Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

È impossibile acquistare vera unione tra l'anima e Dio se non con il mezzo della mortificazione. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 5° settimana del tempo di Quaresima (San Giovanni Battista La Salle)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 16

1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.4Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato.

Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.
5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?6Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.7Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.8E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.9Quanto al peccato, perché non credono in me;10quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;11quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.13Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.14Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

16Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete".17Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: "Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?".18Dicevano perciò: "Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire".19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: "Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete?20In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
21La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.22Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e23nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.24Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
25Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.26In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:27il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.28Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre".29Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.30Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio".31Rispose loro Gesù: "Adesso credete?32Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
33Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!".


Deuteronomio 30

1Quando tutte queste cose che io ti ho poste dinanzi, la benedizione e la maledizione, si saranno realizzate su di te e tu le richiamerai alla tua mente in mezzo a tutte le nazioni, dove il Signore tuo Dio ti avrà scacciato,2se ti convertirai al Signore tuo Dio e obbedirai alla sua voce, tu e i tuoi figli, con tutto il cuore e con tutta l'anima, secondo quanto oggi ti comando,3allora il Signore tuo Dio farà tornare i tuoi deportati, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo da tutti i popoli, in mezzo ai quali il Signore tuo Dio ti aveva disperso.4Quand'anche i tuoi esuli fossero all'estremità dei cieli, di là il Signore tuo Dio ti raccoglierà e di là ti riprenderà.5Il Signore tuo Dio ti ricondurrà nel paese che i tuoi padri avevano posseduto e tu lo possiederai; Egli ti farà felice e ti moltiplicherà più dei tuoi padri.
6Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perché tu ami il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima e viva.7Il Signore tuo Dio farà cadere tutte queste imprecazioni sui tuoi nemici e su quanti ti odieranno e perseguiteranno.8Tu ti convertirai, obbedirai alla voce del Signore e metterai in pratica tutti questi comandi che oggi ti dò.9Il Signore tuo Dio ti farà sovrabbondare di beni in ogni lavoro delle tue mani, nel frutto delle tue viscere, nel frutto del tuo bestiame e nel frutto del tuo suolo; perché il Signore gioirà di nuovo per te facendoti felice, come gioiva per i tuoi padri,10quando obbedirai alla voce del Signore tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge; quando ti sarai convertito al Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima.
11Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te.12Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire?13Non è di là dal mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire?14Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.
15Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male;16poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso.17Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli,18io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano.19Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza,20amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe".


Siracide 21

1Figlio, hai peccato? Non farlo più
e prega per le colpe passate.
2Come alla vista del serpente fuggi il peccato:
se ti avvicini, ti morderà.
Denti di leone sono i suoi denti,
capaci di distruggere vite umane.
3Ogni trasgressione è come spada a doppio taglio:
non c'è rimedio per la sua ferita.
4Spavento e violenza fanno svanire la ricchezza;
così la casa del superbo sarà devastata.
5La preghiera del povero va dalla sua bocca agli orecchi
di Dio,
il giudizio di lui verrà a suo favore.
6Chi odia il rimprovero segue le orme del peccatore,
ma chi teme il Signore si convertirà di cuore.
7Da lontano si riconosce il linguacciuto,
ma l'assennato conosce il suo scivolare.
8Chi costruisce la sua casa con ricchezze altrui
è come chi ammucchia pietre per l'inverno.
9Mucchio di stoppa è una riunione di iniqui;
la loro fine è una fiammata di fuoco.
10La via dei peccatori è appianata e senza pietre;
ma al suo termine c'è il baratro degli inferi.

11Chi osserva la legge domina il suo istinto,
il risultato del timore del Signore è la sapienza.
12Non diventerà educato chi manca di capacità,
ma c'è anche una capacità che aumenta l'amarezza.
13La scienza del saggio cresce come una piena;
il suo consiglio è come una sorgente di vita.
14L'interno dello stolto è come un vaso rotto,
non potrà contenere alcuna scienza.
15Se un assennato ascolta un discorso intelligente,
l'approverà e lo completerà;
se l'ascolta un dissoluto, se ne dispiace
e lo getta via dietro la schiena.
16Il parlare dello stolto è come un fardello nel
cammino,
ma sulle labbra dell'intelligente si trova la grazia.
17La parola del prudente è ricercata nell'assemblea;
si rifletterà seriamente sui suoi discorsi.
18Come casa in rovina, così la sapienza per lo stolto;
scienza dell'insensato i discorsi incomprensibili.
19Ceppi ai piedi è la disciplina per l'insensato
e come manette nella sua destra.
20Lo stolto alza la voce mentre ride;
ma l'uomo saggio sorride appena in silenzio.
21Ornamento d'oro è la disciplina per l'assennato;
è come un monile al braccio destro.
22Il piede dello stolto si precipita verso una casa;
l'uomo sperimentato si mostrerà rispettoso.
23Lo stolto spia dalla porta l'interno della casa;
l'uomo educato se ne starà fuori.
24È cattiva educazione d'un uomo origliare alla porta;
l'uomo prudente ne resterebbe confuso.
25Le labbra degli stolti ripetono sciocchezze,
le parole dei prudenti sono pesate sulla bilancia.
26Sulla bocca degli stolti è il loro cuore,
i saggi invece hanno la bocca nel cuore.
27Quando un empio maledice l'avversario,
maledice se stesso.
28Il maldicente danneggia se stesso
e sarà detestato dal suo ambiente.


Salmi 89

1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".

6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.

9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.

20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.

34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".

39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.

47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?

50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.


Daniele 13

1Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm,2il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio.3I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè.4Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui.5In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: "L'iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo".6Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro.7Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito.8I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un'ardente passione per lei:9persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.10Eran colpiti tutt'e due dalla passione per lei,11ma l'uno nascondeva all'altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei.12Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno disse all'altro:13"Andiamo pure a casa: è l'ora di desinare" e usciti se ne andarono.14Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola.
15Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo.16Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla.17Susanna disse alle ancelle: "Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno".18Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si erano nascosti.19Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero:20"Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi.21In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle".22Susanna, piangendo, esclamò: "Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani.23Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!".24Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei25e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
26I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo.27Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
28Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni per condannare a morte Susanna.29Rivolti al popolo dissero: "Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm". Mandarono a chiamarla30ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti.31Susanna era assai delicata d'aspetto e molto bella di forme;32aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza.33Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
34I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa.35Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore.36Gli anziani dissero: "Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle.37Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei.38Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme.39Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito.40Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni".41La moltitudine prestò loro fede poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte.42Allora Susanna ad alta voce esclamò: "Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano,43tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me".44E il Signore ascoltò la sua voce.
45Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele,46il quale si mise a gridare: "Io sono innocente del sangue di lei!".
47Tutti si voltarono verso di lui dicendo: "Che vuoi dire con le tue parole?".48Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: "Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare la verità!49Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei".
50Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: "Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell'anzianità".51Daniele esclamò: "Separateli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò".52Separati che furono, Daniele disse al primo: "O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce,53quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente.54Ora dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?". Rispose: "Sotto un lentisco".55Disse Daniele: "In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due".56Allontanato questo, fece venire l'altro e gli disse: "Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore!57Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità.58Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?". Rispose: "Sotto un leccio".59Disse Daniele: "In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire".
60Allora tutta l'assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui.61Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo62e applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.63Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto.64Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.


