Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Quando sei confuso o deluso, e hai bisogno di Cristo o di un Suo segno, Egli comprende questo tuo bisogno e - se preghi e perseveri nella preghiera - Lui si mostrerà  visibile ai tuoi occhi e al tuo cuore. Ma quando superi la prova e recuperi la fede, non hai più bisogno di alcun segno tangibile, perché ormai la Sua presenza è incisa profondamente in te. È la fede il segno più grande; è la fede che ti fa vedere bene. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 4° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 14

1In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.2Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui".

3Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.4Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!".5Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
6Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode7che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.8Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista".9Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data10e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.11La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.12I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare".16Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare".17Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!".18Ed egli disse: "Portatemeli qua".19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati.21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura.27Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura".28Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque".29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.30Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!".31E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".
32Appena saliti sulla barca, il vento cessò.33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".

34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati,36e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.


Neemia 6

1Quando Sanballàt e Tobia e Ghesem l'Arabo e gli altri nostri nemici seppero che io avevo riedificato le mura e che non vi era più rimasta alcuna breccia, sebbene ancora io non avessi messo i battenti alle porte,2Sanballàt e Ghesem mi mandarono a dire: "Vieni e troviamoci insieme a Chefirim, nella valle di Oni". Essi pensavano di farmi del male.3Ma io inviai loro messaggeri a dire: "Sto facendo un gran lavoro e non posso scendere: perché dovrebbe interrompersi il lavoro, mentre io lo lascio per scendere da voi?".4Essi mandarono quattro volte a dirmi la stessa cosa e io risposi nello stesso modo.
5Allora Sanballàt mi mandò a dire la stessa cosa la quinta volta per mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta,6nella quale stava scritto: "Si sente dire fra queste nazioni, e Gasmù lo afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi e perciò tu ricostruisci le mura e, secondo queste voci, tu diventeresti loro re7e avresti inoltre stabilito profeti per far questa proclamazione a Gerusalemme: Vi è un re in Giuda! Or questi discorsi saranno riferiti al re. Vieni dunque e consultiamoci assieme".8Ma io gli feci rispondere: "Le cose non stanno come tu dici, ma tu inventi!".9Tutta quella gente infatti ci voleva impaurire e diceva: "Le loro mani desisteranno e il lavoro non si farà". Ora invece si sono irrobustite le mie mani!
10Io andai a casa di Semaia figlio di Delaia, figlio di Meetabèel, che si era rinchiuso là dentro; egli mi disse: "Troviamoci insieme nel tempio, dentro il santuario, e chiudiamo le porte del santuario, perché verranno ad ucciderti, di notte verranno ad ucciderti".11Ma io risposi: "Un uomo come me può darsi alla fuga? Un uomo della mia condizione potrebbe entrare nel santuario per salvare la vita? No, io non entrerò".12Compresi che non era mandato da Dio, ma aveva pronunziato quella profezia a mio danno, perché Tobia e Sanballàt l'avevano prezzolato.13Era stato pagato per impaurirmi e indurmi ad agire in quel modo e a peccare, per farmi una cattiva fama ed espormi al disonore.14Mio Dio, ricordati di Tobia e di Sanballàt, per queste loro opere; anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che cercavano di spaventarmi!
15Le mura furono condotte a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni.16Quando tutti i nostri nemici lo seppero, tutte le nazioni che stavano intorno a noi furono prese da timore e restarono molto sorprese alla vista e dovettero riconoscere che quest'opera si era compiuta per l'intervento del nostro Dio.17In quei giorni i notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia e da Tobia ne ricevevano;18infatti molti in Giuda erano suoi alleati, perché egli era genero di Secania figlio di Arach e suo figlio Giovanni aveva sposato la figlia di Mesullàm figlio di Berechia.19Anche in mia presenza parlavano bene di lui e gli riferivano le mie parole. Anche Tobia mandava lettere per intimorirmi.


Siracide 13

1Chi maneggia la pece si sporca,
chi frequenta il superbo diviene simile a lui.
2Non portare un peso troppo grave,
non associarti ad uno più forte e più ricco di te.
Come una pentola di coccio farà società con una caldaia?
Questa l'urterà e quella andrà in frantumi.
3Il ricco commette ingiustizia e per di più grida
forte,
il povero riceve ingiustizia e per di più deve scusarsi.
4Se puoi essergli utile, approfitterà di te;
se hai bisogno, ti abbandonerà.
5Se possiedi, vivrà con te;
ti spoglierà e non ne avrà alcuna pena.
6Ha bisogno di te? Ti imbroglierà, ti sorriderà
e ti darà una speranza, ti rivolgerà belle parole
e domanderà: "Di che cosa hai bisogno?".
7Ti farà arrossire con i suoi banchetti,
finché non ti avrà spremuto due o tre volte.
Alla fine ti deriderà; poi vedendoti ti eviterà
e scuoterà il capo davanti a te.
8Sta' attento a non lasciarti imbrogliare
né umiliare per la tua stoltezza.
9Quando un potente ti chiama, allontànati;
egli ti chiamerà sempre di più.
10Non essere invadente per non essere respinto,
ma non allontanarti troppo per non essere dimenticato.
11Non credere di trattare alla pari con lui
e non fidarti delle sue molte parole;
12con la sua molta loquacità ti metterà alla prova
e quasi sorridendo ti esaminerà.
13Spietato chi non mantiene le parole,
non ti risparmierà maltrattamenti e catene.
14Guardati e sta' attento,
perché cammini insieme alla tua rovina.
15Ogni creatura vivente ama il suo simile,
ogni uomo il suo vicino.
16Ogni essere si accoppia secondo la sua specie;
l'uomo si associa a chi gli è simile.
17Che cosa vi può essere in comune tra il lupo e
l'agnello?
Lo stesso accade fra il peccatore e il pio.
18Quale pace può esservi fra la iena e il cane?
Quale intesa tra il ricco e il povero?
19Sono preda dei leoni gli ònagri nel deserto;
così pascolo dei ricchi sono i poveri.
20La condizione umile è in abominio al superbo,
così il povero è in abominio al ricco.
21Se il ricco vacilla, è sostenuto dagli amici;
se il povero cade, anche dagli amici è respinto.
22Se cade il ricco, molti lo aiutano;
dice cose insulse? Eppure lo si felicita.
Se cade il povero, lo si rimprovera;
se dice cose assennate, non ci si bada.
23Parla il ricco, tutti tacciono
ed esaltano fino alle nuvole il suo discorso.
Parla il povero e dicono: "Chi è costui?".
Se inciampa, l'aiutano a cadere.
24La ricchezza è buona, se è senza peccato;
la povertà è cattiva a detta dell'empio.
25Il cuore dell'uomo cambia il suo volto
o in bene o in male.
26Indice di un cuore buono è una faccia gioiosa,
ma la scoperta di proverbi è un lavoro ben faticoso.


