Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Dobbiamo operare con grande fede, con fermez­za, con efficienza; e soprattutto con grande amore e gioiosità , poiché senza questo la nostra opera sarà  soltanto un lavoro di schiavi che servono un duro pa­drone. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 4° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 20

1"Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.2Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati4e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.5Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?7Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.10Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno.11Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo:12Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?14Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.15Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?16Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi".

17Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro:18"Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte19e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà".

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.21Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno".22Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo".23Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio".
24Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;25ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.26Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,27e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;28appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti".

29Mentre uscivano da Gèrico, una gran folla seguiva Gesù.30Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a gridare: "Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!".31La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: "Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!".32Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: "Che volete che io vi faccia?".33Gli risposero: "Signore, che i nostri occhi si aprano!".34Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono.


Primo libro dei Maccabei 2

1In quei giorni Mattatia figlio di Giovanni, figlio di Simone, sacerdote della stirpe di Ioarìb, partì da Gerusalemme e venne a stabilirsi a Modin.2Egli aveva cinque figli: Giovanni chiamato anche Gaddi,3Simeone chiamato Tassi,4Giuda chiamato Maccabeo,5Eleàzaro chiamato Auaran, Giònata chiamato Affus.6Viste le empietà che si commettevano in Giuda e Gerusalemme,7disse: "Ohimè! perché mai sono nato per vedere lo strazio del mio popolo e lo strazio della città santa e debbo sedere qui mentre essa è in balìa dei nemici e il santuario in mano agli stranieri?

8Il suo tempio è diventato come un uomo ignobile,
9gli ornamenti della sua gloria sono stati portati
via come preda,
sono stati sgozzati i suoi bambini nelle piazze
e i giovinetti dalla spada nemica.
10Qual popolo non ha invaso il suo regno
e non si è impadronito delle sue spoglie?
11Ogni ornamento le è stato strappato,
da padrona è diventata schiava.
12Ecco, le nostre cose sante,
la nostra bellezza, la nostra gloria
sono state devastate,
le hanno profanate i pagani.
13Perché vivere ancora?".