Atti degli Apostoli 22

1"Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi".2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di più.3Ed egli continuò: "Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi.4Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne,5come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti.
6Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me;7caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?8Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti.9Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava.10Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia.11E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco.
12Un certo Ananìa, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti,13venne da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista.14Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,15perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito.16E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome.
17Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi18e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me.19E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te;20quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano.21Allora mi disse: Va', perché io ti manderò lontano, tra i pagani".

22Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando: "Toglilo di mezzo; non deve più vivere!".23E poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria,24il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo.
25Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: "Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?".26Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: "Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!".27Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: "Dimmi, tu sei cittadino romano?". Rispose: "Sì".28Replicò il tribuno: "Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo". Paolo disse: "Io, invece, lo sono di nascita!".29E subito si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e che lui lo aveva messo in catene.

30Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro.


Capitolo VII: Evitare l'eccessiva familiarità

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"Non aprire il tuo cuore al primo che capita" (Sir 8,22); i tuoi problemi, trattali invece con chi ha saggezza e timore di Dio. Cerca di stare raramente con persone sprovvedute e sconosciute; non metterti con i ricchi per adularli; non farti vedere volentieri con i grandi. Stai, invece, accanto alle persone umili e semplici, devote e di buoni costumi; e con esse tratta di cose che giovino alla tua santificazione. Non avere familiarità con alcuna donna, ma raccomanda a Dio tutte le donne degne. Cerca di essere tutto unito soltanto a Dio e ai suoi angeli, evitando ogni curiosità riguardo agli uomini. Mentre si deve avere amore per tutti, la familiarità non è affatto necessaria. Capita talvolta che una persona che non conosciamo brilli per fama eccellente; e che poi, quando essa ci sta dinanzi, ci dia noia solo al vederla. D'altra parte, talvolta speriamo di piacere a qualcuno, stando con lui, e invece cominciamo allora a non piacergli, perché egli vede in noi alcunché di riprovevole.


DISCORSO 98 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI LC 7, 11-15, E SUI TRE MORTI CHE IL SIGNORE RISUSCITÒ

Discorsi - Sant'Agostino

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I miracoli del Signore fisici e spirituali.

1. Dai miracoli di Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore rimangono impressionati, sì, tutti quelli che ne sentono parlare e hanno la fede, ma chi in un modo, chi in un altro. Alcuni infatti rimangono stupiti davanti ai suoi miracoli di natura fisica, ma non sanno considerare con ammirazione miracoli maggiori. Altri, al contrario, ammirano miracoli più grandi operati adesso nelle anime, che non quelli operati da Cristo nei corpi. Così infatti afferma il Signore in persona: Come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così il Figlio dà la vita a coloro che vuole 1. Naturalmente non è che alcuni li risuscita il Figlio e altri il Padre, ma gli stessi li risuscitano il Padre e il Figlio, poiché il Padre compie tutto mediante il Figlio. Nessuno ch'è cristiano deve dunque dubitare che ancora adesso vengono risuscitati dei morti. Orbene, ogni persona ha occhi con cui può vedere i morti risorgere, come risuscitò il figlio di quella vedova di cui parla il brano del Vangelo letto poc'anzi, ma non tutti hanno la possibilità di vedere risorgere persone morte quanto allo spirito, tranne quelli già risorti nello spirito. È più importante risuscitare uno destinato a vivere eternamente che risuscitare uno destinato a morire nuovamente.

Due specie di morte.

2. Della risurrezione di quel giovanetto si rallegrò la madre vedova 2; della risurrezione spirituale d'ogni giorno di tante persone si rallegra la madre Chiesa. Quello era morto fisicamente, quelle invece erano morte spiritualmente. La morte visibile del giovanetto era pianta in modo visibile; quanto alla morte di quelle persone invece né ci si pensava, né si vedeva. Ci pensava però Colui che conosceva i morti; conosceva i morti solo Colui che poteva dar loro la vita. Se infatti il Signore non fosse venuto per risuscitare i morti, l'Apostolo non direbbe: Svégliati, tu che dormi; sorgi dai morti e t'illuminerà Cristo 3. Senti la parola "dormiente" quando dice: Svégliati, tu che dormi, ma intendila nel senso di "morto " quando senti: e sorgi dai morti. Si chiamano spesso "dormienti" anche quelli morti visibilmente. Orbene, tutti senza eccezione dormono per Colui che può svegliarli. Per te invece è morto uno che, per quanto lo scuoti, per quanto lo pizzichi, per quanto lo strazi, non si sveglia. Per Cristo invece dormiva quel giovinetto al quale disse: Alzati! 4 e quello immediatamente si alzò. Nessuno sveglia un altro nel letto tanto facilmente quanto Cristo sveglia i morti nel sepolcro.

Tre morti risuscitati dal Signore.

3. Troviamo che dal Signore furono risuscitati tre morti in modo visibile, ma un gran numero in modo invisibile. Ma chi può sapere quanti morti risuscitò in modo visibile? Poiché non tutte le opere compiute dal Signore sono state scritte. Lo dice Giovanni: Gesù fece molte altre opere; se fossero scritte tutte, penso che tutto il mondo non potrebbe contenere i libri in cui registrarle 5. Molti altri dunque sono stati senza dubbio risuscitati, ma solo tre sono stati non senza motivo ricordati. Gesù Cristo nostro Signore ciò che faceva in modo sensibile voleva che fosse inteso anche in senso spirituale. Se faceva i miracoli, non era solo in vista dei miracoli, ma allo scopo che ciò ch'era meraviglioso per chi vedeva fosse vero anche per chi lo comprendeva. Allo stesso modo uno che vede delle lettere in un libro scritto in modo perfetto, ma non sa leggere, loda, sì, la mano del copista, meravigliandosi di fronte alla bellezza delle lettere, ma non sa che cosa significano o indicano quelle lettere; così è uno che loda con gli occhi, ma non comprende con la mente; un altro invece loda l'abilità artistica e capisce anche il significato; questo è colui che naturalmente non solo può vedere ciò che possono vedere tutti ma sa anche leggere, cosa che non è in grado di fare chi non ha imparato a leggere. Allo stesso modo coloro che videro i miracoli di Cristo ma non capirono che cosa significavano e che cosa in certo qual modo insegnavano a quanti li capivano, si meravigliarono solo ch'erano stati compiuti; altri al contrario non solo rimasero meravigliati ch'erano stati fatti ma arrivarono anche a capirne il significato. Simili a costoro dobbiamo essere noi alla scuola di Cristo. In effetti chi dice che Cristo fece i miracoli unicamente perché fossero solo miracoli, potrebbe dire pure che egli non sapeva che non era la stagione di quei frutti quando cercò fichi su un albero 6. Non era ancor giunto il tempo di quel frutto, come dice l'Evangelista; eppure, avendo fame, ha cercato i frutti in quell'albero. Non sapeva forse Cristo ciò che sapeva un contadino? Ciò che sapeva il coltivatore dell'albero non lo sapeva forse il creatore dell'albero? Quando dunque, essendo affamato, cercò i frutti sull'albero, volle far capire che aveva fame di qualcosa ma cercava qualcos'altro; trovò l'albero senza frutti ma pieno di foglie, lo maledisse e quello seccò. Che cosa aveva fatto l'albero non portando frutti 7? Che colpa derivava dal fatto che l'albero non aveva prodotto frutti? Ci sono però alcuni che non possono produrre frutti a causa della propria volontà. La sterilità è una colpa, quando la fecondità dipende dalla volontà. I giudei dunque che avevano le parole della Legge, ma non le opere, erano pieni di foglie ma non producevano frutti. Ho detto ciò per convincervi che nostro Signore Gesù Cristo fece i miracoli per indicare con essi qualcos'altro, perché oltre al fatto ch'erano opere mirabili, grandi e divine, imparassimo da essi anche qualche altra cosa.

