Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 3° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Matteo 5
1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: 'Non uccidere'; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
23Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.26In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: 'Non commettere adulterio';28ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.30E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
31Fu pure detto: 'Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio';32ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: 'Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti';34ma io vi dico: non giurate affatto: né per 'il cielo', perché è 'il trono di Dio';35né per 'la terra', perché è 'lo sgabello per i suoi piedi'; né per 'Gerusalemme', perché è 'la città del gran re'.36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
38Avete inteso che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente';39ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra;40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.41E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
43Avete inteso che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo' e odierai il tuo nemico;44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Numeri 32
1I figli di Ruben e i figli di Gad avevano bestiame in numero molto grande; quando videro che il paese di Iazer e il paese di Gàlaad erano luoghi da bestiame,2i figli di Gad e i figli di Ruben vennero a parlare a Mosè, al sacerdote Eleazaro e ai principi della comunità e dissero:3"Atarot, Dibon, Iazer, Nimra, Chesbon, Eleale, Sebam, Nebo e Beon,4terre che il Signore ha sconfitte alla presenza della comunità d'Israele, sono terre da bestiame e i tuoi servi hanno appunto il bestiame".5Aggiunsero: "Se abbiamo trovato grazia ai tuoi occhi, sia concesso ai tuoi servi il possesso di questo paese: non ci far passare il Giordano".
6Ma Mosè rispose ai figli di Gad e ai figli di Ruben: "Andrebbero dunque i vostri fratelli in guerra e voi ve ne stareste qui?7Perché volete scoraggiare gli Israeliti dal passare nel paese che il Signore ha dato loro?8Così fecero i vostri padri, quando li mandai da Kades-Barnea per esplorare il paese.9Salirono fino alla valle di Escol e, dopo aver esplorato il paese, scoraggiarono gli Israeliti dall'entrare nel paese che il Signore aveva loro dato.10Così l'ira del Signore si accese in quel giorno ed egli giurò:11Gli uomini che sono usciti dall'Egitto, dall'età di vent'anni in su, non vedranno mai il paese che ho promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, perché non mi hanno seguito fedelmente,12se non Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita, e Giosuè figlio di Nun, che hanno seguito il Signore fedelmente.13L'ira del Signore si accese dunque contro Israele; lo fece errare nel deserto per quarant'anni, finché fosse finita tutta la generazione che aveva agito male agli occhi del Signore.14Ed ecco voi sorgerete al posto dei vostri padri, razza di uomini peccatori, per aumentare ancora l'ira del Signore contro Israele.15Perché se voi non volete più seguirlo, il Signore continuerà a lasciarlo nel deserto e voi farete perire tutto questo popolo".
16Ma quelli si avvicinarono a lui e gli dissero: "Costruiremo qui ovili per il nostro bestiame e città per i nostri fanciulli;17ma, quanto a noi, ci terremo pronti in armi, per marciare davanti agli Israeliti, finché li avremo condotti al luogo destinato loro; intanto, i nostri fanciulli dimoreranno nelle fortezze per timore degli abitanti del paese.18Non torneremo alle nostre case finché ogni Israelita non abbia preso possesso della sua eredità;19non possiederemo nulla con loro al di là del Giordano e più oltre, perché la nostra eredità ci è toccata da questa parte del Giordano, a oriente".
20Allora Mosè disse loro: "Se fate questo, se vi armate per andare a combattere davanti al Signore,21se tutti quelli di voi che si armeranno passeranno il Giordano davanti al Signore finché egli abbia scacciato i suoi nemici dalla sua presenza,22se non tornerete fin quando il paese vi sarà sottomesso davanti al Signore, voi sarete innocenti di fronte al Signore e di fronte a Israele e questo paese sarà vostra proprietà alla presenza del Signore.23Ma, se non fate così, voi peccherete contro il Signore; sappiate che il vostro peccato vi raggiungerà.24Costruitevi pure città per i vostri fanciulli e ovili per i vostri greggi, ma fate quello che la vostra bocca ha promesso".
