Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 5° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Giovanni 10
1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei".6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".
19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole.20Molti di essi dicevano: "Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?".21Altri invece dicevano: "Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?".
22Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.23Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente".25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;26ma voi non credete, perché non siete mie pecore.27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.28Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.29Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.30Io e il Padre siamo una cosa sola".
31I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.32Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?".33Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio".34Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: 'Io ho detto: voi siete dèi'?35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi;38ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre".39Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
40Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.41Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero".42E in quel luogo molti credettero in lui.
Numeri 7
1Quando Mosè ebbe finito di erigere la Dimora e l'ebbe unta e consacrata con tutti i suoi arredi, quando ebbe eretto l'altare con tutti i suoi arredi e li ebbe unti e consacrati,2i capi di Israele, capi dei loro casati paterni, che erano capitribù e avevano presieduto al censimento, presentarono una offerta3e la portarono davanti al Signore: sei carri e dodici buoi, cioè un carro per due capi e un bue per ogni capo e li offrirono davanti alla Dimora.4Il Signore disse a Mosè:5"Prendili da loro per impiegarli al servizio della tenda del convegno e assegnali ai leviti; a ciascuno secondo il suo servizio".6Mosè prese dunque i carri e i buoi e li diede ai leviti.7Diede due carri e quattro buoi ai figli di Gherson, secondo il loro servizio;8diede quattro carri e otto buoi ai figli di Merari, secondo il loro servizio, sotto la sorveglianza di Itamar, figlio del sacerdote Aronne;9ma ai figli di Keat non ne diede, perché avevano il servizio degli oggetti sacri e dovevano portarli sulle spalle.
10I capi presentarono l'offerta per la dedicazione dell'altare, il giorno in cui esso fu unto;11i capi presentarono l'offerta uno per giorno, per la dedicazione dell'altare.
12Colui che presentò l'offerta il primo giorno fu Nacason, figlio di Amminadab, della tribù di Giuda;13la sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,14una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,15un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,16un capro per il sacrificio espiatorio17e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Nacason, figlio di Amminadab.
18Il secondo giorno, Netaneel, figlio di Suar, capo di Issacar, presentò l'offerta.19Offrì un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,20una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,21un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,22un capro per il sacrificio espiatorio23e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Netaneel, figlio di Suar.
24Il terzo giorno fu Eliab, figlio di Chelon, capo dei figli di Zàbulon.25La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,26una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,27un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,28un capro per il sacrificio espiatorio29e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliab, figlio di Chelon.
30Il quarto giorno fu Elisur, figlio di Sedeur, capo dei figli di Ruben.31La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,32una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,33un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,34un capro per il sacrificio espiatorio35e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elisur, figlio di Sedeur.
36Il quinto giorno fu Selumiel, figlio di Surisaddai, capo dei figli di Simeone.37La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,38una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,39un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,40un capro per il sacrificio espiatorio41e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Selumiel, figlio di Surisaddai.
42Il sesto giorno fu Eliasaf, figlio di Deuel, capo dei figli di Gad.43La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,44una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,45un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,46un capro per il sacrificio espiatorio47e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliasaf, figlio di Deuel.
48Il settimo giorno fu Elesama, figlio di Ammiud, capo dei figli di Efraim.49La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento del peso di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,50una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,51un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,52un capro per il sacrificio espiatorio53e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elesama, figlio di Ammiud.
54L'ottavo giorno fu Gamliel, figlio di Pedasur, capo dei figli di Manasse.55La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,56una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,57un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,58un capro per il sacrificio espiatorio59e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Gamliel, figlio di Pedasur.
60Il nono giorno fu Abidan, figlio di Ghideoni, capo dei figli di Beniamino.61La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,62una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,63un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,64un capro per il sacrificio espiatorio65e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Abidan, figlio di Ghideoni.
66Il decimo giorno fu Achiezer, figlio di Ammisaddai, capo dei figli di Dan.67La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,68una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,69un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,70un capro per il sacrificio espiatorio71e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achiezer, figlio di Ammisaddai.
72L'undicesimo giorno fu Paghiel, figlio di Ocran, capo dei figli di Aser.73La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,74una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,75un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,76un capro per il sacrificio espiatorio77e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Paghiel, figlio di Ocran.
78Il decimosecondo giorno fu Achira, figlio di Enan, capo dei figli di Nèftali.79La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,80una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,81un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,82un capro per il sacrificio espiatorio83e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achira, figlio di Enan.
84Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare da parte dei capi d'Israele, il giorno in cui esso fu unto: dodici piatti d'argento, dodici vassoi d'argento, dodici coppe d'oro;85ogni piatto d'argento pesava centotrenta sicli e ogni vassoio d'argento settanta; il totale dell'argento dei vasi fu duemilaquattrocento sicli, secondo il siclo del santuario;86dodici coppe d'oro piene di profumo, le quali, a dieci sicli per coppa, secondo il siclo del santuario, diedero per l'oro delle coppe un totale di centoventi sicli.87Totale del bestiame per l'olocausto: dodici giovenchi, dodici arieti, dodici agnelli dell'anno, con le oblazioni consuete, e dodici capri per il sacrificio espiatorio.88Totale del bestiame per il sacrificio di comunione: ventiquattro giovenchi, sessanta arieti, sessanta capri, sessanta agnelli dell'anno. Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare, dopo che esso fu unto.
89Quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con il Signore, udiva la voce che gli parlava dall'alto del coperchio che è sull'arca della testimonianza fra i due cherubini; il Signore gli parlava.
Giobbe 21
1Giobbe rispose:
2Ascoltate bene la mia parola
e sia questo almeno il conforto che mi date.
3Tollerate che io parli
e, dopo il mio parlare, deridetemi pure.
4Forse io mi lamento di un uomo?
E perché non dovrei perder la pazienza?
5Statemi attenti e resterete stupiti,
mettetevi la mano sulla bocca.
6Se io ci penso, ne sono turbato
e la mia carne è presa da un brivido.
7Perché vivono i malvagi,
invecchiano, anzi sono potenti e gagliardi?
8La loro prole prospera insieme con essi,
i loro rampolli crescono sotto i loro occhi.
9Le loro case sono tranquille e senza timori;
il bastone di Dio non pesa su di loro.
10Il loro toro feconda e non falla,
la vacca partorisce e non abortisce.
11Mandano fuori, come un gregge, i loro ragazzi
e i loro figli saltano in festa.
12Cantano al suono di timpani e di cetre,
si divertono al suono delle zampogne.
13Finiscono nel benessere i loro giorni
e scendono tranquilli negli inferi.
14Eppure dicevano a Dio: "Allontanati da noi,
non vogliamo conoscer le tue vie.
15Chi è l'Onnipotente, perché dobbiamo servirlo?
E che ci giova pregarlo?".
16Non hanno forse in mano il loro benessere?
Il consiglio degli empi non è lungi da lui?
17Quante volte si spegne la lucerna degli empi,
o la sventura piomba su di loro,
e infliggerà loro castighi con ira?
18Diventano essi come paglia di fronte al vento
o come pula in preda all'uragano?
19"Dio serba per i loro figli il suo castigo...".
Ma lo faccia pagare piuttosto a lui stesso e lo senta!
20Veda con i suoi occhi la sua rovina
e beva dell'ira dell'Onnipotente!
21Che cosa gli importa infatti della sua casa dopo
di sé,
quando il numero dei suoi mesi è finito?
22S'insegna forse la scienza a Dio,
a lui che giudica gli esseri di lassù?
23Uno muore in piena salute,
tutto tranquillo e prospero;
24i suoi fianchi sono coperti di grasso
e il midollo delle sue ossa è ben nutrito.
25Un altro muore con l'amarezza in cuore
senza aver mai gustato il bene.
26Nella polvere giacciono insieme
e i vermi li ricoprono.
27Ecco, io conosco i vostri pensieri
e gli iniqui giudizi che fate contro di me!
28Infatti, voi dite: "Dov'è la casa del
prepotente,
dove sono le tende degli empi?".