14Mattatia e i suoi figli si stracciarono le vesti, si vestirono di sacco e si misero in grande lutto.
15Ora vennero nella città di Modin i messaggeri del re, incaricati di costringere all'apostasia e a far sacrificare.16Molti Israeliti andarono da loro; invece Mattatia e i suoi figli si raccolsero in disparte.17I messaggeri del re si rivolsero a Mattatia e gli dissero: "Tu sei uomo autorevole e stimato e grande in questa città e sei sostenuto da figli e fratelli;18su, fatti avanti per primo e adempi il comando del re, come hanno fatto tutti i popoli e gli uomini di Giuda e quelli rimasti in Gerusalemme; così passerai tu e i tuoi figli nel numero degli amici del re e tu e i tuoi figli avrete in premio oro e argento e doni in quantità".19Ma Mattatia rispose a gran voce: "Anche se tutti i popoli nei domini del re lo ascolteranno e ognuno si staccherà dal culto dei suoi padri e vorranno tutti aderire alle sue richieste,20io, i miei figli e i miei fratelli cammineremo nell'alleanza dei nostri padri;21ci guardi il Signore dall'abbandonare la legge e le tradizioni;22non ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra religione a destra o a sinistra".23Terminate queste parole, si avvicinò un Giudeo alla vista di tutti per sacrificare sull'altare in Modin secondo il decreto del re.24Ciò vedendo Mattatia arse di zelo; fremettero le sue viscere ed egli ribollì di giusto sdegno. Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull'altare;25uccise nel medesimo tempo il messaggero del re, che costringeva a sacrificare, e distrusse l'altare.26Egli agiva per zelo verso la legge come aveva fatto Pincas con Zambri figlio di Salom.27La voce di Mattatia tuonò nella città: "Chiunque ha zelo per la legge e vuol difendere l'alleanza mi segua!".28Fuggì con i suoi figli tra i monti, abbandonando in città quanto avevano.
29Allora molti che ricercavano la giustizia e il diritto scesero per dimorare nel deserto30con i loro figli, le loro mogli e i greggi, perché si erano addensati i mali sopra di essi.31Fu riferito agli uomini del re e alle milizie che stavano in Gerusalemme, nella città di Davide, che si erano raccolti laggiù in luoghi nascosti del deserto uomini che avevano stracciato l'editto del re.32Molti corsero ad inseguirli, li raggiunsero, si accamparono di fronte a loro e si prepararono a dar battaglia in giorno di sabato.33Dicevano loro: "Basta ormai; uscite, obbedite ai comandi del re e avrete salva la vita".34Ma quelli risposero: "Non usciremo, né seguiremo gli ordini del re, profanando il giorno del sabato".35Quelli si precipitarono all'assalto contro di loro.36Ma essi non risposero, né lanciarono pietra, né ostruirono i nascondigli,37protestando: "Moriamo tutti nella nostra innocenza. Testimoniano per noi il cielo e la terra che ci fate morire ingiustamente".38Così quelli mossero contro di loro a battaglia di sabato: essi morirono con le mogli e i figli e i loro greggi, in numero di circa mille persone.
39Quando Mattatia e i suoi amici lo seppero, ne fecero gran pianto.40Poi dissero tra di loro: "Se faremo tutti come hanno fatto i nostri fratelli e non combatteremo contro i pagani per la nostra vita e per le nostre leggi, ci faranno sparire in breve dalla terra".41Presero in quel giorno questa decisione: "Noi combatteremo contro chiunque venga a darci battaglia in giorno di sabato e non moriremo tutti come sono morti i nostri fratelli nei nascondigli".
42In quel tempo si unì con loro un gruppo degli Asidei, i forti d'Israele, e quanti volevano mettersi a disposizione della legge;43inoltre quanti fuggivano davanti alle sventure si univano a loro e divenivano loro rinforzo.44Così organizzarono un contingente di forze e percossero con ira i peccatori e gli uomini empi con furore; gli scampati fuggirono tra i pagani per salvarsi.45Mattatia poi e i suoi amici andarono in giro a demolire gli altari46e fecero circoncidere a forza tutti i bambini non circoncisi che trovarono nel territorio d'Israele;47non diedero tregua agli orgogliosi e l'impresa ebbe buona riuscita nelle loro mani;48difesero la legge dalla prepotenza dei popoli e dei re e non la diedero vinta ai peccatori.
49Intanto si avvicinava per Mattatia l'ora della morte ed egli disse ai figli: "Ora domina la superbia e l'ingiustizia, è il tempo della distruzione e dell'ira rabbiosa.50Ora, figli, mostrate zelo per la legge e date la vostra vita per l'alleanza dei nostri padri.51Ricordate le gesta compiute dai nostri padri ai loro tempi e ne trarrete gloria insigne e nome eterno.52Abramo non fu trovato forse fedele nella tentazione e non gli fu ciò accreditato a giustizia?53Giuseppe nell'ora dell'oppressione osservò il precetto e divenne signore dell'Egitto.54Pincas nostro padre per lo zelo dimostrato conseguì l'alleanza del sacerdozio perenne.55Giosuè, obbedendo alla divina parola, divenne giudice in Israele.56Caleb, testimoniando nell'adunanza, ebbe in sorte parte del nostro paese.57Davide per la sua pietà ottenne il trono del regno per sempre.58Elia, poiché aveva dimostrato zelo ardente per la legge, fu assunto in cielo.59Anania, Azaria e Misaele per la loro fede furono salvati dalla fiamma.60Daniele nella sua innocenza fu sottratto alle fauci dei leoni.61Così, di seguito, considerate di generazione in generazione che quanti hanno fiducia in lui non soccombono.62Non abbiate paura delle parole dell'empio, perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi;63oggi è esaltato, domani non si trova più, perché ritorna alla sua polvere e i suoi calcoli falliscono.64Figli, siate valorosi e forti nella legge, perché in questa sarete glorificati.65Ecco qui vostro fratello Simone, che io so uomo saggio: ascoltatelo sempre, egli sarà vostro padre.66Giuda Maccabeo, forte guerriero dalla sua gioventù, sarà capo del vostro esercito e condurrà la battaglia contro i pagani.67Voi, dunque, radunate intorno a voi quanti praticano la legge e vendicate il vostro popolo;68rendete il meritato castigo ai pagani e applicatevi all'ordinamento della legge".69Poi li benedisse e si riunì ai suoi padri.70Morì nell'anno centoquarantasei e fu sepolto nella tomba dei suoi padri in Modin; tutto Israele fece grande pianto su di lui.


