Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 2° settimana del tempo di Quaresima (San Giuseppe)
Vangelo secondo Giovanni 6
1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Numeri 16
1Ora Core figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, e Datan e Abiram, figli di Eliab, figlio di Pallu, figlio di Ruben,2presero altra gente e insorsero contro Mosè, con duecentocinquanta uomini tra gli Israeliti, capi della comunità, membri del consiglio, uomini stimati;3radunatisi contro Mosè e contro Aronne, dissero loro: "Basta! Tutta la comunità, tutti sono santi e il Signore è in mezzo a loro; perché dunque vi innalzate sopra l'assemblea del Signore?".
4Quando Mosè ebbe udito questo, si prostrò con la faccia a terra;5poi disse a Core e a tutta la gente che era con lui: "Domani mattina il Signore farà conoscere chi è suo e chi è santo e se lo farà avvicinare: farà avvicinare a sé colui che egli avrà scelto.6Fate questo: prendete gli incensieri tu e tutta la gente che è con te;7domani vi metterete il fuoco e porrete profumo aromatico davanti al Signore; colui che il Signore avrà scelto sarà santo. Basta, figli di Levi!".8Mosè disse poi a Core: "Ora ascoltate, figli di Levi!9È forse poco per voi che il Dio d'Israele vi abbia segregati dalla comunità d'Israele e vi abbia fatti avvicinare a sé per prestare servizio nella Dimora del Signore e per tenervi davanti alla comunità, esercitando per essa il vostro ministero?10Egli vi ha fatti avvicinare a sé, te e tutti i tuoi fratelli figli di Levi con te e ora pretendete anche il sacerdozio?11Per questo tu e tutta la gente che è con te siete convenuti contro il Signore! E chi è Aronne perché vi mettiate a mormorare contro di lui?".
12Poi Mosè mandò a chiamare Datan e Abiram, figli di Eliab; ma essi dissero: "Noi non verremo.13È forse poco per te l'averci fatti partire da un paese dove scorre latte e miele per farci morire nel deserto, perché tu voglia fare il nostro capo e dominare su di noi?14Non ci hai davvero condotti in un paese dove scorre latte e miele, né ci hai dato il possesso di campi e di vigne! Credi tu di poter privare degli occhi questa gente? Noi non verremo".15Allora Mosè si adirò molto e disse al Signore: "Non gradire la loro oblazione; io non ho preso da costoro neppure un asino e non ho fatto torto ad alcuno di loro".
16Mosè disse a Core: "Tu e tutta la tua gente trovatevi domani davanti al Signore: tu e loro con Aronne;17ciascuno di voi prenda l'incensiere, vi metta il profumo aromatico e porti ciascuno il suo incensiere davanti al Signore: duecentocinquanta incensieri. Anche tu e Aronne; ciascuno prenda un incensiere".18Essi dunque presero ciascuno un incensiere, vi misero il fuoco, vi posero profumo aromatico e si fermarono all'ingresso della tenda del convegno; lo stesso fecero Mosè e Aronne.
19Core convocò tutta la comunità presso Mosè e Aronne all'ingresso della tenda del convegno; la gloria del Signore apparve a tutta la comunità.20Il Signore disse a Mosè e ad Aronne:21"Allontanatevi da questa comunità e io li consumerò in un istante".22Ma essi, prostratisi con la faccia a terra, dissero: "Dio, Dio degli spiriti di ogni essere vivente! Un uomo solo ha peccato e ti vorresti adirare contro tutta la comunità?".23Il Signore disse a Mosè:24"Parla alla comunità e ordinale: Ritiratevi dalle vicinanze della dimora di Core, Datan e Abiram".
25Mosè si alzò e andò da Datan e da Abiram; gli anziani di Israele lo seguirono.26Egli disse alla comunità: "Allontanatevi dalle tende di questi uomini empi e non toccate nulla di ciò che è loro, perché non periate a causa di tutti i loro peccati".27Così quelli si ritirarono dal luogo dove stavano Core, Datan e Abiram. Datan e Abiram uscirono e si fermarono all'ingresso delle loro tende con le mogli, i figli e i bambini.
