Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

La vita dei santi non è altro che il Vangelo messo in pratica. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 3° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 1

1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".

26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.

39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".

46Allora Maria disse:

"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.

59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:

68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".

80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.


Numeri 7

1Quando Mosè ebbe finito di erigere la Dimora e l'ebbe unta e consacrata con tutti i suoi arredi, quando ebbe eretto l'altare con tutti i suoi arredi e li ebbe unti e consacrati,2i capi di Israele, capi dei loro casati paterni, che erano capitribù e avevano presieduto al censimento, presentarono una offerta3e la portarono davanti al Signore: sei carri e dodici buoi, cioè un carro per due capi e un bue per ogni capo e li offrirono davanti alla Dimora.4Il Signore disse a Mosè:5"Prendili da loro per impiegarli al servizio della tenda del convegno e assegnali ai leviti; a ciascuno secondo il suo servizio".6Mosè prese dunque i carri e i buoi e li diede ai leviti.7Diede due carri e quattro buoi ai figli di Gherson, secondo il loro servizio;8diede quattro carri e otto buoi ai figli di Merari, secondo il loro servizio, sotto la sorveglianza di Itamar, figlio del sacerdote Aronne;9ma ai figli di Keat non ne diede, perché avevano il servizio degli oggetti sacri e dovevano portarli sulle spalle.
10I capi presentarono l'offerta per la dedicazione dell'altare, il giorno in cui esso fu unto;11i capi presentarono l'offerta uno per giorno, per la dedicazione dell'altare.
12Colui che presentò l'offerta il primo giorno fu Nacason, figlio di Amminadab, della tribù di Giuda;13la sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,14una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,15un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,16un capro per il sacrificio espiatorio17e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Nacason, figlio di Amminadab.
18Il secondo giorno, Netaneel, figlio di Suar, capo di Issacar, presentò l'offerta.19Offrì un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,20una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,21un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,22un capro per il sacrificio espiatorio23e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Netaneel, figlio di Suar.
24Il terzo giorno fu Eliab, figlio di Chelon, capo dei figli di Zàbulon.25La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,26una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,27un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,28un capro per il sacrificio espiatorio29e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliab, figlio di Chelon.
30Il quarto giorno fu Elisur, figlio di Sedeur, capo dei figli di Ruben.31La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,32una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,33un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,34un capro per il sacrificio espiatorio35e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elisur, figlio di Sedeur.
36Il quinto giorno fu Selumiel, figlio di Surisaddai, capo dei figli di Simeone.37La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,38una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,39un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,40un capro per il sacrificio espiatorio41e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Selumiel, figlio di Surisaddai.
42Il sesto giorno fu Eliasaf, figlio di Deuel, capo dei figli di Gad.43La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,44una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,45un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,46un capro per il sacrificio espiatorio47e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliasaf, figlio di Deuel.
48Il settimo giorno fu Elesama, figlio di Ammiud, capo dei figli di Efraim.49La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento del peso di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,50una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,51un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,52un capro per il sacrificio espiatorio53e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elesama, figlio di Ammiud.
54L'ottavo giorno fu Gamliel, figlio di Pedasur, capo dei figli di Manasse.55La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,56una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,57un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,58un capro per il sacrificio espiatorio59e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Gamliel, figlio di Pedasur.
60Il nono giorno fu Abidan, figlio di Ghideoni, capo dei figli di Beniamino.61La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,62una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,63un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,64un capro per il sacrificio espiatorio65e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Abidan, figlio di Ghideoni.
66Il decimo giorno fu Achiezer, figlio di Ammisaddai, capo dei figli di Dan.67La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,68una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,69un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,70un capro per il sacrificio espiatorio71e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achiezer, figlio di Ammisaddai.
72L'undicesimo giorno fu Paghiel, figlio di Ocran, capo dei figli di Aser.73La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,74una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,75un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,76un capro per il sacrificio espiatorio77e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Paghiel, figlio di Ocran.
78Il decimosecondo giorno fu Achira, figlio di Enan, capo dei figli di Nèftali.79La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,80una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,81un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,82un capro per il sacrificio espiatorio83e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achira, figlio di Enan.
84Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare da parte dei capi d'Israele, il giorno in cui esso fu unto: dodici piatti d'argento, dodici vassoi d'argento, dodici coppe d'oro;85ogni piatto d'argento pesava centotrenta sicli e ogni vassoio d'argento settanta; il totale dell'argento dei vasi fu duemilaquattrocento sicli, secondo il siclo del santuario;86dodici coppe d'oro piene di profumo, le quali, a dieci sicli per coppa, secondo il siclo del santuario, diedero per l'oro delle coppe un totale di centoventi sicli.87Totale del bestiame per l'olocausto: dodici giovenchi, dodici arieti, dodici agnelli dell'anno, con le oblazioni consuete, e dodici capri per il sacrificio espiatorio.88Totale del bestiame per il sacrificio di comunione: ventiquattro giovenchi, sessanta arieti, sessanta capri, sessanta agnelli dell'anno. Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare, dopo che esso fu unto.
89Quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con il Signore, udiva la voce che gli parlava dall'alto del coperchio che è sull'arca della testimonianza fra i due cherubini; il Signore gli parlava.


Giobbe 9

1Giobbe rispose dicendo:

