Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti. La carità  mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti non le manca. Capii che la Chiesa ha un cuore e che questo cuore arde d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della Chiesa; che, se l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue. Capii che l'amore racchiude tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 1° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 8

1In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro:2"Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare.3Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano".4Gli risposero i discepoli: "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?".5E domandò loro: "Quanti pani avete?". Gli dissero: "Sette".6Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla.7Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli.8Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati.9Erano circa quattromila. E li congedò.
10Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.

11Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.12Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione".13E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda.

14Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo.15Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!".16E quelli dicevano fra loro: "Non abbiamo pane".17Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?18'Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite'? E non vi ricordate,19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Dodici".20"E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette".21E disse loro: "Non capite ancora?".

22Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo.23Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?".24Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano".25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa.26E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".

27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?".28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti".29Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo".30E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.

31E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.32Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.33Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.35Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.36Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?37E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".


Levitico 13

1Il Signore aggiunse a Mosè e ad Aronne:2"Quando uno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.3Il sacerdote esaminerà la piaga sulla pelle del corpo; se il pelo della piaga è diventato bianco e la piaga appare depressa rispetto alla pelle del corpo, è piaga di lebbra; il sacerdote, dopo averlo esaminato, dichiarerà quell'uomo immondo.4Ma se la macchia sulla pelle del corpo è bianca e non appare depressa rispetto alla pelle e il suo pelo non è diventato bianco, il sacerdote isolerà per sette giorni colui che ha la piaga.5Al settimo giorno il sacerdote l'esaminerà ancora; se gli parrà che la piaga si sia fermata senza allargarsi sulla pelle, il sacerdote lo isolerà per altri sette giorni.6Il sacerdote, il settimo giorno, lo esaminerà di nuovo; se vedrà che la piaga non è più bianca e non si è allargata sulla pelle, dichiarerà quell'uomo mondo: è una pustola. Quegli si laverà le vesti e sarà mondo.7Ma se la pustola si è allargata sulla pelle, dopo che egli si è mostrato al sacerdote per essere dichiarato mondo, si farà esaminare di nuovo dal sacerdote;8il sacerdote l'esaminerà e se vedrà che la pustola si è allargata sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è lebbra.
9Quando uno avrà addosso una piaga di lebbra, sarà condotto al sacerdote,10ed egli lo esaminerà; se vedrà che sulla pelle c'è un tumore bianco, che questo tumore ha fatto imbiancare il pelo e che nel tumore si trova carne viva,11è lebbra inveterata nella pelle del corpo e il sacerdote lo dichiarerà immondo; non lo terrà isolato, perché certo è immondo.
12Se la lebbra si propaga sulla pelle in modo da coprire tutta la pelle di colui che ha la piaga, dal capo ai piedi, dovunque il sacerdote guardi,13questi lo esaminerà; se vedrà che la lebbra copre tutto il corpo, dichiarerà mondo colui che ha la piaga: essendo tutto bianco, è mondo.14Ma quando apparirà in lui carne viva, sarà chiamato immondo.15Il sacerdote, vista la carne viva, lo dichiarerà immondo; la carne viva è immonda: è lebbra.16Ma se la carne viva ridiventa bianca, egli vada dal sacerdote e il sacerdote lo esaminerà;17se vedrà che la piaga è ridiventata bianca, il sacerdote dichiarerà mondo colui che ha la piaga: è mondo.
18Quando uno ha avuto sulla pelle della carne un'ulcera che sia guarita19e poi, sul luogo dell'ulcera, appaia un tumore bianco o una macchia bianca, rosseggiante, quel tale si mostrerà al sacerdote,20il quale l'esaminerà e se vedrà che la macchia è depressa rispetto alla pelle e che il pelo è diventato bianco, il sacerdote lo dichiarerà immondo; è una piaga di lebbra che è scoppiata nell'ulcera.21Ma se il sacerdote, esaminandola, vede che nella macchia non ci sono peli bianchi, che non è depressa rispetto alla pelle e che si è attenuata, il sacerdote lo isolerà per sette giorni.22Se la macchia si allarga sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è una piaga di lebbra.23Ma se la macchia è rimasta allo stesso punto, senza allargarsi, è una cicatrice di ulcera e il sacerdote lo dichiarerà mondo.
