Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Tre ricordi ai giovani per conservare il frutto della comunione pasquale: “Cari giovani, se volete conservare il frutto della santa comunione che fate in questo tempo pasquale, praticate questi tre avvisi. Essi renderanno contento il vostro cuore e formeranno la felicità  dell'anima vostra. 1° Santificate il giorno festivo, non mancando mai di sentire divotamente la Santa Messa ed intervenire ad ascoltare la parola di Dio, cioè prediche, istruzioni catechismo. 2° Fuggite come la peste i cattivi compagni; cioè state lontani da tutti quei giovani che bestemmiano oppure nominano il santo nome di Dio invano; fanno o parlano di cose disoneste. Fuggite altresì quelli che parlano male di nostra santa cattolica religione, criticano i sacri ministri e soprattutto il Romano Pontefice Vicario di Gesù Cristo. Siccome é un cattivo figlio quello che censura la condotta di suo padre, così è un cattivo cristiano colui che censura il papa; che é il padre dei fedeli cristiani che sono in tutto il mondo. 3° Accostatevi spesso al sacramento della penitenza. Non lasciate passare un mese senza confessarvi ed anche comunicarvi secondo l'avviso del confessore. Dopo la comunione fermatevi più che potete per ringraziare il Signore e chiedergli grazia di non morire in peccato mortale. Un Dio solo. Se mi è nemico, chi mi salverà ? Un'anima sola: se la perde, di me che sarà ? Un solo peccato mortale merita l'inferno che sarà  di me se morissi in tale stato? Ascolta, caro figlio, il detto mio: fallace è il mondo, il vero amico è Dio. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 4° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 10

1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.2Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.3Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;4non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.5In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,9curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:11Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.12Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
13Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere.14Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.
15E tu, Cafàrnao,

'sarai innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi sarai precipitata!'

16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato".

17I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome".18Egli disse: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli".

21In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.22Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare".

23E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.24Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono".

25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?".26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?".27Costui rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza' e con tutta la tua mente e 'il prossimo tuo come te stesso'".28E Gesù: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai".

29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?".30Gesù riprese:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".37Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso".

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.39Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;40Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti".41Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,42ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".


Tobia 14

1Qui finirono le parole del canto di Tobi.
2Tobi morì in pace all'età di centododici anni e fu sepolto con onore a Ninive. Egli aveva sessantadue anni quando divenne cieco; dopo la sua guarigione visse nella felicità, praticò l'elemosina e continuò sempre a benedire Dio e a celebrare la sua grandezza.3Quando stava per morire, fece venire il figlio Tobia e gli diede queste istruzioni:4"Figlio, porta via i tuoi figli e rifugiati in Media, perché io credo alla parola di Dio, che Nahum ha pronunziato su Ninive. Tutto dovrà accadere, tutto si realizzerà sull'Assiria e su Ninive, come hanno predetto i profeti d'Israele, che Dio ha inviati; non una delle loro parole cadrà. Ogni cosa capiterà a suo tempo. Vi sarà maggior sicurezza in Media che in Assiria o in Babilonia. Perché io so e credo che quanto Dio ha detto si compirà e avverrà e non cadrà una sola parola delle profezie. I nostri fratelli che abitano il paese d'Israele saranno tutti dispersi e deportati lontano dal loro bel paese e tutto il paese d'Israele sarà ridotto a un deserto. Anche Samaria e Gerusalemme diventeranno un deserto e il tempio di Dio sarà nell'afflizione e resterà bruciato fino ad un certo tempo.5Poi di nuovo Dio avrà pietà di loro e li ricondurrà nel paese d'Israele. Essi ricostruiranno il tempio, ma non uguale al primo, finché sarà completo il computo dei tempi. Dopo, torneranno tutti dall'esilio e ricostruiranno Gerusalemme nella sua magnificenza e il tempio di Dio sarà ricostruito, come hanno preannunziato i profeti di Israele.6Tutte le genti che si trovano su tutta la terra si convertiranno e temeranno Dio nella verità. Tutti abbandoneranno i loro idoli, che li hanno fatti errare nella menzogna, e benediranno il Dio dei secoli nella giustizia.7Tutti gli Israeliti che saranno scampati in quei giorni e si ricorderanno di Dio con sincerità, si raduneranno e verranno a Gerusalemme e per sempre abiteranno tranquilli il paese di Abramo, che sarà dato in loro possesso. Coloro che amano Dio nella verità gioiranno; coloro invece che commettono il peccato e l'ingiustizia spariranno da tutta la terra.8Ora, figli, vi comando: servite Dio nella verità e fate ciò che a lui piace. Anche ai vostri figli insegnate l'obbligo di fare la giustizia e l'elemosina, di ricordarsi di Dio, di benedire il suo nome sempre, nella verità e con tutte le forze.9Tu dunque, figlio, parti da Ninive, non restare più qui. Dopo aver sepolto tua madre presso di me, quel giorno stesso non devi più restare entro i confini di Ninive. Vedo infatti trionfare in essa molta ingiustizia e grande perfidia e neppure se ne vergognano.10Vedi, figlio, quanto ha fatto Nadab al padre adottivo Achikar. Non è stato egli costretto a scendere vivente sotto terra? Ma Dio ha rigettato l'infamia in faccia al colpevole: Achikar ritornò alla luce mentre invece Nadab entrò nelle tenebre eterne, perché aveva cercato di far morire Achikar. Per aver praticato l'elemosina, Achikar sfuggì al laccio mortale che gli aveva teso Nadab, Nadab invece cadde in quel laccio, che lo fece perire.11Così, figli miei, vedete dove conduce l'elemosina e dove conduce l'iniquità: essa conduce alla morte. Ma ecco, mi sfugge il respiro!". Essi lo distesero sul letto; morì e fu sepolto con onore.
12Quando morì la madre, Tobia la seppellì vicino al padre, poi partì per la Media con la moglie e i figli. Abitò in Ecbàtana, presso Raguele suo suocero.13Curò con onore i suoceri nella loro vecchiaia e li seppellì a Ecbàtana in Media.14Tobia ereditò il patrimonio di Raguele come ereditò quello del padre Tobi. Morì da tutti stimato all'età di centodiciassette anni.15Prima di morire sentì parlare della rovina di Ninive e vide i prigionieri che venivano deportati in Media per opera di Achiacar re della Media. Benedisse allora Dio per quanto aveva fatto nei confronti degli abitanti di Ninive e dell'Assiria. Prima di morire poté dunque gioire della sorte di Ninive e benedisse il Signore Dio nei secoli dei secoli.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 86

1'Supplica. Di Davide.'

