Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

C'è gente che si lamenta sempre, si lamenta per le fragilità  e per i problemi. Ma sono proprio le fragilità  che bisogna trasformare in maturità  e crescita. Con i lamenti i problemi non si risolvono; anzi, aumentano. La cose irrisolte ritornano sempre. Ci sono delle persone che si sentono sempre vittime delle circostanze e non fanno nulla per cambiare la propria condizione. Per cambiare bisogna avere obiettivi stimolanti, più fiducia in Dio, in sé stesso e negli altri. La vita ci pone delle domande sempre nuove e, quando troviamo le risposte, essa ci cambia le domande perché ci vuole vivi e attivi. Lamentarsi è la mancanza di meraviglia e di gratitudine. Siamo invitati a scoprire la bellezza e l'intima vitalità  che zampilla nelle cose semplici della vita. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 1° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 26

1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".

6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".

14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".

26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".

30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:

'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'

32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".

47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:

d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.


Numeri 4

1Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne:2"Fate il censimento dei figli di Keat, tra i figli di Levi, secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,3dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano la loro opera nella tenda del convegno.4Questo è il servizio che i figli di Keat dovranno fare nella tenda del convegno e che riguarda le cose santissime.5Quando il campo si dovrà muovere, Aronne e i suoi figli verranno a smontare il velo della cortina e copriranno con esso l'arca della testimonianza;6poi porranno sull'arca una coperta di pelli di tasso, vi stenderanno sopra un drappo tutto di porpora viola e metteranno a posto le stanghe.7Poi stenderanno un drappo di porpora viola sulla tavola dell'offerta e vi metteranno sopra i piatti, le coppe, le anfore, le tazze per le libazioni; vi sarà sopra anche il pane perenne;8su queste cose stenderanno un drappo scarlatto e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe alla tavola.9Poi prenderanno un drappo di porpora viola, con cui copriranno il candelabro della luce, le sue lampade, i suoi smoccolatoi, i suoi portacenere e tutti i vasi per l'olio destinati al suo servizio;10metteranno il candelabro con tutti i suoi accessori in una coperta di pelli di tasso e lo metteranno sopra la portantina.11Poi stenderanno sull'altare d'oro un drappo di porpora viola e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe all'altare.12Prenderanno tutti gli arredi che si usano per il servizio nel santuario, li metteranno in un drappo di porpora viola, li avvolgeranno in una coperta di pelli di tasso e li metteranno sopra la portantina.13Poi toglieranno le ceneri dall'altare e stenderanno sull'altare un drappo scarlatto;14vi metteranno sopra tutti gli arredi che si usano nel suo servizio, i bracieri, le forchette, le pale, i vasi per l'aspersione, tutti gli accessori dell'altare e vi stenderanno sopra una coperta di pelli di tasso, poi porranno le stanghe all'altare.15Quando Aronne e i suoi figli avranno finito di coprire il santuario e tutti gli arredi del santuario, al momento di muovere il campo, i figli di Keat verranno per trasportare quelle cose; ma non toccheranno le cose sante, perché non muoiano. Questo è l'incarico dei figli di Keat nella tenda del convegno.
16Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, avrà la sorveglianza dell'olio per il candelabro, del profumo aromatico dell'offerta perenne e dell'olio dell'unzione e la sorveglianza di tutta la Dimora e di quanto contiene, del santuario e dei suoi arredi".
17Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne:18"Badate che la tribù delle famiglie dei Keatiti non venga eliminata dai leviti;19ma fate questo per loro, perché vivano e non muoiano quando si accostano al luogo santissimo: Aronne e i suoi figli vengano e assegnino a ciascuno di essi il proprio servizio e il proprio incarico.20Non entrino essi a guardare neanche per un istante le cose sante, perché morirebbero".
21Il Signore disse a Mosè:22"Fa' il censimento anche dei figli di Gherson, secondo i loro casati paterni e secondo le loro famiglie.23Farai il censimento dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno.24Questo è il servizio delle famiglie dei Ghersoniti, quel che dovranno fare e quello che dovranno portare.25Essi porteranno i teli della Dimora e la tenda del convegno, la sua copertura, la copertura di pelli di tasso che vi è sopra e la cortina all'ingresso della tenda del convegno;26i tendaggi del recinto con la cortina all'ingresso del recinto, i tendaggi che stanno intorno alla Dimora e all'altare; le loro corde e tutti gli arredi necessari al loro impianto; faranno tutto il servizio che si riferisce a queste cose.27Tutto il servizio dei figli dei Ghersoniti sarà sotto gli ordini di Aronne e dei suoi figli per quanto dovranno portare e per quanto dovranno fare; voi affiderete alla loro custodia quanto dovranno portare.28Tale è il servizio delle famiglie dei figli dei Ghersoniti nella tenda del convegno; la loro sorveglianza sarà affidata a Itamar, figlio del sacerdote Aronne.
29Farai il censimento dei figli di Merari secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni;30farai il censimento, dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno.31Ciò è quanto è affidato alla loro custodia e quello che dovranno portare come loro servizio nella tenda del convegno: le assi della Dimora, le sue stanghe, le sue colonne, le sue basi,32le colonne che sono intorno al recinto, le loro basi, i loro picchetti, le loro corde, tutti i loro arredi e tutto il loro impianto. Elencherete per nome gli oggetti affidati alla loro custodia e che essi dovranno portare.33Tale è il servizio delle famiglie dei figli di Merari, tutto il loro servizio nella tenda del convegno, sotto gli ordini di Itamar, figlio del sacerdote Aronne".
34Mosè, Aronne e i capi della comunità fecero dunque il censimento dei figli dei Keatiti secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,35di quanti dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno.36Quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie furono duemilasettecentocinquanta.37Questi appartengono alle famiglie dei Keatiti dei quali si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè.
38I figli di Gherson, di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,39dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno,40quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni, furono duemilaseicentotrenta.41Questi appartengono alle famiglie dei figli di Gherson, di cui si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine del Signore.
42Quelli delle famiglie dei figli di Merari dei quali si fece il censimento secondo le loro famiglie e i loro casati paterni,43dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno,44quelli di cui si fece il censimento, secondo le loro famiglie, furono tremiladuecento.45Questi appartengono alle famiglie dei figli di Merari, di cui si fece il censimento; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè.
46Tutti i leviti dei quali Mosè, Aronne e i capi d'Israele fecero il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,47dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio e portare pesi nella tenda del convegno,48tutti quelli di cui si fece il censimento, furono ottomilacinquecentottanta.49Ne fu fatto il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè, assegnando a ciascuno il servizio che doveva fare e ciò che doveva portare. Così ne fu fatto il censimento come il Signore aveva ordinato a Mosè.