2In verità io so che è così:
e come può un uomo aver ragione innanzi a Dio?
3Se uno volesse disputare con lui,
non gli risponderebbe una volta su mille.
4Saggio di mente, potente per la forza,
chi s'è opposto a lui ed è rimasto salvo?
5Sposta le montagne e non lo sanno,
egli nella sua ira le sconvolge.
6Scuote la terra dal suo posto
e le sue colonne tremano.
7Comanda al sole ed esso non sorge
e alle stelle pone il suo sigillo.
8Egli da solo stende i cieli
e cammina sulle onde del mare.
9Crea l'Orsa e l'Orione,
le Pleiadi e i penetrali del cielo australe.
10Fa cose tanto grandi da non potersi indagare,
meraviglie da non potersi contare.
11Ecco, mi passa vicino e non lo vedo,
se ne va e di lui non m'accorgo.
12Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?
Chi gli può dire: "Che fai?".
13Dio non ritira la sua collera:
sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Raab.
14Tanto meno io potrei rispondergli,
trovare parole da dirgli!
15Se avessi anche ragione, non risponderei,
al mio giudice dovrei domandare pietà.
16Se io lo invocassi e mi rispondesse,
non crederei che voglia ascoltare la mia voce.
17Egli con una tempesta mi schiaccia,
moltiplica le mie piaghe senza ragione,
18non mi lascia riprendere il fiato,
anzi mi sazia di amarezze.
19Se si tratta di forza, è lui che dà il vigore;
se di giustizia, chi potrà citarlo?
20Se avessi ragione, il mio parlare mi
condannerebbe;
se fossi innocente, egli proverebbe che io sono reo.
21Sono innocente? Non lo so neppure io,
detesto la mia vita!
22Per questo io dico: "È la stessa cosa":
egli fa perire l'innocente e il reo!
23Se un flagello uccide all'improvviso,
della sciagura degli innocenti egli ride.
24La terra è lasciata in balìa del malfattore:
egli vela il volto dei suoi giudici;
se non lui, chi dunque sarà?
25I miei giorni passano più veloci d'un corriere,
fuggono senza godere alcun bene,
26volano come barche di giunchi,
come aquila che piomba sulla preda.
27Se dico: "Voglio dimenticare il mio gemito,
cambiare il mio volto ed essere lieto",
28mi spavento per tutti i miei dolori;
so bene che non mi dichiarerai innocente.
29Se sono colpevole,
perché affaticarmi invano?
30Anche se mi lavassi con la neve
e pulissi con la soda le mie mani,
31allora tu mi tufferesti in un pantano
e in orrore mi avrebbero le mie vesti.
32Poiché non è uomo come me, che io possa
rispondergli:
"Presentiamoci alla pari in giudizio".
33Non c'è fra noi due un arbitro
che ponga la mano su noi due.
34Allontani da me la sua verga
sì che non mi spaventi il suo terrore:
35allora io potrò parlare senza temerlo,
perché così non sono in me stesso.


Salmi 107

1Alleluia.

Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
3e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.

4Vagavano nel deserto, nella steppa,
non trovavano il cammino per una città dove abitare.
5Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
6Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
7Li condusse sulla via retta,
perché camminassero verso una città dove abitare.
8Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
9poiché saziò il desiderio dell'assetato,
e l'affamato ricolmò di beni.

10Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ceppi,
11perché si erano ribellati alla parola di Dio
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
12Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
cadevano e nessuno li aiutava.

13Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
14Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte
e spezzò le loro catene.
15Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
16perché ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le barre di ferro.

17Stolti per la loro iniqua condotta,
soffrivano per i loro misfatti;
18rifiutavano ogni nutrimento
e già toccavano le soglie della morte.
19Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.

20Mandò la sua parola e li fece guarire,
li salvò dalla distruzione.
21Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
22Offrano a lui sacrifici di lode,
narrino con giubilo le sue opere.

23Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
24videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
25Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
26Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.
27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
28Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.

29Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
30Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.

31Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
32Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.

33Ridusse i fiumi a deserto,
a luoghi aridi le fonti d'acqua
34e la terra fertile a palude
per la malizia dei suoi abitanti.
35Ma poi cambiò il deserto in lago,
e la terra arida in sorgenti d'acqua.

36Là fece dimorare gli affamati
ed essi fondarono una città dove abitare.
37Seminarono campi e piantarono vigne,
e ne raccolsero frutti abbondanti.
38Li benedisse e si moltiplicarono,
non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
40Colui che getta il disprezzo sui potenti,
li fece vagare in un deserto senza strade.

41Ma risollevò il povero dalla miseria
e rese le famiglie numerose come greggi.
42Vedono i giusti e ne gioiscono
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
43Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà la bontà del Signore.


Ezechiele 14

1Vennero a trovarmi alcuni anziani d'Israele e sedettero dinanzi a me.2Mi fu rivolta allora questa parola del Signore:3"Figlio dell'uomo, questi uomini hanno posto idoli nel loro cuore e tengono fisso lo sguardo all'occasione della loro iniquità appena si mostri. Mi lascerò interrogare da loro?4Parla quindi e di' loro: Dice il Signore Dio: Qualunque Israelita avrà innalzato i suoi idoli nel proprio cuore e avrà rivolto lo sguardo all'occasione della propria iniquità e verrà dal profeta, gli risponderò io, il Signore, riguardo alla moltitudine dei suoi idoli,5per raggiungere al cuore gli Israeliti, che si sono allontanati da me a causa di tutti i loro idoli.6Riferisci pertanto al popolo d'Israele: Dice il Signore Dio: Convertitevi, abbandonate i vostri idoli e distogliete la faccia da tutte le vostre immondezze,7poiché a qualunque Israelita e a qualunque straniero abitante in Israele, che si allontana da me e innalza nel suo cuore i suoi idoli e rivolge lo sguardo all'occasione della propria iniquità e poi viene dal profeta a consultarmi, risponderò io, il Signore, da me stesso.8Distoglierò la faccia da costui e ne farò un esempio e un proverbio, e lo sterminerò dal mio popolo: saprete così che io sono il Signore.
9Se un profeta si lascia sedurre e fa una profezia, io, il Signore, ho sedotto quel profeta: stenderò la mano contro di lui e lo cancellerò dal mio popolo Israele.10Ambedue porteranno la pena della loro iniquità. La pena di chi consulta sarà uguale a quella del profeta,11perché gli Israeliti non vadano più errando lontano da me, né più si contaminino con tutte le loro prevaricazioni: essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Parola del Signore".

12Mi fu rivolta questa parola del Signore:13"Figlio dell'uomo, se un paese pecca contro di me e si rende infedele, io stendo la mano sopra di lui e gli tolgo la riserva del pane e gli mando contro la fame e stérmino uomini e bestie;14anche se nel paese vivessero questi tre uomini: Noè, Daniele e Giobbe, essi con la loro giustizia salverebbero solo se stessi, dice il Signore Dio.15Oppure se io infestassi quel paese di bestie feroci, che lo privassero dei suoi figli e ne facessero un deserto che nessuno potesse attraversare a causa delle bestie feroci,16anche se in mezzo a quella terra ci fossero questi tre uomini, giuro com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio: non salverebbero né figli né figlie, soltanto loro si salverebbero, ma la terra sarebbe un deserto.
17Oppure, se io mandassi la spada contro quel paese e dicessi: Spada, percorri quel paese; e sterminassi uomini e bestie,18anche se in mezzo a quel paese ci fossero questi tre uomini, giuro com'è vero ch'io vivo, dice il Signore: non salverebbero né figli né figlie, soltanto loro si salverebbero.
19Oppure, se io mandassi la peste contro quella terra e sfogassi nella strage lo sdegno e sterminassi uomini e bestie,20anche se in mezzo a quella terra ci fossero Noè, Daniele e Giobbe, giuro com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio: non salverebbero né figli né figlie, soltanto essi si salverebbero per la loro giustizia.
21Dice infatti il Signore Dio: Quando manderò contro Gerusalemme i miei quattro tremendi castighi: la spada, la fame, le bestie feroci e la peste, per estirpare da essa uomini e bestie,22ecco vi sarà in mezzo un residuo che si metterà in salvo con i figli e le figlie. Essi verranno da voi perché vediate la loro condotta e le loro opere e vi consoliate del male che ho mandato contro Gerusalemme, di quanto ho mandato contro di lei.23Essi vi consoleranno quando vedrete la loro condotta e le loro opere e saprete che non invano ho fatto quello che ho fatto in mezzo a lei". Parola del Signore Dio.