Sapienza 6

1Ascoltate, o re, e cercate di comprendere;
imparate, governanti di tutta la terra.
2Porgete l'orecchio, voi che dominate le moltitudini
e siete orgogliosi per il gran numero dei vostri popoli.
3La vostra sovranità proviene dal Signore;
la vostra potenza dall'Altissimo,
il quale esaminerà le vostre opere
e scruterà i vostri propositi;
4poiché, pur essendo ministri del suo regno,
non avete governato rettamente,
né avete osservato la legge
né vi siete comportati secondo il volere di Dio.
5Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi
poiché un giudizio severo si compie
contro coloro che stanno in alto.
6L'inferiore è meritevole di pietà,
ma i potenti saranno esaminati con rigore.
7Il Signore di tutti non si ritira davanti a nessuno,
non ha soggezione della grandezza,
perché egli ha creato il piccolo e il grande
e si cura ugualmente di tutti.
8Ma sui potenti sovrasta un'indagine rigorosa.
9Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole,
perché impariate la sapienza e non abbiate a cadere.
10Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato
e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa.
11Desiderate, pertanto, le mie parole;
bramatele e ne riceverete istruzione.

12La sapienza è radiosa e indefettibile,
facilmente è contemplata da chi l'ama
e trovata da chiunque la ricerca.
13Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.
14Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
15Riflettere su di essa è perfezione di saggezza,
chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
16Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei,
appare loro ben disposta per le strade,
va loro incontro con ogni benevolenza.
17Suo principio assai sincero è il desiderio d'istruzione;
la cura dell'istruzione è amore;
18l'amore è osservanza delle sue leggi;
il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità
19e l'immortalità fa stare vicino a Dio.
20Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.
21Se dunque, sovrani dei popoli,
vi dilettate di troni e di scettri,
onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.

22Esporrò che cos'è la sapienza e come essa nacque;
non vi terrò nascosti i suoi segreti.
Seguirò le sue tracce fin dall'origine,
metterò in luce la sua conoscenza,
non mi allontanerò dalla verità.
23Non mi accompagnerò con l'invidia che consuma,
poiché essa non ha nulla in comune con la sapienza.
24L'abbondanza dei saggi è la salvezza del mondo;
un re saggio è la salvezza di un popolo.
25Lasciatevi dunque ammaestrare dalle mie parole
e ne trarrete profitto.


Salmi 67

1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda. Salmo. Canto.'

2Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
3perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza.

4Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
5Esultino le genti e si rallegrino,
perché giudichi i popoli con giustizia,
governi le nazioni sulla terra.

6Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
7La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
8ci benedica Dio
e lo temano tutti i confini della terra.


Amos 1

1Parole di Amos, che era pecoraio di Tekòa, il quale ebbe visioni riguardo a Israele, al tempo di Ozia re della Giudea, e al tempo di Geroboàmo figlio di Ioas, re di Israele, due anni prima del terremoto.

2Egli disse:
"Il Signore ruggisce da Sion
e da Gerusalemme fa udir la sua voce;
sono desolate le steppe dei pastori,
è inaridita la cima del Carmelo".

3Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Damasco
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno trebbiato
con trebbie ferrate Gàlaad.
4Alla casa di Cazaèl darò fuoco
e divorerà i palazzi di Ben-Hadàd;
5spezzerò il catenaccio di Damasco,
sterminerò gli abitanti di Biqat-Avèn
e chi detiene lo scettro di Bet-Eden
e il popolo di Aram andrà schiavo a Kir",
dice il Signore.

6Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Gaza
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno deportato popolazioni intere
per consegnarle a Edom;
7appiccherò il fuoco alle mura di Gaza
e divorerà i suoi palazzi,
8estirperò da Asdòd chi siede sul trono
e da Ascalòna chi vi tiene lo scettro;
rivolgerò la mano contro Ekròn
e così perirà il resto dei Filistei",
dice il Signore.

9Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Tiro
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno deportato popolazioni intere a Edom,
senza ricordare l'alleanza fraterna;
10appiccherò il fuoco alle mura di Tiro
e divorerà i suoi palazzi".

11Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Edome per quattro non revocherò il mio decreto,
perché ha inseguito con la spada suo fratello
e ha soffocato la pietà verso di lui,
perché ha continuato l'ira senza fine
e ha conservato lo sdegno per sempre;
12appiccherò il fuoco a Teman
e divorerà i palazzi di Bozra".

13Così dice il Signore:
"Per tre misfatti degli Ammoniti
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno sventrato le donne incinte di Gàlaad
per allargare il loro confine;
14appiccherò il fuoco alle mura di Rabbà
e divorerà i suoi palazzi
tra il fragore di un giorno di battaglia,
fra il turbine di un giorno di tempesta;
15il loro re andrà in esilio,
egli insieme ai suoi capi",
dice il Signore.


Lettera agli Efesini 2

1Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati,2nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli.3Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri.4Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati,5da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati.6Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù,7per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
8Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio;9né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.10Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.

11Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo,12ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo.13Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.