Giobbe 5

1Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
2Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
e la collera fa morire lo sciocco.
3Io ho visto lo stolto metter radici,
ma imputridire la sua dimora all'istante.
4I suoi figli sono lungi dal prosperare,
sono oppressi alla porta, senza difensore;
5l'affamato ne divora la messe
e gente assetata ne succhia gli averi.
6Non esce certo dalla polvere la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
7ma è l'uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
8Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
9a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
meraviglie senza numero,
10che dà la pioggia alla terra
e manda le acque sulle campagne.
11Colloca gli umili in alto
e gli afflitti solleva a prosperità;
12rende vani i pensieri degli scaltri
e le loro mani non ne compiono i disegni;
13coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
14Di giorno incappano nel buio
e brancolano in pieno sole come di notte,
15mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso,
e il meschino dalla mano del prepotente.
16C'è speranza per il misero
e l'ingiustizia chiude la bocca.
17Felice l'uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione
dell'Onnipotente,
18perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.
19Da sei tribolazioni ti libererà
e alla settima non ti toccherà il male;
20nella carestia ti scamperà dalla morte
e in guerra dal colpo della spada;
21sarai al riparo dal flagello della lingua,
né temerai quando giunge la rovina.
22Della rovina e della fame ti riderai
né temerai le bestie selvatiche;
23con le pietre del campo avrai un patto
e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
24Conoscerai la prosperità della tua tenda,
visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
25Vedrai, numerosa, la prole,
i tuoi rampolli come l'erba dei prati.
26Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
come si ammucchia il grano a suo tempo.
27Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
Ascoltalo e sappilo per tuo bene.


Salmi 106

1Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.

4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.

6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.

9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.

13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.

16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.

19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.

24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.

28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.

32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.

34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.

40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.