Salmi 136

1Alleluia.

Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
2Lodate il Dio degli dèi:
perché eterna è la sua misericordia.
3Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia.

4Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
5Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia.
6Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la sua misericordia.
7Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
8Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia;
9la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia.

10Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti:
perché eterna è la sua misericordia.
11Da loro liberò Israele:
perché eterna è la sua misericordia;
12con mano potente e braccio teso:
perché eterna è la sua misericordia.

13Divise il mar Rosso in due parti:
perché eterna è la sua misericordia.
14In mezzo fece passare Israele:
perché eterna è la sua misericordia.
15Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:
perché eterna è la sua misericordia.

16Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia.
17Percosse grandi sovrani
perché eterna è la sua misericordia;
18uccise re potenti:
perché eterna è la sua misericordia.
19Seon, re degli Amorrei:
perché eterna è la sua misericordia.

20Og, re di Basan:
perché eterna è la sua misericordia.
21Diede in eredità il loro paese;
perché eterna è la sua misericordia;
22in eredità a Israele suo servo:
perché eterna è la sua misericordia.

23Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la sua misericordia;
24ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la sua misericordia.
25Egli dà il cibo ad ogni vivente:
perché eterna è la sua misericordia.

26Lodate il Dio del cielo:
perché eterna è la sua misericordia.


Geremia 24

1Il Signore mi mostrò due canestri di fichi posti davanti al tempio, dopo che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportato da Gerusalemme Ieconia figlio di Ioiakìm re di Giuda, i capi di Giuda, gli artigiani e i fabbri e li aveva condotti a Babilonia.2Un canestro era pieno di fichi molto buoni, come i fichi primaticci, mentre l'altro canestro era pieno di fichi cattivi, così cattivi che non si potevano mangiare.
3Il Signore mi disse: "Che cosa vedi, Geremia?". Io risposi: "Fichi; i fichi buoni sono molto buoni, i cattivi sono molto cattivi, tanto cattivi che non si possono mangiare".
4Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:5"Dice il Signore Dio di Israele: Come si ha riguardo di questi fichi buoni, così io avrò riguardo, per il loro bene, dei deportati di Giuda che ho fatto andare da questo luogo nel paese dei Caldei.6Io poserò lo sguardo sopra di loro per il loro bene; li ricondurrò in questo paese, li ristabilirò fermamente e non li demolirò; li pianterò e non li sradicherò mai più.7Darò loro un cuore capace di conoscermi, perché io sono il Signore; essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, se torneranno a me con tutto il cuore.8Come invece si trattano i fichi cattivi, che non si possono mangiare tanto sono cattivi - così parla il Signore - così io farò di Sedecìa re di Giuda, dei suoi capi e del resto di Gerusalemme, ossia dei superstiti in questo paese, e di coloro che abitano nel paese d'Egitto.9Li renderò oggetto di spavento per tutti i regni della terra, l'obbrobrio, la favola, lo zimbello e la maledizione in tutti i luoghi dove li scaccerò.10Manderò contro di loro la spada, la fame e la peste finché non scompariranno dal paese che io diedi a loro e ai loro padri".


Atti degli Apostoli 22

1"Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi".2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di più.3Ed egli continuò: "Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi.4Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne,5come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti.
6Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me;7caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?8Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti.9Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava.10Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia.11E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco.
12Un certo Ananìa, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti,13venne da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista.14Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,15perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito.16E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome.
17Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi18e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me.19E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te;20quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano.21Allora mi disse: Va', perché io ti manderò lontano, tra i pagani".

22Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando: "Toglilo di mezzo; non deve più vivere!".23E poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria,24il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo.
25Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: "Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?".26Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: "Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!".27Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: "Dimmi, tu sei cittadino romano?". Rispose: "Sì".28Replicò il tribuno: "Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo". Paolo disse: "Io, invece, lo sono di nascita!".29E subito si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e che lui lo aveva messo in catene.

30Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro.


Capitolo I: L'imitazione di cristo e il disprezzo di tutte le vanita' del mondo

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1.     "Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.

    2.     Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire" (Qo 1,8). Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.


DISCORSO 33/A DISCORSO TENUTO AD UTICA L'11 SETTEMBRE SUL VERSETTO DEL SALMO 145: "LODERÒ IL SIGNORE NELLA MIA VITA, SALMEGGERÒ AL MIO DIO PER TUTTO IL TEMPO CHE VIVRÒ"

Discorsi - Sant'Agostino

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Fede e visione.

