Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

I giovani che il demonio voleva portare via con sé sono particolarmente quelli che si confessano male, che fanno sacrilegio nella confessione. Ricordati bene: quando predichi soprattutto alla gioventù insisti molto sulla necessità  di fare buone confessioni e specie sulla necessità  della contrizione. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 2° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 9

1Passando vide un uomo cieco dalla nascita2e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?".3Rispose Gesù: "né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.4Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.5Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo".6Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco7e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?".9Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!".10Allora gli chiesero: "Come dunque ti furono aperti gli occhi?".11Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista".12Gli dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose: "Non lo so".
13Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco:14era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo".16Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri dicevano: "Come può un peccatore compiere tali prodigi?". E c'era dissenso tra di loro.17Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "È un profeta!".18Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.19E li interrogarono: "È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?".20I genitori risposero: "Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco;21come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso".22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.23Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età, chiedetelo a lui!".
24Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore".25Quegli rispose: "Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo".26Allora gli dissero di nuovo: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?".27Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?".28Allora lo insultarono e gli dissero: "Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè!29Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia".30Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.31Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.32Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.33Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla".34Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?". E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?".36Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?".37Gli disse Gesù: "Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui".38Ed egli disse: "Io credo, Signore!". E gli si prostrò innanzi.39Gesù allora disse: "Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: "Siamo forse ciechi anche noi?".41Gesù rispose loro: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane".


Levitico 5

1Se una persona pecca perché nulla dichiara, benché abbia udito la formula di scongiuro e sia essa stessa testimone o abbia visto o sappia, sconterà la sua iniquità.2Oppure quando qualcuno, senza avvedersene, tocca una cosa immonda, come il cadavere d'una bestia o il cadavere d'un animale domestico o quello d'un rettile, rimarrà egli stesso immondo e colpevole.3Oppure quando, senza avvedersene, tocca una immondezza umana - una qualunque delle cose per le quali l'uomo diviene immondo - quando verrà a saperlo, sarà colpevole.4Oppure quando uno, senza badarvi, parlando con leggerezza, avrà giurato, con uno di quei giuramenti che gli uomini proferiscono alla leggera, di fare qualche cosa di male o di bene, se lo saprà, ne sarà colpevole.
5Quando uno dunque si sarà reso colpevole d'una di queste cose, confesserà il peccato commesso;6porterà al Signore, come riparazione della sua colpa per il peccato commesso, una femmina del bestiame minuto, pecora o capra, come sacrificio espiatorio; il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il suo peccato.
7Se non ha mezzi per procurarsi una pecora o una capra, porterà al Signore, come riparazione della sua colpa per il suo peccato, due tortore o due colombi: uno come sacrificio espiatorio, l'altro come olocausto.8Li porterà al sacerdote, il quale offrirà prima quello per l'espiazione: gli spaccherà la testa vicino alla nuca, ma senza staccarla;9poi spargerà il sangue del sacrificio per il peccato sopra la parete dell'altare e ne spremerà il resto alla base dell'altare. Questo è un sacrificio espiatorio.10Dell'altro uccello offrirà un olocausto, secondo le norme stabilite. Così il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il peccato che ha commesso e gli sarà perdonato.
11Ma se non ha mezzi per procurarsi due tortore o due colombi, porterà, come offerta per il peccato commesso, un decimo di 'efa' di fior di farina, come sacrificio espiatorio; non vi metterà né olio né incenso, perché è un sacrificio per il peccato.12Porterà la farina al sacerdote, che ne prenderà una manciata come memoriale, facendola bruciare sull'altare sopra le vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. È un sacrificio espiatorio.13Così il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il peccato commesso in uno dei casi suddetti e gli sarà perdonato. Il resto sarà per il sacerdote, come nell'oblazione".
14Il Signore aggiunse a Mosè:15"Se qualcuno commetterà una mancanza e peccherà per errore riguardo a cose consacrate al Signore, porterà al Signore, in sacrificio di riparazione, un ariete senza difetto, preso dal gregge, che valuterai in sicli d'argento in base al siclo del santuario;16risarcirà il danno fatto al santuario, aggiungendovi un quinto, e lo darà al sacerdote, il quale farà per lui il rito espiatorio con l'ariete offerto come sacrificio di riparazione e gli sarà perdonato.17Quando uno peccherà facendo, senza saperlo, una cosa vietata dal Signore, sarà colpevole e dovrà scontare la mancanza.18Presenterà al sacerdote, come sacrificio di riparazione, un ariete senza difetto, preso dal bestiame minuto, secondo la tua stima; il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per l'errore commesso per ignoranza e gli sarà perdonato.19È un sacrificio di riparazione; quell'individuo si era certo reso colpevole verso il Signore".
20Il Signore disse a Mosè:21"Quando uno peccherà e commetterà una mancanza verso il Signore, rifiutando al suo prossimo un deposito da lui ricevuto o un pegno consegnatogli o una cosa rubata o estorta con frode22o troverà una cosa smarrita, mentendo a questo proposito e giurando il falso circa qualcuna delle cose per cui un uomo può peccare,23se avrà così peccato e si sarà reso colpevole, restituirà la cosa rubata o estorta con frode o il deposito che gli era stato affidato o l'oggetto smarrito che aveva trovato24o qualunque cosa per cui abbia giurato il falso. Farà la restituzione per intero, aggiungendovi un quinto e renderà ciò al proprietario il giorno stesso in cui offrirà il sacrificio di riparazione.25Porterà al sacerdote, come sacrificio di riparazione in onore del Signore, un ariete senza difetto, preso dal bestiame minuto secondo la tua stima.26Il sacerdote farà il rito espiatorio per lui davanti al Signore e gli sarà perdonato, qualunque sia la mancanza di cui si è reso colpevole".