Geremia 11

1Questa la parola che fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2"Ascolta le parole di questa alleanza e tu riferiscile agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme.3Dirai loro: Dice il Signore Dio di Israele: Maledetto l'uomo che non ascolta le parole di questa alleanza,4che io imposi ai vostri padri quando li feci uscire dal paese d'Egitto, dal crogiuolo di ferro, dicendo: Ascoltate la mia voce ed eseguite quanto vi ho comandato; allora voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio,5così che io possa mantenere il giuramento fatto ai vostri padri di dare loro una terra dove scorrono latte e miele, come oggi possedete". Io risposi: "Così sia, Signore!".6E il Signore mi disse: "Proclama tutte queste parole nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme, dicendo: Ascoltate le parole di questa alleanza e mettetele in pratica!7Poiché io ho più volte scongiurato i vostri padri quando li feci uscire dal paese d'Egitto e fino ad oggi, ammonendoli premurosamente ogni giorno: Ascoltate la mia voce!8Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; ognuno seguì la caparbietà del suo cuore malvagio. Perciò ho attuato nei loro riguardi tutte le parole di questa alleanza che avevo ordinato loro di osservare e non osservarono".
9Il Signore mi disse: "Si è formata una congiura fra gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme;10sono ritornati alle iniquità dei loro primi padri che avevano rifiutato di ascoltare le mie parole, anch'essi hanno seguito altri dèi per servirli. La casa di Israele e la casa di Giuda hanno violato l'alleanza che io avevo concluso con i loro padri.11Perciò dice il Signore: Ecco manderò su di loro una sventura alla quale non potranno sfuggire. Allora leveranno grida di aiuto verso di me, ma io non li ascolterò;12allora le città di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme alzeranno grida di aiuto agli dèi ai quali hanno offerto incenso, ma quelli certamente non li salveranno nel tempo della loro sciagura.13Perché numerosi come le tue città sono i tuoi dèi, o Giuda; numerosi come le strade di Gerusalemme gli altari che avete eretto all'idolo, altari per bruciare incenso a Baal.
14Tu poi, non intercedere per questo popolo, non innalzare per esso suppliche e preghiere, perché non ascolterò quando mi invocheranno nel tempo della loro sventura".

15Che ha da fare il mio diletto nella mia casa,
con la sua perversa condotta?
Voti e carne di sacrifici allontanano forse
da te la tua sventura,
e così potrai ancora schiamazzare di gioia?
16Ulivo verde, maestoso,
era il nome che il Signore ti aveva imposto.
Con grande strepito ha dato fuoco alle sue foglie,
i suoi rami si sono bruciati.

17Il Signore degli eserciti che ti ha piantato preannunzia la sventura contro di te, a causa della malvagità che hanno commesso a loro danno la casa di Israele e la casa di Giuda irritandomi con il bruciare incenso a Baal.

18Il Signore me lo ha manifestato e io l'ho saputo;
allora ha aperto i miei occhi sui loro intrighi.

19Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che essi tramavano contro di me, dicendo: "Abbattiamo l'albero nel suo rigoglio, strappiamolo dalla terra dei viventi; il suo nome non sia più ricordato".

20Ora, Signore degli eserciti, giusto giudice,
che scruti il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa.

21Perciò dice il Signore riguardo agli uomini di Anatòt che attentano alla mia vita dicendo: "Non profetare nel nome del Signore, se no morirai per mano nostra";22così dunque dice il Signore degli eserciti: "Ecco, li punirò. I loro giovani moriranno di spada, i loro figli e le loro figlie moriranno di fame.23Non rimarrà di loro alcun superstite, perché manderò la sventura contro gli uomini di Anatòt nell'anno del loro castigo".


Lettera agli Efesini 6

1Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.2'Onora tuo padre e tua madre': è questo il primo comandamento associato a una promessa:3'perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra'.4E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore.
5Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo,6e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore,7prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini.8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui.

10Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.11Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.12La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
13Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.14State dunque ben fermi, 'cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia',15e avendo come calzatura 'ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace'.16Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;17prendete anche 'l'elmo della salvezza' e 'la spada dello Spirito', cioè la 'parola di Dio'.18Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi,19e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo,20del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.

21Desidero che anche voi sappiate come sto e ciò che faccio; di tutto vi informerà Tìchico, fratello carissimo e fedele ministro nel Signore.22Ve lo mando proprio allo scopo di farvi conoscere mie notizie e per confortare i vostri cuori.
23Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo.24La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile.


Capitolo III: Dare umile ascolto alla parola di Dio, da molti non meditata a dovere

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1. Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. "Le mie parole sono spirito e vita" (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: "Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore" ed egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo a ai suoi padroni? "Arrossisci, o Signore, così dice il mare" (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.

2. Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote. Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l'altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto "le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica". Nell'ultimo giorno (Gv 12,48).

Preghiera per chiedere la grazia della devozione.

3. Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6). Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.