1. Il Signore ci doni di potervi parlare sulle parole del salmo che abbiamo cantato. Abbiamo detto: Loderò il Signore nella mia vita, salmeggerò al mio Dio per tutto il tempo che vivrò 1. Riguardo a queste parole dobbiamo in primo luogo avvertire la vostra Carità a non credere - quando ascoltate o proferite le parole: Per tutto il tempo che vivrò salmeggerò al mio Dio - che la lode di Dio finisca in noi col finire della vita presente. Allora piuttosto lo loderemo quando vivremo senza fine. Se infatti lodiamo nell'esilio, dove siamo transitoriamente, come dovremo lodare nella casa, da cui mai emigreremo! Come si dice e si legge e si canta nell'altro salmo: Beati coloro che abitano nella tua casa; ti loderanno nei secoli dei secoli 2. Le parole che ascolti, cioè: Nei secoli dei secoli, escludono ogni fine. E noi vivremo la vita beata, dove vedremo Dio senza ambagi, lo ameremo senza ostacoli, lo loderemo senza fine. Proprio questa sarà la nostra vita: vedere Dio, amarlo e lodarlo. Se pertanto lo lodiamo al tempo della fede, come lo loderemo quando lo vedremo! Come lo loderà la visione, se tanto lo loda la fede! Dice al riguardo l'Apostolo: Finché siamo nel corpo siamo pellegrini lontano dal Signore, difatti camminiamo nella fede, non nella visione 3. Adesso nella fede, allora nella visione. Adesso crediamo ciò che non vediamo; allora vedremo ciò che avevamo creduto. Non patisce confusione il credente, poiché sarà vero ciò che vedrà. In effetti il nostro Signore ha in noi prima costruito l'edificio della fede e, se questa fede ha da ricevere una ricompensa, non la si chieda anticipatamente, che sarebbe disordinato.

Breve è la vita dell'uomo sulla terra.

2. Qualcuno potrebbe chiedere: Perché il salmo ha detto: Salmeggerò al mio Dio per tutto il tempo che vivrò 4, e non ha detto: Salmeggerò per sempre al mio Dio? Dove infatti si dice: Per tutto il tempo che vivrò si lascia intendere che vi sia un termine: ma questo accade se non si capisce bene. Se pensi che l'espressione: Per tutto il tempo che vivrò si riferisca alla vita presente, esamina questa vita e vedi se vi sia un "per tutto il tempo". Per quanto sia lunga la tua vita quaggiù non è la totalità del tempo. E come potrebbe esserci questa totalità, se tu stesso non te ne senti sazio? Il fanciullo dice che un uomo ha vissuto a lungo quando lo vede invecchiato; ma quando sarà lui stesso arrivato all'età raggiunta dall'altro, allora s'accorgerà che il tempo non era poi tanto lungo. Assolutamente! Le età volano e i minuti, in se stessi, passano così presto che noi personalmente possiamo accorgerci che avant'ieri eravamo fanciulli, ieri giovani, oggi vecchi. Se dunque tu credessi che salmeggerò al mio Dio per tutto il tempo che vivrò sia stato detto della vita presente per il fatto che ha detto: Per tutto il tempo che vivrò, nota che la giusta interpretazione è proprio che non l'ha detto della vita presente, e ciò a motivo di quel Per tutto il tempo che ha menzionato. Mai infatti la Verità avrebbe detto: Per tutto il tempo in riferimento alla vita presente dove nulla è perpetuo. Questo son riusciti a scorgere i saggi del mondo presente, e non lo dovrebbero scorgere i cristiani? Un sapiente del mondo, persona eloquentissima, diceva: Che cos'è questo stesso che noi chiamiamo "a lungo", se in esso c'è, al termine, un limite? 5. Negò risolutamente essere "a lungo" ciò che in qualsiasi tempo arriva alla fine. Proprio "in qualsiasi tempo", non al termine della tua vita, anche supponendo che tu arrivi alla più decrepita vecchiaia. In realtà, la vita di un uomo, specialmente ai tempi nostri, è un vapore che appare per un istante 6. Questa espressione è della Scrittura. La divina Scrittura dice questo alle persone che sono nell'allegrezza, che per la superbia si attribuiscono grandi risorse e che non sanno se per caso non tocchi loro morire entro breve tempo: ammonisce costoro, superbi e fiduciosi di cose vane, a pensare alla loro fugacità e fragilità. Dice: Cos'è mai la vostra vita? È un vapore che appare per un istante e poi svanisce 7. Ne segue che chi si innalza per orgoglio confida nel vapore: si innalza negli onori, finisce come il vapore. Occorre quindi domare la superbia, occorre calpestarla con tutta la forza che abbiamo. Bisogna convincerci che la nostra vita sulla terra è una vita mortale e che occorre pensare alla fine che non avrà fine. Poni infatti il caso che tu - come avevo cominciato a dire -, chiunque tu sia, abbia raggiunto la vecchiaia e per questo voglia inorgoglirti per essere cioè vissuto a lungo, mentre verrà giorno in cui dovrai finire; non solo, ma poni il caso che lo stesso Adamo vivesse ancora e non avesse a morire oggi ma alla fine del mondo. Non avrebbe una vita indefinitamente lunga, dal momento che in essa, almeno da un lato, ha un termine. Ciò con somma verità è stato detto e con saggezza è stato compreso, e che sia vero non solo lo si predica ma anche lo si ammette dagli uditori.

Non aspirare a felicità terrene.

