Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 4° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Luca 7
1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro.3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano,5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga".6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto;7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!".10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!".14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!".15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo".17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.
18Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi19e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?".20Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?".21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.22Poi diede loro questa risposta: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: 'i ciechi riacquistano la vista', gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, 'ai poveri è annunziata la buona novella'.23E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!".
24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?25E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re.26Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta.27Egli è colui del quale sta scritto:
'Ecco io mando davanti a te il mio messaggero,
egli preparerà la via davanti' a te.
28Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.29Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni.30Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio.
31A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?32Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!
33È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.35Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli".
36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.37Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato;38e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
39A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice".40Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure".41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?".43Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene".44E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.45Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.46Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco".48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati".49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?".50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!".
Secondo libro dei Maccabei 14
1Dopo un periodo di tre anni, venne all'orecchio degli uomini di Giuda che Demetrio, figlio di Selèuco, era sbarcato nel porto di Tripoli con un grande esercito e la flotta2e si era impadronito del paese, eliminando Antioco e il suo tutore Lisia.3Un certo Àlcimo, che era stato prima sommo sacerdote, ma che si era volontariamente contaminato nei giorni della secessione, accorgendosi che per nessun verso si apriva a lui una via di salvezza né ulteriore accesso al sacro altare,4andò dal re Demetrio verso l'anno centocinquantuno offrendogli una corona d'oro e una palma oltre ai tradizionali ramoscelli di ulivo del tempio e per quel giorno stette quieto.5Ma colse l'occasione favorevole alla sua follia, quando fu chiamato da Demetrio al consiglio e fu interrogato in quale disposizione e mentalità si tenessero i Giudei. A questa richiesta rispose:6"I Giudei che si dicono Asidèi, a capo dei quali sta Giuda il Maccabeo, alimentano guerre e ribellioni e non lasciano che il regno trovi la tranquillità.7Per questo anch'io, privato della dignità ereditaria, intendo dire del sommo sacerdozio, sono venuto qui,8spinto anzitutto da schietta premura per gli interessi del re e dalla preoccupazione della sconsideratezza delle suddette persone, in secondo luogo mirando ai miei concittadini, perché, a causa del disordine della situazione descritta, tutto il nostro popolo viene non poco impoverito.9Ora che sai queste cose in particolare, tu, re, provvedi al paese e alla nostra stirpe che va decadendo, con quella cortese benevolenza che hai con tutti.10Fin quando Giuda è là, la situazione non può mettersi tranquilla".11Dopo queste sue parole, gli altri amici, irritati per i successi di Giuda, si affrettarono a infiammare Demetrio.12Questi, designato subito Nicànore, già a capo degli elefanti, e nominatolo stratega della Giudea, lo inviò13con l'ordine di eliminare prima Giuda, di disperdere i suoi uomini e di costituire Àlcimo sommo sacerdote del tempio massimo.14Allora i pagani della Giudea, che erano fuggiti davanti a Giuda, si univano in massa a Nicànore sapendo che le sfortune e le calamità dei Giudei sarebbero state apportatrici di fortuna per loro.
15Quando seppero della venuta di Nicànore e dell'aggressione dei pagani, i Giudei cosparsi di polvere, elevarono suppliche a colui che ha stabilito il suo popolo per i secoli e che con segni palesi sempre protegge la sua porzione.16Poi il comandante, dati gli ordini, mosse rapidamente di là e si scontrò con loro presso il villaggio di Dessau.17Simone, fratello di Giuda, aveva già attaccato Nicànore, ma era rimasto battuto per l'improvvisa comparsa dei nemici.18Tuttavia Nicànore, sentendo parlare del valore che avevano gli uomini di Giuda e del loro entusiasmo nelle lotte per la patria, non si arrischiava a decidere la sorte con spargimento di sangue.19Per questo mandò Posidonio e Teòdoto e Mattatia a dare e ricevere la destra per la pace.20Fu fatto un lungo esame intorno a queste cose e, quando il comandante ne diede comunicazione alle truppe, il parere risultò concorde e accettarono gli accordi.21Fissarono il giorno nel quale sarebbero venuti a un incontro privato. Dall'una e dall'altra parte avanzò una lettiga e collocarono dei seggi.22Giuda tuttavia dispose degli uomini armati nei luoghi opportuni per paura che si verificasse d'improvviso qualche tradimento da parte dei nemici: così in buon accordo tennero il convegno.23Nicànore si trattenne in Gerusalemme e non fece alcun gesto fuori luogo; anzi licenziò le turbe raccogliticce che gli si erano unite.24Voleva Giuda sempre alla sua presenza, sentiva un'intima inclinazione per quel prode.25L'esortò a sposarsi e ad avere figli; e quegli si sposò, poté mettersi a posto e godere giorni sereni.
26Ma Àlcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno.27Il re, acceso di sdegno e irritato per le calunnie di quel genio malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiochia il Maccabeo in catene.28Nicànore, sorpreso da questi ordini, rimase sconcertato e aveva ripugnanza a rompere le alleanze senza che l'uomo avesse commesso alcuna colpa.29Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re, cercava l'occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma.30Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei rapporti con lui e che nei consueti incontri si comportava con durezza, arguendo che questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei suoi non si fece più vedere da Nicànore.31Quest'altro, accortosi di essere stato giocato abilmente da quell'uomo, salito al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano compiendo i sacrifici prescritti, ordinò che gli fosse consegnato l'uomo.32I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove mai fosse il ricercato33ma egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: "Se non mi consegnerete Giuda in catene, farò di questa dimora di Dio una piazza pulita, abbatterò dalle fondamenta l'altare e innalzerò qui uno splendido tempio a Dioniso".34Dette queste grosse parole, se ne andò. I sacerdoti alzando le mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo:35"Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi.36E ora tu, Santo e Signore di ogni santità, custodisci questa tua casa, appena purificata, per sempre libera da contaminazioni".
