Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 1° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Luca 19
1Entrato in Gèrico, attraversava la città.2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua".6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!".8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto".9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".
11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.12Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.13Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.14Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.15Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.16Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.17Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.18Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.19Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.20Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;21avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.22Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.24Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci25Gli risposero: Signore, ha già dieci mine!26Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.27E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me".
28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:30"Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui.31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno".32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto.33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?".34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".
35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
38"'Benedetto colui che viene,'
il re, 'nel nome del Signore'.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!".
39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".40Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".
41Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:42"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.43Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;44abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".
45Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,46dicendo: "Sta scritto:
'La mia casa sarà casa di preghiera'.
Ma voi ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
47Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo;48ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.
Primo libro di Samuele 13
1Saul aveva trent'anni quando cominciò a regnare e regnò vent'anni su Israele...2Egli si scelse tremila uomini da Israele: duemila stavano con Saul in Micmas e sul monte di Betel e mille stavano con Giònata a Gàbaa di Beniamino; rimandò invece il resto del popolo ciascuno alla sua tenda.3Allora Giònata sconfisse la guarigione dei Filistei che era in Gàbaa e i Filistei lo seppero subito. Ma Saul suonò la tromba in tutta la regione gridando: "Ascoltino gli Ebrei!".4Tutto Israele udì e corse la voce: "Saul ha battuto la guarnigione dei Filistei e ormai Israele s'è urtato con i Filistei". Il popolo si radunò dietro Saul a Gàlgala.5Anche i Filistei si radunarono per combattere Israele, con tremila carri e seimila cavalieri e una moltitudine numerosa come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. Così si mossero e posero il campo a Micmas a oriente di Bet-Aven.6Quando gli Israeliti si accorsero di essere in difficoltà, perché erano stretti dal nemico, cominciarono a nascondersi in massa nelle grotte, nelle macchie, fra le rocce, nelle fosse e nelle cisterne.7Alcuni Ebrei passarono oltre il Giordano nella terra di Gad e Gàlaad.
Saul restava in Gàlgala e tutto il popolo che stava con lui era impaurito.8Aspettò tuttavia sette giorni secondo il tempo fissato da Samuele. Ma Samuele non arrivava a Gàlgala e il popolo si disperdeva lontano da lui.9Allora Saul diede ordine: "Preparatemi l'olocausto e i sacrifici di comunione". Quindi offrì l'olocausto.10Ed ecco, appena ebbe finito di offrire l'olocausto, giunse Samuele e Saul gli uscì incontro per salutarlo.11Samuele disse subito: "Che hai fatto?". Saul rispose: "Vedendo che il popolo si disperdeva lontano da me e tu non venivi al termine dei giorni fissati, mentre i Filistei si addensavano in Micmas,12ho detto: ora scenderanno i Filistei contro di me in Gàlgala mentre io non ho ancora placato il Signore. Perciò mi sono fatto ardito e ho offerto l'olocausto".13Rispose Samuele a Saul: "Hai agito da stolto, non osservando il comando che il Signore Dio tuo ti aveva imposto, perché in questa occasione il Signore avrebbe reso stabile il tuo regno su Israele per sempre.14Ora invece il tuo regno non durerà. Il Signore si è già scelto un uomo secondo il suo cuore e lo costituirà capo del suo popolo, perché tu non hai osservato quanto ti aveva comandato il Signore".15Samuele poi si alzò e salì da Gàlgala per andarsene per la sua strada. Il resto del popolo salì dietro a Saul incontro ai guerrieri e vennero da Gàlgala a Gàbaa di Beniamino; Saul contò la gente che era rimasta con lui: erano seicento uomini.
16Saul e Giònata e la gente rimasta con loro stavano a Gàbaa di Beniamino e i Filistei erano accampati in Micmas.17Dall'accampamento filisteo uscì una pattuglia d'assalto divisa in tre schiere: una si diresse sulla via di Ofra verso il paese di Suàl;18un'altra si diresse sulla via di Bet-Coron; la terza schiera si diresse sulla via del confine che sovrasta la valle di Zeboìm verso il deserto.19Allora non si trovava un fabbro in tutto il paese d'Israele: "Perché - dicevano i Filistei - gli Ebrei non fabbrichino spade o lance".20Così gli Israeliti dovevano sempre scendere dai Filistei per affilare chi il vomere, chi la zappa, chi la scure o la falce.21L'affilatura costava due terzi di siclo per i vomeri e le zappe e un terzo l'affilatura delle scuri e dei pungoli.22Nel giorno della battaglia, in tutta la gente che stava con Saul e Giònata, non si trovò in mano ad alcuno né spada né lancia. Si poté averne solo per Saul e suo figlio Giònata.23Intanto una guarnigione di Filistei era uscita verso il passo di Micmas.
Salmi 139
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
3mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
4la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
5Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
7Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
8Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
9Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
10anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11Se dico: "Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte";
12nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
13Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
14Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
15Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
16Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
17Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
18se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
19Se Dio sopprimesse i peccatori!
Allontanatevi da me, uomini sanguinari.
20Essi parlano contro di te con inganno:
contro di te insorgono con frode.
21Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano
e non detesto i tuoi nemici?
22Li detesto con odio implacabile
come se fossero miei nemici.
23Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
24vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
Salmi 44
1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Maskil.'
2Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito,
i nostri padri ci hanno raccontato
l'opera che hai compiuto ai loro giorni,
nei tempi antichi.
3Tu per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti,
per far loro posto, hai distrutto i popoli.
4Poiché non con la spada conquistarono la terra,
né fu il loro braccio a salvarli;
ma il tuo braccio e la tua destra
e la luce del tuo volto,
perché tu li amavi.
5Sei tu il mio re, Dio mio,
che decidi vittorie per Giacobbe.
6Per te abbiamo respinto i nostri avversari
nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori.
7Infatti nel mio arco non ho confidato
e non la mia spada mi ha salvato,
8ma tu ci hai salvati dai nostri avversari,
hai confuso i nostri nemici.
9In Dio ci gloriamo ogni giorno,
celebrando senza fine il tuo nome.
10Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna,
e più non esci con le nostre schiere.
11Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari
e i nostri nemici ci hanno spogliati.
12Ci hai consegnati come pecore da macello,
ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.
13Hai venduto il tuo popolo per niente,
sul loro prezzo non hai guadagnato.
14Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini,
scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.
15Ci hai resi la favola dei popoli,
su di noi le nazioni scuotono il capo.
16L'infamia mi sta sempre davanti
e la vergogna copre il mio volto
17per la voce di chi insulta e bestemmia,
davanti al nemico che brama vendetta.
18Tutto questo ci è accaduto
e non ti avevamo dimenticato,
non avevamo tradito la tua alleanza.
19Non si era volto indietro il nostro cuore,
i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
20ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli
e ci hai avvolti di ombre tenebrose.
21Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio
e teso le mani verso un dio straniero,
22forse che Dio non lo avrebbe scoperto,
lui che conosce i segreti del cuore?
23Per te ogni giorno siamo messi a morte,
stimati come pecore da macello.
24Svègliati, perché dormi, Signore?
Dèstati, non ci respingere per sempre.
25Perché nascondi il tuo volto,
dimentichi la nostra miseria e oppressione?
26Poiché siamo prostrati nella polvere,
il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto;
27salvaci per la tua misericordia.
Abacuc 2
1Mi metterò di sentinella,
in piedi sulla fortezza,
a spiare, per vedere che cosa mi dirà,
che cosa risponderà ai miei lamenti.
2Il Signore rispose e mi disse:
"Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette
perché la si legga speditamente.
3È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà".
4Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede.
5La ricchezza rende malvagi; il superbo non sussisterà;
spalanca come gli inferi le sue fauci
e, come la morte, non si sazia,
attira a sé tutti i popoli,
raduna per sé tutte le genti.
6Forse che tutti non lo canzoneranno,
non faranno motteggi per lui?
Diranno:
Guai a chi accumula ciò che non è suo,
- e fino a quando? -
e si carica di pegni!
7Forse che non sorgeranno a un tratto i tuoi creditori,
non si sveglieranno i tuoi esattori
e tu diverrai loro preda?
8Poiché tu hai spogliato molte genti,
gli altri popoli spoglieranno te,
a causa del sangue umano versato,
della violenza fatta alla regione,
alla città e ai suoi abitanti.
9Guai a chi è avido di lucro, sventura per la sua casa,
per mettere il nido in luogo alto,
e sfuggire alla stretta della sventura.
10Hai decretato il disonore alla tua casa;
hai soppresso popoli numerosi,
hai fatto del male contro te stesso.
11La pietra infatti griderà dalla parete
e dal tavolato risponderà la trave.
12Guai a chi costruisce una città sul sangue
e fonda un castello sull'iniquità.
13Non è forse volere del Signore degli eserciti
che i popoli fatichino per il fuoco
e le nazioni si stanchino per un nulla?
14Poiché, come le acque colmano il mare,
così la terra dovrà riempirsi
di conoscenza della gloria del Signore.
15Guai a chi fa bere i suoi vicini
versando veleno per ubriacarli
e scoprire le loro nudità.
16Ti sei saziato di vergogna, non di gloria.
Bevi, e ti colga il capogiro.
Si riverserà su di te il calice della destra del Signore
e la vergogna sopra il tuo onore,
17poiché lo scempio fatto al Libano ricadrà su di te
e il massacro degli animali ti colmerà di spavento,
a causa del sangue umano versato,
della violenza fatta alla regione,
alla città e a tutti i suoi abitanti.
18A che giova un idolo
perché l'artista si dia pena di scolpirlo?
O una statua fusa o un oracolo falso,
perché l'artista confidi in essi,
scolpendo idoli muti?
19Guai a chi dice al legno: "Svegliati",
e alla pietra muta: "Alzati".
Ecco, è ricoperta d'oro e d'argento
ma dentro non c'è soffio vitale.
20Il Signore risiede nel suo santo tempio.
Taccia, davanti a lui, tutta la terra!
Lettera agli Efesini 6
1Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.2'Onora tuo padre e tua madre': è questo il primo comandamento associato a una promessa:3'perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra'.4E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore.
5Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo,6e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore,7prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini.8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui.
10Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.11Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.12La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
13Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.14State dunque ben fermi, 'cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia',15e avendo come calzatura 'ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace'.16Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;17prendete anche 'l'elmo della salvezza' e 'la spada dello Spirito', cioè la 'parola di Dio'.18Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi,19e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo,20del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.
21Desidero che anche voi sappiate come sto e ciò che faccio; di tutto vi informerà Tìchico, fratello carissimo e fedele ministro nel Signore.22Ve lo mando proprio allo scopo di farvi conoscere mie notizie e per confortare i vostri cuori.
23Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo.24La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile.
Capitolo VII: Evitare l'eccessiva familiarità
Leggilo nella Biblioteca"Non aprire il tuo cuore al primo che capita" (Sir 8,22); i tuoi problemi, trattali invece con chi ha saggezza e timore di Dio. Cerca di stare raramente con persone sprovvedute e sconosciute; non metterti con i ricchi per adularli; non farti vedere volentieri con i grandi. Stai, invece, accanto alle persone umili e semplici, devote e di buoni costumi; e con esse tratta di cose che giovino alla tua santificazione. Non avere familiarità con alcuna donna, ma raccomanda a Dio tutte le donne degne. Cerca di essere tutto unito soltanto a Dio e ai suoi angeli, evitando ogni curiosità riguardo agli uomini. Mentre si deve avere amore per tutti, la familiarità non è affatto necessaria. Capita talvolta che una persona che non conosciamo brilli per fama eccellente; e che poi, quando essa ci sta dinanzi, ci dia noia solo al vederla. D'altra parte, talvolta speriamo di piacere a qualcuno, stando con lui, e invece cominciamo allora a non piacergli, perché egli vede in noi alcunché di riprovevole.
Contro il sermone degli ariani: replica
Contro il sermone degli ariani - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella BibliotecaIl nostro Signore Gesù Cristo è Dio
1. 1. Rispondo con questa dissertazione alla precedente dissertazione di coloro i quali, pur riconoscendo il Signore nostro Gesù Cristo come Dio, non vogliono tuttavia riconoscerlo come Dio vero e come un solo Dio con il Padre, presentandoci in questo modo due dèi di diversa e impari natura, l’uno vero, l’altro non vero, contro quanto sta scritto: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 1. Infatti, se vogliono che ciò venga inteso come riferito al Padre, ne consegue che Cristo non è il Signore Dio nostro. Se, d’altra parte, deve essere inteso come riferito al Figlio, il Padre non sarà il Signore Dio nostro. Se invece deve essere riferito a entrambi, Padre e Figlio sono senz’altro l’unico Signore Dio nostro. E quanto sta scritto nel Vangelo: Che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo 2, lo si deve intendere in questo modo, come se si dicesse: che conoscano come unico vero Dio te e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Poiché anche di Cristo fu detto dall’apostolo Giovanni: Egli è il vero Dio e la vita eterna 3.
Il Figlio è coeterno al Padre.
1. 2. Allo stesso modo, quando dicono che Cristo fu costituito prima di tutti i secoli dalla volontà di Dio e del Padre suo, sono costretti ad ammettere che il Figlio è coeterno al Padre. Infatti, se ci fu un tempo in cui il Padre fu senza il Figlio, ci fu prima del Figlio un certo periodo di tempo in cui il Padre era da solo, senza di lui. Ed in che modo il Figlio era prima di tutti i secoli, se prima di lui ci fu un tempo in cui il Padre era senza di lui? Inoltre, se il Figlio era prima di tutti i tempi (non altrimenti si deve intendere infatti: In principio era il Verbo, e tutto è stato fatto per mezzo di lui 4, poiché anche il tempo non può esistere senza qualche movimento della creatura, per cui professiamo che anche i tempi sono stati creati da colui per mezzo del quale sono state create tutte le cose), senza dubbio il Figlio è coeterno al Padre. Ma lo definiscono costituito dalla volontà del Padre, non volendo dire Dio da Dio, uguale, generato e coeterno. Ma in nessun luogo leggono che il Figlio fu costituito dalla volontà del Padre prima di tutti i secoli. Ma dicono questo proprio perché sembri anteriore a lui la volontà del Padre, dalla quale vogliono che lui sia stato formato. E la loro argomentazione di solito è la seguente: chiedono se il Padre abbia generato il Figlio volontariamente o contro la sua volontà in modo che, se la risposta è che lo ha generato volontariamente, possano dire: " Dunque la volontà del Padre è anteriore ". D’altra parte, che lo abbia generato contro la sua volontà, chi potrebbe affermarlo? Ma perché conoscano quanto sono vane le loro parole, bisogna chiedere proprio a loro se Dio Padre sia Dio volontariamente o contro la sua volontà. Non oseranno infatti dire che egli non vuole essere Dio. Se, dunque, risponderanno che è Dio volontariamente, da ciò si deve dedurre la vacuità della loro argomentazione, in base alla quale si potrebbe affermare che la volontà di Dio Padre è anteriore a lui stesso. E che cosa si potrebbe dire di più stolto di questo?.
