Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 4° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Luca 15
1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.2I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro".3Allora egli disse loro questa parabola:
4"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento,6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
8O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.10Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".
11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli.12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.20Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;26chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.27Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.28Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.29Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.30Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.31Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
Ester 4
1Quando Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le vesti, si coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo alla città, mandando alte e amare grida;2venne fin davanti alla porta del re, ma a nessuno che fosse coperto di sacco era permesso di entrare per la porta del re.3In ogni provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo editto, ci fu gran desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto, lutto e a molti servirono di letto il sacco e la cenere.4Le ancelle di Ester e i suoi eunuchi vennero a riferire la cosa e la regina ne fu molto angosciata; mandò vesti a Mardocheo, perché se le mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma egli non le accettò.5Allora Ester chiamò Atàch, uno degli eunuchi che il re aveva messo al suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo per domandare che cosa era avvenuto e perché si comportava così.6Atàch si recò da Mardocheo sulla piazza della città davanti alla porta del re.7Mardocheo gli narrò quanto gli era accaduto e gli indicò la somma di denaro che Amàn aveva promesso di versare al tesoro reale per far distruggere i Giudei;8gli diede anche una copia dell'editto promulgato a Susa per il loro sterminio, perché lo mostrasse a Ester, la informasse di tutto e le ordinasse di presentarsi al re per domandargli grazia e per intercedere in favore del suo popolo.8a(a)"Ricordati - le fece dire - dei giorni della tua povertà, quando eri nutrita dalla mia mano; perché Amàn, il secondo in dignità dopo il re, ha parlato contro di noi per farci mettere a morte. Invoca il Signore, parla al re in nostro favore e liberaci dalla morte!".9Atàch ritornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo.10Ester ordinò ad Atàch di riferire a Mardocheo:11"Tutti i ministri del re e il popolo delle sue province sanno che se qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti, deve essere messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d'oro, nel qual caso avrà salva la vita. Quanto a me, sono già trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re".12Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo13e Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: "Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella reggia.14Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione d'una circostanza come questa?".15Allora Ester fece rispondere a Mardocheo:16"Va', raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa: digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno; anch'io con le ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire, perirò!".17Mardocheo se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato.
17a(a)Poi pregò il Signore, ricordando tutte le sue gesta, e disse:
17b(b)"Signore, Signore re, sovrano dell'universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a te nella tua volontà di salvare Israele.
17c(c)Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e nessuno può resistere a te, Signore.
17d(d)Tu conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non per superbia né per vanagloria ho fatto il gesto di non prostrarmi davanti al superbo Amàn, perché avrei anche baciato la pianta dei suoi piedi per la salvezza d'Israele.
17e(e)Ma ho fatto ciò per non porre la gloria di un uomo al di sopra della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno se non davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così per superbia.
17f(f)Ora, Signore Dio, Re, Dio di Abramo, risparmia il tuo popolo! Perché mirano a distruggerci e bramano di far perire quella che è la tua eredità dai tempi antichi.
17g(g)Non trascurare la porzione che per te stesso hai liberato dal paese d'Egitto.17h(h)Ascolta la mia preghiera e sii propizio alla tua eredità; cambia il nostro lutto in gioia, perché vivi possiamo cantare inni al tuo nome, Signore, e non lasciare scomparire la bocca di quelli che ti lodano".
17i(i)Tutti gli Israeliti gridavano con tutta la forza, perché la morte stava davanti ai loro occhi.
17k(k)Anche la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un'angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli abiti di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la testa di ceneri e di immondizie. Umiliò molto il suo corpo e con i capelli sconvolti si muoveva dove prima era abituata agli ornamenti festivi. Poi supplicò il Signore e disse:17l(l)"Mio Signore, nostro re, tu sei l'unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un grande pericolo mi sovrasta.
17m(m)Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le nazioni e i nostri padri da tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto loro secondo quanto avevi promesso.17n(n)Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dèi. Tu sei giusto, Signore!
17o(o)Ma ora non si sono accontentati dell'amarezza della nostra schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire l'oracolo della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare,17p(p)di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare gli idoli vani e a proclamare per sempre la propria ammirazione per un re di carne.
17q(q)Non consegnare, Signore, il tuo scettro a dèi che neppure esistono. Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare il primo dei nostri persecutori.
17r(r)Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione e a me da' coraggio, o re degli dèi e signore di ogni autorità.17s(s)Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo sterminio di lui e di coloro che sono d'accordo con lui.
17t(t)Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore!
17u(u)Tu hai conoscenza di tutto e sai che io odio la gloria degli empi e detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque straniero.17v(v)Tu sai che mi trovo nella necessità, che detesto l'emblema della mia fastosa posizione che cinge il mio capo nei giorni in cui devo fare comparsa; lo detesto come un panno immondo e non lo porto nei giorni in cui mi tengo appartata.17x(x)La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn né ha onorato il banchetto del re né bevuto il vino delle libazioni.17y(y)La tua serva da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito di nulla, se non di te, Signore, Dio di Abramo.
17z(z)Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati e liberaci dalla mano dei malvagi; libera me dalla mia angoscia!".