37Fu denunziato a Nicànore un certo Razis degli anziani di Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama e chiamato per la sua benevolenza padre dei Giudei.38Egli infatti nei giorni precedenti la rivolta si era attirata l'accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo e anima con piena generosità.39Volendo Nicànore far nota a tutti l'ostilità che aveva verso i Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo;40pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un grave colpo.41Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di forzare la porta del cortile e ordinavano di portare il fuoco e di appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, si piantò la spada in corpo,42preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli empi e subire insulti indegni della sua nobiltà.43Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì coraggiosamente sulle mura e si lasciò cadere a precipizio sulla folla con gesto da prode.44Essi lo scansarono immediatamente lasciando uno spazio libero ed egli cadde in mezzo allo spazio vuoto.45Poiché respirava ancora, con l'animo infiammato, si alzò, mentre il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano e, attraversata di corsa la folla, salì su di un tratto di roccia,46ormai completamente esangue; si strappò gli intestini e prendendoli con le mani li gettò contro la folla; morì in tal modo invocando il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse.
Salmi 101
1'Di Davide. Salmo.'
Amore e giustizia voglio cantare,
voglio cantare inni a te, o Signore.
2Agirò con saggezza nella via dell'innocenza:
quando verrai a me?
Camminerò con cuore integro,
dentro la mia casa.
3Non sopporterò davanti ai miei occhi
azioni malvage;
detesto chi fa il male,
non mi sarà vicino.
4Lontano da me il cuore perverso,
il malvagio non lo voglio conoscere.
5Chi calunnia in segreto il suo prossimo
io lo farò perire;
chi ha occhi altezzosi e cuore superbo
non lo potrò sopportare.
6I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese
perché restino a me vicino:
chi cammina per la via integra
sarà mio servitore.
7Non abiterà nella mia casa,
chi agisce con inganno,
chi dice menzogne non starà alla mia presenza.
8Sterminerò ogni mattino
tutti gli empi del paese,
per estirpare dalla città del Signore
quanti operano il male.
Salmi 73
1'Salmo. Di Asaf.'
Quanto è buono Dio con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!
2Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
3perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.
4Non c'è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
5Non conoscono l'affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.
6Dell'orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito.
7Esce l'iniquità dal loro grasso,
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
8Scherniscono e parlano con malizia,
minacciano dall'alto con prepotenza.
9Levano la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
10Perciò seggono in alto,
non li raggiunge la piena delle acque.
11Dicono: "Come può saperlo Dio?
C'è forse conoscenza nell'Altissimo?".
12Ecco, questi sono gli empi:
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.
13Invano dunque ho conservato puro il mio cuore
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
14poiché sono colpito tutto il giorno,
e la mia pena si rinnova ogni mattina.
15Se avessi detto: "Parlerò come loro",
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
16Riflettevo per comprendere:
ma fu arduo agli occhi miei,
17finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi qual è la loro fine.
18Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai precipitare in rovina.
19Come sono distrutti in un istante,
sono finiti, periscono di spavento!
20Come un sogno al risveglio, Signore,
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.
21Quando si agitava il mio cuore
e nell'intimo mi tormentavo,
22io ero stolto e non capivo,
davanti a te stavo come una bestia.
23Ma io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
24Mi guiderai con il tuo consiglio
e poi mi accoglierai nella tua gloria.
25Chi altri avrò per me in cielo?
Fuori di te nulla bramo sulla terra.
26Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma la roccia del mio cuore è Dio,
è Dio la mia sorte per sempre.
27Ecco, perirà chi da te si allontana,
tu distruggi chiunque ti è infedele.
28Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere
presso le porte della città di Sion.
Ezechiele 27
1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Orsù, figlio dell'uomo, intona un lamento su Tiro.3Di' a Tiro, alla città situata all'approdo del mare, che commercia con i popoli e con le molte isole:
Così dice il Signore Dio:
Tiro, tu dicevi: Io sono una nave di perfetta bellezza.
4In mezzo ai mari è il tuo dominio.
I tuoi costruttori ti hanno reso bellissima:
5con cipressi del Senìr
hanno costruito tutte le tue fiancate,
hanno preso il cedro del Libano
per farti l'albero maestro;
6i tuoi remi li hanno fatti con le querce di Basan;
il ponte te lo hanno fatto d'avorio,
intarsiato nel bòssolo delle isole di Chittim.
7Di lino ricamato d'Egitto
era la tua vela che ti servisse d'insegna;
di giacinto scarlatto delle isole di Elisà
era il tuo padiglione.
8Gli abitanti di Sidòne e d'Arvad erano i tuoi rematori,
gli esperti di Semer erano in te, come tuoi piloti.
9Gli anziani di Biblos e i suoi esperti erano in te
per riparare le tue falle.
Tutte le navi del mare e i loro marinai
erano in te per scambiare merci.
10Guerrieri di Persia, di Lud e di Put
erano nelle tue schiere,
appendevano in te lo scudo e l'elmo,
ti davano splendore.
11I figli di Arvad e il loro esercito
erano intorno alle tue mura
vigilando sui tuoi bastioni,
tutti appendevano intorno alle tue mura gli scudi,
coronando la tua bellezza.
12Tarsìs commerciava con te, per le tue ricchezze d'ogni specie, scambiando le tue merci con argento, ferro, stagno e piombo.13Anche la Grecia, Tubal e Mesech commerciavano con te e scambiavan le tue merci con schiavi e oggetti di bronzo.14Quelli di Togarmà ti fornivano in cambio cavalli da tiro, da corsa e muli.15Gli abitanti di Dedan trafficavano con te; il commercio delle molte isole era nelle tue mani: ti davano in pagamento corni d'avorio ed ebano.16Aram commerciava con te per la moltitudine dei tuoi prodotti e pagava le tue merci con pietre preziose, porpora, ricami, bisso, coralli e rubini.17Con te commerciavano Giuda e il paese d'Israele. Ti davano in cambio grano di Minnìt, profumo, miele, olio e balsamo.18Damasco trafficava con te per i tuoi numerosi prodotti, per i tuoi beni di ogni specie scambiando vino di Chelbòn e lana di Zacar.19Vedàn e Iavàn da Uzàl ti rifornivano ferro lavorato, cassia e canna aromatica in cambio dei tuoi prodotti.20Dedan trafficava con te in coperte di cavalli.21L'Arabia e tutti i prìncipi di Kedàr mercanteggiavano con te: trafficavano con te agnelli, montoni e capri.22I mercanti di Saba e di Raemà trafficavano con te, scambiando le tue merci con i più squisiti aromi, con ogni sorta di pietre preziose e con oro.