Il Figlio è Dio da Dio, non creato da Dio dal nulla.
2. 3. Poi affermano che il Figlio per volontà e comando del Padre mediante il suo potere fece sì che, dal nulla, esistessero tutte le cose del cielo e della terra, le cose visibili e invisibili, i corpi e le anime. Allora chiediamo loro se anche il Figlio sia stato creato dal Padre senza che niente preesistesse, cioè dal nulla. Se non oseranno affermarlo, allora egli è Dio da Dio, non creato da Dio dal nulla. E ciò indica che la natura del Padre e del Figlio è una sola e medesima natura. Infatti, un uomo, un animale, un uccello, un pesce non possono generare figli se non della loro medesima natura, e Dio non ha potuto? Se poi oseranno gettarsi a capofitto in un precipizio di empietà così profondo, da affermare che il Figlio unigenito è stato formato dal Padre dal nulla, cerchino per mezzo di chi il Figlio sia stato creato dal Padre dal nulla. Infatti, non ha potuto essere creato per mezzo di se stesso, come se già esistesse prima di essere creato, così da essere egli colui per mezzo del quale egli stesso è stato creato. E che bisogno c’era di crearlo, se già esisteva? O in che modo poteva essere creato affinché esistesse, egli che già esisteva prima di essere creato? Inoltre, se è stato creato dal Padre per mezzo di qualcun’altro, chi è quest’altro, dal momento che tutte le cose sono state create per mezzo di lui? Se poi è stato creato dal Padre senza nessuno, in che modo può essere stata fatta qualcosa dal Padre senza nessuno, dal momento che attraverso il Figlio, cioè attraverso il suo Verbo, è stata creata ogni cosa?.
La Trinità è un solo Dio e un solo creatore. Le missioni divine.
3. 4. Dicono: E prima di fare ogni cosa, fu costituito Dio e Signore di tutto, re e creatore, dotato nella sua natura di prescienza del futuro e nel creare in tutto ligio al mandato del Padre; per volontà e comando del Padre discese dal cielo e venne in questo mondo, come egli stesso dice: " Infatti non sono venuto da me stesso, ma Lui mi ha mandato" 5. Vorrei che costoro mi dicessero se ammettono due creatori. Ma non osano farlo; infatti uno solo è il creatore, poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose 6; e certamente un solo Dio è la stessa Trinità, e come c’è un solo Dio, così c’è un solo creatore. Cos’è ciò che dicono quando affermano che su comando del Padre il Figlio ha creato ogni cosa, come sostenendo che il Padre non ha creato, ma ha ordinato al Figlio di creare? Pensino, coloro che sentono carnalmente, con quali altre parole il Padre ha ordinato al suo unico Verbo. Nella finzione del loro cuore, infatti, formano quasi due soggetti, uno accanto all’altro, occupando ciascuno il loro posto, uno che dà ordini, l’altro che obbedisce. Non capiscono che lo stesso comando del Padre di creare ogni cosa non è se non il Verbo del Padre, per mezzo del quale tutte le cose sono state create. Il fatto, poi, che il Padre abbia mandato il Figlio, non può essere negato. Ma considerino, se possono, come lo ha mandato e con chi egli venne. Forse ha mentito quando dice: Io non sono solo, perché il Padre è con me 7? Ma, in qualunque modo capiscano che è stato mandato, è forse diversa la natura per il fatto che il Padre invia e il Figlio è inviato? A meno che un padre umano possa mandare il figlio umano pur essendo entrambi di un’unica e medesima sostanza, e non possa Dio; poiché un uomo che è inviato si separa da colui che lo invia, la qual cosa non è possibile in Dio. Ma il fuoco manda il suo splendore e non può lo splendore, che è mandato, essere separato dal fuoco che lo manda. Sebbene questo esempio, trattando di una creatura visibile, non possa essere del tutto applicato alla realtà divina. Quando infatti il fuoco manda lo splendore, lo splendore giunge più lontano di dove giunga il fuoco. Dunque, lo splendore mandato dal fuoco che è nella lucerna, se potesse parlare, non potrebbe dire con verità, nella parete dove è giunto senza il fuoco della lucerna: " Il fuoco che mi ha mandato è con me ". Invece il Figlio mandato dal Padre ha potuto dire: Il Padre è con me. Poiché dunque questo invio del Figlio da parte del Padre è del tutto ineffabile, né può essere compreso da nessuna intelligenza, costoro non trovano il modo di dimostrare che il Figlio sia di un’essenza diversa e inferiore; dal momento che neppure un uomo mandato da un altro uomo attesta che la natura di chi invia e di chi è inviato è diversa.
Le opere della Trinità sono inseparabili.
4. 4. Questo poi può essere compreso anche dal fatto che si dice che il Figlio è stato mandato dal Padre, poiché il Figlio è apparso in carne agli uomini, non il Padre. Chi, infatti, è inviato là dove si trova? Dove poi non è la Sapienza di Dio, che è Cristo, di cui si legge: Essa si estende da un confine all’altro con forza, e governa con bontà eccellente ogni cosa 8? Dal momento, dunque, che anche il Figlio è ovunque, come doveva essere inviato dove prima non era, se non apparendo come prima non era apparso? Per altro, leggiamo che è stato mandato anche lo Spirito Santo, che certamente non ha assunto la natura umana nell’unità della sua persona. Né dal solo Figlio è stato mandato, come è scritto: Quando me ne sarò andato, ve lo manderò 9; ma anche dal Padre, come è scritto: Il Padre lo invierà nel mio nome 10. Dove si dimostra che né il Padre ha mandato lo Spirito Santo senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre, ma entrambi parimenti lo hanno mandato. Sono certamente inseparabili le opere della Trinità. Solo del Padre non si legge che sia stato mandato, poiché non ha autore da cui egli sia stato generato o da cui proceda. E perciò non per la diversità della natura, che nella Trinità non sussiste, ma per la sua stessa autorità, solamente del Padre non si dice che sia stato mandato. Non è infatti lo splendore o il calore che manda il fuoco, ma il fuoco manda sia lo splendore sia il calore. Benché queste cose siano molto dissimili; infatti, non si può trovare nulla, né nelle creature spirituali né in quelle corporee, che a ragione si possa paragonare alla Trinità, che è Dio.
Gli Ariani e l’eresia apollinarista.
5. 5. Dicono anche: E poiché tra tutti i gradi degli esseri spirituali e razionali, " l’uomo sembrava poco meno degli angeli " 11 a causa della natura e della fragilità del suo corpo, affinché non si considerasse vile e disperasse della sua salvezza, il Signore Gesù onorando la sua creatura, si è degnato di assumere la carne umana e ha mostrato che l’uomo non è vile, ma prezioso, come sta scritto: " Grande e prezioso è l’uomo " 12. E perciò l’uomo solo si è degnato di fare erede di suo Padre, e a sé coerede; in modo che ciò che di meno aveva ricevuto nella sua natura, di più l’ottenesse nell’onore. Dicendo questo, vogliono che si intenda che Cristo ha assunto la carne umana senza l’anima umana. Questa è l’eresia propria degli Apollinaristi; ma osserviamo che anche costoro, cioè gli Ariani, nelle loro dissertazioni sostengono non solo la diversità della natura nella Trinità, ma anche che Cristo non ha l’anima umana. Ma ciò apparirà in modo più evidente in quello che segue di questa dissertazione. Ora a quelle parole che abbiamo proposto risponderemo invitando a riesaminare il testo della lettera agli Ebrei che si riferisce a Cristo: Di poco l’hai fatto inferiore agli angeli 13; e considerino che non si riferisce alla diversità e alla diseguaglianza della natura del Padre e del Figlio ciò che si dice: Il Padre è più grande di me 14, ma piuttosto al fatto che il Figlio, nella forma di servo, per la debolezza nella quale ha potuto soffrire e morire, fu fatto inferiore anche agli angeli.
Non è diversa la natura del Padre e del Figlio.
6. 6. E così pure dicono: " Quando " - disse - " venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna " 15. Egli, che per volontà del Padre assunse la carne, per volontà e comando paterno visse in un corpo, così come egli stesso dice: " Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato" 16. Egli per volontà del Padre fu battezzato a trent’anni, e per la voce e la testimonianza del Padre fu manifestato 17, e per volontà e comando del Padre predicava il Vangelo del regno dei cieli, come egli stesso dice: " Bisogna che io annunzi il Vangelo anche alle altre città; per questo sono stato mandato " 18, e: " Egli mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare " 19. E così per volontà e comando del Padre si incamminava con sollecitudine verso la passione e la morte, come egli stesso dice: " Padre, passi da me questo calice; però non come voglio io, ma come vuoi tu " 20. E lo stesso afferma l’Apostolo quando dice: "Si fece obbediente al Padre fino alla morte e alla morte di croce " 21. Con queste testimonianze delle sacre Scritture che cosa tentano di provare, se non che la natura del Padre e del Figlio è diversa, per il solo fatto che il Figlio si mostra obbediente al Padre? Tuttavia, non direbbero certo questo degli uomini; infatti, se fra gli uomini un figlio è obbediente a suo padre, non per questo la natura dei due è diversa.
Una sola e identica è la volontà del Padre e del Figlio.
7. 6. È possibile che ciò che afferma Gesù: Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato 22, si riferisca al fatto che il primo uomo, Adamo (di cui l’Apostolo dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini perché tutti hanno peccato 23), facendo la sua volontà, non quella di colui dal quale è stato creato, sottomise l’intero genere umano ad una discendenza corrotta, assoggettandolo alla colpa e alla pena. Dunque, al contrario, colui dal quale dovevamo essere liberati, non fece la sua volontà, ma quella di colui dal quale fu inviato. Così, certamente, in questo passo si dice sua volontà, perché si comprenda che si tratta della volontà propria contro la volontà di Dio. Infatti, quando obbediamo a Dio, e da quella obbedienza siamo spinti a fare la sua volontà, non compiamo la volontà divina nolenti, ma volenti; e se la compiamo volentieri, in che modo non facciamo la nostra volontà, se non per il fatto che si dice nostra quella volontà che la Scrittura definisce così, intendendo la propria contro la volontà di Dio? Adamo seguì questa volontà, così da farci morire in lui; Cristo non la seguì, perché vivessimo in lui. Certo, della natura umana si può dire a ragione che in essa per disobbedienza restò una propria volontà, che è opposta alla volontà di Dio. Per ciò che si riferisce alla divinità del Figlio, una sola e identica è la volontà del Padre e del Figlio; e non può in alcun modo essere diversa, dal momento che la natura della Trinità immutabile è unica. Il Mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo 24, non fece la propria volontà, che è opposta a quella di Dio, perché non era soltanto uomo, ma Dio e uomo; in lui, per ammirabile e singolare grazia, la natura umana poté essere senza alcun peccato. Per questo disse: Sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato 25. Per questo motivo la sua obbedienza fu tanto grande che rese del tutto senza peccato l’uomo che portava, poiché era disceso dal cielo, cioè non era solamente uomo, ma anche Dio. Mostrò che c’è una sola persona in due nature (quella di Dio e quella dell’uomo); se ce ne fossero due, comincerebbe a esservi una quaternità, non una trinità. Perciò, poiché ci sono due sostanze e una sola persona, le parole: Sono disceso dal cielo, si riferiscono alla eccellenza di Dio; e l’aggiunta: non per fare la mia volontà, poiché Adamo fece la sua, si riferisce all’obbedienza dell’uomo. Cristo, poi, è entrambe le cose, cioè Dio e uomo; tuttavia in lui, in quanto uomo, è lodata l’obbedienza, che è contraria alla disobbedienza del primo uomo. Perciò l’Apostolo afferma: Come per la disobbedienza di un solo uomo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di un solo uomo tutti saranno costituiti giusti 26.
La natura divina e umana nell’unica persona di Cristo.
8. 6. Né poiché ha detto: di un uomo, separò Dio che assunse l’uomo; poiché, come ho detto, e bisogna sottolinearlo molto, è una sola persona. Egli, infatti, è l’unico Cristo e sempre Figlio di Dio per natura, e Figlio dell’uomo avendo assunto la natura umana nel tempo per grazia; né l’ha assunta in modo che prima fosse creata e poi assunta, ma in modo che fosse creata mentre l’assumeva. E perciò, per questa unità della persona che si deve considerare nelle due nature, si dice anche che il Figlio dell’uomo è disceso dal cielo, sebbene abbia ricevuto la natura umana dalla Vergine che era sulla terra; e si dice che il Figlio di Dio è stato crocefisso e sepolto, sebbene questo sia stato sofferto non nella divinità, per la quale l’Unigenito è coeterno al Padre, ma nella debolezza della natura umana. Infatti, leggiamo che il Figlio dell’uomo discese dal cielo, ed egli stesso disse: Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo, che è in cielo 27. Che il Figlio di Dio sia stato crocefisso e sepolto, lo professiamo tutti anche nel Simbolo. Da questo deriva l’affermazione dell’Apostolo: Se l’avessero conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria 28. Il santo Apostolo insegna questa unità della persona di Cristo Gesù Signore nostro, che consta di due nature, divina e umana, di modo che qualsiasi termine di una natura possa riferirsi all’altra, quelli divini alla natura umana e quelli umani alla natura divina, quando, esortandoci alla umiltà misericordiosa attraverso l’esempio di Cristo, afferma: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale pur essendo di natura divina, non considerò una rapina la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce 29. Il nome di Cristo, poi, gli deriva da quanto è scritto nella profezia: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali 30. Dunque, al fatto che si fece uomo si riferiscono le parole assumendo la condizione di servo, si presentò nella forma umana, forma che certamente iniziò ad assumere nel tempo; dello stesso Cristo, tuttavia, si dice: Essendo di natura divina; sicuramente era di natura divina prima che fosse stata assunta la condizione di servo e non era ancora Figlio dell’uomo, ma Figlio di Dio, per il quale l’uguaglianza col Padre non era una rapina, ma natura. Infatti, non vi si era innalzato con l’usurpazione, ma così era nato e questa è la verità. Dunque, non era ancora Cristo, cosa che cominciò ad essere quando si umiliò, non perdendo la natura divina, ma assumendo la condizione di servo. Ma se chiedessimo: Chi è colui che, essendo di natura divina, non ritenne una rapina essere uguale a Dio? Ci risponderebbe la voce dell’Apostolo: Cristo Gesù. Dunque, anche quella divinità assunse il nome di questa umanità. Ugualmente, se chiedessimo chi fu mai colui che si fece obbediente fino alla morte e alla morte di croce, a ragione si risponderebbe: Colui che, pur essendo di natura divina, non ritenne una rapina essere uguale a Dio. Dunque, anche questa umanità assunse il nome di quella divinità. Lo stesso Cristo, tuttavia, appare un gigante di doppia natura, sotto un aspetto obbediente, sotto un altro uguale a Dio; sotto un aspetto Figlio dell’uomo, sotto un altro Figlio di Dio; sotto un aspetto dice: Il Padre è più grande di me 31; secondo un altro: Io e il Padre siamo una cosa sola 32; sotto un aspetto non fa la sua volontà, ma quella di colui da cui è stato mandato 33; sotto un altro aspetto: Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole 34.