25I figli di Gad e i figli di Ruben dissero a Mosè: "I tuoi servi faranno quello che il mio signore comanda.26I nostri fanciulli, le nostre mogli, i nostri greggi e tutto il nostro bestiame rimarranno qui nelle città di Gàlaad;27ma i tuoi servi, tutti armati per la guerra, andranno a combattere davanti al Signore, come dice il mio signore".
28Allora Mosè diede per loro ordini al sacerdote Eleazaro, a Giosuè figlio di Nun e ai capifamiglia delle tribù degli Israeliti.29Mosè disse loro: "Se i figli di Gad e i figli di Ruben passeranno con voi il Giordano tutti armati per combattere davanti al Signore e se il paese sarà sottomesso davanti a voi, darete loro in proprietà il paese di Gàlaad.30Ma se non passano armati con voi, avranno la loro proprietà in mezzo a voi nel paese di Canaan".31I figli di Gad e i figli di Ruben risposero: "Faremo come il Signore ha ordinato ai tuoi servi.32Passeremo in armi davanti al Signore nel paese di Canaan, ma il possesso della nostra eredità resti per noi di qua dal Giordano".
33Mosè dunque diede ai figli di Gad e ai figli di Ruben e a metà della tribù di Manàsse, figlio di Giuseppe, il regno di Sicon, re degli Amorrei, e il regno di Og, re di Basan: il paese con le sue città comprese entro i confini, le città del paese che si stendeva intorno.34I figli di Gad ricostruirono Dibon, Atarot, Aroer,35Aterot-Sofan, Iazer, Iogbea,36Bet-Nimra e Bet-Aran, fortezze, e fecero ovili per i greggi.37I figli di Ruben ricostruirono Chesbon, Eleale, Kiriataim,38Nebo e Baal-Meon, i cui nomi furono mutati, e Sibma e diedero nomi alle città che avevano ricostruite.39I figli di Machir, figlio di Manàsse, andarono nel paese di Gàlaad, lo presero e ne cacciarono gli Amorrei che vi abitavano.40Mosè allora diede Gàlaad a Machir, figlio di Manàsse, che vi si stabilì.41Anche Iair, figlio di Manàsse, andò e prese i loro villaggi e li chiamò villaggi di Iair.42Nobach andò e prese Kenat con le dipendenze e la chiamò Nobach.
Sapienza 11
1Essa fece riuscire le loro imprese
per mezzo di un santo profeta:
2attraversarono un deserto inospitale,
fissarono le tende in terreni impraticabili,
3resistettero agli avversari, respinsero i nemici.
4Quando ebbero sete, ti invocarono
e fu data loro acqua da una rupe scoscesa,
rimedio contro la sete da una dura roccia.
5Ciò che era servito a punire i loro nemici,
nel bisogno fu per loro un beneficio.
6Invece della corrente di un fiume perenne,
sconvolto da putrido sangue
7in punizione di un decreto infanticida,
tu desti loro inaspettatamente acqua abbondante,
8mostrando per la sete di allora,
come avevi punito i loro avversari.
9Difatti, messi alla prova, sebbene puniti con misericordia,
compresero quali tormenti avevan sofferto gli empi,
giudicati nella collera,
10perché tu provasti gli uni come un padre che corregge,
mentre vagliasti gli altri come un re severo che condanna.
11Lontani o vicini erano ugualmente tribolati,
12perché un duplice dolore li colse
e un pianto per i ricordi del passato.
13Quando infatti seppero che dal loro castigo
quegli altri ricevevano benefici,
sentirono la presenza del Signore;
14poiché colui che avevano una volta esposto
e quindi respinto con scherni,
lo ammiravano alla fine degli eventi,
dopo aver patito una sete ben diversa da quella dei giusti.
15Per i ragionamenti insensati della loro ingiustizia,
da essi ingannati, venerarono
rettili senza ragione e vili bestiole.
Tu inviasti loro in castigo
una massa di animali senza ragione,
16perché capissero che con quelle stesse cose
per cui uno pecca, con esse è poi castigato.
