Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Addio, o cari figlioli, addio: Io vi attendo in cielo. La parleremo di Dio, di Maria, Madre e sostegno della nostra Congregazione; là  benediremo in eterno questa nostra Congregazione, la cui osservanza delle regole contribuì potentemente ed efficacemente a salvarci. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 5° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 18

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?".2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:3"In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.

5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.11È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto.

12Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?13Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.14Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.

15Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché 'ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni'.17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.

19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro".

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?".22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

23A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.24Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.25Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.26Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.27Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.28Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!29Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.30Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.33Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?34E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.35Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".


Secondo libro dei Maccabei 15

1Nicànore, avendo saputo che gli uomini di Giuda si trovavano nella regione della Samaria, decise di assalirli a colpo sicuro nel giorno del riposo.2Poiché i Giudei che l'avevano seguito forzatamente gli dicevano: "Assolutamente non devi ucciderli in modo così crudele e barbaro; rendi onore al giorno che è stato già onorato rivestendolo di santità da colui che tutto vede",3quell'uomo tre volte scellerato chiese se c'era in cielo un Signore che aveva comandato di celebrare il giorno del sabato.4Essi risposero: "Vi è il Signore vivente; egli è il sovrano del cielo, che ha comandato di celebrare il settimo giorno".5L'altro ribatté: "E io sono sovrano sulla terra, che comando di prendere le armi e portare a termine le disposizioni del re". Tuttavia non riuscì a mandare ad effetto il suo crudele intento.
6Nicànore, dunque, alzata la testa con tutta la superbia, aveva decretato di erigere un pubblico trofeo per la vittoria sugli uomini di Giuda.7Il Maccabeo invece era costantemente convinto e pienamente fiducioso di trovare protezione da parte del Signore.8Esortava i suoi uomini a non temere l'attacco dei pagani, ma a tener fissi in mente gli aiuti che in passato erano venuti loro dal Cielo e ad aspettare ora la vittoria che sarebbe stata loro concessa dall'Onnipotente.9Confortandoli così con le parole della legge e dei profeti e ricordando loro le lotte che avevano già condotte a termine, li rese più coraggiosi.10Avendo così stimolato i loro sentimenti, espose e denunziò la malafede dei pagani e la violazione dei giuramenti.11Dopo aver armato ciascuno di loro non tanto con la sicurezza degli scudi e delle lance quanto con il conforto delle egregie parole, li riempì di gioia, narrando loro un sogno degno di fede, anzi una vera visione.12La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote, uomo eccellente, modesto nel portamento, mite nel contegno, dignitoso nel proferir parole, occupato dalla fanciullezza in quanto riguardava la virtù, con le mani protese pregava per tutta la nazione giudaica.13Gli era anche apparso un personaggio che si distingueva per la canizie e la dignità ed era rivestito di una maestà meravigliosa e piena di magnificenza.14Onia disse: "Questi è l'amico dei suoi fratelli, colui che innalza molte preghiere per il popolo e per la città santa, Geremia il profeta di Dio".15E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d'oro, pronunciando queste parole nel porgerla:16"Prendi la spada sacra come dono da parte di Dio; con questa abbatterai i nemici".
17Esortati dalle bellissime parole di Giuda, capaci di spingere all'eroismo e di rendere virile anche l'animo dei giovani, decisero di non restare in campo, ma di intervenire coraggiosamente e decidere la sorte attaccando battaglia con tutto il coraggio, perché la città e le cose sante e il tempio erano in pericolo.18Minore era il loro timore per le donne e i figli come pure per i fratelli e i parenti, poiché la prima e principale preoccupazione era per il tempio consacrato.19Anche per quelli rimasti in città non era piccola l'angoscia, essendo tutti turbati per l'ansia del combattimento in campo aperto.20Mentre tutti erano in attesa della prova imminente e i nemici già avevano cominciato ad attaccare e l'esercito era in ordine di battaglia e gli elefanti erano piazzati in posizione opportuna e la cavalleria schierata ai lati,21il Maccabeo dopo aver osservato le moltitudini presenti e la svariata attrezzatura delle armi e la ferocia delle bestie, alzò le mani al cielo e invocò il Signore che compie prodigi, convinto che non è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio.22Invocando il Signore, si esprimeva in questo modo: "Tu, Signore, inviasti il tuo angelo al tempo di Ezechia re della Giudea ed egli fece perire nel campo di Sennàcherib centottantacinquemila uomini.23Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi per incutere paura e tremore.24Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che bestemmiando sono venuti qui contro il tuo santo tempio". Con queste parole egli terminò.
25Gli uomini di Nicànore avanzavano al suono delle trombe e degli inni di guerra.26Invece gli uomini di Giuda con invocazioni e preghiere si gettarono nella mischia contro i nemici.27In tal modo combattendo con le mani e pregando Dio con il cuore, travolsero non meno di trentacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente per la manifesta presenza di Dio.28Terminata la battaglia, mentre facevano ritorno pieni di gioia, riconobbero Nicànore caduto con tutte le sue armi.29Levarono alte grida dandosi all'entusiasmo, mentre benedicevano l'Onnipotente nella lingua paterna.30Quindi colui che era stato sempre il primo a combattere per i suoi concittadini con anima e corpo, colui che aveva conservato l'affetto della prima età verso i suoi connazionali, comandò che tagliassero la testa di Nicànore e la sua mano con il braccio e li portassero a Gerusalemme.31Quando vi giunse, chiamò a raccolta tutti i connazionali e i sacerdoti davanti all'altare: sostando in mezzo a loro mandò a chiamare quelli dell'Acra32e mostrò loro la testa dell'empio Nicànore e la mano che quel bestemmiatore aveva steso contro la sacra dimora dell'Onnipotente pronunciando parole orgogliose.33Tagliata poi la lingua del sacrilego Nicànore, la fece gettare a pezzi agli uccelli e ordinò di appendere davanti al tempio la mercede della sua follia.
34Tutti allora, rivolti verso il cielo, benedissero il Signore glorioso dicendo: "Benedetto colui che ha conservato la sua dimora inviolata".35Fece poi appendere la testa di Nicànore all'Acra alla vista di tutti, perché fosse segno manifesto dell'aiuto di Dio.36Quindi decretarono unanimemente con voto pubblico di non lasciar passare inosservato quel giorno, ma di commemorarlo il tredici del decimosecondo mese - che in lingua siriaca si chiama Adar - il giorno precedente la festa di Mardocheo.
37Così andarono le cose riguardo a Nicànore e, poiché da quel tempo la città è rimasta in mano agli Ebrei, anch'io chiudo qui la mia narrazione.38Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben composta, era quello che volevo; se invece è riuscita di poco valore e mediocre, questo solo ho potuto fare.39Come il bere solo vino e anche il bere solo acqua è dannoso e viceversa come il vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così l'arte di ben disporre l'argomento delizia gli orecchi di coloro a cui capita di leggere la composizione. E qui sia la fine.


Salmi 79

1'Salmo. Di Asaf.'

O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni,
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto in macerie Gerusalemme.
2Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli
agli animali selvaggi.
3Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme, e nessuno seppelliva.
4Siamo divenuti l'obbrobrio dei nostri vicini,
scherno e ludibrio di chi ci sta intorno.

5Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia?
6Riversa il tuo sdegno sui popoli che non ti riconoscono
e sui regni che non invocano il tuo nome,
7perché hanno divorato Giacobbe,
hanno devastato la sua dimora.

8Non imputare a noi le colpe dei nostri padri,
presto ci venga incontro la tua misericordia,
poiché siamo troppo infelici.
9Aiutaci, Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome,
salvaci e perdona i nostri peccati
per amore del tuo nome.

10Perché i popoli dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".
Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi,
la vendetta per il sangue dei tuoi servi.
11Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la potenza della tua mano
salva i votati alla morte.
12Fa' ricadere sui nostri vicini sette volte
l'affronto con cui ti hanno insultato, Signore.

13E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di età in età proclameremo la tua lode.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Zaccaria 10

1Chiedete al Signore la pioggia tardiva di primavera;
è il Signore che forma i nembi,
egli riversa pioggia abbondante
da' il pane agli uomini,
a ognuno l'erba dei campi.
2Poiché gli strumenti divinatori dicono menzogne,
gli indovini vedono il falso,
raccontano sogni fallaci,
danno vane consolazioni:
per questo vanno vagando come pecore,
sono oppressi, perché senza pastore.