All’unità della persona di Cristo appartiene anche l’anima umana.
9. 7. Ugualmente proseguono e affermano: Ed egli, appeso alla croce, per volontà e comando del Padre consegnò nelle mani degli uomini la sua carne umana, che aveva preso dalla Santa Vergine Maria, ed affidò nelle mani del Padre la sua divinità, dicendo: " Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito " 35. Poiché Maria diede alla luce un corpo destinato a morire, mentre Dio immortale generò il Figlio immortale. Dunque, la morte di Cristo non rappresenta una menomazione della sua divinità, ma è l’abbandono del suo corpo. Come nella sua nascita dalla Vergine non ci fu la corruzione della sua divinità, ma l’assunzione del corpo, così anche nella sua morte non ci fu la passione e il venir meno della sua divinità, ma la separazione della sua carne. Come, infatti, chi strappa un vestito oltraggia colui che è vestito, così anche coloro che crocifissero la sua carne recarono offesa alla sua divinità. Ecco che in queste loro parole dimostrano chiaramente di negare che anche l’anima umana appartenga all’unità della persona di Cristo, ammettendo in Cristo solamente la carne e la divinità. Dal momento che, quando pendeva sul legno, disse: Padre nelle tue mani consegno il mio spirito, vogliono che si intenda che egli abbia affidato al Padre la sua divinità, non lo spirito umano, che è l’anima. A ragione, precedentemente in questa stessa dissertazione, quando vollero far intendere che Cristo fece la volontà del Padre, non la sua, ritenendo per questo che egli fosse di natura minore e diversa di quella del Padre, ricordarono quelle parole dove dice: Padre, passi da me questo calice. Però non come voglio io, ma come vuoi tu. Mentre tralasciarono le parole dove dice: La mia anima è triste fino alla morte 36. Ascoltino noi mentre ricordiamo queste parole: L’anima mia è triste fino alla morte; ho il potere di offrire la mia anima 37; Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici 38; e ciò che è stato profetizzato su di lui, come lo intesero gli apostoli: Poiché non abbandonerai la mia anima nell’inferno 39. E perché non si oppongano a queste e ad altre testimonianze del genere tratte dalle sacre Scritture, ammettano che Cristo ha unito al Verbo Unigenito non solo la carne ma anche l’anima umana, per essere una sola persona, che è Cristo, Verbo e uomo; ma l’uomo è anima e carne, e perciò Cristo è Verbo, anima e carne. E perciò bisogna intendere che ha due nature, divina e umana, così come la natura umana consta di anima e di carne. O se si fanno guidare da ciò che sta scritto: Il Verbo si è fatto carne 40, - qui infatti l’anima non viene nominata -, capiscano che carne sta per uomo, secondo il modo di parlare che prende la parte per il tutto; come: A te verrà tutta la carne 41; oppure: Dalle opere della legge nessuna carne sarà giustificata 42, parole espresse più chiaramente in un altro punto: Nessuno sarà giustificato per la legge 43, e ugualmente altrove: Non è giustificato l’uomo dalle opere della legge 44. Così quando disse: tutta la carne, è come se avesse detto " tutto l’uomo ". E quando disse il Verbo si è fatto carne, è come se avesse detto " il Verbo si è fatto uomo ". Questi, tuttavia, volendo intendere che l’uomo Cristo è fatto solamente di carne umana, non negheranno l’uomo, di cui si dice in modo assai chiaro: Uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo 45; mi meraviglio del fatto che non vogliano ammettere che è a motivo di questa natura umana che si è potuto dire: Il Padre è più grande di me; e non per quell’altra natura, per la quale invece si dice: Io e il Padre siamo una cosa sola. Chi infatti, potrebbe tollerare che un semplice uomo dica: " Io e Dio siamo una cosa sola"? E chi non ammetterà che un uomo dica: " Dio è più grande di me "? È la stessa cosa che ha detto san Giovanni: Dio è più grande del nostro cuore 46.
Senza l’anima la carne non può far nulla.
10. 8. Poi dicono: Egli, che per volontà e comando del Padre pienamente compì la missione che gli era stata affidata, per volontà e comando del Padre risuscitò il suo corpo dai morti; e con lo stesso corpo, come il Pastore con la pecora, il sacerdote con l’offerta, il re con la porpora e Dio con il tempio, fu innalzato alla gloria dal Padre. Bisogna chiedere a coloro che affermano queste cose quale pecora il pastore abbia riportato al Padre. Se infatti è la carne senza l’anima che riportò, cosa è questa pecora se non terra senza intelligenza, che non può neppure rendere grazie? Poiché, senza l’anima, cosa può la carne?
L’obbedienza del Figlio non attesta una diversità di natura rispetto al Padre.
11. 9. Ugualmente proseguono e dicono: Egli, che per volontà e comando del Padre è disceso dal cielo e vi è asceso, per volontà e comando del Padre siede alla sua destra sentendo il Padre che gli dice: "Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi " 47. Egli, che per volontà e comando del Padre siede alla sua destra, per volontà e comando del Padre verrà alla fine dei tempi, come proclama e dice l’Apostolo: " Il Signore stesso a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo " 48. Egli, che per volontà e comando del Padre verrà, per volontà e comando del Padre giudicherà tutti con giustizia e darà a ciascuno secondo la sua fede e le sue opere; come egli stesso dice: " Il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio ". E ancora: " Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato " 49. Perciò, nel giudicare antepone la presenza del Padre e pospone la sua divina dignità e il suo potere, dicendo: " Venite, benedetti del Padre mio " 50. Dunque, il Figlio è giudice giusto: l’onore e l’autorità sono di chi giudica, le leggi imperiali sono del Padre; come la supplica d’ufficio e la consolazione sono proprie dello Spirito Santo, la dignità del giudice giusto è propria del Dio Unigenito. Quanto abbiamo già risposto in precedenza, vale ugualmente anche contro queste affermazioni. Infatti, il fatto che il Figlio sia obbediente alla volontà e al comando del Padre nemmeno fra gli uomini dimostra una natura diversa e diseguale, del padre che comanda e del figlio che obbedisce. A ciò si aggiunge il fatto che Cristo non è soltanto Dio, e per questa natura è uguale al Padre; ma anche uomo, e per questa natura il Padre è più grande di lui, di cui non solo è Padre, ma anche Signore. Infatti, a questo si riferisce quella profezia: Il Signore mi disse: Tu sei mio Figlio 51. Certamente, qui emerge una sostanza inferiore per cui il Padre è più grande, e la condizione di servo che ha un Signore. Questa condizione della sua umanità, che assunse conservando la condizione divina, affinché fosse simile all’uomo e apparisse in forma umana 52, si manifesterà anche nel giudizio, nel quale giudicherà i vivi e i morti. Perciò è detto del Padre che non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio 53. E gli empi vedranno in Cristo la forma del Figlio dell’uomo quando saranno giudicati da lui, e di loro è detto: Vedranno colui che hanno trafitto 54. Però certamente non vedranno nello stesso Cristo la forma di Dio per cui è uguale al Padre. Da qui è derivata la profezia: Sia allontanato l’empio, perché non veda la maestà del Signore 55. A questo si riferiscono le parole: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio 56. Infine questo è attestato chiaramente quando dice: E gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo 57. E non, dunque, poiché è Figlio di Dio: in quanto tale, infatti, il suo potere è coeterno e identico al Padre; ma poiché è Figlio dell’uomo che cominciò a esistere nel tempo, perché il potere gli fosse dato nel tempo. Questo non si dice intendendo che non se lo sia dato egli stesso, cioè che la natura divina che è in lui non abbia dato il potere alla sua natura umana: guardiamoci dal crederlo. In che modo infatti il Padre farebbe qualcosa, se non attraverso il Figlio Unigenito? E nemmeno senza lo Spirito Santo, poiché sono inseparabili le opere della Trinità. E per il fatto che il Padre diede il potere al Figlio, poiché è Figlio dell’uomo, proprio attraverso quest’ultimo lo diede a se stesso in quanto Figlio di Dio. Infatti: Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto 58. Però il Figlio attribuisce al Padre con onore e convenientemente ciò che egli fa come Dio, poiché è Dio che procede dal Padre. Egli infatti è Dio da Dio; il Padre invece è Dio ma non da Dio.
In che senso il Figlio siede alla destra del Padre.
12. 9. Dicono: Sentì dal Padre: " Siedi alla mia destra " 59; e perciò siede alla destra del Padre, come se l’avesse fatto per ordine del Padre, non anche per suo potere. Certamente se ciò non fosse compreso in senso spirituale, il Padre sarebbe alla sinistra del Figlio. Che cosa è poi la destra del Padre se non quell’eterna e ineffabile felicità a cui giunse il Figlio dell’uomo, una volta conseguita l’immortalità della carne? Infatti, se con sapienza e con fede pensiamo la mano di Dio Padre in questo modo, ossia non secondo i lineamenti del corpo, che non ci sono in Dio, ma secondo il suo potere effettivo, cosa intenderemo se non lo stesso Unigenito attraverso il quale sono state create tutte le cose? Di lui il profeta ha detto: A chi è stato rivelato il braccio del Signore? 60 In che modo, poi, il Figlio ascolta il Padre? In che modo il Padre dice molte parole al suo unico Verbo? In che modo parla in modo transitorio a colui che parla permanentemente? In che modo dice qualcosa nel tempo a colui che gli è coeterno e nel quale erano già tutte le cose che gli dice nel tempo appropriato? Chi oserebbe chiedere ciò? Chi sarebbe in grado di trovare la risposta? E tuttavia: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra 61; e poiché è stato detto, perciò è stato fatto. Perciò, che il Verbo si fece carne 62, questo era già nel Verbo. E poiché esisteva in verità prima di assumere la carne, perciò nella carne si è realizzato con piena efficacia; poiché nel Verbo era già senza tempo, perciò nella carne si è realizzato nel suo tempo. In questa carne ascese al cielo, lui che non ha abbandonato il cielo anche quando discese da esso; e in questa carne egli, che è il braccio del Padre, è seduto alla destra del Padre; in essa discenderà per il giudizio a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio 63.
Il Verbo di Dio.
13. 9. Da queste parole essi vogliono dedurre che il potere del Figlio è minore, poiché si dice che egli discenderà a un ordine. Ma bisognerebbe chiedere loro per ordine di chi. Se affermano del Padre, bisogna chiedere loro di nuovo con quali parole temporali il Padre ordini al suo Verbo eterno di discendere dal cielo. Se invece è l’ordine stesso di Dio che si realizzerà a suo tempo, era già prima di tutti i tempi nello stesso Verbo di Dio. Ma se il Figlio di Dio, per il fatto di essere Figlio dell’uomo, discende dal cielo, allora per il fatto di essere Verbo, è lui stesso che ordina di discendere dal cielo. Infatti, se il Padre non lo comanda attraverso di lui, ne consegue che il Padre non comanda attraverso il suo Verbo; oppure dovrebbe esistere un altro Verbo attraverso il quale si comanda all’unico Verbo. E mi meraviglierei se, essendo quello unico, ce ne fosse un altro. Certamente, sono state espresse dal Padre al Figlio anche alcune parole nel tempo, come quando da una nube risuonò: Tu sei il mio Figlio prediletto 64; non tuttavia perché il Figlio Unigenito apprendesse qualcosa da esse, ma perché era opportuno che gli altri le sentissero. E così il suono di quelle parole passeggere dirette al Figlio non è stato prodotto senza il Figlio; altrimenti, non tutte le cose sarebbero state fatte attraverso di lui. Ma, forse, quando gli viene ordinato di discendere dal cielo, c’è bisogno di tali suoni e di tali parole, con le quali il Figlio possa conoscere la volontà del Padre? Sia lungi da noi il crederlo. Dunque qualunque cosa si dovrà fare riguardo al Figlio, il Padre non la farà se non attraverso il medesimo Figlio. Cioè riguardo a lui, poiché è Figlio dell’uomo ed è stato creato fra tutte le cose, ma anche attraverso di lui, poiché è Figlio di Dio e attraverso di lui sono state create dal Padre tutte le cose. Se poi le parole a un ordine, alla voce dell’arcangelo, vogliono intenderle come ordine dello stesso arcangelo, che cosa manca loro da dire se non che il Figlio Unigenito è minore anche degli Angeli, ai cui ordini si mostra obbediente, se colui a cui si comanda è minore di colui che comanda? Sebbene le parole a un ordine, alla voce dell’arcangelo, possano anche essere intese nel senso che la stessa voce dell’arcangelo venga considerata emessa per ordine di Dio, ossia che l’angelo, che si deve ritenere tromba di Dio, abbia ricevuto dal Signore Dio l’ordine di far sentire la sua voce, quella voce che sarà necessario che la creatura inferiore ascolti quando il Figlio di Dio discenderà dal cielo. È infatti la stessa tromba di cui dice in un altro punto: Suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti 65.
Nella Trinità non c’è diversità di poteri come non c’è diversità di sostanze.
14. 9. Disse dunque il Figlio: Giudico secondo quello che ascolto 66; e lo disse, o per sottomissione umana, poiché è anche Figlio dell’uomo, o in base a quella immutabile e semplice natura che è del Figlio in quanto la riceve dal Padre. In questa natura non è distinto l’ascoltare, il vedere, l’essere, ma l’essere è uguale all’ascoltare e al vedere. Così riceve l’ascoltare e il vedere dal medesimo da cui riceve lo stesso essere. Infatti anche le parole che dice altrove: Il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre, sono molto più difficili da interpretare del testo citato da loro, dove dice: Giudico secondo quello che ascolto. Se infatti il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre 67, in che modo potrebbe giudicare se non vedesse giudicare il Padre? Ma il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio 68. Giudica dunque il Figlio dopo aver ricevuto dal Padre non qualche giudizio, ma tutti, sebbene non veda il Padre giudicare, poiché questi non giudica nessuno. In che modo dunque il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre, dal momento che giudica e non vede il Padre giudicare? Infatti non dice: Il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che sente ordinare dal Padre, ma: Quello che vede fare dal Padre. Infatti prestino attenzione a questo, riflettano su questo, considerino questo e, per quanto è possibile, si purifichi la ricerca con la quale tentano con pensieri carnali di separare la sola e medesima natura della Trinità a causa della diversità delle sostanze e di ordinarla in base ai gradi dei poteri. Per questo, infatti, si dice che il Figlio non fa nulla da se stesso, poiché non viene da sé, e perciò qualunque cosa faccia, vede il Padre farla; poiché vede che egli ha ricevuto la facoltà di fare dallo stesso da cui vede che ha ricevuto l’esistenza, e quando dice che non può fare nulla, non è imperfezione, ma il rimanere in lui per il fatto di essere nato dal Padre. Come è lodevole che l’Onnipotente non possa mutare, così è lodevole che l’Onnipotente non possa morire. Infatti il Figlio potrebbe fare quello che non ha visto fare dal Padre, se potesse fare ciò che il Padre non fa per mezzo di lui; cioè se potesse peccare e non essere conforme a una natura immutabilmente buona, che è stata generata dal Padre. Poiché questo non è possibile, non può farlo non per imperfezione, ma per potenza.