17Certo, non aveva difficoltà la tua mano onnipotente,
che aveva creato il mondo da una materia senza forma,
a mandare loro una moltitudine di orsi e leoni feroci
18o belve ignote, create apposta, piene di furore,
o sbuffanti un alito infuocato
o esalanti vapori pestiferi
o folgoranti con le terribili scintille degli occhi,
19bestie di cui non solo l'assalto poteva sterminarli,
ma annientarli anche l'aspetto terrificante.
20Anche senza questo potevan soccombere con un soffio,
perseguitati dalla giustizia
e dispersi dallo spirito della tua potenza.
Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso.
21Prevalere con la forza ti è sempre possibile;
chi potrà opporsi al potere del tuo braccio?
22Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
23Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi,
non guardi ai peccati degli uomini,
in vista del pentimento.
24Poiché tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
25Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza?
26Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte son tue, Signore, amante della vita,
Salmi 69
1'Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide.'
2Salvami, o Dio:
l'acqua mi giunge alla gola.
3Affondo nel fango e non ho sostegno;
sono caduto in acque profonde
e l'onda mi travolge.
4Sono sfinito dal gridare,
riarse sono le mie fauci;
i miei occhi si consumano
nell'attesa del mio Dio.
5Più numerosi dei capelli del mio capo
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano:
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?
6Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe non ti sono nascoste.
7Chi spera in te, a causa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni
chi ti cerca, Dio d'Israele.
8Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.
10Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
11Mi sono estenuato nel digiuno
ed è stata per me un'infamia.
12Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato il loro scherno.
13Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi dileggiavano.
14Ma io innalzo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi,
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
15Salvami dal fango, che io non affondi,
liberami dai miei nemici
e dalle acque profonde.
16Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.
17Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18Non nascondere il volto al tuo servo,
sono in pericolo: presto, rispondimi.
19Avvicinati a me, riscattami,
salvami dai miei nemici.
20Tu conosci la mia infamia,
la mia vergogna e il mio disonore;
davanti a te sono tutti i miei nemici.
21L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
22Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
23La loro tavola sia per essi un laccio,
una insidia i loro banchetti.
24Si offuschino i loro occhi, non vedano;
sfibra per sempre i loro fianchi.
25Riversa su di loro il tuo sdegno,
li raggiunga la tua ira ardente.
26La loro casa sia desolata,
senza abitanti la loro tenda;
27perché inseguono colui che hai percosso,
aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28Imputa loro colpa su colpa
e non ottengano la tua giustizia.
29Siano cancellati dal libro dei viventi
e tra i giusti non siano iscritti.
30Io sono infelice e sofferente;
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
32che il Signore gradirà più dei tori,
più dei giovenchi con corna e unghie.
33Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
34poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35A lui acclamino i cieli e la terra,
i mari e quanto in essi si muove.
36Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne avranno il possesso.
37La stirpe dei suoi servi ne sarà erede,
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.
Amos 1
1Parole di Amos, che era pecoraio di Tekòa, il quale ebbe visioni riguardo a Israele, al tempo di Ozia re della Giudea, e al tempo di Geroboàmo figlio di Ioas, re di Israele, due anni prima del terremoto.
2Egli disse:
"Il Signore ruggisce da Sion
e da Gerusalemme fa udir la sua voce;
sono desolate le steppe dei pastori,
è inaridita la cima del Carmelo".
3Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Damasco
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno trebbiato
con trebbie ferrate Gàlaad.
4Alla casa di Cazaèl darò fuoco
e divorerà i palazzi di Ben-Hadàd;
5spezzerò il catenaccio di Damasco,
sterminerò gli abitanti di Biqat-Avèn
e chi detiene lo scettro di Bet-Eden
e il popolo di Aram andrà schiavo a Kir",
dice il Signore.
6Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Gaza
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno deportato popolazioni intere
per consegnarle a Edom;
7appiccherò il fuoco alle mura di Gaza
e divorerà i suoi palazzi,
8estirperò da Asdòd chi siede sul trono
e da Ascalòna chi vi tiene lo scettro;
rivolgerò la mano contro Ekròn
e così perirà il resto dei Filistei",
dice il Signore.
9Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Tiro
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno deportato popolazioni intere a Edom,
senza ricordare l'alleanza fraterna;
10appiccherò il fuoco alle mura di Tiro
e divorerà i suoi palazzi".
11Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Edome per quattro non revocherò il mio decreto,
perché ha inseguito con la spada suo fratello
e ha soffocato la pietà verso di lui,
perché ha continuato l'ira senza fine
e ha conservato lo sdegno per sempre;
12appiccherò il fuoco a Teman
e divorerà i palazzi di Bozra".
13Così dice il Signore:
"Per tre misfatti degli Ammoniti
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno sventrato le donne incinte di Gàlaad
per allargare il loro confine;
14appiccherò il fuoco alle mura di Rabbà
e divorerà i suoi palazzi
tra il fragore di un giorno di battaglia,
fra il turbine di un giorno di tempesta;
15il loro re andrà in esilio,
egli insieme ai suoi capi",
dice il Signore.
Prima lettera di Pietro 5
1Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi:2pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo;3non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge.4E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.
5Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché
'Dio resiste ai superbi,
ma da' grazia agli umili'.
6Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno,7'gettando' in lui ogni 'vostra preoccupazione', perché egli ha cura di voi.8Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.9Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.
10E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi.11A lui la potenza nei secoli. Amen!
12Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi!13Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio.14Salutatevi l'un l'altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo!
Capitolo VIII: L'intima amicizia con Gesù
Leggilo nella Biblioteca1. Quando è presente Gesù, tutto è per il bene, e nulla pare difficile. Invece, quando Gesù non è presente, tutto è difficile. Quando Gesù non è presente, tutto è difficile. Quando Gesù non parla nell'intimo, ogni consolazione vale assai poco. Invece, se Gesù dice anche soltanto una parola, sentiamo una grande consolazione. Forse che Maria Maddalena non balzò subitamente dal luogo in cui stava in pianto, quando Marta le disse: "C'è qui il maestro, ti chiama?" (Gv 11,28). Momento felice, quello in cui Gesù ci invita dal pianto al gaudio spirituale. Come sei arido e aspro, lontano da Gesù; come sei sciocco e vuoto se vai dietro a qualcosa d'altro, che non sia Gesù. Non è, questo, per te, un danno più grande che perdere il mondo intero? Che cosa ti può mai dare il mondo se non possiedi Gesù? Essere senza Gesù è un duro inferno; essere con Gesù è un dolce paradiso. Non ci sarà nemico che possa farti del male, se avrai Gesù presso di te. Chi trova Gesù trova un grande tesoro prezioso; anzi, trova un bene più grande di ogni altro bene. Chi perde Gesù perde più che non si possa dire; perde più che se perdesse tutto quanto il mondo. Colui che vive senza Gesù è privo di tutto; colui che vive saldamente con lui è ricco di tutto.
2. Grande avvedutezza è saper stare vicino a Gesù; grande sapienza sapersi tenere stretti a lui. Abbi umiltà e pace, e Gesù sarà con te; abbi devozione e tranquillità di spirito, e Gesù starà con te. Che se comincerai a deviare verso le cose esteriori, potrai subitamente allontanare da te Gesù, perdendo la sua grazia; e se avrai cacciato lui, e l'avrai perduto, a chi correrai per rifugio, a chi ti volgerai come ad amico? Senza un amico non puoi vivere pienamente; e se non hai come amico, al di sopra di ogni altro, Gesù, sarai estremamente triste e desolato.
