Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 2° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Marco 11
1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:
'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!
11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.
15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:
'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.
20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.
27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
Primo libro delle Cronache 2
1Questi sono i figli di Israele: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar, Zàbulon,2Dan, Giuseppe, Beniamino, Nèftali, Gad e Aser.
3Figli di Giuda: Er, Onan, Sela; i tre gli nacquero dalla figlia di Sua la Cananea. Er, primogenito di Giuda, era malvagio agli occhi del Signore, che perciò lo fece morire.4Tamàr sua nuora gli partorì Perez e Zerach. Totale dei figli di Giuda: cinque.
5Figli di Perez: Chezròn e Camùl.
6Figli di Zerach: Zimri, Etan, Eman, Calcol e Darda; in tutto: cinque.
7Figli di Carmì: Acar, che provocò una disgrazia in Israele con la trasgressione dello sterminio.8Figli di Etan: Azaria.
9Figli che nacquero a Chezròn: Ieracmèl, Ram e Chelubài.10Ram generò Amminadàb; Amminadàb generò Nacsòn, capo dei figli di Giuda.11Nacsòn generò Salmà; Salmà generò Booz.12Booz generò Obed; Obed generò Iesse.13Iesse generò Eliàb il primogenito, Abinadàb, secondo, Simèa, terzo,14Netaneèl, quarto, Raddài, quinto,15Ozem, sesto, Davide, settimo.16Loro sorelle furono: Zeruià e Abigàil. Figli di Zeruià furono Abisài, Ioab e Asaèl: tre.17Abigàil partorì Amasà, il cui padre fu Ieter l'Ismaelita.
18Caleb, figlio di Chezròn, dalla moglie Azubà ebbe Ieriòt. Questi sono i figli di lei: Ieser, Sobàb e Ardon.19Morta Azubà, Caleb prese in moglie Efrat, che gli partorì Cur.20Cur generò Uri; Uri generò Bezaleèl.21Dopo Chezròn si unì alla figlia di Machir, padre di Gàlaad; egli la sposò a sessant'anni ed essa gli partorì Segùb.
22Segùb generò Iair, cui appartennero ventitré città nella regione di Gàlaad.23Ghesur e Aram presero loro i villaggi di Iair con Kenat e le dipendenze: sessanta città. Tutti questi furono figli di Machir, padre di Gàlaad.24Dopo la morte di Chezròn, Caleb si unì a Efrata, moglie di suo padre Chezròn, la quale gli partorì Ascùr, padre di Tekòa.
25I figli di Ieracmèl, primogenito di Chezròn, furono Ram il primogenito, Buna, Oren, Achia.26Ieracmèl ebbe una seconda moglie che si chiamava Atara e fu madre di Onam.
27I figli di Ram, primogenita di Ieracmèl, furono Maas, Iamin ed Eker.
28I figli di Onam furono Sammài e Iada. Figli di Sammài: Nadàb e Abisùr.29La moglie di Abisùr si chiamava Abiàil e gli partorì Acbàn e Molìd.30Figli di Nadàb furono Seled ed Èfraim. Seled morì senza figli.31Figli di Èfraim: Isèi; figli di Isèi: Sesan; figli di Sesan: Aclài.32Figli di Iada, fratello di Sammài: Ieter e Giònata. Ieter morì senza figli.33Figli di Giònata: Pelet e Zaza. Questi furono i discendenti di Ieracmèl.
34Sesan non ebbe figli, ma solo figlie; egli aveva uno schiavo egiziano chiamato Iarcà.35Sesan diede in moglie allo schiavo Iarcà una figlia, che gli partorì Attài.36Attài generò Natàn; Natàn generò Zabad;37Zabad generò Eflal; Eflal generò Obed;38Obed generò Ieu; Ieu generò Azaria;39Azaria generò Chelez; Chelez generò Eleasà;40Eleasà generò Sismài; Sismài generò Sallùm;41Sallùm generò Iekamià; Iekamià generò Elisamà.
42Figli di Caleb, fratello di Ieracmèl, furono Mesa, suo primogenito, che fu padre di Zif; il figlio di Maresà fu padre di Ebron.43Figli di Ebron: Core, Tappùach, Rekem e Samài.44Samài generò Ràcam, padre di Iorkoàm; Rekem generò Sammài.45Figlio di Sammài: Maòn, che fu padre di Bet-Zur.
46Efa, concubina di Caleb, partorì Caràn, Moza e Gazez; Caran generò Gazez.47Figli di Iadài: Reghem, Iotam, Ghesan, Pelet, Efa e Saàf.48Maaca, concubina di Caleb, partorì Seber e Tircanà;49partorì anche Saàf, padre di Madmannà, e Seva, padre di Macbenà e padre di Gàbaa. Figlia di Caleb fu Acsa.
50Questi furono i figli di Caleb.
Ben-Cur, primogenito di Efrata, Sobal, padre di Kiriat-Iearìm,51Salma, padre di Betlemme, Haref, padre di Bet-Gader.52Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, ebbe come figli Reaia, Cazi e Manacàt.53Le famiglie di Kiriat-Iearìm sono quelle di Ieter, di Put, di Suma e di Masra. Da costoro derivarono quelli di Zorea e di Estaòl.
