Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 1° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Luca 24
1Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.2Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;3ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.4Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.5Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?6Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,7dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno".8Ed esse si ricordarono delle sue parole.
9E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.10Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.11Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
12Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.
13Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus,14e conversavano di tutto quello che era accaduto.15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.16Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.17Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste;18uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?".19Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;20come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.21Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.24Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto".
25Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!26Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?".27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.28Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.29Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro.30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.32Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?".33E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone".35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".37Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.38Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho".40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.41Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?".42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".45Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:46"Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno47e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.48Di questo voi siete testimoni.49E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".
50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.51Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.52Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia;53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Secondo libro dei Re 25
1Nell'anno nono del suo regno, nel decimo mese, il dieci del mese, Nabucodònosor re di Babilonia, con tutto l'esercito, marciò contro Gerusalemme, la circondò da tutte le parti e le costruì intorno opere d'assedio.2La città rimase assediata fino all'undecimo anno del re Sedecìa.3Al nono giorno del quarto mese, quando la fame dominava la città e non c'era più pane per la popolazione,4fu aperta una breccia nelle mura della città. Allora tutti i soldati fuggirono, uscendo dalla città di notte per la via della porta fra le due mura, presso il giardino del re e, mentre i Caldei erano tutt'intorno alla città, presero la via dell'Araba.
5I soldati dei Caldei inseguirono il re nelle steppe di Gèrico, mentre tutto il suo esercito si disperse abbandonandolo.6Il re fu preso e condotto dal re di Babilonia a Ribla ove fu pronunziata contro di lui la sentenza.7Furono uccisi alla presenza di Sedecìa i suoi figli e a lui Nabucodònosor fece cavare gli occhi, l'incatenò e lo condusse a Babilonia.
8Il settimo giorno del quinto mese - era l'anno decimonono del re Nabucodònosor re di Babilonia - Nabuzardàn, capo delle guardie, ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme,9bruciò il tempio, la reggia e tutte le case di Gerusalemme, dando alle fiamme tutte le case di lusso.10Tutto l'esercito dei Caldei, che era con il capo delle guardie, demolì il muro intorno a Gerusalemme.11Nabuzardàn capo delle guardie deportò il resto del popolo che era stato lasciato in città, quanti erano passati disertori al re di Babilonia e il resto della moltitudine.12Il capo delle guardie lasciò alcuni fra i più poveri del paese come vignaioli e come campagnoli.13I Caldei fecero a pezzi le colonne di bronzo che erano nel tempio, le basi e il bacino grande di bronzo, che erano ivi, e asportarono tutto il loro bronzo in Babilonia.14Essi presero ancora le caldaie, le palette, i coltelli, le coppe e tutte le suppellettili di bronzo che servivano al culto.15Il capo delle guardie prese ancora i bracieri e i bacini, quanto era d'oro puro e quanto era d'argento puro.16Quanto alle due colonne, al grande bacino e alle basi, tutto opera di Salomone per il tempio, non si poteva calcolare il peso del loro bronzo, cioè di tutti questi oggetti.17Delle colonne, poi, ciascuna era alta diciotto cubiti ed era sormontata da un capitello di bronzo, la cui altezza era di cinque cubiti; tutto intorno al capitello c'erano un reticolato e melagrane, tutto di bronzo; così pure era l'altra colonna.
18Il capo delle guardie prese Seraià, sacerdote capo, e Zofonia, sacerdote del secondo ordine, insieme con tre custodi della soglia.19Dalla città egli prese un funzionario, che era a capo dei guerrieri, cinque uomini fra gli intimi del re, che furono trovati in città, il segretario del capo dell'esercito, che arruolava il popolo del paese, e sessanta uomini del popolo del paese, che si trovavano in città.20Nabuzardàn capo delle guardie li prese e li condusse al re di Babilonia, a Ribla.21Il re di Babilonia li fece uccidere a Ribla, nel paese di Amat. Così fu deportato Giuda dal suo paese.
22Quanto al popolo che restava nel paese di Giuda, lasciatovi da Nabucodònosor re di Babilonia, gli fu posto a loro capo Godolia figlio di Achikam, figlio di Safàn.23Quando tutti i capi delle bande armate e i loro uomini seppero che il re di Babilonia aveva fatto governatore Godolia, si presentarono a costui in Mizpà. Essi erano: Ismaele figlio di Netania, Giovanni figlio di Kareach, Seraia figlio di Tancumet, il Netofatita e Iaazania figlio del Maacateo, insieme con i loro uomini.24Godolia giurò a loro e ai loro uomini: "Non temete da parte degli ufficiali dei Caldei; rimanete nel paese e servite il re di Babilonia; sarà per il vostro meglio".
25Nel settimo mese venne Ismaele figlio di Netania, figlio di Elisama, di stirpe regale, con dieci uomini; costoro colpirono a morte Godolia, i Giudei e i Caldei che erano con lui in Mizpà.26Tutti, dal più piccolo al più grande, e tutti i capi delle bande armate si mossero per andare in Egitto, perché temevano da parte dei Caldei.
27Ora nell'anno trentasette della deportazione di Ioiachìn, re di Giuda, nel decimosecondo mese, il ventisette del mese, Evil-Merodach re di Babilonia, nell'anno in cui divenne re, fece grazia a Ioiachìn re di Giuda e lo fece uscire dalla prigione.28Gli parlò con benevolenza, gli assegnò un seggio superiore ai seggi dei re che si trovavano con lui in Babilonia29e gli fece cambiare le vesti che aveva portato nella prigione. Ioiachìn mangiò sempre dalla tavola del re per tutto il resto della sua vita.30Il suo vitto quotidiano gli fu assicurato sempre dal re di Babilonia, finché visse.
Proverbi 16
1All'uomo appartengono i progetti della mente,
ma dal Signore viene la risposta.
2Tutte le vie dell'uomo sembrano pure ai suoi occhi,
ma chi scruta gli spiriti è il Signore.
3Affida al Signore la tua attività
e i tuoi progetti riusciranno.
4Il Signore ha fatto tutto per un fine,
anche l'empio per il giorno della sventura.
5È un abominio per il Signore ogni cuore superbo,
certamente non resterà impunito.
6Con la bontà e la fedeltà si espia la colpa,
con il timore del Signore si evita il male.
7Quando il Signore si compiace della condotta di un uomo,
riconcilia con lui anche i suoi nemici.
8Poco con onestà è meglio
di molte rendite senza giustizia.
9La mente dell'uomo pensa molto alla sua via,
ma il Signore dirige i suoi passi.
10Un oracolo è sulle labbra del re,
in giudizio la sua bocca non sbaglia.
11La stadera e le bilance giuste appartengono al Signore,
sono opera sua tutti i pesi del sacchetto.
12È in abominio ai re commettere un'azione iniqua,
poiché il trono si consolida con la giustizia.
13Delle labbra giuste si compiace il re
e ama chi parla con rettitudine.
14L'ira del re è messaggera di morte,
ma l'uomo saggio la placherà.
15Nello splendore del volto del re è la vita,
il suo favore è come nube di primavera.