29Non avete interrogato quelli che viaggiano?
Non potete negare le loro prove,
30che nel giorno della sciagura è risparmiato il
malvagio
e nel giorno dell'ira egli la scampa.
31Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta
e di quel che ha fatto chi lo ripaga?
32Egli sarà portato al sepolcro,
sul suo tumulo si veglia
33e gli sono lievi le zolle della tomba.
Trae dietro di sé tutti gli uomini
e innanzi a sé una folla senza numero.
34Perché dunque mi consolate invano,
mentre delle vostre risposte non resta che inganno?
Salmi 27
1'Di Davide.'
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
2Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
3Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.
4Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.
5Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
6E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.
7Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
8Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto";
il tuo volto, Signore, io cerco.
9Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
11Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.
12Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
13Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
14Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.
Osea 7
1Mentre sto per guarire Israele,
si scopre l'iniquità di Èfraim
e la malvagità di Samaria,
poiché si pratica la menzogna:
il ladro entra nelle case
e fuori saccheggia il brigante.
2Non pensano dunque
che io ricordo tutte le loro malvagità?
Ora sono circondati dalle loro azioni:
esse stanno davanti a me.
3Con la loro malvagità rallegrano il re,
rallegrano i capi con le loro finzioni.
4Tutti bruciano d'ira, ardono come un forno
quando il fornaio cessa di rattizzare il fuoco,
dopo che, preparata la pasta,
aspetta che sia lievitata.
5Nel giorno del nostro re
i capi lo sommergono negli ardori del vino,
ed egli si compromette con i ribelli.
6Il loro cuore è un forno nelle loro trame,
tutta la notte sonnecchia il loro furore
e la mattina divampa come fiamma.
7Tutti ardono come un forno
e divorano i loro governanti.
Così sono caduti tutti i loro sovrani
e nessuno si preoccupa di ricorrere a me.
8Èfraim si mescola con le genti,
Èfraim è come una focaccia non rivoltata.
9Gli stranieri divorano la sua forza
ed egli non se ne accorge;
la canizie gli ricopre la testa
ed egli non se ne accorge.
10L'arroganza d'Israele
testimonia contro di loro,
non ritornano al Signore loro Dio
e, malgrado tutto, non lo ricercano.
11Èfraim è come un'ingenua colomba,
priva d'intelligenza;
ora chiamano l'Egitto, ora invece l'Assiria.
12Dovunque si rivolgeranno
stenderò la mia rete contro di loro
e li abbatterò come gli uccelli dell'aria,
li punirò nelle loro assemblee.
13Guai a costoro, ormai lontani da me!
Distruzione per loro,
perché hanno agito male contro di me!
Li volevo salvare,
ma essi hanno proferito menzogne contro di me.
14Non gridano a me con il loro cuore
quando gridano sui loro giacigli.
Si fanno incisioni per il grano e il mosto
e intanto si ribellano contro di me.
15Eppure io ho rafforzato il loro braccio,
ma essi hanno tramato il male contro di me.
16Si sono rivolti ma non a colui che è in alto,
sono stati come un arco fallace.
I loro capi cadranno di spada
per l'insolenza della loro lingua
e nell'Egitto rideranno di loro.
Atti degli Apostoli 19
1Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli2e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo".3Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero.4Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù".5Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù6e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano.7Erano in tutto circa dodici uomini.
8Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio.9Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno.10Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore.
11Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo,12al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
13Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica".14Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo.15Ma lo spirito cattivo rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?".16E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite.17Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù.18Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche19e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento.20Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava.
21Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: "Dopo essere stato là devo vedere anche Roma".22Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po' di tempo nella provincia di Asia.
23Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina.24Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artémide in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani,25li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: "Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere;26ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo.27Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artémide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo intero adorano".
28All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".29Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo.30Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero.31Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro.32Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi.
33Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo.34Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".35Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: "Cittadini di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande Artémide e della sua statua caduta dal cielo?36Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti.37Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea.38Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro.39Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria.40C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento".41E con queste parole sciolse l'assemblea.
Capitolo XV: Come comportarci e che cosa dire di fronte e ogni nostro desiderio
Leggilo nella Biblioteca1. Figliolo, così tu devi dire in ogni cosa: Signore, se questa è la tua volontà, così si faccia. Signore, se questo è per tuo amore, così si faccia, nel tuo nome. Signore, se questo ti parrà necessario per me, e lo troverai utile, fa' che io ne usi per il tuo onore; se invece comprenderai che questo è male per me e non giova alla mia salvezza, toglimi questo desiderio. Infatti, non tutti i desideri vengono dallo Spirito Santo, anche se a noi appaiono retti e buoni. E' difficile giudicare veramente se sia uno spirito buono, o uno spirito contrario, che ti spinge a desiderare questa o quell'altra cosa; oppure se tu sia mosso da un sentimento personale. Molti, che dapprima sembravano guidati da sentimento buono, alla fine si sono trovati ingannati. Perciò ogni cosa che balza alla mente come desiderabile sempre la si deve volere e cercare con animo pieno di timor di Dio e con umiltà di cuore. Soprattutto, ogni cosa va rimessa a me, con abbandono di se stessi, dicendo: Signore, tu sai cosa sia meglio per me. Si faccia così, o altrimenti, secondo la tua volontà. Dammi quello che vuoi, e quanto vuoi e quando vuoi. Disponi di me secondo la tua sapienza, la tua volontà e la tua maggior gloria. Mettimi dove tu vuoi, e fai con me quello che vuoi, liberamente. Sono nelle tue mani; fammi rigirare per ogni verso. Ecco, io sono il tuo servo, disposto a tutto, perché non voglio vivere per me ma per te: e volesse il cielo che ciò fosse in modo degno e perfetto.
Preghiera perché riusciamo a compiere la volontà di Dio.
3. Amorosissimo Gesù, dammi la tua grazia, perché "sia operante in me" (Sap 9,10) e in me rimanga sino alla fine. Dammi di desiderare e di volere ciò che più ti è gradito, e più ti piace. La tua volontà sia la mia volontà; che io la segua e che ad essa mi confermi pienamente; che io abbia un solo volere e disvolere con te; che io possa desiderare o non desiderare soltanto quello che tu desideri e non desideri. Dammi di morire a tutte le cose del mondo; fammi amare di esser disprezzato per causa tua, e di essere dimenticato in questo mondo. Fammi bramare sopra ogni altra cosa di avere riposo in te, e di trovare in te la pace del cuore. Tu sei la vera pace interiore, tu sei il solo riposo; fuori di te ogni cosa è aspra e tormentosa. "In questa pace, nella pace vera, cioè in te, unico sommo eterno bene, avrà riposo e quiete" (Sal 4,9). Amen.
DISCORSO 216 NELLA RESA DEL SIMBOLO AI COMPETENTI
Discorsi - Sant'Agostino
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Chi sono i " competenti ".
1. I primi passi del nostro ministero, come anche del vostro concepimento, in cui con la grazia celeste cominciate ad essere generati nell'utero della fede, bisogna che siano aiutati con la parola; in questo modo per voi il nostro discorso sarà di edificazione, e per noi il vostro concepimento sarà di gioia e di sprone. Noi vi edifichiamo con i discorsi, voi crescete con i costumi. Noi spargiamo la semente della parola, voi rendete i frutti della fede. Ognuno di noi, secondo la vocazione in cui ci ha chiamati il Signore, corra nella sua strada e nei suoi sentieri; nessuno si volti indietro. La Verità che non può né ingannarsi né ingannare, ha dichiarato apertamente: Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno dei cieli 1. Il vostro nome stesso dice che voi questo ambite, che a questo anelate con tutto l'impegno del vostro cuore. Voi vi chiamate competenti. Competenti non vuol dire altro che "insieme-petenti". Come infatti condocenti, concorrenti, consedenti non vuol dire altro che insieme-docenti, insieme-correnti, insieme-sedenti, così anche la parola competenti non deriva che da simul petere, e vuol dire tendere insieme ad una medesima cosa. Qual è questa medesima cosa a cui tendete e che insieme desiderate? È ciò per cui quel tale, dopo aver respinto i desideri carnali e superato le ansietà del secolo, esclama con intrepidezza: Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia. E nel dichiarare quale sia quella cosa, soggiunge: Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. E spiegando la beatitudine di questo luogo e di questa dimora, stringe e conclude: Per gustare la dolcezza del Signore e ammirare il suo santuario 2.
