Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 3° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Marco 14
1Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo.2Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo".
3Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo.4Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: "Perché tutto questo spreco di olio profumato?5Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei.
6Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona;7i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.8Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura.9In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".
10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù.11Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?".13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi".16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, 'colui che mangia con me', mi tradirà".19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?".20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!".
22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo".23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.24E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio".
26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.27Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
'Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse'.
28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".29Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò".30Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte".31Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego".33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.34Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate".35Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.36E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole".39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole.40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
41Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino".
43E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.44Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta".45Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò.46Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.47Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.48Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi.49Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!".
50Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.51Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.52Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.
53Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.55Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano.56Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi.57Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo:58"Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo".59Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde.60Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?".62Gesù rispose: "Io lo sono!
E vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo'".
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano.
66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù".68Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò.69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli".70Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo".71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite".72Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto.
Secondo libro delle Cronache 30
1Ezechia mandò messaggeri per tutto Israele e Giuda e scrisse anche lettere a Èfraim e a Manàsse per convocare tutti nel tempio in Gerusalemme a celebrare la pasqua per il Signore Dio di Israele.2Il re, i suoi ufficiali e tutta l'assemblea di Gerusalemme decisero di celebrare la pasqua nel secondo mese,3perché non avevano potuto celebrarla nel tempo fissato per il fatto che i sacerdoti non si erano purificati in numero sufficiente e il popolo non si era radunato in Gerusalemme.4La proposta piacque al re e a tutta l'assemblea.5Stabilirono di proclamare con bando in tutto Israele, da Bersabea a Dan, che tutti venissero a celebrare in Gerusalemme la pasqua per il Signore Dio di Israele, perché molti non avevano osservato le norme prescritte.6Partirono i corrieri con lettere da parte del re e dei suoi ufficiali per recarsi in tutto Israele e Giuda. Secondo l'ordine del re dicevano: "Israeliti, fate ritorno al Signore Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, ed egli ritornerà a quanti fra voi sono scampati dal pugno dei re d'Assiria.7Non siate come i vostri padri e i vostri fratelli, infedeli al Signore Dio dei loro padri, che perciò li ha abbandonati alla desolazione, come potete constatare.8Ora non siate di dura cervice come i vostri padri, date la mano al Signore, venite nel santuario che egli ha santificato per sempre. Servite il Signore vostro Dio e si allontanerà da voi la sua ira ardente.9Difatti, se fate ritorno al Signore, i vostri fratelli e i vostri figli troveranno compassione presso coloro che li hanno deportati; ritorneranno in questo paese, poiché il Signore vostro Dio è clemente e misericordioso e non distoglierà lo sguardo da voi, se voi farete ritorno a lui".
10I corrieri passarono di città in città nel paese di Èfraim e di Manàsse fino a Zàbulon, ma la gente li derideva e si faceva beffe di loro.11Solo alcuni di Aser, di Manàsse e di Zàbulon si umiliarono e vennero a Gerusalemme.12In Giuda invece si manifestò la mano di Dio e generò negli uomini un pentimento concorde per eseguire il comando del re e degli ufficiali secondo la parola del Signore.13Si riunì in Gerusalemme una grande folla per celebrare la festa degli azzimi nel secondo mese; fu un'assemblea molto numerosa.14Cominciarono a eliminare gli altari che si trovavano in Gerusalemme; eliminarono anche tutti gli altari dei profumi e li gettarono nel torrente Cedron.
15Essi immolarono la pasqua il quattordici del secondo mese; i sacerdoti e i leviti, pieni di confusione, si purificarono e quindi presentarono gli olocausti nel tempio.16Occuparono il proprio posto, secondo le regole fissate per loro nella legge di Mosè, uomo di Dio. I sacerdoti facevano aspersioni con il sangue che ricevevano dai leviti17perché molti dell'assemblea non si erano purificati. I leviti si occupavano dell'uccisione degli agnelli pasquali per quanti non avevano la purità richiesta per consacrarli al Signore.18In realtà la maggioranza della gente, fra cui molti provenienti da Èfraim, da Manàsse, da Ìssacar e da Zàbulon, non si era purificata; mangiarono la pasqua senza fare quanto è prescritto. Ezechia pregò per loro: "Il Signore che è buono perdoni19chiunque abbia il cuore disposto a ricercare Dio, ossia il Signore Dio dei suoi padri, anche senza la purificazione necessaria per il santuario".20Il Signore esaudì Ezechia e risparmiò il popolo.
21Così gli Israeliti che si trovavano in Gerusalemme celebrarono la festa degli azzimi per sette giorni con grande gioia, mentre i sacerdoti e i leviti lodavano ogni giorno il Signore con gli strumenti che risuonavano in suo onore.22Ezechia parlò al cuore di tutti i leviti, che avevano dimostrato un profondo senso del Signore; per sette giorni parteciparono al banchetto solenne, offrirono sacrifici di comunione e lodarono il Signore, Dio dei loro padri.
23Tutta l'assemblea decise di festeggiare altri sette giorni; così passarono ancora sette giorni di gioia.24Difatti il re Ezechia aveva donato alla moltitudine mille giovenchi e settemila pecore; anche i capi avevano donato alla moltitudine mille giovenchi e diecimila pecore. I sacerdoti si purificarono in gran numero.25Tutta l'assemblea di Giuda, i sacerdoti e i leviti, tutto il gruppo venuto da Israele, gli stranieri venuti dal paese di Israele e gli abitanti di Giuda furono in festa.26Ci fu una gioia straordinaria in Gerusalemme, perché dal tempo di Salomone figlio di Davide, re di Israele, non c'era mai stata una cosa simile in Gerusalemme.
27I sacerdoti e i leviti si levarono a benedire il popolo; la loro voce fu ascoltata e la loro preghiera raggiunse la santa dimora di Dio nel cielo.
Siracide 39
1Differente è il caso di chi si applica
e medita la legge dell'Altissimo.
Egli indaga la sapienza di tutti gli antichi,
si dedica allo studio delle profezie.
2Conserva i detti degli uomini famosi,
penetra le sottigliezze delle parabole,
3indaga il senso recondito dei proverbi
e s'occupa degli enigmi delle parabole.
4Svolge il suo compito fra i grandi,
è presente alle riunioni dei capi,
viaggia fra genti straniere,
investigando il bene e il male in mezzo agli uomini.
5Di buon mattino rivolge il cuore
al Signore, che lo ha creato, prega davanti all'Altissimo,
apre la bocca alla preghiera, implora per i suoi peccati.
6Se questa è la volontà del Signore grande,
egli sarà ricolmato di spirito di intelligenza,
come pioggia effonderà parole di sapienza,
nella preghiera renderà lode al Signore.
7Egli dirigerà il suo consiglio e la sua scienza,
mediterà sui misteri di Dio.
8Farà brillare la dottrina del suo insegnamento,
si vanterà della legge dell'alleanza del Signore.
9Molti loderanno la sua intelligenza,
egli non sarà mai dimenticato,
non scomparirà il suo ricordo,
il suo nome vivrà di generazione in generazione.
10I popoli parleranno della sua sapienza,
l'assemblea proclamerà le sue lodi.
11Finché vive, lascerà un nome più noto di mille,
quando muore, avrà già fatto abbastanza per sé.
12Esporrò ancora le mie riflessioni,
ne sono pieno come la luna a metà mese.
13Ascoltatemi, figli santi, e crescete
come una pianta di rose su un torrente.
14Come incenso spandete un buon profumo,
fate fiorire fiori come il giglio,
spargete profumo e intonate un canto di lode;
benedite il Signore per tutte le opere sue.
15Magnificate il suo nome;
proclamate le sue lodi
con i vostri canti e le vostre cetre;
così direte nella vostra lode:
16"Quanto sono magnifiche tutte le opere del Signore!
Ogni sua disposizione avrà luogo a suo tempo!".
Non c'è da dire: "Che è questo? Perché quello?".
Tutte le cose saranno indagate a suo tempo.
17Alla sua parola l'acqua si ferma come un cumulo,
a un suo detto si aprono i serbatoi delle acque.
18A un suo comando si realizza quanto egli vuole;
nessuno può ostacolare il suo aiuto.
19Ogni azione umana è davanti a lui,
non è possibile nascondersi ai suoi occhi.
20Il suo sguardo passa da un'eternità all'altra,
nulla è straordinario davanti a lui.