3. Ritorniamo con la mente al salmo che abbiamo cantato. Troveremo che il salmista non avrebbe detto: Salmeggerò al mio Dio per tutto il tempo che vivrò 8 se non avesse parlato della vita dove c'è la perennità. Se infatti in questa vita nulla è perenne perché vi è un limite, non ci si chiama a desiderare questa vita quando diventiamo cristiani. Non diventiamo infatti cristiani per godere della felicità in questa vita. Se infatti credessimo che diventiamo cristiani per star bene quaggiù, secondo le esigenze di questa vita temporale, per una felicità che svanisce a guisa di vapore, sbaglieremmo di grosso. I nostri piedi vacillerebbero 9 vedendo qualcuno che gode di tale e tanta dignità da emergere su tutti loro in mezzo ai quali vive, vedendolo sano di corpo giungere a una decrepita vecchiaia. Vede una cosa del genere un cristiano povero, senza titoli nobiliari, uno che sospira e geme fra gli stenti di ogni giorno. Forse fra sé e sé dice: Cosa mi giova l'essermi fatto cristiano? Forse che per aver fatto questo mi trovo meglio di quel tale che cristiano non è, o di quell'altro che non crede in Cristo, o di quell'altro che bestemmia il mio Dio? Lo avverte il salmo: Non confidate nei principi 10. Perché dovrebbe incantarti il fiore del fieno? Che ogni uomo sia fieno 11 lo dice il profeta, e non solo lo dice ma lo grida. Gli gridò il Signore dicendo: Grida! Rispose: Cosa griderò? Ogni uomo è fieno e ogni onore dell'uomo come il fiore del fieno. Il fieno disseccò, il fiore avvizzì. Quindi tutto andò in malora? No certamente! Ma la parola del Signore rimane in eterno 12. Perché tanta attrattiva per ciò che è fieno? Ecco, il fieno è giunto alla fine. Vuoi non perire anche tu? Aggrappati alla parola. Lo stesso nel nostro salmo. Teneva forse infatti, quel cristiano povero e umile, gli occhi rivolti al pagano, nell'ipotesi ricco e potente. Guardava a un fiore del fieno e, forse, sceglieva d'aver per patrono costui anziché Dio. Una persona del genere apostrofa il salmo: Non confidate nei principi né nei figli dell'uomo, nei quali non c'è la salute 13. Quel tale replica subito: Forse che lo dice di costui, nel quale la salute c'è? Eccolo! egli è sano, oggi lo vedo vivo e vegeto. Piuttosto sono io che, miserello, di continuo ho malattie. Perché vuoi fermarti su queste cose che ti piacciono e ti procurano diletto? Non è questa la salute. Uscirà il suo spirito e ritornerà alla sua terra 14. Ecco tutta la [sua] salute: un vapore che appare per un istante 15. Uscirà il suo spirito e tornerà alla sua terra 16. Fa' che passino alcuni anni. Si sposti il fiume - come suole talvolta accadere - e la corrente attraversi alcuni sepolcri con dentro dei morti. Pròvati a distinguere le ossa del ricco da quelle del povero! Uscito il suo spirito, ognuno ritorna alla sua terra 17. Ottimamente dello spirito di lui non disse nulla perché anche lui, da vivo, non ebbe alcun pensiero spirituale. Ritornerà alla sua terra 18, certo secondo la carne, secondo il corpo, dov'era prestante, dove si vantava, dove ti ingannava, dove ti traviava mostrandoti la felicità della carne. Uscirà il suo spirito e tornerà alla sua terra; in quel giorno periranno tutti i loro pensieri 19. Tutti quei pensieri che erano terreni: Ecco, farò, riempirò, giungerò; ecco, comprerò questo, acquisterò quello, giungerò alla tale e tal altra dignità. In quel giorno periranno tutti i suoi pensieri 20. Se tu invece, convinto che la parola del Signore rimane in eterno 21, ti terrai stretto alla parola, affinché ti dia la vita eterna, allora il tuo pensiero non solo non perirà ma si avvererà. Quando il pensiero dell'altro perirà, il tuo si avvererà. Lui infatti pensava a cose temporali e terrene: aggiungere sostanze a sostanze, accumulare all'eccesso disponibilità finanziarie, brillare per dignità onorifiche, esser gonfio per la potenza. Ebbene, poiché pensava a tali cose, in quel giorno periranno tutti i suoi pensieri 22. Quanto a te, essendo cristiano, se pensavi non alla felicità temporale ma al riposo eterno, quando il tuo corpo ritornerà alla sua terra, allora la tua anima troverà il suo riposo.

Lazzaro ed il ricco epulone.

4. Osserva il Vangelo, e vedi e penetra i pensieri di due uomini. C'era un ricco che vestiva di porpora e di bisso e ogni giorno banchettava lautamente 23. Ogni giorno fieno e fiore di fieno. Non ti ammalii la felicità di colui che vestiva di porpora e di bisso e ogni giorno banchettava lautamente. Era superbo, era empio: pensava a cose vane e cose vane desiderava. Quando morì, in quel giorno perirono i suoi pensieri 24. C'era poi dinanzi alla sua porta un povero di nome Lazzaro 25. Ci ha taciuto il nome del ricco e ci ha detto il nome del povero. Il nome del ricco andava di bocca in bocca, ma Dio l'ha taciuto; il nome del povero passava sotto silenzio, ma Dio ce l'ha rivelato. Non vorrei che tu te ne stupissi. Dio ha comunicato ciò che aveva trovato scritto nel suo libro. Difatti a proposito degli empi è detto: E nel tuo libro non saranno scritti 26. Accadde che un giorno gli Apostoli si gloriassero perché nel nome del Signore anche i demoni erano loro sottomessi 27. Affinché d'una tal cosa come uomini non si inorgoglissero o vantassero, sebbene si trattasse d'una cosa veramente grande, sebbene fosse una potenza strabiliante, disse loro: Non godete per il fatto che i demoni vi stanno sottomessi, ma godete perché i vostri nomi sono scritti nel cielo 28. E così Dio, che abita nel cielo, passò sotto silenzio il nome del ricco perché non lo trovò scritto nel cielo. Manifestò invece il nome del povero perché lì lo trovò scritto, anzi perché comandò che vi venisse scritto. Ebbene, osservate quel povero. Abbiamo parlato dei pensieri dell'empio, ricco, famoso, vestito di porpora e di bisso, dedito ogni giorno a splendidi banchetti 29. Quando morì, perirono tutti i suoi pensieri 30. Dinanzi alla porta del ricco c'era invece Lazzaro, un povero pieno di ulceri che desiderava saziarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco, ma nessuno gliene dava: anzi i cani venivano e leccavano le sue ferite 31. Qui ti voglio vedere, o cristiano. Di questi due uomini infatti ci si descrive la fine. Dio, è vero, ha il potere di dare al cristiano la salute durante questa vita, di toglierlo dalla miseria e non fargli mancare il necessario. Tuttavia, anche se le cose non andassero così, tu cosa sceglieresti? Essere povero come Lazzaro o essere ricco come l'altro? Non lasciarti ingannare! Ascolta quale fu la fine e nota la scelta cattiva. Quel povero, che era anche pio, mentre si trovava fra le sofferenze temporali aveva senza dubbio in mente che quella vita a un certo punto sarebbe finita e che avrebbe ottenuto il riposo eterno. Morirono tutt'e e due, ma a quel povero quel giorno non perirono i suoi pensieri 32. Accadde infatti che quel povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo 33. Quel giorno furono risanati tutti suoi pensieri. E siccome Lazzaro in latino significa "aiutato " - ciò che in latino si dice adiutus, in ebraico si dice Lazzaro - ben a ragione [ci] avverte il salmo: Beato colui che ha per aiuto il Dio di Giacobbe 34. Quando uscirà il suo spirito e la sua carne tornerà alla terra, non periranno i suoi pensieri, poiché la sua speranza è nel Signore suo Dio 35. Questo si impara alla scuola di Cristo maestro; questo si spera dall'animo di chi ascolta con fede; questa è l'autentica ricompensa promessa dal Salvatore.