14Egli infatti è la nostra pace,
colui che ha fatto dei due un popolo solo,
abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,
cioè l'inimicizia,
15annullando, per mezzo della sua carne,
la legge fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,
16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,
per mezzo della croce,
distruggendo in se stesso l'inimicizia.
17Egli è venuto perciò ad 'annunziare pace'
a voi 'che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini'.
18Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri,
al Padre in un solo Spirito.

19Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio,20edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù.21In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore;22in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.


Capitolo XVII: Affidare stabilmente in Dio ogni cura di noi stessi

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1. Figlio, lascia che io faccia con te quello che voglio: io so quello che ti è necessario. Tu hai pensieri umani e i tuoi sentimenti seguono spesso suggestioni umane. Signore, è ben vero quanto dici. La tua sollecitudine per me è più grande di ogni premura che io possa avere per me stesso. In verità, chi non rimette in te tutte le sue preoccupazioni si affida proprio al caso. Signore, purché la mia volontà sia continuamente retta e ferma in te, fai di me quello che ti piace. Giacché, qualunque cosa avrai fatto di me non può essere che per il bene. Se mi vuoi nelle tenebre, che tu sia benedetto; e se mi vuoi nella luce, che tu sia ancora benedetto. Se ti degni di darmi consolazione, che tu sia benedetto; e se mi vuoi nelle tribolazione, che tu sia egualmente benedetto.  

2. Figlio, se vuoi camminare con me, questo deve essere il tuo atteggiamento. Devi essere pronto a patire, come pronto a godere; devi lietamente essere privo di tutto e povero, come sovrabbondante e ricco. Signore, qualunque cosa vorrai che mi succeda, la sopporterò di buon grado per tuo amore. Con lo stesso animo voglio accettare dalla tua mano bene e male, dolcezza e amarezza, gioia e tristezza; e voglio renderti grazie per ogni cosa che mi accada. Preservami da tutti i peccati, e non temerò né la morte né l'inferno. Purché tu non mi respinga per sempre cancellandomi dal libro della vita, qualunque tribolazione mi piombi addosso non mi farà alcun male.


DISCORSO 220 NELLA VEGLIA DI PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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La solennità ripete quel che nella realtà è avvenuto una volta per tutte. La memoria conservatrice di ciò che si pensa.

1. Noi sappiamo, fratelli, e con fermissima fede professiamo, che Cristo è morto per noi una volta per sempre 1, l'innocente per i peccatori, il padrone per i servi, il libero per i carcerati, il medico per i malati, il beato per i sofferenti, il ricco per gli indigenti, il ricercatore per i perduti, il ricompratore per i venduti, il pastore per il gregge e, ecco la cosa più stupenda, il creatore per la creatura; conservando la sua natura eterna si è donato in quella che è stata creata; in quanto Dio, nascosto, manifesto in quanto uomo; per la onnipotenza, datore di vita, per l'infermità, soggetto alla morte; immutabile nella divinità, passibile nella carne; come dice l'Apostolo: Egli è stato messo a morte per i nostri peccati, ed è risuscitato per la nostra giustificazione 2. Questo è avvenuto una volta per sempre, ben lo sapete. Però, anche se la verità, con tanti richiami della Scrittura, ricorda che è avvenuto una volta per sempre, la solennità annuale lo ripete di volta in volta come se sempre fosse la prima. E non sono in contrasto verità e solennità, quasi una dica il falso e l'altra il vero. La verità indica che è avvenuto realmente una volta per sempre; la solennità lo rinnova di volta in volta celebrandolo nel cuore dei fedeli. La verità c'indica che cosa e come è avvenuto; la solennità, invece, non compiendo per la prima volta, ma celebrando, non lascia che passino cose già passate. Pertanto Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato 3. È lui dunque che è stato ucciso una volta per sempre, lui che più non muore, su cui la morte non ha più potere 4. E allora, parlando secondo la verità, noi diciamo che la Pasqua è avvenuta una volta per sempre e che non si ripeterà più; parlando secondo la solennità, diciamo che la Pasqua viene ogni anno. E penso che in questo senso si debba intendere quel che è scritto nel Salmo: Il pensiero dell'uomo ti confesserà e le rimanenze del pensiero ti celebreranno feste solenni 5. Se infatti di quanto si dice degli avvenimenti temporali il pensiero non lo consegnasse alla memoria, dopo un po' di tempo non se ne troverebbe più traccia. Perciò il pensiero dell'uomo, quando percepisce la verità, dà gloria al Signore; le rimanenze del pensiero, poi che restano nella memoria in tempi opportuni non cessando di celebrare feste solenni, perché il pensiero stesso non venga giudicato ingrato. Così si spiega la solennità tanto luminosa di questa notte, in cui, vegliando, è come se rinnovassimo con le rimanenze del pensiero, la risurrezione del Signore che, a pensarci oggettivamente, confessiamo avvenuta una volta per sempre. Ed ora che la verità che vi ho illustrato vi ha resi [più] edotti, non succeda che, abbandonando la celebrazione, vi rendiate irreligiosi. È essa che ha reso illustre questa notte per tutto il mondo. Essa mette in evidenza la numerosità delle schiere cristiane, essa confonde l'accecamento dei Giudei, essa travolge gli idoli dei pagani.

