Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 2° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Matteo 1
1Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram,4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn,5Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse,6Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa,7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf,8Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia,9Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia,10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia,11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle,13Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor,14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd,15Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
17La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.
18Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.19Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.20Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.21Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati".
22Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23'Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,'
che significa 'Dio con noi'.24Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa,25la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.
Primo libro delle Cronache 6
1(16)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.2(17)Questi sono i nomi dei figli di Gherson: Libni e Simei.3(18)Figli di Keat: Amram, Izear, Ebron e Uzzièl.4(19)Figli di Merari: Macli e Musi; queste sono le famiglie di Levi secondo i loro casati.
5(20)Gherson ebbe per figlio Libni, di cui fu figlio Iacàt, di cui fu figlio Zimma,6(21)di cui fu figlio Ioach, di cui fu figlio Iddo, di cui fu figlio Zerach, di cui fu figlio Ieotrai.
7(22)Figli di Keat: Amminadàb, di cui fu figlio Core, di cui fu figlio Assir,8(23)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Abiasaf, di cui fu figlio Assir,9(24)di cui fu figlio Tacat, di cui fu figlio Urièl, di cui fu figlio Ozia, di cui fu figlio Saul.10(25)Figli di Elkana: Amasai e Achimòt,11(26)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Sufai, di cui fu figlio Nacat,12(27)di cui fu figlio Eliàb, di cui fu figlio Ierocàm, di cui fu figlio Elkana.13(28)Figli di Samuele: Gioele primogenito e Abia secondo.
14(29)Figli di Merari: Macli, di cui fu figlio Libni, di cui fu figlio Simei, di cui fu figlio Uzza,15(30)di cui fu figlio Simeà, di cui fu figlio Agghìa, di cui fu figlio Asaià.
16(31)Ecco coloro ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio dopo che l'arca aveva trovato una sistemazione.17(32)Essi esercitarono l'ufficio di cantori davanti alla Dimora della tenda del convegno finché Salomone non costruì il tempio in Gerusalemme. Nel servizio si attenevano alla regola fissata per loro.
18(33)Questi furono gli incaricati e questi i loro figli. Dei Keatiti: Eman il cantore, figlio di Gioele, figlio di Samuele,19(34)figlio di Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Elièl, figlio di Toach,20(35)figlio di Zuf, figlio di Elkana, figlio di Macat, figlio di Amasài,21(36)figlio di Elkana, figlio di Gioele, figlio di Azaria, figlio di Sofonia,22(37)figlio di Tacat, figlio di Assir, figlio di Abiasaf, figlio di Core,23(38)figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, figlio di Israele.
24(39)Suo collega era Asaf, che stava alla sua destra: Asaf, figlio di Berechia, figlio di Simeà,25(40)figlio di Michele, figlio di Baasea, figlio di Malchia,26(41)figlio di Etni, figlio di Zerach, figlio di Adaià,27(42)figlio di Etan, figlio di Zimma, figlio di Simei,28(43)figlio di Iacat, figlio di Gherson, figlio di Levi.
29(44)I figli di Merari, loro colleghi, che stavano alla sinistra, erano Etan, figlio di Kisi, figlio di Abdi, figlio di Malluch,30(45)figlio di Casabià, figlio di Amasia, figlio di Chilkia,31(46)figlio di Amsi, figlio di Bani, figlio di Semer,32(47)figlio di Macli, figlio di Musi, figlio di Merari, figlio di Levi.
33(48)I loro colleghi leviti, erano addetti a ogni servizio della Dimora nel tempio.34(49)Aronne e i suoi figli presentavano le offerte sull'altare dell'olocausto e sull'altare dell'incenso, curavano tutto il servizio nel Santo dei santi e compivano il sacrificio espiatorio per Israele secondo quanto aveva comandato Mosè, servo di Dio.
35(50)Questi sono i figli di Aronne: Eleàzaro, di cui fu figlio Pincas, di cui fu figlio Abisuà,36(51)di cui fu figlio Bukki, di cui fu figlio Uzzi, di cui fu figlio Zerachia,37(52)di cui fu figlio Meraiòt, di cui fu figlio Amaria, di cui fu figlio Achitòb,38(53)di cui fu figlio Zadòk, di cui fu figlio Achimàaz.