Sermone 350/E Erfurt 3 Discorso di sant'Agostino vescovo Su lo scambio di beni tra pastori e fedeli

Discorsi - Sant'Agostino

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Il sostentamento dei predicatori.

1. L'Apostolo dice: Chi viene istruito nella parola, sia in piena comunione di beni con chi lo istruisce 1, dando così quell'ammonimento che egli stesso in un altro brano, chiamando a testimone la legge, conferma, che cioè non si deve mettere la museruola al bue che trebbia. Dice infatti: I presbiteri siano oggetto di un doppio onore, soprattutto quelli che lavorano per la predicazione e l'insegnamento. La Scrittura, infatti, dice: «Non metterai la museruola al bue che trebbia! » 2. Questo scrive a Timoteo; ai Corinzi, invece, quando si occupava di questo argomento e spiegava che un compenso era a lui legittimamente dovuto, ma che non lo pretendeva, diceva: Chi mai presta servizio militare a sue spese? Chi pianta una vigna e non mangia del suo frutto? Chi pascola un gregge e non prende il latte del gregge? Infatti nella legge di Mosè è scritto: Non metterai la museruola al bue che trebbia. Forse che a Dio importa dei buoi? O lo dice per noi? Infatti è stato scritto per noi, perché chi ara deve arare con la speranza e, trebbiando, deve sempre farlo con la speranza di avere una parte. Se noi seminiamo per voi beni dello spirito, è una gran cosa se raccogliamo i vostri beni materiali? Se altri partecipano di ciò che è vostra proprietà, quanto più noi? Ma non abbiamo usato di questo diritto 3.

I beni spirituali e quelli materiali.

2. Poiché le cose stanno così, carissimi fratelli, dal momento che nessuno dei fedeli e dei buoni figli della chiesa dubita che ai servi e a ministri di Dio, dispensatori dei beni dello spirito, si debbano offrire con il dovuto ossequio i beni materiali di cui è necessario servirsi, potrebbe sembrare strano che quegli stessi beni materiali che vengono offerti siano seminati non nella carne ma nello spirito. Quando scrive ai Galati, come ho ricordato poco sopra, l'Apostolo dice: Chi viene istruito nella Parola di Dio, sia in piena comunione di beni con chi lo istruisce, continuando poi aggiunge: Non illudetevi: Dio non può essere ingannato. L'uomo raccoglierà ciò che avrà seminato: chi avrà seminato nella carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi avrà seminato nello spirito, dallo spirito raccoglierà vita eterna. Non perdiamoci d'animo nel fare il bene: raccoglieremo al momento opportuno. Pertanto facciamo del bene a tutti, senza stancarci, adesso che ne abbiamo il tempo, e soprattutto a chi è a noi congiunto per la fede 4. Se dunque chi semina nella carne raccoglierà dalla carne corruzione, è evidente che quei beni materiali, che sono offerti come vitto agli amministratori di Dio, non si seminano nella propria carne, dal momento che da ciò non si raccoglie corruzione, ma vita eterna, come dice il Signore: Infatti ho avuto fame e mi avete dato da mangiare 5, e risponde a chi lo interroga: Quando l'avete fatto al più piccolo dei miei, l'avete fatto a me 6, indicando alla fine la ricompensa stessa: E così gli empi se ne andranno nel fuoco eterno, i giusti invece nella vita eterna 7. Quelli che danno il cibo all'affamato e la bevanda all'assetato offrono a Cristo, nei più piccoli di Cristo, i beni della carne, secondo quanto dice l'Apostolo: È una gran cosa se raccogliamo i vostri beni della carne 8, e tuttavia, pur seminando beni materiali, raccolgono dallo spirito la vita eterna, non certo nella loro carne ma nello spirito. Non vale tanto quello che viene dato, quanto la disposizione d'animo con cui viene dato: quello che viene dato è un cibo terreno che, come ricorda il Signore, e la stessa realtà dimostra, passa nel ventre e va a finire nella fogna 9; si aggiunge però l'intenzione di chi dà in modo da seminare nello spirito qualcosa di materiale, e così una piccola porzione dei frutti della terra diventa prezzo del regno dei cieli.

Il bene materiale diventa spirituale...