3Contro i pastori divampa il mio sdegno
e contro i montoni dirigo lo sguardo,
poiché il Signore visiterà il suo gregge
e ne farà come un cavallo da parata.
4Da lui uscirà la pietra d'angolo,
da lui il chiodo, da lui l'arco di guerra,
da lui tutti quanti i condottieri.
5Saranno come prodi che calpestano
il fango delle strade in battaglia.
Combatteranno perché il Signore è con loro
e rimarranno confusi coloro che cavalcano i destrieri.
6Io rafforzerò la casa di Giuda
e renderò vittoriosa la casa di Giuseppe:
li ricondurrò in patria, poiché ne ho avuto pietà;
saranno come se non li avessi mai ripudiati,
poiché io sono il Signore loro Dio
e li esaudirò.
7Saranno come un eroe quelli di Èfraim,
gioirà il loro cuore come inebriato dal vino,
vedranno i loro figli e gioiranno
e il loro cuore esulterà nel Signore.
8Con un fischio li chiamerò a raccolta
quando li avrò riscattati
e saranno numerosi come prima.
9Dopo essere stati dispersi fra i popoli,
nelle regioni remote, si ricorderanno di me,
alleveranno i figli e torneranno.
10Li farò ritornare dall'Egitto,
li raccoglierò dall'Assiria,
per ricondurli nella terra di Gàlaad e del Libano
e non basterà per loro lo spazio.
11Attraverseranno il mare verso Tiro,
percuoteranno le onde del mare,
saranno inariditi i gorghi del Nilo.
Sarà abbattuto l'orgoglio di Assur
e rimosso lo scettro d'Egitto.
12Li renderò forti nel Signore
e del suo nome si glorieranno.
Parola del Signore.


Lettera a Tito 2

1Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina:2i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell'amore e nella pazienza.3Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei credenti; non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene,4per formare le giovani all'amore del marito e dei figli,5ad essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo.
6Esorta ancora i più giovani a essere assennati,7offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità,8linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro.9Esorta gli schiavi a esser sottomessi in tutto ai loro padroni; li accontentino e non li contraddicano,10non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.

11È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini,12che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo,13nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo;14il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone.
15Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti!


Capitolo XVII: La vita nei monasteri

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1. Se vuoi mantenere pace e concordia con gli altri, devi imparare a vincere decisamente te stesso in molte cose. Non è cosa facile stare in un monastero o in un gruppo, e viverci senza lamento alcuno, mantenendosi fedele sino alla morte. Beato colui che vi avrà vissuto santamente e vi avrà felicemente compiuta la vita. Se vuoi stare saldo al tuo dovere e avanzare nel bene, devi considerarti esule pellegrino su questa terra. Per condurre una vita di pietà, devi farti stolto per amore di Cristo.  

2. Poco contano l'abito e la tonsura; sono la trasformazione della vita e la completa mortificazione delle passioni, che fanno il monaco. Chi tende ad altro che non sia soltanto Dio e la salute dell'anima, non troverà che tribolazione e dolore. Ancora, non avrà pace duratura chi non si sforza di essere il più piccolo, sottoposto a tutti. Qui tu sei venuto per servire, non comandare. Ricordati che sei stato chiamato a sopportare e a faticare, non a passare il tempo in ozio e in chiacchiere. Qui si provano gli uomini, come si prova l'oro nel fuoco (cfr. Sir 27,6). Qui nessuno potrà durevolmente stare, se non si sarà fatto umile dal profondo del cuore, per amore di Dio.


Omelia 20: Perfetta unità della Trinità.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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1. Le parole del Signore nostro Gesù Cristo, soprattutto quelle riferite dall'evangelista Giovanni [il quale stava appoggiato sul petto del Signore (cf. Gv 13, 23) proprio per attingere i segreti della sua arcana sapienza e trasmettere mediante il Vangelo ciò che col suo cuore innamorato aveva attinto], sono così profonde e così dense di contenuto, che turbano quanti sono sviati mentre impegnano i retti di cuore. Perciò la vostra Carità concentri l'attenzione su queste poche parole che sono state lette. Vediamo per quanto è possibile, con l'aiuto e il favore di colui stesso che ha voluto fossero a noi trasmesse le sue parole - che allora furono udite e trascritte perché adesso si leggessero -, qual è il senso di ciò che avete appena ascoltato: In verità, in verità vi dico: il Figlio da sé non può far nulla, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre; poiché quanto questi fa, il Figlio similmente lo fa (Gv 5, 19).

2. Ricorderete, dalla precedente lettura, che l'occasione di questo discorso fu la guarigione, compiuta dal Signore, di uno di quelli che giacevano nei cinque portici della piscina di Salomone. A quel paralitico il Signore aveva detto: Prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua. Siccome questo miracolo lo aveva compiuto di sabato, per questo i Giudei, furenti, lo accusavano come eversore e prevaricatore della legge. Fu allora che Gesù dichiarò: Il mio Padre continua ad agire ed anch'io agisco (Gv 5, 8 17; Mc 2, 11). Essi, infatti, intendendo materialmente l'osservanza del sabato, pensavano che Dio, dopo la fatica della creazione del mondo, si fosse come addormentato fino al presente, e avesse consacrato questo giorno perché in esso aveva cominciato a riposare dalla sua fatica. In realtà esiste un mistero del sabato prescritto ai nostri padri antichi (Es 20, 8-11), che noi cristiani osserviamo spiritualmente astenendoci da ogni opera servile, cioè da ogni peccato [dice infatti il Signore che chi commette peccato è servo del peccato (Gv 8, 34)], raggiungendo la quiete del cuore, cioè la tranquillità spirituale. Ma per quanti sforzi facciamo, non arriveremo al riposo perfetto in questo mondo, ma solo quando saremo usciti da questa vita. Pertanto si dice che Dio il sabato si riposò nel senso che, dopo che tutto fu compiuto, non doveva più creare nulla. La Scrittura parla di riposo per farci intendere che solo dopo aver compiuto le opere buone, potremo riposarci. Così sta scritto nella Genesi: E Dio fece tutte le cose molto buone; e nel settimo giorno Dio si riposò (Gn 1, 31; 2, 2), affinché a tua volta, o uomo, considerando che Dio si riposò dopo le opere buone, non abbia a sperare per te riposo se non quando avrai compiuto opere buone. E come Dio dopo aver fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza nel sesto giorno, e compiute in quel giorno tutte le sue opere assai buone, nel settimo giorno si riposò, così a tua volta non dovrai per te sperare riposo se non quando sarai tornato nella somiglianza in cui sei stato fatto e che hai perduto peccando. In verità non si può dire che Dio lavorò, poiché egli disse e le cose furono fatte. Chi è che dopo un'impresa così facile, sente il bisogno di riposare come dopo una fatica? Perché, se avesse comandato e qualcuno gli avesse opposto resistenza, se il suo comando non fosse stato eseguito e avesse dovuto faticare per portare a compimento l'opera sua, con ragione si potrebbe dire che si riposò dalla fatica: se non che in quel medesimo libro della Genesi leggiamo: Iddio disse: Sia la luce, e la luce fu. Iddio disse: Sia il firmamento, e il firmamento fu (Gn 1, 3 6-7); e così tutte le altre cose furono fatte in virtù della sua parola. Un salmo attesta la medesima cosa: Egli disse e tutto fu fatto; egli comandò e le cose furono create (Sal 32, 9; 148, 5). Come si può dunque pensare che, creato il mondo, cercasse riposo, quasi smettesse di lavorare, colui che nell'impartire ordini non si era certo affaticato? Vuol dire che tutto ciò contiene un significato mistico, ed è stato scritto precisamente perché noi si abbia a sperare riposo dopo questa vita, ma soltanto se avremo compiuto opere buone. Perciò il Signore, rintuzzando l'arroganza e l'errore dei Giudei, e mostrando loro che non avevano di Dio un sentimento giusto, disse a quanti si erano scandalizzati perché egli aveva di sabato operato la guarigione di quell'uomo: Il Padre mio continua ad agire e anch'io agisco (Gv 5, 17). Come a dire: Non crediate che mio Padre si sia riposato di sabato nel senso che da quel giorno abbia cessato di operare; ma come lui continua ad operare, così anch'io opero; e come il Padre opera senza affaticarsi, così anche il Figlio opera senza fatica. Iddio disse, e fu fatto; Cristo disse all'infermo: Prendi il tuo lettuccio e vattene a casa, e fu fatto.