Prima lettera ai Corinzi 1

1Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene,2alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro:3grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
4Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù,5perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza.6La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente,7che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.8Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo:9fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti.11Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi.12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!".
13Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?14Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio,15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome.16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.

17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.19Sta scritto infatti:

'Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti'.

20'Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto'? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo?21Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.22E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza,23noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.25Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.27Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,28Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,29perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.30Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione,31perché, come sta scritto:

'Chi si vanta si vanti nel Signore'.


Capitolo XII: I vantaggi delle avversità

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1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.  

2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.


DISCORSO 143 DALLE PAROLE DEL VANGELO DI GIOVANNI (16, 7-11): " IO VI DICO LA VERITÀ': È' BENE PER VOI CHE IO ME NE VADA "

Discorsi - Sant'Agostino

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La fede in Cristo è necessaria alla giustificazione.

1. La fede in Cristo è la medicina di tutte le ferite dell'anima, e l'unica propiziazione per i peccati degli uomini; nessuno può essere del tutto purificato sia dal peccato originale, che contrasse da Adamo, nel quale tutti hanno peccato, e sono diventati di natura figli d'ira, sia dei peccati che hanno aggiunto personalmente, non opponendo resistenza alla concupiscenza carnale, ma assecondandola ed asservendosi ad essa, nelle azioni cattive e nelle turpitudini. Questo, a meno che, per mezzo della fede, non siano portati a connettersi e non siano compaginati al corpo di lui, il quale fu concepito senza alcun allettamento carnale e mortifero godimento, né la madre lo fece crescere in grembo nelle colpe ed egli non commise peccato né si trovò inganno nella sua bocca 1. Diventano davvero figli di Dio coloro che credono in lui, in quanto nascono da Dio per la grazia dell'adozione, che è nella fede del Signore nostro Gesù Cristo. Pertanto, carissimi, il medesimo Signore e Salvatore nostro giustamente dice che questo è il solo peccato del quale lo Spirito Santo convince il mondo: non credere in lui. Io - dice - vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada. Se infatti io non me ne sarò andato, non verrà a voi il consolatore; ma se me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia, al giudizio. E proprio quanto al peccato, perché non hanno creduto in me, quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato già giudicato 2.

Perché viene incolpato solo il peccato d'incredulità verso Cristo.

2. In conseguenza, ha voluto che il mondo fosse convinto di questo solo peccato, per il quale non credono in lui; evidentemente perché, credendo in lui, tutti i peccati sono rimessi, ha voluto che si imputasse questo solo al quale possono collegarsi tutti gli altri. E, poiché per la fede nascono da Dio, diventano anche figli di Dio. Dice infatti: A coloro che credono in lui ha dato il potere di diventare figli di Dio 3. Perciò, chi crede nel Figlio di Dio in tanto non pecca in quanto è unito a lui, ed anch'egli diventa, per adozione, figlio ed erede di Dio, quindi coerede di Cristo. Al riguardo dice Giovanni: Chi è nato da Dio non commette peccato 4. E pertanto il peccato che viene imputato al mondo è questo: non credono in lui. Questo è il peccato del quale dice parimenti: Se non fossi venuto non avrebbero alcun peccato 5. E che, non avevano gli altri innumerevoli peccati? Ma con la venuta di lui si appose ai non credenti solo questo peccato a causa del quale sono ritenuti tutti gli altri. Nell'ambito della fede, invece, perché è venuto meno solo questo peccato, si è realizzato che ai credenti venissero rimessi tutti gli altri. Non per altro l'apostolo Paolo dice: Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio 6; perché non resti confuso chi avrà creduto in lui 7; come si esprime il Salmo: Guardate a lui e sarete illuminati, e non saranno confusi i vostri volti 8. Chi si gloria in se stesso sarà confuso: non si troverà infatti senza peccato. Pertanto non sarà confuso unicamente chi si gloria nel Signore. Tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria del Signore. Perciò, parlando dell'incredulità dei Giudei, non ha affermato: Poiché, se alcuni di loro hanno peccato, forse che il loro peccato annullerà la fedeltà di Dio? Come poteva dire infatti: Se alcuni di loro hanno peccato, quando egli stesso aveva detto: Tutti, infatti, hanno peccato? Ma afferma: Se alcuni di loro non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio? 9 Per far conoscere più chiaramente questo peccato, l'unico per il quale si preclude, verso tutti gli altri, la possibilità che siano rimessi per la grazia di Dio. Con la venuta dello Spirito Santo, cioè per il dono della grazia di lui che è dato ai fedeli, il mondo è convinto di questo solo peccato, secondo la parola del Signore: Proprio riguardo al peccato, perché non hanno creduto in me 10.

Il grande dono dello Spirito Santo dopo l'Ascensione di Cristo.