Giobbe 33

1Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi,
ad ogni mia parola porgi l'orecchio.
2Ecco, io apro la bocca,
parla la mia lingua entro il mio palato.
3Il mio cuore dirà sagge parole
e le mie labbra parleranno chiaramente.
4Lo spirito di Dio mi ha creato
e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita.
5Se puoi, rispondimi,
prepàrati davanti a me, sta' pronto.
6Ecco, io sono come te di fronte a Dio
e anch'io sono stato tratto dal fango:
7ecco, nulla hai da temere da me,
né graverò su di te la mano.
8Non hai fatto che dire ai miei orecchi
e ho ben udito il suono dei tuoi detti:
9"Puro son io, senza peccato,
io sono mondo, non ho colpa;
10ma egli contro di me trova pretesti
e mi stima suo nemico;
11pone in ceppi i miei piedi
e spia tutti i miei passi!".
12Ecco, in questo ti rispondo: non hai ragione.
Dio è infatti più grande dell'uomo.
13Perché ti lamenti di lui,
se non risponde ad ogni tua parola?
14Dio parla in un modo
o in un altro, ma non si fa attenzione.
15Parla nel sogno, visione notturna,
quando cade il sopore sugli uomini
e si addormentano sul loro giaciglio;
16apre allora l'orecchio degli uomini
e con apparizioni li spaventa,
17per distogliere l'uomo dal male
e tenerlo lontano dall'orgoglio,
18per preservarne l'anima dalla fossa
e la sua vita dalla morte violenta.
19Lo corregge con il dolore nel suo letto
e con la tortura continua delle ossa;
20quando il suo senso ha nausea del pane,
il suo appetito del cibo squisito;
21quando la sua carne si consuma a vista d'occhio
e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori,
22quando egli si avvicina alla fossa
e la sua vita alla dimora dei morti.
23Ma se vi è un angelo presso di lui,
un protettore solo fra mille,
per mostrare all'uomo il suo dovere,
24abbia pietà di lui e dica:
"Scampalo dallo scender nella fossa,
ho trovato il riscatto",
25allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù,
tornerà ai giorni della sua adolescenza:
26supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza,
gli mostrerà il suo volto in giubilo,
e renderà all'uomo la sua giustizia.
27Egli si rivolgerà agli uomini e dirà:
"Avevo peccato e violato la giustizia,
ma egli non mi ha punito per quel che meritavo;
28mi ha scampato dalla fossa
e la mia vita rivede la luce".
29Ecco, tutto questo fa Dio,
due volte, tre volte con l'uomo,
30per sottrarre l'anima sua dalla fossa
e illuminarla con la luce dei viventi.
31Attendi, Giobbe, ascoltami,
taci e io parlerò:
32ma se hai qualcosa da dire, rispondimi,
parla, perché vorrei darti ragione;
33se no, tu ascoltami
e io ti insegnerò la sapienza.


Salmi 128

1'Canto delle ascensioni.'

Beato l'uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.

2Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d'ogni bene.
3La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.

4Così sarà benedetto l'uomo
che teme il Signore.
5Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.
6Possa tu vedere i figli dei tuoi figli.
Pace su Israele!


Geremia 29

1Queste sono le parole della lettera che il profeta Geremia mandò da Gerusalemme al resto degli anziani in esilio, ai sacerdoti, ai profeti e a tutto il resto del popolo che Nabucodònosor aveva deportato da Gerusalemme a Babilonia; la mandò2dopo che il re Ieconia, la regina madre, i dignitari di corte, i capi di Giuda e di Gerusalemme, gli artigiani e i fabbri erano partiti da Gerusalemme.3Fu recata per mezzo di Elasà figlio di Safàn e di Ghemarìa figlio di Chelkia, che Sedecìa re di Giuda aveva inviati a Nabucodònosor re di Babilonia, in Babilonia.
Essa diceva:
4"Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, a tutti gli esuli che ho fatto deportare da Gerusalemme a Babilonia:5Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti;6prendete moglie e mettete al mondo figli e figlie, scegliete mogli per i figli e maritate le figlie; costoro abbiano figlie e figli. Moltiplicatevi lì e non diminuite.7Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare. Pregate il Signore per esso, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere.
8Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Non vi traggano in errore i profeti che sono in mezzo a voi e i vostri indovini; non date retta ai sogni, che essi sognano.9Poiché con inganno parlano come profeti a voi in mio nome; io non li ho inviati. Oracolo del Signore.10Pertanto dice il Signore: Solamente quando saranno compiuti, riguardo a Babilonia, settanta anni, vi visiterò e realizzerò per voi la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo.11Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo - dice il Signore - progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza.12Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò;13mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore;14mi lascerò trovare da voi - dice il Signore - cambierò in meglio la vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho disperso - dice il Signore - vi ricondurrò nel luogo da dove vi ho fatto condurre in esilio.
15Certo voi dite: Il Signore ci ha suscitato profeti in Babilonia.
16Ebbene, queste le parole del Signore al re che siede sul trono di Davide e a tutto il popolo che abita in questa città, ai vostri fratelli che non sono partiti con voi nella deportazione;17 dice il Signore degli eserciti: Ecco, io manderò contro di essi la spada, la fame e la peste e li renderò come i fichi guasti, che non si possono mangiare tanto sono cattivi.18Li perseguiterò con la spada, la fame e la peste; li farò oggetto di orrore per tutti i regni della terra, oggetto di maledizione, di stupore, di scherno e di obbrobrio in tutte le nazioni nelle quali li ho dispersi,19perché non hanno ascoltato le mie parole - dice il Signore - quando mandavo loro i miei servi, i profeti, con continua premura, eppure essi non hanno ascoltato. Oracolo del Signore.20Voi però ascoltate la parola del Signore, voi deportati tutti, che io ho mandato da Gerusalemme a Babilonia.
21Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, riguardo ad Acab figlio di Kolaià, e a Sedecìa figlio di Maasià, che vi predicono menzogne in mio nome: Ecco, li darò in mano a Nabucodònosor re di Babilonia, il quale li ucciderà sotto i vostri occhi.22Da essi si trarrà una formula di maledizione in uso presso tutti i deportati di Giuda in Babilonia e si dirà: Il Signore ti tratti come Sedecìa e Acab, che il re di Babilonia fece arrostire sul fuoco!23 Poiché essi hanno operato cose nefande in Gerusalemme, hanno commesso adulterio con le mogli del prossimo, hanno proferito in mio nome parole senza che io avessi dato loro alcun ordine. Io stesso lo so bene e ne sono testimone. Oracolo del Signore".

