Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 1° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Matteo 5
1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: 'Non uccidere'; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
23Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.26In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: 'Non commettere adulterio';28ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.30E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
31Fu pure detto: 'Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio';32ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: 'Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti';34ma io vi dico: non giurate affatto: né per 'il cielo', perché è 'il trono di Dio';35né per 'la terra', perché è 'lo sgabello per i suoi piedi'; né per 'Gerusalemme', perché è 'la città del gran re'.36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
38Avete inteso che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente';39ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra;40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.41E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
43Avete inteso che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo' e odierai il tuo nemico;44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Primo libro dei Maccabei 6
1Il re Antioco intanto percorreva le regioni settentrionali e seppe che c'era in Persia la città di Elimàide, famosa per ricchezza e argento e oro;2che vi era un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d'oro, corazze e armi, lasciate là da Alessandro figlio di Filippo, il re macedone, che aveva regnato per primo sui Greci.3Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città e di depredarla, ma non vi riuscì, perché il suo piano fu risaputo dagli abitanti della città,4che si opposero a lui con le armi; egli fu messo in fuga e dovette partire di là con grande tristezza e tornare in Babilonia.5Poi venne un messaggero in Persia ad annunciargli che erano state sconfitte le truppe inviate contro Giuda,6che Lisia si era mosso con un esercito tra i più agguerriti ma era rimasto sconfitto davanti a loro e che quelli si erano rinforzati con armi e truppe e bottino ingente, riportato dagli accampamenti che avevano distrutti;7che inoltre avevano demolito l'idolo da lui innalzato sull'altare in Gerusalemme, che avevano circondato con mura alte come prima il santuario e anche Bet-Zur, che era una sua città.8Il re, sentendo queste novità, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo i suoi desideri.9Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire.10Allora chiamò tutti i suoi amici e disse loro: "Se ne va il sonno dai miei occhi e ho l'animo oppresso dai dispiaceri;11ho pensato: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto io che ero sì fortunato e benvoluto sul mio trono!12Ora mi ricordo dei mali che ho fatto in Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d'oro e d'argento che vi erano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione.13Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali: ed ecco muoio nella più nera tristezza in paese straniero".
14Poi chiamò Filippo, uno dei suoi amici, lo costituì reggente su tutto il suo regno15e gli diede il diadema e la veste regia e l'anello con l'incarico di guidare Antioco suo figlio e di educarlo al regno.16Il re Antioco morì in quel luogo nel centoquarantanove.17Lisia fu informato che il re era morto e dispose che regnasse Antioco figlio di lui, che egli aveva educato fin da piccolo, e lo chiamò Eupàtore.
18Ora coloro che risiedevano nell'Acra impedivano il passaggio degli Israeliti intorno al tempio e cercavano di molestarli continuamente e di sostenere gli stranieri.19Giuda si propose di eliminarli e radunò in assemblea tutto il popolo per stringerli d'assedio.20Si organizzarono dunque e posero l'assedio attorno all'Acra nell'anno centocinquanta e Giuda fece costruire terrapieni e macchine.21Ma alcuni di loro sfuggirono all'assedio e si unirono ad essi alcuni rinnegati d'Israele22e andarono dal re e gli dissero: "Fino a quando non farai giustizia e vendetta dei nostri fratelli?23Noi siamo stati lieti di servire tuo padre e di comportarci secondo i suoi comandi e di obbedire ai suoi editti.24A causa di questo i figli del nostro popolo hanno posto assedio alla fortezza e si sono estraniati da noi; inoltre uccidono quanti di noi capitano nelle loro mani e si dividono i nostri averi.25E non soltanto contro di noi allungano le mani, ma anche su tutto il tuo territorio.26Ed ecco, ora hanno posto il campo contro l'Acra in Gerusalemme per espugnarla e hanno fortificato il santuario e Bet-Zur.27Se tu non sarai sollecito nel prevenirli, faranno peggio e non li potrai più arrestare".
28Il re si adirò, quando ebbe sentito ciò, e radunò tutti i suoi amici, comandanti dell'esercito e della cavalleria.29Anche dagli altri regni e dalle isole del mare gli giunsero truppe mercenarie.30Gli effettivi del suo esercito assommavano a centomila fanti, ventimila cavalli e trentadue elefanti addestrati alla guerra.31Passarono per l'Idumea e posero il campo contro Bet-Zur; attaccarono per molti giorni e allestirono macchine; ma quelli uscivano, le incendiavano e contrattaccavano con valore.32Giuda allora levò il campo dall'Acra e lo trasferì a Bet-Zaccaria di fronte al campo del re.33Ma il re si mosse alle prime luci del mattino e trasferì lo schieramento con impeto lungo la strada di Bet-Zaccaria; le truppe si disposero a battaglia e suonarono le trombe.34Posero innanzi agli elefanti succo d'uva e di more per stimolarli al combattimento.35Distribuirono le bestie tra le falangi e affiancarono a ciascun elefante mille uomini protetti da corazze a maglia e da elmi di bronzo in testa e cinquecento cavalieri scelti disposti in ordine intorno a ciascuna bestia:36questi in ogni caso si tenevano ai lati della bestia e, quando si muoveva, si spostavano insieme senza allontanarsi da essa.37Sopra ogni elefante vi erano solide torrette di legno, protette dagli attacchi, legate con cinghie, e su ogni torretta stavano quattro soldati, che di là bersagliavano, e un conducente indiano.38Il resto della cavalleria si dispose di qua e di là sui due fianchi dello schieramento, per terrorizzare i nemici e proteggere le falangi.39Quando il sole brillava sugli scudi d'oro e di bronzo, ne risplendevano per quei riflessi i monti e brillavano come fiaccole ardenti.40Un distaccamento delle truppe del re si dispose sulle cime dei monti, un altro nella pianura e avanzavano sicuri e ordinati.41Tremavano quanti sentivano il frastuono di quella moltitudine e la marcia di tanta gente e il cozzo delle armi: era veramente un esercito immenso e forte.42Giuda con le sue truppe si avvicinò per attaccare lo schieramento e caddero nel campo del re seicento uomini.43Eleàzaro, chiamato Auaran, vide uno degli elefanti, protetto di corazze regie, sopravanzare tutte le altre bestie e pensò che sopra ci fosse il re;44volle allora sacrificarsi per la salvezza del suo popolo e procurarsi nome eterno.45Corse dunque là con coraggio attraverso la falange e colpiva a morte a destra e a sinistra, mentre i nemici si dividevano davanti a lui, ritirandosi sui due lati.46Egli s'introdusse sotto l'elefante, lo infilò con la spada e lo uccise; quello cadde sopra di lui ed Eleàzaro morì.