23Carran, Cannè, Eden, i mercanti di Saba, Assur, Kilmàd commerciavano con te.24Scambiavano con te vesti di lusso, mantelli di porpora e di broccato, tappeti tessuti a vari colori, funi ritorte e robuste, sul tuo mercato.25Le navi di Tarsìs viaggiavano, portando le tue mercanzie.
Così divenisti ricca e gloriosa
in mezzo ai mari.
26In alto mare ti condussero i tuoi rematori,
ma il vento d'oriente ti ha travolto
in mezzo ai mari.
27Le tue ricchezze, i tuoi beni e il tuo traffico,
i tuoi marinai e i tuoi piloti,
i riparatori delle tue avarie
i trafficanti delle tue merci,
tutti i guerrieri che sono in te
e tutta la turba che è in mezzo a te
piomberanno nel fondo dei mari,
il giorno della tua caduta.
28All'udire il grido dei tuoi nocchieri
tremeranno le spiagge.
29Scenderanno dalle loro navi
quanti maneggiano il remo:
i marinai, e tutti i piloti del mare
resteranno a terra.
30Faranno sentire il lamento su di te
e grideranno amaramente,
si getteranno sulla testa la polvere,
si rotoleranno nella cenere;
31si raderanno i capelli per te
e vestiranno di sacco;
per te piangeranno nell'amarezza dell'anima
con amaro cordoglio.
32Nel loro pianto intoneranno su di te un lamento,
su di te comporranno elegie:
Chi era come Tiro, ora distrutta in mezzo al mare?
33Quando dai mari uscivano le tue mercanzie,
saziavi tanti popoli;
con l'abbondanza delle tue ricchezze
e del tuo commercio
arricchivi i re della terra.
34Ora tu giaci travolta dai flutti
nelle profondità delle acque:
il tuo carico e tutto il tuo equipaggio
sono affondati con te.
35Tutti gli abitanti delle isole
sono rimasti spaventati per te
e i loro re, colpiti dal terrore,
hanno il viso sconvolto.
36I mercanti dei popoli fischiano su di te,
tu sei divenuta oggetto di spavento,
finita per sempre".
Lettera agli Efesini 6
1Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.2'Onora tuo padre e tua madre': è questo il primo comandamento associato a una promessa:3'perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra'.4E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore.
5Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo,6e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore,7prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini.8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui.
10Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.11Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.12La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
13Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.14State dunque ben fermi, 'cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia',15e avendo come calzatura 'ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace'.16Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;17prendete anche 'l'elmo della salvezza' e 'la spada dello Spirito', cioè la 'parola di Dio'.18Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi,19e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo,20del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.
21Desidero che anche voi sappiate come sto e ciò che faccio; di tutto vi informerà Tìchico, fratello carissimo e fedele ministro nel Signore.22Ve lo mando proprio allo scopo di farvi conoscere mie notizie e per confortare i vostri cuori.
23Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo.24La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile.
Capitolo XXIII: La meditazione della morte
Leggilo nella Biblioteca 1. Ben presto la morte sarà qui, presso di te. Considera, del resto, la tua condizione: l'uomo oggi c'è e domani è scomparso; e quando è sottratto alla vista, rapidamente esce anche dalla memoria. Quanto grandi sono la stoltezza e la durezza di cuore dell'uomo: egli pensa soltanto alle cose di oggi e non piuttosto alle cose future. In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; ché, se avrai retta la coscienza, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che sfuggire alla morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani? Il domani è una cosa non sicura: che ne sai tu se avrai un domani? A che giova vivere a lungo, se correggiamo così poco noi stessi? Purtroppo, non sempre una vita lunga corregge i difetti; anzi spesso accresce maggiormente le colpe. Magari potessimo passare santamente anche una sola giornata in questo mondo. Molti fanno il conto degli anni trascorsi dalla loro conversione a Dio; ma scarso è sovente il frutto della loro emendazione. Certamente morire è cosa che mette paura; ma forse è più pericoloso vivere a lungo. Beato colui che ha sempre dinanzi agli occhi l'ora della sua morte ed è pronto ogni giorno a morire. Se qualche volta hai visto uno morire, pensa che anche tu dovrai passare per la stessa strada. La mattina, fa conto di non arrivare alla sera; e quando poi si farà sera non osare sperare nel domani. Sii dunque sempre pronto; e vivi in tal modo che, in qualunque momento, la morte non ti trovi impreparato.
2. Sono molti coloro che muoiono in un istante, all'improvviso; giacché "il Figlio dell'uomo verrà nell'ora in cui non si pensa che possa venire" (Mt 24,44; Lc 12,40). Quando sarà giunto quel momento estremo, comincerai a giudicare ben diversamente tutta la tua vita passata, e molto ti dorrai di esser stato tanto negligente e tanto fiacco. Quanto é saggio e prudente l'uomo che, durante la vita, si sforza di essere quale desidera esser trovato al momento della morte! Ora, una piena fiducia di morire santamente la daranno il completo disprezzo del mondo, l'ardente desiderio di progredire nelle virtù, l'amore del sacrificio, il fervore nella penitenza, la rinuncia a se stesso e il saper sopportare ogni avversità per amore di Cristo. Mentre sei in buona salute, molto puoi lavorare nel bene; non so, invece, che cosa potrai fare quando sarai ammalato. Giacché sono pochi quelli che, per il fatto di essere malati, diventano più buoni; così come sono pochi quelli che, per il fatto di andare frequentemente in pellegrinaggio, diventano più santi. Non credere di poter rimandare a un tempo futuro la tua salvezza, facendo affidamento sui suffragi degli amici e dei parenti; tutti costoro ti dimenticheranno più presto di quanto tu non creda. Perciò, più che sperare nell'aiuto di altri, è bene provvedere ora, fin che si è in tempo, mettendo avanti un po' di bene. Ché, se non ti prendi cura di te stesso ora, chi poi si prenderà cura di te? Questo è il tempo veramente prezioso; sono questi i giorni della salvezza; è questo il tempo che il Signore gradisce (2Cor 6,2). Purtroppo, invece, questo tempo tu non lo spendi utilmente in cose meritorie per la vita eterna. Verrà il momento nel quale chiederai almeno un giorno o un'ora per emendarti; e non so se l'otterrai. Ecco, dunque, mio caro, di quale pericolo ti potrai liberare, a quale pericolo ti potrai sottrarre, se sarai stato sempre nel timore di Dio, in vista della morte. Procura di vivere ora in modo tale che, nell'ora della morte, tu possa avere letizia, anziché paura; impara a morire al mondo, affinché tu cominci allora a vivere con Cristo; impara ora a disprezzare ogni cosa, affinché tu possa allora andare liberamente a Cristo; mortifica ora il tuo corpo con la penitenza, affinché tu passa allora essere pieno di fiducia.