 

1 - 1 Pt 3, 18; cf. Rm 6, 10; Eb 7, 27; 9, 28; 10, 10.

2 - Rm 4, 25.

3 - 1 Cor 5, 7.

4 - Rm 6, 9.

5 - Sal 75, 11.


Viaggio alla città del fuoco

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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La sera del 3 maggio 1868 Don Bosco ripigliò il racconto di quanto aveva visto nei sogni di quei giorni.
S’introdusse così: « Debbo raccontarvi un altro sogno che si può dire conseguenza dei precedenti. Questi sogni mi lasciarono affranto in modo da non poter più reggere. Vi ho detto di un rospo spaventevole che nella notte del 17 aprile minacciava di ingoiarmi e che, al suo scomparire, udii questa voce: “Perché non parli?”. Io mi volsi dalla parte donde era partita la voce e vidi a fianco del mio letto un personaggio distinto (la Guida).
— E che cosa devo dire? — gli chiesi.
— Ciò che hai visto e ti fu detto negli ultimi sogni e quel di più che ti sarà svelato la notte ventura».
Don Bosco continua dicendo che lo riempiva di terrore l’idea di dover vedere ancora altri spettacoli paurosi e che non si decise di andare a letto se non dopo la mezzanotte. Ed ecco che, appena addormentato, la solita Guida si avvicina al suo letto e gli intima:
— Alzati e vieni con me.
Lo condusse in una pianura vastissima e arida, un vero deserto senza un filo d’acqua. Fu un viaggio lungo e triste, anche se la strada per cui si inoltrarono era bella, larga, spaziosa e ben selciata. La fiancheggiavano due magnifiche siepi verdi coperte di bellissimi fiori. A prima vista sembrava una strada pianeggiante, ma in realtà scendeva; e Don Bosco e la Guida camminavano con una rapidità tale che sembrava loro di volare.
«Dietro di noi — racconta Don Bosco — vidi tutti i giovani del l’Oratorio con moltissimi compagni da me mai veduti. Mentre avanzavano, vidi che or l’uno or l’altro cadevano ed erano immediatamente trascinati da una forza invisibile verso una paurosa discesa, che s’intravedeva in lontananza. Domandai alla mia Guida:
— Che cosa è che fa cadere questi giovani?
— Avvicinati un po’ di più.