La risurrezione dei tre morti.

4. Vediamo dunque che cosa voleva che noi imparassimo a proposito dei tre morti risuscitati da lui. Risuscitò la figlia morta del capo-sinagoga, il quale aveva chiesto al Signore di recarsi dalla ragazza inferma per liberarla dalla malattia. Mentre si avviava fu annunciato che la ragazza era morta, e sembrando loro che ormai si tormentasse invano, i servi annunciarono al padre: La ragazza è morta; perché stai ancora a disturbare il Maestro? 8. Il Signore però si avviò e disse al padre della ragazza: Non temere; soltanto continua ad aver fede 9. Arrivò alla casa e trovò ch'erano state già preparate le esequie dovute per il funerale e disse alla gente: Non piangete, poiché la ragazza non è morta, ma dorme 10. Disse la verità: dormiva, ma per Colui dal quale poteva essere svegliata. Svegliandola la rese ai genitori. Svegliò anche questo giovanetto, figlio d'una vedova, che ora viene richiamato alla nostra mente affinché a proposito di lui parlassimo con la Carità vostra di ciò ch'egli si degnerà di concederci. Avete sentito poco fa come fu svegliato 11 Il Signore era vicino a un villaggio, quando fuori della porta di esso veniva portato alla sepoltura il morto. Mosso a compassione dal pianto della madre, vedova e rimasta priva dell'unico figlio, fece quanto avete udito, dicendo: Ragazzo, te lo dico io: alzati. Il morto si alzò e cominciò a parlare e Gesù lo restituì alla madre 12. Svegliò anche Lazzaro dal sepolcro. Poiché i discepoli, con cui parlava, sapevano ch'era malato (il Maestro poi gli voleva bene) anche allora disse: L'amico nostro Lazzaro dorme 13. Essi, pensando che quel sonno del malato fosse salutare, gli dissero: Signore, se dorme, guarirà 14. Ma il Signore, parlando ormai più chiaramente: Vi dico che il nostro amico Lazzaro - disse - è morto 15. Tutte e due le affermazioni erano vere: "È morto per voi, per me invece dorme".

Tre specie di peccatori simboleggiate da quei tre morti.

5. Queste tre specie di morti rappresentano tre specie di peccatori che ancora oggi sono risuscitati da Cristo. La figliola morta del caposinagoga stava dentro in casa, ancora non era stata portata fuori dalle pareti segrete al pubblico sepolcro. Fu risuscitata lì dentro e restituita viva ai genitori. Questo giovinetto invece non era più dentro la sua casa - è vero - ma tuttavia non era ancora nel sepolcro, era stato portato fuori dalle pareti domestiche verso il sepolcro, ma non era stato ancora sepolto. Colui che risuscitò la morta ancora non portata al sepolcro, risuscitò il morto già portato verso il sepolcro ma non ancora sepolto. Restava il terzo caso, che risuscitasse cioè uno già sepolto e ciò lo fece a proposito di Lazzaro. Ci sono, dunque, coloro che hanno il peccato dentro al loro cuore ma non ancora nell'azione. Un tale è agitato da qualche passione morbosa. Il Signore in persona afferma: Chi guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio nel proprio cuore 16. Non le si è ancora avvicinato col corpo, ma ha acconsentito nel cuore; ha il morto al di dentro, ancora non lo ha portato al sepolcro. E come suole accadere, come sappiamo e come le persone lo sperimentano ogni giorno in se stesse, talora, dopo aver sentito la parola di Dio, come se il Signore dicesse: "Alzati!", si condanna il consenso dato al male, si aspira di nuovo alla salvezza e alla santità. Il morto risorge nella sua casa, il cuore torna alla vita nel segreto del suo pensiero. Questa risurrezione dell'anima morta è avvenuta internamente tra le latebre della coscienza, come tra le pareti domestiche. Altri invece, dopo aver acconsentito al desiderio, arrivano fino all'azione, come se portassero il morto alla sepoltura; in tal modo quanto era nascosto nel segreto appare in pubblico. Costoro che sono arrivati all'atto concreto, sono forse ormai senza speranza? Non fu detto forse a quel giovinetto: Te lo dico io: alzati 17? Non fu restituito forse anch'egli a sua madre? Così dunque anche uno che già ha compiuto l'atto peccaminoso, se per caso viene ammonito e si sente spinto dalla parola della verità, alla voce di Cristo risorge e viene restituito vivo. Ha potuto spingersi fino all'atto, ma non ha potuto arrivare alla rovina eterna. Coloro invece che, facendo ciò ch'è male, cadono anche nell'abitudine cattiva in modo che la stessa assuefazione al male non permette loro di vedere ch'è male, diventano difensori delle loro male azioni e si arrabbiano quando sono ripresi; fino al punto che i sodomiti dissero a una persona retta che biasimava la loro pessima brama: Tu sei venuto qua per abitarci, non per dettar leggi 18. In quella città era diventata così abituale una sì nefanda turpitudine, che ormai la disonestà era onestà e veniva biasimato chi la biasimava anziché quello che la praticava. Individui siffatti, oppressi dalla cattiva abitudine, rassomigliano a dei sepolti. Che dire, dunque, fratelli? Sepolti in modo che, come fu detto a proposito di Lazzaro: già puzza 19. Il pesante masso posto sul sepolcro rappresenta la penosa potenza dell'abitudine poiché opprime l'anima e non le permette né d'alzarsi né di respirare.

I diversi gradi progressivi del peccato.