3. E' da stolto, dunque, quello che fai, ponendo la tua fiducia e la tua gioia in altri che in Gesù. E' preferibile avere il mondo intero contro di te che avere Gesù disgustato di te. Sicché, tra tutte le persone care, caro, per sé, sia il solo Gesù; tutti gli altri si devono amare a causa di Lui; Lui, invece, per se stesso. Gesù Cristo, il solo che troviamo buono e fedele più di ogni altro amico, lui solo dobbiamo amare, di amore particolare. Per lui e in lui ti saranno cari sia gli amici che i nemici; e lo pregherai per gli uni e per gli altri, affinché tutti lo conoscano e lo amino. Non desiderare di essere apprezzato od amato per te stesso, poiché questo spetta soltanto a Dio, che non ha alcuno che gli somigli. Non volere che uno si lasci prendere, nel suo cuore, tutto da te, né lasciarti tutto prendere tu dall'amore di chicchessia. Gesù soltanto deve essere in te, come in ognuno che ami il bene. Sii puro interiormente e libero, senza legami con le creature. Se vuoi essere pienamente aperto a gustare "com'è soave il Signore" (Sal 33,9), devi essere del tutto spoglio e offrire a Dio un cuore semplice e puro.
4. Ma, in verità, a tanto non giungerai, se prima non sarà venuta a te la sua grazia trascinandoti, cosicché, scacciata e gettata via ogni cosa, tu possa unirti con Lui, da solo a solo. Quando la grazia di Dio scende sull'uomo, allora egli diventa capace di ogni impresa; quando invece la grazia viene meno, l'uomo diventa misero e debole, quasi abbandonato al castigo. Ma anche così non ci si deve lasciare abbattere; né si deve disperare. Occorre piuttosto stare fermamente alla volontà di Dio e, qualunque cosa accada, sopportarla sempre a lode di Gesù Cristo; giacché dopo l'inverno viene l'estate, dopo la tempesta una grande quiete.
DISCORSO 372 NELLA NATIVITÀ DEL SIGNORE.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLe due nascite di Cristo.
1. 1. La vostra fede, carissimi, che ha radunato qui questa grande moltitudine, sa che oggi è nato per noi il Salvatore. Dal Padre è una nascita perenne, dalla madre è nato una volta sola. Dal Padre senza bisogno del sesso; dalla madre senza che se ne facesse uso. Presso il Padre mancò il grembo che lo concepiva, presso la madre mancò l'unione che lascia il seme. Con la prima nascita assunse la natura del Padre, con la seconda dalla madre diffuse la grazia. Quella conservò la maestà della sostanza divina, questa assunse la condivisione della mortalità umana: in questa è venuto per diventare ubbidiente fino alla morte 1, e per vincere, morendo, la morte. Ambedue queste nascite sono ineffabili, l'una l'altra sono mirabili. Quale animo umano infatti può comprendere, quale lingua può esprimere il fatto che perennemente Cristo nasce da Dio e che d'altra parte è nato nel tempo poco fa, da una donna? Chi può capire un Padre coeterno al figlio, chi può farsi intendere se parla di una madre vergine? Quello generante senza inizio e senza fine, questa che concepisce senza sensualità e partorisce senza consumo. Ognuna delle due nascite è meravigliosa perché è divina. Sia che la mente umana consideri l'una, sia che consideri l'altra, giustamente è detto: Chi narrerà la sua generazione? 2 E noi che faremo, fratelli? Forse perché non siamo capaci di parlarne in modo adeguato dovremmo tacere? No certo. Lungi da me che la lingua del tuo servo taccia quando è il natale del Signore. Diciamo dunque quello che possiamo, quello che leggiamo.
Lo sposo Cristo e il banchetto nuziale.
1. 2. Il beato Davide, parlando di Cristo, dice nei Salmi: Pose la sua tenda per il sole e uscì come uno sposo dalla stanza nuziale; esultò come un gigante 3. Oggi uscì dal sacro talamo cioè dal nascosto e incorrotto interno delle beate viscere verginali, si fece avanti il figlio della Vergine, sposo di vergine: figlio dico di Maria e sposo della Chiesa. A tutta la Chiesa infatti parlava l'Apostolo quando diceva: Vi ho promesso ad un unico sposo per presentarvi quale vergine casta a Cristo 4.
Sposo e gigante.