21Non c'è da dire: "Che è questo? Perché quello?"
poiché tutte le cose sono state create per un fine.
22La sua benedizione si diffonde come un fiume
e irriga come un'inondazione la terra.
23Così le genti sperimenteranno la sua ira,
come trasformò le acque in deserto salato.
24Le sue vie sono diritte per i santi,
ma per gli empi piene di inciampi.
25I beni per i buoni furon creati sin da principio,
ma anche i mali per i peccatori.
26Le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono:
acqua, fuoco, ferro, sale,
farina di frumento, latte, miele,
succo di uva, olio e vestito.
27Tutte queste cose per i pii sono beni,
ma per i peccatori diventano mali.
28Ci sono venti creati per castigo,
e nella loro furia rafforzano i loro flagelli;
quando verrà la fine, scateneranno violenza,
e placheranno lo sdegno del loro creatore.
29Fuoco, grandine, fame e morte
son tutte cose create per il castigo.
30Denti delle fiere, scorpioni e vipere,
e spade vendicatrici sono per la rovina degli empi.
31Esulteranno al comando divino;
sono pronte sulla terra per tutti i bisogni.
A tempo opportuno non trasgrediranno la parola.
32Per questo ero convinto fin dal principio,
vi ho riflettuto e l'ho messo per iscritto:
33"Tutte le opere del Signore sono buone;
egli provvederà tutto a suo tempo".
34Non c'è da dire: "Questo è peggiore di quello",
a suo tempo ogni cosa sarà riconosciuta buona.
35Ora cantate inni con tutto il cuore e con la bocca
e benedite il nome del Signore.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Geremia 17
1Il peccato di Giuda è scritto
con uno stilo di ferro,
con una punta di diamante
è inciso sulla tavola del loro cuore
e sugli angoli dei loro altari,
2come per ricordare ai loro figli
i loro altari e i loro pali sacri presso gli alberi verdi,
sui colli elevati,
3sui monti e in aperta campagna.
"I tuoi averi e tutti i tuoi tesori
li abbandonerò al saccheggio,
a motivo di tutti i peccati
che hai commessi in tutti i tuoi territori.
4Tu dovrai ritirare la mano dall'eredità
che ti avevo data;
ti farò schiavo dei tuoi nemici
in un paese che non conosci,
perché avete acceso il fuoco della mia ira,
che arderà sempre".
Così dice il Signore:
5"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo,
che pone nella carne il suo sostegno
e il cui cuore si allontana dal Signore.
6Egli sarà come un tamerisco nella steppa,
quando viene il bene non lo vede;
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
7Benedetto l'uomo che confida nel Signore
e il Signore è sua fiducia.
8Egli è come un albero piantato lungo l'acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi;
nell'anno della siccità non intristisce,
non smette di produrre i suoi frutti.
9Più fallace di ogni altra cosa
è il cuore e difficilmente guaribile;
chi lo può conoscere?
10Io, il Signore, scruto la mente
e saggio i cuori,
per rendere a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azioni.11Come una pernice che cova uova da lei non deposte
è chi accumula ricchezze, ma senza giustizia.
A metà dei suoi giorni dovrà lasciarle
e alla sua fine apparirà uno stolto".
12Trono di gloria, eccelso fin dal principio,
è il luogo del nostro santuario!
13O speranza di Israele, Signore,
quanti ti abbandonano resteranno confusi;
quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere,
perché hanno abbandonato
la fonte di acqua viva, il Signore.
14Guariscimi, Signore, e io sarò guarito,
salvami e io sarò salvato,
poiché tu sei il mio vanto.
15Ecco, essi mi dicono:
"Dov'è la parola del Signore?
Si compia finalmente!".
16Io non ho insistito presso di te nella sventura
né ho desiderato il giorno funesto, tu lo sai.
Ciò che è uscito dalla mia bocca è innanzi a te.
17Non essere per me causa di spavento,
tu, mio solo rifugio nel giorno della sventura.
18Siano confusi i miei avversari ma non io,
si spaventino essi, ma non io.
Manda contro di loro il giorno della sventura,
distruggili, distruggili per sempre.
19Il Signore mi disse: "Va' a metterti alla porta dei Figli del popolo, per la quale entrano ed escono i re di Giuda, e a tutte le porte di Gerusalemme.20Dirai loro: Ascoltate la parola del Signore, o re di Giuda e voi tutti Giudei e abitanti di Gerusalemme, che entrate per queste porte.21Così dice il Signore: Per amore della vostra vita guardatevi dal trasportare un peso in giorno di sabato e dall'introdurlo per le porte di Gerusalemme.22Non portate alcun peso fuori dalle vostre case in giorno di sabato e non fate alcun lavoro, ma santificate il giorno di sabato, come io ho comandato ai vostri padri.23Ma essi non vollero ascoltare né prestare orecchio, anzi indurirono la loro cervice per non ascoltarmi e per non accogliere la lezione.24Ora, se mi ascolterete sul serio - dice il Signore - se non introdurrete nessun peso entro le porte di questa città in giorno di sabato e santificherete il giorno di sabato non eseguendo in esso alcun lavoro,25entreranno per le porte di questa città i re, che siederanno sul trono di Davide, su carri e su cavalli, essi e i loro ufficiali, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Questa città sarà abitata per sempre.26Verranno dalle città di Giuda e dai dintorni di Gerusalemme, dalla terra di Beniamino e dalla Sefèla, dai monti e dal meridione presentando olocausti, sacrifici, offerte e incenso e sacrifici di lode nel tempio del Signore.27Ma se non ascolterete il mio comando di santificare il giorno di sabato, di non trasportare pesi e di non introdurli entro le porte di Gerusalemme in giorno di sabato, io accenderò un fuoco alle sue porte; esso divorerà i palazzi di Gerusalemme e mai si estinguerà".
Lettera agli Ebrei 3
1Perciò, fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste, fissate bene lo sguardo in Gesù, l'apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo,2il quale è fedele a colui che l'ha costituito, come lo fu anche 'Mosè in tutta la sua casa'.3Ma in confronto a Mosè, egli è stato giudicato degno di tanta maggior gloria, quanto l'onore del costruttore della casa supera quello della casa stessa.4Ogni casa infatti viene costruita da qualcuno; ma colui che ha costruito tutto è Dio.5In verità Mosè fu 'fedele in tutta la sua casa' come 'servitore', per rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunziato più tardi;6Cristo, invece, lo fu come figlio costituito sopra la sua propria casa. E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo.
7Per questo, come dice lo Spirito Santo:
'Oggi, se udite la sua voce,'
8'non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione,
il giorno della tentazione nel deserto,'
9'dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova,
pur avendo visto per quarant'anni le mie opere.'
10'Perciò mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sempre hanno il cuore sviato.
Non hanno conosciuto le mie vie.'
11'Così ho giurato nella mia ira:
Non entreranno nel mio riposo'.
12Guardate perciò, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente.13Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura quest''oggi', perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato.14Siamo diventati infatti partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuta da principio.15Quando pertanto si dice:
'Oggi, se udite la sua voce,
non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione',
16chi furono quelli che, dopo aver udita la sua voce, si ribellarono? Non furono tutti quelli che erano usciti dall'Egitto sotto la guida di Mosè?17E chi furono coloro di cui si 'è disgustato per quarant'anni'? Non furono quelli che avevano peccato e poi caddero 'cadaveri nel deserto'?18E a chi 'giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo', se non a quelli che non avevano creduto?19In realtà vediamo che non vi poterono entrare a causa della loro mancanza di fede.
Capitolo I: L'imitazione di cristo e il disprezzo di tutte le vanita' del mondo
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1. "Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.
2. Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire" (Qo 1,8). Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.
DISCORSO 116 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI LC 24, 36 47: "GESÙ APPARVE IN MEZZO A LORO E DISSE: LA PACE SIA CON VOI" ECC.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaCristo risorto apparve con il corpo.
