Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 2° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Matteo 16
1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo.2Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia;3e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?4Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona". E lasciatili, se ne andò.
5Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane.6Gesù disse loro: "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei".7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: "Non abbiamo preso il pane!".8Accortosene, Gesù chiese: "Perché, uomini di poca fede, andate dicendo che non avete il pane?9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via?10E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete raccolto?11Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?".12Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.
13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?".14Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti".15Disse loro: "Voi chi dite che io sia?".16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".17E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai".23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".
24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".
Giudici 5
1In quel giorno Debora, con Barak, figlio di Abinoam, pronunciò questo canto:
2"Ci furono capi in Israele
per assumere il comando;
ci furono volontari
per arruolarsi in massa:
Benedite il Signore!
3Ascoltate, re,
porgete gli orecchi, o principi;
io voglio cantare al Signore,
voglio cantare al Signore,
voglio cantare inni al Signore, Dio d'Israele!
4Signore, quando uscivi dal Seir,
quando avanzavi dalla steppa di Edom,
la terra tremò, i cieli si scossero,
le nubi si sciolsero in acqua.
5Si stemperarono i monti
davanti al Signore, Signore del Sinai,
davanti al Signore, Dio d'Israele.
6Ai giorni di Samgar, figlio di Anat,
ai giorni di Giaele,
erano deserte le strade
e i viandanti deviavano su sentieri tortuosi.
7Era cessata ogni autorità di governo,
era cessata in Israele,
fin quando sorsi io, Debora,
fin quando sorsi come madre in Israele.
8Si preferivano divinità straniere
e allora la guerra fu alle porte,
ma scudo non si vedeva né lancia
né quarantamila in Israele.
9Il mio cuore si volge ai comandanti d'Israele,
ai volontari tra il popolo;
benedite il Signore!
10Voi, che cavalcate asine bianche,
seduti su gualdrappe,
voi che procedete sulla via, raccontate;
11unitevi al grido degli uomini
schierati fra gli abbeveratoi:
là essi proclamano le vittorie del Signore,
le vittorie del suo governo in Israele,
quando scese alle porte il popolo del Signore.
12Dèstati, dèstati, o Debora,
dèstati, dèstati, intona un canto!
Sorgi, Barak, e cattura i tuoi prigionieri,
o figlio di Abinoam!
13Allora scesero i fuggiaschi
per unirsi ai principi;
il popolo del Signore
scese a sua difesa tra gli eroi.
14Quelli della stirpe di Efraim
scesero nella pianura,
ti seguì Beniamino fra le tue genti.
Dalla stirpe di Machir scesero i comandanti
e da Zàbulon chi impugna lo scettro del comando.
15I principi di Issacar mossero con Debora;
Barak si lanciò sui suoi passi nella pianura.
Presso i ruscelli di Ruben grandi erano le esitazioni.
16Perché sei rimasto seduto tra gli ovili,
ad ascoltare le zampogne dei pastori?
Presso i ruscelli di Ruben
erano ben grandi le dispute...
17Gàlaad dimora oltre il Giordano
e Dan perché vive straniero sulle navi?
Aser si è stabilito lungo la riva del grande mare
e presso le sue insenature dimora.
18Zàbulon invece è un popolo che si è esposto alla morte,
come Nèftali, sui poggi della campagna!
19Vennero i re, diedero battaglia,
combatterono i re di Canaan,
a Taanach sulle acque di Meghiddo,
ma non riportarono bottino d'argento.
20Dal cielo le stelle diedero battaglia,
dalle loro orbite combatterono contro Sisara.
21Il torrente Kison li travolse;
torrente impetuoso fu il torrente Kison...
Anima mia, calpesta con forza!
22Allora martellarono gli zoccoli dei cavalli
al galoppo, al galoppo dei corsieri.
23Maledite Meroz - dice l'angelo del Signore -
maledite, maledite i suoi abitanti,
perché non vennero in aiuto al Signore,
in aiuto al Signore tra gli eroi.
24Sia benedetta fra le donne Giaele,
la moglie di Eber il Kenita,
benedetta fra le donne della tenda!
25Acqua egli chiese, latte essa diede,
in una coppa da principi offrì latte acido.
26Una mano essa stese al picchetto
e la destra a un martello da fabbri,
e colpì Sisara, lo percosse alla testa,
ne fracassò, ne trapassò la tempia.
27Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque;
ai piedi di lei si contorse, ricadde,
dove si contorse, là ricadde finito.
28Dietro la finestra si affaccia e si lamenta
la madre di Sisara, dietro la persiana:
Perché il suo carro tarda ad arrivare?
Perché così a rilento procedono i suoi carri?
29Le più sagge sue principesse rispondono
e anche lei torna a dire a se stessa:
30Certo han trovato bottino, stan facendo le parti:
una fanciulla, due fanciulle per ogni uomo;
un bottino di vesti variopinte per Sisara,
un bottino di vesti variopinte a ricamo;
una veste variopinta a due ricami
è il bottino per il mio collo...
31Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore!
Ma coloro che ti amano siano come il sole,
quando sorge con tutto lo splendore".
Poi il paese ebbe pace per quarant'anni.
Proverbi 23
1Quando siedi a mangiare con un potente,
considera bene che cosa hai davanti;
2mettiti un coltello alla gola,
se hai molto appetito.
3Non desiderare le sue ghiottonerie,
sono un cibo fallace.
4Non affannarti per arricchire,
rinunzia a un simile pensiero;
5appena vi fai volare gli occhi sopra,
essa già non è più:
perché mette ali come aquila
e vola verso il cielo.
6Non mangiare il pane di chi ha l'occhio cattivo
e non desiderare le sue ghiottonerie,
7perché come chi calcola fra di sé, così è costui;
ti dirà: "Mangia e bevi",
ma il suo cuore non è con te.
8Il boccone che hai mangiato rigetterai
e avrai sprecato le tue parole gentili.
9Non parlare agli orecchi di uno stolto,
perché egli disprezzerà le tue sagge parole.
10Non spostare il confine antico,
e non invadere il campo degli orfani,
11perché il loro vendicatore è forte,
egli difenderà la loro causa contro di te.
12Piega il cuore alla correzione
e l'orecchio ai discorsi sapienti.
13Non risparmiare al giovane la correzione,
anche se tu lo batti con la verga, non morirà;
14anzi, se lo batti con la verga,
lo salverai dagli inferi.
15Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio,
anche il mio cuore gioirà.
16Esulteranno le mie viscere,
quando le tue labbra diranno parole rette.
17Il tuo cuore non invidi i peccatori,
ma resti sempre nel timore del Signore,
18perché così avrai un avvenire
e la tua speranza non sarà delusa.
19Ascolta, figlio mio, e sii saggio
e indirizza il cuore per la via retta.
20Non essere fra quelli che s'inebriano di vino,
né fra coloro che son ghiotti di carne,
21perché l'ubriacone e il ghiottone impoveriranno
e il dormiglione si vestirà di stracci.
22Ascolta tuo padre che ti ha generato,
non disprezzare tua madre quando è vecchia.
23Acquista il vero bene e non cederlo,
la sapienza, l'istruzione e l'intelligenza.
24Il padre del giusto gioirà pienamente
e chi ha generato un saggio se ne compiacerà.
25Gioisca tuo padre e tua madre
e si rallegri colei che ti ha generato.
26Fa' bene attenzione a me, figlio mio,
e tieni fisso lo sguardo ai miei consigli:
27una fossa profonda è la prostituta,
e un pozzo stretto la straniera.
28Essa si apposta come un ladro
e aumenta fra gli uomini il numero dei perfidi.
29Per chi i guai? Per chi i lamenti?
Per chi i litigi? Per chi i gemiti?
A chi le percosse per futili motivi? A chi gli occhi rossi?
30Per quelli che si perdono dietro al vino
e vanno a gustare vino puro.
31Non guardare il vino quando rosseggia,
quando scintilla nella coppa
e scende giù piano piano;
32finirà con il morderti come un serpente
e pungerti come una vipera.
33Allora i tuoi occhi vedranno cose strane
e la tua mente dirà cose sconnesse.
34Ti parrà di giacere in alto mare
o di dormire in cima all'albero maestro.
35"Mi hanno picchiato, ma non sento male.
Mi hanno bastonato, ma non me ne sono accorto.
Quando mi sveglierò? Ne chiederò dell'altro".
Salmi 39
1'Al maestro del coro, Iditun. Salmo. Di Davide.'
2Ho detto: "Veglierò sulla mia condotta
per non peccare con la mia lingua;
porrò un freno alla mia bocca
mentre l'empio mi sta dinanzi".
3Sono rimasto quieto in silenzio: tacevo privo di bene,
la sua fortuna ha esasperato il mio dolore.
4Ardeva il cuore nel mio petto,
al ripensarci è divampato il fuoco;
allora ho parlato:
5"Rivelami, Signore, la mia fine;
quale sia la misura dei miei giorni
e saprò quanto è breve la mia vita".
6Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni
e la mia esistenza davanti a te è un nulla.
Solo un soffio è ogni uomo che vive,
7come ombra è l'uomo che passa;
solo un soffio che si agita,
accumula ricchezze e non sa chi le raccolga.
8Ora, che attendo, Signore?
In te la mia speranza.
9Liberami da tutte le mie colpe,
non rendermi scherno dello stolto.
10Sto in silenzio, non apro bocca,
perché sei tu che agisci.
11Allontana da me i tuoi colpi:
sono distrutto sotto il peso della tua mano.
12Castigando il suo peccato tu correggi l'uomo,
corrodi come tarlo i suoi tesori.
Ogni uomo non è che un soffio.