Nella Trinità all’unità e indivisione della natura corrisponde l’unità di operazione delle Persone divine.
15. 9. Infatti, le opere del Padre e del Figlio sono le medesime, non perché il Figlio sia la stessa cosa che il Padre, ma perché non c’è nessuna opera del Figlio che il Padre non faccia attraverso di lui, né alcuna opera del Padre che egli non faccia attraverso il Figlio insieme a lui. Le cose che fa il Padre, le medesime le fa ugualmente il Figlio 69. Questa frase è del Vangelo, di conseguenza proferita dalla bocca dello stesso Figlio. Non sono dunque diverse le opere del Padre e del Figlio, ma le medesime; né sono fatte dal Figlio diversamente, ma ugualmente. Ma dato che il Figlio non fa altre opere somiglianti, ma le stesse che fa il Padre, cosa significa ugualmente se non con identica facilità e con identico potere? Se infatti, in verità, entrambi fanno le medesime cose, ma uno le facesse con più facilità e potere dell’altro, certamente il Figlio non le farebbe ugualmente. Però, dal momento che fa le medesime opere e le fa ugualmente, certamente non sono diverse le opere del Figlio e del Padre, né diverso è il potere di coloro che operano. Né di certo operano senza lo Spirito Santo; e infatti lo Spirito in alcun modo potrà essere separato dagli altri due nelle opere che devono fare entrambi. Così, in un modo mirabile e divino, tutti fanno le opere di tutti, e tutti fanno anche le opere di ciascuno. Infatti il cielo, la terra e ogni creatura sono opere di tutti. Del Figlio infatti si dice: Tutto è stato fatto per mezzo di lui 70. Chi poi oserebbe sottrarre l’opera di qualsiasi creatura allo Spirito Santo, che si caratterizza per concedere doni ai santi, di cui sta scritto: Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole 71? Infine, essendo Cristo Signore di tutto 72 e Dio benedetto sopra ogni cosa nei secoli 73, quale opera fra tutte può essere negata allo Spirito Santo, il quale ha formato lo stesso Cristo nel seno della Vergine? Infatti, quando la Vergine disse all’angelo che le annunziava il suo futuro parto: Come è possibile? Non conosco uomo, ricevette come risposta: Lo Spirito Santo scenderà su di te 74. Però sono definite opere di ciascuno quelle che chiaramente appartengono ad ogni persona singolarmente. Così l’essere nato dalla Vergine riguarda solo il Figlio 75; la voce dalla nube: Tu sei il mio Figlio prediletto, riguarda solo la persona del Padre; e solamente lo Spirito Santo è apparso nella forma corporea della colomba. Tuttavia la Trinità intera fece quella carne del solo Figlio, quella voce del solo Padre e quella forma del solo Spirito Santo 76; non perché ciascuno preso singolarmente sarebbe incapace senza gli altri di realizzare quello che deve operare, ma perché l’operazione non può essere separata, quando non solo la natura è uguale, ma anche indivisa. Così, pur essendo tre ed essendo ciascuno di loro singolarmente Dio, tuttavia non sono tre dèi. Infatti, il Padre è Dio, il Figlio è Dio e lo Spirito Santo è Dio; e il Figlio non è la stessa cosa del Padre, né lo Spirito è la stessa cosa del Padre o del Figlio; ma il Padre è sempre Padre, il Figlio sempre Figlio e lo Spirito è di entrambi, mai di uno solo dei due, o del Padre o del Figlio, ma lo Spirito è sempre di tutti e due; infatti, l’intera Trinità è un solo Dio. Chi negherebbe che non il Padre, non lo Spirito Santo, ma il Figlio abbia camminato sulle acque 77? Infatti, la carne è solo del Figlio e in virtù di quella carne ha potuto appoggiare i piedi sulle acque e muoversi su di esse. Guardiamoci, però, dal credere che lo abbia fatto senza il Padre, dal momento che di tutte le sue opere dice: Il Padre che è in me compie le sue opere 78; o senza lo Spirito Santo, dal momento che cacciare i demoni fu ugualmente opera del Figlio. Certo, la lingua di quella carne che ordinava ai demoni di uscire apparteneva solamente al Figlio, tuttavia dice: Io scaccio i demoni in virtù dello Spirito Santo 79. Ugualmente, chi se non solo il Figlio è risorto? Poiché solo lui, che aveva la carne, poté morire; tuttavia a questa azione, con cui solo il Figlio risorse, il Padre non era estraneo e di lui è scritto: Colui che ha resuscitato Gesù dai morti 80. O per caso il Figlio stesso non si resuscitò? E quelle parole: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere 81? E il fatto che affermi di poter offrire la sua anima e di poter riprenderla di nuovo 82? Chi poi si mostrerebbe tanto insensato da ritenere che lo Spirito Santo non abbia cooperato alla resurrezione di Cristo come uomo, quando agì perché lo stesso Cristo come uomo esistesse?
L’immagine della Trinità creatrice nell’uomo.
16. 9. C’è nell’uomo qualcosa di simile, sebbene non sia da paragonare in nessun modo all’eccellenza di quella Trinità che è Dio; questa infatti è Dio, quello una creatura. Tuttavia, anche l’uomo ha alcune caratteristiche dove si può scorgere in qualche modo qualche cosa di quello che si dice della natura ineffabile di Dio. E infatti non è stato detto invano: Facciamo l’uomo a tua immagine, come se il Padre parlasse al Figlio; o a mia immagine, ma è stato detto: A nostra immagine 83. Questo si intende correttamente della natura della stessa Trinità. E così nell’anima dell’uomo pensiamo queste tre realtà: la memoria, l’intelligenza, la volontà; da queste tre deriva tutto ciò che facciamo. E quando queste tre realtà agiscono bene e rettamente, tutto quello che facciamo sarà buono e retto, se la dimenticanza non sorprende la memoria, l’errore l’intelligenza, l’iniquità la volontà. Così, certo, siamo conformi all’immagine di Dio. Dunque, ogni nostra opera deriva da queste tre realtà; infatti, non facciamo nulla che esse non facciano insieme. Quindi, quando parliamo di ciascuna, anche ciò che riguarda ognuna presa singolarmente è fatto da tutte. Né infatti il discorso che facciamo solamente a proposito della memoria, lo fa solo la memoria, ma l’intelligenza e la volontà collaborano ad esso, sebbene riguardi solo la memoria. È facilissimo vedere questo anche riguardo alle altre due. Infatti qualunque cosa dica l’intelligenza di se stessa, non lo dice senza la memoria e la volontà, e qualunque cosa dica o scriva la volontà di se stessa, non lo fa senza l’intelligenza e la memoria. Fino a che punto poi esse siano simili alla immutabile Trinità che è Dio, e ancora quanto siano da Essa diverse, sarebbe lungo esporlo con grande chiarezza. Ma ho ritenuto opportuno ricordare soltanto questo in modo da presentare qualcosa della stessa creatura: perché essi, se possono, capiscano che non è assurdo quello che diciamo del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, cioè che le loro opere sono fatte da tutti inseparabilmente, non solo quelle che riguardano tutti, ma anche quelle che riguardano i singoli.
Il Figlio è il Verbo del Padre.
17. 9. Dunque il Figlio giudica come ascolta 84, sia perché è Figlio dell’uomo, sia perché non è da se stesso, ma è il Verbo del Padre. Infatti, quando ascoltiamo, ciò che per noi è ricevere la parola per lui è essere il Verbo dal Padre. Poiché si può dire così, che il Padre abbia dato il Verbo al Figlio, perché, cioè, sia il Verbo; ugualmente si può dire che abbia dato la vita al Figlio, perché sia la vita. Egli stesso infatti dice: Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso 85. Non in modo che sia una cosa lui stesso e un’altra la vita che è in lui, ma perché la vita stessa e lui siano la medesima cosa, così come il Padre non è niente altro che la vita che è in lui. Tuttavia, non fu il Figlio a dare la vita al Padre, poiché non generò il Padre, ma il Padre diede al Figlio la vita, generandolo come vita, dal momento che anche lui stesso è la vita. Non così, però, generò il Verbo, come se egli stesso fosse il Verbo. Quando poi diciamo vita, questa può intendersi come ciò che non proviene da altro: tale è la vita del Padre, o, per esprimerci più chiaramente, il Padre è la vita che non procede da altro per essere; se però diciamo Verbo, questo non lo si può intendere se non di qualcuno, ossia di colui dal quale anche procede. Come il Figlio è Dio da Dio, luce da luce, vita da vita, non così si può dire che il Verbo è dal Verbo, perché solo lui è il Verbo; e come è proprio del Padre generare il Verbo, così e proprio del Figlio essere il Verbo. E perciò giudica secondo quello che ascolta. Poiché, come il Verbo è generato perché il Verbo medesimo sia verità, così giudica secondo verità.
Non è diverso il potere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
18. 9. E il suo giudizio è giusto perché non cerca la sua volontà, ma la volontà di colui che lo ha mandato 86. Dicendo questo volle ricondurre la nostra considerazione a quell’uomo che, cercando la sua volontà, non quella di colui da cui è stato creato, non diede un giusto giudizio su se stesso, ma il giudizio giusto fu pronunciato su di lui. Certo egli, facendo la sua volontà e non quella di Dio, non credette che sarebbe morto; ma questo suo giudizio non fu giusto. E così fece la propria volontà e morì, poiché il giudizio di Dio è giusto. Il Figlio di Dio emette questo giudizio senza cercare la sua volontà, sebbene sia anche il Figlio dell’uomo; e questo non perché nel giudicare non vi sia nessuna volontà sua propria (chi sarà tanto stolto da dire questo?), ma perché la volontà sua propria non è tale da opporsi alla volontà del Padre. Se costoro pensassero queste cose, non ordinerebbero con i loro pensieri carnali i poteri e i compiti della Trinità in gradi impari, come se si trattasse di tre uomini di dignità ineguale e diversa: il Padre come imperatore, il Figlio come giudice, lo Spirito Santo come avvocato. Infatti affermano che le leggi imperiali, secondo cui giudica il Figlio, sono proprie del Padre e in esse pongono l’onore e l’autorità del Figlio che giudica; sostengono invece che l’intercessione d’ufficio e la consolazione dello Spirito Santo sono pertinenti alla dignità del giudice, cioè del Dio Unigenito; come se la dignità del giudice fosse nell’avere un avvocato e la dignità dell’imperatore fosse nel mandare un giudice a giudicare secondo le sue leggi imperiali. Col loro pensiero carnale non possono dimostrare tuttavia la diversità di natura fra queste tre persone, e questa è la questione principale tra noi e loro. Quando infatti riferiscono queste cose ai costumi dell’uomo, e non si allontanano dal modo di agire del genere umano che possono comprendere col pensiero (l’uomo naturale infatti non comprende le cose dello Spirito di Dio 87), che cos’altro ci fanno capire se non che l’imperatore, il giudice e l’avvocato sono uomini? Quindi, sebbene il giudice sia inferiore all’imperatore per il potere, non è un uomo da meno. Né un uomo da meno del giudice è l’avvocato, sebbene sia sottomesso nel suo compito al giudice. Dunque, sebbene ritengano diverso il potere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, riconoscano uguale almeno la loro natura. Perché li configurano di una condizione inferiore a quella umana? Infatti, può accadere nelle vicende umane che chi è stato giudice divenga anche imperatore. Costoro non si degnano di concedere questo nella Trinità all’unico Figlio dell’imperatore. Ma se per caso, in virtù della norma del diritto o della consuetudine umana, hanno paura di commettere un delitto di lesa maestà contro il Figlio, ritengo che certamente debbano concedere all’avvocato di raggiungere a un certo punto il potere giudiziario. Non vogliono nemmeno questo. Dunque la condizione della Trinità è peggiore (guardiamoci dal pensarlo) di quella della mortalità del genere umano.
Come il Padre e il Figlio hanno mandato lo Spirito Santo, così il Padre e lo Spirito Santo hanno mandato il Figlio.
19. 9. Inoltre la sacra Scrittura, che non misura gli atti divini in base alla differenza dei poteri, ma all’ineffabilità delle opere, riconosce nostro avvocato anche lo stesso giudice, quando l’apostolo Giovanni dice: Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto 88. Lo afferma egli stesso, quando dice: Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro avvocato 89. Né infatti lo Spirito Santo sarebbe un altro avvocato, se non lo fosse anche il Figlio. Egli, tuttavia, per dimostrare inseparabili le opere sue e quelle del Padre, disse: Quando me ne sarò andato, lo manderò a voi 90; sebbene in un altro passo dica: Colui che il Padre manderà nel mio nome 91. Dove appare chiaro che il Padre e il Figlio hanno mandato lo Spirito Santo. Come appare chiaro dal profeta che il Padre e lo Spirito Santo hanno mandato il Figlio. Infatti, chi, se non il Figlio, preannunciando il suo arrivo, dice attraverso Isaia: Ascoltatemi, Giacobbe e Israele, che ho chiamato: Io sono il primo e sono in eterno. È la mia mano quella che fondò la terra, la mia destra ha reso saldi i cieli. Quando io li chiamo, tutti insieme si presentano. Si radunano tutti insieme e ascoltano. Chi di essi ha predetto tali cose? Poiché ti ho amato, ho compiuto il tuo volere su Babilonia per estirpare la progenie dei Caldei. Io, io ho parlato; io l’ho chiamato, l’ho fatto venire e ho dato successo alle sue imprese. Avvicinatevi a me per udire questo. Fin dal principio non ho parlato in segreto; dal momento in cui questo è avvenuto io sono là. Ora il Signore Dio ha mandato me insieme con il suo Spirito 92? Che cosa c’è di più chiaro? Ecco, egli stesso si dice mandato dallo Spirito Santo, che ha posto le fondamenta della terra e ha disteso il cielo. E qui si riconosce l’Unigenito attraverso cui tutto è stato creato. Però il Consolatore che, secondo loro, ha il compito proprio della persona più bassa della Trinità, l’Apostolo lo chiama Dio, come leggiamo nella sua lettera ai Corinzi: Colui, che consola gli umili, ci ha consolato con la venuta di Tito 93. Dunque Dio è consolatore dei santi. Essi certo sono gli umili; perciò quei tre uomini nella fornace dicono: Benedite, pii e umili di cuore, il Signore 94. Così lo Spirito Santo che consola gli umili è Dio. Dunque costoro ammettano, cosa che non vogliono fare, che lo Spirito Santo è Dio. O se vogliono attribuire le parole dell’Apostolo al Padre o al Figlio, smettano di separare la persona dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, in funzione del suo compito di consolatore.