54Figli di Salma: Betlemme, i Netofatiti, Atarot-Bet-Ioab e metà dei Manactei e degli Zoreatei.55Le famiglie degli scribi che abitavano in Iabèz: i Tireatei, Simeatei e i Sucatei. Questi erano Keniti, discendenti da Cammat della famiglia di Recàb.
Siracide 11
1La sapienza dell'umile gli farà tenere alta la testa,
gli permetterà di sedere tra i grandi.
2Non lodare un uomo per la sua bellezza
e non detestare un uomo per il suo aspetto.
3L'ape è piccola tra gli esseri alati,
ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori.
4Non ti vantare per le vesti che indossi
e non insuperbirti nel giorno della gloria,
poiché stupende sono le opere del Signore,
eppure sono nascoste agli uomini le opere sue.
5Molti sovrani sedettero sulla polvere
e uno sconosciuto cinse il loro diadema.
6Molti potenti furono umiliati profondamente;
uomini illustri furono consegnati in potere altrui.
7Non biasimare prima di avere indagato,
prima rifletti e quindi condanna.
8Non rispondere prima di avere ascoltato,
in mezzo ai discorsi non intrometterti.
9Per una cosa di cui non hai bisogno non litigare,
non immischiarti nelle liti dei peccatori.
10Figlio, la tua attività non abbracci troppe cose;
se esageri, non sarai esente da colpa;
anche se corri, non arriverai
e non riuscirai a scampare con la fuga.
11C'è chi lavora, fatica e si affanna:
eppure resta tanto più indietro.
12C'è chi è debole e ha bisogno di soccorso,
chi è privo di beni e ricco di miseria:
eppure il Signore lo guarda con benevolenza,
lo solleva dalla sua bassezza
13e lo fa stare a testa alta, sì che molti ne sono
stupiti.
14Bene e male, vita e morte,
povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore.
15Sapienza, senno e conoscenza della legge vengono dal
Signore;
carità e rettitudine sono dono del Signore.
16Errore e tenebre sono per gli empi
e il male resta per i malvagi.
17Il dono del Signore è assicurato ai pii
e il suo favore li rende felici per sempre.
18C'è chi è ricco a forza di attenzione e di risparmio;
ed ecco la parte della sua ricompensa:
19mentre dice: "Ho trovato riposo;
ora mi godrò i miei beni",
non sa quanto tempo ancora trascorrerà;
lascerà tutto ad altri e morirà.
20Sta' fermo al tuo impegno e fanne la tua vita,
invecchia compiendo il tuo lavoro.
21Non ammirare le opere del peccatore,
confida nel Signore e persevera nella fatica,
perché è facile per il Signore
arricchire un povero all'improvviso.
22La benedizione del Signore è la ricompensa del pio;
in un istante Dio farà sbocciare la sua benedizione.
23Non dire: "Di che cosa ho bisogno
e di quali beni disporrò d'ora innanzi?".
24Non dire: "Ho quanto mi occorre;
che cosa potrà ormai capitarmi di male?".
25Nel tempo della prosperità si dimentica la sventura;
nel tempo della sventura non si ricorda la prosperità.
26È facile per il Signore nel giorno della morte
rendere all'uomo secondo la sua condotta.
27L'infelicità di un'ora fa dimenticare il benessere;
alla morte di un uomo si rivelano le sue opere.
28Prima della fine non chiamare nessuno beato;
un uomo si conosce veramente alla fine.
29Non portare in casa qualsiasi persona,
perché sono molte le insidie del fraudolento.
30Una pernice da richiamo in gabbia, tale il cuore del
superbo;
come una spia egli attende la tua caduta.
31Cambiando il bene in male tende insidie,
troverà difetti anche nelle cose migliori.
32Con una scintilla di fuoco si riempie il braciere,
il peccatore sta in agguato per spargere sangue.
33Guàrdati dal malvagio, poiché egli il male prepara,
che non contamini per sempre anche te.
34Ospita un estraneo, ti metterà sottosopra ogni cosa
e ti renderà estraneo ai tuoi.
Salmi 8
1'Al maestro di coro. Sul canto: "I Torchi...". Salmo. Di Davide.'
2O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
3Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
4Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
5che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
6Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
7gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
8tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
9Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
10O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Geremia 25
1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda - cioè nel primo anno di Nabucodònosor re di Babilonia -.2Il profeta Geremia l'annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo:3"Dall'anno decimoterzo di Giosia figlio di Amòn, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi premurosamente e continuamente, ma voi non avete ascoltato.4Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare5quando vi diceva: Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvage; allora potrete abitare nel paese che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre.6Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male.7Ma voi non mi avete ascoltato - dice il Signore - e mi avete provocato con l'opera delle vostre mani per vostra disgrazia.8Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole,9ecco manderò a prendere tutte le tribù del settentrione, le manderò contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne.10Farò cessare in mezzo a loro le grida di gioia e le voci di allegria, la voce dello sposo e quella della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada.11Tutta questa regione sarà abbandonata alla distruzione e alla desolazione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni.12Quando saranno compiuti i settanta anni, io punirò il re di Babilonia e quel popolo - dice il Signore - per i loro delitti, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne.13Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunziate a suo riguardo, quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva predetto contro tutte le nazioni.
14Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni, secondo le opere delle loro mani".
15Così mi disse il Signore, Dio di Israele: "Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio,16perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro".
17Presi dunque la coppa dalle mani del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato:18a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai suoi re e ai suoi capi, per abbandonarli alla distruzione, alla desolazione, all'obbrobrio e alla maledizione, come avviene ancor oggi;19anche al faraone re d'Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo;20alla gente d'ogni razza e a tutti i re del paese di Uz, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Ascalòn, a Gaza, a Ekròn e ai superstiti di Asdòd,21a Edom, a Moab e agli Ammoniti,22a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidòne e ai re dell'isola che è al di là del mare,23a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono l'estremità delle tempie,24a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto,25a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell'Elam e a tutti i re della Media,26a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesàch berrà dopo di essi.
27"Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi.28Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano il calice da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Certamente berrete!29Se io comincio a castigare proprio la città che porta il mio nome, pretendete voi di rimanere impuniti? No, impuniti non resterete, perché io chiamerò la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti.30Tu preannunzierai tutte queste cose e dirai loro:
Il Signore ruggisce dall'alto,
dalla sua santa dimora fa udire il suo tuono;
alza il suo ruggito contro la prateria,
manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve,
contro tutti gli abitanti del paese.
31Il rumore giunge fino all'estremità della terra,
perché il Signore viene a giudizio con le nazioni;
egli istruisce il giudizio riguardo a ogni uomo,
abbandona gli empi alla spada.
Parola del Signore.
32Dice il Signore degli eserciti:
Ecco, la sventura passa
di nazione in nazione,
un grande turbine si alza
dall'estremità della terra.
33In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un'estremità all'altra della terra; non saranno pianti né raccolti né sepolti, ma saranno come letame sul suolo.
34Urlate, pastori, gridate,
rotolatevi nella polvere, capi del gregge!
Perché sono compiuti i giorni per il vostro macello;
stramazzerete come scelti montoni.
35Non ci sarà rifugio per i pastori
né scampo per i capi del gregge.
36Sentite le grida dei pastori,
gli urli delle guide del gregge,
perché il Signore distrugge il loro pascolo;
37sono devastati i prati tranquilli
a causa dell'ardente ira del Signore.
38Il leone abbandona la sua tana,
poiché il loro paese è una desolazione
a causa della spada devastatrice
e a causa della sua ira ardente".
Atti degli Apostoli 13
1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati".3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.
4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.8Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.
13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!".
16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, 'e con braccio potente li condusse via di là'.18Quindi, 'dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto',19'distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità' quelle terre,20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: 'Ho trovato Davide', figlio di Iesse, 'uomo secondo il mio cuore'; egli adempirà tutti i miei voleri.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato;28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso.29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:
'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.'
34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:
'Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure.'
35Per questo anche in un altro luogo dice:
'Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.'
36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione.37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:
41'Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata'!".
42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.
44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.47Così infatti ci ha ordinato il Signore:
'Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra'".
48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Capitolo IV: La ponderatezza nell'agire
Leggilo nella BibliotecaNon dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; non dobbiamo affidarci a ogni nostro impulso. Al contrario, ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio, con attenzione e con grandezza d'animo. Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male che bene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essere perfetti non credono scioccamente all'ultimo che parla, giacché conoscono la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facile a blaterare. Grande saggezza, non essere precipitosi nell'agire e, d'altra parte, non restare ostinatamente alle nostre prime impressioni. Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorso della gente e non spargere subito all'orecchio di altri quanto abbiamo udito e creduto. Devi preferire di farti guidare da uno migliore di te, piuttosto che andare dietro alle tue fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con persona saggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa che rende l'uomo l'uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudice in molti problemi. Quanto più uno sarà inutilmente umile e soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ogni cosa.
LETTERA 204: Agostino a Dulcizio, tribuno e commissario imperiale inviato a far eseguire gli editti contro i Donatisti.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta verso il 419/420.
Agostino a Dulcizio, tribuno e commissario imperiale inviato a far eseguire gli editti contro i Donatisti (cf. Retr. 2, 59), piegandogli come agire per raggiungere l'unità dei Cristiani (nn.1-2) e come occorre trattare i Donatisti, alle cui lamentele egli aveva risposto esaurientemente (nn. 3-4); condanna il fanatismo religioso che arriva sino al suicidio come nel caso di Razis vissuto al tempo dei Maccabei (nn. 5-8); promette di rispondere ai cittadini di Tamugadi (n. 9).
A DULCIZIO, ILLUSTRE SIGNORE E ONORANDO FIGLIO, AGOSTINO INVIA SALUTI NEL SIGNORE
Occorre cercare la salvezza dei più.