3. Cos'altro sono queste, se non opere grandi e meravigliose di Dio? Si seminano beni dello spirito e si raccolgono beni della carne: cos'altro significa quel: Se abbiamo seminato per voi i beni dello spirito, è una gran cosa se raccogliamo i vostri beni della carne? 10Allo stesso modo si seminano beni della carne e si raccolgono beni dello spirito: cos'altro significa quel: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fin dall'origine del mondo; infatti ho avuto fame e mi avete dato da mangiare?  11 O venerabile scambio di cose sante! Si danno cose grandi e si ricevono cose piccole e, al contrario, per quelle stesse piccole cose ne vengono restituite di grandi, se davvero devono essere chiamate grandi le une e piccole le altre, come è grande il sole e piccola la luna, benché entrambi siano astri del cielo: qui invece non si deve fare questo confronto, come se si paragonasse una piccola stella al grande sole, perché anche in questo caso sono entrambi corpi celesti. Non sia mai che noi diciamo grande la dottrina della sapienza, che gli apostoli di Cristo predicavano, quasi che essa sia dello stesso genere dell'offerta benevole della mensa, che i credenti offrivano ai predicatori, anche se questa è piccola, in quanto quella consiste nell'illuminazione della mente, questa nel nutrimento del ventre; per quella è cosa da nulla superare il sole, e questa non può resistere sotto il sole. Se i beni dello spirito, che i santi maestri seminano, superano in incomparabilmente questi beni della carne che raccolgono dai fedeli devoti, che cosa si deve dire della vita eterna che verrà data alla fine come ricompensa preziosissima in cambio di questi beni di infimo valore? Allora infatti si vedrà Dio, a Lui si aderirà, di Lui si gioirà senza fine: Questa è la vita eterna, che conoscano te, unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo 12. Lo ha promesso apertamente quando ha detto: Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, mi ama; chi mi ama è amato dal Padre mio, e anch'io lo amerò e gli mostrerò me stesso  13. Dunque in cambio di queste cose terrene, esigue e temporali, in considerazione del fatto che il cibo dato ai più piccoli tra i suoi è dato a Cristo affamato, egli restituirà non qualcosa di suo, ma se stesso. Che gran vincitore sarà, nel giudizio, colui il cui premio sarà lo stesso giudice!

... perché Dio vuole così!

4. L'Apostolo, quando gli venivano offerti questi beni carnali per le sue necessità temporali, non si rallegrava per il proprio vantaggio, ben sapendo quale ricompensa sarebbe riservata a queste opere. Pertanto parlandone, dice: Non vado in cerca di quello che viene dato, ma ne desidero il frutto 14. Quell'operaio del campo del Signore, infatti, poteva prendere il cibo anche altrove, ma questo sarebbe stato un male per l'albero che restava sterile. Il Signore infatti nutrì Elia per mezzo di alcuni corvi, che lo servivano, e in seguito lo affidò ad una vedova perché fosse nutrito 15 non certo perché non ci fosse un altro mezzo, mediante il quale il servo di Dio potesse essere alimentato, ma perché ella avesse la possibilità di rendersi propizio il suo Signore. Dunque i dispensatori di Dio gioiscono quando seminano beni dello spirito e raccolgono quelli della carne, ma gioiscono non per la bramosia di quanto viene loro dato, ma per la carità di chi dona. Altrimenti sarebbero ben più felici coloro che, offrendo beni terreni, riceveranno alla fine beni celesti, di coloro che seminano i beni dello spirito e raccolgono quelli della carne. Ma dal momento che, ancora una volta, gli stessi beni della carne che raccolgono, tornano a vantaggio di quelli da cui li raccolgono, la carità abbraccia tutti con l'unico scopo che tutti regnino insieme senza fine. Da ciò deriva il fatto che Dio voglia istruire tutti i suoi figli per mezzo di una saggia amministrazione, operata da uomini, e sostentare i suoi amministratori attraverso un servizio prestato da altri uomini, in modo che, quando gli uni vanno in soccorso alle necessità degli altri, partoriscano benevolenza e diano alla luce beneficenza. Del resto Dio ha nutrito gli affamati, quando e come ha voluto, senza che nessuno offrisse qualcosa a un altro, così come ha nutrito Elia per mezzo degli uccelli del cielo o il popolo di Israele con la manna dal cielo 16, allo stesso modo può istruire gli ignoranti senza nessuna parola di uomini, come avvenne a Mosè, ad alcuni profeti e all'Apostolo che dice: Non da uomini né con la mediazione di un uomo 17 o come a quell'altro apostolo a cui viene detto: Sei beato, Simone Bar Iona, perché non te l'ha rivelato né la carne né il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli 18. Egli dunque istruisce alcuni attraverso i quali possa istruire anche gli altri, e arricchisce alcuni attraverso i quali possa nutrire anche gli altri: pur potendo, senza opera d'uomo, sia insegnare a tutti che nutrirli, vuole che le opere di misericordia siano esercitate dagli uomini, in modo che uno si procuri, a motivo dell'indigenza temporale di un altro, il merito di un'abbondanza eterna. Elia viene inviato alla vedova per ciò che serve alla carne, lui a cui gli uccelli fornivano il cibo; si ordina al popolo di dare le decime ai leviti, che, tutti quanti, la manna aveva saziato 19; in seguito, ora un certo Zaccheo  20, ora una certa Marta 21 accolgono lo stesso Signore nostro fatto uomo per noi e nutrono, come se fosse un povero, lui che sazia molte migliaia di uomini con pochissimi pani 22. Allo stesso modo, nell'amministrazione dei beni spirituali, Anania accoglie Saulo, chiamato dal cielo, che deve essere istruito 23; un angelo, inviato a Cornelio, lo manda da Pietro 24; lo Spirito Santo scende su tutti e tuttavia costituisce alcuni maestri per gli altri 25. La debolezza, a livello temporale, rende i poveri necessari gli uni agli altri, perché la carità renda tutti ricchi e l'eternità tutti accolga alla fine del tempo.

