Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 4° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Giovanni 6
1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Primo libro di Samuele 24
1Davide da quel luogo salì ad abitare nel deserto di Engàddi.2Quando Saul tornò dall'azione contro i Filistei, gli riferirono: "Ecco, Davide è nel deserto di Engàddi".3Saul scelse tremila uomini valenti in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide di fronte alle Rocce dei caprioli.4Arrivò ai recinti dei greggi lungo la strada, ove c'era una caverna. Saul vi entrò per un bisogno naturale, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna.5Gli uomini di Davide gli dissero: "Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: Vedi, metto nelle tue mani il tuo nemico, trattalo come vuoi". Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere.6Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul.7Poi disse ai suoi uomini: "Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore".8Davide dissuase con parole severe i suoi uomini e non permise che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via.
9Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: "O re, mio signore"; Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò.10Davide continuò rivolgendosi a Saul: "Perché ascolti la voce di chi dice: Ecco Davide cerca la tua rovina?11Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna. Mi fu suggerito di ucciderti, ma io ho avuto pietà di te e ho detto: Non stenderò la mano sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore.12Guarda, padre mio, il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, vedi che non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c'è in me alcun disegno iniquo né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla.13Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti, poiché la mia mano non si stenderà su di te.14Come dice il proverbio antico:
Dagli empi esce l'empietà
e la mia mano non sarà contro di te.
15Contro chi è uscito il re d'Israele? Chi insegui? Un cane morto, una pulce.16Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e giudichi la mia causa e mi faccia giustizia di fronte a te".17Quando Davide ebbe finito di pronunziare verso Saul queste parole, Saul disse: "È questa la tua voce, Davide figlio mio?". Saul alzò la voce e pianse.18Poi continuò verso Davide: "Tu sei stato più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male.19Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me, che il Signore mi aveva messo nelle tue mani e tu non mi hai ucciso.20Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare per la sua strada in pace? Il Signore ti renda felicità per quanto hai fatto a me oggi.21Or ecco sono persuaso che, certo, regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d'Israele.22Ma tu giurami ora per il Signore che non sopprimerai dopo di me la mia discendenza e non cancellerai il mio nome dalla casa di mio padre".23Davide giurò a Saul. Saul tornò a casa, mentre Davide con i suoi uomini salì al rifugio.
Salmi 103
1'Di Davide.'
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
3Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
4salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia;
5egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.
6Il Signore agisce con giustizia
e con diritto verso tutti gli oppressi.
7Ha rivelato a Mosè le sue vie,
ai figli d'Israele le sue opere.
8Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
9Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.
10Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.
11Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;
12come dista l'oriente dall'occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.
13Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
14Perché egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
15Come l'erba sono i giorni dell'uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce.
16Lo investe il vento e più non esiste
e il suo posto non lo riconosce.
17Ma la grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli,
18per quanti custodiscono la sua alleanza
e ricordano di osservare i suoi precetti.
19Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono
e il suo regno abbraccia l'universo.
20Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti alla voce della sua parola.
21Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere,
suoi ministri, che fate il suo volere.
22Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in ogni luogo del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.
Salmi 50
1'Salmo. Di Asaf.'
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
2Da Sion, splendore di bellezza,
Dio rifulge.
3Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
4Convoca il cielo dall'alto
e la terra al giudizio del suo popolo:
5"Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno sancito con me l'alleanza
offrendo un sacrificio".
6Il cielo annunzi la sua giustizia,
Dio è il giudice.
7"Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele:
Io sono Dio, il tuo Dio.
8Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici;
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
9Non prenderò giovenchi dalla tua casa,
né capri dai tuoi recinti.
10Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
11Conosco tutti gli uccelli del cielo,
è mio ciò che si muove nella campagna.
12Se avessi fame, a te non lo direi:
mio è il mondo e quanto contiene.
13Mangerò forse la carne dei tori,
berrò forse il sangue dei capri?
14Offri a Dio un sacrificio di lode
e sciogli all'Altissimo i tuoi voti;
15invocami nel giorno della sventura:
ti salverò e tu mi darai gloria".
16All'empio dice Dio:
"Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
17tu che detesti la disciplina
e le mie parole te le getti alle spalle?
18Se vedi un ladro, corri con lui;
e degli adùlteri ti fai compagno.
19Abbandoni la tua bocca al male
e la tua lingua ordisce inganni.
20Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
21Hai fatto questo e dovrei tacere?
forse credevi ch'io fossi come te!
Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati".
22Capite questo voi che dimenticate Dio,
perché non mi adiri e nessuno vi salvi.
23Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora,
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio.
Ezechiele 36
1"Ora, figlio dell'uomo, profetizza ai monti d'Israele e di': Monti d'Israele, udite la parola del Signore.2Così dice il Signore Dio: Poiché il nemico ha detto di voi: Ah! Ah! I colli eterni son diventati il nostro possesso,3ebbene, profetizza e annunzia: Dice il Signore Dio: Poiché siete stati devastati e perseguitati dai vicini per renderci possesso delle altre nazioni e poiché siete stati fatti oggetto di maldicenza e d'insulto della gente,4ebbene, monti d'Israele, udite la parola del Signore Dio: Dice il Signore Dio ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli, alle rovine desolate e alle città deserte che furono preda e scherno dei popoli vicini:5ebbene, così dice il Signore Dio: Sì, con gelosia ardente io parlo contro gli altri popoli e contro tutto Edom, che con la gioia del cuore, con il disprezzo dell'anima, hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo.6Per questo profetizza al paese d'Israele e annunzia ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli: Dice il Signore Dio: Ecco, io parlo con gelosia e con furore: Poiché voi avete portato l'obbrobrio delle genti,7ebbene, dice il Signore Dio, io alzo la mano e giuro: anche le genti che vi stanno d'intorno subiranno il loro vituperio.