3. Ma non sarebbe grande il merito dei credenti né tanto gloriosa la beatitudine, se il Signore, nel corpo risuscitato, si rendesse sempre visibile agli occhi dell'uomo. Perciò lo Spirito Santo ha recato questo gran dono a quanti crederanno affinché, conservando la mente estranea agli appetiti carnali e penetrata dall'ardore dei desideri spirituali, si protendessero ansiosamente verso colui che non possono vedere con gli occhi della carne. Così pure, poiché quel discepolo - il quale aveva detto che non avrebbe creduto se non avesse toccato con mano le cicatrici di lui -, tastato il corpo del Signore, quasi ridestandosi, aveva esclamato: Signore mio e Dio mio! Gli asserì il Signore: Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che non hanno veduto ed hanno creduto 11. Lo Spirito Santo Paraclito apportò tale beatitudine così che, allontanata dagli occhi della carne la natura di servo - natura che assunse nel grembo della Vergine - l'acume purificato della mente cercasse di raggiungere la stessa natura di Dio, nella quale restò immutabilmente uguale al Padre, anche quando si degnò farsi vedere nella carne; tanto che l'Apostolo, ripieno del medesimo Spirito, poteva dire: E se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne non lo conosciamo più così 12. Perché conosce anche la carne di Cristo, non secondo la carne, ma secondo lo Spirito, chi riconosce fermamente la virtù della sua risurrezione, non tastando da curioso, ma credendo; senza dire in cuor suo: Chi salirà al cielo? Questo significa farne discendere Cristo; oppure: Chi discenderà nell'abisso? Questo significa far risalire Cristo dai morti. Ma vicino a te - dice - è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore, perché è il Signore Gesù: e se avrai creduto nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza 13. Queste, fratelli, sono parole dell'Apostolo che egli fa traboccare all'esterno nella santa ebbrezza dello Spirito Santo stesso.

Dopo l'Ascensione di Cristo, la giustizia della fede dallo Spirito Santo.

4. Dunque, poiché non avremmo in alcun modo tale beatitudine, per la quale non vediamo e crediamo, se non la ricevessimo dallo Spirito Santo, a ragione è stato detto: E' bene per voi che io me ne vada. Se infatti non me ne sarò andato, non verrà a voi il consolatore; ma se me ne sarò andato, ve lo manderò. Veramente è sempre con noi con la divinità; ma se non si fosse allontanato da noi corporalmente, vedremmo sempre il suo corpo in modo carnale, e non crederemmo mai in senso spirituale; giustificati e resi felici da tale fede, attraverso la purificazione del cuore possiamo meritare di contemplare quello stesso Verbo, Dio presso Dio, per il quale furono create tutte le cose, e che si fece carne per abitare in mezzo a noi. E se per ottenere la giustizia si crede con il cuore, non con il tocco della mano, a ragione quanto alla nostra giustizia deve essere convinto il mondo che non vuole credere se non ciò che vede. Ma perché noi avessimo la giustizia della fede - quanto ad essa deve essere convinto il mondo non credente - per questo il Signore disse: Quanto alla giustizia, perché vado al Padre, e non mi vedrete più 14. Quasi a dire: Questa sarà la vostra giustizia, che crediate in me Mediatore e riterrete niente di più certo che egli, risuscitato, è salito al Padre - quantunque non lo vedete in modo carnale -, così da poter vedere Dio spiritualmente, una volta riconciliati per mezzo di lui. Per questo alla donna - figura della Chiesa - mentre gli si prostra ai piedi: Non mi toccare - dice - perché non sono ancora salito al Padre 15. Ciò s'intende come detto in senso mistico. Non credere in senso carnale, attraverso un contatto fisico, che sono io; credi invece in senso spirituale, cioè toccandomi con fede spirituale, quando sarò salito al Padre. Beati infatti coloro che non vedono e credono. E questa è la giustizia della fede, il mondo che ne è privo sarà convinto da noi cui non manca, perché il giusto vive di fede 16. In conseguenza di ciò, noi che risorgiamo in lui e in lui andiamo al Padre, in modo invisibile siamo resi perfetti nella giustizia; e così pure, noi, che non vediamo e crediamo, viviamo di fede, poiché il giusto vive di fede; proprio per questo ha detto: Quanto alla giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più.

Inescusabile l'incredulità del mondo.

5. Non se ne faccia una scusa il mondo del fatto che è imbrogliato dal diavolo perché non creda in Cristo. Infatti dai credenti il principe di questo mondo viene gettato fuori 17, perché non dispieghi più la sua azione nei cuori degli uomini che Cristo ha già in possesso per mezzo della fede, così come opera nei figli ribelli 18, che abitualmente eccita a tentare e ad opprimere i giusti. Appunto perché chi spadroneggiava all'interno dell'uomo è stato cacciato fuori, dà battaglia esteriormente. Quantunque a motivo delle sue persecuzioni il Signore guida gli umili alla giustizia 19, tuttavia, per il fatto stesso che è stato cacciato fuori è già giudicato. E di questo giudizio è convinto il mondo: perché chi non vuol credere in Cristo senza ragione si lamenta del diavolo che, una volta giudicato, cioè cacciato fuori - e per nostra esperienza lasciato libero di dar battaglia fuori - lo vinsero non solo degli uomini, ma anche donne, fanciulli e fanciulle martiri. Ma in chi furono vittoriosi se non in colui nel quale credettero e che amarono pur senza vederlo e, regnando egli nei loro cuori, si tennero lontani dal pessimo tiranno? E tutto questo per grazia, cioè per dono dello Spirito Santo. A ragione, pertanto, il medesimo Spirito convince il mondo e quanto al peccato, perché non crede in Cristo; e quanto alla giustizia perché quelli che vollero credettero, sebbene non vedessero colui nel quale credettero; e in forza della risurrezione di lui sperarono anche in sé il compimento nella risurrezione; e quanto al giudizio, perché quegli stessi, se vollero credere, non sarebbero trattenuti da alcuno, poiché il principe di questo mondo è stato già giudicato 20.

1 - 1 Pt 2, 22.

2 - Gv 16, 7-11.

3 - Gv 1, 12.

4 - 1 Gv 3, 9.

5 - Gv 15, 22.

6 - Rm 3, 23.

7 - Rm 9, 33.

8 - Sal 33, 6.

9 - Rm 3, 3.

10 - Gv 16, 10.

11 - Gv 20, 25.

12 - 2 Cor 5, 16.

13 - Rm 10, 6-10.

14 - Gv 16, 11.

15 - Gv 20, 27.

16 - Ab 2, 4; Rm 1, 17.

17 - Gv 12, 31.

18 - Cf. Ef 2, 2.

19 - Cf. Sal 24, 9.

20 - Gv 16, 11.


3 - Si continua la spiegazione del capitolo ventunesimo dell'A­pocalisse.