39(54)Queste sono le loro residenze, secondo le loro circoscrizioni nei loro territori. Ai figli di Aronne della famiglia dei Keatiti, che furono sorteggiati per primi,40(55)fu assegnata Ebron nel paese di Giuda con i pascoli vicini,41(56)ma il territorio della città e i suoi villaggi furono assegnati a Caleb, figlio di Iefunne.42(57)Ai figli di Aronne furono assegnate Ebron, città di rifugio, Libna con i pascoli, Iattir, Estemoà con i pascoli,43(58)Chilez con i pascoli, Debir con i pascoli,44(59)Asan con i pascoli, Bet-Sèmes con i pascoli45(60)e, nella tribù di Beniamino, Gheba con i pascoli, Alèmet con i pascoli, Anatòt con i pascoli. Totale: tredici città con i loro pascoli.
46(61)Agli altri figli di Keat, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dieci città prese dalla tribù di Èfraim, dalla tribù di Dan e da metà della tribù di Manàsse.47(62)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie, furono assegnate tredici città prese dalla tribù di Ìssacar, dalla tribù di Aser, dalla tribù di Nèftali e dalla tribù di Manàsse in Basàn.48(63)Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dodici città prese dalla tribù di Ruben, dalla tribù di Gad e dalla tribù di Zàbulon.
49(64)Gli Israeliti assegnarono ai leviti queste città con i pascoli.50(65)Le suddette città prese dalle tribù dei figli di Giuda, dei figli di Simeone e dei figli di Beniamino, le assegnarono in sorte dando loro il relativo nome.
51(66)Alle famiglie dei figli di Keat furono assegnate in sorte città appartenenti alla tribù di Èfraim.52(67)Assegnarono loro Sichem città di rifugio, con i suoi pascoli, sulle montagne di Èfraim, Ghezer con i pascoli,53(68)Iokmeàm con i pascoli, Bet-Coròn con i pascoli,54(69)Aialòn con i pascoli, Gat-Rimmòn con i pascoli55(70)e, da metà della tribù di Manàsse, Taanach con i pascoli, Ibleàm con i pascoli. Le suddette città erano per la famiglia degli altri figli di Keat.
56(71)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie assegnarono in sorte dalla metà della tribù di Manàsse: Golan in Basàn con i pascoli e Asaròt con i pascoli;57(72)dalla tribù di Ìssacar: Kedes con i pascoli, Daberat con i pascoli,58(73)Iarmut con i pascoli e Anem con i pascoli;59(74)dalla tribù di Aser: Masal con i pascoli, Abdon con i pascoli,60(75)Cukok con i pascoli e Recob con i pascoli;61(76)dalla tribù di Nèftali: Kedes di Galilea con i pascoli, Cammòn con i pascoli e Kiriatàim con i pascoli.
62(77)Agli altri figli di Merari della tribù di Zàbulon furono assegnate: Rimmòn con i pascoli e Tabor con i pascoli;63(78)oltre il Giordano di Gèrico, a oriente del Giordano, dalla tribù di Ruben: Bezer nel deserto con i pascoli, Iaza con i pascoli,64(79)Kedemòt con i pascoli, Mefaàt con i pascoli;65(80)della tribù di Gad: Ramot di Gàlaad con i pascoli, Macanàim con i pascoli,66(81)Chesbon con i pascoli e Iazer con i pascoli.
Proverbi 23
1Quando siedi a mangiare con un potente,
considera bene che cosa hai davanti;
2mettiti un coltello alla gola,
se hai molto appetito.
3Non desiderare le sue ghiottonerie,
sono un cibo fallace.
4Non affannarti per arricchire,
rinunzia a un simile pensiero;
5appena vi fai volare gli occhi sopra,
essa già non è più:
perché mette ali come aquila
e vola verso il cielo.
6Non mangiare il pane di chi ha l'occhio cattivo
e non desiderare le sue ghiottonerie,
7perché come chi calcola fra di sé, così è costui;
ti dirà: "Mangia e bevi",
ma il suo cuore non è con te.
8Il boccone che hai mangiato rigetterai
e avrai sprecato le tue parole gentili.
9Non parlare agli orecchi di uno stolto,
perché egli disprezzerà le tue sagge parole.
10Non spostare il confine antico,
e non invadere il campo degli orfani,
11perché il loro vendicatore è forte,
egli difenderà la loro causa contro di te.
12Piega il cuore alla correzione
e l'orecchio ai discorsi sapienti.