8E voi, monti d'Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo d'Israele perché sta per tornare.9Ecco infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati.10Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta la gente d'Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite.
11Moltiplicherò su di voi gli uomini e gli armenti e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore.
12Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli.
13Così parla il Signore Dio: Poiché si va dicendo di te: Tu divori gli uomini, tu hai privato di figli il tuo popolo,14ebbene, tu non divorerai più gli uomini, non priverai più di figli la nazione. Oracolo del Signore Dio.15Non ti farò più sentire gli insulti delle nazioni e non ti farò più subire lo scherno dei popoli; non priverai più di figli la tua gente". Parola del Signore Dio.
16Mi fu rivolta questa parola del Signore:17"Figlio dell'uomo, la casa d'Israele, quando abitava il suo paese, lo rese impuro con la sua condotta e le sue azioni. Come l'impurità di una donna nel suo tempo è stata la loro condotta davanti a me.18Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l'avevano contaminato.19Li ho dispersi fra le genti e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.20Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese.21Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati.22Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati.23Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.24Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo.25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli;26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.28Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.29Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia.30Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le genti.31Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze.32Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o Israeliti".33Così dice il Signore Dio: "Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite.34Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà ricoltivata35e si dirà: La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell'Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate.36I popoli che saranno rimasti attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e ricoltivato la terra che era un deserto. Io, il Signore, l'ho detto e lo farò".
37Dice il Signore Dio: "Permetterò ancora che la gente d'Israele mi preghi di intervenire in suo favore. Io moltiplicherò gli uomini come greggi,38come greggi consacrati, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità. Allora le città rovinate saran ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore".
Lettera agli Ebrei 2
1Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito, per non andare fuori strada.2Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione,3come potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all'inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l'avevano udita,4mentre Dio testimoniava nello stesso tempo con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà.
5Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo.6Anzi, qualcuno in un passo ha testimoniato:
'Che cos'è l'uomo perché ti ricordi di lui
o il figlio dell'uomo perché tu te ne curi?'
7'Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli,
di gloria e di onore l'hai coronato'
8'e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi'.
Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Tuttavia al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa.9Però quel Gesù, che 'fu fatto di poco inferiore agli angeli', lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
10Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza.11Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli,12dicendo:
'Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi;'
13e ancora:
'Io metterò la mia fiducia in lui;'
e inoltre:
'Eccoci, io e i figli che Dio mi ha dato'.
14Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo,15e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.16Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma 'della stirpe di Abramo si prende cura'.17Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.18Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Capitolo II: Nel Sacramento si manifestano all’uomo la grande bontà e l’amore di Dio
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. O Signore, confidando nella tua bontà e nella tua grande misericordia, mi appresso infermo al Salvatore, affamato e assetato alla fonte della vita, povero al re del cielo, servo al Signore, creatura al Creatore, desolato al pietoso mio consolatore. Ma "per qual ragione mi è dato questo, che tu venga a me?" (Lc 1,43). Chi sono io, perché tu ti doni a me; come potrà osare un peccatore di apparirti dinanzi; come ti degnerai di venire ad un peccatore? Ché tu lo conosci, il tuo servo; e sai bene che in lui non c'è alcunché di buono, per cui tu gli dia tutto ciò. Confesso, dunque, la mia pochezza, riconosco la tua bontà, glorifico la tua misericordia e ti ringrazio per il tuo immenso amore. Infatti non è per i miei meriti che fai questo, ma per il tuo amore: perché mi si riveli maggiormente la tua bontà, più grande mi si offra il tuo amore e l'umiltà ne risulti più perfettamente esaltata. Poiché, dunque, questo ti è caro, e così tu comandasti che si facesse, anche a me è cara questa tua degnazione. E voglia il Cielo che a questo non sia di ostacolo la mia iniquità.
2. Gesù, pieno di dolcezza e di benignità, quanta venerazione ti dobbiamo, e gratitudine e lode incessante, per il fatto che riceviamo il tuo santo corpo, la cui grandezza nessuno può comprendere pienamente. Ma quali saranno i miei pensieri in questa comunione con te, in questo avvicinarmi al mio Signore; al mio Signore che non riesco a venerare nella misura dovuta e che tuttavia desidero accogliere devotamente? Quale pensiero più opportuno e più salutare di quello di abbassarmi totalmente di fronte a te, esaltando, su di me la tua bontà infinita? Ti glorifico, o mio Dio, e ti esalto in eterno; disprezzo me stesso, sottoponendomi a te, dal profondo della mia pochezza. Ecco, tu sei il santo dei santi, ed io una sozzura di peccati. Ecco, tu ti abbassi verso di me, che non sono degno neppure di rivolgerti lo sguardo. Ecco, tu vieni a me, vuoi stare con me, mi inviti al tuo banchetto; tu mi vuoi dare il cibo celeste, mi vuoi dare da mangiare il pane degli angeli: nient'altro, veramente, che te stesso, "pane vivo, che sei disceso dal cielo e dai la vita al mondo (Gv 6,33.51). Se consideriamo da dove parte questo amore, quale degnazione ci appare; quanto profondi ringraziamenti e quante lodi ti si debbono!