24Quando uno ha sulla pelle del corpo una scottatura prodotta da fuoco e su questa appaia una macchia lucida, bianca, rossastra o soltanto bianca,25il sacerdote l'esaminerà; se vedrà che il pelo della macchia è diventato bianco e la macchia appare depressa rispetto alla pelle, è lebbra scoppiata nella scottatura. Il sacerdote lo dichiarerà immondo: è una piaga di lebbra.26Ma se il sacerdote, esaminandola, vede che non c'è pelo bianco nella macchia e che essa non è depressa rispetto alla pelle e si è attenuata, il sacerdote lo isolerà per sette giorni.27Al settimo giorno il sacerdote lo esaminerà e se la macchia si è diffusa sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è una piaga di lebbra.28Ma se la macchia è rimasta ferma nella stessa zona e non si è diffusa sulla pelle, ma si è attenuata, è un tumore di bruciatura; il sacerdote dichiarerà quel tale mondo, perché si tratta di una cicatrice della bruciatura.
29Quando un uomo o una donna ha una piaga sul capo o nella barba,30il sacerdote esaminerà la piaga; se riscontra che essa è depressa rispetto alla pelle e che v'è del pelo gialliccio e sottile, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è tigna, lebbra del capo o della barba.31Ma se il sacerdote, esaminando la piaga della tigna, riscontra che non è depressa rispetto alla pelle e che non vi è pelo scuro, il sacerdote isolerà per sette giorni colui che ha la piaga della tigna.32Se il sacerdote, esaminando al settimo giorno la piaga, vedrà che la tigna non si è allargata e che non v'è pelo gialliccio e che la tigna non appare depressa rispetto alla pelle,33quel tale si raderà, ma non raderà il luogo dove è la tigna; il sacerdote lo terrà isolato per altri sette giorni.34Al settimo giorno, il sacerdote esaminerà la tigna; se riscontra che la tigna non si è allargata sulla pelle e non appare depressa rispetto alla pelle, il sacerdote lo dichiarerà mondo; egli si laverà le vesti e sarà mondo.35Ma se, dichiarato mondo, la tigna si è allargata sulla pelle,36il sacerdote l'esaminerà; se nota che la tigna si è allargata sulla pelle, non cercherà se vi è il pelo giallo; quel tale è immondo.37Ma se vedrà che la tigna si è fermata e vi è cresciuto il pelo scuro, la tigna è guarita; quel tale è mondo e il sacerdote lo dichiarerà tale.
38Quando un uomo o una donna ha sulla pelle del corpo macchie lucide, bianche,39il sacerdote le esaminerà; se vedrà che le macchie sulla pelle del loro corpo sono di un bianco pallido, è un'eruzione cutanea; quel tale è mondo.
40Chi perde i capelli del capo è calvo, ma è mondo.41Se i capelli gli sono caduti dal lato della fronte, è calvo davanti, ma è mondo.42Ma se sulla calvizie del cranio o della fronte appare una piaga bianca tendente al rosso, è lebbra scoppiata sulla calvizie del cranio o della fronte;43il sacerdote lo esaminerà: se riscontra che il tumore della piaga nella parte calva del cranio o della fronte è bianco tendente al rosso, simile alla lebbra della pelle del corpo,44quel tale è un lebbroso; è immondo e lo dovrà dichiarare immondo; la piaga è sul suo capo.
45Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: Immondo! Immondo!46Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento.
47Quando apparirà una macchia di lebbra su una veste, di lana o di lino,48nel tessuto o nel manufatto di lino o di lana, su una pelliccia o qualunque altra cosa di cuoio,49se la macchia sarà verdastra o rossastra, sulla veste o sulla pelliccia, sul tessuto o sul manufatto o su qualunque cosa di cuoio, è macchia di lebbra e sarà mostrata al sacerdote.50Il sacerdote esaminerà la macchia e rinchiuderà per sette giorni l'oggetto che ha la macchia.51Al settimo giorno esaminerà la macchia; se la macchia si sarà allargata sulla veste o sul tessuto o sul manufatto o sulla pelliccia o sull'oggetto di cuoio per qualunque uso, è una macchia di lebbra maligna, è cosa immonda.52Egli brucerà quella veste o il tessuto o il manufatto di lana o di lino o qualunque oggetto fatto di pelle, sul quale è la macchia; perché è lebbra maligna, saranno bruciati nel fuoco.53Ma se il sacerdote, esaminandola, vedrà che la macchia non si è allargata sulle vesti o sul tessuto o sul manufatto o su qualunque oggetto di cuoio,54il sacerdote ordinerà che si lavi l'oggetto su cui è la macchia e lo rinchiuderà per altri sette giorni.55Il sacerdote esaminerà la macchia, dopo che sarà stata lavata; se vedrà che la macchia non ha mutato colore, benché non si sia allargata, è un oggetto immondo; lo brucerai nel fuoco; vi è corrosione, sia che la parte corrosa si trovi sul diritto o sul rovescio dell'oggetto.56Se il sacerdote, esaminandola, vede che la macchia, dopo essere stata lavata, è diventata pallida, la strapperà dalla veste o dalla pelle o dal tessuto o dal manufatto.57Se appare ancora sulla veste o sul tessuto o sul manufatto o sull'oggetto di cuoio, è una eruzione in atto; brucerai nel fuoco l'oggetto su cui è la macchia.58La veste o il tessuto o il manufatto o qualunque oggetto di cuoio che avrai lavato e dal quale la macchia sarà scomparsa, si laverà una seconda volta e sarà mondo.59Questa è la legge relativa alla macchia di lebbra sopra una veste di lana o di lino, sul tessuto o sul manufatto o su qualunque oggetto di pelle, per dichiararli mondi o immondi".