24 A Semaià il Nechelamita tu riferirai queste parole:25 "Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Perché hai mandato in tuo nome lettere a tutto il popolo di Gerusalemme e a Sofonia figlio di Maasià, il sacerdote, e a tutti i sacerdoti, dicendo:26Il Signore ti ha costituito sacerdote al posto del sacerdote Ioiadà, perché fossi sovrintendente nel tempio del Signore, per reprimere qualunque forsennato che vuol fare il profeta, ponendolo in ceppi e in catene.27Orbene, perché non reprimi Geremia da Anatòt, che fa profezie fra di voi?28Infatti egli ci ha mandato a dire in Babilonia: Sarà lunga la cosa! Edificate case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti!".
29Il sacerdote Sofonia lesse questa lettera in presenza del profeta Geremia.
30Allora la parola del Signore fu rivolta a Geremia:31"Invia questo messaggio a tutti i deportati: Così dice il Signore riguardo a Semaià il Nechelamita: Poiché Semaià ha parlato a voi come profeta mentre io non l'avevo mandato e vi ha fatto confidare nella menzogna,32per questo dice il Signore: Ecco punirò Semaià il Nechelamita e la sua discendenza; nessuno dei suoi dimorerà in mezzo a questo popolo, né vedrà il bene che farò al mio popolo - dice il Signore - perché ha predicato la ribellione contro il Signore".


Prima lettera a Timoteo 6

1Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina.2Quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi.

Questo devi insegnare e raccomandare.
3Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà,4costui è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi,5i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno.
6Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione!7Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via.8Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo.9Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione.10L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.

11Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza.12Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
13Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato,14ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,

15che al tempo stabilito sarà a noi rivelata
dal beato e unico sovrano,
il re dei regnanti e signore dei signori,
16il solo che possiede l'immortalità,
che abita una luce inaccessibile;
che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

17Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere;18di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi,19mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.

20O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza,21professando la quale taluni hanno deviato dalla fede.
La grazia sia con voi!


Capitolo XV: Le opere fatte per amore

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1. Non si deve fare alcun male, per nessuna cosa al mondo né per compiacenza verso chicchessia; talora, invece, per giovare a uno che ne ha bisogno, si deve senza esitazione lasciare una cosa buona che si sta facendo, o sostituirla con una ancora più buona: in tal modo non si distrugge l'opera buona, ma soltanto la si trasforma in meglio.

2. A nulla giova un'azione esterna compiuta senza amore; invece, qualunque cosa, per quanto piccola e disprezzata essa sia, se fatta con amore, diventa tutta piena di frutti. In verità Iddio non tiene conto dell'azione umana in sé e per sé, ma dei moventi di ciascuno. Opera grandemente colui che agisce con rettitudine; opera lodevolmente colui che si pone al servizio della comunità, più che del suo capriccio. Accade spesso che ci sembri amore ciò che è piuttosto attaccamento carnale; giacché è raro che, sotto le nostre azioni, non ci siano l'inclinazione naturale, il nostro gusto, la speranza di una ricompensa, il desiderio del nostro comodo. Chi ha un amore vero e perfetto non cerca se stesso, in alcuna sua azione, ma desidera solamente che in ogni cosa si realizzi la gloria di Dio. Di nessuno è invidioso colui che non tende al proprio godimento, né vuole personali soddisfazioni, desiderando, al di là di ogni bene, di avere beatitudine in Dio. Costui non attribuisce alcunché di buono a nessuno, ma riporta il bene totalmente a Dio; dal quale ogni cosa procede, come dalla sua fonte e, nel quale, alla fine, tutti i santi godono pace. Oh, chi avesse anche una sola scintilla di vera carità, per certo capirebbe che tutto ciò che è di questa terra è pieno di vanità.


LETTERA 23: Esprimendo stima per il vescovo Donatista Massimino, accusato di aver ribattezzato un diacono cattolico, Agostino lo invita ad una chiarificazione

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta tra il 391 e il 395.

Esprimendo stima per il vescovo Donatista Massimino, accusato di aver ribattezzato un diacono cattolico, Agostino lo invita ad una chiarificazione (n. 1-4), invitandolo a pacifiche discussioni per ricomporre l'unità della Chiesa (n. 5-8).

AGOSTINO PRETE DELLA CHIESA CATTOLICA, SALUTA NEL SIGNORE MASSIMINO, SIGNORE DILETTISSIMO E ONORABILE FRATELLO

Titoli di deferenza usati verso il vescovo scismatico.

