Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Chi vuole altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia. Chi dimanda altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che dimanda. Chi opera e non per Cristo, non sa quello che si faccia. (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 5° settimana del tempo di Quaresima (San Giovanni Battista La Salle)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 1

1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".

26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.

39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".

46Allora Maria disse:

"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.

59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:

68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".

80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.


Secondo libro dei Maccabei 6

1Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle patrie leggi e a non governarsi più secondo le leggi divine,2inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizim invece a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo.3Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male.4Il tempio infatti fu pieno di dissolutezze e gozzoviglie da parte dei pagani, che gavazzavano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne e vi introducevano le cose più sconvenienti.5L'altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi.6Non era più possibile né osservare il sabato, né celebrare le feste tradizionali, né fare aperta professione di giudaismo.7Si era trascinati con aspra violenza ogni mese nel giorno natalizio del re ad assistere al sacrificio; quando ricorrevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare coronati di edera in onore di Dioniso.8Fu emanato poi un decreto diretto alle vicine città ellenistiche, per iniziativa dei cittadini di Tolemàide, perché anch'esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici9e mettessero a morte quanti non accettavano di partecipare alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse.10Furono denunziate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i loro bambini alle loro mammelle e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura.11Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro, perché essi avevano ripugnanza a difendersi per il rispetto a quel giorno santissimo.
12Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di considerare che i castighi non vengono per la distruzione ma per la correzione del nostro popolo.13E veramente il fatto che agli empi è data libertà per poco tempo, e subito incappano nei castighi, è segno di grande benevolenza.14Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con gli altri popoli, attendendo pazientemente il tempo di punirli, quando siano giunti al colmo dei loro peccati;15e questo per non dovere alla fine punirci quando fossimo giunti all'estremo delle nostre colpe.16Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo.17Questo sia detto come verità da ricordare. Dopo questa breve parentesi torniamo alla narrazione.
18Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina.19Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s'incamminò volontariamente al supplizio,20sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per brama di sopravvivere.21Coloro che erano incaricati dell'illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest'uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare la porzione delle carni sacrificate imposta dal re,22perché, agendo a questo modo, avrebbe sfuggito la morte e approfittato di questo atto di clemenza in nome dell'antica amicizia che aveva con loro.23Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia a cui si aggiungeva la veneranda canizie, e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, e degno specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero alla morte.24"Non è affatto degno della nostra età fingere con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia passato agli usi stranieri,25a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e brevissimi giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia.26Infatti anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell'Onnipotente.27Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età28e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi". Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio.29Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo a loro parere che le parole da lui prima pronunziate fossero una pazzia.30Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: "Il Signore, cui appartiene la sacra scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui".31In tal modo egli morì, lasciando non solo ai giovani ma alla grande maggioranza del popolo la sua morte come esempio di generosità e ricordo di fortezza.


Proverbi 6

1Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo,
se hai dato la tua mano per un estraneo,
2se ti sei legato con le parole delle tue labbra
e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca,
3figlio mio, fa' così per liberartene:
poiché sei caduto nelle mani del tuo prossimo,
va', gèttati ai suoi piedi, importuna il tuo prossimo;
4non concedere sonno ai tuoi occhi
né riposo alle tue palpebre,
5lìberatene come la gazzella dal laccio,
come un uccello dalle mani del cacciatore.

6Va' dalla formica, o pigro,
guarda le sue abitudini e diventa saggio.
7Essa non ha né capo,
né sorvegliante, né padrone,
8eppure d'estate si provvede il vitto,
al tempo della mietitura accumula il cibo.
9Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire?
Quando ti scuoterai dal sonno?
10Un po' dormire, un po' sonnecchiare,
un po' incrociare le braccia per riposare
11e intanto giunge a te la miseria, come un vagabondo,
e l'indigenza, come un mendicante.

12Il perverso, uomo iniquo,
va con la bocca distorta,
13ammicca con gli occhi, stropiccia i piedi
e fa cenni con le dita.
14Cova propositi malvagi nel cuore,
in ogni tempo suscita liti.
15Per questo improvvisa verrà la sua rovina,
in un attimo crollerà senza rimedio.

16Sei cose odia il Signore,
anzi sette gli sono in abominio:
17occhi alteri, lingua bugiarda,
mani che versano sangue innocente,
18cuore che trama iniqui progetti,
piedi che corrono rapidi verso il male,
19falso testimone che diffonde menzogne
e chi provoca litigi tra fratelli.