Proverbi 21

1Il cuore del re è un canale d'acqua in mano al Signore:
lo dirige dovunque egli vuole.
2Agli occhi dell'uomo tutte le sue vie sono rette,
ma chi pesa i cuori è il Signore.
3Praticare la giustizia e l'equità
per il Signore vale più di un sacrificio.
4Occhi alteri e cuore superbo,
lucerna degli empi, è il peccato.
5I piani dell'uomo diligente si risolvono in profitto,
ma chi è precipitoso va verso l'indigenza.
6Accumular tesori a forza di menzogne
è vanità effimera di chi cerca la morte.
7La violenza degli empi li travolge,
perché rifiutano di praticare la giustizia.
8La via dell'uomo criminale è tortuosa,
ma l'innocente è retto nel suo agire.
9È meglio abitare su un angolo del tetto
che avere una moglie litigiosa e casa in comune.
10L'anima del malvagio desidera far il male
e ai suoi occhi il prossimo non trova pietà.
11Quando il beffardo vien punito, l'inesperto diventa saggio
e quando il saggio viene istruito, accresce il sapere.
12Il Giusto osserva la casa dell'empio
e precipita gli empi nella sventura.
13Chi chiude l'orecchio al grido del povero
invocherà a sua volta e non otterrà risposta.
14Un regalo fatto in segreto calma la collera,
un dono di sotto mano placa il furore violento.
15È una gioia per il giusto che sia fatta giustizia,
mentre è un terrore per i malfattori.
16L'uomo che si scosta dalla via della saggezza,
riposerà nell'assemblea delle ombre dei morti.
17Diventerà indigente chi ama i piaceri
e chi ama vino e profumi non arricchirà.
18Il malvagio serve da riscatto per il giusto
e il perfido per gli uomini retti.
19Meglio abitare in un deserto
che con una moglie litigiosa e irritabile.
20Tesori preziosi e profumi sono nella dimora del saggio,
ma lo stolto dilapida tutto.
21Chi segue la giustizia e la misericordia
troverà vita e gloria.
22Il saggio assale una città di guerrieri
e abbatte la fortezza in cui essa confidava.
23Chi custodisce la bocca e la lingua
preserva se stesso dai dispiaceri.
24Il superbo arrogante si chiama beffardo,
egli agisce nell'eccesso dell'insolenza.
25I desideri del pigro lo portano alla morte,
perché le sue mani rifiutano di lavorare.
26Tutta la vita l'empio indulge alla cupidigia,
mentre il giusto dona senza risparmiare.
27Il sacrificio degli empi è un abominio,
tanto più se offerto con cattiva intenzione.
28Il falso testimone perirà,
ma l'uomo che ascolta potrà parlare sempre.
29L'empio assume un'aria sfrontata,
l'uomo retto controlla la propria condotta.
30Non c'è sapienza, non c'è prudenza,
non c'è consiglio di fronte al Signore.
31Il cavallo è pronto per il giorno della battaglia,
ma al Signore appartiene la vittoria.