3. Stolto, perché vai pensando di vivere a lungo, mentre non sei sicuro di avere neppure una giornata? Quante persone sono state ingannate, inaspettatamente tolte a questa vita! Quante volte hai sentito dire che uno è morto di ferite e un altro è annegato; che uno, cadendo dall'alto, si è rotto la testa; che uno si è soffocato mentre mangiava e un altro è morto mentre stava giocando? Chi muore per fuoco, chi per spada; chi per una pestilenza, chi per un assalto dei predoni. Insomma, comunque destino è la morte; e passa rapidamente come un'ombra la vita umana. Chi si ricorderà di te, dopo che sarai scomparso, e chi pregherà per te? Fai, o mio caro, fai ora tutto quello che sei in grado di fare, perché non conosci il giorno della tua morte; né sai che cosa sarà di te dopo. Accumula, ora, ricchezze eterne, mentre sei in tempo. Non pensare a nient'altro che alla tua salvezza; preoccupati soltanto delle cose di Dio. Fatti ora degli amici, venerando i santi di Dio e imitando le loro azioni, "affinché ti ricevano nei luoghi eterni, quando avrai lasciato questa vita" (Lc 16,9). Mantienti, su questa terra, come uno che è di passaggio; come un ospite, che non ha a che fare con le faccende di questo mondo. Mantieni libero il tuo cuore, e rivolto al cielo, perché non hai stabile dimora quaggiù (Eb 13,14). Al cielo rivolgi continue preghiere e sospiri e lacrime, affinché, dopo la morte, la tua anima sia degna di passare felicemente al Signore. Amen.
LETTERA 64: Agostino esorta Quinziano alla pazienza dicendosi desideroso di vederlo riconciliato col primate Aurelio
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta dopo dopo il Natale del 401.
Agostino esorta Quinziano alla pazienza (n. 1) dicendosi desideroso di vederlo riconciliato col primate Aurelio (n. 2); tratta del caso del chierico Privazione che Aurelio si lamentava fosse ospitato nel monastero di Agostino (n. 3) e loda i fedeli di Vigesili renitenti ad accogliere un vescovo degradato dal concilio plenario di Cartagine (n. 4).
AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI AL CARISSIMO SIGNORE QUINZIANO FRATELLO E COLLEGA DI SACERDOZIO
Pazienza e fiducia in Dio.
1. Noi non disdegniamo di guardare corpi meno belli, soprattutto tenendo presente che le nostre anime non sono ancora belle, come speriamo che saranno quando ci apparirà Colui ch'è indicibilmente bello, nel quale ora crediamo pur senza vederlo, poiché allora saremo simili a Lui in quanto lo vedremo qual Egli è 1. La stessa cosa t'esortiamo di pensare anche dell'anima tua, se ti piace d'ascoltarmi come fratello e non immaginarti falsamente ch'essa sia già bella, ma di gioire nella speranza, come ci raccomanda insistentemente l'Apostolo, e mettere in pratica l'esortazione ch'egli fa seguire dicendo: Siate lieti nella speranza, pazienti nelle sofferenze 2, poiché siamo stati salvati nella speranza; come egli stesso torna a dire: La speranza di ciò che si vede non è speranza, poiché ciò che si vede, a che sperarlo? Se invece speriamo ciò che non vediamo l'aspettiamo per mezzo della speranza 3. Non venga mai meno in te questa pazienza e, in pace con la tua coscienza, attendi fermamente il Signore, compòrtati coraggiosamente e l'animo tuo diventi forte e attendi fermamente il Signore 4.
Buone disposizioni di Agostino per aiutare l'amico.
2. È comunque evidente che se tu venissi da noi senza essere in comunione col venerabile vescovo Aurelio, non potresti essere in comunione neppure con noi, ma nonostante ciò agiremmo con la medesima carità con cui non dubito agirebbe anch'egli. La tua venuta però non ci sarebbe importuna, poiché è necessario che tu pure agisca con animo sereno per salvaguardare la disciplina della Chiesa, soprattutto se non ha nulla da rimproverarti la coscienza, manifesta a te e a Dio. In realtà, se Aurelio ha differito la discussione della tua causa, non l'ha fatto per risentimento verso di te ma impedito per cause di forza maggiore. Se tu le conoscessi, come conosci le tue, non ti meraviglieresti né ti rattristeresti. Parimenti ti chiediamo di credere alle nostre occupazioni, perché non le puoi ugualmente conoscere. Ci sono, del resto, vescovi più anziani di noi, più degni per autorità e più vicini di residenza, per mezzo dei quali potreste più facilmente discutere le vostre cause, cioè quelle della Chiesa affidata alla vostra cura. Ma non per questo ho taciuto presso il venerato primate Aurelio, encomiabile mio fratello e collega, pur con tutto il rispetto dovuto ai suoi meriti, né le tue angustie né le lamentele contenute nella tua lettera; ho anzi avuto premura di fargli nota la tua innocenza, mostrandogli una copia della tua lettera. Essa fu ricevuta da me la vigilia o l'antivigilia del Natale del Signore quando, stando alle tue informazioni, egli sarebbe dovuto andare alla Chiesa di Badesilit, dalla quale voi temete che il popolo di Dio venga turbato e traviato nella fede e nella morale. Io non ardisco rivolgermi con una lettera ai vostri fedeli, ma potrei rispondere a coloro che volessero scrivermi; come potrei infatti inviare uno scritto a fedeli non affidati alla mia giurisdizione?