1. Prima di venire all'argomento, su cui mi sono proposto di scrivere alla tua Benevolenza, renderò conto in breve dell'intestazione di questa lettera, perché non meravigli te o alcun altro. Ho scritto: "Signore" poiché sta scritto: Voi, o fratelli, siete stati chiamati alla libertà; soltanto non usate della libertà come occasione per vivere secondo la carne, ma servitevi l'un l'altro nella carità 1. Poiché dunque persino nell'assolvere il compito di scriverti questa lettera io servo te nella carità, non inopportunamente ti chiamo "signore", a causa dell'unico e vero nostro Signore che ci ha dato questo precetto. Quanto poi all'aver io usato l'espressione Dilettissimo, Dio sa che non solo ti amo, ma ti amo come me stesso, dal momento che ho piena coscienza di desiderare per te i beni che desidero per me. Per quanto poi concerne l'aggiunta Onorabile non l'ho fatta per onorare il tuo episcopato; per me infatti tu non sei vescovo; e non considerare questo come detto ingiuriosamente, ma secondo la disposizione d'animo per cui sulla nostra bocca ci deve essere Sì, sì; no, no 2. Infatti né tu né alcun altro di coloro che ci conoscono, ignora che tu non sei mio vescovo né io tuo prete. "Onorabile" dunque volentieri io ti chiamo secondo il principio per cui io so che tu sei uomo, e so che l'uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio 3 e collocato al posto di onore dallo stesso ordine e dallo stesso diritto naturale, purché, comprendendo quello che dev'essere compreso, sappia conservare il suo onore. Poiché sta scritto: L'uomo collocato al posto d'onore non lo ha compreso, si è messo alla pari dei bruti privi di ragione ed è divenuto simile ad essi 4. Perché dunque non dovrei io chiamarti onorabile in quanto sei uomo, tanto più che io non oso disperare della tua salvezza e della tua emendazione finché sei in questa vita? Di chiamarti fratello poi tu sai che ci è stato prescritto da Dio, sicché noi diciamo: "siete nostri fratelli" anche a coloro che dicono di non essere nostri fratelli. E questo ha gran peso per la causa per cui ho voluto scrivere alla tua Fraternità. Ora infatti, dopo che ho chiarito il motivo per cui ho aperto la lettera in questo modo, ascolta con spirito sommamente pacifico quel che segue.

Ribattezzare è una colpa mostruosa.

2. Esprimendo io nei termini più energici possibili la mia esecrazione per l'abitudine lacrimevole e deplorevole, invalsa nella nostra regione, di individui che, pur gloriandosi del nome di Cristiani, non esitano a ribattezzare altri Cristiani, non mancarono di quelli che parlarono bene di te, affermando che tu non lo facevi. Lo confesso, dapprima non ci credetti. In seguito, considerando che è possibile che il timore di Dio s'impadronisca dell'anima di un uomo che pensi alla vita futura per cui si astenga da un crimine così evidente, ci ho creduto, rallegrandomi che, comportandoti così, tu abbia voluto essere non troppo lontano dalla Chiesa Cattolica. Cercavo appunto l'occasione di parlare con te per eliminare, se fosse possibile, la piccola diversità di vedute che era rimasta tra noi, quand'ecco, pochi giorni or sono, mi è stato riferito che tu avevi ribattezzato un nostro diacono di Mutugenna. Mi sono fortemente addolorato tanto per la miserevole caduta di lui quanto per il tuo inatteso crimine, fratello mio. So infatti quale sia la Chiesa Cattolica. Le genti costituiscono l'eredità di Cristo e il dominio di Cristo si estende fino ai confini della terra 5. Lo sapete anche voi o, se non lo sapete, prestate attenzione: si può molto facilmente comprendere quando si vuole. Orbene, ribattezzare un eretico il quale abbia ricevuto quel carattere di santità, che è stato tramandato dalla dottrina cristiana, è indubbiamente una colpa, ma ribattezzare un cattolico è delitto mostruoso. Tuttavia, non credendo ancora che la cosa stesse così, poiché avevo nei tuoi confronti una buona opinione fermamente radicata in me, mi recai di persona a Mutugenna e, a dire il vero, non riuscii a vedere quello sventurato, ma appresi dai suoi genitori che è già stato fatto anche vostro diacono. E tuttavia io conservo ancora una così buona opinione circa i tuoi sentimenti, da non credere che egli sia stato ribattezzato.

Non si deve agire per rispetto umano.

3. Ti supplico dunque, fratello carissimo, per la divinità e l'umanità di nostro Signore Gesù Cristo, di degnarti di rispondermi chiarendo com'è andata la cosa, e di farlo tenendo conto che voglio leggere pubblicamente in Chiesa la tua lettera ai nostri fratelli. Questo ho voluto scriverti per non offendere la tua carità facendo in seguito quello che non ti saresti atteso che facessi e perché tu non avessi a muovere nei miei confronti giusta lagnanza presso i nostri comuni amici. Non vedo dunque che cosa possa impedirti di rispondermi. Infatti, se ribattezzi, non hai nessuna ragione di temere i tuoi compagni di comunione rispondendomi che fai quello che essi ti ordinerebbero di fare quand'anche tu non volessi. Quando poi, con tutte le prove a tua disposizione, sosterrai che si deve fare, non solo non si sdegneranno, ma anzi ti loderanno. Se invece non ribattezzi, àrmati, fratello mio Massimino, àrmati della libertà che si addice ad un cristiano, te ne supplico; sotto gli occhi di Cristo non temere il biasimo e non paventare la potenza di nessuno. Passano l'onore e il fasto di questo mondo. Nel futuro giudizio di Cristo né i troni posti su alte gradinate né i seggi drappeggiati né le schiere delle vergini consacrate a Dio, che vengono incontro cantando, potranno essere addotti a difesa quando le nostre coscienze cominceranno ad accusarci e l'arbitro delle coscienze a giudicarci. Le cose che qui onorano là ònerano; quelle che qui son di sollievo là sono d'aggravio. Gli onori, che vengono tributati temporaneamente alle nostre persone per utilità della Chiesa, saranno forse giustificati dalla nostra buona coscienza, ma non potranno mai giustificarla se cattiva.