3. Quanto fu utile per la nostra salvezza il tuo disegno, quando hai istituito questo sacramento; come è soave e lieto questo banchetto, nel quale hai dato in cibo te stesso! Come è ammirabile questo che tu fai; come è efficace la tua potenza e infallibile la tua verità. Infatti, hai parlato "e le cose furono" (Sal 148, 5); e fu anche questo sacramento, che tu hai comandato. Mirabile cosa, degna della nostra fede; cosa che oltrepassa la umana comprensione che tu, o Signore Dio mio, vero Dio e uomo, sia tutto sotto quella piccola apparenza del pane e del vino; e che tu sia mangiato senza essere consumato. "Tu, o Signore di tutti", che, di nessuno avendo bisogno, hai voluto, per mezzo del Sacramento, abitare fra noi (2 Mac 14,35), conserva immacolato il mio cuore e il mio corpo, affinché io possa celebrare sovente i tuoi misteri, con lieta e pura coscienza; e possa ricevere, a mia salvezza eterna, ciò che tu hai stabilito e istituito massimamente a tua glorificazione e perenne memoria di te.
4. Rallegrati, anima mia, e rendi grazie a Dio per un dono così sublime, per un conforto così straordinario, lasciato a te in questa valle di lacrime. In verità, ogni qualvolta medito questo mistero e ricevi il corpo di Cristo, lavori alla tua redenzione e ti rendi partecipe di tutti i meriti di Cristo. Mai non viene meno, infatti, l'amore di Cristo; né si esaurisce la grandezza della sua intercessione. E' dunque con animo sempre rinnovato che ti devi disporre a questo Sacramento; è con attenta riflessione che devi meditare il mistero della salvezza. E quando celebri la Messa, o l'ascolti, ciò deve apparirti un fatto così grande, così straordinario e così pieno di gioia, come se, in quello stesso giorno, scendendo nel seno della Vergine, Cristo si facesse uomo, patisse e morisse pendendo dalla croce.
LETTERA 2: Agostino esprime a Zenobio la brama d'intrattenersi con lui anche di persona e di terminare la questione che avevano cominciato a discutere.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta nello stesso tempo (386-7).
Agostino esprime a Zenobio la brama d'intrattenersi con lui anche di persona e di terminare la questione che avevano cominciato a discutere.
AGOSTINO A ZENOBIO
1. Siamo fra noi perfettamente d'accordo, come io penso, che tutte le cose che la nostra percezione fisica può attingere, non possono neppure per un istante rimanere nello stesso stato, ma passano, spariscono e non hanno nulla di attuale: cioè, per parlare chiaro, non hanno vera esistenza. Per questo la vera divina filosofia esorta a frenare e a sopire l'amore per esse, che è quanto mai funesto e fonte di moltissime pene; affinché l'anima, anche durante il tempo in cui guida questo corpo, con tutto il suo essere tenda e ardentemente aneli verso ciò che persiste sempre nel medesimo stato e non piace per una bellezza peregrina. Stando così le cose, e sebbene la mia mente ti veda in se stessa reale e schietto, come ti si può amare senza alcuna inquietudine, tuttavia confessiamo che quando ti diparti da noi fisicamente e sei in luoghi lontani, cerchiamo di incontrarti e di vederti e perciò lo desideriamo finché è possibile. Questo difetto, se ben ti conosco, senza dubbio non ti dispiace in noi, e, pur desiderando ogni bene per le persone a te più care ed intime, hai paura che esse ne siano guarite. Se poi tu hai una tale forza d'animo da poter riconoscere questa trappola e ridere di coloro che vi sono incappati, sei davvero grande e diverso. Io, per parte mia, desidero essere rimpianto nella misura in cui rimpiango un assente. Tuttavia faccio attenzione, per quanto posso, e mi sforzo di non amare nulla che possa essere lungi da me mio malgrado. Insieme con questo dovere io ti ricordo anche, qualunque sia la tua disposizione in proposito, che bisogna concludere la discussione iniziata con te, se abbiamo cura di noi stessi. Infatti non permetterei in nessun modo che si concludesse con Alipio, anche s'egli lo volesse. Ma non lo vuole, giacché l'educazione non gli permette ora d'adoprarsi meco per intrattenerti con noi col maggior numero possibile di lettere, dato che cerchi di evitarlo per non so quale necessità.
9 - Maria santissima viene a conoscere che Lucifero si rialza per perseguitare la Chiesa e opera contro di lui a difesa dei fedeli.
La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca135. La grande Signora dell'universo, collocata nel supremo grado della grazia e della santità possibile a una semplice creatura, mirava con gli occhi della sua conoscenza divina il piccolo gregge dei credenti, che si moltiplicava continuamente. Con la vigilanza di una madre e di un pastore, dall'elevato monte su cui l'aveva posta la destra del suo Unigenito onnipotente, controllava e indagava se sulle sue pecorelle incombessero pericoli o insidie dei voraci lupi infernali, dei quali le era noto l'odio contro di esse. Custodita da lei, Regina della luce, la famiglia che aveva accettato come sua e che stimava eredità e porzione di Gesù, eletta dall'Altissimo tra tutti, era ben protetta. Per alcuni giorni, la navicella della Chiesa avanzò felicemente, governata sia con i consigli e gli ammonimenti che le dava sia con le suppliche che incessantemente innalzava per essa, attendendo senza perdere alcuna occasione a quanto era necessario a questo fine e per la consolazione dei Dodici e degli altri.