16È molto meglio possedere la sapienza che l'oro,
il possesso dell'intelligenza è preferibile all'argento.
17La strada degli uomini retti è evitare il male,
conserva la vita chi controlla la sua via.
18Prima della rovina viene l'orgoglio
e prima della caduta lo spirito altero.
19È meglio abbassarsi con gli umili
che spartire la preda con i superbi.
20Chi è prudente nella parola troverà il bene
e chi confida nel Signore è beato.
21Sarà chiamato intelligente chi è saggio di mente;
il linguaggio dolce aumenta la dottrina.
22Fonte di vita è la prudenza per chi la possiede,
castigo degli stolti è la stoltezza.
23Una mente saggia rende prudente la bocca
e sulle sue labbra aumenta la dottrina.
24Favo di miele sono le parole gentili,
dolcezza per l'anima e refrigerio per il corpo.
25C'è una via che pare diritta a qualcuno,
ma sbocca in sentieri di morte.
26L'appetito del lavoratore lavora per lui,
perché la sua bocca lo stimola.
27L'uomo perverso produce la sciagura,
sulle sue labbra c'è come un fuoco ardente.
28L'uomo ambiguo provoca litigi,
chi calunnia divide gli amici.
29L'uomo violento seduce il prossimo
e lo spinge per una via non buona.
30Chi socchiude gli occhi medita inganni,
chi stringe le labbra ha già commesso il male.
31Corona magnifica è la canizie,
ed essa si trova sulla via della giustizia.
32Il paziente val più di un eroe,
chi domina se stesso val più di chi conquista una città.
33Nel grembo si getta la sorte,
ma la decisione dipende tutta dal Signore.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Geremia 10
1Ascoltate la parola che il Signore vi rivolge,
casa di Israele.
2Così dice il Signore:
"Non imitate la condotta delle genti
e non abbiate paura dei segni del cielo,
perché le genti hanno paura di essi.
3Poiché ciò che è il terrore dei popoli è un nulla,
non è che un legno tagliato nel bosco,
opera delle mani di chi lavora con l'ascia.
4È ornato di argento e di oro,
è fissato con chiodi e con martelli,
perché non si muova.
5Gli idoli sono come uno spauracchio
in un campo di cocòmeri,
non sanno parlare,
bisogna portarli, perché non camminano.
Non temeteli, perché non fanno alcun male,
come non è loro potere fare il bene".
6Non sono come te, Signore;
tu sei grande
e grande la potenza del tuo nome.
7Chi non ti temerà, re delle nazioni?
Questo ti conviene,
poiché fra tutti i saggi delle nazioni
e in tutti i loro regni
nessuno è simile a te.
8Sono allo stesso tempo stolti e testardi;
vana la loro dottrina, come un legno.
9Argento battuto e laminato portato da Tarsìs
e oro di Ofir,
lavoro di artista e di mano di orafo,
di porpora e di scarlatto è la loro veste:
tutti lavori di abili artisti.
10Il Signore, invece, è il vero Dio,
egli è Dio vivente e re eterno;
al suo sdegno trema la terra,
i popoli non resistono al suo furore.
11Direte loro:
"Gli dèi che non hanno fatto il cielo e la terra scompariranno dalla terra e sotto il cielo".
12Egli ha formato la terra con potenza,
ha fissato il mondo con sapienza,
con intelligenza ha disteso i cieli.
13Al rombo della sua voce rumoreggiano le acque nel cielo.
Egli fa salire le nubi dall'estremità della terra,
produce lampi per la pioggia
e manda fuori il vento dalle sue riserve.
14Rimane inebetito ogni uomo, senza comprendere;
resta confuso ogni orafo per i suoi idoli,
poiché è menzogna ciò che ha fuso
e non ha soffio vitale.
15Essi sono vanità, opere ridicole;
al tempo del loro castigo periranno.
16Non è tale l'eredità di Giacobbe,
perché egli ha formato ogni cosa.
Israele è la tribù della sua eredità,
Signore degli eserciti è il suo nome.
17Raccogli il tuo fardello fuori dal paese,
tu che sei cinta d'assedio,
18poiché dice il Signore:
"Ecco, questa volta, caccerò lontano
gli abitanti del paese;
li ridurrò alle strette, perché mi ritrovino".
19Guai a me a causa della mia ferita;
la mia piaga è incurabile.
Eppure io avevo pensato:
"È solo un dolore che io posso sopportare".
20La mia tenda è sfasciata
tutte le mie corde sono rotte.
I miei figli si sono allontanati da me e più non sono.
Nessuno pianta ancora la mia tenda
e stende i miei teli.
21I pastori sono diventati insensati,
non hanno ricercato più il Signore;
per questo non hanno avuto successo,
anzi è disperso tutto il loro gregge.
22Si ode un rumore che avanza
e un grande frastuono giunge da settentrione,
per ridurre le città di Giuda un deserto,
un rifugio di sciacalli.
23"Lo so, Signore, che l'uomo non è padrone della sua via,
non è in potere di chi cammina il dirigere i suoi passi.
24Correggimi, Signore, ma con giusta misura,
non secondo la tua ira, per non farmi vacillare".
25Riversa la tua collera sui popoli
che non ti conoscono
e sulle stirpi
che non invocano il tuo nome,
poiché hanno divorato Giacobbe
l'hanno divorato e consumato,
e hanno distrutto la sua dimora.
Apocalisse 18
1Dopo ciò, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere e la terra fu illuminata dal suo splendore.
2Gridò a gran voce:
"È caduta, è caduta
Babilonia la grande
ed è diventata covo di demòni,
carcere di ogni spirito immondo,
carcere d'ogni uccello impuro e aborrito
e carcere di ogni bestia immonda e aborrita.
3Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino
della sua sfrenata prostituzione,
i re della terra si sono prostituiti con essa
e i mercanti della terra si sono arricchiti
del suo lusso sfrenato".
4Poi udii un'altra voce dal cielo:
"Uscite, popolo mio, da Babilonia
per non associarvi ai suoi peccati
e non ricevere parte dei suoi flagelli.
5Perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo
e Dio si è ricordato delle sue iniquità.
6Pagatela con la sua stessa moneta,
retribuitele il doppio dei suoi misfatti.
Versatele doppia misura nella coppa con cui mesceva.
7Tutto ciò che ha speso per la sua gloria e il suo lusso,
restituiteglielo in tanto tormento e afflizione.
Poiché diceva in cuor suo:
Io seggo regina,
vedova non sono e lutto non vedrò;
8per questo, in un solo giorno,
verranno su di lei questi flagelli:
morte, lutto e fame;
sarà bruciata dal fuoco,
poiché potente Signore è Dio
che l'ha condannata".
9I re della terra che si sono prostituiti e han vissuto nel fasto con essa piangeranno e si lamenteranno a causa di lei, quando vedranno il fumo del suo incendio,10tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti e diranno:
"Guai, guai, immensa città,
Babilonia, possente città;
in un'ora sola è giunta la tua condanna!".
