Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Dobbiamo essere consapevoli della nostra unione col Cristo, come Egli era consapevole della propria unione con il Padre. Il nostro lavoro è veramente apo­stolico nella misura in cui gli permettiamo di operare in noi e attraverso noi, con la sua potenza, con la sua ansia di amare. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 3° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 15

1Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato.2Allora Pilato prese a interrogarlo: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".3I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse.4Pilato lo interrogò di nuovo: "Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!".5Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.
6Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta.7Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio.8La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva.9Allora Pilato rispose loro: "Volete che vi rilasci il re dei Giudei?".10Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia.11Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba.12Pilato replicò: "Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?".13Ed essi di nuovo gridarono: "Crocifiggilo!".14Ma Pilato diceva loro: "Che male ha fatto?". Allora essi gridarono più forte: "Crocifiggilo!".15E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte.17Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo.18Cominciarono poi a salutarlo: "Salve, re dei Giudei!".19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui.20Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce.22Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio,23e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

24Poi lo crocifissero 'e si divisero le' sue 'vesti, tirando a sorte su di esse' quello che ciascuno dovesse prendere.25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero.26E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: 'Il re dei Giudei'.27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra.28.

29I passanti lo insultavano e, 'scuotendo il capo', esclamavano: "Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni,30salva te stesso scendendo dalla croce!".31Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: "Ha salvato altri, non può salvare se stesso!32Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo". E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

33Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio.34Alle tre Gesù gridò con voce forte: 'Eloì, Eloì, lemà sabactàni?', che significa: 'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'35Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: "Ecco, chiama Elia!".36Uno corse a inzuppare di 'aceto' una spugna e, postala su una canna, gli 'dava da bere', dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce".37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
38Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.
39Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!".

40C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome,41che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

42Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato,43Giuseppe d'Arimatéa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù.44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo.45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro.47Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.


Giudici 18

1In quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele.2I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro: "Andate ad esplorare il Paese!". Quelli giunsero sulle montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la notte in quel luogo.3Mentre erano presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; avvicinatisi, gli chiesero: "Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui?".4Rispose loro: "Mica mi ha fatto così e così, mi dà un salario e io gli faccio da sacerdote".5Gli dissero: "Consulta Dio, perché possiamo sapere se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito".6Il sacerdote rispose loro: "Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore".7I cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno.8Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli chiesero loro: "Che notizie portate?".9Quelli risposero: "Alziamoci e andiamo contro quella gente, poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi? Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il paese.10Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra".
11Allora seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e da Estaol, ben armati.12Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan.13Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero alla casa di Mica.
14I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: "Sapete che in queste case c'è un 'efod', ci sono i 'terafim', una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate ora quello che dovete fare".15Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono.16Mentre i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi, stavano davanti alla porta,17e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono in casa, presero la statua scolpita, l''efod', i 'terafim' e la statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati.18Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita, l''efod', i 'terafim' e la statua di getto, il sacerdote disse loro: "Che fate?".19Quelli gli risposero: "Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?".20Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l''efod', i 'terafim' e la statua scolpita e si unì a quella gente.21Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini, il bestiame e le masserizie.22Quando erano già lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi e raggiunsero i Daniti.23Allora gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: "Perché ti sei messo in armi?".24Egli rispose: "Avete portato via gli dèi che mi ero fatti e il sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che hai?".25I Daniti gli dissero: "Non si senta la tua voce dietro a noi, perché uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la vita di quelli della tua casa!".26I Daniti continuarono il viaggio; Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa.
27Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme.28Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob.29Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais.30E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Manàsse, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati.31Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo.


Siracide 1

1Ogni sapienza viene dal Signore
ed è sempre con lui.
2La sabbia del mare, le gocce della pioggia
e i giorni del mondo chi potrà contarli?
3L'altezza del cielo, l'estensione della terra,
la profondità dell'abisso chi potrà esplorarle?
4Prima di ogni cosa fu creata la sapienza
e la saggia prudenza è da sempre.
5A chi fu rivelata la radice della sapienza?
Chi conosce i suoi disegni?
6Uno solo è sapiente, molto terribile,
seduto sopra il trono.
7Il Signore ha creato la sapienza;
l'ha vista e l'ha misurata,
l'ha diffusa su tutte le sue opere,
8su ogni mortale, secondo la sua generosità,
la elargì a quanti lo amano.

9Il timore del Signore è gloria e vanto,
gioia e corona di esultanza.
10Il timore del Signore allieta il cuore
e dà contentezza, gioia e lunga vita.
11Per chi teme il Signore andrà bene alla fine,
sarà benedetto nel giorno della sua morte.
12Principio della sapienza è temere il Signore;
essa fu creata con i fedeli nel seno materno.
13Tra gli uomini essa ha posto il nido, fondamento
resterà fedelmente con i loro discendenti.
14Pienezza della sapienza è temere il Signore;
essa inebria di frutti i propri devoti.
15Tutta la loro casa riempirà di cose desiderabili,
i magazzini dei suoi frutti.
16Corona della sapienza è il timore del Signore;
fa fiorire la pace e la salute.
17Dio ha visto e misurato la sapienza;
ha fatto piovere la scienza e il lume dell'intelligenza;
ha esaltato la gloria di quanti la possiedono.
18Radice della sapienza è temere il Signore;
i suoi rami sono lunga vita.

19La collera ingiusta non si potrà giustificare,
poiché il traboccare della sua passione sarà la sua
rovina.
20Il paziente sopporterà per qualche tempo;
alla fine sgorgherà la sua gioia;
21per qualche tempo terrà nascoste le parole
e le labbra di molti celebreranno la sua intelligenza.

22Fra i tesori della sapienza sono le massime istruttive,
ma per il peccatore la pietà è un abominio.
23Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti;
allora il Signore te la concederà.
24Il timore del Signore è sapienza e istruzione,
si compiace della fiducia e della mansuetudine.
25Non essere disobbediente al timore del Signore
e non avvicinarti ad esso con doppiezza di cuore.
26Non essere finto davanti agli uomini
e controlla le tue parole.
27Non esaltarti per non cadere
e per non attirarti il disonore;
28il Signore svelerà i tuoi segreti
e ti umilierà davanti all'assemblea,
29perché non hai ricercato il timore del Signore
e il tuo cuore è pieno di inganno.


Salmi 94

1Dio che fai giustizia, o Signore,
Dio che fai giustizia: mostrati!
2Alzati, giudice della terra,
rendi la ricompensa ai superbi.
3Fino a quando gli empi, Signore,
fino a quando gli empi trionferanno?
4Sparleranno, diranno insolenze,
si vanteranno tutti i malfattori?

5Signore, calpestano il tuo popolo,
opprimono la tua eredità.
6Uccidono la vedova e il forestiero,
danno la morte agli orfani.
7Dicono: "Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non se ne cura".

8Comprendete, insensati tra il popolo,
stolti, quando diventerete saggi?
9Chi ha formato l'orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda?
10Chi regge i popoli forse non castiga,
lui che insegna all'uomo il sapere?
11Il Signore conosce i pensieri dell'uomo:
non sono che un soffio.