1. 1. Come avete sentito, il Signore dopo la sua risurrezione apparve ai suoi discepoli e li salutò dicendo: La pace sia con voi 1. Ecco, la pace è il saluto della salvezza, poiché lo stesso termine "salute" prende il nome dalla salvezza. Che c'è dunque di meglio del fatto che la stessa Salvezza saluti l'uomo? La nostra salvezza infatti è Cristo. Proprio lui è la nostra salvezza, lui che fu per noi coperto di ferite, inchiodato sul legno della croce e poi, deposto dal legno, fu posto nel sepolcro. Dal sepolcro però risorse con le ferite risanate, ma conservando le cicatrici. Giudicò infatti fosse utile per i suoi discepoli che fossero conservate le sue cicatrici, perché venissero guarite con esse le ferite del loro cuore. Quali ferite? Le ferite dell'incredulità. Poiché egli apparve ai loro occhi mostrando la sua carne reale, ma essi credettero di vedere uno spirito. Questa è una ferita non leggera del cuore, poiché coloro che conservarono questa ferita diedero origine a una eresia funesta. Non crederemo dunque che i discepoli furono feriti per il fatto che furono guariti presto? La Carità vostra rifletta: se i discepoli fossero rimasti con quella ferita, credendo che il corpo sepolto di Cristo non fosse risorto, ma che uno spirito avesse ingannato gli occhi umani prendendo l'apparenza di un corpo; se fossero rimasti con questa fede, o meglio in questo rifiuto della fede, si sarebbe dovuto piangere la loro morte spirituale e non le loro ferite.
Il dubbio dei discepoli.
2. 2. Ma che cosa dice il Signore Gesù? Perché siete turbati e nel vostro cuore sorgono tali pensieri? 2. Se nel vostro cuore sorgono tali pensieri, essi provengono dalla terra. Ciò ch'è bene per l'uomo non è già che dei pensieri si elevino nel suo cuore, ma che il suo cuore ascenda in alto, dove l'Apostolo voleva mettere il cuore dei credenti, ai quali diceva: Se siete risorti con Cristo, pensate alle cose del cielo, dove Cristo è assiso alla destra di Dio; cercate le cose del cielo e non quelle della terra. Voi infatti siete già morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio; quando apparirà Cristo, ch'è la vostra vita, allora anche voi apparirete nella gloria insieme con lui 3. In quale gloria? In quella della risurrezione. In quale gloria? Ascolta l'Apostolo il quale, a proposito di questo corpo, afferma: È seminato nel disonore, ma risorgerà nella gloria 4. Gli Apostoli non volevano attribuire questa gloria al loro Maestro, al loro Cristo, al loro Signore; non credevano che avesse potuto risuscitare il suo corpo dal sepolcro; lo credevano uno spirito, eppure vedevano il corpo ma non prestavano fede ai propri occhi. Noi invece crediamo alla loro parola senza che ci mostrino il Cristo risuscitato. Ecco, a Cristo in persona, che faceva vedere se stesso, non credevano. Ferita funesta! Si mostrino le medicine per le cicatrici. Perché siete turbati e pensieri [di dubbio] sorgono nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi 5, ove fui inchiodato. Toccatemi e guardate 6. Ma voi guardate senza guardare. Toccatemi e guardate. Che cosa? Che uno spirito non ha né ossa né carne, come vedete che ho io 7. E dicendo ciò (così è stato letto) mostrò loro le mani e i piedi 8.
Come gli Apostoli venivano convinti della risurrezione di Cristo.
3. 3. Ma essi erano ancora esitanti a credere, stupefatti per la gioia 9. C'era già la gioia, ma persisteva ancora l'esitazione a credere. S'era infatti avverato un fatto incredibile, ma tuttavia s'era avverato! È forse ora incredibile che il corpo del Signore è risorto dal sepolcro? Lo ha creduto tutto il mondo; chi però non ha creduto è rimasto immondo. Allora tuttavia era un fatto incredibile, e [da Cristo] veniva mostrato non solo agli occhi ma ancora alle mani, al fine di far entrare nel cuore la fede mediante i sensi del corpo e in tal modo potesse essere annunciato per tutto il mondo a coloro che non avrebbero visto o toccato e tuttavia avrebbero creduto senza aver dubbi. Avete qui - disse - qualcosa da mangiare? 10. Quante prove aggiunse per confermare la fede il buon Maestro della fede! Non aveva fame, eppure chiedeva da mangiare. Egli quindi mangiò perché ne aveva volontà, non perché ne avesse necessità. I discepoli dunque riconoscano la realtà del corpo, come lo riconobbe il mondo grazie alla loro predicazione.
Contro i manichei che negano la risurrezione di Cristo.
4. 4. Se per caso ci sono degli eretici che ancora conservano nel cuore l'errata convinzione che Cristo si mostrò agli occhi dei discepoli, ma non era il vero corpo di Cristo, la depongano ormai e si lascino convincere dal Vangelo. Noi li biasimiamo di restare in tale errore: li condannerà lo stesso Cristo, se persisteranno ad avere una simile convinzione. Chi sei tu che non credi che il corpo deposto nel sepolcro abbia potuto risorgere? Sei forse manicheo, che non credi nemmeno che sia stato crocifisso, dal momento che non credi neppure alla sua nascita, affermi ch'egli ci mostrò ogni cosa falsa? Egli ha mostrato il falso, e tu dici la verità? Le tue affermazioni sarebbero vere, mentre il suo corpo sarebbe stato una falsa apparenza? Ecco, tu pensi ch'egli mostrò agli occhi dei discepoli ciò che non era; pensi che fosse uno spirito e non un corpo. Ma ascolta lui: egli ti vuol bene per non condannarti. Ascolta quello che dice lui; ecco, lo dice a te, infelice, parla a te: Perché sei turbato e dubbi sorgono nel tuo cuore? Osservate - dice - le mie mani e i miei piedi. Toccatemi e osservatemi: uno spirito non ha né ossa né carne, come invece vedete che ho io. Così affermava la Verità e ingannava? Era un corpo, era carne; si presentava agli occhi col corpo ch'era stato sepolto. Sparisca il dubbio, per far posto a un degno canto di lode.
Cristo mostrava in sé il capo ma prometteva il suo corpo, la Chiesa.
4. 5. Mostrò dunque se stesso ai discepoli. Che vuol dire "se stesso"? Vuol dire: "Il capo della propria Chiesa". La Chiesa, destinata ad essere diffusa per tutto il mondo, da lui era preveduta, dai discepoli invece ancora non era veduta. Mostrava il capo, ma prometteva il corpo. Che cosa infatti soggiunse in seguito? Proprio questo vi dicevo quand'ero ancora con voi 11. Che vuol dire: quand'ero ancora con voi? Non era forse con essi, quando parlava con loro? Che vuol dire: quando ero ancora con voi? Vuol dire: "Con voi da mortale, come ora non sono più. Ero con voi quando dovevo morire". Che vuol dire: con voi? Come uno destinato a morire con voi che siete destinati a morire. Adesso non sono più con voi, poiché mai più per l'avvenire dovrò morire con quelli che sono destinati a morire. Ecco dunque che cosa vi dicevo. Che cosa?.
5. 5. Che si doveva compiere tutto ciò ch'era stato scritto di me nella Legge, nei Profeti e nei Salmi 12. Vi dicevo che doveva compiersi tutto. Allora aprì ad essi l'intelligenza 13. Vieni dunque, Signore, fa' delle chiavi, apri [la nostra mente] per farci capire. Ecco, tu dici tutto, ma non sei creduto. Sei ritenuto un fantasma, vieni toccato, vieni urtato, e ancora sono esitanti nella fede quelli che ti toccano. Richiami alla loro mente le Scritture, ma essi non capiscono ancora. I cuori sono chiusi, ma tu apri ed entra. Fece così: A essi aprì allora l'intelligenza. Apri, Signore, e apri il cuore a chi dubita di Cristo. Apri l'intelligenza a chi crede che Cristo fosse un fantasma. Allora aprì la loro mente all'intelligenza delle Scritture 14.
Viene promessa la Chiesa destinata a diffondersi fra tutti i popoli.
5. 6.Poi disse loro. Che cosa? Così doveva accadere. Così infatti sta scritto e così doveva accadere. Che cosa? Che Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno 15. Videro ciò, videro Cristo patire, lo videro pendere sulla croce, lo videro presente e vivente dopo la risurrezione. E allora, che cosa non vedevano? Non vedevano il suo corpo, cioè la Chiesa. Vedevano lui ma non vedevano lei. Vedevano lo sposo, la sposa invece era ancora nascosta. Faccia la promessa relativa a essa. Così sta scritto e così era necessario che Cristo patisse ma risorgesse al terzo giorno dai morti. Ciò è detto dello sposo.