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,
perché io sono povero e infelice.
2Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera.

3Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
4Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, innalzo l'anima mia.
5Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca.

6Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce della mia supplica.
7Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido
e tu mi esaudirai.

8Fra gli dèi nessuno è come te, Signore,
e non c'è nulla che uguagli le tue opere.
9Tutti i popoli che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, o Signore,
per dare gloria al tuo nome;
10grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

11Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
donami un cuore semplice
che tema il tuo nome.
12Ti loderò, Signore, Dio mio, con tutto il cuore
e darò gloria al tuo nome sempre,
13perché grande con me è la tua misericordia:
dal profondo degli inferi mi hai strappato.

14Mio Dio, mi assalgono gli arroganti,
una schiera di violenti attenta alla mia vita,
non pongono te davanti ai loro occhi.
15Ma tu, Signore, Dio di pietà, compassionevole,
lento all'ira e pieno di amore, Dio fedele,
16volgiti a me e abbi misericordia:
dona al tuo servo la tua forza,
salva il figlio della tua ancella.

17Dammi un segno di benevolenza;
vedano e siano confusi i miei nemici,
perché tu, Signore, mi hai soccorso e consolato.


Isaia 30

1Guai a voi, figli ribelli
- oracolo del Signore -
che fate progetti da me non suggeriti,
vi legate con alleanze che io non ho ispirate
così da aggiungere peccato a peccato.
2Siete partiti per scendere in Egitto
senza consultarmi,
per mettervi sotto la protezione del faraone
e per ripararvi all'ombra dell'Egitto.
3La protezione del faraone sarà la vostra vergogna
e il riparo all'ombra dell'Egitto la vostra confusione.
4Quando i suoi capi saranno giunti a Tanis
e i messaggeri avranno raggiunto Canès,
5tutti saran delusi di un popolo che non gioverà loro,
che non porterà né aiuto né vantaggio
ma solo confusione e ignominia.

6Oracolo sulle bestie del Negheb.
In una terra di angoscia e di miseria,
adatta a leonesse e leoni ruggenti,
a vipere e draghi volanti,
essi portano le loro ricchezze sul dorso di asini,
i tesori sulla gobba di cammelli
a un popolo che non giova a nulla.
7Vano e inutile è l'aiuto dell'Egitto;
per questo lo chiamo:
Raab l'ozioso.

8Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro,
incidilo sopra un documento,
perché resti per il futuro
in testimonianza perenne.
9Poiché questo è un popolo ribelle, sono figli bugiardi,
figli che non vogliono ascoltare la legge del Signore.
10Essi dicono ai veggenti: "Non abbiate visioni"
e ai profeti: "Non fateci profezie sincere,
diteci cose piacevoli, profetateci illusioni!
11Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero,
toglieteci dalla vista il Santo di Israele".
12Pertanto dice il Santo di Israele:
"Poiché voi rigettate questo avvertimento
e confidate nella perversità e nella perfidia,
ponendole a vostro sostegno,
13ebbene questa colpa diventerà per voi
come una breccia che minaccia di crollare,
che sporge su un alto muro,
il cui crollo avviene in un attimo, improvviso,
14e si infrange come un vaso di creta,
frantumato senza misericordia,
così che non si trova tra i suoi frantumi
neppure un coccio
con cui si possa prendere fuoco dal braciere
o attingere acqua dalla cisterna".
15Poiché dice il Signore Dio, il Santo di Israele:
"Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza,nell'abbandono confidente sta la vostra forza".
Ma voi non avete voluto,
16anzi avete detto: "No, noi fuggiremo su cavalli".
- Ebbene, fuggite! -
"Cavalcheremo su destrieri veloci".
Ebbene più veloci saranno i vostri inseguitori.
17Mille si spaventeranno per la minaccia di uno,
per la minaccia di cinque vi darete alla fuga,
finché resti di voi qualcosa
come un palo sulla cima di un monte
e come un'asta sopra una collina.

18Eppure il Signore aspetta per farvi grazia,
per questo sorge per aver pietà di voi,
perché un Dio giusto è il Signore;
beati coloro che sperano in lui!

19Popolo di Sion che abiti in Gerusalemme, tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta.20Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro,21i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: "Questa è la strada, percorretela", caso mai andiate a destra o a sinistra.22Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d'argento; i tuoi idoli rivestiti d'oro getterai via come un oggetto immondo. "Fuori!" tu dirai loro.23Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno; il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato.24I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio.25Su ogni monte e su ogni colle elevato, scorreranno canali e torrenti d'acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri.26La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse.