28Mosè disse: "Da questo saprete che il Signore mi ha mandato per fare tutte queste opere e che io non ho agito di mia iniziativa.29Se questa gente muore come muoiono tutti gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, il Signore non mi ha mandato;30ma se il Signore fa una cosa meravigliosa, se la terra spalanca la bocca e li ingoia con quanto appartiene loro e se essi scendono vivi agli inferi, allora saprete che questi uomini hanno disprezzato il Signore".31Come egli ebbe finito di pronunciare tutte queste parole, il suolo si profondò sotto i loro piedi,32la terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutta la loro roba.33Scesero vivi agli inferi essi e quanto loro apparteneva; la terra li ricoprì ed essi scomparvero dall'assemblea.34Tutto Israele che era attorno ad essi fuggì alle loro grida; perché dicevano: "La terra non inghiottisca anche noi!".
35Un fuoco uscì dalla presenza del Signore e divorò i duecentocinquanta uomini, che offrivano l'incenso.
Salmi 10
1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'
2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.
6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.
8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.
10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.
12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.
14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.
16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.
20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.
22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.
26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.
27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".
33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?
35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.
37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.
Salmi 66
1'Al maestro del coro. Canto. Salmo.'
Acclamate a Dio da tutta la terra,
2cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
3Dite a Dio: "Stupende sono le tue opere!
Per la grandezza della tua potenza
a te si piegano i tuoi nemici.
4A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome".
5Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.
6Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.
7Con la sua forza domina in eterno,
il suo occhio scruta le nazioni;
i ribelli non rialzino la fronte.
8Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;
9è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.
10Dio, tu ci hai messi alla prova;
ci hai passati al crogiuolo, come l'argento.
11Ci hai fatti cadere in un agguato,
hai messo un peso ai nostri fianchi.
12Hai fatto cavalcare uomini sulle nostre teste;
ci hai fatto passare per il fuoco e l'acqua,
ma poi ci hai dato sollievo.
13Entrerò nella tua casa con olocausti,
a te scioglierò i miei voti,
14i voti pronunziati dalle mie labbra,
promessi nel momento dell'angoscia.
15Ti offrirò pingui olocausti
con fragranza di montoni,
immolerò a te buoi e capri.
16Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
17A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.
18Se nel mio cuore avessi cercato il male,
il Signore non mi avrebbe ascoltato.
19Ma Dio ha ascoltato,
si è fatto attento alla voce della mia preghiera.
20Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.
Geremia 42
1Tutti i capi delle bande armate e Giovanni figlio di Kàreca, e Azaria figlio di Osaia e tutto il popolo, dai piccoli ai grandi, si presentarono2al profeta Geremia e gli dissero: "Ti sia gradita la nostra supplica! Prega per noi il Signore tuo Dio, in favore di tutto questo residuo di popolazione, perché noi siamo rimasti in pochi dopo essere stati molti, come vedi con i tuoi occhi.3Il Signore tuo Dio ci indichi la via per la quale dobbiamo andare e che cosa dobbiamo fare".4Il profeta Geremia rispose loro: "Comprendo! Ecco, pregherò il Signore vostro Dio secondo le vostre parole e vi riferirò quanto il Signore risponde per voi; non vi nasconderò nulla".
5Essi allora dissero a Geremia: "Il Signore sia contro di noi testimone verace e fedele, se non faremo quanto il Signore tuo Dio ti rivelerà per noi.6Che ci sia gradita o no, noi ascolteremo la voce del Signore nostro Dio al quale ti mandiamo, perché ce ne venga bene obbedendo alla voce del Signore nostro Dio".
