Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 3° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Giovanni 11
1Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.2Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato".
4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato".5Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.6Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.7Poi, disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!".8I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?".9Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;10ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce".11Così parlò e poi soggiunse loro: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo".12Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà".13Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno.14Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto15e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!".16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".
17Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro.18Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.20Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.21Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!22Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà".23Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".24Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno".25Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;26chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?".27Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo".
28Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama".29Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui.30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.31Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là".32Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!".33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!".35Gesù scoppiò in pianto.36Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!".37Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?".
38Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.39Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni".40Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?".41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.42Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato".43E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!".44Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.46Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.47Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni.48Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione".49Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla50e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera".51Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione52e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
54Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.
55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi.56Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?".57Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo.
Secondo libro di Samuele 22
1Davide rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dalla mano di tutti i suoi nemici, specialmente dalla mano di Saul.2Egli disse:
"Il Signore è la mia roccia,
la mia fortezza, il mio liberatore,
3il mio Dio, la mia rupe in cui mi rifugio,
il mio scudo, la mia salvezza, il mio riparo!
Sei la mia roccaforte che mi salva:
tu mi salvi dalla violenza.
4Invoco il Signore, degno di ogni lode,
e sono liberato dai miei nemici.
5Mi circondavano i flutti della morte,
mi atterrivano torrenti esiziali.
6Mi avviluppavano le funi degli inferi;
mi stavano davanti i lacci della morte.
7Nell'angoscia ho invocato il Signore,
ho gridato al mio Dio,
Egli ha ascoltato dal suo tempio la mia voce;
il mio grido è giunto ai suoi orecchi.
8Si scosse la terra e sobbalzò;
tremarono le fondamenta del cielo;
si scossero, perché egli si era irritato.
9Fumo salì dalle sue narici;
dalla sua bocca uscì un fuoco divoratore;
carboni accesi partirono da lui.
10Egli piegò i cieli e discese;
una nube oscura era sotto i suoi piedi.
11Cavalcò un cherubino e volò;
si librò sulle ali del vento.
12Si avvolse di tenebra tutto intorno;
acque scure e dense nubi erano la sua tenda.
13Per lo splendore che lo precedeva
arsero carboni infuocati.
14Il Signore tuonò nei cieli,
l'Altissimo emise la sua voce.
15Scagliò frecce e li disperse;
vibrò folgori e li mise in fuga.
16Apparvero le profondità marine;
si scoprirono le basi del mondo,
come effetto della tua minaccia, Signore,
del soffio violento della tua ira.
17Dall'alto stese la mano e mi prese;
mi fece uscire dalle grandi acque.
18Mi liberò dai miei robusti avversari,
dai miei nemici più forti di me.
19Mi affrontarono nel giorno della mia rovina,
ma il Signore fu il mio sostegno.
20Egli mi trasse al largo;
mi liberò, perché oggetto della sua benevolenza.
21Il Signore mi ricompensò secondo la mia giustizia,
mi trattò secondo la purità delle mie mani.
22Perché mi sono mantenuto nelle vie del Signore,
non sono stato empio, lontano dal mio Dio,
23perché tutti i suoi decreti mi sono dinanzi
e non ho allontanato da me le sue leggi.
24Sono stato irreprensibile nei suoi riguardi;
mi sono guardato dall'iniquità.
25Il Signore mi trattò secondo la mia giustizia,
secondo la purità delle mie mani alla sua presenza.
26Con il pio ti mostri pio,
con il prode ti mostri integro;
27con il puro ti mostri puro,
con il tortuoso ti mostri astuto.
28Tu salvi la gente umile,
mentre abbassi gli occhi dei superbi.
29Sì, tu sei la mia lucerna, Signore;
il Signore illumina la mia tenebra.
30Sì, con te io posso affrontare una schiera,
con il mio Dio posso slanciarmi sulle mura.
31La via di Dio è perfetta;
la parola del Signore è integra;
egli è scudo per quanti si rifugiano in lui.
32C'è forse un dio come il Signore;
una rupe fuori del nostro Dio?
33Dio mi cinge di forza,
rende sicura la mia via.
34Ha reso simili i miei piedi a quelli delle cerve;
mi ha fatto stare sulle alture.
35Ha addestrato la mia mano alla guerra;
ha posto un arco di bronzo nelle mie braccia.
36Mi hai dato lo scudo della tua salvezza,
la tua sollecitudine mi fa crescere.
37Fai largo davanti ai miei passi;
le mie gambe non vacillano.
38Inseguo e raggiungo i miei nemici,
non desisto finché non siano distrutti.
39Li colpisco ed essi non possono resistere;
cadono sotto i miei piedi.
40Mi cingi di forza per la battaglia;
hai fatto piegare sotto di me i miei avversari.
41Mi mostri i nemici di spalle,
così io distruggo quelli che mi odiano.
42Gridano, ma nessuno li salva,
verso il Signore, che a loro non risponde.
43Li disperdo come polvere della terra,
li calpesto come fango delle piazze.
44Tu mi liberi dalle contese del popolo;
mi poni a capo di nazioni;
un popolo non conosciuto mi serve.
45I figli degli stranieri mi onorano
appena sentono, mi obbediscono.
46I figli degli stranieri vengono meno,
lasciano con spavento i loro nascondigli.
47Viva il Signore! Sia benedetta la mia rupe!
Sia esaltato il Dio della mia salvezza!
48Dio fa vendetta per me
e mi sottomette i popoli.
49Tu mi liberi dai miei nemici,
mi innalzi sopra i miei avversari,
mi liberi dall'uomo violento.
50Perciò ti loderò, Signore,
fra i popoli canterò inni al tuo nome.
51Egli concede una grande vittoria al suo re,
la grazia al suo consacrato,
a Davide e ai suoi discendenti per sempre".
Siracide 11
1La sapienza dell'umile gli farà tenere alta la testa,
gli permetterà di sedere tra i grandi.
2Non lodare un uomo per la sua bellezza
e non detestare un uomo per il suo aspetto.
3L'ape è piccola tra gli esseri alati,
ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori.
4Non ti vantare per le vesti che indossi
e non insuperbirti nel giorno della gloria,
poiché stupende sono le opere del Signore,
eppure sono nascoste agli uomini le opere sue.
5Molti sovrani sedettero sulla polvere
e uno sconosciuto cinse il loro diadema.
6Molti potenti furono umiliati profondamente;
uomini illustri furono consegnati in potere altrui.
7Non biasimare prima di avere indagato,
prima rifletti e quindi condanna.
8Non rispondere prima di avere ascoltato,
in mezzo ai discorsi non intrometterti.
9Per una cosa di cui non hai bisogno non litigare,
non immischiarti nelle liti dei peccatori.
10Figlio, la tua attività non abbracci troppe cose;
se esageri, non sarai esente da colpa;
anche se corri, non arriverai
e non riuscirai a scampare con la fuga.
11C'è chi lavora, fatica e si affanna:
eppure resta tanto più indietro.
12C'è chi è debole e ha bisogno di soccorso,
chi è privo di beni e ricco di miseria:
eppure il Signore lo guarda con benevolenza,
lo solleva dalla sua bassezza
13e lo fa stare a testa alta, sì che molti ne sono
stupiti.
14Bene e male, vita e morte,
povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore.
15Sapienza, senno e conoscenza della legge vengono dal
Signore;
carità e rettitudine sono dono del Signore.
16Errore e tenebre sono per gli empi
e il male resta per i malvagi.
17Il dono del Signore è assicurato ai pii
e il suo favore li rende felici per sempre.
18C'è chi è ricco a forza di attenzione e di risparmio;
ed ecco la parte della sua ricompensa:
19mentre dice: "Ho trovato riposo;
ora mi godrò i miei beni",
non sa quanto tempo ancora trascorrerà;
lascerà tutto ad altri e morirà.
20Sta' fermo al tuo impegno e fanne la tua vita,
invecchia compiendo il tuo lavoro.
21Non ammirare le opere del peccatore,
confida nel Signore e persevera nella fatica,
perché è facile per il Signore
arricchire un povero all'improvviso.
22La benedizione del Signore è la ricompensa del pio;
in un istante Dio farà sbocciare la sua benedizione.
23Non dire: "Di che cosa ho bisogno
e di quali beni disporrò d'ora innanzi?".
24Non dire: "Ho quanto mi occorre;
che cosa potrà ormai capitarmi di male?".
25Nel tempo della prosperità si dimentica la sventura;
nel tempo della sventura non si ricorda la prosperità.
26È facile per il Signore nel giorno della morte
rendere all'uomo secondo la sua condotta.
27L'infelicità di un'ora fa dimenticare il benessere;
alla morte di un uomo si rivelano le sue opere.
28Prima della fine non chiamare nessuno beato;
un uomo si conosce veramente alla fine.
29Non portare in casa qualsiasi persona,
perché sono molte le insidie del fraudolento.
30Una pernice da richiamo in gabbia, tale il cuore del
superbo;
come una spia egli attende la tua caduta.
31Cambiando il bene in male tende insidie,
troverà difetti anche nelle cose migliori.
32Con una scintilla di fuoco si riempie il braciere,
il peccatore sta in agguato per spargere sangue.
33Guàrdati dal malvagio, poiché egli il male prepara,
che non contamini per sempre anche te.
34Ospita un estraneo, ti metterà sottosopra ogni cosa
e ti renderà estraneo ai tuoi.
Salmi 108
1'Canto. Salmo. Di Davide.'
2Saldo è il mio cuore, Dio,
saldo è il mio cuore:
voglio cantare inni, anima mia.
3Svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora.
4Ti loderò tra i popoli, Signore,
a te canterò inni tra le genti,
5perché la tua bontà è grande fino ai cieli
e la tua verità fino alle nubi.