Il carattere indelebile del battesimo.

4. Perciò quello che fai con animo così pio e religioso (se, beninteso, lo fai) di non ripetere il battesimo della Chiesa Cattolica ma anzi di approvarlo come quello dell'unica e verissima Madre, la quale offre il suo seno a tutte le genti che devono essere rigenerate e, dopo averle rigenerate, trasfonde in esse il latte delle sue mammelle, come quello dell'unico possedimento di Cristo che si estende sino ai confini della terra 6, se davvero lo fai, perché non lo proclami con voce libera ed esultante? Perché celi sotto il moggio lo splendore così salutare della tua lucerna 7? Perché, stracciate e gettate via le vecchie pelli della servitù timorosa e rivestito invece della libertà cristiana, non esci fuori e non dichiari: "Io conosco un solo battesimo amministrato ed impresso come sacramento in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; quando trovo questa formula devo necessariamente approvarla: io non distruggo ciò che riconosco come appartenente al Signore, non abbatto la bandiera del mio re"? Anche coloro che si divisero la veste di Cristo non la lacerarono 8; eppure essi non credevano ancora che Cristo sarebbe risorto, anzi lo vedevano morente. Se dai persecutori non fu divisa in varie parti la veste di Chi pendeva dalla croce, perché mai da Cristiani viene distrutto il sacramento di Chi è assiso nel cielo? Se io fossi stato un giudeo al tempo dell'antico popolo [di Dio], non potendo essere altro di meglio, avrei senza dubbio ricevuto la circoncisione. Questo simbolo della giustizia della fede 9 ebbe in quel tempo, prima di essere abolito dall'avvento del Signore, un valore così grande che l'Angelo avrebbe soffocato il figlio ancora infante di Mosè, se la madre, afferrata una selce affilata, non avesse circonciso il bambino e con questo sacramento non avesse scongiurato l'imminente sventura 10. Questo medesimo sacramento arrestò il corso del Giordano e lo fece risalire verso la sorgente 11. Questo sacramento il Signore stesso, sebbene lo abbia annullato con la Crocifissione, tuttavia lo ricevette alla sua nascita 12. Infatti quei segni non furono condannati, ma cedettero il posto ad altri, più opportuni, che li sostituivano. Giacché come il primo avvento del Signore abolì la circoncisione, così il secondo avvento abolirà il Battesimo. Come adesso infatti, dopo che è giunta la libertà della fede ed è stato rimosso il giogo della schiavitù, nessun cristiano viene circonciso nella carne, così allora, quando i giusti regneranno col Signore e gli empi saranno stati condannati, nessuno sarà battezzato, ma durerà in eterno ciò che questi due segni sacri prefigurano, cioè la circoncisione del cuore e la purezza della coscienza. Facciamo dunque l'ipotesi ch'io fossi stato un Giudeo di quel tempo e fosse venuto da me un Samaritano e avesse voluto [farsi Giudeo] - dopo aver rinunciato all'errore che anche il Signore ha condannato dicendo: Voi adorate quello che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei 13 - nella ipotesi dunque che un Samaritano, che i Samaritani avevano circonciso, avesse voluto farsi Giudeo, certamente sarebbe mancato il coraggio di effettuare la ripetizione e saremmo stati costretti non a ripetere ma ad approvare ciò che era stato fatto presso degli eretici, poiché Dio lo aveva comandato. Ora, se nella carne di un uomo circonciso non avrei trovato un posto in cui ripetere la circoncisione, poiché quel membro è uno solo, molto meno in un cuore solo è possibile trovare un posto in cui si possa ripetere il battesimo di Cristo. Pertanto voi che volete raddoppiare [il battesimo] è assolutamente necessario che andiate a cercare dei cuori doppi.

I Donatisti lacerano l'unità dei battezzati.

5. Proclama dunque che fai bene se non ribattezzi e rispondimi su questo punto non solo senza trepidazione ma anche con gioia. Nessun conciliabolo dei tuoi ti atterrisca, o fratello. Infatti se questo è loro dispiaciuto, non sono degni di averti [con loro]; se invece è riuscito loro gradito, noi crediamo che per la misericordia del Signore (che non abbandona mai quelli che temono di dispiacergli e cercano di piacergli) presto tra voi e noi ci sarà la pace, affinché non succeda che per colpa delle nostre dignità, carico di cui si deve render un conto pieno di rischi, le misere plebi che credono in Cristo abbiano comuni i cibi nelle loro case e non possano avere comune la mensa di Cristo. Non deploriamo forse il fatto che marito e moglie, per unire i loro corpi con un patto di sicura fedeltà, si fanno per lo più reciproco giuramento nel nome di Cristo e poi, con la diversità di comunione, lacerano il corpo di Cristo stesso? Se per la tua modestia, per la tua prudenza e per l'affetto che dobbiamo a Colui che ha versato il suo sangue per noi, saranno eliminati in queste regioni questo così grave scandalo, questo così grave trionfo del diavolo, questa così grave rovina delle anime, chi potrebbe esprimere a parole quale palma ti prepara il Signore perché da te venga un esempio di medicina tanto degno di imitazione per risanare le altre membra che in tutta l'Africa giacciono miseramente travagliate dalla corruzione? Quanta paura ho che tu pensi ch'io ti parli insultandoti piuttosto che con affetto, dal momento che tu non puoi vedere il mio cuore! Ma senza dubbio non trovo che cosa possa fare di più che presentare a te le mie parole e a Dio il mio animo, affinché vengano giudicati.