47Ma vedendo la potenza delle forze del re e l'impeto delle milizie, i Giudei si ritirarono.
48Allora i reparti dell'esercito del re salirono per attaccarli a Gerusalemme e il re si accampò contro la Giudea e il monte Sion.49Fece pace con quelli che erano in Bet-Zur, i quali uscirono dalla città, non avendo più vettovaglie per sostenere l'assedio: la terra infatti era nel riposo dell'anno sabbatico.50Il re s'impadronì di Bet-Zur e vi pose un presidio a guardia.51Intanto si accampò contro il santuario per molto tempo e allestì terrapieni e macchine, lanciafiamme e baliste, scorpioni per lanciar frecce e fionde.52Anche i difensori opposero macchine alle loro macchine e i combattimenti durarono molti giorni.53Ma non c'erano più viveri nei depositi poiché era in corso l'anno sabbatico e coloro che erano arrivati in Giudea per sfuggire ai pagani avevano consumato il resto delle provviste.54Furono allora lasciati pochi uomini nel santuario, perché li aveva sorpresi la fame, e gli altri si dispersero ciascuno al suo paese.
55Lisia poi venne a sapere che Filippo, designato dal re Antioco, ancora in vita, per educare Antioco suo figlio e prepararlo al regno,56era tornato dalla Persia e dalla Media; c'era con lui l'esercito partito con il re ed egli cercava di prendere in mano il governo.57Allora mostrò fretta e accennò di voler partire e disse al re e ai comandanti dell'esercito e ai soldati: "Noi ci esauriamo di giorno in giorno: il cibo è scarso e il luogo che assediamo è ben munito, mentre gli affari del regno ci premono.58Ora dunque offriamo la destra a questi uomini e facciamo pace con loro e con tutto il loro popolo59e permettiamo loro di seguire le loro tradizioni come prima; proprio per queste tradizioni che noi abbiamo cercato di distruggere, essi si sono irritati e hanno provocato tutto questo".60La proposta piacque al re e a tutti i capi e mandò a negoziare la pace con loro ed essi accettarono.61Il re e i capi giurarono davanti a loro ed essi a tali patti uscirono dalla fortezza.62Ma quando il re fece l'ingresso sul monte Sion e vide le fortificazioni del luogo, violò il giuramento che aveva fatto e impose la distruzione delle mura all'intorno.63Poi partì in fretta e fece ritorno ad Antiochia; vi trovò Filippo padrone della città, gli fece guerra e s'impadronì della città con la forza.
Salmi 50
1'Salmo. Di Asaf.'
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
2Da Sion, splendore di bellezza,
Dio rifulge.
3Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
4Convoca il cielo dall'alto
e la terra al giudizio del suo popolo:
5"Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno sancito con me l'alleanza
offrendo un sacrificio".
6Il cielo annunzi la sua giustizia,
Dio è il giudice.
7"Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele:
Io sono Dio, il tuo Dio.
8Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici;
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
9Non prenderò giovenchi dalla tua casa,
né capri dai tuoi recinti.
10Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
11Conosco tutti gli uccelli del cielo,
è mio ciò che si muove nella campagna.
12Se avessi fame, a te non lo direi:
mio è il mondo e quanto contiene.
13Mangerò forse la carne dei tori,
berrò forse il sangue dei capri?
14Offri a Dio un sacrificio di lode
e sciogli all'Altissimo i tuoi voti;
15invocami nel giorno della sventura:
ti salverò e tu mi darai gloria".
16All'empio dice Dio:
"Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
17tu che detesti la disciplina
e le mie parole te le getti alle spalle?
18Se vedi un ladro, corri con lui;
e degli adùlteri ti fai compagno.
19Abbandoni la tua bocca al male
e la tua lingua ordisce inganni.
20Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
21Hai fatto questo e dovrei tacere?
forse credevi ch'io fossi come te!
Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati".
22Capite questo voi che dimenticate Dio,
perché non mi adiri e nessuno vi salvi.
23Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora,
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio.
Salmi 26
1'Di Davide.'
Signore, fammi giustizia:
nell'integrità ho camminato,
confido nel Signore, non potrò vacillare.
2Scrutami, Signore, e mettimi alla prova,
raffinami al fuoco il cuore e la mente.
3La tua bontà è davanti ai miei occhi
e nella tua verità dirigo i miei passi.
4Non siedo con gli uomini mendaci
e non frequento i simulatori.
5Odio l'alleanza dei malvagi,
non mi associo con gli empi.
6Lavo nell'innocenza le mie mani
e giro attorno al tuo altare, Signore,
7per far risuonare voci di lode
e per narrare tutte le tue meraviglie.
8Signore, amo la casa dove dimori
e il luogo dove abita la tua gloria.
9Non travolgermi insieme ai peccatori,
con gli uomini di sangue non perder la mia vita,
10perché nelle loro mani è la perfidia,
la loro destra è piena di regali.
11Integro è invece il mio cammino;
riscattami e abbi misericordia.
12Il mio piede sta su terra piana;
nelle assemblee benedirò il Signore.