20Figlio mio, osserva il comando di tuo padre,
non disprezzare l'insegnamento di tua madre.
21Fissali sempre nel tuo cuore,
appendili al collo.
22Quando cammini ti guideranno,
quando riposi veglieranno su di te,
quando ti desti ti parleranno;
23poiché il comando è una lampada e l'insegnamento una luce
e un sentiero di vita le correzioni della disciplina,
24per preservarti dalla donna altrui,
dalle lusinghe di una straniera.
25Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza;
non lasciarti adescare dai suoi sguardi,
26perché, se la prostituta cerca un pezzo di pane,
la maritata mira a una vita preziosa.
27Si può portare il fuoco sul petto
senza bruciarsi le vesti
28o camminare sulla brace
senza scottarsi i piedi?
29Così chi si accosta alla donna altrui,
chi la tocca, non resterà impunito.
30Non si disapprova un ladro, se ruba
per soddisfare l'appetito quando ha fame;
31eppure, se è preso, dovrà restituire sette volte,
consegnare tutti i beni della sua casa.
32Ma l'adultero è privo di senno;
solo chi vuole rovinare se stesso agisce così.
33Incontrerà percosse e disonore,
la sua vergogna non sarà cancellata,
34poiché la gelosia accende lo sdegno del marito,
che non avrà pietà nel giorno della vendetta;
35non vorrà accettare alcun compenso,
rifiuterà ogni dono, anche se grande.


Salmi 73

1'Salmo. Di Asaf.'

Quanto è buono Dio con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!
2Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
3perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.

4Non c'è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
5Non conoscono l'affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.

6Dell'orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito.
7Esce l'iniquità dal loro grasso,
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
8Scherniscono e parlano con malizia,
minacciano dall'alto con prepotenza.

9Levano la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
10Perciò seggono in alto,
non li raggiunge la piena delle acque.
11Dicono: "Come può saperlo Dio?
C'è forse conoscenza nell'Altissimo?".
12Ecco, questi sono gli empi:
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.
13Invano dunque ho conservato puro il mio cuore
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
14poiché sono colpito tutto il giorno,
e la mia pena si rinnova ogni mattina.

15Se avessi detto: "Parlerò come loro",
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
16Riflettevo per comprendere:
ma fu arduo agli occhi miei,
17finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi qual è la loro fine.
18Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai precipitare in rovina.

19Come sono distrutti in un istante,
sono finiti, periscono di spavento!
20Come un sogno al risveglio, Signore,
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.

21Quando si agitava il mio cuore
e nell'intimo mi tormentavo,
22io ero stolto e non capivo,
davanti a te stavo come una bestia.
23Ma io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
24Mi guiderai con il tuo consiglio
e poi mi accoglierai nella tua gloria.

25Chi altri avrò per me in cielo?
Fuori di te nulla bramo sulla terra.
26Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma la roccia del mio cuore è Dio,
è Dio la mia sorte per sempre.
27Ecco, perirà chi da te si allontana,
tu distruggi chiunque ti è infedele.
28Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere
presso le porte della città di Sion.


Lamentazioni 5

1Ricordati, Signore, di quanto ci è accaduto,
guarda e considera il nostro obbrobrio.
2La nostra eredità è passata a stranieri,
le nostre case a estranei.
3Orfani siam diventati, senza padre;
le nostre madri come vedove.
4L'acqua nostra beviamo per denaro,
la nostra legna si acquista a pagamento.
5Con un giogo sul collo siamo perseguitati
siamo sfiniti, non c'è per noi riposo.
6All'Egitto abbiamo teso la mano,
all'Assiria per saziarci di pane.
7I nostri padri peccarono e non sono più,
noi portiamo la pena delle loro iniquità.
8Schiavi comandano su di noi,
non c'è chi ci liberi dalle loro mani.
9A rischio della nostra vita ci procuriamo il pane
davanti alla spada nel deserto.
10La nostra pelle si è fatta bruciante come un forno
a causa degli ardori della fame.
11Han disonorato le donne in Sion,
le vergini nelle città di Giuda.
12I capi sono stati impiccati dalle loro mani,
i volti degli anziani non sono stati rispettati.
13I giovani han girato la mola;
i ragazzi son caduti sotto il peso della legna.
14Gli anziani hanno disertato la porta,
i giovani i loro strumenti a corda.
15La gioia si è spenta nei nostri cuori,
si è mutata in lutto la nostra danza.
16È caduta la corona dalla nostra testa;
guai a noi, perché abbiamo peccato!
17Per questo è diventato mesto il nostro cuore,
per tali cose si sono annebbiati i nostri occhi:
18perché il monte di Sion è desolato;
le volpi vi scorrazzano.
19Ma tu, Signore, rimani per sempre,
il tuo trono di generazione in generazione.
20Perché ci vuoi dimenticare per sempre?
Ci vuoi abbandonare per lunghi giorni?
21Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo;
rinnova i nostri giorni come in antico,
22poiché non ci hai rigettati per sempre,
né senza limite sei sdegnato contro di noi.


Prima lettera ai Corinzi 1

1Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene,2alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro:3grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
4Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù,5perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza.6La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente,7che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.8Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo:9fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti.11Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi.12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!".
13Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?14Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio,15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome.16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.

17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.19Sta scritto infatti:

'Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti'.

20'Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto'? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo?21Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.22E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza,23noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.25Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.27Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,28Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,29perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.30Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione,31perché, come sta scritto:

'Chi si vanta si vanti nel Signore'.