Lo Spirito Santo è Dio.
20. 9. La pretesa di dimostrare che lo Spirito Santo è inferiore al Figlio, per il fatto che egli è avvocato di quel giudice, li porta ad anteporre, nella loro incredibile cecità, anche gli uomini santi a lui; di essi ha detto il Signore stesso: Siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele 95. Allora rispondano: che cosa sarà lo Spirito Santo? Dal momento che essere giudice è proprio del Figlio, forse sarà avvocato anche presso i giudici umani? Sia lontana da un cuore fedele questa follia, pensare che lo Spirito Santo sia un avvocato inferiore a questi giudici; dal momento che essi certamente, per essere giudici, si riempiono di Spirito Santo e, vivendo secondo esso, diventano uomini spirituali. Infatti l’uomo spirituale giudica ogni cosa 96. In che modo, dunque, è minore del giudice colui che crea giudici, facendo sì che siano membra di quel giudice e suo tempio, come dice l’Apostolo: I vostri corpi sono membra di Cristo; e anche: Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi 97? E tuttavia se leggessero molto chiaramente nelle sacre Scritture che il re Salomone per ordine di Dio ha costruito un tempio in legno e pietra allo Spirito Santo, non potrebbero dubitare che lo Spirito Santo è Dio, e a lui legittimamente si tributerebbe nel popolo di Dio tanta sottomissione religiosa, che si chiama latria, che anche a lui costruirebbero un tempio, benché il Signore dica: Adorerai il Signore Dio tuo e lui solo servirai 98. Questo culto in greco si chiama . E osano affermare che non sia Dio chi ha come tempio non legno e pietre, ma le membra di Cristo! Così infatti sottomettono lo Spirito Santo al potere di Cristo, dal momento che il suo tempio sono le membra di Cristo. Sottomettono anche lo stesso Figlio alle leggi imperiali di Dio, benché egli sia il Verbo di Dio, mentre in nessun modo il verbo dell’imperatore è sottomesso alle leggi, ma fa le leggi.
Lo Spirito Santo procede dal Padre. Il carattere reciproco della relazione che sussiste tra il Figlio e lo Spirito.
21. 10. Certamente costoro, la cui dissertazione ho ricevuto, e a cui rispondo, non osano affermare che sia la stessa cosa essere creato e essere generato; e distinguono le due cose così da dire che il Figlio è stato generato dal Padre, mentre lo Spirito Santo è stato creato dal Figlio. E non possono aver letto questo nelle sacre Scritture, dal momento che il Figlio stesso afferma che lo Spirito Santo procede dal Padre.
21. 11. Affermano: Il Figlio annunzia il Padre, lo Spirito Santo annunzia il Figlio. Come se il Figlio non avesse annunziato che lo Spirito Santo sarebbe venuto o come se il Padre non avesse annunziato il Figlio, dicendo: Questi è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo 99.
21. 12. E perciò non solo il Figlio rivela la gloria del Padre, ma anche il Padre rivela la gloria del Figlio. E non solo lo Spirito Santo rende manifesta la dignità del Figlio, ma anche il Figlio rende manifesta la dignità dello Spirito Santo.
21. 13. E come il Figlio è testimone del Padre, così il Padre è testimone del Figlio; e come lo Spirito Santo è testimone del Figlio, così il Figlio è testimone dello Spirito Santo.
21. 14. Lo Spirito Santo è mandato dal Padre e dal Figlio; e dal Padre e dallo Spirito è mandato il Figlio.
Il Figlio e lo Spirito Santo sono uguali al Padre.
22. 15. Dicono: Il Figlio è ministro del Padre, lo Spirito Santo è ministro del Figlio. E non badano al fatto che in questo modo considerano i santi apostoli migliori dello Spirito Santo; e dal momento che essi affermano di essere ministri di Dio, costoro certo non negheranno che gli apostoli siano ministri di Dio Padre. Senza dubbio sono stati fatti ministri di coloro nel cui nome hanno battezzato, cioè del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E perciò, in base alle loro vane chiacchiere, i ministri della Trinità dovrebbero essere migliori dello Spirito Santo, se questi è minore per il fatto di essere ministro solo del Figlio.
22. 16. Sostengono: Il Figlio riceve ordini dal Padre, lo Spirito Santo riceve ordini dal Figlio. Non possono aver letto ciò nelle sacre Scritture, sebbene leggiamo che il Figlio fu obbediente secondo la forma di servo, per la quale il Padre è maggiore di lui; non però secondo la forma di Dio, nella quale lui e il Padre sono una cosa sola.
22. 17. E così si legge nelle sacre Scritture che il Figlio è sottoposto al Padre. In questo caso si riferisce alla forma del servo nella quale era sottoposto anche ai genitori umani, come dice il Vangelo: Partì con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso 100. Invece la sacra Scrittura non dice in nessun punto: lo Spirito Santo è sottoposto al Figlio.
22. 18. Di conseguenza anche ciò che ordina il Padre, il Figlio lo fa per la sua forma di servo; e quello che fa il Padre, lo fa anche il Figlio per la sua forma di Dio. Non dice infatti: " Qualunque cosa il Padre ordini, il Figlio la fa ", ma dice: Quello che il Padre fa, lo fa egualmente anche il Figlio 101. Inoltre, se affermano che lo Spirito Santo dice quello che gli comanda il Figlio, poiché sta scritto: Prenderà del mio e ve lo annunzierà 102, perché anche il Figlio non dice quello che gli comanda lo Spirito Santo, dal momento che l’Apostolo dice: I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di dio 103, e dal momento che lo stesso Gesù conferma che egli era pieno dello Spirito, come sta scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, per annunziare ai poveri un lieto messaggio 104? Se, infatti, per questo è stato consacrato con l’unzione, per annunziare ai poveri un lieto messaggio, poiché lo Spirito del Signore era sopra di lui, quale lieto messaggio annunziava ai poveri, se non quello che aveva lo Spirito del Signore, di cui era pieno? Infatti, anche questo sta scritto di lui, che era pieno dello Spirito Santo 105.
Lo Spirito Santo è lo Spirito comune del Padre e del Figlio.
23. 19. Affermano: Il Figlio adora e onora il Padre; lo Spirito Santo adora e onora il Figlio. Qui non è necessario precisare scrupolosamente la differenza che c’è fra onorare e adorare; infatti, queste cose sul Figlio si predicano per la sua forma di servo. Dicano, se possono, dove hanno letto che il Figlio è adorato dallo Spirito Santo. Infatti, ciò che aggiungono, quando intendono provare questo, non è appropriato, poiché certamente sta scritto: Padre, io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare 106; e a proposito dello Spirito Santo: Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà 107; ma questo non si riferisce alla cosa di cui trattiamo. Infatti tutti coloro che adorano, onorano; però, non tutti coloro che onorano, adorano. Infatti anche i fratelli secondo l’Apostolo si onorano reciprocamente 108, tuttavia non si adorano tra loro. Altrimenti, se rendere onore fosse adorare, dicano, se sembra loro opportuno, che anche il Padre adora il Figlio, e che lo fa obbedendo al Figlio, il quale dice: Rendimi onore 109. Per quanto riguarda, poi, quello che ha detto dello Spirito Santo, Prenderà del mio, è il Figlio stesso che ha risolto la questione; non si pensi che lo Spirito Santo, come se discendesse attraverso distinti gradi, sia da lui, nello stesso modo in cui egli è dal Padre, dal momento che entrambi provengono dal Padre, l’uno perché è nato da lui, l’altro perché da lui procede; ed è assai difficile discernere le due cose nella sublimità della sua natura divina. Dunque, perché non si pensi questo, come ho detto, il Figlio di seguito ha aggiunto: Tutto quello che possiede il Padre è mio; per questo ho detto che prenderà del mio 110. Volendo così senza dubbio che si intendesse che prende dal Padre. E perciò da lui medesimo, poiché tutto quello che il Padre ha è suo. Ma tutto questo non è il riconoscimento della diversità della natura, bensì di un solo principio.
Lo Spirito Santo è Spirito del Padre e del figlio.
23. 20. È vero che lo Spirito da sé non parla, poiché non è da se stesso colui che procede dal Padre, così come anche il Figlio da sé non può fare nulla, poiché neppure lui è da se stesso, come già precedentemente ho esposto. Da ciò, tuttavia, non si desume che in tutto attende la volontà del Padre; non dice infatti a meno che non veda il Padre indicare, ma: Quello che vede il Padre fare 111, conformemente a quanto abbiamo già illustrato. Che poi lo Spirito Santo in tutto attende il comando di Cristo, come dicono, lo leggano, se possono. E quello che si dice: Non parlerà da sé, non è la stessa cosa che dire: " tutto ciò che avrà udito da me ", ma dirà tutto ciò che avrà udito 112. Perché poi ciò sia stato detto, è già stato chiarito poco prima nelle parole del Signore che ho ricordato, dove dice: Tutto quello che possiede il Padre è mio; per questo ho detto che prenderà del mio 113. Senza dubbio ciò che dirà proviene proprio da lì dove lo prenderà; poiché da dove ascolta, da lì procede. Infatti conosce il Verbo di Dio, procedendo da dove nasce il Verbo, così da essere lo Spirito comune del Padre e del Verbo.
Lo Spirito è da sempre Dio, senza inizio o fine di tempo.
24. 20. E non influisca il fatto che sia di tempo futuro il verbo prenderà, come se ancora non lo avesse. Di certo i tempi dei verbi si impiegano indifferentemente, dal momento che intendiamo l’eternità senza tempo. Infatti, lo ha preso, poiché procedette dal Padre, e lo prende, poiché procede dal Padre, e lo prenderà, poiché mai cesserà di procedere dal Padre. Allo stesso modo è Dio, e lo fu, e lo sarà; e certamente non ha, né ebbe, né avrà inizio o fine di tempo.
Come dev’essere intesa l’intercessione dello Spirito Santo.
25. 21. Dicono: Il Figlio rivolge preghiere per noi al Padre; lo Spirito supplica per noi il Figlio. Così come leggono che il Figlio rivolge preghiere al Padre, secondo ciò che abbiamo esposto sopra trattando di questo, trovino in base a che cosa possono affermare che lo Spirito supplica il Figlio. Infatti le parole che pronuncia l’Apostolo: Non sappiamo infatti che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito poiché egli intercede per i credenti secondo il disegno di Dio 114, in qualunque modo le intendano (ma in realtà è importante, riguardo a loro, che queste parole vengano intese nel modo in cui devono essere intese), vedranno che non dicono: " Intercede presso Cristo " o: " Intercede presso il Figlio "; si dice invece che lo Spirito Santo intercede, poiché ci fa supplicare. Allo stesso modo, quando Dio dice: Ora so 115, come se prima non sapesse, che cos’altro vuole esprimere se non: " Ho fatto in modo che tu conosca "? Da ciò derivano anche le parole dell’Apostolo: Ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da Dio siete stati conosciuti 116; ciò viene detto perché non si attribuisca a se stessi il fatto di aver conosciuto Dio. Dunque ha detto: Siete stati conosciuti da Dio, cosicché capissero che Dio per sua grazia li ha resi suoi conoscitori. Secondo questo modo di esprimersi, è stato detto: E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio 117, cioè non vogliate rattristare noi che siamo rattristati da voi secondo lo Spirito di Dio. Poiché erano rattristati per la carità, che lo Spirito Santo diffondeva nei loro cuori 118, e per questo lo stesso Spirito faceva sì che essi si rattristassero per i mali dei fratelli. Infine, lo stesso Apostolo ha detto: Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre 119. Ed esprimendo in un altro passo il medesimo pensiero, ha detto: Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre 120. In che modo lì si dice, per mezzo del quale gridiamo, e qui che grida, se non perché qui colui che grida fa gridare noi? Se però intendiamo colui che grida non come se facesse gridare noi, ma come se gridasse egli stesso, ecco che, dicendo Abbà, Padre, non supplica il Figlio, ma il Padre. Infatti, non oseranno dire che lo Spirito Santo sia il figlio di Cristo. Infatti, in verità, per non dire ciò, preferirono dire non generato dal Figlio, ma creato. Dunque, non sappiamo da noi stessi ciò per cui preghiamo, così come conviene, ma lo stesso Spirito intercede, cioè ci fa domandare quello che è secondo Dio; se non lo facesse, non pregheremmo se non secondo questo mondo, per soddisfare la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, cose che non vengono dal Padre, ma dal mondo 121. Sebbene alcuni ritengano che le parole lo Spirito stesso intercede con gemiti 122 siano da interpretare in riferimento allo spirito dell’uomo.
Il Figlio è l’immagine somma del Padre.
26. 22. Sostengono che il Figlio è l’immagine viva e vera, propria e perfetta di tutta la bontà e sapienza e potenza del Padre. Ma l’apostolo Paolo non dice che egli è l’immagine della potenza di Dio e della sua sapienza, ma afferma che è egli stesso Dio, potenza di Dio e sapienza di Dio 123. Dunque, per il fatto stesso che il Figlio è immagine del Padre, è sua potenza e sua sapienza. Inoltre, è immagine piena e perfetta, cioè non creata da Lui dal nulla, ma da Lui generata, e non ha nulla di meno di Colui di cui è immagine; perciò il Figlio Unigenito è l’immagine somma del Padre, cioè è così simile da non esserci in essa nulla di diverso. Tuttavia, non hanno osato dire che lo Spirito Santo è l’immagine del Figlio, ma hanno detto che è la sua manifestazione. Per questo, non hanno detto che egli è stato generato, bensì che è stato creato dal Figlio; cosa che senz’altro non hanno letto nelle sacre Scritture.
Nella Trinità vi è un’unica e medesima natura.
27. 23. Quale cattolico, poi, affermerebbe che il Figlio è parte del Padre o che lo Spirito Santo è parte del Figlio? Essi pensarono di dover negare ciò, come se fra noi e loro sorgesse una qualche questione su questo problema. Diciamo che la Trinità è della medesima natura e in essa non chiamiamo una persona parte di un’altra. Ma essi negano che il Figlio sia parte del Padre e lo chiamano il proprio e dilettissimo, il perfetto e pieno Figlio unigenito; bisognerebbe chiedere loro quanto segue: coloro che Dio volontariamente fa figli suoi, generandoli col verbo di verità, quando giungono ad una perfezione tale da non poter essere più perfetti, sono essi stessi propri e dilettissimi, perfetti e pieni figli di Dio? Se lo fossero, egli non sarebbe il Figlio unigenito, poiché avrebbe molti suoi pari, ma sarebbe soltanto il primogenito. Se invece non lo fossero, come si dovrebbe intendere la pienezza e perfezione del Figlio se non come il suo essere completamente uguale a chi lo ha generato e proprio in nulla diseguale? E per dirlo con più brevità e maggior chiarezza, questi sono figli per grazia, quello per natura, poiché nei primi c’è partecipazione alla divinità, nel secondo pienezza. Sebbene anche lui, per il fatto di aver assunto la natura umana - il Verbo si è fatto carne 124 -, non lo sia per natura ma per grazia; tuttavia, la natura del Verbo, per la quale è uguale al Padre, rimane. Inoltre rispondano a questo: perché dicono che lo Spirito Santo non è il Figlio, ma la prima e principale opera del Figlio, sopra tutte le altre, come se quei figli che il Padre ha generato di sua volontà con una parola di verità 125 fossero migliori dello Spirito Santo? In che modo, infatti, non sono costretti a dire ciò, dal momento che, senza dubbio, è meglio essere figli del Padre che opera del Figlio? Pensino questo e correggano le loro vane ed empie bestemmie, e ammettano che in quella Trinità nessuna persona, ad eccezione del Figlio, che si è fatto uomo rimanendo Dio, è in assoluto una creatura, o qualcosa creato da Dio, ma tutto in Essa è Dio sommo, vero, immutabile.