Bisogna rinunciare al mondo ed aderire a Cristo.
2. Considerate, o miei compagni di tirocinio, quale sia la dolcezza del Signore a cui vi state accostando man mano che respingete gli allettamenti del secolo. Se disprezzate il mondo, il vostro cuore sarà mondo e potrete vedere colui che ha fatto il mondo, e come lui l'ha vinto 3, così con la sua grazia anche voi vincerete questo mondo. Anzi ormai lo venite superando e calpestando, purché non contiate sulle vostre forze, ma sull'aiuto di Dio misericordioso. E non vi considerate da poco, perché ciò che sarete non è stato ancora rivelato. Sappiate che quando egli si sarà manifestato sarete simili a lui 4, e allora si manifesterà quel che sarete. Sappiate che lo vedrete non come egli venne a noi nella pienezza dei tempi, ma nella sua essenza immutabile con la quale ci ha creati. Spogliatevi dell'uomo vecchio per rivestirvi del nuovo 5. Il Signore stabilisce con voi un patto. Voi siete vissuti per il secolo, vi siete dati alla carne e al sangue, avete portato l'immagine dell'uomo terreno. Come dunque avete portato l'immagine dell'uomo che è della terra, così da ora in poi portate quella dell'uomo del cielo 6. Ecco un discorso umano (e per questo il Verbo si è fatto carne); come avete messo le vostre membra come armi d'iniquità a servizio del peccato, così ora mettete le vostre membra come armi di giustizia a servizio di Dio 7. Per la vostra rovina il nemico si serviva contro di voi dei vostri stessi dardi; ora invece per la vostra salvezza sia il vostro protettore ad armarsi contro di lui delle vostre membra. Quegli non potrà farvi alcun male, se non sarà padrone delle vostre membra, dato che voi gliele sottraete; questi vi potrebbe abbandonare giustamente, se da lui dovessero dissentire i vostri desideri e la vostra volontà.
Considerando la propria grandezza, bisogna portar frutti di buone opere.
3. Ecco: vi si fa la proposta di comprare, come a un'asta o al mercato della fede, il regno dei cieli. Guardate e radunate le ricchezze della vostra coscienza, raccogliete insieme concordemente i tesori del vostro cuore. E voi tuttavia potete acquistare gratuitamente, se riconoscete che è gratuito il dono che vi viene offerto. Voi non spendete nulla ma quel che acquistate è veramente grande. Non vi considerate da poco, quando il Creatore vostro e di tutte le cose vi considera tanto cari da spargere per voi ogni giorno il sangue preziosissimo del suo Unigenito. E sarete non da poco, se saprete distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile; se saprete servire non alla creatura ma al Creatore; se non vi farete dominare da ciò che è inferiore a voi e così vi conserverete immacolati dal peccato grande e fondamentale 8; se il seme della parola di Dio, che anche ora il celeste agricoltore sparge nel campo del vostro cuore, non viene in voi calpestato dal passaggio di gente indegna, come se fosse caduto sulla strada; oppure non resta schiacciato, una volta spuntato, dalla pietrosa stoltezza della vostra durissima coscienza oppure non viene soffocato da funesti pungiglioni tra le spine della vostra cupidigia. Se avrete orrore della sterilità di una terra così dannosa e dannabile, sarete una terra fruttifera e feconda, e a colui che vi ha seminato e piovuto sopra con grande gioia [renderete] il frutto del cento per uno; e se non potrete arrivare a questo, potrete rendere un raccolto del sessanta; e se neanche a questo potrete arrivare, non sarà ingrata la vostra resa, anche se sarà del trenta 9. Tutti saranno accolti infatti nei granai del cielo, tutti troveranno rifugio nella pace eterna. Con i frutti di ognuno viene confezionato quel gran pane celeste, ed ogni operaio che abbia lavorato rettamente nella vigna del Signore se ne sazierà abbondantemente e salutarmente; e intanto, con la predicazione del Vangelo, si diffonde la gloria di un sì grande seminatore e piovitore e irrigatore e autore della crescita stessa 10.
Bisogno di conversione per conseguire la vita.
4. Accostatevi dunque a lui con la contrizione del cuore, perché egli è vicino a chi ha il cuore contrito e vi salverà per i vostri spiriti affranti 11. Accostatevi a gara, per essere illuminati 12. Perché voi siete ancora nelle tenebre e le tenebre sono in voi. Ma sarete luce nel Signore 13, il quale illumina ogni uomo che viene in questo mondo 14. Vi siete conformati al secolo, ora convertitevi a Dio. Vi rincresca finalmente della schiavitù di Babilonia. Ecco Gerusalemme, la gran madre celeste, vi viene incontro lungo la via, invitandovi gioiosamente, e vi supplica perché desideriate la vita e amiate di vedere giorni buoni 15, giorni che mai avete avuto né mai potrete avere quaggiù. Quaggiù infatti i vostri giorni si dissolvevano come fumo; più crescevano, più diminuivano; più crescevate in essi, più venivate meno; più salivate in su, più svanivate. Avete vissuto al peccato per anni numerosi e cattivi, desiderate ora di vivere a Dio; desiderate non molti di quegli anni che debbono aver fine e che corrono per perdersi nell'ombra della morte, ma quelli buoni, quelli vicini veramente alla vita autentica, in cui non vi indebolirete per fame o per sete, perché vostro cibo sarà la fede, vostra bevanda la sapienza. Adesso infatti nella Chiesa benedite il Signore nella fede 16, allora invece nella visione sarete abbondantemente dissetati alle sorgenti di Israele.
Nel desiderio della vita eterna bisogna mortificare le proprie membra.
5. Frattanto però, nel corso del presente pellegrinaggio, le lacrime siano il vostro pane giorno e notte, mentre a coloro che v'interrogano continuamente: Dov'è il vostro Dio? 17 voi non potete, carnali come sono, mostrare cose che occhio mai vide, né orecchio mai udì, né mai entrarono in cuor d'uomo 18. Fino a quando non sarete arrivati e comparsi davanti agli occhi del vostro Dio, non vi stancate. Verrà lui stesso a mantenere le promesse, lui che di propria iniziativa si è dichiarato debitore, lui che non ha preso nulla a prestito da nessuno e solo per le sue promesse si è degnato di farsi debitore. In debito ci eravamo noi: e tanto più in debito, quanto più avevamo peccato. Venne lui senza debito, perché senza peccato; ci trovò schiacciati da un interesse dannoso e dannabile e, pagando quel che non aveva rapito, misericordiosamente ci liberò da un debito sempiterno. Noi avevamo commesso la colpa e ci spettava la pena; egli, resosi non socio della colpa ma partecipe della pena, volle rimetterci insieme sia la colpa che la pena. È lui infatti che riscatta dai soprusi e dalle violenze le anime di chi ha fede 19, e di chi dice di vero cuore: Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi 20. È questa la terra da desiderare non con desiderio terreno e morto, ma celeste e vivo. È ad essa che, in un altro Salmo, quel tale, ardente del suo amore e cantando con slancio, dice: Tu sei la mia speranza, tu la mia sorte nella terra dei viventi 21. Ad essa tendono coloro che mortificano veramente le loro membra sulla terra, non le membra di cui è composta la compagine di questo corpo mortale, ma quelle per le quali la forza dell'anima si può miseramente infiacchire. Con molta chiarezza le enumera e le indica quel Vaso di elezione che è l'apostolo Paolo, quando dice: Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passione, desideri cattivi e avarizia, che è idolatria 22. Ecco che cosa dovete mortificare in questa terra di morienti, voi che desiderate vivere nella terra dei viventi. Rendete quindi [i vostri corpi] membra di Cristo e non permettete che diventino membra di una prostituta 23. E quale prostituta più indecente, quale più svergognata di quella nominata al primo posto, la fornicazione, e all'ultimo, l'avarizia? Giustamente egli la chiama idolatria; e voi dovete riconoscerla e fuggirla non solo nella sfrenatezza del corpo, ma anche nei tentennamenti dell'anima per non incorrere nella condanna di quello sposo severo e casto e di quel giudice giusto al quale diciamo. Tu disperdi chi da te si allontana. Quanto è più giusto, quanto è più sicuro se ognuno di voi potrà dire a lui con cuore veramente casto: Ma il mio bene è stare vicino a Dio 24! Questa vicinanza ce la dà la carità, della quale parimenti vien detto: La carità sia senza finzioni; abbiate in odio il male, attaccatevi al bene 25.