Capitolo XXXVII: L’assoluta e totale rinuncia a se stesso per ottenere libertà di spirito

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 1. O figlio, abbandona te stesso, e mi troverai. Vivi libero da preferenze, libero da tutto ciò che sia tuo proprio, e ne avrai sempre vantaggio; ché una grazia sempre più grande sarà riversata sopra di te, non appena avrai rinunciato a te stesso, senza volerti più riavere. O Signore, quante volte dovrò rinunciare, e in quali cose dovrò abbandonare me stesso? Sempre, e in ogni momento, sia nelle piccole come nelle grandi cose. Nulla io escludo: ti voglio trovare spogliato di tutto. Altrimenti, se tu non fossi interiormente ed esteriormente spogliato di ogni tua volontà, come potresti essere mio; e come potrei io essere tuo? Più presto lo farai, più sarai felice; più completamente e sinceramente lo farai, più mi sarai caro e tanto maggior profitto spirituale ne trarrai. Ci sono alcuni che rinunciano a se stessi, ma facendo certe eccezioni: essi non confidano pienamente in Dio, e perciò si affannano a provvedere a se stessi. Ci sono alcuni che dapprima offrono tutto; ma poi, sotto i colpi della tentazione, ritornano a ciò che è loro proprio, senza progredire minimamente nella virtù. Alla vera libertà di un cuore puro e alla grazia della rallegrante mia intimità, costoro non giungeranno, se non dopo una totale rinuncia e dopo una continua immolazione; senza di che non si ha e non si avrà una giovevole unione con me.

 2. Te l'ho detto tante volte, ed ora lo ripeto: lascia te stesso, abbandona te stesso e godrai di grande pace interiore. Da' il tutto per il tutto; non cercare, non richiedere nulla; sta' risolutamente soltanto in me, e mi possederai, avrai libertà di spirito, e le tenebre non ti schiacceranno. A questo debbono tendere il tuo sforzo, la tua preghiera, il tuo desiderio: a saperti spogliare di tutto ciò che è tuo proprio, a metterti nudo al seguito di Cristo nudo, a morire a te stesso, a vivere sempre in me. Allora i vani pensieri, i perversi turbamenti, le inutili preoccupazioni, tutto questo scomparirà. Allora scompariranno il timore dissennato, e ogni amore non conforme al volere di Dio.


DISCORSO 304 NELLA SOLENNITÀ DEL MARTIRE LORENZO

Discorsi - Sant'Agostino

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Il diacono è ministro del sangue di Cristo. Il mistero della cena del Signore.

1. 1. La Chiesa di Roma affida al nostro ricordo questo giorno, giorno trionfale per il beato Lorenzo; in esso egli tenne sotto i piedi il mondo rumoreggiante minacce e lo disprezzò quando voleva sedurre e, nell'uno e nell'altro caso, riportò vittoria sul diavolo che provocava la persecuzione. Roma intera è infatti testimone di come sia gloriosa, quanto ricca di virtù simili a fiori, i più diversi, la corona del martire Lorenzo intessuta di tanti pregi. In quella Chiesa, poi, come di solito sentite dire, esercitava l'ufficio di Diacono. Ivi fu ministro del sacro sangue di Cristo: ivi, per il nome di Cristo, versò il proprio. Si era accostato con discernimento alla mensa del Potente. A quella mensa di cui ora ci parlavano i Proverbi di Salomone, che riportano: Quando siedi a mangiare alla mensa di un potente, considera bene che ti viene servito, stendi quindi la tua mano, consapevole che tu pure devi preparare vivande simili 1. Il beato apostolo Giovanni espose chiaramente il mistero di questa cena dicendo: Come Cristo ha dato la vita per noi, così, anche noi, dobbiamo dare la vita per i fratelli 2. Fratelli, san Lorenzo lo comprese, lo comprese e mise in pratica; e proprio quanto prese a quella mensa, quello stesso preparò. Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte.

Tutti dobbiamo seguire Cristo.

2. 2. Perciò, fratelli, se il nostro amore è sincero, imitiamo anche noi. Non potremmo infatti rendere miglior frutto di amore di quello che è l'imitazione dell'esempio: Cristo in realtà patì per noi lasciandoci un esempio perché ne seguiamo le orme 3. Da questa espressione può sembrare che l'apostolo Pietro abbia inteso dire che Cristo patì solamente per coloro che ne seguono le orme e che la passione di Cristo giovi unicamente a coloro che ne seguono le orme. I santi martiri lo hanno seguito fino all'effusione del sangue, fino a rendersi a lui somiglianti nella passione: i martiri lo hanno seguito, ma non sono stati i soli. In realtà non è che venne tagliato il ponte dopo il loro passaggio, o che quella sorgente si sia inaridita dopo che i martiri bevvero. Quale, allora, la speranza dei buoni fedeli che in forza dell'unione coniugale portano in castità e concordia il vincolo del matrimonio, o secondo la continenza vedovile rintuzzano gli allettamenti della carne, o ancora, levando più alto il vertice della santità e fiorendo in verginità illibata, seguono l'Agnello dovunque vada? Qual è per costoro - io dico - quale la speranza per tutti noi se al seguito di Cristo, non si trovano che quanti versano il sangue per lui? La madre Chiesa dovrà perdere allora i suoi figli che in tempo di pace genera tanto più numerosi quanto maggiore è la sicurezza? Perché non li perda è da implorare la persecuzione, da desiderare la prova? Lungi da noi, fratelli. Come può infatti desiderare la persecuzione chi grida ogni giorno: Non ci indurre in tentazione 4?