13Non risparmiare al giovane la correzione,
anche se tu lo batti con la verga, non morirà;
14anzi, se lo batti con la verga,
lo salverai dagli inferi.
15Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio,
anche il mio cuore gioirà.
16Esulteranno le mie viscere,
quando le tue labbra diranno parole rette.
17Il tuo cuore non invidi i peccatori,
ma resti sempre nel timore del Signore,
18perché così avrai un avvenire
e la tua speranza non sarà delusa.
19Ascolta, figlio mio, e sii saggio
e indirizza il cuore per la via retta.
20Non essere fra quelli che s'inebriano di vino,
né fra coloro che son ghiotti di carne,
21perché l'ubriacone e il ghiottone impoveriranno
e il dormiglione si vestirà di stracci.
22Ascolta tuo padre che ti ha generato,
non disprezzare tua madre quando è vecchia.
23Acquista il vero bene e non cederlo,
la sapienza, l'istruzione e l'intelligenza.
24Il padre del giusto gioirà pienamente
e chi ha generato un saggio se ne compiacerà.
25Gioisca tuo padre e tua madre
e si rallegri colei che ti ha generato.
26Fa' bene attenzione a me, figlio mio,
e tieni fisso lo sguardo ai miei consigli:
27una fossa profonda è la prostituta,
e un pozzo stretto la straniera.
28Essa si apposta come un ladro
e aumenta fra gli uomini il numero dei perfidi.
29Per chi i guai? Per chi i lamenti?
Per chi i litigi? Per chi i gemiti?
A chi le percosse per futili motivi? A chi gli occhi rossi?
30Per quelli che si perdono dietro al vino
e vanno a gustare vino puro.
31Non guardare il vino quando rosseggia,
quando scintilla nella coppa
e scende giù piano piano;
32finirà con il morderti come un serpente
e pungerti come una vipera.
33Allora i tuoi occhi vedranno cose strane
e la tua mente dirà cose sconnesse.
34Ti parrà di giacere in alto mare
o di dormire in cima all'albero maestro.
35"Mi hanno picchiato, ma non sento male.
Mi hanno bastonato, ma non me ne sono accorto.
Quando mi sveglierò? Ne chiederò dell'altro".
Salmi 106
1Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.
4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.
6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.
9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.
13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.
16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.
19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.
24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.
28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.
32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.
34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.
40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.
48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.
Osea 9
1Non darti alla gioia, Israele,
non far festa con gli altri popoli,
perché hai praticato la prostituzione,
abbandonando il tuo Dio,
hai amato il prezzo della prostituzione
su tutte le aie da grano.
2L'aia e il tino non li nutriranno
e il vino nuovo verrà loro a mancare.
3Non potranno restare nella terra del Signore,
ma Èfraim ritornerà in Egitto
e in Assiria mangeranno cibi immondi.
4Non faranno più libazioni di vino al Signore,
i loro sacrifici non gli saranno graditi.
Pane di lutto sarà il loro pane,
coloro che ne mangiano diventano immondi.
Il loro pane sarà tutto per loro,
ma non entrerà nella casa del Signore.
5Che farete nei giorni delle solennità,
nei giorni della festa del Signore?
6Ecco sono sfuggiti alla rovina,
l'Egitto li accoglierà,
Menfi sarà la loro tomba.
I loro tesori d'argento passeranno alle ortiche
e nelle loro tende cresceranno i pruni.
7Sono venuti i giorni del castigo,
sono giunti i giorni del rendiconto,
- Israele lo sappia:
un pazzo è il profeta,
l'uomo ispirato vaneggia -
a causa delle tue molte iniquità,
per la gravità del tuo affronto.
8Sentinella di Èfraim è il profeta con il suo Dio;
ma un laccio gli è teso su tutti i sentieri,
ostilità fin nella casa del suo Dio.
9Sono corrotti fino in fondo,
come ai giorni di Gàbaa:
ma egli si ricorderà della loro iniquità,
farà il conto dei loro peccati.
10Trovai Israele come uva nel deserto,
riguardai i vostri padri
come fichi primaticci al loro inizio;
ma essi appena arrivati a Baal-Peòr
si consacrarono a quell'infamia
e divennero abominevoli
come ciò che essi amavano.
11La gloria di Èfraim volerà via come un uccello,
non più nascite, né gravidanze, né concepimenti.