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Michea 3

1Io dissi:
"Ascoltate, capi di Giacobbe,
voi governanti della casa d'Israele:
Non spetta forse a voi conoscere la giustizia?
2Nemici del bene e amanti del male,
voi strappate loro la pelle di dosso
e la carne dalle ossa".
3Divorano la carne del mio popolo
e gli strappano la pelle di dosso,
ne rompono le ossa e lo fanno a pezzi
come carne in una pentola, come lesso in una caldaia.
4Allora grideranno al Signore,
ma egli non risponderà;
nasconderà loro la faccia, in quel tempo,
perché hanno compiuto cattive azioni.

5Così dice il Signore
contro i profeti che fanno traviare il mio popolo,
che annunziano la pace
se hanno qualcosa tra i denti da mordere,
ma a chi non mette loro niente in bocca
dichiarano la guerra.
6Quindi per voi sarà notte
invece di visioni,
tenebre per voi invece di responsi.
Il sole tramonterà su questi profeti
e oscuro si farà il giorno su di essi.
7I veggenti saranno ricoperti di vergogna
e gli indovini arrossiranno;
si copriranno tutti il labbro,
perché non hanno risposta da Dio.
8Mentre io son pieno di forza
con lo spirito del Signore,
di giustizia e di coraggio,
per annunziare a Giacobbe le sue colpe,
a Israele il suo peccato.

9Udite questo, dunque, capi della casa di Giacobbe,governanti della casa d'Israele,
che aborrite la giustizia e storcete quanto è retto,
10che costruite Sion sul sangue
e Gerusalemme con il sopruso;
11i suoi capi giudicano in vista dei regali,
i suoi sacerdoti insegnano per lucro,
i suoi profeti danno oracoli per denaro.
Osano appoggiarsi al Signore dicendo:
"Non è forse il Signore in mezzo a noi?
Non ci coglierà alcun male".
12Perciò, per causa vostra,
Sion sarà arata come un campo
e Gerusalemme diverrà un mucchio di rovine,
il monte del tempio un'altura selvosa.


Atti degli Apostoli 7

1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?".2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il 'Dio della gloria' apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,3'e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò'.4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate,5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, 'neppure quanto l'orma di un piede', ma gli promise 'di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui', sebbene non avesse ancora figli.6Poi Dio parlò così: 'La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni'.7'Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia', disse Dio: 'dopo potranno uscire e mi adoreranno' in questo luogo.8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e 'lo circoncise l'ottavo giorno' e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.9Ma i patriarchi, 'gelosi di Giuseppe, lo vendettero' schiavo 'in Egitto. Dio però era con lui'10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e 'gli diede grazia' e saggezza 'davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa'.11'Venne una carestia su tutto l'Egitto' e 'in Canaan' e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.12'Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano', vi inviò i nostri padri una prima volta;13la seconda volta Giuseppe 'si fece riconoscere dai suoi fratelli' e fu nota al faraone la sua origine.14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, 'settantacinque persone in tutto'.15E Giacobbe 'si recò in Egitto, e qui egli morì' come anche i nostri padri;16'essi furono poi trasportati in Sichem' e posti 'nel sepolcro che Abramo aveva acquistato' e pagato in denaro 'dai figli di Emor, a Sichem'.
17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo 'crebbe e si moltiplicò' in Egitto,18finché 'salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe'.19Questi, 'adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò' i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non 'sopravvivessero'.20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; 'egli fu allevato per tre mesi' nella casa paterna, poi,21essendo stato esposto, 'lo raccolse la figlia del faraone' e lo allevò 'come figlio'.22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere.23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai 'suoi fratelli, i figli di Israele',24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, 'uccidendo l'Egiziano'.25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero.26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro?27Ma 'quello che maltrattava il vicino' lo respinse, dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi'?28'Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano'?29'Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian', dove ebbe due figli.
30Passati quarant'anni, 'gli apparve nel deserto del monte' Sinai 'un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente'.31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:32'Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe'. Esterrefatto, Mosè non osava guardare.33'Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa'.34'Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto'.35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice'?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto.36Egli li fece uscire, compiendo 'miracoli e prodigi nella terra d'Egitto', nel Mare Rosso, e 'nel deserto per quarant'anni'.37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: 'Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me'.38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi.39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e 'si volsero' in cuor loro 'verso l'Egitto',40dicendo ad Aronne: 'Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto'.41E in quei giorni 'fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici' all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani.42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell''esercito del cielo', come è scritto nel libro dei Profeti:

43'Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati' per adorarli!
'Perciò vi deporterò al di là' di Babilonia.