Vidi allora che i giovani passavano fra molti lacci, alcuni stesi rasente a terra, altri sospesi in aria all’altezza del capo. Erano quasi invisibili, perciò molti giovani restavano presi a quei lacci: chi per la testa, chi per il collo, chi per le mani, chi per un braccio, chi per una gamba, chi per i fianchi. Non appena si stringeva il laccio, venivano all’istante trascinati giù.
Volli esaminarne uno e lo tirai verso di me; ma non potendo smuoverlo, decisi di seguire il filo fino al capo legato in qualche posto o tenuto da qualcuno. Giunsi così sulla soglia di una orribile caverna e avendo ancora dato uno strattone al filo, vidi uscire un brutto e grande mostro che faceva ribrezzo. Con i suoi unghioni teneva l’estremità di una fune, alla quale erano legati tutti quei lacci.
Impressionato da quella visione, ritornai presso la mia Guida, la quale mi disse:
— Ora sai chi è che trascina i giovani nel precipizio.
— Oh, sì che lo so! È il demonio che tende quei lacci per far cadere i miei giovani nell’inferno.
Mi accorsi allora che ogni laccio portava una scritta: superbia, disubbidienza, invidia, impurità, furto, gola, accidia, ira, ecc. Notai pure che i lacci che facevano maggiori vittime erano quelli dell’impurità, della disubbidienza e della superbia. A quest’ultimo erano legati gli altri due.
Molti giovani sapevano però fortunatamente evitare la presa del laccio; altri poi se ne liberavano passando accanto a coltelli infissi nel terreno, che tagliavano o rompevano il laccio. Erano simbolo della Confessione, della preghiera e di altre virtù o devozioni. Due grandi spade rappresentavano la devozione a Gesù Sacramentato e a Maria Santissima».
A questo punto Don Bosco racconta che proseguì il cammino, sempre più aspro, per una via che scendeva sempre più ripida e scoscesa, sparsa di buche, di ciottoli e di macigni. Ed ecco comparire in fondo un edificio immenso e tenebroso. Sopra una porta altissima c’era una scritta spaventosa: «Qui non c’è redenzione». Erano giunti alle porte dell’inferno.
— Guarda! — gli gridò a un tratto la Guida afferrandolo per un braccio.
«Tremante — afferma il Santo —, volsi gli occhi in su e vidi a gran distanza uno che scendeva precipitosamente. Di mano in mano che scendeva, riuscivo a distinguerne la fisionomia; era uno dei miei giovani. I capelli scarmigliati, parte ritti sul capo, parte svolazzanti indietro; le braccia tese in avanti, come per proteggersi nella caduta. Voleva fermarsi e non poteva. Io volevo correre ad aiutarlo, a porgergli una mano salvatrice, ma la Guida non me lo permise:
— Credi — mi disse — di poter fermare uno che fugge dall’ira di Dio?
Intanto quel giovane, guardando indietro con occhi folli di terrore, andò a sbattere contro la porta di bronzo, che si spalancò. Dietro di essa se ne aprirono contemporaneamente, con un lungo boato assordante, due, dieci, cento, mille altre, spinte dall’urto del giovane, trasportato come da un turbine invisibile, irresistibile, velocissimo. Tutte quelle porte di bronzo per un istante rimasero aperte, e io vidi in fondo, lontanissimo, come una bocca di fornace, e da quella voragine, mentre il giovane sprofondava, sollevarsi globi di fuoco. Le porte tornarono a chiudersi con la stessa rapidità con la quale si erano aperte. Ed ecco precipitare altri tre giovani delle nostre case, che rotolavano rapidissimi come tre macigni, uno dietro l’altro. Avevano le braccia aperte e urlavano per lo spavento. Giunsero in fondo e andarono a sbattere contro la prima porta che si aperse, e dietro di essa le altre mille.
Molti altri caddero. Un poveretto venne spinto a urtoni da un perfido compagno. Io li chiamavo affannosamente, ma essi non mi udivano. — Ecco una causa principale di tante dannazioni! — esclamò la mia Guida —. I compagni, i libri cattivi, le abitudini perverse.
Vedendone cadere tanti, esclamai con accento disperato:
— Ma dunque è inutile che noi lavoriamo nei nostri collegi, se tanti giovani fanno questa fine!
La Guida rispose:
— Questo è il loro stato attuale e se morissero verrebbero senz’altro qui».
In quel momento Don Bosco vide precipitare un altro gruppo di giovani e quelle porte restarono aperte per un istante. — Vieni dentro anche tu — gli disse la Guida —; imparerai tante cose.
Entrarono in quello stretto e orribile corridoio e giunsero a un tetro e brutto sportello sul quale era scritto: «Ibuni impii in ignem aeternum» (gli empi andranno al fuoco eterno).