Isaia 5
1Canterò per il mio diletto
il mio cantico d'amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
2Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato scelte viti;
vi aveva costruito in mezzo una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva,
ma essa fece uva selvatica.
3Or dunque, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
4Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha fatto uva selvatica?
5Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe
e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta
e verrà calpestata.
6La renderò un deserto,
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
7Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
è la casa di Israele;
gli abitanti di Giuda
la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi.
8Guai a voi, che aggiungete casa a casa
e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio,
e così restate soli ad abitare
nel paese.
9Ho udito con gli orecchi il Signore degli eserciti:
"Certo, molti palazzi
diventeranno una desolazione,
grandi e belli
saranno senza abitanti".
10Poiché dieci iugeri di vigna
produrranno solo un 'bat'
e un 'comer' di seme
produrrà un''efa'.
11Guai a coloro che si alzano presto al mattino
e vanno in cerca di bevande inebrianti
e si attardano alla sera
accesi in volto dal vino.
12Ci sono cetre e arpe,
timpani e flauti
e vino per i loro banchetti;
ma non badano all'azione del Signore,
non vedono l'opera delle sue mani.
13Perciò il mio popolo sarà deportato
senza che neppure lo sospetti.
I suoi grandi periranno di fame,
il suo popolo sarà arso dalla sete.
14Pertanto gli inferi dilatano le fauci,
spalancano senza misura la bocca.
Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo,
il frastuono e la gioia della città.
15L'uomo sarà umiliato, il mortale sarà abbassato,
gli occhi dei superbi si abbasseranno.
16Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio
e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia.
17Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati,
sulle rovine brucheranno i capretti.
18Guai a coloro che si tirano addosso il castigo
con corde da buoi
e il peccato con funi da carro,
19che dicono: "Faccia presto,
acceleri pure l'opera sua,
perché la vediamo;
si facciano più vicini e si compiano
i progetti del Santo di Israele,
perché li conosciamo".
20Guai a coloro che chiamano
bene il male e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro.
21Guai a coloro che si credono sapienti
e si reputano intelligenti.
22Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino,
valorosi nel mescere bevande inebrianti,
23a coloro che assolvono per regali un colpevole
e privano del suo diritto l'innocente.
24Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia
e una fiamma consuma la paglia,
così le loro radici diventeranno un marciume
e la loro fioritura volerà via come polvere,
perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti,
hanno disprezzato la parola del Santo di Israele.
25Per questo è divampato
lo sdegno del Signore contro il suo popolo,
su di esso ha steso la sua mano per colpire;
hanno tremato i monti,
i loro cadaveri erano come lordura
in mezzo alle strade.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e la sua mano resta ancora tesa.
26Egli alzerà un segnale a un popolo lontano
e gli farà un fischio all'estremità della terra;
ed ecco verrà veloce e leggero.
27Nessuno fra essi è stanco o inciampa,
nessuno sonnecchia o dorme,
non si scioglie la cintura dei suoi fianchi
e non si slaccia il legaccio dei suoi sandali.
28Le sue frecce sono acuminate,
e ben tesi tutti i suoi archi;
gli zoccoli dei suoi cavalli sono come pietre
e le ruote dei suoi carri come un turbine.
29Il suo ruggito è come quello di una leonessa,
ruggisce come un leoncello;
freme e afferra la preda,
la pone al sicuro, nessuno gliela strappa.
30Fremerà su di lui in quel giorno
come freme il mare;
si guarderà la terra: ecco, saranno tenebre, angoscia
e la luce sarà oscurata dalla caligine.
Prima lettera ai Corinzi 16
1Quanto poi alla colletta in favore dei fratelli, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese della Galazia.2Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare, perché non si facciano le collette proprio quando verrò io.3Quando poi giungerò, manderò con una mia lettera quelli che voi avrete scelto per portare il dono della vostra liberalità a Gerusalemme.4E se converrà che vada anch'io, essi partiranno con me.
5Verrò da voi dopo aver attraversato la Macedonia, poiché la Macedonia intendo solo attraversarla;6ma forse mi fermerò da voi o anche passerò l'inverno, perché siate voi a predisporre il necessario per dove andrò.7Non voglio vedervi solo di passaggio, ma spero di trascorrere un po' di tempo con voi, se il Signore lo permetterà.8Mi fermerò tuttavia a Èfeso fino a Pentecoste,9perché mi si è aperta una porta grande e propizia, anche se gli avversari sono molti.10Quando verrà Timòteo, fate che non si trovi in soggezione presso di voi, giacché anche lui lavora come me per l'opera del Signore.11Nessuno dunque gli manchi di riguardo; al contrario, accomiatatelo in pace, perché ritorni presso di me: io lo aspetto con i fratelli.12Quanto poi al fratello Apollo, l'ho pregato vivamente di venire da voi con i fratelli, ma non ha voluto assolutamente saperne di partire ora; verrà tuttavia quando gli si presenterà l'occasione.
13Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti.14Tutto si faccia tra voi nella carità.15Una raccomandazione ancora, o fratelli: conoscete la famiglia di Stefana, che è primizia dell'Acaia; hanno dedicato se stessi a servizio dei fedeli;16siate anche voi deferenti verso di loro e verso quanti collaborano e si affaticano con loro.17Io mi rallegro della visita di Stefana, di Fortunato e di Acàico, i quali hanno supplito alla vostra assenza;18essi hanno allietato il mio spirito e allieteranno anche il vostro. Sappiate apprezzare siffatte persone.
19Le comunità dell'Asia vi salutano. Vi salutano molto nel Signore Àquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa.20Vi salutano i fratelli tutti. Salutatevi a vicenda con il bacio santo.
21Il saluto è di mia mano, di Paolo.22Se qualcuno non ama il Signore sia anàtema. 'Maranà tha': vieni, o Signore!23La grazia del Signore Gesù sia con voi.24Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!