11Anche i mercanti della terra piangono e gemono su di lei, perché nessuno compera più le loro merci:12carichi d'oro, d'argento e di pietre preziose, di perle, di lino, di porpora, di seta e di scarlatto; legni profumati di ogni specie, oggetti d'avorio, di legno, di bronzo, di ferro, di marmo;13cinnamòmo, amòmo, profumi, unguento, incenso, vino, olio, fior di farina, frumento, bestiame, greggi, cavalli, cocchi, schiavi e vite umane.
14"I frutti che ti piacevano tanto,
tutto quel lusso e quello splendore
sono perduti per te,
mai più potranno trovarli".
15I mercanti divenuti ricchi per essa, si terranno a distanza per timore dei suoi tormenti; piangendo e gemendo, diranno:
16"Guai, guai, immensa città,
tutta ammantata di bisso,
di porpora e di scarlatto,
adorna d'oro,
di pietre preziose e di perle!
17In un'ora sola
è andata dispersa sì grande ricchezza!".
Tutti i comandanti di navi e l'intera ciurma, i naviganti e quanti commerciano per mare se ne stanno a distanza,18e gridano guardando il fumo del suo incendio: "Quale città fu mai somigliante all'immensa città?".19Gettandosi sul capo la polvere gridano, piangono e gemono:
"Guai, guai, immensa città,
del cui lusso arricchirono
quanti avevano navi sul mare!
In un'ora sola fu ridotta a un deserto!
20Esulta, o cielo, su di essa,
e voi, santi, apostoli, profeti,
perché condannando Babilonia
Dio vi ha reso giustizia!".
21Un angelo possente prese allora una pietra grande come una mola, e la gettò nel mare esclamando:
"Con la stessa violenza sarà precipitata
Babilonia, la grande città
e più non riapparirà.
22La voce degli arpisti e dei musici,
dei flautisti e dei suonatori di tromba,
non si udrà più in te;
ed ogni artigiano di qualsiasi mestiere
non si troverà più in te;
e la voce della mola
non si udrà più in te;
23e la luce della lampada
non brillerà più in te;
e voce di sposo e di sposa
non si udrà più in te.
Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra;
perché tutte le nazioni dalle tue malìe furon sedotte.
24In essa fu trovato il sangue dei profeti e dei santi
e di tutti coloro che furono uccisi sulla terra".
Capitolo X: La gratitudine per la grazia divina
Leggilo nella Biblioteca1. Perché vai cercando quiete, dal momento che sei nato per la tribolazione? Disponiti a patire, più che ad essere consolato; a portare la croce, più che a ricevere gioia. Anche tra coloro che vivono nel mondo, chi non sarebbe felice - se potesse ottenerli in ogni momento - di non avere il conforto e la letizia dello spirito, poiché le gioie spirituali superano tutti i piaceri mondani e le delizie materiali? Le delizie del mondo sono tutte vuote o poco buone; mentre le delizie spirituali, esse soltanto, sono veramente piene di gioia ed innocenti, frutto delle virtù e dono soprannaturale di Dio agli spiriti puri. In verità però nessuno può godere a suo talento di queste divine consolazione, perché il tempo della tentazione non dà lunga tregua. E poi una falsa libertà di spirito e una eccessiva fiducia in se stessi sono di grande ostacolo a questa visita dall'alto. Dio ci fa dono dandoci la consolazione della grazia; ma l'uomo risponde in modo riprovevole se non attribuisce tutto a Dio con gratitudine. E così non possono fluire su di noi i doni della grazia, perché non sentiamo gratitudine per colui dal quale essa proviene e non riportiamo tutto alla sua fonte originaria. La grazia sarà sempre dovuta a chi è giustamente grato; mentre al superbo sarà tolto quello che suole esser dato all'umile. Non voglio una consolazione che mi tolga la compunzione del cuore; non desidero una contemplazione che mi porti alla superbia. Ché non tutto ciò che è alto è santo; non tutto ciò che è soave è buono; non tutti i desideri sono puri; non tutto ciò che è caro è gradito a Dio. Invece, accolgo con gioia una grazia che mi faccia essere sempre più umile e timorato, e che mi renda più pronto a lasciare me stesso. Colui che è stato formato dal dono della grazia ed ammaestrato dalla dura sottrazione di essa, non oserà mai attribuirsi un briciolo di bene; egli riconoscerà piuttosto di essere povero e nudo.
2. Da' a Dio ciò che è di Dio, e attribuisci a te ciò che è tuo: mostrati riconoscente a Dio per la grazia, e a te attribuisci soltanto il peccato, cosciente di meritare una pena per la colpa commessa. Mettiti al posto più basso, e ti sarà dato il più alto; giacché la massima elevazione non si ha che con il massimo abbassamento. I santi più alti agli occhi di Dio sono quelli che, ai propri occhi , sono i più bassi; essi hanno una gloria tanto più grande quanto più si sono sentiti umili. Ripieni della verità e della gloria celeste, non desiderano la vana gloria di questo mondo; basati saldamente in Dio, non possono in alcun modo insuperbire. Essi, che attribuiscono a Dio tutto quel che hanno ricevuto di bene, non vanno cercando di essere esaltati l'uno dall'altro, ma vogliono invece quella gloria, che viene soltanto da Dio; aspirano e sono tutti tesi a questo: che, in loro stessi e in tutti i beati, sia lodato Iddio sopra ogni cosa. Sii dunque riconoscente anche per la più piccola cosa; così sarai degno di ricevere doni più grandi. La cosa più piccola sia per te come la più grande; quello che è più disprezzabile sia per te come un dono straordinario. Se si guarda all'altezza di colui che lo dà, nessun dono sembrerà piccolo o troppo poco apprezzabile. Non è piccolo infatti ciò che ci viene dato dal Dio eccelso. Anche se ci desse pene e tribolazioni, tutto questo deve esserci gradito, perché il Signore opera sempre per la nostra salvezza, qualunque cosa permetta che ci accada. Chi vuol conservare la grazia divina, sia riconoscente quando gli viene concessa, e sappia sopportare quando gli viene tolta; preghi perché essa ritorni, sia prudente ed umile affinché non abbia a perderla.
DISCORSO 66 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 11, 2: "GIOVANNI, CH'ERA IN PRIGIONE,. SENTÌ PARLARE DI CIÒ CHE FACEVA CRISTO" ECC.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaTestimonianza di Giovanni su Cristo.