La Guida prese per mano Don Bosco, aperse lo sportello e lo introdusse. «Lo spettacolo che mi si offerse — racconta Don Bosco — mi gettò in preda a un terrore indescrivibile. Una specie di immensa caverna andava perdendosi in anfrattuosità incavate nelle viscere dei monti, tutte piene di fuoco, non già come noi lo vediamo sulla terra con le fiamme guizzanti, ma tale che tutto là dentro era arroventato e bianco per il grande calore. Mura, volta, pavimento, ferro, pietre, legno, carbone, tutto era bianco e smagliante. Certo quel fuoco sorpassava mille e mille gradi di calore; e non inceneriva nulla, non consumava nulla. Mi mancano le parole per descrivervi quella spelonca in tutta la sua spaventosa realtà.
Mentre guardavo atterrito, ecco da un varco venire a tutta furia un giovane che, mandando un urlo acutissimo, precipita nel mezzo, si fa bianco come tutta la caverna, e resta immobile, mentre risuona ancora per un istante l’eco della sua voce morente. Pieno di orrore guardai quel giovane e mi parve uno dell’Oratorio, uno dei miei figliuoli.
— Ma costui non è uno dei miei giovani, non è il tale? — chiesi alla Guida.
— Purtroppo sì — mi rispose.
Dopo questo arrivarono altri, e il loro numero aumentava sempre più, e tutti mandavano lo stesso grido e diventavano immobili, arroventati, come coloro che li avevano preceduti.
Cresceva in me lo spavento e chiesi alla mia Guida:
— Ma costoro non lo sanno che vengono qui?
— Oh, sì che lo sanno di andare al fuoco eterno; furono avvisati mille volte, ma cadono qui, e volontariamente, per il peccato che non vollero abbandonare. Essi disprezzarono e respinsero la misericordia di Dio, che li chiamava incessantemente a pentimento.
— Quale deve essere la disperazione di questi disgraziati che non hanno più speranza di uscirne! — esclamai.
Allora la Guida mi ordinò:
— Ora bisogna che vada anche tu in mezzo a quella regione di fuoco che hai visto!
— No, no! — risposi esterrefatto —. Per andare all’inferno bisogna prima andare al giudizio di Dio, e io non fui ancora giudicato. Dunque non voglio andare all’inferno!
— Dimmi — osservò la Guida —: ti pare meglio andare all’inferno e liberare i tuoi giovani, oppure startene fuori e lasciarli tra tanti strazi?
Sbalordito a questa proposta, risposi:
— Oh, i miei giovani io li amo molto e li voglio tutti salvi. Ma non potremmo fare in modo da non andare là dentro, né io né gli altri?
— Eh — mi rispose la Guida —, sei ancora in tempo, e lo sono essi pure, purché tu faccia tutto quello che puoi.
Il mio cuore si allargò e dissi subito:
— Poco importa il lavorare, purché io possa liberare da quei tormenti questi miei cari figliuoli.
— Dunque vieni dentro — proseguì la Guida.
Mi prese per mano per introdurmi nella caverna. Mi trovai subito in una grande sala con porte di cristallo. Su queste pendevano larghi veli, i quali coprivano altrettanti vani comunicanti con la caverna. La Guida mi indicò uno di quei veli sul quale era scritto: “Sesto Comandamento”, ed esclamò:
— La trasgressione di questo: ecco la causa della rovina eterna di tanti giovani.
— Ma non si sono confessati?
— Si sono confessati, ma le colpe contro la purezza le hanno confessate male o le hanno taciute affatto. Vi sono di quelli che ne hanno commesso una nella fanciullezza ed ebbero sempre vergogna a confessarla; altri non ebbero il dolore e il proponimento. Anzi taluni, invece di far l’esame, studiavano il modo di ingannare il confessore. E ora vuoi vedere perché la misericordia di Dio ti ha condotto qui?
Alzò il velo e io vidi un gruppo di giovani dell’Oratorio che conoscevo, condannati per quella colpa. Fra essi ce n’erano di quelli che ora tengono buona condotta.
— Che cosa devo dir loro per aiutarli a salvarsi?
— Predica dappertutto contro l’impurità.
Vedemmo allo stesso modo altri giovani condannati per altri peccati. Poi la Guida mi fece uscire da quella sala. Attraversato in un attimo quel lungo corridoio d’entrata, prima di lasciare la soglia dell’ultima porta di bronzo, si volse di nuovo a me ed esclamò:
— Adesso che hai veduto i tormenti degli altri, bisogna che anche tu provi un poco l’inferno. Prova a toccare questa muraglia.
Io non ne avevo il coraggio e volevo allontanarmi, ma egli mi trattenne dicendo:
— Eppure bisogna che tu provi!
Mi afferrò risolutamente il braccio e mi trasse vicino al muro continuando a dire:
— Una volta sola toccala, almeno per poter capire che cosa sarà dell’ultima muraglia, se così terribile è la prima. Vedi questo muro? È il millesimo prima di giungere dov’è il vero fuoco dell’inferno. Sono mille i muri che lo circondano. Ogni muro è di mille misure di spessore e distano l’uno dall’altro mille miglia; è distante quindi un milione di miglia dal vero fuoco dell’inferno, e per ciò è un minimo principio dell’inferno stesso.
Ciò detto, afferrò la mia mano, l’aperse per forza e me la fece battere sulla pietra di quest’ultimo millesimo muro. In quell’istante sentii un bruciore così intenso e doloroso che, balzando indietro e mandando un fortissimo grido, mi svegliai.
Mi trovai seduto sul letto, e sembrandomi che la mia mano mi bruciasse, la stropicciavo con l’altra per far passare quella sensazione. Fattosi giorno, osservai che la mano era realmente gonfia e in seguito la pelle della palma della mano si staccò e si cambiò».