Salmi 139
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
3mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
4la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
5Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
7Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
8Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
9Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
10anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11Se dico: "Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte";
12nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
13Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
14Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
15Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
16Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
17Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
18se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
19Se Dio sopprimesse i peccatori!
Allontanatevi da me, uomini sanguinari.
20Essi parlano contro di te con inganno:
contro di te insorgono con frode.
21Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano
e non detesto i tuoi nemici?
22Li detesto con odio implacabile
come se fossero miei nemici.
23Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
24vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Isaia 13
1Oracolo su Babilonia, ricevuto in visione da Isaia figlio di Amoz.
2Su un monte brullo issate un segnale,
alzate per essi un grido;
fate cenni con la mano perché varchino
le porte dei principi.
3Io ho dato un ordine ai miei consacrati;
ho chiamato i miei prodi a strumento del mio sdegno,
entusiasti della mia grandezza.
4Rumore di folla sui monti,
simile a quello di un popolo immenso.
Rumore fragoroso di regni,
di nazioni radunate.
Il Signore degli eserciti passa in rassegna
un esercito di guerra.
5Vengono da un paese lontano,
dall'estremo orizzonte,
il Signore e gli strumenti della sua collera,
per devastare tutto il paese.
6Urlate, perché è vicino il giorno del Signore;
esso viene come una devastazione
da parte dell'Onnipotente.
7Perciò tutte le braccia sono fiacche,
ogni cuore d'uomo viene meno;
8sono costernati, spasimi e dolori li prendono,
si contorcono come una partoriente;
ognuno osserva sgomento il suo vicino;
i loro volti sono volti di fiamma.
9Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile,
con sdegno, ira e furore,
per fare della terra un deserto,
per sterminare i peccatori.
10Poiché le stelle del cielo e la costellazione di Orione
non daranno più la loro luce;
il sole si oscurerà al suo sorgere
e la luna non diffonderà la sua luce.
11Io punirò il mondo per il male,
gli empi per la loro iniquità;
farò cessare la superbia dei protervi
e umilierò l'orgoglio dei tiranni.
12Renderò l'uomo più raro dell'oro
e i mortali più rari dell'oro di Ofir.
13Allora farò tremare i cieli
e la terra si scuoterà dalle fondamenta
per lo sdegno del Signore degli eserciti,
nel giorno della sua ira ardente.
14Allora, come una gazzella impaurita
e come un gregge che nessuno raduna,
ognuno si dirigerà verso il suo popolo,
ognuno correrà verso la sua terra.
15Quanti saranno trovati, saranno trafitti,
quanti saranno presi, periranno di spada.
16I loro piccoli saranno sfracellati davanti ai loro occhi;
saranno saccheggiate le loro case,
disonorate le loro mogli.
17Ecco, io eccito contro di loro i Medi
che non pensano all'argento,
né si curano dell'oro.
18Con i loro archi abbatteranno i giovani,
non avranno pietà dei piccoli appena nati,
i loro occhi non avranno pietà dei bambini.
19Babilonia, perla dei regni,
splendore orgoglioso dei Caldei,
sarà come Sòdoma e Gomorra sconvolte da Dio.
20Non sarà abitata mai più né popolata
di generazione in generazione.
L'Arabo non vi pianterà la sua tenda
né i pastori vi faranno sostare i greggi.
21Ma vi si stabiliranno gli animali del deserto,
i gufi riempiranno le loro case,
vi faranno dimora gli struzzi,
vi danzeranno i sàtiri.
22Ululeranno le iene nei loro palazzi,
gli sciacalli nei loro edifici lussuosi.
La sua ora si avvicina,
i suoi giorni non saranno prolungati.
Prima lettera di Pietro 5
1Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi:2pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo;3non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge.4E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.
5Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché
'Dio resiste ai superbi,
ma da' grazia agli umili'.
6Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno,7'gettando' in lui ogni 'vostra preoccupazione', perché egli ha cura di voi.8Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.9Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.
10E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi.11A lui la potenza nei secoli. Amen!
12Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi!13Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio.14Salutatevi l'un l'altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo!
Capitolo III: Chi é colui che ama il bene e la pace
Leggilo nella Biblioteca1. Se, in primo luogo, manterrai te stesso nella pace, potrai dare pace agli altri; ché l'uomo di pace è più utile dell'uomo di molta dottrina. Colui che è turbato dalla passione trasforma anche il bene in male, pronto com'è a vedere il male dappertutto; mentre colui che ama il bene e la pace trasforma ogni cosa in bene. Chi è pienamente nella pace non sospetta di alcuno. Invece chi è inquieto e turbato sta sempre in agitazione per vari sospetti. Non è tranquillo lui, né permette agli altri di esserlo; dice sovente cose che non dovrebbe dire e tralascia cose che più gli converrebbe fare; sta attento a ciò che dovrebbero fare gli altri, e trascura ciò a cui sarebbe tenuto lui stesso. Sii dunque zelante, innanzi tutto , con te stesso; solo così potrai essere giustamente zelante con il tuo prossimo. Tu sei molto abile nel trovare giustificazioni per quello che fai e nel farlo apparire sotto una certa luce, mentre rifiuti di accettare le giustificazioni negli altri. Sarebbe invece più giusto che tu accusassi te stesso e scusassi il tuo fratello. Se vuoi essere sopportato, sopporta gli altri anche tu.