 

1 - Sal 145, 2.

2 - Sal 83, 5.

3 - 2 Cor 5, 6-7.

4 - Sal 145, 2.

5 - Cf. Cicerone, Pro Marcello 9.

6 - Gc 4, 15.

7 - Gc 4, 15.

8 - Sal 145, 2.

9 - Cf. Sal 72, 2.

10 - Sal 145, 3.

11 - Is 40, 6.

12 - Is 40, 6-8.

13 - Sal 145, 3.

14 - Sal 145, 4.

15 - Gc 4, 15.

16 - Sal 145, 4.

17 - Cf Sal 145, 4.

18 - Cf Sal 145, 4.

19 - Cf Sal 145, 4.

20 - Cf Sal 145, 4.

21 - Is 40, 8.

22 - Sal 145, 4.

23 - Lc 16, 19.

24 - Cf. Sal 145, 4.

25 - Lc 16, 20.

26 - Cf. Sal 68, 29; 138, 16.

27 - Cf. Lc 10, 17.

28 - Lc 10, 20

29 - Cf. Lc 16, 19.

30 - Cf. Sal 145, 4.

31 - Lc 16, 20-21.

32 - Sal 145, 4.

33 - Cf. Lc 16, 22.

34 - Sal 145, 5.

35 - Sal 145, 5.


18 - Altri misteri ed occupazioni della nostra grande Regina e del suo Figlio santissimo nel tempo in cui vissero soli prima della predicazione di lui.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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909. Molti degli arcani e venerabili misteri che si verificarono tra Gesù e Maria sono messi in serbo per il gaudio accidentale dei predestinati alla vita eterna, come altrove ho detto. I più sublimi ed ineffabili accaddero nei quattro anni in cui essi vissero da soli nella loro casa, dal felice transito di san Giuseppe fino alla predicazione del Maestro della vita. È impossibile che una creatura mortale possa degnamente penetrare segreti così profondi: quanto meno potrò io, con la mia rozzezza, manifestare ciò che di essi ho compreso! Se ne capirà la ragione da quello che sto per dire. L'anima di Cristo era uno specchio limpidissimo e senza macchia, dove la Regina contemplava il Verbo eterno come capo ed artefice della santa Chiesa, come redentore di tutto il genere umano, come maestro di salvezza eterna e come angelo del gran consiglio, che adempiva ciò che era stabilito "ab aeterno" nel concistoro della beatissima Trinità.

910. Per tutta la sua vita terrena sua Maestà si occupò dell'opera che l'eterno Padre gli aveva affidato, al fine di compierla con la massima perfezione. Avvicinandosi sempre più al termine e alla realizzazione di così alto mistero, andava anche operando più intensamente con la forza della sua sapienza e l'efficacia del suo potere. Di tutti questi segreti era testimone fedelissimo il cuore della nostra gran Signora: ella cooperava in tutto col suo Figlio santissimo, quale coadiutrice nella redenzione umana. In conformità a ciò, per comprendere interamente la sapienza della Regina del cielo e quanto compiva con essa dispensando i misteri della redenzione, sarebbe necessario intendere anche ciò che racchiudevano la conoscenza del Salvatore, le sue opere e il suo amore. E nel poco che dirò delle azioni della sua Madre santissima, sempre devo supporre quelle del Figlio, che ella imitava come proprio modello ed esempio.

911. Il Redentore del mondo aveva già ventisei anni e, come la sua santissima umanità progrediva nella perfezione naturale e si avvicinava al termine, così, in ammirabile corrispondenza con questa, dimostrava, sempre più visibilmente, anche la grandezza delle sue opere. L'evangelista san Luca racchiuse questa verità nelle brevi parole che concludono il capitolo secondo del suo vangelo: E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini; tra questi ricordiamo soprattutto la beatissima Vergine. Ella conosceva i progressi del Figlio e vi cooperava, senza che le rimanesse nascosto niente di ciò che il Signore, il quale era uomo e Dio, le poté comunicare come a semplice creatura. Tra i divini ed imperscrutabili misteri di questi anni, la gran Signora conobbe che il suo figlio, vero Dio, dal trono della sua sapienza volgeva il suo sguardo - non solo quello increato della divinità ma anche quello della sua umanità santissima - su tutti i mortali, ai quali doveva ottenere la redenzione; inoltre ella seppe che il Verbo incarnato considerava tra sé e sé il valore della salvezza, il peso che aveva per l'eterno Padre e come, per chiudere le porte dell'inferno ai mortali e richiamarli alla vita eterna, egli era disceso dal cielo a patire un'acerbissima passione e morte. Ciononostante, la pazzia e la durezza di quelli che sarebbero nati dopo la sua crocifissione, avvenuta per il loro rimedio, avrebbe costretto a dilatare le porte della morte e ad aprire maggiormente quelle dell'inferno, per la loro ignoranza di quanto comportano quegli infelicissimi e orribili tormenti.