13Ascolta la mia preghiera, Signore,
porgi l'orecchio al mio grido,
non essere sordo alle mie lacrime,
poiché io sono un forestiero,
uno straniero come tutti i miei padri.
14Distogli il tuo sguardo, che io respiri,
prima che me ne vada e più non sia.
Isaia 44
1Ora ascolta, Giacobbe mio servo,
Israele da me eletto.
2Così dice il Signore che ti ha fatto,
che ti ha formato dal seno materno e ti aiuta:
"Non temere, Giacobbe mio servo,
Iesurùn da me eletto,
3poiché io farò scorrere acqua sul suolo assetato,
torrenti sul terreno arido.
Spanderò il mio spirito sulla tua discendenza,
la mia benedizione sui tuoi posteri;
4cresceranno come erba in mezzo all'acqua,
come salici lungo acque correnti.
5Questi dirà: Io appartengo al Signore,
quegli si chiamerà Giacobbe;
altri scriverà sulla mano: Del Signore,
e verrà designato con il nome di Israele".
6Così dice il re di Israele,
il suo redentore, il Signore degli eserciti:
"Io sono il primo e io l'ultimo;
fuori di me non vi sono dèi.
7Chi è come me? Si faccia avanti e lo proclami,
lo riveli di presenza e me lo esponga.
Chi ha reso noto il futuro dal tempo antico?
Ci annunzi ciò che succederà.
8Non siate ansiosi e non temete:
non forse già da molto tempo
te l'ho fatto intendere e rivelato?
Voi siete miei testimoni: C'è forse un dio fuori di me
o una roccia che io non conosca?".
9I fabbricatori di idoli sono tutti vanità e le loro opere preziose non giovano a nulla; ma i loro devoti non vedono né capiscono affatto e perciò saranno coperti di vergogna.10Chi fabbrica un dio e fonde un idolo senza cercarne un vantaggio?11Ecco, tutti i suoi seguaci saranno svergognati; gli stessi artefici non sono che uomini. Si radunino pure e si presentino tutti; saranno spaventati e confusi insieme.
12Il fabbro lavora il ferro di una scure, lo elabora sulle braci e gli da' forma con martelli, lo rifinisce con braccio vigoroso; soffre persino la fame, la forza gli viene meno; non beve acqua ed è spossato.13Il falegname stende il regolo, disegna l'immagine con il gesso; la lavora con scalpelli, misura con il compasso, riproducendo una forma umana, una bella figura d'uomo da mettere in un tempio.14Egli si taglia cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere robusta nella selva; pianta un frassino che la pioggia farà crescere.
15Tutto ciò diventa per l'uomo legna da bruciare; ne prende una parte e si riscalda o anche accende il forno per cuocervi il pane o ne fa persino un idolo e lo adora, ne forma una statua e la venera.16Una metà la brucia al fuoco, sulla brace arrostisce la carne, poi mangia l'arrosto e si sazia. Ugualmente si scalda e dice: "Mi riscaldo; mi godo il fuoco".17Con il resto fa un dio, il suo idolo; lo venera, lo adora e lo prega: "Salvami, perché sei il mio dio!".
18Non sanno né comprendono; una patina impedisce agli occhi loro di vedere e al loro cuore di capire.19Essi non riflettono, non hanno scienza e intelligenza per dire: "Ho bruciato nel fuoco una parte, sulle sue braci ho cotto perfino il pane e arrostito la carne che ho mangiato; col residuo farò un idolo abominevole? Mi prostrerò dinanzi ad un pezzo di legno?".20Si pasce di cenere, ha un cuore illuso che lo travia; egli non sa liberarsene e dire: "Ciò che tengo in mano non è forse falso?".
21Ricorda tali cose, o Giacobbe,
o Israele, poiché sei mio servo.
Io ti ho formato, mio servo sei tu;
Israele, non sarai dimenticato da me.
22Ho dissipato come nube le tue iniquità
e i tuoi peccati come una nuvola.
Ritorna a me, poiché io ti ho redento.
23Esultate, cieli, poiché il Signore ha agito;
giubilate, profondità della terra!
Gridate di gioia, o monti,
o selve con tutti i vostri alberi,
perché il Signore ha riscattato Giacobbe,
in Israele ha manifestato la sua gloria.
24Dice il Signore, che ti ha riscattato
e ti ha formato fino dal seno materno:
"Sono io, il Signore, che ho fatto tutto,
che ho spiegato i cieli da solo,
ho disteso la terra; chi era con me?
25Io svento i presagi degli indovini,
dimostro folli i maghi,
costringo i sapienti a ritrattarsi
e trasformo in follia la loro scienza;
26confermo la parola dei suoi servi,
compio i disegni dei suoi messaggeri.
Io dico a Gerusalemme: Sarai abitata,
e alle città di Giuda: Sarete riedificate
e ne restaurerò le rovine.
27Io dico all'oceano: Prosciugati!
Faccio inaridire i tuoi fiumi.