[Le opere del Padre e del Figlio sono inseparabili.]

3. La fede cattolica ritiene che le opere del Padre e del Figlio sono inseparabili. E' di questo che intendo parlare alla vostra Carità, se ne sarò capace: occorre però tener presente l'avvertimento del Signore: Capisca chi può (Mt 19, 12). Chi non riuscirà a capire, non lo rimproveri a me, ma alla propria lentezza, e si rivolga a colui che apre il cuore perché vi riversi il suo dono. Se qualcuno, poi, non intende per il fatto che io non parlo in modo adeguato, compatisca l'umana fragilità e supplichi la divina bontà. Abbiamo dentro di noi il Cristo come maestro. Qualunque cosa non riusciate a comprendere per difetto della vostra intelligenza e della mia parola, rivolgetevi dentro il vostro cuore a colui che insegna a me ciò che dico, e distribuisce a voi come crede. Colui che sa dare, e sa a chi dare, si farà incontro a chi domanda e aprirà a chi bussa. E se per caso non dovesse dare, nessuno si consideri abbandonato. Può forse differire i suoi doni, ma non lascia patire la fame a nessuno. Se non dà subito, è per mettere alla prova chi cerca, ma non disprezza chi si rivolge a lui. Badate, dunque, e fate attenzione a ciò che intendo dirvi, anche se forse non ci riesco. La fede cattolica, solidamente rafforzata dallo Spirito di Dio nei suoi santi, insegna, contro ogni perversa eresia, che le opere del Padre e del Figlio sono inseparabili. Che significa questo? Che come il Padre e il Figlio sono inseparabili, così anche le opere del Padre e del Figlio sono inseparabili. Come possiamo dire che il Padre e il Figlio sono inseparabili? Perché egli stesso afferma: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10, 30). Il Padre e il Figlio non sono due dèi, ma un solo Dio; il Verbo e colui di cui egli è il Verbo, sono un solo e unico Dio. Il Padre e il Figlio, intimamente congiunti nella carità, sono un solo Dio, e uno solo è anche il loro Spirito di carità, di modo che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo formano la Trinità. Come dunque sono uguali e inseparabili le persone, non soltanto le persone del Padre e del Figlio, ma anche dello Spirito Santo, così sono inseparabili anche le loro opere. Per maggior chiarezza lo ripeto ancora: le loro opere sono inseparabili. La fede cattolica non insegna che Dio Padre ha fatto una cosa e il Figlio un'altra distinta; ma che il Padre ha fatto ciò che anche il Figlio ha fatto, ciò che anche lo Spirito Santo ha fatto. Per mezzo del Verbo infatti furono fatte tutte le cose. Quando disse e furono fatte, furono fatte per mezzo del Verbo, per mezzo del Cristo. Infatti in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (Gv 1, 1 3). Se tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui, quando Dio disse: Sia luce, e fu luce, operò nel Verbo, operò per mezzo del Verbo.

4. Abbiamo appena sentito nel Vangelo la risposta di Cristo ai Giudei, furibondi perché non solo violava il sabato, ma chiamava Dio suo proprio Padre facendosi uguale a Dio. Così infatti è scritto nel capitolo precedente. In risposta a tale loro assurda indignazione, il Figlio di Dio, che era la verità, disse: In verità, in verità vi dico: il Figlio da sé non può far nulla, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre (Gv 5, 18-19). Come a dire: Vi siete scandalizzati perché ho detto che Dio è mio Padre e perché mi faccio uguale a Dio? Sono così uguale che lui mi ha generato; sono così uguale che non è lui da me, ma io da lui. Questo infatti è il senso delle parole: Il Figlio non può far nulla da sé, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre. Cioè, è dal Padre che il Figlio riceve il potere di fare ciò che fa. Perché riceve il potere dal Padre? Perché è dal Padre che riceve il suo essere Figlio. E perché riceve il suo essere Figlio dal Padre? Perché dal Padre riceve l'essere e dal Padre riceve il potere: nel Figlio infatti l'essere e il potere si identificano. Nell'uomo non è così. Dalla considerazione dell'umana debolezza, che sta molto in basso, alzate più che potete i vostri cuori; e se mai qualcuno di noi riesce ad attingere l'arcano segreto e, come folgorato dallo splendore di quella grande luce, riesce a gustare qualcosa, tanto da non rimanere del tutto privo di sapienza, non si illuda tuttavia di sapere tutto, affinché, levandosi in superbia, non abbia a perdere ciò che è riuscito a sapere. Nell'uomo una cosa è ciò che egli è, un'altra cosa ciò che egli può. Talvolta infatti egli è bensì uomo, ma non può ciò che vuole; talvolta invece è talmente uomo che riesce a fare ciò che vuole; è chiaro, dunque, che altro è il suo essere, altro il suo potere. Poiché se il suo essere s'identificasse con il suo potere, volere sarebbe potere. In Dio, al contrario, la natura, in virtù della quale egli è, non è distinta dalla potenza in virtù della quale egli opera. Tutto ciò che egli ha, come tutto ciò che egli è, è in lui consustanziale, appunto perché Dio e il suo essere Dio non è in lui una cosa distinta dal suo potere, ma s'identificano in lui l'essere e il potere così come s'identificano il volere e il fare. E siccome la potenza del Figlio deriva dal Padre, perciò anche la sostanza del Figlio ha origine dal Padre; e siccome la sostanza del Figlio deriva dal Padre, anche il potere del Figlio viene dal Padre. Non si distingue, nel Figlio, la potenza dalla sostanza, ma la potenza s'identifica con la sostanza: sostanza per essere, potenza per operare. Siccome dunque il Figlio è generato dal Padre, perciò ha detto: Il Figlio non può far nulla da sé. Infatti il Figlio non è da sé, e quindi non può nulla da sé.

[La parola di Dio impegna a fondo il cuore docile.]

5. Si direbbe che il Figlio si consideri inferiore al Padre, quando dice: Il Figlio non può far nulla da sé, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre. E' qui che l'orgoglio degli eretici alza la testa: mi riferisco a coloro che sostengono che il Figlio è inferiore al Padre, inferiore in autorità, maestà e potere, dimostrando così di non intendere il senso misterioso delle parole di Cristo. Presti attenzione, la vostra Carità, e vedrete come per il loro modo d'intendere grossolano, gli eretici restano scombussolati da queste stesse parole di Cristo. A tal proposito, ho già osservato che la parola di Dio - soprattutto quella riferita dall'evangelista Giovanni - provoca turbamento nei cuori che non sono retti, mentre stimola i cuori ben disposti. Giovanni dice cose sublimi, non comuni, né di facile comprensione. Ecco, a sentir queste parole, l'eretico salta su a dire: Vedi che il Figlio è inferiore al Padre? Ecco, senti quello che il Figlio stesso dice: Il Figlio non può far nulla da sé, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre. Aspetta, abbi pazienza, secondo l'esortazione della Scrittura: Ascolta con calma la parola, per poter capire (Sir 5, 13). Tu credi che anch'io, che sono convinto essere uguali la potenza e la maestà del Padre e del Figlio, sia turbato per aver udito queste parole: Il Figlio non può far nulla da sé, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre. Turbato da queste parole, io mi rivolgo a te, che credi di averle capite, e ti chiedo: Sappiamo dal Vangelo che il Figlio camminò sul mare (Mt 14, 25); quando mai egli ha veduto il Padre camminare sul mare? Ecco che anche tu sei turbato. Lascia dunque da parte ciò che avevi capito, e cerchiamo insieme. Cosa dobbiamo fare? Abbiamo sentito il Signore dire: Il Figlio non può far nulla da sé, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre. Il Figlio camminò sul mare, il Padre non camminò sul mare. Eppure il Figlio non può far nulla da sé, che non lo veda fare dal Padre.