Scrutini: riti della Chiesa e lotta spirituale.
6. Ecco qual è il vostro stadio, ecco il quadrato per i lottatori ecco la pista per i corridori, ecco la palestra per i pugili. Se con lotta spirituale i muscoli della fede volete abbattere quel pericolosissimo avversario, stendete a terra il male, attaccatevi al bene. Se volete correre con la speranza di vincere, fuggite l'iniquità, andate dietro alla giustizia. Se volete far pugilato senza colpire a vuoto, ma toccando duramente l'avversario, castigate il vostro corpo e rendetevelo schiavo, di modo che, astenendovi da tutto 26 e lottando secondo le regole 27, possiate trionfare ed essere partecipi del premio celeste e della corona incorruttibile. Quello che noi facciamo su di voi scongiurando il nome del vostro Redentore, voi completatelo con lo scrutamento e il pentimento del vostro cuore. Noi con le suppliche a Dio e con gli esorcismi facciamo fronte agli inganni di quel nemico inveterato; voi resistete con le aspirazioni e con la contrizione del vostro cuore, per essere tratti fuori dal potere delle tenebre e trasferiti nel regno del suo splendore 28. Questo è ormai il vostro compito, questo il vostro impegno. Contro il nemico noi ammassiamo maledizioni degne delle sue malefatte; voi con la vostra avversione e con la pia rinuncia sferrategli contro una furibonda battaglia. Bisogna stenderlo, legarlo, buttarlo fuori questo nemico di Dio, e vostro, e magari anche di se stesso. Il suo furore infatti contro Dio si rivela sfrontato, contro di voi nefasto, contro di sé funesto. Aneli pure stragi da ogni parte, nasconda pur tranelli, affili pure le sue svariate e ingannevoli lingue; tutti i suoi veleni, opponendo il nome del Salvatore, vomitateli dal vostro cuore.
I competenti con la loro pazienza aiutino la Chiesa nelle difficoltà del loro parto.
7. Tutto ciò che con le sue scellerate suggestioni, tutto ciò che con i suoi turpi allettamenti vi ficcava dentro, ora verrà tirato fuori, ora verrà reso pubblico. Ora verrà devastato il suo impero su di voi con cui vi dominava da tiranno. Il giogo con cui vi opprimeva con peso immane verrà tolto da voi e verrà piazzato sulle sue cervici; perché siate liberati basta soltanto che voi diate il consenso al vostro Redentore. Sperate in lui tutti insieme, o assemblea della nuova prole, o popolo che stai per nascere, popolo che il Signore ha fatto, aiutati per esser partorito bene, per non essere abortito con pericolo di morte. Ecco, l'utero della madre Chiesa, per partorirti, per generarti alla luce della fede, travaglia nelle doglie del parto. Badate che, per la vostra impazienza, non urtiate le viscere materne e così non restringiate le porte del vostro passaggio. O popolo che vieni creato, loda il tuo Dio; loda, mentre vieni creato, loda il tuo Signore. Lodalo perché sei allattato, lodalo perché sei alimentato; e, nutrito come sei, cresci in sapienza e in età. Anche lui accettò queste lentezze del parto temporale, lui che nulla perde per la brevità del tempo e nulla guadagna per la lunghezza del tempo, ma dai giorni eterni è fuori di ogni limitazione e di ogni tempo. Quindi non comportatevi, come raccomanda al bambino il benevolo nutritore, come bambini nei giudizi; quanto a malizia siate come bambini, ma quanto a giudizi siate uomini maturi 29. Siete competenti; crescete competentemente verso l'adolescenza in Cristo; poi giovanilmente correrete verso l'uomo perfetto 30. Rendete lieto, come sta scritto, il vostro padre crescendo in sapienza e non contristate la vostra madre con la vostra stoltezza 31.
Eccellenza della rigenerazione in cui si nasce da Dio come Padre e dalla Chiesa come madre.
8. Amate quel che sarete. Sarete figli di Dio, figli di adozione. Ciò vi verrà dato gratuitamente, gratuitamente conferito. Ed in questo sarete tanto più largamente e salutarmente ricchi, quanto più sarete grati a colui da cui l'avete ricevuto. Anelate verso di lui, che conosce quelli che sono suoi. Egli non disdegnerà di riconoscervi tra coloro che sono suoi se, invocando il nome del Signore, vi terrete lontani dall'iniquità 32. Voi avete i vostri genitori secondo la carne, o li avete avuti un tempo; essi vi hanno generato per la fatica, per la sofferenza, per la morte. Ognuno di voi può dire nei loro riguardi: Mio padre e mia madre mi hanno lasciato 33. Orfanezza non del tutto infelice! Riconosci lui come padre, o cristiano, lui che, mentre quelli ti hanno lasciato, ti accoglie già dal seno della tua madre, lui a cui un uomo di fede dice con fede: Dal seno della mia madre tu sei il mio protettore 34. Per te il padre è Dio, madre la Chiesa. Da questi sarete generati in modo ben diverso da come foste generati da quelli. A chi è nato da questi non l'aspetta fatica, non miseria, non pianto, non morte, ma facilità, felicità, gioia e vita. L'esser generati da quelli è causa di pianto, l'esser generati da questi è causa di gioia. Quelli, nel generarci, ci partoriscono per la pena eterna a causa dell'antica colpa; questi, nel rigenerarci, non fanno più restare né la pena né la colpa. È questa la rigenerazione di coloro che lo cercano, che cercano il volto del Dio di Giacobbe 35. E voi cercate con umiltà; quando lo troverete, raggiungerete altezze sicure. L'innocenza sarà la vostra infanzia, il rispetto la vostra fanciullezza, la fermezza sarà la vostra adolescenza, la fortezza la vostra gioventù, le opere buone la vostra maturità, e quando sarete nella vecchiaia avrete un esperto e saggio discernimento. Nel corso di queste tappe o passaggi dell'età non è che tu ti trasformi, ma ti rinnovi pur restando quel che sei. Ossia non è che la seconda sopravviene per far cadere la prima, o che il sorgere della terza sarà il tramonto della seconda, o che la quarta nasca perché muoia la terza; la quinta non porterà invidia alla quarta, se questa resterà, né la sesta darà sepoltura alla quinta. Anche se queste età non arrivano simultaneamente, tuttavia coesistono insieme e concordemente nell'anima pia e giustificata. Ed esse ti condurranno alla settima, che è quiete e pace perenne. Così, liberato per sei volte, come si legge, dalle tribolazioni di un'età portatrice di morte, alla settima i mali non ti toccheranno più 36. Infatti non potranno più turbarci cose che più non saranno, né potranno più prevalere quando più non potranno osare. Là sicura sarà l'immortalità, là immortale la sicurezza.
Esortazione al cammino nella fede.