2. Vedi quanto sei ancora lontano dal vero amore e dalla umiltà di chi non sa adirarsi e indignarsi con alcuno, fuor che con se stesso. Non è grande merito stare con persone buone e miti; è cosa, questa, che fa naturalmente piacere a tutti, e nella quale tutti troviamo facile contentezza, giacché amiamo di più quelli che ci danno ragione. E' invece grande virtù, e lodevole comportamento, degno di un uomo, riuscire a vivere in pace con le persone dure e cattive, che si comportano senza correttezza e non hanno condiscendenza verso di noi. Ci sono alcuni che stanno, essi, nella pace e mantengono pace anche con gli altri. Ci sono invece alcuni che non stanno in pace essi, né lasciano pace agli altri: pesanti con il prossimo, e ancor più con se stessi. Ci sono poi alcuni che stanno essi nella pace e si preoccupano di condurre alla pace gli altri. La verità è che la vera pace, in questa nostra misera vita, la dobbiamo far consistere nel saper sopportare con umiltà, piuttosto che nel non avere contrarietà. Colui che saprà meglio sopportare, conseguirà una pace più grande. Vittorioso su se stesso e padrone del mondo, questi è l'amico di Cristo e l'erede del cielo.
DISCORSO 171 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO (PHIL 4, 4-6): " RALLEGRATEVI SEMPRE NEL SIGNORE "
Discorsi - Sant'Agostino
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La nostra gioia sia nel Signore, non nel mondo. Il Signore ci è molto vicino.
1. L'Apostolo ci comanda di rallegrarci, ma nel Signore, non nel mondo. Chiunque perciò vuole essere amico di questo mondo, come dice la Scrittura sarà ritenuto nemico di Dio 1. Ma come l'uomo non può servire due padroni 2, così nessuno può rallegrarsi e nel mondo e nel Signore. Questi due modi di godere sono assai diversi tra loro, e sono addirittura in contrasto. Quando ci si rallegra nel mondo, non ci si rallegra nel Signore; quando ci si rallegra nel Signore, non ci si rallegra nel mondo. Predomini il rallegrarsi nel Signore finché si spenga il rallegrarsi nel mondo. La gioia nel Signore sia sempre crescente, la gioia nel mondo sia sempre più debole fino a spegnersi. Queste cose non si dicono perché quando siamo in questo mondo non dobbiamo avere delle gioie, ma perché, pur situati in questo mondo, dobbiamo già godere nel Signore: Ma c'è chi dice: Mi trovo nel mondo, ed è certo che, se ho delle gioie, godo là dove sono. E che? Per il fatto di essere nel mondo, non sei nel Signore? Ascolta sempre l'Apostolo che parla agli Ateniesi e che negli Atti degli Apostoli dice di Dio e del Signore creatore nostro: In lui viviamo, ci muoviamo e siamo 3. Dove non è infatti chi è dovunque? Non ci esortava forse a questo? Il Signore è molto vicino, non angustiatevi per nulla 4. E' una grande realtà questa per la quale è salito al di sopra di tutti i cieli ed è vicinissimo a coloro che vivono nei vari luoghi della terra. Chi è costui che è lontano e vicinissimo, se non colui che per misericordia si è fatto prossimo a noi?
Cristo, il Samaritano soccorritore dell'uomo ferito.
2. Quell'uomo che giaceva sulla via tra la vita e la morte è indubbiamente l'intero genere umano, abbandonato dai briganti, che un sacerdote di passaggio disprezzò, come pure un Levita, ma un Samaritano in viaggio gli si avvicinò per curarlo e offrirgli soccorso. Per narrare ciò, qual è il motivo? Ad un tale che domandava quali siano nella legge i comandamenti più importanti e supremi, ricordò che sono due: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; e amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma quello: E chi è il mio prossimo? 5 E il Signore narrò: Un uomo discendeva da Gerusalemme a Gerico. In qualche modo lo indicò quale Israelita. E s'imbatté nei briganti. Avendolo spogliato e dopo avergli inferto gravi ferite, lo abbandonarono sulla via, tra la vita e la morte. Passò un sacerdote, senza dubbio prossimo per affinità di razza, andò oltre l'uomo che giaceva. Passò un Levita, anche costui prossimo quanto alla razza; anch'egli trascurò l'uomo che giaceva. Passò un Samaritano, forestiero per razza, prossimo per compassione, e fece ciò che sapete 6. Il Signore Gesù Cristo volle farsi vedere in quel Samaritano. Il termine: " Samaritano " sta a dire: " Custode ". Con questo risuscitando dai morti, non muore più, e la morte non avrà più potere su di lui 7, perché non dorme, né sonnecchia il custode d'Israele 8. Infine i Giudei, quando bestemmiavano con tante ingiurie, gli dissero: Non diciamo con verità noi che sei un Samaritano e hai un demonio? 9 Quindi, essendo due le parole oltraggiose lanciate contro il Signore, poiché gli era stato detto: Non diciamo con verità noi che sei un Samaritano e hai un demonio? poteva rispondere: Non sono un Samaritano, né ho un demonio; rispose invece: Io non ho un demonio 10. In quel che rispose espresse una ripulsa, in quel che tacque, una conferma. Negò di avere un demonio, egli che metteva fuori i dèmoni; non negò di essere il Custode dell'infermo. Dunque: Il Signore è molto vicino 11, perché il Signore si è fatto prossimo per noi.
