto:
per un aiuto supplica un essere inetto,
per il suo viaggio chi non può neppure camminare;
19per acquisti, lavoro e successo negli affari,
chiede abilità ad uno che è il più inabile di mani.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Geremia 9

1Chi mi darà nel deserto un rifugio per viandanti?
Io lascerei il mio popolo e mi allontanerei da lui,
perché sono tutti adùlteri, una massa di traditori.
2Tendono la loro lingua come un arco;
la menzogna e non la verità
domina nel paese.
Passano da un delitto all'altro
e non conoscono il Signore.
3Ognuno si guardi dal suo amico,
non fidatevi neppure del fratello,
poiché ogni fratello inganna il fratello,
e ogni amico va spargendo calunnie.
4Ognuno si beffa del suo prossimo,
nessuno dice la verità.
Hanno abituato la lingua a dire menzogne,
operano l'iniquità, incapaci di convertirsi.
5Angheria sopra angheria, inganno su inganno;
rifiutano di conoscere il Signore.
6Perciò dice il Signore degli eserciti:
"Ecco li raffinerò al crogiuolo e li saggerò;
come dovrei comportarmi con il mio popolo?
7Una saetta micidiale è la loro lingua,
inganno le parole della loro bocca.
Ognuno parla di pace con il prossimo,
mentre nell'intimo gli ordisce un tranello
8Non dovrei forse punirli per tali cose?
Oracolo del Signore.
Di un popolo come questo non dovrei vendicarmi?".

9Sui monti alzerò gemiti e lamenti,
un pianto di lutto sui pascoli della steppa,
perché sono riarsi, nessuno più vi passa,
né più si ode il grido del bestiame.
Dagli uccelli dell'aria alle bestie
tutti sono fuggiti, scomparsi.
10"Ridurrò Gerusalemme un cumulo di rovine,
rifugio di sciacalli;
le città di Giuda ridurrò alla desolazione,
senza abitanti".
11Chi è tanto saggio da comprendere questo?
A chi la bocca del Signore ha parlato perché lo annunzi?
Perché il paese è devastato,
desolato come un deserto senza passanti?

12Ha detto il Signore: "È perché hanno abbandonato la legge che avevo loro posto innanzi e non hanno ascoltato la mia voce e non l'hanno seguita,13ma han seguito la caparbietà del loro cuore e i Baal, che i loro padri avevano fatto loro conoscere".14Pertanto così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Ecco, darò loro in cibo assenzio, farò loro bere acque avvelenate;15li disperderò in mezzo a popoli che né loro né i loro padri hanno conosciuto e manderò dietro a loro la spada finché non li abbia sterminati".

Così dice il Signore degli eserciti:
16Attenti, chiamate le lamentatrici, che vengano!
Fate venire le più brave!
Accorrano
17e facciano presto, per intonare su di noi un lamento.
Sgorghino lacrime dai nostri occhi,
il pianto scorra dalle nostre ciglia,
18perché una voce di lamento si ode da Sion:
"Come siamo rovinati,
come profondamente confusi,
poiché dobbiamo abbandonare il paese,
lasciare le nostre abitazioni".
19Udite, dunque, o donne, la parola del Signore;
i vostri orecchi accolgano la parola della sua bocca.
Insegnate alle vostre figlie il lamento,
l'una all'altra un canto di lutto:
20"La morte è entrata per le nostre finestre,
si è introdotta nei nostri palazzi,
abbattendo i fanciulli nella via
e i giovani nelle piazze.
21I cadaveri degli uomini giacciono - dice il Signore -
come letame sui campi,
come covoni dietro il mietitore
e nessuno li raccoglie".

22Così dice il Signore:
"Non si vanti il saggio della sua saggezza
e non si vanti il forte della sua forza,
non si vanti il ricco delle sue ricchezze.
23Ma chi vuol gloriarsi si vanti di questo,
di avere senno e di conoscere me,
perché io sono il Signore che agisce con misericordia,
con diritto e con giustizia sulla terra;
di queste cose mi compiaccio".
Parola del Signore.

24"Ecco, giorni verranno - oracolo del Signore - nei quali punirò tutti i circoncisi che rimangono non circoncisi:25l'Egitto, Giuda, Edom, gli Ammoniti e i Moabiti e tutti coloro che si tagliano i capelli alle estremità delle tempie, i quali abitano nel deserto, perché tutte queste nazioni e tutta la casa di Israele sono incirconcisi nel cuore".


Prima lettera ai Tessalonicesi 3

1Per questo, non potendo più resistere, abbiamo deciso di restare soli ad Atene2e abbiamo inviato Timòteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo, per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede,3perché nessuno si lasci turbare in queste tribolazioni. Voi stessi, infatti, sapete che a questo siamo destinati;4già quando eravamo tra voi, vi preannunziavamo che avremmo dovuto subire tribolazioni, come in realtà è accaduto e voi ben sapete.5Per questo, non potendo più resistere, mandai a prendere notizie sulla vostra fede, per timore che il tentatore vi avesse tentati e così diventasse vana la nostra fatica.

6Ma ora che è tornato Timòteo, e ci ha portato il lieto annunzio della vostra fede, della vostra carità e del ricordo sempre vivo che conservate di noi, desiderosi di vederci come noi lo siamo di vedere voi,7ci sentiamo consolati, fratelli, a vostro riguardo, di tutta l'angoscia e tribolazione in cui eravamo per la vostra fede;8ora, sì, ci sentiamo rivivere, se rimanete saldi nel Signore.9Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio,10noi che con viva insistenza, notte e giorno, chiediamo di poter vedere il vostro volto e completare ciò che ancora manca alla vostra fede?
11Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù dirigere il nostro cammino verso di voi!12Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come anche noi lo siamo verso di voi,13per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.


Capitolo IX: La mancanza di ogni conforto

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1. Non è difficile disprezzare il conforto umano, quando abbiamo quello che viene da Dio. Ma è cosa difficile assai saper sopportare la mancanza, sia del conforto umano sia del conforto divino, saper accettare volonterosamente di soffrire, per amore di Dio, la solitudine del cuore, e senza guardare i propri meriti. Che c'è di straordinario se sei pieno di santa gioia, quando scende su di te la grazia divina? E', questo, un momento che è nel desiderio di tutti. Galoppa leggero chi è sostenuto dalla grazia. Che c'è di strabiliante se non sente fatica colui che è sostenuto dall'Onnipotente ed è condotto dalla somma guida? Di buona voglia e prontamente accettiamo un po' d'aiuto; difficilmente uno se la cava da solo. Il santo martire Lorenzo seppe staccarsi da questo mondo, persino dall'amato suo sacerdote, giacché egli disprezzò ogni cosa che gli apparisse cara quaggiù. Egli giunse a sopportare con dolcezza che gli fosse tolto Sisto, sommo sacerdote di Dio, che egli amava sopra ogni cosa. Per amore del Creatore egli, dunque, superò l'amore verso un uomo; di fronte a un conforto umano preferì la volontà di Dio. Così impara anche tu ad abbandonare, per amore di Dio, qualche intimo e caro amico; e non sentire come cosa intollerabile se vieni abbandonato da un amico, ben sapendo che, alla fine, tutti dobbiamo separarci, l'uno dall'altro. Grande e lunga è la lotta che l'uomo deve fare dentro di sé, per riuscire a superare se stesso e a porre in Dio tutto il proprio cuore. Colui che pretende di bastare a se stesso va molto facilmente alla ricerca di consolazioni umane. Colui invece che ama veramente Cristo e segue volenterosamente la via della virtù non scende a tali consolazioni: egli non cerca le dolcezze esteriori , ma cerca piuttosto di sopportare grandi prove e dure fatiche per amore di Cristo.  