La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda

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26. Dice l'Evangelista: Mi mostrò la città santa, Gerusa­lemme - la beatissima Vergine -, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simi­le a quello di una gemma preziosissima, come pietra di dia­spro cristallino. Fin dal primo istante in cui Maria ricevet­te l'esistenza, la sua anima, partecipando pienamente della divinità, fu ripiena e inondata di grazia come mai fu con­cesso ad alcuna altra creatura. Ella soltanto era l'aurora chiarissima che partecipava dello splendore del sole, Gesù Cristo, uomo e vero Dio che da lei sarebbe nato. Questa meravigliosa luminosità andò crescendo sempre più, finché raggiunse l'apice: la Madre fu assisa, alla destra del Figlio, sul trono della santissima Trinità, vestita con abiti vario­pinti e adorna di ogni genere di doni, virtù, meriti e glo­ria. Quando io la vidi in quello splendore inaccessibile, mi sembrò che non avesse altra lucentezza che quella del Si­gnore stesso, che dal suo essere immutabile, quale una fon­te, si riversava in lei come in un canale. Per mezzo dell'u­manità del suo Unigenito risultavano in loro una sola e me­desima luce, una sola e medesima chiarezza, in grado di­verso, ma identiche quanto alla sostanza, tali che non era­no presenti in nessun altro dei beati né in tutti sommati insieme. La Vergine per la sua varietà somigliava al dia­spro, per il valore dei suoi meriti era veramente preziosa, per la sua bellezza era paragonabile al cristallo puro, tra­sparente, penetrato dai raggi e munito dello stesso fulgore.

27. La città è cinta da un grande e alto muro con dodi­ci porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. Il muro che cingeva la città santa, la nostra Signora, era tanto grande e alto quanto lo sono Dio stesso, la sua infinita onnipotenza e i suoi attributi. Egli impiegò tutta la sua forza e la sua immensa sapienza per proteggerla e porla al sicuro dai nemici che avrebbero po­tuto aggredirla. Quest'invincibile difesa fu raddoppiata quando ella scese nuovamente sulla terra per vivervi da so­la senza la presenza corporea di Gesù e per consolidare la Chiesa. A tale scopo ebbe il potere dell'Altissimo e il suo libero arbitrio per usarli contro i loro avversari visibili ed invisibili. L'Eterno, dopo aver fondato la città santa, Ma­ria, aprì generosamente i suoi tesori e per mezzo di lei vol­le chiamare tutti i mortali alla conoscenza della sua mae­stà e al gaudio perenne, senza fare eccezioni fra gentili, giudei o barbari, e senza distinzione fra nazioni e popoli. La edificò pertanto con dodici porte, rivolte alle quattro parti del mondo senza fare alcuna differenza, sopra alle quali pose dodici angeli con il compito di chiamare e in­vitare tutti i discendenti di Adamo e di suscitare in loro in modo speciale la devozione e la venerazione verso la Re ­gina. I nomi delle dodici tribù dovevano impedire che al­cuno si sentisse escluso dal rifugio e dall'asilo della Geru­salemme celeste: tutti sappiano che ella li porta scritti in se stessa, per ricolmarli dei benefici ricevuti e per essere la madre della tenerezza e della misericordia e non solo della giustizia.

28. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, so­pra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'A­gnello. Quando la nostra Maestra era sul trono alla destra di suo Figlio e si offrì di ritornare tra noi per edificare la Chiesa , il Signore le raccomandò d'avere particolarmente cura degli apostoli. Nel suo ardentissimo e purissimo cuo­re scolpì i loro nomi: li avremmo potuti vedere scritti, se ci fosse stato concesso di mirarli. Sebbene noi - è San Gio­vanni che parla - fossimo soltanto undici, venne scritto il nome di san Mattia al posto di quello di Giuda, toccan­dogli in anticipo questa sorte. Alla carità e alla saggezza della Vergine noi dodici apostoli siamo debitori, perché in­sieme a san Paolo siamo riusciti a fondare la comunità ec­clesiale e a darle una dottrina stabile, l'istruzione e il go­verno. Per tale ragione l'Onnipotente scrisse i nostri nomi sopra i basamenti della città mistica, Maria santissima, che fu il sostegno e l'appoggio su cui ci consolidammo noi e i principii della Chiesa. Ella ci istruì con il suo insegna­mento, ci illuminò con la sua sapienza, ci infiammò con il suo amore, ci tollerò con la sua pazienza, ci attirò a sé con la sua dolcezza, ci guidò con il suo consiglio, ci pre­venne con i suoi opportuni avvisi mettendoci in guardia, ci liberò dai pericoli con il divino potere di cui era di­spensatrice e vegliò sui bisogni di tutti e di ciascuno con ammirevole sollecitudine. In verità per noi le dodici porte di questa città furono più aperte che per gli altri figli di Adamo. Mai si dimenticò di noi: ci ebbe presenti in ogni tempo e luogo e fummo da lei difesi e protetti, assistiti e consolati; dalla sua mano ricevemmo tutte le grazie e i do­ni che l'Altissimo ci comunicò, affinché fossimo resi mini­stri adatti di una nuova alleanza.

29. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila sta­di, la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali. Affinché io potessi comprendere la vastità di questa città, colui che mi parlava la misurò davanti a me. Lo fece con una canna d'oro che era il simbolo del Verbo, l'uomo-Dio, dei suoi fa­vori e meriti. Il simbolo esprime la fragilità della natura uma­na di Cristo e contemporaneamente l'immutabilità della sua natura divina, che la innalza ed eleva. Sebbene tale misura sopravanzasse di tanto la cosa misurata, né in cielo né in terra ne esisteva un'altra sufficiente per la grandezza della Signora se non quella di suo Figlio; infatti, non solo le crea­ture umane ma anche quelle angeliche non erano nella con­dizione di relazionarsi con una simile grandezza, e pertan­to non erano idonee a comprendere e a misurare questa mi­stica città. Se invece si adottava ? la misura dell'Unigenito, era a lui del tutto proporzionata: niente le poteva mancare di ciò che corrispondeva alla sua dignità. L'estensione della città era di dodicimila stadi in lunghezza e in altezza, tanto da formare un quadrato perfetto, regolare e uguale in tutte le sue parti. La pienezza, l'immensità e la corrispondenza dei doni e delle qualità della Regina - erano tali che, se altri, se­condo il Vangelo, ricevettero due o cinque talenti, ella per ciascun dono ne ebbe dodicimila, superando così tutti ab­bondantemente. Era ricolma di grazia quando, predestina­ta a diventare la Madre del Verbo incarnato, passò nella sua immacolata concezione dal non essere all'essere, dal nulla all'esistenza. Nel momento in cui dal cielo scese sulla terra per consolidare la Chiesa , fu ancora una volta confrontata con Gesù assiso alla destra del Padre, e fu trovata così confor­me a lui da sembrare idonea ad occupare il posto destina­tole nel mondo e tra i fedeli e compiere la missione insie­me a lui.

30. Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il por­tamento esteriore e le azioni di Maria impressionavano e si mostravano a tutti similmente alle mura che circondano una città; erano di una tale bellezza da suscitare in tutti coloro che la guardavano e comunicavano con lei una profonda ammirazione. Con il suo esempio vinceva e attirava a sé i cuori, e la sua semplice presenza metteva in fuga i demoni e distruggeva le loro fantastiche illusioni. Questa è la ra­gione per cui le mura si dicono di diaspro. Nei primi anni della Chiesa, ella, agendo e operando all'esterno, compì enor­mi prodigi e produsse maggiori frutti per la salvezza delle anime di quanto non poterono gli apostoli e i santi di quel tempo. La parte interiore della città era di oro finissimo d'i­nesplicabile carità, carità mutuata da quella del Redentore e così simile all'amore del bene supremo da sembrarne un raggio; era simile anche al vetro puro, chiaro, trasparente, uguale ad uno specchio senza macchia, nel quale riverbe­rava la divinità senza che vi si potesse scorgere alcun'altra immagine. Inoltre, era paragonabile ad un'enorme tavola cri­stallina, sulla quale era scritta la legge evangelica, affinché quest'ultima in essa e per essa fosse manifestata a tutto il mondo: perciò il vetro era chiaro e trasparente, e non di pietra scura come le tavole di Mosè che erano destinate ad un unico popolo. Le fondamenta delle mura erano di pietre preziose, a significare che l'Altissimo le edificò di sua ma­no e lo fece nel modo più pregiato, più ricco, più sicuro, senza limiti né misura, fondandole sui doni più stimabili, simboleggiati appunto dalle pietre di incalcolabile, rara bel­lezza e ricchezza.

31. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. Tutti coloro che si avvicineranno alla Ver­gine, la città santa, per entrarvi attraverso la fede, la spe­ranza, la venerazione, la pietà e la devozione, troveranno la perla preziosa e grazie alla sua intercessione saranno fortunati e prosperi in questa vita e beati nell'altra. Im­mersi in tale raccoglimento non avranno timore di en­trarvi, perché le sue porte sono amabili e attirano a sé come le perle: nessun essere mortale possa dunque sen­tirsi scusato se si sarà lasciato sfuggire l'occasione di ri­fugiarsi presso di lei confidando nella sua pietà per i pec­catori. Niente vi è in lei che non li attiri a sé e li con­duca sul sentiero del gaudio eterno. Se dunque le porte sono così belle e suscitano tanta meraviglia agli occhi di chi vi si appressa, ancor più splendido sarà il suo inter­no. Esso è di oro purissimo e scintillante, simbolo del­l'amore ardente di colei che tutti accoglie e arricchisce con i tesori della beatitudine perenne. In questo senso e a tal fine ella mostra a tutti la sua luce e nessuno tro­verà mai in lei tenebre di falsità o di inganno. Io non vi­di nella città santa, Maria, nessun altro tempio e nessun altro trono che l'Onnipotente e l'Agnello, poiché l'uno ve­niva ad abitare in lei in modo straordinario e l'altro, il suo Unigenito, vi stava in forma sacramentale, e non era necessario che si edificasse il tempio perché ella vi pre­gasse o intercedesse con suppliche, come solitamente fan­no gli altri uomini, poiché Dio stesso e suo Figlio erano il suo tempio: attenti a tutte le domande e implorazioni che presentava, ne favorivano la mediazione.

32. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Dopo che la Madre ebbe fatto ritorno sulla terra, il suo spirito non fu illuminato come ordina­riamente avveniva per i santi, né come lo era stato prima dell'ascenzione; ma, in ricompensa della sua rinuncia al privilegio di contemplare chiaramente il Signore mentre era viatrice, ottenne il dono di una visione ininterrotta, continua ed astrattiva, alla quale corrispondeva in modo proporzionato il godimento dell'Altissimo. Ella partecipava in modo speciale allo stato dei beati, benché vivesse an­cora la condizione di pellegrina. Oltre a ciò ricevette an­che il favore che Cristo, sotto le specie del pane, dimoras­se incessantemente nel suo petto come nel proprio cibo­rio, ed ella non perdesse queste specie sacramentali fino al momento in cui non ne avesse ricevute delle nuove: per tutto il tempo in cui rimase quaggiù, dopo esservi discesa dal cielo, ebbe sempre con sé il suo Unigenito. Lo poteva ammirare nel suo intimo in virtù di una visione singolare che le fu concessa affinché si rapportasse con lui senza an­darlo a cercare fuori di sé. Con la sposa del Cantico dei cantici poteva dire: Lo strinsi fortemente e non lo lascerò. Con simili elargizioni in questa città in cui la grazia face­va luce come la luna non poté esservi notte, né ebbe bi­sogno di altri raggi del sole di giustizia: possedeva infatti il sole stesso della Divinità, non in modo parziale come av­veniva per gli altri, ma in assoluta pienezza.

33. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Nessuna scusa può esservi per gli esuli discendenti di Eva se, con la luce che la Regina ha dato al mondo, non si dirigeranno verso l'autentica felicità. Il Redentore la inviò dall'empireo per rischiarare la comunità primitiva e si degnò di farla co­noscere ai suoi membri. Egli andò manifestando sempre più la grandezza e la santità di sua Madre, attraverso gli innumerevoli benefici che ella aveva operato e che i mor­tali avevano ricevuto direttamente dalla sua mano. Negli ultimi tempi, che sono i presenti, estenderà ancor più la sua gloria e la rivelerà in uno splendore nuovo, poiché i fedeli hanno assolutamente bisogno della sua potentissima intercessione e del suo patrocinio per vincere le seduzioni della carne e i demoni, che, per colpa degli uomini, ac­quisteranno sempre più potere e forza al fine di impedire l'aiuto superno e renderli ancora più indegni della beati­tudine senza fine. Il Signore, contro la malizia e le reite­rate seduzioni di Lucifero e dei suoi seguaci, intende op­porre i meriti e le preghiere della purissima Vergine, la ma­gnificenza della sua vita e il suo influente intervento. In tal modo ella sarà rifugio e asilo per i peccatori: tutti si incammineranno su questa strada diritta, sicura e ben il­luminata e giungeranno lietamente alla meta.

