Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 0° settimana del tempo di Quaresima (Venerdì dopo le Ceneri)
Vangelo secondo Luca 12
1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".
13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".
22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".
54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".
Genesi 40
1Dopo queste cose il coppiere del re d'Egitto e il panettiere offesero il loro padrone, il re d'Egitto.2Il faraone si adirò contro i suoi due eunuchi, contro il capo dei coppieri e contro il capo dei panettieri,3e li fece mettere in carcere nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto.4Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li servisse. Così essi restarono nel carcere per un certo tempo.
5Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d'Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, che aveva un significato particolare.
6Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti.7Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone e disse: "Perché quest'oggi avete la faccia così triste?".8Gli dissero: "Abbiamo fatto un sogno e non c'è chi lo interpreti". Giuseppe disse loro: "Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque".
9Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: "Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite,10sulla quale erano tre tralci; non appena essa cominciò a germogliare, apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini.11Io avevo in mano il calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone e diedi la coppa in mano al faraone".
12Giuseppe gli disse: "Eccone la spiegazione: i tre tralci sono tre giorni.13Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti restituirà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la consuetudine di prima, quando eri suo coppiere.14Ma se, quando sarai felice, ti vorrai ricordare che io sono stato con te, fammi questo favore: parla di me al faraone e fammi uscire da questa casa.15Perché io sono stato portato via ingiustamente dal paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo".
16Allora il capo dei panettieri, vedendo che aveva dato un'interpretazione favorevole, disse a Giuseppe: "Quanto a me, nel mio sogno mi stavano sulla testa tre canestri di pane bianco17e nel canestro che stava di sopra era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa".
18Giuseppe rispose e disse: "Questa è la spiegazione: i tre canestri sono tre giorni.19Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà ad un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso".
20Appunto al terzo giorno - era il giorno natalizio del faraone - egli fece un banchetto a tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi ministri.21Restituì il capo dei coppieri al suo ufficio di coppiere, perché porgesse la coppa al faraone,22e invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l'interpretazione che Giuseppe aveva loro data.23Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.
Salmi 60
1'Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto".'
'Miktam. Di Davide. Da insegnare.'
2'Quando uscì contro gli Aramei della Valle dei due fiumi e contro gli Aramei di Soba, e quando Gioab, nel ritorno, sconfisse gli Idumei nella Valle del sale: dodicimila uomini.'
3Dio, tu ci hai respinti, ci hai dispersi;
ti sei sdegnato: ritorna a noi.
4Hai scosso la terra, l'hai squarciata,
risana le sue fratture, perché crolla.
5Hai inflitto al tuo popolo dure prove,
ci hai fatto bere vino da vertigini.
6Hai dato un segnale ai tuoi fedeli
perché fuggissero lontano dagli archi.
7Perché i tuoi amici siano liberati,
salvaci con la destra e a noi rispondi.
8Dio ha parlato nel suo tempio:
"Esulto e divido Sichem,
misuro la valle di Succot.
9Mio è Gàlaad, mio è Manasse,
Èfraim è la difesa del mio capo,
Giuda lo scettro del mio comando.
10Moab è il bacino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria".
11Chi mi condurrà alla città fortificata,
chi potrà guidarmi fino all'Idumea?
12Non forse tu, o Dio, che ci hai respinti,
e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?
13Nell'oppressione vieni in nostro aiuto
perché vana è la salvezza dell'uomo.
14Con Dio noi faremo prodigi:
egli calpesterà i nostri nemici.
Salmi 136
1Alleluia.
Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
2Lodate il Dio degli dèi:
perché eterna è la sua misericordia.
3Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia.
4Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
5Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia.
6Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la sua misericordia.
7Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
8Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia;
9la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia.
10Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti:
perché eterna è la sua misericordia.
11Da loro liberò Israele:
perché eterna è la sua misericordia;
12con mano potente e braccio teso:
perché eterna è la sua misericordia.
13Divise il mar Rosso in due parti:
perché eterna è la sua misericordia.
14In mezzo fece passare Israele:
perché eterna è la sua misericordia.
15Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:
perché eterna è la sua misericordia.
16Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia.
17Percosse grandi sovrani
perché eterna è la sua misericordia;
18uccise re potenti:
perché eterna è la sua misericordia.
19Seon, re degli Amorrei:
perché eterna è la sua misericordia.
20Og, re di Basan:
perché eterna è la sua misericordia.
21Diede in eredità il loro paese;
perché eterna è la sua misericordia;
22in eredità a Israele suo servo:
perché eterna è la sua misericordia.
23Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la sua misericordia;
24ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la sua misericordia.
25Egli dà il cibo ad ogni vivente:
perché eterna è la sua misericordia.
26Lodate il Dio del cielo:
perché eterna è la sua misericordia.
Geremia 9
1Chi mi darà nel deserto un rifugio per viandanti?
Io lascerei il mio popolo e mi allontanerei da lui,
perché sono tutti adùlteri, una massa di traditori.