2. Quando, dunque, Dio ti dà una consolazione spirituale, accoglila con gratitudine. Ma comprendi bene che si tratta di un dono che ti viene da Dio, non di qualcosa che risponda a un tuo merito. Per tale dono non devi gonfiarti o esaltarti, né presumere vanamente di te; al contrario, per tale dono, devi farti più umile, più prudente e più timorato in tutte le tue azioni, giacché passerà quel momento e verrà poi la tentazione. Quando poi ti sarà tolta quella consolazione, non disperare subitamente, ma aspetta con umiltà e pazienza di essere visitato dall'alto: Dio può ridarti una consolazione più grande. Non è, questa, cosa nuova né strana, per coloro che conoscono la via di Dio; questo alterno ritmo si ebbe frequentemente nei grandi santi e negli antichi profeti. Ecco la ragione per la quale, mentre la grazia era presso di lui, quello esclamava: "Nella pienezza dissi: così starò in eterno" (Sal 29,7); poi, allontanatasi la grazia, avendo esperimentato la sua interiore condizione, aggiungeva: "togliesti, o Dio, da me la tua faccia e sono pieno di tristezza" (Sal 29,8). Tuttavia quegli frattanto non disperava, ma pregava Iddio più insistentemente, dicendo: "A te, Signore, innalzerò la mia voce, innalzerò la mia preghiera al mio Dio"(Sal 29,9). Ricavava alla fine il frutto della sua orazione, e proclamava di essere stato esaudito, con queste parole: "Il Signore mi udì ed ebbe misericordia di me; il Signore è venuto in mio soccorso" (Sal 29,11). Come? "Mutasti - disse - il mio pianto in gioia, e mi circondasti di letizia" (Sal 29,12). Poiché così avvenne per i grandi santi, noi deboli e poveri, non dobbiamo disperarci, se siamo ora ferventi, ora tiepidi; ché lo spirito viene e se ne parte, a suo piacimento. E' per questo che il santo Giobbe diceva: "Lo visiti alla prima luce, ma tosto lo metti alla prova" (Gb 7,18).

3. Su che cosa posso io fare affidamento, in chi posso io confidare? Soltanto nella grande misericordia divina e nella speranza della grazia celeste. Persone amanti del bene, che mi stiano vicine, devoti confratelli, amici fedeli, libri edificanti ed eccellenti trattati, dolcezza di canti e di inni: anche se avessi tutte queste cose, poco mi aiuterebbero e avrebbero per me ben poco sapore, quando io fossi abbandonato dalla grazia e lasciato nella mia miseria. Allora, il rimedio più efficace sta nel saper attendere con pazienza, sprofondandosi nella volontà di Dio. Non ho mai trovato un uomo che avesse devozione e pietà tanto grandi da non sentire talvolta venir meno la grazia o da non avvertire un affievolimento del suo fervore. Non ci fu mai un santo rapito così in alto e così illuminato, da non subire, prima o poi, la tentazione. Infatti, chi non è provato da qualche tribolazione non è degno di una profonda contemplazione di Dio. Ché la tentazione di oggi è segno di una divina consolazione di domani; la quale viene, appunto, promessa a coloro che sono stati provati dalla tentazione. A colui che avrà vinto, dice, "concederò di mangiare dell'albero della vita" (Ap 2,7). In effetti, la consolazione divina viene data affinché l'uomo sia più forte nel sostenere le avversità; poi viene la tentazione, affinché egli non si insuperbisca di quello stato di consolazione. Non dorme il diavolo, e la carne non è ancor morta. Perciò non devi smettere mai di prepararti alla lotta, perché da ogni parte ci sono nemici, che non si danno riposo.


DISCORSO 7 IL ROVETO BRUCIAVA MA NON SI CONSUMAVA DISCORSO TENUTO NEL DIGIUNO DI QUINQUAGESIMA

Discorsi - Sant'Agostino

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Il grande miracolo del roveto.

1. Ascoltata la divina lettura, anche noi abbiamo guardato con cuore aperto al grande miracolo che aveva richiamato tutta l'attenzione del servo di Dio Mosè, e noi stessi ci siamo fatti attenti [per sapere] come mai nel roveto apparve il fuoco ma il roveto non si consumava 1. Notiamo anzitutto che la Sacra Scrittura poco sopra ha detto che l'angelo del Signore apparve a Mosè nel roveto 2.E poi che Mosè parlava non già con un angelo, ma con il Signore. La terza cosa che notiamo: avendo Mosè richiesto a Dio il suo nome, onde avere di che rispondere ai figli d'Israele che gli avrebbero domandato quale fosse il nome del Dio che lo aveva inviato a loro, Dio rispose: Io sono colui che sono. Non lo disse per modo di dire, ma ripetendolo aggiunse: Questo dirai ai figli d'Israele: Colui che è mi ha mandato a voi 3. Infine, dopo aver rivelato il suo nome, aggiunse ancora: Questo dirai loro: Il Signore Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo sarà il mio nome per sempre 4. Su queste cose ascoltate quanto il Signore ci concede di dire. Sono cose grandi che si perdono nella profondità dei misteri di Dio; se tentassimo di spiegarle in modo adeguato e sufficiente, non basterebbero né le forze né il tempo.

Il roveto figura del popolo giudaico.

2. Quello che possiamo brevemente dire non sarà inutile né vano, ma porterà alla delucidazione di qualche segreto. Nel roveto c'era il fuoco e tuttavia il roveto non si consumava 5. Il roveto è un genere di spine e non poté essere menzionato in modo elogiativo ciò che la terra produsse per il peccatore. Infatti fu detto all'uomo dopo il primo peccato: La terra ti produrrà spine e rovi 6. Né il fatto stesso che il roveto non si consumava, cioè che non era circondato dalle fiamme, lo dobbiamo giudicare positivamente 7. Se la fiamma, nella quale apparve l'angelo o il Signore - anche quando venne lo Spirito Santo furono viste lingue diverse come di fuoco 8 - significa qualcosa di buono, dobbiamo essere afferrati da questo fuoco, ma non in maniera da non essere consumati a causa della nostra durezza. Il roveto che non si consumava significava il popolo che resisteva a Dio. Il roveto significava il popolo spinoso dei giudei, al quale Mosè veniva inviato. Il roveto non si consumava perché la durezza dei giudei, come ho già detto, resisteva alla legge di Dio. Se quel popolo non fosse rappresentato dal roveto, Cristo non sarebbe stato da lui coronato di spine 9.

Questione controversa: apparve a Mosè Dio o un suo angelo?