7Al termine di dieci giorni, la parola del Signore fu rivolta a Geremia.8Questi chiamò Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui e tutto il popolo, dai piccoli ai grandi,9e riferì loro: "Dice il Signore, Dio di Israele, al quale mi avete inviato perché gli presentassi la vostra supplica:10Se continuate ad abitare in questa regione, vi renderò stabili e non vi distruggerò, vi pianterò e non vi sradicherò, perché ho pietà del male che vi ho arrecato.11Non temete il re di Babilonia, che vi incute timore; non temetelo - dice il Signore - perché io sarò con voi per salvarvi e per liberarvi dalla sua mano.12Io gli ispirerò sentimenti di pietà per voi, così egli avrà compassione di voi e vi lascerà dimorare nel vostro paese.13Se invece, non dando retta alla voce del Signore vostro Dio, voi direte: Non vogliamo abitare in questo paese,14e direte: No, vogliamo andare nel paese d'Egitto, perché là non vedremo guerre e non udremo squilli di tromba né soffriremo carestia di pane: là abiteremo;15in questo caso ascolta la parola del Signore, o resto di Giuda: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Se voi intendete veramente andare in Egitto e vi andate per stabilirvi colà,16ebbene, la spada che temete vi raggiungerà laggiù nel paese d'Egitto, e la fame che temete vi sarà addosso laggiù in Egitto e là morirete.17Allora tutti gli uomini che avranno deciso di recarsi in Egitto per dimorarvi moriranno di spada, di fame e di peste. Nessuno di loro scamperà o sfuggirà alla sventura che io manderò su di loro.18Poiché, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Come si è rovesciato il mio furore e la mia ira contro gli abitanti di Gerusalemme, così la mia ira si rovescerà contro di voi quando sarete andati in Egitto. Voi sarete oggetto di maledizione, di orrore, di esecrazione e di scherno e non vedrete mai più questo luogo".
19Questo vi dice il Signore, o superstiti di Giuda: "Non andate in Egitto. Sappiate bene che oggi io vi ho solennemente avvertiti.20Poiché avete messo a rischio le vostre vite, quando mi avete mandato dal Signore vostro Dio, dicendomi: Intercedi per noi presso il Signore nostro Dio, dicci ciò che il Signore nostro Dio dirà e noi lo eseguiremo.21Oggi ve l'ho riferito, ma voi non ascoltate la voce del Signore vostro Dio riguardo a tutto ciò per cui egli mi ha inviato a voi.22Perciò sappiate bene che morirete di spada, di fame e di peste nel luogo in cui desiderate andare a dimorare".
Lettera ai Galati 3
1O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?2Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione?3Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne?4Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano!5Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?
6Fu così che Abramo 'ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia'.7Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede.8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: 'In te saranno benedette tutte le genti'.9Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette.10Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: 'Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle'.11E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che 'il giusto vivrà in virtù della fede'.12Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che 'chi praticherà queste cose, vivrà per esse'.13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: 'Maledetto chi pende dal legno',14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.
15Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa.16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma 'e alla tua discendenza', come a uno solo, cioè Cristo.17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa.18Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.
19Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della 'discendenza' per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore.20Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo.21La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge;22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.
23Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata.24Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede.25Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo.26Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù,27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.28Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.29E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.
Capitolo LII: L’uomo non si creda meritevole di essere consolato, ma piuttosto di essere colpito
Leggilo nella Biblioteca1. E' giusto, o Signore, quello che fai con me quando mi lasci abbandonato e desolato; perché della tua consolazione o di alcuna tua visita spirituale io non son degno, e non lo sarei neppure se potessi versare tante lacrime quanto un mare. Altro io non merito che di essere colpito e punito, per averti offeso, spesso e in grave modo, e per avere, in molte occasioni peccato grandemente. Dunque, a conti fatti, in verità, io non sono meritevole del minimo tuo conforto. Ma tu, Dio clemente e pietoso, per manifestare l'abbondanza della tua bontà in copiosa misericordia, non vuoi che l'uomo, opera della tue mani, perisca; inoltre ti degni di consolare il tuo servo, anche al di là di ogni merito, in modo superiore all'umano: ché non somigliano ai discorsi degli uomini, le tue parole consolatrici. O Signore, che cosa ho fatto perché tu mi abbia a concedere qualche celeste conforto? Non rammento di aver fatto nulla di buono; rammento invece di essere sempre stato facile al vizio e tardo all'emendamento. Questa è la verità; non posso negarlo. Se dicessi il contrario, tu ti porresti contro di me, e nessuno verrebbe a difendermi. Che cosa ho meritato con i mie peccati, se non l'inferno e il fuoco eterno?