9. Questo non è dovuto che all'immutabilità della destra di Dio che benedice in mezzo a te i tuoi figli e mette pace dentro ai tuoi confini 37. E allora animatevi nella ricerca di queste cose, uniti e separati; uniti ai buoni, separati dai cattivi; scelti, amati, predestinati, chiamati, per esser giustificati e glorificati. Così crescendo, salendo a giovinezza e invecchiando con fede e pienezza di forze, non nel disfacimento delle membra, ma in una vecchiaia fruttuosa 38, annunzierete con sicurezza le opere del Signore che ha fatto in voi cose grandi, egli che è l'Onnipotente 39, perché grande è il suo nome e la sua sapienza non ha confini 40. Voi cercate la vita? Correte a lui che è la sorgente della vita e, dissipate le tenebre delle vostre fumose ambizioni, potrete vedere la luce nella luce del suo Unigenito 41, che di voi è clementissimo Redentore e fulgentissimo illuminatore. Cercate la salvezza? Sperate in lui che salva chi si affida a lui 42. E anche se cercate gioie e delizie, non vi negherà neanche queste: però venite e adorate, prostratevi e implorate davanti a lui che vi ha creati 43; egli vi sazierà dell'abbondanza della sua casa e vi disseterà al torrente delle sue delizie 44.
Combattere nell'umiltà per ritornare alla casa del Padre.
10. Però badate che non vi raggiunga il piede della superbia e vegliate affinché non vi disperda la mano degli empi 45. Perché non capiti la prima cosa, pregate che vi assolva da colpe che non vedete; e perché non irrompa e non vi abbatta la seconda, chiedete sempre che vi difenda dalle cattiverie degli altri 46; se siete caduti, rialzatevi; rialzatevi, state forti; da forti, lottate; lottando, perseverate. Non vogliate più portare il giogo; spezzate piuttosto le loro catene e gettate via il loro giogo 47, per non essere più aggiogati nella schiavitù. Il Signore è vicino; non vi angustiate per nessuna cosa 48. Mangiate per ora il pane del dolore; verrà tempo che, dopo il pane dell'amarezza, vi verrà distribuito il pane della letizia. Ma per meritar quello ora bisogna sopportar questo. Il tuo allontanamento, la tua fuga ti hanno meritato un pane di lacrime; convertiti, pentiti, ritorna al tuo Signore. A chi è pentito e ritorna egli è pronto a dare il pane della gioia purché tu sia sincero e non rimandi di pregare crucciato e indebolito per la tua fuga 49. Perciò in una così grande congerie di molestie rivestitevi del cilicio e umiliate nel digiuno la vostra anima. All'umiltà vien concesso quel che è negato alla superbia. È vero che, mentre su voi si facevano gli scrutini e mentre, invocando l'onnipotenza della tremenda Trinità, si facevano i dovuti scongiuri contro colui che vi aveva persuaso alla fuga e all'allontanamento, voi non vi siete rivestiti con il cilicio; però i vostri piedi erano poggiati misticamente su di esso.
La salvezza, espressa con segni esteriori, sia sempre conservata nel cuore.
11. Bisogna calpestare i vizi e le pelli caprine; bisogna lacerare i panni dei capri della sinistra. Ecco il Padre, ricco di misericordia, si affretta incontro a voi con la prima stola; per saziare la vostra fame disperata egli fa immediatamente uccidere il vitello grasso 50. Con le sue carni sarete pasciuti, con il suo sangue dissetati. Con lo spargimento di questo sangue i peccati vengono rimessi, i debiti condonati, le macchie deterse. Mangiate come dei poveri e allora vi sazierete; così anche voi sarete di quelli di cui è scritto: I poveri mangeranno e saranno saziati 51. Poi, una volta saziati, eruttate con gioia il suo pane e la sua gloria. Correte verso di lui e convertitevi; è lui infatti che converte quelli che sono fuori strada, che va dietro ai fuggitivi, ritrova i perduti, umilia i superbi, pasce gli affamati, libera i prigionieri, illumina i ciechi, pulisce gli immondi, rinvigorisce gli affaticati, ridà vita ai morti e strappa agli spiriti maligni quelli che ne sono posseduti e schiavi. E poiché da questi ora siete liberi, come vi abbiamo dimostrato, ci congratuliamo con voi e vi raccomandiamo che la salvezza che è stata espressa con segni nel vostro corpo sia conservata nel vostro cuore.
1 - Lc 9, 62.
2 - Sal 26, 3-4.
3 - Cf. Gv 16, 33.
4 - Cf. 1 Gv 3, 2.
5 - Cf. Col 3, 9-10.
6 - Cf. 1 Cor 15, 49.
7 - Rm 6, 19.
8 - Cf. Sal 18, 14.
9 - Cf. Mt 13, 1-23.
10 - Cf. 1 Cor 3, 6.
11 - Cf. Sal 33, 19.
12 - Cf. Sal 33, 6.
13 - Cf. Ef 5, 8.
14 - Gv 1, 9.
15 - Cf. Sal 33, 13.
16 - Cf. Sal 67, 27.
17 - Cf. Sal 41, 4.
18 - 1 Cor 2, 9.
19 - Cf. Sal 71, 14.
20 - Sal 26, 13.
21 - Sal 141, 6.
22 - Col 3, 5.
23 - Cf. 1 Cor 6, 15.
24 - Sal 72, 27-28.
25 - Rm 12, 9.
26 - Cf. 1 Cor 9, 24-27.
27 - Cf. 2 Tm 2, 5.
28 - Cf. Col 1, 13.
29 - 1 Cor 14, 20.
30 - Cf. Ef 4, 13.
31 - Cf. Prv 10, 1; 15, 20.
32 - Cf. 2 Tm 2, 19.
33 - Sal 26, 10.
34 - Sal 21, 11.
35 - Cf. Sal 23, 6.
36 - Gb 5, 19.
37 - Cf. Sal 147, 13-14.
38 - Cf. Sal 91, 15.
39 - Cf. Lc 1, 49.
40 - Cf. Sal 146, 5.
41 - Cf. Sal 35, 10.
42 - Cf. Sal 16, 7.
43 - Cf. Sal 94, 6.
44 - Cf. Sal 35, 9.
45 - Cf. Sal 35, 12.
46 - Cf. Sal 18, 13-14.
47 - Cf. Sal 2, 3
48 - Fil 4, 5-6
49 - Cf. Lc 15, 11 s.
50 - Cf. Lc 15, 11 s.
51 - Sal 21, 27.
8 - Si dichiara lo stato nel quale la santissima Madre fu posta con la visione astrattiva.
La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca533. Nella misura in cui i misteri dell'infinita ed eterna sapienza si adempivano in Maria beatissima, ella si sollevava al di sopra della sfera di ogni perfezione e di ogni immaginazione umana. E siccome i suoi trionfi su Lucifero e i demoni furono ottenuti proprio nelle circostanze e con i favori che ho riferito, immediatamente dopo l'incarnazione, la redenzione e tutti gli eventi nei quali fu coadiutrice del suo Unigenito, non è possibile alla nostra pochezza aspirare a comprendere gli effetti che conseguivano nel suo castissimo cuore. Meditava le opere del Signore ponderandole sulla bilancia della sua mirabile prudenza ed in lei cresceva l'incendio dell'ardore per sua Maestà, con stupore degli angeli e dei cittadini del cielo. La sua vita naturale non le avrebbe consentito di tollerare gli impetuosi voli con cui s'innalzava per immergersi nell'abisso della Divinità, se essa non le fosse stata conservata miracolosamente. Poiché, inoltre, i suoi sentimenti di pietà l'attraevano verso i suoi figli, che dipendevano da lei come le piante dal sole che le sostenta e vivifica, giunse ad una dolcissima ma veemente tensione per riunire tutto in sé.