6. 6. Che cosa è detto della sposa? Nel suo nome vengano predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme 16. Ecco che cosa i discepoli non vedevano ancora; ancora non vedevano la Chiesa diffusa tra tutti i popoli a cominciare da Gerusalemme. Vedevano il capo e riguardo al suo corpo credevano al capo. Credevano a ciò che non vedevano in base a ciò che vedevano. Simili ad essi siamo anche noi: vediamo una realtà ch'essi non vedevano ma non vediamo quello che vedevano essi. Che cos'è ciò che vediamo noi e ch'essi invece non vedevano? La Chiesa diffusa tra tutti i popoli. Che cos'è ciò che noi non vediamo e ch'essi invece vedevano? Il Cristo vivente nel suo corpo. Allo stesso modo ch'essi vedevano lui e credevano al corpo, così noi vediamo il corpo e crediamo al capo. Ci aiutino a vicenda le realtà viste da noi e quelle viste da loro. Essi furono aiutati dal fatto d'aver visto Cristo risorto per credere alla futura diffusione della Chiesa; noi, dal fatto di vedere la Chiesa già diffusa, siamo aiutati a credere che Cristo è risorto. Si è avverato ciò ch'essi credevano; ugualmente si avvera anche ciò che noi crediamo; si è avverato ciò ch'essi credevano del capo; si avvera anche ciò che noi crediamo del corpo. Sia a essi che a noi è stato fatto conoscere il Cristo totale, ma né da essi né da noi è stato visto il Cristo totale. Essi videro il capo e credettero all'esistenza del corpo; noi invece abbiamo visto il corpo, e abbiamo creduto all'esistenza del capo. A nessuno tuttavia manca il Cristo; in tutti è completo, ma gli resta ancora di completare il suo corpo. Credettero essi, per mezzo di essi credettero molti abitanti di Gerusalemme: credette la Giudea, credette la Samaria. Vengano a unirsi al corpo le altre membra, si unisca l'edificio al fondamento. Nessuno infatti, dice l'Apostolo, può porre il fondamento, se non quello già posto, ch'è il Cristo Gesù 17. Infurino pure i giudei, sfoghino pure la loro gelosia; venga lapidato Stefano, conservi gli abiti di coloro che gli scagliavano le pietre Saulo, che diventerà poi l'apostolo Paolo. Venga pure ucciso Stefano, venga turbata la Chiesa di Gerusalemme 18; si allontani di lì la legna accesa, vadano nel mondo per incendiarlo tutto. I discepoli nella Chiesa di Gerusalemme erano infatti, per così dire, legna infiammata dallo Spirito Santo, dal momento che avevano un'anima sola e un cuore solo protesi verso Dio 19. Dopo la lapidazione di Stefano quella Chiesa patì la persecuzione: la legna fu dispersa e il mondo fu incendiato.
Saulo cambiato in predicatore del Vangelo.
7. 7. E così dunque, seguendo gl'impulsi del suo furore Saulo ricevette lettere di presentazione dai capi dei sacerdoti e si avviò freneticamente smanioso di stragi, assetato di sangue, per trascinare incatenati tutti quelli che potesse, da qualunque luogo potesse, per condurli all'estremo supplizio, e così saziarsi del sangue versato 20. Dov'è dunque Dio, dov'è Cristo, dov'è il premiatore di Stefano? Dov'è, se non in cielo? Rivolga allora il suo sguardo su Saulo, si faccia beffe di lui che infierisce, gridi dal cielo: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 21. Io sono in cielo, tu sulla terra, eppure tu mi perseguiti. Tu non tocchi il capo, ma calpesti le mie membra. Ma che cosa fai, che cosa ottieni? È duro per te recalcitrare contro il pungolo 22. Quali che siano i tuoi sforzi per tirar calci, tu fai del male solo a te stesso. Abbandona dunque il furore; ricevi la guarigione. Rinuncia al cattivo proposito, desidera l'aiuto salutare". Da quella parola Saulo fu gettato a terra. Chi era colui che fu gettato a terra? Il persecutore. Ecco, egli fu vinto da una sola parola. Perché stavi in cammino? Perché volevi mettere in atto la tua crudeltà? Adesso seguirai coloro che cercavi d'avere nelle tue mani; adesso soffrirai la persecuzione per coloro che tu perseguitavi. Si rialza come predicatore colui ch'è stato gettato a terra come persecutore. Ha udito la voce del Signore. Egli è stato accecato, ma nel corpo, per essere illuminato nello spirito. Condotto in casa di Anania, dopo essere stato istruito sulla maggior parte delle verità cristiane, fu battezzato; ne uscì come apostolo 23. Parla, predica, annuncia il Cristo, semina dappertutto, o valoroso capo del gregge, tu che poco fa eri ancora un lupo. Guardate ora, osservate colui che perseguitava la Chiesa con tanto furore. Quanto a me, non sia mai ch'io mi vanti d'altro all'infuori della croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale il mondo per me è stato crocifisso come io per il mondo 24. Spandi il Vangelo, con la predicazione spargi dappertutto ciò che hai concepito nel tuo cuore. I popoli ascoltino, abbraccino la fede; si moltiplichino i fedeli, dal sangue dei martiri nasca la sposa del Signore imporporata del loro sangue 25. Per opera di essa inoltre quanti altri fedeli si sono aggiunti, quante altre membra si sono unite al capo e ancora adesso sono unite e credono! Anch'essi hanno ricevuto il battesimo come lo riceveranno altri, e altri ancora verranno dopo di noi. Allora - ripeto - alla fine del mondo si riuniranno al fondamento le pietre, le pietre viventi, le pietre sante, affinché alla fine sia portato a termine l'intero edificio della Chiesa primitiva o meglio della stessa Chiesa attuale, che adesso canta il cantico nuovo, mentre viene edificata la casa di Dio. Infatti un salmo ha proprio questo titolo: Quando veniva edificata la casa dopo la prigionia. E che cosa inoltre? Cantate al Signore un cantico nuovo; cantate al Signore, voi, terra intiera! 26. Quant'è grande questa casa! Ma quando canta essa un cantico nuovo? Mentre viene edificata. Quando viene consacrata? Alla fine del mondo. Il suo fondamento è stato già consacrato, perché è asceso al cielo e non muore più. Quando anche noi risorgeremo per non mai più morire, allora saremo consacrati a nostra volta.
1 - Lc 24, 36.
2 - Lc 24, 38.
3 - Col 3, 1 ss.
4 - 1 Cor 15, 43.
5 - Lc 24, 38-39.
6 - Lc 24, 39.
7 - Lc 24, 39.
8 - Lc 24, 40.
9 - Lc 24, 41.
10 - Lc 24, 41.
11 - Lc 24, 44.
12 - Lc 24, 44.
13 - Lc 24, 45.
14 - Lc 24, 45.
15 - Lc 24, 46.
16 - Lc 24, 47.
17 - 1 Cor 3, 11.
18 - Cf. At 7, 57 ss.
19 - At 4, 32.
20 - Cf. At 9, 1-2.
21 - At 9, 4.
22 - At 26, 14; 9, 5.
23 - Cf. At 9, 10-18.
24 - Gal 6, 14.
25 - Cf. TERTULL., Apolog. 50, 13.
26 - Sal 95, l.
4 - Si narra come Maria beatissima, tre giorni dopo la discesa dal cielo, si manifesta agli apostoli parlando loro di persona.
La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca39. Consiglio di nuovo a quelli che leggeranno questa Storia di non meravigliarsi delle vicende nascoste di Maria santissima in essa contenute e di non ritenerle incredibili per il solo fatto che il mondo le abbia finora ignorate. Anche se la Chiesa fino ad oggi non ha avuto notizie autentiche delle opere straordinarie da lei compiute dopo che suo Figlio fu salito al Padre, noi non possiamo negare che queste dovettero essere molte e grandiose, essendo ella maestra, custode e madre della legge evangelica che si stava diffondendo sotto la sua protezione. E se l'Altissimo la rinnovò per tale ministero e a suo favore manifestò la sua onnipotenza, allora nessun beneficio, seppur enorme, può essere negato a colei che fu unica e singolare tra le creature ove non sia in contrasto con le verità cattoliche.