Dio, con l'Incarnazione si è fatto prossimo per l'uomo.
3. Che è tanto lontano, tanto alieno dagli uomini quanto Dio, l'immortale dai mortali, il giusto dai peccatori? Non si tratta di una lontananza nello spazio ma nella dissimilitudine. Non siamo anche soliti di esprimerci così quando diciamo di due uomini che hanno costumi diversi: Costui è ben lontano dall'altro? Quantunque l'uno accanto all'altro, benché assai vicini per abitazione, benché tenuti insieme da una catena, il pio è lontano dall'empio, l'innocente è lontano dal colpevole, il giusto è lontano dall'ingiusto. Se questo viene detto di due uomini, che si deve dire di Dio e degli uomini? Essendo egli, dunque, immortale e giusto, lungi da noi come da mortali e peccatori, si abbassò fino a noi per diventare prossimo, egli che era lontano. E che cosa fece? Poiché egli aveva due beni noi due mali, egli due beni, la giustizia e l'immortalità, noi due mali, l'ingiustizia e la mortalità, se egli avesse assunto l'uno e l'altro nostro male, sarebbe diventato uguale a noi e, insieme a noi, avrebbe avuto bisogno di un liberatore. Che fece allora per essere prossimo a noi? Prossimo: non lo stesso che noi, ma quasi come noi. Fa' attenzione a due cose: E' giusto, è immortale. Dei due tuoi mali, uno è la colpa, l'altro è la pena; la colpa consiste nel fatto che sei ingiusto, la pena consiste nell'essere tu mortale. Egli, per essere prossimo, prese su di sé la pena tua, non assunse la colpa tua; e, assumendola, fu per cancellarla, non per commetterla. Giusto e immortale, a distanza dagli ingiusti e dai mortali. Peccatore, mortale, tu eri lontano dal giusto immortale. Egli non divenne peccatore, come tu sei; divenne però mortale come te. Restando giusto, divenne mortale. Assumendo la pena e non assumendo la colpa, cancellò e la colpa e la pena. Il Signore, dunque, è vicino, non angustiatevi per nulla 12. Sebbene asceso corporalmente al di sopra di tutti i cieli, non si allontanò con la divinità. Dovunque è presente il Creatore di tutte le cose.
Il gaudio nel mondo. Rallegratevi sempre nel Signore.
4. Qual è il gaudio del mondo? Godere dell'ingiustizia, godere di ciò che è turpe, godere di ciò che disonora, di ciò che è infame. Il mondo gode di tutte queste cose. Cose tutte, queste, che non ci sarebbero, se gli uomini non avessero voluto. Altre sono le cose che gli uomini fanno, altre quelle che soffrono, le tollerano pur non volendo. Che è allora questo mondo e qual è il godere del mondo? Spiego in breve, fratelli, per quanto posso, per quanto Dio mi aiuta. Spiego subito e in breve. L'allegrezza del mondo è la cattiveria impunita. Gli uomini si abbandonino pure alla lussuria, siano adùlteri, vadano dietro alle frivolezze, si riempiano di vino, si disonorino turpemente, senza che soffrano nulla di male; eccovi davanti l'allegrezza del mondo. Questi mali che ho ricordato non li castighi la fame, non il timore della guerra, non alcuna preoccupazione, non qualche malattia, non delle avversità, in verità nell'abbondanza di ogni cosa, nel benessere fisico, nella spensieratezza della mente perversa; eccovi davanti l'allegrezza del mondo. Ma il pensiero di Dio è diverso dal pensiero dell'uomo. Altro è il progetto di Dio, altro quello dell'uomo. E' disegno di grande misericordia non lasciare impunita la malizia e, per non essere costretto a condannare all'inferno alla fine, ora si degna di punire con la sferza.
Impunità: la più grande vendetta di Dio. La severità.
5. Non vuoi conoscere che grande punizione sia l'assenza di punizione, non però per il giusto, ma per il peccatore, al quale è riservata la pena temporale perché non gli sopraggiunga quella eterna? Vuoi allora sapere che grande punizione sia l'assenza di punizione? Chiedi al Salmo: Il peccatore ha acceso di sdegno il Signore. Ha gridato con impeto, si era fatto attento, aveva considerato, finì per gridare: Il peccatore ha acceso di sdegno il Signore. Ti prego, dimmi, per quale ragione? Che cosa hai veduto? Chi ha gridato così, ha veduto il peccatore, che si comportava da lussurioso impunemente, agiva malvagiamente ed era pieno di beni, e ha esclamato: Il peccatore ha acceso di sdegno il Signore. Perché hai detto così? Che cosa hai veduto? Per l'eccesso della sua ira, come se il peccatore non esistesse 13. Vedete di capire, fratelli cristiani, la misericordia di Dio. Quando punisce il mondo, non vuole condannare il mondo. Per l'eccesso della sua ira, non lo ricerca. Per questo, perché assai adirato, il Signore non lo ricerca. Tremenda la sua ira. Nel perdonare castiga duramente, ma è secondo giustizia la punizione severa. La severità è infatti quasi spietata verità. Se, pertanto, talora unisce al perdono un duro castigo, è un bene per noi che soccorra facendoci espiare. Eppure, se consideriamo le azioni del genere umano, che cosa soffriamo? Non ci ha trattati secondo i nostri peccati 14. Siamo figli infatti. Che prove ne abbiamo? Il Figlio Unigenito morto per noi per non rimanere l'unico. L'Unico che morì non volle essere il solo. L'unico Figlio di Dio fece molti figli di Dio. Si acquistò dei fratelli con il proprio sangue; apprezzò, egli riprovato; riscattò, egli venduto; onorò, egli vituperato; rivitalizzò, egli ucciso. Dubiti che ti darà i suoi beni egli che si è degnato di assumere i tuoi mali? Perciò, fratelli, rallegratevi nel Signore, non nel mondo; rallegratevi cioè nella verità, non nella falsità; rallegratevi nella speranza dell'eternità, non nel bagliore della vanità. Così rallegratevi; e dovunque e per tutto il tempo che sarete quaggiù: Il Signore è molto vicino, non angustiatevi per nulla 15.