6. Ritorna dunque con me a ciò che dicevo, per vedere se riusciamo ad intendere in modo tale da superare insieme la difficoltà. Poiché io, secondo la fede cattolica, vedo come uscirne senza danno, senza inciampare; tu invece, chiuso d'ogni parte, cerchi una via d'uscita. Guarda per dove sei entrato. Forse non hai capito ciò che ti ho detto: Guarda per dove sei entrato; ascolta colui che dice: Io sono la porta (Gv 10, 7). Non per nulla cerchi una via d'uscita e non la trovi, perché non sei entrato per la porta ma, calandoti per il muro, sei caduto. Cerca, dunque, di rialzarti dalla tua caduta, ed entra per la porta, se vuoi entrare senza danno e uscire senza errare. Entra per Cristo, e non dire ciò che ti viene in mente, ma ciò che lui ti rivela. E' questo che devi dire. Ecco come la fede cattolica esce da questa difficoltà. Il Figlio camminò sul mare, posò i piedi di carne sopra le onde: era la carne che camminava, e la divinità la sosteneva. Il Padre era in questo caso forse assente? Se fosse stato assente, come potrebbe il Figlio dire: Il Padre che dimora in me, è lui che compie le opere (Gv 14, 10)? Se il Padre, che dimora nel Figlio, è lui che compie le sue opere, il camminare del corpo sopra il mare era opera del Padre, che egli compiva per mezzo del Figlio. Cioè, quel camminare sulle onde era opera inseparabile del Padre e del Figlio; li vedo all'opera tutti e due: il Padre non abbandona il Figlio, né il Figlio si allontana dal Padre. Insomma, tutto ciò che fa il Figlio, non lo fa senza il Padre, perché tutto ciò che fa il Padre non lo fa senza il Figlio.

7. Questa è la via d'uscita. Vedete che a ragione diciamo essere inseparabili le opere del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? Tu, invece, in modo grossolano intendi che Dio fece la luce (cf. Gn 1, 3) e che il Figlio vide il Padre fare la luce; e così pretendi che il Figlio, in base alla sua affermazione Il Figlio non può far nulla da sé, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre, sia inferiore. Dio Padre fece la luce: e il Figlio, quale altra luce ha fatto? Dio Padre fece il firmamento, creò il cielo tra le acque superiori e le acque inferiori (cf. Gn 1, 6); secondo il tuo modo d'intendere ottuso e grossolano, il Figlio lo vide. Ebbene, dato che il Figlio vide fare il firmamento, e, dato che il Figlio disse: Il Figlio non può far nulla da sé, ma soltanto ciò che ha visto fare dal Padre, mostrami un altro firmamento. O non hai per caso perduto il fondamento? Coloro che sono stati edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare dell'edificio (cf. Ef 2, 14-20), hanno trovato in Cristo la pace, e non stanno più a litigare andando fuori strada e cadendo nell'eresia. Riconosciamo, dunque, che la luce fu fatta da Dio Padre, ma per mezzo del Figlio; che il firmamento fu fatto da Dio Padre, ma per mezzo del Figlio: Tutte le cose - infatti - sono state fatte per mezzo di lui, e senza di lui niente fu fatto. Scuoti la tua intelligenza, che più che intelligenza si dovrebbe chiamare stoltezza. Dio Padre ha fatto il mondo: quale altro mondo ha fatto il Figlio? Mostrami il mondo fatto dal Figlio. Il mondo in cui siamo, di chi è, e da chi è stato fatto? Se dici che è stato fatto dal Figlio e non dal Padre, ti allontani dal Padre! se dici che è stato fatto dal Padre e non dal Figlio, il Vangelo ti ricorda: Il mondo fu fatto per mezzo di lui, e il mondo non lo riconobbe (Gv 1, 3 10). Riconosci dunque colui per mezzo del quale il mondo è stato fatto, e non voler essere tra coloro che non riconobbero il creatore del mondo.

[Il Verbo attinge dal Padre ciò che può e ciò che è.]

8. Le opere del Padre e del Figlio sono dunque inseparabili. Quando dice: Il Figlio da sé non può far nulla, è come se dicesse: Il Figlio non è da sé. E infatti se è Figlio, vuol dire che è nato, e se è nato, deve il suo essere a colui dal quale è nato. Ma il Padre generò il Figlio uguale a sé. Niente mancò a colui che lo generò; non ebbe bisogno del tempo per generarlo, perché lo generò eterno come era egli stesso; non ebbe bisogno di una madre per generarlo, perché da se stesso proferì il Verbo. E non ha neppure preceduto nell'età il Figlio, sì da generarlo a sé inferiore. Qualcuno dirà che Dio ebbe il Figlio dopo tanti secoli, nella sua vecchiaia. Ma come non si può parlare di vecchiaia riguardo al Padre, così non si può parlare di crescita riguardo al Figlio: né uno invecchia né l'altro cresce; ma il Padre ha generato il Figlio uguale a sé, l'eterno lo ha generato eterno. Come può, dirà qualcuno, l'eterno generare un altro eterno? Allo stesso modo che una fiamma effimera genera una luce effimera. Sono simultanee la fiamma che genera e la luce generata; non c'è priorità di tempo tra l'una e l'altra: nell'istante in cui comincia la fiamma, in quel medesimo istante comincia la luce. Dammi una fiamma senza luce e io ti darò Dio Padre senza il Figlio. E' dunque questo il significato delle parole: Il Figlio non può far nulla da sé, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre, perché il vedere del Figlio significa che egli è nato dal Padre. Non si distingue la sua visione dalla sua sostanza, così come non si distingue la sua potenza dalla sua sostanza. Tutto ciò che egli è, lo è dal Padre; tutto ciò che può, lo può dal Padre; perché il suo potere è tutt'uno con il suo essere, e tutto viene dal Padre.

9. Il Signore prosegue nelle sue affermazioni, provocando turbamento in coloro che lo fraintendono, onde richiamarli alla retta intelligenza. Aveva detto: Il Figlio non può far nulla da sé, ma soltanto ciò che vede fare dal Padre: ma temeva che una concezione grossolana s'insinuasse a sovvertire la mente e qualcuno li immaginasse come due artigiani, uno maestro e l'altro discepolo, e il discepolo che sta lì a guardare il maestro intento a costruire, mettiamo, un armadio, per fabbricarne poi un altro lui secondo che ha visto fare dal maestro; temendo dunque che una mentalità grossolana potesse trasferire una tale immagine nella semplicità di Dio, proseguendo disse: poiché quanto il Padre fa, il Figlio similmente lo fa. Non fa il Padre una cosa e il Figlio un'altra, ma tutto ciò che fa il Padre lo fa anche il Figlio, e nel medesimo modo. Non dice che il Figlio fa qualcosa di simile a ciò che fa il Padre, ma dice che quanto il Padre fa, il Figlio similmente lo fa. Quello che fa uno lo fa anche l'altro: il mondo lo fa il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Se ci sono tre dèi, ci sono tre mondi; ma se c'è un solo Dio: Padre e Figlio e Spirito Santo, c'è un solo mondo fatto dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. Dunque il Figlio fa le stesse cose che fa il Padre, e non le fa in maniera diversa; fa le stesse cose e nella stessa maniera.