3. 2. Possiede, possiede, fratelli, quel giardino del Signore, possiede non solo le rose dei martiri, ma pure i gigli delle vergini e le edere dei coniugi e le viole delle vedove. In una parola, dilettissimi, in nessuno stato di vita gli uomini dubitino della propria chiamata: Cristo è morto per tutti. Con tutta verità, di lui è stato scritto: Egli vuole che tutti gli uomini siano salvi e che tutti giungano alla conoscenza della verità 5.

In che cosa imitare Cristo, oltre che nel martirio. Imitare la sua umiltà; rifuggire dalla vendetta. Disprezzare le cose terrene.

3. 3. Vediamo perciò di comprendere in che modo, oltre all'effusione del sangue, oltre la prova della passione, il cristiano debba imitare Cristo. Parlando di Cristo Signore, dice l'Apostolo: Il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio 6. Suprema grandezza! Ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, e apparso in forma umana 7... Estremo abbassamento! Cristo volle umiliarsi: è a tua disposizione, o cristiano, quel che devi far tuo. Cristo si fece obbediente 8. Tu come puoi essere superbo? Fino a che punto Cristo si fece obbediente? Fino all'incarnazione del Verbo, fino a condividere la mortalità umana, fino alla triplice tentazione da parte del diavolo, fino ad esporsi alla derisione del popolo giudaico, fino agli sputi e alle catene, fino agli schiaffi e alla flagellazione; se è poco, fino alla morte; e, se c'è ancora qualcosa da aggiungere, anche a proposito del genere di morte... e alla morte di croce 9. È per noi tale esempio di umiltà, come rimedio alla superbia.

4. 3. Uomo, a che dunque ti fai baldanzoso? o pelle di carogna, a che ti vai rigonfiando? o putridume fetente, a che presumi? Vai ansimando, ti lamenti, sei di fuoco perché non so chi ti ha offeso. Perché reclami riparazione, hai la gola arsa da sete di vendetta, e non desisti dal tuo proposito prima di aver ricevuto soddisfazione di lui che ti ha offeso? Se sei cristiano, attendi il tuo Re: prima Cristo deve vendicare se stesso. Infatti, non si è ancora vendicato colui che per te ha subito tanti tormenti. Eppure quella Maestà potrebbe evitare sia ogni soffrire, sia farsi giustizia all'istante. Ma, essendo di infinita potenza, così volle pure usare infinita pazienza: infatti patì per noi lasciandoci un esempio perché ne seguiamo le orme 10. Vi rendete certo conto, dilettissimi, che, oltre l'effusione del sangue, oltre le catene e il carcere, oltre i flagelli e gli uncini, molte sono le situazioni nelle quali possiamo imitare Cristo. Quindi, superato tale stato di umiliazione, annientata la morte, Cristo ascese al cielo: seguiamolo. Ascoltiamo le parole dell'Apostolo: Se siete risorti con Cristo, gustate le cose di lassù, dove si trova Cristo alla destra di Dio, cercate le cose di lassù, non quelle della terra 11. Tutto ciò, che delle cose terrene può far piacere, il mondo avrà posto innanzi, sia respinto; tutto ciò che di crudele e di terribile avrà fatto violentemente presentire, sia disprezzato. E chi si comporta in tal modo, non dubiti di calcare fedelmente le orme di Cristo, così da poter giustamente ripetere con l'apostolo Paolo: La nostra patria è nei cieli 12.

Vera e invincibile la virtù della carità.

5. 4. Ma la virtù può risultare vittoriosa in costoro solo a condizione che la carità non sia simulata. Perciò, la virtù autentica ci viene da colui che ha infuso la carità nei nostri cuori 13. Quando mai il beato Lorenzo non avrebbe temuto le fiamme all'esterno se, interiormente, non fosse stato ardente del fuoco della carità? Pertanto, fratelli miei, il glorioso martire non tremava di spavento per le atrocità da soffrire sul rogo fiammeggiante perché bruciava nell'intimo di un accesissimo desiderio dei gaudi del cielo. A confronto del fervore di cui ardeva il suo spirito, all'esterno la fiamma accesa dai persecutori era un refrigerio. Quando mai avrebbe potuto tollerare le trafitture di così immani patimenti se non perché amava le gioie dei premi eterni? Infine, quando mai avrebbe disprezzato questa vita se non avesse amato la vita migliore? E chi vi potrà fare del male - assicura l'apostolo Pietro - chi - egli dice - vi potrà fare del male se avrete amato il bene? 14 Sia pure che infierisca contro di te l'empio persecutore: tu non puoi venir meno se ami il bene. Infatti, se in realtà avrai amato appassionatamente ciò che è bene, sarai capace di tollerare ogni male con pazienza e senza turbamento. Che danno recarono infatti al beato Lorenzo quei tormenti inferti dai persecutori, quando poi proprio i supplizi lo resero più noto e ci procurarono questo giorno di straordinaria letizia a causa della sua morte preziosa?

