Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 2° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Giovanni 2
1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino".4E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora".5La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".
6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo.8Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono.9E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo10e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
12Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.
13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,16e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato".17I discepoli si ricordarono che sta scritto: 'Lo zelo per la tua casa mi divora'.18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?".19Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".20Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?".21Ma egli parlava del tempio del suo corpo.22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome.24Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti25e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.
Esodo 21
1Queste sono le norme che tu esporrai loro.
2Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni e nel settimo potrà andarsene libero, senza riscatto.3Se è entrato solo, uscirà solo; se era coniugato, sua moglie se ne andrà con lui.4Se il suo padrone gli ha dato moglie e questa gli ha partorito figli o figlie, la donna e i suoi figli saranno proprietà del padrone ed egli se ne andrà solo.5Ma se lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà,6allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l'orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre.
7Quando un uomo venderà la figlia come schiava, essa non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi.8Se essa non piace al padrone, che così non se la prende come concubina, la farà riscattare. Comunque egli non può venderla a gente straniera, agendo con frode verso di lei.9Se egli la vuol dare come concubina al proprio figlio, si comporterà nei suoi riguardi secondo il diritto delle figlie.10Se egli ne prende un'altra per sé, non diminuirà alla prima il nutrimento, il vestiario, la coabitazione.11Se egli non fornisce a lei queste cose, essa potrà andarsene, senza che sia pagato il prezzo del riscatto.
12Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte.13Però per colui che non ha teso insidia, ma che Dio gli ha fatto incontrare, io ti fisserò un luogo dove potrà rifugiarsi.14Ma, quando un uomo attenta al suo prossimo per ucciderlo con inganno, allora lo strapperai anche dal mio altare, perché sia messo a morte.
15Colui che percuote suo padre o sua madre sarà messo a morte.
16Colui che rapisce un uomo e lo vende, se lo si trova ancora in mano a lui, sarà messo a morte.
17Colui che maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte.
18Quando alcuni uomini rissano e uno colpisce il suo prossimo con una pietra o con il pugno e questi non è morto, ma debba mettersi a letto,19se poi si alza ed esce con il bastone, chi lo ha colpito sarà ritenuto innocente, ma dovrà pagare il riposo forzato e procurargli le cure.
20Quando un uomo colpisce con il bastone il suo schiavo o la sua schiava e gli muore sotto le sue mani, si deve fare vendetta.21Ma se sopravvive un giorno o due, non sarà vendicato, perché è acquisto del suo denaro.
22Quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà un'ammenda, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato.23Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita:24occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede,25bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.
26Quando un uomo colpisce l'occhio del suo schiavo o della sua schiava e lo acceca, gli darà la libertà in compenso dell'occhio.27Se fa cadere il dente del suo schiavo o della sua schiava, gli darà la libertà in compenso del dente.
28Quando un bue cozza con le corna contro un uomo o una donna e ne segue la morte, il bue sarà lapidato e non se ne mangerà la carne. Però il proprietario del bue è innocente.
29Ma se il bue era solito cozzare con le corna già prima e il padrone era stato avvisato e non lo aveva custodito, se ha causato la morte di un uomo o di una donna, il bue sarà lapidato e anche il suo padrone dev'essere messo a morte.30Se invece gli viene imposta una compensazione, egli pagherà il riscatto della propria vita, secondo quanto gli verrà imposto.31Se cozza con le corna contro un figlio o se cozza contro una figlia, si procederà nella stessa maniera.
32Se il bue colpisce con le corna uno schiavo o una schiava, si pagheranno al padrone trenta sicli d'argento e il bue sarà lapidato.
33Quando un uomo lascia una cisterna aperta oppure quando un uomo scava una cisterna e non la copre, se vi cade un bue o un asino,34il proprietario della cisterna deve dare l'indennizzo: verserà il denaro al padrone della bestia e l'animale morto gli apparterrà.
35Quando il bue di un uomo cozza contro il bue del suo prossimo e ne causa la morte, essi venderanno il bue vivo e se ne divideranno il prezzo; si divideranno anche la bestia morta.36Ma se è notorio che il bue cozzava già prima e il suo padrone non lo ha custodito, egli dovrà dare come indennizzo bue per bue e la bestia morta gli apparterrà.
37Quando un uomo ruba un bue o un montone e poi lo scanna o lo vende, darà come indennizzo cinque capi di grosso bestiame per il bue e quattro capi di bestiame per il montone.
Giobbe 23
1Giobbe allora rispose:
2Ancor oggi il mio lamento è amaro
e la sua mano grava sopra i miei gemiti.
3Oh, potessi sapere dove trovarlo,
potessi arrivare fino al suo trono!
4Esporrei davanti a lui la mia causa
e avrei piene le labbra di ragioni.
5Verrei a sapere le parole che mi risponde
e capirei che cosa mi deve dire.
6Con sfoggio di potenza discuterebbe con me?
Se almeno mi ascoltasse!
7Allora un giusto discuterebbe con lui
e io per sempre sarei assolto dal mio giudice.
8Ma se vado in avanti, egli non c'è,
se vado indietro, non lo sento.
9A sinistra lo cerco e non lo scorgo,
mi volgo a destra e non lo vedo.
10Poiché egli conosce la mia condotta,
se mi prova al crogiuolo, come oro puro io ne esco.
11Alle sue orme si è attaccato il mio piede,
al suo cammino mi sono attenuto e non ho deviato;
12dai comandi delle sue labbra non mi sono
allontanato,
nel cuore ho riposto i detti della sua bocca.
13Se egli sceglie, chi lo farà cambiare?
Ciò che egli vuole, lo fa.
14Compie, certo, il mio destino
e di simili piani ne ha molti.
15Per questo davanti a lui sono atterrito,
ci penso e ho paura di lui.
16Dio ha fiaccato il mio cuore,
l'Onnipotente mi ha atterrito;
17non sono infatti perduto a causa della tenebra,
né a causa dell'oscurità che ricopre il mio volto.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Isaia 19
1Oracolo sull'Egitto.
Ecco, il Signore cavalca una nube leggera
ed entra in Egitto.
Crollano gli idoli d'Egitto davanti a lui
e agli Egiziani vien meno il cuore nel petto.
2Aizzerò gli Egiziani contro gli Egiziani:
combatterà fratello contro fratello,
uomo contro uomo,
città contro città, regno contro regno.
3Gli Egiziani perderanno il senno
e io distruggerò il loro consiglio;
per questo ricorreranno agli idoli e ai maghi,
ai negromanti e agli indovini.
4Ma io metterò gli Egiziani
in mano a un duro padrone, un re crudele li dominerà.
Oracolo del Signore, Dio degli eserciti.
5Si prosciugheranno le acque del mare,
il fiume si inaridirà e seccherà.
6I suoi canali diventeranno putridi,
diminuiranno e seccheranno i torrenti dell'Egitto,
canne e giunchi ingialliranno.
7I giunchi sulle rive e alla foce del Nilo
e tutti i seminati del Nilo
seccheranno, saranno dispersi dal vento, non saranno più.
8I pescatori si lamenteranno, gemeranno
quanti gettano l'amo nel Nilo,
quanti stendono le reti sull'acqua saranno desolati.
9Saranno delusi i lavoratori del lino,
le cardatrici e i tessitori impallidiranno;
10i tessitori saranno avviliti,
tutti i salariati saranno costernati.
11Quanto sono stolti i principi di Tanis!
I più saggi consiglieri del faraone sono uno stupido consiglio.
Come osate dire al faraone:
"Sono figlio di saggi, figlio di re antichi"?
12Dove sono, dunque, i tuoi saggi?
Ti rivelino e manifestino
quanto ha deciso il Signore degli eserciti
a proposito dell'Egitto.
13Stolti sono i principi di Tanis;
si ingannano i principi di Menfi.