27Ecco il nome del Signore venire da lontano;
ardente è la sua ira e gravoso il suo divampare;
le sue labbra traboccano sdegno,
la sua lingua è come un fuoco divorante.
28Il suo soffio è come un torrente che straripa,
che giunge fino al collo.
Viene per vagliare i popoli con il vaglio distruttore
e per mettere alle mascelle dei popoli
una briglia che porta a rovina.
29Voi innalzerete il vostro canto
come nella notte in cui si celebra una festa;
avrete la gioia nel cuore come chi parte al suono del flauto,
per recarsi al monte del Signore,
alla Roccia d'Israele.
30Il Signore farà udire la sua voce maestosa
e mostrerà come colpisce il suo braccio
con ira ardente,
in mezzo a un fuoco divorante,
tra nembi, tempesta e grandine furiosa.
31Poiché alla voce del Signore tremerà l'Assiria,
quando sarà percossa con la verga.
32Ogni colpo del bastone punitivo,
che il Signore le farà piombare addosso,
sarà accompagnato con timpani e cetre.
Egli combatterà contro di essa con battaglie tumultuose;
33poiché il Tofet è preparato da tempo,
esso è pronto anche per il re;
profondo e largo è il rogo,
fuoco e legna abbondano,
lo accenderà, come torrente di zolfo,
il soffio del Signore.


Lettera agli Efesini 4

1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto,2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,3cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.4Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.8Per questo sta scritto:

'Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini'.

9Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
11È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri,12per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo,13finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.14Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.15Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo,16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.

17Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente,18accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.19Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.
20Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo,21se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù,22per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici23e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente24e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.25Perciò, bando alla menzogna: 'dite ciascuno la verità al proprio prossimo'; perché siamo membra gli uni degli altri.26'Nell'ira, non peccate'; non tramonti il sole sopra la vostra ira,27e non date occasione al diavolo.28Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità.29Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
31Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità.32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.


Capitolo XXXVIII: Il buon governo di sé nelle cose esterne e il ricorso a Dio nei pericolo

Leggilo nella Biblioteca

1. O figlio, tu devi attentamente mirare a questo, che dappertutto, e in qualunque azione ed occupazione esterna, tu rimanga interiormente libero e padrone di te; che le cose siano tutte sotto di te, e non tu sotto di esse. Cosicché tu abbia a dominare e governare i tuoi atti, e tu non sia come un servo o mercenario, ma tu sia libero veramente come l'ebreo, che passa dalla servitù alla condizione di erede e alla libertà dei figli di Dio. I figli di Dio stanno al di sopra delle cose di questo mondo, e tengono gli occhi fissi all'eterno; guardano con l'occhio sinistro le cose che passano, e con il destro le cose del cielo; infine non sono attratti, così da attaccarvisi, dalle cose di questo tempo, ma traggono le cose a sé, perché servano al bene, così come sono state disposte da Dio e istituite dal sommo artefice. Il quale nulla lascia, in alcuna sua creatura, che non abbia il suo giusto posto.

2. Se, di fronte a qualunque avvenimento, non ti fermerai all'apparenza esterna e non apprezzerai con occhio carnale tutto ciò che vedi ed ascolti; se, all'incontro, in ogni questione, entrerai subito, come Mosè, sotto la tenda, per avere consiglio dal Signore, udrai talvolta la risposta di Dio, e ne uscirai istruito su molte cose di oggi e del futuro. Era solito Mosè ritornare alla sua tenda, per dubbi e quesiti da risolvere; era solito rifugiarsi nella preghiera, per alleviare i pericoli e le perversità degli uomini. Così anche tu devi rifugiarti nel segreto del tuo cuore, implorando con tanta intensità l'aiuto divino. Che se - come si legge - Giosuè e i figli di Israele furono raggirati dai Gabaoniti, fu proprio perché non chiesero prima il responso del Signore; ma, facendo troppo affidamento su questi allettanti discorsi, furono traditi da una falsa benevolenza.


Regola pastorale - Parte quarta: come il predicatore, compiuta ogni cosa nel modo dovuto, deve ritornare in se stesso, perché la vita o la predicazione non lo esalti

