Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 2° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Matteo 2
1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:2"Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo".3All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.5Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6'E tu, Betlemme', terra di Giuda,
'non sei' davvero 'il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.'
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella8e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
13Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo".
14Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto,15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
'Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.'
16Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.17Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
18'Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata, perché non sono più.'
19Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto20e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino".21Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele.22Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea23e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: "Sarà chiamato Nazareno".
Genesi 39
1Giuseppe era stato condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l'avevano condotto laggiù.2Allora il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell'Egiziano, suo padrone.3Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire nelle sue mani.4Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi quegli lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi.5Da quando egli lo aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa dell'Egiziano per causa di Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, in casa e nella campagna.6Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto.
7Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: "Unisciti a me!".8Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: "Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi.9Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?".10E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei.
11Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era nessuno dei domestici.12Essa lo afferrò per la veste, dicendo: "Unisciti a me!". Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e uscì.13Allora essa, vedendo ch'egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori,14chiamò i suoi domestici e disse loro: "Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce.15Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito".
16Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa.17Allora gli disse le stesse cose: "Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me.18Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori".19Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: "Proprio così mi ha fatto il tuo servo!", si accese d'ira.
20Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.
22Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione e quanto c'era da fare là dentro, lo faceva lui.23Il comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla di quanto gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire.
Siracide 39
1Differente è il caso di chi si applica
e medita la legge dell'Altissimo.
Egli indaga la sapienza di tutti gli antichi,
si dedica allo studio delle profezie.
2Conserva i detti degli uomini famosi,
penetra le sottigliezze delle parabole,
3indaga il senso recondito dei proverbi
e s'occupa degli enigmi delle parabole.
4Svolge il suo compito fra i grandi,
è presente alle riunioni dei capi,
viaggia fra genti straniere,
investigando il bene e il male in mezzo agli uomini.
5Di buon mattino rivolge il cuore
al Signore, che lo ha creato, prega davanti all'Altissimo,
apre la bocca alla preghiera, implora per i suoi peccati.
6Se questa è la volontà del Signore grande,
egli sarà ricolmato di spirito di intelligenza,
come pioggia effonderà parole di sapienza,
nella preghiera renderà lode al Signore.
7Egli dirigerà il suo consiglio e la sua scienza,
mediterà sui misteri di Dio.
8Farà brillare la dottrina del suo insegnamento,
si vanterà della legge dell'alleanza del Signore.
9Molti loderanno la sua intelligenza,
egli non sarà mai dimenticato,
non scomparirà il suo ricordo,
il suo nome vivrà di generazione in generazione.
10I popoli parleranno della sua sapienza,
l'assemblea proclamerà le sue lodi.
11Finché vive, lascerà un nome più noto di mille,
quando muore, avrà già fatto abbastanza per sé.
12Esporrò ancora le mie riflessioni,
ne sono pieno come la luna a metà mese.
13Ascoltatemi, figli santi, e crescete
come una pianta di rose su un torrente.
14Come incenso spandete un buon profumo,
fate fiorire fiori come il giglio,
spargete profumo e intonate un canto di lode;
benedite il Signore per tutte le opere sue.
15Magnificate il suo nome;
proclamate le sue lodi
con i vostri canti e le vostre cetre;
così direte nella vostra lode:
16"Quanto sono magnifiche tutte le opere del Signore!
Ogni sua disposizione avrà luogo a suo tempo!".
Non c'è da dire: "Che è questo? Perché quello?".
Tutte le cose saranno indagate a suo tempo.
17Alla sua parola l'acqua si ferma come un cumulo,
a un suo detto si aprono i serbatoi delle acque.
18A un suo comando si realizza quanto egli vuole;
nessuno può ostacolare il suo aiuto.
19Ogni azione umana è davanti a lui,
non è possibile nascondersi ai suoi occhi.
20Il suo sguardo passa da un'eternità all'altra,
nulla è straordinario davanti a lui.
21Non c'è da dire: "Che è questo? Perché quello?"
poiché tutte le cose sono state create per un fine.
22La sua benedizione si diffonde come un fiume
e irriga come un'inondazione la terra.
23Così le genti sperimenteranno la sua ira,
come trasformò le acque in deserto salato.
24Le sue vie sono diritte per i santi,
ma per gli empi piene di inciampi.
25I beni per i buoni furon creati sin da principio,
ma anche i mali per i peccatori.
26Le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono:
acqua, fuoco, ferro, sale,
farina di frumento, latte, miele,
succo di uva, olio e vestito.
27Tutte queste cose per i pii sono beni,
ma per i peccatori diventano mali.
28Ci sono venti creati per castigo,
e nella loro furia rafforzano i loro flagelli;
quando verrà la fine, scateneranno violenza,
e placheranno lo sdegno del loro creatore.
29Fuoco, grandine, fame e morte
son tutte cose create per il castigo.
30Denti delle fiere, scorpioni e vipere,
e spade vendicatrici sono per la rovina degli empi.
31Esulteranno al comando divino;
sono pronte sulla terra per tutti i bisogni.
A tempo opportuno non trasgrediranno la parola.
32Per questo ero convinto fin dal principio,
vi ho riflettuto e l'ho messo per iscritto:
33"Tutte le opere del Signore sono buone;
egli provvederà tutto a suo tempo".
34Non c'è da dire: "Questo è peggiore di quello",
a suo tempo ogni cosa sarà riconosciuta buona.
35Ora cantate inni con tutto il cuore e con la bocca
e benedite il nome del Signore.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Geremia 43
1Quando Geremia finì di riferire a tutto il popolo tutte le parole del Signore loro Dio - tutte quelle parole per cui il Signore lo aveva inviato a loro -2Azaria figlio di Osaia e Giovanni figlio di Kàreca e tutti quegli uomini superbi e ribelli dissero a Geremia: "Una menzogna stai dicendo! Non ti ha inviato il Signore nostro Dio a dirci: Non andate in Egitto per dimorare là;3ma Baruch figlio di Neria ti istiga contro di noi per consegnarci nelle mani dei Caldei, perché ci uccidano e ci deportino in Babilonia".
4Pertanto Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate e tutto il popolo non obbedirono all'invito del Signore di rimanere nel paese di Giuda.
5Così Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate raccolsero tutti i superstiti di Giuda, che erano ritornati per abitare nella terra di Giuda da tutte le regioni in mezzo alle quali erano stati dispersi,6uomini, donne, bambini, le principesse reali e tutte le persone che Nabuzaradàn, capo delle guardie, aveva lasciate con Godolia figlio di Achikàm, figlio di Safàn, insieme con il profeta Geremia e con Baruch figlio di Neria,7e andarono nel paese d'Egitto, non avendo dato ascolto alla voce del Signore, e giunsero fino a Tafni.