Hanno fatto traviare l'Egitto
i capi delle sue tribù.
14Il Signore ha mandato in mezzo a loro
uno spirito di smarrimento;
essi fanno smarrire l'Egitto in ogni impresa,
come barcolla un ubriaco nel vomito.
15Non riuscirà all'Egitto qualunque opera faccia:
il capo o la coda, la palma o il giunco.
16In quel giorno gli Egiziani diventeranno come femmine, tremeranno e temeranno all'agitarsi della mano che il Signore degli eserciti agiterà contro di loro.17Il paese di Giuda sarà il terrore degli Egiziani; quando se ne parlerà, ne avranno spavento, a causa del proposito che il Signore degli eserciti ha formulato sopra di esso.
18In quel giorno ci saranno cinque città nell'Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti; una di esse si chiamerà Città del sole.19In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo al paese d'Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera:20sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nel paese d'Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà.21Il Signore si rivelerà agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno.22Il Signore percuoterà ancora gli Egiziani ma, una volta colpiti, li risanerà. Essi faranno ritorno al Signore ed egli si placherà e li risanerà.
23In quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso l'Assiria; l'Assiro andrà in Egitto e l'Egiziano in Assiria; gli Egiziani serviranno il Signore insieme con gli Assiri.24In quel giorno Israele sarà il terzo con l'Egitto e l'Assiria, una benedizione in mezzo alla terra.25Li benedirà il Signore degli eserciti: "Benedetto sia l'Egiziano mio popolo, l'Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità".
Lettera ai Galati 4
1Ecco, io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto;2ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre.3Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo.4Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge,5per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli.6E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!7Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.
8Ma un tempo, per la vostra ignoranza di Dio, eravate sottomessi a divinità, che in realtà non lo sono;9ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire?10Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni!11Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo.
12Siate come me, ve ne prego, poiché anch'io sono stato come voi, fratelli. Non mi avete offeso in nulla.13Sapete che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunziai la prima volta il vangelo;14e quella che nella mia carne era per voi una prova non l'avete disprezzata né respinta, ma al contrario mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù.
15Dove sono dunque le vostre felicitazioni? Vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati anche gli occhi per darmeli.16Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità?17Costoro si danno premura per voi, ma non onestamente; vogliono mettervi fuori, perché mostriate zelo per loro.18È bello invece essere circondati di premure nel bene sempre e non solo quando io mi trovo presso di voi,19figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi!20Vorrei essere vicino a voi in questo momento e poter cambiare il tono della mia voce, perché non so cosa fare a vostro riguardo.
21Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge?22Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera.23Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa.24Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar25- il Sinai è un monte dell'Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli.26Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre.27Sta scritto infatti:
'Rallègrati, sterile, che non partorisci,
grida nell'allegria tu che non conosci i dolori del parto,
perché molti sono i figli dell'abbandonata,
più di quelli della donna che ha marito'.
28Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco.29E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora.30Però, che cosa dice la Scrittura? 'Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio' della donna libera.31Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera.
Capitolo IX: Offrire noi stessi a Dio, con tutto quello che è in noi, pregando per tutti
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. Tue sono le cose, o Signore, quelle del cielo e quelle della terra: a te voglio, liberamente, offrire me stesso e restare tuo per sempre. O Signore, con cuore sincero, oggi io mi dono a te in perpetuo servizio, in obbedienza e in sacrificio di lode perenne. Accettami, insieme con questa offerta santa del tuo corpo prezioso, che io - alla presenza e con l'assistenza invisibile degli angeli - ora ti faccio, per la mia salvezza e per la salvezza di tutto il popolo, O Signore, sull'altare della tua espiazione offro a te tutti i miei peccati e le colpe da me commesse al cospetto tuo e dei tuoi santi angeli, dal giorno in cui fui capace di peccare fino ad oggi; affinché tutto tu accenda e consumi nel fuoco del tuo amore, cancellando ogni macchia dei miei peccati; affinché tu purifichi la mia coscienza da ogni colpa; affinché tu mi ridia la tua grazia, che ho perduta col peccato, tutto perdonando e misericordiosamente accogliendomi nel bacio della pace. Che posso io fare per i miei peccati, se non confessarli umilmente nel pianto e pregare senza posa per avere la tua intercessione? Ti scongiuro, dammi benevolo ascolto, mentre mi pongo dinanzi a te, o mio Dio. Grande disgusto io provo per tutti i miei peccati; non voglio più commetterne, anzi di essi mi dolgo e mi dorrò per tutta la vita, pronto a fare penitenza e, per quanto io possa, a pagare per essi. Rimetti, o Signore, rimetti i miei peccati, per il tuo santo nome: salva l'anima mia, che tu hai redenta con il tuo sangue prezioso. Ecco, io mi affido alla tua misericordia; mi metto nelle tue mani. Opera tu con me secondo la tua bontà, non secondo la mia perfidia e la mia iniquità.
2. Anche tutto quello che ho di buono, per quanto sia molto poco e imperfetto, lo offro a te, affinché tu lo perfezioni e lo santifichi; affinché ti sia gradito e tu voglia accettarlo, accrescendone il valore; affinché tu voglia portarmi - inoperoso e inutile piccolo uomo, qual sono - a un termine beato e glorioso. Offro parimenti a te tutti i buoni desideri delle persone devote e le necessità dei parenti e degli amici, dei fratelli e delle sorelle, di tutti i miei cari e di coloro che, per amor tuo, fecero del bene a me o ad altri; infine di tutte le persone - quelle ancora in vita e quelle che già hanno lasciato questo mondo - che da me desiderarono e chiesero preghiere e sante Messe, per loro e per tutti i loro cari. Che tutti sentano venire sopra di sé l'aiuto della tua grazia, l'abbondanza della consolazione, la protezione dai pericoli, la liberazione dalle pene! Che tutti, liberati da ogni male, ti rendano in letizia grazie solenni. Ancora, e in modo speciale, ti offro preghiere e sacrifici di espiazione per quelli che mi hanno fatto qualche torto, mi hanno cagionato dolore, mi hanno calunniato o recato danno, mi hanno messo in difficoltà; e anche per tutti quelli ai quali io ho dato talora motivo di tristezza e di turbamento, di dolore o di scandalo, con parole o con fatti, consciamente oppure no, affinché tu perdoni parimenti a tutti noi i nostri peccati e le offese vicendevoli. O Signore, strappa dai nostri cuori ogni sospetto, ogni sdegno, ogni collera, ogni contesa e tutto ciò che possa ferire la carità e affievolire l'amore fraterno. Abbi compassione, o Signore, di noi che imploriamo la tua misericordia; concedi la tua grazia a noi che ne abbiamo bisogno; fa che noi siamo fatti degni di godere della tua grazia e che possiamo avanzare verso la vita eterna.
DISCORSO 279 SU PAOLO APOSTOLO NELLA SOLENNITÀ DELLA SUA CONVERSIONE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Nella conversione di Paolo si compie la profezia di Giacobbe su Beniamino.