6Innàlzati, Dio, sopra i cieli,
su tutta la terra la tua gloria.
7Perché siano liberati i tuoi amici,
8Dio ha parlato nel suo santuario:
"Esulterò, voglio dividere Sichem
e misurare la valle di Succot;
9mio è Gàlaad, mio Manasse,
Èfraim è l'elmo del mio capo,
Giuda il mio scettro.
10Moab è il catino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria".
11Chi mi guiderà alla città fortificata,
chi mi condurrà fino all'Idumea?
12Non forse tu, Dio, che ci hai respinti
e più non esci, Dio, con i nostri eserciti?
13Contro il nemico portaci soccorso,
poiché vana è la salvezza dell'uomo.
14Con Dio noi faremo cose grandi
ed egli annienterà chi ci opprime.
Ezechiele 11
1Uno spirito mi sollevò e mi trasportò alla porta orientale del tempio che guarda a oriente; ed ecco davanti alla porta vi erano venticinque uomini e in mezzo a loro vidi Iazanià figlio d'Azzùr, e Pelatìa figlio di Benaià, capi del popolo.2Il Signore mi disse: "Figlio dell'uomo, questi sono gli uomini che tramano il male e danno consigli cattivi in questa città;3sono coloro che dicono: Non in breve tempo si costruiscon le case: questa città è la pentola e noi siamo la carne.4Per questo profetizza contro di loro, profetizza, figlio dell'uomo".
5Lo spirito del Signore venne su di me e mi disse: "Parla, dice il Signore: Così avete detto, o Israeliti, e io conosco ciò che vi passa per la mente.6Voi avete moltiplicato i morti in questa città, avete riempito di cadaveri le sue strade.7Per questo così dice il Signore Dio: I cadaveri che avete gettati in mezzo a essa sono la carne, e la città è la pentola. Ma io vi scaccerò.8Avete paura della spada e io manderò la spada contro di voi, dice il Signore Dio!9Vi scaccerò dalla città e vi metterò in mano agli stranieri e farò giustizia su di voi.10Cadrete di spada: sulla frontiera d'Israele io vi giudicherò e saprete che io sono il Signore.11La città non sarà per voi la pentola e voi non ne sarete la carne! Sulla frontiera di Israele vi giudicherò:12allora saprete che io sono il Signore, di cui non avete eseguito i comandi né osservate le leggi, mentre avete agito secondo i costumi delle genti vicine".
13Non avevo finito di profetizzare quando Pelatìa figlio di Benaià cadde morto. Io mi gettai con la faccia a terra e gridai con tutta la voce: "Ah! Signore Dio, vuoi proprio distruggere quanto resta d'Israele?".
14Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:15"Figlio dell'uomo, ai tuoi fratelli, ai deportati con te, a tutta la casa d'Israele gli abitanti di Gerusalemme vanno dicendo: Voi andate pure lontano dal Signore: a noi è stata data in possesso questa terra.16Di' loro dunque: Dice il Signore Dio: Se li ho mandati lontano fra le genti, se li ho dispersi in terre straniere, sarò per loro un santuario per poco tempo nelle terre dove hanno emigrato.17Riferisci: Così dice il Signore Dio: Vi raccoglierò in mezzo alle genti e vi radunerò dalle terre in cui siete stati dispersi e a voi darò il paese d'Israele.18Essi vi entreranno e vi elimineranno tutti i suoi idoli e tutti i suoi abomini.19Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne,20perché seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e li mettano in pratica; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.21Ma su coloro che seguono con il cuore i loro idoli e le loro nefandezze farò ricadere le loro opere, dice il Signore Dio".
22I cherubini allora alzarono le ali e le ruote si mossero insieme con loro mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro.23Quindi dal centro della città la gloria del Signore si alzò e andò a fermarsi sul monte che è ad oriente della città.24E uno spirito mi sollevò e mi portò in Caldea fra i deportati, in visione, in spirito di Dio, e la visione che avevo visto disparve davanti a me.25E io raccontai ai deportati quanto il Signore mi aveva mostrato.
Atti degli Apostoli 12
1In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa2e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.3Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi.4Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.5Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui.6E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere.7Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: "Alzati, in fretta!". E le catene gli caddero dalle mani.8E l'angelo a lui: "Mettiti la cintura e legati i sandali". E così fece. L'angelo disse: "Avvolgiti il mantello, e seguimi!".9Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione.
10Essi oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si dileguò da lui.11Pietro allora, rientrato in sé, disse: "Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei".12Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera.13Appena ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò per sentire chi era.14Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c'era Pietro.15"Tu vaneggi!" le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava così. E quelli dicevano: "È l'angelo di Pietro".16Questi intanto continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero stupefatti.17Egli allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: "Riferite questo a Giacomo e ai fratelli". Poi uscì e s'incamminò verso un altro luogo.
18Fattosi giorno, c'era non poco scompiglio tra i soldati: che cosa mai era accaduto di Pietro?19Erode lo fece cercare accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa.
20Egli era infuriato contro i cittadini di Tiro e Sidone. Questi però si presentarono a lui di comune accordo e, dopo aver tratto alla loro causa Blasto, ciambellano del re, chiedevano pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re.21Nel giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro un discorso.22Il popolo acclamava: "Parola di un dio e non di un uomo!".23Ma improvvisamente un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò.
24Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva.25Bàrnaba e Saulo poi, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni, detto anche Marco.
Capitolo IX: Riferire tutto a Dio, ultimo fine
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, se veramente desideri farti santo, devo essere io il tuo supremo ed ultimo fine: un fine che renderà puri i tuoi affetti, troppo spesso piegati verso te stesso e verso le creature; ed è male giacché, quando in qualche cosa cerchi te stesso, immediatamente vieni meno ed inaridisci. Tutto devi dunque ricondurre, in primo luogo, a me; perché tutto da me proviene. Considera ogni cosa come emanata dal sommo bene, e perciò riferisci tutto a me, come alla sua origine. Acqua viva attingono a me, come a fonte viva, l'umile e il grande, il povero e il ricco. Colui che si mette al mio servizio, con spontaneità e libertà di spirito, riceverà grazia. Invece colui che cerca onore e gloria, non in me, ma altrove; colui che cerca diletto in ogni bene particolare non godrà di quella gioia vera e duratura che allarga il cuore. Anzi incontrerà molti ostacoli ed angustie.
2. Nulla di ciò che è buono devi ascrivere a te; nessuna capacità, devi attribuire ad un mortale. Riconosci, invece, che tutto è di Dio, senza del quale nulla ha l'uomo. Tutto è stato dato da me, tutto voglio riavere; e chiedo con forza che l'uomo me ne sia grato. E' questa la verità, che mette in fuga ogni inconsistente vanteria. Quando verranno la grazia celeste e il vero amore, allora scompariranno l'invidia e la grettezza del cuore; perché l'amore di Dio vince ogni cosa e irrobustisce le forze dell'anima. Se vuoi essere saggio, poni la tua gioia e la tua speranza soltanto in me. Infatti "nessuno è buono; buono è soltanto Iddio" (Lc 18,19). Sia egli lodato, al di sopra di ogni cosa; e sia in ogni cosa benedetto.
DISCORSO 23 DISCORSO PRONUNCIATO NELLA BASILICA DI FAUSTO SUL VERSETTO DEL SALMO 72: "TU MI HAI PRESO PER LA DESTRA" LA VISIONE DI DIO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaPiù rischioso insegnare che apprendere.
1. Crediamo che il versetto che abbiamo cantato al Signore ci sia stato posto innanzi per parlarne. Di qui prenda inizio quindi il nostro discorso rivolto a voi. E colui al quale abbiamo detto: Tu mi hai preso per la destra, nella tua volontà mi hai condotto e mi accoglierai nella gloria 1, conduca i vostri cuori ad una comprensione più chiara, e ci aiuti tutti con la sua misericordia e la sua grazia: me che parlo e voi che dovete valutare [quanto dico]. Benché, per poter più agevolmente tirar fuori la voce, vedete che ci troviamo in un luogo più elevato, in realtà in questo luogo più elevato [dove ci troviamo] voi ci giudicate, e noi ci sentiamo giudicati. Siamo chiamati dottori, ma in molte cose noi cerchiamo chi ci possa insegnare né vogliamo essere ritenuti maestri. Ciò è rischioso ed è stato anche proibito dal Signore quando disse: Non vogliate essere chiamati maestri, uno solo è il vostro maestro, il Cristo 2. La condizione di maestro è rischiosa, mentre la condizione di discepolo è sicura. Perciò il salmo dice: Gioia e letizia mi farai udire 3. È più tranquillo l'ascoltatore che l'oratore; perciò l'ascoltatore, tranquillo, gli sta vicino e l'ascolta, si riempie di gioia alla voce dello sposo 4.
Chi parla, anche se non erra, soffre perché teme di errare.
2. E poiché l'Apostolo, per la necessità di dispensare [la parola di Dio], aveva assunto la figura di dottore, osservate che cosa dice: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 5. È più prudente perciò, sia per noi che parliamo sia per voi che ascoltate, riconoscerci condiscepoli dell'unico Maestro. È certamente più prudente ed è meglio che voi ci ascoltiate non come vostri maestri ma come vostri condiscepoli. Infatti ci ha messo una certa ansietà il passo che dice: Fratelli, non vogliate essere in molti a far da maestri 6, tutti infatti abbiamo mancato molte volte 7. Chi non trema, quando l'Apostolo dice: Tutti? E continua: Se uno non manca nel parlare, costui è un uomo perfetto 8. Ma chi osa dire di essere perfetto? Chi sta e ascolta 9, non manca nel parlare 10. Ma colui che parla, anche se - e ciò è difficile - non mancasse, quanto soffre per il timore di mancare? È necessario pertanto che voi non solamente ascoltiate le parole che vi diciamo ma anche che partecipiate al timore che abbiamo nel parlarvi, affinché per ciò che vi diciamo di vero - poiché ogni cosa vera viene dalla Verità - lodiate non noi, ma lui; dove invece in quanto uomini manchiamo, preghiate lui per noi.