 


1 - Prv 23, 1-2.

2 - 1 Gv 3, 16.

3 - 1 Pt 2, 21.

4 - Mt 6, 13.

5 - Tm 2, 4.

6 - Fil 2, 6.

7 - Fil 2, 7.

8 - Fil 2, 8.

9 - Fil 2, 8.

10 - 1 Pt 2, 21.

11 - Col 3, 1-2.

12 - Fil 3, 20.

13 - Cf. Rm 5, 5.

14 - 1 Pt 3, 13.


8 - Si narra come la nostra gran Regina metteva in pratica la dottrina del Vangelo che il Figlio santissimo le insegnava.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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795. Il nostro Salvatore, trascorsa ormai la fanciullezza, andava crescendo negli anni e nelle azioni e ad ogni età compiva quanto l'eterno Padre via via gli affidava a vantaggio del genere umano. Non predicava pubblicamente, né tanto meno faceva allora in Galilea miracoli così manifesti come ne fece dopo e come ne aveva fatti alcuni, in precedenza, in Egitto; segretamente, però, senza mostrarlo, operava sempre grandi effetti nelle anime e nei corpi di molte persone. Visitava i poveri e gli infermi, consolava gli afflitti e gli oppressi, questi e tanti altri riportava sulla strada della salvezza eterna, illuminandoli privatamente con consigli e muovendoli interiormente con favori o ispirazioni, affinché si rivolgessero al loro Creatore e si allontanassero dal demonio e dalla morte. Per questi continui benefici, egli usciva molte volte dalla casa della sua beata Madre. Benché gli uomini riconoscessero di essere aiutati e trasformati dalle parole e dalla presenza di Gesù, ignorandone il mistero ammutolivano, non sapendo a chi attribuire ciò se non al medesimo Dio. La Regina dell'universo vedeva nello specchio dell'anima santissima del Figlio, e anche con altre modalità, tutti i suoi prodigi; quando, poi, si ritrovavano da soli, lo adorava e lo ringraziava prostrandosi ai suoi piedi.

796. Il Signore trascorreva il tempo rimanente in orazione e insieme a Maria; la istruiva e conferiva con lei sulle sollecitudini che come buon pastore aveva per il suo diletto gregge, sui meriti che voleva accumulare per redimerlo e sui mezzi che intendeva usare per questo. La prudentissima Madre era attenta a tutto e cooperava con divina sapienza e con amore, assistendolo nel servizio di padre, fratello, amico, maestro, avvocato, protettore, riparatore, che egli disponeva di esercitare verso i mortali. Comunicavano a voce o con operazioni interiori, attraverso le quali si parlavano e intendevano. Il Figlio le diceva: «Madre mia, il frutto delle mie azioni, sul quale voglio fondare la Chiesa , deve essere un insegnamento che, creduto e messo in pratica, sia vita e salvezza del mondo, e una legge santa ed efficace, così forte da eliminare il veleno riversato da Lucifero nei cuori. Desidero che con i miei suggerimenti i mortali diventino più spirituali, si innalzino alla mia somiglianza e, durante l'esistenza carnale, siano depositari dei miei tesori, per giungere poi alla partecipazione della mia gloria senza fine. Voglio rinnovare, perfezionare, rendere più luminosi e capaci di risultati i precetti che diedi a Mosè, perché siano meglio compresi».

797. La Regina penetrava profondamente gli intenti del Maestro della vita e con amore li accettava, venerava e gradiva a nome dell'umanità. Nella misura in cui il Signore le manifestava tutti e singolarmente tali sacramenti, Maria capiva la validità che egli avrebbe dato ad essi e alla dottrina evangelica, gli effetti che quest'ultima avrebbe avuto nelle anime se l'avessero osservata e il premio che sarebbe stato loro concesso in corrispondenza, ed operava anticipatamente in tutto come se lo facesse per ciascuna delle creature. Conobbe chiaramente i quattro Vangeli con i vocaboli stessi con cui sarebbero stati stesi e tutti i misteri che avrebbero racchiuso; ne afferrò il messaggio, perché superava nella scienza i medesimi autori e avrebbe potuto dare ad essi lezione dichiarandoli senza bisogno delle loro parole. Allo stesso modo apprese che tale sapienza era come modellata su quella di Cristo e con essa erano trascritti e copiati quei testi, che sarebbero stati redatti e che rimanevano depositati in lei, come le tavole dell'alleanza nell'arca, perché fossero gli originali autentici della legge per tutti i santi; infatti, ognuno di loro doveva imitare la perfezione e le qualità di colei che stava nell'archivio della grazia, cioè Maria purissima.