2. Sinceramente lo confesso, io sono meritevole di essere vituperato in tutti i modi, e disprezzato, non già di essere annoverato tra i tuoi fedeli. Anche se questo me lo dico con dolore, paleserò chiaramente, contro di me, per amore di verità, i miei peccati, così da rendermi degno di ottenere più facilmente la tua misericordia. Che dirò, colpevole quale sono, e pieno di vergogna? Non ho la sfrontatezza di pronunziare parola; se non questa soltanto: ho peccato, Signore, ho peccato, abbi pietà di me, dammi il tuo perdono. "Lasciami un poco; lascia che io pianga tutto il mio dolore, prima di andare nel luogo della tenebra, coperto dalla caligine della morte" (Gb 10,20s). Che cosa chiedi massimamente dal colpevole, dal misero peccatore, se non che egli si penta e si umilii per le sue colpe? Dalla sincera contrizione e dall'umiliazione interiore sboccia la speranza del perdono, e ritrova se stessa la coscienza sconvolta; l'uomo riacquista la grazia perduta e trova riparo dall'ira futura. Dio e l'anima penitente si incontrano in un vicendevole santo bacio. Sacrificio a te gradito, o Signore - sacrificio che odora, al tuo cospetto, molto più soave del profumo dell'incenso - è l'umile sincero pentimento dei peccatori. E' questo pure l'unguento gradito che hai voluto fosse versato sui tuoi sacri piedi, giacché tu non hai disprezzato "un cuore contrito ed umiliato" (Sal 50,19). In questo sincero pentimento si trova rifugio dalla faccia minacciosa del nemico. Con esso si ripara e si purifica tutto ciò che, da qualche parte, fu deturpato e inquinato.
DISCORSO 341/A SULL'UMILTÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.
Discorsi - Sant'Agostino
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Umiltà dell'incarnazione.
1. Vogliamo raccomandarvi, dilettissimi fratelli, l'umiltà di nostro Signore Gesù Cristo; è lui stesso che la manifesta a tutti noi. Osservate quanta umiltà. Il profeta Isaia proclama; Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo; l'erba diventa secca, il fiore appassisce, ma la Parola di Dio dura sempre 1. A qual punto egli disprezza e ritiene inferiore la carne! A qual punto dà pregio e lode alla Parola di Dio! Insisto, fate ancora attenzione, guardate il suo disprezzo per la carne: Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore di campo. Che cos'è l'erba? Che cos'è il fiore del campo? Vuoi sapere che cos'è l'erba? Lo dice di seguito: L'erba diventa secca, il fiore appassisce. E la Parola di Dio invece? Rimane in eterno. Riconosciamo questa Parola che resta in eterno. Ascoltiamo l'Evangelista che esalta questa Parola: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto. Ciò che è stato fatto in lui era la vita: e la vita era la luce degli uomini 2. Grande lode, appropriata al Verbo eterno. Eccelsa lode appropriata al Verbo di Dio che permane in eterno. Ma che cosa dice poco dopo l'Evangelista? E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 3. Anche se il Verbo Dio avesse fatto appena questo, di diventare carne, sarebbe un'incredibile umiltà; e beati sono quelli che credono questa cosa incredibile. La nostra fede infatti consta di realtà incredibili. Il Verbo di Dio divenne come l'erba, morì, risorse; pur essendo Dio fu crocifisso. Sono tutte cose incredibili: il fatto è che la tua malattia era diventata tanto grande, che poteva essere risanata solo da cose incredibili. Così venne quel Medico umile, trovò il malato giacente, si fece partecipe della sua debolezza, chiamandolo alla sua divinità; entrò nel terreno delle passioni uccidendo le passioni e fu steso sulla croce, morendo per uccidere la morte. Divenne per noi alimento, da assumere, per essere risanati. Che cos'è questo alimento e chi nutre? Quelli che imitano l'umiltà del Signore. Ma tu non sai imitare questa umiltà. Tanto meno la divinità. Prova ad imitare l'umiltà, se ci riesci. Non sai quando, non sai da che parte? Egli, Dio, si è fatto uomo; tu, uomo, almeno riconosci di essere uomo. Almeno riconoscessi quello che egli si è fatto per te! Riconosci te attraverso lui. Considera che sei uomo e che tuttavia vali tanto che per te Dio si è fatto uomo. E non attribuire ciò a te con superbia ma alla sua misericordia; ci ha redento col suo sangue il nostro Signore Dio e volle che prezzo delle nostre anime fosse il suo sangue, sangue innocente.
L'animale e l'uomo, l'uomo e Dio.