3. Se poi colui che parlava a Mosè, chiamato sia angelo del Signore sia Signore, fosse la stessa identica persona, è molto difficile stabilirlo; non lo si può affermare temerariamente ma bisogna prudentemente investigare. Due sono le opinioni che qui si possono portare; qualunque delle due sia la vera, tutte e due sono secondo la fede. Dicendo: quale delle due sia la vera, ho inteso dire: quale delle due abbia inteso dire lo scrittore. Quando noi studiando le Scritture vi intendiamo qualcosa che forse non ha inteso dire lo scrittore, [lo possiamo], tuttavia non dobbiamo ritenere un senso contrario alla regola della fede, alla regola della verità, alla regola della pietà. Propongo tutte e due le opinioni. Forse ce ne potrà essere anche una terza che a me sfugge. Delle due che vi propongo scegliete quella che volete. Alcuni affermano che è stato chiamato sia angelo del Signore che Signore perché si trattava di Cristo, di cui chiaramente afferma il profeta che è angelo del gran consiglio 10. Angelo è un nome che indica l'ufficio, non la natura. In greco infatti si chiama angelo chi in latino è detto messaggero. Messaggero è nome che indica azione: chi agisce, cioè annunzia qualcosa, si chiama messaggero. Chi negherà che Cristo ci abbia annunziato il regno dei cieli? Perciò l'angelo, cioè il messaggero, viene inviato da colui che tramite lui deve annunziare qualcosa. Chi negherà che Cristo è stato inviato? Colui che tante volte ha detto: Non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di chi mi ha inviato 11, è proprio lui il messaggero. Anche quella piscina di Siloe significa Inviato. Per questo a quel tale cui aveva spalmato di fango gli occhi comandò di lavarvisi la faccia 12. Si aprirà soltanto l'occhio di colui che viene mondato da Cristo. Perciò l'angelo è lo stesso Signore.

Unità e Trinità di Dio secondo la fede cattolica.

4. Qui occorre però evitare un altro pericolo. Non mancano eretici che affermano che le nature del Padre e del Figlio sono distinte e diverse e che i due non sono di un'unica e identica sostanza. La fede cattolica crede invece che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico Dio, Trinità di un'unica sostanza, inseparabile e uguale, non confusa per mescolanza né separata per divisione. Quelli che si sforzano di provare che il Figlio non è della stessa sostanza del Padre, l'argomentano da questo, che il Figlio è stato veduto dai loro padri. Invece: il Padre - dicono - non è stato veduto; e l'invisibile e il visibile sono di natura diversa. Per questo - continuano - del Padre è stato detto che nessun uomo l'ha visto né lo può vedere 13, per cui colui che è stato visto non solo da Mosè, ma anche da Abramo, non solo da Abramo ma anche dallo stesso Adamo e dagli altri padri, si crede essere non Dio Padre, ma piuttosto il Figlio e viene considerato creatura. La fede cattolica non dice così. Che cosa dice? È Dio il Padre, è Dio il Figlio; immutabile il Padre, immutabile il Figlio; eterno il Padre, coeterno il Figlio; invisibile il Padre, invisibile il Figlio. Se dici invisibile il Padre e visibile il Figlio, distingui, anzi separi le sostanze. Come hai trovato grazia, tu che hai perso la fede? La questione si risolve in questo modo. Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, è per natura propria invisibile. Ma si è manifestato quando ha voluto e a chi ha voluto. Non come è, ma come ha voluto colui al quale servono tutte le creature. La tua anima, essendo invisibile nel tuo corpo, per manifestarsi si serve della voce; e la voce, nella quale si manifesta la tua anima quando parli, non è la sostanza della tua anima: una cosa è l'anima, un'altra è la voce; tuttavia l'anima si manifesta anche in una realtà che non è essa stessa. Così anche Dio, se si è manifestato nel fuoco, non è fuoco; se si è manifestato nel fumo, non è fumo; se si è manifestato in un suono, non è un suono. Queste realtà non sono Dio, ma manifestano Dio. Convinti di questo, crediamo con certezza che il Figlio che appare a Mosè poté essere chiamato sia Signore che angelo del Signore.

Altra questione: fu inviato Cristo o un angelo di Dio?

5. Altri affermano che fu veramente un angelo del Signore, non Cristo, ma un angelo inviato; costoro debbono provare perché è stato chiamato Signore. Come coloro, che credono sia stato Cristo, debbono provare per quale motivo è stato chiamato angelo, così a quelli che dicono sia stato un angelo si chiede per quale motivo è stato chiamato Signore. Coloro che dicono sia stato Cristo, già ho ricordato come escono da questa difficoltà, cioè perché sia stato chiamato angelo: il profeta chiaramente chiama il Signore Cristo angelo del grande consiglio 14. Coloro che affermano sia stato un angelo, debbono spiegare perché sia stato chiamato Signore. Ed essi spiegano: "Come nelle Scritture parla il profeta e si dice che è il Signore a parlare, non perché il profeta è il Signore ma perché il Signore è nel profeta, così quando il Signore si degna di parlare attraverso un angelo, come attraverso un apostolo, come attraverso un profeta, si può rettamente chiamare angelo per se stesso e Signore perché Dio è in lui". Certamente Paolo era un uomo e Cristo era Dio e tuttavia così dice l'Apostolo: Volete la prova che in me parla Cristo? 15. Ha detto anche il profeta: Ascolterò ciò che dice in me il Signore Dio 16. Chi parla in un uomo può parlare anche in un angelo. Per questo apparve a Mosè l'angelo del Signore e lo si chiama: Signore! e lui risponde: Io sono colui che sono 17. È la voce dell'abitante, non del tempio.

La apparizione ad Abramo.

6. Se era Cristo, quando fu chiamato angelo, per il fatto che era uno solo, che faremo quando ad Abramo apparvero in tre? Che dire qui? Apparvero tre e Abramo come parlando ad uno solo lo chiama Signore 18. Che dire? Perché tre? Era la Trinità? Perché allora "Signore"? Perché la Trinità non è tre signori ma un solo Signore, e la Trinità è un solo Dio, non tre dèi; una sola sostanza, tre persone. Il Padre non è il Figlio, il Figlio non è il Padre, lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio. Ma il Padre non è Padre se non del Figlio, il Figlio non è Figlio se non del Padre, lo Spirito è del Padre e del Figlio. Nei riguardi di quelle tre persone alcuni dicono però che uno era superiore agli altri, e che Abramo lo chiamò Signore quando apparve con gli altri due: era Cristo con i suoi angeli. Come interpretare però l'altro fatto quando due persone furono inviate a Sodoma per manifestarsi al fratello di Abramo Loth e questi riconobbe in essi la divinità, e pur vedendone due li chiama "Signore" 19? Abramo nei tre riconobbe il Signore, Loth nei due riconobbe il Signore. Per non separare la Trinità e per non ammettere nel fatto di Sodoma una dualità, credo che possiamo meglio intendere che i nostri padri riconoscevano negli angeli il Signore, si rivolgevano a colui che era dentro alle forme esterne, adoravano non le persone che lo portavano ma colui che inabitava in esse. Questa opinione è confermata non soltanto dalla Lettera agli Ebrei, dove si dice: Se la parola pronunciata per mezzo degli angeli si rivelò efficace... 20 - parlava dell'Antico Testamento, confermò che allora parlavano gli angeli ma nei suoi angeli veniva onorato Dio e che attraverso gli angeli si faceva sentire l'abitante interiore - ma anche dalle parole dette da Stefano negli Atti degli Apostoli, nel rispondere e nel rimproverare i giudei: Duri di cervice e incirconcisi di cuore e di orecchie - duri di cervice cioè spine non consumate - voi sempre avete resistito allo Spirito Santo 21. Il roveto non si consumava perché le spine dei peccati resistevano al fuoco dello Spirito Voi sempre avete resistito allo Spirito Santo. Quale dei profeti non hanno ucciso i vostri padri? 22. E prosegue: Voi che avete ricevuto la legge per ministero degli angeli e non l'avete osservata 23. Se avesse detto "dell'angelo" e non degli angeli, non sarebbero mancati coloro che avrebbero detto: "riguarda Cristo" perché Cristo è stato chiamato angelo del gran consiglio 24. Se il termine "angelo" significa Cristo, forse anche "angeli" significa Cristo? Dice l'apostolo Paolo che l'eredità di Abramo fu trasmessa dall'Antico Testamento fino al Nuovo. E come fu trasmessa? Fu trasmessa - disse - dagli angeli per mezzo di un mediatore 25.