12Anche se allevano figli,io li eliminerò dagli uomini;
guai a loro, se io li abbandono.
13Èfraim, lo vedo, ha fatto dei figli una preda
su luoghi verdeggianti.
Èfraim tuttavia condurrà i figli al macello.
14Signore, da' loro... Che darai?
Un grembo infecondo e un seno arido!
15Tutta la loro malizia s'è manifestata a Gàlgala,
è là che ho preso a odiarli.
Per i loro misfatti
li scaccerò dalla mia casa,
non avrò più amore per loro;
tutti i loro capi sono ribelli.
16Èfraim è stato percosso,
la loro radice è inaridita,
non daranno più frutto.
Anche se generano, farò perire
i cari frutti del loro grembo.
17Il mio Dio li rigetterà
perché non gli hanno obbedito;
andranno raminghi fra le nazioni.
Lettera ai Romani 13
1Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio.2Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna.3I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode,4poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male.5Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza.6Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio.7Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto.
8Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge.9Infatti il precetto: 'Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare' e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'.10L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore.
11Questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti.12La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.13Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie.14Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri.
Capitolo VII: Proteggere la grazia sotto la salvaguardia dell’umiltà
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, è per te cosa assai utile e sicura tenere nascosta la grazia della devozione; non insuperbirne, non continuare a parlarne e neppure a ripensarci molto. Disprezza, invece, temendo questa grazia come data a uno che non ne era degno. Non devi attaccarti troppo forte a un tale slancio devoto, che subitamente può trasformarsi in un sentimento contrario. Nel tempo della grazia ripensa a quanto, di solito, sei misero e povero senza la grazia. Un progresso nella vita spirituale non lo avrai raggiunto quando avrai avuto la grazia della consolazione, ma quando, con umiltà, abnegazione e pazienza, avrai saputo sopportare che essa ti sia tolta. Cosicché, neppure allora, tu sia pigro nell'amore alla preghiera o lasci cadere del tutto le abituali opere di pietà; anzi, tu faccia volenterosamente tutto quanto è in te, come meglio potrai e saprai, senza lasciarti andare del tutto a causa dell'aridità e dell'ansietà spirituale che senti.
2. Molti, non appena accade qualcosa di male, si fanno tosto impazienti e perdono la buona volontà. Ma le vie dell'uomo non dipendono sempre da lui. E' Dio che può dare e consolare, quando vuole e quanto vuole e a chi egli vuole; nella misura che gli piacerà e non di più. Molti, poi, fattisi arditi per il fatto che sentivano la grazia della devozione, procurarono la loro rovina: essi vollero fare di più di quanto era nelle loro possibilità, non considerando la propria pochezza e seguendo l'impulso del cuore piuttosto che il giudizio della ragione. Presunsero di poter fare più di quello che era nella volontà di Dio; perciò d'un tratto persero la grazia. Essi, che avevano posto il loro nido nel cielo, restarono a mani vuote, abbandonati alla loro miseria; cosicché, umiliati e spogliati, imparassero, a non volare con le loro ali, ma a star sotto le mie ali, nella speranza. Coloro che sono ancora novellini e inesperti nella via del Signore facilmente si ingannano e cadono, se non si attaccano al consiglio di persone elette. E se vogliono seguire quello che loro sembra giusto, anziché affidarsi ad altri più esperti, finiranno male, a meno che non vogliano ritrarsi dal proprio interno. Coloro che si credono sapienti di per sé, di rado si lasciano umilmente guidare da altri. Sennonché uno scarso sapere e una modesta capacità di comprendere, accompagnati dall'umiltà, valgono di più di un gran tesoro di scienza, accompagnato dal vuoto compiacimento di sé. E' meglio per te avere poco, piuttosto che molto; del molto potresti insuperbire.