34. Se i re e i principi della terra procedessero in que­sta luce e portassero in questa città il loro onore, se ado­perassero la loro nobiltà, le ricchezze e l'autorità dei loro stati per esaltare il nome di Maria e quello di Gesù e in­dirizzassero tutti i loro sforzi a tal fine, sicuramente ot­terrebbero di essere protetti da questa suprema sovrana e governerebbero con sapienza e successo. Per rinnovare la confidenza e la fiducia nei nostri principi cattolici, propu­gnatori e difensori della fede, svelo loro ciò che ora e nel corso della Storia mi è stato palesato perché io lo scriva. Il sommo Re dei re e difensore delle monarchie dette alla Signora il titolo speciale di patrona, protettrice e avvoca­ta dei regni cattolici, intendendo preparare con questo be­neficio il rimedio contro le calamità e le tribolazioni che avrebbero afflitto il popolo cristiano a causa dei suoi pec­cati: ciò sarebbe accaduto nel tempo presente, come in ef­fetti stiamo sperimentando con dolore e lacrime. Il drago­ne infernale ha rivolto la sua rabbia e il suo furore contro il corpo mistico, conoscendo la negligenza dei suoi capi e dei suoi membri e quanto amino la vanità e i piaceri. La maggior parte di queste colpe e del conseguente castigo tocca a coloro che si professano più cattolici di altri, e le loro offese, quali figli, sono più gravi; essi, infatti, sono al corrente della volontà dell'Eterno e non la vogliono adem­piere dichiarando così una maggiore ostinazione di quella dei non cattolici. E ben sapendo che il regno dei cieli esi­ge forza e si conquista con la violenza, si sono abbando­nati all'ozio e alle soddisfazioni di una vita conforme al mondo e alla carne. Il giusto giudice castiga questo peri­coloso inganno del diavolo dandogli il permesso di afflig­gere e flagellare aspramente i credenti.

35. Il Padre delle misericordie, che dimora nelle altez­ze, non permette che le sue opere siano vanificate o del tutto estinte e per questa ragione ci consente di avvalerci della protezione e delle incessanti suppliche della Regina. Così la rettitudine dell'equità divina trova un valido e con­vincente motivo per sospendere il severo castigo che me­ritiamo; se però tralasceremo di conquistare tale interces­sione affinché plachi lo sdegno dell'Unigenito e implori per noi la correzione dei peccati che ci rendono indegni della sua clemenza, allora incorreremo sicuramente e imman­cabilmente nella punizione. Approfittino i principi cattoli­ci e gli abitanti dei regni di questo momento favorevole in cui ella offre loro i giorni della salvezza e del suo patroci­nio; le mostrino il loro onore, presentandolo totalmente a sua Maestà e a lei per la fede cattolica, che è stata do­nata alle loro monarchie e conservata pura fino ad oggi. In tal modo Cristo e Maria hanno voluto testimoniare al mondo l'amore del tutto singolare che nutrono per esso e la buona novella. Si adoperino allora con tutte le energie per diffondere l'esaltazione dei loro nomi in tutte le na­zioni, e credano che questo risulterà essere un mezzo ef­ficacissimo per convincere il Figlio a diffondere il culto e la devozione della sua genitrice nell'intero universo, cosic­ché ella possa essere conosciuta e venerata da tutti.

36. E, a prova della sua compassione, l'Evangelista sog­giunge: Le sue porte non si chiuderanno mai durante il gior­no, poiché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la glo­ria e l'onore delle nazioni. Nessuno, fosse anche peccato­re o fosse perfino stato un infedele e un pagano, deve av­vicinarsi con diffidenza a questa Madre di misericordia. In­fatti, colei che si privò della gloria che godeva alla destra di Gesù, non potrà mai chiudere le porte della sua pietà a chi si accosterà ad esse con devozione. Sia che qualcuno vi arrivi nella notte della colpa o nel giorno della grazia o in qualsiasi ora della vita, sarà sempre accettato e soste­nuto. Se colui che bussa a mezzanotte alle porte di un ve­ro amico lo costringe o per necessità o per importunità ad alzarsi, a prestargli soccorso e a dargli il pane che do­manda, che cosa non farà colei che è nostra madre, che ci ama teneramente, ci chiama, ci aspetta e ci invita in pri­ma persona ad accogliere l'aiuto delle sue mani? Ella non attenderà che diventiamo importuni, perché è sollecita e attenta alla voce di quanti le si rivolgono, pronta nel ri­spondere, dolcissima nell'accondiscendere alle richieste, li­berale e magnanima nell'elargire i doni. Implora su di noi l'indulgenza dell'Altissimo e si serve della stessa come fon­damento di salvezza per i miseri. Ella è la porta del cielo, affinché entriamo nel gaudio perenne per mezzo della sua intercessione e delle sue orazioni. Non entrerà in essa nulla d'impuro. Mai si turbò, né si lasciò trasportare dal mi­nimo moto di sdegno e di ira, né mai si trovò in lei erro­re, inganno o difetto alcuno: niente le manca di quanto si possa desiderare perché agli uomini sia assicurata la bea­titudine. Perciò non abbiamo nessuna scusa e tanto meno discolpa se non ci accostiamo a lei con umile riconoscen­za. Ella è pura e monda, e pertanto purificherà e farà mon­di anche noi. Nelle mani tiene la chiave delle sorgenti del­la salvezza dalle quali attingeremo acqua con gioia. È la sua intercessione, provocata dalle nostre implorazioni, che gira la chiave, e così scaturiscono le acque che ci lavano abbondantemente e ci rendono degni di essere ammessi nella felicissima compagnia della Vergine e del Signore per tutta l'eternità.

 

Insegnamento della Regina del cielo

37. Carissima, per la tua letizia e per la consolazione dei miei servi, ti comunico che tutti i capitoli che hai scrit­to hanno incontrato l'approvazione dell'Onnipotente. La sua volontà è che si palesi al mondo quello che io ho com­piuto tra i fedeli al mio ritorno dal cielo allo scopo di aiu­tarli; ti manifesto inoltre il desiderio che nutro di soccor­rere i cattolici che si avvarranno del mio patrocinio, di cui sono stata incaricata e che io intendo offrire loro con af­fetto materno. 1 santi, e soprattutto Giovanni, si sono par­ticolarmente compiaciuti del fatto che tu abbia descritto il gaudio che tutti provarono quando io salii all'empireo con il mio Unigenito nel giorno della sua gloriosissima ascen­sione. E' giunto il tempo che i membri della Chiesa ven­gano a conoscenza di questo mistero e più espressamente della grandezza dei benefici a me elargiti, affinché cresca la loro speranza in me e sappiano con certezza quanto io possa e voglia operare in loro favore. Come madre bene­vola sento compassione nel vedere i miei figli ingannati dal demonio e oppressi dalla sua tirannia, alla quale si sono dati ciecamente in potere. Giovanni incluse nei capitoli ven­tunesimo e ventiduesimo dell'Apocalisse altri profondi ar­cani concernenti le grazie da me ricevute: tu li hai tutti raccolti in questa Storia, cosicché i credenti ne possano es­sere informati per la loro salvezza mediante la mia inter­cessione, ed altri ancora ne racconterai più in là.