Uguali il Padre, il figlio e lo spirito Santo.
27. 24. Guardiamoci infatti da coloro che pensano che il Padre sia maggiore del Figlio in quanto è suo Verbo unigenito; lo è, infatti, in quanto il Verbo si è fatto carne 126. Ma quale meraviglia, quando nella medesima carne si è fatto minore anche degli angeli? Guardiamoci da coloro che affermano in modo blasfemo che il Figlio è incomparabilmente maggiore e migliore dello Spirito Santo. Ugualmente è del tutto irragionevole credere che le membra del maggiore siano tempio del minore.
La generazione del Figlio.
28. 25. Il Padre, poi, è Dio e Signore del suo Figlio in quanto in quest’ultimo c’è la forma di servo che fu profetizzata nelle parole: Il Signore mi disse, tu sei mio Figlio 127. Anche il Figlio nella stessa profezia dice al Padre: Dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio 128. Dunque, dal ventre di sua madre, dove ha assunto la natura umana, il Padre è suo Dio. Ed egli è suo Padre perché lo generò non solo prima che si incarnasse nel ventre di sua madre, ma coeterno prima di tutti i secoli. Hanno udito forse nei sogni che la sacra Scrittura ha detto che il Figlio è Dio e Signore dello Spirito Santo?
Il Padre genera e il Figlio opera senza alcun travaglio e fatica.
28. 26. Dicono: Il Padre con volontà ferma e impassibile generò il Figlio, il Figlio senza sforzo e fatica creò con la sua sola potenza lo Spirito. O singolare lode del Figlio e dello Spirito Santo! Come se il Padre ci avesse generato senza volerlo con volontà mutevole e suscettibile, Lui che ci ha generato volontariamente con il verbo di verità; o forse il Figlio ha creato con travaglio e fatica il cielo e la terra? Dunque, secondo costoro si devono equiparare queste opere al Figlio o allo Spirito Santo; però, se non si possono paragonare in alcun modo, che cosa è servito dire questo, su cui non si pone questione alcuna, dato che il Padre genera e il Figlio opera senza alcun travaglio e fatica? Vedano, in verità, come affermano che il Figlio con la sua sola potenza ha creato lo Spirito Santo. Infatti, in questo modo sono costretti ad affermare che il Figlio ha creato qualcosa che non ha visto creare dal Padre. O forse vorranno dire che anche il Padre ha creato lo Spirito Santo? Dunque il Figlio non lo avrebbe creato con la sua sola potenza. O forse il Padre per primo ne fece un altro, perché il Figlio potesse fare ciò che ha fatto, dal momento che non può fare se non quello che ha visto fare al Padre? E che cosa significa che non può fare altre cose simili, se non che quello che il Padre fa lo fa egualmente anche il Figlio 129? Se intendono riflettere su questo, senza dubbio saranno turbati da tutto ciò che hanno costruito con riflessione carnale.
Nella Trinità è identica la natura e identica la potenza. Solo alla Trinità dev’essere reso il vero culto.
29. 27. È vero poi che il Padre ha concesso l’esistenza a tutte le cose che sono; ed egli non ha avuto da nessuno ciò che è; tuttavia, a nessuno ha concesso di essere uguale a Lui, se non a suo Figlio, che è nato da Lui, e allo Spirito Santo, che procede da Lui. Stando così le cose, la differenza della Trinità non è quella che vogliono costoro, poiché nella Trinità è identica la natura, è identica la potenza: Perché tutti onorino il Figlio, come onorano il Padre 130, come egli stesso dice; e coloro che vogliono vivere secondo pietà, adorino il loro Dio e lui solo servano, cosa che fu ordinata anche agli antichi padri per legge di Dio; in nessun altro modo, infatti, è possibile servire il nostro unico Signore con quella servitù che si deve a Dio. In greco si chiama , parola che si usa quando si dice: Lui solo servirai 131. E dico che questo non può avvenire in nessun altro modo, se non ammettendo che tutta la Trinità è lo stesso Dio Signore nostro. Del resto, questa servitù che si definisce latria, i servi non devono tributarla a coloro che sono signori secondo la carne, ma tutti gli uomini devono tributarla al loro unico Signore Dio; dunque, non offriremo questa servitù al Figlio, se solo del Padre si dice: Lui solo servirai; o non la offriremo al Padre, se solo del Figlio si dice: Lui solo servirai. E se edificassimo allo Spirito Santo un tempio di terra, chi dubiterebbe che gli siamo sottomessi secondo latria, cioè con quella servitù di cui parlo ora? Che forse non gli tributiamo quella servitù che si chiama latria, dal momento che non gli costruiamo un tempio, ma noi stessi siamo suo tempio? O in che modo non lo è lo stesso Dio nostro, di cui l’Apostolo dice: Non sapete che siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi? E poco dopo: Glorificate dunque Dio nel vostro corpo 132. Inoltre, dice che i nostri corpi sono in noi tempio dello Spirito Santo. Poiché, quando serviamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo con quella servitù chiamata latria e sentiamo che la legge di Dio ordina che la tributiamo solo al Signore Dio nostro e a nessun altro, senza dubbio il solo e unico Dio Signore nostro è la stessa Trinità, alla quale solo e unicamente dobbiamo, secondo giustizia, tale servitù di pietà.
La inabitazione della Trinità.
30. 28. Dicono: E come nessuno può arrivare al Padre senza il Figlio, così nessuno può adorare in verità il Figlio senza lo Spirito Santo. Come se qualcuno potesse arrivare al Figlio senza il Padre, quando egli stesso dice: Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato 133. Come se potessimo arrivare allo Spirito Santo senza il Padre o il Figlio che con la loro grazia ce lo avvicinano. Che cos’altro è arrivare a loro, se non farli abitare in noi? In questo modo anche loro giungono a noi, dal momento che Dio è ovunque e non è circoscritto in nessun luogo corporeo. Lo stesso Salvatore dice di se stesso e del Padre: Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui 134; e dello Spirito Santo dice: Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore 135. Che significato hanno dunque le loro parole: E come nessuno può arrivare al Padre senza il Figlio, così nessuno può adorare in verità il Figlio senza lo Spirito Santo; dunque - aggiungono poi - nello Spirito Santo è adorato il Figlio?. Forse indicano la differenza della loro natura, sulla quale verte la questione fra noi e loro? Infatti, se nessuno, senza lo Spirito, può adorare in verità il Figlio, e nello Spirito Santo è adorato il Figlio, certamente anche lo Spirito Santo è verità, poiché, quando è adorato il Figlio in Lui, come anche essi dicono, è adorato in verità. Ma lo stesso Figlio dice: Io sono la verità 136. Dunque, è adorato anche in se stesso, poiché è adorato in verità. E perciò il Figlio è adorato e in se stesso e nello Spirito Santo. Chi, poi, è così empio da tenere il Padre separato da ciò? In che modo, infatti, non lo adoriamo anche nel Padre, in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo 137? Quindi, anche noi diciamo che il Figlio è adorato nello Spirito Santo; però leggano, se possono, che il Figlio è adorato dallo Spirito Santo.
Come il Padre è glorificato attraverso il Figlio, così il Figlio è glorificato dal Padre.
31. 29. Infatti, chi nega che il Padre sia glorificato attraverso il Figlio ? Ma chi oserebbe negare che anche il Figlio è glorificato dal Padre? Lo stesso Figlio dice al Padre: Glorificami; e anche: Io ti ho glorificato 138. Glorificare, onorare e celebrare sono tre parole che hanno il medesimo significato, che in greco si esprime con il termine ; in latino, invece, per la varietà degli interpreti, si traduce ora in un modo, ora in un altro.
Non è possibile separare l’opera dello Spirito Santo né dal Figlio, né dal Padre.
32. 30. Affermano: Compito e cura dello Spirito Santo è santificare e custodire i santi; e non solo santificare gli esseri razionali, come alcuni pensano, ma anche molti esseri irrazionali. E coloro che sono caduti per la loro negligenza, ricondurli alla condizione primitiva; insegnare agli ignoranti, ammonire gli smemorati, convincere i peccatori, esortare i pigri perché pensino alla loro salvezza e agiscano con sollecitudine, condurre gli erranti sulla via della verità, curare gli infermi, limitare la fragilità del corpo con il vigore dell’anima, consolidare nell’amore della pietà e della castità, illuminare tutti; sopra ogni cosa concedere a ciascuno la fede e la carità, in rapporto al desiderio e alla diligenza, alla sincerità e alla semplicità della mente, alla misura della fede e all’importanza della relazione, distribuire la grazia secondo l’utilità e collocare ciascuno nell’occupazione e nel genere di vita a cui è adatto. Certamente, lo Spirito Santo fa queste cose, ma guardiamoci dal pensare che le faccia senza il Figlio. Chi infatti si allontana tanto dalla via della verità da negare che da Cristo i santi sono custoditi, coloro che sono caduti sono ricondotti alla loro condizione primitiva, gli ignoranti sono ammaestrati, gli smemorati sono ammoniti, i peccatori sono convinti, i pigri sono esortati, gli erranti sono condotti sulla via della verità, gli infermi sono curati, i ciechi sono illuminati, e tutte le altre cose che essi ritennero di dover attribuire allo Spirito Santo, come se egli le compisse da solo? E, tacendo delle altre cose, per non dilungarmi troppo, in che modo negheranno che Cristo insegna ai santi, a cui egli stesso dice: Non fatevi chiamare rabbi dalla gente, perché uno solo è il vostro maestro, Cristo 139? In che modo negheranno che i ciechi sono illuminati da Cristo, se di lui è stato scritto: Era la luce vera, quella che illumina ogni uomo 140? Dunque, lo Spirito Santo, come senza Cristo non ammaestra o non illumina nessuno, così senza Cristo non santifica nessuno. Scelgano da chi vogliono credere che siano state dette quelle parole che Dio dice attraverso il profeta: Perché si sappia che io sono colui che li santifica 141. Se credono che siano state dette dal Padre, perché separano da lui le azioni dello Spirito Santo, dal momento che ritengono che i santi sono santificati dallo Spirito Santo con azione propria e distinta? Se credono che siano state dette dal Figlio, almeno non separino da lui l’opera dello Spirito Santo santificatore. Se dallo Spirito Santo, anche lo Spirito è Dio (cosa che essi non vogliono ammettere), se ha detto attraverso il profeta: Perché si sappia che io sono colui che li santifica 142. Se poi, ed è la migliore interpretazione, quella voce espressa dal profeta si riferisce alla stessa Trinità, nessuno potrà dubitare che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio, dal quale, grazie al quale e per il quale sono tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Amen 143.
Le tre Persone divine non sono distinte né nella natura né nelle operazioni.
33. 31. Quando in questo modo ammettiamo che sono state fatte dallo Spirito Santo quelle cose che dissero che sono fatte da lui, non ne consegue quello che essi aggiungono: Lo Spirito Santo è distinto dal Figlio per natura e condizione, grado e volontà, dignità e potestà, virtù e opera. Infatti, neppure negli uomini la natura è diversa, benché possano essere separate le azioni, cosa che non è invece possibile nella Trinità. Inoltre, la condizione, il grado e la volontà, che si trovano nelle creature per la loro diversità e debolezza, non sono nella Trinità, che è eterna, uguale e impassibile. E la dignità, la potestà, la virtù, come potrebbero non essere uguali in tutte e tre le persone divine, le quali compiono le stesse cose nello stesso modo? Sostengono infatti che sono distinte per l’operare, mentre noi li convinciamo che ciò è assolutamente falso.
La distinzione delle Persone.
34. 32. Poi in questa dissertazione aggiungono: È impossibile che siano una sola e medesima cosa il Padre e il Figlio, colui che genera e colui che nasce, colui che è testimoniato e colui che testimonia, il più grande e colui che confida nel più grande, colui che siede e sta alla destra e colui che ha dato l’onore di tale seggio, colui che è stato mandato e colui che ha mandato; tanto meno possono essere una sola e medesima cosa il discepolo e il maestro, come egli stesso ha insegnato dicendo: " Come mi ha insegnato il Padre, così io parlo " 144; e neppure il somigliante e l’imitatore e colui a cui si somiglia e che si imita; né colui che prega e colui che esaudisce; né colui che rende grazie e colui che benedice; né colui che riceve l’ordine e colui che lo dà, né il ministro e colui che comanda, né il supplice e il sovrano, né il suddito e il superiore, né l’unigenito e l’ingenito, né il sacerdote e Dio. In parte parlano con assoluta verità, ma parlino contro i Sabelliani, non contro i cattolici. Infatti i Sabelliani dicono che il Figlio è uno e il medesimo che il Padre; noi invece diciamo che il Padre che genera e il Figlio generato sono due persone, ma non due nature diverse. Dunque, il Padre e il Figlio non sono uno e il medesimo, ma il Padre e il Figlio sono una cosa sola. Il fatto, poi, che il Padre sia maggiore non riguarda la natura di chi genera e del generato, ma la natura dell’uomo e di Dio. Secondo la forma di uomo assunto, siede e sta alla destra del Padre, prega, dispensa grazie, è sacerdote, ministro, supplice e suddito; secondo la forma di Dio, nella quale è uguale al Padre, è unigenito e coeterno a colui che lo ha generato. E sebbene sia il primogenito di ogni creatura, perché in lui furono create tutte le cose 145, egli fu generato prima che le cose fossero fatte; tuttavia è sempiterno come il Padre e non ha cominciato a esistere nel tempo. Infatti, diciamo del tutto giustamente che anche il Padre è anteriore a tutto ciò che fece, sebbene non sia generato. Niente infatti è tanto primo come ciò prima del quale non c’è nulla. Ma come niente è prima del Padre, così niente è prima del Figlio unigenito, certamente coeterno al Padre. Infatti, non perché questi ha generato e quello è stato generato, il Padre è antecedente nel tempo. Infatti, se fra il Padre che genera e il Figlio generato ci fosse del tempo, certamente il tempo sarebbe prima del Figlio e il Figlio non sarebbe più il primogenito di ogni creatura, poiché anche il tempo è, senza dubbio, una creatura; né sarebbe ogni cosa per mezzo di lui, se il tempo fosse prima di lui; ma ogni cosa è per mezzo di lui 146, e dunque non c’è alcun tempo prima di lui. E perciò, come il fuoco e lo splendore che è generato dal fuoco e che si diffonde tutto intorno cominciano ad essere nello stesso momento e quello che è generato non è preceduto da chi lo genera, così Dio Padre e il Figlio, Dio da Dio, cominciano ad essere nello stesso momento, poiché sono ugualmente senza nessun inizio nel tempo, né colui che è generato è preceduto da chi genera. E come il fuoco che genera e lo splendore generato sono coevi, così Dio Padre che genera e Dio Figlio che è generato sono coeterni. Ma poiché questo ultimo proviene dal primo e non il primo da quest’ultimo, perciò ha ricevuto il mandato dal Padre, essendo egli stesso il mandato del Padre; e il Padre lo istruisce, poiché egli è la dottrina paterna. Così riceve la vita dal Padre, poiché, come il Padre, egli stesso è la vita; così è simile al Padre e in nulla è completamente dissimile. Dandosi, dunque, il Padre e il Figlio reciproca testimonianza, ignoro come costoro possano sostenere che l’uno offra testimonianza e l’altro la riceva. Non dice forse il Padre: Questi è il Figlio mio prediletto 147? E non dice forse il Figlio: Il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza 148? Perché li distinguono in modo da affermare che il Padre è testimoniato e il Figlio offre testimonianza? Perché fino a tal punto sono mendaci, sordi e ciechi? A proposito del Padre che ha mandato e del Figlio che è stato inviato, si è già trattato sufficientemente e con larghezza nelle parti precedenti di questa dissertazione.