Si discuta pacificamente per eliminare lo scisma.

6. Togliamo di mezzo gli inutili rimproveri che le due parti sogliono scagliarsi contro reciprocamente per ignoranza e tu non rinfacciarmi i tempi di Macario come io non ti rinfaccerò la crudeltà dei Circoncellioni. Se questo fatto non ricade su di te, nemmeno l'altro ricade su di me. L'aia del Signore non è ancora stata vagliata : non può essere senza paglia. Noi per parte nostra preghiamo e facciamo quanto è in nostro potere per essere frumento! Io non posso tacere sulla ripetizione del battesimo a un nostro diacono, perché so quanto mi sarebbe pernicioso il silenzio. Infatti non penso di passare il tempo nelle cariche ecclesiastiche soddisfacendo la mia vanità, ma penso che renderò conto al principe di tutti i pastori delle pecore che mi furono affidate. Se per caso non ti facesse piacere che io ti scriva queste cose, tu, fratello, devi perdonare il mio timore. Infatti ho una gran paura che, se taccio e fingo di non sapere, altri ancora vengano da voi ribattezzati. Ho deciso pertanto di trattare questa causa conformemente alle forze e alla capacità che il Signore si degna di concedermi, in modo tale che attraverso le nostre pacifiche discussioni tutti coloro che hanno rapporti con noi comprendano quanto la Chiesa Cattolica si differenzi dalle comunità eretiche o scismatiche e quanto sia necessario stare in guardia contro il flagello sia delle zizzanie che dei sarmenti recisi dalla vite del Signore. Se accetterai di buon grado questa discussione con me con l'intesa che, con pieno accordo tra noi, le lettere di entrambi vengano lette al popolo, esulterò d'ineffabile letizia; ma se non lo accetti serenamente, che potrò fare, fratello, se non leggere al popolo cattolico le nostre lettere anche contro la tua volontà, affinché possa essere più istruito? Se poi non ti degnerai di rispondermi, ho deciso di leggere almeno la mia, affinché, se non è possibile altrimenti, si vergognino di farsi ribattezzare, una volta conosciuta la scarsa fiducia che voi avete della vostra causa.

Come debbano svolgersi le discussioni per la pace ecclesiale.

7. E non farò questo finché i soldati sono qui perché nessuno di voi creda ch'io abbia voluto trattare la questione con maggior tumulto di quello che vorrebbe la causa della pace; bensì dopo la partenza dei soldati, affinché tutti gli uditori comprendano che il mio proposito non è quello che degli uomini vengano costretti contro la loro volontà ad aderire alla comunione di qualcuno, ma che la verità diventi ad essi chiara attraverso una ricerca condotta con la massima tranquillità. Per parte nostra cesserà il terrore rappresentato dal potere temporale, cessi anche per parte vostra il terrore diffuso dalle bande dei Circoncellioni. Trattiamo la cosa concretamente, razionalmente, basandoci sulla autorità delle Sacre Scritture; quieti e tranquilli, per quanto ci è possibile, domandiamo, cerchiamo, bussiamo 14, affinché possiamo ottenere e trovare e ci si apra. Chissà che non avvenga che, assecondando il Signore i nostri sforzi e le nostre preghiere concordi, cominci a sparire dalle nostre terre un obbrobrio e un'empietà così grande delle regioni africane. Se tu non credi ch'io voglia discutere dopo la partenza dei soldati, tu rispondimi dopo la partenza dei soldati. Infatti se io avrò voluto leggere al popolo la mia lettera alla presenza dei soldati, la sua presentazione dimostrerà ch'io sono un mancatore di parola. La misericordia del Signore tenga lontana una simile eventualità dalla mia condotta e dai miei propositi ch'Egli s'è degnato ispirarmi mediante il suo giogo.

A. agisce in assenza del proprio vescovo.

8. Il mio vescovo, se fosse stato presente, avrebbe forse preferito inviare lui una lettera alla tua Benevolenza, oppure l'avrei scritta io per suo ordine o col suo permesso. Ma in sua assenza, poiché l'iterazione del battesimo al diacono è recente o, si dice che lo sia, io stimolato dagli aculei di un dolore acerbissimo per la morte vera d'un fratello, non ho sopportato che l'azione stessa perdesse di attualità per la dilazione. La ricompensa della pace (con l'aiuto della misericordia e della provvidenza del Signore) forse presto lenirà questo mio dolore. Il nostro Dio e Signore si degni d'infonderti uno spirito di pace, o signore e fratello dilettissimo.

 

1 - Gal 5, 13.

2 - Mt 5, 37; Gc 5, 12.

3 - Gn 1, 27.

4 - Sal 48, 21.

5 - Sal 2, 8.

6 - Ibid.

7 - Mt 5, 15; Lc 11, 33; 8, 16; Mc 4, 21.

8 - Gv 19, 24.

9 - Rm 4, 11.

10 - Es 4, 24 ss.

11 - Sal 113, 3; 5, 11.

12 - Lc 2, 21.

13 - Gv 4, 22.

14 - Mt 7, 7 s.; Lc 11, 9 s.