1 - Gc 4, 4.
2 - Mt 6, 24.
3 - At 17, 28.
4 - Fil 4, 5-6.
5 - Lc 10, 27.
6 - Cf. Lc 10, 25-37.
7 - Rm 6, 9.
8 - Sal 20, 4.
9 - Gv 8, 48.
10 - Gv 8, 49.
11 - Fil 4, 5.
12 - Fil 4, 5-6.
13 - Sal 9, 4.
14 - Cf. Sal 102, 10.
15 - Fil 4, 5-6.
20 - Si narrano gli eventi concernenti la sepoltura del sacro corpo di Maria santissima.
La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca747. Affinché i fedeli non rimanessero oppressi - ed alcuni di essi non morissero - a causa del dolore che provarono per il transito della beatissima Signora, fu indispensabile che la potenza divina li consolasse con speciale provvidenza, comunicando un particolare coraggio con il quale i cuori si dilatassero nella loro incomparabile afflizione. Dal momento che la mancanza di fiducia di poter mai compensare quella perdita nella vita presente non ammetteva conforto, la privazione di quel tesoro non aveva rimedio e la dolcissima e piacevolissima vicinanza e affabilità della Regina aveva rapito l'amore di ciascuno, tutti senza di lei furono come senza anima e senza respiro; ma Dio, che sapeva la ragione di così giusta sofferenza, li assistette in essa e con la sua forza li animò segretamente, perché non venissero meno e fossero in grado di occuparsi di quanto conveniva disporre in ordine al sacro corpo e di tutto quello che la situazione richiedeva.
748. Gli apostoli, ai quali principalmente spettava questo compito, pensarono senza indugio ad assolverlo e destinarono alle spoglie un sepolcro nuovo, che era stato misteriosamente preparato dall'Unigenito nella valle di Giosafat. Ricordandosi che le membra di sua Maestà erano state cosparse di unguenti preziosi e aromatici secondo il costume dei giudei, ed avvolte nella sindone e nel sudario, giudicarono di dover fare lo stesso con quelle di sua Madre. A tale scopo, chiamarono le due giovani che si erano prese cura di lei ed erano state nominate eredi delle sue inestimabili tuniche, e le invitarono ad ungerle con sommo rispetto e a metterle in un lenzuolo, per poi deporle nel feretro. Esse si introdussero con grande timore nell'oratorio, dove la venerabile defunta stava sulla sua predella, ma la luce che la circondava le trattenne e offuscò loro gli occhi in maniera che non riuscirono a sfiorarla, né a vederla, né a capire in che punto preciso si trovasse.
749. Uscirono con riverenza ancora maggiore, e con immenso stupore e sconcerto dettero ragguaglio dell'accaduto agli Undici, che conferirono tra loro e non senza un'ispirazione superiore conclusero che bisognava evitare il contatto con quella santa arca dell'alleanza, che non andava trattata nel modo comune. Entrarono subito Pietro e Giovanni, che contemplarono lo splendore e contemporaneamente udirono la celeste musica dei ministri superni, alcuni dei quali intonavano: «Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te», mentre altri replicavano: «Vergine prima del parto, durante il parto e dopo il parto»; da allora si sviluppò in parecchi figli della comunità primitiva la devozione per quest'ultimo elogio, che si è trasmesso per tradizione ed è giunto sino a noi, confermato dalla Chiesa. Stettero per un po' attoniti a motivo dell'ammirazione per ciò che ascoltavano e osservavano, e per deliberare come comportarsi si inginocchiarono in preghiera, domandando di essere illuminati. Intesero immediatamente una voce che diceva: «Non si scopra né si tocchi il sacro corpo».
750. Ebbero dunque intelligenza della volontà dell'Altissimo e portarono prontamente una bara. Essendosi considerevolmente moderato il fulgore, si accostarono alla Principessa e con profondo ossequio sollevarono le vesti dai lati, senza scomporle affatto, e ve la collocarono nella medesima posizione. Fu per loro semplice, poiché non sentirono peso e con il tatto non avvertirono altro se non lievissimamente il solo abito. Quindi, si attenuò ulteriormente la radiosità e tutti ravvisarono la bellezza del candidissimo volto e delle mani, avendo l'Eterno stabilito così perché fosse alleviata la loro pena; per il resto, il sublime talamo della sua dimora fu tenuto celato, affinché né in vita né in morte si scorgessero altre parti che quelle necessarie: il volto per conoscerla e le mani con le quali aveva lavorato.