10. Il Signore aveva già detto: fa le medesime cose. Perché ha aggiunto similmente, cioè nel medesimo modo? Affinché non nascesse nell'animo nostro un'altra errata interpretazione. Considera un'opera qualsiasi dell'uomo: nell'uomo c'è l'anima e il corpo; l'anima comanda al corpo, ma c'è grande differenza tra il corpo e l'anima; il corpo è visibile, l'anima invisibile; tra la potenza e la virtù dell'anima e quella di un corpo, sia pure di un corpo celeste, c'è molta differenza. L'anima tuttavia comanda al corpo e il corpo obbedisce, e sembra che il corpo faccia le stesse cose che fa l'anima: sì, fa le stesse cose, ma non nello stesso modo. Come si può dire che fa le stesse cose, ma non nello stesso modo? L'anima concepisce in sé una parola, comanda alla lingua, e questa proferisce la parola che l'anima ha concepito; è stata l'anima che ha dato origine alla parola, ed è stata anche la lingua; ha agito il padrone del corpo e ha agito anche il servo; ma il servo, il potere di fare quello che ha fatto lo ha ricevuto dal padrone, e l'ha fatto per ordine suo. Tutti e due hanno fatto la stessa cosa, ma forse nello stesso modo? Dov'è la differenza?, dirà qualcuno. Ecco, la parola che la mia anima ha concepito rimane in me; ciò che invece la mia lingua ha proferito, si è dileguato percuotendo l'aria e non c'è più. Quando pronunci una parola nella tua anima e questa risuona sulla tua lingua, rientra nella tua anima e vi ritroverai la parola che hai concepito. Ma forse che perdura sulla tua lingua come perdura nella tua anima? La parola che risuona sulla tua lingua, è opera della lingua che la pronuncia ed è opera dell'anima che la pensa; ma il suono della lingua passa, mentre il pensiero dell'anima rimane. Ciò che fa il corpo, quindi, lo fa anche l'anima, ma non nello stesso modo. L'anima fa ciò che in essa permane; la lingua invece produce un suono che, attraverso l'aria, percuote l'orecchio. Puoi forse inseguire le sillabe per trattenerle? Non è dunque il caso del Padre e del Figlio, i quali fanno le stesse cose e le fanno nello stesso modo. Ha fatto Dio un cielo che permane? Anche il Figlio ha fatto un cielo che permane. Ha fatto Dio Padre l'uomo mortale? Anche il Figlio ha fatto l'uomo mortale. Quanto di stabile ha fatto il Padre, lo ha fatto anche il Figlio e col medesimo carattere, perché ha operato allo stesso modo; e quanto di temporale ha fatto il Padre, lo ha fatto anche il Figlio, e col medesimo carattere; perché non soltanto ha fatto le stesse cose, ma le ha fatte altresì nello stesso modo. Infatti il Padre ha operato per mezzo del Figlio, in quanto ha fatto tutte le cose per mezzo del Verbo.

[Per raggiungere Dio bisogna trascendere anche l'anima.]

11. Cerca divisione tra il Padre e il Figlio, e non la troverai. Ma solo se saprai elevarti al di sopra di te, non la troverai. Solo se hai raggiunto qualcosa di superiore alla tua mente, solo allora potrai renderti conto che non ce n'è. Infatti, se ti fermi a ciò che l'anima erroneamente si costruisce, parlerai con la tua fantasia, non col Verbo di Dio: rimarrai vittima delle tue fantasie. Trascendi il corpo e comincia a gustare l'anima; trascendi anche l'anima e arriva a gustare Dio. Non puoi raggiungere Dio, se non ti elevi ad di sopra anche dell'anima; tanto meno riuscirai a raggiungerlo se permani nella carne. Quanto sono lontani dal gustare Dio, coloro che si fermano alla sapienza della carne! Infatti non ci arriverebbero neppure con la sapienza dell'anima. La sapienza della carne allontana molto l'uomo da Dio; c'è molta distanza tra la carne e l'anima, ma ce n'è di più tra l'anima e Dio. Se tu abiti nella tua anima, ti trovi come in mezzo: se guardi giù, c'è il corpo; se guardi su, c'è Dio. Elevati al di sopra del tuo corpo e oltrepassa anche te stesso. Tieni conto di ciò che il salmo dice e saprai come si deve gustare Dio: Le lacrime sono diventate il mio pane giorno e notte, mentre mi si ripete in ogni istante: Dov'è il tuo Dio? (Sal 41, 4). Quasi che i pagani ci provocassero dicendo: Ecco i nostri dèi; e il vostro Dio dov'è? Essi mostrano ciò che è visibile, noi adoriamo l'Invisibile. E a chi potremmo mostrarlo? all'uomo che non ha la possibilità di vederlo? Perché, se è vero che essi vedono i loro dèi con gli occhi, è altrettanto vero che abbiamo anche noi occhi per vedere il nostro Dio. Sono gli occhi che il nostro Dio deve purificare perché possiamo vederlo: Beati - infatti - i puri di cuore, perché essi vedranno Dio (Mt 5, 8). Così il salmista, dopo aver detto di essere turbato nel sentirsi dire continuamente dov'è il tuo Dio?, dice: mi sono ricordato di questo, che mi si dice continuamente: Dov'è il tuo Dio?; e come nel tentativo di afferrare il suo Dio, aggiunge: mi sono ricordato di questo e ho elevato sopra di me l'anima mia (Sal 41, 4-5). Cioè, per raggiungere il mio Dio, riguardo al quale mi sentivo dire dov'è il tuo Dio?, ho elevato la mia anima non soltanto sopra la mia carne, ma anche al di sopra di me stesso: ho trasceso me stesso per raggiungere lui. Colui che mi ha creato è sopra di me: non lo raggiunge se non chi si eleva al di sopra di sé.

12. Considera il tuo corpo: è mortale, è terrestre, è fragile, è corruttibile: distaccati da esso! Ma dirai che forse soltanto la carne è legata al tempo. Considera altri corpi, i corpi celesti. Essi sono più grandi, più perfetti, luminosi: si muovono da oriente a occidente, sono sempre in movimento, sono visibili non solo agli uomini ma anche agli animali. Procedi oltre. Ma come faccio - mi dirai - ad elevarmi al di sopra dei corpi celesti, io che cammino sulla terra? Non è con la carne che devi ascendere, ma con l'anima. Va' oltre questi corpi! Anche se brillano e rifulgono nel cielo, sono sempre corpi. Sali più in alto, tu che forse credi non si possa andare al di là di queste meraviglie che contempli. Tu dici: E dove potrò andare oltre i corpi celesti, che cosa debbo ancora oltrepassare con l'anima? Hai contemplato tutte queste meraviglie? Sì, le ho contemplate, rispondi. Come hai potuto contemplarle? Venga fuori quegli stesso che le contempla. Chi contempla, infatti, tutte queste meraviglie, chi giudica e discerne, e chi per così dire le pesa sulla bilancia della sapienza, è l'anima. Senza dubbio l'anima, mediante la quale hai pensato tutte queste cose, è superiore a tutte queste cose che hai pensato. Essa dunque non è corpo ma spirito: elevati al di sopra anche di questo spirito. E, per vedere a che cosa devi elevarti, prima confronta l'anima con la carne. Anzi, no, non fare mai un simile confronto. Confronta, piuttosto, l'anima con lo splendore del sole, della luna e delle stelle: lo splendore dell'anima è superiore. Considera la rapidità del pensiero: non è più rapida la scintilla dell'anima che pensa, dello splendore del sole meridiano? Vedi colla tua anima il sole che sorge: il suo movimento, paragonato a quello del tuo pensiero, appare troppo lento; in un attimo col tuo pensiero hai abbracciato l'intero corso del sole. Hai visto il sole seguire il suo corso da oriente a occidente, per rispuntare domani dal lato opposto. Col tuo pensiero hai già fatto tutto il percorso, mentre il sole segue il suo corso con tanta lentezza. E' una cosa meravigliosa l'anima! Ma perché dico: è? Elevati al di sopra anche di essa, perché anche essa è mutevole, sebbene sia migliore di qualsiasi corpo. Ora sa e ora non sa, ora dimentica e ora ricorda, ora vuole e ora non vuole, ora pecca e ora è giusta. Elevati, dunque, al di sopra di ogni essere che muta, non solo al di sopra di ogni essere visibile, ma anche di ogni essere mutevole. Ti sei elevato al di sopra della carne visibile, ti sei elevato al di sopra del cielo, del sole, della luna e delle stelle che sono visibili: trascendi anche tutto ciò che muta! Oltrepassate le realtà visibili, sei pervenuto alla tua anima, ma anche lì hai trovato i caratteri della mutabilità. E' forse mutevole anche Dio? Trascendi, dunque, anche la tua anima! Eleva la tua anima sopra te stesso, per raggiungere Dio, del quale ti si domanda: Dov'è il tuo Dio?