1. Il brano del santo Vangelo ch'è stato letto ci ha proposto la questione di Giovanni Battista. Ci aiuti il Signore a risolverla per voi, nel modo ch'egli la risolve a noi. Come avete udito, Giovanni fu lodato per la testimonianza da lui data su Cristo, ed elogiato in quanto tra i nati di donna non era nato nessuno più grande di lui 1. Più grande di lui era però il nato dalla Vergine. Quanto più grande? L'araldo stesso ci dica la distanza che passa tra lui e il giudice, di cui è l'araldo. Giovanni infatti precedette bensì il Cristo sia nel nascere che nell'annunciarlo, ma lo precedette come un umile servo obbediente senza mettersi al di sopra di lui. In realtà tutti gli ufficiali giudiziari camminano davanti al giudice, ma essi che si avviano per primi, vengono dopo di lui per dignità. Quanto grande fu dunque la testimonianza resa a Cristo da Giovanni? Tanto grande, da fargli dire che non era degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali 2. Che cos'altro? Noi - dice la Scrittura - abbiamo ricevuto tutto dalla sua ricchezza 3. Egli confessò d'essere solo una lampada accesa da lui e perciò si rifugiò ai suoi piedi per paura che, innalzandosi, venisse spenta dal vento della superbia. Era tanto grande, ch'era creduto il Cristo, e se egli stesso non avesse confessato di non esserlo, sarebbe rimasto l'errore e si sarebbe continuato a credere ch'era lui il Cristo. Il popolo gli tributava onore ed egli lo rifiutava. Qui sta la sua umiltà! La gente sbagliava nel reputarlo più grande di quello ch'era ed egli si umiliava. egli non voleva la grandezza attribuitagli dalle parole degli uomini, perché aveva compreso che cosa era "la Parola" di Dio.
Testimonianza di Cristo su Giovanni.
2. Questa dunque è la testimonianza resa a Cristo da Giovanni; che cosa disse Cristo di Giovanni? L'abbiamo udito poc'anzi: Cominciò a parlare di Giovanni alla folla: Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 4. No di sicuro, poiché Giovanni non si lasciava sballottare da ogni vento di dottrina. Che cosa allora siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti morbidi? 5. No, perché Giovanni era vestito d'un abito ruvido; portava infatti un abito fatto di peli di cammello, non di piume. Ma che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, anzi uno più grande d'un profeta 6. Perché più grande di un profeta? Perché i Profeti avevano predetto che sarebbe venuto il Signore che desideravano vedere, ma non lo videro; a lui invece fu concesso ciò ch'essi avevano cercato invano. Giovanni infatti vide il Signore, lo vide, puntò il dito verso di lui e disse: Ecco l'agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo 7. Eccolo qui. Era già venuto ma non era riconosciuto; per questo la gente si era formato un errato concetto di lui. Ecco, è qui Colui che i Patriarchi desideravano vedere, che i Profeti preannunciarono, ch'era stato prefigurato dalla Legge. Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che prende su di sé i peccati del mondo. Egli rese questa bella testimonianza al Signore e il Signore a lui: Tra i nati di donna - disse - non è sorto nessuno più grande di Giovanni il Battezzatore; chi però è il più piccolo nel regno dei cieli, è più grande di lui 8. Più piccolo per l'età, più grande per la maestà. Disse ciò volendo far intendere se stesso. Tra gli uomini Giovanni è molto grande in quanto solo Cristo è più grande di lui tra gli uomini. Queste parole: Tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni il Battezzatore, tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui, si potrebbero intendere in senso più preciso e spiegarle diversamente, non come ho detto poco prima. Dicendo: Chi però è il più piccolo nel regno dei cieli è più grande, Gesù voleva parlare del regno dei cieli ove sono gli angeli; chi dunque è più piccolo tra gli angeli è più grande di Giovanni. Ci ha raccomandato il regno che dobbiamo desiderare; ci ha proposto la città di cui dobbiamo bramare d'essere cittadini. Quali e quanto grandi cittadini di quella città noi saremo! Chi lassù è il più piccolo, è più grande di Giovanni. E chi era Giovanni? Era colui del quale tra i nati di donna nessuno è stato più grande.
Si obietta: Giovanni dubitò forse di Cristo?
3. Abbiamo udito la verace e bella testimonianza resa da Giovanni a Cristo e da Cristo a Giovanni. Che significa dunque il fatto che Giovanni mentre era rinchiuso in carcere, ov'era destinato ad essere ucciso presto, mandò da Cristo i suoi discepoli, e disse loro: Andate e domandategli: Sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? 9. A questo si riduce tutto l'elogio che di lui aveva fatto? L'elogio è forse diventato un dubbio? Che cosa dici, Giovanni? A chi lo dici? Perché lo dici? Lo dici al giudice, tu, suo banditore. Sei stato tu a tendere il dito, a mostrarlo, e a dire: Ecco l'agnello di Dio che si addossa i peccati del mondo 10. Sei stato tu a dire: Tutti noi abbiamo preso dalla sua ricchezza 11. Sei stato tu a dire: Non sono degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali 12, e adesso tu dici: Sei tu che devi venire o dobbiamo aspettare un altro? Non è proprio lui stesso? E tu chi sei? Non sei forse il suo precursore? Non sei forse tu colui del quale è stato predetto: Ecco, io mando il mio messaggiero davanti a te; egli ti preparerà la strada 13? Come mai prepari la strada e tu vai fuori strada? I discepoli di Giovanni si recarono dunque dal Signore, che rispose loro: Andate a dire a Giovanni: I ciechi vedono, i sordi odono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono guariti, la salvezza viene annunciata ai poveri; beato chi non si scandalizzerà a causa mia 14. Non dovete sospettare che Giovanni si fosse scandalizzato di Cristo. Eppure sembra che le parole abbiano questo significato: Sei tu che devi venire? Domandalo alle opere. I ciechi vedono, i sordi odono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono guariti, i morti risorgono, la salvezza viene annunciata ai poveri; e tu chiedi se sono io? Le mie parole - dice- sono le mie opere. Andate e riferite. Lo disse mentre quelli se ne andavano via... 15. Per impedire che qualcuno per caso dicesse: "Giovanni prima era un uomo dabbene, ma poi lo Spirito di Dio lo abbandonò", per questo Gesù parlò così dopo la partenza dei discepoli inviati da Giovanni; solo dopo la loro partenza Gesù fece l'elogio di Giovanni.
Si risolve l'obiezione.
4. Che cosa dunque vuol dire quest'oscura questione? Risplenda il sole, alla luce del quale si accese quella lampada. La soluzione che noi diamo è del tutto evidente. Giovanni aveva dei discepoli suoi personali; egli però era un testimone non separato ma preparato. Era infatti opportuno che la testimonianza a Cristo fosse resa da uno che avesse anch'egli dei discepoli e avrebbe potuto essere geloso se avesse dato a vedere d'essere invidioso. I discepoli di Giovanni tenevano in grande stima il loro maestro; avevano sentito la testimonianza resa da lui a Cristo e n'erano rimasti stupiti; per questo sul punto di morire egli volle che ne avessero la conferma da Cristo. Senza dubbio quelli pensavano tra se stessi: "Costui dice di lui cose tanto grandi, mentre non le dice di se stesso". Andate a chiedergli: non perché io dubiti, ma perché siate informati voi. Andate a chiedergli: sentite da lui ciò che sono solito dire io: avete udito il banditore, abbiate ora la conferma del giudice. Andate a chiedergli: Sei tu che devi venire, o dobbiamo aspettare un altro? Andarono, chiesero, per loro non per Giovanni. E per dare una risposta ad essi Cristo disse: I ciechi vedono, i sordi odono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono guariti, i morti risorgono, ai poveri è annunciata la salvezza. Voi mi vedete, riconoscetemi: vedete le opere, riconoscete chi le compie. E beato chi non si scandalizzerà di me. Ma questo lo dico di voi, non di Giovanni. Poiché per farci capire che non lo diceva di Giovanni, Cristo cominciò a parlare di Giovanni alla folla mentre quelli se ne andavano: fece l'elogio veridico di lui chi era verace, anzi la Verità.