San Gregorio Magno - San Gregorio Magno

Leggilo nella Biblioteca

Ma poiché spesso, quando la predicazione scorre copiosamente nei modi convenienti, l’animo di chi parla si esalta in se stesso per la gioia nascosta di questa dimostrazione di sé, è necessaria una grande cura perché esso si lasci ferire dai morsi del timore e non accada che colui il quale, curando le loro ferite, richiama gli altri alla salvezza, si inorgoglisca lui per negligenza della salvezza sua propria; e mentre giova al prossimo, abbandoni se stesso e cada, mentre fa rialzare gli altri. Spesso, infatti, la grandezza della virtù fu occasione di perdizione per alcuni, perché per la confidenza nelle proprie forze acquistano una disordinata sicurezza, così che poi, per negligenza, in modo imprevisto muoiono. Infatti, quando la virtù resiste ai vizi, per un certo piacere di essa, l’animo ne resta lusingato, e avviene che la mente di chi opera bene rigetti il timore che la fa essere attenta ai vizi; riposi sicura nella confidenza di sé; e quando essa è presa nel torpore, l’astuto seduttore le enumera tutte le sue buone opere e la esalta nel pensiero orgoglioso di essere superiore agli altri. Quindi, agli occhi del giusto Giudice, il ricordo della virtù diviene una fossa per la mente, perché ricordando ciò che ha compiuto, mentre si innalza in se stessa, cade di fronte all’autore dell’umiltà. Perciò è detto all’anima che insuperbisce: Quanto pia sei bella, scendi e dormi con gli incirconcisi (Ez. 32, 9); come se dicesse apertamente: Poiché ti elevi per la bellezza della virtù, dalla tua stessa bellezza sei spinta a cadere. Perciò, l’anima che insuperbisce per la virtù, viene riprovata — personificata in Gerusalemme — quando è detto: Eri perfetta nella mia bellezza, che io avevo posto su di te, dice il Signore; ma fidando nella tua bellezza, hai fornicato nel tuo nome (Ez. 16, 14-15). Giacché l’animo si esalta, per la fiducia nella propria bellezza, quando lieto per i meriti delle sue virtù, si gloria ai suoi occhi nella propria sicurezza. Ma attraverso questa medesima fiducia è condotto alla fornicazione, perché quando i suoi stessi pensieri illudono la mente prigioniera, gli spiriti maligni la corrompono, seducendola attraverso innumerevoli vizi. Si noti che è detto: Hai fornicato nel tuo nome, perché quando il cuore abbandona il rispetto della guida celeste, cerca subito una lode personale, e incomincia ad attribuirsi ogni bene che ha ricevuto per servire all’annuncio di colui che gliel’ha donato; desidera dilatare la gloria della sua fama; fa di tutto per apparire degna di ammirazione a tutti. Pertanto fornica in suo nome, colei che abbandonando il talamo legale giace sotto lo spirito corruttore per la brama della lode. Perciò David dice: Ha consegnato alla prigionia la loro virtù e la loro bellezza in mano al nemico (Sal. 77, 61). Giacché la virtù è consegnata alla prigionia e la bellezza in mano all’avversario, quando l’antico nemico domina un cuore illuso dall’esaltazione per una buona opera; e tuttavia questa esaltazione della virtù, sebbene non vinca completamente, tenta spesso, comunque, anche l’animo degli eletti; ma quando, dopo essersi esaltato, viene abbandonato, allora è richiamato al timore. Perciò David ancora dice: lo dissi nel mio benessere: Non sarò scosso in eterno (Sal. 29, 7). Ma poiché si gonfiò nella confidenza nella propria virtù, poco dopo aggiunge che cosa dovette sopportare: Hai distolto il tuo volto e sono stato turbato (Sal. 29, 8); come se dicesse apertamente: Mi sono creduto forte tra le mie virtù, ma abbandonato, ho riconosciuto quanto è grande la mia debolezza. Perciò ancora dice: Ho giurato e stabilito di custodire i giudizi della tua giustizia (Sal. 118, 106). Ma poiché non era in potere della sua forza rimanere fermo nella custodia che aveva giurato, subito scopri la propria debolezza, per cui immediatamente si buttò nella preghiera dicendo: Sono stato umiliato fino in fondo, Signore, dammi vita secondo la tua parola (Sal. 118, 107). Poiché spesso la guida celeste prima di fare progredire coi doni richiama alla mente il ricordo della debolezza, perché non ci si gonfi per le virtù ricevute. Perciò il profeta Ezechiele, ogni volta che è condotto a contemplare le cose celesti, viene chiamato prima figlio dell’uomo, come se il Signore lo ammonisse apertamente dicendo: perché tu non innalzi il tuo cuore nell’esaltazione, considera attentamente ciò che sei, affinché quando penetri le verità somme riconosca di essere uomo; e mentre sei rapito al di là di te, tu sia richiamato sollecitamente a te stesso dal freno della tua debolezza. Perciò è necessario che quando l’abbondanza delle virtù ci lusinga, l’occhio della mente ritorni alle sue debolezze e si costringa a voltarsi indietro per guardare non ciò che ha fatto rettamente, ma ciò che ha trascurato di fare, perché, mentre nel ricordo della debolezza, il cuore si abbatte, sia rafforzato nella virtù presso l’autore dell’umiltà. Poiché spesso Dio onnipotente, quantunque in gran parte renda perfette le menti delle guide delle anime, tuttavia, per una piccola parte, le lascia imperfette, affinché, quando risplendono per le loro ammirabili virtù, si struggano per il fastidio della propria imperfezione e non si innalzino per quanto è in loro di grande, mentre ancora si travagliano nel loro sforzo contro difetti minimi; ma poiché non sono capaci di vincere questi ultimi resti di imperfezione, non osino insuperbire per i loro atti eminenti. Ecco, nobilissimo uomo, spinto dalla necessità di accusare me stesso e tutto attento a mostrare quale debba essere il Pastore, ho dipinto un uomo bello, io cattivo pittore, che, ancora sbattuto dai flutti dei peccati, pretendo di guidare gli altri al lido della perfezione. Ma in questo naufragio della vita, ti supplico, sostienimi con la tavola della tua preghiera e, poiché il mio peso mi fa affondare, sollevami con la mano dei tuoi meriti.

Uno dei detti del Signore di cui si ignora la fonte. Si ritrova in sant’Agostino (Enarr. in Ps. 102, 12; e in Ps. 146, 17) e in altri autori medievali.


23 - I segni con cui i santi angeli custodi di Maria santissima le si manifestavano.

La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda

Leggilo nella Biblioteca

360. Ho già detto che gli angeli custodi di Maria erano mille, e non uno solo come capita per ogni comune mortale. E in considerazione della sua dignità, i mille angeli custodivano e assistevano Maria con una vigilanza superiore a quella di qualsiasi altro angelo verso l'anima a lui raccomandata. Oltre questi mille, che erano suoi custodi assidui ed ordinari, la servivano, nelle diverse occasioni che si presentavano, molti altri angeli, specialmente dopo il concepimento del Verbo divino incarnato. Dissi anche, come sopra, che la scelta e la nomina di questi mille angeli furono fatte da Dio al tempo della creazione, della giustificazione dei buoni e della cadutà dei cattivi. Dopo che fu loro proposto, come a viatori, l'oggetto della divinità, venne anche manifestata la santissima umanità che avrebbe assunto il Verbo, nonché raffigurata la sua purissima Madre, affinché li potessero riconoscere come loro superiori.