Capitolo XIII: Resistere alle tentazioni
Leggilo nella Biblioteca 1. Finché saremo al mondo, non potremo essere senza tribolazioni e tentazioni; infatti sta scritto nel libro di Giobbe che la vita dell'uomo sulla terra (Gb 7,1) è tutta una tentazione. Ognuno dovrebbe, dunque, stare attento alle tentazioni e vigilare in preghiera (1Pt 4,7), affinché il diavolo non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno; il diavolo, che mai non posa, ma va attorno cercando chi possa divorare (1Pt 5,8). Nessuno è così avanzato nella perfezione e così santo da non aver talvolta delle tentazioni. Andare esenti del tutto da esse non possiamo. Tuttavia, per quanto siano moleste e gravose, le tentazioni spesso sono assai utili; perché, a causa delle tentazioni, l'uomo viene umiliato, purificato e istruito. I santi passarono tutti per molte tribolazioni e tentazioni, e progredirono; invece coloro che non seppero sostenere le tentazioni si pervertirono e tradirono. Non esiste una istituzione così perfetta, o un luogo così nascosto, dove non si trovano tentazioni e avversità. L'uomo non è mai del tutto esente dalla tentazione, fin che vive. Ciò per cui siamo tentati è dentro di noi, poiché siamo nati nella concupiscenza. Se vien meno una tentazione o tribolazione, un'altra ne sopraggiunge e c'è sempre qualcosa da sopportare, perché abbiamo perduto il bene della nostra felicità. Molti, di fronte alle tentazioni, cercano di fuggire, ma cadono poi in esse anche più gravemente. Non possiamo vincere semplicemente con la fuga; ma è con la sopportazione e con la vera umiltà che saremo più forti di ogni nemico. Ben poco progredirà colui che si allontana un pochino e superficialmente dalle tentazioni, senza sradicarle: tosto ritorneranno ed egli sarà ancor peggio. Vincerai più facilmente, a poco a poco, con una generosa pazienza e con l'aiuto di Dio; più facilmente che insistendo cocciutamente nel tuo sforzo personale. Accogli frequentemente il consiglio di altri, quando sei nella tentazione; e non essere aspro con colui che è tentato, ma dagli conforto, come desidereresti fosse fatto a te.
2. Causa prima di ogni perversa tentazione è la mancanza di stabilità spirituale e la scarsezza di fiducia in Dio; giacché, come una nave senza timone viene spinta qua e là dalle onde, così l'uomo infiacchito, che abbandona i suoi propositi, viene in vario modo tentato. Come il fuoco serve a saggiare il ferro (Sir 31,26), così la tentazione serve a saggiare la santità di una persona (Sir 27,6). Quali possibilità ciascuno abbia in potenza, spesso non lo sappiamo; ma la tentazione dispiega palesemente ciò che siamo. Tuttavia bisogna vigilare, particolarmente intorno all'inizio della tentazione; poiché il nemico si vince più facilmente se non gli si permette per nulla di varcare le porte della nostra mente; e se gli si sbarra la strada al di là della soglia, non appena abbia bussato. Di qui il detto: "resisti agli inizi; è troppo tardi quando si prepara la medicina" (Ovidio, Remedia amoris, II,91). Infatti, dapprima viene alla mente un semplice pensiero, di poi una forte immaginazione, infine un compiacimento, un impulso cattivo e un'acquiescenza. E così, piano piano, il nemico malvagio penetra del tutto, proprio perché non gli si è resistito all'inizio. E quanto più a lungo uno ha tardato torpidamente a resistere, tanto più si è, via via, interiormente indebolito, mentre il nemico è andato crescendo di forze contro di lui.
3. Alcuni sentono le maggiori tentazioni al principio della loro conversione a Dio; altri invece alla fine. Alcuni sono fortemente turbati pressoché per tutta la vita; altri sentono tentazioni piuttosto lievi: secondo quanto dispongono la sapienza e la giustizia di Dio, le quali pesano la condizione e i meriti di ciascuno e preordinano ogni cosa alla salvezza degli eletti. Perciò non dobbiamo lasciarci cogliere dalla disperazione, quando siamo tentati. Dobbiamo invece, pregare Iddio ancor più fervorosamente, affinché si degni di aiutarci in ogni tentazione; Lui che, in verità, secondo quanto dice Paolo (1Cor 10,13), farà in modo che la tentazione sia accompagnata dai mezzi per poterla sopportare. Abbassiamo, dunque, in umiltà, l'anima nostra sotto la mano di Dio, quando siamo tentati e tribolati, giacché il Signore salverà gli umili di spirito e li innalzerà (1Pt 5,6; Sal 33,19). Quanto uno abbia progredito si dimostra nella tentazione e nella tribolazione; qui sta il suo maggior merito; qui appare più chiaramente la sua virtù. Non è gran cosa esser devoti e fervorosi quando non si hanno difficoltà; sapere invece sopportare se stessi nel momento dell'avversità dà a sperare in un grande avanzamento spirituale. Avviene che alcuni sono al riparo da grandi tentazioni, ma sono spesso sconfitti nelle piccole tentazioni di ogni giorno; e così, umiliati per essere caduti in cose tanto da poco, non ripongono più fiducia in se stessi, nelle cose più grandi.
DISCORSO 335/C DISCORSO DEL BEATO AGOSTINO VESCOVO SU UN MARTIRE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaNei martiri la gloria era custodita in cielo e la pazienza era provata sulla terra.
1. Poiché è sorto il giorno natalizio del beato martire e lo celebriamo con voi per volere del Signore, contando sull'aiuto di lui, eccoci ad esporre qualcosa della gloria e della perseveranza dei martiri. In verità, la gloria venne disprezzata e la perseveranza passò attraverso la prova. Così, la gloria era custodita nel segreto dei cieli e la pazienza era messa alla prova sulla terra. E può avere come meta la gloria chi non indietreggia fremendo davanti alla loro pazienza. Infatti, avere nella carne l'esperienza di dure ed aspre tribolazioni è ritenuta un'infelicità, poiché è veramente una costrizione nel dolore. Se non fosse tormento per gli uomini, non sarebbe gloria per i martiri.