Don Bosco concluse: «Notate che io non vi ho detto queste cose in tutto il loro orrore, nel modo come le vidi e come mi fecero impressione, per non spaventarvi troppo. Per più notti in appresso non ho più potuto addormentarmi a causa dello spavento pro vato».
C’è chi, per non urtare la sensibilità moderna, fa del Vangelo un ‘antologia dolciastra, scegliendo i passi da cui risulta la bontà infinita di Dio ed eliminando quelli che parlano della sua giustizia, pure infinita. Ma « Cristo ieri, oggi e nei secoli». E Gesù non ha fatto così; la Madonna a Fatima non ha fatto così; Don Bosco non ha fatto così. Lo Spirito Santo presenta i «Novissimi» come efficace antidoto contro il peccato: «Ricorda le tue ultime realtà (morte, giudizio, inferno, paradiso), e non peccherai in eterno » (Siracide 7,36).


Olomouc (Moravia), 3 settembre 1991. Esercizi Spirituali, in forma di Cenacolo coi Sacerdoti del M.S.M. di Cecoslovacchia. Apostoli della nuova era.

Don Stefano Gobbi

«Come sono contenta, figli miei prediletti, di vedervi così numerosi a questi Esercizi Spirituali, che voi fate sotto forma di un continuo Cenacolo. Siete venuti dalla Moravia, dalla Boemia e dalla Slovacchia, per vivere giorni di intensa preghiera e di grande fraternità, in compagnia della vostra Mamma Celeste. Io sono sempre con voi. Come era nel Cenacolo di Gerusalemme, così anche in questo vostro Cenacolo, Io mi unisco alla vostra preghiera, costruisco fra voi maggiore capacità di intesa, vi aiuto a camminare sulla strada del vostro amore vicendevole, perché sia sempre più vissuto da voi il comandamento nuovo, che vi ha dato mio figlio Gesù: «amatevi fra voi come Io vi ho amato».

Siete usciti da una prova dolorosa e molto pesante. Dopo tanti anni di dura schiavitù comunista, Io vi ho ottenuto la grazia della vostra liberazione, come vi avevo già preannunciato. Ora vi domando di diventare gli Apostoli della nuova era, che vi attende. Per questo vi formo il cuore nuovo, perché sappiate amare tutti col mio amore materno e misericordioso. Non guardate ad alcuni fra voi che, per debolezza, sono scesi a compromessi col mio Avversario, che ora è stato sconfitto. Non abbiate alcun risentimento verso di loro. Il passato è ormai stato cancellato. Ora siete chiamati a vivere questo nuovo tempo e nuovi compiti vi attendono. Vi attende il compito di ricostruire la Chiesa, qui ove è stata tanto perseguitata e violata dal mio Avversario.

Per questo vi invito ad essere sempre Sacerdoti fedeli, testimoni di unità e di amore al Papa ed ai vostri Vescovi. Esercitate il vostro ministero con gioia e con entusiasmo; donate a tutti la luce di Cristo e del suo Vangelo; siate ministri della Grazia e della santità. Così, per mezzo di voi, la Chiesa tornerà a risplendere di grande Luce per tutti quelli che vivono in questa vostra Nazione. Vi attende il compito di evangelizzare questa povera umanità, che è stata ingannata e sedotta dallo Spirito del male. Pensate a tanti miei figli - soprattutto ai giovani - che sono stati formati da anni alla scuola della negazione di Dio e del rifiuto della sua legge di amore.

Sono pecorelle strappate al gregge del vostro divino Pastore ed avviate sulle strade del male, del peccato e della infelicità. Prendeteli sulle vostre braccia sacerdotali questi miei figli smarriti e portateli tutti dentro al sicuro ovile del mio Cuore Immacolato.Siate perciò perseveranti nel vostro ministero della catechesi, donando la luce della Verità che Cristo vi ha rivelato, per aiutare tutti a restare nella vera fede. Così adempite al compito di questa seconda evangelizzazione, tanto domandata dal mio primo figlio prediletto, il Papa Giovanni Paolo secondo.

Vi attende il compito di fare scendere il balsamo soave della mia materna tenerezza, su tante piaghe aperte e sanguinanti. Guardate come sono numerosi i poveri, i lontani, i peccatori, gli infelici, i percossi, i calpestati, gli scoraggiati, gli abbandonati, i soli, i disperati. Siate voi espressione del mio amore e della mia materna preoccupazione. Amate tutti con la forza del vostro cuore sacerdotale e con la luce che vi è donata dalla vostra Mamma Celeste. Se adempite a questo compito che oggi vi affido, diventate veramente gli Apostoli della nuova era, che qui Io ho già incominciato.

Partite da questo Cenacolo nella gioia, nella fiducia ed in una grande speranza. Io sono sempre con voi. Voi siete parte preziosa della mia materna proprietà. Con i vostri cari, con le anime che vi sono affidate, vi benedico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».