40. La Regina rimase tre giorni nelle altezze contemplando Dio e poi tornò sulla terra il giorno corrispondente alla domenica dopo l'ascensione, chiamata "infra ottava" della festa. Per altri tre giorni lo splendore con cui era venuta da lassù rifulse in lei, e poi a poco a poco si attenuò. Solo san Giovanni fu iniziato al mistero perché non sembrava opportuno svelarlo agli altri apostoli, non essendo essi ancora in grado di recepirlo; sebbene ella fosse con loro, la luce che irradiava venne celata dal Signore, giacché lo stesso Evangelista, a cui fu concesso di poterla guardare, cadde prostrato al suolo, nonostante fosse sostenuto da una grazia speciale. Né d'altronde conveniva che fosse privata subito e in una volta sola degli effetti esteriori ed interiori ricevuti nell'empireo. Meglio se sua Maestà, nella sua infinita sapienza, li avesse temperati piano piano, fintanto che ella fosse tornata allo stato visibile più comune e avesse potuto conversare con gli Undici e con gli altri fedeli.
41. Il miracolo di essere stata personalmente sul trono della Trinità non è in contrasto con il racconto degli altri apostoli, laddove si riferisce che essi e le sante donne dopo l'ascensione perseverarono unanimi nella preghiera. La concordanza di questo con ciò che ho detto è inconfondibile: san Luca riporta quello che egli e i suoi compagni avevano visto nel cenacolo di Gerusalemme, non potendo quindi fare menzione di quanto ignorava. Il corpo purissimo della Vergine era presente in due luoghi, quantunque l'attenzione e l'uso delle facoltà e dei sensi fossero più perfetti nel cielo. Era pure vero che ella si trovava con gli Undici, rimirata da tutti, e che, allo stesso modo, li guardava dall'alto e univa le sue suppliche alle loro, offrendole al suo Unigenito, stando alla sua destra e ottenendo per la loro costanza doni particolari.
42. La Signora , nei tre giorni in cui dimorò nel cenacolo godendo degli effetti della gloria mentre diminuiva la luminosità che da quella le era ridondata, rimase impegnata nelle divine e ardenti manifestazioni di amore, gratitudine e ineffabile sottomissione, a tal punto che non trovo parole adatte a palesare quello che ho compreso di questo arcano, quantunque ciò che ho dichiarato risulti molto poco rispetto alla verità. Risvegliò una nuova ammirazione negli angeli e nei serafini che l'assistevano, i quali si interrogavano se fosse maggiore il miracolo compiuto dall'Onnipotente nell'innalzare una semplice creatura a tanti e tali favori oppure quello che ella, dopo essere stata elevata allo stato sublime e adornata di grazia e gloria sopra ogni altro essere, si umiliasse sino a reputarsi l'ultima di tutti. Gli stessi serafini erano come sospesi, a nostro modo di intendere, in questo stupore e afferrati da esso discorrevano tra di loro dicendo: «I demoni non si sarebbero sollevati in superbia se, prima di cadere, fossero giunti a conoscere questo raro modello di umiltà, che senza alcun difetto o mancanza ha sopperito in pienezza ai limiti e alle lacune di tale virtù di tutti gli altri. Ella sola ponderò degnamente la magnificenza e la grandezza del Creatore e la piccolezza di tutto il creato: sa quando e come egli voglia essere obbedito e adorato, e, sapendolo, prontamente si impegna ad eseguire la sua volontà. Come è possibile che la terra, in mezzo alle spine seminate tra i discendenti di Adamo, abbia prodotto questo purissimo giglio così gradito a Dio e così fragrante per i mortali? O che dal deserto del mondo, disabitato dalla grazia, sia sorto un essere così celestiale, ricolmo delle delizie dell'Altissimo? Siano eternamente lodate la sua sapienza e la sua bontà per aver formato una creatura così ordinata e degna di venerazione, per santa emulazione della nostra natura e per esempio e onore dell'umanità. E voi, benedetta fra le donne, scelta ed eletta fra tutti, siate conosciuta, esaltata e rispettata da tutte le generazioni. Godete per sempre del sublime dono che vi elargì vostro Figlio. Possa egli trovare in voi il suo gradimento e la sua compiacenza per la bellezza delle sue opere e dei suoi benefici! Possa l'immenso amore con il quale desidera la giustificazione di tutti essere saziato! Voi gli darete soddisfazione per tutti ed egli, guardando voi sola, non si pentirà di avere plasmato tanti ingrati. Se essi poi lo irritano e lo offendono, voi lo placate e lo rendete misericordioso e benevolo. Non meravigliamoci che si mostri indulgente e benigno verso gli uomini, dal momento che voi vivete con loro ed essi sono il vostro popolo».
43. Con tali elogi e altri cantici i ministri celesti celebrarono l'umiltà e le azioni virtuose della nostra sovrana e, prima di ritornare nell'empireo, la scortarono e la lasciarono nel cenacolo. Trascorsi i primi tre giorni dalla sua discesa, Maria avvertì che era già giunta l'ora di trattare e conversare con i fedeli. E così fece. Si rivolse con tenerezza materna verso gli apostoli e i discepoli, accompagnandoli nella preghiera che innalzavano e offrendola con lacrime a Gesù intercedendo per i presenti e per tutti quelli che nei secoli a venire avrebbero ricevuto la fede cattolica. Ogni giorno, senza tralasciarne alcuno fino a che visse, implorò il Signore di accelerare il tempo in cui nella Chiesa si potessero celebrare i divini misteri nelle festività, come egli aveva promesso. Gli chiese di inviare nel mondo per la conversione dei peccatori persone di singolare e sublime santità. L'ardore della sua carità verso i cristiani era a tal punto profondo che avrebbe potuto farle perdere anche la vita e, per recarle conforto e per moderare la forza della sua struggente brama, il Redentore le mandò uno dei serafini più alti, affinché l'assicurasse che i suoi aneliti sarebbero stati soddisfatti e le manifestasse i disegni della Provvidenza in ordine alla salvezza dei mortali.
44. La visione astrattiva di Dio rendeva così ineffabile l'incendio dell'ardore divino nel suo purissimo e castissimo intimo che ella sorpassava incomparabilmente i serafini più infiammati e vicini alla Trinità. Se talvolta discendeva un poco da queste altezze e percepiva meno gli effetti di questa fiamma, ciò accadeva perché potesse contemplare l'umanità del suo Unigenito: ella infatti non riconosceva dentro di sé nessuna immagine o rappresentazione di altre cose visibili, ad eccezione di quando si poneva in relazione attraverso i sensi con le creature. In questa viva memoria del suo diletto sentiva una certa naturale nostalgia per la sua lontananza, benché moderata e perfettissima come conviene ad una madre sommamente saggia. Dal momento che nel cuore del Figlio corrispondeva l'eco di questo affetto, egli si lasciava ferire dai suoi desideri, adempiendosi così la parola del Cantico dei cantici, dove si afferma che gli occhi con cui lo guardava la sua diletta Madre e sposa lo facevano volare e lo attiravano a tal punto da non potersi trattenere a discendere sulla terra.
45. Ciò avvenne molte volte, come dirò più avanti. La prima fu in uno dei pochi giorni che passarono prima della venuta dello Spirito Santo, quando ella era tornata tra noi e non ne erano ancora trascorsi sei dacché aveva incominciato a conversare con gli apostoli. In questo lasso di tempo sua Maestà scese in persona per farle visita e riempirla di nuovi doni e di ineffabili consolazioni. La candidissima colomba era malata di amore e come - in deliquio, che confessò esserle causato dal fervore inebriante della cella del Re. Egli, avvicinandosi a lei, la tenne stretta al suo seno con la mano sinistra della sua umanità divinizzata e con quella destra della divinità la illuminò, l'arricchì e la colmò di nuovi influssi che le diedero vita e forza. Si calmarono le ansie di questa cerva ferita potendo ella bere a sazietà alle sorgenti della salvezzas e sentirsi così ristorata e rinfrancata, ma solo per accendere sempre più la fiamma del suo fuoco amoroso che mai si estinse. Sollevata da questo male, si sentì immediatamente ancor più addolorata; guarì per ammalarsi di nuovo; tornò alla vita per morire nuovamente in preda alla morte del suo amore: questa infermità non conosce altra medicina né tollera altro rimedio. Quando la tenerissima Vergine recuperò un po' di energie e Cristo concesse vigore ai suoi sensi, gli si prostrò innanzi manifestandogli tutta la riconoscenza e la gratitudine perché le era stato concesso di vederlo, e lo supplicò con enorme ossequio di benedirla ulteriormente.