28Io dico a Ciro: Mio pastore;
ed egli soddisferà tutti i miei desideri,
dicendo a Gerusalemme: Sarai riedificata;
e al tempio: Sarai riedificato dalle fondamenta".
Lettera ai Galati 1
1Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti,2e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia.3Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo,4che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro,5al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
6Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo.7In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.8Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!9L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!10Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!
11Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo;12infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.13Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi,14superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri.15Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque16di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo,17senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
18In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni;19degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.20In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco.21Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia.22Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo;23soltanto avevano sentito dire: "Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere".24E glorificavano Dio a causa mia.
Capitolo V: La lettura dei libri di devozione
Leggilo nella BibliotecaNei libri di devozione si deve ricercare la verità, non la bellezza della forma. Essi vanno letti nello spirito con cui furono scritti; in essi va ricercata l'utilità spirituale, piuttosto che l'eleganza della parola. Perciò dobbiamo leggere anche opere semplici, ma devote, con lo stesso desiderio con cui leggiamo opere dotte e profonde. Non lasciarti colpire dal nome dello scrittore, di minore o maggiore risonanza; quel che ci deve indurre alla lettura deve essere il puro amore della verità. Non cercar di sapere chi ha detto una cosa, ma bada a ciò che è stato detto. Infatti gli uomini passano, "invece la verità del Signore resta per sempre" (Sal 116,2); e Dio ci parla in varie maniere, "senza tener conto delle persone" (1Pt 1,17). Spesso, quando leggiamo le Scritture, ci è di ostacolo la nostra smania di indagare, perché vogliamo approfondire e discutere là dove non ci sarebbe che da andare avanti in semplicità di spirito. Se vuoi trarre profitto, leggi con animo umile e semplice, con fede. E non aspirare mai alla fama di studioso. Ama interrogare e ascoltare in silenzio la parola dei santi. E non essere indifferente alle parole dei superiori: esse non vengono pronunciate senza ragione.
DISCORSO 77/C DAL DISCORSO SU MT 16, 24: "SE QUALCUNO VUOL SEGUIRMI, RINNEGHI SE STESSO" [FRAMMENTO]
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaNecessità della correzione fatta con amore.
Quando uno vede qualcuno che vive male ma per caso dà qualcosa alla chiesa, e non lo corregge, lo fugge nell'animo. Che significa: "fuggire nell'animo"? Aver paura. La paura è una fuga interiore. Perché ha paura? Perché è un mercenario. Ha paura che quel tale se la prenda a male d'essere rimproverato e non dà ciò ch'è solito dare. Vede venire il lupo, cioè il diavolo che spezza il collo di colui che vive male, e fugge nell'animo, cioè si tiene lontano dal fare un utile rimprovero, pieno com'è di paura. Chi invece è pastore e si prende cura delle pecore non lo lascia andare 1, ma fa ciò che dice l'Apostolo: Rimproverate quelli che vivono male, incoraggiate i paurosi, ecc. 2. Un pastore, o uno che si chiama pastore, non deve pensare che sia una cosa santa il fatto ch'egli non rende male per male, dal momento che rende piuttosto male per bene. Quel tale, anche se è un peccatore scellerato, dà alla chiesa qualcosa dei propri beni, l'altro invece gli rende male per bene perché gli sottrae il rimprovero. Poiché dunque tutto ciò deve farsi per amore, mentre invece gli uomini giudicano loro nemici quelli che li rimproverano, perciò, dopo aver detto: Rimproverate quelli che vivono male, soggiunge: Fate coraggio ai paurosi. In effetti uno forse, a motivo della correzione, comincia a scoraggiarsi e si turba; allora è necessario consolarlo. Aiutate i deboli 3, perché a causa della loro debolezza non cadano. Se lo fece vacillare la debolezza, lo accolga nel suo seno la carità. Dopo ciò, alla fine dice: Badate che nessuno renda ad alcuno male per male 4. Il rimprovero dunque non è un male se viene fatto. Ma la buona pecora quando è rimproverata dal proprio sorvegliante che cosa dice? Il giusto mi riprenderà con misericordia 5.
1 - Cf. Gv 10, 12-13.
2 - 1 Ts 5, 14.
3 - 1 Ts 5, 14.
4 - 1 Ts 5, 15.
5 - Sal 140, 5.
2 - Maria santissima accompagna il nostro Salvatore nella predicazione e lo fa con grande sollecitudine.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca
1044. Non sarebbe fuori luogo se io pretendessi di descrivere i miracoli
e le opere eroiche di Cristo nostro redentore, perché quasi a tutte
cooperò in qualche modo la sua beatissima e santissima Madre. Ma io non
posso intraprendere un lavoro così arduo e superiore alla capacità
umana: non per niente alla fine del suo Vangelo san Giovanni, dopo aver
narrato tanti prodigi del suo Maestro, dice che se si fossero scritti
tutti quelli da lui compiuti, sarebbero stati necessari libri così
numerosi da non poter essere contenuti dal mondo intero. Se questa
impresa parve davvero impossibile all'Evangelista, che cosa può
presumere una donna ignorante e più inutile della polvere della terra?