8Allora la parola del Signore fu rivolta a Geremia in Tafni:9"Prendi in mano grandi pietre e sotterrale nella mota nel quadrato dei mattoni all'ingresso della casa del faraone in Tafni, sotto agli occhi dei Giudei.10Quindi dirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io manderò a prendere Nabucodònosor re di Babilonia, mio servo; egli porrà il trono su queste pietre che hai sotterrate e stenderà il baldacchino sopra di esse.11Verrà infatti e colpirà il paese d'Egitto, mandando a morte chi è destinato alla morte, alla schiavitù chi è destinato alla schiavitù e uccidendo di spada chi è destinato alla spada.12Darà alle fiamme i templi degli dèi d'Egitto, li brucerà e porterà gli dèi in esilio; ripulirà il paese di Egitto come un pastore pulisce dai pidocchi il mantello; poi se ne andrà tranquillo.13Frantumerà gli obelischi del tempio del sole nel paese d'Egitto e darà alle fiamme i templi degli dèi d'Egitto".
Lettera a Filemone 1
1Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone,2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla comunità che si raduna nella tua casa:3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
4Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere,5perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi.6La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo.7La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua.
8Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare,9preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù;10ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene,11Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me.12Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore.
13Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo.14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo.15Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre;16non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore.
17Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso.18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto.19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!20Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo!
21Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo.
22Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.
23Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù,24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.
25La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Capitolo II: L'umile coscienza di se
Leggilo nella Biblioteca1. L'uomo, per sua natura, anela a sapere; ma che importa il sapere se non si ha il timor di Dio? Certamente un umile contadino che serva il Signore è più apprezzabile di un sapiente che, montato in superbia e dimentico di ciò che egli è veramente, vada studiando i movimenti del cielo. Colui che si conosce a fondo sente di valere ben poco in se stesso e non cerca l'approvazione degli uomini. Dinanzi a Dio, il quale mi giudicherà per le mie azioni, che mi gioverebbe se io anche possedessi tutta la scienza del mondo, ma non avessi l'amore? Datti pace da una smania eccessiva di sapere: in essa, infatti, non troverai che sviamento grande ed inganno. Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all'anima. Ed è tutt'altro che sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua salvezza. I molti discorsi non appagano l'anima; invece una vita buona rinfresca la mente e una coscienza pura dà grande fiducia in Dio. Quanto più grande e profonda è la tua scienza, tanto più severamente sarai giudicato, proprio partendo da essa; a meno che ancor più grande non sia stata la santità della tua vita.
2. Non volerti gonfiare, dunque, per alcuna arte o scienza, che tu possegga, ma piuttosto abbi timore del sapere che ti è dato. Anche se ti pare di sapere molte cose; anche se hai buona intelligenza, ricordati che sono molte di più le cose che non sai. Non voler apparire profondo (Rm 11,20;12,16); manifesta piuttosto la tua ignoranza. Perché vuoi porti avanti ad altri, mentre se ne trovano molti più dotti di te, e più esperti nei testi sacri? Se vuoi imparare e conoscere qualcosa, in modo spiritualmente utile, cerca di essere ignorato e di essere considerato un nulla. E' questo l'insegnamento più profondo e più utile, conoscersi veramente e disprezzarsi. Non tenere se stessi in alcun conto e avere sempre buona e alta considerazione degli altri; in questo sta grande sapienza e perfezione. Anche se tu vedessi un altro cadere manifestamente in peccato, o commettere alcunché di grave, pur tuttavia non dovresti crederti migliore di lui; infatti non sai per quanto tempo tu possa persistere nel bene. Tutti siamo fragili; ma tu non devi ritenere nessuno più fragile di te.
DISCORSO 352/A DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SULLE PAROLE DEL VANGELO: I TEMPI SONO COMPIUTI, È VICINO IL REGNO DI DIO. PENTITEVI E CREDETE AL VANGELO 1
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaCristo concede misericordia; minaccia la condanna.
1. Il Signore Gesù, autore del santo Vangelo, non volendo che alcuno perisca 2, per una legge - chiamiamola così - di misericordia, venne a salvare ciò che era perduto 3. Egli, dinanzi all'intero genere umano, raccolto, per così dire, in assemblea, proclamò la parola che abbiamo udito: I tempi sono compiuti, è vicino il regno di Dio. Pentitevi dunque e credete al Vangelo 4. Questo grido proferì il Creatore del mondo e il mondo lo udì. Si metta in pratica quanto suggerito da Colui che è venuto a soccorrere perché, tornando, egli non punisca chi ha trascurato di ascoltarlo. Si adempia il suo precetto mentre egli fa udire la voce della misericordia e ancora non viene nel tribunale della giustizia. In un salmo gli si dice: Canterò a te, Signore, la misericordia e il giudizio 5; ed egli ha rispettato l'ordine degli interventi. È venuto prima a concedere la misericordia; verrà in seguito a compiere il giudizio. Infatti non canterò a te, Signore, soltanto il giudizio ma la misericordia e il giudizio. Quale misericordia più grande si sarebbe potuta desiderare, chiedere, pretendere che non quella per la quale Dio non ha risparmiato il suo proprio Figlio ma lo ha consegnato [alla morte] per tutti noi, donandoci, insieme con lui, ogni bene 6? Quale misericordia più grande di quella per cui Cristo venne a morire non per i giusti ma per gli empi 7? Quale misericordia più grande di quella per la quale Egli è venuto non a condannare chi meritava la condanna ma a liberare chi in nessun modo meritava d'essere liberato?
Rinunziare alle opere cattive e credere in Dio.
2. Ma non scherziamo con questa misericordia, miei fratelli! Il Signore è misericordioso e benigno. Aggiungi anche: Longanime, e ancora: E molto misericordioso. Ma temi ciò che viene dopo: Egli è anche verace 8. Non disprezziamolo quando ci usa misericordia se non vogliamo incontrare la sua verità. E c'è proprio bisogno che noi gridiamo a Lui? Ascoltiamo piuttosto lui, che a noi grida: I tempi sono compiuti 9. È giunta infatti - come dice l'Apostolo - la pienezza dei tempi, quella pienezza dei tempi nella quale Dio ha mandato il suo Figlio, fatto da donna, fatto sotto la legge, per redimere coloro che erano sotto la legge e noi ricevessimo l'adozione a figli 10. Predicando questa pienezza dei tempi, diceva il Signore: I tempi sono compiuti: è venuto Colui che pochi aspettavano e molti hanno poi scoperto. Orbene, i tempi sono compiuti: pentitevi. Oh, da quanto tempo è risuonato questo grido, e voglia il cielo che sia finalmente ascoltato! E siccome i tempi sono compiuti e il regno di Dio è vicino, pentitevi e credete al Vangelo 11. Rinunziate [al mondo] e convertitevi. Questo significano le parole: Pentitevi e credete al Vangelo: rinunziate alle opere morte e credete nel Dio vivo. Cosa gioverebbe infatti credere se non ci fossero anche le opere buone? Non è stato infatti il merito delle tue opere buone che ti _ha condotto alla fede: la fede è l'inizio; da essa derivano le opere buone 12. È quanto viene detto alla santa Chiesa nel Cantico dei cantici: Vieni, mia sposa! Verrai e passerai oltre, dopo l'inizio, che è la fede 13. Ma chi potrà credere in Dio senza rinunziare al diavolo? Pertanto pentitevi per rinunziare [al diavolo]; credete per conseguire la salvezza.