Il significato di: Io sono colui che sono.

7. Era dunque un angelo, e nell'angelo il Signore rispondeva a Mosè che gli chiedeva il proprio nome: Io sono Colui che sono. Questo dirai ai figli di Israele: Colui che è mi ha mandato a voi 26. Essere è nome indicante immutabilità. Tutto ciò che muta termina di essere quello che era e comincia ad essere quello che non era. L'essere è. Il vero essere, il genuino essere, il puro essere non ce l'ha se non chi non muta. Ha il vero essere colui al quale è detto: Tu le muti ed esse mutano, ma tu sei sempre lo stesso 27. Che significa: Io sono Colui che sono, se non: sono eterno? Che significa: Io sono Colui che sono, se non: non posso mutare? Nessuna creatura, non il cielo, non la terra, non l'angelo, non la virtù, non i troni, non le dominazioni, non le potestà. Avendo già un nome che esprime eternità, in più s'è degnato di avere un nome che esprimesse misericordia: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe 28. Il primo per sé, il secondo per noi. Se volesse essere soltanto ciò che è per sé, che cosa saremmo noi? Se Mosè capì bene, anzi proprio perché capì bene, quando gli fu detto: Io sono Colui che sono, Colui che è mi ha mandato a voi 29, credette che questo era troppo elevato per gli uomini [dai quali andava], vide che questo era molto al di sopra della capacità comprensiva degli uomini. Chi infatti ha bene capito "ciò che è" ed "è" veramente, perché è stato ispirato in qualche maniera dalla luce della veracissima essenza o anche solo fugacemente come un lampo, vede se stesso assai più in basso, lontanissimo, enormemente diverso, come disse anche il salmista: Io ho detto nella mia estasi 30. Con la mente rapita in alto vide non so che cosa, che era più elevata delle sue possibilità. E questo era la Verità. Ho detto - disse - nella mia estasi. Che cosa? Sono scacciato dalla presenza dei tuoi occhi 31. Mosè si vedeva molto diverso e non adatto a comprendere non quello che vedeva ma quello che gli si diceva; acceso dal desiderio di vedere l'essere, chiedeva a Dio col quale parlava: Mostrami te stesso 32. Quasi disperando Mosè per la grande distanza da quella preminenza dell'essere, Dio lo risollevò mentre stava per disperare, perché lo vide timoroso, come dicendogli: Poiché ho detto: Io sono Colui che sono, e: Colui che è mi ha mandato, hai intuito cosa sia l'essere e hai disperato di capire. Risolleva la speranza: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe 33. Sono ciò che sono, sono l'essere, ma non voglio sottrarmi agli uomini. Se pertanto in qualche modo possiamo cercare Dio e trovare colui che è, e per giunta posto non lontano da ciascuno di noi: In Lui infatti viviamo ci muoviamo e siamo 34, lodiamo la sua ineffabile essenza e amiamo la sua misericordia.

 

1 - Cf. Es 3, 2.

2 - Cf. At 7, 30.

3 - Es 4, 14.

4 - Es 3, 15.

5 - Cf. Es 3, 2.

6 - Gn 3, 18.

7 - Cf. Es 3, 2.

8 - Cf. At 2, 3.

9 - Cf. Mt 27, 29

10 - Is 9, 6 (sec. LXX).

11 - Gv 6, 38.

12 - Cf. Gv 9, 7.

13 - 1 Tm 6, 16.

14 - Cf. Is 9, 6.

15 - 2 Cor 13, 3.

16 - Sal 84, 9.

17 - Es 3, 14.

18 - Cf. Gn 18, 2.

19 - Cf. Gn 19, 1-2.

20 - Eb 2, 2.

21 - At 7, 51.

22 - At 7, 52.

23 - At 7, 53.

24 - Is 9, 6.

25 - Gal 3, 19.

26 - Es 3, 14.

27 - Sal 101, 28.

28 - Es 3, 15.

29 - Es 3, 14.

30 - Sal 30, 23.

31 - Sal 30, 23.

32 - Es 33, 18.

33 - Es 3, 14.

34 - At 17, 27-28.


Il sacrificio della Messa

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

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Nella seconda metà del mese di agosto del 1820, Anna Katharina ebbe visioni sui misteri del sacrificio della santa Messa. In queste, ella ricevé immagini dei tempi antichi e sul significato delle reliquie sull’altare, ma anche sulla tiepidezza e l’indifferenza con la quale viene trattato spesso il santissimo Sacramento dai preti e dai laici.
«Io vedo disse dappertutto sacerdoti cingersi delle grazie della Chiesa e dei tesori dei meriti di Gesù e dei Santi, ma praticare i sacrifici e predicare in modo morto. Mi venne mostrato un pagano che stava su una colonna, egli era intento a parlare in modo così acceso del nuovo Dio di tutti gli dei e di un altro popolo che tutti restavano rapiti dalle sue parole. Questa visione mi tempestò giorno e notte. Mi venne mostrata l’attuale miseria e la dissoluzione, sempre nel contesto di quei tempi, ed io avevo il compito di pregare per tutto questo senza posa. La lettura sciatta della Messa è una cosa mostruosa! Il modo di leggere è molto importante! Ebbi un’immagine dei misteri della santa Messa, e come tutto ciò che è santo si possa riferire a questa fin dall’inizio del mondo. Vidi i diversi significati delle forme e delle superfici; il significato della forma del circolo e della figura rotonda della terra, degli astri, di tutti i fenomeni ambientali e dell’Ostia. Vidi il profondo significato del Mistero dell’incarnazione, della redenzione e del sacrificio della santa Messa, e come Maria potesse giungere così lontano con il suo infinito abbraccio. Ricevetti, innanzi all’anima mia, alcune immagini dell’Antico Testamento, dove potei vedere e comprendere il sacrificio dalla prima offerta e il meraviglioso significato della sacra Spoglia e quello delle reliquie sotto l’altare dove viene letta la Messa.