6. Ma di Lazzaro è detto: È morto da quattro giorni 20. In realtà a quest'abitudine, di cui parlo, l'anima arriva nel quarto, diciamo così, stadio. Il primo stadio è - per così dire - il solletico del piacere nel cuore, il secondo è il consenso, il terzo è l'atto compiuto, il quarto è l'abitudine. Ora, ci sono alcuni che respingono assolutamente le cose illecite che si presentano al loro pensiero, in modo da non sentire neppure il piacere iniziale. Ci sono alcuni che ne provano piacere e non vi acconsentono; non è ancora una morte completa, ma in certo qual modo incominciata. Se alla compiacenza si aggiunge il consenso, già si commette una colpa. Dopo il consenso si arriva all'azione; le azioni ripetute si cambiano in abitudine e allora si ha una certa disperazione in modo che si dica: È morto da quattro giorni, ormai puzza. Arrivò dunque il Signore, al quale naturalmente tutto era facile, e fece vedere che la risurrezione presentava in quel caso una certa difficoltà. Ebbe un fremito di commozione e mostrò ch'era necessario rimproverare con voce forte coloro che, per abitudine, son diventati insensibili. Tuttavia quando il Signore fece sentire il suo alto grido, si ruppero i legami di quella abitudine tirannica. Si spaventarono le potenze degl'inferi e Lazzaro fu restituito alla vita. Il Signore infatti libera dalle cattive abitudini anche i morti da quattro giorni, giacché lo stesso morto da quattro giorni per il Cristo, che aveva stabilito di risuscitarlo, era solo uno che dormiva. Ma che cosa disse? Considerate in quale maniera fu risuscitato. Uscì fuori dal sepolcro, ma non poteva camminare. Il Signore disse allora ai discepoli: Scioglietelo e lasciatelo andare 21. Egli risuscitò il morto, essi lo sciolsero dalle bende con cui era fasciato. Dovete capire che un particolare potere è proprio della maestà di Dio che risuscita. È dalla parola della verità ch'è rimproverato uno che si trova in una cattiva abitudine. Quanti sono rimproverati, ma non sentono il rimprovero! Chi è dunque che parla all'interno di colui che sente la parola di Dio? Chi è che infonde la vita nell'interno dell'uomo? Chi è che scaccia la morte nascosta e dà la vita segreta? Dopo le rampogne e dopo i rimproveri gli uomini non sono lasciati forse alle proprie riflessioni e cominciano a rimuginare tra sé quanto è deplorevole la loro vita, da quale orrenda abitudine sono oppressi? In seguito, sentendo dispiacere di se stessi, decidono di cambiar vita. Questi tali, ai quali dispiace quello che sono stati, sono risorti, sono tornati alla vita, ma, pur essendo tornati alla vita, non sono in grado di camminare. Glielo impedisce il legame della stessa colpa. È necessario dunque che chi è tornato in vita sia sciolto da quei legami e così gli sia consentito di camminare. Andò questa incombenza ai suoi discepoli, ai quali disse: Ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 22.

Bisogna risorgere presto dal peccato.

7. Ascoltiamo dunque, carissimi, queste verità in modo che quelli che vivono continuino a vivere e coloro che sono morti tornino a vivere. Se il peccato è ancora solo concepito nel cuore e non è giunto all'atto, l'uomo si penta, venga corretto il pensiero, il morto risorga nella casa della propria coscienza. Se invece uno ha già commesso il peccato concepito nel pensiero, nemmeno in questo caso si deve disperare. Se il morto non è risorto nell'interno della coscienza, risorga quando viene portato al sepolcro. Si penta del peccato commesso, torni a vivere al più presto; non vada a finire nel profondo della tomba; non riceva al di sopra di sé il macigno dell'abitudine. Forse però parlo a uno ch'è già oppresso dalla rigida pietra della propria abitudine, ch'è già oppresso dal peso dell'abitudine, ch'è già morto da quattro giorni e già emana cattivo odore. Ma non deve disperare nemmeno lui; egli è, sì, caduto molto in basso e morto, ma ben alto è il Cristo. Egli con il suo grido è capace di rompere i pesi terreni, è capace di ridare la vita all'anima da se stesso e consegnare il risuscitato ai discepoli perché lo sciolgano. Anche persone di tal genere facciano penitenza. Poiché non è che dopo la risurrezione di Lazzaro, da quattro giorni nel sepolcro, non fosse rimasto in lui tornato alla vita alcun cattivo odore. Coloro dunque che vivono, continuino a vivere; quelli che invece sono morti, in qualunque di queste tre specie di morte si trovino, facciano in modo da risorgere al più presto.

 

1 - Gv 5, 21.

2 - Cf. Lc 7, 12.

3 - Ef 5, 14.

4 - Lc 7, 14.

5 - Gv 21, 25.

6 - Cf. Mc 11, 13.

7 - Cf. Mt 21, 18-19.

8 - Mc 5, 35.

9 - Mc 5, 36.

10 - Mc 5, 39.

11 - Cf. Lc 7, 12 ss.

12 - Lc 7, 14-15.

13 - Gv 11, 11.

14 - Gv 11, 12.

15 - Gv 11, 14.

16 - Mt 5, 28.

17 - Lc 7, 14.

18 - Gn 19, 9.

19 - Gv 11, 39.

20 - Gv 11, 39.

21 - Gv 11, 44.

22 - Mt 18, 18.


Capitolo 8 - Giuseppe d'Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù

La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick

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Giuseppe d'Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù

«C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva approvato la decisione né l'operato degli altri. Egli era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Andò da Filato e chiese il corpo di Gesù» (Luca 23,50-52).


Appena la città ebbe un po' di quiete, il sinedrio chiese a Pilato che fossero rotte le gambe ai condannati e tolti i corpi prima della festa imminente

Il procuratore romano inviò subito degli uomini allo scopo.

Giuseppe d'Arimatea si recò da Pilato e gli chiese la salma del Messia. Il buon sinedrista desiderava seppellire il corpo del Signore nel suo giardino vicino al Calvario.

Pilato fu molto turbato nel constatare che un uomo di tale rango voleva rendere gli estremi onori al corpo di Gesù, colui che egli aveva fatto crocifiggere. Così venne assalito dal rimorso del suo errore fatale.

Il procuratore romano si meravigliò che Gesù fosse morto così presto, perché generalmente i condannati alla crocifissione vivevano più a lungo, e per questo aveva inviato i soldati a fìnirli

In seguito alla relazione del centurione Abenadar, che descrisse i particolari della morte di Gesù e parlò senza timore della sua conversione, Pilato concesse la salma del Messia a Giuseppe.

Il procuratore romano era stato toccato dalle ultime parole di Gesù sulla croce, riportate dal centurione, ma acconsentì a Giuseppe anche per fare dispetto ai sommi sacerdoti del tempio, i quali avrebbero voluto vedere Gesù gettato nella fossa comune con i due ladroni.

Il procuratore inviò qualcuno al Calvario per far eseguire la consegna del corpo del Signore. Credo che quest'incarico fosse stato affidato ad Abenadar, perché lo vidi collaborare alla deposizione di Gesù dalla croce.

Intanto Nìcodemo era andato ad acquistare le erbe aromatiche per imbalsamare il santo corpo di Cristo.

A sua volta, Giuseppe acquistò una sindone di cotone finissimo per avvolgere la salma del Salvatore. Il lenzuolo funebre era lungo sei braccia.

I servi di Giuseppe prepararono tutto il necessario per pulire e imbalsamare il santo corpo di Gesù: le erbe, i balsami e le bende furono deposti su una lettiga che si chiu devacome un baule.


Apertura del costato di Gesù.

Morte dei due ladroni


Sul Golgota regnava la più assoluta disperazione. Il cielo era cupo e la natura sembrava in gran lutto. La Vergine Maria, Giovanni, Maria Maddalena, Maria, figlia di Cleo fa, e Salomè stavano col capo coperto di fronte alla croce e la contemplavano con il cuore contrito. Molte delle pie donne avevano fatto ritorno in città.

Alcuni soldati sedevano sul terrapieno, avevano le lance piantate a terra e discutevano con gli altri commilitoni più lontani.

Il luogotenente Cassio cavalcava da una parte all'altra. Era un giovane di venticinque anni, la cui aria d'importanza e lo strabismo suscitavano spesso la derisione dei suoi subordinati.

Sul promontorio delle croci giunsero sei carnefici che recavano scale, picconi e pesanti mazze di ferro per spezzare le gambe ai moribondi.