361. Quindi, gli angeli apostati furono castigati, mentre furono premiati quelli ubbidienti, secondo la proporzione che il Signore nella sua giustissima equità volle osservare. Or dunque, per quanto concerne il premio accidentale elargito agli angeli, come ho già avuto modo di dire, esso non fu dato in egual misura: la diversità dipendeva dai differenti sentimenti di affetto che provavano verso i misteri del Verbo incarnato e della sua purissima Madre; misteri che, per ordine, andarono conoscendo prima e dopo la caduta degli angeli cattivi. Proprio a questo premio accidentale si riferiscono l'essere stati eletti per assistere e servire Maria santissima e il Verbo incarnato, come anche il modo e la forma che prendevano, nell'apparire visibilmente alla regina. Questo è quello che intendo spiegare in questo capitolo, confessando, tuttavia, la mia incapacità: è molto difficile, infatti, racchiudere in un semplice discorso, fatto di parole e di termini materiali, le perfezioni e le operazioni di questi spiriti puri ed eccelsi. Se io passassi sotto silenzio questo punto, tralascerei nella storia una gran parte delle sublimi occupazioni che tenevano impegnata la Regina del cielo, quando era pellegrina sulla terra. Dopo aver esercitato le opere con il Signore, la sua occupazione principale era quella di trattare con i suoi ministri, gli spiriti angelici; e pertanto senza questa illustre parte, il racconto della sua santissima vita sarebbe rimasto incompleto.

362. Presupponendo, dunque, quanto finora ho detto degli ordini, delle gerarchie e delle differenze di questi mille angeli, aggiungerò qui la descrizione della forma con la quale apparivano corporalmente alla Regina e signora, rimandando ad altri capitoli il racconto delle apparizioni puramente spirituali e soprannaturali, e dei vari generi di visioni che aveva la regina. I novecento angeli eletti dai nove cori, cento cioè da ciascuno, furono scelti tra quelli che nutrivano maggiore stima, affetto e rispetto per Maria santissima. Quando, poi, le apparivano visibili, davanti agli occhi, avevano l'aspetto di ragazzetti, ma di estrema bellezza e grazia. Il corpo mostrava poco di terreno, perché era purissimo, quasi un cristallo animato e sfavillante di gloria, simile a corpi gloriosi e rifulgenti. Alla bellezza univano dignità e compostezza nel portamento, unitamente ad un'amabile severità. Il vestito era talare, ma sembrava formato di una luce raggiante, simile ad oro brillante e fulgidissimo, tramezzato da assortimenti di finissimi colori, che apparivano alla vista come un'ammirabile e bellissima varietà. Ci si accorgeva, però, facilmente, che quell'ornamento e quella forma visibili non erano qualcosa di percepibile al tatto materiale né si sarebbero potuti toccare con la mano, sebbene si lasciassero distinguere, come avviene per il raggio del sole che, facendo apparire le particelle lucenti, entra per le fessure di una finestra. La radiosità di questi angeli era, tuttavia, incomparabilmente più viva e più bella dello splendore del sole.

363. Tutti gli angeli portavano sulle loro teste delle corone di vivacissimi e finissimi fiori che olezzavano una fragranza soavissima, celeste, mai odorata sulla terra. In mano portavano delle palme tessute e variopinte, significanti le virtù che Maria santissima doveva esercitare santamente e le corone di gloria che doveva conseguire. Tutto questo le veniva manifestato anticipatamente e con dissimulazione, e produceva in lei effetti di gaudio e di giubilo. Sul petto portavano un distintivo simile, in qualche modo, a quelli tessuti sugli abiti degli ordini militari. Era una scritta che diceva: Maria madre di Dio, e costituiva per questi santi principi un segno di gloria, ornamento e bellezza; ma alla regina Maria ne venne tenuto nascosto il significato, finché non ebbe concepito il Verbo incarnato.

364. Questo distintivo con la scritta colpiva l'occhio per lo straordinario splendore che emanava, risaltando e rilucendo in mezzo al fulgido ornamento degli angeli. Essi, inoltre, variavano le loro comparse e i colori per dare significato e senso alla diversità dei misteri e delle molteplici prerogative racchiusi nella santa Città di Dio. La scritta Maria madre di Dio conteneva il più alto titolo onorifico e la più elevata dignità che si potessero avverare in una semplice creatura; con questo titolo essi onoravano la loro e nostra regina, restandone a loro volta onorati... In verità, ricevettero questo sigillo come segno d'appartenenza e premio, per essersi distinti nella devozione e nella venerazione di colei ritenuta la più degna di onore da tutte le creature. Mille volte felici quelli che meritarono la singolare corrispondenza dell'amore di Maria e del suo santissimo Figlio!

365. Gli effetti che questi santi principi con il loro abbigliamento suscitarono nell'animo di Maria, nessuno, al di fuori di lei, potrebbe spiegarli. Le manifestavano metaforicamente il mistero della grandezza di Dio e la perfezione dei suoi attributi: i benefici che le aveva reso e le rendeva, quando l'aveva creata, eletta, arricchita e favorita di tanti doni celesti e tesori divini. Il suo cuore, mediante questi, s'infiammava in grandi incendi d'amore e di lode a Dio, mentre gli effetti crescevano in lei con l'età e il succedersi degli avvenimenti. Quando, poi, si compì l'incarnazione del Verbo, gli angeli le svelarono i misteri, e spiegarono la misteriosa scritta che portavano sul petto, fino allora rimasta a lei nascosta. Dinanzi alla spiegazione del contenuto di quella incantevole scritta ed a quello che le venne fatto comprendere circa la sua dignità al cospetto di Dio, tanto furono il fuoco d'amore, la profonda umiltà, il tenero affetto che si risvegliarono nel candido cuore di Maria - pur riconoscendosi ella incapace e indegna di una elezione così ineffabile e di un mistero così immenso - che non ci sono parole adeguate a spiegarlo.

366. I settanta serafini, piu vicini al trono di Dio, scelti per assistere la Regina, furono quelli che più si distinsero nella venerazione e nell'ammirazione del mistero dell'unione ipostatica delle due nature, divina e umana, nella persona del Verbo. Dal momento che erano più intimamente uniti a Dio per la conoscenza intellettuale e l'amore, desiderarono più degli altri che questo mistero si operasse nel seno di una donna; a questa singolare e speciale inclinazione corrispose il premio, sia quello che concerne la gloria essenziale, sia quello che concerne la gloria accidentale. A quest'ultima - di cui sto parlando - si riferiscono l'onore di assistere Maria santissima e l'essere testimoni dei misteri che in lei si operano.