12Beato l'uomo che tu istruisci, Signore,
e che ammaestri nella tua legge,
13per dargli riposo nei giorni di sventura,
finché all'empio sia scavata la fossa.
14Perché il Signore non respinge il suo popolo,
la sua eredità non la può abbandonare,
15ma il giudizio si volgerà a giustizia,
la seguiranno tutti i retti di cuore.

16Chi sorgerà per me contro i malvagi?
Chi starà con me contro i malfattori?
17Se il Signore non fosse il mio aiuto,
in breve io abiterei nel regno del silenzio.
18Quando dicevo: "Il mio piede vacilla",
la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto.
19Quand'ero oppresso dall'angoscia,
il tuo conforto mi ha consolato.

20Può essere tuo alleato un tribunale iniquo,
che fa angherie contro la legge?
21Si avventano contro la vita del giusto,
e condannano il sangue innocente.
22Ma il Signore è la mia difesa,
roccia del mio rifugio è il mio Dio;
23egli ritorcerà contro di essi la loro malizia,
per la loro perfidia li farà perire,
li farà perire il Signore, nostro Dio.


Amos 6

1Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Questi notabili della prima tra le nazioni,
ai quali si recano gli Israeliti!2Passate a Calnè e guardate,
andate di lì ad Amat la grande
e scendete a Gat dei Filistei:
siete voi forse migliori di quei regni
o è più grande il vostro territorio del loro?
3Voi credete di ritardare il giorno fatale
e affrettate il sopravvento della violenza.
4Essi su letti d'avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
5Canterellano al suono dell'arpa,
si pareggiano a David negli strumenti musicali;
6bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
7Perciò andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l'orgia dei buontemponi.

8Ha giurato il Signore Dio, per se stesso!
Oracolo del Signore, Dio degli eserciti.
Detesto l'orgoglio di Giacobbe,
odio i suoi palazzi,
consegnerò la città e quanto contiene.
9Se sopravviveranno in una sola casa dieci uomini,
anch'essi moriranno.
10Lo prenderà il suo parente e chi prepara il rogo,
portando via le ossa dalla casa,
egli dirà a chi è in fondo alla casa:
"Ce n'è ancora con te?".
L'altro risponderà: "No".
Quegli dirà: "Zitto!": non si deve menzionare
il nome del Signore.
11Poiché ecco: il Signore comanda
di fare a pezzi la casa grande
e quella piccola di ridurla in frantumi.
12Corrono forse i cavalli sulle rocce
e si ara il mare con i buoi?
Poiché voi cambiate il diritto in veleno
e il frutto della giustizia in assenzio.
13Voi vi compiacete di Lo-debàr dicendo:
"Non è per il nostro valore che abbiam preso Karnàim?".
14Ora ecco, io susciterò contro di voi, gente d'Israele,
- oracolo del Signore, Dio degli eserciti -
un popolo che vi opprimerà dall'ingresso di Amat
fino al torrente dell'Araba.


Seconda lettera ai Corinzi 6

1E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio.2Egli dice infatti:

'Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso'.

Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
3Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero;4ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce,5nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni;6con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero;7con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra;8nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri;9sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte;10afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!

11La nostra bocca vi ha parlato francamente, Corinzi, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi.12Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto.13Io parlo come a figli: rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore!
14Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre?15Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele?16Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto:

'Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò
e sarò il loro Dio,
ed essi saranno il mio popolo.'
17Perciò 'uscite di mezzo a loro
e riparatevi, dice il Signore,
non toccate nulla d'impuro.
E io vi accoglierò',
18e 'sarò' per voi 'come un padre,
e' voi 'mi' sarete 'come figli' e figlie,
'dice il Signore onnipotente'.


Capitolo VI: gli sregolati moti dell'anima

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Ogni qual volta si desidera una cosa contro il volere di Dio, subito si diventa interiormente inquieti. Il superbo e l'avaro non hanno mai requie; invece il povero e l'umile di cuore godono della pienezza della pace. Colui che non è perfettamente morto a se stesso cade facilmente in tentazione ed è vinto in cose da nulla e disprezzabili. Colui che è debole nello spirito ed è, in qualche modo, ancora volto alla carne e ai sensi, difficilmente si può distogliere del tutto dalle brame terrene; e, quando pur riesce a sottrarsi a queste brame, ne riceve tristezza. Che se poi qualcuno gli pone ostacolo, facilmente si sdegna; se, infine, raggiunge quel che bramava, immediatamente sente in coscienza il peso della colpa, perché ha assecondato la sua passione, la quale non giova alla pace che cercava. Giacché la vera pace del cuore la si trova resistendo alle passioni, non soggiacendo ad esse. Non già nel cuore di colui che è attaccato alla carne, non già nell'uomo volto alle cose esteriori sta la pace; ma nel cuore di colui che è pieno di fervore spirituale.


DISCORSO 297 NEL NATALE DEGLI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Discorsi - Sant'Agostino

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La presunzione di Pietro. Dalla debolezza umana il timore, dalla grazia divina l'amore.

1. 1. Il sangue degli Apostoli ha reso festivo per noi questo giorno. I servi hanno ricambiato ciò che per loro fu speso con il sangue del Signore. Come abbiamo ora ascoltato, il Signore ordina al beato Pietro di seguirlo; nondimeno, egli si preparava a precedere quando disse al Signore: Darò la mia vita per te 1. Aveva presunzione e ignorava la sua debolezza. Voleva precedere chi doveva seguire. Il bene lo entusiasmava, ma non rispettava l'ordine. Nell'amarezza del timore, egli fece l'esperienza di quanto fosse amara la morte e lavò con lacrime amare il peccato di un amaro timore. Una serva interpella il timore, il Signore è all'amore che si rivolge. E che risponde il timore se non la trepidazione propria dell'uomo? Che risponde l'amore se non l'aperta dichiarazione della divinità? Amare Dio è, infatti, dono di Dio. Quando il Signore interrogava Pietro sull'amore, esigeva quel che aveva dato.

A Pietro si annuncia che soffrirà ciò che non vuole.

1. 2. Qual è tuttavia la predizione che il Signore fece a Pietro e che dà carattere festivo a questo giorno? Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi 2. Dov'è il: Sarò con te fino alla morte 3? Dov'è il: Darò la mia vita per te 4? Ecco, tremerai di paura, ecco, negherai, ecco, piangerai e colui per il quale hai avuto paura di morire risorgerà e tu riceverai fermezza. Che c'è da stupire se Pietro fu sopraffatto dal timore prima che Cristo risorgesse? Ecco, Cristo è ormai risorto, è manifesta ormai la realtà dell'anima e del corpo, ormai ciò che è nella promessa è confermato dalla prova. Dopo la croce, dopo la morte, dopo il sepolcro, si vede il Signore vivo. Che si vede è poco: si tocca, si tasta, se ne ha conferma. Trattò con i discepoli per quaranta giorni, con l'entrare ed uscire, nel mangiare e nel bere, non a causa del bisogno, ma perché ne aveva il potere; non per necessità, ma per amore: mangiando e bevendo senza lo stimolo della fame né della sete, ma intento a istruire e a dare l'esempio. Riconosciuto vero e verace sale al cielo, invia lo Spirito Santo, ricolma i credenti e gli oranti, invia quanti devono predicare. Pur tuttavia, dopo tutti questi eventi, un altro cinge Pietro e lo conduce dove egli non vuole. A ciò che volevi quando il Signore faceva la sua predizione allora saresti stato disponibile, quando dovevi seguire.