Quanto a ciò che fu necessario e conveniente, sovrabbondante e
sufficiente per fondare e conservare la Chiesa, lo hanno scritto tutti e
quattro gli evangelisti e non è necessario ripeterlo in questa Storia,
benché per tesserla e per non tacere tante opere della grande Regina che
essi non narrarono se ne debbano accennare alcune di Cristo. Credo
infatti che tenerle scritte e ricordarle mi sarà di consolazione e
profitto. Quello che gli evangelisti non raccontarono, e che io non ho
ordine di riportare, è riservato alla visione beatifica, dove ai santi
sarà manifestato con speciale godimento nel Signore e dove essi
loderanno Dio per opere così magnifiche.
1045. Da Cana di Galilea Cristo nostro salvatore prese la
strada per Cafarnao, città grande e popolosa presso il mare di
Tiberiade; si fermò là per pochi giorni, perché era vicina la Pasqua ed
egli andava a Gerusalemme per celebrarla. Da allora in poi la sua Madre
santissima, abbandonata la casa di Nazaret, lo accompagnò nella
predicazione. Ella lo seguì sempre fino alla croce, salvo in alcune
circostanze, come quando il Signore salì sul Tabor o quando si occupò di
alcune conversioni particolari, come quella della samaritana, o le
volte in cui la divina Signora restava con alcune persone per terminare
di ammaestrarle. Subito, però, ella ritornava da suo Figlio, seguendo il
sole di giustizia fino al suo tramonto. In questi pellegrinaggi la
Regina del cielo camminava a piedi, come sua Maestà. E se nei viaggi
Cristo stesso si stancò, come consta dal Vangelo, quale sarà stata la
stanchezza della purissima Signora? Quali fatiche avrà sopportato in
tanti spostamenti e in tutti i tempi? Con quanto rigore la Madre della
misericordia trattò il suo delicatissimo corpo! Anche solo in questo
ella faticò per noi a tal punto che tutti i mortali insieme non potranno
mai ricambiare adeguatamente. Alcune volte - per disposizione divina -
arrivò a sentire tali dolori e svenimenti da dover essere sostenuta
miracolosamente; altre volte il Maestro le comandava di riposarsi in
qualche luogo per un po' di giorni; altre ancora le rendeva il corpo
così leggero che poteva muoversi senza difficoltà, come in volo.
1046. La nostra Maestra aveva scritta nel cuore tutta la
dottrina evangelica, eppure era tanto sollecita ed attenta
nell'ascoltare l'insegnamento del suo Figlio santissimo da sembrare una
nuova discepola. Ella aveva ordinato ai suoi santi angeli di avvisarla
per non mancare mai alla predicazione, salvo quando era lontana. Sempre
la gran Signora ascoltava in ginocchio quanto sua Maestà insegnava; così
ella sola, con tutte le sue forze, gli dava la riverenza ed il culto
dovuti. Inoltre, conosceva i moti dell'anima santissima del Figlio e
sapeva che egli, mentre predicava, pregava interiormente il Padre
affinché il seme della sua santa parola cadesse in cugri buoni e desse
frutti di vita eterna. Allo stesso modo la pietosissima Madre pregava a
favore di quanti ascoltavano il Signore e dava loro, con ardentissimo
amore e commozione, le stesse benedizioni. Con la sua profonda riverenza
ed attenzione, muoveva ed istruiva tutti a tenere nel debito conto
l'insegnamento e le parole del Salvatore del mondo. Conosceva similmente
il cuore di quelli che erano presenti alla predicazione del suo Figlio
santissimo e lo stato di grazia o di peccato, di vizi o di virtù in cui
si trovavano. La varietà di condizione delle anime, nascosta alla
capacità umana, causava nella divina Madre diversi ed ammirabili
effetti, tutti di altissima carità e di altre virtù, perché s'infiammava
di zelo per l'onore del Signore e bramava che il frutto della sua
redenzione e delle sue opere nelle anime non andasse perduto; finché
erano in peccato, il pericolo in cui esse si trovavano la induceva a
domandare la loro salvezza con fervore incomparabile. Sentiva straziante
ed intimo cordoglio perché Dio non era conosciuto, adorato e servito da
tutte le sue creature; tale dolore era uguale alla conoscenza delle
ragioni di ciò, ragioni che ella penetrava al di sopra di ogni
intelletto umano. Si affliggeva con inesplicabile amarezza per gli
uomini che non accettavano la grazia e la virtù divina e per questo
piangeva lacrime di sangue. Quello che patì la nostra gran Regina in
tali opere ed in tale sollecitudine sorpassò di gran lunga le pene che
patirono tutti i martiri del mondo.