367. Quando i settanta serafini le apparivano visibilmente, la Regina li contemplava nella stessa forma in cui li vide nell'immaginazione il profeta Isaia e cioè con sei ali. Con due si coprivano il capo, per significare, con questo umile atteggiamento, la debolezza del loro intelletto a penetrare il mistero al cui servizio erano chiamati: prostrati dinanzi alla maestà del loro autore, credevano in questi misteri e li distinguevano attraverso il velo dell'oscura conoscenza che veniva loro data e per la quale esaltavano con eterna lode i santi ed imperscrutabili giudizi dell'Altissimo. Con le altre due ali si coprivano i piedi, la parte inferiore del corpo, e con ciò volevano alludere alla stessa Regina e signora del cielo e alla sua natura umana e terrena. Coprivano i piedi in segno di venerazione, perché reputavano Maria la suprema tra tutte le creature: per la sua incomprensibile dignità e per la sua incommensurabile grandezza la più vicina a Dio stesso e superiore ad ogni intelletto umano creato. E li coprivano, anche, per indicare che, per quanto fossero sublimi serafini, non potevano paragonare i loro passi con quelli di Maria, per la sua eccelsa dignità e nobiltà.

368. Con le due ali del petto volavano, oppure le dispiegavano, per dare ad intendere similmente due cose:

una, l'incessante movimento e volo di amore verso Dio, nonché la lode e la profonda riverenza che gli tributavano; l'altra, la rivelazione che facevano, a Maria santissima, della parte più interna del loro petto, dove nell'essere e nell'operare riverberavano, come in un limpidissimo specchio, i raggi della Divinità. Non era perciò necessario né opportuno che questa si manifestasse continuamente a Maria, mentre era ancora pellegrina sulla terra. La santissima Trinità dispose che la figlia e sposa avesse per ministri i serafini, che sono le creature più intimamente unite e vicine alla Divinità, affinché in essi, questa grande Regina vedesse ritratto, come in un'immagine viva colui che non poteva guardare sempre nella sua forma originale.

369. In questa maniera, la divina sposa godeva del ntratto del suo amato, mentre ne era lontana come viatrice e pellegrina sulla terra; la visione di questi infiammati, sublimi principi del cielo e le conversazioni con essi accendevano il suo cuore con il fuoco ardente dell'amore divino. Il genere e il modo poi di comunicare con gli angeli, indipendentemente dai sensi, erano gli stessi di quelli che osservavano tra loro: gli angeli superiori di un coro illuminano gli inferiori, come ho già detto altre volte. Sebbene la Regina del cielo fosse in dignità e grazia superiore a tutti, tuttavia nella natura, come dice Davide, l'uomo fu fatto inferiore agli angeli. Pertanto, l'ordine, in cui si comunicano le illuminazioni e si ricevono le influenze divine, segue la natura e non la grazia.

370. Gli altri dodici angeli che, come dissi sopra, sono quelli delle dodici porte, di cui san Giovanni parla nel capitolo ventunesimo dell'Apocalisse, si distinsero nell'amore e nella lode a Dio, poiché erano a conoscenza che egli voleva farsi uomo, essere maestro degli uomini, conversare familiarmente con loro e quindi redimerli e, con i suoi meriti, aprire loro le porte del cielo, assumendo come sua coadiutrice, in questo mirabile mistero, la sua santissima Madre. Questi angeli posero un'attenzione speciale alle meravigliose opere della redenzione ed alle vie che Dio avrebbe insegnato, perché gli uomini s'incamminassero verso la vita eterna; vie simboleggiate dalle dodici porte, che corrispondono alle dodici tribù. La ricompensa di questa singolare devozione fu di destinare, come Dio fece, questi angeli ad essere testimoni e segretari dei misteri della redenzione e cooperatori della stessa Regina del cielo nel pnvilegio e servizio di essere madre di misericordia e mediatrice di salvezza per tutti coloro che fossero ricorsi a lei. Perciò, dissi sopra che la regina Maria si serve particolarmente di questi dodici angeli per proteggere, difendere ed aiutare i suoi devoti nelle loro necessità e bisogni, e soprattutto per liberarli dal peccato, ogni volta che questi si rivolgono a lei ed agli angeli nella supplica ed invocazione.

371. Questi dodici angeli le apparivano in forma corporea, come quelli a cui accennai precedentemente, salvo che portavano numerose corone e palme, come segno dei premi riservati ai suoi devoti. Il loro servizio consisteva nel farle conoscere, in modo singolare, l'ineffabile pietà del Signore verso il genere umano, e nel sollecitarla perché ella lo lodasse e ne chiedesse l'esecuzione per gli uomini. A tale scopo, sua Altezza inviava questi angeli, con tali richieste, al trono dell'eterno Padre, come pure li mandava ad illuminare e soccorrere i devoti che la invocavano o quelli che ella voleva aiutare e proteggere. Ciò avvenne frequentemente al tempo della Chiesa primitiva, quando attraverso il ministero degli angeli aiutò gli Apostoli che si trovavano in mezzo alle tribolazioni ed ai travagli. Tuttora dal cielo questi dodici angeli esercitano il medesimo ufficio, assistendo i devoti della loro e nostra Regina.