L'amore del male si chiama cupidigia, l'amore del bene carità.
2. Fate conto di avere sotto gli occhi due personificazioni: la cupidigia e la carità. Dico "cupidigia" nel senso di amore al peccato, dato che a volte si dice cupidigia l'amore ad un bene. Ugualmente, dico "carità" l'amore del vivere secondo giustizia, perché talora si dice carità trattandosi di male: è il motivo per il quale ho voluto precisare quanto ho detto. Quanto ai fedeli, essi ambiscono il regno dei cieli. Anche i ladri si danno reciprocamente l'appellativo di "caro". Ma in loro, associati da una cattiva coscienza, non c'è affatto carità, che però è presente in coloro che si compiacciono in comune della sapienza.
3. Pertanto riflettete - e vedete di distinguere - al gran numero di mali che soffrono molti uomini mossi da vivo interesse per le cose che vogliono possedere, a quali penosi travagli si sottopongono, intollerabili in altri uomini che non ambiscono ad esse. Ma è l'amore che rende intrepidi quelli. L'amore del male, però, si chiama cupidigia, l'amore del bene carità. Molte sono le cose di cui gli uomini sono appassionati, talora così differenti da rivelarsi inconciliabili fra loro. L'avarizia accumula denaro, la lussuria lo sperpera. L'una si tiene nell'indigenza, l'altra dissipa e non c'è contrasto più netto che tra il raggranellare e il disperdere ad un tempo. Tuttavia è l'avarizia ad imporre, e quante cose si fanno, quante di dure e moleste si affrontano pazienti sotto il dolore... il piacere che ami. Nondimeno, nella folle dissipazione dell'amore, anche il piacere è talora amato con vergognosa disonestà ed in vista di esso si tollerano con ardore molti mali.
Anche la carità è intrepida nell'amore ad essa proprio.
4. Non c'è da meravigliarsi, carissimi, se anche la carità è intrepida nell'amore ad essa proprio. L'hanno avuta i martiri, e, in forza di essa, riuscirono a reggere sotto ogni genere di prove. Il loro amore era rivolto alle cose che non si vedono, ma ne avevano certezza di fede e vedevano con gli occhi del cuore, recettivi per quanto è possibile all'uomo aggravato dall'opacità della carne. E questa carne non ha, in realtà, una sua bellezza? E la sapienza eterna non ha la sua propria bellezza? Ma i perversi sono colpiti dalla bellezza della sapienza e una buona volta ne subiscono il fascino. Anch'essi infatti vorrebbero essere sapienti se fosse loro possibile e possedere ciò che amano e appropriarsi della sapienza. Indubbiamente vorrebbero entrambe le cose, non hanno respinto la sapienza. Trovi che vuol essere anche sapiente uno che è preso dal piacere della carne. Trovi, invece, un sapiente per il quale nulla conta il piacere della carne. È caso rarissimo rinvenire qualcuno irretito nei richiami della carne che disprezzi la sapienza. Se potesse, farebbe sue l'una e l'altra cosa ma antepone all'altra il piacere e inganna se stesso. Fa torto a se stesso chi perde beni migliori assecondando una propensione affettiva verso beni inferiori, ma chi trova le sue compiacenze in cose turpi, è ottuso nei riguardi delle realtà del cielo.
Non è la pena ma la causa che fa il martire.
5. Nominami dunque uno che abbia trasporto per il bene, di cui parla l'Apostolo: E chi vi potrà fare del male se sarete ferventi nel bene? 1 In ciò che ami non ti troverai danneggiato. Qualunque cosa ti potrà strappare chi ti perseguita, colui che ti ha creato non renderà infelice te che lo ami. E di quanto ti viene sottratto in beni terreni, saranno in aumento i beni celesti, a condizione che sia l'amore di questi a perdere quelli terreni. È importante infatti la ragione per cui tu arrivi a perdere qualcosa. Ecco perché non è la pena ma la causa che fa il martire. Pertanto, questi martiri che subirono molti mali noi li riteniamo giusti solo se possiamo intendere la motivazione del loro patire. Per causa tua, dice - è la voce dei martiri - per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno 2. Elimina il per causa tua; che vale il siamo messi a morte tutto il giorno? Aggiungi il per causa tua; a che può nuocere l'essere messi a morte tutto il giorno? L'essere messi a morte tutto il giorno per causa tua non solo non comporta nulla di nocivo, ma ancora è vantaggioso al massimo. La "causa" è in quel che si dice per causa tua; il "patire" è in quel che si dice siamo messi a morte tutto il giorno. Tu porti avanti bene l'opera che è il tuo patire se non sottrai ad essa il fondamento che è l'amore di Dio.
Fondamento del martirio è l'amore di Dio.
6. Che tu possa dire per causa tua, questo conta. Infatti, pure quell'amante lascivo che si è gettato sulla bellezza della carne e si è unito ad essa, così se ne vanta con la sua amata: "Per causa tua, per causa tua - dice - ho subito le conseguenze dell'ira paterna, per causa tua sono stato bastonato da un padre severissimo e da maestri estremamente spietati. Per causa tua ho speso, di quello che avevo, proprio tutto, per causa tua mi trovo nell'indigenza". Di quanti mali dici "per causa tua"! E nulla per il tuo bene? No certo, e non solo nulla per il tuo bene, ma addirittura tutto "per causa tua".
Accumulare dove indicò la Sapienza, non dove dimora l'avarizia.