Mi apparvero le ossa di Adamo sotto la montagna del Calvario, nell’angolo crollato di una caverna sotterranea, precisamente un po’ più sopra del livello dell’acqua in linea verticale al luogo della crocifissione di Gesù Cristo. Allo scheletro di Adamo mancavano il braccio, il piede destro e la costola destra; attraverso quest’ultima potei vedere l’interno del torace, e nell’incavo destro vidi il cranio di Eva, a destra nel posto della costola da dove Dio l’aveva tratta. Mi fu detto che sarebbero sorte molte dispute e confronti su questo fatto, ma in realtà il sepolcro di Adamo ed Eva con i loro resti sarebbe stato sempre qui. Il sepolcro non fu violato dal Diluvio universale, e vidi pure che Noè possedeva una parte di questi resti mortali nell’arca; le reliquie furono poste già con il primo sacrificio sull’altare e vi rimangono ancora. I resti delle ossa, che Abramo mostrò, sarebbero stati infatti quelli di Adamo, i quali gli sarebbero stati inviati da Sem. Così il sacrificio della morte di Gesù sul Calvario, sopra i resti di Adamo, ha preparato il sacrificio della santa Messa, e sotto la pietra dell’altare si trovano le reliquie. Anche i sacrifici dei Padri antichi furono la preparazione di quello della santa Messa. Anche loro conservavano le sacre spoglie, attraverso le quali adoravano Dio, poiché simboleggiavano la redenzione. Le spoglie di Adamo rappresentano le cinque speranze in rapporto al Salvatore e alla sua Chiesa. Vidi Noè offrire olocausti; il suo altare era colorato di bianco e rosso con sopra deposte le sacre reliquie. In questo modo egli pregava e offriva sacrifici. Le reliquie giunsero più tardi ad Abramo, le vidi poi esposte sull’altare di Melchisedech. La parte posteriore dell’altare era rivolta verso settentrione. I Padri antichi ponevano sempre l’altare in questo modo per fermare il maligno che giungeva da quella parte. Vidi anche Mosè pregare innanzi ad un altare, sul quale aveva esposto le reliquie che erano, di solito, custodite in un vasetto. Versò qualcosa sull’altare e subito divampò una fiamma sulla quale gettò dell’incenso che sprigionò del fumo. Egli promise a Dio di adorare per sempre queste reliquie, giurò così a lungo finché cadde stremato ma già l’alba lo ritrovò rialzato a rinnovare le preghiere. Mosè pregava anche con le braccia protese, egli sapeva bene che a questa preghiera Dio non resiste perché anche suo Figlio, quando si era fatto uomo, aveva pregfto in questo modo, perseverantemente fedele. Come Mosè vidi pregare anche Giosuè, quando il sole si arrestò al suo comando ‘. Vidi anche il lago di Betsaida, e come i suoi cinque accessi simbolizzino le cinque Piaghe di Nostro Signore. Mi si presentarono anche diverse immagini provenienti dai tempi più differenti. Vidi pure il primo Tempio, e su una collina, piuttosto distaccata da questo, era stata scavata una fossa per sotterrare e nascondere, nei tempi di pericolo incombente, le cose di valore: sacre giare, candelieri e molti bracieri a due manici. Al centro venne posta la sacra fiamma dell’altare. Sulla fossa poi furono poste molte travi, il tutto venne ricoperto dalla terra in modo che nulla potesse essere scorto. Vidi Neemia venire dalla prigionia e disotterrare il fuoco sacro dal luogo dove era stato nascosto. Essi trovarono, nell’estrarre i vasi, una nera poltiglia paludosa, con la quale Neemia spalmò il legno del sacrificio che prese fuoco.

Le visioni continuarono e mostrarono alla suora Emmerich il tempo del primo cristianesimo, quando i rappresentanti della massima organizzazione spirituale gareggiavano appassionatamente con quelli della potenza secolare, per offrire al santissimo Sacramento la dovuta adorazione e onore. Vidi il santo papa Zefirino , che a causa del suo fervore per la dignità del sacerdozio ebbe molto da patire da parte dei cristiani e degli eretici. Lo vidi accogliere con severo rigore i novelli candidati all’ordinazione sacerdotale; li esaminò attentamente e molti vennero respinti. Di un piccolo gruppo che desiderava essere ordinato ben cinque ne furono respinti. Lo vidi spesso anche in disputa con degli eretici, i quali parlavano attaccandolo e perfino strappando i suoi scritti. Egli richiedeva dai sacerdoti obbedienza, inviandoli in missione in vari luoghi; ma quelli che non lo seguivano perdevano l’incarico. Una volta inviò un uomo che non era ancora prete in Africa dove, così mi sembrò di vedere, divenne vescovo e un grande santo.

Costui era un amico di Zefirino ed è notissimo. Vidi come Zefirino desiderava che i cristiani gli portassero dalle loro case tutta l’argenteria per poter sostituire i calici di legno usati nelle chiese con altri d’argento. Vidi anche che le ampolline della Messa erano trasparenti. Egli lasciò adornare parzialmente con l’argento tanti calici e, poiché molti si arrabbiavano di questo fatto, donò tutto il restante ai poveri. Vidi egli stesso fare debiti per aiutare un uomo povero che non apparteneva alla sua famiglia. Una sua parente stretta gli mosse rimproveri per questo fatto, era convinta che egli avrebbe potuto fare i debiti al massimo per aiutare i suoi parenti poveri. A queste accuse Zefirino le rispose che avrebbe fatto i debiti per ordine di Gesù Cristo. Lei lo lasciò risentita. Papa Zefirino aveva saputo da Dio che se avesse dato qualcosa a quella donna avrebbe fatto molto male. Vidi come egli esaminava e ordinava i preti, di fronte alla comunità, e istruiva i religiosi sul comportamento da tenersi durante la santa Messa dei vescovi. Egli stabilì, in modo più preciso, e diede normative per il miglioramento e la chiarificazione dei rapporti reciproci; dispose pure alcune norme nei confronti dei cristiani di una certa età giovanile, per mantenere pura la sostanza e lo spirito della morale religiosa della Chiesa, vietò l’uso di portare il santo Sacramento al collo dentro una borsetta, in quanto si doveva riceverlo soltanto in chiesa.

Papa Zefirino aveva una grande venerazione interiore per la Madre di Dio. Egli ebbe alcune visioni sulla vita e la morte della santa Vergine Maria. Per questo fatto aveva preparato il suo giaciglio per la notte, celato dietro una tenda, ad imitazione di quello della santa Madre, e prima di andare a riposare meditava sulla morte della Vergine. Per onorare Maria, Zefirino usava indossare sotto i suoi vestiti al par di Maria una veste celeste. Lo vidi accogliere dopo la penitenza coloro che a causa di impurità e adulteri erano stati scacciati dalla comunità. Si trova in disaccordo con un sacerdote erudito (Tertulliano), che era troppo severo e che poi divenne un eretico. Mi venne mostrato anche san Luigi di Francia, come venne preparato, per mezzo dei digiuni più severi, alla prima comunione. Sua madre, che era con lui nella chiesa, pregava Dio affinché la illuminasse per sapere se il suo bambino fosse maturo per ricevere il santo Sacramento. Io vidi che Maria le apparve e le disse che Luigi avrebbe dovuto prepararsi prima per sette giorni e poi ricevere la comunione e che avrebbe dovuto comunicarsi con lui e insieme sacrificarsi. La Madonna poi sarebbe divenuta la sua Patrona. Vidi questo accadere. Appresi così come viva era intesa la religione in quei tempi. Luigi portava con sé il santo Sacramento (l’Ostia consacrata), in tutte le sue campagne, e dovunque si accampava faceva celebrare la santa Messa. Vidi pure un avvenimento mistico di re Luigi durante le crociate. Una volta le navi stavano affondando a causa di una tempesta del mare e Luigi venne implorato di dare soccorso alla gente che vi si trovava sopra. Egli supplicò allora Dio affinché le navi non affondassero. Siccome mancava il Sacramento vidi il pio re prendere un bambino neonato che era stato battezzato sulla nave e, implorando Dio, lo elevò con le braccia tese verso la tempesta come se avesse voluto proteggerlo. Appena ebbe compiuto questo gesto la tempesta si placò miracolosamente. Dopo questa vicenda il re Luigi esortò il suo popolo al culto devozionale del santo Sacramento. Invitò il popolo conseguentemente a riflettere su come Dio avesse protetto con il suo intervento miracoloso quel fanciullo, battezzato e innocente e tramite questo avesse protetto anche loro, come era già avvenuto per mezzo dell’intercessione di suo Figlio quando si fece uomo per la nostra salvezza.