136. Poco dopo la discesa dello Spirito ella, rinnovando tali preghiere, disse: «Figlio mio e Dio d'amore, so che il vostro gregge, del quale mi avete fatto madre e difesa, non vale meno dell'infinito prezzo del vostro sangue, con il quale l'avete riscattato dal potere delle tenebre. Dunque, è giusto che io vi doni ancora la mia vita e tutto quello che sono, per la conservazione e la crescita di ciò che è tanto prezioso nel vostro beneplacito. Mio sovrano, che io muoia se sarà necessario, affinché il vostro nome sia magnificato e la vostra gloria si dilati ovunque. Gradite il sacrificio delle mie labbra e del mio volere, che vi offro insieme ai vostri stessi meriti. Posate con pietà lo sguardo sui devoti, accompagnate quanti solo in voi sperano e si abbandonano alla vera fede. Guidate Pietro, vostro vicario, così che possa dirigere con prudenza e saggezza le pecorelle che gli avete affidato. Volgetevi con benevolenza verso gli apostoli, vostri ministri e miei signori: andate incontro ad essi con le benedizioni della vostra dolcezza, perché tutti noi possiamo compiere la vostra volontà».
137. Alle sue domande, sua Maestà rispose: «Sposa e diletta mia, scelta tra tutti per la pienezza del mio compiacimento, i vostri desideri mi stanno a cuore. Come già sapete, però, bisogna che i cristiani ricalchino le mie orme e mettano in pratica i miei insegnamenti, imitandomi sulla via della sofferenza e della croce, che i miei discepoli, amici intimi e seguaci devono abbracciare, poiché non possono essere tali se non a queste condizioni. È anche essenziale che essi portino la zavorra delle persecuzioni, affinché si inoltrino sicuri tra la prosperità del mondo e i suoi pericoli; così richiede la mia sublime provvidenza. State dunque attenta e osservate l'ordine con il quale ciò deve essere disposto».
138. Ed ecco che immediatamente alla Vergine venne manifestato in visione che Lucifero e numerosissimi demoni si rialzavano dalle caverne dove erano rimasti oppressi da quando vi erano stati precipitati. Questo enorme drago con sette teste usciva come dal mare, precedendo gli altri. Benché molto debilitato, come un convalescente che dopo una lunga e grave malattia può appena reggersi in piedi, nella superbia aveva implacabile furore e tracotanza, in misura superiore alla sua forza, secondo la profezia di Isaia. Da una parte mostrava l'abbattimento provocato in lui dalla vittoria del nostro Maestro e dal trionfo che questi aveva riportato sul duro legno, dall'altra un vulcano di sdegno che ardeva nel suo petto contro la comunità ecclesiale e i suoi membri. Appena salito sulla terra, la percorse e la riconobbe tutta; quindi, si diresse subito a Gerusalemme per cominciare in tale città a esprimere la sua rabbia contro quel gregge e iniziò a spiarlo da lontano aggirandosi intorno ad esso, che era umile ma terribile per la sua arrogante malizia.
139. Allorché ebbe scrutato la moltitudine di quelli che avevano accolto il Vangelo e ogni giorno ricevevano il sacro battesimo, ebbe visto che i Dodici diffondevano il loro annuncio e operavano tante meraviglie a beneficio delle anime e che i convertiti rinunciavano alle ricchezze e le disprezzavano, ed ebbe esaminato tutti i principi di invincibile santità con i quali veniva fondata la Chiesa , accrebbe la sua collera e prese a lanciare tremende urla, riconcentrandosi nella sua stessa perfidia. Come furibondo verso se stesso per quanto poco potesse contro l'Eterno e bramoso di bere le pure acque del Giordano, si sforzava di avvicinarsi all'assemblea dei credenti, ma non ci riusciva, perché essi erano tutti uniti in carità perfetta. Questa, con la fede, la speranza e l'umiltà, era un castello insuperabile per lui e per i suoi malvagi servitori. Cercava di scoprire se alcuni vivessero trascuratamente per investirli e divorarli, provava parecchi stratagemmi per tentarli e per attirare qualcuno a permettergli l'ingresso, aprendo una breccia nella fortezza delle virtù che ravvisava in essi; ma ciascun punto era ben difeso per la vigilanza degli apostoli, per l'efficacia della grazia e, molto più, per la protezione di Maria beatissima.