Norme ecclesiastiche circa i monaci.
3. Quel che ti dico è per te solo, poiché mi hai scritto, ma puoi comunicarlo pure a chiunque ne avrà bisogno. Quanto a voi stessi, astenetevi dallo scandalizzare per primi la Chiesa, leggendo in pubblico ai fedeli scritture non accolte nel Canone ecclesiastico, con le quali gli eretici e soprattutto i Manichei son soliti distornare dalla vera fede le menti degl'ignoranti, che da quanto sento dire, si nascondono volentieri nel nostro campo. Mi stupisco dunque che la tua Prudenza mi abbia ammonito di dar ordine che non siano accolti coloro che da voi vengono a noi per entrare in monastero, affinché resti in vigore la norma stabilita da noi nel concilio, mentre tu non ricordi la norma conciliare sulle Scritture canoniche da leggersi al popolo di Dio. Esamina quindi nuovamente i decreti del Concilio e imprimi bene nella memoria ciò che rileggerai e vi troverai pure che riguarda solo i chierici, e non anche i laici, il decreto di non accogliere nel monastero quelli che provengono da un luogo qualsiasi. In un recente Concilio, inoltre, è stato stabilito che coloro i quali hanno abbandonato un monastero o ne sono stati espulsi, non diventino chierici altrove o superiori di monasteri. Se quindi sei un po' turbato per il caso di Privazione, sappi che non è stato ancora accolto in monastero, ma ho rimesso la questione al primate Aurelio, per eseguire quanto deciderà in merito. Mi stupisco comunque che possa essere considerato lettore uno che ha letto appena una sola volta i libri della Sacra Scrittura e neppure quelli canonici. Se infatti solo per questo egli è già lettore ecclesiastico, anche quella scrittura è certamente ecclesiastica. Se invece quella scrittura non è ecclesiastica, nessuno che la legga, sia pure in chiesa, è lettore ecclesiastico. Io comunque, riguardo a questo giovane, devo attenermi a quanto crederà opportuno stabilire il suddetto vescovo.
Un vescovo degradato.
4. Nel caso poi che i fedeli di Vigesilit, a noi carissimi assieme a voi nell'amore di Cristo 5, non vorranno accogliere di buon grado come loro vescovo un degradato dal Concilio plenario dell'Africa, agiranno saggiamente e non possono e non debbono essere costretti ad accoglierlo. Chiunque anzi li costringerà con la violenza, darà a vedere che razza di uomo egli è, e farà capire quale fosse già prima, quando non voleva che si pensasse male sul suo conto. Nessuno infatti manifesta quale causa abbia abbracciato meglio di chi mediante le autorità terrene e con qualsiasi mezzo violento, con turbamenti e con lamentele, tenta di riottenere un onore perduto. Poiché non vuol prestare a Cristo un servigio, di cui egli sia contento, ma piuttosto esercitare sui Cristiani un dominio di cui essi sono scontenti. Fratelli miei, state in guardia, poiché il diavolo è molto astuto, mentre Cristo è la sapienza di Dio 6.
1 - 1 Gv 3, 2.
2 - Rm 12, 12.
3 - Rm 8, 24-25.
4 - Sal 26, 14.
5 - Fil 1, 8.
6 - 1 Cor 1, 24.
24 - I pellegrini Gesù, Maria e Giuseppe arrivano in Egitto sino alla città di Eliopoli; si verificano grandi meraviglie.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca641. Già accennai sopra che la fuga del Verbo incarnato ebbe altri misteri e fini più alti che il sottrarsi da Erode e difendersi dal suo sdegno. Questo, anzi, fu un mezzo adottato dal Signore per trasferirsi in Egitto, ed operare le meraviglie di cui parlarono gli antichi profeti, tra cui molto chiaramente Isaia. Egli disse che il Signore sarebbe salito su una nube leggera, sarebbe entrato in Egitto, sarebbero crollati gli idoli d'Egitto davanti a lui, sarebbe venuto meno il cuore degli Egiziani, ed altre cose contenute in quella profezia e che accaddero nei tempi della nascita di Cristo, nostro Signore. Tralasciando quello che non appartiene al mio scopo, dico che, proseguendo il loro pellegrinaggio nel modo rivelato, Gesù, Maria e Giuseppe giunsero, dopo più giornate, alla terra d'Egitto. Prima di fermarsi nella città di Eliopoli, volendo così il Signore, furono guidati dagli angeli per molti altri luoghi, dove sua Maestà voleva operare alcuni di quei prodigi e benefici con cui arricchire l'Egitto. Così impiegarono in questi viaggi più di cinquanta giorni, da Betlemme o da Gerusalemme camminarono più di duecento leghe, benché per un'altra via non sarebbe stato necessario viaggiare tanto per arrivare dove presero dimora e residenza.
642. Gli Egiziani erano molto dediti all'idolatria ed alle superstizioni che di solito l'accompagnano; perfino i piccoli villaggi di quella regione erano pieni di idoli. A molti di essi erano stati eretti dei templi, infestati da vari demoni. In quei luoghi accorrevano gli infelici abitanti per adorare gli idoli, con sacrifici e cerimonie ordinate dai medesimi demoni, che alle loro domande davano risposte ed oracoli, dai quali la gente, stolta e superstiziosa, si lasciava guidare ciecamente. A causa di queste menzogne vivevano tanto fuori di senno ed attaccati all'adorazione del demonio, che era necessario il braccio forte del Signore, che è lo stesso Verbo incarnato, per riscattare quel popolo abbandonato e toglierlo dall'oppressione in cui lo teneva Lucifero, più dura e pericolosa di quella inflitta al popolo di Dio. Per conseguire questa vittoria sul demonio e illuminare quelli che vivevano nelle tenebre e nell'ombra della morte, e affinché quel popolo vedesse la grande luce profetata da Isaia, l'Altissimo volle che il sole di giustizia, cioè Cristo, pochi giorni dopo la sua nascita comparisse in Egitto nelle braccia della sua fortunatissima madre, risplendendo su tutta la terra in forza della sua divina luce.