La Scrittura rimane intatta anche se l'uomo è corrotto.
3. Le Scritture sono sante, sono veraci, sono senza errori. Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per convincere, per la correzione, per la formazione 11. Non dobbiamo accusare pertanto la Scrittura se, non avendola compresa, usciamo di strada in qualche punto. Se la comprendiamo bene, siamo retti. Se invece, per non averla compresa, diventiamo tortuosi, ci allontaniamo da lei, che rimane retta. Anche se noi siamo corrotti, tuttavia non la corrompiamo, ma essa rimane senza errori, perché possiamo ritornare ad essa per correggerci. Veramente la stessa Scrittura, per tenerci in allenamento, in molti passi parla quasi in modo carnale mentre la legge è sempre spirituale. La legge infatti, come dice l'Apostolo, è spirituale, io invece sono carnale 12. Pur essendo essa spirituale, tuttavia spesso cammina in maniera carnale insieme ai carnali. Ma non vuole che questi rimangano carnali. Così fa la madre: vuole nutrire il figlio, ma non vuole che rimanga piccolo. Lo tiene appoggiato sul petto, lo sorregge con le mani, lo consola con carezze, lo nutre con il latte. Fa' tutte queste cose per il bambino, ma desidera che cresca, in modo da non essere costretta a fargli sempre tali cose. Guardate l'Apostolo. Possiamo molto a proposito portare il suo esempio; egli che non ha disdegnato di chiamarsi anche madre, dice: Mi sono fatto piccolo in mezzo a voi, come una madre che circonda d'affetto i suoi figli 13. Ci sono delle nutrici che allevano bambini che non sono figli propri; così ci sono delle madri che affidano alle nutrici, e non li allevano esse stesse, i figli propri. L'Apostolo invece, con schietto e pieno sentimento di amore, assume la figura di nutrice dicendo che alleva, e insieme quella della madre: i propri figli. Lo stesso Apostolo, che qui si presenta come nutrice e come madre, in un altro passo dice quella frase che poco sopra ho ricordato: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 14.
Ascoltatori carnali e spirituali.
4. Dirai: "Che razza di persone erano quei tali, ché l'Apostolo quando si trovava in mezzo ad essi provava molto timore e tremore?". Dice l'Apostolo: Come a figli in Cristo vi dovetti dare del latte a bere e non del cibo solido, perché non lo potevate ricevere; anzi, non lo potete ricevere neppure ora, perché siete ancora carnali 15. Quelli stessi che chiama carnali, li chiama anche figli in Cristo; li biasima ma non li abbandona. Insieme carnali e figli in Cristo. Non vuole tuttavia che rimangano carnali coloro che dice essere suoi figli in Cristo. Desidera che siano spirituali, che possano giudicare tutto senza essere giudicati da nessuno. L'uomo naturale, dice egli stesso, non percepisce le cose dello Spirito di Dio; difatti per lui sono una follia e non le può comprendere, perché vanno giudicate secondo gl'insegnamenti dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica tutto e non è giudicato da nessuno 16. Ugualmente l'Apostolo dice: Tra i perfetti noi predichiamo la sapienza 17. Perché parli se sei tra gente perfetta? Che bisogno c'è che tu parli ad un uomo perfetto? Ma guarda in che cosa è perfetto. Forse non lo trovo perfetto nel conoscere, ma lo trovo perfetto nell'ascoltare. C'è dunque anche chi è perfetto nell'ascoltare, già capace di comprendere, al quale il cibo solido non reca alcun disturbo, non reca alcuna indigestione. Chi è costui e lo loderemo? 18 Non dubito che ci siano anche alcuni spirituali che comprendono bene e giudicano bene. Io non mi preoccupo di costoro; infatti o mi trova carnale e allora si mostra misericordioso con me; o riesce a capire quanto dico e allora si congratula con me.
Non ingannare chi è ancora carnale.
5. Ora riprendo le parole del salmo che da poco abbiamo cantato: Mi hai preso per la mano destra 19. Ammetti che abbia ascoltato un uomo carnale: che cosa penserà se non che Dio è apparso in forma umana, ha preso al salmista la mano destra, non la sinistra, lo ha condotto al suo volere, lo ha portato dove ha voluto? Se ha capito così, anzi se ha creduto così, in realtà ha capito? Uno capisce se capisce il vero. Chi pensa in maniera non vera non capisce. Perciò se un uomo carnale ha capito che la natura e la sostanza di Dio è divisa in parti, determinata da una forma, circoscritta da una quantità, che occupa un luogo, come mi debbo comportare con costui? Se gli dico: "Dio non è così" egli non capisce. Se gli dico: "È così" egli capisce, ma io lo inganno. Non posso dire: "È così" perché mentirei; e non si tratta di una cosa qualunque, ma del mio Dio, del mio Salvatore 20 e Redentore 21, della mia speranza, di colui verso il quale protendo il mio desiderio. Non è da poco mentire su tali cose. Errare in tali cose è inopportuno e pericoloso; ma mentire in tali cose è funesto e dannoso. Non chiunque mentisce erra. Se infatti uno conosce il vero, ma dice il falso, mentisce non erra; se invece crede che è vero ciò che non è vero, erra; e se dice ciò che crede sia vero, non mentisce, ma tuttavia erra. Dio doni di non errare a chi non vuole mentire.
Dio abita nel tempio dell'anima.
6. Se, come ho già detto quel nostro bambino crede in un Dio di questo genere: che ha le membra disposte nelle varie parti del suo corpo, circoscritto dall'aspetto, determinato da una forma, che occupa un luogo, che si muove nello spazio, secondo quanto è detto: Dove andrò lontano dal tuo spirito o dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo al cielo, tu sei là, se vado in fondo agli abissi, eccoti 22; se Dio è presente in cielo, se è presente sulla terra, se è presente nel fondo degli abissi, che cosa farà ora quel bambino? Dia ascolto, non cerchi, come [cercava] la samaritana, i monti e i templi da cui elevarsi verso Dio né a Gerusalemme né tra i monti della Samaria 23. Non corra verso un tempio materiale, non cerchi un qualche tempio dal quale andare alla presenza di Dio. Sia egli stesso il tempio e a lui verrà Dio. Dio non disprezza questo tempio, non lo rifugge, non lo disdegna, anzi lo stima degno, purché non ne sia sdegnato. Ascolta colui che promette, ascolta colui che si degna promettendo e che non si sdegna minacciando: Verremo -dice - a lui io e il Padre 24. A colui certamente che, come ha detto sopra, lo ama, obbedisce ai suoi comandi, osserva la sua legge, ama Dio, ama il prossimo. Verremo -dice - a lui e rimarremo presso di lui 25.
Non temere la venuta del Signore in te.
7. Non è angusto il cuore del credente per colui per il quale fu angusto il tempio di Salomone. Salomone stesso ebbe a fare quest'affermazione mentre lo stava costruendo: Se il più eccelso cielo non ti può contenere 26, tuttavia santo è il tempio di Dio, che siete voi 27. Noi infatti, dice in un altro passo, siamo il tempio del Dio vivo 28. E come se gli si dicesse: "Come lo dimostri?", soggiunge: Come è scritto: Abiterò in mezzo ad essi 29. Se un qualche importante personaggio ti dicesse: "Abiterò presso di te", tu che cosa faresti? Se la tua casa è molto piccola, senza dubbio rimarresti sconcertato, addirittura ti spaventeresti, desidereresti che la cosa non avvenisse. Non vorresti infatti essere in imbarazzo nell'accogliere quella persona importante, per la cui venuta la tua misera casa non sarebbe sufficiente. Non temere la venuta del tuo Dio, non temere il desiderio del tuo Dio. Non ti limita quando verrà; anzi venendo ti dilaterà. Infatti, perché tu sappia che ti dilaterà, ha promesso non solo la sua venuta: Abiterò in mezzo ad essi, ma [ha promesso] anche esplicitamente che ti dilaterà, aggiungendo: E camminerò 30. Se ami vedrai questa dilatazione. Il timore porta con sé il castigo 31, perciò porta le angustie; e per questo, al contrario, l'amore porta la dilatazione. Guarda la dilatazione della carità: Poiché l'amore di Dio è stato diffuso -dice - nei nostri cuori 32.
Abbiamo ricevuto il pegno o caparra dello Spirito Santo.
8. Ma perché cercare di preparargli un luogo spazioso? Che pensi a dilatarlo lui stesso che viene ad abitarci. L'amore di Cristo infatti è stato diffuso nei nostri cuori, non da noi, ma tramite lo Spirito Santo che ci è stato donato 33. Se l'amore è stato diffuso nei nostri cuori e Dio è amore 34, ecco che già Dio passeggia in noi in quanto ci ha dato un certo pegno, per quanto piccolo esso sia. Infatti abbiamo ricevuto un pegno. Che cosa è questo pegno? Di che cosa è pegno? Veramente son più fedeli i codici che riportano la parola "caparra" di quelli che riportano "pegno". I traduttori vollero intendere, è vero, la stessa cosa. C'è tuttavia un po' di differenza, nel modo usuale di parlare, tra caparra e pegno. Quando si dà un pegno, siccome lo si dà proprio per avere qualche altra cosa in vista della quale viene dato il pegno, data la cosa, il pegno viene portato via. Son sicuro che molti di voi hanno già capito. Vi sto guardando infatti ed anche dal parlare che fate tra di voi mi accorgo che coloro che hanno già capito cercano di spiegare la cosa a quelli che non hanno ancora capito. Perciò ve ne parlerò un poco ancora più chiaramente, perché tutti possiate capire. Tu prendi, ad esempio, un libro da un tuo amico; perché te lo presti, tu gli dài un pegno. Quando gli riporti ciò che da lui hai preso e per cui hai messo il pegno, lui riavrà quanto gli restituisci, tu riprenderai indietro il pegno. Non si tratterrà tutte e due le cose.