Tollerata dai martiri l'amarezza della morte per una più gloriosa corona. La spina celeste dei piedi di Pietro.

2. 3. Un altro ti cinge la veste e ti conduce dove tu non vuoi 5. Di tale realtà il Signore vuole offrire un conforto quando lascia apparire in sé la nostra debolezza e dice: La mia anima è triste fino alla morte 6. Per questo grandi i martiri perché disprezzarono l'attrattiva di questo mondo; per questo grandi i martiri, perché riuscirono a tollerare la brutalità dolorosa all'eccesso di un'amara morte. Poiché, se è cosa facile tollerare la morte, che di grave sopportarono i martiri a confronto della morte del Signore? Perché grandi, perché posti in alto, perché molto più fiorita di quella degli altri uomini la loro corona? Perché - è cosa che i fedeli sanno - distinti dai defunti, i martiri sono commemorati in luogo loro proprio, né si prega per loro, ma la Chiesa si raccomanda alle loro preghiere? Perché questo se non in quanto la morte - che essi preferirono affrontare per la testimonianza del Signore piuttosto che rinnegare Cristo - è certamente amara? In realtà, la natura rifugge dalla morte. Considera attentamente ogni specie di animali, non ne scoprirai alcuno che non voglia vivere, che non abbia timore di perire. La stirpe degli uomini ha questa coscienza. La morte è penosa, ma non perché la morte è penosa - io dico - deve rifiutarsi la vita. Anche da vecchio, Pietro non voleva morire. Certo non voleva morire, però preferiva seguire Cristo. Gli piaceva di più seguire Cristo che non morire. Se fosse aperta una via per la quale si potesse seguire Cristo senza morire, chi può dubitare che si affretterebbe a raggiungere questa, questa sceglierebbe? Ma non c'era altra via per la quale seguire Cristo, nella quale [pur] voleva andare, eccettuata quella che non voleva subire. Insomma, per il fatto che per quelle angustie di morte passarono gli "arieti", le pecore li hanno seguiti. I santi Apostoli gli "arieti" delle pecore. Aspra la via della morte, irta di spine, ma, avendone fatto il percorso la Pietra e Pietro, tali spine sono rimaste triturate da passi di pietra.

L'amore di quale vita merita lode.

3. 4. Non ne facciamo oggetto di critica né di biasimo anche se viene amata questa vita. Questa vita si ami tuttavia in modo che non ci sia peccato nell'amore di essa. Si ami la vita, ma si scelga la vita. Mi rivolgo a quanti amano la vita e dico: C'è qualcuno che desidera la vita? 7 Anche con il silenzio tutti rispondete: Chi è che non desideri la vita? Proseguo con quel che aggiunge il Salmo: C'è qualcuno che desidera la vita e brama di gustare giorni felici? 8 Si risponde: Chi è infatti che non desideri la vita e che non brami di gustare giorni felici? Se, dunque, vuoi vivere e gustare giorni felici, dato che questo costituisce una ricompensa, fa' attenzione all'opera che vale questa ricompensa: Preserva la tua lingua dal male 9. Così è detto più avanti nel Salmo: C'è qualcuno che desidera la vita e brama di gustare giorni felici? Aggiunge: Preserva la tua lingua dal male e le tue labbra non dicano il falso: allontanati dal male e fa' il bene 10. Dillo ora: voglio. Chiedevo: vuoi la vita? Rispondevi: La voglio. Chiedevo: Vuoi gustare giorni felici? Rispondevi: Voglio. Preserva la tua lingua dal male. Dillo ora: Voglio. Allontanati dal male e fa' il bene. Di': Voglio! Ma se questo vuoi, realizza l'opera e ti affretti verso la ricompensa.

Si rende a Paolo la corona meritata, perché precedette grazia non dovuta.

4. 5. Volgi il pensiero all'apostolo Paolo, poiché questo è anche il giorno della sua festa. Vissero entrambi in concordia tra loro, l'uno e l'altro versarono il loro sangue fraterno, l'uno e l'altro guadagnarono la corona del cielo, entrambi resero sacro questo giorno. Considera, dunque, l'apostolo Paolo, medita le parole che poco prima abbiamo ascoltato mentre si leggeva una sua Lettera. Egli dice: Io presto sarò immolato, ed è imminente l'ora della mia liberazione. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Mi resta solo - dice - la corona di giustizia, che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno 11. Non rifiuterà certo il dovuto colui che ha donato il non dovuto. Il giusto giudice renderà la corona: ha infatti un creditore. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede: a tali meriti attribuirà la corona; come ho detto, colui che ha donato il non dovuto non rifiuterà il dovuto. Che ha donato di non dovuto? Per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento 12. Che cosa allora ha donato di non dovuto? Ascoltiamo lui stesso che confessa e con la testimonianza della sua vita loda il donatore della grazia. Dice: Per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ti era dunque dovuto che tu fossi apostolo? Che si doveva ad un bestemmiatore, ad un persecutore, ad un violento? Che cosa se non la dannazione eterna? Ed in luogo della dannazione eterna che cosa ha ricevuto? Ma mi è stata usata misericordia perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede 13. Questa è la misericordia, quella che Dio ha donato non dovuta. Ascolta ancora, proprio dal medesimo Apostolo, in un altro passo: Non sono degno di esser chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio 14. Mi rendo dunque conto, Apostolo, che non eri degno. Da che ti deriva il fatto che tu ne fossi degno? Per quale ragione lo sei sebbene tu non ne sia degno? Ascolta: Ma per grazia di Dio sono quel che sono 15. Per mia rovina sono stato quello che sono stato: per grazia di Dio sono quel che sono. Per grazia di Dio -dice - sono quel che sono: e la sua grazia in me non è stata vana, anzi, ho faticato più di tutti loro 16. Quindi, hai corrisposto alla grazia di Dio? Hai ricevuto ed hai restituito? Fa' attenzione a quel che hai detto. Vi pongo attenzione, dice. Non io però, ma la grazia di Dio che è in me 17. Allora, a questo apostolo infaticabile, che combatte la buona battaglia, che termina la corsa, che conserva la fede, al quale ha conferito grazia non dovuta, Dio giusto negherà la corona dovuta?

I nostri meriti sono doni di Dio. Siamo vincitori in Colui che ci ha amati.