La conversione è necessaria a tutti.
3. Queste parole sono rivolte ai giudei e ai pagani dediti all'idolatria; ma non saranno per caso rivolte anche ai cristiani? Si dovrà dire anche ai cristiani che ogni giorno leggono [la Scrittura] che i tempi sono compiuti e che il regno dei cieli è vicino? Si dovrà dir loro: Pentitevi e credete al Vangelo 14? È ovvio che se dico a uno: " Credi al Vangelo " è perché costui non è ancora cristiano. Ora, fra tutta la folla qui presente non c'è nessuno, penso, che già non creda al Vangelo. Mi stanno ad ascoltare, certo, molti che non sono ancora passati nel numero dei fedeli mediante il battesimo, ma sono soltanto catecumeni: figli non ancora nati, ma già concepiti. Orbene quando e come li si sarebbe potuti concepire nel grembo della madre Chiesa se non avessero ricevuto un qualche sigillo attraverso il sacramento della fede ? Inoltre fra coloro che mi ascoltano ci sono molti battezzati, che però non valutano a dovere la grazia di Dio che è in loro 15 e amano il peccato. A questi tali che dirò? Che i tempi si sono compiuti? Mi risponderanno: " Lo sappiamo ". Che il regno di Dio è vicino? Mi risponderanno ancora: " Lo sappiamo da un pezzo: da un pezzo siamo credenti ". Che dirò dunque? Parlando a persone che amano il peccato e disprezzano la grazia del Redentore, che dirò? Dirò: Pentitevi! Sì, lo dirò. Essi non mi permettono di ricordare loro che i tempi si sono compiuti, perché è cosa da loro risaputa, né di ricordare che è vicino il regno di Dio, perché anche questa è cosa che già sanno. E anche a riguardo a ciò che è detto alla fine, e cioè: Credete al Vangelo, non consentono che io gliene parli, poiché effettivamente essi hanno già creduto. Vogliano tuttavia ascoltare il richiamo: Pentitevi, perché questo essi non l'hanno ancora fatto. Parliamo dunque della conversione e ai catecumeni e anche ai fedeli negligenti. Mi vogliano ascoltare i fedeli diligenti, poiché nemmeno essi possono mancare al corpo di Cristo. Se possiedono la carità, non mi ritengano un parolaio che ama le cose superflue, mentre si tratta di un argomento che tutti interessa. Consentano quindi che io ne parli a vantaggio di quei tali che sia loro che io desideriamo abbiano a correggersi.
Gli apostoli predicano la conversione.
4. Vogliano dunque ascoltarmi tutti costoro, non certo quando dico: I tempi sono compiuti, il regno di Dio è vicino, credete al Vangelo, ma quando dico: Pentitevi. Mi replica però il catecumeno: " Come fai a parlarci di pentimento? Lascia che io prima entri nel numero dei fedeli: e se allora vivrò bene, non avrò bisogno di pentirmi ". A costoro rispondo: " Pentitevi, perché possiate entrare nel numero dei fedeli ". Coloro infatti che accedono al battesimo vi giungono attraverso la penitenza. Se mediante un sincero pentimento non condannassero la vita di prima, non potrebbero partecipare in pienezza alla vita nuova. Nel dire questo non mi spingo al di là del normale né mi approprio di cose estranee alla Scrittura divina. Vogliano i catecumeni ascoltare gli Atti degli Apostoli. Pieni di Spirito Santo gli apostoli stavano parlando alle turbe e parlavano in tutte le lingue. Le turbe, stupite e rese più attente, si misero ad ascoltare la parola di Dio predicata dagli apostoli 16; e tutti, nonostante fossero gente di lingue diverse, si sentirono trapassare il cuore e, siccome erano giudei, si pentirono di aver crocifisso il Cristo. Preoccupati della loro salvezza e temendo una sicura condanna per l'atroce delitto perpetrato, si rivolsero agli apostoli dicendo: Che dobbiamo fare, fratelli? 17 E gli apostoli: Pentitevi e ognuno di voi si faccia battezzare nel nome del Signore Gesù Cristo 18. Ecco in qual maniera gli apostoli a coloro che non erano ancora battezzati comandarono di pentirsi per accedere al battesimo. La stessa cosa diciamo noi ai catecumeni. Se abbiamo infatti riportato la testimonianza delle Scritture, l'abbiamo fatto perché non credessero che siamo noi ad obbligarli sfacciatamente alla penitenza prima d'essere nel numero dei fedeli.
La brevità della vita spinge ad una sollecita conversione.