2. Come avevo incominciato a dire, fratelli, se Dio si è tanto umiliato da farsi uomo, chi potrebbe aspettarsi da lui qualcosa di più? Tu infatti non ti abbasseresti mai al punto di passare da uomo a bestia. E tuttavia non c'è confronto. Se tu fossi arrivato al punto di passare da uomo a bestia, non avresti superato tanta distanza quanta ne ha superata Dio abbassandosi fino a noi. L'uomo che diventasse animale, passa sì dal razionale all'irrazionale, tuttavia mortali sono l'uno e l'altro: mortale è l'uomo, mortale la bestia; come nasce l'uomo così nasce l'animale; l'uomo è concepito così com'è concepito l'animale. L'uomo si alimenta di cibi materiali e così cresce, come l'animale. Quante cose ha in comune con gli animali! Soltanto la ragione ha di diverso, lì dove è posta l'immagine del Creatore. Ma Dio che si è fatto uomo, l'Eterno fatto mortale, si rivestì di una carne presa, escluso il peccato, dalla nostra discendenza; si è fatto uomo, è nato, assumendo una condizione in cui potesse patire per noi. Ma consideralo quando ancora non ha patito: guarda che cosa è diventato per te prima ancora di patire. E` forse poca umiltà questa? Dio si è fatto uomo. O uomo, considera che sei uomo. Per te Dio è uomo, e tu non vuoi riconoscere i tuoi limiti di uomo? Vediamo, fratelli, chi sono coloro che non vogliono riconoscere di essere uomini. Chi non vuol riconoscere di essere uomo? Chi giustifica se stesso e incolpa Dio. Se l'uomo patisce qualcosa di duro, di aspro in questa vita, null'altro ha pronto sulla lingua che incolpare Dio e lodare se stesso; e protestando e indignandosi per la sua sofferenza non ammette i suoi peccati, ma esalta i suoi meriti e dice: " Dio, che cosa ti ho fatto? Perché patisco così? ". L'uomo dice a Dio: " Che cosa ti ho fatto? ". Dio potrebbe rispondergli: " Dici bene: Che cosa ti ho fatto? Tu infatti per me non hai fatto nulla, mentre io ho fatto tutto per te ". Se facessi qualcosa per Dio, faresti qualcosa che gli sarebbe gradito: questo è fare qualcosa per lui. Ma ora tu, tutto quello che hai fatto lo hai fatto per te, perché, seguendo la tua volontà, hai disprezzato il suo comando. Se intendi in questo senso, certo, hai detto giusto. Ma che cosa puoi fare a Dio quando gridi: " Che cosa ti ho fatto? ". Chi scaglia una pietra verso il cielo, la getta in cielo o contro di sé? Ciò che hai buttato non aderisce lassù, ritorna a te; così tutte le bestemmie che tu scagli contro Dio, così tutte le ingiurie, qualunque cosa stimoli la tua sacrilega, empia e superba mente, quando scagli in alto, con tanto maggior peso ricade sopra di te.
Esame di coscienza. La fuga verso Dio.
3. Che cosa volevi fare per Dio? Per lui avresti fatto qualcosa se avessi realizzato la sua parola. Se avessi fatto quello che egli comanda, bene diresti: " Che cosa ho fatto per te? ". E invece esamina la tua giustizia, esamina la tua coscienza, entra nel tuo cuore, non star fuori a gridare, guarda dentro, entra nei segreti del tuo cuore. Vedi se veramente non hai fatto nulla di male; vedi se ciò che hai sofferto non è corrispondente a ciò che hai fatto, qualunque sia la tribolazione che ti affligge. Al peccatore non è dovuto altro che una punizione di fuoco ardente ed eterno. Hai abbandonato il tuo Dio, hai assecondato le tue voluttà. Che cosa è la tua sofferenza quando sei colpito? E` una correzione, non una condanna. Se Dio ti punisce in questa vita, non è segno che egli sia irato contro di te. Non offenderlo se ti punisce, non provocarlo. Così ti perdonerà. Se tu lo provochi con le tue mormorazioni, egli ti allontana. E invece rifugiati sotto la punizione di lui che ti corregge. Non fuggire dalla punizione; va' verso di essa. Dove punisce là corri. Egli sa dove colpire, dove trovarti; tu, senza motivo, vuoi nasconderti ai suoi occhi, mentre egli è ovunque. Vuoi fuggire dal Dio irato? Rifugiati presso il Dio placato: via da lui in nessun altro luogo se non presso di lui. Tu credevi di sfuggirgli quando ergevi la tua superba fronte contro di lui; abbàssala e fuggi verso di lui. Egli punisce ogni figlio che ama 4. Non vuoi essere punito? E allora non voler essere neppure erede. Ti insegna ad essere pronto per l'eredità il tuo Padre buono; buono quando perdona, buono quando punisce; in ogni caso veramente misericordioso.