1. Era mio dovere soddisfare la tua richiesta per cui desideravi d'essere istruito sul modo più opportuno col quale rispondere agli eretici, la cui salvezza è chiesta insistentemente anche dal tuo zelo fiducioso nella misericordia del Signore. Sebbene infatti un grandissimo numero di essi capisca quale beneficio venga loro accordato - cosa di cui ci rallegriamo immensamente - tuttavia alcuni di loro, ingrati verso Dio e verso gli uomini sotto l'istigazione del loro disgraziato furore, quando non riescono a seminare strage tra i nostri con le loro carneficine, credono di procurarci spavento con la morte che si danno da se stessi, cercando la propria gioia nella morte che seminano tra i nostri o l'afflizione con la morte che si danno da se stessi. Ma il furioso errore di pochi individui non deve impedire la salvezza di tanti e molto più numerosi fedeli. Che cosa noi desideriamo per loro lo sa bene non solo Dio e la gente con la testa a posto ma lo sanno anche essi stessi, malgrado siano i nostri più accaniti nemici. Mentre infatti credono loro dovere d'incuterci paura infliggendosi la morte da se stessi, non dubitano che la nostra vera paura sia quella ch'essi vadano in perdizione.
Somma aspirazione di Agostino: l'unità dei Cristiani.
2. Ma che potremmo fare vedendo che per grazia di Dio molti, approfittando dei vostri interventi (legali) trovano la via per tornare all'unità cattolica? Potremmo o dovremmo forse impedire l'assiduo vostro impegno di salvaguardare l'unità della Chiesa per timore che qualcuno degli scismatici, senza alcun briciolo di sensibilità morale, e crudele verso se stesso al massimo grado, perisca non per nostra, ma per sua propria volontà? Noi vorremmo, per la verità, che tutti coloro i quali portano il sigillo di Cristo contro lo stesso Cristo e si vantano del Vangelo, da loro non capito, in contrasto con lo stesso Vangelo, abbandonassero la loro falsa dottrina e si rallegrassero con noi nell'unità di Cristo. Ma poiché Dio, per sua imperscrutabile ma giusta disposizione, ha predestinato alcuni di essi ai supplizi estremi, è senza dubbio meglio che, redintegrando e accogliendo di nuovo nella Chiesa un numero incomparabilmente più grande di essi strappandoli alla divisione e allo scisma, alcuni di loro periscano gettandosi da se stessi nel fuoco anziché tutti insieme ardano nel fuoco eterno della geenna in punizione del loro sacrilego scisma 1. In realtà la Chiesa s'addolora della morte volontaria di costoro allo stesso modo con cui s'addolorò il santo re David per la morte del figlio ribelle, ch'egli amava tanto da impartire il preciso ordine di salvare la sua vita per la quale era preoccupato. Sebbene la morte di quello fosse il giusto castigo della sua nefanda empietà, tuttavia (il padre) mostrò pubblicamente il suo dolore con lacrime e singhiozzi. Ciononostante dopo, che il figlio superbo e malvagio se ne andò nel luogo che gli spettava, il popolo di Dio, ch'era stato diviso per la rivolta di lui, riconobbe il suo re, e il dolore del padre per la perdita del figlio ricevette il conforto della completa unità 2 (del suo regno).
Eccessiva deferenza verso un vescovo donatista.
3. Non abbiamo pertanto nulla da rimproverarti, illustre signore e onorato figlio, per il fatto che hai creduto opportuno di avvertire tali scismatici di Tamugadi mediante un'ordinanza ma riguardo all'espressione da te usata e cioè: " Sappiate che la morte che subirete sarà da voi meritata "; essi l'hanno interpretata - come ci dimostrano le loro risposte - nel senso che tu li minacciassi di farli arrestare ed uccidere, senza comprendere che tu parlavi solo della morte che minacciano di darsi da se stessi. In realtà da nessuna legge tu hai ricevuto il diritto di vita e di morte nei loro confronti né i decreti imperiali, dei quali a te è affidata l'esecuzione, prescrivono che gli scismatici siano mandati a morte. Nella seconda ordinanza della tua Dilezione hai spiegato più chiaramente che cosa volevi dire. Col fatto poi che hai anche creduto opportuno rivolgerti mediante una lettera allo stesso loro vescovo con molta dolcezza hai mostrato da quale spirito siano guidate nella Chiesa Cattolica anche le persone che per disposizione dell'Imperatore cristiano hanno il compito di correggere gli erranti con le minacce o con i castighi; solo che lo hai trattato con termini più ossequiosi di quelli che si addicono ad un eretico.
Quanto spesso Agostino ha confutato il Donatismo.