1047. Ella trattava con incomparabile sapienza e prudenza i
discepoli del Redentore, avendo maggior venerazione e stima per quelli
che furono scelti come apostoli. Di tutti aveva cura come madre e a
tutto provvedeva come potentissima regina, procurando loro il
sostentamento e le altre cose necessarie per la vita del corpo.
Talvolta, quando non c'era altro modo di procurarlo, comandava agli
angeli di trovare del cibo per loro e per alcune donne delle quali si
occupava. Ma di questi prodigi non dava ai discepoli altra conoscenza se
non quella indispensabile a confermarli nella pietà e nella fede. Per
aiutarli e farli avanzare nella vita spirituale, la gran Signora si
adoperò più di quanto possiamo comprendere, non solo con preghiere
continue e fervorose, ma con l'esempio, il consiglio e gli avvertimenti
che dava loro, nutrendoli quale prudentissima madre e maestra. Quando
gli apostoli o i discepoli avevano qualche dubbio - poiché all'inizio ne
ebbero molti - o subivano qualche occulta tentazione, subito
ricorrevano alla gran Regina per essere ammaestrati e sollevati
dall'incomparabile luce e carità che risplendeva in lei. Con la dolcezza
delle sue parole venivano adeguatamente consolati e ricreati, con la
sua sapienza rimanevano istruiti e dotti, con la sua umiltà sottomessi,
con la sua modestia composti e in quell'officina dello Spirito Santo e
dei suoi doni trovavano tutti i beni. Per tutti questi benefici, per la
vocazione dei discepoli, per la conversione di ogni anima, per la
perseveranza dei giusti e per qualsiasi opera di virtù e di grazia, ella
dava lode all'Altissimo; queste erano per lei occasioni di festa e
perciò componeva nuovi cantici.
1048. San Matteo, san Marco e san Luca riferiscono che Cristo
nostro redentore era accompagnato e servito anche da alcune donne della
Galilea che egli aveva liberato dal demonio e da varie infermità. Il
Maestro della vita, infatti, non escluse le donne dalla sua sequela,
cosicché esse lo assisterono dal principio della sua predicazione. La
sua divina sapienza dispose ciò anche allo scopo di far sì che la sua
Madre santissima avesse la loro compagnia. La nostra Regina aveva
speciale cura di queste donne sante e pie: le radunava e le ammaestrava,
conducendole ad ascoltare i discorsi del suo Figlio santissimo. Ella
era tanto illuminata circa la sapienza e la dottrina del Vangelo da
poter insegnare loro il cammino della vita eterna; tuttavia,
dissimulando in parte il suo gran segreto, si valeva sempre di ciò che
tutti avevano udito dallo stesso suo Figlio per dare inizio alle
esortazioni e ai discorsi da lei rivolti alle donne che in diversi
luoghi le si avvicinavano prima o dopo aver ascoltato il Salvatore del
mondo. Anche se non tutte lo seguivano, la santissima Vergine le
lasciava istruite nella fede e nei misteri dei quali dovevano essere
informate. Quelle che attirò alla conoscenza di Cristo e alla via della
salvezza eterna e della perfezione evangelica furono innumerevoli, per
quanto gli evangelisti non ne parlino, ma lo lascino solamente supporre
dicendo che alcune donne seguivano Cristo nostro Signore. In mezzo ad
esse la potentissima Signora compiva azioni mirabili: non solo a parole,
ma anche con l'esempio insegnava loro ad esercitare la pietà, visitando
infermi, poveri, carcerati, medicando con le sue stesse mani le piaghe
dei malati, consolando gli afflitti e soccorrendo i bisognosi. Se si
fossero dovute riferire tutte queste opere sarebbe stato necessario
dedicare a ciò buona parte di questa Storia o farvi un'aggiunta.
1049. I numerosi e stupendi prodigi compiuti dalla gran
Regina durante la predicazione del Salvatore non si trovano nel Vangelo
né in altri scritti ecclesiastici. Gli evangelisti riportarono solamente
i miracoli del Signore utili alla fede della Chiesa, perché occorreva
che questa fosse già fondata e confermata in detta fede prima che si
manifestassero le grandezze proprie della Madre di Dio. Secondo ciò che
mi è stato fatto comprendere, è certo che ella non solo ottenne numerose
conversioni miracolose, ma anche risuscitò morti, restituì la vista a
ciechi e guarì molti infermi. Questo fu conveniente per varie ragioni:
in primo luogo, perché ella fu coadiutrice della redenzione, opera per
la quale l'Altissimo aprì i tesori della sua infinita onnipotenza e
bontà, manifestandole mediante il Verbo incarnato e la sua degna Madre;
in secondo luogo, perché in questi prodigi il fatto che la stessa Madre
fosse simile al Figlio e giungesse alla pienezza di tutte le grazie e
dei meriti corrispondenti alla sua dignità e al suo premio dava gloria
ad entrambi. Infatti, con tale modo di agire, ella accreditava il
Maestro della vita nel suo insegnamento e lo aiutava efficacemente nel
suo ministero. Queste meraviglie di Maria santissima rimasero segrete
per disposizione del Signore, su richiesta della prudentissima Regina;
ella le compiva così nascostamente e con tanta sapienza da far sì che di
tutto si desse lode al Redentore, nel nome e in virtù del quale ogni
cosa era fatta. Allo stesso modo insegnava alle anime: non predicava in
pubblico e tantomeno nei luoghi preposti per i maestri e i ministri
della parola divina. La gran Signora, infatti, sapeva molto bene che un
simile ministero non era per le donne, ma nelle conversazioni private
compiva tali opere con celeste saggezza, efficacia e prudenza, ottenendo
maggiori conversioni di tutti i predicatori del mondo.