46. La prudentissima Regina non si aspettava tale beneficio, non solo perché era passato così poco tempo dal momento in cui ne era rimasta priva, ma anche perché il suo Unigenito non le aveva fatto sapere quando l'avrebbe visitata e la sua profonda umiltà non le permetteva di pensare che la bontà superna fosse incline a confortarla. Questa fu la prima volta che lo ricevette e il suo stupore fu tanto grande che rimase umiliata pensando bassamente di sé. Trascorse cinque ore rallegrandosi della presenza e delle carezze di Gesù e gli apostoli allora non intesero che cosa fosse successo, benché il suo aspetto esteriore e alcuni suoi gesti facessero presumere che si trattasse di qualcosa di straordinario e miracoloso; ma nessuno di loro ebbe il coraggio di interrogarla per il timore e il rispetto reverenziale che nutrivano verso di lei. Per separarsi dal Salvatore, quando realizzò che egli voleva ascendere si stese di nuovo al suolo e, chiedendogli ancora la benedizione, lo pregò, qualora si fosse degnato di recarsi ancora da lei come aveva fatto in quell'occasione, di concederle di riconoscere il difetto, che le sembrava di aver avuto, di non corrispondere con una gratitudine proporzionata ai molteplici favori ottenuti. Rivolse questa domanda sia perché lo stesso Signore le stava promettendo che sarebbe tornato altre volte da lei, sia perché, quando ancora vivevano insieme, era solita prostrarsi davanti a lui, confessandosi indegna dei suoi doni e lenta - almeno così le pareva - nel contraccambiarli, come si è detto nella seconda parte. E sebbene non potesse accusarsi di colpa alcuna, perché nessuna ne commise colei che era signora della santità, e neppure per ignoranza persuadersi di averne, essendo madre della sapienza, egli le permise di dare una giusta stima del debito che come pura creatura doveva a Dio in quanto Dio: in questa sublime conoscenza è profonda umiltà, le sembrava poco tutto quello che operava in contraccambio di grazie tanto straordinarie. Attribuiva tale sproporzione a sé e, pur non avendo alcuna responsabilità, voleva almeno ammettere l'inferiorità dell'essere terreno paragonato con la divina eccellenza.
47. Tra gli ineffabili benefici che le furono concessi, fu mirabile l'attenzione che Maria ebbe affinché gli Undici e gli altri discepoli si preparassero degnamente a ricevere lo Spirito Santo. Capiva quanto prezioso fosse ciò che il Padre della luce elargiva loro; conosceva anche la tenerezza e l'affezione che essi nutrivano verso il Maestro e come la tristezza che sentivano per la sua assenza li avrebbe turbati. Ora, per guarire questo loro difetto e renderli migliori sotto tutti gli aspetti ella, non appena fu arrivata in cielo, mandò uno dei suoi angeli al cenacolo, per manifestare loro la sua volontà e quella del Figlio: si elevassero e stessero in Dio, dove dimorava il loro amore attraverso la fede, piuttosto che in se stessi; non si lasciassero trascinare dalla sola vista della sua umanità, ma si servissero di essa come porta e strada per inoltrarsi nella divinità, dove avrebbero trovato la piena soddisfazione e il riposo. Dopo essere tornata quaggiù, la Signora li consolò nell'afflizione e li rincuorò nello sconforto: ogni giorno passava un'ora in conversazione con loro spiegando i misteri della fede a lei insegnati da Cristo, non usando il tono di maestra, ma scegliendo la forma della condivisione e dello scambio. Li consigliò inoltre di fermarsi a parlare tra sé un'altra ora, trattando intorno ai consigli, alle promesse, alla dottrina del Redentore. Una parte del giorno usassero l'orazione vocale recitando il ?Padre nostro? e alcuni salmi; il resto lo dedicassero a quella mentale; verso sera prendessero un pasto di pane e pesce e alla fine si concedessero un sonno moderato. Con la preghiera e col digiuno si preparassero così alla venuta del Paraclito.
48. Fin da quando era alla destra dell'Unigenito la vigilante Madre si era presa così cura di questa fortunata famiglia. Per dare a tutte le sue opere il massimo grado di perfezione, dopo essere scesa dall'empireo, non parlò mai agli apostoli senza che Pietro e Giovanni glielo chiedessero espressamente. Perciò domandò ed ottenne da Gesù che li ispirasse in tal senso, cosicché potesse essere loro sottomessa in tutto come a suoi vicari e sacerdoti. Le sue suppliche e i suoi desideri vennero esauditi. Ella obbediva come serva, dissimulando la dignità di regina, senza attribuirsi autorità o potere o superiorità alcuna, ma anzi comportandosi come se fosse stata l'ultima fra tutti. Durante quei giorni dischiuse loro il mistero della santissima Trinità in termini altissimi e arcani, ma in una forma intelligibile e adatta alla capacità di comprensione di ciascuno. Successivamente espose loro quello dell'unione ipostatica, dell'incarnazione e tutto ciò che aveva appreso, e comunicò loro che, per acquisire una cognizione più profonda, sarebbero stati di lì a poco illuminati dallo Spirito Santo.
49. Insegnò l'orazione mentale e spiegò il pregio singolare e la necessità di questo genere di preghiera: il principale compito e la più nobile occupazione degli esseri dotati di ragione deve consistere nell'innalzarsi con l'intelletto e la volontà sopra il creato per conoscere e amare Dio; nessun'altra cosa o preoccupazione venga anteposta a questo o frapposta per evitare che l'anima sia privata di un simile bene, il supremo della vita e il principio della felicità eterna. Indicò loro come dovessero essere grati al Padre delle misericordie per averci donato il Figlio come nostro salvatore e guida, e li fece anche riflettere sull'amore con cui egli ci aveva redenti pagando il prezzo della passione e della morte e sulla predilezione con cui li aveva scelti e chiamati ad essere suoi ministri tra tutti gli altri uomini, per vivere uniti a lui in un rapporto intimo e familiare e diventare i fondatori della Chiesa. Con tali esortazioni rischiarò gli Undici e gli altri, li infiammò e li aiutò affinché si preparassero a ricevere lo Spirito e le sue sante operazioni. E dal momento che la Principessa era in grado di penetrare i loro cuori, conoscendo il temperamento e le attitudini naturali di ciascuno, si adattava a tutti secondo le singole necessità, secondo la grazia e la disposizione che coglieva in essi, affinché esercitassero le virtù con gioia, consolazione e fortezza. Li esortò inoltre ad adorare l'immensità dell'Altissimo anche attraverso forme esteriori umili, quali le prostrazioni o altre azioni di culto e riverenza.
50. Tutti i giorni, mattino e sera, si recava da loro a chiedere la benedizione: prima da Pietro, poi da Giovanni e quindi dagli altri secondo il grado di anzianità. All'inizio tutti cercavano di sottrarsi dal compiere questo rito, perché la consideravano loro sovrana e madre del loro Signore, ma ella obbligò tutti a benedirla, spiegando l'alta dignità, i compiti del loro ministero e il sommo rispetto dovuto. Poiché in questa gara si trattava di sapere chi più si sarebbe umiliato, era già certo in anticipo che la Mae stra dell'umiltà dovesse vincere e i discepoli rimanere superati e istruiti dal suo esempio. D'altra parte le sue parole erano tanto soavi, ardenti e capaci di commuovere che quei primi fedeli vennero illuminati e furono guidati ad esercitare tutto ciò che vi era di più perfetto nelle virtù. Ora, riconoscendo essi stessi questi ineffabili effetti, ne parlavano gli uni con gli altri pieni di stupore: «Veramente in questa pura creatura ritroviamo il medesimo insegnamento e conforto che ci erano stati tolti nel momento in cui Cristo ascese al cielo. Le sue azioni, i suoi consigli e la comunicazione colma di dolcezza e mitezza ci ammaestrano e ci inducono all'impegno, proprio come succedeva quando il nostro Redentore conversava con noi. Adesso i nostri cuori si accendono nello stesso modo. Non vi è alcun dubbio che l'Eterno abbia colmato la Vergine di scienza e forza. Possiamo ormai asciugare le lacrime, perché egli ce l'ha donata come modello e consolazione e ci ha concesso di avere con noi questa viva Arca dell'alleanza, dove ha depositato la sua legge, la sua verga dei prodigi e la dolcissima manna per la nostra vita».