534. Questa era la sua condizione dopo le vittorie riportate sul drago. Sebbene fin dal primo istante e lungo l'intero corso della sua esistenza avesse effettuato quanto era maggiormente puro e sublime, senza essere ostacolata dai pellegrinaggi, dalle pene e dalle preoccupazioni per Gesù e per il prossimo, in tale particolare momento nel suo infiammato petto arrivarono a gareggiare la forza dell'amore per Dio e quella dell'amore per le anime. In ciascuno di questi frutti della carità avvertiva la violenta e santa emulazione con la quale essi anelano a sempre più straordinari doni della grazia. Da una parte desiderava separarsi dalle realtà sensibili per elevarsi alla suprema e continua comunione con l'Eterno senza alcun intralcio o tramite, imitando coloro che sono in paradiso e ancor più Cristo quando era nel mondo, in tutto ciò che non era la visione beatifica che egli aveva con l'unione ipostatica; questa non le era possibile, ma nondimeno la sua eccellenza e il suo fervore ricercavano quello che era più vicino allo stato di comprensore. Dall'altra parte era spinta dall'affetto per i credenti e dalla premura di provvedere a tutte le loro esigenze, perché senza il servizio di madre di famiglia non era abbastanza soddisfatta dei favori che riceveva, ed essendoci bisogno di tempo per lavorare alla maniera di Marta rifletteva su come regolarsi per non mancare in nessuna delle due cose.
535. L 'Altissimo lasciò spazio alla sua sollecitudine perché fosse più vantaggioso il beneficio disposto per lei con braccio vigoroso e a questo scopo le disse: «Sposa e amica mia, le vostre cure e le vostre riflessioni hanno ferito il mio cuore e con la forza della mia destra voglio compiere in voi quanto non ho mai fatto né mai farò in altre generazioni, perché voi siete mia compagna ed eletta per le mie delizie fra tutti. È pronto per voi un luogo appartato, dove vi alimenterò di me come i beati, benché in un altro modo: godrete della mia incessante contemplazione e dei miei abbracci, in solitudine, riposo e tranquillità, senza che vi siano di inciampo le creature e l'essere viatrice. Libera vi librerete verso una simile abitazione e troverete gli spazi immensi che la vostra sconfinata tenerezza ambisce per dilatarsi illimitatamente, per poi ridiscendere nella Chiesa e, ricolma dei miei tesori, distribuirli ai vostri fratelli in base alle loro necessità e tribolazioni, così che abbiano rimedio».
536. Si tratta del privilegio a cui ho accennato nel capitolo precedente e che Giovanni racchiude in queste parole: La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. E poco dopo aggiunge: Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. A causa della mia ignoranza non mi è facile spiegare questo mistero, poiché contiene molte prerogative riservate esclusivamente a lei. La fede ci insegna che non siamo in grado di vagliare l'imperscrutabile onnipotenza del Signore e quindi è giusto confessare che egli ha potuto operare assai più di quanto noi riusciamo a comprendere, e non le si deve negare se non ciò che è evidentemente contraddittorio in se stesso. In tutto quello che mi fu palesato affinché lo scrivessi, ammesso che io l'abbia inteso, non ravviso nulla che impedisca che sia come l'ho capito, sebbene per rivelarlo non abbia vocaboli appropriati.
537. Dunque, vinte le battaglie contro il drago e i suoi, Maria fu elevata ad una condizione in cui le fu manifestato sua Maestà, non con una visione intuitiva, ma con un'altra, chiara e attraverso specie create, che nell'intera Storia ho chiamato astrattiva, perché non dipende dalla presenza reale dell'oggetto, né questo muove l'intelletto da sé bensì per mezzo di altre immagini che lo rappresentano, come se l'Eterno mi volesse infondere tutte quelle più confacenti di Roma per mostrarmela quale realmente è. L'ebbe in tutto il corso della sua vita, come sovente ho ripetuto, ma, anche se nella sostanza non fu nuova per lei, che l'aveva avuta nell'istante del suo concepimento, lo fu allora per due motivi: il primo è che restò permanente e ininterrotta finché ella non morì passando alla visione beatifica, mentre nelle altre volte era stata solo transitoria; il secondo è che divenne sempre più sublime, eccelsa e al di là di ogni pensiero.
538. Perché la nostra Principessa fosse disposta opportunamente le furono ritoccate tutte le facoltà con il fuoco del santuario, cioè con altri effetti celesti con i quali fu illuminata ed innalzata sopra di sé. Poiché questo modo di essere era una partecipazione di quello dei santi ed insieme era diverso, occorre illustrare in che cosa consistesse la somiglianza e in che cosa la differenza. La somiglianza era che contemplava il medesimo oggetto, l'Altissimo e i suoi attributi, che essi possiedono con sicurezza, e ne aveva maggiore conoscenza; la differenza riguardava tre aspetti. Innanzitutto essi vedono Dio faccia a faccia e intuitivamente, mentre ella lo vedeva astrattivamente. Poi, essi nella patria non possono più crescere nella visione beatifica, né nella fruizione essenziale che è la gloria dell'intelletto e della volontà, mentre ella nella visione astrattiva che aveva come pellegrina nel mondo non aveva termine o misura ed anzi approfondiva continuamente la cognizione di lui; perciò le furono date le ali dell'aquila per volare nel mare infinito della Divinità, dove c'è sempre da apprendere non essendoci confini a delimitarlo.
539. Inoltre, essi non patiscono né acquistano meriti, perché questo è incompatibile con il loro stato, mentre ella pativa e acquistava meriti; altrimenti, non sarebbe stato tanto stimabile il beneficio per lei e per la Chiesa , giacché quello che compì fu di immenso valore per tutti. La Vergine era uno spettacolo ammirevole per gli angeli e gli eletti, e quasi un ritratto del Figlio, perché come regina e signora aveva la potestà di dispensare e distribuire i tesori della grazia, e d'altra parte così li aumentava. Benché fosse ancora nella carne, la sua posizione era simile a quella di Cristo nostro salvatore quando era quaggiù; infatti, confrontata con lui era viatrice, ma paragonata agli altri pareva come i comprensori.
540. Ciò richiedeva che nell'armonia dei suoi sensi e delle sue facoltà vi fosse un nuovo ordine e un nuovo modo di agire proporzionato in tutto, e le fu dunque mutato il precedente. Tutte le specie di creature che erano in lei furono cancellate, sebbene ella non ammettesse in sé se non le sole strettamente necessarie per la pratica della carità e
delle virtù; fu purificata da esse per la loro componente terrena e perché erano entrate attraverso i sensi e, al posto di quelle che da allora avrebbe dovuto ricevere per via naturale, gliene furono infuse altre più pure e immateriali, con le quali conosceva in maniera più alta.
541. Tale prodigio non è difficile da capire per i dotti, ma per rendere chiare a tutti le mie affermazioni avverto che, pressappoco come negli animali, tramite la vista, l'udito, l'olfatto, il gusto e il tatto si introducono in noi delle specie dell'oggetto in causa, che sono trasmesse all'immaginazione dove si raccolgono e conservano. In noi che siamo razionali l'intelletto opera con esse e ne trae altre, spirituali, venendo perciò chiamato «intelletto agente»; per loro mezzo, intende quello che passa per i cinque sensi. Per questo i filosofi sostengono che per comprendere deve speculare nella fantasia per prendere di là le specie, essendo l'anima unita al corpo, da cui dipende.
542. Maria era esente da tutto questo e le erano infuse altre specie, in modo più sublime, mentre quelle comuni rimanevano nell'immaginazione, e l'intelletto non operava con esse se non quanto occorreva per percepire il dolore e le afflizioni. Accadeva nel tempio che ella era ciò che era accaduto in quello che la prefigurava: nella sua costruzione le pietre erano state lavorate fuori e dentro non si erano sentiti colpi di martello né alcun altro rumore, e persino gli olocausti avevano sempre avuto luogo sull'altare davanti al santuario, nel quale si faceva soltanto l'offerta dell'incenso e degli aromi.
543. Così anche in lei all'esterno, nei sensi, si scolpivano le pietre delle virtù; nell'atrio dell'immaginazione si eseguiva il sacrificio delle pene e delle tristezze che sopportava per i fedeli e per le loro tribolazioni; nel Santo dei santi delle facoltà, dell'intelletto e della volontà si offriva solo il profumo della visione di Dio e il fuoco del suo incomparabile ardore. Non erano adeguate a questo le specie che entravano attraverso i sensi e che rappresentavano gli oggetti materialmente e con strepito, e dunque il potere del Signore ne infuse altre, più pure, dei medesimi oggetti, perché servissero alla sua contemplazione e perché accompagnassero nell'intelletto quelle che ella aveva del suo essere, che incessantemente rimirava e amava nella tranquillità e nella serenità di una pace inviolabile.