5. E ora una parola a coloro che sono stati battezzati ma vivono male. Non mi ritengano uno sfacciato se dico loro: Pentitevi. Sì, a tutt'e due le categorie - catecumeni e battezzati - lasciate che dica: " Cambiate vita se non volete perdere la vita; condannate le vostre colpe passate, e per il futuro temete i mali e sperate nei beni ". Chi è cattivo, in primo luogo, non dev'essere in contraddizione con se stesso, cioè sperare dei beni, mentre lui non è buono. Se speri il bene, sii buono come ciò che speri; ascolta Colui che t'impone dei precetti, se vuoi che egli mantenga le sue promesse. Dio infatti s'è reso tuo debitore non perché abbia ricevuto qualcosa da te, ma perché lui stesso ti ha fatto delle promesse. Chi mai infatti ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo sicché debba riceverne il contraccambio? 19 Cosa mai Dio ha preso da te, se è stato lui a darti tutto? Se pertanto egli s'è degnato di diventare tuo debitore è stato perché ti ha fatto delle promesse e si è fatto tuo debitore, e del suo debito ti ha dato la cauzione. Questa cauzione è il Vangelo, è la Scrittura con la quale, come ho detto, Dio s'è reso tuo debitore, non perché da te abbia preso qualcosa, ma perché ti ha fatto appunto delle promesse. Ascoltalo dunque quando ti dice: Pentitevi e credete al Vangelo. Ascolta l'ordine che ti vien dato e pretendine la cauzione. " Lo farò domani ", risponde, non trovando una risposta da darmi in quanto, ponendosi dinanzi a se stesso, non trova nulla che non offenda il suo occhio [interiore]. Quanto più dunque offenderà il purissimo sguardo di Dio!... Tuttavia, pur dispiacendo a se stesso per la sua cattiva condotta, eccolo dire: " Domani mi metterò in regola. Non insistere! Lascia che passi questo giorno. Perché mi solleciti? Domani cambierò vita. Perché spingermi con tanta insistenza a farlo quest'oggi? ". " Perché i giorni non dipendono da te ". Tutta la discussione riguarda questo rinvio, poiché ogni peccatore dice: " Il giorno d'oggi passi come quello di ieri. Domani mi correggerò, cambierò vita, eliminerò i miei peccati e adempirò i comandamenti. Domani mi convertirò ". Effettivamente tutto il problema sta nel voler dilazionare. Non che sia molto arrivare " fino a domani ", ma bada che, come hai voluto che il giorno d'oggi fosse come quello di ieri, così pretenda che quello di domani sia come quello di oggi. Inoltre potrei anche dirti: " Perché non oggi ma domani, se non sai cosa ti accadrà domani? ". Ma tiriamo avanti! Tu, ad ogni modo, non pretendere che il domani sia come il giorno d'oggi. Mi risponde: " E che mi succederebbe se così facessi? Non trovo scritto: In qualsiasi giorno il peccatore empio si convertirà, io dimenticherò tutte le sue colpe 20? Così è stato detto e l'ha detto Dio ". " Sì, lo ammetto: è stato scritto dalla mano di Dio e tu ben ricordi la garanzia che egli ti dà! ". Effettivamente, tu ben ricordi quel che è dovuto a te, ma dimentichi ciò che tu devi a lui.
Disperazione e presunzione.
6. Or ecco, ascoltano queste parole uomini senza religione, gente che non conosce la legge di Dio, che vive lontana dalla sua grazia e non merita la sua misericordia. Sentendo che nella Scrittura si dice: In qualunque giorno il peccatore si convertirà, io, il Signore, dimenticherò tutti i suoi peccati 21, essi si rivolgono a noi dicendo: " Voi col promettere a chi si converte una impunità immediata e completa invitate gli uomini a peccare ". E noi a loro: " Ma come oseremmo noi non promettere quello che Dio stesso ha promesso? ". Ribattono: " Non è buona una legge che aumenta il numero dei peccatori ". Qui io vorrei sapere se colui che parla in questa maniera si ritenga o no peccatore, e come faccia a prendersela con Dio perché è longanime, quando Egli è longanime anche verso di lui. E inoltre cosa succederebbe se Dio non avesse fatto tale promessa intendendo, con la sua pazienza, di indurre l'uomo a ravvedersi 22? Senza tale promessa non aumenterebbero forse i peccati di disperazione? Statemi attenti un momento, carissimi. Dove trovare uno che non sia peccatore? La carne debole 23, l'età malsicura, i sensi ridotti, la mente ansiosa, la natura ignara delle cose in quanti peccati non fanno cadere gli imprudenti e i trasandati? Comunque possa presentarsi un uomo, o esserlo realmente, sarà mai possibile che non ammetta d'essere in qualche modo un peccatore? Ebbene, escludi questa misericordia; togli via questa promessa di perdono; togli, in questo burrascoso mare di malvagità, il porto della remissione e fa' sì che i naufraghi non trovino dove rifugiarsi. Non ne seguirà che gli uomini, in preda alla disperazione, aggiungano peccati a peccati? Essi si diranno in cuor loro: " Ecco, io sono nel peccato e per i peccatori non c'è misericordia ma è loro riservata inevitabilmente la dannazione. Perché dunque non dovrei fare quel che più mi aggrada? perché non soddisfare tutte le mie passioni?, perché almeno adesso non mi butto su ciò che mi piace se, sciupata la vita presente, in seguito non ne conseguirò alcun'altra? ". È la disperazione dei gladiatori, tanto che ne è nato il proverbio: Sta' lontano da chi è ferito 24. Il ferito infatti cerca solo un posto per morire e non esita di far il male, dal momento che per lui non c'è remissione. Così anche l'uomo disperato allenta quanto può le briglie a tutte le passioni, si butta dove gli riesce, considera lecito quanto lo soddisfa. Egli va in rovina per la sua disperazione. Tu però non volerti rovinare per il tuo [troppo] sperare. Ecco due parole, contrarie fra loro ma ambedue pericolose, per le quali l'uomo va in rovina. Ma Dio non si è disinteressato né dell'una né dell'altra situazione in parola, anzi a tutt'e due ha posto rimedio. Quali sono? Ecco la prima: " Perché non dovrei peccare, perché non dovrei fare quel che mi piace, se convertendomi tutto mi sarà perdonato? ". È la voce di chi va in perdizione sperando [oltre misura]. La seconda viene dall'estremo opposto, ma è ugualmente pericolosa: " Perché non dovrei regolarmi secondo le mie voglie se per me non c'è misericordia, se non sarò mai più perdonato? Farò quindi tutto quello che mi garba! ". Costoro vanno in perdizione perché disperano.
La falsa speranza.
7. Cosa dovrò riprovare con più fermezza: la falsa speranza o la disperazione di chi manca di fede? Perché tu vuoi perire per il tuo [malinteso] sperare, e tu perché vuoi perire per la tua disperazione? Ecco ora due parole per coloro che vogliono perire a motivo della falsa speranza. Tornate al vostro cuore, o prevaricatori 25. Siccome dite: " Lo farò, lo farò domani ", ascoltate Dio che vi dice: Non tardare a convertirti al Signore 26. Mi rivolgo a te che sei sul punto di convertirti al Signore ma lo rimandi: mi rivolgo a te, mosso dal timore che la tua speranza ti conduca alla perdizione. E tu non fermarti ad ascoltare le mie parole, ma ascolta colui nel quale ti illudi di poter sperare e sperando in lui con esagerata fiducia ti procuri la rovina. Non tardare a convertirti al Signore, non rimandarlo di giorno in giorno, poiché improvvisa piomberà su di te la sua collera e nel tempo della vendetta ti annienterà 27. Come potevi dire: " Lo rimando a domani o a dopodomani perché Dio mi ha promesso misericordia dicendo: In qualsiasi giorno il peccatore si convertirà 28; non ha detto: Se oggi si converte, ma: In qualsiasi giorno si convertirà "? Dio ti risponderebbe: " È vero che ho promesso di perdonarti ma, quanto al giorno, non ti ho fatto alcuna promessa ". Non sarà vero per caso che tu metti insieme e sullo stesso piano le due promesse: quella di Dio e quella dell'astrologo? Dio, è vero, ti ha promesso il perdono, ma a prometterti il domani forse è stato l'astrologo. Sta' dunque attento, o sciagurato! L'astrologo si sbaglia, Dio ti condanna. In effetti, quanti ce ne sono che, colpiti da morte improvvisa, non hanno potuto né regolare i conti con Dio né buttare la colpa sugli astrologi!