Dio darà la pienezza dei beni di cui ha dato la caparra.
9. Allora fratelli? Se ora Dio ci ha dato come pegno l'amore attraverso il suo Spirito 35, quando ci avrà dato tutta la realtà di cui ha dato - ce ne ha dato il pegno proprio perché ci ha promesso tutta la realtà - ci verrà tolto il pegno? No certo, ma quanto ha già dato lo completerà. Perciò bisogna chiamarla piuttosto caparra che non pegno. A volte invece capita - ad esempio - che ti occorra del tempo per raccogliere il denaro con cui pagare una cosa che hai acquistato con un contratto fatto in buona fede. Allora tu anticipi qualcosa del prezzo. Questo si chiama caparra, non pegno; la dovrai completare, non la riprenderai indietro. Ora dunque cerca di comprendere. Se trovo uno che desidera una cosa e ne ha una caparra, avendo la caparra desidera il tutto. La consideri caparra: verrà data interamente la cosa di cui è stata data la caparra. Pensi ad essa, ne ragioni tra sé e sé, la guardi, le chieda di quella pienezza che non vede, per non desiderare, [desiderando] la sua pienezza, qualche altra cosa diversa da quella di cui ha ricevuto la caparra. Se Dio darà l'oro, darà in pienezza tutto l'oro, come ha dato una caparra di oro. Devi temere di desiderare il piombo invece dell'oro. Guarda perciò la caparra; e se posso convincerti a dove devi guardare, ecco: Dio è amore 36.
Irrorati dalla rugiada, desideriamo la fonte.
10. Di questo abbiamo già la caparra, da questo siamo stati aspersi, da questo siamo stati irrorati. Di che cosa è tale rugiada? quale è la fonte? Irrorato da questa rugiada, ma desideroso della fonte, di' al tuo Dio: Poiché presso di te è la fonte della vita 37. In questa rugiada ti è sorto il desiderio, nella fonte sarai saziato. Lì si trova quanto ci potrà appagare 38. I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 39. Perché desideriamo come molto importanti quei benefici che Dio dona anche alle bestie? Si tratta, certo, di suoi benefici: chi ne dubita? Da chi viene la salute anche del più piccolo essere vivente, se non da colui del quale è stato detto: Dal Signore viene la salvezza 40?.
Uomini e figli di uomini.
11. Ma aggiunge quello stesso salmo: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio 41. Sei misericordioso, Dio, ed hai una misericordia così molteplice, che si riversa non soltanto sugli uomini, ma anche sulle bestie. Ci sommergi di tanta misericordia, che fai sorgere il tuo sole sui buoni e sui cattivi e fai piovere sui giusti e sugli ingiusti 42. Allora i tuoi santi non ricevono da te nulla di particolare? Non riceve niente di speciale il pio che non riceva anche l'empio? Certo che lo riceve! Ascolta il seguito del salmo. Aveva già detto: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio; prosegue dicendo: I figli degli uomini invece... E che? Coloro che poco prima hai chiamato uomini non erano figli degli uomini? Uomini - dice - e bestie tu salvi, Signore;... i figli degli uomini invece... Dunque? I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 43. Questa la differenza con le bestie. Perché dunque la distinzione tra questi uomini e quelli di prima? "Uomini" non ha lo stesso significato di "figli degli uomini"? Certamente "uomini" ha lo tesso significato di "figli degli uomini". Perché allora questa distinzione se non perché c'è un uomo che non era figlio dell'uomo? Adamo è l'uomo non figlio d'uomo, Cristo è uomo figlio d'uomo. Come in Adamo tutti muoiono! così in Cristo tutti saranno vivificati 44. Cercano la salute insieme alle bestie coloro che muoiono, e muoiono senza speranza di vivere. Cercano la salute insieme ai figli degli uomini coloro che muoiono perché non potessero mai più morire. È stata chiarita quella distinzione: quelli, poiché "uomini", appartengono agli uomini; questi, in quanto "figli degli uomini", appartengono al Figlio dell'uomo.
E' Dio la fonte della vita.
12. Come prosegue il salmo? I figli degli uomini invece spereranno all'ombra delle tue ali 45. Ecco: spero. Ecco la speranza. Ma la speranza che si vede non è speranza 46. I beni futuri promessi inebrieranno. Si inebrieranno dell'abbondanza della tua casa 47. Temo che l'uomo carnale, come poco sopra cercava in Dio le membra del corpo, così nell'ebrietà di cui si parla ora non pensi all'appagamento di beni ineffabili, ma alla crapula dei banchetti terreni. Tuttavia continuiamo a parlare. Egli pensi a ciò che può, se non riesce a pensare a cose più elevate. Non si stacchi dal seno della madre, mentre sta crescendo. Noi continuiamo; e quanti possiamo, nella misura in cui possiamo, assaporiamo le gioie spirituali. Si inebrieranno - dice il salmo - dell'abbondanza della tua casa e li farai bere al torrente delle tue delizie 48. Ma a quale vino, a quale mosto, a quale acqua, a quale miele, a quale nettare? Cerchi a quale? Poiché presso di te è la fonte della vita 49. Bevi, se puoi, la vita. Prepara la coscienza, non la gola; l'anima, non il ventre. Se hai ascoltato, se hai capito, se hai amato per quanto hai potuto, già hai bevuto.
Ama l'Amore.
13. Osserva ciò che bevi. Hai bevuto l'amore. Se lo conosci, Dio è amore 50. Se pertanto hai bevuto l'amore, dimmi in quale luogo l'hai bevuto. Se lo conosci, se lo hai visto, se lo ami, come lo ami? Qualunque cosa ami bene, l'ami con amore. Ma come puoi amare qualcosa con amore, tu che non ami l'Amore? Perciò se ami, come ami? Viene a te, e lo conosci e lo ami. E non si vede in un luogo né si cerca con gli occhi del corpo, per amarlo più intensamente. Né si ode per il parlare e quando viene a te non si sente per il camminare. Forse qualche volta hai sentito le piante dei piedi dell'Amore che camminava nel tuo cuore? Che cosa è allora? Di chi è questa cosa che è già in te e non viene afferrata da te? Così impara ad amare Dio.
Dio può insieme essere visto e rimanere nascosto.
14. Ma ha camminato nel paradiso 51, è stato visto al querceto di Mambre 52, ha parlato con Mosè sul monte Sinai a faccia a faccia 53. Che cosa dire? Colui che pure è stato visto in un luogo, non si sente quando cammina. Vuoi ascoltare anche Mosè perché, irrequieto bambino, non mi infastidisca più, benché [io sia] desideroso di nutrirti? Vuoi dunque ascoltare anche Mosè? Certamente costui parlava con Dio a faccia a faccia 54. A chi diceva, se non a colui con cui stava parlando: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me 55? Parla con lui a faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 56 e gli dice: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me apertamente 57. Che cosa vedeva Mosè e che cosa desiderava? Se non era Dio stesso, come mai Mosè gli dice: Mostrati a me? Non possiamo dire che non era proprio Dio. Se non era proprio lui, Mosè gli avrebbe detto: "Mostrami Dio". Siccome dice: Mostrati a me, manifesta chiaramente che era proprio colui che voleva gli si manifestasse. E parlava con lui faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 58. Vuoi dunque sapere se comprendi pienamente Dio? A Mosè appariva, ma occulto. Se non gli fosse apparso non avrebbe potuto parlargli a faccia a faccia dicendogli: Mostrati a me. Se invece non fosse rimasto occulto, non avrebbe chiesto di vederlo. Se dunque riesci a capire, se riesci a comprendere, Dio può insieme e essere visto e rimaner occulto, essere visto in una qualche forma, rimanere occulto nella natura.
Riconosci il mistero in Dio.
15. Se hai compreso questo, in proporzione con le tue possibilità, guarda che non ti si insinui l'idea che Dio, per farsi vedere in una qualunque forma che voglia, debba modificare in essa la sua natura. Dio è immutabile, Dio non può modificarsi, non soltanto il Padre, ma il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 59. Lo stesso Verbo, Dio, è immutabile come Dio, presso il quale è Dio. Non pensare nessuna diminuzione presso alcuna delle tre Persone, nessun cambiamento. Dio infatti è il padre dei lumi, presso il quale non c'è cambiamento né ombra di variazione 60. "Se dunque - mi obietti - Dio è immutabile, che cosa è quella forma nella quale si fece vedere come volle e da chi volle, sia camminando, sia facendo rumore o mostrandosi anche agli stessi occhi del corpo?". Mi chiedi che cosa sia ciò che permette a Dio di rendersi presente, come se potessi già spiegarti da che cosa abbia fatto il mondo, da che cosa abbia fatto il cielo, da che cosa abbia fatto la terra, da che cosa abbia fatto te. "Questo lo so - mi rispondi - dal fango". Sì, tu vieni dal fango. Ma da che cosa ha fatto il fango? Rispondi: "Dalla terra". Ma, credo, non da una terra che ha fatto un altro, bensì da quella terra che ha fatto chi ha fatto il cielo e la terra 61. Da dove è venuta anche quella terra? Da dove il cielo e la terra? "Disse e furono fatti" 62. Rispondi bene, ottimamente. Riconosci che disse e furono fatti. Non cerco di più. Ma alla stessa maniera che, quando tu dici: Disse e furono fatti, io non cerco niente di più, così neanche tu devi cercare di più quando dico: Volle e si fece vedere. Si fece vedere come giudicava opportuno; rimase occulto per quanto riguarda la sua sostanza.