La Trinità è l’unico Dio.
35. 33. Certamente in nessun caso è ammissibile questa empietà che, delirando, afferma: Il Padre aveva prescienza che sarebbe stato Padre di suo Figlio, l’Unigenito di Dio; infatti, egli fu sempre Padre, avendo un Figlio coeterno e generato senza tempo, attraverso il quale fondò i tempi. E come non ebbe prescienza che sarebbe stato Dio, poiché lo era da sempre, così non ebbe prescienza che sarebbe stato Padre, poiché era da sempre con il Figlio. E il Padre non è più grande del Figlio grande, né più buono del Figlio buono, poiché non soltanto al Padre, ma a tutta la Trinità fu detto: Tu solo sei Dio grande 149. E non soltanto del Padre, ma di tutta la Trinità, come giustamente si interpreta, il Figlio ha detto: Nessuno è buono, se non Dio solo 150, quando lo chiamò maestro buono uno che ancora non lo considerava Dio; è come se gli avesse detto: " Se mi chiami buono, considerami Dio; nessuno infatti è buono, se non Dio solo ". Dunque la Trinità è l’unico Dio, grande e buono, che, unica e sola, come impone la sua legge, dobbiamo servire con quella servitù chiamata latria.
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono dell’unica e medesima sostanza. Il significato di homoousios.
36. 34. Guardiamoci, poi, dal dire che per umiltà, non per verità, il Figlio ha parlato così in qualche circostanza per stare sottomesso al Padre e provare, in questo modo, che egli è maggiore. Certamente, sappiamo che nel Figlio la forma di servo non è finta o simulata, ma vera; così, per la sua condizione umana e perché egli procede dal Padre, non il Padre è Dio che procede dal Figlio, fa tutte quelle affermazioni da cui costoro traggono l’occasione di credere e predicare che la natura del Padre e del Figlio è diversa. E mentre si immergono in questa così grande voragine di empietà, ci chiamano homousiani, come se un nuovo nome fosse un oltraggio. In tal modo, infatti, si presenta l’antichità della verità cattolica, che tutti gli eretici le impongono nomi diversi, mentre essi mantengono i loro propri in conformità dei quali sono chiamati da tutti. Certo gli Ariani e gli Eunomiani, non gli altri eretici, ci chiamano homousiani, poiché difendiamo contro il loro errore che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono, con termine greco, oJmoouvsion, cioè dell’unica e medesima sostanza, o, per dirlo più espressamente, dell’unica e medesima essenza, che in greco si chiama oujsiva; per dirlo più chiaramente, dell’unica e medesima natura. E tuttavia se qualcuno di costoro che ci chiamano homousiani dicesse che suo figlio non è come lui, ma di diversa natura, il figlio preferirebbe essere diseredato da lui piuttosto che essere considerato così. Da quale empietà sono accecati costoro che, mentre ammettono che il Figlio è l’Unigenito di Dio, non vogliono ammettere che il Padre è della medesima natura, ma sostengono che è di una natura diversa, diseguale e dissimile in molti modi e per molti aspetti, come se non fosse nato da Dio, ma fosse stato da lui creato dal nulla; e perciò anch’egli sarebbe una creatura, figlio per grazia, non per natura? Ecco coloro che ci chiamano homousiani, come se un nome nuovo fosse una macchia, e non si considerano insensati quando sostengono questo.
La generazione eterna del Figlio.
37. 34. Quando poi ammettono che il Figlio è nato prima di tutti i secoli, siccome non vogliono contraddirsi, dicono che è nato prima di tutti i secoli, ma antepongono alla sua nascita un po’ di tempo, come se i secoli o le frazioni di secolo non fossero tempo. Ma l’affermazione dell’Apostolo, che il Figlio sarà sottomesso al Padre anche nel tempo futuro, quando dice: Allora anche lui sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa 151, è cosa straordinaria, dal momento che nel Figlio permarrà quella forma umana rispetto alla quale sempre il Padre è maggiore? Benché non sia mancato chi ritenne di dover interpretare quella sottomissione del Figlio nel tempo futuro come una trasformazione della forma umana in sostanza divina, come se essere sottomessi a qualcosa fosse tramutarsi e trasformarsi in essa. Ma noi mostriamo che cosa pensiamo di questo: l’Apostolo con ciò ha piuttosto voluto dire che il Figlio si sottometterà al Padre anche allora, perché nessuno pensasse che in lui lo spirito e il corpo umano moriranno per una qualche conversione; perché Dio sia tutto, non soltanto in quella forma di uomo, ma in tutti 152, cioè perché la natura divina basti per avere la vita e per saziare di beni il nostro desiderio. Infatti, Dio sarà tutto in tutti, allorché cominceremo a non voler avere nulla tranne lui stesso. Certo, egli sarà tutto per noi quando non ci mancherà nulla, bastandoci lui solo.
Ancora sul Figlio come unico Verbo di Dio.
38. 34. Non so poi da dove essi traggano questa affermazione secondo cui il Figlio ha obbedito prima di assumere la carne. Forse ricevette l’ordine di assumere la carne per sembrare di aver fatto in seguito a un ordine quello che fece essendo stato inviato? Dunque, ritornino a quegli argomenti che sono stati discussi precedentemente e cerchino e trovino, se possono, con quale altro verbo il Padre avrebbe ordinato al suo unico Verbo e se sarebbe stato cosa degna che il Verbo eterno fosse sottomesso al verbo temporale di colui che ordina; e da qui capiscano che non l’ordine del Padre lo mosse, come se non fosse nell’ambito della sua potestà, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo. Certamente poi aveva assunto la carne quando umiliò se stesso facendosi obbediente sino alla morte 153.
Conclusione.
39. 34. Credo di aver risposto a tutto ciò che è contenuto nel Sermone degli Ariani, che ci fu mandato da alcuni fratelli perché lo confutassimo. Perché potesse essere esaminato da coloro che leggono queste parole e desiderano verificare se è stato risposto a tutto, abbiamo ritenuto opportuno anteporlo a questa nostra dissertazione, perché prima sia letto quel discorso e poi la nostra risposta. Perciò non abbiamo interposto sempre le parole di quel testo, per non rendere troppo lunga la nostra opera che, infine, concludiamo in questo modo.
Note:
1 - Dt 6, 4.
2 - Gv 17, 3.
3 - 1 Gv 5, 20.
4 - Gv 1, 1. 3.
5 - Gv 8, 42.
6 - Cf. Rm 11, 36.
7 - Gv 16, 32.
8 - Sap 8, 1.
9 - Gv 16, 7.
10 - Gv 14, 26.
11 - Cf. Sal 8, 6.
12 - Prv 20, 6, sec. LXX.
13 - Eb 2, 7.
14 - Gv 14, 28.
15 - Gal 4, 4.
16 - Gv 6, 38.
17 - Cf. Lc 3, 21-23.
18 - Lc 4, 43.
19 - Gv 12, 49.
20 - Mt 26, 39. 59.
21 - Fil 2, 8.
22 - Gv 6, 38.
23 - Rm 5, 12.
24 - Cf. 1 Tm 2, 5.
25 - Gv 6, 38.
26 - Rm 5, 19.
27 - Gv 3, 13.
28 - 1 Cor 2, 8.
29 - Fil 2, 5-8.
30 - Sal 44, 8.
31 - Gv 14, 28.
32 - Gv 10, 30.
33 - Cf. Gv 6, 38.
34 - Gv 5, 21.
35 - Lc 23, 46.
36 - Mt 26, 39. 38.
37 - Gv 10, 18.
38 - Gv 15, 13.
39 - Sal 15, 10; At 2, 31. 13, 35.
40 - Gv 1, 14.
41 - Sal 64, 3.
42 - Rm 3, 20.
43 - Gal 3, 11.
44 - Gal 2, 16.
45 - 1 Tm 2, 5.
46 - 1 Gv 3, 20.
47 - Sal 109, 1.
48 - 1 Ts 4, 15.
49 - Gv 5, 22. 30.
50 - Mt 25, 34.
51 - Sal 2, 7.
52 - Cf. Fil 2, 6-7.
53 - Gv 5, 22.
54 - Zc 12, 10; Gv 19, 37.
55 - Is 26, 10.
56 - Mt 5, 8.
57 - Gv 5, 27.
58 - Gv 1, 3.
59 - Sal 109, 1.
60 - Is 53, 1.
61 - Sal 109, 1.
62 - Gv 1, 14.
63 - 1 Ts 4, 15.
64 - Mt 3, 17.
65 - 1 Cor 15, 52.
66 - Gv 5, 30.
67 - Gv 5, 19.
68 - Gv 5, 22.
69 - Gv 5, 19.
70 - Gv 1, 3.
71 - 1 Cor 12, 11.
72 - Cf. 1 Cor 8, 6.
73 - Cf. Rm 9, 5.
74 - Lc 1, 34-35.
75 - Cf. Mt 1, 20-25.
76 - Cf. Mt 3, 16.17.
77 - Cf. Mt 14, 25.
78 - Gv 14, 10.
79 - Mt 12, 28.
80 - Gal 1, 1.
81 - Gv 2, 19.
82 - Cf. Gv 10, 18.
83 - Gn 1, 26.
84 - Cf. Gv 5, 30.
85 - Gv 5, 26.
86 - Cf. Gv 5, 30.
87 - 1 Cor 2, 14.
88 - 1 Gv 2, 1.
89 - Gv 14, 16.
90 - Gv 16, 7.
91 - Gv 14, 26.
92 - Is 48, 12-16.
93 - 2 Cor 7, 6.
94 - Dn 3, 87.
95 - Mt 19, 28.
96 - 1 Cor 2, 15.
97 - 1 Cor 6, 15. 19.
98 - Dt 6, 13.
99 - Mt 17, 5.
100 - Lc 2, 51.
101 - Gv 5, 19.
102 - Gv 16, 14.
103 - 1 Cor 2, 11.
104 - Lc 4, 18, 21.
105 - Cf. Lc 4, 1.
106 - Gv 17, 4.
107 - Gv 16, 14.
108 - Cf. Rm 12, 10.
109 - Gv 17, 5.
110 - Gv 16, 15.
111 - Gv 5, 19.
112 - Gv 16, 13.
113 - Gv 16, 15.
114 - Rm 8, 26-27.
115 - Gn 22, 12.
116 - Gal 4, 9.
117 - Ef 4, 30.
118 - Cf. Rm 5, 5.
119 - Rm 8, 15.
120 - Gal 4, 6.
121 - Cf. 1 Gv 2, 16.
122 - Rm 8, 26.
123 - 1 Cor 1, 24.
124 - Gv 1, 14.
125 - Gc 1, 18.
126 - Gv 1, 14.
127 - Sal 2, 7.
128 - Sal 21, 11.
129 - Gv 5, 19.
130 - Gv 5, 23.
131 - Dt 6, 13.
132 - 1 Cor 6, 19. 20.
133 - Gv 6, 44.
134 - Gv 14, 25.
135 - Gv 16, 7.
136 - Gv 14, 6.
137 - Cf. At 17, 28.
138 - Gv 12, 28; 17, 5. 4.
139 - Mt 23, 8.
140 - Gv 1, 9.
141 - Es 31, 13.
142 - Ez 20, 12; cf. Lv 21, 23; 22, 9. 16.
143 - Cf. Rm 11, 36.
144 - Gv 8, 28.
145 - Col 15-16.
146 - Col 1, 16.
147 - Mt 3, 17.
148 - Gv 8, 18.
149 - Sal 85, 10.
150 - Mc 10, 18.
151 - 1 Cor 15, 28.
152 - Ibidem.
153 - Fil 2, 7-8.
11 - Effetti meravigliosi che questa devozione produce in un'anima che vi rimane fedele
Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort
Leggilo nella Biblioteca213. Caro fratello mio, stai sicuro che se sarai fedele alle pratiche interiori ed esteriori di questa devozione, che descriverò più avanti, otterrai degli effetti meravigliosi per la tua anima. 1°. Con l'illuminazione che lo Spirito Santo ti darà per mezzo di Maria, sua cara Sposa, conoscerai il tuo cattivo fondo, la corruzione e l'incapacità a ogni bene; come conseguenza di questa conoscenza, non confiderai in te e penserai a te con repulsione; ti considererai come una lumaca che guasta tutto con la sua bava, o come un rospo che tutto rovina con il suo veleno, o come una serpe infida, che cerca solo di ingannare. L'umile Maria, insomma, ti farà, parte della sua profonda umiltà, che ti farà stimare gli altri e non te stesso, anzi ti farà amare di non essere considerato.