Nell’anno 1819 suor Emmerich raccontò la seguente visione: Io ho chiamato Dio. Egli vuole vedere suo Figlio agire per i peccatori e rinnovare il sacrificio d’amore per noi. Ebbi poi in questo momento l’immagine del venerdì santo, il modo come il Signore si immolò per noi sulla Croce, ed ho visto Maria e gli Apostoli sotto la Croce sull’altare mentre il prete celebrava la santa Messa. Quest’immagine mi appare giorno e notte e vedo come l’intera comunità preghi male, ed il modo in cui il prete adempie al suo ufficio. L’immagine della Chiesa universale e di tutte le chiese e le comunità intorno, la vedo raffigurata da vicino come un albero pieno di frutta, in un bosco, illuminato dal sole e circondato da altri alberi. Mi appare costantemente la celebrazione della Messa, di giorno e di notte, in tutto il mondo, tra le comunità lontane, dove viene letta interamente, come avveniva nel tempo degli Apostoli. Mi appare pure un Ufficio divino celeste e gli Angeli che aggiungono tutto quello che il prete trascura. Per mancanza di devozione della comunità mi sacrifico e offro in suffragio il mio cuore supplicando il Signore per la sua misericordia. Vedo molti preti adempiere il loro ufficio in modo miserabile, preoccupandosi troppo di conservare una buona esteriorità e trascurando così spesso le cose interiori. Pensano più o meno in questo modo: “Come vengo visto dal popolo?” preoccupandosi poco di come vengono visti da Dio. Gli scrupolosi vogliono essere coscienti della loro orazione. Io ho avuto questa sensibilità fin dalla più tenera età. Spesso durante il giorno ero assorta in contemplazione nella devozione della santa Messa e se qualcuno si rivolgeva a me in quei momenti era come se durante il lavoro una persona adulta venisse interrotta da un piccolo bambino. Gesù ci ama attraverso la sua continua opera di redenzione con la Messa. La Messa è la copertura della salvezza storica di tutti, per mezzo del Sacramento. Io vidi tutto questo già nella primissima gioventù, e credetti che anche tutti gli uomini avessero visto così.

Sulla Messa sacrilega la Emmerich ebbe visioni sul sacrificio di un bambino nel tempo antico e a questo proposito così raccontò: «Quando vidi l’immagine terribile del bambino sacrificato alla mia destra mi voltai ma lo vidi egualmente a sinistra, e implorai il Signore di liberarmi dall’orrore’. Allora sentii il mio Sposo celeste così dirmi: “Vedi quanta rabbia, come essi quotidianamente si comportano con me e agiscono in mio nome!”. Vidi poi alcuni preti i quali, nonostante si trovassero in peccato mortale, celebravano la santa Messa, e l’Ostia, che come un bambino vivente era disteso sull’altare e veniva spezzato con la patena e ferito in modo orrendo. Il sacrificio della santa Messa, per questo genere di preti, non era altro che una forma di assassinio. Vidi ancora, tanta gente infelice, e tanta buona gente in molti luoghi, oppressa e perseguitata come se queste persecuzioni venissero fatte a Gesù Cristo stesso. Un tempo terribile. Non c’è nessuna scappatoia ma soltanto una grande nebbia di colpe che cala su tutto il mondo. Anche a Roma vedo preti cattivi martirizzare Gesù bambino nella Chiesa. Essi pretendono dal Papa qualcosa di molto pericoloso; anche il Papa si accorse di ciò che io pure avevo visto e, come un Angelo con la sua spada, li ricacciò via’. Noi abbiamo notato fin qui, spesso, quali effetti avessero su Anna Katharina Emmerich le benedizioni sacerdotali, specialmente durante le malattie più difficili e le più violente tentazioni. Nell’aprile del 1820 Anna Katharina Emmerich soffriva acutamente ed accusava i dolori più violenti e lancinanti, a tal punto che poteva appena parlare.

18 aprile: Il “pellegrino” così scrive: «Essa si trovava in una situazione molto difficile. Il padre confessore pregò il parroco di Haltern di andare là a pregare per la malata e benedirla. Anna Katharina ne poté trarre profitto; alla sera il padre confessore usò dell’acquavite, essa obbedì; poi i dolori divennero così forti che si lamentò dicendo: “Io ho cercato da me stessa tutto questo, perché non ho lasciato alle sofferenze le soddisfazioni desiderate. Ora devo attendere che il fuoco si consumi! Devo abbandonare tutto nelle mani di Dio”.

19 aprile: «Essa fu per tutta la notte attraversata da un terribile calore e non poteva bere a causa della ritenzione, il pastore di Haltern venne di nuovo nel corso della giornata e le arrecò sollievo con la preghiera e la benedizione. Il “pellegrino” la trovò, nel pomeriggio, in una posizione del tutto mutata, interamente capovolta, dove teneva normalmente i piedi adesso aveva la testa, cercando in questo modo di trovare sollievo ai suoi dolori. Era sottoposta ad una febbre terribile, i dolori si erano concentrati sulla parte sinistra della spina dorsale. La pia suora ringraziò Dio per le sofferenze, si sentì in comunione con le povere anime e si rallegrò di non poter più arrecare alcuna offesa a Dio nel Purgatorio».

20 aprile: «I dolori proseguono. Essa vide tutte le parti interne del corpo ferite e sofferenti. Il suo letto era tutto bagnato dal forte sudore, compresa la paglia del materasso. Allora la malata disse al “pellegrino” che se non fosse venuto qualcuno o qualcosa in suo soccorso sarebbe morta perché non poteva più sopportare il dolore. Appariva sfigurata dai dolori. Brentano si affrettò a chiamare il parroco che subito venne e parlò e pregò con lei, poi le pose la mano sul capo, come se avesse voluto trasmetterle la calma, e lei cadde subito in un sonno lieve. Più tardi, al risveglio, Anna Katharina così si esprimeva: “Pregai intensamente Dio di perdonarmi quando, io stessa, imploro una pena che non posso sopportare. Egli dovrebbe colmarmi con il suo amore, e per amore del sangue di suo Figlio dovrebbe aver pietà di me. Dovrebbe aiutarmi ancora una volta, se vuole che io abbia un compito e lo possa assolvere sulla terra. Allora io mi sentii raggiungere da un’unica risposta: “Il fuoco che tu hai ricevuto deve ardere”. A questo punto non mi feci più alcuna illusione, mi vidi in una condizione estremamente pericolosa e implorai Dio affinché mi desse la forza di accettare tutte le cose. Quando il parroco mi impose la mano sulla testa e pregò fui attraversata da una luce leggera e mi addormentai. Mi parve come se fossi stata una bambina e venissi cullata. Fui raggiunta da una sensazione di calma e c’era una luce. Ricevetti uno stato di sollievo e la speranza si riaccese in me”. Verso mezzogiorno si levò di nuovo il male; Lambert, che era ammalato, le impose le mani e recitò un rosario, in questo modo le fu d’aiuto.