Donare con una generosa intenzione

5. Pertanto, finché c'è il tempo, comprate il campo con il tesoro, comprate la perla dal candore eterno, che non si corrompe mai; ciò di cui parlo è il regno dei cieli annunciato nel vangelo dalla bocca del Signore 26. Lo comprarono i nostri padri e l'hanno lasciato a noi da comprarlo ancora. Da chi lo compra è conservato integro per chi lo comprerà; è comprato alternativamente da tutti e posseduto singolarmente da ognuno. Non vi tormenti la preoccupazione del prezzo: non è fatto in modo tale che chi è più ricco possa comprarlo facilmente e chi è più povero non possa acquistarlo: vale per quanto ciascuno possiede. Prese la metà dei beni del ricchissimo Zaccheo, ma non disdegnò le reti dei pescatori 27 e accettò le due monetine di una povera vedova; pesandole sulla bilancia della carità le trovò più pesanti del quelle offerte dai molti ricchi 28; non potrai tener lontano da questo commercio nemmeno un bicchiere di acqua fresca, se arde la carità di chi compra 29. Se qualcuno è privo di tutto, non si disperi: ami, e comprerà! Le intenzioni virtuose sono, in un certo modo, le grandi ricchezze dei poveri; cosa, infatti, è più preziosa della pace o dove tendiamo attraverso tutte le fatiche, se non alla pace eterna? Ascolta dunque al riguardo la testimonianza degli angeli che, appena nato il Salvatore, lodavano Dio e dicevano: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini di buona volontà 30. Quest'ultima non si tira fuori dalla borsa o dalla dispensa: si conserva nel cuore, dal cuore viene distribuita; non si corrompe quando è conservata, né si disperde quando viene distribuita.

 

1 - Gal 6, 6.

2 - 1 Tim 5, 17-18; Deut 25, 4.

3 - 1 Cor 9, 7-12

4 - Gal 6, 6-10.

5 - Mt 25, 35.

6 - Mt 25, 40.

7 - Mt 25, 46.

8 - 1 Cor 9, 11

9 - Cf. Mt 15, 17.

10 - 1 Cor 9, 11.

11 - Mt 25, 34-35.

12 - Io 17, 3.

13 - Io 14, 21.

14 - Fil 4, 17.

15 - 1 Re 17, 6-16.

16 - Ex 16.

17 - Gal 1, 1.

18 - Mt 16, 17.

19 - Cf. Num 11, 4-9; 18, 21.24.

20 - Cf. Lc 19, 6.

21 - Cf. Lc 10, 38.

22 - Cf. Mt 14, 15-21; 15, 32-38; Mc 6, 35-44; 8, 1-9; Lc 9, 12-17; Io 6, 5-13.

23 - Cf. Act 9, 10-19.

24 - Cf. Act 10, 1-8.

25 - Cf. 1 Cor 12, 28.

26 - Cf. Mt 13, 44-46.

27 - Cf. Mt 4, 18-21; Mc 1, 16-18; Lc 5, 1-11.

28 - Cf. Mc 12, 41-44; Lc 21, 1-4.

29 - Cf. Mt 10, 42; Mc 9, 41.

30 - Lc 2, 13-14.