2. 2. A tali nozze con Cristo il padre dello sposo invitò anzitutto il popolo dei Giudei. Ma che cosa dice il Vangelo? Quelli che erano stati invitati non erano degni 5. Fu allora invitata la moltitudine di tutte le genti: essa riempì la Chiesa; e non ricevette dalla mensa del suo Signore vili pietanze o vini scadenti, ma gustò la carne e il sangue dello stesso pastore, dello stesso Cristo immolato. Fu ucciso alle sue nozze lo stesso Agnello innocente; fu ucciso alle nozze e cibò con la sua carne tutti quelli che aveva invitato. Ucciso preparò il banchetto; risorto celebrò le nozze. Subì volontariamente passione e uccisione. Risorto ebbe la sposa prestabilita. Nel seno della Vergine ricevette la carne umana come un pegno e sulla croce versò il suo sangue come una preziosissima dote; nella sua risurrezione e ascensione rinsaldò i suoi patti di eterno connubio. Ascese in alto infatti conducendo prigioniera la schiavitù e diede agli uomini doni 6. Quali doni? Lo Spirito Santo, per mezzo del quale, diffusasi la carità negli animi degli uomini, la Chiesa aderì inseparabilmente a Cristo come a suo sposo. Venne avanti oggi come sposo dal sacro talamo suo e, come segue nel Salmo, esultò come gigante che percorre la via 7. Venne avanti come uno sposo, esultò come un gigante. Bello e forte: bello come uno sposo, forte come un gigante. Bello per essere amato, forte per essere temuto; bello per piacere, forte per vincere. Dove si trova scritto nelle sacre Scritture che questo sposo è bello? Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo. Sulle tue labbra è diffusa la grazia 8. Dove si trova che ha la forza di un gigante? Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia 9. Isaia aveva visto e capito in lui l'una cosa e l'altra, la bellezza e la fortezza, quando disse: Chi è costui, che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso, così splendido nella sua veste, nella pienezza della sua forza? 10 Questo è il profeta che è stato detto bello e forte, interpretato come sposo e gigante.
La vita come torrente. Cristo salva dal torrente.
3. 3. Dunque, miei carissimi, esultò come un gigante che percorre la via 11. Quale via se non quella mortale che si è degnato di avere in comune con noi? E` la stessa via per cui passa il genere umano. Transitano per questa via quelli che vengono al mondo dalla nascita fino alla morte, fino a quando se ne allontanano. E questo fiume che è il genere umano scorre continuamente, dalle occulte vene della natura, dal suo inizio, fino alla fine. A questo fiume rapido e tumultuoso si è degnato abbeverarsi Cristo. Avete udito poco fa nel Salmo: Lungo il cammino si disseta al torrente 12. Questo torrente ci ha fatto venire alla nascita, ci ha condotto alla morte. Come da una segreta sorgente, Cristo sollevò l'abisso del mare. Per noi tutte e due le cose fece: nascere e morire. E perché gli uomini che si trovano nel mezzo del torrente spesso si lasciano prendere dalle attrattive e dalle lusinghe del mondo che sono avvolte dentro al fango melmoso di questo torrente e sommergono nel profondo dell'inferno coloro che, mentre passando si dissetano avidamente a queste onde, trovano la morte perché vogliono restare in un torrente che va a precipizio, e vogliono fissare il loro cammino in un terreno che sfugge loro sotto i piedi. Ma il Signore lungo il cammino si dissetò al torrente. Che cosa vuol dire che il Signore si dissetò lungo il cammino? Vuol dire che passando bevve; bevve e passò, non si fermò. Non rimase nella via dei peccatori. Ugualmente gli uomini temono la morte; perché è necessario essere precipitati nell'impeto [tumultuoso] di questo torrente. Cristo invece non poteva temere la morte che aveva affrontato spontaneamente. Perciò è detto: Esultò come un gigante che percorre la via. Discese [sulla terra] e corse. Ascese e rimase. Voi lo sapete perché siete soliti professare: " Dopo la risurrezione ascese al cielo, siede alla destra del Padre ". Della corsa di questo gigante ha detto in modo conciso e bellissimo il beato Ambrogio nell'inno che avete ora cantato. Parlando infatti di Gesù Cristo così dice: La sua uscita dal Padre, il suo ritorno al Padre, la discesa agli inferi, l'ascesa alla sede di Dio 13. Se noi indaghiamo perché sono state fatte queste cose, noi troveremo, miei carissimi, che sono state fatte per noi. E` disceso infatti perché noi ascendessimo, è morto perché vivessimo; è risorto perché risorgessimo. E` asceso al cielo perché imparassimo a sottovalutare le cose terrene e a sollevare il cuore in alto. Infine per innalzare la nostra speranza al suo seguito, sollevò anzitutto la sua carne, e perché sperassimo che questo sarebbe toccato anche a noi, ci precedette con quella natura umana che aveva assunto da noi.