Alla loro vista gli amici di Gesù si allontanarono un poco. La santa Vergine soffrì nuove angosce al pensiero che essi avrebbero oltraggiato ancora il corpo del Figlio.

I carnefici appoggiarono le scale alla croce e scuoterono il santissimo corpo di Gesù per provare se fosse ancora vivo, e quantunque avessero visto benissimo che era bianco, freddo e rigido, non sembrarono convinti della sua morte.

In seguito alle insistenze di Giovanni e delle pie donne, per il momento essi lo lasciarono e salirono sulle croci dei due ladroni.

Con le pesanti mazze di ferro spezzarono a questi le ginocchia, le gambe e i gomiti, Dismas dette un gemito e spirò. Fu uno dei primi martiri che rivide il suo Redentore. Gesma invece lanciò urla orrende, i carnefici per finirlo gli assestarono altri tre colpi al petto.

Poi vennero staccate le funi e i due corpi martoriati caddero a terra; furono subito sepolti nella fossa comune dei condannati, tra il Calvario e le mura di Gerusalemme.

Subito dopo i carnefici ritornarono al corpo del Signore, gli amici di Gesù temettero che gli fossero spezzate le gambe.

In quel momento Cassio ebbe un'improvvisa ispirazione, mediante la quale tolse ogni dubbio sulla morte di Gesù: spronò il suo cavallo verso la croce e conficcò a due mani la lancia nel costato destro del Signore, trafiggendogli il cuore da parte a parte. Ne sgorgò un fiotto abbondante di sangue e acqua, che sprizzò sul volto di Cassio come una fontana di salvezza e di grazia.

Allora il giovane centurione smontò da cavallo, cadde in ginocchio, si batté il petto e riconobbe ad alta voce Gesù.

In quel momento riacquistò miracolosamente l'uso completo della vista e i suoi occhi si raddrizzarono.

La Vergine era rimasta svenuta tra le braccia delle pie onne, come se la lancia avesse attraversato anche il suo cuore.

Subito dopo l'episodio prodigioso Cassio divenne umile di cuore e lodò Dio alla presenza di tutti. Gli occhi della sua anima, come quelli del corpo, si erano aperti alla luce della verità.

Toccati dal miracolo, anche i soldati si gettarono spontaneamente in ginocchio e, battendosi il petto, riconobbero Gesù come Dio.

Frattanto il sacratissimo sangue di Cristo frammisto ad acqua aveva riempito la cavità della roccia ai piedi della croce.

Cassio, Maria Maddalena e la Vergine, che adesso si era ripresa, lo raccolsero in ampolle e asciugarono quel luogo con i lini. Le loro lacrime si mischiarono al sacratissimo sangue. Il centurione convertito a Cristo da quel momento si chiamò Longino; portò sempre con sé un'ampolla col preziosissimo sangue.

Questo miracolo presso la croce era avvenuto poco dopo le quattro, mentre Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo procuravano tutto il necessario per la sepoltura di Gesù.

I carnefici si ritirarono dal Golgota, avendo ricevuto l'ordine di lasciare la salma del Signore a Giuseppe d'Arimatea. Gli amici di Gesù appresero subito la notizia.

Giovanni e le pie donne ricondussero la santa Vergine al cenacolo per farla riposare.


Il giardino di Giuseppe d'Arimatea e il sepolcro


Ho visto il giardino di Giuseppe d'Arimatea: si trova presso la Porta di Betlemme [ di Efraim], poco distante dal Calvario. E un bel giardino di forma irregolare che sale fino alle mura della città; è pieno di grandi alberi, di panche e di luoghi ombrosi. La vegetazione è ricca di cespugli, di fiori e di erbe aromatiche.

A levante, dal lato dove il terreno è in salita, si vede una grotta sepolcrale circondata da una siepe verdeggiante, accanto vi è una grande pietra orbicolare per ostruire l'ingresso. Qualche palma si trova davanti alla tomba.

Non lontano da quest'ultima vi sono altri due sepolcri in grotte più piccole e uno stretto sentiero che conduce al lato occidentale del giardino.

Per accedere al sepolcro bisogna discendere alcuni passi. La grotta è molto pulita e l'ambiente interno ben lavorato; è piuttosto spaziosa, tanto che otto persone, quattro per lato, possono restare addossate alle pareti senza impedire i movimenti di coloro che depongono la salma.

In fondo alla grotta, proprio di fronte all'ingresso, c'è una specie di nicchia abbastanza ampia scavata nella pare te rocciosa. La cavità ha la forma di un altare, è sopraelevata dal suolo ed è appoggiata alla roccia da un solo lato.

La porta del sepolcro è di rame e si apre a due battenti. Appena sarà deposto il corpo di Gesù, la pietra orbicolare verrà rotolata davanti all'apertura.

Il masso sepolcrale è bianco, ricoperto d'erba, e presenta venature rosse e turchine.


La deposizione del corpo di Gesù


Il venerdì santo 30 marzo 1820, mentre suor Anna Katharina Einmerick contemplava la deposizione di Gesù dalla croce, svenne improvvisamente, al punto di sembrare morta.

Quando si riebbe, nonostante le sue sofferenze non fossero cessate, così proferì: «Mentre contemplavo il corpo di Gesù steso sul le ginocchia della Madre dissi a me stessa: Guarda come è forte Maria, non ha nemmeno un istante di debolezza!» (Clemens Brentano).


Cinque uomini si avvicinarono al Calvario, levarono gli occhi alla croce e si dileguarono. Forse erano discepoli di Gesù che venivano dalla valle di Betania. La croce era sorvegliata solo da poche guardie.

Ho visto tre volte Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea sul Calvario: quando fecero riscattare le vesti del Signore durante la crocifissione; mentre osservavano il popolo che rientrava pentito a Gerusalemme; e infine per attuare il piano di recupero del santissimo corpo di Cristo. Dopo di che rientrarono in città e iniziarono a raccogliere tutto il necessario per l'imbalsamazione, mentre i loro servi prende vano le scale e alcuni attrezzi con cui effettuare la deposizione di Gesù dalla croce.

La donna, presso la quale Nicodemo aveva acquistato cento libbre di balsamo e le erbe aromatiche, aveva preparato con gran cura la merce. Giuseppe d'Arimatea portava un vaso con un unguento prezioso, i servi recavano sulla portantina vasi, otri, spugne e altri attrezzi vari; vidi anche del fuoco in una lanterna chiusa. I servitori precedettero i loro signori sui Calvario passando per un'altra porta.

Vidi la santa Vergine e altre quattro donne seguire a qual che distanza i servi dei due sinedriti.

Esse portavano grossi involti di tela sotto gli ampi mantelli neri. Ebbi l'impressione che vestissero a lutto

Giuseppe e Nicodemo erano avvolti in ampi mantelli grigi con il cappuccio, che servivano anche a nascondere gli involti preziosi. Essi si diressero verso la porta principale che conduce al Calvario.

La maggior parte della popolazione di Gerusalemme si era chiusa in casa. Le strade pullulavano solo di soldati.

Giunti alla porta della città, Giuseppe e Nicodemo presentarono il lasciapassare di Pilato ai soldati, i quali spiegarono che, dopo il terremoto, la porta si era inceppata e non poteva più aprirsi. Ma appena i due amici di Gesù misero mano al chiavistello, la porta si aprì suscitando lo stupore dei presenti.