Capitolo XLIII: Contro l’inutile scienza di questo mondo

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. Figlio, non ti smuovano i ragionamenti umani, per quanto eleganti e profondi; ché "il regno di Dio non consiste nei discorsi, ma nelle virtù" (1Cor 4,20). Guarda alle mie parole; esse infiammano i cuori e illuminano le menti; conducono al pentimento e infondono molteplice consolazione. Che tu non legga mai neppure una parola al fine di poter apparire più dotto e più sapiente. Attendi, invece, alla mortificazione dei vizi; cosa che ti gioverà assai più che essere a conoscenza di molti difficili problemi. Per quanto tu abbia molto studiato ed appreso, dovrai sempre tornare al principio primo. Sono io "che insegno all'uomo la sapienza" (Sal 93,10); sono io che concedo ai piccoli una conoscenza più chiara di quella che possa essere impartita dall'uomo. Colui per il quale sono io a parlare, avrà d'un tratto la sapienza e progredirà assai nello spirito. Guai a coloro che vanno ricercando presso gli uomini molte strane nozioni, e poco si preoccupano di quale sia la strada del servizio a me dovuto. Verrà il tempo in cui apparirà il maestro dei maestri, Cristo signore degli angeli, ad ascoltare quel che ciascuno ha da dire, cioè ad esaminare la coscienza di ognuno. Allora Gerusalemme sarà giudicata in gran luce (Sof 1,12). Allora ciò che si nascondeva nelle tenebre apparirà in piena chiarezza; allora verrà meno ogni ragionamento fatto di sole parole.

2. Sono io che innalzo la mente umile, così da farle comprendere i molti fondamenti della verità eterna; più che se uno avesse studiato a scuola per dieci anni. Sono io che insegno, senza parole sonanti, senza complicazione di opinioni diverse, senza contrapposizione di argomenti; senza solennità di cattedra. Sono io che insegno a disprezzare le cose terrene, a rifuggire da ciò che è contingente e a cercare l'eterno; inoltre, a rifuggire dagli onori, a sopportare le offese, a riporre ogni speranza in me, a non desiderare nulla all'infuori di me e ad amarmi con ardore, al di sopra di ogni cosa. In verità ci fu chi, solo con il profondo amore verso di me, apprese le cose di Dio; e le sue parole erano meravigliose. Abbandonando ogni cosa, egli aveva imparato assai più che applicandosi a sottili disquisizioni. Ad alcuni rivolgo parole valevoli per tutti; ad altri rivolgo parole particolari. Ad alcuni appaio con la mite luce di figurazioni simboliche, ad altri rivelo i misteri con grande fulgore. La voce dei libri è una sola, e non plasma tutti in egual modo. Io, invece, che sono maestro interiore, anzi la verità stessa, io che scruto i cuori e comprendo i pensieri e muovo le azioni degli uomini, vado distribuendo a ciascuno secondo che ritengo giusto.


In unione con i pellegrini a Fatima

Beata Alexandrina Maria da Costa

Mio buon padre [Umberto] ... Sono sempre la stessa, la povera Alexandrina.

Deolinda è giunta da poco a casa [da Oporto] e, siccome per andare a feste nessuno è zoppo, si è già combinato tutto ed è quanto le voglio esporre. Viaggeranno venerdì notte con il treno per Entroncamento ze, perché più comodo. Ora le chiedo il favore di comprare sei biglietti per le quat­tro "Maddalene", per il padrino, che ne soffrirebbe se non andasse, e per quella nostra zia di cui le ha parlato Deolinda; la zia, appena sarà costi, le darà il danaro del suo biglietto; ella può pagare. Proprio ieri ho ricevuto una lettera della signorina Maria za nella quale mi spiega tutto e manifesta il desiderio che vadano alla vigilia. Mi dice di combinare con lei l'orario e di comunicarglielo; usi questa grande carità di trasmetterglielo e di dirle che va anche questa mia zia. Mi prega di non portare i viveri, ma non sarà troppo? Non è abusare della loro bontà, tanto più che gli ospiti sono aumentati? Faccia il favore di infor­marla bene di tutto. Non è necessario che si incomodi per i letti: basta una camera per il reggimento e un'altra per il comandante.

Se non accade nulla di nuovo, venerdì pomeriggio saranno da lei [ad Oporto]. Io, poverella, non sono nata per godere queste belle cose, ma approfitto di queste grazie immeritate come fossero per me. Gioisco nel vedere i miei contenti e soddisfatti per la bella sorpresa che la signorina e la sua buona mamma' hanno fatto loro impegnandosi di portarli con la macchina alla Cova di Iria [Santuario di Fatima]... » (lettera a d.Umberto, 7-5-1946).