4. 6. Ma a che attribuirà la corona di giustizia, o piccolo, grande Paolo, a che l'attribuirà? Senz'altro ai tuoi meriti. Hai combattuto la buona battaglia, hai terminato la corsa, hai conservato la fede: attribuirà la corona di giustizia a questi tuoi meriti. Ma perché ti si renda la corona tua, sono doni di Dio i meriti tuoi. Ecco hai combattuto la buona battaglia, hai terminato la corsa. Poiché hai fatto esperienza di un'altra legge nelle tue membra, che muove guerra alla legge della tua mente e ti rende schiavo della legge del peccato, che è nelle tue membra, da che ti viene di poter vincere se non da ciò che segue? Sono uno sventurato, chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore 18. Ecco grazie a chi hai combattuto, ecco grazie a chi hai faticato, ecco grazie a chi non sei venuto meno, ecco grazie a chi hai vinto. Osservate il combattente: Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello 19. Ecco la debolezza, la fatica, la miseria, i pericoli, le tentazioni. Donde la vittoria dei combattenti? Ascolta quel che segue: Ma in tutte queste cose siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati 20. Hai terminato la corsa: chi ti conduceva, chi ti guidava, chi ti aiutava? Che dici al riguardo? Ho terminato la corsa - dice - ma non dipende dalla volontà dell'uomo, né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia 21. Hai conservato la fede. È vero. Quale fede all'inizio? Quella che ti sei dato da te? Quanto hai detto secondo la misura di fede che Dio ha dato a ciascuno 22, è falso? Non incoraggi tu alcuni tuoi compagni di lotta, che nello stadio di questa vita si affaticano e corrono, e dici loro: Perché a voi è stato concesso in Cristo? Che cosa è stato concesso? Non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui 23. Ecco, è stata concessa l'una e l'altra cosa, e di credere e di soffrire per Cristo.

È proprio di Dio custodire in noi i suoi doni.

5. 7. Ma qualcuno può dire: certamente la fede l'ho avuta in dono, ma io l'ho custodita. Chiunque ascolti queste cose da insipiente, sei forse tu a dir questo: ho avuto in dono la fede, ma l'ho custodita io: questo non dice il nostro Paolo: l'ho custodita io. Ha infatti lo sguardo rivolto al: Se il Signore non avrà custodito la città, invano veglia il custode 24. Fatica, custodisci: ma è bene che tu sia custodito. Non sei infatti capace di custodirti. Se sarai lasciato a te stesso, diventerai indolente e ti lascerai prendere dal sonno. Ma non si assopisce, non si addormenta il custode di Israele 25.

Si ami la vita, ma la vita buona. Gli uomini desiderano buone tutte le cose, eccetto la loro anima.

5. 8. Ci è cara, dunque, la vita e non abbiamo alcuna esitazione ad amarla; né potremo assolutamente negare che amiamo la vita. Se amiamo la vita, facciamo la nostra scelta della vita. Che scegliamo? La vita. Per prima cosa, quaggiù, la vita buona, dopo di questa, quella eterna. Anzitutto, sulla terra, quella buona, ma non ancora beata. Si viva al presente quella buona cui è riservata in seguito quella beata. La vita buona è l'opera: la vita beata è la mercede. Vivi una vita buona e riceverai quella beata. Che di più giusto, che di più regolato? Dove sei tu che ami la vita? scegli quella buona. Se desiderassi aver moglie, la vorresti senz'altro buona: ami la vita e preferisci la vita cattiva? Dimmi cosa desideri che sia cattivo. Tutto ciò che può essere oggetto dei tuoi desideri, tutto ciò che può essere caro lo vuoi buono. Certamente non vuoi una cavalcatura pericolosa, non infido il servo, non logora la veste, non infruttuoso un podere, non scomoda la casa, non una moglie che sia cattiva, non dei figli che siano indocili. Desideri sia buona ogni cosa: sii buono tu che hai di tali desideri. Perché hai fatto torto a te stesso da voler essere cattivo tu solo fra tutte le cose che vuoi buone? Ti è caro il podere, tua moglie, la tua veste e - tanto per giungere ad un ultimo particolare - ti sono care le tue calzature, ma per te manca di ogni valore la tua anima? In realtà questa vita è piena di fatiche, di sventure, di tentazioni, di miserie, di dolori, di ansietà... ne è piena questa vita; è senza dubbio di chiara evidenza che sia piena di tutti questi mali. E tuttavia, così com'è piena di tutti i mali, se alcuno ce la concedesse eterna tale qual è, quanta gratitudine avremmo per il fatto di essere infelici sempre? Non la promette tale un qualsiasi uomo, ma il Dio vero. La Verità verace promette la vita, non solo eterna, ma anche felice; dove niente c'è che sia molestia, fatica, timore, dolore. Ivi è piena e completa l'assoluta sicurezza. La vita che Dio regge, la vita con Dio, la vita da Dio, la vita che è Dio stesso. Proprio questa ci viene promessa eterna, e, ad essa, si preferisce la vita temporale, persino questa, cioè, infelice e travagliata? Sì o no è preferita? io chiedo. È preferita quando vuoi commettere omicidio per non essere tu a morire. Poiché tu temi che un servo voglia la tua morte, uccidi allora il servo. Hai timore che ti uccida tua moglie, della quale sospetti forse a torto; allora tu, ripudiata la moglie, brami nozze illegittime con un'altra. Ecco, per l'amore alla vita, hai perduto la vita: alla vita eterna hai preferito quella temporale, alla vita felice quella infelice. E che te n'è venuto? È probabile che, mentre ti preme la vita, tuo malgrado cessi di vivere. Tu non sai quando debba partire di qui. Con che faccia vai incontro a Cristo? Con che faccia rifiuti la condanna? Non sto a dire: con che faccia pretendi il premio? Sarai condannato alla morte eterna tu che preferisci la vita del tempo, la cui scelta ti porta a disprezzare la vita senza fine.

Non va cercata quaggiù la vita felice. Siamo noi a rendere cattivi i giorni. E'dall'uomo che deriva il male per l'uomo. Chi si è reso libero dal proprio "io" perverso non soffre danno da un estraneo.