643. Arrivò dunque il bambino Gesù con la Madre e san Giuseppe alla popolata terra d'Egitto. Quando entrava nei paesi, il Dio bambino nelle braccia della Madre, alzando gli occhi al cielo, con le mani giunte, pregava il Padre, chiedendo la salvezza di quegli abitanti, schiavi di Lucifero. Subito usava del suo divino e regale potere sopra i demoni che stavano negli idoli, precipitandoli nel profondo dell'inferno. Quelli, come fulmini scagliati dalle nuvole, uscivano dalle loro dimore e cadevano sino nel fondo più remoto delle tenebrose caverne infernali. Nello stesso momento, con grande fragore crollavano gli idoli, sprofondavano i templi, e rovinavano gli altari dell'idolatria. La causa di questi effetti miracolosi era nota alla divina Signora, che si univa al suo santissimo Figlio nelle sue suppliche, come cooperatrice, in tutto, della salvezza umana. San Giuseppe sapeva anche che tutte queste erano opere del Verbo incarnato, perciò con santa ammirazione lo benediceva e lodava. I demoni, però, pur sentendo la forza del potere divino, non sapevano da dove uscisse.
644. I popoli dell'Egitto si meravigliavano per una novità così inaspettata. Tuttavia, tra i più saggi, vi era qualche tradizione ricevuta dagli antichi, sin dal tempo in cui Geremia dimorò in Egitto, secondo la quale un re dei Giudei sarebbe venuto in quel regno e, allora, sarebbero stati distrutti i templi degli idoli d'Egitto. Di questa venuta la gente del popolo non sapeva nulla, e nemmeno i dottori conoscevano come ciò sarebbe avvenuto. E così il timore e la confusione erano comuni a tutti, poiché si turbarono e temettero, in conformità alla profezia di Isaia. Per questa novità, mentre s'interrogavano reciprocamente, alcuni, con la curiosità di vedere i forestieri, si avvicinarono alla nostra gran Regina e signora e a san Giuseppe, e ragionavano con loro della rovina dei templi e degli dei che adoravano. La Madre della sapienza, prendendo spunto da queste domande, incominciò a far ricredere quelle popolazioni, parlando del vero Dio ed insegnando loro che egli era l'unico Dio, creatore del cielo e della terra, e che lui solo doveva essere adorato e riconosciuto come tale. Gli altri erano falsi e bugiardi e non si distinguevano dal legno, dal fango o dai metalli con i quali erano formati; non avevano occhi, né orecchie, né alcun potere; gli stessi artefici li potevano distruggere e disfare allo stesso modo in cui li avevano plasmati, e così poteva fare qualunque altro uomo, perché tutti erano più nobili e potenti di essi. Le risposte che davano venivano dai demoni ingannatori e bugiardi rinchiusi in essi, e non avevano alcun vero potere, essendo vero solo Di.
645. L'aspetto della divina Signora, così soave e dolce nelle sue parole, tanto vive ed efficaci, era così piacevole ed amabile, e gli effetti dei suoi ragionamenti così salutari, che si diffondeva la notizia dell'arrivo dei pellegrini e forestieri e molta gente accorreva a vederli e ad ascoltarli. Accadeva che, nel medesimo tempo, la preghiera del Verbo incarnato procurasse loro grandi aiuti ed anche l'insolita rovina degli idoli. Era incredibile la commozione della gente e la conversione dei cuori, che si volgevano alla conoscenza del vero Dio facendo penitenza dei loro peccati, senza sapere da dove né per quale mezzo venisse loro questo bene. Gesù e Maria proseguirono il cammino tra molte genti in Egitto, operando queste e molte altre meraviglie, scacciando i demoni non solamente dagli idoli, ma anche da molte persone che essi tenevano in possesso, risanando molti da gravi e pericolose infermità, illuminando i cuori di varie persone e, tanto la divina Signora che san Giuseppe, catechizzando ed insegnando il cammino della verità e della vita eterna. Molti venivano attratti ad ascoltare l'insegnamento di vita e di salvezza per le loro anime, con questi ed altri benefici temporali tanto importanti per la gente ignorante e profana.
646. Giunsero alla città di Ermopoli, situata verso la Tebaide, e chiamata, da alcuni, città di Mercurio. In essa si trovavano numerosi idoli e demoni molto potenti e, in particolare, ne esisteva uno in un albero che stava all'ingresso della città. Gli abitanti l'avevano onorato per la sua bellezza e grandezza, ed il demonio aveva colto l'occasione per usurpare quell'adorazione, collocando la sua sede in un albero. Quando il Verbo incarnato gli giunse vicino, non solo il demonio lasciò quel posto e fu precipitato nel profondo dell'inferno, ma anche l'albero s'inclinò sino al suolo, mostrandosi grato della sua sorte. Ciò avvenne perché anche le creature insensibili testimoniassero quanto sia tirannico il dominio di questo nemico. Il miracolo dell'inclinarsi degli alberi successe altre volte nei luoghi in cui passava il loro Creatore, benché non rimase il ricordo di tutti. Questa meraviglia di Ermopoli, però, durò per molti secoli, perché in seguito le foglie e i frutti di quell'albero sanavano da molte infermità. Molti autori, parlando della venuta e della dimora del Verbo incarnato e della sua santissima Madre in quella terra, scrissero di questo miracolo, come anche di altri che accaddero nelle città per le quali passavano: ad esempio, di una fontana, che si trova vicino al Cairo, dove la divina Signora prese dell'acqua per bere e lavare le fasce del bambino. Tutto ciò avvenne veramente, e fino ad oggi perdura la tradizione e la venerazione di quei prodigi non solo tra i fedeli che visitano i luoghi santi, ma anche tra i medesimi infedeli, che in epoche diverse hanno ricevuto alcuni benefici temporali dalla mano del Signore. Egli li elargisce loro o per convalidare maggiormente la sua causa, o perché si conservi quel ricordo. Simile memoria esiste ancora di altri luoghi, nei quali dimorarono ed operarono grandi meraviglie. Però non è necessario darne qui ora relazione, perché mentre dimorarono in Egitto, si trattennero principalmente nella città di Eliopoli, che non senza mistero si chiamava città del sole ed ora Cairo.