44I nostri padri avevano nel deserto 'la tenda della testimonianza', come aveva ordinato colui che 'disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto'.45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella 'conquista dei popoli' che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide.46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò 'di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe';47'Salomone' poi 'gli edificò una casa'.48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:

49'Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?'
50'Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?'

51'O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie', voi sempre 'opponete resistenza allo Spirito Santo'; come i vostri padri, così anche voi.52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.


Capitolo II: La verità si fa sentire dentro di noi senza altisonanti parole

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1. "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). "Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello che tu proclami" (Sal 118,125). Disponi il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero una volta a Mosè i figli di Israele: "Parlaci tu, e potremo ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne moriamo" (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore. Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di desiderio, io ti chiedo ardentemente: "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla. Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito; parlano bene, ma, se tu non intervieni, non accendono il cuore; lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato; presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla. Essi operano solamente all'esterno, ma tu prepari ed illumini i cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all'ascolto il potere di comprendere.  

2. Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica, conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. "Parla, dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10): "tu hai infatti parole di vita eterna" (Gv 6,69). Parlami, affinché scenda un po' di consolazione all'anima mia, e tutta la mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.


Omelia 117: Quello che ho scritto, ho scritto.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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1. Era circa l'ora sesta, quando presero il Signore Gesú Cristo, dopo che egli era stato giudicato e condannato dal tribunale di Pilato, e lo condussero fuori. Portandosi egli stesso la croce si avviò verso il luogo detto Calvario, che in ebraico si dice Golgotha, dove lo crocifissero (Gv 19, 17-18). Perché allora l'evangelista Marco dice: Era circa l'ora terza quando lo crocifissero (Mc 15, 25)? Perché il Signore venne crocifisso all'ora terza dalla lingua dei Giudei, all'ora sesta per mano dei soldati. Per farci intendere che l'ora quinta era già trascorsa, ed era già cominciata l'ora sesta quando Pilato sedette in tribunale, Giovanni dice che era circa l'ora sesta; e intanto che Gesú veniva condotto al Calvario, intanto che veniva crocifisso insieme ai due briganti, intanto che avvenivano presso la croce le cose che gli evangelisti raccontano, si compì l'ora sesta. A cominciare da quest'ora fino all'ora nona, secondo la testimonianza dei tre evangelisti, Matteo, Marco, Luca, il sole cominciò ad oscurarsi e si fece buio (cf. Mt 27, 45; Mc 15, 33; Lc 23, 44). Ma siccome i Giudei cercavano di scaricare la responsabilità dell'uccisione di Cristo sui Romani, cioè su Pilato e i suoi soldati, Marco non riferisce l'ora in cui i soldati crocifissero Cristo, che era circa l'ora sesta, mentre annota con particolare cura l'ora terza, nella quale i Giudei gridarono davanti a Pilato: Crocifiggilo, crocifiggilo! (Gv 19, 6). Con ciò Marco vuol farci intendere che a crocifiggere Gesú non furono soltanto i soldati che lo appesero al legno all'ora sesta, ma anche i Giudei che all'ora terza gridarono che fosse crocifisso.