1050. Quanto detto s'intenderà meglio sapendo che ella
conosceva i temperamenti, le inclinazioni, i costumi di tutti, ed il
tempo, la disposizione e l'occasione più opportuna per condurli alla via
della luce. A tutto ciò si aggiungevano le sue preghiere e la dolcezza
dei suoi prudentissimi discorsi. Essendo tutti questi doni governati
dalla carità ardentissima con cui desiderava portare gli uomini al
Signore, era conseguente che ne riscattasse ed ispirasse un'infinità in
maniera grandiosa. Infatti, niente di quanto chiedeva a Dio le veniva
negato e non faceva alcunché di inutile. Senza dubbio ella cooperò alla
redenzione più di quanto possiamo conoscere in questa vita. La divina
Signora procedeva sempre con rara mansuetudine, come una colomba
candidissima, e con estrema pazienza, sopportando le imperfezioni e la
grossolanità dei nuovi fedeli e illuminando la loro ignoranza; erano
infatti una grande moltitudine quelli che ricorrevano a lei risolvendosi
a credere nel Redentore. In ogni circostanza serbava la sua
magnificenza di gran regina, essendo insieme molto soave ed umile; solo
ella poté unire queste due perfezioni in sommo grado ad imitazione del
Maestro divino. Entrambi trattavano tutti con tanta umanità e
perfettissimo amore che nessuno poté avere la scusa di non essere stato
istruito da tali maestri. Parlavano, vivevano e mangiavano con i
discepoli e con le donne che li seguivano nella misura e con la prudenza
necessarie, affinché nessuno si meravigliasse o pensasse che il
Salvatore non fosse vero uomo, figlio naturale di Maria santissima. Per
questo sua Maestà accettava con tanta affabilità gli inviti.
Insegnamento della Regina del cielo
1051. Figlia mia, è vero che nell'accompagnare e seguire il
mio Figlio santissimo fino alla croce mi adoperai più di quanto pensino e
sappiano i mortali, e che dopo non furono minori le mie sollecitudini,
come intenderai quando dovrai scrivere la terza parte della mia Vita.
Tuttavia, tra i disagi sopportati era incomparabile il godimento del mio
spirito al vedere che il Verbo incarnato realizzava la salvezza degli
uomini ed apriva il libro dei misteri nascosti della sua santissima
divinità ed umanità, chiuso con i sette sigilli. Il genere umano non mi
deve meno per quanto io mi rallegravo del bene di ciascuno che per la
premura con la quale glielo procuravo, perché tutto nasceva da uno
stesso amore. In questo voglio che tu mi imiti, come frequentemente
t'invito a fare. E benché tu non oda con gli orecchi del corpo
l'insegnamento di Cristo, né la sua voce e predicazione, puoi imitarmi
nella venerazione con cui io l'ascoltavo, perché colui che parla al tuo
cuore è lo stesso e identiche sono la verità e la dottrina. Ti comando,
dunque, quando riconoscerai la luce e la voce del tuo sposo e pastore,
d'inginocchiarti con riverenza per prestarle attenzione, di adorarlo con
rendimento di grazie e di scriverti le sue parole nel cuore. Se sarai
in luogo pubblico, dove non potrai umiliarti esteriormente, lo farai
interiormente; procura di obbedirgli in tutto, come se ti trovassi
presente alla predicazione, giacché come allora udirla col corpo senza
metterne in pratica l'insegnamento non ti avrebbe reso beata, così al
contrario sarai ora felice se opererai ciò che odi nello spirito, anche
se tu non lo ascolti con gli orecchi del corpo. Grande è la tua
obbligazione, perché grande è verso di te la liberalissima pietà e
misericordia dell'Altissimo e la mia. Non essere dura di cuore e non
trovarti povera fra tante ricchezze della divina luce.