751. Tanta fu l'attenzione che il Maestro ebbe per il decoro della nostra sovrana che mostrò meno zelo per il proprio corpo divinizzato che per il suo. La fece simile a sé nella concezione immacolata, nonché nella venuta al mondo per quanto concerne il non permettere che percepisse attraverso i sensi il modo naturale della nascita; inoltre, la preservò dalle tentazioni di impurità. Nel nascondere il suo corpo, però, si regolò con lei, che era donna, differentemente che con se stesso, giacché egli era uomo e redentore per mezzo della sua passione, e peraltro la castissima Regina lo aveva supplicato di concederle che nessuno lo guardasse dopo il suo transito. Gli apostoli provvidero alla sepoltura e, con la loro diligenza e la pietà dei credenti, fu raccolta una rilevante quantità di lumi, che per un miracolo, pur stando accesi per quella giornata e per le due seguenti, non si estinsero né si consumarono minimamente.
752. Perché questo e molteplici altri portenti che il suo braccio compì in tale occasione fossero più noti, Dio mosse tutti gli abitanti della città ad accorrere e, sia tra i giudei sia tra i gentili, rimase appena qualcuno che non assistesse al singolare spettacolo. Quei nuovi sacerdoti della legge evangelica alzarono colei che era tabernacolo di sua Maestà, sorreggendo sulle loro spalle il propiziatorio dei suoi oracoli e dei suoi favori, e partirono ordinatamente in processione diretti alla valle di Giosafat. Questo era il corteo visibile, ma ve ne era anche uno invisibile: davanti a tutti camminavano i mille custodi, i quali continuavano a cantare le loro melodie, che erano udite da molti e che durarono ininterrottamente per tre giorni con incomparabile dolcezza; erano poi scese dalle altezze varie legioni angeliche con gli antichi padri e profeti, e specialmente con Gioacchino, Anna, Giuseppe, Elisabetta, il Battista e diversi altri beati che Gesù aveva inviato alle esequie.
753. Avanzarono così e per via avvennero eccezionali prodigi, la cui spiegazione renderebbe indispensabile dilungarsi non poco. In particolare, tutti gli ammalati furono perfettamente guariti e numerosi indemoniati furono liberati senza che i diavoli avessero l'ardire di aspettare che le persone che possedevano si avvicinassero. Più mirabili furono gli eventi che si verificarono nella conversione delle anime, poiché si spalancarono i tesori della misericordia e tanti vennero alla cognizione di Cristo, nostro bene, confessandolo apertamente come vero Signore e salvatore e chiedendo il battesimo; perciò, per più giorni ci fu da faticare nel catechizzare e nell'amministrare quel sacramento a quanti avevano aderito alla fede. Nel trasportare il feretro gli apostoli sperimentarono effetti straordinari di luce e di consolazione, e ne parteciparono pure i discepoli. La gente era stupita per il profumo, per la musica e per altri segni sorprendenti, e tutti proclamavano il Creatore immensamente potente nella Vergine, percuotendosi il petto con compunzione in attestazione di questo.
754. Quando furono giunti, Pietro e Giovanni, che avevano già posto la preziosa gemma nella bara, la tolsero da essa con la medesima riverenza e facilità, l'adagiarono nella fortunata tomba e la coprirono con un telo. In tutto ciò operarono più le mani degli spiriti superni che le loro. Fu messo un masso dinanzi all'ingresso, come era consuetudine fare, e restarono di guardia soltanto i mille angeli di Maria, mentre gli altri risalirono all'empireo. La folla si disperse, e gli apostoli e i discepoli rientrarono tra tenerissime lacrime alla casa del cenacolo, in cui si conservò per un anno intero il soavissimo odore delle sacre spoglie, e nell'oratorio addirittura per parecchi anni. Quel santuario fu luogo di rifugio in ogni necessità per coloro che vi cercavano rimedio, perché ciascuno ve lo trovava tanto nelle infermità quanto nelle altre tribolazioni e calamità, ma le colpe di Gerusalemme, fra i castighi che meritarono, dopo un certo tempo comportarono anche la privazione di un beneficio così stimabile.
755. Appena furono arrivati lì, stabilirono che qualcuno di loro stesse al sepolcro finché non fosse cessata la divina armonia, poiché attendevano la fine di questa meraviglia. Dunque, alcuni si occuparono di chi aveva abbracciato il Vangelo e altri si recarono nuovamente presso la tomba, che in quei tre giorni fu frequentata da tutti. I più assidui furono Pietro e Giovanni, i quali, benché talora se ne allontanassero, tornavano subito dove era il loro cuore. Non omisero di porgere l'estremo saluto alla Signora dell'universo neppure gli animali, giacché il cielo si riempì di uccelli piccoli e grandi e dalle montagne si precipitarono velocemente giù molte bestie e fiere: gli uni con mesti cinguettii, le altre con guaiti e muggiti e tutti con movimenti dolorosi, soffrendo la comune perdita, mostravano la loro angustia. Solo qualche giudeo incredulo, più duro delle pietre e più crudele delle belve, non manifestò tale sentimento, come non lo aveva manifestato per il proprio Redentore.