6. 9. Ma tu non ascolti consiglio. Cerchi la vita, cerchi giorni felici. Quel che cerchi è cosa buona, ma non è qui che si trova. Questa pietra preziosa è di un'altra regione, non si forma qui. Per quanto tu voglia faticare scavando, non troverai qui ciò che qui non è. Ma adempi quel che viene comandato e ti si darà in cambio quel che ami. Ecco infatti, per quanto sia lunga questa vita, vi troverai forse giorni felici? Notate quel che ha aggiunto: La vita e i giorni felici 26: che la vita non venga meno e che non sia infelice a causa di giorni cattivi. Sono in gran numero quaggiù i giorni cattivi; ma che i giorni siano cattivi non dipende da quel sole che si affretta passando da oriente ad occidente e riprendendo il corso un altro giorno: ma siamo noi, fratelli, a rendere cattivi i giorni. Se vivessimo rettamente tutti i giorni, anche qui avremmo giorni felici. All'uomo da che proviene il male se non dall'uomo? Enumerate quante cose debbono tollerare gli uomini all'esterno. Sono rari quei mali che sembra non derivino dagli uomini. Sono in gran numero i mali che all'uomo provengono dall'uomo. Da un uomo i furti, da parte di un uomo si è subito l'adulterio nella moglie, da un uomo gli è stato corrotto il servo, da un uomo gli è stato mentito, da un uomo è stato proscritto, da un uomo è stato sopraffatto, da un uomo è stato condotto schiavo. Liberami, Signore, dall'uomo malvagio 27. Chiunque stai ad ascoltarmi non pensi ora che all'eventuale nemico che tu debba tollerare in un cattivo vicino, in un potente, in un compagno, in un concittadino. Forse vai con il pensiero a queste cose a proposito di un ladro, quando ascolti: Liberami, Signore, dall'uomo malvagio, e così preghi, quando preghi, che Dio ti liberi dall'uomo malvagio, da quello o da quell'altro tuo nemico. Non essere tu cattivo verso te stesso. Ascoltami: Dio ti liberi da te. Quando infatti, per sua grazia e misericordia, Dio ti rende buono da malvagio, da che ti cambia in buono, da che ti libera, se non dal tuo "io" di uomo perverso? Fratelli miei, questo è assolutamente vero, questo è certo, questo è di validità costante: se Dio ti avrà liberato dal tuo "io" di uomo perverso, non ti recherà alcun danno qualsiasi altro uomo perverso.

Paolo liberato dal suo "io" perverso.

7. 10. Citerò un esempio al riguardo dello stesso apostolo Paolo, del quale celebriamo il giorno del martirio. Fu persecutore, bestemmiatore, violento. Era uomo perverso, era la sua propria rovina. Inoltre, mentre d'altra parte egli è furioso di strage ed assetato del sangue dei cristiani, dovrà versare il proprio; recando lettere di presentazione da parte dei sommi sacerdoti allo scopo di catturare quanti avesse scoperti seguaci del Cristianesimo perché fossero puniti, trovando soddisfazione nella via della crudeltà, chiuso ad ogni senso di compassione, udì una voce dall'alto. Era lo stesso Signore nostro Gesù Cristo che gli parlava dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo 28. Colpito da questa voce, il persecutore è a terra, chi si rialza, è il predicatore: fu accecato nel corpo perché vedesse nello spirito; gli fu restituita la luce degli occhi perché la sua parola derivasse dal profondo del cuore. Che vi sembra, fratelli? Saulo venne liberato dall'uomo perverso: da quale, se non dal suo "io", Saulo? Per il fatto che venne liberato dal suo "io" di uomo perverso, che cosa gli procurò di male un estraneo perverso? Sono parole dell'apostolo Pietro: E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene? 29 Fu un uomo perverso che perseguitò, un uomo perverso che volle lapidare, un uomo perverso a battere con le verghe: fino all'ultimo un uomo perverso catturò, mise in catene, fece prigionieri, uccise. Quanti mali aggiunse ai mali quello, altrettanti beni concesse Dio. Tutto ciò che soffrì non fu il tormento che comporta il castigo, ma occasione per la corona. Riflettete che cosa significhi essere liberato dall'uomo perverso, cioè dal proprio "io". Dice: Chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene?

Gli uomini perversi non recano danno a chi è libero dal proprio "io" perverso. Come celebrare le feste dei Santi.

8. 11. Ma ecco, fanno del male gli uomini perversi. Te ne recarono tanti di mali, o Paolo, gli uomini perversi. Paolo ti risponderà: Era necessario che io venissi liberato da quell'uomo perverso che io ero. Del resto, che mi fanno questi uomini perversi? Non sono paragonabili le sofferenze del momento presente alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi 30. Infatti quel che è il leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili. Le cose visibili sono di un momento, ma quelle invisibili sono eterne 31. Sei stato veramente liberato dall'uomo perverso, cioè dal tuo "io", così che tutti gli altri uomini perversi non ti recassero danno, ma piuttosto ti giovassero. Quindi, carissimi, festeggiamo il giorno celebrativo dei Santi, che lottarono fino al sangue contro il peccato, e vinsero per la grazia e il soccorso del loro Signore, in modo da esprimere amore. Quale sia il nostro amore che c'induca all'imitazione: dopo averli imitati, ottenere così di raggiungere il premio da loro meritato.

 


1 - Gv 13, 37.

2 - Gv 21, 18.

3 - Lc 22, 33.

4 - Gv 13, 37.

5 - Cf. Gv 21, 18.

6 - Mt 26, 38.

7 - Sal 33, 13.

8 - Sal 33, 13.

9 - Sal 33, 14.

10 - Sal 33, 15.

11 - 2 Tm 4, 6-8.

12 - 1 Tm 1, 13.

13 - 1 Tm 1, 13.

14 - 1 Cor 15, 9.

15 - 1 Cor 15, 10.

16 - 1 Cor 15, 10.

17 - 1 Cor 15, 10.

18 - Rm 7, 24-25.

19 - Rm 8, 35-36.

20 - Rm 8, 37.

21 - Rm 9, 16.

22 - Rm 12, 3.

23 - Fil 1, 29.

24 - Sal 126, 1.

25 - Sal 120, 4.

26 - Sal 33, 13.

27 - Sal 139, 2.

28 - At 9, 4-5.

29 - 1 Pt 3, 13.

30 - Rm 8, 18.

31 - 2 Cor 4, 17-18.


Capitolo nono - O clemente, o pia

Le glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori

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Quanto è grande la clemenza e la pietà di Maria