2. Si può anche risolvere la questione relativa all'ora della crocifissione, dicendo che qui non si tratta dell'ora sesta del giorno, in quanto nemmeno Giovanni dice: Era circa l'ora sesta del giorno, o semplicemente: era circa l'ora sesta; ma dice: Era la parasceve di Pasqua, verso l'ora sesta (Gv 19, 14). Parasceve si traduce in latino: Preparazione, e i Giudei, anche quelli che si esprimono meglio in latino che in greco, per indicare i loro riti, volentieri ricorrono a questa parola greca. Era, dunque, la preparazione della Pasqua. Ma la nostra Pasqua - come dice l'Apostolo - è Cristo che è stato immolato (1 Cor 5, 7). Ora se noi calcoliamo la preparazione di questa Pasqua a partire dall'ora di notte (allora infatti sembra che i sacerdoti abbiano deciso l'immolazione del Signore dicendo: E' reo di morte (Mt 26, 66), per cui si può dire che la preparazione della vera Pasqua, cioè dell'immolazione di Cristo, adombrata dalla Pasqua giudaica, cominciò da quando egli venne interrogato nella casa del pontefice e i sacerdoti decretarono che fosse immolato); se prendiamo dunque come punto di partenza quell'ora di notte che si ritiene fosse l'ora nona, troviamo che da quell'ora terza, in cui secondo la testimonianza dell'evangelista Marco Cristo fu crocifisso, intercorrono sei ore, tre di notte e tre di giorno. Era quindi circa l'ora sesta di questa parasceve di Pasqua, cioè della preparazione dell'immolazione di Cristo, che era cominciata all'ora nona di notte. Quando Pilato sedette in tribunale era trascorsa l'ora quinta ed era cominciata la sesta. Era ancora la preparazione della Pasqua, che era incominciata all'ora nona di notte, e si attendeva che si compisse l'immolazione di Cristo che ebbe luogo, secondo Marco, all'ora terza del giorno, non all'ora terza della preparazione. L'ora terza del giorno comincia cioè sei ore dopo l'ora nona della notte, e corrisponde all'ora sesta, non del giorno ma della preparazione della Pasqua. Delle due soluzioni di questa difficile questione, ognuno scelga quella che vuole. Per un criterio di scelta si veda la nostra elaboratissima trattazione Sulla concordanza degli Evangelisti. E se qualcuno riuscirà a trovare altre soluzioni, contribuirà a difendere la solidità della verità evangelica contro le vuote calunnie degli increduli e degli empi. Torniamo, dopo questa breve digressione, alla narrazione dell'evangelista Giovanni.

[Spettacolo, empietà, ludibrio.]

3. Presero dunque Gesú, il quale, portandosi egli stesso la croce, si avviò verso il luogo detto Calvario, che in ebraico si dice Golgotha, dove lo crocifissero. Gesú si avviò verso il luogo dove sarebbe stato crocifisso, portandosi egli stesso la croce. Quale spettacolo! Grande ludibrio agli occhi degli empi, grande mistero a chi contempla con animo pio. Agli occhi degli empi è uno spettacolo terribile e umiliante, ma chi sa guardare con sentimenti di devozione, trova qui un grande sostegno per la sua fede. Chi assiste a questo spettacolo con animo empio, non può che irridere il re che, invece dello scettro, porta la croce del suo supplizio; la pietà invece contempla il re che porta la croce alla quale egli sarà confitto, ma che dovrà essere poi collocata perfino sulla fronte dei re. Su di essa egli sarà disprezzato agli occhi degli empi, e in essa si glorieranno i cuori dei santi. Paolo, infatti, dirà: Non accada mai che io mi glori d'altro che della croce del Signore Gesú Cristo (Gal 6, 14). Cristo esaltava la croce portandola sulle sue spalle, e la reggeva come un candelabro per la lucerna che deve ardere e non deve essere posta sotto il moggio (cf. Mt 5, 15). Dunque, portando egli stesso la croce, si avviò verso il luogo detto Calvario, che in ebraico si dice Golgotha. Qui lo crocifissero, e con lui due altri, di qua e di là, e Gesú nel mezzo (Gv 19, 17-18). Questi due, come apprendiamo dalla narrazione degli altri evangelisti, erano briganti. Cristo fu crocifisso insieme ad essi, anzi in mezzo ad essi (cf. Mt 27, 38; Mc 15, 27; Lc 23, 33), compiendosi cosí la profezia che aveva annunciato: Fu annoverato tra i malfattori (Is 53, 12).

4. E Pilato vergò pure un'iscrizione, e la fece apporre sulla croce. C'era scritto: Gesú Nazareno, il re dei Giudei. Questa iscrizione molti Giudei la poterono leggere, perché il luogo dove fu crocifisso Gesú era vicino alla città; ed era scritta in ebraico, in greco e in latino (Gv 19, 19-20). Erano queste le tre lingue principali di allora: l'ebraico a causa dei Giudei che si gloriavano della legge di Dio; il greco perché era la lingua dei saggi; il latino perché era parlato dai Romani, il cui impero si estendeva a moltissime, anzi a quasi tutte le nazioni.