Insegnamento della Regina del cielo
756. Figlia mia, con la memoria della mia morte fisica e della sepoltura del mio corpo, esigo che sia fissata e confermata la tua morte e sepoltura al mondo, che deve essere il frutto primario dell'essere stata illuminata sulla mia storia e dell'averla narrata. Nel corso del racconto ti ho sovente palesato questo desiderio e ti ho avanzato questa richiesta, affinché non ti renda inutile il favore che hai ricevuto per benignità dell'Altissimo e mia. È brutta cosa che un membro della Chiesa, dopo essere morto al peccato e rinato in Cristo mediante il battesimo ed aver appreso che sua Maestà fu crocifisso per lui, ricada nell'errore; ma cosa ben peggiore è il fatto che ciò accada in coloro che per speciale grazia sono scelti ed eletti per essere suoi amici carissimi, come quanti a tale scopo si dedicano e consacrano al suo servizio negli ordini religiosi, secondo i differenti stati e le differenti condizioni.
757. In loro, vizi come la superbia, la presunzione, l'alterigia, la mancanza di mortificazione, l'ira, l'avidità, l'impurità della coscienza e altri ancora fanno inorridire l'Eterno e i beati, che sono costretti a distogliere lo sguardo da simili mostruosità, più sdegnati e offesi di quando le riscontrano in soggetti diversi. Pertanto, il mio Unigenito ripudia numerose anime che ingiustamente portano il nome di sue spose, abbandonandole al loro malvagio consiglio, perché hanno infranto slealmente il patto di fedeltà contratto con lui e con me nella loro vocazione e professione. Se tutti devono temere questa sventura per evitare di commettere un così terribile tradimento, rifletti su quanto saresti spregevole ai suoi occhi qualora te ne macchiassi. È ora che tu muoia completamente ad ogni realtà visibile, e che siano sepolti il tuo corpo nella conoscenza e nell'annientamento di te stessa e la tua anima nell'essere di Dio. La tua vita è finita per il secolo e tu sei ormai distaccata da esso, e io sono il giudice di questa causa. Non hai più nulla a che fare con quelli che abitano sulla terra, né costoro con te, e bisogna che lo scrivere e il morire siano in te una medesima cosa, come spesso ti ho raccomandato e tu hai ripetutamente promesso nelle mie mani con sincere lacrime.
758. Bramo che questa sia la prova del mio insegnamento e la testimonianza della sua efficacia, e non ammetterò che tu la discrediti in mio disonore, ma procurerò che tutte le creature intendano la forza del mio esempio e della mia dottrina verificata nei tuoi atti. Non ti gioverai dei tuoi ragionamenti, del tuo volere e ancor meno delle tue inclinazioni e passioni, poiché tutto questo in te ha già avuto termine; tua legge saranno la volontà dell'Onnipotente, la mia e quella dell'obbedienza, e, affinché attraverso tali mezzi tu non sia mai all'oscuro di ciò che è più santo e gradito al Signore, egli l'ha disposto di persona, tramite me, i suoi angeli e chi ti governa. Non allegare ignoranza, pusillanimità, fiacchezza e codardìa, misura il tuo debito, sii attenta alla luce incessante e opera con la grazia che ti è data, giacché con tanti benefici non vi è croce pesante per te né morte così amara che non sia tollerabile e amabile. In questa risiede ogni tuo bene e deve consistere il tuo diletto, perché, se non morirai interamente a tutto, i tuoi sentieri saranno disseminati di spine e non giungerai alla perfezione cui aneli né all'eccellenza cui sei chiamata.
759. Se il mondo non si dimentica di te, dimenticati tu di lui; se non ti lascia, rammenta che fosti tu a lasciarlo e io te ne allontanai; se ti viene dietro, fuggilo; se ti lusinga, aborriscilo; se ti disprezza, sopportalo; se ti cerca, non ti trovi che per glorificare in te il sommo sovrano. Per il resto, non ricordartene più di quanto i vivi sogliono ricordarsi dei morti e scordatene come i morti si scordano dei vivi, e non avere con nessuno più rapporto di quello che hanno fra loro i vivi e i morti. Non ti sembrerà eccessivo che ti abbia frequentemente ribadito questo ammonimento all'inizio, nel mezzo e alla fine della presente Storia, se pondererai l'importanza di metterlo in pratica. Considera le persecuzioni che nascostamente ti ha ordito il demonio avvalendosi della gente, sotto vari aspetti e con vari pretesti. Il Redentore ha permesso ciò per vagliarti e per donarti il suo soccorso; tu, da parte tua, mostra che ne sei consapevole e sai che è grande il tesoro e che lo custodisci in un vaso fragile, mentre l'inferno cospira e si solleva contro di te. Sei nella carne peritura, circondata e combattuta da astuti nemici. Sei sposa di Gesù e io sono tua Madre e maestra. Renditi dunque conto della tua miseria e debolezza, e corrispondi come figlia carissima e discepola docile e irreprensibile in tutto.