Quando i due buoni sinedriti giunsero sul Calvario, il cielo era ancora cupo e nuvoloso. Essi trovarono le pie donne piangenti sotto la croce. Cassio e alcuni legionari convertiti, con umile deferenza, si mantenevano a rispettosa distanza dalle discepole.

Giuseppe e Nicodemo narrarono alla Vergine e a Gioanni tutto quanto avevano fatto per sottrarre Gesù all'ignominiosa morte. Essi spiegarono che adesso la profezia aveva trovato il suo compimento.

Infine si parlò dell'episodio miracoloso vissuto da Cassio a seguito del colpo di lancia al costato di Gesù.

Appena arrivò il centurione Abenadar, gli amici di Gesù si prepararono a rendere gli ultimi onori al loro Signore, provvedendo alla sua deposizione dalla croce.

La santa Vergine e Maria Maddalena erano sedute ai piedi della croce in mesto raccoglimento, mentre le altre donne erano intente a preparare i lini, gli aromi, l'acqua, le spugne e i vasi.

Tutti erano piegati dal dolore, ma allo stesso tempo re stavano silenziosi e raccolti. Alcune pie donne, di tanto in tanto, non potevano trattenere dei gemiti sommessi. Maria Maddalena, soprattutto, si era abbandonata interamente al suo patimento, da cui nessuno poteva distoglierla.

Dopo aver collocato le scale dietro la croce, Nicodemo e Giuseppe vi salirono e legarono all'albero della stessa il santo corpo di Cristo, poi ne fissarono le braccia al tronco trasversale e iniziarono a sfilare i chiodi, battendoli da dietro. Giuseppe tolse il chiodo di sinistra, lasciando che il braccio di Gesù ricadesse col laccio che lo circondava. Nello stesso momento, Nicodemo fissò alla croce il santo capo del Signore, che si era tutto piegato sulla spalla destra, e tolse il chiodo di destra, lasciando ricadere il braccio di Gesù sul corpo. I chiodi delle mani subito caddero dalle piaghe ingrandite per il peso del corpo; Abenadar, in vece, strappò faticosamente il lungo chiodo che trapassa va i piedi. Cassio raccolse con gran rispetto i chiodi e li depose ai piedi della Vergine.

Una volta che ebbero estratto tutti i chiodi, Giuseppe e Nicodemo collocarono le scale sulla parte anteriore della croce, vicino al santo corpo del Signore.

Con molta cura lo liberarono dolcemente dalle corde e lo lasciarono calare con grande attenzione.

Il centurione, salito su uno sgabello, lo raccolse tra le sue braccia, al di sopra delle ginocchia, mentre Giuseppe e Nicodemo, sostenendolo dall'alto, lo facevano scendere adagio.

Ad ogni piolo delle scale essi si soffermavano, usando ogni precauzione, come se portassero il corpo di un amico fraterno gravemente ferito. Così la salma martoriata del Salvatore giunse fino a terra.

Le pie donne, i soldati convertiti e qualche altro amico di Gesù, con il cuore straziato, seguivano i movimenti del la sua discesa dalla croce. Essi esprimevano con le lacrime l'indicibile dolore che li stava attraversando. Qualcuno levava le braccia al cielo e gemeva.

Le manifestazioni di dolore, come tutti gli altri movimenti compiuti da questa gente, si svolgevano nella massima compostezza, che rivelava sincera umiltà verso la suprema volontà di Dio.

Al rumore dei colpi di martello, Maria santissima, Maria Maddalena e tutti gli altri che avevano assistito alla crocifissione, avvertirono un fremito di angoscia nel proprio cuore. Quei colpi rammentavano loro le sofferenze di Gesù.

Dopo la deposizione, il santissimo corpo di Cristo venne ricoperto con un panno di lino dalle ginocchia ai fianchi, poi fu deposto fra le braccia della Madre addolorata.

 

La santa Sindone

«Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende di lino con aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso gli Ebrei» (Giovanni 19,40).


Vidi la Vergine seduta al suolo sopra una coperta, col dorso appoggiato su alcuni mantelli arrotolati. Aveva il ginocchio destro un poco rialzato, sul quale riposava il santo capo di Gesù, il cui corpo era steso sul sudario.

La santa Madre teneva per l'ultima volta tra le braccia le sacre spoglie del Figlio amatissimo, al quale, durante il lungo martirio, non aveva potuto dare alcuna testimonianza d'amore. Ella baciava e adorava quel corpo orribilmente sfigurato e insanguinato, contemplandone le profonde piaghe e i terribili patimenti, mentre Maria Maddalena abbandonava delicatamente il volto sui suoi sacratissimi piedi.

Nel contempo gli uomini si erano ritirati in un piccolo avvallamento a sud-ovest del Calvario per preparare gli oggetti necessari all'imbalsamazione. Cassio e i soldati convertiti erano rimasti a rispettosa distanza in attesa di prestare aiuto.

Giovanni si prodigava tra il gruppo degli uomini e quello delle donne, le quali porgevano a questi primi i vasi, le spugne, i lini, gli unguenti, gli aromi e tutto quanto serviva. Fra le pie donne vidi Maria di Cleofa, Salomè e Veronica. Maria Maddalena stava sempre accanto a Gesù. Maria Heli, seduta, contemplava tutta la scena. Accanto al gruppo delle discepole vidi degli otri e un vaso pieno d'acqua collocato sopra un fuoco a carbone.

Nel suo indicibile dolore la santa Vergine conservava una magnifica prontezza d'animo. Ella non poteva lasciare il corpo di suo Figlio in quell'orribile stato, perciò incominciò a cancellare le tracce degli oltraggi che aveva sofferto.

Con estrema delicatezza gli tolse la corona di spine, aprendola dal lato posteriore, quindi posò la corona vicino ai chiodi.

Servendosi di una specie di tenaglia rotonda, tolse le spine che erano rimaste nel capo del Signore e le mostrò mestamente alle pie donne e ai discepoli. Anche queste vennero raccolte vicino ai chiodi e alla corona; alcune furono conservate a parte.

Vidi la Vergine lavare il capo e il volto insanguinato del Signore, passando la spugna bagnata sui suoi capelli per toglierne il sangue raggrumato. Via via che ella detergeva il santo corpo del Figlio, contemplandone le numerose piaghe, aumentavano la compassione e la tenerezza per le immani sofferenze che egli aveva subito.

La santa Vergine gli lavò le piaghe del capo, il sangue che riempiva gli occhi, le narici e le orecchie, con una spugna e un piccolo lino steso sulle dita della mano destra. Allo stesso modo gli pulì la bocca semiaperta, la lingua, i denti e le labbra.

Poi la santa Madre suddivise la capigliatura di suo Figlio in tre parti, una per ogni tempia e l'altra dietro il capo. Quando ebbe sgrovigliati i capelli davanti e li ebbe resi lucidi e lisci, li fece passare dietro le orecchie. Una volta ripulito il capo, dopo aver baciato il Figlio sulle guance, passò infine a ripulire il collo, le spalle, il petto, il dorso, le braccia e le sue tenere mani piagate.