214. 2°. La Santa Vergine ti farà parte della sua fede, che sulla terra è stata più grande della fede di tutti i patriarchi, i profeti, gli apostoli e i santi. Ora che regna nei cieli, non ha più questa fede, perché per la luce della gloria vede con chiarezza ogni cosa in Dio; tuttavia, con il consenso dell'Altissimo, ella non l'ha perduta entrando nella gloria, ma l'ha conservata per mantenerla nella Chiesa militante ai suoi più fedeli servi e serve. Perciò più ti guadagnerai la benevolenza di questa augusta Principessa e Vergine fedele, più fede pura avrai in tutto il tuo agire: una fede pura, che non ti farà preoccupare di cercare il sensibile e lo straordinario; una fede viva e animata dalla carità, che ti farà compiere ogni azione solo per puro amore; una fede ferma e incrollabile come una roccia, che ti permetterà di rimanere saldo e perseverante in mezzo a bufere e tormente; una fede attiva ed efficace, come un misterioso lasciapassare che ti farà entrare in tutti i misteri di Gesù Cristo, nei fini ultimi della vita e nel cuore di Dio stesso; una fede coraggiosa, che ti farà intraprendere senza esitare e portare a termine grandi cose per Dio e per la salvezza delle anime; infine, una fede che sarà la tua fiaccola accesa, la tua vita divina, il tuo tesoro nascosto della divina Sapienza, la tua arma che tutto può: una fede di cui ti servirai per rischiarare quelli che sono nelle tenebre e nell'ombra di morte, per rendere ardenti coloro che sono tiepidi e hanno bisogno dell'oro bruciante della carità, per rendere vivi coloro che sono morti a causa del peccato, per toccare e convertire, con le tue parole dolci e forti, i cuori induriti e i cedri del Libano e, infine, per resistere al demonio e a tutti i nemici del bene.
215. 3°. Questa Madre del bell'amore toglierà dal tuo cuore ogni scrupolo e timore servile disordinato: lo aprirà e dilaterà per correre sulla via dei comandamenti del Figlio suo nella santa libertà dei figli di Dio e per introdurvi il puro amore, di cui ella possiede il tesoro; e così non agirai più per la paura di Dio-amore, come hai fatto tante volte, ma per puro amore. Lo vedrai come il tuo Padre buono, al quale cercherai sempre di piacere, con il quale converserai con fiducia, come un bambino con il suo buon padre. Se per disgrazia ti capitasse di offenderlo, saprai subito umiliarti davanti a lui, domandargli perdono con sincerità e tendergli la mano con semplicità; sarai capace di rialzarti serenamente, senza turbamento né ansia, e continuare il cammino verso di lui senza scoraggiamento.
216. 4°. La Santa Vergine ti colmerà di una grande fiducia in Dio e in lei: 1°. perché non andrai più a Gesù Cristo per conto tuo, ma sempre per mezzo di questa buona Madre, 2°. perché avendole dato tutti i tuoi meriti, le grazie e il valore soddisfattorio, perché ne disponga secondo la sua volontà, ella ti comunicherà le sue virtù e ti rivestirà dei suoi meriti, cosicché tu potrai dire a Dio con fiducia: «Ecco Maria, tua serva; avvenga di me quello che hai detto»; 3°. perché essendoti donato a lei totalmente, corpo e anima, ed essendo ella generosa con i generosi e più generosa di loro, si darà a te in contraccambio, in modo misterioso ma vero, e tu potrai osare dirle: «Io sono tuo, o Vergine Santa, salvami»; o come ho già detto, con il Discepolo amato: «Ti ho accolto, Madre santa, al posto di tutti i miei beni»; potrai ancora dire con san Bonaventura: «Ecco la mia Signora, che mi ha salvato; agirò con fiducia e non temerò, poiché mia forza e mia lode nel Signore sei tu!»; e come dice in un altro passo: «Io sono tutto tuo e tutte le cose mie sono tue, o Vergine gloriosa e benedetta sopra tutto; ti metterò come sigillo sul mio cuore, perché il tuo amore è forte come la morte»; potrai dire a Dio, con i sentimenti del Profeta: «Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo, non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno, come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato é l'anima mia. Sono come un bambino svezzato dai piaceri della terra e appoggiato sul seno di mia madre, ed è su questo seno che sono ricolmato di beni»; 4°. avendo dato a lei in deposito tutto ciò che hai di buono da dare o da conservare, la tua fiducia in lei aumenterà ancora e ti fiderai meno di te stesso e più di lei, che è il tuo tesoro. Oh! quale fiducia e consolazione per un'anima che può dire che il suo tesoro, nel quale ha posto tutto ciò che ha di prezioso, è il tesoro di Dio! Dice un santo: Ella è il tesoro del Signore».
217. 5°. L'anima della Santa Vergine si comunicherà a te per rendere gloria al Signore; il suo spirito entrerà al posto del tuo per rallegrarsi in Dio, suo Salvatore, a condizione che tu rimanga fedele alle pratiche di questa devozione. Dice sant'Ambrogio: «L'anima di Maria sia in ciascuno per glorificare il Signore, o spirito di Maria sia in ciascuno per esultare in Dio». Un sant'uomo dei nostri giorni, tutto immerso in Maria ha detto: Ah! quando verrà quel tempo fortunato nel quale la divina Maria sarà riconosciuta come padrona e sovrana nei cuori, per sottometterli pienamente all'impero del suo grande e unico Gesù? Quando le anime respireranno Maria come i corpi respirano l'aria? Allora accadranno cose meravigliose su questa terra, dove lo Spirito Santo, trovando la sua cara Sposa come riprodotta nelle anime, discenderà con abbondanza e le ricolmerà dei suoi doni, soprattutto del dono della Sapienza, per operavi meraviglie di grazia. Mio caro fratello, quando verrà questo tempo felice, questo secolo di Maria, in cui molte anime scelte e ottenute dall'Altissimo da Maria, perdendosi esse stesse nell'abisso del suo interiore, diventeranno copie viventi di Maria, per amare e glorificare Gesù Cristo? Questo tempo non giungerà se non quando sarà conosciuta e praticata la devozione che io insegno. Perché venga il tuo regno, venga il regno di Maria.
218. 6°. Se Maria, albero di vita, è ben coltivata nella tua anima con la fedeltà alle pratiche di questa devozione, porterà frutto a suo tempo; il suo frutto non è altro che Gesù Cristo. Vedo tanti devoti e devote che cercano Gesù Cristo, gli uni per una via e una pratica, gli altri per un'altra e spesso, dopo aver molto lavorato durante la notte, possono dire: «Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla». Si potrebbe dire loro: «Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; Gesù Cristo è ancora molto debole in voi». Ma per la via immacolata di Maria e questa pratica divina che io propongo, si lavora alla luce del giorno, in ambiente santo e si fatica poco. In Maria non c'è notte, perché non c'è stato il peccato e neppure la minima ombra. Maria è un luogo santo, è il Santo dei santi, dove i santi vengono formati e modellati.
219. Ti prego di notare ciò che ho detto: i santi sono modellati in Maria. C'è una grande differenza tra lo scolpire un'immagine in rilievo, a colpi di martello e scalpello, e il produrla gettandola in un modello. Gli scultori e gli statuari lavorano molto per realizzare le immagini nel primo modo e impiegano molto tempo; ma nel secondo modo, ci mettono poco tempo e faticano meno. Sant'Agostino chiama la Santa Vergine stampo di Dio, uno stampo adatto a dare forma e a modellare degli esseri divini. Chi viene gettato in questo divino stampo, viene presto formato e modellato in Gesù Cristo e Gesù Cristo in lui: con poca spesa e in poco tempo, diventerà dio, poiché è stato gettato nel medesimo stampo che ha dato forma a un Dio.
220. Mi sembra di poter paragonare molto a proposito i direttori spirituali e le persone devote che vogliono formare Gesù Cristo in s? o negli altri per mezzo di altre pratiche diverse da questa, agli scultori che ripongono fiducia nel loro saper fare, nel loro ingegno e nella propria arte: essi danno un'infinità di colpi di martello e scalpello a una pietra dura, o a un pezzo di legno ruvido, per farne un immagine di Gesù Cristo; a volte non riescono a dare espressione a Gesù Cristo come egli è, sia per mancanza di conoscenza e di esperienza di Gesù Cristo, sia per qualche colpo dato male, capace di rovinare l'opera. Quelli invece che abbracciano questo segreto di grazia che io propongo, li paragono giustamente a dei fonditori e modellatori, i quali hanno trovato lo stampo buono di Maria, nel quale Gesù Cristo ha preso forma così com’è e in modo divino; essi non si fidano della propria bravura, ma contano unicamente sulla bontà dello stampo, e si gettano, e si perdono in Maria, per diventare il ritratto di Gesù Cristo così com'è.
221. Che bel paragone! E corrisponde a verità. Ma chi lo saprà comprendere? Spero che sia tu, mio caro fratello. Ma ricordati che si getta nello stampo solo un materiale che sia fuso e liquido; devi cioè distruggere e fondere in te il vecchio Adamo, per diventare quello nuovo in Maria.
222. 7°. Per mezzo di questa pratica, osservata molto fedelmente, darai più gloria a Gesù Cristo in meno tempo che non in molti anni con un'altra pratica, anche se più difficile. Eccone le ragioni: 1°. compiendo le tue azioni per mezzo della Santa Vergine, come questa pratica propone, abbandoni le tue intenzioni e le tue azioni, anche se buone e conosciute, per perderti - per così dire - in quelle della Santa Vergine, benché tu non le conosca; in questo modo tu prendi parte alla sublimità delle sue intenzioni, talmente pure, da dare più gloria a Dio con un minimo atto, per esempio filare con la conocchia, o dare un punto d'ago, che non san Lorenzo sulla graticola, con il crudele martirio, o perfino con le azioni più eroiche di tutti i santi: cosicché, durante - la sua permanenza sulla terra, ella ha acquistato un cumulo così inimmaginabile di grazie e di meriti, che sarebbe più facile contare le stelle del cielo, le gocce d'acqua del mare e i granelli di sabbia della spiaggia; ella ha procurato gloria a Dio più di quella che tutti gli angeli e i santi gli hanno dato e gli daranno. O prodigio di Maria! Tu non puoi far a meno di operare prodigi di grazia nelle anime che vogliono veramente perdersi in te.
223. 2°. Un'anima fedele a questa pratica ritiene come un nulla ciò che ella pensa e fa da se stessa; si appoggia invece e trova piacere solo nelle disposizioni di Maria per avvicinarsi a Gesù Cristo o anche per parlare a lui; in questo modo l'anima pratica l'umiltà più di coloro che agiscono da se stessi e che contano, o trovano sottilmente piacere nelle proprie disposizioni; per conseguenza, quest'anima glorifica Dio in modo più alto, poiché egli è glorificato in modo perfetto solo dagli umili e piccoli di cuore.
224. 3°. Un altro motivo è questo: la Vergine Santa, a causa della sua grande carità, accetta sicuramente di ricevere nelle sue mani verginali il dono delle nostre azioni e conferisce loro una bellezza e uno splendore meravigliosi, li offre poi lei stessa a Gesù Cristo, il quale senza dubbio ne risulta più glorificato che se noi li offrissimo con le nostre mani colpevoli. solo in rapporto a Dio; è l'eco di Dio, che non fa che ripetere Dio. Se tu dici Maria, ella risponde Dio. Santa Elisabetta lodò Maria e la disse beata per aver creduto; Maria, eco fedele di Dio, intonò «L 'anima mia magnifica il Signore». Ciò che Maria ha fatto quella volta, lo fa tutti i giorni; quando la si loda, la si ama, la si onora, o ci si dona a lei, è Dio che viene lodato, Dio che è amato, Dio che è onorato ed è a Dio che ci si dona per mezzo di Maria e in Maria.
225. 4°. Infine, c'è un'altra ragione. Ogni volta che tu pensi a Maria, è Maria che pensa a Dio al tuo posto; quando tu lodi e onori Maria, Maria con te loda e onora Dio. Maria è tutta relativa a Dio e potrei dire: ella è la relazione a Dio, che esiste solo in rapporto a Dio; è l’eco di Dio, che non fa che ripetere Dio. Se tu dici Maria, ella risponde Dio. Santa Elisabetta lodò Maria e le disse beata per aver creduto; Maria, eco fedele di Dio, intonò: «L’anima mia magnifica il Signore». Ciò che Maria ha fatto quella volta, lo fa tutti i giorni; quando la si loda, la si ama, la si onora, o ci si dona a lei, è Dio che viene lodato, Dio che è amato, Dio che è onorato ed è a Dio che ci si dona per mezzo di Maria e in Maria.
11-126 Giugno 15, 1916 Nel Divin Volere tutto è completo. Le preghiere più potenti sul cuore di Gesù e che più lo inteneriscono, è vestirsi di tutto ciò che operò e patì Lui stesso.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, mi ha trasformata tutta in Lui e poi mi ha detto:
(2) “Figlia, riversati nel mio Volere per farmi riparazioni complete, il mio Amore ne sente un irresistibile bisogno; a tante offese delle creature vuole una almeno, che frapponendosi tra Me e loro mi dia riparazioni complete, amore per tutti, e strappi da Me grazie per tutti, e questo lo puoi fare solo nel mio Volere, dove troverai Me e tutte le creature. Oh! con quale ansie sto aspettando che entri nel mio Volere, per poter trovare in te i compiacimenti e le riparazioni di tutti, e solo nel mio Volere troverai tutte le cose in atto, perché Io sono motore, attore e spettatore di tutto”.
(3) Ora, mentre ciò diceva, mi sono riversata nel suo Volere, ma chi può dire ciò che vedevo? Mi trovavo a contatto d’ogni pensiero di creatura, la cui vita veniva da Dio, di ciascun pensiero, ed io nel suo Volere mi moltiplicavo in ciascun pensiero, e con la santità del suo Volere riparavo tutto, avevo un grazie per tutti, un’amore per tutti, e così mi moltiplicavo nei sguardi, nelle parole e di tutto il resto, ma chi può dire come ciò succedeva? Mi mancano i vocaboli, e forse le stesse lingue angeliche sarebbero balbuzienti, perciò faccio punto.
(4) Onde, me la sono passata tutta la notte con Gesù nel suo Volere, dopo mi sono sentita la Regina Mamma vicina e mi ha detto:
(5) “Figlia mia, prega”.
(6) Ed io: “Mamma mia, preghiamo insieme, che da sola non so pregare”.
(7) E Lei ha soggiunto: “Le preghiere più potenti sul cuore di mio Figlio e che più lo inteneriscono, è vestirsi la creatura di tutto ciò che operò e patì Lui stesso, avendone fatto dono di tutto alla creatura. Quindi figlia mia, cingi la tua testa delle spine di Gesù, imperla i tuoi occhi delle sue lacrime, impregna la tua lingua della sua amarezza, vesti la tua anima del suo sangue, adornati delle sue piaghe, trafiggi le tue mani e piedi coi suoi chiodi, e come un’altro Cristo presentati innanzi alla sua Divina Maestà, questo spettacolo lo commoverà in modo che non saprà rifiutare nulla all’anima vestita delle sue stesse divise, ma oh! quanto le creature sanno poco servirsi dei doni che mio Figlio gli ha dato! Queste erano le mie preghiere sulla terra, e queste sono nel Cielo”
(8) Onde, insieme ci abbiamo vestito delle divise di Gesù, ed insieme ci siamo presentate innanzi al trono divino, cosa che commoveva tutti, gli angeli ci facevano largo e restavano come sorpresi”. Io ho ringraziato la Mamma e mi sono trovata in me stessa.