1. Abbiamo ascoltato le parole dell'Apostolo, anzi, attraverso l'Apostolo, le parole di Cristo che parla in lui, e da persecutore ne fa un predicatore; colpendo e risanando, facendo morire e richiamando alla vita; dopo che l'Agnello é stato ucciso dai lupi, ha trasformato i lupi in agnelli. Era stato predetto nella ben nota profezia, quando il santo patriarca Giacobbe benediceva i suoi figli, imponendo le mani a quanti erano presenti, guardando all'avvenire; era stato predetto allora quello che si verificò in Paolo. Infatti Paolo, come attesta egli stesso, apparteneva alla tribù di Beniamino 1. Quando poi Giacobbe, nel benedire i suoi figli, si volse a Beniamino a benedirlo, disse di lui: Beniamino, lupo rapace! Che vuol dire dunque? Se lupo rapace, dovrà essere sempre rapace? Non sia mai! Ed allora? Sarà rapace al mattino, ed a sera dividerà la preda 2. Questo si è adempiuto nell'apostolo Paolo perché la profezia riguardava lui. Ora, se si vuole, osserviamolo mentre, al mattino, cerca la preda e mentre, a sera, divide le spoglie. A mattino e sera viene dato un altro significato, come a dire "prima" e "dopo". Quindi consideriamolo in questo senso: Prima sarà rapace, poi dividerà le spoglie. Fate attenzione a lui rapitore: Saulo, dice (come attestano gli Atti degli Apostoli), ricevute le lettere di presentazione dai principi dei sacerdoti per catturare e far prigionieri i seguaci della via di Dio ovunque li potesse trovare, da punire inesorabilmente, andava ribollendo e minacciando strage 3. Ed eccolo, di mattina, il rapitore. Infatti anche quando venne lapidato Stefano, il primo martire per il nome di Cristo, era presente, in prima fila, anche Saulo e s'immedesimava tanto nelle persone dei lapidatori, che non si sarebbe saziato neppure colpendolo con le sue proprie mani. Per trovarsi infatti nelle mani di tutti i lapidatori, aveva cura delle vesti di tutti, portando loro aiuto, e si faceva più accanito che non gettando pietre personalmente. Abbiamo compreso: Al mattino sarà rapace; ora badiamo a: Di sera dividerà le spoglie. Fu gettato a terra dalla voce di Cristo che veniva dal cielo e, nel ricevere il divieto di perseguitare, cadde sulla sua faccia; si doveva prima prostrare e poi risollevarsi; prima degno di castigo, poi di salvezza. Cristo infatti poteva vivere in lui solo dopo che fosse stato abbattuto quel male che era stato tutta la sua vita. Dunque, una volta atterrato, che cosa ascoltò? Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? È duro per te recalcitrare al pungolo. E Saulo: Chi sei, Signore? E la voce dall'alto: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. Trovandosi le membra ancora sulla terra, il Capo faceva risuonare dal cielo la sua voce, e non per dire: Perché perseguiti i miei servi? bensì: Perché mi perseguiti? E Saulo: Che vuoi che io faccia? 4. È già disposto ad obbedire, chi prima infieriva a perseguitare. È già trasformato da persecutore ad annunziatore, da lupo ad agnello, da nemico a soldato fedele. Fu attento a ciò che era tenuto a fare. Divenne affatto cieco: perché il suo cuore potesse essere illuminato dalla luce interiore, gli fu tolta al momento la luce esteriore; fu sottratta al persecutore per renderla al predicatore. Nondimeno, proprio quando tutto il resto gli era invisibile, egli vedeva Gesù. In tal modo, e precisamente in quella sua cecità, si configurava il mistero dei credenti; infatti chi pone la sua fede in Cristo deve fissarsi in lui come se le altre cose non avessero esistenza, sì che la creatura perda valore e il Creatore invada l'intimo di dolcezza.
Paolo ad Anania; il lupo è condotto prigioniero alla pecora.
2. Riflettiamo, dunque. Venne condotto ad Anania e Anania sta a significare "pecora". Ecco il lupo rapace viene condotto alla pecora perché la segua, non la rapisca. Ma perché l'improvviso apparire del lupo non atterrisse la pecora, il Pastore in persona, dal cielo, egli che tutto questo operava, avvertì la pecora dell'arrivo del lupo, però intenzionalmente innocuo. Pur tuttavia una fama tremenda aveva preceduto il lupo, così che la pecora non aveva potuto non turbarsi all'udirne il nome. Quando infatti il Signore annunziò direttamente ad Anania che ormai Paolo sarebbe andato per diventare credente, e si sarebbe recato proprio da lui, Anania, questi obiettò: Signore, ho sentito parlare di quest'uomo, dei molti mali che ha procurato ai tuoi santi; attualmente ha ricevuto lettere di presentazione dai principi dei sacerdoti allo scopo di far prigionieri i seguaci del tuo nome ovunque li trovasse 5. E il Signore a lui: Lascia fare, ed io gli mostrerò quel che dovrà soffrire per il mio nome 6. Si verifica un fatto mirabile e grande. Al lupo viene proibita la ferocia, il lupo viene condotto prigioniero alla pecora. D'altra parte era tale la fama precedente del lupo rapace che la pecora, benché sotto la protezione del Pastore, provava timore al solo udirne il nome. Viene rassicurata, perché non abbia più a ritenerlo feroce, a temerlo aggressivo. Dall'agnello, sacrificatosi per le pecore, la pecora riceve sicurezza di fronte al lupo.
In che modo Cristo può non tacere e non essere indulgente.
3. Pertanto, Colui al quale nella domenica precedente abbiamo cantato: Chi è simile a te, Signore? Non tacere, non essere indulgente, o Dio 7, è pure Colui che dice: Venite a me e imparate da me che sono mite ed umile di cuore 8. Vediamo in che modo mostri l'uno e l'altro atteggiamento e riveli in sé come sia coerente il suo dire. Egli è mite ed umile di cuore perché come una pecora venne condotto alla morte e, muto come un agnello che si tosa, così non aprì la sua bocca 9. Appeso al legno tollerò le indegne vampate degli odii, sopportò le malignità delle lingue più infami, rivelatrici di cuore depravato; con quelle lingue essi hanno percosso l'innocente, hanno crocifisso il giusto. Delle loro lingue è stato predetto: I figli degli uomini hanno i loro denti quasi lance e frecce, e la loro lingua una spada affilata 10. E che cosa ha fatto la lingua? La spada affilata che ha fatto? Ha ucciso. Cosa ha fatto morire? La morte ha fatto morire la Vita, affinché dalla Vita venisse eliminata la morte. Che cosa, dunque, ha fatto la loro spada affilata? Ascolta che cosa ha fatto, bada a quel che segue. Innalzati al di sopra dei cieli, o Dio, su tutta la terra la tua gloria 11. Ecco che cosa ha fatto la spada affilata. Abbiamo saputo che il Signore è stato innalzato al di sopra dei cieli non perché vediamo, ma perché crediamo. Su tutta la terra la sua gloria, leggendo, credendo, vedendo. Considera dunque come il mite ed umile di cuore sollevi a tale gloria il trofeo della carne santificata. Guardalo, il mite! Crocifisso diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 12; e: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore 13. Impariamo da te che sei mite ed umile di cuore. Dove poté meglio rivelarsi o più degnamente risaltare che sulla croce stessa? Mentre le membra pendevano sulla croce, le mani e i piedi inchiodati, mentre ancora inveivano con insulti contro di lui, lontani dall'essere paghi del sangue effuso, mentre erano presi da infermità e non riconoscevano il medico, Padre - disse - perdona loro perché non sanno quello che fanno. Quasi a dire: Io sono venuto a curare i malati: se non mi riconoscono dipende da delirio febbrile. Perciò il mite ed umile di cuore dice: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno.
Verso Paolo dimostra l'uno e l'altro atteggiamento, e non tace e non usa indulgenza. A motivo della speranza della gloria futura le sofferenze presenti sono da considerarsi di poco conto.