7. Se il denaro avesse facoltà di udire i suoi amanti, in gran numero sarebbero a dirgli: "Per causa tua ho trascorso in mare un duro inverno, per causa tua sono stato vittima di tanti naufragi, per causa tua, trovandomi in pericolo, della merce ho fatto getto nei flutti, per causa tua ho perduto anche te; in realtà, preso da interesse per tutto ciò che desideravo avere ancora, ho perduto anche quanto avevo". Quanti mali "per causa tua". Ma il denaro non ha udito e non ti ascolta neppure se per esso tu giunga a perdere anche te. E quale il guadagno quando sarai perito a causa del denaro? E perdi te stesso e il denaro non procuri. Anzi, se ne hai, morendo è quaggiù che lo lasci. Tu te ne vai; subentra allora un altro suo amante. Quanti amanti lo lasciarono e, amando e passando oltre, scomparvero. Infatti sebbene sia un'immagine l'uomo che passa, tuttavia si agita invano 3. È da compiangersi perché passando quale immagine, quella di Dio certamente, tuttavia si agita invano: accumula ricchezze e non sa per chi le raccolga 4. A che dunque si agita se non per accumulare? Ecco, accumula pure, ma dove indicò la Sapienza, non dove ha dimora l'avarizia.
Il Signore ha dato un buon consiglio riguardo al denaro.
8. Quanto al denaro, il Signore ha consigliato come evitare che vada perduto quello che è stato guadagnato. Ha detto: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza perché anch'essi vi accolgano nelle dimore eterne 5. I martiri, che per la loro causa giusta e per l'amore verso Dio sono riusciti ad essere più forti dei molti mali subiti, sono stati accolti da alcuni quando erano affamati, provvisti se non avevano di che coprirsi, ospitati se in esilio. È infatti l'esercizio di un ministero tra coloro che si trovano in penose difficoltà. Si son fatti degli amici con le ricchezze disoneste. Perciò, anche riguardo al denaro, il Signore ha dato un buon consiglio se qualcuno vuole ascoltarlo. In ogni caso, è evidente che, se ami il tuo denaro, devi preoccuparti di non perderlo. Se per loro è andato veramente perduto, è perduto per te. Infatti viene meno a te e passa ad un altro. Investilo in qualcosa per cui tu non debba perderlo. E, potendo venire a mancare prima, fanne tesoro in cielo, dove il ladro non arriva e la tignuola non consuma 6. Il luogo è ben sicuro, perché esiti a trasferire? Invia avanti a te quel che possiedi, in modo che tu possa giungere là dove hai inviato. Impiegalo acquistando qualcosa che non possa andare a male. Voi sapete, carissimi, da quale calcolo siano mossi gli uomini avidi di denaro quando si rendono conto di avere un certo capitale in contanti. Che dicono? "La moneta ha forma circolare, rotola via, va perduta, bisogna vincolarla con l'acquisto di un qualche immobile". E vogliono assicurare il loro denaro in una villa. Ed ecco comprarono la villa, possederanno la villa. Forse che la villa sarà sempre abitata da loro? Neppur essi, però, avranno sempre la villa: da essa, dopo non molto, saranno in partenza e impediti a differirla. Non è là dove hai vincolato il tuo denaro che puoi vincolare la tua vita. Verrà infatti il momento in cui la tua vita ti sarà richiesta. Di chi sarà quel che hai acquistato? Di conseguenza, tu non avrai la villa e la villa non avrà te, salvo il caso, quanto al corpo, che in essa sia sepolto quando sarai morto.
Nell'eventualità, si verifica infatti qualcosa di strano: essa avrà te e tu non avrai la villa.
9. A chi vien detto: "Trasferisci ove non perdi" si dà perciò un consiglio buono del Signore, anzi un consiglio d'oro. "Quale consiglio vien dato! Ma lo perderò di vista", tu dici. Sarai in grado di vederlo più tardi, ma non vedrai ciò che hai trasferito. Infatti, tu hai messo a frutto. Altro hai depositato, altro ti verrà restituito. È l'Onnipotente colui al quale lo hai dato a frutto. Riceve poco, ma rende molto. Ricambierà in larghissima misura il poco che prende. A questo si conforma la terra che egli creò per te: seminerai pochi granelli per riempire granai. Se ha dato questa facoltà alla terra creata per te, che riserva, egli che ha creato il cielo e la terra, a te che vai seminando opere buone?
Dio ci ha donato ogni cosa donandoci il Figlio.
10. Ma stiamo parlando a uomini condizionati dalla cupidigia, sordi, siano essi amanti lascivi della bellezza fisica, siano avari intenti ad accumulare e a mettere a frutto sulla terra. Parliamo a sordi, non ci odono. Signore, perché ascoltino, siano risanati. A te nulla è impossibile. Nessuna malattia per te è insanabile, poiché tu sei il medico potente, soprattutto perché hai dimostrato verso di noi per primo il tuo amore, perché non hai risparmiato il tuo proprio Figlio, ma lo hai dato per tutti noi. Come non ci hai donato ogni cosa insieme con lui! Spalanca le fauci, avaro, disprezza ora il poco, avrai molto. Colui che diceva: Come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto 7 aveva vinto, aveva stritolato, aveva schiacciato la cupidigia.
Nessuna gloria terrena è pari a quella dei martiri.