4. Tu vorresti che io replicassi alla risposta che hai ricevuta da quel vescovo, poiché pensi che si debba rendere agli abitanti di Tamugadi il servizio di confutare più accuratamente la falsa dottrina di colui dal quale venivano sviati; noi però siamo sovraccarichi di occupazioni e queste fandonie, inoltre, le abbiamo confutate in molte altre nostre opere. Non so più in quante discussioni e in quanti scritti abbiamo dimostrato che essi non possono morire da martiri, poiché non vivono da Cristiani, dal momento che non è il supplizio a fare d'uno un martire, ma la causa per cui soffre. Abbiamo anche insegnato che il libero arbitrio è bensì concesso agli uomini, ma ciò non toglie tuttavia che mediante leggi divine ed umane siano state stabilite, in modo del tutto giusto, delle pene per i peccati gravi; ch'è dovere dei supremi capi civili rispettosi di Dio di reprimere con adeguata severità non solo gli attentati alla castità matrimoniale e alla vita ed altri simili delitti, ma anche quelli perpetrati contro la religione. Abbiamo inoltre dimostrato che si sbagliano di molto quanti credono che noi accogliamo nella Chiesa gli scismatici, così come sono, per il fatto che non li ribattezziamo. In qual modo infatti sono accolti tra noi tali e quali se, passando da noi, di eretici che erano, diventano Cattolici? Dal fatto che non è lecito ripetere i sacramenti amministrati per una sola volta, non deriva che non sia lecito correggere gli spiriti corrotti dall'errore.
Non s'ha da uccidere neppur chi lo vuole.
5. Riguardo poi al fatto che alcuni di loro sono tanto esaltati da darsi la morte da se stessi, per cui sogliono riuscire detestabili e abominevoli perfino a molti loro compagni di scisma non ancora invasati da sì furiosa follia, abbiamo risposto molte volte alla stregua della Sacra Scrittura e secondo i princìpi della morale cristiana, poiché sta scritto: Verso chi mai sarà buono, chi è malvagio verso se stesso? 3 Se ciò non fosse vero, chi crede utile e lecito uccidere se stesso, potrebbe uccidere anche il prossimo che si trovasse nelle sue medesime angosce e desiderasse morire, poiché sta scritto: Amerai il tuo prossimo come te stesso 4, mentre, senza alcuna autorizzazione delle leggi o delle legittime potestà, non è lecito uccidere un altro anche se lo volesse e lo chiedesse e non fosse più in grado di vivere: così ci fa capire abbastanza chiaramente la Sacra Scrittura nel Libro dei Re, ove si narra che il re Davide fece uccidere l'uccisore del re Saul, pur avendo colui cercato di giustificarsi col dire che dal re, già ferito e sospeso tra la vita e la morte, era stato supplicato d'aiutarlo a liberare dalle sofferenze con un sol colpo di spada l'anima che lottava contro i legami del corpo, desiderosa di staccarsene 5. Poiché dunque chi uccide un uomo senza averne licenza dalla legittima potestà è un omicida, chiunque uccide se stesso non sarebbe omicida, solamente se non fosse un uomo. Tutte queste verità le abbiamo ripetute in diversi modi e in moltissimi altri nostri discorsi e lettere.
La biasimevole morte di Razis.
6. Mi ricordo tuttavia - debbo confessarlo - di non aver finora mai risposto loro a proposito di questo vegliardo Razis che essi, dopo avere scrutato attentamente tutte le Scritture ecclesiastiche, costretti dall'estrema scarsezza di mezzi a mal fare, si vantano d'aver trovato ora finalmente, con molta fatica, nei libri dei Maccabei 6, come se li autorizzasse al delitto col quale uccidono se stessi. Ma - cosa questa che potrebbe bastare alla tua Carità e a tutte le persone assennate, per confutare costoro - se sono disposti ad applicare alla vita dei Cristiani come esempio tutte le azioni compiute dal popolo giudaico e narrate nella Sacra Scrittura, allora potrebbero applicarle anche questa. Ma il fatto è che tra le azioni di persone elogiate dalla parola di Dio, contenuta nella Bibbia, ce ne sono moltissime o non più confacenti al nostro tempo o non compiute rettamente anche in quel tempo, com'è quella compiuta da questo Razis uccidendosi. Costui era bensì un nobile della sua gente e aveva fatto tali progressi nell'osservanza della legge giudaica - progressi tuttavia che l'Apostolo dice essere stati per lui solo danno e spazzatura a paragone della giustizia cristiana 7 - da meritare d'essere chiamato " Padre dei Giudei ". Qual meraviglia quindi se nell'animo di lui - in quanto uomo - s'insinuò l'orgogliosa idea di preferire sopprimersi con le proprie mani anziché, dopo aver occupato una posizione assai elevata agli occhi dei compatrioti, subire un'indegna schiavitù sotto il dominio dei nemici?
La Scrittura narra, non loda la morte di Razis.
7. Tali azioni di solito sono esaltate nelle opere letterarie dei pagani ma, sebbene questo personaggio sia stato celebrato nel Libro dei Maccabei, la sua azione tuttavia non è stata elogiata ma solo narrata, ed è stata posta sotto i nostri occhi perché piuttosto che imitata fosse giudicata, e non giudicata secondo un nostro criterio che potremmo avere anche noi come uomini, ma secondo il criterio della sana dottrina, la quale risulta chiara anche nei libri dell'Antico Testamento. Cotesto Razis infatti si discostò molto dalla massima della Scrittura che dice: Accetta qualsiasi prova che ti capiterà, nel tuo dolore fatti coraggio e nella tua umiliazione conserva la pazienza 8. Orbene, nello scegliere quella specie di morte, costui non si mostrò affatto sapiente ma insofferente dell'umiliazione.