4. Che vuol dire, dunque: Non tacere, non essere indulgente, o Dio? 14 Che deve compiere anche questo. Ecco che non tacque: gridò dal cielo Saulo, Saulo perché mi perseguiti? 15 Ha adempiuto il: Non tacere; deve dar prova del: Non essere indulgente. Perché prima di tutto non lasciò impunito l'errore di lui, perché non gli scusò la crudeltà, perché lo atterrò con la voce mentre era ansioso di strage, lo privò della vista in quello stato di furore, lo condusse quale prigioniero ad Anania cui era diretto da persecutore. Ecco che non è mite, ecco che si fa duro non contro l'uomo, ma contro l'errore. Questo è poco. Ancora deve non tacere' ancora deve non essere indulgente. Ad Anania che temeva e tremava per aver udito il nome di quel ben noto lupo, disse: Io gli mostrerò 16. Io gli mostrerò. Bada che va minacciando, bada che è ancora furente di strage: Io gli mostrerò. Non tacere, non essere indulgente, o Dio. Da' prova al persecutore non solo della tua bontà, ma anche della tua severità. Fa' che l'intenda, patisca di quel che fece, faccia esperienza di quel che faceva soffrire, provi a sua volta quel che egli arrecava agli altri. Io - disse - gli mostrerò quanto dovrà soffrire. Ma parla come chi minaccia e adempie quel che è stato detto: Non tacere, non essere indulgente, o Dio. Senza doversi discostare dall'Imparate da me che sono mite ed umile di cuore 17. Io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome 18. Lo hai atterrito, soccorri perché non sia nella disperazione e perisca chi hai creato, chi hai ritrovato. È minaccioso, non tace, non si mostra indulgente, prende di mira. Io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio nome. Dove il terrore ivi la salvezza. Chi agiva contro il nome, patisca per il nome. O crudeltà misericordiosa! Lo vedi apprestare l'arma da taglio: intende tagliare, non sopprimere; vuole curare, non uccidere. Cristo diceva: Io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio nome. Ma a quale scopo? Sta' a sentire proprio colui che pativa: Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili 19. Lo dice proprio lui che pativa e che sapeva a nome di chi soffriva e con quale guadagno. Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi 20. Si dia alla violenza il mondo, si ribelli il mondo, divulghi diffamazioni, faccia balenare le armi, faccia pure tutto quello che gli riesce di fare; riguardo a ciò che attendiamo di ricevere che farà? Io do peso a ciò che soffro in rapporto a ciò che spero. Di quello ho esperienza, quello vive credo. E tuttavia l'altro lo credo. Vale di più quello che credo di quel che sento. Ciò che c'è da soffrire per il nome di Cristo è tollerabile, se può essere superato: se non può esserlo, ha come effetto la partenza da questo mondo. Non annienta, ma affretta. Che cosa affretta? Proprio il premio, proprio la consolazione che, quando sarà venuta, sarà senza fine. L'opera ha un termine, il premio non ha fine.
Saulo deriva da Saul. Paolo modesto e umile.
5. Questo, dunque, fratelli, questo vaso di elezione, in un primo momento fu Saulo da Saul. Ricordate, infatti, voi che avete conosciuto le Lettere di Dio, chi era Saul. Re pessimo, persecutore del santo servo di Dio David; anch'egli, se lo rammentate, della tribù di Beniamino. Apparteneva ad essa questo Saulo che si era immesso sulla via della crudeltà, ma che non avrebbe durato ad infierire. Allora, se Saulo deriva da Saul, da che viene Paolo? Saulo da re Saul quando era superbo, quando infieriva, quando era assetato di strage, ma da che deriva Paolo? Paolo, in quanto modesto. Paolo è nome di umiltà. Diventò Paolo dopo che venne guidato dal Maestro il quale afferma: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore 21. Di qui Paolo. Fate attenzione all'uso del termine latino: infatti "un poco" è detto "un po'". Ti vedrò fra poco, aspetta qui un poco; cioè: Ti vedrò fra un po', aspetta qui un po'. Dunque, ascolta Paolo: Io sono - dice - l'infimo degli Apostoli 22. Precisamente, io sono il più piccolo degli Apostoli; e altrove: Io sono l'ultimo degli Apostoli 23.
Dio esalta gli umili.
6. E il più piccolo e l'ultimo, quasi la frangia della veste del Signore. Che c'è di tanto insignificante, di così ultimo della frangia? Tuttavia, appena toccata questa, una donna fu sanata dal flusso di sangue 24. In questo poco c'era il tanto, nel più piccolo dimorava il grande e, quanto più era piccolo, tanto meno escludeva da sé il grande. Di che ci meravigliamo se il grande dimora in quel che è assai limitato? Ancor più dimora nei più piccoli di tutti. Sta' a sentire colui che dice: Su chi si poserà il mio spirito? sull'umile e sul mite, su chi teme le mie parole 25. Perciò, colui che è sublime dimora in chi é umile, per innalzare l'umile. Eccelso infatti è il Signore e guarda verso l'umile, ma al superbo volge lo sguardo da lontano 26. Sii umile ed egli si avvicinerà a te; insuperbisci ed egli ti abbandonerà.
Non c'è da arrossire del Cristo crocifisso.
7. Dunque, che dice questi che è il più piccolo? Ciò che abbiamo ascoltato oggi: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia, ma con la bocca si fa la confessione di fede per avere la salvezza 27. Molti credono con il cuore ma arrossiscono di fare la confessione di fede con la bocca. Sappiate, fratelli, che già non c'è quasi alcuno dei Pagani che non provi stupore interiormente e che non avverta come si vadano realizzando le profezie riguardo a Cristo esaltato al di sopra dei cieli, infatti, su tutta la terra vedono la sua gloria. Ma quando temono l'uno dell'altro, si vergognano reciprocamente di se stessi, tengono lontana da loro la salvezza. Con la bocca si fa la confessione di fede per la salvezza. Che giova aver creduto con il cuore per ottenere la giustizia se la bocca esita a manifestare la convinzione interiore? Dio vede la fede nell'intimo: ma è poco. Per il fatto che non ti riconosci umile, temi i superbi e preferisci i superbi a colui che per te subì l'avversione dei superbi. Hai paura di riconoscere il Figlio di Dio in quanto umile. Di riconoscere il Verbo grande di Dio, la potenza di Dio, la sapienza di Dio non ti vergogni; di lui nato, crocifisso, morto, arrossisci. Sublime, eccelso, uguale al Padre per il quale tutte le cose sono state create, per il quale anche tu sei stato creato, e che si fece quale tu sei; per te si fece uomo, per te nacque, per te morì. Tu che sei infermo e ti vergogni del rimedio che fa per te, come guarirai? Scegli il momento opportuno. È questo il momento propizio: più tardi, colui già disprezzato verrà tale da suscitare ammirazione, egli, già sottoposto a giudizio, verrà come giudice, egli, già messo a morte, verrà a far risorgere, egli, già disonorato, verrà a ricevere onore. Adesso e più tardi: ora la realtà è nella fede, più tardi sarà nella rivelazione. Scegli al presente la parte che vuoi avere in futuro. Ti vergogni del nome di Cristo? Per il fatto che ora arrossisci davanti agli uomini, hai di che arrossire quando sarà venuto nella sua gloria a rendere ai buoni quel che ha promesso, ed ai cattivi quello che ha minacciato. Tu dove sarai? Che farai nel caso si rivolga a te l'Eccelso e ti dica: Hai arrossito della mia umiliazione, non sarai nella mia gloria? Via, dunque, il pudore maligno; si faccia avanti una salutare sfacciataggine, se va chiamata sfacciataggine; ma tuttavia, fratelli, mi son fatto violenza dovendo usare questo termine proprio per non avere timore.
Perché non si deve arrossire della morte di Cristo. Egli ha preso su di sé i due nostri mali per darci in cambio due suoi doni.