912. Considerando tutto ciò, l'umanità di Cristo Signore nostro si afflisse, sentì grande angoscia ed arrivò a sudare sangue, come altre volte era successo. In questi conflitti il divino Maestro perseverava sempre nelle preghiere per tutti quelli che sarebbero stati redenti. Obbedendo all'eterno Padre, con ardentissimo amore desiderava offrirsi in sacrificio gradito e in riscatto per gli uomini, affinché, se non fosse giunta a tutti l'efficacia dei suoi meriti e del suo sangue, restasse almeno soddisfatta la giustizia divina, riparata l'offesa alla Divinità e fosse corrisposto il castigo preparato sin dall'eternità per gli increduli e gli ingrati. La grande Regina, alla vista di così profondi segreti, accompagnava il suo Figlio santissimo nelle sue angosce e nelle sue riflessioni; a ciò si univano la sofferenza e la compassione materna nel vedere il frutto del suo grembo verginale così profondamente angosciato. Molte volte la mansuetissima colomba arrivò a piangere lacrime di sangue, allorché il Salvatore lo sudava, e veniva trafitta da incomparabile dolore. Infatti, solo questa prudentissima Signora e il suo figlio, Dio e uomo vero, giunsero a pesare sulla bilancia del santuario il valore della morte in croce di Dio, ponendo da una parte questo mistero e dall'altra il cuore duro e cieco degli uomini, che fa ogni sforzo per abbandonarsi nelle mani della morte eterna.

913. L 'amantissima Madre, in questa condizione di angoscia, arrivava a patire deliqui quasi mortali, e tali senza dubbio sarebbero stati se la forza divina non l'avesse confortata. Sua Maestà, per ricompensarla del suo fedelissimo amore e della sua compassione, alcune volte comandava agli angeli di consolarla e sostenerla, altre di suonarle la celeste musica dei cantici di lode che ella stessa aveva composto a gloria della divinità e dell'umanità di suo Figlio. Altre volte ancora era il Signore stesso a tenerla fra le sue braccia, rivelandole come la legge iniqua del peccato e dei suoi effetti non era rivolta a lei. Altre volte infine, mentre sua Altezza riposava fra le braccia di sua Maestà, erano gli angeli che, pieni di meraviglia, le intonavano canti armoniosi ed ella veniva rapita in estasi, ricevendo potenti e nuovi influssi divini. In tali momenti l'eletta, l'unica e la perfetta stava appoggiata sopra la sinistra dell'umanità e veniva carezzata ed abbracciata dalla destra della divinità; il suo amato Figlio e sposo scongiurava le figlie di Gerusalemme di non risvegliare la sua diletta, finché ella non lo avesse voluto, da quel sonno che la curava dai languori e dalle infermità dell'amore; gli spiriti sovrani si meravigliavano nel vedere che ella, appoggiata al suo dilettissimo Figlio e riccamente vestita, si sollevava al di sopra di tutti, e la benedicevano e magnificavano fra tutte le creature.

914. In altre circostanze alla gran Regina erano stati rivelati gli altissimi segreti della predestinazione degli eletti dovuta alla redenzione. Ella vedeva come costoro erano scritti dall'eternità nella memoria del Signore Gesù e ricolmati dei meriti di lui, e pregava perché fosse efficace per loro il suo sacrificio; inoltre conosceva come l'amore e la grazia, di cui si rendevano indegni i reprobi, venivano rivolti ai predestinati nella misura della loro disponibilità. Fra l'altro sapeva che sua Maestà infondeva la sua sapienza e sollecitudine in quelli che avrebbe chiamato al suo apostolato e alla sua sequela e che andava radunando, secondo la sua volontà e scienza imperscrutabilissima, sotto lo stendardo della croce affinché questo fosse poi portato per tutto il mondo. E, come un buon generale, per qualche battaglia molto ardua, dispone prima le cose nella sua mente distribuendo le cariche dell'esercito, scegliendo i soldati più coraggiosi e idonei e assegnando posti convenienti in base alla condizione di ciascuno, così fece Cristo nostro salvatore per cominciare la conquista del mondo e spogliare il demonio del suo tirannico possesso. Egli, con la sua autorità divina, organizzò la nuova milizia che avrebbe arruolato, stabilì come avrebbe distribuito gli uffici, i gradi e le dignità dei suoi bravi capitani e quali ruoli sarebbe stato opportuno assegnare loro. Tutti i preparativi e l'apparato di questa guerra erano dunque depositati nella sua sapienza e volontà santissima nel modo in cui in seguito avrebbe operato.

915. Tutto ciò era chiaro e manifesto alla prudentissima Madre: le furono date specie infuse di molti predestinati e specialmente degli apostoli, dei discepoli e di un gran numero di coloro che sarebbero stati chiamati nella Chiesa nel corso della sua storia. Per questo conosceva gli apostoli e gli altri - prima ancora di avere a che fare con loro - grazie alla cognizione soprannaturale che di essi aveva avuto in Dio; e siccome il divino Maestro prima di chiamarli aveva pregato per la loro vocazione, anche la gran Signora aveva fatto lo stesso. La Madre della grazia, in tal modo, ebbe la sua parte negli aiuti e nei favori che gli apostoli ricevettero prima di ascoltare e conoscere il loro Maestro per trovarsi nella disposizione necessaria a ricevere la vocazione all'apostolato. Inoltre, poiché già si avvicinava il tempo della predicazione, il nostro Redentore pregava per essi con più insistenza inviando loro maggiori e più forti ispirazioni. Anche le suppliche della mansuetissima colomba erano più fervorose ed efficaci e, quando i discepoli e gli altri si mettevano al seguito di suo Figlio, ella soleva dirgli: «Questi sono, figlio e Signore mio, il frutto delle vostre orazioni e della vostra santa volontà». Innalzava poi canti di lode e di ringraziamento, perché vedeva adempiuto il desiderio del Signore e condotti alla sua scuola quelli che egli aveva scelti dal mondo.