Parlando della grande pietà che la Vergine ha verso di noi miserabili, san Bernardo dice che « Maria è la terra promessa, che produce in abbondanza latte e miele ». San Leone dice che le viscere della Vergine sono così ricche di misericordia, che ella merita non solo di essere chiamata misericordiosa, ma la misericordia stessa. San Bonaventura, considerando che Maria è stata fatta Madre di Dio in favore dei miserabili e che a lei è affidato il compito di dispensare la misericordia; considerando inoltre la grande cura che ella si prende di tutti i miseri, che la rende così ricca di pietà, che pare non desideri altro se non dar sollievo ai bisognosi, diceva che quando guardava Maria, gli sembrava di non vedere più la divina giustizia, ma solamente la divina misericordia di cui Maria è rivestita. Così grande insomma è la bontà di Maria che, come dice l'abate Guerrico, le sue viscere amorose non desistono mai dal produrre frutti di pietà. E san Bernardo esclama: « Che altro può scaturire da una fonte di pietà se non pietà? ». Perciò Maria fu paragonata all'ulivo: « Come bell'ulivo nei campi » (Eccli [= Sir] 24,19 Volg.), perché come dall'ulivo non esce altro che olio, simbolo della misericordia, così dalle mani di Maria non escono che grazie e misericordie. Perciò il venerabile Luigi da Ponte dice: « Giustamente Maria può essere chiamata Madre dell'olio, poiché è madre della misericordia ». Quindi, se ricorriamo a questa buona Madre per chiederle l'olio della sua pietà, non possiamo temere che ce lo neghi, come lo negarono le vergini prudenti alle stolte rispondendo: « Che non abbia a mancare per noi e per voi » (Mt 25,9). No, poiché Maria è ricca di quest'olio di misericordia, come afferma san Bonaventura. Perciò la santa Chiesa la chiama Vergine non solo prudente, ma prudentissima, affinché, dice Ugo di san Vittore, noi comprendiamo che Maria è così piena di grazia e di pietà, che basta a provvederne tutti, senza che a lei ne manchi: « Se le vergini prudenti insieme alle lampade presero anche dell'olio nei vasi, tu, Vergine prudentissima, portasti un vaso sovrabbondante e inesauribile, versando dal quale l'olio della misericordia, potessi illuminare le lampade di tutti ». Ma perché si dice che questo bell'ulivo sta in mezzo ai « campi » e non piuttosto in mezzo a un orto circondato da muri o da siepi? Ugo di san Vittore risponde: « Affinché tutti possano facilmente vederlo e ricorrervi per ottenere rimedio ai loro bisogni ». Questo bel pensiero èconfermato da sant'Antonino: « Ad un ulivo che sta esposto in un campo aperto tutti possono avvicinarsi e coglierne il frutto. A Maria tutti possono ricorrere, giusti e peccatori, per ottenere la sua misericordia ». E il santo aggiunge: « Quante sentenze di castighi questa santa Vergine ha saputo revocare con le sue pietose preghiere in favore dei peccatori che sono ricorsi a lei! » Il devoto Tommaso da Kempis scrive: « Quale altro rifugio più sicuro possiamo noi trovare che il seno pietoso di Maria? Là il povero trova il suo alloggio, là l'infermo trova la sua medicina, l'afflitto il sollievo, il dubbioso il consiglio, l'abbandonato il soccorso ». Poveri noi, se non avessimo questa Madre di misericordia, attenta e sollecita a soccorrerci nelle nostre miserie! « Dove non c'è la donna, geme e patisce l'infermo » (Eccli [= Sir] 36,27 Volg.). San Giovanni Damasceno afferma che questa donna è appunto Maria, mancando la quale, patisce ogni infermo. Infatti, poiché Dio vuole che tutte le grazie si dispensino per le preghiere di Maria, se queste venissero a mancare, non vi sarebbe speranza di misericordia, come il Signore rivelò a santa Brigida. Temiamo forse che Maria non veda e non compatisca le nostre miserie? No, poiché le vede e le compatisce molto meglio di noi. Dice sant'Antonino: « Non si trova nessuno tra i santi che ci compatisca nei nostri mali come la beata Vergine Maria ». « Dovunque si trova una miseria, la tua misericordia accorre e soccorre », esclama Riccardo di san Vittore rivolgendosi a lei. Lo conferma il Mendoza: « Sicché, Vergine benedetta, tu dispensi largamente le tue misericordie, dovunque scopri le nostre miserie ». Da tale ufficio di pietà non desisterà mai la nostra buona Madre, come dichiara essa stessa: « Sino al secolo futuro non verrò meno e nell'abitazione santa al suo cospetto esercitai il ministero » (Eccli [= Sir] 24,14 Volg.). Il cardinale Ugo di san Caro commenta: « Sino al secolo futuro, cioè dei beati, non cesserò, dice Maria, di soccorrere le miserie degli uomini e di pregare per i peccatori, affinché si salvino e siano liberati dalla miseria eterna » Svetonio narra che l'imperatore Tito era così desideroso di concedere grazie a chi gliele chiedeva, che nei giorni in cui non aveva l'occasione di farne, diceva afflitto: « Ho perduto un giorno »; questo giorno è stato perduto per me, perché l'ho passato senza beneficare nessuno. Verosimilmente, Tito diceva questo più per vanità o per ricerca di stima, che per un sentimento di carità. Ma la nostra sovrana Maria, se un giorno non avesse l'occasione di fare nessuna grazia, direbbe la stessa cosa solo perché è piena di carità e di desiderio di farci del bene. Anzi, dice Bernardino da Busto, la Vergine vuole dispensare a noi le grazie più di quanto noi desideriamo riceverle. Perciò quando ricorriamo a lei, la troveremo sempre con le mani piene di misericordia e di liberalità. Fu figura di Maria Rebecca, la quale, al servo di Abramo che le chiedeva un po' d'acqua per bere, rispose: « Anche per i tuoi cammelli attingerò, finché abbiano bevuto abbastanza » (Gn 24,19). Perciò san Bernardo si rivolge così alla beata Vergine: « Signora, non soltanto al servo di Abramo, ma anche ai cammelli versa acqua dalla tua anfora traboccante ». Egli vuol dire: Signora, tu sei ben più pietosa e generosa di Rebecca e perciò non ti contenti di dispensare le grazie della tua immensa misericordia solamente ai servi di Abramo, che simboleggiano i servi fedeli a Dio, ma le dispensi anche ai cammelli, che sono figura dei peccatori. Come Rebecca diede più di ciò che le fu richiesto, così Maria dona più di quel che le si domanda. « La liberalità di Maria, dice Riccardo di san Lorenzo, somiglia alla liberalità di suo Figlio, il quale dà sempre più di quanto gli si chiede ». Perciò san Paolo lo proclama « ricco verso tutti quelli che l'invocano » (Rm 10,12). Così un devoto autore dice alla Vergine: « Signora, prega tu per me, perché tu chiederai le grazie per me con maggiore devozione di quel che io oserei fare e mi otterrai da Dio grazie maggiori di quelle che io potrei sperare ». Quando i Samaritani rifiutarono di ricevere Gesù Cristo e la sua dottrina, san Giacomo e san Giovanni chiesero alloro Maestro: « Signore, vuoi che diciamo che scenda il fuoco dal cielo e li distrugga? ». Ma il Salvatore rispose: « Non sapete di quale spirito siete » (Lc 9,55). Come se dicesse: « Io sono di uno spirito così pietoso e dolce che sono venuto dal cielo per salvare, non per punire i peccatori; e voi volete vederli perduti? Che fuoco, che castigo? Tacete, non mi parlate più di castighi, perché non è questo il mio spirito ». Ma non possiamo dubitare che Maria, il cui spirito è perfettamente simile a quello del Figlio, non sia tutta incline a usare misericordia, poiché, come ella disse a santa Brigida: « Io sono chiamata madre della misericordia e la misericordia di Dio mi ha fatto così pietosa e dolce verso tutti ». Perciò san Giovanni vide Maria vestita di sole: « Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole » (Ap 12,1). Commentando queste parole, san Bernardo dice alla Vergine: « Tu vesti il sole e da lui vieni vestita ». Signora, tu hai vestito il sole - il Verbo divino - della carne umana; ma egli ha vestito te della sua potenza e della sua misericordia. Questa Regina è così pia e benigna, dice san Bernardo, che quando qualunque peccatore va a raccomandarsi alla sua pietà, ella non si mette ad esaminare i meriti di lui, se è degno o no di essere esaudito, ma esaudisce e soccorre tutti. Maria è chiamata « Bella come la luna » (Ct 6,9). La luna illumina e reca vantaggio anche ai corpi più bassi della terra; così Maria, scrive sant'Ildeberto, illumina e soccorre i peccatori più indegni: « Bella come la luna, perché è bello far del bene agli indegni ». E benché la luna prenda tutta la sua luce dal sole, opera più presto del sole: « Quello che il sole fa in un anno, la luna lo fa in un mese », osserva un autore. Perciò sant'Anselmo dice: « A volte troviamo più velocemente la salvezza invocando il nome di Maria che invocando quello di Gesu». Dunque, ci esorta Ugo di san Vittore, se i nostri peccati ci fanno temere di accostarci a Dio, perché è una Maestà infinita che abbiamo offeso, non dobbiamo esitare a ricorrere a Maria, poiché in lei non troveremo nulla che ci spaventi. E’ vero che è santa, che è immacolata, regina del mondo, Madre di Dio; ma è della nostra carne, figlia di Adamo come noi. Insomma, dice san Bernardo, tutto ciò che appartiene a Maria è grazia e bontà poiché ella, come madre di misericordia, si è fatta tutta a tutti e per la sua grande carità si è resa debitrice verso i giusti e i peccatori. A tutti apre il seno della sua misericordia, affinché tutti ricevano dalla sua pienezza. Il demonio, dice san Pietro: « Va in giro come un leone ruggente, cercando qualcuno da divorare » (lPt 5,8). Maria al contrario, scrive Bernardino da Busto, va sempre cercando per dare la vita e salvare chi può. Dobbiamo essere certi, dice san Germano, che la protezione di Maria è più grande e potente di quanto noi possiamo comprendere. Perché mai Dio, che nell'antica legge era così rigoroso nel punire, usa ora tanta misericordia ai re dei più gravi peccati? A questa domanda l'autore del Pomerio risponde: « Lo fa per amore e per i meriti di Maria ». « Da quanto tempo sarebbe sprofondato il mondo, esclama san Fulgenzio, se Maria non lo avesse sostenuto con le sue preghiere! ». Sant'Arnoldo abate aggiunge che possiamo presentarci a Dio con piena sicurezza e sperarne ogni bene, perché il Figlio è nostro mediatore presso il Padre e la Madre presso il Figlio. Come il Padre non esaudirebbe il Figlio quando gli mostra le ferite sofferte per i peccatori? E come il Figlio non esaudirebbe la Madre, quando gli mostra il seno che lo ha nutrito. San Pier Crisologo dice con bella energia: « Questa Vergine unica, avendo alloggiato Dio nel suo seno, esige come prezzo dell'alloggio la pace per il mondo, la salvezza per i perduti, la vita per i morti » Dice l'abate di Selles: « Quanti che meriterebbero di essere condannati dalla divina giustizia sono salvati dalla pietà di Maria! Tesoro di Dio e tesoriera di tutte le grazie, la nostra salvezza è nelle sue mani». Ricorriamo dunque sempre a questa grande Madre di misericordia e speriamo fermamente di salvarci per mezzo della sua intercessione, poiché ella - ci incoraggia Bernardino da Busto - « è la nostra salvezza, la vita, la speranza, il consiglio, il rifugio, l'aiuto nostro». «Accostiamoci... con fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia per opportuno soccorso » (Eb 4,16): questo trono a cui l'Apostolo ci esorta a ricorrere fiduciosamente è appunto Maria, commenta sant'Antonino. Perciò santa Caterina da Siena la chiamava « Dispensatrice della misericordia ». Concludiamo dunque con la bella e dolce esclamazione di san Bernardo sulle parole: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria. « O Maria, tu sei clemente verso i miseri, pia verso quelli che ti pregano, dolce verso quelli che ti amano. Clemente verso i penitenti, pia verso quelli che fanno progressi, dolce verso quelli che sono perfetti. Ti mostri clemente liberandoci dai castighi, pia nel dispensarci le grazie, dolce donandoti a quelli che ti cercano ».