8. Non vogliamo arrossire infatti del nome di Cristo. Si rechi pure insulto a noi che crediamo nel Crocifisso, nell'ucciso. Addirittura nell'ucciso; ma senza l'effusione del suo sangue sarebbe tuttora obbligante il debito dei nostri peccati. Proprio nell'ucciso ho creduto, ma in lui fu ucciso quello che assunse da me, non quello per cui mi ha creato. Proprio nell'ucciso io credo, ma in quale ucciso? In colui che venne come qualcuno e assunse qualcosa. Chi venne? Colui che essendo di natura divina non considerò un'appropriazione indebita l'essere uguale a Dio 28. Ecco chi venne: che cosa assunse? Ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini 29. Egli il Fattore fatto, egli il Creatore creato. Ma secondo che cosa fatto e creato? Nella condizione di servo, ricevendo la natura di servo, non perdendo la natura di Dio. Perciò, in questa natura di servo, in ciò che da noi per noi assunse, e nacque, e patì, e risuscitò e ascese al cielo. Ho parlato di quattro eventi. Nacque, morì, risuscitò, ascese al cielo. Due primi e due ultimi: nacque e morì i due primi, risuscitò e ascese al cielo i due ultimi. Nei primi due ti ha mostrato la tua condizione: nei due ultimi ti offrì un esemplare del premio. Avevi fatto esperienza del nascere e del morire: di questi due eventi è piena la regione propria degli uomini mortali. Che cosa si verifica con grande frequenza quaggiù, in ogni essere corporeo, se non il nascere e il morire? L'uomo ha questo in comune con l'animale: quindi, abbiamo in comune con gli animali questa vita. Siamo nati, moriremo. Non ti era ancora noto questo: risorgere e ascendere al cielo. Due eventi avevi conosciuto, due ti erano ignoti: prese su di sé quanto ti era noto, ti fece conoscere ciò di cui non avevi esperienza: tollera ciò che ha assunto, spera ciò che ha rivelato.
Non si deve temere la morte temporale, ma la morte eterna.
9. Che, dunque, se non vuoi morire non morirai? Perché temi quel che non puoi evitare? Tu temi quel che avverrà anche contro il tuo volere; non temi quel che non sarà, benché tu non lo voglia. Che significa ciò che ho detto? Dio ha voluto la morte per tutti gli uomini venuti al mondo, per cui debbono partire da questa vita. Sarai esonerato dalla morte se non avrai fatto parte del genere umano. Che fai? Forse che ora ti si dice: Scegli se vuoi essere uomo? Lo sei già, sei venuto al mondo. Considera come tu debba uscirne: sei nato, morirai. Fuggi, va' cauto, respingi, procura: puoi differire non eliminare la morte. Pure se non vuoi, verrà: quando verrà, non sai. Perché temi allora, dal momento che sarà anche se non avrai voluto? Sii piuttosto nel timore per quanto non si verificherà se tu non avrai voluto. Che cos'è questo? Dio ha minacciato i fuochi della Geenna rovente, le fiamme eterne agli empi, agli infedeli, ai bestemmiatori, agli spergiuri, agli iniqui ed a tutti i cattivi. Anzitutto confronta queste due cose: la morte per la durata del tempo, e le pene per l'eternità. Tu temi la morte nel tempo, verrà, anche se non vuoi: vedi di temere le pene di durata eterna, che non verranno se tu non avrai voluto. È molto più importante ciò che devi temere e ti é possibile evitare che ti sopraggiunga; si, é più importante, di gran lunga e incomparabilmente più importante ciò che devi temere e ti è possibile far sì che non sopraggiunga. In realtà, se sarai vissuto bene o se sarai vissuto male, morirai: non scampi dal morire sia vivendo bene, sia vivendo male. Ma, intanto, se avrai scelto di vivere bene quaggiù, non sarai condannato alle pene eterne. Poiché è vero che non puoi scegliere di non morire quaggiù, mentre sei in vita scegli di evitare la morte eterna. Questa è la fede, questo ha rivelato Cristo attraverso la sua morte e risurrezione. Morendo, ha mostrato quello che tu, voglia o non voglia, subirai: risorgendo, ha mostrato quello che riceverai se sarai vissuto bene. Quaggiù con il cuore si crede per ottenere la giustizia, ma con la bocca si fa la confessione per la salvezza 30. Ma tu hai paura di fare la confessione per evitare gli insulti degli uomini, non di coloro che non credettero - credono anch'essi nell'intimo - ma per non venire insultati da coloro che si vergognano di confessare. Sta' a sentire quel che segue: Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso 31. Medita queste cose, fermati in esse: esse sono cibo non del corpo ma dello spirito. Colui che al mattino saccheggiava, a sera divideva la preda.
Per noi le cose rivelate, per Dio le cose occulte.
10. Poiché il signore e padre (il vescovo Aurelio) vuole che io vi parli anche di questo, ascoltate con un po' più di attenzione. Per la misericordia e l'opera del supremo Pastore, una preda è stata strappata dalle fauci del lupo; ve ne diamo l'annunzio e la scorgete con i vostri occhi. Il Pastore ha condotto colui al cui indirizzo ha gridato il gregge. Il Signore non ha trascurato l'intima pena dei suoi servi, ma vuole farci apprezzare la dolcezza della sua misericordia, mostrando - come è scritto - le meraviglie del suo amore 32, per cui la tribolazione precede le gioie che seguiranno. A gran voce si è affermato come da nemico della fede cristiana ne sia diventato seguace. Abbiamo potuto dire anche noi quel che Anania e forse altri dissero, ed è probabile che lo dicano alcuni. Chi? Quello cristiano? Quello che ha abbracciato la fede? Noi non possiamo né scrutare né mostrare il cuore dell'uomo. Dio dice: Le cose rivelate sono per voi, le cose occulte sono per me 33. Dice l'apostolo Paolo: Fratelli, non vogliate giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore; egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la lode da Dio 34. Non puoi scrutare il cuore del novello cristiano. Perché? E che ti è possibile per uno che è da tempo cristiano? Voi direte: Ma è diventato credente in forza della necessità. Potrebbe dirsi anche di colui del quale parlavamo poco fa, di chi in un primo tempo fu bestemmiatore, e persecutore, e offensore 35. Infatti anche a lui piombò addosso qualcosa di inevitabile. Fu atterrato da una voce che veniva dal cielo: perché vedesse, perdette la vista. Minaccia quel che ti pare ed offri quanto vuoi a qualsiasi uomo: che di più gradito di questa luce? Eppure se Paolo non l'avesse perduta non avrebbe ricevuto quella eterna. Di necessità ha creduto. Di che ha avuto timore - mi si dica - di che ha avuto timore? Delle grida delle pecore? Le pecore possono gridare, non possono mordere. Proprio nello stesso gridare delle pecore di Dio poté percepire la potenza di Dio ed aver timore del giudizio di Dio. Costui è stato ridestato come da un sonno a considerare che le cose predette sul conto di Cristo si sono veramente compiute in lui. Nel suo intimo ha potuto dire che in sé erano stati vinti i suoi dèi, che si era liberato dei suoi dèi; che ha tanto potere il nome di Cristo che la gloria di Cristo prevale assai. A conclusione, dico in breve alla vostra Carità, è alla Chiesa di Dio che mi rivolgo, è al popolo di Dio che mi rivolgo: Se ha creduto, sei tu che hai trovato; se ha temuto sei tu che hai vinto.
Amate l'uomo più di quanto avete detestato l'errore. Dio si vendica dei suoi nemici inducendoli a convertirsi.