Un bidente prodigioso

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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L’anno 1875, per animare i suoi a celebrare il mese di Maria Ausiliatrice con grande impegno, Don Bosco espose loro un sogno che suscitò profonda e durevole emozione. Lo annunciò la sera del 30 aprile e lo narrò la sera del 4 maggio, appagando una aspettativa fattasi di giorno in giorno più fervida e ansiosa. Noi lo riassumiamo servendoci, al solito, delle parole stesse di Don Bosco.
«Appena coricato, presi sonno e mi sembrò di trovarmi in una estesissima valle: di qua e di là vi era un’alta collina. In fondo alla valle da una parte splendeva una luce chiara, dall’altra parte l’orizzonte era semioscuro.
Mentre contemplavo quella pianura, vidi venire verso di me Buzzetti e Gastini [ fedeli collaboratori della prima ora], i quali mi dissero:
— Don Bosco, monti a cavallo.
E io:
— Non voglio andare a cavallo; sono andato una volta e sono caduto.
Buzzetti e Gastini insistettero:
— Monti a cavallo e presto, che non abbiamo tempo da perdere.
— Ma dove si trova questo cavallo? Io qui non vedo nessun cavallo.
— Eccolo là — gridò Gastini.
Mi voltai da quella parte e vidi un bellissimo e brioso cavallo:
aveva alte e grosse le gambe, folta la criniera e lucentissimo il pelo.
— Ebbene — risposi — poiché volete che io monti a cavallo, monterò; ma se mi rompo il collo, tu Buzzetti dovrai mettermelo a posto! Ci avvicinammo al cavallo. Salii sulla groppa con molta fatica, mentre essi mi aiutavano. Finalmente eccomi in arcione. Come mi sembrò alto allora quel cavallo! Mi pareva di essere sopra un poggio elevato, dal quale io dominavo tutta la valle.
Ed ecco che il cavallo si mette in moto. Dopo un buon cammino si fermò. Allora vidi venire verso di me tutti i preti dell’Oratorio con molti chierici, i quali circondarono il mio cavallo. Tra di essi vidi Don Rua, Don Cagliero, Don Bologna. Avevano tutti un aspetto malinconico che indicava forte turbamento. Volli sapere che cosa stava succedendo; uno mi porse una tromba, dicendomi di soffiarvi dentro. Vi soffiai e ne uscì questa voce: “Siamo nel paese della prova”.
Allora si vide discendere dalla collina una quantità di giovani, tale che credo fossero un venti e più mila. Tutti, armati di una forca, si avanzavano in silenzio e a grandi passi verso la valle. Fra questi vidi tutti i giovani dell’Oratorio e degli altri collegi e moltissimi che io non conoscevo. In quel mentre da una parte della valle cominciò a oscurarsi il cielo per modo tale che pareva notte, e comparve un immenso numero di animali, che sembravano leoni e tigri. Con gli occhi rossi, quasi fuori delle occhiaie, si lanciarono contro i giovani, i quali si difendevano disperatamente con la forca a due punte, alzandola e abbassandola secondo l’assalto delle fiere. I mostri mordevano i ferri della forca, si rompevano i denti e sparivano. C’erano dei giovani che avevano la forca con una sola punta, e rimanevano feriti; altri l’avevano col manico rotto, altri col manico tarlato; c’erano anche dei presuntuosi che si getta vano contro quegli animali senz’arma e rimanevano vittime; non pochi rimasero uccisi.
Intanto il mio cavallo fu circondato da numerosi serpenti; ma con salti e calci, a destra e a sinistra, li schiacciava e li allontana va, mentre andava sempre crescendo, fino a raggiungere una grande altezza.
Ho domandato a Uno che cosa significassero quelle forche a due punte. Mi si portò una forca e vidi scritto sopra una delle due punte: Confessione, e sopra l’altra: Comunione.
— Ma che cosa significano quelle due punte?
— Soffi nella tromba.
Soffiai e ne uscì questa voce: “Confessione e Comunione ben fatte”.
Soffiai di nuovo e ne uscì questa voce: “Manico rotto: Confessioni e Comunioni malfatte; manico tarlato: Confessioni difettose”.
Finito questo primo assalto, feci a cavallo un giro per il campo di battaglia e vidi molti feriti e molti morti. Alcuni giacevano a terra strangolati, col collo gonfio in modo deforme, altri con la faccia deformata in modo orribile; altri morti di fame, sebbene avessero lì vicino un piatto di bei confetti. Quelli strangolati sono quelli che avendo avuto fin da piccoli la disgrazia di commettere qualche peccato, non se ne confessarono mai; quelli deformi nella faccia erano i golosi; quelli morti di fame, coloro che vanno a con fessarsi, ma non mettono in pratica gli avvisi del confessore.
Vicino a ciascuno di quelli che avevano il manico tarlato stava scritta una parola. Chi aveva scritto: superbia; chi: accidia; chi: impurità ecc. Ho anche notato che i giovani, mentre camminavano, passavano sopra uno strato di rose e ne godevano, ma fatti pochi passi, mandavano un grido e cadevano morti o rimanevano feriti, poiché sotto le rose c’erano le spine. Altri però, calpestando quelle rose con coraggio, vi camminavano sopra animandosi a vicenda e rimanevano vincitori.
Ma di nuovo si oscurò il cielo e in un momento apparvero quegli animali e mostri più numerosi di prima, e anche il mio cavallo ne fu circondato. I mostri crebbero a dismisura, in modo che anch’io cominciai ad avere paura, e mi sembrava già di essere graffiato dalle loro zampe. Sennonché si portò anche a me una forca; presi anch’io a combattere e quei mostri furono messi in fuga.
Allora soffiai nella tromba e rimbombò per la valle questa voce: “Vittoria! Vittoria!”.
— Ma come — dissi io — abbiamo riportato vittoria? Eppure vi sono tanti feriti e anche morti!
Allora, soffiando nella tromba, si sentì questa voce: “Tempo ai vinti”.
Quindi il cielo si rasserenò e comparve un arcobaleno di una bel lezza indescrivibile. Era così largo che sembrava si appoggiasse a Superga e, facendo un arco, andasse a poggiare sul Moncenisio. I vincitori portavano corone così brillanti che era una meraviglia a vederli; la loro faccia risplendeva di una bellezza incantevole. In mezzo all’arcobaleno si vedeva una specie di orchestra affollata di gente piena di giubilo. Una nobilissima Signora vestita regalmente si fece alla sponda di quell’orchestra gridando: — Figli miei, venite; ricoveratevi sotto il mio manto.
In quel momento si distese un larghissimo manto e tutti i giovani presero a corrervi sotto: alcuni volavano e avevano scritto sulla fronte: innocenza; altri camminavano a piedi, altri si trascinavano; anch’io mi misi a correre, e mentre correvo, mi svegliai».
Due giorni dopo Don Bosco volle appagare la legittima curiosità del suo vivace uditorio e disse: «Quella valle, quel paese della prova è questo mondo; quei serpenti i demoni; quei mostri le cattive tentazioni; il cavallo è la confidenza in Dio; quelli che passavano sulle rose e cadevano morti sono quelli che si danno ai piaceri mondani; quelli che calpestavano le rose sono quelli che disprezzano i piaceri del mondo e riescono vincitori; quelli che volavano sotto il manto sono gli innocenti.
Quelli tra di voi che desiderano sapere se fossero o no vincitori, se fossero tra i morti o i feriti, vengano da me e poco per volta li accontenterò».
Qualche giorno dopo, Don Giulio Barberis [ catechista Generale della Congregazione], portò il discorso sul sogno per saperne di più. Don Bosco si limitò a rispondere tutto serio: « C’è ben qualche cosa più che un sogno! ».
Così si spiega quanto afferma il suo segretario Don G. Berto:
«Anch’io volli domandare la parte mia; ne ebbi risposta così precisa, che piansi e dissi: “Se fosse venuto un angelo dal cielo, non poteva colpire meglio nel segno”».