647. Scrivendo queste rivelazioni, domandai con stupore alla gran Regina del cielo perché con Gesù bambino avesse peregrinato per tante terre e luoghi sconosciuti. Mi sembrava, infatti, che proprio per questa causa fossero aumentate di molto le loro pene e sofferenze. E sua Maestà mi rispose: «Non ti meravigliare che per conquistare tante anime peregrinassimo il mio santissimo Figlio ed io, perché anche per una sola, se fosse stato necessario, avremmo girato tutto il mondo se non ci fosse stata altra soluzione». Così, se ci sembra molto quello che fecero per la salvezza umana, è perché ignoriamo l'immenso amore col quale ci amarono, e perché noi non sappiamo amare in modo proporzionato a ciò.
648. Lucifero si alterò molto per l'effetto prodotto dal veder discendere all'inferno tanti demoni precipitati da una forza per loro straordinaria e sconosciuta. E, bruciando nel fuoco del suo furore, venne nel mondo e corse per molti luoghi, al fine di trovare la causa di così inauditi eventi. Passò per tutto l'Egitto dove erano caduti i templi e gli altari con i loro idoli e, arrivato ad Eliopoli, nella quale, essendo una grande città, era maggiormente visibile la distruzione del suo impero, cercò di sapere ed esaminare con grande attenzione che tipo di gente vi si trovasse. Non incontrò altra novità, se non che Maria santissima era venuta in quella città e in quella terra. Non diede infatti alcuna importanza al bambino Gesù, giudicandolo un bambino come gli altri, giacché egli non ne conosceva la differenza. Siccome era stato vinto tante volte dalle virtù e dalla santità della prudente Madre, s'insinuarono in lui nuovi sospetti, poiché non stimava che una donna potesse compiere opere tanto grandi. Pertanto determinò di nuovo di perseguitarla, avvalendosi, a tal fine, dei suoi ministri di malvagità.
649. Ritornò subito nell'inferno e, convocato un conciliabolo dei principi delle tenebre, li ragguagliò sulla distruzione degli idoli e dei templi d'Egitto. I demoni, infatti, quando uscirono da essi, furono precipitati dal potere divino con tanta celerità, confusione e pena, che non percepirono ciò che successe agli idoli ed ai luoghi che lasciavano. Lucifero, informandoli di quanto stava succedendo e che il suo impero stava andando in rovina in tutto l'Egitto, disse loro che non ne comprendeva il motivo. In effetti, in quella terra, aveva incontrato solo la donna sua nemica - come la chiamava il drago -, il cui potere, benché sapesse essere speciale, non presumeva potesse avere tanta forza, quanto essi ne avevano sperimentata in quell'occasione. Nondimeno decideva di muoverle nuovamente guerra, e tutti dovevano essere preparati a questo. I ministri di Lucifero risposero che erano pronti ad obbedire e, cercando di consolarlo nel suo disperato furore, gli promisero la vittoria, come se le loro forze fossero state uguali alla loro arroganza.
650. Dall'inferno uscirono insieme molte legioni e si avviarono verso l'Egitto dove stava la Regina del cielo. Erano certi che, se l'avessero vinta, avrebbero confortato la loro perdita con questo trionfo e avrebbero recuperato tutto ciò che in quel miserabile regno era stato loro tolto dal potere di Dio, del quale sospettavano che Maria santissima fosse strumento. Fu un fatto straordinario che non potessero accostarsi a lei per più di duemila passi, mentre pretendevano di avvicinarsi per tentarla secondo i loro diabolici fini; nascostamente li tratteneva la forza divina, che essi riconoscevano provenire dalla parte della medesima Signora. Sebbene Lucifero e gli altri nemici si sforzassero e si ostinassero, venivano estenuati e trattenuti come stretti in forti legami che li tormentavano, senza che potessero avvicinarsi al luogo da cui l'invincibile Regina stava guardando tutto col potere dello stesso Dio nelle sue braccia. Lucifero, persistendo in questa lotta, fu un'altra volta precipitato nel profondo con le sue numerose e malvagie schiere. Questa sopraffazione e questo schianto diede pensiero e tormento grande al drago. Dato che nei giorni dopo l'incarnazione, come si è riferito, gli era accaduta molte volte la medesima cosa, iniziò a sospettare che il Messia fosse venuto nel mondo. Tuttavia, poiché questo mistero, che si aspettava noto e grandioso, a lui era ignoto, rimaneva sempre più confuso e ingannato, pieno di furore e di rabbia che lo crucciava. Impazziva nel ricercare la causa del suo danno e, quanto più la rimuginava nella sua mente, tanto meno la conosceva.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
651. Figlia mia, grande e stimabile sopra ogni bene è la consolazione delle anime fedeli e amiche del mio santissimo Figlio, quando con fede viva riflettono sul loro servire ad un Signore che è Dio degli dei e Signore dei signori, che solo detiene il potere e il dominio di ogni cosa creata, a cui solo spetta la potenza, e che regna e trionfa sui suoi nemici. In questa verità si diletta l'intelletto, si ricrea la memoria, gioisce la volontà e tutte le facoltà dell'anima devota si abbandonano, senza paura, alla soavità che sentono con così nobili attività, contemplando quell'oggetto di bontà, santità e potere infinito, che non ha bisogno di nessuno e dalla cui volontà dipende tutto il creato". Oh, quanti beni insieme perdono le creature, che incuranti della loro felicità impiegano tutto il tempo della vita e le loro capacità nell'occuparsi del visibile, nell'amare il momentaneo e nel cercare i beni apparenti e caduchi! Io vorrei, figlia mia, che tu con la conoscenza e la luce che hai evitassi questo pericolo, e che il tuo intelletto e la tua memoria si occupassero sempre della verità dell'essere di Dio. Immergiti e sprofondati in questo mare interminabile, ripetendo continuamente: Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra? Chi è come lui, che è onnipotente e non dipende da nessuno, che umilia i superbi ed abbatte quelli che il mondo ottenebrato chiama potenti, che trionfa sul demonio e lo abbatte fino nell'abisso dell'inferno?