916. Meditando prudentemente queste meraviglie la nostra grande Regina restava sempre assorta e stupefatta, giubilava nel suo spirito e lodava il Signore; faceva atti eroici di amore e adorava gli arcani giudizi dell'Altissimo. Tutta trasformata in quel fuoco che usciva dalla Divinità per divampare nel mondo, diceva, alcune volte dentro il suo ardentissimo cuore ed altre a voce alta: «Oh, amore infinito! Oh, volere di bontà ineffabile ed immensa! Perché i mortali non ti conoscono? Perché ti disprezzano e dimenticano? Perché la tua tenerezza deve essere ripagata così male? O travagli, pene, sospiri, gemiti, desideri e suppliche del mio amato, più stimabili delle gioie, dell'oro e di tutti i tesori del mondo! Chi sarà tanto ingrato ed infelice da volervi disprezzare? O figli di Adamo, chi sarebbe disposto a morire per ciascuno di voi al fine di dissipare la vostra ignoranza, addolcire la vostra durezza, impedire la vostra infelicità?». Dopo così infiammati affetti e fervorose preghiere, la felice Madre comunicava a voce al suo Figlio tutti questi misteri e il sommo Re la consolava e le allargava il cuore, rinnovandole la memoria del valore che avevano agli occhi dell'eterno Padre la grazia e la gloria dei predestinati e i loro grandi meriti a confronto con l'ingratitudine e la durezza dei reprobi. In particolare le presentava l'amore di cui ella sapeva di essere oggetto da parte di sua Maestà e della beatissima Trinità, e quanto questa si compiacesse della sua corrispondenza e purezza immacolata.

917. Talvolta lo stesso Signore la istruiva su ciò che ella avrebbe dovuto fare all'inizio della predicazione: come avrebbe dovuto aiutarlo in tutte le opere e nel governo della nuova Chiesa, e sopportare le mancanze degli apostoli, il rinnegamento di Pietro, l'incredulità di Tommaso, il tradimento di Giuda e altri fatti che sapeva sarebbero accaduti in seguito. Fin da allora l'amabile Regina propose di affaticarsi molto per convertire quel discepolo traditore e così fece, come dirò a suo luogo. La perdizione di Giuda cominciò dall'aver disprezzato questi favori e dall'aver nutrito una certa avversione verso la Madre della grazia. Su molti misteri la divina Signora venne istruita dal suo Figlio santissimo e fu tanta la grandezza, la sapienza e la scienza divina che egli depositò in lei che qualunque esagerazione è insufficiente a esprimerla, poiché poté essere sorpassata solo dalla conoscenza dello stesso Signore. Tutti questi doni di scienza e di grazia furono impiegati dal nostro salvatore Gesù e da Maria santissima a beneficio dei mortali. Consideriamo che un solo sospiro di Cristo era di inestimabile valore e che quelli della sua degna Madre - pur non essendo ugualmente preziosi - erano graditi al Signore più di quelli di tutte le altre creature. Ripensiamo soprattutto a ciò che fece il Figlio di Dio per noi, non solo con la sua morte su una croce dopo tormenti così inauditi ma anche con le suppliche, le lacrime, il sudare tante volte sangue; se poi a tutto ciò aggiungiamo che la Madre di misericordia fu sua coadiutrice, quanto grande è l'ingratitudine umana! Quanta la durezza più che diamantina dei cuori di carne! Dov'è mai il giudizio? Dove la ragione? Dove la stessa compassione e gratitudine della natura? Essa, corrotta ed infetta, è mossa ad affliggersi dagli oggetti sensibili e a dare importanza solo a ciò che costituisce il suo precipizio e la sua morte eterna, dimenticando il gran favore della redenzione e non sapendo partecipare al dolore della passione del Signore, che le offre la vita e un riposo duraturo.

 

Insegnamento della Regina del cielo

918. Figlia mia, purtroppo è vero che, se anche tu e tutti i mortali parlaste lingue di angeli, non arrivereste a proclamare i benefici da me ricevuti dalla destra dell'Altissimo negli ultimi anni in cui mio Figlio dimorò con me. Le sue opere hanno una specie d'incomprensibilità, che le rende indescrivibili per te e per tutti gli uomini; tuttavia, data la conoscenza speciale che ti è stata concessa di così imperscrutabili misteri, voglio che tu lodi e benedica l'Onnipotente per tutto quello che fece in me e per avermi sollevata dalla polvere a una dignità tanto ineffabile. E sebbene il tuo amore verso il mio figlio e Signore debba essere libero - come figlia fedele e sposa amorevole e non come schiava interessata e costretta - voglio tuttavia che, per incoraggiare l'umana debolezza e sostenere la speranza, tu faccia memoria della soavità dell'amore divino e di quanto è dolce il Signore per quelli che lo temono. Figlia mia carissima, se gli uomini non ostacolassero con i loro peccati le ispirazioni della bontà infinita e non vi opponessero resistenza, come gusterebbero senza misura le sue delizie e le sue grazie! Tu - secondo il tuo modo d'intendere - devi immaginare sua Maestà come arrabbiato e contristato per il fatto che i mortali resistono a questo suo immenso desiderio; anzi, essi gli si oppongono in maniera tale che si abituano non solo ad essere indegni di gustare il Signore, ma anche a non credere che altri partecipino della dolcezza e dei favori che egli vorrebbe comunicare a tutti.