140. Quando la Madre scorse satana con un tale esercito e capì con quanta ira insorgesse, fu trafitta da un dardo di compassione e di dolore, poiché era consapevole da un lato della debolezza e dell'ignoranza degli uomini e dall'altro dell'astuzia del serpente antico. Per frenare il suo orgoglio, si rivolse contro di lui con queste parole: «Chi è come Dio che dimora nelle altezze? O stolto e folle avversario, quello stesso che ti ha sconfitto sul Calvario e ha prostrato la tua arroganza riscattando il genere umano dalla tua crudele tirannia ti comandi adesso: la sua potenza ti annienti e la sua sapienza ti confonda e ti scagli nel profondo abisso. Io lo faccio in suo nome, affinché tu non possa impedire l'esaltazione che tutti gli devono rendere in quanto loro Signore e liberatore». Detto ciò, continuò le sue implorazioni: «Padre mio, se il vostro braccio non trattiene e dissipa la furia del diavolo e dei suoi, senza dubbio egli rovinerà e distruggerà tutta la terra nei suoi abitanti. Voi siete sovrano di misericordia e di clemenza per le vostre creature: non lasciate che questo serpente inietti il suo veleno in coloro che sono stati lavati con il sangue dell'agnello, vostro Figlio. È ammissibile che vogliano essi stessi mettersi in balia di una bestia così brutta, del nemico mortale? Come avrà riposo il mio cuore, se vedrò finire in tanto miserevole sfortuna qualcuno a cui è già toccato il frutto di questo sacrificio? Oh, se l'odio del principe delle tenebre si riversasse tutto su di me e fossero salvi i redenti! Io, mio Re, combatterò per voi: rivestitemi del vostro vigore per piegarlo e per schiacciare la sua alterigia».
141. Per merito di tale supplica e resistenza, Lucifero si avvilì molto e per il momento non ebbe l'ardire di accostarsi a nessuno dei devoti; la sua irritazione, però, non trovò per questo sollievo, ed anzi egli usò l'espediente di avvalersi degli scribi, dei farisei e di quanti ancora sapeva costanti nella loro ostinazione e cattiveria. Si recò da costoro e, tramite diverse seduzioni, li riempì di invidia e di furore contro i discepoli, ottenendo così la persecuzione che non aveva potuto mettere in atto da solo. Fece immaginare a tutti che la predicazione della Chiesa sarebbe stata più deleteria di quella di Gesù di Nazaret, il cui nome si pretendeva di celebrare davanti a loro, che lo avevano crocifisso come malfattore. Ne sarebbero stati pesantemente disonorati ed essa, con i frequenti miracoli che venivano compiuti tra il popolo, avrebbe attirato tutti a sé. I maestri e i dottori della legge sarebbero stati disprezzati e non avrebbero più guadagnato come al solito, perché i nuovi fedeli davano ogni cosa ai capi della comunità; questo danno, poi, avanzava a grandi passi, in quanto essi erano già numerosissimi.
142. I suoi consigli scellerati erano ben adattati alla cieca ingordigia e ambizione dei giudei, che dunque li accettarono come assai buoni e conformi ai loro desideri. Ne risultò che i farisei, i sadducei, i magistrati e i sacerdoti tennero molte sedute contro i Dodici, come riferisce san Luca negli Atti. La prima fu quando san Pietro e san Giovanni alla porta del tempio guarirono un tale, storpio fin dalla nascita, che aveva quarant'anni ed era noto in tutta Gerusalemme. Ciò si divulgò tanto che accorse un'enorme folla, fuori di sé per lo stupore. Il vicario di sua Maestà tenne un lungo discorso, provando che non c'era salvezza in alcun altro nome fuorché in quello di Gesù, per il cui potere avevano sanato quella persona. L'indomani i membri del sinedrio si riunirono e li citarono in giudizio; però, dato che il fatto era ormai risaputo e la gente glorificava l'Altissimo per esso, furono così sconcertati che non osarono castigarli, ma imposero loro di non insegnare più nel nome di Gesù di Nazaret. San Pietro replicò con animo invitto che non era possibile, perché l'Onnipotente ordinava loro il contrario e non era giusto disobbedire a lui per obbedire agli uomini. Dopo aver ricevuto questa minaccia, i due furono rimessi in libertà e andarono subito a informare la Regina , benché le fosse stato mostrato tutto in visione. Quindi, iniziarono a pregare e di nuovo lo Spirito discese su ognuno con segni visibili.
143. Di lì a qualche giorno avvenne la prodigiosa punizione di Ananìa e di Saffira, i quali, tentati dall'avidità, cercarono di ingannare san Pietro portandogli solo parte di quanto avevano ricavato dalla cessione di un podere e nascondendo il resto. Poco prima Bàrnaba, chiamato anche Giuseppe, un levita originario di Cipro, aveva venduto un campo consegnando l'intero importo agli apostoli. Affinché si comprendesse bene che tutti dovevano agire con la stessa sincerità, caddero morti l'uno dopo l'altro ai piedi del capo dei dodici. Tutta la città fu intimorita da un evento così terribile e questi ultimi poterono evangelizzare con franchezza; ma i magistrati e i sadducei, pieni di livore, fecero arrestare san Pietro e san Giovanni e li fecero gettare nella prigione pubblica, dove rimasero solo per un breve tempo grazie all'intervento di Maria.
144. Non voglio passare sotto silenzio ciò che accadde segretamente nell'episodio di Ananìa e Saffira, sua moglie. La Signora del cielo apprese che il demonio e i suoi ministri provocavano i responsabili dei giudei perché ostacolassero la proclamazione della lieta novella, e che per tali suggestioni essi avevano accusato i due discepoli dopo la guarigione dello storpio e avevano intimato loro di non parlare più nel nome di Gesù. Considerando l'impedimento che ne sarebbe derivato per la conversione delle anime, se non si fosse bloccata una simile malvagità, si rivolse un'altra volta contro il drago, come si era offerta di fare. Prendendo come sua questa causa con più vigore di quello che aveva avuto Giuditta, dichiarò al crudele tiranno: «Nemico dell'Eterno, come hai l'audacia di insorgere contro le sue creature, mentre per la passione del mio unigenito e Dio vero sei stato superato, oppresso e spogliato delle tue facoltà? Che cosa puoi, basilisco velenoso, legato e incarcerato perennemente tra le pene infernali? Non sai che sei soggetto alla forza infinita dell'eccelso sovrano e non sei in grado di opporti alla sua invincibile volontà? In suo nome, ti ingiungo di precipitare con i tuoi servitori nelle caverne dalle quali sei uscito per perseguitare i cristiani».