Il male della disperazione.
8. Mi ascolti ora colui che stava per perdersi a causa della disperazione e diceva: " Sono troppe le colpe che ho commesso, per cui non posso in alcun modo sperare il perdono. Non mi resta che sfogare tutte le mie voglie e gustare tutti i piaceri. Così almeno quaggiù avrò quel benessere che non potrò avere nell'altro mondo ". Ascolta anche tu la voce di Dio; non ascoltare la tua. Egli ti dice: " Tu che disperi riacquista la speranza! ". Ascolta quel che dice Paolo: Io che un tempo perseguitavo la Chiesa di Dio ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù voleva mostrare in me tutta la sua longanimità, offrendone un esempio a quanti avrebbero creduto in lui per conseguire la vita eterna 29. Ecco, ti è dato un esempio. Non volerti dunque disperare; fa' tua l'assicurazione or ora proclamata da colui che nutriva false speranze. Ascoltando quelle parole, il disperato si ravveda. Cosa ascoltavi dal suo labbro? Come si illudeva al fine di rimandare di giorno in giorno 30 [la sua conversione]? Dio mi ha detto: In qualsiasi giorno il peccatore e l'empio si convertirà, io dimenticherò tutte le sue colpe 31. Leggi [queste parole] e riprenditi! In preda alla disperazione tu stavi seduto sulla sponda del fiume o avevi in mano la corda, desideroso di toglierti la vita. Non avendo motivi per vivere, forse, cercavi la morte. Riprenditi! Hai di che vivere; è per te pronto il pane di Dio: Io non voglio la morte dell'empio ma piuttosto che si converta e viva 32.
Non lamentiamoci di Dio.
9. Non esistono dunque, fratelli, motivi per lamentarci di Dio, non esistono motivi per cui i perversi siano disgustati di lui, anche se è vero che disgusto per lui non possono provarlo se non i perversi. Quel che è giusto infatti non piace a chi è ingiusto, come chi è storto non può combaciare con chi è dritto. Non c'è che dire! Ma tu dicevi: " Ecco, i cristiani concedono l'impunità [ai delinquenti], e così fanno dilagare il malcostume ". Ho già dimostrato che, se non si offrisse all'uomo, incerto com'è, il porto del perdono, aumenterebbe il numero di coloro che vanno in rovina per disperazione. Per questo Dio non abbandona né gli uni né gli altri, cioè né chi pecca per falsa speranza né chi pecca per disperazione. A chi dispera offre il porto della misericordia; a chi spera malamente occulta il giorno della morte. Non c'è che dire; c'è solo da mettersi all'opera. Se dunque qualcuno è stato scosso dalla parola della verità, venga pure a dirmi: " Che dobbiamo fare? ". Mi dica non con la bocca ma con il cuore: " Che dobbiamo fare? 33 ". E allora cosa potrò rispondere se non la parola che abbiamo ascoltato, e cioè: Pentitevi? Cosa volete che aggiunga? Pentitevi! 34 Sei catecumeno? Pentiti e sarai rinnovato. Sei un cattivo fedele, sebbene battezzato con un santo battesimo? Pentiti e sarai guarito. Dopo questo, non saprei proprio cosa voi possiate aggiungere. Quali siano le opere da compiere, già lo sapete. Rivolti al Signore...
1 - Mc 1, 15.
2 - Cf. 2 Sam 14, 14.
3 - Cf. Mt 18, 11 (Lc 19, 10).
4 - Mc 1, 15.
5 - Sal 100, 1.
6 - Cf. Rm 8, 32.
7 - Cf. Rm 5, 6.
8 - Sal 85, 15.
9 - Mc 1, 15.
10 - Gal 4, 4-5.
11 - Mc 1, 15.
12 - Cf. Gc 2, 17-18.
13 - Ct 4, 8 (LXX).
14 - Mc 1, 15.
15 - Cf. 1 Tm 4, 14.
16 - Cf. At 2, 4s.
17 - At 2, 37.
18 - At 2, 38.
19 - Rm 11, 34-35.
20 - Cf. Ez 33, 12-13 (18, 21-22).
21 - Cf. Ez 33, 12-13 (18, 21-22).
22 - Cf. Rm 2, 4.
23 - Cf. Mt 26, 41.
24 - Cf. M. G. MOSCI SASSI, Il linguaggio gladiatorio, Bologna 1992, pp. 132-133.
25 - Is 46, 8.
26 - Sir 5, 8 (5, 7 LXX).
27 - Sir 5, 8-9 (5, 7 LXX).
28 - Ez 33, 12.
29 - 1 Cor 15, 9 - 1 Tm 1, 16.
30 - Cf. Sir 5, 8.
31 - Ez 33, 12-13 (18, 21-22).
32 - Ez 33, 11 (18, 32).
33 - Cf. At 2, 37.
34 - Mc 1, 15.
Viaggio alla città del fuoco
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa sera del 3 maggio 1868 Don Bosco ripigliò il racconto di quanto aveva visto nei sogni di quei giorni.
S’introdusse così: « Debbo raccontarvi un altro sogno che si può dire
conseguenza dei precedenti. Questi sogni mi lasciarono affranto in modo
da non poter più reggere. Vi ho detto di un rospo spaventevole che nella
notte del 17 aprile minacciava di ingoiarmi e che, al suo scomparire,
udii questa voce: “Perché non parli?”. Io mi volsi dalla parte donde era
partita la voce e vidi a fianco del mio letto un personaggio distinto
(la Guida).
— E che cosa devo dire? — gli chiesi.
— Ciò che hai visto e ti fu detto negli ultimi sogni e quel di più che ti sarà svelato la notte ventura».
Don Bosco continua dicendo che lo riempiva di terrore l’idea di dover
vedere ancora altri spettacoli paurosi e che non si decise di andare a
letto se non dopo la mezzanotte. Ed ecco che, appena addormentato, la
solita Guida si avvicina al suo letto e gli intima:
— Alzati e vieni con me.
Lo condusse in una pianura vastissima e arida, un vero deserto senza un
filo d’acqua. Fu un viaggio lungo e triste, anche se la strada per cui
si inoltrarono era bella, larga, spaziosa e ben selciata. La
fiancheggiavano due magnifiche siepi verdi coperte di bellissimi fiori. A
prima vista sembrava una strada pianeggiante, ma in realtà scendeva; e
Don Bosco e la Guida camminavano con una rapidità tale che sembrava loro
di volare.