11. A molti licenziosi ed agli avari sembrò quindi che i santi martiri fossero in preda alla follia quando, per il nome di Cristo, perseveravano fedelmente nella confessione di lui mentre erano straziati da tanti dolori. Non si dava loro tregua perché finissero per rinnegare; i martiri confessarono, furono uccisi, arsi vivi, dati in pasto alle belve; all'esterno i loro patimenti erano orribili; in occulto erano coronati in modo ineffabile. Se il desiderio li avesse portati a cercare beni terreni, che si potrebbe aggiungere a questa gloria per la quale celebrano il giorno della loro nascita al cielo? Per la gloria, molti uomini valorosi si lasciarono andare ad eccessi e sostennero che bisogna versare il sangue per la patria e non esitarono a farlo, consapevoli che questa vita è sì transitoria, ma che almeno si erano assicurati una gloria immortale. Quale gloria loro propria regge al confronto con la gloria dei martiri? Ciò che ha potuto raggiungere un pescatore, quale altro uomo è riuscito a conseguirlo nella gloria di questa terra, chi ha potuto ottenerlo nella gloria delle umane vicende, chi, da dittatore, ha potuto procurarselo? In Roma sono eretti sepolcri di uomini valorosi che morirono per la patria. Nel sepolcro di quale di loro si è degnato di entrare l'imperatore? Ecco, se pure valeva la pena di aspirare alla gloria terrena, neanche di questa sono stati defraudati coloro che ricercarono l'onore solo in mezzo agli Angeli. Noi vediamo le onoranze che ricevono nei vari luoghi e ne restiamo stupiti. A quale meraviglia saremmo esposti se ci fossero visibili quelle nel cielo? Quanto ammirato senso di sorpresa si impadronirebbe di noi se vedessimo i martiri, di cui notiamo che i popoli celebrano il giorno natalizio, gloriarsi fra gli Angeli?
Scegliere per noi la causa dei martiri. Tre croci sul Calvario: al centro il Salvatore, ai lati i malfattori.
12. Davvero, fratelli miei, aspirate ai beni invisibili dei martiri. Amate quello che amarono. Sebbene da parte vostra non siano da sostenere quelle prove che subirono, disponete gli animi ad affrontarle. Per quanto sta a voi, scegliete anzitutto la causa. A prescindere dalla scelta della causa, non soffrono infatti i martiri proprio quei mali che spesso subiscono i ladri, quali subiscono gli adulteri, quali i malfattori e i sacrileghi? Se badi alle pene, sono alla pari, se tieni conto delle molteplici motivazioni, sono assai ben diversi gli uni dagli altri. Che possiede tanta somiglianza e uniformità - e tuttavia niente affatto di analogo - delle tre croci: quella del Signore e le due dei ladri? Erano tre, tutt'e tre erano croci, situate tutte in uno stesso luogo, quei corpi pendevano tutti dal legno; la causa, però distingueva nettamente tutti. Al centro, il Salvatore, da entrambi i lati i malfattori. Quella croce fu un tribunale: Egli vi era appeso e sanciva la distinzione; perché giudicato, pendeva dalla croce, ed era giudice di chi pendeva dalle croci. Di quei due colpevoli, uno fu reo di condanna, l'altro meritò il premio. Perché l'altro meritò il premio? Perché sulla croce convertì la causa. Dalla croce ebbe fede nelle parole che lasciavano intravedere realtà lontane; quando il Signore sarebbe giunto nel suo regno, per allora volle essere presente nel ricordo di lui. Ma quale fu l'affermazione del Signore quando ebbe a dirgli: Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno 8? Da parte di quello era come dire: "Conosco la mia causa, sono cosciente di quel che ho meritato, di subire quindi tormenti per quanto ho commesso, però, abbi pietà almeno quando sarai giunto". Costui differiva, il Signore offriva: "In verità, in verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso 9. Perché ti rimandi a più tardi, quando io vengo? oggi sarai con me in paradiso; non sono mai assente io, che speri che venga, e sono ovunque presente e là vado; ma oggi sarai con me in paradiso perché dove vivrai nella felicità, senza di me non potrai essere felice". Pertanto, tutte le anime dei beati, non ancora ricongiunte ai corpi, sono felici con Cristo, sono felici soltanto di Cristo. Lui amarono infatti, lui fu il loro diletto, in lui ebbero la giustizia, in lui la sapienza, in lui la scienza, in lui i tesori nascosti della scienza e della sapienza. Con il martirio, quante cose disprezzarono quaggiù. Sì, non vollero essere ricchi. Che manca infatti al povero se possiede Dio?
Si ama solo ciò che è bello. Ci sia ordine nell'amore.
13. Amate ciò che è buono, fratelli miei, niente di più bello, anche se visibile solo agli occhi del cuore. Parlo a te. Ecco, sono tutte belle le cose che vedi con l'occhio della carne: il cielo, la terra, il mare e tutto quanto esiste, le stelle che risplendono nel cielo, il sole che regola il giorno, la luna che attenua l'oscurità della notte, i volatili, gli animali acquatici e terrestri, gli uomini, i soli di tutta la creazione, fatti a immagine di Dio, essi che lodano la creatura ed amano la creatura, ma a condizione che siano amanti del Creatore. Non altri che Dio ha fatto tutto ciò che ami fino a trascurare Dio. Ripeto: non altri che Dio ha fatto tutto ciò che ami fino a trascurare Dio. Non sarebbe infatti amato da te se non avesse bellezza. E come potrebbe essere bello se tale non lo facesse colui che è invisibilmente bello? Ti è caro l'oro? Dio l'ha creato. Sei conquistato dalla bellezza dei corpi e della carne, Dio l'ha creata. Ami i campi fertili, Dio li ha creati. Come un gran bene tu ami questa luce, Dio l'ha creata. Se, per ciò che Dio ha creato, tu trascuri Dio, ti prego, ama anche Dio stesso. Quanto è degno infatti di essere amato, quanto è degno di essere amato per aver creato tutto ciò che ami. Nell'amore, fa' in modo che il tuo amore per lui sia più grande. Non intendo sostenere che tu niente abbia ad amare, ma che ci sia ordine