372. Gli altri diciotto angeli, che restano a formare il numero di mille, furono quelli che si distinsero per l'amorevole dedizione ai misteri dolorosi del Verbo incarnato; per questo fu molto grande la gloria che ne ebbero in premio. Apparivano a Maria santissima in una forma oltre-modo bella: come ornamento portavano diversi segni della passione di Cristo e di altri misteri della redenzione; in particolare avevano una croce sul cuore e una sul braccio, entrambe di singolare bellezza e rifulgenti di una vivissima luce. La vista di un abito così singolare risvegliò nella Regina una grande ammirazione nonché la memoria, colma di tenerezza e compassione, di ciò che avrebbe dovuto patire il Redentore del mondo; suscitò anche fervorosi atti di riconoscenza e rendimento di grazie per i benefici che gli uomini avrebbero ricevuto attraverso la redenzione e il riscatto dal peccato. La nostra amata Signora si serviva, spesso, di questi angeli e li inviava al suo santissimo Figlio con diversi messaggi e suppliche per il bene e la salvezza delle anime.

373. Nel descrivere le forme ed i segni, ho detto anche qualcosa sulle perfezioni di questi spiriti celesti e sui servizi che prestavano, ma molto limitatamente in confronto a quello che in realtà sono. Si tratta di invisibili raggi della Divinità, velocissimi nei movimenti e nelle operazioni, potentissimi nella forza, perfettissimi nella capacità di intendere, senza cadere nel pericolo dell'inganno, ed immutabili nella natura e nella volontà. Inoltre, quello che apprendono una volta non lo dimenticano più né lo perdono più di vista. Sono pieni di grazia e di gloria e non corrono il rischio di perderie; essendo incorporei ed invisibili, quando l'Altissimo permette agli uomini di vederli, assumono un corpo apparente, percettibile ai sensi e conforme allo scopo. Tutti questi mille angeli della regina Maria erano, nella schiera dei loro cori, superiori e tale rango di superiorità riguardava la grazia e la gloria. Essi provvidero alla custodia della nostra amata Signora, incessantemente e per tutta la vita. Adesso in cielo godono della sua vista e della sua compagnia in modo del tutto speciale e gratuito. Ve ne sono alcuni tra loro che lei invia di preferenza ed ordinariamente; però, tutti e mille in alcune occasioni servono per questo ministero, secondo il volere di Dio.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

374. Figlia mia, voglio condensare la dottrina di questo capitolo in tre ammonizioni. La prima è che ti mostri grata con eterna lode e riconoscenza al beneficio che Dio ti elargì nel donarti gli angeli a che ti assistano, ti ammaestrino e ti indirizzino nelle tue tribolazioni e fatiche. Questo è un beneficio che i mortali ordinariamente dimenticano con biasimevole ingratitudine e grave villania, non considerando quanto siano grandi la misericordia e la benignità divina nell'ordinare a questi santi principi - che sono di una natura superiore, spirituale, e pieni di gloria, dignità e bellezza - di assistere, custodire e difendere le creature terrene, così piene, invece, di miserie e di colpe. Per questo oblio, gli uomini ingrati si privano di molti favori da parte degli stessi angeli e suscitano lo sdegno e la collera del Signore. Tu, perciò, o carissima, riconosci il dono che hai ricevuto e cerca con tutte le tue forze di corrispondervi.

375. La seconda ammonizione è che tu, sempre ed in ogni luogo, porti riverenza ed amore a questi spiriti divini, come se li vedessi con gli occhi del corpo. Sii, dunque, attenta ed accorta, come chi sta alla continua presenza dei cortigiani del cielo e non ardire di fare in presenza loro ciò che in pubblico non faresti; né osa tralasciare di operare per il servizio del Signore ciò che essi fanno o che vogliono da te. Considera bene, anche, che essi contemplano sempre il volto di Dio, quali beati; per cui non è giusto che, se volgono contemporaneamente lo sguardo su di te, vedano qualcosa di indecente. Mostrati dunque grata della loro vigilanza, difesa e protezione.

376. La terza ammonizione è che tu stia attenta alle ispirazioni, chiamate ed ammonizioni con cui ti sollecitano ed illuminano in modo da orientare la tua mente e il tuo cuore a vivere nella memoria ed alla presenza di Dio, e all'esercizio di tutte le virtù. Pondera bene: tu spesso li chiami ed essi ti rispondono; tu li cerchi e li trovi; quanto spesso hai chiesto loro notizie sugli attributi e le qualità del tuo diletto ed essi te li hanno elencati; quante altre volte ti hanno spronato ad amare il tuo sposo, e ripreso dolcemente a causa delle tue trascuratezze e tiepidezze. E quando per le tue tentazioni e la tua debolezza hai perduto l'orientamento della luce, essi ti hanno aspettato, sopportato pazientemente e aperto gli occhi, riconducendoti sul diritto cammino della giustificazione e della testimonianza del Signore. Non dimenticare, dunque, o anima, il tanto che tu, a preferenza di molte nazioni e generazioni, devi a Dio, per i benefici di questi angeli; e sforzati di essere grata al Signore e agli stessi angeli, suoi ministri.