23 dicembre 1820: alla mattina Sr. Emmerich fu trovata interamente priva di sensi. Non poteva né muoversi e neppure parlare. Il prete dovette andare in campagna ed inviò da lei il cappellano Niesing, che recitò per lei le preghiere per gli ammalati dal libretto di Cochem. La pia Emmerich ne ricevette sollievo e riprese coscienza potendo, come disse più tardi, “riprendere a pensare”. Il suo polso era appena percettibile; non poteva parlare, era rigida per il freddo interiore. Niesing recitò nuovamente dopo un’ora le preghiere per lei; la Veggente adesso poteva pensare solo a tratti e a quel contatto si levò in mezzo al letto dicendo: Ho visto di cosa è capace la mano di un vero sacerdote e la preghiera! Il giorno dopo così si esprimeva: Stanotte ho sofferto dolori sorprendenti che mi hanno attraversato tutte le membra, ho sofferto anche una sete tremenda, senza poter bere. Persi la coscienza e pensai, al mattino, di morire veramente. Ma poi non ne potetti più. Allora capii col cuore, che l’uomo non può pensare a Dio se Dio stesso non gli concede questa grazia, e se io ancora potevo questo, era gi una grazia. Quando Niesing venne non potevo muovere le membra e neanche parlare. Sapevo che egli aveva il libretto con sé ed ebbi la speranza che avrebbe pregato. E quando lui iniziò a pregare la sua compassione mi attraversò come un calore, ritornai in me stessa e potei pensare profondamente a “Gesù, Maria e Giuseppe”, questo mi salvò. Così la vita mi fu ridonata dalla benedizione di un sacerdote.
Alla sera Anna Katharina pregò un’altra volta per la benedizione e sulla reliquia di santo Cosma. Il giorno dopo si trovava ancora in uno stato così misero e poté pronunciare solo alcune parole. Appena impressi la reliquia sul mio petto, vidi il Santo vicino a me e fui investita da una corrente di calore. Ricevetti più vita, ma sono ancora piena di dolori lancinanti. La sete mi affligge in modo tremendo e non posso bere. Anna Katharina Emmerich rimase distesa per tutto il giorno, la sera della Vigilia di Natale restò immobile e in un silenzio mortale. Grazie a queste sue sofferenze il malato Lambert si sentì molto meglio. Le sofferenze ed i dolori di Anna Katharina Emmerich erano state devolute a suo favore.

P. Limberg parlò al “pellegrino” sulle “dita dei preti”, così come la Veggente gli aveva spiegato. «Lei mi ha spesso parlato di questo fatto, dicendomi che se anche tutto il corpo di un prete si riduce in polvere e l’anima viene gettata nell’inferno, la Consacrazione delle dita resta sempre riconoscibile tra le ossa. Per bruciare queste dita occorre un fuoco eccezionale; nonostante questo la consacraZione resta ancora impressa e indistruttibile. Anche nei turbamenti difficili, portati dal nemico dell’uomo, il maligno, la benedizione del prete portò ad Anna Katharina un sollievo momentaneo. Io soffrii — raccontò lei — tali dolori alle piaghe, che avrei volentieri voluto gridare ad alta voce, poiché si erano fatti insopportabili. Il sangue scorse a più riprese. Poi apparve Satana come angelo della luce e mi disse non solo interiormente ma parlandomi a viva voce: “Devo penetrare le tue piaghe in modo che domani tutto sarà a posto e non ti faranno più male, così tu non soffrirai più!” Lo riconobbi subito e gli dissi: “Vai via! Non ho bisogno dite! Non voglio niente da te!” Allora scivolò via e si nascose come un cane dietro l’armadio. Dopo un certo tempo ritornò di nuovo e disse: “Tu non devi pensare che con Gesù starai bene, tutto viene da me, sono io che ti do quelle immagini. Io ho anche un regno, sono potente e spodesterò il tuo Signore”. Era tardissimo, quando poi egli ritornò dicendomi:
“Perché ti giri intorno tormentandoti e non sai come e da dove viene? Tutto ciò che hai e vedi viene da me”. Allora gli gridai di andar via e di lasciarmi stare perché volevo appartenere solo a Gesù Cristo. “Io voglio amare solo Lui e fuggirti. Voglio avere sofferenze e dolori così come Egli vuole”. Chiamai il padre confessore perché la mia paura fu molto grande. Costui mi benedì e allora il nemico si allontanò da me. Alla mattina mentre stavo recitando il Credo entrò di nuovo furtivamente e mi disse:
“Cosa ti aiuta a pregare con “il Credo” quando non ne comprendi nessuna parola? Ti voglio chiaramente mostrare quello che dovresti vedere e conoscere!”. Allora gli risposi: “Io non voglio conoscere ma credere!”. Mi disse una frase dalla Sacra Scrittura ma senza poter pronunciare un nome. Appena capii che non poteva pronunciarlo gli dissi ripetutamente:
“Pronuncia la parola, dilla tutta!”, così dicendo mi tremarono le braccia e le gambe ed egli finalmente scomparve”.