544. Esse dipendevano dall'Altissimo, nel quale rappresentavano al suo intelletto tutte le cose, come lo specchio riflette agli occhi tutto ciò che gli si pone davanti e questi lo conoscono senza volgersi a osservarlo: quello che i membri della Chiesa domandavano, quello che doveva compiere a loro favore nelle angustie che soffrivano e quello che la volontà superna bramava, affinché si adempisse sulla terra come in cielo. Da questa maniera di intendere e di agire era eccettuato quello che le era comandato da Pietro, da Giovanni o dagli altri apostoli; ella stessa lo aveva chiesto per non interrompere l'obbedienza che le era tanto cara e per palesare che per tale via si è assolutamente sicuri del volere del sommo sovrano, senza che si debba ricorrere ad altro: l'ordine del superiore è indubbiamente quanto egli esige ed è conveniente.
545. Era escluso anche quello che riguardava l'eucaristia. Per il resto il suo intelletto non era legato alle creature di quaggiù, ma ella era libera e nella solitudine interiore, e godeva della visione astrattiva dormendo e vegliando, occupata e non occupata, lavorando e riposando, senza discutere o ragionare per conoscere il massimo della perfezione, quello che fosse più gradito all'Onnipotente, le necessità dei credenti e il tempo e il modo per rimediare ad esse. Come i comprensori, che conoscono meno di tutto quanto è inerente alle creature, oltre a ciò che concerneva i cristiani e il loro governo conosceva soprattutto gli imperscrutabili misteri divini, più dei serafini e dei beati. Con questo pane e cibo di vita eterna era alimentata nel deserto che le era stato preparato. Qui era sollecita dei suoi figli senza turbamento, pronta senza inquietudine, vigilante senza distrazione; era ricolma di sua Maestà dentro e fuori, vestita dell'oro purissimo di lui, assorta e immersa in quel mare ineffabile, ed insieme era attenta ai suoi devoti avendo cura di loro, perché diversamente non si sarebbe pienamente placata la sua bontà materna.
546. Le furono date, così, le due ali della grande aquila, con le quali si librò tanto in alto che poté giungere ad una condizione a cui mai si elevò pensiero umano o angelico, scendendone per soccorrere i mortali non passo dopo passo, ma con volo leggero e veloce. O portento della destra di Dio! O meraviglia inaudita, che manifesti la sua forza infinita! Mi mancano i termini, si arresta il discorso e si è incapaci di penetrare un simile arcano. Invidiabili secoli d'oro della comunità primitiva, che gioirono di tanto bene! Oh, felici noi se arrivassimo a meritare che nei nostri tristi giorni fossero rinnovati tali prodigi tramite la Vergine , nel grado possibile e secondo il bisogno della nostra miseria!
547. Si capiranno meglio quella fortuna e quel modo di operare di Maria se si considereranno alcuni benefici concessi a delle anime che guadagnò. Abbiamo un esempio in un abitante di Gerusalemme, assai noto fra i giudei perché era distinto, di spiccato ingegno e dotato di virtù morali; egli, però, era zelante della legge, come san Paolo, e fermamente contrario al Vangelo. La nostra Regina lo comprese nel Signore, che voleva che si unisse ai discepoli per le sue preghiere, e, desiderando per la stima che lo circondava che ciò accadesse, innalzò suppliche tanto ardenti che furono esaudite. Nello stato precedente avrebbe riflettuto con la prudenza e la mirabile luce che aveva per trovare i mezzi opportuni per tale scopo, mentre allora bastò che ponesse il proprio sguardo in colui che le avrebbe rivelato il da farsi.
548. Seppe che sarebbe andato da lei mediante la predicazione di Giovanni, che quindi ella avrebbe dovuto inviare là dove costui avrebbe potuto sentirlo. Così avvenne e contemporaneamente il custode di quell'uomo gli ispirò di recarsi dalla Madre del Crocifisso, che tutti lodavano perché caritatevole, modesta e pia. Egli per il momento non intese quale giovamento spirituale gli sarebbe potuto provenire dalla sua visita, poiché era privo dell'illuminazione superna, ma fu ugualmente mosso dalla curiosità e dalla brama di incontrarla. Gli fu sufficiente vederla e udire le parole che con sublime saggezza gli rivolse per essere completamente trasformato in un altro: si prostrò ai suoi piedi, professando Gesù redentore del mondo e chiedendo il battesimo, che gli fu subito amministrato dall'Apostolo. Quando fu pronunciata la formula lo Spirito venne in forma visibile su di lui, che poi fu sempre ricco di santità, e la Principessa compose un cantico di lode al Creatore per la sua liberalità.
549. Una donna della città, già battezzata, rinnegò la fede ingannata dal demonio attraverso una sua parente maliarda. La nostra Maestra ebbe notizia in Dio della sua caduta e, estremamente addolorata, si affaticò con molti esercizi congiunti a lacrime e implorazioni perché si convertisse, cosa che è più difficile in chi volontariamente si allontana dalla strada della salvezza che ha cominciato a percorrere. Ottenne il rimedio della poveretta, circuita dal serpente, e conobbe che sarebbe stato conveniente farla ammonire ed esortare dall'Evangelista, perché si rendesse conto del suo peccato. Quella lo ascoltò, si confessò, fu restituita alla grazia e poi incoraggiata dalla Signora a perseverare e a resistere al diavolo.
550. Lucifero e i suoi allora non osavano angustiare la Chiesa di Gerusalemme essendovi presente la nostra sovrana, alla quale avevano timore di avvicinarsi poiché la sua potenza li metteva in fuga. Cercarono dunque di assoggettare alcuni credenti della parte dell'Asia in cui portavano il lieto annuncio Paolo e altri apostoli, pervertendone qualcuno affinché apostatasse e turbasse o impedisse la loro proclamazione. Ella ebbe chiare in sua Maestà le macchinazioni del nemico e gli domandò di intervenire, se era di suo compiacimento. Le fu risposto di provvedere come madre e regina dell'intero universo, e che era a lui sommamente gradita. Con tale licenza, si rivestì d'invincibile fortezza e, come una sposa che si alza dal talamo o dal trono dello sposo e prende le sue armi per difenderlo da chi tenta di offenderlo, con le armi del potere divino si levò con valore contro il drago, gli tolse la preda dalla bocca, lo percosse con il suo vigore e gli ordinò di ripiombare nell'abisso. Si potrebbero riferire innumerevoli altri eventi simili, ma quelli riportati illustrano abbastanza il suo nuovo stato.
551. È ora bene calcolare a quale età Maria beatissima ricevette questo beneficio, riassumendo quanto si è dichiarato altrove. Quando si trasferì ad Efeso, il sei gennaio del quarantaseiesimo anno dalla nascita del suo Unigenito, aveva cinquantaquattro anni, tre mesi e ventisei giorni. Lì dimorò due anni e mezzo, tornando a Gerusalemme il sei luglio del quarantaduesimo anno dopo Cristo, a cinquantasei anni e dieci mesi. Il primo concilio, di cui si è parlato sopra, ebbe luogo due mesi dopo, così che durante il suo svolgimento ella compì cinquantasette anni. Immediatamente si verificarono le battaglie e i trionfi, nonché il passaggio alla condizione che ho spiegato, che durò per milleduecentosessanta giorni, come si afferma nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse, prima che fosse elevata a quello sul quale mi tratterrò più avanti.