Non agisce con sufficiente saggezza colui che, avendo la grazia, si dà interamente alla gioia, senza pensare alla sua miseria di prima e alla purezza che si deve aver nel timore di Dio; timore cioè di perdere quella grazia che gli era stata data. Così non dimostra di avere sufficiente virtù colui che, al momento dell'avversità o in altra circostanza che lo opprima, si dispera eccessivamente e concepisce, nei confronti, pensieri e sentimenti di fiducia meno piena di quanto mi si dovrebbe. Al momento della lotta, si troverà spesso estremamente abbattuto e pieno di paura proprio colui che, in tempo di quiete, avrà voluto essere troppo sicuro. Se tu, invece, riuscissi a restare umile e piccolo in te stesso, e a ben governare e dirigere il tuo spirito non cadresti così facilmente nel pericolo e nel peccato. Un buon consiglio è questo, che, quando hai nell'animo uno speciale ardore spirituale, tu consideri bene quello che potrà accadere se verrà meno tale luce interiore. Quando poi ciò accadesse, pensa che poi di nuovo possa tornare quella luce che per un certo tempo ti ha tolta, per tua sicurezza e per la mia gloria. Infatti, subire una simile prova è spesso a te più utile che godere stabilmente di una situazione tranquilla, secondo il tuo piacere. In verità i meriti non si valutano secondo questo criterio, che uno abbia frequenti visioni, o riceva particolari gioie interiori, o sia posto in un grado più alto. Ma piuttosto secondo questo criterio, che uno sia radicato nella vera umiltà e ripieno dell'amore divino; che ricerchi sempre soltanto e interamente di rendere gloria a Dio; che consideri se stesso un nulla; che si disprezzi veramente e preferisca perfino essere disprezzato ed umiliato dagli altri, anziché essere onorato.
DISCORSO 396 PER I FUNERALI DI UN VESCOVO.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaNon vive poco chi vive bene.
1. Voi ora, fratelli, cercate chi vi consoli, ma anch'io devo essere consolato. E la nostra consolazione non ci può venire da nessun uomo, ma da chi fa l'uomo; perché chi ha fatto rifà e chi ha creato ricrea. Per effetto della nostra debolezza noi non riusciamo che a contristarci, e invece per via della speranza dobbiamo trovare consolazione. Noi vorremmo che tutti i buoni restassero più a lungo in vita insieme a noi; in questa vita di contrasti non vorremmo mai essere abbandonati dagli amici; ma coloro che ci hanno preceduto, vivendo bene, ci esortano col loro esempio a vivere in modo da raggiungerli, sia che viviamo qui a lungo, sia che ce ne andiamo presto. Perché vivere a lungo qui, altro non è che sostenere lunghe molestie. Vivere invece con Dio e presso Dio è vivere senza alcuna molestia e senza il timore che questa felicità possa finire, perché essa non ha fine. E non dobbiamo ritenere che il vostro vescovo, il fratello nostro, sia andato via di qui presto e abbia vissuto poco. Rettamente infatti nell'aldilà non si vive poco, poiché il molto, che si dice di quel luogo, non finisce. Qui infatti, anche quello che è molto, una volta finito, sarà un nulla. Egli, d'altra parte, non ha vissuto poco qui se, invece di contare gli anni, enumeriamo le sue opere. Quanti altri forse in molto tempo non fecero la metà di quello che egli compì in pochi anni! Volerlo trattenere qui non era far altro che privarlo della sua felicità.
Il vescovo defunto modello nel cuore.
2. La nostra tristezza riguarda un uomo e proviene dal fatto che siamo uomini. Non possiamo sottrarci al fatto di essere uomini. Come uomini ci rattristiamo umanamente per la morte di un uomo, ma nella lettura divina abbiamo sentito: Giunto in breve alla perfezione ha compiuto una lunga carriera 1. In quella prospettiva dunque computiamo il tempo così come si calcola un giorno. Perciò serbate in voi tutto ciò che egli ha fatto con voi, esortandovi, parlando, offrendo il suo modello di vita, per lodare e venerare Dio e voi sarete la sua bellissima memoria. Non ha importanza infatti essere riposto in tumuli di marmo, ma essere riposto nei vostri cuori. Viva dunque, sepolto in sepolcri viventi. La sua sepoltura è il vostro ricordo. Presso Dio vive perché sia felice lui. Presso di voi viva perché siate felici voi. Forse potrei esortarvi a una ferma saggezza, con molte parole ma anch'io a stento riesco a parlare per l'umano dolore. Il Signore ci ha fatto il dono di giungere in tempo presso il morente, ci ha fatto il dono di poter celebrare il suo funerale, cosa dovuta alla carità, non che dia felicità; ha fatto il dono a me di vedere voi, di parlarvi, di consolarvi secondo il mio modo di consolare. Voi supplite col pensiero a tutto ciò che il dolore non mi ha permesso di dire. E il nostro animo, nel ricordo di un così grande uomo, anche se ha umana tristezza, non ha la disperazione di chi non ha fede.