nell'amore. Anteponi i beni celesti a quelli terreni, i beni immortali a quelli che hanno fine, i beni eterni a quelli temporali. Anteponi Dio a tutti i beni, non con la lode, ma con l'amore. È facile infatti mostrare una preferenza attraverso la lode. Sopraggiunge la prova: ti domando se preferisci per amore chi hai esaltato con la lode. Infatti, nel caso ti sia stato richiesto: Qual è il bene migliore il denaro o la sapienza, il denaro o la giustizia, da ultimo: il denaro o Dio? Tu non esiti a rispondere: la sapienza, la giustizia, Dio. Proprio come non esiti a rispondere così, non esitare a scegliere. Qual è il bene migliore: la giustizia o il denaro? E, come sono soliti i fanciulli quando sono interrogati nelle scuole, gridate forte a gara: la giustizia! Vi conosco tutti, mi giungono le vostre riflessioni: la giustizia è un bene migliore. Ma verrà la prova. Presenta il denaro in altro modo. E la tentazione ti dice: "È in tuo potere il possesso di questo denaro; se froderai, ecco pronto il denaro". Ma dirà la giustizia: "Cos'è che scegli? È il momento di verificare come parli". Già da tempo interpellato, tu preferivi la giustizia al denaro, ma ora, presentate le due cose, da una parte il denaro, dall'altra la giustizia, come uno che ha vergogna, mostri di non vedere la giustizia e allunghi la mano dalla parte del denaro. Ingrato, stolto; quando in risposta alla mia domanda hai detto di preferire la giustizia al denaro, hai dato testimonianza contro te stesso. Dio ricerca forse un altro testimone contro di te, perché tu te ne persuada? Plaudendo a parole, è stata anteposta la giustizia, all'atto della scelta, è stato preferito il denaro. Non vedi tu dalla parte di che cosa si è mossa la tua volontà? Dalla parte della finitezza della creatura caduca. È assolutamente certo che il denaro scomparirà in quanto il mondo passerà con la sua concupiscenza 10. La tua opzione sia per la giustizia perché chi avrà fatto la volontà di Dio rimane in eterno come egli stesso dura per sempre 11.
1 - 1 Pt 3, 13.
2 - Sal 43, 22.
3 - Sal 38, 7.
4 - Sal 38, 7.
5 - Lc 16, 9.
6 - Lc 12, 33.
7 - 2 Cor 6, 10.
8 - Lc 23, 42.
9 - Lc 23, 43.
10 - 1 Gv 2, 17.
11 - 1 Gv 2, 17; Is 40, 8.
Capitolo XVIII: Sopportare serenamente le miserie di questo mondo sull’esempio di Cristo
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, io discesi dal cielo per la tua salvezza e presi sopra di me le tue miserie, non perché vi fossi costretto, ma per slancio d'amore; e ciò perché tu imparassi a soffrire e a sopportare senza ribellione le miserie di questo mondo. Infatti, dall'ora della mia nascita fino alla morte in croce, non venne mai meno in me la forza di sopportare il dolore. Ho conosciuto grande penuria di beni terreni; ho udito molte accuse rivolte a me; ho sopportato con dolcezza cose da far arrossire ed ingiurie; per il bene fatto ho ricevuto ingratitudine; per i miracoli, bestemmie; per il mio insegnamento, biasimi.
2. Signore, tu ben sapesti patire per tutta la tua vita, compiendo pienamente, in tal modo, la volontà del Padre tuo; perciò è giusto che io, misero peccatore, sappia sopportare me stesso, fin quando a te piacerà; è giusto che, per la mia salvezza, io porti il peso di questa vita corruttibile, fino a quando tu vorrai. In verità, anche se noi la sentiamo come un peso, la vita di quaggiù, per effetto della tua grazia, già fu resa capace di molti meriti e più tollerabile e luminosa, per noi, povera gente, in virtù del tuo esempio e dietro le orme dei tuoi santi. Anzi la nostra vita è piena di consolazione, molto più di quanto non fosse al tempo della vecchia legge, quando era ancora chiusa la porta del cielo e ancora era nascosta la via di esso; quando erano ben pochi quelli che si davano pensiero di cercare il regno dei cieli, e neppure i giusti, meritevoli di salvezza, avevano potuto entrare nella patria celeste, non essendo ancora stato pagato - prima della tua passione e della tua santa morte - il debito del peccato. Oh, come ti debbo ringraziare per avere mostrato a me, e a tutti i tuoi seguaci, la strada diritta e sicura verso l'eterno tuo regno! La nostra strada è la tua vita stessa: attraverso una santa capacità di patire camminiamo verso di te, che sei il nostro premio. Se tu non ci avessi preceduto, con questo insegnamento, chi si prenderebbe cura di seguirti? Quanti rimarrebbero indietro assai, se non potessero guardare al tuo esempio luminoso. Ecco, siamo ancora ben poco fervorosi, pur dopo tanti miracoli e nonostante i tuoi ammaestramenti; che cosa mai sarebbe di noi, se non avessimo avuto una così grande luce per seguirti?
4-171 Gennaio 9, 1903 Tutto è scritto nei cuori di chi crede, spera ed ama.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina mi sentivo tutta oppressa, siccome era stato Monsignore a visitarmi ché diceva che non era certo che fosse Gesù Cristo che operasse in me; nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, per comprendere bene un soggetto ci vuole la credenza, perché senza di questa tutto è buio nell’intelletto umano, mentre il solo credere accende nella mente una luce, e per mezzo di questa luce scorge con chiarezza la verità e la falsità, quando opera la grazia e quando la natura, e quando la diabolica. Vedi, il Vangelo è noto a tutti; ma chi comprende il significato delle mie parole, le verità che in esso contiene? Chi se le conserva nel proprio cuore e ne fa un tesoro per comprarsi il regno eterno, chi crede. E per tutti gli altri non solo non ne comprendono un acca, ma se ne servono per farsene beffe e mettere in burla le cose più sante. Onde si può dire che tutto è scritto nei cuori di chi crede, spera ed ama, e per tutti il resto niente è scritto per loro. Così è di te, chi tiene un po’ di credenza vede le cose con chiarezza e trova la verità, chi no, vede le cose tutte confuse”.