1052. Non soltanto devi ascoltare con venerazione la voce
interiore del Signore, ma anche quella dei suoi ministri e predicatori:
le loro voci sono l'eco di quella di Dio ed essi sono i canali per cui
passa la sana dottrina della vita, scaturita dalla fonte perenne della
verità. Dio parla in loro: ascoltali con venerazione tale da non trovare
o giudicare mai in essi difetto alcuno. Per te tutti devono essere
saggi ed eloquenti ed in ciascuno devi ascoltare Cristo mio figlio. Stai
molto attenta a non inciampare nell'insano ardire delle persone del
mondo, che con vanità e superbia assai riprovevole e odiosa agli occhi
divini disprezzano i suoi ministri e predicatori perché non parlano in
modo da dare soddisfazione al loro gusto depravato. Siccome non vanno
per ascoltare la parola di Dio, giudicano solo in base ai termini e allo
stile, come se essa, proferita senza abbellimento e senza mescolanza di
termini piacevoli all'udito infermo di quelli che l'ascoltano, non
fosse sincera ed efficace. Non tenere in poco conto questo monito.
Similmente, ti esorto a comportarti così davanti ai poveri come davanti
ai ricchi, senza preferenza di persone. Questo infatti è un altro
difetto comune tra i figli di Adamo, e il mio Figlio santissimo ed io lo
condannammo mostrandoci ugualmente affabili verso tutti, anzi
maggiormente verso coloro che erano disprezzati, afflitti e bisognosi.
La sapienza umana non considera nelle persone l'essere o le virtù, ma
l'apparenza; la prudenza del cielo invece guarda in tutti l'immagine di
Dio. Non affannarti per evitare che il tuo prossimo sappia che tu soffri
i difetti della natura - pena del primo peccato -,
come le infermità, la stanchezza, la fame ed altri disagi: talvolta
celarli è segno di ipocrisia o superbia, e gli amici di Dio devono
solamente temere il peccato e desiderare di morire piuttosto che
commetterlo; tutti gli altri difetti non imbrattano la coscienza, né è
necessario nasconderli.
6-27 Marzo 16, 1904 La vera rassegnazione non mette a scrutinio le cose, ma adora in silenzio le divine disposizioni. La croce è festante, giubilante, gaudente, desiderante.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata sopra d’una persona che teneva l’aspetto come se fosse vestita come una pecora, ed io ero portata sopra le sue spalle, ma andava a lento passo, innanzi vi andava una specie di macchina più veloce, ed io nel mio interno ho detto: “Questa va lento, vorrei andare dentro di quella macchina che cammina più veloce”. Non so il perché, appena pensato mi sono trovata dentro là con quelli, e questi mi hanno detto: “Che hai fatto, come hai lasciato il Pastore? E qual Pastore, che essendo la sua vita nei campi sono sue tutte le erbe medicinali, nocive e salutari, e stando con Lui si può stare sempre di buona salute, e se lo vedi vestito a modo di pecora, è per rendersi simile alle pecore, facendole appressare a Lui senza nessun timore, e sebbene va a lento passo, però è più sicuro”. Io, nel sentire ciò ho detto nel mio interno: “Una volta che è così, lo vorrei per dirgli qualche cosa della mia malattia”. Mentre ciò pensavo me l’ho trovato vicino a me, ed io tutta contenta mi sono fatta vicina all’orecchio e gli ho detto: “Pastore buono, se siete tanto peritissimo, datemi qualche rimedio ai miei mali, io mi trovo in questo stato di sofferenze”. E volendo dire di più, mi ha troncato la parola in bocca col dirmi:
(2) “La vera rassegnazione, non fantastica, non mette a scrutinio le cose, ma adora in silenzio le divine disposizioni”.
(3) E mentre ciò diceva, pareva che si rompesse la pelle di lana, e vedevo là il volto di Nostro Signore e la sua testa coronata di spine. Io nel sentirmi dire ciò, non sapevo più che dire, me ne stavo in silenzio, contenta di stare insieme con Lui, e Lui ha soggiunto:
(4) “Tu hai dimenticato di dire al confessore un’altra cosa sopra la croce”.
(5) Ed io: “Adorabile mio Signore, io non mi ricordo, ripetetemela e la dirò”.
(6) E Lui: “Figlia mia, tra tanti titoli che tiene la croce, tiene il titolo d’un dì festivo, perché quando si riceve un dono, che cosa succede? Si fa festa, si gioisce, si sta più allegra; or, la croce essendo dono più prezioso, più nobile e fatta dalla persona più grande ed unica che esiste, riesce più gradito e porta più festa, più gaudio, di tutti gli altri doni. Onde, tu stessa puoi dire qual’altri titoli si può dare alla croce”.
(7) Ed io: “Come Voi dite, si può dire che la croce è festante, giubilante, gaudente, desiderante”.
(8) E Lui: “Bene, bene hai detto, ma però giunge l’anima a sperimentare questi effetti della croce quando è perfettamente rassegnata alla mia Volontà, ed ha donato tutta sé stessa a Me, senza ritenersi niente per sé, ed Io, per non farmi vincere in amore dalla creatura, le dono tutto Me stesso, e nel donare Me stesso vi dono anche la mia croce, e l’anima riconoscendola per mio dono ne fa festa e gode”.