Perché figli, vedremo Dio come egli è.
16. Il nostro sincero affetto, il nostro amore, il desiderio di quel pegno ci faccia ardentemente bramare quello che bramava anche Mosè, che diceva a Dio, che pure vedeva: Mostrati a me 63. Se cercheremo questo saremo figli suoi. Infatti siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato quello che saremo. Sappiamo che quando egli si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo quale egli è 64. Non come apparve al querceto di Mambre 65, non come apparve a Mosè 66, così da dovergli ancora dire: Mostrati a noi, ma lo vedremo quale egli è. Per quale titolo? Perché siamo figli di Dio. E questo non per i nostri meriti, ma per grazia della sua misericordia. Infatti pioggia generosa fa' cadere, Dio, sopra la tua eredità. E si è ammalata, non in quanto presume di vedere con le sue forze ciò che non vede, ma credendo in ciò che desidera vedere. Tu però l'hai resa perfetta 67. Eredità sua resa perfetta, figli suoi, lo vedremo quale egli è 68. Ma che cosa ha detto il Signore dei figli? Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio 69.
Approfondimento pacifico del mistero di Dio.
17. Perciò se in questi problemi molto profondi e difficili non tutto comprendiamo perfettamente, continuiamo a ricercare pacificamente. Non si insuperbisca uno per un altro contro un terzo 70. Se avete in cuore amara invidia e ci sono discordie in mezzo a voi.... non è questa la sapienza che viene dall'alto: ma è una sapienza terrena, carnale, diabolica 71. Siamo dunque figli di Dio: riconosciamo di essere suoi figli; ma non lo riconosceremo se non saremo pacifici. Infatti non avremo [il mezzo] con cui poter vedere Dio se, litigando, spegneremo in noi lo stesso occhio.
Cerchiamo Dio nella pace.
18. Osservate quanto dice [la Scrittura] e [capirete] perché io parlo con timore e tremore. Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio 72. Perché [con queste parole] ha spaventato coloro che amano? Infatti ha spaventato solo coloro che amano. Ha detto forse: Cercate la pace con tutti e la santità, perché chi non l'avrà sarà mandato nel fuoco, sarà tormentato dal fuoco eterno, sarà consegnato a spietati carnefici? Sono cose vere, e tuttavia non ha detto questo. Vuole che tu sia amante del bene, non tema il castigo, e ti ha messo spavento proprio in ciò che desideravi. Vedrai Dio. Per questo non calcoli [il precetto], per questo litighi, per questo sommuovi le folle? Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio. Quanto sarebbero stupide due persone se, volendo vedere il sorgere del sole, si mettessero a discutere fra loro da quale parte sorgerà e come si potrà vedere e, sorto fra di esse un battibecco, cominciassero a litigare, litigando si ferissero, ferendosi perdessero l'uso dei loro occhi, così da non poter vedere più il sorgere del sole? Perciò, per poter vedere Dio, purifichiamo i nostri cuori con la fede, risaniamoli con la carità, rafforziamoli nella pace sapendo che il nostro stesso amore scambievole proviene da colui che desideriamo vedere.
1 - Sal 72, 24.
2 - Mt 23, 10.
3 - Sal 50, 10.
4 - Gv 3, 29.
5 - 1 Cor 2, 3.
6 - Gc 3, 1.
7 - Gc 3, 2.
8 - Gc 3, 2.
9 - Gv 3, 29.
10 - Cf. Gc 3, 2.
11 - 2 Tm 3, 16.
12 - Rm 7, 14.
13 - 1 Ts 2, 7.
14 - 1 Cor 2, 3.
15 - 1 Cor 3, 1-3.
16 - 1 Cor 2, 14-15.
17 - 1 Cor 2, 6.
18 - Sir 31, 9.
19 - Sal 72, 24.
20 - Cf Sal 24, 5.
21 - Cf. Sal 18, 15.
22 - Sal 138, 7-8.
23 - Cf. Gv 4, 20.
24 - Gv 14, 23.
25 - Gv 14, 23.
26 - 2 Cr 6, 18.
27 - 1 Cor 3, 17.
28 - Cf. 2 Cor 6, 16.
29 - 2 Cor 6, 16; cf. Lv 26, 12.
30 - 2 Cor 6, 16.
31 - 1 Gv 4, 18.
32 - Rm 5, 5.
33 - Rm 5, 5.
34 - 1 Gv 4, 8.
35 - Cf 2 Cor 1, 22.
36 - 1 Gv 4, 8.
37 - Sal 35, 10.
38 - Cf. Gv 14, 8.
39 - Sal 35, 8.
40 - Sal 3, 9.
41 - Sal 35, 7-8.
42 - Cf. Mt 5, 45.
43 - Sal 35, 8.
44 - 1 Cor 15, 22.
45 - Sal 35, 8.
46 - Rm 8, 24.
47 - Sal 35, 9.
48 - Sal 35, 9.
49 - Sal 35, 10.
50 - 1 Gv 4, 8.
51 - Cf. Gn 3, 8.
52 - Cf. Gn 18, 1.
53 - Cf. Nm 12, 8.
54 - Cf. Es 33, 11.
55 - Es 33, 13.
56 - Es 33, 11.
57 - Es 33, 13.
58 - Es 33, 11.
59 - Gv 1, 1.
60 - Gc 1, 17.
61 - Gd 13, 24.
62 - Sal 148, 5.
63 - Es 33, 13.
64 - 1 Gv 3, 2.
65 - Cf. Gn 18, 1.
66 - Cf. Es 33, 11.
67 - Sal 67, 10.
68 - 1 Gv 3, 2.
69 - Mt 5, 9.
70 - 1 Cor 4, 6.
71 - Gc 3, 14-15.
72 - Eb 12, 14.
29 - Cristo, nostro redentore, ascende al cielo con tutti i santi.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca1509. Giunse l'ora felicissima in cui il Figlio, che nell'incarnazione
si era allontanato dal cielo, doveva tornarvi per virtù propria e
sedersi alla destra dell'eterno Padre, come gli toccava di diritto in
quanto suo erede, generato della sua stessa sostanza e uguale a lui
nella natura e nella gloria infinita. Si innalzò tanto perché prima era
disceso quaggiù, come dice l'Apostolo. Aveva adempiuto pienamente quello
che era stato scritto del suo avvento nel mondo, della sua vita e morte
e della redenzione, e come Signore di tutto era penetrato fino al
centro della terra. Pose il sigillo ai suoi misteri con questo della sua
ascensione, nel quale promise lo Spirito, che non sarebbe venuto se
prima egli non fosse salito all'empireo, da dove insieme con il Padre lo
avrebbe inviato alla sua Chiesa. Per celebrare quel giorno tanto
festoso e sublime, designò come testimoni speciali le centoventi persone
alle quali aveva parlato nel cenacolo: Maria beatissima, gli Undici, i
settantadue discepoli, Maria di Màgdala, Marta e Lazzaro, fratello di
entrambe, le altre Marie e alcuni fedeli, uomini e donne, fino al
compimento del suddetto numero.
1510. Il nostro divino pastore uscì dalla sala con questo
piccolo gregge, conducendolo per le strade innanzi a sé; al suo fianco
stava la Madre. Si avviarono tutti con ordine verso Betània, che distava
meno di mezza lega ed era situata ai piedi del monte degli Ulivi. Gli
angeli e i santi che erano stati liberati dal limbo e dal purgatorio
andavano appresso al trionfatore con nuovi cantici di lode, ma solo la
Vergine godeva della loro vista. La notizia della risurrezione di Gesù
di Nazaret si era già divulgata lì e per tutta la Palestina. Sebbene la
perfida malizia dei sommi sacerdoti cercasse di far prevalere la
menzogna del furto da parte dei devoti, molti non le dettero credito.
Nonostante ciò, la Provvidenza dispose che nessuno degli abitanti della
città facesse caso a quella processione impedendole di procedere, e così
tutti furono incapaci di conoscere un fatto tanto eccezionale; del
resto, solo i centoventi giusti prescelti per contemplarlo in tale
circostanza potevano distinguere il loro capitano e maestro.
1511. Con questa sicurezza in cui furono posti, tutti
avanzarono fino alla cima del monte degli Ulivi e, arrivati al luogo
stabilito, si distribuirono in tre cori: uno di angeli, l'altro di santi
e il terzo di apostoli e di fedeli. Si divisero in due ali e sua Maestà
ne formava la testa. Subito la prudentissima Principessa si prostrò
davanti al suo Unigenito, lo adorò come vero Dio e salvatore, con
straordinaria riverenza e umiltà, e gli chiese la sua ultima
benedizione. Tutti gli altri, ad imitazione di lei, fecero lo stesso;
poi, con grandi sospiri e singhiozzi, domandarono a Cristo se fosse
quello il tempo in cui avrebbe ricostituito il regno di Israele. Rispose
che era un segreto dell'Altissimo e non spettava a loro penetrarlo, ma
per il momento era necessario e conveniente che, appena ricevuto il
Paraclito, cominciassero a predicare a Gerusalemme, in Samarìa e tra
tutte le genti.