51. Se gli apostoli e i primi discepoli ci avessero lasciato scritto ciò che come testimoni oculari appresero da lei, ciò che compresero dalla sua eminente sapienza, ciò che da lei intesero e che si dissero in così lungo tempo, certamente avremmo una cognizione più chiara della sua santità e delle sue opere eroiche. Saremmo anche giunti alla convinzione che il suo Unigenito l'aveva resa partecipe di una specie di virtù divina simile alla sua, quantunque essa stesse in lui come nella sua fonte e nella sua origine e in lei come in un canale o acquedotto attraverso cui si comunicava a tutti e si continua a comunicare. Gli Undici furono privilegiati dal fatto di poter bere le acque del Salvatore e della dottrina della Regina castissima, attingendo alla stessa sorgente e ricevendole per mezzo dei sensi come conveniva a ragione del compito affidato loro: fondare la Chiesa e seminare la fede evangelica in tutto il mondo.
52. Per il tradimento e la morte di Giuda, il più infelice tra tutti i nati, il suo ministero era vacante e, come affermò Davide, si rendeva necessario consegnare il suo apostolato ad un'altra persona che fosse degna di sostenerlo, perché era volontà dell'Altissimo che, alla venuta del Paraclito, si trovasse compiuto il numero di dodici, come il Maestro li aveva contati al momento della chiamata. Maria notificò questo ordine agli apostoli durante una conversazione e tutti accettarono la proposta e la supplicarono di indicare colui che ritenesse il più meritevole e idoneo a diventare uno di loro. Ella non ignorava chi fosse il prescelto perché teneva scritti nel suo cuore i loro nomi, incluso quello di san Mattia; tuttavia, nella sua umile e profonda saggezza, pensò che fosse conveniente affidare tale scrutinio a Pietro, perché cominciasse ad espletare nella comunità ecclesiale l'incarico di pontefice. Quindi gli suggerì di procedere con l'elezione davanti ai fedeli, cosicché tutti lo vedessero operare come loro capo supremo. Egli fece come gli fu comandato.
53. San Luca riferisce come questo avvenne nel primo capitolo degli Atti. Racconta che, in quei giorni intermedi tra l'ascensione e la venuta dello Spirito Santo, il vicario di Cristo, avendo riunito i fratelli, gli stessi centoventi che erano stati presenti allorché sua Maestà era salito all'empireo, spiegò loro come avrebbe dovuto realizzarsi la profezia di Davide riguardo al tradimento di Giuda. Quest'ultimo, infatti, che faceva parte dei dodici, infelicemente aveva prevaricato e fatto da guida a quelli che avevano arrestato Gesù; lo aveva venduto al prezzo stabilito e col denaro aveva comprato il campo che nella lingua comune si chiamava Akeldamà. Alla fine, indegno della misericordia divina, si era impiccato ed era morto spargendo fuori tutte le sue viscere. La cosa era diventata nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme e perciò era indispensabile nominare un'altra persona al suo posto per essere testimone della resurrezione. Era dunque opportuno che il nuovo eletto fosse tra i compagni che avevano seguito il Signore sin dal principio della predicazione e dal battesimo di Giovanni.
54. Terminato il discorso ed essendo tutti d'accordo di procedere all'elezione, ne fu affidata a Pietro la modalità. Egli stabilì che fra i settandue discepoli se ne scegliessero due, espressamente Giuseppe detto il Giusto e Mattia, e che poi su questi due si gettassero le sorti e venisse associato colui il cui nome fosse uscito per primo. Tale modo di agire ebbe l'approvazione di tutti: era per quel tempo molto sicuro perché la virtù divina compiva grandi meraviglie per fondare la Chiesa. Scrissero i nomi di entrambi su due foglietti con l'aggiunta "discepolo e apostolo di Gesù" e li posero in un vaso dove non potessero essere veduti. Tutti si misero a implorare Dio, che conosce il cuore di ciascuno, di aiutarli ad eleggere colui che fosse gradito alla sua volontà. Pietro estrasse dal vaso il biglietto in cui era scritto: "Mattia discepolo e apostolo di Gesù". Nel gaudio generale costui fu accettato come legittimo apostolo, i suoi compagni lo abbracciarono e la Vergine , che era stata sempre presente, gli chiese la benedizione, cosa che fecero anche gli altri. Poi tutti continuarono a pregare e a fare digiuno fino alla venuta dello Spirito Santo.
Insegnamento della Regina del cielo
55. Carissima, a ragione ti sei sorpresa dei segreti e sublimi favori che mi furono elargiti dalla destra di mio Figlio e dell'umiltà con cui li accoglievo e ne ero grata, come anche della carità e dell'attenzione che, in tale gioia, nutrivo verso i bisogni degli apostoli e dei credenti. È ormai tempo che tu raccolga il frutto di questa conoscenza: per adesso non puoi intendere di più e io non sento altra brama riguardo a te se non quella di avere una figlia fedele e una discepola che venga dietro a me con fervore. Accendi dunque il fuoco della tua viva fede, pensa che io sono tanto potente per aiutarti e fidati che lo farò superando le tue aspirazioni, e sarò generosa e prodiga nell'arricchirti e colmarti di beni e doni enormi. Ma per riceverli tu devi sottometterti più della terra e considerarti l'ultima tra le creature, perché, quanto a te, sei più inutile della più vile e disprezzata polvere e non sei altro che miseria e necessità. Alla luce di questo, soppesa attentamente quanta e quale sia verso di te la clemenza e la benevolenza dell'Altissimo, e quale grado di corrispondenza e riconoscenza tu gli debba: se colui che paga non ha motivo di gloriarsi fino a che non abbia saldato il conto per intero, tu, che non puoi soddisfare un debito così grande, è giusto che resti umiliata, perché rimarresti sempre debitrice anche se ti dessi da fare continuamente e secondo le tue possibilità. Che cosa succederebbe allora se ti comportassi da persona tiepida e negligente?
56. Con questa prudenza ed attenzione capirai come tu mi debba imitare nel cammino della fede viva, della speranza certa, della carità perfetta, dell'umiltà profonda e anche come esprimere il culto e la riverenza davanti all'infinita grandezza del Signore. Ti avviso nuovamente che la sagacia del serpente è molto vigile e pronta contro i mortali, perché non si curino della devozione e del culto verso l'Eterno e con vano ardire disprezzino questa virtù e tutte le altre che essa contiene in sé. Nei mondani e viziosi il diavolo insinua uno stoltissimo oblio delle verità cattoliche affinché la fede divina non ricordi loro il timore e la venerazione di Dio, e li rende con ciò molto simili ai pagani che non lo conoscono. Negli altri che desiderano la virtù e fanno alcune opere buone, suscita una pericolosa tiepidezza e negligenza: se la passano spensierati senza riflettere su quanto perdano per la mancanza di zelo. Infine cerca di ingannare con una grossolana confidenza coloro che vogliono avvicinarsi ad un grado di maggiore perfezione, perché, sia per i benefici che ottengono sia per la clemenza che sperimentano, si considerino molto intimi e familiari dell'Onnipotente e trascurino quell'umile atteggiamento di ossequio con cui dovrebbero stare alla presenza di colui innanzi al quale tremano le potestà del cielo, come esorta la santa Chiesa. E poiché in altre occasioni ti ho ammonita e avvisata di tale pericolo, ora è sufficiente che te lo ricordi.