1 - Sap 4, 13.
Capitolo XXXV: In questa vita, nessuna certezza di andar esenti da tentazioni
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, giammai, in questa vita, sarai libero dall'inquietudine: finché avrai vita, avrai bisogno d'essere spiritualmente armato. Ti trovi tra nemici e vieni assalito da destra e da sinistra. Perciò, se non farai uso, da una parte e dall'altra, dello scudo della fermezza, non tarderai ad essere ferito. Di più, se non terrai il tuo animo fisso in me, con l'unico proposito di tutto soffrire per amor mio, non potrai reggere l'ardore della lotta e arrivare al premio dei beati. Tu devi virilmente passare oltre ogni cosa, e avere braccio valido contro ogni ostacolo: "la manna viene concessa al vittorioso" (Ap 2,17), mentre una miseria grande è lasciata a chi manca di ardore.
2. Se vai cercando la tua pace in questa vita, come potrai giungere alla pace eterna? Non a una piena di tranquillità, ma a una grande sofferenza ti devi preparare. Giacché la pace vera non la devi cercare in terra, ma nei cieli; non negli uomini, o nelle altre creature, ma soltanto in Dio. Tutto devi lietamente sopportare, per amore di Dio: fatiche e dolori; tentazioni e tormenti; angustie, miserie e malanni; ingiurie, biasimi e rimproveri; umiliazioni e sbigottimenti; ammonizioni e critiche sprezzanti. Cose, queste, che aiutano nella via della virtù e costituiscono una prova per chi si è posto al servizio di Cristo; cose, infine, che preparano la corona del cielo. Ché una eterna ricompensa io darò un travaglio di breve durata; e una gloria senza fine, per una umiliazione destinata a passare.
3. Forse tu credi di poter sempre avere le consolazioni spirituali a tuo piacimento? Non ne ebbero sempre neppure i miei santi; i quali soffrirono, invece, tante difficoltà e tentazioni di ogni genere e grandi desolazioni. Sennonché, con la virtù della sopportazione, essi si tennero sempre ritti, confidando più in Dio che in se stessi; consci che "le sofferenze del momento presente non sono nulla a confronto della conquista della gloria futura" (Rm 8,18). O vuoi tu avere subito quello che molti ottennero a stento, dopo tante lacrime e tante fatiche? "Aspetta il Signore, comportati da uomo" (Sal 26,14), e fatti forza; non disperare, non disertare. Disponiti, invece, fermamente, anima e corpo, per la gloria di Dio. Strabocchevole sarà la mia ricompensa. Io sarò con te in ogni tribolazione.
16-16 Agosto 20, 1923 La Santità del vivere nel Divin Volere, ad esempio della Santissima Vergine, non tiene nulla del prodigioso esterno.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Stavo pensando tra me: “Il buon Gesù dice tante cose mirabili della sua Volontà, come non c’è cosa più grande, più alta, più santa dell’anima che chiama a vivere nel suo Volere. Se così fosse, chi sa quante cose mirabili dovrei fare, quante strepitose, anche all’esterno; invece, nulla che affascini, che colpisca, anzi mi sento la più abietta ed insignificante, che nulla faccio di bene, mentre i santi quanti beni non hanno fatto, cose strepitose, miracoli, eppure dice che il vivere nel suo Volere lascia dietro tutti i santi”. Ora, mentre questi e altri pensieri passavano nella mia mente, il mio Gesù si è mosso nel mio interno, e con la solita sua luce mi diceva:
(2) “Figlia mia, la santità quando è individuale, a tempo e a luogo, ha più del prodigioso esterno per attirare quegli individui, luoghi e tempi, a ricevere quella grazia e bene che quella santità contiene, invece la santità del vivere nel mio Volere non è santità individuale, assegnata a far bene a quei luoghi, a quei tali e a quei tempi, ma è santità che deve far bene a tutti, in tutti i tempi ed in tutti i luoghi, è una santità che resta eclissata nell’Eterno Sole del mio Volere, che invadendo tutti è luce senza parola, è fuoco senza legna, senza strepito, senza fumo, ma con ciò non cessa d’essere la più maestosa, la più bella, la più feconda; la sua luce più pura, il suo calore più intenso, vera immagine del sole che illumina il nostro orizzonte, illumina tutti, ma senza strepito; è luce, ma non ha parola, non dice nulla a nessuno; il bene che fa è germe che feconda la vita che dà a tutte le piante, e come col suo calore purifica l’aria infetta e distrugge ciò che può nuocere a tutta l’umanità, ed è tanto tacito, che ad onta che l’hanno con loro, non gli fanno attenzione, ma con ciò non cessa d’essere maestoso e bello e di seguire il bene che fa a tutti, e se venisse a mancare tutti lo piangerebbero, venendo a mancare il più gran miracolo della fecondità e conservazione di tutta la natura. Più che sole è la santità del vivere nel mio Volere; un’anima retta e tutta ordinata nella mia Volontà, è più che un esercito in battaglia, la sua intelligenza è ordinata e vincolata con l’intelligenza eterna; i suoi palpiti, affetti, desideri, sono ordinati con vincoli eterni, sicché i suoi pensieri, la sua volontà e tutto il suo interno sono eserciti di messaggeri che da lei partono, che riempiono Cielo e terra, sono voci parlanti, sono armi che difendono tutti e per prima il loro Dio; portano il bene a tutti; sono la vera milizia celeste e divina che la Suprema Maestà tiene tutta riordinata in Sé, sempre pronta a tutti i suoi ordini.