La Madonna addolorata lavò e ripulì, ad una ad una, tutte le numerose e orribili piaghe. Allora solamente le fu possibile vedere in tutti i minimi particolari gli spaventosi martìri subiti dal Figlio.

Le ossa del petto e le giunture delle membra erano tutte slogate e non si potevano piegare. La spalla conservava la spaventosa ferita della croce e la parte superiore del santissimo corpo era coperta dalle lividure e dalle ferite del lo staffile.

Al lato sinistro del petto si trovava una piccola piaga, da cui era uscita la punta della lancia di Cassio; al lato destro si apriva la larga ferita dov'era entrata la lancia che aveva attraversato il cuore da parte a parte.

Maria Maddalena, in ginocchio, aiutava la santa Madre, senza lasciare i piedi del Signore. Li bagnava per l'ultima volta con le sue lacrime, li asciugava con la sua capigliatura e vi appoggiava il suo pallido volto, con il quale, per rispetto, non osava toccare quello di Gesù.

Il santissimo corpo, che aveva assunto un colore bianco bluastro, perché dissanguato al suo interno, riposava sul le ginocchia di Maria, la quale, lavati il capo, il petto e i piedi del Figlio, li coprì con un velo e iniziò a passare il balsamo su tutte le sante piaghe.

La pie donne, in ginocchio, davanti a lei, le passavano di volta in volta una scatola, dove ella prendeva gli unguenti e i preziosi balsami con cui ungeva le ferite del Figlio.

Maria santissima gli unse anche i capelli, poi prese nella sua mano sinistra entrambe le mani di Gesù e le baciò con profondo rispetto, alla fine riempì con un unguento i larghi buchi prodotti dai chiodi, e lo stesso fece con la profonda piaga del costato.

L'acqua che era servita a lavare le ferite non veniva gettata, ma era raccolta solertemente in otri di Cuoio in cui venivano spremute anche le spugne. Vidi Cassio e i soldati attingere acqua alla fontana di Gihon.

Quando la santa Vergine ebbe imbalsamato tutte le ferite, avvolse il sacro capo nei lini, ma senza coprire ancora il santo volto. Ella chiuse gli occhi semiaperti del Signore, lasciando riposare sopra la sua mano; poi gli chiuse anche la bocca, baciò il santo corpo e accostò il suo viso a quello del Figlio. Fu interrotta da Giovanni, che la pregò di separarsi dal corpo del Figlio perché il sabato era vicino e lo si doveva seppellire. Obbediente, ella abbracciò per l'ulti ma volta le sante spoglie e se ne distaccò con profonda commozione.

Dopo averle tolte dal grembo materno, gli uomini portarono le sante spoglie nell'avvallamento del Golgota dove avevano preparato tutto il necessario per l'imbalsamazione.

Lasciata di nuovo ai suoi dolori, Maria santissima, con il capo coperto, cadde svenuta tra le pie donne.

Maria Maddalena, come se fosse stata derubata del suo amato Sposo, fece qualche passo avanti tenendo le braccia protese verso il corpo del Signore, poi ritornò vicino alla Vergine.

Il corpo del Salvatore venne adagiato su un lino lavorato a maglia.

Probabilmente il lino era lavorato a giorno per lasciar colare meglio l'acqua. La parte superiore del sacro corpo fu coperta con un altro lenzuolo.

Nicodemo e Giuseppe s'inginocchiarono e, mettendo le mani al di sotto del lenzuolo, tolsero il lino col quale avevano cinto le reni di Gesù subito dopo la sua deposizione dalla croce, poi gli tolsero anche la cintura che gli aveva portato Jonadab prima della crocifissione. Passarono delle spugne sotto il lenzuolo e gli lavarono il corpo, tenendolo celato a ogni sguardo. Continuarono a lavarlo finché le spugne non diedero acqua chiara. A questo punto versarono acqua di mirra su tutto il santo corpo e, trattandolo con rispettoso amore, gli fecero riprendere la sua lunghezza, perché era rimasto curvo com'era morto sulla croce. Vidi che le ginocchia erano rimaste sollevate come al momento della morte.

Successivamente l'unsero bene e lo riempirono di aromi e di pacchetti d'erbe, che misero in abbondanza tra le gambe per tutta la loro lunghezza. Il tutto fu cosparso con una polvere preziosa che Nicodemo aveva portato con sé.

Quando si giunse alla fine, Giovanni ricondusse accanto alle sacre spoglie la santissima Vergine e le altre pie donne.

Inginocchiatasi vicino al volto di Gesù, la Madonna gli avvolse strettamente un lino finissimo intorno al capo e al le spalle. Ella aveva ricevuto questo lino dalla moglie di Pilato, e lo portava avvolto al collo sotto il mantello.

Aiutata dalle pie donne, la Vergine riempì di erbe, di aromi e di polvere odorosa lo spazio tra le spalle e le guance del Signore, mentre Maria Maddalena versava un flacone di balsamo nella piaga del costato. Le pie donne gli disposero delle erbe intorno alle mani ed ai piedi.

A loro volta, gli uomini riempirono di balsamo gli incavi delle ascelle del Signore, poi gli incrociarono sul petto le braccia irrigidite e avvolsero il santo corpo in un grande lino, come se fasciassero un neonato. Poi le sacratissime spoglie vennero messe nel grande lenzuolo funebre acquistato da Giuseppe d'Arimatea.

Mentre rendevano l'estremo omaggio alla santa salma di Gesù, si manifestò un prodigio assai commovente: l'immagine del Cristo apparve impressa sul lenzuolo funebre che lo ricopriva. I suoi amici compresero che il Signore aveva voluto lasciare la sua effigie per gratitudine verso le loro amorevoli cure. Essi, piangendo, la baciarono con pro fonda devozione.

La loro meraviglia fu tanto più grande quando essi sollevarono la sindone e videro il lino e tutte le bende sotto stanti bianche, constatando così che solo quella prima aveva ricevuto la miracolosa impressione. Anche la parte del lenzuolo funebre sul quale il santo corpo era coricato aveva ricevuto l'impronta dorsale del Redentore. Non erano impronte sanguinanti, essendo stata la salma di Gesù curata e ricoperta di aromi.

Vidi alcuni episodi della storia posteriore della santa Sindone, ma non li ricordo nei particolari. Posso solo dire questo: dopo la risurrezione del Signore fu custodita dalla prima comunità cristiana, operò molti miracoli e fu oggetto di aspre contese.


La sepoltura


Gli amici di Gesù deposero le sante spoglie sopra una barella di cuoio, la ricoprirono con una coperta di colore bruno e vi adattarono due lunghi bastoni ai lati.

Quell'immagine mi richiamò alla mente l'arca dell'alleanza.

Nicodemo e Giuseppe misero sulle spalle le stanghe dal la parte anteriore, Abenadar e Giovanni quelle della parte posteriore. Dietro di loro seguivano la Vergine Maria, Maria Heli, Maria Maddalena e Maria di Cleofa, e poi le pie donne rimaste più distanti dalla croce: Veronica, Giovanna Cusa, Maria madre di Marco, Salomè moglie di Zebedeo, Maria Salomè, Salomè di Gerusalemme, Susanna e Anna, una nipote di san Giuseppe cresciuta a Gerusalemme.

Cassio e i soldati convertiti chiudevano il corteo.