1512. Dopo aver preso congedo da quella felice assemblea,
con aspetto sereno e solenne congiunse le mani e iniziò a sollevarsi per
virtù propria, imprimendo nel terreno le sue sacre orme. Con un
dolcissimo incedere prese ad avanzare nell'aria, traendo dietro di sé
gli occhi e i cuori di quei primogeniti, che lo seguivano con l'affetto
tra gemiti e lacrime. Come al movimento del primo mobile corrisponde
quello dei cieli inferiori, che la sua vasta sfera racchiude, così egli
portò con sé le schiere dei suoi ministri e dei padri che lo
accompagnavano glorificati, gli uni nelle sole anime, gli altri in corpo
e anima. Si alzarono dal suolo tutti insieme e compostamente,
incamminandosi con il loro sovrano. La meraviglia più mirabile che il
braccio dell'Onnipotente realizzò in questa occasione, però, fu il
condurre con sé la Signora per darle lassù il possesso di quella gloria e
di quella sede che le aveva destinato come
a vera madre, che ella aveva acquistato con i suoi meriti e che era
preparata per lei per il futuro. Era già stata informata di questo
favore, promessole dal Risorto nei quaranta giorni in cui le era stato
accanto. Affinché quel sublime arcano non fosse ancora manifesto a
nessuna creatura umana e affinché la Maestra rimanesse con i figli della
Chiesa, perseverando con loro nella preghiera fino alla discesa dello
Spirito Santo, come si racconta negli Atti', il potere divino con un
miracolo fece in modo che stesse in due posti: restò con i discepoli e
contemporaneamente fece ingresso con il Redentore nell'empireo, dove
dimorò per tre giorni sul suo medesimo trono con il perfetto uso delle
facoltà e dei sensi, che nel cenacolo utilizzava in misura minore.
1513. Fu innalzata con lui e gli fu collocata accanto: si
adempiva ciò che aveva detto Davide riguardo alla regina seduta alla sua
destra con un vestito doratoti di splendori. Ella era circondata di
vari doni e di grazie davanti a quanti ascendevano con Gesù. Desidero
che lo stupore di fronte a un evento tanto eccelso risvegli sempre più
la devozione, ravvivi la fede e muova i credenti a magnificare l'autore
di un prodigio assolutamente singolare e mai più udito. Così, avverto i
lettori che, da quando mi rese noto che era sua volontà che io narrassi
questa Storia e mi comandò insistentemente di accingermi a farlo,
l'Eterno mi ha dischiuso numerosi e profondi misteri non tutto a un
tratto, ma lentamente e nei lunghi anni che sono passati, perché
l'altezza dell'argomento esige una certa disposizione. Non mi è stato
accordato tutto fin dal principio, dato che la nostra limitatezza non è
capace di tanta abbondanza; affinché io scriva, però, vengo nuovamente
illuminata su ogni particolare in un'altra maniera. Mi sono generalmente
stati comunicati nelle feste del Salvatore e di Maria, e specialmente
questo, che cioè la Vergine pur continuando a stare sulla terra in modo
eccezionale andò con l'Unigenito alla sua dipartita, mi è stato palesato
per più anni consecutivi nelle medesime date.
1514. La certezza che la verità divina ha in sé non lascia
dubbi nell'intelletto che la contempla in Dio stesso, dove tutto è luce
senza tenebre e dove si conoscono insieme l'oggetto e la motivazione, ma
a coloro che ascoltano bisogna che siano forniti fondamenti per dare
credito a ciò che è oscuro. Questo mi avrebbe trattenuto dal parlare
della salita al cielo della Principessa, se non fosse stata una mancanza
troppo grave privare il testo di una simile prerogativa, che lo
qualifica tanto. Tale titubanza mi si presentò quando la appresi, ma
adesso non l'ho più; ho già riferito infatti nella prima parte che,
appena nata, ella fu elevata fino al paradiso e in questa seconda che lo
stesso accadde altre due volte nei nove giorni precedenti
l'incarnazione, perché fosse preparata convenientemente a un avvenimento
così grande. Se la potenza superna le fece benefici tanto enormi mentre
ancora non era Madre del Verbo, affinché fosse pronta a divenirlo, è
molto più accettabile che abbia voluto ripeterli quando era già
consacrata come tale avendolo portato nel suo castissimo talamo,
dandogli forma umana dal suo sangue puro, avendolo alimentato al suo
petto con il proprio latte e avendolo allevato, e dopo che per trentatré
anni lo aveva servito, seguito e imitato nella sua vita, passione e
crocifissione con una fedeltà che nessuno può spiegare.
1515. Chiedersi perché l'Altissimo abbia tenuto tutto
questo nascosto per tanti secoli è assai differente dal tentare di
comprendere perché l'abbia effettuato. In quest'ultima ricerca dobbiamo
basarci sul suo potere, sul suo immenso amore verso di lei e sulla
dignità che le dette al di sopra di tutti. I mortali non giungono a
ponderare interamente né l'onore di essere sua madre, né l'affetto per
lei dell'Unigenito e di tutta la Trinità, né la santità a cui fu
sollevata; per questa loro ignoranza, limitano la forza di sua Maestà
nell'agire in suo favore, mentre egli può tutto quello che vuole. Se a
lei sola offrì se stesso in modo così unico come è il farsi figlio della
sua sostanza, era conseguente che nell'ordine della grazia egli con lei
eseguisse in maniera del tutto insolita ciò che non era opportuno con
nessun altro. Trattandosi di lei, non solo le elargizioni del Signore
devono essere straordinarie, ma la regola complessiva è che non le
rifiutò niente di quello che poté concederle per la sua gloria e
perfezione.
1516. Quanto alla rivelazione di queste meraviglie, però,
ci sono altre ragioni della provvidenza, con la quale la Chiesa viene
governata e ottiene splendori sempre diversi, in relazione ai tempi e
alle necessità che via via compaiono. Il fortunato giorno della grazia,
che spuntò con l'incarnazione e con la redenzione, ha il suo mattino e
il mezzogiorno, come avrà il suo tramonto. La sapienza del sommo sovrano
determina tutto questo come e quando è vantaggioso. Benché i misteri di
Cristo e della Regina siano già contenuti nei libri sacri, non vengono
manifestati tutti assieme, ma l'Onnipotente ritira a poco a poco il velo
delle figure e delle metafore che copre molti di essi per il momento
appropriato; succede come per i raggi del sole, che rimangono celati
dalle nuvole finché queste non si diradano. Non deve sconcertare che
agli uomini egli mostri per parti qualcuno dei tanti riflessi della luce
divina, perché agli angeli stessi non furono illustrate tutte le
conseguenze, le condizioni e le circostanze dell'incarnazione, sebbene
fin dal principio essi ne avessero cognizione in sostanza e in generale
come fine al quale era ordinato il loro ministero verso l'umanità; anzi,
ne scoprirono molto dopo più di cinquemiladuecento anni dalla
creazione. La chiarezza su quanto non sapevano nei particolari provocava
in essi nuova ammirazione e dava loro occasione di rendere lode a chi
ne era autore, come ho spesso ribadito. Con tale esempio rispondo alla
sorpresa che può sorgere in chi oda per la prima volta questo arcano,
tenuto segreto in passato finché l'Eterno non ha voluto svelarlo con gli
altri dei quali scrivo.
1517. Prima che fossi istruita su questo, allorché mi fu
dichiarato che il nostro Salvatore aveva condotto con sé Maria nella sua
ascensione, il mio stupore non fu poco. Lo presentai a lui non tanto a
nome mio quanto a nome di coloro che ne sarebbero venuti a conoscenza e
allora, tra l'altro, egli mi ricordò che cosa Paolo dica di se stesso
quando riferisce l'estasi in cui fu innalzato fino al terzo cielo,
quello dei beati, lasciando in dubbio se con il corpo o fuori di esso,
senza affermare o negare alcuna di queste due eventualità. Se
all'Apostolo, che aveva allora solo colpe, non molto dopo la conversione
fu possibile essere ammesso all'empireo e se attribuire a Dio questo
miracolo non porta pericoli o inconvenienti alla comunità ecclesiale,
non è lecito supporre che sia stato donato lo stesso anche a colei che
aveva tanti incommensurabili meriti? Gesù aggiunse che, se alcuni santi
risuscitati poterono salire in corpo e anima con lui, c'erano motivi
maggiori per accordare tale beneficio alla Vergine, alla quale, anche se
esso non fosse stato dato ad alcun altro, sarebbe in qualche modo
spettato per aver patito con il suo diletto. Inoltre, bisognava che ella
condividesse il trionfo e l'esultanza con cui egli prendeva possesso
della destra del Padre; avrebbe preso possesso di quella del Figlio, che
aveva ricevuto dalla sua stessa sostanza la natura umana nella quale
lasciava la terra. Ugualmente, come era giusto che Figlio e Madre non
venissero separati in questa gloria, lo era anche che nessuno godesse in
corpo e anima della felicità senza fine prima di lei, neppure
Gioacchino e Anna o il suo sposo Giuseppe. A tutti, infatti, e al
medesimo Verbo in quel giorno sarebbe mancata parte del gaudio
accidentale, se ella non fosse stata con loro, entrando nella patria di
lassù come colei che aveva generato il Messia ed era la Signora
dell'universo, che non doveva vedersi anteporre alcuno dei suoi
vassalli.