11. Intanto, fratelli, limitiamoci a quel che è alla portata degli uomini, non presumiamo oltre, di quel che non è concesso. Dice l'Apostolo: Accogliete chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni 36, non cediamo alla presunzione di giudicare il modo di pensare altrui; presentiamo, invece, le nostre preghiere a Dio anche per coloro riguardo ai quali abbiamo forse qualche dubbio. Forse è la novità del suo stato a procurargli qualche esitazione: amate con maggior effusione chi vedete esitante, con il vostro affetto cacciate via il dubbio dal cuore malsicuro. Intanto, volgete l'attenzione al suo aspetto esterno di cui vi potete rallegrare e affidate a Dio il cuore di colui per il quale potete pregare. Sappiate che è stato abbandonato dai cattivi e da voi deve essere accolto. Amate l'uomo più di quanto avevate detestato l'errore; infatti proprio allora che gridavate contro di lui, era appunto lui che volevate guadagnare. Non pensate di aver gridato a vuoto, ma rallegratevi che è stato ritrovato chi cercavate. Chi ha fatto quello? E chi quell'altra cosa? Faustino. Chi quello e quello? Faustino. Chi contrario a Cristo? Faustino. Chi ha temuto Cristo? Faustino. Cristo è venuto appunto per questo: a sanare i malati, secondo come abbiamo ascoltato nel Vangelo: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati 37. E: qual è l'uomo che avendo smarrito una pecora non lascia le novantanove sui monti e va in cerca di quella perduta? E quando l'avrà trovata si rallegrerà per quella. Così il Padre mio si rallegrerà più di un peccatore convertito che di novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione 38. Proprio perché Cristo è venuto a risanare i malati, in tal modo egli sa vendicarsi dei suoi nemici. Forse si ritengono offesi coloro con i quali ha condiviso l'errore; per il momento si adirano, in seguito, probabilmente lo imiteranno. Pertanto, fratelli, lo affidiamo e alle vostre preghiere e alla vostra affezione, e alla vostra fedelissima amicizia e comprensione della sua debolezza. Come lo precedete, così vi segue: mostrate la retta via e la trovi retta in voi. Diventato ormai cristiano, abbia la possibilità di distinguere la differenza tra ciò che ha lasciato e ciò che ha trovato. L'avvenire darà la prova della sua vita e del suo attaccamento alla fede di Cristo.
Era stato gridato: Non si dia importanza ai pagani! Affermazione di Faustino: Non voglio primato, ma essere cristiano!.
12. D'altra parte, ora, fratelli miei, non è stato necessario - e non lo ha ritenuto la prudenza dei pastori - respingere quello che picchiava, rimandare ad altro tempo quello che mostrava il suo desiderio; neppure da parte nostra c'è stato il parere, né la decisione di voler giudicare sui segreti del cuore e di non accettare la richiesta esplicita. Sappiamo infatti quali minacce avanzi quella misericordiosa avarizia del Padrone che da chiunque pretende i frutti del suo denaro e che al servo pigro - pronto a giudicare ciò che non vedeva e a non curarsi dei profitti del padrone - dice: Servo malvagio, dalle tue stesse parole ti giudico. Hai detto di me che sono uomo severo, che mieto dove non ho seminato, prendo dove non ho deposto. Dunque, conoscevi la mia avarizia. Avresti dovuto consegnare il mio denaro ai banchieri e al mio ritorno avrei avuto diritto agli interessi 39. Quanto a noi, non abbiamo potuto fare a meno di affidare il denaro del Signore: a lui dovrà rendere conto non solo costui, ma tutti noi. Adempiamo perciò l'ufficio di chi anticipa, non mettiamoci abusivamente al posto dell'esattore. Fratelli, quest'opera realizzata innanzi ai vostri occhi non è nostra, ma di Dio. Quel che è avvenuto non è stato stabilito da noi, perché non lo speravamo: ben altra era l'intenzione e vostra e nostra. Sapete che cosa qui si è gridato, lo sapete: Non si dia tanta importanza ai pagani, perché essi non abbiano superiorità sui cristiani. Di queste cose sono state dette; e, poiché tale nome era odioso, molte proteste sono state levate contro questo nome per lo zelo della casa di Dio da parte dei cristiani. L'intenzione, però, si riduceva a non volere che un pagano avesse superiorità sui cristiani. Che poi diventasse cristiano l'uomo al cui indirizzo si gridava non era nell'intenzione dei cristiani, ma era disposto da Cristo. In verità, si è adempiuto quanto è stato scritto: Sono molte le idee nella mente dell'uomo, ma il disegno del Signore è immutabile per l'eternità 40. Non si conosceva un tale disegno, era nascosto, ma era imminente. Gli uomini si sono impegnati per quel che potevano, ma Faustino, il banchiere, dalla fabbrica di Cristo è venuto fuori nuovo. Pertanto, fratelli, compiacetevi dell'opera di Dio. Un altro era il vostro desiderio, un altro il vostro disegno, un altro ne avete trovato. Quali servi, noi affidiamo ai nostri compagni di servizio l'opera del Signore nostro. Ci è più cara in lui l'opera che ha compiuto il Signore nostro che non quanto era nella nostra volontà: sono infatti migliori le sue opere. E lo abbiamo ascoltato affermare a voce alta e devota: Non voglio primato, voglio essere cristiano. Siate lieti, rallegratevi, amate con più slancio di come avevate detestato. Raccomandate la sua opera a Cristo nelle preghiere. Dimostrate un animo sincero, devoto, amico nei confronti dell'anziano alle prime prove. Che importa se chi è davanti a voi è già di età matura? È venuto nella vigna all'ora nona e riceverà uguale ricompensa.
Anche i pagani vogliono celebrare la nascita di S. Giovanni.
13. Ricordiamo alla Carità vostra il giorno celebrativo per i cristiani, sebbene debba essere impossibile che, per dimenticanza, si sia cancellato dalle vostre menti. Ma facciamo questa raccomandazione perché i pagani e gli empi celebrano la solennità cristiana col pretesto di varie loro motivazioni che rendono invalse col tempo; quindi anche i pagani vogliono questo giorno. Male, indegnamente, a sproposito: ma avete sotto gli occhi quanti sarebbero contenti di liberarsene. Tali cose invecchieranno: non aiutatele, distinguetevi da essi, cercate le cose di Dio. Celebreremo la nascita di Giovanni Battista, il precursore del Signore, l'amico dello Sposo, con assoluta pudicizia, con autentica sobrietà. Costoro, sorpresi nel trovarvi estranei al loro modo di far festa, cominciano gradualmente ad imitarvi; così, cadendo in disuso, tutte quelle abitudini finiranno. Ascoltate il Profeta e notate che si realizza, badate che si compie quello che fu predetto: Ascoltatemi, esperti della giustizia. Il Profeta è Isaia, e Dio per mezzo di lui: Ascoltatemi, esperti della giustizia, popolo che porti nel cuore la mia legge. Non temete l'insulto degli uomini, non vi spaventate per i loro scherni, non date importanza al fatto che vi disprezzano. Come avviene infatti per una veste, saranno consumati dal tempo e la tignola li roderà come lana, ma la mia giustizia durerà per sempre 41. Siatene certi, fratelli, siatene certi. Invecchiano, diminuiscono, scompariranno diventando credenti o con la morte. Per quanti schiamazzi facciano, per quanto si abbandonino al piacere carnale, per quanto si lascino sfuggire turpitudini con grida e danze contro i cantici sacri di Cristo, oggi sono più pochi di ieri. Pertanto, fratelli, come ho detto, domani celebreremo, nel nome del Signore, la nascita di S. Giovanni Battista. Fra una settimana, cioè sabato, celebreremo anche il natale dei santi martiri Pietro e Paolo.
1 - Cf. Fil 3, 5.
2 - Gn 49, 27.
3 - At 9, 1-2.
4 - At 9, 4-6.
5 - At 9, 13-14.
6 - At 9, 16.
7 - Sal 82, 2.
8 - Mt 11, 28-29.
9 - Is 53, 7.
10 - Sal 56, 5.
11 - Sal 56, 6.
12 - Lc 23, 34.
13 - Mt 11, 29.
14 - Sal 82, 2.
15 - At 9, 4.
16 - At 9, 16.
17 - Mt 11, 29.
18 - At 9, 16.
19 - Rm 8, 18.
20 - Rm 8, 18.
21 - Mt 11, 29.
22 - 1 Cor 15, 9.
23 - 1 Cor 4, 9.
24 - Cf. Mt 9, 20-22.
25 - Is 66, 2.
26 - Sal 137, 6.
27 - Rm 10, 10.
28 - Fil 2, 6.
29 - Fil 2, 7.
30 - Rm 10, 10.
31 - Rm 10, 11.
32 - Sal 16, 7.
33 - Dt 29, 29.