Esempio

Il padre Carlo Bovio racconta che a Dormans, in Francia, vi era un uomo il quale, pur essendo sposato, aveva una relazione con un'altra donna. La moglie, non potendo sopportare ciò, non faceva altro che invocare su di loro i castighi di Dio. Un giorno, andò in una chiesa, davanti a un altare della beata Vergine, a chiedere giustizia contro la donna che le toglieva il marito. Davanti a questa stessa immagine andava ogni giorno anche quella peccatrice a recitare un'Ave Maria. Una notte la divina Madre apparve in sogno alla moglie la quale, appena la vide, cominciò il suo solito ritornello: «Giustizia? A me chiedi giustizia? Va', trova altri che te la facciano; io non te la posso fare. Sappi che quella peccatrice mi recita ogni giorno un saluto e, qualunque sia la persona che così mi prega, io non posso permettere che essa soffra e sia castigata per i suoi peccati». Quando fu giorno, la moglie andò a sentire la messa in quella chiesa della Madonna. Uscendo da lì, incontrò l'amante del marito e cominciò a ingiuriarla e a dire che era una fattucchiera, che con i suoi sortilegi era riuscita ad incantare anche la santa Vergine. « Taci, le diceva la gente, che dici? ». « Perché dovrei tacere? Quel che dico è assolutamente vero. Stanotte mi è apparsa la Madonna e siccome le chiedevo di farmi giustizia, mi ha risposto che non poteva a causa di un saluto che questa donna malvagia le rivolge ogni giorno ». Chiesero allora alla colpevole quale era questo saluto; rispose che era l'Ave Maria. Ma sentendo che per quella semplice devozione la beata Vergine le usava tanta misericordia, la donna andò subito a inginocchiarsi davanti a quella santa immagine e alla presenza di tutti, chiedendo perdono dello scandalo che aveva dato, fece voto di castità perpetua. Poi, rivestito l'abito religioso, si fabbricò una piccola stanza vicino alla chiesa e vi si rinchiuse perseverando in continua penitenza fino alla morte.

Preghiera

Madre di misericordia, poiché sei così compassionevole, poiché hai tanto desiderio di fare del bene a noi miserabili e di accontentare le nostre domande, io, il più misero di tutti gli uomini, ricorro oggi alla tua pietà, affinché tu mi conceda ciò che ti chiedo. Che gli altri ti domandino quel che vogliono: la salute del corpo, guadagni e vantaggi materiali; io ti chiedo, Signora, quelle cose che tu desideri da me, che più sono conformi e gradite al tuo sacro cuore. Tu fosti così umile; ottienimi dunque l'umiltà e l'amore degli schemi. Tu fosti così paziente nelle pene di questa vita; ottienimi la pazienza nelle contrarietà. Tu fosti tutta piena d'amore verso Dio; ottienimi il dono del santo e puro amore. Tu fosti tutta carità verso il prossimo; ottienimi la carità verso tutti, particolarmente verso quelli che mi sono nemici. Tu fosti tutta unita alla volontà divina; ottienimi una totale conformità a tutto quello che Dio dispone per me. Tu insomma sei la più santa fra tutte le creature; Maria, fammi santo. A te non fa difetto l'amore: tutto puoi e tutto vuoi ottenermi. Dunque può impedirmi di ricevere le tue grazie soltanto la mia negligenza nel ricorrere a te o la mia poca fiducia nella tua intercessione. Ma questa perseveranza nella preghiera e questa fiducia me le devi ottenere tu stessa. Queste due grazie supreme a te le chiedo, da te le voglio, da te fermamente le spero, o Maria, Maria madre mia, mia speranza, mio amore, mia vita, mio rifugio, mio aiuto e mia consolazione. Amen.