La cura dei poveri.
5. Penso che il problema da noi discusso sia stato risolto a sufficienza. Basti dunque aver condotto il discorso fino alla sua soluzione. Ricordatevi dei poveri: fate il vostro dovere, voi che non l'avete fatto ancora. Credetemi: non ci perderete; al contrario perderete solo questo, che cioè non spenderete per i giochi del circo. Ormai bisogna dare ai poveri ciò che avete offerto; parlo di voi che avete già offerto. Ma abbiamo molto meno rispetto alla somma che siete soliti offrire: scrollatevi di dosso la pigrizia. Io mi son fatto il mendicante dei mendicanti. A me però che ne viene? Ch'io sia pure il mendicante dei mendicanti affinché voi siate annoverati nel numero dei figli.
1 - Cf. Mt 11, 11.
2 - Gv 1, 27.
3 - Gv 1, 16.
4 - Mt 11, 7.
5 - Mt 11, 8.
6 - Mt 11, 9.
7 - Gv 1, 29.
8 - Mt 11, 11.
9 - Mt 11, 2-3.
10 - Gv 1, 19.
11 - Gv 1, 16.
12 - Gv 1, 27.
13 - Mt 11, 10.
14 - Mt 11, 4-6.
15 - Mt 11, 4. 7.
21 - Il Signore prepara Maria santissima per la fuga in Egitto e l'angelo parla a san Giuseppe, altre avvertenze a questo riguardo.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca606. Quando Maria santissima ed il gloriosissimo san Giuseppe ritornarono dall'aver presentato nel tempio il loro bambino Gesù, stabilirono di trattenersi in Gerusalemme nove giorni, per andare al tempio nove volte e offrire ogni giorno la sacra ostia del figlio loro affidato, quale rendimento di grazie per lo straordinario favore che avevano ricevuto tra tutte le creature. La divina Signora venerava con speciale devozione il numero nove, in memoria dei nove giorni nei quali fu preparata ed abbellita per l'incarnazione del Verbo, come si disse all'inizio di questa seconda parte nei primi dieci capitoli; ed anche per i nove mesi, nei quali lo portò nel suo grembo verginale. E con questa considerazione desiderava far la novena con il suo Dio bambino, presentandolo altrettante volte all'eterno Padre, come offerta gradita per i sublimi ideali che la gran Signora aveva. Cominciarono la novena, e ogni giorno andavano al tempio prima dell'ora terza, e stavano fino a sera in orazione. Sceglievano, col bambino Gesù, il luogo più basso, da cui potessero degnamente ricevere quel meritato onore che il padrone del convito diede nel Vangelo all'umile invitato, quando gli disse: «Amico, passa più avanti». Tanto meritò la nostra umilissima Regina; ed in tal modo fece con lei l'eterno Padre, alla cui presenza ella elevava il suo spirito. In uno di questi giorni pregò, e disse:
607. «Re altissimo, Signore e creatore dell'universo, sono alla vostra divina presenza come inutile polvere e cenere, che solo la vostra ineffabile bontà ha innalzato alla grazia, che io non conobbi né potei meritare. Mi ritrovo, mio Signore, ad esservi grata, indotta dal torrente impetuoso dei vostri favori. Quale degna ricompensa però potrà offrirvi colei che essendo niente ricevette dalla vostra generosissima mano l'essere e la vita, e anche misericordie e favori senza paragoni? Colei che è creatura limitata, quale contraccambio potrà rendere alla vostra immensa grandezza, quale ossequio alla Maestà vostra, quale regalo alla vostra divinità infinita? La mia anima, il mio essere e le mie facoltà, tutto ricevetti e ricevo dalla vostra mano. Molte volte l'ho sacrificato ed offerto alla vostra gloria. Confesso il mio debito non solo per ciò che mi avete dato, ma molto più per l'amore con il quale me lo avete donato. Fra tutte le creature, inoltre, la vostra bontà infinita mi preservò dalla contaminazione della colpa e mi elesse per dare natura umana al vostro Unigenito, per portarlo nel mio grembo ed al mio petto, pur essendo, come figlia di Adamo, di natura fragile e terrena. Conosco, o altissimo Signore, questa vostra ineffabile bontà e, nel volerne essere riconoscente, viene meno il mio cuore e la mia vita si trasforma in amore del vostro divino amore. Vedo di non avere nulla con cui ripagare tutto quello che la vostra potenza ha manifestato nella vostra serva, ma già il mio cuore si rianima e si rallegra pensando a colui che devo offrire alla vostra grandezza. Egli è una cosa sola con voi nella sostanza, uguale nella maestà, nelle perfezioni e negli attributi; la generazione del vostro intelletto, l'immagine del vostro essere, la pienezza del vostro stesso compiacimento, il vostro unigenito e dilettissimo Figlio. Questo è, o eterno Padre ed altissimo Dio, il dono che vi offro, la vittima che vi presento, sicura che l'accetterete. Avendolo ricevuto Dio, ve lo restituisco Dio ed uomo insieme. Io non ho, Signore, né avranno le creature altra cosa maggiore da dare, né vostra Maestà avrà mai altro dono più prezioso da domandare loro. È così grande che basta come ricompensa di quanto io ho ricevuto. In nome loro e mio lo offro e lo presento alla vostra grandezza. Sono Madre del vostro Unigenito e nel dargli carne umana lo feci fratello dei mortali, di cui egli volle essere redentore e maestro. A me compete essere loro protettrice, prendere la loro causa come mia, e pregare per la loro salvezza. Padre del mio Unigenito, Dio delle misericordie, io ve lo offro con tutto il mio cuore; con lui e per lui chiedo che perdoniate ai peccatori, che spargiate sopra il genere umano le vostre consuete misericordie, e che facciate nuovi prodigi, compiendo ancora le vostre meraviglie. Questi è il leone di Giuda, divenuto ora agnello per togliere i peccati del mondo. Questo è il tesoro della vostra divinità».