(3) E poi c’è l’esempio della mia Mamma, vera santità del vivere nel mio Volere, tutto eclissato il suo interno nell’Eterno Sole della Volontà Suprema, e che dovendo essere la Regina della santità dei santi, Madre e portatrice della mia Vita a tutti, e quindi di tutti i beni, restava come nascosta in tutti, portando il bene senza farsi conoscere; più che tacito sole portava la luce senza parola, il fuoco senza strepito, il bene senza farsi additare; non c’era bene che da Lei non partiva; non c’era miracolo che da Lei non scaturiva; vivendo nel mio Volere viveva nascosta in tutti, ed era origine, ed è, dei beni di tutti. Era tanto rapita in Dio, tanto fissata e ordinata nella Divina Volontà, che tutto il suo interno nuotava nel mare dell’Eterno Volere, stava a giorno di tutto l’interno di tutte le creature e ci metteva il suo per riordinarle innanzi a Dio. Era proprio l’interno dell’uomo che aveva più bisogno d’essere rifatto, riordinato, più che l’esterno, e dovendo fare il più, sembrava che lasciava il meno, mentre era origine del bene esterno e dell’interno, eppure apparentemente sembrava che non facesse opere grandi e strepitose; Lei, più che sole, passava inosservata e nascosta nella nube di luce della Divina Volontà, tanto che gli stessi santi hanno dato di loro apparentemente facendo cose più strepitose che la mia stessa Mamma, eppure che cosa sono i più grandi santi innanzi alla mia Celeste Mamma? Sono appena le piccole stelle paragonate al gran sole, e se restano illuminate, la causa ne è il sole. Ma ad onta che non faceva cose strepitose, non cessava anche apparentemente d’essere maestosa e bella, sorvolando appena la terra, tutta intenta a quel Volere Eterno che con tanto amore e violenza affascinava, rapiva, per trasportarlo dal Cielo in terra e che l’umana famiglia aveva così brutalmente esiliato fin nell’Empireo. E Lei, col suo interno tutto ordinato nel Divino Volere, non dava tempo al tempo, se pensava, se palpitava, se respirava, e tutto ciò che faceva, erano vincoli affascinanti per attirare il Verbo Eterno sulla terra, e difatti vinse e fece il più gran miracolo, che nessun altro può fare. Questo è il tuo compito figlia mia, affascinarmi, vincolarmi tanto col tuo interno tutto riordinato nel Supremo Volere, da trasportarlo dal Cielo in terra, affinché sia conosciuto e abbia vita come in Cielo così in terra. Di tutto il resto non ti dar pensiero, chi deve fare il più non è necessario che faccia il meno, anzi si dà il campo a che gli altri facciano il meno per dare a tutti il lavoro; so Io quanto è necessario, il tempo, il luogo, le persone, quando devo far conoscere, anche con prodigi esterni, le mie opere più grandi. Tu segui sempre il volo nel mio Volere, riempiendo Cielo e terra, da affascinarmi tanto da non poter resistere a fare il più gran miracolo: che il mio Volere regni in mezzo alle creature”.