145. Satana non poté resistere al suo comando, perché il Redentore, per atterrire maggiormente i diavoli, permise che in quel momento lo riconoscessero tutti presente sotto le specie sacramentali nel petto dell'imbattibile Madre come nel trono della sua gloria; fu lo stesso anche in altre occasioni nelle quali ella confondeva Lucifero. In questa, le legioni che lo accompagnavano piombarono con lui negli abissi, schiacciate dalla virtù divina che percepivano provenire da quella donna singolare. Per un po restarono tutti laggiù, emettendo urla tremende e adirandosi spaventosamente con se stessi sia per la loro sorte disgraziata, che erano consapevoli di non poter mai cambiare, sia perché disperavano di avere la meglio sulla Principessa e su quanti ella avrebbe accolto sotto la sua protezione. Con tale furioso dispetto, il serpente disse ai suoi: «Quale sventura è mai questa nella quale mi vedo? Consigliatemi: che cosa posso fare contro questa mia rivale, che tanto mi tormenta? Ella da sola mi combatte più di tutti gli altri. Vi pare forse bene che io cessi di osteggiarla, affinché non finisca di calpestarmi? Esco regolarmente sconfitto dagli scontri con lei. Mi rendo conto che abbatte sempre più le mie energie e che a poco a poco le annienterà, e allora non potrò più niente contro i seguaci del Salvatore. Come posso, però, sopportare un fardello così ingiusto? Dove è finita la mia altera potenza? Devo forse sottometterla a costei, di natura tanto inferiore e vile rispetto alla mia? Per il momento non ho il coraggio di affrontarla. Facciamo in modo di circuire qualcuno dei suoi amati: ciò alleggerirà il mio sconcerto e io sarò soddisfatto».
146. Il Signore lasciò che il principe infernale e gli altri tornassero a tentare e mettere alla prova i suoi. Quando ebbero capito lo stato in cui questi erano e la grandezza delle loro doti, non trovavano vie per entrare né riuscivano a far accettare ad alcuno le insanie e le illusioni che presentavano. Valutando le caratteristiche e le inclinazioni di tutti, attraverso le quali - ahimè - ci muovono sempre duramente guerra, scorsero che Ananìa e Saffira erano più attaccati degli altri al denaro e in passato lo avevano cercato smaniosamente. Il seduttore li ferì in questo punto, in cui li ravvisava più deboli, suggerendo loro di riservarsi una parte del ricavato della vendita di un podere che cedevano per dare i soldi a coloro dai quali avevano ricevuto la fede e il battesimo. Essi si fecero sopraffare dal suo ignobile inganno, perché era conforme ai loro istinti; ma il peccato di entrambi fu manifestato a san Pietro che li punì facendoli accasciare improvvisamente morti ai suoi piedi, prima il marito e poi la moglie. Questa, ignara di quello che era già avvenuto al consorte, arrivò appena dopo e, mentendo come aveva fatto lui, spirò nella stessa maniera.
147. La Vergine intese subito le trame del demonio e che quei coniugi gli facevano insinuare le sue perfide suggestioni. Piena di compassione e di dolore, si prostrò davanti a sua Maestà e, gemendo interiormente, gli parlò: «Ahimè! Mio tesoro e mio Re, come questo drago feroce fa presa sulle semplici pecorelle del vostro gregge? Come tollererò di osservare il contagio dell'avidità e della falsità infettare le anime che sono costate il vostro sangue? Se il crudelissimo nemico si impossesserà impunemente di esse, crescerà la rovina con il cattivo esempio e con la fragilità umana, così che gli uni andranno dietro agli altri nella caduta. Perirò per la pena di aver compreso quanto pesi la colpa nella vostra equità, e quella dei figli più di quella degli estranei. Mio adorato, ponete rimedio a un simile danno, dato che me lo avete svelato». Ed egli: «Mia diletta, non si affligga il vostro cuore, nel quale vivo, perché ricaverò molti vantaggi per i miei devoti da questo male, che a tale scopo la mia provvidenza ha permesso. Il castigo che infliggerò sarà un avvertimento per gli altri, affinché abbiano timore e in avvenire si guardino dalla cupidigia, poiché la stessa fine o il mio sdegno sovrastano chi se ne macchia; il mio giudizio, infatti, è sempre il medesimo nei confronti di coloro che sono ribelli al mio volere, che la santa legge indica».