608. Queste ed altre simili preghiere la Madre della pietà e misericordia fece nei primi giorni della novena cominciata nel tempio. L'eterno Padre rispose a tutte, accettandole insieme all'offerta del suo Unigenito come sacrificio gradito, e s'innamorò di nuovo della purezza della sua unica ed eletta figlia, contemplandone con compiacimento la santità. Come ricompensa di queste suppliche l'invincibile Signore le concesse grandi e nuovi privilegi, grazie ai quali ella avrebbe ottenuto, per i suoi devoti, tutto quanto avesse domandato, fino alla fine dei tempi. Inoltre, i grandi peccatori, quando si fossero avvalsi della sua intercessione, avrebbero ottenuto il perdono. Infine, nella Chiesa di Cristo suo figlio santissimo, ella sarebbe stata con lui cooperatrice e maestra, specialmente dopo la sua ascensione al cielo, quando cioè sarebbe rimasta in terra come mediatrice della potenza divina, come si dirà nella terza parte di questa Storia. L'Altissimo comunicò a Maria santissima, in queste suppliche, molti altri favori e misteri che non si possono spiegare a parole, né manifestare con i miei termini limitati.
609. Al quinto giorno dopo la presentazione e la purificazione, trovandosi la divina Signora nel tempio con il suo Dio bambino nelle braccia, le si manifestò la Divinità, benché non intuitivamente. Subito fu tutta trasfigurata e ricolmata di Spirito Santo. Ne era già traboccante, tuttavia Dio, infinito nel suo potere e nelle sue ricchezze, non dona mai così tanto che non gli resti più nulla da donare alle semplici creature. In questa visione astrattiva l'Altissimo volle preparare di nuovo la sua unica sposa, predisponendola alle sofferenze che la sovrastavano. Parlandole e confortandola, le disse: «Sposa e colomba mia, le tue intenzioni e i tuoi desideri sono graditi ai miei occhi ed in essi mi diletto sempre. Non puoi però proseguire la novena che hai iniziato, perché voglio che tu soffra in altro modo per amore mio. Per allevare tuo figlio e salvargli la vita uscirai dalla tua casa e, con lui e con il tuo sposo Giuseppe, lascerai la tua patria; vi trasferirete in Egitto, dove dimorerete sino a che io ordinerò diversamente, perché Erode vuole la morte del bambino. Il viaggio è lungo, scomodo e pieno di disagi: soffrili per me, perché io sono e sarò sempre con te».
610. Qualunque altra santità e fede avrebbe potuto ammettere qualche turbamento - come l'hanno sofferto in grande misura gli increduli -, vedendo che un Dio onnipotente fugge da un misero mortale, e che, per aver salva la vita, si mette in disparte e si allontana, come se potesse essere davvero capace di questo timore o non fosse uomo e Dio nel tempo stesso. Tuttavia, la prudentissima ed ubbidiente Madre non replicò né dubitò, e nemmeno si turbò o alterò a questa impensata novità. Ella così rispose: «Signore e padrone mio, la vostra serva è qui con il cuore disposto a morire, se sarà necessario, per amor vostro; disponete di me secondo la vostra volontà. Solo chiedo che la vostra immensa bontà, non considerando la scarsità dei miei meriti e le mie ingratitudini, non permetta che arrivi ad essere contristato il mio Figlio e signore, ma che le sofferenze vengano solo sopra di me, che merito di patirle». Il Signore la affidò a san Giuseppe, affinché ella, in questo viaggio, vi si attenesse in tutto. Con ciò finì la visione, nella quale fu solo elevata nell'anima senza perdere i sensi, dal momento che teneva nelle braccia il bambino Gesù. Da questa, tuttavia, traboccarono nei sensi altri doni spirituali, quasi testimoniando che l'anima stava più dove amava che nel corpo che vivificava.
611. L'amore incomparabile che ella portava al suo santissimo Figlio, riflettendo sulle sofferenze sovrastanti il bambino e che aveva conosciuto nella visione, intenerì alquanto il suo cuore materno e misericordioso. Spargendo molte lacrime, uscì dal tempio per ritirarsi nel suo alloggio, senza manifestare al suo sposo la causa del suo dolore. Egli l'attribuiva alla sola profezia di Simeone, che avevano udito. Siccome, però, il fedelissimo sposo Giuseppe l'amava tanto e di sua natura era gentile e sollecito, si turbò nel vedere che la sua sposa così piangente ed afflitta non gli manifestava la causa di ciò, se una nuova causa vi era. Questo turbamento fu una delle varie ragioni per cui il santo angelo gli parlò in sogno, come accadde in precedenza, circa la gravidanza. In quella medesima notte, mentre san Giuseppe dormiva, gli apparve in sogno lo stesso santo angelo e gli disse come riferisce san Matteo: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Nel medesimo istante si alzò il santo sposo pieno di sollecitudine e di pena, prevedendo quella della sua amatissima sposa. Avvicinatosi alla stanza in cui ella stava ritirata, le disse: «Signora mia, la volontà dell'Altissimo dispone che siamo rattristati. Il suo santo angelo mi ha parlato e manifestato che Dio vuole e ordina che noi col bambino fuggiamo in Egitto, poiché Erode medita di togliergli la vita. Fatevi animo, Signora, in questa sofferenza, e ditemi che cosa posso fare per vostro conforto, poiché la mia vita è a servizio vostro e del nostro dolce bambino».
612. Rispose la Regina: «Sposo e signor mio, se dalla generosissima mano dell'Altissimo riceviamo tanti beni di grazia, è giusto che con gioia accettiamo le fatiche passeggere. Porteremo con noi il Creatore del cielo e della terra; se egli ci ha messi vicino a sé, quale mano sarà tanto potente da farci del male, sia pure quella del re Erode? Il luogo in cui noi portiamo tutto il nostro bene, il sommo bene, il tesoro del cielo, il nostro Signore, la nostra guida e vera luce, non può essere per noi terra d'esilio; anzi, là è il nostro riposo, la nostra porzione e la nostra patria. Abbiamo tutto con la sua presenza; andiamo dunque a compiere la sua volontà». Maria santissima e san Giuseppe si avvicinarono alla culla del bambino che in quel momento, non a caso, dormiva. La divina Madre lo scoprì, ma egli non si svegliò, aspettando le sue tenere e dolorose parole: «Fuggi, mio diletto, simile a gazzella o ad un cerbiatto sopra i monti degli aromi. Vieni, diletto mio, andiamo nei campi, passiamo 1a notte nei villaggi. Dolce amore mio - aggiunse la tenera madre -, agnello mansuetissimo, il vostro potere non viene limitato da quello che hanno i re della terra; tuttavia, con immensa sapienza volete nasconderlo per amore degli stessi uomini. Chi, tra i mortali, può pensare, mio Bene, di togliervi la vita, visto che il vostro potere annienta il loro? Se voi date la vita a tutti'S, perché vogliono toglierla a voi? Se li cercate per dare loro la vita eterna, perché essi tentano di uccidervi? Chi potrà comprendere gli arcani misteri della vostra provvidenza? Suvvia, Signore e luce dell'anima mia, permettetemi ora di svegliarvi perché, anche se dormite, il vostro cuore veglia».