... Gesù ha permesso che i miei potessero andare a Fatima il 13 maggio. Mi sono fatta forte, mi sono sforzata il più possibile di mostrarmi contenta perché. stentavano a staccarsi da me. Si avvicinava il giorno della partenza... Soffrivo immensa­mente: chiedevo a Gesù che mi desse forza per nascondere la mia sofferenza e vederli quindi partire contenti. Gesù mi ha ascoltata... Appena partiti, si impossessò di me un tormento indici­bile...: mi pareva di vederli tornare dalla Cova da Iria in au­tomobile, tutti gravemente feriti ed inzuppati di sangue; vedevo che ero io la causa di tanto grande disastro perché io li avevo spinti ad andare; non fu sofferenza di minuti, ma di ore... Persone che mi vogliono bene mi hanno portato una radio affinché potessi seguire le funzioni di Fatima: ero stata io ad esternare questo desiderio. Ne ho gioito tanto quando l'ho avu­ta: sembravo una bambina attorniata da bei giocattoli. Ne ero meravigliata ed ho pensato: nessuna cosa del mondo mi ral­legra; sento gioia soltanto nel dolore e nel fare la volontà di Dio; perché mai provo questa allegria? Mi hanno spiegato che non c'era da meravigliarsi, perché la mia gioia era per mo­tivi di cielo e non della terra.

Di notte, dal giorno 12 al 13, nell'ora in cui si doveva sentire ciò che avveniva a Fatima, dalla radio siamo riusciti a ricevere solo da altre nazioni e non dal Portogallo! Sono ritornate le sofferenze... Sia fatta la volontà del Signore: io non merito nulla.

Improvvisamente la radio ha incominciato a trasmettere da Fatima: ho potuto pregare a voce alta con quelli che erano vicini a me; uniti ai pellegrini di Fatima abbiamo fatta l'a­dorazione. Il giorno 13, di mattina, non si è riusciti ad udire dalla radio se non qualche nota dell'organo e nulla più. Che desi­derio avevo di udire ciò che avveniva a Fatima!... Ho finto allegria per nascondere il dispiacere e con una forza nuova, venuta dall'alto, ho pregato insieme ai presenti e cantato lodi alla Madonna. Quando tutti si sono ritirati dalla mia camera mi sono sentita oppressa dal dolore... (diario, 17-5-1946).

Grande l'umiliazione che proviamo perché non ci sentiamo de­gni di riceverla qui. Ma che sarebbe di noi se il Signore fa­cesse distinzioni fra ricchi e poveri? Ci sentiamo più umiliate perché indegne di accoglierla qui... Sia lodato il Signore per tante sofferenze che permette ed esige da noi... » (lettera a d. Umberto, 20-5-1946).

« Cara signorina Maria... Sentiamo proprio vergogna: se avessimo saputo chi è lei, non avremmo osato tanto! Ma l'e­spressione "oh, se avessi saputo" arriva sempre tardi... Che lei non si sia sentita umiliata nel ricevere i miei in casa sua è veramente degno di ammirazione. Gesù le paghi quanto ha fatto per la mia famiglia. Potrà averne ricompensa solo dal cielo. Le chiedo perdono per qualsiasi mancanza che possono ave­re commesso. Ci conosce tutti, quindi abbia pazienza... » (let­tera a Maria Sommer, maggio 1946).

« Cara signorina Maria... Ho sofferto nel sapere che la mia lettera l'ha rattristata. Creda che non volevo farle dispiacere. Sono state la sua bontà e delicatezza e soprattutto la sua gran­de umiltà a spingermi a parlare come ho fatto. Continueremo a trattarla come prima.

Per accontentarla, dal momento che ho incominciato male, voglio in questo fare male fino alla fine. So molto bene che le ricchezze sono un dono di Dio, ma era mio dovere trattarla per chi è. Però io non sapevo. Mi perdona? Quando potrà ritornare qui la riceveremo con tanto pia­cere, sempre con lo stesso trattamento, con disinvoltura.

Il passaggio dalla Cardiga non ha mortificato i miei, anzi ne sono ripartiti contenti e ammiratissimi; non soffra per questo... E ora che dirle? Che non la dimentico mai e, nonostante la mia grande miseria e indegnità, la tengo in posto molto di­stinto nel mio cuore perché così, molto unite, ameremo tanto Gesù e la cara Mammina... » (lettera a Maria Sommer, 19-6-­1946) .