148. Ella si consolò, pur sentendo molta pietà dei due. Frattanto, pregò per tutti gli altri credenti perché non fossero irretiti da satana, e si rivolse di nuovo contro di lui atterrandolo e precipitandolo perché non istigasse i giudei. Grazie al vigore con cui tratteneva gli avversari, i primi cristiani godevano di somma pace e tranquillità. Quella felicità e protezione sarebbe continuata perennemente, se gli uomini non l'avessero disprezzata, abbandonandosi alle stesse menzogne e ad altre peggiori. Oh, se paventassero l'esperienza di Ananìa e Saffira e ricalcassero le orme degli apostoli! Questi, dal carcere, invocarono il favore dell'Altissimo e quello della loro Signora e madre, la quale, appena conobbe con l'illuminazione divina che erano stati arrestati, stesa a forma di croce fece per loro questa orazione:
149. «Glorioso sovrano, Creatore dell'universo, mi sottometto completamente al vostro beneplacito e confesso che è conveniente che, come la vostra infinita sapienza dispone e ordina, i discepoli si modellino su di voi, loro maestro, vera luce e guida degli eletti. Voi siete venuto in umiltà sulla terra per avvalorare tale virtù, abbattere la superbia e additare il cammino della croce per mezzo della pazienza nelle tribolazioni e negli oltraggi. So anche che i vostri seguaci devono conformarsi a questa dottrina e stabilirla nella comunità ecclesiale. Se è possibile, però, che per adesso essi abbiano libertà e vita per fondare la Chiesa e proclamare il vostro sublime nome al mondo, conducendolo alla vera fede, vi supplico di darmi licenza di soccorrere il vostro vicario, il mio figlio e vostro prediletto e tutti quelli che sono reclusi per astuzia di Lucifero. Costui non possa vantarsi di avere trionfato sui vostri servi e non alzi la testa contro gli altri».
150. A questa domanda, egli rispose: «Mia sposa, si compia quanto chiedi, poiché tale è la mia volontà. Invia i tuoi angeli a distruggere le opere del diavolo, perché la mia forza è con te». Con il suo consenso, ella ne scelse uno di gerarchia assai elevata, affinché sciogliesse le catene a Pietro e Giovanni. Nel capitolo quinto degli Atti san Luca afferma che egli li fece uscire di notte, come gli era stato comandato, ma non rivela il segreto di questo miracolo. Lo spirito superno, rivestito di splendore e bellezza, manifestò di aver ricevuto dalla sua Regina l'incarico di condurli fuori; quindi, li esortò a recarsi a predicare, come essi fecero. Altri dei custodi di Maria furono mandati dai magistrati e dai sacerdoti, per allontanare i demoni e suggerire che non osassero ostacolare l'evangelizzazione. Essi obbedirono e adempirono puntualmente quanto era stato affidato loro. Ne conseguì ciò che lo stesso autore riferisce, nel passo già citato, riguardo al discorso tenuto nel sinedrio dal venerabile dottore Gamalièle. Mentre gli altri erano confusi sul modo in cui si sarebbe dovuto procedere con i due apostoli, che erano già nel tempio, senza che si capisse da chi e come fossero stati tratti fuori dalla prigione, egli espresse il consiglio di non occuparsi di essi: se la loro attività veniva da Dio, non l'avrebbero potuta impedire; altrimenti, sarebbe svanita da sé, come era accaduto nel caso dei falsi profeti Tèuda e Giuda il Galileo, che avevano inventato delle sette ed erano periti entrambi con tutti i loro ammiratori.
151. Fu per ispirazione degli esseri celesti che Gamalièle parlò in quella maniera e che gli altri lo ascoltarono, anche se ingiunsero che Gesù di Nazaret non fosse più annunciato, per la propria reputazione e il proprio interesse. Dunque, dopo averli castigati, li lasciarono andare, dato che li avevano fatti catturare ancora. Come al solito, essi tornarono subito ad informare la Principessa , che sempre li accoglieva con affetto materno e con gioia constatando in loro tanta costanza nel dolore e tanto zelo della salvezza dei fratelli. In questa occasione, disse: «Signori miei, ora vi vedo autentici imitatori di Cristo, ora che per lui sopportate ingiurie e offese, e con letizia lo aiutate a portare la croce. Ora siete suoi degni ministri e collaboratori, così che gli uomini conseguano i frutti del suo sangue, sparso per essi. La sua destra onnipotente vi benedica e vi comunichi la sua forza». Pronunciò queste parole in ginocchio e baciando loro le mani, e poi si mise a servirli.
Insegnamento della Regina del cielo
152. Carissima, da ciò che qui hai inteso e scritto puoi ricavare molti avvertimenti per il bene tuo e di tutti i fedeli. In primo luogo, devi considerare la sollecitudine e la premura con cui mi prendevo cura della felicità perpetua di tutti i credenti, senza sottovalutare la loro più piccola necessità e il più lieve rischio. Insegnavo loro la verità, pregavo instancabilmente, li rianimavo nelle difficoltà, facevo in modo di vincolare a me l'Eterno affinché li assistesse, li difendevo dalle lusinghe e dal furibondo sdegno dei nemici infernali. Continuo a fare lo stesso da quassù e, se non tutti lo sperimentano, non è perché io non mi impegni in loro favore, ma perché sono assai pochi coloro che mi invocano di tutto cuore e si dispongono per guadagnare l'efficacia della mia tenerezza di madre. Li soccorrerei, se si rivolgessero a me e temessero i terribili inganni con i quali il grande drago li inviluppa e li lega alla loro condanna. Per farli risvegliare dal loro letargo, do ad essi questo ammonimento: quanti si dannano dopo la morte del mio beatissimo Unigenito, nonostante i benefici che per mia intercessione egli incessantemente concede, subiscono tormenti peggiori di coloro che si sono smarriti prima della sua incarnazione e della mia stessa nascita. Così, chi da adesso in poi comprenderà questi misteri e li disprezzerà sarà punito con pene nuove e più dure.