5 gennaio 1944
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Quello che hai visto è il beato transito della Madre mia. Sei tanto sfinita e torturata che il mio amore sente il bisogno di versare su te la dolcezza delle visioni. E, per te che devi morire, quale più confortevole di questa?
La morte delle vittime non è sempre placida come la sera di Maria. Vi sono fra voi quelle che restano sulla croce sino all’ultimo respiro. Ma fosse anche per la durata di quest’ultimo, l’estasi vi accompagna, oltre il dolore, alla pace del cielo. Il dolore è ormai esaurito quando viene la vostra sera, e dai Cieli fluisce su voi la pace, che non vi attende ma vi corre incontro per ricoprirvi del suo balsamo dopo tanto martirio.
Non temete, voi che vi offrite. Non ci fui che Io, Espiatore per tutto il mondo, che non conobbi conforto nel mio morire. E per aver conosciuto quell’amarezza ho pietà, e ai miei piccoli cristi apro le porte del Cielo per investirli di luce, di gaudio, nei momenti estremi. Non morite, no, voi che avete scelto la croce. Lasciate il dolore per entrare nella gioia. E dato che la gioia del figlio di Dio è possedere Dio, tal gioia vi è data con anticipo sulla morte in una conoscenza di Dio che i vostri occhi vedono prima di chiudersi all’orrore della Terra.
Abbiate fede in Me. La morte dei miei discepoli è di invidia agli angeli.
Ti fu già detto[11] dalla Madre mia come al termine dei suoi terreni giorni l’amore aumentasse in Lei come piena che straripa e come incendio che tocca il suo colmo.
Il vivere di Maria era sempre stato vivere nel Signore. Le vicende e le occupazioni della vita non erano ostacolo alla sua unione con Dio. Vivere, per Lei, era stato orare, orare era stato contemplare. Le sue ore di preghiera erano abissi di adorazione, di carità, perle di inestimabile bellezza nel gran tesoro dei suoi giorni. Ciò che per gli altri è consunzione nell’ardore, per Lei era aumento di vita, e riposare per Lei era non dormire, ma raccogliersi in Dio, nel silenzio delle notti, e amarlo, amarlo con lo spirito rapito mentre la carne abbandonata dall’anima giaceva in attesa del ritorno dello spirito letificato e rinvigorito dall’abbraccio col suo Dio. Ai fiori è nutrimento la rugiada. A Maria era nutrimento la rugiada dell’amore. Se ne cibava come di divina manna.
Venuta la sua ultima sera, come un giglio stanco che a notte si curva sotto le stelle e chiude il suo occhio di candore, Maria si raccolse sul suo giaciglio e chiuse gli occhi al mondo per raccogliersi in un’ultima contemplazione terrena del suo Dio.
Curvo sul suo riposo, l’angelo di Maria attendeva trepido che l’urgere dell’estasi separasse per sempre quello spirito dalla Terra, mentre dai Cieli scendeva il dolce comando di Dio: “Vieni, o tutta Bella”, e quella luce angelica splendeva più forte nel suo giubilo santo chiamando dal Cielo altre coorti di luci per l’osanna alla Vincitrice che ascendeva al suo trionfo.
Curvo sul suo riposo, l’angelo-Giovanni vegliava lui pure la Madre che lo lasciava solo. E quando la vide spenta, vegliò ancora, perché inviolata da sguardi profani rimanesse anche oltre la morte l’Inviolata di Dio che dormiva così placida e bella. Giovanni, al quale la verginità aveva dato dono di sentire i desideri di Maria come l’amore aveva dato modo di comprendere Me come nessun altro mai, non permise manomissione della Benedetta, la cui morte era stata come il trascolorare di un fiore in un candore ancor più puro come è quello di un giglio che s’apre in un’alba d’aprile. Alla sua alba del Cielo.
La vostra leggenda dice che nell’arca di Maria, riaperta per Tommaso, v’erano unicamente dei fiori. Il sepolcro di Maria non inghiottì la salma. Non vi era la salma di Maria. Maria non è morta. Ella è stata ricongiunta col suo corpo allo spirito che l’aveva preceduta. Invertendo le leggi abituali per cui l’estasi finisce quando lo spirito torna nel corpo, fu il corpo di Maria che ritornò allo spirito dopo una sosta sul letto funerario.
Tutto è possibile a Dio. Io sono uscito dal sepolcro senza altri aiuti che il mio potere. Maria venne a Me senza conoscere il sepolcro col suo orrore di putredine. È uno dei più fulgidi miracoli di Dio.
Voi non avete reliquie del corpo e della tomba di Maria perché Maria non ebbe tomba. Il suo Corpo è assunto al Cielo. Là vi aspetta pregando il suo Figlio per voi.»
Le ho detto come da ieri sera ho visto il sonno della Vergine. Tutta bianca, composta, serena. Le mani congiunte sul petto, la gamba destra leggermente flessa al ginocchio. L’ho vista reclinarsi su quella specie di letto e chiudere gli occhi come uno che si addormenti in una grande pace.
Dire la grazia dell’atto e dell’aspetto è impossibile. È cosa che riposa e commuove.
[11] detto il 18 dicembre 1943.