«Dietro di noi — racconta Don Bosco — vidi tutti i giovani del
l’Oratorio con moltissimi compagni da me mai veduti. Mentre avanzavano,
vidi che or l’uno or l’altro cadevano ed erano immediatamente trascinati
da una forza invisibile verso una paurosa discesa, che s’intravedeva
in lontananza. Domandai alla mia Guida:
— Che cosa è che fa cadere questi giovani?
— Avvicinati un po’ di più.
Vidi allora che i giovani passavano fra molti lacci, alcuni stesi
rasente a terra, altri sospesi in aria all’altezza del capo. Erano quasi
invisibili, perciò molti giovani restavano presi a quei lacci: chi per
la testa, chi per il collo, chi per le mani, chi per un braccio, chi per
una gamba, chi per i fianchi. Non appena si stringeva il laccio,
venivano all’istante trascinati giù.
Volli esaminarne uno e lo tirai verso di me; ma non potendo smuoverlo,
decisi di seguire il filo fino al capo legato in qualche posto o tenuto
da qualcuno. Giunsi così sulla soglia di una orribile caverna e avendo
ancora dato uno strattone al filo, vidi uscire un brutto e grande mostro
che faceva ribrezzo. Con i suoi unghioni teneva l’estremità di una
fune, alla quale erano legati tutti quei lacci.
Impressionato da quella visione, ritornai presso la mia Guida, la quale mi disse:
— Ora sai chi è che trascina i giovani nel precipizio.
— Oh, sì che lo so! È il demonio che tende quei lacci per far cadere i miei giovani nell’inferno.
Mi accorsi allora che ogni laccio portava una scritta: superbia,
disubbidienza, invidia, impurità, furto, gola, accidia, ira, ecc. Notai
pure che i lacci che facevano maggiori vittime erano quelli
dell’impurità, della disubbidienza e della superbia. A quest’ultimo
erano legati gli altri due.
Molti giovani sapevano però fortunatamente evitare la presa del laccio;
altri poi se ne liberavano passando accanto a coltelli infissi nel
terreno, che tagliavano o rompevano il laccio. Erano simbolo della
Confessione, della preghiera e di altre virtù o devozioni. Due grandi
spade rappresentavano la devozione a Gesù Sacramentato e a Maria
Santissima».
A questo punto Don Bosco racconta che proseguì il cammino, sempre più
aspro, per una via che scendeva sempre più ripida e scoscesa, sparsa di
buche, di ciottoli e di macigni. Ed ecco comparire in fondo un edificio
immenso e tenebroso. Sopra una porta
altissima c’era una scritta spaventosa: «Qui non c’è redenzione». Erano
giunti alle porte dell’inferno.
— Guarda! — gli gridò a un tratto la Guida afferrandolo per un braccio.
«Tremante — afferma il Santo —, volsi gli occhi in su e vidi a gran
distanza uno che scendeva precipitosamente. Di mano in mano che
scendeva, riuscivo a distinguerne la fisionomia; era uno dei miei
giovani. I capelli scarmigliati, parte ritti sul capo, parte svolazzanti
indietro; le braccia tese in avanti, come per proteggersi nella caduta.
Voleva fermarsi e non poteva. Io volevo correre ad aiutarlo, a
porgergli una mano salvatrice, ma la Guida non me lo permise:
— Credi — mi disse — di poter fermare uno che fugge dall’ira di Dio?
Intanto quel giovane, guardando indietro con occhi folli di terrore,
andò a sbattere contro la porta di bronzo, che si spalancò. Dietro di
essa se ne aprirono contemporaneamente, con un lungo boato assordante,
due, dieci, cento, mille altre, spinte dall’urto del giovane,
trasportato come da un turbine invisibile, irresistibile, velocissimo.
Tutte quelle porte di bronzo per un istante rimasero aperte, e io vidi
in fondo, lontanissimo, come una bocca di fornace, e da quella voragine,
mentre il giovane sprofondava, sollevarsi globi di fuoco. Le porte
tornarono a chiudersi con la stessa rapidità con la quale si erano
aperte. Ed ecco precipitare altri tre giovani delle nostre case, che
rotolavano rapidissimi come tre macigni, uno dietro l’altro. Avevano le
braccia aperte e urlavano per lo spavento. Giunsero in fondo e andarono a
sbattere contro la prima porta che si aperse, e dietro di essa le altre
mille.
Molti altri caddero. Un poveretto venne spinto a urtoni da un perfido
compagno. Io li chiamavo affannosamente, ma essi non mi udivano.
— Ecco una causa principale di tante dannazioni! — esclamò la mia Guida
—. I compagni, i libri cattivi, le abitudini perverse.
Vedendone cadere tanti, esclamai con accento disperato:
— Ma dunque è inutile che noi lavoriamo nei nostri collegi, se tanti giovani fanno questa fine!
La Guida rispose:
— Questo è il loro stato attuale e se morissero verrebbero senz’altro qui».
In quel momento Don Bosco vide precipitare un altro gruppo di giovani e quelle porte restarono aperte per un istante.
— Vieni dentro anche tu — gli disse la Guida —; imparerai tante cose.
Entrarono in quello stretto e orribile corridoio e giunsero a un tetro e
brutto sportello sul quale era scritto: «Ibuni impii in ignem aeternum»
(gli empi andranno al fuoco eterno).
La Guida prese per mano Don Bosco, aperse lo sportello e lo introdusse.
«Lo spettacolo che mi si offerse — racconta Don Bosco — mi gettò in
preda a un terrore indescrivibile. Una specie di immensa caverna andava
perdendosi in anfrattuosità incavate nelle viscere dei monti, tutte
piene di fuoco, non già come noi lo vediamo sulla terra con le fiamme
guizzanti, ma tale che tutto là dentro era arroventato e bianco per il
grande calore. Mura, volta, pavimento, ferro, pietre, legno, carbone,
tutto era bianco e smagliante. Certo quel fuoco sorpassava mille e mille
gradi di calore; e non inceneriva nulla, non consumava nulla. Mi
mancano le parole per descrivervi quella spelonca in tutta la sua
spaventosa realtà.
Mentre guardavo atterrito, ecco da un varco venire a tutta furia un
giovane che, mandando un urlo acutissimo, precipita nel mezzo, si fa
bianco come tutta la caverna, e resta immobile, mentre risuona ancora
per un istante l’eco della sua voce morente. Pieno di orrore guardai
quel giovane e mi parve uno dell’Oratorio, uno dei miei figliuoli.