798. II Redentore la illuminò anche sul dovere che ella aveva di attuare in modo eminente tutti questi insegnamenti per conseguire gli altissimi fini di un così raro beneficio. Se dovessi qui narrare quanto adeguatamente e sublimemente li eseguì, sarebbe necessario raccontare di nuovo in questo capitolo la sua storia, che fu tutta una somma del Vangelo plasmata sul suo stesso Figlio. Si consideri ciò che essi hanno compiuto negli apostoli, nei martiri, nei confessori, nelle vergini e negli altri beati e giusti che ci sono stati e ci saranno sino alla fine del mondo. Sicuramente nessuno, a parte il Signore, lo può intendere e tanto meno riferire. Intanto vediamo che tutti i santi sono stati concepiti nella colpa e tutti hanno peccato e, anche se avrebbero potuto crescere in virtù e grazia, hanno lasciato qualche vuoto in questa. Maria però non ebbe tali difetti e mancanze, ed ella sola fu materia convenientemente disposta per l'attività del braccio dell'Altissimo e per i suoi doni; fu l'unica a ricevere senza opporre resistenza il fiume impetuoso di Dio, comunicatole dal suo Unigenito. Da ciò possiamo dedurre che soltanto nella visione chiara del Signore e nella felicità eterna arriveremo a sapere tutto ciò che sarà opportuno circa l'eccellenza di questa meraviglia della sua onnipotenza.

799. Se adesso volessi parlare in generale e illustrare in maniera grossolana qualcosa di ciò che mi è stato rivelato, non troverei i termini adatti per farlo. La Madre della apienza osservava i consigli evangelici conformemente alla profonda intelligenza che di tutti le era stata data e nessuno è capace di intuire sino a che punto questa arrivasse in lei; anche quello che si comprende supera le espressioni comuni. Prendiamo come esempio il discorso che il Maestro rivolse ai suoi discepoli sul monte, come lo riporta san Matteo: in esso egli compendiò la perfezione evangelica, sulla quale stabiliva la sua Chiesa, dichiarando beati tutti quelli che l'avrebbero seguita. Il Signore disse: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Questo fu il primo e solido fondamento di tutta la vita cristiana. Anche se gli apostoli e poi san Francesco penetrarono a fondo tale verità, solo Maria ne riuscì a ponderare degnamente la grandezza e, corrispondentemente, la mise in pratica sino al massimo grado a cui può giungere una semplice creatura. Nel suo cuore non entrarono mai immagini di ricchezze temporali e non conobbe neppure tale inclinazione, ma, apprezzando le cose solo come opere di Dio, le aborriva per quanto erano di ostacolo all'amore per lui. Le usò sempre con parsimonia e solo se la muovevano e aiutavano a glorificare il Creatore. A questa mirabile povertà era come dovuto il titolo di Regina dei cieli e dell'universo. Tutto questo è vero, ma è poco in confronto a come la nostra Signora stimò e attuò il tesoro della prima beatitudine.

801. Gesù afferma inoltre: Beati i miti, perché erediteranno la terra. In tale insegnamento e nell'eseguirlo Maria santissima, con la sua dolce mansuetudine, non solo sorpassò ogni uomo ai suoi tempi come aveva fatto Mosè, a anche gli angeli e i serafini; infatti, la nostra candida colomba in carne mortale era interiormente più libera dall'ira e dal turbamento di quanto non lo siano gli spiriti, che non hanno la nostra sensibilità. In questa misura inesplicabile ella fu padrona delle sue facoltà e delle azioni del corpo corruttibile, e anche dell'intimo di chi aveva relazioni con lei. Così possedeva la terra in ogni maniera e questa si sottometteva al suo placido comando. Nel discorso si aggiunge: Beati gli afflitti, perché saranno consolati. La divina Madre comprese, più di quanto sia possibile spiegare, la forza e il valore delle lacrime, come anche la stoltezza e il rischio del riso dell'allegria mondana. Mentre tutti i figli di Adamo, concepiti nel peccato originale e poi contaminati da altre trasgressioni, si danno in preda all'ilarità e ai diletti, la Re gina, esente da ogni macchia, capì che la vita di quaggiù è donata agli uomini perché si affliggano per la lontananza dal sommo Bene e per il male commesso, in passato e nel presente. Ella lo pianse amaramente per tutti e i suoi gemiti innocenti meritarono le consolazioni e i favori che ricevette dal Signore. Il suo purissimo cuore stette sempre come sotto il torchio del dolore a causa delle offese recate al suo amato, e così schiacciato esso distillava le lacrime che i suoi occhi spargevano; i lamenti per l'ingratitudine dei rei verso il loro Salvatore erano suo pane di giorno e di notte. Nessuna creatura, né da sola né unita a tutte le altre, si estenuò nel pianto quanto lei, pur essendone causa per la colpa come Maria lo era del gaudio e della felicità per la grazia.