9-26 Dicembre 22, 1909 Il perché degli stati di abbandono nelle anime sante prima di morire.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Avendo fatto la comunione stavo lamentandomi col benedetto Gesù delle sue privazioni, e se viene è quasi sempre a lampo, oppure tutto silenzioso. E Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quasi in tutte le anime in cui mi sono comunicato in modo straordinario, ho permesso alla fine della vita questi stati di abbandono, e questo non solo per altri miei fini, ma anche per restare in tutta la mia condotta onorato e giustificato, perché molti dicono: “Sicuro che queste anime dovevano giungere ad un punto sì alto di santità e tanto lo hanno amato, con tanti favori, con tante grazie e carismi, dovevano essere ben ingrate per non giungere a tanto. Se li avessimo ricevuto noi, anche noi saremmo giunti più di loro”. Ed Io, a giustificare la mia condotta, manifesterò loro gli abbandoni, le privazioni in cui ho messo queste anime, che è un purgatorio vivente per loro, e quindi la loro fedeltà, l’eroismo delle loro virtù, e come è più facile e tollerabile soffrire la povertà senza conoscere le ricchezze, che nascere ricco, abituarsi a vivere ricco, e poi perdere le ricchezze e vivere povero; molto più che le ricchezze soprannaturali non sono come le materiali che servono al corpo, e al più si diffondono all’esterno, le soprannaturali penetrano fin nelle midolla, nelle fibre più intime, nella parte più nobile dell’intelligenza, basta dire che è più che martirio. Io stesso mi impietosisco tanto, che quasi mi si spezza il cuore per tenerezza, e sono costretto a sentirmelo spezzare spesso spesso che non posso resistere, ed anche per dar loro forza per poter compiere la loro consumazione. Tutti gli angeli e santi hanno l’occhio su di loro e me le vegliano per non farle soccombere, sapendo il crudo martirio che soffrono. Figlia mia, coraggio, tu hai ragione; ma sappi che tutto è amore in Me”.

(3) E mentre ciò diceva, pareva che più si allontanava. Io mi sentivo consumare anche la stessa natura e sciogliermi nel nulla. Quelli germi di fortezza che mi pareva di sentire, di luce, di conoscenza, tutto si risolveva nel nulla; io mi sentivo morire, eppure vivo. In questo mentre è ritornato, e pareva che prendendomi in braccio mi sosteneva questo mio nulla, e pareva che mi dicesse:

(4) “Vedi figlia mia, come sciogliendosi il piccolo germe della tua fortezza, il lumicino della tua luce, la piccola conoscenza che hai di Me, e tutte le altre tue piccole doti, sottentra la mia fortezza, la mia luce, la mia sapienza, la mia bellezza, e tutte le altre mie doti a riempire questo tuo nulla? Non ne sei tu contenta?”

(5) Ed io gli ho detto: “Senti Gesù, se continuerai così perderai il gusto di tenermi in terra”. E l’ho ripetuto varie volte. E Gesù, non volendo sentire questo mio dire mi ha risposto:

(6) “Senti figlia mia, Io non perderò mai il tuo gusto, se ti terrò in terra, terrò in terra il gusto; se ti porterò in Cielo, terrò il tuo gusto in Cielo. Sai piuttosto chi perderà il gusto? Il tuo confessore”.