Razis non morì da sapiente.
8. Sta scritto ch'egli volle morire da uomo nobile e coraggioso 9; ma forse per questo da sapiente? Da uomo nobile si capisce, per non divenir prigioniero e perdere la libertà della sua nazione; da coraggioso perché aveva tanta forza d'animo da potersi uccidere con le proprie mani; ma non avendo potuto farlo con la spada, si precipitò dall'alto di un muro, ed essendo anche in tal modo ancora vivo, corse verso un erto masso e lì, ormai dissanguato, si strappò le viscere e le scagliò con tutt'e due le mani sulla folla e poi, esausto, spirò 10. Questi sono gesti grandi è vero, ma illeciti, poiché non tutto ciò ch'è grande è anche buono, dato che sono grandi perfino alcuni delitti. Non uccidere l'innocente e il giusto 11, ha detto Iddio! Se dunque costui non era né innocente né giusto, perché mai si propone all'imitazione degli altri? Se invece era innocente e giusto, perché mai l'uccisore di un innocente e di un giusto, cioè di se stesso, si pensa che sia degno d'essere per giunta lodato?
Agostino risponderà ai cittadini di Tamugadi.
9. Con ciò mi pare di poter terminare frattanto la presente per non renderla troppo prolissa. Mi resta però da assolvere il dovere di compiere siffatto servizio di carità verso gli abitanti di Tamugadi, poiché essi attraverso il desiderio espresso da te per il tramite dell'onorevole e carissimo figlio Eleusino, che ha ricoperto in mezzo a loro la carica di tribuno, m'hanno raccomandato caldamente di rispondere alle due lettere di Gaudenzio, vescovo donatista, soprattutto a quella posteriore ch'egli pensa di aver compilata in conformità con la Sacra Scrittura, e di rispondere in modo che non si possa pensare che sia stato omesso nulla.
1 - Mt 5, 22; 18, 19.
2 - 2 Sam 18, 19; cf. AUG.; Ep. 185.
3 - Sir 14, 5.
4 - Mt 22, 39; Mc 12, 31; Lc 10, 27; Lv 19, 18.
5 - 2 Sam 1, 1-16.
6 - 2 Mac 14, 37-46.
7 - Fil 3, 8.
8 - Sir 2, 4.
9 - 2 Mac 14, 42.
10 - 2 Mac 14, 42-46.
11 - Es 23, 7.
Maria lo salva
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaNell’aprile del 1878 Don Bosco, di ritorno da uno dei suoi consueti
viaggi trionfali in Francia, veniva sorpreso da malattia a Sampierdarena. In una di quelle notti febbrili, la notte del venerdì santo,
ebbe questo sogno.
«Mi parve di trovarmi in una famiglia, i cui membri avevano deciso di
mettere a morte un gatto. In quella casa regnava una grande confusione.
Io stavo appoggiato a un bastoncello osservando, quand’ecco comparire un
gatto nerastro con i peli irti, che corre va verso di me. Dietro a lui
due grossi cagnacci lo inseguivano e sembrava che presto l’avrebbero
raggiunto. Io, vedendo passare poco lungi da me quel gatto, lo chiamai.
Esso parve esitare alquanto, ma avendo io replicato l’invito alzando un
poco i lembi della mia veste, corse ad appiattarsi vicino ai miei
piedi.
Quei due cagnacci si fermarono di fronte a me ringhiando cupamente.
— Via di qua — dissi loro —, lasciate in pace questo povero gatto.
Allora, con mia grande meraviglia, quei cagnacci apersero la bocca e,
snodando la lingua, presero a parlare in forma umana:
— No, mai, dobbiamo ubbidire al nostro padrone, e abbiano ordine di uccidere questo gatto.
— E con qual diritto?
— Esso si è dato volontariamente al suo servizio. Il padrone può
disporre della vita del suo schiavo. Quindi noi abbiamo l’ordine di
ucciderlo, e l’uccideremo.
— Il padrone — risposi — ha diritto sulle opere del servo, non sulla
vita; e io non permetterò mai che questo gatto venga ucciso.
— Non lo permetterai? Tu?!
E ciò detto, i due cani si lanciarono furiosamente per afferrare il
gatto. Io alzai il bastone menando colpi disperati contro gli assalitori.
— Olà! — io gridavo —. Fermi! Indietro!
Ma essi ora si avventavano, ora indietreggiavano e la lotta si prolungò
per molto tempo, in modo che io ero affranto dalla stanchezza. Avendo i
cani lasciato un momento di tregua, volli osservare quel povero gatto
che era sempre ai miei piedi; ma con stu pore me lo vidi tramutato in un
agnellino. Mentre pensavo a quel fenomeno, mi rivolgo ai due cani. Essi
pure avevano cambiato forma: apparivano due orsi feroci; poi,
cambiando sempre aspetto, apparivano prima tigri, poi leoni, quindi
scimmioni spaventosi e prendevano altre forme sempre più orribili.
Finalmente presero la figura di due orrendi demòni.