802. Il testo prosegue: Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. La nostra grande Signora comprese il mistero di tale fame e sete e la sua sofferenza per queste fu maggiore dell'avversione che ne ebbero e ne avranno tutti i nemici di Dio. Pur essendo arrivata al più sublime grado di giustizia e di santità, conservò sempre in sé l'anelito a fare di più e a questo corrispondeva la pienezza di doni con cui l'Altissimo la saziava, applicandole il torrente dei suoi tesori e della sua soavità. Si dichiara poi: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Anche in questo Maria si distinse tanto da poter essere chiamata Madre di misericordia, così come il Signore è il Padre delle misericordie. Essendo innocente e non avendo niente per cui domandare a Dio pietà, ne ebbe abbondantemente ella stessa verso il genere umano, e con essa ne riparò la rovina. Conobbe con eminente scienza il valore di questa virtù e non la negò né la negherà mai a chi la cercherà presso di lei, seguendo in ciò fedelmente l'Onnipotente, così come fece anche aiutando i poveri e i bisognosi, per offrire loro il rimedio.

803. La sesta beatitudine è: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Maria santissima la visse al di sopra di ogni altro. Ella era eletta come il sole, conformandosi al vero Sole di giustizia e a quello materiale che ci illumina senza macchiarsi delle cose inferiori e immonde; nel suo cuore e nelle sue facoltà non entrò mai qualcosa di impuro, ed anzi ciò non le era neppure possibile per la trasparenza e l'onestà dei suoi pensieri. Fin dall'inizio della sua esistenza a tale candore corrisposero la prima visione della Trinità e poi le altre di cui si narra in questa Storia, anche se per il suo stato di pellegrina sulla terra furono passeggere e non continue. La settima proclama: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Le fu concessa con mirabile intelligenza nella misura in cui ne aveva bisogno per conservare la pace interiore nelle avversità e tribolazioni della vita, passione e morte di suo Figlio, della cui inalterabilità fu un vero ritratto in queste e in altre occasioni. Non si turbò mai disordinatamente, ma accettò sempre le pene più grandi con profondissima pace, restando in tutto perfetta figlia del Padre celeste, titolo che le spettava singolarmente proprio per questo. L'ultima annuncia: Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Essa in Maria giunse alla massima pienezza: solo ella e Dio stesso, come vera madre e vero Padre, condivisero fino in fondo l'ingiuria che gli uomini recarono al loro unigenito e Signore del mondo togliendogli l'onore e la vita a causa della sua predicazione. Solo la nostra Regina imitò sua Maestà nel sopportare tale persecuzione e capì che sino a quel punto avrebbe dovuto mettere in pratica il Vangelo.

804. Posso spiegare così molto di quello che ho appreso riguardo alla sapienza con cui ella comprese e incarnò ciò che Gesù diceva, e quanto ho scritto circa le beatitudini lo avrei potuto applicare a tutto il resto: per esempio ai precetti di amare i nemici, di perdonare le ingiurie, di fare le buone azioni nascostamente e senza vanagloria, di fuggire l'ipocrisia; ai consigli di perfezione; alle parabole del tesoro, delle perle preziose, delle vergini, del seminatore, dei talenti e alle rimanenti. Ella le intese tutte, con la dottrina contenuta in ciascuna e gli altissimi fini ai quali erano indirizzate; conobbe inoltre in che modo si doveva attuare ciò che era santo e conforme alla volontà divina, e lo fece senza tralasciarne un solo accento o una sola lettera. Anche per questa Signora, come per Cristo, si può affermare che non è venuta per abolire la legge, ma per darle compimento.

 

Insegnamento della Regina del cielo

805. Figlia mia, all'autentico maestro della virtù spetta insegnare quello che opera e operare quello che insegna. Il dire e il fare sono le due parti del suo compito, affinché le parole istruiscano e l'esempio muova e le avvalori, perché siano accettate ed eseguite. Tutto questo effettuò il Signore e io ne ricalcai le orme. Siccome poi non sarebbe restato per sempre quaggiù, e neppure io, volle lasciare i Vangeli come un sommario della sua vita, e anche della mia, perché i figli della luce, credendo in essa e seguendola, si conformassero a lui. Tanto valgono tali testi sacri e tanto tu li devi stimare. Per il mio Figlio santissimo e per me è motivo di gloria e compiacenza vedere che le sue espressioni e quelle che narrano la sua storia sono rispettate e onorate dagli uomini; al contrario, egli ritiene un grave oltraggio che i suoi ammaestramenti siano da essi dimenticati. Nella Chiesa, infatti, vi sono molti che, come pagani o privi della lucerna della fede, non considerano, né gradiscono, né ricordano un simile beneficio.

806. Il tuo debito è grande in questo, perché ti sono state rivelate la mia venerazione per la dottrina di Cristo e la mia fatica nel praticarla. Anche se non hai potuto sapere completamente ciò che facevo e desideravo, poiché non è possibile per la tua capacità, io non ho rivolto la mia benignità verso nessuna nazione più che verso di te. Rifletti, dunque, sollecitamente su come devi corrispondere a tale favore e non permettere che il tuo amore verso la Scrittura e soprattutto verso i Vangeli rimanga infruttuoso. Le parole del Signore devono essere la lampada accesa nel tuo cuore e la mia vita il modello su cui fondare la tua. Pondera quanto valore abbia la tua diligenza in questo per far piacere a mio Figlio e tieni a mente che così mi vincolerai di nuovo ad esercitare con te l'ufficio di madre e di maestra. Temi il pericolo di non rispondere alle chiamate divine, perché per questa spensieratezza moltissimi si perdono; ma, poiché sono tanto numerose e mirabili quelle che la munifica misericordia ti dona, se le trascurassi la tua scorrettezza sarebbe riprensibile e abominevole davanti all'Onnipotente, a me e ai santi.