57. Pretendo però che tu sia fedele e puntuale nel seguire questa dottrina, nel confessarla e nel metterla in pratica, agendo con semplicità e senza affettazioni, perché con l'esempio e le parole insegni a tutti coloro con cui converserai il santo timore e il rispetto dovuti al Creatore da parte delle creature, e particolarmente desidero che inculchi alle tue religiose questa scienza. Il più efficace insegnamento deve essere il tuo esempio quando agisci ed espleti il tuo dovere: non occultare né tralasciare le tue azioni per paura della vanità. Questo obbligo vale ancora di più per chi è chiamato al servizio dell'autorità, perché è suo compito esortare, indirizzare e far camminare i sudditi nel santo timore di Dio, e ciò avviene più efficacemente con l'esempio che con le parole. Soprattutto devi ammonire sulla stima che si deve avere per i sacerdoti, unti e consacrati del Signore. Imitandomi, chiedi loro sempre la benedizione, ogni volta che ti avvicinerai per ascoltarli o ti allontanerai prendendo licenza. E quando ti sembrerà di essere più favorita dalla bontà divina, volgi allora gli occhi alle necessità e alle sofferenze del tuo prossimo, al pericolo in cui si trovano i peccatori e prega per tutti con viva fede e confidenza, perché non è legittimo amore verso l'Autore della vita quello che si accontenta solo di gioire e si dimentica dei fratelli. Impegnati sollecita a implorare che quel sommo Bene che conosci e di cui partecipi si comunichi a tutti: egli non esclude nessuno, ciascuno è bisognoso della sua comunicazione e del suo aiuto. Cerca di riconoscere rettamente il mio affetto e di ricalcare le mie orme, e così saprai come comportarti in ogni circostanza.
16-54 Marzo 13, 1924 La natura del vero amore. La Volontà Divina è luce purissima che contiene tutto e che inondando l’anima le porta tutto.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Mi sentivo morire per la privazione del mio dolce Gesù. Onde dopo molto stentare si è mosso nel mio interno e mi ha partecipato le sue pene, ma tanto che mi sentivo soffocare, sentivo il rantolo dell’agonia, eppure io stessa non so dire chi era la causa delle mie pene, mi sentivo solo in una luce immensa, e questa luce si cangiava in pena per me; onde dopo d’aver in qualche modo sofferto, il mio amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, perciò non volevo venire, perché erano tante le pene che Io soffrivo e venendo da te, come fida inseparabile da Me, il mio amore mi avrebbe portato a fartene parte, ed Io vedendoti soffrire avrei sofferto nel vederti penare per causa mia”.
(3) Ed io: “Ah! mio Gesù, come ti sei cambiato, si vede che non vuoi soffrire più insieme con me, vuoi fare da solo. Del resto, se non sono più degna di soffrire insieme con Te, non nasconderti, ma vieni senza farmi soffrire, è vero che sarà un chiodo troppo trafiggente per me il non prendere parte alle tue pene, ma sarà meno doloroso della tua privazione”.
(4) E Gesù: “Figlia mia, tu non conosci la natura del vero amore e perciò parli così, il vero amore non sa nascondere nulla alla persona amata, né le gioie né le pene, anche un pensiero dolente, per una fibra del cuore che nasconde e che non versa nella persona amata, si sente come diviso da lei, scontento, irrequieto, e fino a tanto che non versa in chi ama tutto il suo cuore, non gli è dato di trovar riposo. Sicché venir e non versare in te tutto il mio cuore, le mie pene, le mie gioie e l’ingratitudine degli uomini, mi sarebbe troppo duro, mi contenterei piuttosto di starmi come celato nel fondo dell’anima tua, anziché venire e non metterti a parte delle mie pene e dei miei più intimi segreti. Quindi mi contenterò di soffrire nel vederti soffrire anziché non versare in te tutto il mio cuore”.
(5) Ed io: “Mio Gesù, perdonami, ho detto ciò perché Tu hai detto che soffrivi nel vedermi penare, ma mai sia che ci sia cosa che ci renda divisi nell’amore; qualunque pena piuttosto, ma divisi non mai”.
(6) E Gesù ha soggiunto: “Non temere figlia mia, dove c’è la mia Volontà non ci può essere separazione nell’amore, difatti, Io non ti ho fatto nulla, è stata la luce della mia Volontà che ti ha fatto soffrire, Essa, penetrante in te come luce purissima, ti portava le mie pene fin nelle più intime fibre del tuo cuore, la mia Volontà è più penetrante di qualunque ferro, dei chiodi, spine e flagelli, Essa, qual luce purissima, nella sua immensità vede e raccoglie tutto, quindi contiene la potenza di tutti i dolori, e come fa penetrare la sua luce nell’anima, porta le pene che vuole. Onde, la tua volontà e la mia essendo una sola, la corrente della sua luce ti portava le mie pene; così operava la mia Volontà Divina nella mia Umanità, la sua luce purissima mi portava pene ad ogni respiro, ad ogni palpito, ad ogni moto, in tutta la mia persona. Ad Essa nulla l’era nascosto, né di ciò che ci voleva per reintegrare la gloria del Padre per parte delle creature, né le offese di queste, né quello che ci voleva per metterle in salvo, quindi nulla mi risparmiava, la sua luce purissima mi crocifiggeva le più intime fibre, i miei palpiti di fuoco, sicché mi rendeva il continuato crocifisso, non le sole mani ed i piedi, ma la sua luce, squadrandomi tutto mi crocifiggeva le più piccole particelle della mia persona. Ah! se sapessero le creature ciò che fece soffrire la mia Divina Volontà alla mia Umanità per amor loro, resterebbero come da calamita potente portate ad amarmi, ma non possono per ora, perché hanno il gusto rozzo e profanato dalla volontà umana, e non gusterebbero i dolci frutti delle pene della Volontà Divina, molto più che vivendo nel basso della volontà umana non capirebbero l’altezza, la potenza, l’attitudine, i beni che contiene la Volontà Divina. Ma tempo verrà quando la Volontà Suprema, facendosi strada in mezzo alle creature e facendosi più capire, manifesterà le pene che la mia Volontà Eterna fece soffrire alla mia Umanità. Perciò, quando la luce della mia Volontà scorre in te, lasciati squadrare da Essa, affinché compia in te il suo perfetto e pieno lavoro, e se non mi vedi spesso, non ti affliggere, sono gli eventi nuovi che si preparano e cose impreviste per il povero mondo, ma la luce della mia Volontà non ti mancherà mai”.
(7) Dopo ciò, il mio amabile Gesù mi è scomparso, ed io mi sentivo come inabissata nella sua Volontà. La mia povera piccolezza me la sentivo al contatto della grandezza, altezza ed immensità divina; la mia miseria al tocco delle ricchezze divine; la mia bruttezza toccava la bellezza eterna; sicché nella sua Volontà io vivevo ai riflessi di Dio, e mentre io ricevevo tutto da Lui, trovavo tutto e portavo tutta la Creazione come nel mio grembo ai piedi dell’Eterna Maestà. Mi sembrava che nella sua Volontà io non facevo altro che salire al Cielo e scendere in terra per risalire di nuovo per portare tutte le generazioni, per amarlo per tutti e farlo riamare da tutti. Onde mentre ciò facevo, il mio Gesù si è fatto vedere di nuovo e mi ha detto:
(8) “Figlia mia, com’è bello e dilettevole vedere la creatura vivere nel nostro Volere; vive ai nostri riflessi, e mentre vive dei nostri riflessi assorbe in sé la somiglianza del suo Creatore, sicché si abbellisce, si arricchisce, s’ingrandisce tanto, da poter prendere tutti e portarci tutto, e attinge da Noi tanto amore da poterci amare per tutti, e Noi troviamo tutto in lei, tutto il nostro amore messo fuori nella Creazione, la nostra soddisfazione, il nostro contento ed il ricambio delle opere nostre. E’ tale e tanto il nostro amore verso dell’anima che vive nel nostro Volere, che ciò che Noi siamo per natura, l’anima lo diventa in virtù della nostra Volontà, tutto versiamo in lei, neppure una fibra le lasciamo che non sia riempita del nostro; la riempiamo tanto, fino a traboccarne fuori, da formare fiumi e mari divini intorno a lei ed in questi mari Noi scendiamo a divertirci e miriamo con amore le opere nostre, sentendoci del tutto glorificati. Perciò figlia mia, vivi nella luce purissima della mia Volontà, se vuoi che il tuo Gesù ripeta di nuovo quella parola che disse nel creare l’uomo: In virtù della nostra Volontà, facciamo quest’anima a nostra Immagine e Somiglianza”.