5. E i sommi sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: Non scrivere: Re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei. Rispose Pilato: Quello che ho scritto, ho scritto (Gv 19, 21-22). O forza ineffabile dell'azione divina, anche nel cuore di quelli che non se ne rendono conto! Non è azzardato dire che una certa voce segreta, silenziosamente eloquente, ha fatto risuonare nell'anima di Pilato ciò che tanto tempo prima era stato profetato nel libro dei Salmi: Non alterare l'iscrizione del titolo (Tt Ps 56 e 57). Ecco, lui non altera l'iscrizione del cartello posto sulla croce: quello che ha scritto ha scritto. Ma anche i gran sacerdoti che volevano fosse alterata, cosa dicevano? Non scrivere: Re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei. Che state dicendo, o insensati? Perché volete impedire ciò che in nessun modo potete cambiare? Potete forse impedire che sia vero ciò che Gesú afferma: Io sono il re dei Giudei? Se non si può alterare ciò che Pilato ha scritto, si potrà alterare ciò che la verità ha detto? E poi Cristo è re soltanto dei Giudei o anche di tutte le genti? E' certamente re di tutte le genti. Infatti, dopo aver detto nella profezia: Io sono stato da lui costituito re sopra Sion, il suo monte santo; promulgherò il decreto del Signore, affinché nessuno, sentendo parlare del monte Sion, pensi che sia stato costituito re soltanto dei Giudei, subito aggiunge: il Signore mi ha detto: Figlio mio sei tu, oggi ti ho generato: chiedimi e ti darò le genti in retaggio, in tuo possesso i confini della terra (Sal 2, 6-8). Egli stesso, del resto, rivolgendosi personalmente ai Giudei, ha detto: Ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche quelle devo condurre, e ascolteranno la mia voce e si farà un solo gregge, un solo pastore (Gv 10, 16). Quale grande significato dobbiamo dunque vedere in questa iscrizione, che reca: Il re dei Giudei, dato che Cristo è il re di tutte le genti? Dobbiamo renderci conto che l'olivastro è stato fatto partecipe della pinguedine dell'olivo, e non che l'olivo è diventato partecipe dell'amarezza dell'olivastro (cf. Rm 11, 17). Poiché certamente compete a Cristo il titolo dell'iscrizione: Il re dei Giudei, chi bisogna intendere per Giudei se non la discendenza di Abramo, i figli della promessa, che sono anche figli di Dio? Perché non i figli della carne - dice l'Apostolo - sono figli di Dio, ma i figli della promessa vengono considerati come vera discendenza (Rm 9, 7-8) E tutte le altre genti sono coloro cui diceva: Se siete di Cristo, siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa (Gal 3, 29). Cristo dunque è il re dei Giudei, ma dei Giudei circoncisi nel cuore, secondo lo spirito e non secondo la lettera; è il re di coloro che traggono la loro gloria non dagli uomini ma da Dio (cf. Rm 2, 29), che appartengono alla Gerusalemme che è libera, che è la nostra madre celeste, la Sara spirituale che scaccia la schiava e i figli di lei dalla casa della libertà (cf. Gal 4, 22-31). Ecco perché Pilato quello che ha scritto ha scritto: perché il Signore quello che ha detto ha detto.


Capitolo VII: guardarsi dalle vane speranze e fuggire la superbia

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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Chi mette la sua fiducia negli uomini e nelle altre creature è un insensato. Non ti rincresca di star sottoposto ad altri, per amore di Gesù Cristo, e di sembrare un poveretto, in questo mondo. Non appoggiarti alle tue forze, ma salda la tua speranza in Dio: se farai tutto quanto sta in te, Iddio aderirà al tuo buon volere. Non confidare nel sapere tuo o nella capacità di un uomo purchessia, ma piuttosto nella grazia di Dio, che sostiene gli umili e atterra i presuntuosi. Non vantarti delle ricchezze, se ne hai, e neppure delle potenti amicizie; il tuo vanto sia in Dio, che concede ogni cosa, ed ama dare se stesso, sopra ogni cosa. Non gonfiarti per la prestanza e la bellezza del tuo corpo; alla minima malattia esse si guastano e si deturpano. Non compiacerti di te stesso, a causa della tua abilità e della tua intelligenza, affinché tu non spiaccia a Dio, a cui appartiene tutto ciò che di buono hai sortito dalla natura. Non crederti migliore di altri, affinché, per avventura, tu non sia ritenuto peggiore dinanzi a Dio, che ben conosce quello che c'è in ogni uomo (cfr. Gv 2,25). Non insuperbire per le tue opere buone, perché il giudizio degli uomini è diverso da quello di Dio, cui spesso non piace ciò che piace agli uomini. Anche se hai qualcosa di buono, pensa che altri abbia di meglio, cosicché tu mantenga l'umiltà. Nulla di male se ti metti al di sotto di tutti gli altri; molto male è invece se tu ti metti al di sopra di una sola persona. Nell'umile è pace indefettibile; nel cuore del superbo sono, invece, continua smania e inquietudine.