1518. Quanto ho asserito mi pare sufficiente perché la
pietà cattolica si rallegri e si consoli apprendendo questa verità e
quelle simili delle quali parlerò. Ritornando al discorso interrotto,
paleso che sua Maestà sollevò la Regina, piena di splendore davanti agli
esseri spirituali e agli eletti, con incredibile letizia e ammirazione
di tutti. Fu molto opportuno che ciò fosse ancora nascosto agli Undici e
agli altri fedeli, perché, se avessero potuto scorgerla allontanarsi
con lui, sarebbero stati oppressi senza misura dall'afflizione e non
avrebbero trovato sollievo, dato che non ne rimaneva loro uno migliore
che pensare di avere accanto la pietosissima Principessa; nonostante
questo, furono tanti i sospiri e i lamenti mentre osservavano il loro
Maestro che se ne andava. Quando ormai stava sfuggendo dalla loro vista,
una nube radiosissima si interpose tra lui e quelli che restavano nel
mondo ed egli spari del tutto: in essa veniva l'Altissimo, disceso ad
accogliere il suo Unigenito incarnato e colei che gli aveva dato la
natura umana. Accostando entrambi a sé, li strinse in un inseparabile
abbraccio di infinito amore, arrecando contentezza alle innumerevoli
schiere che l'accompagnavano. In poco tempo, questa processione giunse
nel luogo più eminente dell'empireo, attraversando tutti i cieli; i
ministri che arrivavano da quelli inferiori e gli altri che facevano
ritorno con i loro sovrani si rivolsero a quanti si erano trattenuti
nelle regioni superiori, cantando le parole di Davide riguardanti questo
arcano e continuando con le seguenti:
1519. «Aprite, o principi, aprite le vostre porte antiche.
Si alzino e stiano spalancate, perché entri nella sua abitazione il re
della gloria, il Signore delle virtù, potente in battaglia, che viene
forte e vittorioso su tutti i suoi nemici. Aprite per sempre le porte
del paradiso, perché ascende il nuovo Adamo, liberatore degli uomini,
ricco di misericordia e dei tesori dei propri meriti, carico di spoglie e
di primizie della grande redenzione che ha operato con la propria
passione. Già ha riparato la nostra rovina e ci ha elevato alla suprema
dignità del suo stesso essere immenso. Già si avvicina con il regno dei
salvati che il Padre gli ha dato. Già la sua larga clemenza concede ai
mortali il potere di acquistare legittimamente il diritto, perso per il
peccato, di guadagnare la vita imperitura con il rispetto della sua
legge, come suoi fratelli ed eredi dei beni di suo Padre. Per sua
maggiore esaltazione e per gioia nostra ha con sé colei che gli dette la
forma umana nella quale sconfisse il demonio. Ella viene tanto graziosa
da deliziare chi la guarda. Uscite, uscite, contemplerete il nostro
bellissimo Re con il diadema che gli pose sua Madre, e lei coronata
della gloria che le dà il Figlio».
1520. Con questo giubilo, che eccede ogni nostra
immaginazione, il corteo si introdusse con ordine nell'empireo. Gli
angeli e i santi si disposero in due cori, e Gesù e Maria passarono in
mezzo; essi li venerarono, intonando per loro inni di lode. L'Eterno
pose Cristo sul trono alla sua destra, con fulgore e magnificenza tali
da provocare meraviglia e timore reverenziale in costoro. Penetravano
tutti con visione chiara ed intuitiva la divinità di sconfinata
eccellenza racchiusa in una persona e in essa unita sostanzialmente
all'umanità beatissima, e questa adornata ed innalzata alla preminenza e
gloria che le risultava da quel legame indissolubile, che orecchio non
ha sentito, occhio non ha visto e che mai alcuno quaggiù ha potuto
immaginare.
1521. Fu allora che giunsero al culmine la modestia e la
sapienza della prudentissima Vergine, che tra favori così straordinari,
stando presso la predella del seggio regale nell'umile riconoscimento
della propria piccolezza, prostrata adorò il Padre e lo celebrò con dei
cantici per quanto comunicava al suo Unigenito, sollevando la sua
umanità divinizzata ad un'altezza tanto eccelsa. Per i presenti fu un
altro motivo di apprezzamento e di gaudio l'avveduta sottomissione della
loro Signora, dalla quale, come da un modello vivente, copiavano,
emulandola piamente, tali doti. Si udì la voce del Padre, che
proclamava: «Figlia mia, ascendi più su». Anche il Figlio la chiamò:
«Madre mia, levati, vieni al luogo che ti è dovuto per avere ricalcato
le mie orme». Lo Spirito Santo esclamò: «Sposa e amica mia, avvicinati
ai miei sempiterni abbracci». Immediatamente fu reso noto il decreto che
le assegnava come sede perenne la destra del Redentore, poiché gli
aveva dato la natura umana dal suo stesso sangue e lo aveva allevato,
servito e seguito con tutta la pienezza di perfezione possibile a una
semplice creatura. Nel tempo stesso si ordinava che nessuno potesse
prendere il possesso dello stato a lui assegnato prima che ella,
enormemente superiore a tutti gli altri, fosse collocata in quello che
le veniva giustamente destinato per dopo il termine della sua esistenza
terrena.
1522. Perché ciò si adempisse, fu messa sul trono al fianco
del Salvatore. Come ella medesima e gli altri eletti intesero, non solo
quel posto le apparteneva per sempre, ma poteva stabilire di restarvi
da subito senza fare ritorno nel mondo. Era come volontà condizionata
delle tre Persone che, per quanto dipendeva da loro, ella rimanesse in
tale stato; ma, affinché fosse lei a decidere, le furono mostrate di
nuovo le condizioni in cui si trovava la Chiesa militante, nonché la
solitudine e le necessità dei suoi membri, la cui difesa era lasciata
alla sua scelta. Così la mirabile provvidenza di Dio dette occasione
alla Regina della pietà di vincere in modo sublime se stessa, e di
vincolare a sé gli uomini con un atto di misericordia e magnanimità
simile a quello con il quale sua Maestà aveva accettato la passibilità,
sospendendo la gloria che avrebbe potuto e dovuto ricevere nel corpo
allo scopo di riscattarci. Anche in questo ella lo imitò, per essere in
ogni cosa somigliante a lui; capendo senza inganno tutto quello che le
veniva proposto, si alzò e, stesa al cospetto della Trinità, disse: «Mio
immenso Signore, accogliere fin da ora quanto la vostra benignità mi
offre mira al mio riposo, mentre ricominciare ad affannarmi tra i
discendenti di Adamo, aiutando i credenti, è a vostro onore e a
beneficio dei miei figli esuli e pellegrini. Acconsento alla fatica e mi
spoglio per adesso della gioia che mi viene dal vostro starmi accanto.
Sono consapevole di ciò che mi è concesso, ma lo sacrifico al vostro
amore per loro. Approvate, padrone di tutto il mio essere, la mia
rinuncia, e la vostra forza si degni di guidarmi nell'arduo compito che
mi avete affidato. Si estenda la fede in voi, sia magnificato il vostro
nome, si moltiplichi la Chiesa acquistata con il sangue del vostro e mio
Unigenito, poiché io mi consegno ancora per lavorare duramente per la
vostra esaltazione e per guadagnare tutte le anime che potrò».
1523. La Principessa delle virtù arrivò a fare questa
eroica e inconcepibile oblazione, così gradita all'Altissimo che egli la
premiò senza indugio, disponendola con le purificazioni e illuminazioni
da me altrove riferite perché lo potesse contemplare in modo intuitivo;
fino a quel momento ella non aveva avuto questo tipo di visione, ma
solo quella astrattiva, con tutto ciò che precede. Mentre era tanto
elevata, egli le si manifestò in visione beatifica e la arricchì a tal
punto di beni spirituali che a noi non è dato parlarne.
1524. Le confermò e rinnovò tutti i doni, nel grado che
conveniva per inviarla un'altra volta come maestra della comunità
ecclesiale, e tra essi anche il titolo di Sovrana dell'universo e di
avvocata e signora dei cattolici. Come il sigillo si imprime nella
morbida cera, così in lei per l'onnipotenza divina furono impresse
ancora la natura umana e l'immagine di Cristo, affinché si ripresentasse
con questo contrassegno alla Chiesa militante, nella quale avrebbe
dovuto essere realmente giardino chiuso e sigillato per conservare le
acque della vita. Oh, verità tanto venerabili quanto profonde, segreti
meritevoli di ogni riverenza! Oh, carità e clemenza, mai immaginata
dall'ignorante progenie di Eva! Fu rimesso alla determinazione di questa
Madre unica e benevola il soccorso dei suoi devoti, secondo un piano
disegnato per rivelarci in tale meraviglia l'affetto materno che forse
in numerose altre sue opere per noi non avremmo compreso interamente.
Avvenne per beneplacito superno, perché a lei non mancasse questa
eccellenza e a noi questo debito, e perché il suo comportamento ci fosse
di stimolo. A chi mai, davanti a questa straordinaria tenerezza,
sembrerà molto ciò che hanno fatto i santi e patito i martiri,
abbandonando qualche piacere passeggero per giungere alla pace, mentre
ella si privò dell'autentico gaudio per tornare a sostenere i suoi
figlioletti? Come nasconderemo la nostra confusione, quando non vogliamo
perdere neppure un insignificante ed apparente diletto, che ci attira
la loro inimicizia e addirittura la rovina, né per gratitudine per un
favore così grande né per seguire questo esempio né per vincolarla a noi
né per ottenere la sua eterna compagnia e quella del suo Gesù? Sia
benedetta: la lodino i cieli, la proclamino beata tutte le generazioni.