Insegnamento della Regina del cielo
552. Carissima, nessuno ha delle scusanti se non conforma la sua vita a quella di Gesù e alla mia, poiché siamo stati modello ed esempio da seguire per tutti, ciascuno nel proprio stato. Il Signore, tuttavia, sceglie delle anime e le separa dalle altre, affinché in esse si guadagni maggiormente il frutto del suo sangue, si conservi più perfetta l'imitazione sua e mia, risplendano la sua bontà e misericordia. Se sono fedeli e ferventi, è segno di ignoranza assai terrena la meraviglia di alcuni nel constatare che l'Altissimo si manifesti tanto generoso, concedendo loro favori che sorpassano ogni immaginazione umana. Quanti dubitano pretendono di negargli la gloria che egli stesso si propone di conseguire nelle sue opere, misurandole con i ristretti limiti della nostra intelligenza, che in costoro in genere è particolarmente corrotta ed oscurata a causa delle colpe.
553. Se le medesime persone elette dall'Eterno hanno una grettezza tale che mettono in discussione i suoi doni, o non si dispongono ad accoglierli e usarli con prudenza e con la dovuta considerazione, sicuramente lo oltraggiano più di coloro che non hanno avuto uguali elargizioni e talenti. Egli non vuole che si disprezzi e si dia ai cani il pane dei figli, né che si gettino perle davanti a chi le calpesta, perché queste grazie singolari sono il capitale distinto e appartato dalla sua infinita provvidenza, oltre che la componente principale del prezzo della redenzione. Sappi, dunque, che commettono ciò quelli che si abbattono per le circostanze sfavorevoli o ardue, e quelli che si ritirano o non permettono al Salvatore di servirsi di loro come di suoi strumenti per quanto gli piace. Tale mancanza è ancor più biasimevole quando essi non confessano il nostro Maestro nella sua liberalità per paura delle tribolazioni che potrebbero derivare loro e di quello che il mondo potrebbe pensare di simili novità. Così, intendono adempiere la volontà dell'Onnipotente soltanto allorché questa concorda con la loro: se devono fare delle azioni virtuose, ciò deve essere secondo determinate comodità; se devono amare, ciò deve essere a patto di essere lasciati nella tranquillità che bramano; se devono credere e stimare i benefici, ciò deve essere godendo delle sue carezze. Intanto, però, al sopraggiungere delle avversità e delle pene da sopportare per lui, subito subentrano in loro la scontentezza, la tristezza, il dispetto e l'impazienza, e quindi egli si trova frustrato nei suoi desideri ed essi si rendono incapaci della santità.
554. Tutto questo, che li fa divenire inadeguati e senza profitto per sé e per gli altri, è difetto di scienza, senno e vero affetto: guardano prima a sé che a Dio e si fanno muovere più dall'amor proprio che dall'amore di lui; sono tacitamente insolenti, presumendo di dirigerlo e di riprenderlo, giacché affermano che compirebbero per lui molte cose se fossero in certe condizioni, ma senza queste non possono, per non mettere a rischio la loro reputazione o la loro quiete, neppure per il bene comune e per la sua esaltazione. E, siccome non lo dicono con chiarezza, non giudicano di essere macchiati di un peccato tanto temerario, peccato che il demonio nasconde loro perché non se ne avvedano.
555. Affinché tu eviti con cura una così grande scelleratezza, pondera profondamente quello che di me scrivi e comprendi, e come ambisco che mi imiti. Io non potevo incorrere in questi errori, e tuttavia impiegavo la mia continua vigilanza e le mie preghiere per vincolare il Signore perché mi governasse in tutto per mezzo del solo suo ben accetto volere e non mi consentisse di eseguire niente che non fosse di suo beneplacito, cercando da parte mia di isolarmi e di dimenticarmi di tutte le creature. Tu sei soggetta a sbagliare e sai quanti lacci ti ha teso il drago da sé e tramite esse, perché vi inciampi; dunque, è ragionevole che non cessi mai di domandare al tuo sovrano che ti guidi egli stesso e che chiuda le porte dei tuoi sensi in modo tale che non entrino immagini o figure di realtà mondane. Rinuncia al diritto alla tua libera volontà e cedilo al compiacimento del tuo sposo. Quando la legge divina e la carità ti obbligano a rapportarti con qualcuno, non ammettere in te che il necessario e chiedi immediatamente che si cancellino le specie non indispensabili. Esamina ogni tua opera, parola e pensiero con sua Maestà, con me o con i tuoi angeli, che ti siamo sempre accanto, e se ne hai l'opportunità anche con il tuo confessore, ritenendo altrimenti sospetto e pericoloso tutto quello che fai e decidi; verifica poi se ciò è conforme o meno al mio insegnamento.
556. Innanzitutto sii attenta a non perdere per nessun motivo di vista Dio, dal momento che la fede e l'ulteriore luce che hai ricevuto ti servono a tale scopo. Poiché questo è il tuo ultimo fine, sin dalla vita terrena comincia a conseguirlo come ti è possibile con l'aiuto della grazia. E' +già tempo che scuota da te i timori e le suggestioni con cui il nemico tenta di ostacolarti e di impedirti di avere costantemente fiducia nei favori superni. Perfezionati nell'essere forte e prudente in questo e abbandonati completamente ai disegni dell'Eterno, affinché in te e di te faccia quello che gli sarà gradito.
17 luglio 1976 - LODEVOLE RINUNCIA
Mons. Ottavio Michelini
Fratello, sono l'Arcangelo Gabriele.
Già tu sei a conoscenza di quello che io sono per te per Volontà divina, ma anche per libera volontà mia, perché non vi è né vi potrà essere mai contrasto nella Patria Celeste.
Sono contento, fratello, che tu mi abbia desiderato e chiamato.
Sono contento per questo nostro incontro che attendevo.
Voi, militanti sulla terra, avete consacrato questo mese di Luglio al culto del preziosissimo Sangue, effuso dal Verbo fatto Carne per la remissione dei vostri peccati, per la vostra riconciliazione con Dio e tra di voi.
Ma il Maligno ha avvolto l'umanità di grandi tenebre per cui non si vede più.
Fratello, per squarciare le tenebre cosa ottima e il tuo proposito di rinunciare ad ogni remunerazione per la celebrazione della Santa Messa e di non celebrare la Santa Messa se non per le ragioni per cui Gesù, il Redentore, ha effuso il Suo Sangue!(p.155)
In questo modo ti uniformerai meglio alle intenzioni di Gesú nella offerta che fa di Se stesso al Padre.
Aprirà gli occhi
Capisci, fratello, che vuol dire questo?
Vuol dire testimoniare a Gesù di aver capito il perché della effusione continua del Suo preziosissimo Sangue.
Vuol dire aggiungere un motivo, certamente non secondario, per rendere più stretta, più profonda, più efficace l'unione con Lui. Sarà uno di quei motivi che dall'unione ti porteranno alla vera Comunione con la Vittima Immacolata e Santa.
Vedrai, fratello, quanto fecondo di bene sarà questo tuo proposito! Libererai la Santa Messa da uno di quei fili che trattiene l'anima dal librarsi, spoglia di umani interessi, verso il Creatore, il Redentore e Santificatore.
La strada che stai per intraprendere sarà ricchissima di frutti. Non cedere a nessuna seduzione: Dio è infinitamente ricco!
Tra le tue quotidiane vicissitudini, un raggio d'oro è sceso sopra di te; non permettere che si dissolva nel nulla.(p.156)
Io, Gabriele, ti sono vicino. Per te intercedo, su di te vigilo, con te prego. Sì, fratello, ti sarà di conforto e di aiuto il sapere che Gabriele, l'Arcangelo che fu incaricato di compiere la Grande Ambasciata, prega Dio Uno e Trino e la Madre per te. Ricordalo, fratello, le nostre preghiere saranno più unite e quindi maggiormente gradite.
Fratello, tutto ciò che, nel presente messaggio, ti ho confidato ha scatenato la rabbia del regno delle tenebre. Non poteva essere altrimenti; perché esso dovrà segnare non poche sconfitte.
Convinciti che il tuo proposito è cosa grande.
Se poi il tuo Direttore Spirituale vorrà inserire nel terzo libro questo mio messaggio, allora sarà l'inizio di una lenta ma importante riforma che aprirà tanti occhi, ora chiusi, alla luce.
A risentirci presto, fratello.
Sono l'Arcangelo Gabriele.(p.157)