652. Affinché tu possa dilatare meglio il tuo cuore in queste verità ed acquisire con esse maggiore preminenza sopra i nemici dell'Altissimo e tuoi, voglio che mi imiti per quanto ti è possibile, gloriandoti delle vittorie e dei trionfi del suo braccio onnipotente e facendo in modo di avere parte in quelle che egli vuole sempre riportare su questo drago spietato. Non è possibile che lingua di creatura, neppure quella dei serafini, possa comunicare ciò che sentivo nell'anima, quando vedevo, nelle mie braccia, il mio santissimo Figlio compiere tanti miracoli contro i suoi nemici ed in favore di quelle anime cieche e tiranneggiate dai loro errori, e mi accorgevo che la lode al nome dell'Altissimo cresceva e si propagava per mezzo del suo Unigenito fatto uomo. La mia anima, in questo giubilo, magnificava il Signore e componeva col mio santissimo Figlio nuovi cantici di lode come madre sua e sposa dello Spirito Santo. Tu sei figlia della santa Chiesa, sposa del mio Figlio benedetto e favorita dalla sua grazia; è giusto, dunque, che tu sia diligente e sollecita nel conquistargli questa gloria ed esaltazione, combattendo contro i suoi nemici, affinché il tuo Sposo riporti questo trionfo.
Aprile - 1950
Beata Edvige Carboni
I primi giorni di aprile, dopo la S. Comunione, Gesù mi disse:
- Figlia mia, prega per i tuoi fratelli cattivi, comunisti. Prega; Mio Padre vuol punire gli uomini, vuole inviare un grande castigo, vuol punire tutti gli uomini perché insultano Me, insultano i miei ministri, insultano il Papa da Me inviato.
Figliuola mia, prega te e fa pregare anche a Paola, tua sorella affinché il Mio Eterno Padre non mandi i terribili castighi che ti dissi prima. Ed in questo mese di Aprile abbi in devozione un Santo a Me tanto caro: San Francesco di Paola. Detto Santo a me amava tanto. Lui nei viaggi del mare non (andava in) barca, ma la sua barca era il bastone.
E voi, figlie mie, camminate sempre col bastone dell'amore.
All'età di cinque anni feci voto di verginità; capivo che Gesù lo voleva.
Dopo fatto il voto divenni più assennata; non giocavo mai se non qualche volta.
In casa della nonna c'era un bel quadro grande, col Bambino nelle braccia (della Madonna).
Qund'ero sola mi mettevo sopra una sedia, stendevo le braccine e dicevo: Mamma bella, io ti voglio bene tanto tanto; dammi il tuo Bambino a giocare un poco con me.
La Vergine, parecchie volte, mi accontentò. Giocavamo con una bambola che m'era stata regalata da un(o) zio materno.
Gesù mi diceva: La cedo a te la bambola; a me basta un momentino. Come era buono Gesù Bambino! Lo ricordo tanto bene.
Gesù è stato, verso di me, sempre buono.
La mia povera mamma mi diceva sempre: Figlia mia, te sei nata il tre di Maggio, giorno Sacro, ricorrenza della S. Croce di Gesù, e Gesù ti ha nel petto (voluto) imprimere una piccola crocetta, segno che te dovrai nel mondo molto soffrire.
Perciò preparati a soffrire con amore e rassegnazione, offrendo tutto al buon Gesù.
Feci la Cresima a due anni. Mi ricordo che una mia zia materna mi portava in braccio, perché piccolina; perché ricordo che, quando si avvicinò il Vescovo, io piangevo, io piangevo perché vedevo un uomo alto e, sulla testa, una grande mitra.
Piangevo perché avevo paura. Ricordo che il Vescovo mi accarezzò, ed io facevo del tutto per svincolarmi dalle braccia della zia.
Da bambina, come ero cattiva! Piangevo sempre; la mamma non aveva il latte per nutrirmi: fu costretta darmi a balia.
Essendo già grandetta, di sette e nove anni, andavo a scuola, però vedevo che la mia mamma era poco sana, soffriva al fegato; io per contentare la mamma, scopavo, spolveravo, facevo le faccendine adatte alla mia età.
Ricordo di non aver mai dato un dispiacere alla mia mamma. Tutte le sere mi portava in Chiesa per fare la visita al S.mo Sacramento. lo giungevo le mani e ripetevo il voto di Verginità:
-Mio Gesù, dicevo, fo voto di castità perpetua; vi consacro la mia verginità.
Questa preghiera me l'aveva insegnata Gesù quando giocavamo.
Se fossi morta a quell'età, sarei stata in Paradiso; adesso ho paura che Gesù mi mandi all'inferno.
La prima Comunione la feci all'età di undici anni, presso a poco. Non ero vestita di bianco, no. (Mi ricordo) ch'ero con un vestito oscuro, color cannella, cucita (dal)la zia materna. La mia mamma era malata; non pensava al lusso.
La prima volta, ricordo che Gesù mi disse: - Mi vuoi bene?
Tanto tanto, io risposi.
Lo dissi al confessore che Gesù mi aveva detto così; lui mi rispose: Anche a me lo dice sovente, se lo voglio bene.
Ed io: Va bene! Ora a Gesù lo vorrò bene davvero.
Pregavo continuamente, ma io non volevo che mi vedessero i fratellini, né nessuno. Come fare?
Non avevamo una camera appartata; allora mi recavo nel cortile ove c'era una ritirata, li pregavo pregavo: Gesù mio, ti voglio bene, dicevo.
Un giorno, mentre pregavo con tanto fervore, mi si presentò un giovane chierico; mi sorrise e mi disse:
- Mi conosci? - No, risposi.
lo sono San Luigi Gonzaga; son venuto a dirti che io ti voglio bene tanto tanto: però ama sempre Gesù.
Tante altre volte è venuto a insegnarmi come debbo pregare.