— Lucifero è il nostro padrone — urlavano —; colui che tu proteggi si è
dato a lui, quindi dobbiano trascinano a lui togliendogli la vita.
Mi volsi all’agnello, ma più non lo vidi; al suo posto c’era un povero
giovanetto che, fuori di sé per lo spavento, andava ripe tendo
supplichevole:
— Don Bosco, mi salvi! Don Bosco, mi salvi!
— Non aver paura — gli dissi —; hai proprio volontà di farti buono?
— Sì, sì, Don Bosco! Ma come ho da fare per salvarmi?
— Non temere: inginòcchiati, prendi tra le mani la medaglia della Madonna. Su, prega con me.
E il giovanetto si inginocchiò. I demòni avrebbero voluto appressarsi;
io stavo in guardia col bastone alzato, quando Enria [ fermiere che lo
vegliava], vedendomi così agitato, mi svegliò e mi impedì così di vedere
la fine di quell’avvenimento.
Il giovanetto era uno di quelli da me conosciuti».
Se Don Bosco, ancora pellegrino sulla terra, poteva esplicare una così
efficace difesa contro l’aggressore, che cosa non potrò oggi, glorioso
in Dio, per coloro che, col ragazzo assalito, lo supplicano di cuore: «
Don Bosco, mi salvi!», e con lui ricorrono a Maria?
10-10 Gennaio 8, 1911 La famiglia uccide il sacerdote. L’interesse è il tarlo del sacerdote.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Ora scrivo cose passate per obbedire, e mi spiego su queste riunioni di sacerdoti che il benedetto Gesù vuole. Avendo venuto un santo sacerdote nel mese di novembre passato, ed avendomi detto di domandare a Gesù che cosa voleva da lui, il mio sempre amabile Gesù mi disse:
(2) “La missione del sacerdote scelto da Me sarà alta e sublime, si tratta di salvarmi la parte più nobile, più sacra, quali sono i sacerdoti, resi in questi tempi il ludibrio dei popoli. Il mezzo più opportuno sarebbe formare queste case di riunione di sacerdoti per segregarli dalle famiglie, ché la famiglia uccide il sacerdote, cui lui deve promuovere, spingere, ed anche minacciare. Se mi salva questi, mi ha salvato i popoli”.
(3) Onde ebbi quattro comunicazioni da Gesù a riguardo di queste riunioni, le scrissi e le diedi a quel sacerdote, onde non lo credevo necessario ripeterle in questi miei scritti, ma l’ubbidienza vuole che le scriva, ed io ne faccio il sacrificio:
(4) 1.- Il mio adorabile Gesù mi ha detto: “La missione che darò è alta e sublime, in modo speciale per i sacerdoti. La fede nei popoli è quasi spenta, e se c’è qualche scintilla, sta come nascosta sotto la cenere; la vita dei sacerdoti ed i loro esempi non buoni, la vita quasi tutta secolaresca, e forse peggio, danno la mano a far morire questa scintilla; e che ne sarà di loro e dei popoli? Perciò l’ho chiamato, affinché s’interessi della mia causa, e con l’esempio, con la parola, con le opere e col sacrificio, ci metta un riparo. Il riparo più adatto, più opportuno ed efficace sarebbe formare le case delle riunioni dei sacerdoti secolari nei propri paesi, segregarli dalle famiglie, ché la famiglia uccide il sacerdote e fa gettare nei popoli tenebre d’interesse, tenebre di apprezzamento di cose mondane, tenebre di corruzione, insomma, le toglie tutto il lustro, lo splendore della dignità sacerdotale e lo fa diventare la favola del popolo. Io gli darò intrepidezza, coraggio e grazia se si mette all’opera”.
(5) Oltre di ciò pareva che il benedetto Gesù gli fregiava il cuore, or d’amore ed or di dolore, facendole parte delle sue pene.
(6) 2.- Continua il mio sommo ed unico bene a dirmi il bene grande che ne verrebbe alla Chiesa col formare queste case di riunione: “I buoni si faranno più buoni; gl’imperfetti, i tiepidi, i rilassati, si faranno buoni; i cattivi cattivi usciranno fuori, ed ecco crivellato e purificato il corpo dei ministri della mia Chiesa, e col restare purificata la parte più eletta, più sacra, il popolo resterà riformato”.
(7) In questo mentre, vedevo innanzi alla mia mente come dentro d’un quadro, Corato, e quindi i sacerdoti che dovevano mettersi a capo dell’opera, ma diretta dal Padre G., i sacerdoti parevano don C., D., B. e D., C., F., seguiti da altri, e pareva che dovevano mettere parte dei loro averi. Ed il mio adorabile Gesù ha soggiunto:
(8) “E’ necessario rannodare bene la cosa per non far sfuggire nessuno, e procurarli i mezzi necessari per non opprimere il popolo; ed ecco la liquida, le rendite di parrocchia, legarli a questi soli che faranno parte di queste riunioni, e questi manterranno il coro e tutti gli altri uffizi appartenenti al loro ministero. In primo susciteranno le contraddizioni e persecuzioni, ma al più fra gli stessi sacerdoti, ma subito si cambieranno le cose ed il popolo sarà con loro, ed a larghe mani li provvederanno e godranno la pace ed il frutto delle loro fatiche, perché chi è con Me, Io permetto che tutti fossero per loro”.