L’energia che avvolge la stola sacerdotale in simili situazioni si rivela nelle notizie del “pellegrino” del 2 giugno 1821, il quale così scrive: “Trovai la pia suora molto sconvolta, che mi raccontò tra lacrime e paura: «Stanotte ho avuto una delle notti più tremende: è comparsa una gatta ed è venuta verso il mio letto. Saltò sulla mia mano. Allora l’afferrai per le zampe e la trattenni fuori del letto e volevo ucciderla, ma mi sfuggì. Restai sveglia e vidi tutto ciò che mi circondava. Il maligno ritornò e mi maltrattò durante tutta la notte fino alle 3 del mattino, era una figura nera e orribile. Mi batté e mi trascinò fuori dal letto, mi trovai con le mani sul pavimento, mi lanciò in avanti e mi compresse in modo terribile con i cuscini, poi mi sollevò in aria. Allora ebbi la certezza che non era un sogno. Feci tutto ciò che sapevo: presi le mie reliquie sacre ma non ne ebbi aiuto. Pregai allora disperata Dio e tutti i Santi, domandando loro se avevo così grandi colpe e se dovessi pagarle in questo modo, e ancora non ebbi nessuna risposta, sembravo abbandonata al “nemico dell’uomo”. Protestai verso il nemico, e chiamando tutti i Santi per nome, gli chiesi di dirmi quale diritto avesse per far questo. Egli non mi rispose ma continuò con i suoi tormenti. Ripetutamente cercava di afferrarmi sempre al dorso e alle spalle con le sue mani o artigli di ghiaccio. Finalmente ricevetti una certa forza e saltai sull’armadio, presi la stola del mio padre confessore ivi custodita e l’avvolsi attorno al mio collo. Allora cessò di afferrarmi e prese a parlare. Discorse sempre con una sicurezza e astuzia senza pari. Mi rimproverò perché io lo osteggiavo sempre in quel modo e gli facevo tanti danni, sempre con un tono di voce come se fosse dalla parte della più grande ragione. Quando avevo chiesto a Dio se avessi avuto così tante colpe, il nemico mi disse: “Tu ricevi qualcosa da me”, ma io gli risposi: “Da te posso avere solo i peccati, che sono maledetti come te dall’inizio! Gesù Cristo ha ben fatto! Mantienili con te e ritorna con loro fin nel profondo dell’inferno!
È indicibile spiegare cosa ho sofferto con quest’incontro!” Ella pianse e tremò in tutto il corpo, solo al ricordo di tale orribile esperienza.
Effetto del frammento della Croce. Diario del dr. Wesener, del 16 ottobre 1861, sull’effetto delle reliquie su Anna Katharina Emmerich: “Vidi l’ammalata in un’estasi profonda; giunse anche il P. Limberg, gli mostrai una cassettina ereditata da mia suocera che conteneva alcune reliquie, erano due particelle particolarmente significative della santa Croce”. P. Limberg senza pronunciare una parola mi prese la cassettina dalle mani e si avvicinò con questa all’ammalata, gliela mostrò mantenendo una certa distanza. Improvvisamente la malata si levò dal letto e afferrò con brama la cassettina comprimendosela sul cuore. P. Limberg le domandò cosa ci fosse dentro. Ella rispose: “Qualcosa di molto prezioso, come della santa Croce”.
P. Limberg la richiamò dallo stato di estasi ed io ripresi la mia cassettina. Ella fu molto meravigliata che la cassettina mi appartenesse, perché si ricordava di averla trovata sotto le vecchie pezze che riceveva a Coesfeld per i poveri e i malati. La veggente era anche meravigliata fortemente per il fatto che la devota, dalla quale riceveva i pezzi di stoffa, non avesse custodito bene questa sacralità . Cinque anni più tardi il “pellegrino” ritornò ancora sulle stesse particelle della Croce.•Quando mostrai ad Anna Katharina Emmerich una particella della Croce del dottor Wesener, ella l’afferrò e poi disse: “Io ho anche questa, l’ho nel cuore e sul petto (portava una particola della croce ricevuta da Overberg). Ho anche una particella della lancia. Quella che era conficcata nel corpo di Gesù Cristo e pende dalla Croce. Non posso decidermi quale debba amare di più: la Croce è il mezzo della salvezza, la lancia ha aperto una larga porta all’amore. Ieri ho vissuto profondamente gli avvenimenti collegati a queste particelle! (era il venerdì).
La particella mi addolcisce i dolori, le reliquie li ricacciano. Nei momenti in cui la particella mi addolcisce i dolori mi sono rivolta spesso al Signore in questo modo: ‘Signore se a te fosse stato così dolce soffrire sulla Croce, questa particola non avrebbe potuto rendere i miei dolori così tenui “.
Con il cambiamento dell’appartamento nell’agosto del 1821 la particella della Croce, conservata da Overberg, era andata perduta. La qual cosa portò molto dolore ad Anna Katharina Emmerich. Allora decise di rivolgersi a sant’Antonio e fece celebrare in suo onore una santa Messa, affinché il Santo si fosse adoperato a questo fine. Infatti il 17 agosto ella si ritrovò la particella della Croce in mano durante una visione. San Giuseppe e sant’Antonio sono venuti da me, e sant’Antonio mi ha dato la croce. Così spiegò poi la veggente.

Le consacrazioni

«Non vidi mai luccicare un’Immagine della Misericordia, ma vidi la luce del sole riflettersi sulla stessa. I raggi ricevuti dal sole erano inviati a sua volta dall’icona sull’orante. Io non ho mai visto luccicare la croce di Coesfeld, ma chiaramente quella della Croce chiusa nella custodia. Vidi anche raggi di luce che dalla Croce si riversavano sugli oranti». Quando il “pellegrino” una volta le mostrò un “Agnus Dei”‘, mentre lei si occupava con le reliquie, gli disse: «Questo è buono e dà forza, è consacrato; ma trovo la forza nelle reliquie». Di una croce consacrata disse.»La consacrazione luccica come una stella! La innalza nella gloria!. Ma le dita del prete (rivolta al suo padre confessore), sono ancora meglio. Questa croce può distruggersi mentre le dita del prete sono consacrate per sempre. La morte e l’inferno non possono annullare la consacrazione delle dita, questa viene distinta ancora in cielo.

Di Gesù che ci ha salvati

Qualcuno le portò un’immaginetta consacrata della Madre di Dio, e lei a quella vista disse: «Questa è benedetta, custodiscila bene e non metterla tra le cose profane. Chi venera la Madre di Dio, onora con Lei suo Figlio che ci ha salvati. Queste cose sono molto buone, vanno impresse sul cuore, custodiscila bene». Un’altra volta le venne portata un’altra immaginetta, e lei se la portò sul petto dicendo: Ah! La donna forte! Quest’immagine ha attinenza con quella della Misericordia!».

La monetina di S. Benedetto

Un’altra volta il pellegrino le diede un involucro di vetro dove era attaccata una monetina ad un pezzettino di velluto. Allora lei disse: «La stoffa è anche benedetta. Questa è una monetina di san Benedetto consacrata con una benedizione. Benedetto l’ha lasciata al suo ordine religioso ed ha relazione col miracolo che avvenne quando i monaci gli diedero da bere il veleno ed egli infranse il bicchiere con il segno della croce. Questa monetina agisce contro il veleno, la peste, l’incantesimo e le tentazioni demoniche. Il velluto rosso, sul quale è attaccato, è stato tolto dalla tomba di Willibald a Valpurga , nel luogo dove scorre l’olio dalle ossa di Walpurga. I religiosi hanno reciso questo pezzetto per tale uso, dopo esserci passati sopra con i piedi nudi». Il luglio 1821: mentre essa parlava, il “pellegrino” le diede nelle mani un libro aperto con la pagina chiazzata del suo sangue. A questa vista essa rise e disse: «Quello che è sprizzato sul libro proviene da questo fiorellino rosso e bianco al centro della mia mano». Un’altra volta “il pellegrino” le diede la medesima pagina nelle mani ponendole la domanda: Losa ha toccato questo foglio?’ allora si girò e disse: Le piaghe di Gesù!”.


L'IMMACOLATA CONCEZIONE IN UN GRANDE SPLENDORE

Sant'Anna Schaffer

Sognai di trovarmi in una grande chiesa molto bella. Il Parroco stava celebrando la Santa Messa alla quale io pure potei assistere. Finita la celebrazione, il Parroco invitò i presenti a fermarsi ancora un po' in chiesa, poiché un Padre missionario sarebbe venuto a impartire la benedizione. La chiesa era così piena di gente che non c'era più un posto libero. Dopo un paio di minuti arrivò il Padre missionario e diede la benedizione, quindi, assieme al Parroco, si avviò all'uscita che si trovava nella parte destra della chiesa.

All'improvviso, proprio da quella parte, apparve l'Immacolata Vergine: usciva da Lei uno splendore così grande che impallidii e quasi svenni. Anche il Parroco e il Padre La videro e rimasero fermi in ammirazione e venerazione davanti a Lei.

La Beata Vergine teneva le mani giunte e sorrideva amorevolmente. Delle altre persone presenti in chiesa, nessuna si accorse di nulla, tranne una suora che si dedicava alla cura degli infermi, che vide solo un grande bagliore. Uscita dalla chiesa, mi chiese di spiegarle che cos'era successo. "Mi sembra - disse - che tu abbia visto qualcosa". Riuscii a risponderle solo: "Ho visto la Santa Madre del Cielo!". Ripetei la frase tre volte e a voce così alta che tutta la gente si voltò a guardartisi. In quello stesso istante mi svegliai.

"Sia benedetta la Santa Immacolata Concezione della Vergine Maria."