1525. Ho posto fine alla prima parte di questa Storia con
il capitolo trentunesimo dei Proverbi, illustrando con esso le splendide
qualità della Regina, che fu l'unica donna forte tra noi; concludo la
seconda parte con lo stesso capitolo, perché lo Spirito abbracciò tutto
nella fecondità di quell'arcano scritto. Questo si verifica meglio nel
mistero del quale ho trattato, per lo stato sublime in cui rimase dopo
aver ricevuto tale grazia. Esporrò solo qualcosa, senza attardarmi a
ripetere ciò che lì ho dichiarato e che può servire a intendere molto di
quanto potrei asserire qui. Ella fu la donna forte, il cui valore venne
da lontano e dagli estremi confini dell'empireo, dalla fiducia che la
Trinità ebbe in lei. Non fu deluso il cuore del suo uomo, perché non gli
mancò niente di ciò che si aspettava da lei. Fu la nave del mercante
che dalle altezze portò l'alimento alla Chiesa, fu colei che con il
frutto delle sue mani la piantò, colei che si cinse di fortezza e spiegò
l'energia delle sue braccia per cose mirabili, colei che aprì le mani
al misero e le stese al povero, colei che vide quanto fosse buono il suo
traffico di fronte alla ricompensa della felicità imperitura, colei che
coprì i suoi familiari di una doppia veste, colei alla quale non si
spense la lucerna nella notte della tribolazione e che non poté temere
in mezzo al rigore delle tentazioni. Per compiere questo, prima di
andarsene dal paradiso, chiese al Padre il potere, al Figlio la
sapienza, allo Spirito Santo il fuoco del suo amore, ed a tutte le tre
Persone l'aiuto e la benedizione per discendere. Gliela dettero, mentre
stava prostrata davanti al loro trono, e la colmarono di nuovi
eccezionali influssi; quindi, la congedarono con delicatezza, piena dei
loro tesori ineffabili. Gli angeli e tutti gli eletti la esaltarono con
soavissimi cantici ed ella rientrò nel mondo, come riferirò nella terza
parte narrando quanto fece durante il tempo in cui vi si fermò. Ciò fu
motivo di ammirazione per essi e recò beneficio ai mortali, perché
costei faticò e soffrì sempre affinché questi pervenissero alla gioia
senza termine. Avendo conosciuto la carità nel suo principio e nella sua
origine, cioè nel Dio che è amore`, ne restò infiammata e l'ebbe come
pane giorno e notte. Passò dalla Chiesa trionfante a quella militante
come ape industriosa, carica dei fiori della carità, per lavorare il
dolce favo di miele dell'amore di Dio e del prossimo, con il quale nutrì
i piccoli figli della comunità primitiva, allevandoli fino a renderli
adulti tanto robusti e solidi da poter essere fondamenta dei suoi
elevati edifici.
1526. Per completare questo capitolo, e con esso la seconda
parte, riprenderò a parlare dei credenti che abbiamo lasciato in pianto
sul monte degli Ulivi. Maria nella sua gloria non li dimenticò e, dalla
nuvola sulla quale saliva e dalla quale non cessava di assisterli, li
scorse assorti a osservare mestamente il cielo, dove il Maestro era
scomparso ai loro occhi. Di fronte alla loro pena, implorò con fervore
il Redentore di confortare quelle povere creature che divenivano orfane
laggiù. Egli, piegandosi alle domande della Madre, spedì dalla nube due
messaggeri in vesti bianche e splendenti, che apparvero in forma umana a
tutti i discepoli` e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a
guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al
cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in
cielo»`. Li rinfrancarono con queste ed altre parole, perché non
venissero meno per il dolore e aspettassero ritirati lo Spirito promesso
dal Salvatore e la consolazione che avrebbe portato loro.
1527. Avverto che tali espressioni furono anche un
rimprovero ai loro dubbi. Se fossero stati ben preparati e saldi nella
carità pura, avrebbero saputo che non era necessario né utile continuare
a stare rivolti verso l'alto, poiché quell'affetto tanto terreno non li
metteva in grado né di distinguere né di trattenere il loro Signore;
era piuttosto con la fede che potevano cercarlo dove era e certamente
trovarlo. Esso era insufficiente e sterile, dato che, per muoverlo a
soccorrerli con la sua grazia, non c'era bisogno che lo vedessero
corporalmente e che conversassero con lui. Non capire questo era una
grave mancanza in seguaci così illuminati. Erano stati a lungo alla
scuola di Cristo e vi avevano bevuto la dottrina della santità alla sua
stessa fonte cristallina e chiara, in modo tale che ormai avrebbero
dovuto essere molto più spirituali e capaci della massima perfezione. La
nostra natura, però, è tanto miserevole nel servire i sensi che vuole
assaporare e amare con essi anche le cose più divine; abituata a questo e
lenta nel liberarsene purificandosi, a volte si inganna quando ha caro
con maggior soddisfazione e senza timori l'oggetto migliore. Ciò si
realizzò per nostra istruzione negli apostoli, ai quali sua Maestà aveva
rivelato non solo che egli era verità e luce, ma anche via, e che per
mezzo di lui sarebbero giunti alla conoscenza del Padre dal momento che
la luce non è fatta per manifestare solo se stessa né la via perché si
rimanga in essa.
1528. Questo insegnamento spesso ripetuto nel Vangelo,
udito proprio dalla bocca dell'Unigenito e confermato dal suo esempio,
avrebbe potuto sollevare il loro cuore e il loro intelletto alla sua
comprensione e pratica; ma il medesimo gusto spirituale e sensibile che
ricevevano dalla familiarità con lui e la sicurezza con la quale
giustamente gli erano attaccati occuparono tutte le energie della
volontà legata ai sensi, per cui non riuscivano neppure a passare da
quello stato a un altro, né ad avvertire che cercavano molto se stessi,
attratti dalle proprie tendenze a tale piacere. Se non fosse stato il
Maestro ad abbandonarli con l'ascensione, sarebbe stato assai difficile
allontanarli da lui senza grande malinconia e amarezza. Così abbattuti,
non sarebbero stati particolarmente adatti alla predicazione della lieta
novella, che avrebbe dovuto estendersi in tutto il mondo a costo di
tante fatiche e della vita stessa di quanti l'annunciavano. Non era un
compito da bambini, ma da persone vigorose e forti nell'amore, non
dedite al gusto sensibile dello spirito e dipendenti da esso, bensì
pronte all'abbondanza e alla penuria, alla buona e alla cattiva fama,
alla gloria e al disonore", alla tristezza e alla gioia, che
conservassero sempre lo zelo per il nome dell'Onnipotente con animo
generoso e superiore a ogni avvenimento sia prospero sia avverso. Dopo
essere stati biasimati in tal maniera dagli angeli, rientrarono tutti
con la Regina dal monte degli Ulivi al cenacolo, dove perseverarono
insieme a lei nella preghiera attendendo la venuta dello Spirito Santo.
Insegnamento della Regina del cielo
1529. Mia eletta, concluderai felicemente questa seconda
parte della mia Storia se resterai persuasa dell'efficacissima dolcezza
dell'amore di Dio e della sua immensa larghezza verso coloro che non gli
pongono impedimenti. All'inclinazione del sommo Bene e al suo
venerabile e perfetto volere è più conforme accarezzare le creature che
affliggerle, più dare loro sollievo che tribolazioni, più ricompensarle
che punirle, più confortarle che angustiarle. 1 mortali ignorano questa
scienza, perché desiderano che dalla sua mano vengano loro consolazioni,
diletti e premi terreni e pericolosi, preferendoli a quelli veri e
sicuri. Quando li corregge con dolorose prove, li fa soffrire con
traversie, li educa con castighi, tenta di emendare questo rischioso
errore. La natura umana, infatti, è lenta e vile: se non è coltivata e
non viene rotta la sua durezza, non dà frutti maturi e saporiti, né è
ben disposta per la deliziosa confidenza con lui. Dunque, è opportuno
esercitarla e pulirla con il martello dei tormenti e rinnovarla nel
crogiolo delle pene, perché divenga capace dei doni e dei favori divini,
imparando a non vincolarsi agli oggetti materiali e fallaci, nei quali
sta nascosta la rovina.
1530. Allorché mi resi conto di quanto l'eterna bontà mi
aveva preparato, mi parve poco ciò che avevo sopportato. Così, essa
decretò con mirabile provvidenza che io ridiscendessi alla Chiesa
militante per mia propria scelta; questo, infatti, dava maggiore
esaltazione a me e all'Altissimo, e il soccorso ai credenti era portato
nel modo più santo. Mi sembrò doveroso privarmi per gli anni che poi
trascorsi tra loro del gaudio che possedevo in cielo e tornare a
ottenere nuovi guadagni con il compiacimento del Signore, perché tutto
mi veniva dalla sua liberalità che mi aveva rialzato dalla polvere.
Carissima, trai insegnamento dal modello che ti offro e sforzati
valorosamente di imitarmi in un tempo nel quale la comunità ecclesiale è
tanto desolata e non ha tra i suoi membri chi si adoperi per
rincuorarla. A questo fine, voglio che tu ti impegni con coraggio,
elavando dal tuo intimo invocazioni, richieste e suppliche a vantaggio
dei fedeli, e se sarà necessario patendo e dando per essa la tua stessa
vita. Ti garantisco che la tua sollecitudine sarà molto gradita agli
occhi di mio Figlio ed ai miei.
Tutto sia a gloria e onore dell'Altissimo, re dei secoli immortale e
invisibile, e della sua madre santissima Maria, per tutta l'eternità.
19 aprile 1943
Madre Pierina Micheli
La notte è passata nello spavento... non potei telefonare... fui presa da tale senso di disperazione che solo l'aiuto del Padre S. Silvestro mi ritenne dal male... Ma io non voglio offendere il Signore, mai, proprio mai...
Questa mattina l'accostarmi alla Comunione mi sembrava sacrilegio... telefonai e il Padre mi diede l'ubbidienza... Gesù Gesù!.. il nemico rabbioso si avventò per strozzarmi... Gesù Gesù!...
Settimana Santa - Più raccoglimento, più unione con Dio, immolazione totale anima, corpo, cuore tutto tutto...
Stare vicina a Gesù Crocifisso, soffrire con Lui, consolarLo, guadagnare tante anime...