34-9 Maggio 20, 1936 Differenza che passa tra chi chiama la Divina Volontà negli atti suoi, e tra chi fa le opere buone senza di Essa. L’Ascensione; come partiva per il Cielo e restava sulla terra.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) La mia povera mente continua a girare negli atti della Divina Volontà, e pensavo tra me: “Qual’è la differenza di chi chiama la Divina Volontà negli atti suoi, e di quelli che fanno le opere buone e non la chiamano, non gli danno il primo posto negli atti loro”. Ed il mio dolce Gesù facendomi la sua breve visitina mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non c’è da paragonarsi l’uno e l’altro, il primo col chiamare la mia Volontà negli atti suoi si spoglia di ciò ch’è umano e forma il vuoto nel suo volere umano dove dare il posto alla mia; la mia abbellisce, santifica, forma la sua luce in quel vuoto, poi pronunzia il suo Fiat Creante e chiama a vita il suo operato divino nell’umano, e la creatura non solo partecipa, ma resta proprietaria dell’atto divino, il quale possiede la Potenza, l’Immensità, la Santità ed il valore Divino che non si esaurisce mai. Perciò, in chi vive nel nostro Volere Noi guardiamo e troviamo Noi stessi ed i nostri atti che ci onorano e ci fanno corona. Invece quelli che fanno le opere buone, ma non animati dal nostro Volere, Noi non troviamo Noi stessi, ma l’atto finito della creatura, e siccome Noi non ci sappiamo tenere nulla di qualunque bene che esse fanno, le diamo il merito come mercede; la mercede non è proprietà che può sempre produrre, quindi simboleggiano quelli che vivono alla giornata, che sebbene vivono stentatamente dalla mercede che hanno, ma non si fanno mai ricchi, sentono sempre il bisogno d’essere pagati i loro lavori per vivere, e se non lavorano passano pericoli di morire di fame, cioè di non sentire la sazietà del bene, la vita delle virtù, ma la squallida miseria delle passioni. Invece per chi vive nel nostro Volere, tutto è abbondanza, Noi le diciamo: “Prendi ciò che vuoi e quanto più puoi prendere, anzi mettiamo a disposizione tua le nostre ricchezze, la nostra Luce, la nostra Santità, il nostro Amore, perché ciò ch’è nostro è tuo, e ciò ch’è tuo è nostro, non rest’altro che vivere e operare insieme”.

(3) Dopo di ciò stavo accompagnando l’Ascensione di Gesù al Cielo, com’era bello, tutto maestà, vestito di luce fulgidissima che rapiva ed incatenava i cuori ad amarlo, ed il mio dolce Gesù tutto bontà e amore mi ha detto:

(4) “Figlia mia benedetta, non vi è tratto della mia Vita che non simboleggia il regno della mia Divina Volontà, in questo giorno della mia Ascensione Io mi sentivo vittorioso e trionfante, le mie pene erano già finite, anzi lasciava le mie pene già sofferte in mezzo ai miei figli, che lasciava sulla terra, per aiuto, per forza e sostegno, e come rifugio dove nascondersi nelle loro pene, per attingere dalle mie l’eroismo nei loro sacrifici, posso dire che lasciavo le mie pene, i miei esempi e la mia stessa Vita come semenza, che maturandosi e crescendo doveva sorgere il regno della mia Divina Volontà. Sicché partivo e restavo, restavo in virtù delle mie pene, restavo nei loro cuori per essere amato, dopo che la mia Santissima Umanità saliva al Cielo sentivo più stretto il vincolo dell’umana famiglia, quindi non mi sarei adattato a non ricevere l’amore dei miei figli e fratelli che lasciavo sulla terra; restai nel Santissimo Sacramento per darmi continuamente a loro, e loro a darsi a Me per fargli trovare il riposo, il ristoro ed il rimedio a tutti i loro bisogni. Le nostre opere non soffrono di mutabilità, ciò che facciamo una volta ripetiamo sempre. Oltre di ciò, in questo giorno della mia Ascensione Io avevo doppia corona, la corona dei miei figli che portavo con Me nella Patria Celeste, e la corona dei miei figli che lasciavo sulla terra, simbolo essi dei pochi che avranno principio del regno della mia Divina Volontà; tutti quelli che mi videro asceso al Cielo ricevettero tante grazie, che tutti misero la vita per far conoscere il regno della Redenzione, e gettarono le fondamenti per formare la mia Chiesa, per far raccogliere nel suo grembo materno tutte le umane generazioni; così i primi figli del regno della mia Volontà, saranno pochi, ma saranno tali e tante le grazie di cui saranno investiti, che metteranno la vita per chiamare tutti a vivere in questo Santo regno. Una nube di luce m’investì, la quale tolse a la vista dei discepoli la mia presenza, i quali stavano come estatici nel guardare la mia persona, ch’era tanto l’incanto della mia beltà, che teneva rapite le loro pupille, tanto che non sapevano abbassarle per guardare la terra, tanto che ci volle un’angelo per scuoterli e farli ritornare al cenacolo. Anche questo è simbolo del regno del mio Volere, sarà tale e tanta la luce che investirà i suoi primi figli, che porteranno il bello, l’incanto, la pace del mio Fiat Divino, in modo che facilmente si arrenderanno a voler conoscere e amare un bene sì grande. Ora, in mezzo ai discepoli c’era la mia Mamma che assisteva alla mia partita per il Cielo, questo è il più bel simbolo. Sicché Essa è la Regina della mia Chiesa, l’assiste, la protegge, la difende, così siederà in mezzo ai figli della mia Volontà, sarà sempre Essa la motrice, la vita, la guida, il modello perfetto, la Maestra del regno del Fiat Divino che tanto le sta a cuore, sono le sue ansie, i suoi desideri ardenti, i suoi deliri d’amore materno, che vuole i suoi figli in terra nel regno dove Essa visse, non è contenta che tiene i suoi figli in Cielo nel regno della Divina Volontà, ma li vuole anche sulla terra, si sente che il compito datogli da Dio come Madre e Regina non l’ha compiuto, la sua missione non è finita fino a tanto che non regni la Divina Volontà sulla terra in mezzo alle creature. Vuole i suoi figli che la somigliano e che posseggano l’eredità della Mamma loro. Perciò la gran Signora è tutt’occhio per guardare, tutto cuore per amare, per aiutare chi vede in qualche modo disposti che vogliono vivere di Volontà Divina. Quindi nelle difficoltà pensa che Essa ti sta d’intorno, ti sorregge, ti fortifica, prende il tuo volere nelle sue mani materne per farlo ricevere la Vita del Fiat Supremo”.