1 - Is 40, 6-8.
2 - Gv 1, 1-4.
3 - Gv 1, 14.
4 - Prv 3, 12.
Capitolo XV: Le opere fatte per amore
Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. Non si deve fare alcun male, per nessuna cosa al mondo né per compiacenza verso chicchessia; talora, invece, per giovare a uno che ne ha bisogno, si deve senza esitazione lasciare una cosa buona che si sta facendo, o sostituirla con una ancora più buona: in tal modo non si distrugge l'opera buona, ma soltanto la si trasforma in meglio.
2. A nulla giova un'azione esterna compiuta senza amore; invece, qualunque cosa, per quanto piccola e disprezzata essa sia, se fatta con amore, diventa tutta piena di frutti. In verità Iddio non tiene conto dell'azione umana in sé e per sé, ma dei moventi di ciascuno. Opera grandemente colui che agisce con rettitudine; opera lodevolmente colui che si pone al servizio della comunità, più che del suo capriccio. Accade spesso che ci sembri amore ciò che è piuttosto attaccamento carnale; giacché è raro che, sotto le nostre azioni, non ci siano l'inclinazione naturale, il nostro gusto, la speranza di una ricompensa, il desiderio del nostro comodo. Chi ha un amore vero e perfetto non cerca se stesso, in alcuna sua azione, ma desidera solamente che in ogni cosa si realizzi la gloria di Dio. Di nessuno è invidioso colui che non tende al proprio godimento, né vuole personali soddisfazioni, desiderando, al di là di ogni bene, di avere beatitudine in Dio. Costui non attribuisce alcunché di buono a nessuno, ma riporta il bene totalmente a Dio; dal quale ogni cosa procede, come dalla sua fonte e, nel quale, alla fine, tutti i santi godono pace. Oh, chi avesse anche una sola scintilla di vera carità, per certo capirebbe che tutto ciò che è di questa terra è pieno di vanità.
28 febbraio 1976 - LE COSE CAMBIERANNO
Mons. Ottavio Michelini
Non pensare che il mondo sia molto cambiato da quello che era duemila anni or sono. Per mutare radicalmente, dovrebbero cambiare le cause dei mali che sono proprio alle radici della natura umana.
L'uomo può progredire o regredire ma non può sostanzialmente mutare; rimarrà sempre un essere mortalmente ferito nella sua natura debilitata dal peccato originale, per cui sarà sempre incline al male che potrà, volendolo, superare con l'aiuto che gli viene dall'Alto.
Ecco perché, dopo duemila anni di Cristianesimo, l'uomo non è molto mutato. Oggi, come duemila anni fa, e con la stessa cieca crudeltà, si rinnova la mia Passione. Con la stessa assurda tenacia, l'uomo di questo secolo materialista e miscredente preferisce Barabba, e grida: " Sia crocifisso il Cristo! "
Alla radice trovi sempre la stessa causa: l'odio di Satana contro il Verbo di Dio, fatto Carne per la salvezza dell'umanità, l'odio di Satana contro Me Salvatore e contro l'uomo che vuole travolgere nella sua stessa perdizione. (p. 175)
Questa è la vera ragione per cui, dopo duemila anni, nelle logge massoniche, nei parlamenti, nelle aule universitarie, sui rotocalchi, alla radio e alla televisione, nelle sedi dei partiti, sui giornali si continua a gridare il " Crucifigatur ". Sia crocifisso il Cristo e viva invece Barabba!
La vendetta del Diavolo
Satana, congelato nel suo odio contro Dio dal momento in cui si ribellò e cadde, concepì la sua vendetta. Di questo odio vive, di questo odio si nutre e di questo odio ha fatto il fine della sua esistenza.
Essendo superiore alla natura umana, molto può su di essa, e di questa sua superiorità si avvale per aizzare l'uomo al male.
Ecco, perché oggi, come duemila anni or sono tu vedi nell'uomo gli stessi istinti bestiali della sua natura ferita, le stesse manifestazioni di odio nei miei riguardi.
- Gesù mio, allora che colpa ha l'uomo se un essere più forte di lui lo spinge inesorabilmente al male?