13. Non credere che questa sia un'impresa superiore alle possibilità dell'uomo. L'evangelista Giovanni c'è riuscito. Egli si è elevato al di sopra della carne, al di sopra della terra dove camminava, al di sopra dei mari che vedeva, al di sopra dell'aria in cui volano gli uccelli, si è elevato al di sopra del sole, delle stelle, al di sopra di tutti gli spiriti invisibili, e mediante la contemplazione della sua anima si è elevato al di sopra del suo stesso spirito. Dopo aver trasceso tutte queste cose, e aver elevato la sua anima al di sopra di se stesso, dove è pervenuto? cosa ha visto? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio (Gv 1, 1). Ora, se non trovi divisione nella luce, perché la vuoi trovare nelle opere? Guarda Dio, contempla il Verbo, e unisciti intimamente al Verbo che parla: la sua parola non si compone di sillabe, la sua parola è risplendente fulgore della sapienza. Della sua sapienza si dice che è splendore della luce eterna (Sap 7, 26). Osserva lo splendore del sole. Il sole è in cielo e riversa il suo splendore su tutta la terra, su tutti i mari; eppure la sua luce è solo corporale. Se riesci a separare dal sole il suo splendore, riuscirai anche a separare il Verbo dal Padre. Ho parlato del sole; ma anche un'esile fiammella di lucerna, che si può spegnere con un soffio, sparge la sua luce tutto attorno. Vedi la luce sprigionata dalla fiamma; vedi che ha origine dalla fiamma, non la vedi separata da essa. Convincetevi dunque, fratelli carissimi, che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono tra loro inseparabilmente uniti, e che questa Trinità è un solo Dio, e che tutte le opere di questo unico Dio sono opere del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Le altre parole del Vangelo, che fanno parte del discorso di nostro Signore Gesù Cristo, formeranno l'argomento del mio discorso di domani: venite ad ascoltarlo.


Capitolo VII: Le nove pienezze di Maria che rappresentano in gloria le pienezze dei nove cori degli Angeli.

Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia

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Ave, Maria, piena di grazia. Non bastò all'arcangelo elogiare semplicemente la grazia di Maria, ma volle anche segnatamente insinuare la sua pienezza quando disse : piena di grazia. O veramente piena e completamente piena! Ancora certamente non aveva detto Gabriele ; Ecco concepirai in seno etc., ancora non aveva detto: lo Spirito Santo verrà su di te ecc. Così dunque se prima della sopra venuta dello Spirito Santo se prima del concepimento del Figlio di Dio Maria fa piena di grazia, quanto più dopo? Per questo bene dice della sua pienezza e della gratitudine della sua pienezza Agostino (Serm, 208 cit. n. 6) : " Questa mille volte beatissima, salutata dall’angelo, ripiena di Spirito Santo, ispirata dalla pienezza della divinità questo cantico di lode al Signore cantò : Magnifica l'anima mia il Signore ".
Ben dunque si dice piena Maria ; piena dico dell’illuminazione della sapienza, piena della inondazione della grazia, piena del possesso della buona, vita, piena dell’unzione della misericordia, piena della fecondazione della prole pia, piena della perfezione della Chiesa, piena dell’aspersione di una fama odorifera, piena della resurrezione della divina gloria, piena già del godimento dell'eterna letizia. Consideriamo in Maria queste nove pienezze che superano nella gloria le pienezze dei nove ordini degli angeli.
In primo luogo dunque consideriamo, o carissimi, che Maria è piena dell’illuminazione della sapienza e dell’intelletto ; onde bene essa può esser raffigurata dalla luna piena, di cui dicesi nel 7° capo dei Proverbi (Vers. 19 seg) : Non vi è uomo nella casa sua; si mise in cammino per una via lunghissima, portò seco una borsa di denari, per ritornare poi nel giorno della luna piena. Questo è quell’uomo del quale parlasi nel capo 31° di Geremia (Vers. 19 seg). Creò Iddio una novità sulla terra: una donna circoscriverà un uomo. La donna, Maria, donna, dico, non per corruzione ma per sesso, circoscrisse nel suo seno 1' uomo della virtù, il Signor Nostro fatto uomo. Quest'uomo, se pure, come dice Giuseppe (XVIII Antiq. Indaic. c. 3, n. 3), è lecito chiamarlo uomo, ha tre abitazioni. È proprio della maestà imperiale avere nel palazzo tre appartamenti, la sala delle adunanze, il cenacolo, la camera. La sala delle adunanze è l'aula delle cause, il cenacolo dei cibi, la camera del riposo. Così l’Imperatore nostro che impera ai venti e al mare, ha come aula delle cause il mondo, ha per aula dei cibi ora la Chiesa, in antico la sinagoga, ha per camera da riposo l’anima ragionevole. Ma ahimè! quest'uomo, Signore delle virtù, fu per molto tempo lontano dalla casa del mondo, dalla casa della sinagoga, dalla casa dell’anima, perché lungi dai peccatori la salute. Quest'uomo dunque non fu nella sua casa, quando lamentandosi per Geremia disse (ler. 12, 17) : Ho abbandonato la mia casa, ho perduto la mia eredità. Inoltre portò seco una borsa di denaro perché nascose al mondo il tesoro della misericordia e della grazia. Ma ecco, questo uomo è già tornato nel giorno della luna piena, di quella luna, dico, di cui si parla nel capo 6° della Cantica (Vers. 9) : Bella come la luna. Maria dunque è la luna ; luna piena. Maria piena. Alla luna piena è paragonata Maria che dal sole eterno è pienamente illuminata col lume della sapienza e della verità. Onde bene Maria viene interpretata illuminata o illuminatrice. Essa infatti luna e lucerna nostra fu illuminata dal Signore e fa 1'illuminatrice del mondo, secondo il detto profetico (Psalm. 17, 26) : Tu illumini la mia lucerna, o Signore. Nella pienezza di questa luna l’uomo è tornato nella sua casa quando Cristo per la carne venne nel mondo. O veramente mirabile la pienezza di questa luna! Ecco, se Maria fu piena del lume della sapienza, che ricevé dal sole eterno, prima di averlo concepito, quanto più piena fu mentre concepì tanto mirabilmente questo sole e sì totalmente in sé ricevé ? E per questo, S. Bernardo elogiando la pienezza della sapienza di Maria dice (Serm. 52 de diversis. n. 4) : “ Si costrusse in Maria una casa la Sapienza celeste, che riempì talmente la mente di lei da venire fecondata dalla pienezza della mente anche la carne, e da partorire Vergine con singolare grazia la stessa sapienza incarnata, che prima aveva con mente pura concepito ".
In 2° luogo consideriamo, o carissimi, che Maria è piena dell’affluenza della grazia in affetto. Poiché tanta affluenza, tanta profondità e grandezza di grazia fu in Maria da potersi essa ben chiamare mare pieno, secondo il detto del 26° capo del Primo dei Paralipomeni (Vers. 7) : La riunione delle acque la chiamò mare. Si dice anche nel 1° capo dell’Ecclesiaste ; Tutti i fiumi entrano in mare. Tutti i fiumi sono tutti i doni delle grazie che entrarono in Maria, secondo il detto del 24° capo dell’Ecclesiastico (Vers. 25) : In me ogni grazia di via e di verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Quanto sia pieno questo mare, quanto sia piena di grazia Maria, S. Girolamo lo espone dicendo (Epist. cit. c. 5) : " Veramente piena perché agli altri è data in parte, a Maria invece fu infusa completamente là pienezza della grazia ". Udiamo dunque rumoreggiare questo mare contro i vizi. Rumoreggi il mare e la pienezza di lui, tuoni il mare pieno, tuoni Maria piena. Tuoni contro la lussuria proponendo la castità e dica (Luc. 1, 34): In qual modo avverrà questo, se io nessun uomo conosco? Tuoni anche contro la superbia sentendo umilmente e dica : Ecco la serva del Signore. Tuoni pure contro la ingratitudine, rendendo grazie, e dica : Magnifica l’anima mia il Signore. Della pienezza di questo mare similmente nel Salmo si dice (Psalmi 95, 11).: Si muova il mare e la pienezza di lui. Si muova il mare, si muova Maria, si muova ai sospiri e ai castighi, si muova alle lacrime e alle preghiere, si muova alle elemosine e alle altre opere di devozione. Si muova pienamente per darci un po' della sua pienezza. Ascoltiamo quel che ne dice S. Bernardo ; dice infatti così : " Un vaso pieno di liquido, se in qualche modo viene mosso, facilmente si rompe e versa il liquido ; così la beata Vergine, se viene mossa dalle preghiere, versa in noi la grazia ".
In 3° luogo consideriamo, o carissimi, che Maria è piena dei possessi di una buona vita in effetto. Di questa pienezza con verità possiamo dire : Del Signore è la terra e la pienezza di lei. Per terra infatti si significa Maria, di cui in Isaia si legge così (Cap. 45, 8) : Si apra la terra e germini il Salvatore. Che cosa più umile della terra, che cosa della terra più utile ? Tutti abbiamo sotto i piedi la terra e dalla terra tutti alimentiamo la vita ; donde infatti abbiamo il vitto e il vestito, il pane e il vino, la lana e il lino e le cose necessario a questa vita se non dalla terra, se non dalla pienezza della terra ? Che cosa dunque di più umile, che cosa di più utile della terra ? Similmente che cosa di più umile, che cosa di più utile di Maria ? Essa infatti per la sua umiltà è di tutti l'infima ; essa per la sua pienezza è la più utile di tutti. Abbiamo pertanto le cose necessarie alla vita spirituale dalla pienissima terra, Maria. E perciò ben dice S. Bernardo (Serm, in Nat. B. M. V. n. 6) : " Più profondamente considerate con quanto affetto di devozione volle che da noi fosse onorata Maria colui il quale pose in Maria la pienezza di ogni bene, talché per questo noi sapessimo che se qualche speranza, qualche grazia, qualche salute è in noi, da essa ridonda su noi ". Ma da chi e di chi è tanta pienezza di tal terra? Ascolta (Psalm. 23, 1): Del Signore è la terra e la pienezza di lei. E nuovamente nel Salmo (Psalm. 49, 12) : Mio è l’orbe della terra e la pienezza di lui. La pienezza della terra, nei frutti e nelle diverse possessioni della terra, secondo il detto del Salmista (Psalm. 103, 24) : È piena la terra della possessione di lui. I frutti poi e le possessioni della pienissima terra. Maria, sono le opere, i costumi, gli esempi e i meriti diversi della santissima vita di Maria. Di tali possessioni infatti il Signore la riempì e la ricolmò dei suoi beni (Eccl. 16, 30).
Facendo menzione di questa sua pienezza Girolamo dice (Epist. cit. n. 5) : “ Era conveniente che la Vergine fosse ricolma di doni onde fosse piena di grazia come colei che donò al cielo la gloria, alla terra Iddio, e riportò la pace, la fine dei vizi, l'ordine alla vita, ai costumi la disciplina.
In 4° luogo consideriamo, o carissimi, che Maria è piena dell’unzione della misericordia, piena dell'olio della pietà; onde essa può esser figurata da quella donna a cui con la porta di casa chiusa, tutti i vasi dentro riuniti furono miracolosamente riempiti di olio, secondo ciò che le aveva predetto Eliseo nel 4° del 4° dei Re dicendo : Quando saranno pieni, prendilo. Questa donna è Maria, che anche dal suo Figlio fu chiamata donna nel capo 19° di Giovanni ove dicesi : Donna, ecco il figlio tuo. I vasi di questa donna sono gli affetti e gli effetti, i desideri e i benefizi, le quali cose in Maria tutte sono piene dell’olio della misericordia. Onde di quest'olio S. Bernardo dice (Egbert. loc. cit. n. 2) : “ Nessuna meraviglia, o Signora, se il santuario del tuo cuore è perfuso di tanto abbondante olio di misericordia, quando quell’inestimabile opera di misericordia che Dio aveva predestinato prima dei secoli per la nostra redenzione, fu prima fabbricata in te dal creatore del mondo ". Diciamo dunque, o carissimi, diciamo a Maria : Date a noi del vostro olio. Chiediamo nel mondo 1' olio della sua misericordia, per non chiederlo poi invano nel giudizio. Che poi la casa, in cui i vasi venivano ripieni, fosse chiusa, questo ottimamente conviene a Maria, della cui chiusura Ezechiele dice (Cap. 44, 2) : Questa porta sarà chiusa e non si aprirà, e l’uomo non passerà per essa, poiché il Signore Dio d’Israele usci da essa. La porta di Maria fu chiusa con serratura verginale, l’uomo non passò per essa con amplesso maritale ; il Signore uscì da essa con nascita singolare. Ma di certo perché per la moltiplicazione dell’olio si raccolsero non pochi vasi dei vicini, perciò per quei vasi si possono raffigurare quelli che sono partecipi della pienezza della misericordia di Maria. Chi poi siano costoro lo dichiarò S. Bernardo quando disse (Serm. in Dom. inf. oct. Assunt. B. M. V. n. 2) : "Maria a tutti aprì il seno della misericordia, perché tutti ricevano dalla pienezza di lei : il prigioniero la liberazione, il malato la guarigione, il triste la consolazione, il peccatore il perdono, il giusto la grazia, l'angelo la letizia, finalmente tutta la Trinità la gloria, la persona del Figlio la sostanza della carne umana".
In 5° luogo consideriamo, o carissimi, che Maria è piena della fecondazione di una prole divina ; di questa pienezza possiamo intendere quello del 6" capo di Isaia : Ho veduto il Signore sedere sopra un trono eccelso ed elevato, e la casa era piena della di lui Maestà. Questa casa, sul cui trono il Signore siede è la Beata Vergine, nel soglio della .cui mente il Signore riposò. O soglio veramente beatissimo, veramente stabilissimo ! come si dice nel capo 8° del terzo dei Re: Fermissimo il tuo soglio in eterno. Questo soglio è eccelso nell’intelletto, elevato nell’affetto : eccelso pure è sugli uomini, elevato sopra gli angeli, eccelso in grazia, elevato in gloria. Sul soglio dunque di Maria, sul soglio della sua mente il Signore sedeva e la casa del suo corpo era piena della maestà del Verbo incarnato. Di questa ineffabile pienezza S. Ambrogio dice (II in Luc. c. 1, n. 9) : " Bene è detta piena della grazia lei sola, la quale sola trovò tal grazia che nessun’altra aveva trovato, alfine di esser ripiena dello stesso autore della grazia ". O veramente felice la casa piena di tanto felice fecondità ! Dice infatti S. Bernardo (Homil. 3 super Missus. n. 3) : " Ben piena di grazia costei che mantenne la grazia della verginità e acquistò la gloria della fecondità ". Il Signore dunque sedé sul soglio della mente di Maria per la grazia, e riempì della sua maestà la casa del suo capo per la natura assunta ; onde nell’8° capo del terzo dei Re si dice : La gloria del Signore aveva ripieno la casa del Signore. Allora Salomone disse: II Signore ha detto di abitare nella nube. Casa dunque del Signore Maria fu ripiena della gloria della divina maestà per la nube dell’umanità da Dio assunta, per quella nube dico di cui si parla nel 43° capo dell’Ecclesiastico : Medicina di tutti nel passaggio della nube etc. Infatti come una stella nella nube è il Verbo nella carne assunta.
In 6° luogo consideriamo, o carissimi, che Maria fu piena della perfezione della Chiesa universale. La Chiesa ha avuto ed ha diverse e mirabili perfezioni e grazie nei diversi suoi santi, nella pienezza delle quali grazie Maria fu posta perché con verità possa dire col 24° capo dell’Ecclesiastico : Nella pienezza dei santi la mia posizione. Infatti fu nella pienezza dei santi la posizione di Maria mentre nella mirabile sua perfezione non le mancò la pienezza della perfezione dei santi, come S. Bernardo dice : " Meritamente nella pienezza dei santi la posizione, di colei a cui non mancò la fede dei patriarchi, lo spirito dei profeti, lo zelo degli Apostoli, la costanza dei martiri, la sobrietà dei confessori, la castità dei vergini, la fecondità dei coniugati, anzi la purità degli angeli ". Chi vedendola in Maria non ammira tanta pienezza dei santi ? È infatti scritto nel 24° capo dell’Ecclesiastico : Nella pienezza santa meraviglierà. Per questo certamente nella pienezza dei santi, non degli empi, è la posizione di Maria, perché Maria sta volentieri fra coloro che sono pieni di santità, non fra coloro che sono pieni di iniquità. Essa inoltre non solo è posta nella pienezza dei santi, ma anche i santi mantiene nella pienezza perché non si diminuisca la loro pienezza. Mantiene le virtù perché non fuggano ; mantiene i meriti perché non periscano ; tiene fermi i demoni perché non nuocciano ; rattiene il Figlio perché non percuota i peccatori. Prima di Maria non vi fu chi osasse rattenere così il Signore, testimoniandone Isaia che disse nel capo 64° : “Non vi è chi invochi il tuo nome, chi sorga e ti trattenga”.
In 7° luogo consideriamo, o carissimi, che Maria è piena dell’aspersione di una odorifera fama ; come un campo pieno di profumi di tutte le specie odoriferi, cosi Maria è piena delle aure odorifere della sua fama ; di questa pienezza prendiamo ciò che si legge nel capo 27° del Genesi: “Ecco l’odore del figlio mio, come l’odore di un campo pieno, cui il Signore ha benedetto”. Questo campo è Maria in cui è nascosto il tesoro degli angeli, anzitutto il tesoro di Dio Padre. Felice chi vende tutto ciò che ha e compra quel campo! Il pieno odore di questo campo è la piena fama di Maria, il suo completo onore ; di questo S. Girolamo dice (Epist. cit. n. 8) : " Poiché era ripiena dì molti odori di virtù, spirando da lei spandevasi un odore soavissimo anche agli spiriti angelici ". Di questo odore santamente gloriandosi può dire (Eccl. 24, 20) : Come cinnamomo e balsamo profumato diedi odore, come mirra eletta spirai soavità di odore. L’odore di Maria è come cinnamomo esteriore nella corteccia della conversazione, come balsamo interiore nell'unzione della devozione, come mirra interiore nell'amarezza del castigo. Fu pure l'odore di Maria come cinnamomo nell’azione, come balsamo nella contemplazione, come mirra nella passione. O campo veramente ricco e troppo ricco, che oltre gli altri aromi fu pieno dell’odorifero balsamo dello Spirito Santo, onde di quella parola : lo Spirito Santo verrà su di te, ben possa dir S. Bernardo (Serm. in Nat. B. M. V. n. 5) : " Questo prezioso balsamo ti inonda in tanta abbondanza da diffondersi ovunque abbondantissimamente ". Ben dunque poté dire Dio Padre: Ecco l'odore del Figlio mio come l'odore di un campo pieno, quasi dica : Ecco, 1' onore e la fama del pieno Figlio mio è dall’onore e dalla fama della madre sua ; onde Girolamo dice (Epist, cit. n. 8.) : " L'onore materno è di colui che da lei è nato “.
In 8° luogo consideriamo, o carissimi, che Maria è piena della resultanza ossia rappresentazione ossia dell'espressione della divina gloria ! secondo il detto del capo 42° dell'Ecclesiastico : Della gloria del Signore è ripiena la sua opera. L'opera del Signore per antonomasia, l’opera mirabile del Signore è Maria poiché non si trovò mai opera simile ; onde nel capo 10° del terzo dei Re si dice : Non fu fatta tale opera nei regni dell’universo. Non certo nel regno del cielo, non nei regni della terra, non nel regno dell’inferno, perché nessun’opera fu tale né nel mondo né nel limbo. Quest’opera dunque fu piena della gloria divina, che sopra ogni creatura pura risalta e risplende pienissimamente in Maria. Infatti, oltre la natura assunta dal Verbo nessun'altra opera vi è, nessun'altra creatura in cui risplenda tanta copia di divina gloria come in Maria. La gloria della restaurazione fatta in cielo, la gloria della redenzione fatta nel mondo, la gloria della liberazione fatta nell'inferno il Signore l'ha per Maria, 1' ha per la pienezza di Maria. E perciò ben dice Anselmo così (Orat. 52, ante medium) : " Ma perché dirò, o Signora, che solo il mondo è pieno dei tuoi benefizi ? Penetrano nell'inferno, superano i cieli. Per la pienezza della tua grazia quelli che erano nell’inferno si allietano d'esser liberati e quelli che sono sopra il mondo godono d'esser rinnovati ". L'opera dunque piena del Signore è Maria perché, come dicesi nel 6" capo di Isaia, piena è tutta la terra della gloria di lui. Piena infatti è tutta la terra, è tutta piena Maria, risplendendo in lei pienissimamente la gloria divina. Meritamente dunque di tutte le suddette grazie pienissima si dice colei che è gratissima a tutti coloro che non sono ingrati, come dimostra S. Bernardo che di questa parola : Ave, piena di grazia, così dice (Homil, 3 super Missus, n. 3) : " Veramente piena di grazia, perché grata a Dio e agli angeli e agli uomini : agli uomini per la fecondità, agli angeli per la verginità, a Dio per 1' umiltà ".
In 9° luogo consideriamo, o carissimi, che Maria è piena del godimento dell'eterna letizia. Chi infatti non sa che essa non è esclusa da quelli a cui il Figlio suo disse nel 16° capo di Giovanni : Chiedete e riceverete perché il vostro gaudio sia pieno ? Se dunque il gaudio di tutti gli apostoli, anzi di tutti coloro che regnano con Dio è pieno, quanto più sarà oltre modo pieno il gaudio della madre di Dio ? Di questa pienezza S. Girolamo dice (Epist. cit. n. 15.) : " Piena in verità di grazia, piena di Dio, piena di virtù, non può non possedere pienamente la gloria dello splendore eterno ". Quale meraviglia se ha una letizia e una gloria piena e sovrappiena nel regno colei che nell’esilio ebbe una grazia piena e sovrappiena ? Qual meraviglia se tanto in cielo che nel mondo la sua pienezza è sopra ogni creatura, della cui pienezza vigoreggia ogni creatura ? Onde anche Anselmo dice (Orat. 52 ante medium) : " O donna piena e soprappiena di grazia ! dalla sovrabbondanza della cui pienezza inondata rivigoreggia ogni creatura ".
Cosi dunque, o carissimi, voi vedete in Maria la pienezza illuminatrice della sapienza, la pienezza inondatrice della grazia, la pienezza fruttificatrìce della vita, la pienezza soccorritrice della misericordia, la pienezza fecondatrice della prole pia, la pienezza perfezionatrice della Chiesa, la pienezza diffusiva della fama, la pienezza espressiva della divina gloria, la pienezza oltre modo eccedente della eterna letizia. Su dunque, o pienissima Vergine Maria, fa noi sì piccoli, sì vuoti, partecipi della tua pienezza onde finalmente possiamo giungere all’eterna pienezza. Per il Signor Nostro Gesù Cristo Figlio tuo. Così sia.