15-16 Aprile 20, 1923 Dio vuol fare le opere più grandi in anime sconosciute.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo ripensando a ciò che sta detto di sopra, e la mia povera mente nuotava nel mare della Divina Volontà, mi sentivo come affogata in Essa; in molte cose mi mancano i vocaboli, in altre, siccome sono tante, non so tenere l’ordine e mi sembra che le metto sconnesse sulla carta, ma Gesù pare che mi tollera, basta che le scriva, e se ciò non faccio mi rimprovera dicendomi:

(2) “Bada, che non sono cose che devono servire a te sola, ma devono servire anche agli altri”.

(3) Ora pensavo tra me: “Se Gesù ama tanto che questo modo di vivere nel Divin Volere sia conosciuto, ché dovendo essere una nuova epoca che tanto bene deve portare, da sorpassare gli stessi beni della sua Redenzione, poteva parlare al Papa, che come capo della Chiesa, avendone autorità potrebbe influire subito sulle membra di tutta la Chiesa col far conoscere questa celeste dottrina, e portare questo gran bene alle umane generazioni, oppure a qualche persona autorevole, a questa sarebbe più facile, ma a me, povera ignorante, sconosciuta, come potrò far conoscere questo gran bene?” E Gesù, sospirando e stringendomi più forte a Lui mi ha detto:

(4) “Figlia carissima al mio Supremo Volere, è mio solito di fare le mie opere più grandi in anime vergini e sconosciute, e non solo vergini di natura, ma vergini d’affetti, di cuore, di pensieri, perché la vera verginità è l’ombra divina, ed Io solo alla mia ombra posso fecondare le mie opere più grandi; anche ai tempi che venni a redimere vi erano i pontefici, le autorità, ma non andai da loro perché l’ombra mia non c’era, perciò elessi una Vergine sconosciuta a tutti, ma ben nota a Me, e se la vera verginità è l’ombra mia, con l’eleggerla sconosciuta era la gelosia divina, che volendola tutta a Me la rendeva sconosciuta a tutti gli altri, ma con tutto ciò che questa Vergine Celestiale fosse sconosciuta, Io mi feci conoscere, facendomi strada per far conoscere a tutti la Redenzione. Quanto più grande l’opera che voglio fare, tanto più vado coprendo l’anima con la superficie delle cose più ordinarie; ora, le persone che tu dici, la gelosia divina, essendo persone conosciute non potrebbe mantenere la sua sentinella, e l’ombra divina, oh! quanto è difficile il trovarla, e poi, Io eleggo chi mi piace; è stabilito che due Vergini devono venire in aiuto dell’umanità: Una per far salvare l’uomo, l’altra per far regnare la mia Volontà sulla terra per dare all’uomo la sua felicità terrestre, per unire le due volontà, la Divina e l’umana e farne una sola, affinché lo scopo per cui fu creato l’uomo abbia il suo pieno compimento; ci penserò Io a farmi via per far conoscere ciò che voglio. Quello che mi sta a cuore è che abbia la prima creatura dove accentrare questo mio Volere, e che in lei abbia vita come in Cielo così in terra; il resto verrà da per sé, perciò ti dico sempre: “Il tuo volo nel mio Volere”. Perché la volontà umana contiene debolezze, passioni, miserie, che sono veli che impediscono d’entrare nel Volere Eterno, e se son peccati gravi, sono barricate che si formano tra l’una e l’altra, e se il mio Fiat come in Cielo così in terra non regna sulla terra, è appunto questo che lo impedisce. Onde, a te è dato di rompere questi veli, di abbattere queste barricate e di fare di tutti gli atti umani come un solo atto nella potenza del mio Volere, travolgendoli tutti, e portarli ai piedi del mio Celeste Padre, come baciati e suggellati dal suo stesso Volere, onde vedendo che una creatura ha coperto tutta l’umana famiglia con la sua Volontà, attratto, compiaciuto, per mezzo di essa faccia scendere la sua Volontà sulla terra, facendola regnare come in Cielo così in terra”.