" Figlio, non dimenticare che Io sono venuto proprio per questo: per ristabilire nella natura umana l'ordine così terribilmente turbato dalla colpa d'origine. (p. 176)
Non dimenticare come Io abbia unito alla Natura divina la natura umana per avere la dovuta soddisfazione e riparazione da parte dell'umanità. Il ridare alla natura umana, avvilita con il peccato, la sua primitiva dignità, ha terribilmente inasprito in Satana la sete di odio, di invidia e di gelosia verso di voi.
Con tutto questo non si può giustificare il male che gli uomini compiono, anche sotto la spinta di Satana, perché l'uomo è libero e la Redenzione ha ristabilito l'ordine e l'equilibrio sconvolti. Proprio per mezzo della Redenzione all'uomo vengono forniti i mezzi necessari per fronteggiare e superare le tentazioni.
Se poi l'uomo, compiacente, tende l'orecchio alla voce del male, lo fa non senza sua responsabilità. Se volontariamente rifiuta i frutti della Redenzione, si pone su una china pericolosa per cui facilmente scivolerà, di precipizio in precipizio, fino in fondo al baratro."
" Viva Barabba! "
Figlio, ecco perché oggi all'Amore, cioè al Figlio di Dio fattosi Redentore degli uomini, si grida con rabbia il "Crucifigatur". Ecco perché si ripete il " Viva Barabba, a morte il Nazzareno! ".
- Viva Barabba!
Viva il crimine viva la violenza fino all'esaltazione dell'uno e dell'altra. (p. 177)
Viva l'odio, viva la prostituzione e la pornografia.
Viva la stampa perversa, viva l'immoralità esaltata attraverso la cinematografia e la televisione.
Viva Barabba: Viva il male e a morte Cristo, il Salvatore.
- A morte l'Amore! venuto a salvare l'umanità perduta, avvilita e schiava; venuto per ridare all'umanità libertà e dignità; venuto per schiudere d'innanzi all'umanità orizzonti di speranza, nuovi infiniti orizzonti di salvezza.
Ebbene, di fronte a questo dramma quale è il comportamento di molti miei sacerdoti?
Per non pochi di essi è di netta indifferenza, per altri è di simpatia e collaborazione con i miei nemici. Sono i preti marxisti, vergognosamente abbonati a giornali atei e materialisti. Sono più numerosi di quelli attualmente noti: lo vedrete nell'ora della prova.
Vi è poi l'atteggiamento dei preti mestieranti che nel sacerdozio non hanno saputo vedere il Mistero della Chiesa, di cui sono parte essenziale infatti come si potrebbe pensare alla Chiesa senza il sacerdozio, che ne è la spina dorsale?
Proprio come sul Calvario! Molti erano gli indifferenti ed i curiosi. Vi erano gli scribi e i farisei alleati e sobillati dai sacerdoti; pochi, pochissimi i buoni: la Madre, San Giovanni, le pie Donne, alcuni discepoli e fra questi i pastori. (p. 178)
Il mondo, figlio, ben poco è cambiato perché la matrice del male è sempre la stessa. E' a questa matrice del male a cui bisogna puntare per limitare la potenza offensiva, per prevenire le mosse e neutralizzare l'azione. Questo non è stato fatto da tutti e non è stato fatto nella giusta misura.
Fermento di vita
Nonostante tutto le cose cambieranno: la mia Passione e Morte ha portato nel mondo un tale fermento di vita per cui le forze del male non prevarranno.
La mia Passione continua nel mio Corpo Mistico. Le sofferenze dei buoni, dei santi, delle anime vittime hanno dato e daranno i loro frutti.
La terra sarà bagnata dal sangue di nuovi martiri che anticiperanno l'alba radiosa di una Chiesa rinata a nuova vita, di una Chiesa che prenderà il posto di maestra e di guida dei popoli di tutto il mondo.
Le forze del Male saranno schiacciate sotto il tallone di Colei che, come esercito schierato a battaglia, segnerà un'altra splendida vittoria per la Croce e per la Chiesa. L'umanità sarà ridata al Padre che l'ha voluta per l'eternità beata.
Figlio mio, prega. Offrimi, come sempre, tutto ciò che hai, tutto ciò che sei.
Ti benedico, voglimi bene. (p. 179)