34 - 1 Cor 4, 5.
35 - 1 Tm 1, 13.
36 - Rm 14, 1.
37 - Mt 9, 12.
38 - Mt 18, 12-14.
39 - Lc 19, 22-23.
40 - Prv 19, 21.
41 - Is 51, 7-8.
4 - Il grado perfetto delle virtù di Maria santissima
La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda
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38. Continuavano i favori dell'Altissimo verso la nostra Regina e signora mediante i sacri carismi, con i quali il braccio onnipotente la disponeva per la prossima dignità di madre sua. Giunse il quarto giorno di questa preparazione e, come nei precedenti, alla stessa ora fu elevata alla visione della Divinità, nella detta forma astrattiva, ma con nuovi effetti e con più alte illuminazioni di quel purissimo spirito. Non esiste limite né termine al potere divino e alla sua sapienza; solamente la nostra volontà ne pone uno con le sue opere o con la sua scarsa capacità, essendo noi creature finite. Ora, in Maria santissima, il potere divino non trovò impedimento da parte delle opere, anzi furono tutte sante e gradite al Signore, cosicché ella si guadagnò il suo favore e, come egli stesso dice, gli ferì il cuore d'amore 1 . Solo perché Maria santissima era una semplice creatura, il braccio del Signore poté trovare qualche confine; tuttavia egli operò in lei, nella sfera della sua creaturalità, senza aggravio né limitazione alcuna e senza misura, comunicandole in tal modo le acque della sapienza, perché le potesse bere purissime e cristalline nel fonte medesimo della divinità.
39. Il Signore le si manifestò in questa visione con una luce specialissima, e le dichiarò la nuova legge di grazia che il Salvatore del mondo avrebbe fondato. Le mostrò i misteri che essa contiene, ed il fine per il quale li avrebbe stabiliti nella nuova Chiesa; nonché gli aiuti, i doni e i favori che preparava per gli uomini, col desiderio che tutti si salvassero e conseguissero il frutto della redenzione. Tanta fu la sapienza che in queste visioni apprese Maria santissima, ammaestrata dal sommo Maestro, guida dei saggi, che se, per assurdo, qualche uomo o angelo potesse scrivere quanto conobbe questa Signora, si formerebbero più libri di quanti se ne sono scritti nel mondo su tutte le arti, le scienze e le invenzioni. Ciò non deve meravigliare, perché la sua sapienza fu maggiore di quella che si può trovare in una semplice creatura. Nel cuore e nella mente della nostra Principessa si riversò veramente l'oceano della Divinità, il quale era arginato e trattenuto in se stesso dai peccati e dalla inadeguata disposizione delle creature. Solamente, le veniva sempre nascosto, non essendo ancora giunto il tempo stabilito, che ella era l'eletta a divenire madre dell'Unigenito del Padre.
40. Nella dolcezza di questa conoscenza divina, la nostra Regina provò un intima e acuta pena d'amore. Infatti conobbe da parte dell'Altissimo gli indicibili tesori di grazie e favori che egli preparava per i mortali, e quella forte propensione della divinità a che tutti la godessero eternamente. Conobbe anche e intravide il pessimo stato del mondo e quanto ciecamente i mortali si rendessero indegui e si privassero della partecipazione della stessa Divinità. Ciò le provocò una nuova specie di martirio, per l'intensità con cui si doleva della perdizione degli uomini e per il desiderio di nparare a così deplorevole rovina. A tal fine pregò moltissimo, facendo orazioni, suppliche, offerte, sacrifici, umiliazioni ed atti eroici d'amore di Dio e degli uomini, perché, possibilmente, nessuno in futuro si perdesse, e tutti conoscessero il creatore e redentore loro e lo confessassero, adorassero ed amassero. Tutto questo le succedeva nella medesima visione della Divinità. Ora, poiché queste suppliche furono come le altre già dette, non mi soffermo oltre a pailarne.
41. Il Signore le manifestò nella stessa occasione le opere della creazione del quarto giorno, e la divina principessa Maria conobbe quando e come furono formati nel firmamento gli astri del cielo, perché dividessero il giorno dalla notte, e segnassero i tempi, i giorni e gli anni; per quale fine fu creata la luce maggiore del cielo, il sole, come signore del giorno; contemporaneamente ad esso fu formata la luna, la luce minore che illumina la notte. Conobbe non solo come furono formate le stelle nell'ottavo cielo, perché con il loro luccichio rallegrassero la notte, ma anche la loro composizione, forma, qualità e grandezza, e i loro diversi movimenti. Conobbe anche il numero delle stelle, e tutti gli influssi che esercitano sulla terra, sugli esseri animati e inanimati, con gli effetti e le alterazioni che in essi producono.
42. Ciò non si oppone a quello che disse il profeta nel salmo 146, cioè che Dio conosce il numero delle stelle e le chiama per nome, perché Davide non nega che sua Maestà, col suo potere infinito, possa concedere alla creatura, per grazia, ciò che l'Altezza sua possiede per natura. D'altronde è chiaro che, poiché questa conoscenza contribuì alla maggior eccellenza di Maria nostra signora, Dio non avrebbe potuto negarle questo beneficio, mentre gliene concesse altri maggiori, e la fece Regina e signora delle stelle come di tutte le altre creature. Questo privilegio veniva ad essere come una conseguenza del dominio e della signoria che le diede sopra le virtù, gli influssi e i moti di tutte le sfere celesti, avendo ordinato a tutte che le ubbidissero, come loro Regina e signora.
43. Per questa legge che il Signore impose alle creature celesti, e per il dominio che sopra di esse diede a Maria santissima, l'Altezza sua rimase rivestita di tale potere che, se avesse comandato alle stelle di lasciare il loro posto nel cielo, subito le avrebbero ubbidito e si sarebbero spostate dove avesse comandato. Lo stesso avrebbero fatto il sole ed i pianeti al comando di Maria, trattenendo il loro corso e movimento e sospendendo i loro influssi. Come ho già detto, la nostra Regina usò qualche volta di questo suo potere, quando in Egitto, dove il caldo è assolutamente eccessivo, ordinò al sole di non emanare con tanta veemenza il suo ardore, e di non molestare né affaticare tanto con i suoi raggi il divino bambino suo Signore. Il sole le ubbidì, affliggendo e molestando solamente lei, perché così ella voleva, e rispettando il Sole di giustizia, che ella teneva tra le braccia. Lo stesso avveniva con altri corpi celesti, e qualche volta arrestò il sole, come vedremo a suo tempo.
44. Molti altri arcani misteri palesò l'Altissimo alla nostra gran
Regina in questa visione. Quanto ho detto e dirò di tutti, per così
dire, mi scuote, perché posso dire poco di ciò che intendo e, anzi, mi
rendo conto di intendere solo in minima parte quello che avvenne alla
divina Signora. Il suo Figlio santissimo tiene in serbo molti dei suoi
misteri da manifestare nel giorno del giudizio universale, non potendo
noi ancora comprenderli. Questa visione infiammò e trasformò ancor più
Maria in quell'oggetto infinito, e negli attributi e nelle perfezioni
che di esso aveva conosciuto. Nella misura poi in cui progrediva nei
favori divini, ella progrediva nelle virtù, e moltiplicava le preghiere,
le ansie, i favori e i meriti, accelerando così il tempo
dell'incarnazione del Verbo divino e della nostra salvezza.