Maroni di Naim, Dma la Samaritana, Mara la Sufanita e le altre pie donne erano rimaste a Betania con Marta e Lazzaro.

Due soldati con le fiaccole accese illuminavano la via che conduceva al sepolcro.

Il funerale entrò nel giardino di Giuseppe d'Arimatea intonando i salmi con aria malinconica.

Vidi Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, che osservava la scena dalla cima di una collina. Subito dopo egli corse a informare gli altri discepoli nascosti nelle caverne.

Quando il corteo fu giunto davanti al sepolcro, gli uomini levarono la coperta dalla barella e ne tolsero la salma. Entrati nella grotta, i due buoni sinedriti deposero il santo corpo del Signore sul letto tombale, mentre Giovanni e Abedenar ripiegarono uno sull'altro i lembi della sindone.

Le pie donne avevano preso posto davanti all'ingresso della grotta.

Il letto di roccia, che aveva ricevuto la santa salma, era stato precedentemente ricoperto con un grande lino e diverse erbe aromatiche.

La grotta era stata precedentemente ben pulita dai servi di Nicodemo, che vi avevano bruciato perfino incensi profumati. L'interno era abbastanza presentabile e, sulla parete in alto, vi era scolpita una bella decorazione.

Questi amici fedeli gli attestarono il loro amore baciandolo per l'ultima volta, quindi uscirono dalla grotta versando calde lacrime.

Subito dopo vi entrò la santa Vergine, si sedette dal lato della testa e si chinò a piangere sulle sacre spoglie del Figlio.

Appena ella uscì, Maria Maddalena si precipitò a sua volta nel sepolcro e gettò sopra al corpo di Gesù fiori e fronde, poi congiunse le mani piangendo e baciò i suoi piedi, finché gli uomini l'avvertirono che dovevano chiudere il sepolcro.

Conclusosi il pietoso ufficio, fecero rotolare il masso da vanti all'ingresso.

L'inumazione era avvenuta alla luce delle fiaccole.

Vidi alcuni discepoli di Gesù aggirarsi come ombre notturne nei pressi del sepolcro.


15 ottobre 1975 - CRISI DI FEDE

Mons. Ottavio Michelini

Siete in molti a domandarmi perché succedono certe cose nel mondo, ma soprattutto nella mia Chiesa. La risposta ve la do Io, Gesù.

Ve l'ha già data il mio Vicario, e più volte. Leggete i suoi discorsi di questi ultimi anni e constaterete con quale chiarezza il Papa ha risposto a questo interrogativo. Ma molti continuano a domandarselo.

La risposta del mio Vicario è la risposta mia: ma voi siete ancora nel buio. Ecco perché intervengo Io personalmente con questo messaggio.

Colui che ve lo trasmette è un semplice strumento che Io ho scelto per questa mansione. Il male di cui soffre la Chiesa e il mondo è uno solo: crisi di fede !

Che vuol dire crisi di fede ? Vuol dire crisi di speranza, crisi d'amore. Vuol dire crisi di sapienza e di prudenza, di fortezza, di giustizia e di temperanza; crisi di obbedienza, di purezza, di pazienza, di pietà e di mitezza.

Vuol dire crisi di fame e di sete di Dio, vuol dire crisi di pentimento, di umiltà, di mortificazione. Questi sono i mali di cui soffre la Chiesa (p.146) in questa sua Settimana di Passione. La Settimana di Passione precede la Settimana Santa.

Tutti questi mali voi li potete sintetizzare nelle crisi di fede, di speranza e di carità: si può semplificare ancora in due parole: crisi di vita interiore, anzi in una sola parola: crisi di Grazia.

 

Crisi di grazia


La grazia è la partecipazione della mia Vita divina all'anima. La grazia è l'anima dell'anima. Io, Gesù, sono uno con il Padre e con lo Spirito Santo; siamo tre persone in Uno.

Ora, figli miei, voi siete creati ad immagine e somiglianza di Dio. Una è la vostra anima, ma tre sono le facoltà: intelligenza, memoria, volontà.

Non tanto per questo mi assomigliate, ma soprattutto per la vita soprannaturale, cioè per la grazia.

L'uomo era stato creato in grazia. Io, Verbo di Dio, sono venuto nel mondo per ridarvi la vita perduta mediante la mia Passione, Morte e Risurrezione.

Come Io, Dio, son l'Essere infinitamente semplice, così voi, fatti a mia immagine siete semplici nella vostra anima.

La vostra anima non è a vari ma ad un solo compartimento in cui è Fede, Speranza, Amore.

Come in Me in cui Amore, Misericordia, Verità (p.147) Giustizia, Sapienza e ogni altro mio attributo, sono un solo essere, sono Dio.

Se nell'uomo è in crisi la Fede, sono in crisi la speranza, la prudenza, la giustizia, la fortezza, la pietà, la temperanza, l'amore di Dio, il timore di Dio. La mancanza di tutto questo nell'animo umano (che poi vuol dire assenza di Dio) ha provocato la tremenda crisi di cui soffre l'intera umanità.

Il materialismo, incarnazione di Satana, è l'assenza di Dio nell'animo umano. Ma Dio è Amore, Luce e Giustizia, è Speranza e Sapienza, è Fortezza, è Pietà e Temperanza e ogni altra virtù e perfezione.

 

La scimmia di Dio


Mai, figli miei, una crisi di fede così universalizzata, ha travagliato l'umanità. Satana, scimmia di Dio, ha provocato con la vostra complicità questa oscurità paurosa nelle anime.

Vi ho parlato di Settimana di Passione, e vi ho detto che la Settimana di Passione precede la Settimana Santa. Ciò che è avvenuto nella Settimana Santa tutti lo sapete.

Questo, figli, vi ho detto perché predisponiate il vostro animo e vi prepariate con una vita di pentimento. E tutti avete motivi di pentirvi. Ve l'ho detto perché abbiate a prepararvi spiritualmente affinché, nel momento della dura prova, Io abbia a trovarvi con la fiaccola accesa. (p.148)

Guai a coloro che non avranno la loro fiaccola accesa, guai a loro perché non si pentiranno ! Periranno. Pur essendo Io Amore infinito e immutabile, vi dico che il tempo della Misericordia sta per cedere al tempo della Giustizia.

A vostro conforto voglio ricordarvi le mie parole: " Cum exaltatus fuero a terra, omnia traham ad me ipsum ".

Il mio grande trionfo è sulla Croce. Con la Croce ho vinto il mondo, con la Croce trionfano le anime predilette, con la Croce trionferà la Chiesa.

La Croce lo sconfiggerà e la Madre mia schiaccerà di nuovo la testa al Serpente.

Io, Gesù il Salvatore, sarò di nuovo la Luce, ora spenta e soffocata in molte anime perfino di miei sacerdoti.

Io di nuovo sarò la luce del mondo.

Domandatevi, figli miei, perché non avete vocazioni. Non ve lo siete chiesto? E' per la crisi di fede.

Ove la Chiesa è in croce con Me, là le vocazioni non mancano. Riflettete, figli. Non ve ne mancano i motivi e non dimenticate, per ultimo, che Io ho iniziato il mio cammino sulla terra con un atto di infinita umiltà. Senza umiltà non vi è conversione.

Ti benedico. (p.149)