38. Da questo momento, devi però raccogliere per te il frutto di tutto ciò che hai capito e raccontato. In primo luogo devi progredire nel cordiale affetto e nella devozio­ne verso di me, nutrendo sempre la fermissima speranza che io sarò la tua difesa nelle tribolazioni e guiderò tutte le tue azioni. Le porte della mia clemenza saranno sempre aperte per te e per tutti quelli che mi raccomanderai, se sarai come ti voglio. Perciò ti avverto che, come io fui rin­novata nell'empireo dal potere divino per fare ritorno sul­la terra e agire in modo nuovo e con nuova perfezione, co­sì lo stesso Signore brama che tu sia rinnovata nel cielo del tuo cuore, nel più profondo raccoglimento del tuo spi­rito e nella solitudine degli esercizi in cui ti sei ritirata per narrare il resto della mia vita. Non pensare che questo ti sia stato ordinato senza un disegno speciale della Provvi­denza, considerando anche quanto è avvenuto in te per da­re inizio a questa terza parte. Adesso che do a te, sola e libera dall'ufficio di governo e dagli impegni della casa, questo insegnamento, bisogna che ti rinnovi nella mia imi­tazione ed esegua in te, per quanto è possibile, quello che in me conosci. Questa è la volontà di sua Maestà e anche la mia, e questi sono i tuoi stessi desideri. Ascolta dunque la mia dottrina e cingiti di fortezza". Determina con effi­cacia di essere attenta, fervorosa, sollecita, costante e dili­gentissima nel dare pieno compiacimento al tuo sposo. Abi­tuati a non perderlo mai di vista quando dovrai trattare con le creature o impegnarti nei servizi di Marta. Io sono la tua maestra. Gli angeli ti accompagneranno affinché, in­sieme a loro e con le loro illuminazioni, tu possa conti­nuamente lodare Dio. Egli ti donerà la sua virtù, cosicché tu intraprenda la battaglia contro i suoi e tuoi nemici. Non ti rendere indegna di tanti beni e favori.


« Vado e rimango! Tu resta nella Mia pace! »

Beata Alexandrina Maria da Costa


Ho passata la notte in ansietà e timore: ansietà di ricevere Gesù e timore sapendo che era l'ultimo sabato di colloquio con Gesù e Mammina. Ciò mi causava dolore e sgomento: senza Gesù, senza Mammina! Momento per momento mi sento più inutile.

Ho ricevuto Gesù [Eucaristico]. Non ha tardato a riordi­nare la sala del mio cuore con la Sua precisione, a illumi­narla con la Sua luce e mi ha parlato così: - Figlia mia, mia gioia, pupilla dei miei occhi, nel tuo cuore c'è lo Sposo fedele, fedelissimo. Sono qui a legare, con più forti catene di amore, il mio divin Cuore al tuo. Vado e rimango, figlia mia. Mi assento e resto presente. Ti lascio e non ti abbandono un momento.

Mi costa agire in questo modo. Ma le anime, i peccatori, hanno bisogno del tuo martirio. Mi costa tanto questa finta separazione, ma dico a te ciò che ho detto ai miei discepoli: « Vado e rimango ». Sono partito per il cielo ma sono rima­sto nella Eucarestia...

Vado e rimango nel tabernacolo del tuo cuore. Ricordati sempre le parole, le richieste, le esigenze di Gesù... - È venuta poi Mammina: - Figlioletta, prediletta di Gesù, vieni; sono la Madre del Rosario, sono la Madre del Carmelo. Seduta nel mio,grembo, stretta al mio Cuore, ricevi nelle tue mani il Rosario che pende dalle Mie; sul Rosario colloco lo scapolare. Come ti ha definita Gesù, sei madre dei peccatori. Rac­comanda a loro sempre il mio Rosario. Voglio farti anche madre delle anime del Purgatorio. Offri per loro, per i pec­catori, offri come premio per quelli che ti sono più cari, per quelli che ti hanno sostenuta tanto e hanno vigilato su di te, offri questo sacrificio, questa dura e dolorosa assenza, questa triste separazione. Non ti venga mai in mente che sei sola e che Gesù e Mammina ti hanno abbandonata; no, no, questo no! Siamo in te più presenti, perché, ora come non mai, hai bisogno di sostegno del cielo e della terra; hai bisogno di ogni prova di amore. - O Mammina, o Gesù, io sento una separazione di morte. Voglio che i Vostri Cuori accettino un eterno abbraccio e un eterno ringraziamento per quanto fate per me, per la predi­lezione usata al mio povero cuore. - Coraggio, figliolina, fiore eucaristico; confida: Gesù è con te; è con te la Mamma del cielo. Veglieremo su te. - Grazie, Gesù, grazie, Mammina, anche per questa pro­messa. - Ed ora ascolta il tuo Gesù: l'ultimo colloquio per le anime, l'ultimo colloquio per i peccatori sarà il 25 prossimo, in cui si commemora la mia nascita... Ma voglio dire di più: voglio che gli uomini sappiano e comprendano che lo voglio lo studio dei cuori e delle anime; non cerco la grandezza né la conoscenza delle lingue, ma la grandezza e la sapienza del­l'amore dei cuori. Ecco tutto... Ricevi amore, amore, e rimani nella pace. - Addio, Gesù; addio, Mammina! Sono la Vostra vittima; la vittima dei vostri Cuori divini, la vittima di tutto ciò che vorrete.

Prima della separazione Vi chiedo con dolore tutto, tutto, Vi chiedo tutto per coloro che mi sono più cari, tutto per la mia famiglia, per i peccatori, per i sacerdoti, per coloro che vengono a me a chiedere grazie e per l'umanità intera. Addio Gesù, addio Mammina; grazie, grazie. - (diario, 5-12-1953, 1° sabato).