27-6 Ottobre 15, 1929 Come tutti stanno in aspettativa della narrazione della storia della Divina Volontà. Vuoto degli atti della creatura nella Divina Volontà.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Mi sentivo tutta immersa nel Fiat Divino; innanzi alla mia povera mente vedevo la Creazione tutta ed i grandi prodigi operati dalla Divina Volontà in Essa. Sembrava che ciascuna cosa creata volesse narrare ciò che possedeva del gran Fiat Divino per farlo conoscere, amare e glorificarlo. Onde mentre la mia mente si perdeva nel guardare la Creazione, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutti stanno in aspettativa della narrazione del grande poema della Divina Volontà, e siccome la Creazione fu il primo atto esterno dell’operato del mio Fiat, perciò contiene il principio della sua storia di quanto ha fatto per amor della creatura. Ecco la causa che volendoti dire tutta la storia del mio Voler Divino, ho racchiuso dentro tutta la storia della Creazione, con tanti particolari e modi semplici e speciali, perché tu e tutti conoscessero che cosa ha fatto, e che vuol fare il mio Fiat Divino, ed i suoi giusti diritti che vuol regnare in mezzo alle umane generazioni. Tutto ciò che si fece nella Creazione non è conosciuto del tutto dalle creature, l’amore che ebbimo nel crearla, come ogni cosa creata porta una nota d’amore distinta l’una dall’altra, racchiuse dentro un bene speciale alle creature, tanto vero, che la vita di esse è legata con vincoli indissolubili con la Creazione, e se la creatura si vorrebbe sottrarsi dai beni della Creazione, non potrebbe vivere; chi le darebbe l’aria per respirare, la luce per vedere, l’acqua per bere, il cibo per nutrirsi, la terra solida per farla camminare? E mentre la mia Divina Volontà tiene il suo atto continuo, la sua vita e la sua storia, da far conoscere in ciascuna cosa creata, la creatura l’ignora e vive di Essa senza conoscerla. Ecco perciò stanno tutti in aspettativa, la stessa Creazione, ché vogliono far conoscere un Volere sì santo, e l’averti parlato della stessa Creazione con tanto amore, e di ciò che il mio Fiat Divino fa in Essa, mostra il suo grande desiderio che vuole essere meglio conosciuta, molto più che il bene non conosciuto, non porta vita né i beni che possiede. Perciò la mia Volontà è come sterile in mezzo alle creature, né può produrre la pienezza della sua Vita in ciascuna di esse, perché non é conosciuta”.

(3) Dopo di ciò sentivo in me una forza interna che voleva seguire tutti gli atti che il Fiat Divino aveva fatto nella Creazione e Redenzione, ma mentre ciò facevo, pensavo tra me: Qual è il bene che faccio che in tutto voglio seguire il Voler Divino? Ed il mio amato Gesù ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, tu devi sapere che tutto ciò che il mio Voler Divino ha fatto tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, l’ha fatto per amore delle creature, e queste, conoscendolo, salissero nell’atto suo per guardarlo, amarlo e unire l’atto di loro al suo per tenergli compagnia, e mettervi anche una virgola, un punto, uno sguardo, un ti amo, alle tante opere grandi e prodigi divini che il mio Fiat nella foga del suo amore ha fatto per tutti. Ora, quando tu lo segui negli atti suoi, sente la tua compagnia, non si sentirà solo, sente il tuo piccolo atto, il tuo pensiero che segue l’atto suo, quindi si sente contraccambiato; invece, se tu non lo seguissi, sentirebbe il vuoto di te e degli atti tuoi nell’immensità del mio Voler Divino, e con dolore griderebbe: “Dov’è la piccola figlia del mio Volere? Non me la sento negli atti miei, non godo i suoi sguardi che ammirano ciò che faccio per dirmi un grazie, non sento la sua voce che mi dice ti amo, oh! come mi pesa la solitudine”. E ti farebbe sentire i suoi gemiti nel fondo del tuo cuore col dirti: “Seguimi nelle opere mie, non mi lasciare solo”. Onde, il male che faresti sarebbe formare il vuoto dei tuoi atti nella mia Divina Volontà. E se lo fai, faresti il bene di tenergli compagnia, e se sapessi quanto riesce gradita la compagnia nell’operare, staresti più attenta. E come il mio Fiat Divino sentirebbe il vuoto degli atti tuoi se non lo seguissi, così sentiresti il vuoto dei suoi atti nella tua volontà, e ti sentiresti sola, senza la compagnia della mia Volontà Divina che ama d’occuparti tanto, da non farti sentire più che il tuo volere vive in te”.