(9) Poi, il mio sempre amabile Gesù si ha gettato nelle mie braccia, tutto afflitto e supplicante, da intenerire le stesse pietre e ha detto:
(10) “Di’ al padre G. che lo prego, lo supplico, d’aiutare, di salvare, e di non far perire i miei figli”.
(11) 3.- Continua sullo stesso argomento il mio sempre amabile Gesù. Stando presenti i padri, vedevo il Cielo aperto ed il mio adorabile Gesù e la Celeste Mamma venivano alla volta mia, ed i santi che dal Cielo ci guardavano, ed il mio benigno Gesù ha detto:
(12) “Figlia mia, di al padre G. che vorrò l’opera assolutamente, già incominciano a muovere difficoltà, e di’ che non ci vuole altro che intrepidezza, coraggio e disinteresse, è necessario chiudere le orecchie a tutto ciò che è umano ed aprirle a ciò che è divino, altrimenti le difficoltà umane saranno quella rete che l’imbroglierà, in modo da non saperne uscire fuori, ed Io giustamente li castigherò rendendoli gli stracci dei popoli; ma se invece promettono di mettersi all’opera, Io sarò tutto per loro, e loro non saranno altro che le ombre che seguiranno l’opera da Me tanto voluta, non solo, ma avranno un’altro gran bene, perché la Chiesa, è necessario d’essere purgata e lavata con lo spargimento del sangue, perché molto, molto si é insozzata, tanto, da farmi nausea; dove si purificheranno in questo modo, Io risparmierò il sangue; che vogliono di più?”
(13) Poi, voltandosi come se guardasse un sacerdote ha soggiunto:
(14) “Io scelgo te per capo di quest’opera per aver gettato in te un germe di coraggio, e questo è un dono che ti ho dato, e questo dono non voglio che lo tenga inutile, finora lo hai sciupato in cose frivole, in sciocchezze ed in politiche, e queste ti hanno pagato con l’amareggiarti e non darti mai pace; ora basta, basta, mettete all’opera mia, metti il coraggio che ti ho dato tutto per Me, ed Io sarò tutto per te e ti pagherò col darti pace, grazia, e ti farò acquistare quella stima che hai andato pescando per l’addietro e non l’hai ottenuto, anzi, non ti darò la stima umana, ma la divina”.
(15) Poi ha detto al padre G.: “Figlio mio, coraggio, difendi la mia causa, sostieni, aiuta quei sacerdoti che veda un po’ disposti per quest’opera, prometti ogni bene a nome mio a quelli che si metteranno, minaccia quelli che suscitano contraddizioni ed intoppi. Di’ ai vescovi ed ai capi che se vogliono salvare il gregge, è questo l’unico mezzo, spetta loro salvare i pastori, ed i pastori il gregge, e se i vescovi non mettono in salvo i pastori, come mai può salvarsi il gregge?”
(16) 4.- Avendo inteso le difficoltà dei sacerdoti nel formare le case delle riunioni, pregavo il buon Gesù che se fosse volontà sua che ciò si facesse, che sciogliesse tutti gl’intoppi che impedivano sì gran bene, ed il mio adorabile Gesù nel venire mi ha detto:
(17) “Figlia mia, tutti gl’intoppi provengono ché ognuno guarda la cosa secondo le proprie condizioni e disposizioni, e naturalmente mille lacci ed intoppi se gli fanno incontro per impedirgli i passi, ma se guardassero l’opera secondo l’onore e la gloria mia, ed il solo bene delle anime loro e delle anime altrui, tutti i lacci resterebbero rotti e gl’intoppi svaniti. Eppure, se si mettono, Io sarò con loro e li proteggerò tanto, che se qualche sacerdote vorrà opporsi ed ostacolare l’opera mia, sono disposto a togliergli anche la vita”.
(18) Poi ha soggiunto tutto afflitto il mio sempre amabile Gesù: “Ahi! figlia mia, sai tu qual sia l’intoppo più insormontabile e il laccio più forte? E’ il solo interesse, l’interesse è il tarlo del sacerdote, ché lo rende legno fracido ed atto per solo bruciare nell’inferno. L’interesse rende il sacerdote lo zimbello del demonio, il ludibrio del popolo e l’idolo delle proprie famiglie, perciò il demonio metterà molti ostacoli per impedire che ciò facessero, perché si vede rotta la rete che li teneva incatenati e schiavi del suo dominio. Perciò di’ al padre G. che infonda coraggio in chi vede disposti, che non li lasci se non vede l’opera avviata, altrimenti incominceranno solo a progettare e non conchiuderanno nulla. Dica pure ai vescovi che non accettino ordinazioni d’altri, se non sono disposti a vivere segregati dalle famiglie; dille pure che molti lo derideranno facendosi beffe e screditandolo, ma lui non ne faccia conto, tutto gli sarà dolce il patire per causa mia”.