1 - Cf. Fil 2, 6-8.
2 - Is 53, 8.
3 - Sal 18, 6.
4 - 2 Cor 11, 2.
5 - Mt 22, 8.
6 - Sal 67, 19.
7 - Sal 18, 6.
8 - Sal 44, 3.
9 - Sal 23, 8.
10 - Is 63, 1.
11 - Sal 18, 6.
12 - Sal 109, 7.
13 - AMBROGIO, Hymni.
Prefazione
Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort
Leggilo nella BibliotecaIl segreto di un libro
Questo libro è stato scritto da un santo e ha già formato altri
Santi. Ora è nelle tue mani, perché anche tu possa diventare Santo.
Tanta gente, oggi, è alla ricerca del senso profondo della propria vita.
C'è chi si rivolge a illuminati e saggi maestri del lontano Oriente e
chi ai maghi vicini di casa; c'è chi trova pace in antiche religioni,
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dalla nuova musica, o dal vivere nella natura, o altro ancora. Qui si propone
il Maestro Gesù Cristo, con il suo Vangelo puro e semplice. Per un cristiano
come te, essere Santo significa seguire e imitare Gesù Cristo, il tuo
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Scritto, nascosto e ritrovato…
San Luigi Maria Grignion de Monfort (1673-1716) fu un missionario che predicò al popolo nella Francia di Luigi XIV il Re Sole. Morì a soli 43 anni, durante una missione, consumato dalle fatiche. Il manoscritto del Trattato rimase nascosto per 130 anni. Fu ritrovato nel 1842 e pubblicato l'anno seguente. Da allora ha fatto il giro del mondo, tradotto in tutte le lingue. Grandi anime cristiane di sacerdoti, di suore e di laici, uomini e donne, si sono ispirate al Trattato per la propria vita spirituale e per operare grandi cose per Dio, nella Chiesa e nella società. Per rimanere vicini a noi, ricordiamo: Massimiliano Kolbe, Giovanni Calabria, Silvio Gallotti, Annibale di Francia, Bartolo Longo, Luigi Orione, Giacomo Alberione, Chiara Lubich, Giovanni Paolo lI. L'insegnamento del trattato, pur rispecchiando una certa teologia dei secoli passati, espressa in un linguaggio non sempre attuale, è in piena armonia con la mariologia del Concilio Vaticano II, contenuta nel capitolo VIII della costituzione dogmatica Lumen Gentium. Giovanni Paolo Il, nella lettera enciclica Redemptoris Mater, presenta Monfort come «testimone e maestro» della spiritualità mariana che conduce a Gesù Cristo e al suo Vangelo. E alla vigilia del Grande Giubileo dell'anno Duemila, Monfort viene scoperto non solo come attuale, ma come profetico per il futuro della Chiesa. Una Chiesa dello Spirito Santo, rinnovata e riformata alla scuola del Vangelo, nella quale Maria continuerà a formare i grandi Santi: che saranno ardenti del fuoco del divino amore, leggeri e sensibili al soffio dello Spirito Santo, veri discepoli di Gesù Cristo, pronti a intraprendere e realizzare cose grandi per la gloria di Dio.