36-35 Ottobre 26, 1938 Gli effetti tristi della turbazione. La piccola inferma nel Voler Divino. Chi vive nella Divina Volontà forma l’appoggio al suo Creatore e mette in salvo suoi interessi.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) La mia povera esistenza sente il bisogno estremo di vivere nel Voler Divino. Le amarezze, le pene che mi involgono sono tante, che mi sento come se mi volessero strappare da dentro il Fiat Divino, e perciò sento più che mai il bisogno di vivere in Esso; ma con tutti gli sforzi che faccio di vivere abbandonata nelle sue braccia, non posso fare a meno di sentirmi amareggiata, intontita e turbata dalle tante molestie e dure pene che mi circondano, fino a non poterne più. Mio Gesú, Mamma Celeste, aiutatemi, non vedete che sto per soccombere? Se non mi tenete nelle vostre braccia, se non continuate ad inondarmi con le onde del vostro Voler Divino, Io tremo e temo che ne sarà di me. Deh! non mi lasciate, non mi abbandonate a me stessa in uno stato sì duro. Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesú ha corso per sostenermi nelle sue braccia, e tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia buona, coraggio, non temere, Io non ti lascio né posso lasciarti; ci sono le catene della mia Volontà che mi legano a te e mi rendono inseparabile, e poi, perché temi di uscire dalla mia Volontà? Come per entrare in Essa ci fu un atto fermo, deciso di voler vivere in Essa, così per uscire ci vorrebbe un altro atto fermo e deciso; questo tu non lo hai fatto, né la figlia mia lo farà mai, non è vero? Quello che voglio, che non ti faccia sorprendere dalla turbazione, la quale ti scolorisce, ti fa perdere la freschezza, ti debilita la forza, ti fa perdere la vivacità della luce del Fiat, ed il mio Amore resta represso, l’attenzione perde il passo, e sebbene stai nella mia Volontà, ma stai come se stessi dentro d’una casa, che non ti curi di fare ciò che spetta di fare, ciò che ti conviene di fare per ornarla, ordinarla e darle tutta la sontuosità che ti conviene. Così, stando turbata nella mia Volontà, non badi a ricevere il mio atto creante e operante; quindi, né Io posso darti né tu ricevere, stai come in ozio. Ma però, coraggio, siccome le tue pene sono per causa mia, ti teniamo nella nostra Volontà come la piccola inferma, di cui Io, il primo, mentre soffro insieme con te, perché sono pene mie e soffro più di te, ti faccio da infermiere, ti assisto, ti faccio da letto con le mie braccia, ti metto le mie pene intorno per fortificarti. La nostra Mamma Regina corre per metterti nel suo grembo, per tener difesa la sua piccola figlia inferma. E siccome chi ha operato nel mio Volere è stata la portatrice della gloria e gioia a tutto il Cielo, perciò tutti corrono intorno alla nostra piccola inferma, gli angeli, i santi, per assisterla e prestarsi ai suoi bisogni. Nella nostra Volontà non entrano cose estranee e che non ci appartengono, le stesse pene devono essere pene nostre, altrimenti non trovano la via per entrarvi, perciò coraggio, quello che voglio, che ti stia in pace. Quante volte anch’Io, sotto il torchio di dure pene, mi rendevo infermo, e correvano gli angeli a sostenermi, il mio stesso Padre Celeste, nel vedermi tra pene strazianti, correva, mi prendeva nelle sue braccia per rafforzare la mia gemente Umanità. E la mia Madre, quante, quante volte cadeva inferma nel mio Volere nel vedere le pene del Figlio suo, fino a sentirsi morire, ed Io correvo a sostenerla, me l’affiatavo al mio cuore per non farla soccombere. Perciò quello che voglio è coraggio, pace, non ti abbattere troppo, ed Io ci penserò a tutto”.

(3) Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, tu non sai ancora tutto il gran bene che riceve la creatura col vivere nella mia Volontà, e la grande gloria che dà al suo Creatore. Ogni atto che fa in Essa è un appoggio che Dio fa sulla sua creatura: Appoggio di sua Potenza, di Amore, di Santità. Quanti più atti va ripetendo, tanto più ci fidiamo di essa, e più possiamo appoggiare ciò che è nostro, perché c’è la nostra Volontà che dà capacità e forza alla creatura per ricevere ciò che vogliamo dare; invece, se non troviamo la nostra Volontà ed i suoi atti ripetuti in Essa, non troviamo dove appoggiarci, non possiede né forza, né capacità, né spazio dove poter ricevere i nostri doni, né grazia da poterci fidare. Povera creatura, senza della nostra Volontà; è la vera cittadella senza porte, senza sentinelle che la difendano, esposta a tutti i pericoli; e se vogliamo dare, sarebbe esporre i doni nostri e la stessa Vita nostra ad inutilità e pericoli di subire offese ed ingratitudini, da farci cambiare i doni e le grazie in castighi. Perché tu devi sapere che quando la creatura fa la nostra Volontà, mettiamo a posto i nostri interessi; non operiamo mai a nostro discapito, prima mettiamo in salvo gli interessi, la gloria nostra e poi operiamo; altrimenti sarebbe come se non avessimo cura della nostra Santità, né apprezzassimo i doni nostri, né ciò che facciamo, e né conoscessimo Noi stessi, né la nostra Potenza, né quello che possiamo fare. Chi mai intraprende una impresa senza mettere in salvo prima i suoi interessi? Nessuno, ché può succedere che per disgrazia nella sua impresa può avere delle perdite, ma con aver pensato prima a mettere in salvo i suoi interessi, gli servirà per non scendere dalla sua condizione, e si può mantenere nel suo stato; invece, se non avesse messo in salvo i suoi interessi, si potrebbe ridurre a morire di fame. Ecco perché vogliamo la creatura nella nostra Volontà, perché vogliamo mettere in salvo i nostri interessi. Ciò che diamo, amore, santità, bontà, e tutto il resto, il nostro Volere prende il compito di farceli restituire in altrettanti atti divini, sicché, Amore Divino abbiamo dato, e Amore Divino ci dà. Essa trasforma la creatura nella nostra Santità, Bontà, e ci fa dare atti santi e buoni; sicché anche il suo respiro, il suo moto, il suo passo, è puro e santo. Sentiamo negli atti suoi la somiglianza dei nostri, perché tali ce li rende la nostra Volontà, e quando riceviamo ciò che è nostro dalla creatura, ricambiato in divino dal nostro Fiat, il nostro interesse sta a posto, il nostro Amore festeggia, la nostra Gloria va in trionfo, e prepariamo nuove sorprese di amore, di doni e grazie. Quando l’interesse ci viene, non badiamo più a nulla, abbondiamo tanto, che i Cieli stupiscono.