— Ma costui non è uno dei miei giovani, non è il tale? — chiesi alla Guida.
— Purtroppo sì — mi rispose.
Dopo questo arrivarono altri, e il loro numero aumentava sempre più, e
tutti mandavano lo stesso grido e diventavano immobili, arroventati,
come coloro che li avevano preceduti.
Cresceva in me lo spavento e chiesi alla mia Guida:
— Ma costoro non lo sanno che vengono qui?
— Oh, sì che lo sanno di andare al fuoco eterno; furono avvisati mille
volte, ma cadono qui, e volontariamente, per il peccato che non vollero
abbandonare. Essi disprezzarono e respinsero la misericordia di Dio, che
li chiamava incessantemente a pentimento.
— Quale deve essere la disperazione di questi disgraziati che non hanno più speranza di uscirne! — esclamai.
Allora la Guida mi ordinò:
— Ora bisogna che vada anche tu in mezzo a quella regione di fuoco che hai visto!
— No, no! — risposi esterrefatto —. Per andare all’inferno bisogna prima
andare al giudizio di Dio, e io non fui ancora giudicato. Dunque non
voglio andare all’inferno!
— Dimmi — osservò la Guida —: ti pare meglio andare all’inferno e
liberare i tuoi giovani, oppure startene fuori e lasciarli tra tanti
strazi?
Sbalordito a questa proposta, risposi:
— Oh, i miei giovani io li amo molto e li voglio tutti salvi. Ma non
potremmo fare in modo da non andare là dentro, né io né gli altri?
— Eh — mi rispose la Guida —, sei ancora in tempo, e lo sono essi pure, purché tu faccia tutto quello che puoi.
Il mio cuore si allargò e dissi subito:
— Poco importa il lavorare, purché io possa liberare da quei tormenti questi miei cari figliuoli.
— Dunque vieni dentro — proseguì la Guida.
Mi prese per mano per introdurmi nella caverna. Mi trovai subito in una
grande sala con porte di cristallo. Su queste pendevano larghi veli, i
quali coprivano altrettanti vani comunicanti con la caverna. La Guida mi
indicò uno di quei veli sul quale era scritto: “Sesto Comandamento”, ed
esclamò:
— La trasgressione di questo: ecco la causa della rovina eterna di tanti giovani.
— Ma non si sono confessati?
— Si sono confessati, ma le colpe contro la purezza le hanno confessate
male o le hanno taciute affatto. Vi sono di quelli che ne hanno commesso
una nella fanciullezza ed ebbero sempre vergogna a confessarla; altri
non ebbero il dolore e il proponimento. Anzi taluni, invece di far
l’esame, studiavano il modo di ingannare il confessore. E ora vuoi
vedere perché la misericordia di Dio ti ha condotto qui?
Alzò il velo e io vidi un gruppo di giovani dell’Oratorio che conoscevo,
condannati per quella colpa. Fra essi ce n’erano di quelli che ora
tengono buona condotta.
— Che cosa devo dir loro per aiutarli a salvarsi?
— Predica dappertutto contro l’impurità.
Vedemmo allo stesso modo altri giovani condannati per altri peccati. Poi
la Guida mi fece uscire da quella sala. Attraversato in un attimo quel
lungo corridoio d’entrata, prima di lasciare la soglia dell’ultima porta
di bronzo, si volse di nuovo a me ed esclamò:
— Adesso che hai veduto i tormenti degli altri, bisogna che anche tu provi un poco l’inferno. Prova a toccare questa muraglia.
Io non ne avevo il coraggio e volevo allontanarmi, ma egli mi trattenne dicendo:
— Eppure bisogna che tu provi!
Mi afferrò risolutamente il braccio e mi trasse vicino al muro continuando a dire:
— Una volta sola toccala, almeno per poter capire che cosa sarà
dell’ultima muraglia, se così terribile è la prima. Vedi questo muro? È
il millesimo prima di giungere dov’è il vero fuoco dell’inferno. Sono
mille i muri che lo circondano. Ogni muro è di mille misure di spessore e
distano l’uno dall’altro mille miglia; è distante quindi un milione di
miglia dal vero fuoco dell’inferno, e per ciò è un minimo principio
dell’inferno stesso.
Ciò detto, afferrò la mia mano, l’aperse per forza e me la fece battere
sulla pietra di quest’ultimo millesimo muro. In quell’istante sentii un
bruciore così intenso e doloroso che, balzando indietro e mandando un
fortissimo grido, mi svegliai.
Mi trovai seduto sul letto, e sembrandomi che la mia mano mi bruciasse,
la stropicciavo con l’altra per far passare quella sensazione. Fattosi
giorno, osservai che la mano era realmente gonfia e in seguito la pelle
della palma della mano si staccò e si cambiò».
Don Bosco concluse: «Notate che io non vi ho detto queste cose in tutto
il loro orrore, nel modo come le vidi e come mi fecero impressione, per
non spaventarvi troppo. Per più notti in appresso non ho più potuto
addormentarmi a causa dello spavento pro vato».
C’è chi, per non urtare la sensibilità moderna, fa del Vangelo un
‘antologia dolciastra, scegliendo i passi da cui risulta la bontà
infinita di Dio ed eliminando quelli che parlano della sua giustizia,
pure infinita. Ma « Cristo ieri, oggi e nei secoli». E Gesù non ha fatto
così; la Madonna a Fatima non ha fatto così; Don Bosco non ha fatto
così. Lo Spirito Santo presenta i «Novissimi» come efficace antidoto
contro il peccato: «Ricorda le tue ultime realtà (morte, giudizio,
inferno, paradiso), e non peccherai in eterno » (Siracide 7,36).