613. Parole simili a queste disse anche san Giuseppe. Subito la divina Madre, inginocchiatasi, svegliò e prese nelle sue braccia il dolcissimo bambino. Egli, per intenerirla di più e per manifestarsi come vero uomo, pianse un poco. Oh, meraviglie dell'Altissimo in cose tanto piccole per il nostro inadeguato discernimento! Subito, però, si calmò e diede in modo visibile, ad entrambi i genitori, la benedizione che essi gli domandavano. Raccogliendo i loro poveri pannicelli nella cassettina che avevano portato, partirono senza indugio poco dopo mezzanotte, conducendo con sé l'asinello sul quale la regina era venuta da Nazaret. In fretta si diressero verso l'Egitto, come dirò nel capitolo seguente.
614. Per concludere, mi fu concesso di comprendere la concordanza di san Matteo e san Luca sopra questo mistero. Tutti e quattro gli Evangelisti scrissero con l'assistenza e la luce dello Spirito Santo e con questa stessa luce ciascuno conosceva ciò che scrivevano gli altri tre e ciò che tralasciavano di dire. Per volontà divina, dunque, tutti e quattro scrissero in alcune parti dei Vangeli i medesimi episodi ed azioni della vita di Cristo, Signore nostro; in altre, invece, gli uni scrissero ciò che tralasciavano gli altri, come risulta dal Vangelo di san Giovanni e dagli altri tre. San Matteo scrisse l'adorazione dei Magi e la fuga in Egitto, ma quest'ultima non fu scritta da san Luca. Egli narrò la circoncisione, la presentazione e la purificazione, che furono tralasciate da san Matteo. Questi, dopo aver narrato il ritorno dei re Magi, comincia subito a raccontare che l'angelo parlò a san Giuseppe affinché fuggissero in Egitto, senza parlare della presentazione. Da ciò, però, non consegue che non vi fu prima la presentazione del Dio bambino, perché è certo che ciò accadde dopo che i re si furono congedati e prima di partire per l'Egitto, come narra san Luca. Così ancora lo stesso san Luca scrive che dopo la presentazione e purificazione ritornarono a Nazaret. Da ciò, però, non consegue che non fossero andati prima in Egitto, perché senza dubbio vi andarono, come scrive san Matteo.
San Luca non parlò di questa fuga, perché già scritta da san Matteo. Ciò accadde immediatamente dopo la presentazione e prima che Maria santissima e san Giuseppe ritornassero a Nazaret. Non dovendo san Luca scrivere questo viaggio, era necessario, per continuare il filo della sua storia, che dopo la presentazione scrivesse il ritorno a Nazaret. Il fatto di dire che, terminato ciò che comandava la legge ritornarono in Galilea, non fu un negare il viaggio in Egitto, ma continuare la narrazione, tralasciando di raccontare la fuga da Erode. Dal medesimo testo di san Luca si desume che l'andata a Nazaret avvenne dopo che furono tornati dall'Egitto. Infatti, egli dice che il bambino cresceva e si fortificava con sapienza e si riconosceva in lui la grazia. Ciò non poteva avvenire prima che fossero giunti gli anni dell'infanzia, quando nei bambini si scopre il principio dell'uso di ragione e cioè dopo il ritorno dall'Egitto.
615. Ho anche compreso quanto sia stolto lo scandalo degli increduli, i quali iniziano ad urtare in questa pietra angolare, Cristo nostro bene, dalla sua fanciullezza, vedendolo fuggire in Egitto per difendersi da Erode, come se in questo vi fosse una mancanza di potere e non già un mistero finalizzato a scopi ben più alti di quello di difendere semplicemente la sua vita dalla crudeltà di un uomo peccatore. Per rasserenare un cuore ben disposto, bastava quello che dice il medesimo Evangelista, secondo il quale si doveva avverare la profezia di Osea, che, in nome del Padre eterno, dice: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. I fini che egli ebbe nell'inviarlo in quel luogo e nel richiamarlo, sono molto misteriosi; di essi parlerò più avanti. Se anche tutte le opere del Verbo non fossero state tanto ammirabili e piene di grazie, nessuno, che abbia buon senso, può biasimare o ignorare l'amabile provvidenza con la quale Dio governa le cause seconde, lasciando operare la volontà umana secondo la sua libertà. Per questa ragione e non per mancanza di potere, permette nel mondo tante ingiurie contro di lui e offese di idolatrie, eresie e di altri peccati, che non sono minori di quello di Erode. Infatti permise quello di Giuda e di coloro che in concreto maltrattarono e crocifissero il Signore Gesù. È chiaro che avrebbe potuto impedire tutto questo, ma non lo fece. Ciò non solamente per operare la redenzione, ma anche perché conseguì per gli uomini di potere agire per mezzo della loro libera volontà, dando ad essi la grazia e gli aiuti che convenivano alla sua divina provvidenza, affinché operassero il bene, se gli uomini avessero voluto usare della loro libertà per il bene, come l'adoperano per il male.
616. Con questa stessa dolcezza della sua provvidenza, egli dona tempo ed aspetta la conversione dei peccatori, come fece con Erode. Se usasse del suo potere assoluto e facesse grandi miracoli per fermare gli effetti delle cause seconde, si sovvertirebbe l'ordine della natura e, in un certo modo, egli sarebbe contrario, come autore della grazia, a se stesso come autore della natura. Perciò Dio riservò i miracoli a momenti particolari, in cui volle manifestare la sua onnipotenza e farsi conoscere come creatore di tutto, senza dipendere dalle medesime cose da lui create e mantenute in vita. Né deve destare sorpresa il fatto che abbia permesso, per mano di Erode, la morte di bambini innocenti. Non era conveniente difenderli con miracoli, poiché quella morte procurò loro la vita eterna con abbondante premio. E questa, senza confronto, vale più della temporale, che si deve posporre e perdere per acquistarla. Se quei bambini fossero vissuti e morti di morte naturale, forse non sarebbero stati tutti salvi. Le opere del Signore sono in tutto giuste e sante, benché noi non riusciamo subito a conoscere le ragioni della sua giustizia, anche se in lui le conosceremo quando lo vedremo faccia a faccia.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
617. Figlia mia, tra le cose che per il tuo insegnamento devi considerare in questo capitolo, la prima sia l'umile riconoscenza dei benefici che ricevi, perché tra le generazioni sei tanto distinta ed arricchita con quello che mio Figlio ed io facciamo verso di te, senza che lo meriti. Io ripetevo molte volte il versetto di Davide: Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Con questo sentimento di gratitudine, mi umiliavo sino alla polvere, stimandomi inutile tra le creature. Ora se tu sai che io facevo ciò, essendo vera Madre di Dio, considera bene quale sia il tuo obbligo, mentre con tanta verità ti devi confessare indegna e immeritevole di quello che ricevi e povera per contraccambiarlo e ripagarlo! Devi supplire a questa inadeguatezza della tua miseria e fragilità, offrendo all'eterno Padre l'ostia viva del suo Unigenito fatto uomo, specialmente quando lo ricevi nell'Eucarestia e lo tieni nel tuo petto. Imiterai Davide, il quale, dopo la domanda che faceva a se stesso su cosa avrebbe dato al Signore per tutti i benefici che gli aveva concesso, rispondeva: «Alzerò i1 calice della salvezza e invocherò il nome del Signore». Devi attendere alla tua salvezza, attuando ciò che conduce ad essa; ricambiare, comportandoti in modo perfetto; invocare il nome del Signore, e offrirgli il suo Unigenito. Egli è colui che fece prodigi e realizzò la salvezza, e che solo può essere contraccambio adeguato di quanto riceveste dalla sua mano onnipotente, sia tu singolarmente sia tutto il genere umano. lo gli diedi natura umana, affinché vivesse fra gli uomini e appartenesse a ciascuno di essi. Egli si pose sotto le specie del pane e del vino per appartenere maggiormente a ciascuno, e perché ognuno ne gioisse e lo offrisse al Padre come sua proprietà. Le anime suppliscono con questa offerta a ciò che senza di essa non potrebbero dare all'Altissimo. Egli ne resta appagato poiché non può desiderare né chiedere agli uomini cosa più gradita.