Insegnamento che mi diede la divina Regina
45. Carissima figlia mia, io voglio che tu apprezzi molto quello che hai appreso circa quanto io feci e soffrii, quando l'Altissimo mi diede una così eminente conoscenza della sua bontà tanto propensa ad arricchire i mortali, e della cattiva corrispondenza e pesante ingratitudine da parte loro. Quando da questa liberalissima benignità venni a conoscere la stolta durezza dei peccatori, il cuore mi restò trapassato da un dardo di mortale amarezza, che mi durò tutta la vita. Anzi, ti voglio manifestare un altro mistero, ed è che molte volte l'Mtissimo, per lenire il dolore e il cruccio che avevo nel cuore, soleva rispondermi dicendo: «Ricevi, mia sposa, ciò che il mondo ignorante e cieco disprezza, come indegno di riceverlo e conoscerlo». Con queste parole, l'Altissimo riversava nella mia anima il torrente dei suoi tesori, i quali la rallegravano più di quanto l'intelletto possa comprendere e qualunque lingua spiegare.
46. Voglio dunque adesso che tu, amica mia, mi sia compagna in questo dolore. Ma, per imitarmi in una così giusta pena e negli effetti che essa ti causerà, devi rinnegare e dimenticare in tutto te stessa, e coronare il tuo cuore di spine e dolori, diversamente da quello che fanno i mortali. Piangi il loro riso e ciò di cui essi si compiacciono a loro eterna dannazione, perché questo è l'ufficio che più si addice a quelle anime che sono spose del mio Figlio santissimo, alle quali solamente è concesso di gioire delle lacrime che spargono per i loro peccati, e per quelli del mondo ignorante. Prepara dunque il tuo cuore a questa disposizione, affinché il Signore ti faccia partecipe dei suoi tesori, non tanto per divenirne ricca, quanto per dar luogo a sua Maestà, comunicandoteli, di manifestare il suo amore liberale e di salvare le anime. Imitami in tutto quello che ti insegno, perché sai che questa è la mia volontà a tuo riguardo.
19-12 Aprile 16 1926 Per vivere nel Divin Volere ci vuole il pieno abbandono nelle braccia del Padre Celeste. Come il nulla deve cedere la vita al Tutto.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Mi sentivo tanto piccola ed incapace di far nulla, ed ho chiamato in mio aiuto la mia Regina Mamma, affinché insieme potessimo amare, adorare, glorificare il mio sommo e unico Bene per tutti e a nome di tutti. In questo mentre mi sono trovata in un’immensità di luce e tutta abbandonata nelle braccia del mio Padre Celeste, anzi tanto immedesimata, come se formassi una sola cosa con Lui, in modo che non sentivo più la mia vita, ma quella di Dio, ma chi può dire ciò che provavo e facevo? Onde, dopo ciò il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutto ciò che hai provato, il tuo pieno abbandono nelle braccia del nostro Padre Celeste, il non sentire più la tua stessa vita, è l’immagine del vivere nel mio Volere, perché per vivere in Esso, si deve vivere più di Dio che di sé stessa, anzi, il nulla deve cedere la vita al Tutto per poter fare tutto, e avere il suo atto in cima di tutti gli atti di ciascuna creatura. Tale fu la Vita della mia Mamma Divina, Essa fu la vera immagine del vivere nel mio Volere, il suo vivere fu tanto perfetto in Esso, che non faceva altro che ricevere continuamente da Dio ciò che le conveniva fare per vivere nel Supremo Volere; sicché riceveva l’atto dell’adorazione suprema, per potersi mettere in cima d’ogni adorazione che tutte le creature erano obbligate di fare verso il loro Creatore, perché la vera adorazione tiene vita nelle Tre Divine Persone, la nostra concordia perfetta, il nostro amore scambievole, la nostra unica Volontà, formano l’adorazione più profonda e perfetta nella Trinità Sacrosanta; quindi, se la creatura mi adora e la sua volontà non sta in accordo con Me, è parola vana, ma non adorazione. Perciò la mia Mamma tutto prendeva da Noi, per potersi diffondere in tutto e mettersi in cima d’ogni atto di creatura, in cima d’ogni amore, d’ogni passo, d’ogni parola, d’ogni pensiero, in cima d’ogni cosa creata; Lei metteva il suo atto primo su tutte le cose, e ciò le diede il diritto di Regina di tutti e di tutto, e superò in santità, in amore, in grazia, tutti i santi che sono stati e staranno, e tutti gli angeli uniti insieme. Il Creatore si riversò su di Lei da darle tanto amore, da tenere amore sufficiente per poterlo amare per tutti, le comunicò la somma concordia e la Volontà unica delle Tre Divine Persone, in modo che potette adorare in modo divino per tutti e supplire a tutti i doveri delle creature, se ciò non fosse, non era una verità che la Mamma Celeste superò tutti nella santità, nell’amore, ma un modo di dire, ma Noi quando parliamo, sono fatti, non parole. Perciò tutto trovammo in Lei, onde avendo trovato tutto e tutti, tutto le demmo, costituendola Regina e Madre dello stesso Creatore.
(3) Ora figlia della mia Suprema Volontà, chi vuole tutto deve racchiudere tutto e mettersi in cima, come atto primo degli atti di tutti, sicché l’anima dev’essere in cima d’ogni amore, d’adorazione, di gloria di ciascuna creatura. La mia Volontà è tutto, ecco perciò la missione della Sovrana Regina e la tua si può chiamare una sola, e tu devi seguire passo passo il modo come stava con Dio per poter ricevere l’attitudine divina, per poter tenere in te un amore che dice per tutti amore, un’adorazione che adora per tutti, una gloria che si diffonde per tutte le cose create. Tu devi essere l’eco nostro, l’eco della mia Mamma Celeste, perché fu solo Lei che visse perfettamente e pienamente nel Supremo Volere, perciò ti può essere di guida e farti da maestra. Ah! se tu sapessi con quanto amore ti sto d’intorno, con quanta gelosia ti vigilo affinché non sia interrotto il tuo vivere nel mio Eterno Volere; tu devi sapere che sto facendo più con te che con la mia stessa Mamma Celeste, perché Essa non aveva i tuoi bisogni, né tendenze, né passioni che potessero menomamente impedire il corso della mia Volontà in Essa, con somma facilità il Creatore si riversava in Lei e Lei in Lui, quindi la mia Volontà era sempre trionfante in Lei, perciò non aveva bisogno né di spinte né di ammonizioni; invece con te devo usare più attenzioni, quando veggo che qualche passioncella, qualche piccola tendenza vuol sorgere in te e anche quando la tua volontà umana vorrebbe avere qualche atto di vita propria in te, debbo ammonirti, la potenza del mio Volere deve stare in atto di atterrare ciò che sorge in te che ad Esso non appartiene, e la mia grazia ed il mio amore devono scorrere in quel fracido che la volontà umana va formando, oppure impedire con grazie anticipate che il fracido si potesse formare nell’anima tua, perché Io amo tanto, mi costa tanto l’anima in cui regna il mio Volere ed in cui tiene il suo campo d’azione divina il Fiat Supremo, scopo unico di tutta la Creazione e della stessa Redenzione, che l’amo e mi costa più di tutta la Creazione e della stessa Redenzione, perché la Creazione fu il principio dell’opera nostra verso le creature, la Redenzione fu il mezzo, il Fiat sarà la fine, e le opere quando sono compite si amano di più e acquistano il valore completo. Fino a tanto che un’opera non è compiuta c’è sempre da fare, da lavorare, da soffrire, né si può calcolare il suo giusto valore, invece quando è compiuta resta solo il possedere e il godere l’opera fatta, ed il suo valore completo viene a completare la gloria di colui che l’ha formato, perciò la Creazione e la Redenzione devono rinchiudersi nel Fiat Supremo. Vedi dunque quanto mi costi e quanto mi sento d’amarti? Il Fiat operante e trionfante nella creatura è per Noi la cosa più grande, perché la gloria che fu stabilita da Noi di ricevere per mezzo della Creazione ci viene ridonata, il nostro scopo, i nostri diritti, acquistano il loro pieno potere. Ecco perciò le mie premure tutte per te, le mie manifestazioni a te, il mio amore per tutta la Creazione e Redenzione tutto accentrato in te, perché in te voglio vedere il trionfo della mia Volontà”.