36-44 Dicembre 18, 1938 Dio non dà se la creatura non vuole ricevere. Dolorose condizione quando non si vive di Volere Divino. La depositaria di tutta la Creazione. L’alimento Divino: L’amore. Condizione di Dio quando non si vive di Volere Divino. Come si scende dalla sua somiglianza.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Sono sempre tra le braccia del Volere Divino, il quale mi fa tutto presente per dirmi: “Tutto ho fatto per te, ma voglio che riconosca a quali eccessi è giunto il mio Amore”. Ma mentre la mia mente si perdeva, il mio sempre amabile Gesú, che vuole essere sempre il primo narratore del Fiat e delle opere loro, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, il far conoscere che cosa abbiamo fatto per le creature, è per Noi come il ricambio di tutto ciò che abbiamo fatto, ma a chi possiamo farlo? A chi vive nel nostro Volere, perché Esso dà la capacità per farci comprendere, l’udito per farci ascoltare, e trasmuta la volontà umana a volere ciò che le vogliamo dare. Noi non diamo mai se la creatura non vuole ricevere e non conosce quello che vogliamo dare. Vedi dunque in che dolorose condizioni ci mettono quando non si vive di Volontà nostra, ci rendono il Dio muto, né possiamo far conoscere quanto li amiamo e come dovrebbero amarci; si può dire che restano rotte le comunicazioni tra il Cielo e la terra. Ora, tu devi sapere che tutto fu creato per fare un dono alle creature; ogni cosa creata la facevamo portatrice del dono e dell’amore con cui dotavamo quel dono; ma sai perché? La creatura non aveva nulla che darci; Noi, amandola con amore sommo e volendo che avesse che darci, perché se non si ha che dare, la corrispondenza finisce, l’amicizia viene spezzata, l’amore muore, fornivamo la creatura di tanti nostri doni come se fossero suoi, perché avesse che darci, perciò chi vive nel nostro Volere la facciamo la depositaria di tutta la Creazione, ed oh! la nostra gioia, il nostro contento, quando servendosi dei nostri doni e per amarci ci dice: “Vedete quanto vi amo, vi do il sole per amarvi e vi amo con quell’Amore con cui mi amaste nel sole, vi do gli omaggi, le adorazioni della sua luce, i molteplici suoi effetti per amarvi, il suo atto continuo di luce per espandermi ovunque e mettervi il mio ti amo in tutto ciò che tocca la sua luce”. Ora, sai tu che cosa succede? Vediamo imperlata tutta la luce del sole, tutti i suoi effetti, da dovunque passa la luce, il ti amo, le adorazioni, li omaggi della creatura; anzi, vi è di più, il sole porta come in trionfo l’amore del Creatore e della creatura, sicché ci sentiamo uniti nel sole da una sola Volontà e d’un solo Amore. E se la creatura, sentendosi che vuole amarci di più, ardita ci dice: “Vedi quanto vi amo, ma non mi basta, voglio amarvi di più, perciò entro nella tua luce inaccessibile, immensa ed eterna, che non finisce mai, e dentro di quella luce voglio amarvi per amarvi col vostro Eterno Amore”. Tu non puoi comprendere la nostra gioia nel vedere che non solo ci ama nei nostri doni, ma anche in Noi stessi; e Noi, come vinti dal suo amore, la contraccambiamo col raddoppiare il dono e col darci in balia di essa per farci amare, non solo come amiamo nelle opere nostre, ma come amiamo in Noi stessi, e per amarla; e così in tutte le altre cose create, essa se ne serve per farci le sue nuove sorprese d’amore, per ricambiarci i doni, per mantenere la corrispondenza, per dirci che continuamente ci ama, e Noi, che non sappiamo ricevere se non diamo, raddoppiamo i doni. Ma il dono più grande è quando la vediamo portata nelle braccia della nostra Volontà; ci sentiamo talmente tirati, che non possiamo fare a meno di parlare del nostro Ente Supremo; dirle una conoscenza di più di quello che siamo è il dono più grande che possiamo fare, che supera tutta la Creazione; conoscere le opere nostre è dono; far conoscere Noi stessi è Vita nostra che diamo, è ammetterla ai nostri segreti, è fidarsi il Creatore della creatura. Vivere nel nostro Volere, essere amati è tutto per Noi, molto più, che l’Amore di Noi stessi forma il nostro alimento continuo. Il mio Padre Celeste genera senza mai cessare suo Figlio, perché ama; col generarmi forma l’alimento per alimentarci. Io, suo Figlio, amo col suo stesso Amore e procede lo Spirito Santo; con ciò formiamo altro alimento per alimentarci. Se creammo la Creazione fu perché amiamo, e se la sosteniamo col nostro Atto creante e conservante è perché amiamo; questo Amore ci serve di alimento. Se vogliamo che la creatura ci conosca nelle opere nostre ed in Noi stessi, è perché vogliamo essere amati, e di questo amore ce ne serviamo per alimentarci. Non disprezziamo mai l’amore, purché sia amore ci serve, è roba nostra. Il nostro Amore si sfama con l’essere amato, e avendo fatto tutto per amore, vogliamo che Cielo e terra, creature tutte, siano per Noi tutte amore. E se non è tutto amore, c’entra il dolore, che ci dà il delirio, ché amiamo e non siamo amati.
(3) Ora, la nostra Volontà è Vita nostra, l’Amore è alimento. Vedi a che punto alto, nobile, sublime, vogliamo la creatura che forma in sé la Vita della nostra Volontà, la quale, tutte le cose, le circostanze, le croci, fin l’aria che respira, le convertirà in amore per alimentarla, in modo da poter dire: “La Vita del nostro Volere è tua ed è nostra, e ci alimentiamo dello stesso cibo”. Con ciò vediamo crescere la creatura a nostra immagine e somiglianza; e queste sono le nostre vere gioie nella Creazione, poter dire: “I nostri figli ci somigliano”. E quale non dovrebbe essere la gioia della creatura nel poter dire: “Somiglio al mio Padre Celeste”. Perciò voglio che si viva nel mio Volere, perché voglio i figli miei, i figli che mi somiglino. Se questi figli non mi ritornano nel mio Volere, ci troviamo nelle condizioni d’un povero padre, che mentre lui è nobile, possiede una scienza da poter dare lezioni a tutti, è ricco e dotato di bontà e di bellezza rara, invece i figli non lo somigliano affatto, sono scesi dalla nobiltà del padre loro, si veggono poveri, cretini, brutti, sporchi da fare schifo; il povero padre si sente disonorato nei figli, anzi li guarda e quasi non li riconosce; e nel vederli ciechi, zoppi, malati, e giungono a neppure riconoscere il proprio padre, questi figli formano il dolore del proprio padre. Tali siamo Noi, chi non vivono nel nostro Volere, ci disonorano e formano il nostro dolore; come possono somigliarci se la Volontà nostra non è di loro? La quale alimenta i figli nostri col nostro stesso cibo, il quale non fa altro, che come si alimentano, così si forma in loro la nostra Santità, restano abbelliti con la nostra Bellezza, acquistano talea conoscenza del Padre loro, perché il nostro Fiat con la sua luce le parla, le dice tante cose del loro Padre, fino ad innamorarli tanto, che non possono stare senza di Lui, e ciò produce la Somiglianza.
(4) Figlia, senza la mia Volontà non vi è né chi li alimenti, né chi li istruisca, né chi li formi, né chi li cresca come figli che ci somiglino; escono dalla nostra abitazione e non sanno né ciò che facciamo né chi siamo, né come li amiamo, né che devono fare per rassomigliarci; quindi, la nostra somiglianza è lontana da loro; come possiamo rassomigliarci se non ci conoscono e non vi è chi li parli del nostro Essere Divino? ”