618. Un'altra offerta da lui molto apprezzata è quella che gli fanno gli uomini abbracciando e sopportando con il medesimo animo e con pazienza le sofferenze e le avversità della vita terrena. Il mio santissimo Figlio ed io fummo eminenti maestri di questa dottrina. E sua Maestà incominciò ad insegnarla dall'istante in cui lo concepii nel mio grembo. Subito iniziammo a peregrinare: già dalla sua nascita soffrimmo la persecuzione nell'esilio a cui ci obbligò Erode ed il patire continuò fino a quando morì sulla croce. Io fui tormentata fino alla fine della mia vita, come tu potrai conoscere e scrivere. Poiché soffrimmo tanto per le creature e per la loro salvezza, desidero che tu, come sua sposa e mia figlia, ci sia simile e ci imiti, soffrendo con cuore grande e faticando per guadagnare al tuo Signore e padrone la salvezza, tanto preziosa ai suoi occhi, delle anime che egli riscattò con la sua vita ed il suo sangue. Non devi mai allontanare alcuna pena, difficoltà, amarezza o sofferenza, se per mezzo di qualcuna di queste puoi guadagnare qualche anima a Dio o aiutarla ad uscire dal peccato e a migliorare la sua vita. Non ti abbatta l'essere così inutile e povera, né il fatto che il tuo sofferto desiderio possa avere poca riuscita, poiché non sai come lo accetterà l'Altissimo e quanto ne rimarrà soddisfatto. Se non fosse per altro, tu devi faticare assiduamente, e non mangiare il pane oziosa nella sua casa.
11 giugno 1976 - SCHIACCIATE I DEMONI
Mons. Ottavio Michelini
Scrivi, figlio, senza nessun timore.
Dillo che Gesú non è contento! Non posso essere contento dinnanzi alla grossolana cecità dei Pastori e dei Sacerdoti per ciò che riguarda il problema sostanziale della Pastorale.
Ti ho già detto qualcosa di Satana e delle sue schiere; non ti ho detto tutto di lui, solo quel tanto di cui devi avere conoscenza. Egli può sulla natura umana molto più di quello che l'uomo può sulla natura animale, e tu vedi quanto l'uomo possa sulla natura animale.
Egli sa indurvi ad un radicale cambiamento del modo di vivere.
L'uomo può dominare un animale, ma Satana può dominare un uomo molto di più, molto di più.
Ti ho parlato poc'anzi di grossolana cecità. Sì, figlio, ed ecco le conseguenze della colpevole inattività di molti Pastori e Sacerdoti di fronte alla febbrile, incessante azione demolitrice del Nemico.
Io Gesù, durante la mia vita pubblica, non mi sono limitato ad annunciare la verità; ho guarito (p.85) infermi, ho liberato ossessi e ritenevo anche questo una parte essenziale della mia pastorale. Oggi non si fa (perché i pastori non vogliono impegnarsi personalmente, e solo qualche rara volta la delegano ad altri) questa parte della pastorale.
Io l'ho delegata ai miei Apostoli perché gli Apostoli e i loro successori la compissero. Se l'ho fatto io, Gesù, anche i Pastori di oggi dovrebbero benedire ed esorcizzare.
Non sono meno oggi coloro che soffrono per colpa di Satana, anzi sono più che un tempo.
Immobilismo interiore
L'atteggiamento tenuto oggi dai Vescovi, salvo sempre le debite eccezioni, non è certamente quello da Me desiderato, non è quello che Io vorrei.
Che il padre non sia presente, potendolo, ove sono i figli che soffrono è veramente contro la natura delle cose. Eppure questo è ciò che avviene abitualmente. Che un padre deleghi un altro a rappresentarlo presso il figlio sofferente, non è meno amaro di quanto detto sopra.
Che poi un padre non creda neanche alle sofferenze di tanti suoi figli, che pure evidentemente soffrono, si direbbe impossibile. Eppure è ciò che abitualmente avviene.(p.86)
Ma vi è di più, figlio mio; non temere e scrivi: che poi un padre arrivi ad ostacolare coloro che per un sentimento di doverosa pietà (ho detto pietà e non giustizia) si prendono cura dei suoi figliuoli sofferenti, questo è addirittura fuori di ogni logica e contro ogni sentimento di amore paterno.
Figlio, dillo forte, questo in continuazione si verifica nella mia Chiesa. Si muovono questi Pastori alla periferia del loro animo e del loro cuore, ma sono immobili al centro.
Che voglio dire con queste parole? Esternamente sono attivissimi, a volte fin troppo; restano immobili, o quasi, interiormente.
Molti di essi sono vittime della frenesia dell'azione. Molto meglio se fossero vittime mie! Le mie vittime, al contrario, sono quasi immobili esternamente, mobilissime e attivissime interiormente. Sono esse che salvano le anime! Sono le vittime volontarie che hanno finora frenato la giustizia divina. Sono le mie vittime il vero lievito, il fermento della Chiesa. Ad esse Io nulla posso negare, non all'attivismo esteriore di tanti Pastori.
La Chiesa langue
Data la necessità che Vescovi e Sacerdoti prendano in esame il problema di tante anime sofferenti, (p.87) si formi in ogni diocesi, almeno inizialmente, un comitato di ferventi sacerdoti e laici che diano luogo ad una catena di anime disposte ad offrire quotidianamente, con le loro sofferenze, almeno un'ora o una mezz'ora di preghiere per coloro che soffrono per colpa degli Spiriti maligni e che possano benedire i sofferenti in determinati giorni, in una determinata Chiesa.
Nessuna ragione trattenga Pastori di anime e volonterosi Sacerdoti dal compiere questo dovere: è un problema di attualità.
Non vi siete accorti di nulla? Non vi siete accorti che la Chiesa langue e agonizza per colpa del Maligno? Non vi accorgete che qualche cosa di tremendo sta maturando? Che fanno, che pensano certuni? Si spoglino di quella presunzione che toglie loro la grazia ed il conforto della luce.
Ti benedico. Voglimi bene.(p.88)