919. Similmente, cerca di essere grata delle tribolazioni che il mio Figlio santissimo sopportò per gli uomini, di ciò che compì per loro e di quanto io feci per sostenerlo in esse, come ti è stato manifestato. Della passione e morte i cattolici hanno più memoria perché la santa Chiesa la presenta loro - benché pochi si ricordino di essergliene grati -, ma sono molti meno coloro che riflettono sulle altre opere di mio Figlio e mie. Non c'è stata ora né momento in cui sua Maestà non abbia impiegato la sua grazia e i suoi doni a beneficio del genere umano per riscattare tutti dalla dannazione eterna e renderli partecipi della sua gloria. Queste opere del Verbo incarnato testimonieranno contro la dimenticanza e la durezza dei fedeli, specialmente nel giorno del giudizio. Se tu, che hai ricevuto questa illuminazione e quest'insegnamento dell'Altissimo e mio, non sarai riconoscente, sarà maggiore la tua vergogna, perché più grave la tua colpa. Non solo devi corrispondere a tanti benefici generali, ma anche a quelli particolari che ricevi quotidianamente. Previeni dunque questo pericolo e corrispondi adeguatamente a tali favori come mia figlia e discepola; non differire neppure per un momento l'operare il bene e ciò che è meglio, per quanto ti sarà possibile. In tutto fai attenzione alla luce interiore e all'ammaestramento dei tuoi superiori e dei ministri del Signore: se corrisponderai ai primi benefici, stai sicura che l'Altissimo aprirà maggiormente la sua mano onnipotente con altri più grandi e ti riempirà delle sue ricchezze e dei suoi tesori.


9 giugno 1976 - IL CORPO MISTICO

Mons. Ottavio Michelini

Figlio, Io considero pastorale l'azione della mia Chiesa tesa verso gli uomini tutti, perché tutti possano aderire spontaneamente e saldamente ai principi cristiani.

Promuovere e guidare questa azione è proprio della Gerarchia, pur non escludendo la collaborazione giusta e doverosa di buoni laici, " vocati ad hoc ".

Io ho dato le indicazioni per l'efficacia dell'azione pastorale, perciò ho detto: sarete la luce del mondo, sarete il sale della terra. Ho detto pure: risplendano le vostre opere buone e glorifichino il Padre che sta nei cieli. Ho detto: sarete il lievito che fermenta la pasta.

Un sacerdote, se non risplende di luce soprannaturale, se la luce della grazia non rende trasparente la sua anima in modo che tutti possano chiaramente vederci dentro, (e questo importa lealtà, semplicità e non doppiezza) si accorgerà che la sua azione è infeconda.

Io, il Cristo, potenzialmente ho vinto il mondo. A Me tutto è stato dato, per me tutto è stato fatto; (p.77) però la mia vittoria totale si realizzerà alla consumazione dei tempi, con il finale giudizio. Io, il Cristo, manifesterò dinnanzi a tutti, dinnanzi al Cielo e alla terra, la mia completa vittoria. Io, Dio fatto uomo, ho realizzato e realizzerò il mio Corpo Mistico, ossia la mia Chiesa, con la quale Io sono una cosa sola.

Questa è la vera ragione del ritardato totale mio trionfo: ho voluto partecipe di questo trionfo il mio Corpo Mistico.

Capo e corpo sono un tutt'uno. Coloro che si meravigliano perché il mio trionfo totale non si è verificato con la mia Risurrezione e Ascensione al Cielo poco hanno compreso del Mistero dell'Incarnazione.

 

Sul Calvario


Io, Gesú, mi sono intimamente unito alla natura umana per la cui liberazione e vittoria mi sono immolato. Ho associato la natura umana a tutte le vicende divine e umane della mia vita temporale ed eterna, perciò la Chiesa, mio vero Corpo, se pur mistico, dovrà seguire Me sul Calvario per poi seguirmi nella gloria.

" Chi vuol venire dietro di Me, prenda la sua croce e mi segua! " Dove, con la croce, se non sul Calvario?(p.78)

La grande battaglia, che Io ho aperto col Mistero della mia Incarnazione, Passione e Morte, continua e continuerà fino alla fine dei tempi con intensità e gradazioni diverse. Ci saranno momenti di tale inaudita violenza da non credere, come avverrà nella prossima offensiva nemica, del resto già avviata.

E' stata data ai battezzati questa realistica visione di una Chiesa in perenne lotta contro i suoi agguerriti nemici: Satana, il mondo e le passioni?

La Pastorale deve portare le anime ad aderire ai principi cristiani, ad accettare spontaneamente Dio, la sua legge, la sua verità, i suoi misteri.

La Pastorale fatta con le sole strutture non serve a nulla, se mancano i presupposti fondamentali. I fatti lo stanno dimostrando.

 

Lotta e pellegrinaggio


I vostri oratori sono deserti, le vostre sale cinematografiche sono strumenti di veleno, nei vostri ritrovi non di rado si bestemmia e si parla un linguaggio che non è cristiano.

Molte istituzioni sono crollate; la cosiddetta pastorale istituzionale è in uno stato fallimentare. E' inutile volersi illudere, le concezioni materialistiche della vita non possono che mettere solide radici in cristiani profondamente malati di anemia spirituale.(p.79)

Gruppi promiscui di giovani e di ragazze, che per libertà eccessiva, per la moda indecente e per le influenze deleterie di letture e di films erotici non possono reggere, di cristianesimo hanno solo l'etichetta, ma sostanzialmente sono pagani.

Questi sono vizi di una pastorale istituzionale che non può reggere perché carente della visione fondamentale della vita.

La vita cristiana deve essere concepita come milizia, cioè come lotta incessante contro Satana e i suoi alleati; deve essere concepita come pellegrinaggio.

 Le istituzioni per una Pastorale efficiente erano valide quando i cristiani erano buoni, ma oggi che essi sono pagani, le istituzioni tradizionali sovente sono occasione di male.

 Ti benedico, figlio mio.(p.80)