27-22 Dicembre 22, 1929 Come le opere più grandi non si possono far da soli, morirebbero sul nascere. Le tre carceri di Gesù. Le due mamma.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, ed il mio tenero Gesù facendosi vedere piccolo bambino o nel mio cuore o nel seno della Mamma Celeste, ma tanto piccino con una beltà rapitrice, tutto amore, col suo volto bagnato di pianto, e piange perché vuol essere amato, e singhiozzando dice:
(2) “Ahi! , ahi! perché non sono amato? Io voglio rinnovare nelle anime tutto l’amore che ebbi nell’incarnarmi, ma non trovo a chi darlo. Nell’incarnarmi trovai la mia Regina Mamma che mi dava campo a sfogare il mio Amore, ed a ricevere nel suo cuore materno tutto l’amore che mi respingevano le creature. Ah! era Lei la depositaria del mio Amore respinto, la dolce compagnia delle mie pene, il suo amore ardente che mi rasciugava le lacrime. Le opere più grandi non si possono fare da soli, ma ci vogliono due o tre almeno, come depositari e alimento della stessa opera, senza alimento le opere non possono aver vita, c’è pericolo che muoiano sul nascere. Tanto vero che nella Creazione fummo tre le Divine Persone nel crearla, e poi fecimo l’uomo come depositario dell’opera nostra; non contenti, perché le opere da sole non portano felicità, le demmo la compagnia della donna. Nell’incarnazione le tre Divine Persone furono concorrenti ed in mia compagnia, anzi inseparabili da Me, con l’aggiunta della Regina Celeste, e fu Lei propria la Divina depositaria di tutti i beni dell’incarnazione. Vedi dunque come mi è necessario per formare le mie opere la compagnia della creatura, che si metta a mia disposizione per ricevere il gran bene che voglio darle. Quindi, vuoi tu essere la mia seconda Mamma? Vuoi tu ricevere il gran bene della rinnovazione della mia incarnazione, come dote del regno del mio Fiat Divino? Così avrò due Mamma; la prima che mi fece formare il regno della Redenzione, la seconda che mi farà formare il regno della mia Divina Volontà”.
(3) E mettendo le sue piccole manine sul mio volto, carezzandomi mi diceva:
(4) “La mia mamma! la mia mamma! L’amore materno supera tutti gli amori, sicché tu mi amerai con amore di madre insuperabile”.
(5) Dopo di ciò ha fatto silenzio volendo essere cullato nelle mie braccia, e poi ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, or tu devi sapere l’eccesso del mio Amore, dove mi condusse; nello scendere dal Cielo in terra mi condusse dentro d’una prigione strettissima e oscura, qual fu il seno della mia Mamma, ma non fu contento il mio Amore, in questa prigione stessa mi formò un’altra carcere, qual fu la mia Umanità che incarcerò la mia Divinità; la prima carcere mi durò nove mesi, la seconda carcere della mia Umanità mi durò per ben trentatré anni. Ma il mio Amore non si arrestò, mi formò sul finire la carcere della mia Umanità, la carcere dell’Eucaristia, la più piccola delle carceri, una piccola ostia in cui mi carcerò Umanità e Divinità, e doveva contentarmi di stare come morto, senza far sentire né respiro, né moto, né palpito, e non per pochi anni, ma fino alla consumazione dei secoli. Quindi andai di carcere in carcere, esse sono per Me inseparabili, perciò posso chiamarmi il Divino carcerato, il celeste prigioniero. Nelle due prime carceri, nell’intensità del mio Amore maturai il regno della Redenzione; nella terza carcere dell’Eucaristia sto maturando il regno del mio Fiat Divino. Ecco perciò chiamai te nella carcere del tuo letto, affinché insieme prigionieri ambedue, nella nostra solitudine, affiatandoci, possiamo far maturare il bene del regno del mio Volere. Se mi era necessario una Mamma per la Redenzione, così pure mi necessita una mamma per il regno del mio Fiat, ed il mio Amore esigente ha voluto questa madre carcerata, per tenerla a mia disposizione. Perciò Io sarò il tuo prigioniero non solo nella piccola ostia, ma anche nel tuo cuore, e tu sarai la mia cara prigioniera tutta intenta ad ascoltarmi e a spezzare la solitudine della mia lunga prigionia. E ad onta che siamo prigionieri, saremo felici, perché matureremo il regno della Divina Volontà per darlo alle creature”.