12-72 Dicembre 10, 1918 Effetti delle preghiere delle anime intime con Gesù.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo dicendo al mio dolce Gesù: “Vedi, io non so far nulla né tengo nulla da darti, ma però voglio darti anche i miei nonnulli. Unisco questi miei nonnulli al Tutto, quale sei Tu, e ti chiedo anime, sicché, come respiro, i miei respiri ti chiedono anime; il palpito del mio cuore con grido incessante ti chiede anime; il moto delle mie braccia, il sangue che mi circola, il battere delle mie palpebre, il muovere delle labbra, sono anime che chiedono, e questo lo chiedo unita con Te, col tuo amore e nel tuo Volere, affinché tutti possano sentire il mio grido incessante che in Te sempre chiede le anime”. Ora, mentre ciò dicevo ed altro ancora, il mio Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, come mi è dolce e gradita la preghiera delle anime intime con Me, come mi sento ripetere la mia Vita nascosta di Nazareth, senza alcuna esteriorità, senza circolo di gente, senza suono di campane, tutto negletto, solo, tanto che appena ero conosciuto. Io mi elevavo tra il Cielo e la terra e chiedevo anime, e neppure un respiro, né un palpito mi sfuggiva che non chiedeva anime. E come ciò facevo, il mio squillo suonava nel Cielo e attirava l’amore del Padre a cedermi le anime; e questo suono, ripercotendosi nei cuori, gridava con voce sonora: “Anime”. Quante meraviglie non operai nella mia Vita nascosta, solo conosciute dal mio Padre in Cielo e dalla mia Mamma in terra. Così l’anima nascosta, intima con Me, come prega, se nessun suono si sente in terra, le sue preghiere come campane, suonano più vibranti in Cielo, da chiamare tutto il Cielo ad unirsi con lei e far scendere misericordie sopra la terra, che suonando, non all’udito ma ai cuori delle creature, le dispongano a convertirsi”.