153. Inoltre, è opportuno che i discepoli riflettano sulla stima in cui devono tenere se stessi, dal momento che ho fatto e ancora faccio tanto per loro dopo che sua Maestà li ha redenti. La spensieratezza su questo è realmente riprensibile e meritevole di supplizi tremendi. Quale ragione può volere o a quale intelletto può sembrare giusto che per un diletto passeggero dei sensi, che nel migliore dei casi finisce con la vita e spesso in brevissimo tempo, si affatichi tanto una persona che ha fede? E che, al contrario, non si preoccupi affatto della propria anima che è imperitura, trascurandola come se anch'essa avesse termine con le cose visibili? Non si pondera che, quando tutto scompare, questa comincia a soffrire o a godere per sempre. Tu ne sei consapevole e ti è nota la comune perversità: non stupirti che oggi satana abbia tanto vigore, perché, dove vi è ininterrotta battaglia, chi vince acquista le energie perse dallo sconfitto. Ciò si verifica maggiormente nella crudele lotta con il demonio, poiché chi lo supera resta saldo e debilita lui, come avvenne quando mio Figlio lo abbatté, ed io dopo di lui. Se, però, egli si riconosce trionfante, innalza la sua presunzione e riprende potere, come ne ha attualmente nel mondo, perché quanti amano la sua vanità gli si sono assoggettati, seguendolo sotto la sua bandiera e andando dietro alle sue fallaci promesse.
154. Guardati da questo pericolo e sii sempre attenta a non aprire alcuna porta alle seduzioni della cruentissima bestia. Tieni davanti agli occhi l'esempio di Ananìa e Saffira, nei quali si introdusse avendo intuito la loro sete di denaro. Voglio che tu non desideri niente sulla terra e che estingua le inclinazioni della tua debole natura, in maniera tale che neppure i medesimi diavoli con tutta la loro diligenza possano congetturare in te alcun moto sregolato di superbia, avidità, vanità, ira o di qualunque altra passione. Questa è la scienza dei santi, senza la quale nessuno può essere sicuro nella carne corruttibile e per la cui ignoranza moltissimi vanno in rovina. Apprendila bene e trasmettila alle tue religiose, affinché ciascuna sia vigile sentinella di se stessa; così, rimarranno nella pace e nella carità vera e, unite nella quiete e tranquillità dello Spirito di Dio e fortificate dall'esercizio di tutte le virtù, saranno un castello inespugnabile per gli avversari. Richiama alla loro memoria il castigo dei due coniugi ed esortale ad osservare scrupolosamente la Regola e le Costituzioni, perché in tal modo si conquisteranno la mia protezione e la mia particolare custodia.
11-118 Marzo 2, 1916 L’anima che vive nella Divina Volontà, come va operando il bene, fa uscire da Dio quel bene.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continuo i miei giorni amarissimi, Gesù benedetto scarseggia molto nel venire, e se mi lamento, o mi risponde con un singhiozzo di pianto, oppure mi dice:
(2) “Figlia mia, tu sai che non vengo spesso ché i castighi si vanno sempre più stringendo, quindi perché ti lamenti? “.
(3) Ma però io sono giunta ad un punto che non ne potevo più, e ho rotto in pianto, e Gesù per quietarmi e rafforzarmi è venuto, e quasi tutta la notte l’ho passata con Gesù; e ora mi baciava, mi carezzava, mi sosteneva, ora si gettava nelle mie braccia per prendere riposo, ora mi faceva vedere il terrore delle gente, e chi fuggiva da un punto e chi dall’altro. Ricordo pure che mi ha detto:
(4) “Figlia mia, ciò che Io contengo nella potenza, l’anima lo contiene nella volontà, sicché tutto quel bene che veramente vuol fare, Io lo guardo come se in realtà l’anima lo avesse fatto. Onde Io ci tengo Volere e Potere, se voglio posso; invece l’anima molte cose non può, ed il volere supplisce al potere, e così si va assomigliando a Me, ed Io vo arricchendo l’anima di tutti quei meriti che contiene la sua buona volontà, e che vuol fare la sua volontà”.
(5) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, quando l’anima si dona tutta a Me, Io vi stabilisco la mia dimora, molte volte mi piace di chiudere tutto e starmene all’oscuro, altre volte mi piace dormire, e l’anima metto come sentinella, affinché non faccia venire nessuno a molestarmi e rompere il mio sonno, e se occorre deve affrontare lei le molestie, e rispondere per Me. Altre volte mi piace d’aprire tutto e far entrare i venti, le freddezze delle creature, i dardi delle colpe che mi mandano, e tant’altre cose, e l’anima dev’essere contenta di tutto, deve farmi fare ciò che voglio, anzi deve fare sue le cose mie, e se Io non sono libero di fare ciò che voglio, sarei un infelice in quel cuore se dovessi stare attento a farle sentire quanto godo, e nascondere, a mio malgrado, quanto soffro, sicché dove starebbe la mia libertà? Ah! tutto sta nella mia Volontà, l’anima se prende questa prende tutta la sostanza del mio Essere, e rinchiude tutto Me in lei, e come va operando il bene, tenendo in sé la sostanza della mia Vita, fa uscire quel bene da Me stesso, e uscendo da Me, come raggio di luce corre a bene di tutte le creature”.