2Tendono la loro lingua come un arco;
la menzogna e non la verità
domina nel paese.
Passano da un delitto all'altro
e non conoscono il Signore.
3Ognuno si guardi dal suo amico,
non fidatevi neppure del fratello,
poiché ogni fratello inganna il fratello,
e ogni amico va spargendo calunnie.
4Ognuno si beffa del suo prossimo,
nessuno dice la verità.
Hanno abituato la lingua a dire menzogne,
operano l'iniquità, incapaci di convertirsi.
5Angheria sopra angheria, inganno su inganno;
rifiutano di conoscere il Signore.
6Perciò dice il Signore degli eserciti:
"Ecco li raffinerò al crogiuolo e li saggerò;
come dovrei comportarmi con il mio popolo?
7Una saetta micidiale è la loro lingua,
inganno le parole della loro bocca.
Ognuno parla di pace con il prossimo,
mentre nell'intimo gli ordisce un tranello
8Non dovrei forse punirli per tali cose?
Oracolo del Signore.
Di un popolo come questo non dovrei vendicarmi?".
9Sui monti alzerò gemiti e lamenti,
un pianto di lutto sui pascoli della steppa,
perché sono riarsi, nessuno più vi passa,
né più si ode il grido del bestiame.
Dagli uccelli dell'aria alle bestie
tutti sono fuggiti, scomparsi.
10"Ridurrò Gerusalemme un cumulo di rovine,
rifugio di sciacalli;
le città di Giuda ridurrò alla desolazione,
senza abitanti".
11Chi è tanto saggio da comprendere questo?
A chi la bocca del Signore ha parlato perché lo annunzi?
Perché il paese è devastato,
desolato come un deserto senza passanti?
12Ha detto il Signore: "È perché hanno abbandonato la legge che avevo loro posto innanzi e non hanno ascoltato la mia voce e non l'hanno seguita,13ma han seguito la caparbietà del loro cuore e i Baal, che i loro padri avevano fatto loro conoscere".14Pertanto così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Ecco, darò loro in cibo assenzio, farò loro bere acque avvelenate;15li disperderò in mezzo a popoli che né loro né i loro padri hanno conosciuto e manderò dietro a loro la spada finché non li abbia sterminati".
Così dice il Signore degli eserciti:
16Attenti, chiamate le lamentatrici, che vengano!
Fate venire le più brave!
Accorrano
17e facciano presto, per intonare su di noi un lamento.
Sgorghino lacrime dai nostri occhi,
il pianto scorra dalle nostre ciglia,
18perché una voce di lamento si ode da Sion:
"Come siamo rovinati,
come profondamente confusi,
poiché dobbiamo abbandonare il paese,
lasciare le nostre abitazioni".
19Udite, dunque, o donne, la parola del Signore;
i vostri orecchi accolgano la parola della sua bocca.
Insegnate alle vostre figlie il lamento,
l'una all'altra un canto di lutto:
20"La morte è entrata per le nostre finestre,
si è introdotta nei nostri palazzi,
abbattendo i fanciulli nella via
e i giovani nelle piazze.
21I cadaveri degli uomini giacciono - dice il Signore -
come letame sui campi,
come covoni dietro il mietitore
e nessuno li raccoglie".
22Così dice il Signore:
"Non si vanti il saggio della sua saggezza
e non si vanti il forte della sua forza,
non si vanti il ricco delle sue ricchezze.
23Ma chi vuol gloriarsi si vanti di questo,
di avere senno e di conoscere me,
perché io sono il Signore che agisce con misericordia,
con diritto e con giustizia sulla terra;
di queste cose mi compiaccio".
Parola del Signore.
24"Ecco, giorni verranno - oracolo del Signore - nei quali punirò tutti i circoncisi che rimangono non circoncisi:25l'Egitto, Giuda, Edom, gli Ammoniti e i Moabiti e tutti coloro che si tagliano i capelli alle estremità delle tempie, i quali abitano nel deserto, perché tutte queste nazioni e tutta la casa di Israele sono incirconcisi nel cuore".
Atti degli Apostoli 26
1Agrippa disse a Paolo: "Ti è concesso di parlare a tua difesa". Allora Paolo, stesa la mano, si difese così:2"Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te,3che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza.4La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei;5essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione.6Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri,7e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei!8Perché è considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti?
9Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno,10come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro.11In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere.
12In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno13vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio.14Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo.15E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti.16Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora.17Per questo ti 'libererò' dal popolo e 'dai pagani, ai quali ti mando'18'ad aprir' loro 'gli occhi', perché passino 'dalle tenebre alla luce' e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me.
19Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste;20ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione.21Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi.22Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere,23che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani".
24Mentr'egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: "Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!".25E Paolo: "Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge.26Il re è al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto.27Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi".28E Agrippa a Paolo: "Per poco non mi convinci a farmi cristiano!".29 E Paolo: "Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto queste catene!".
30Si alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e quelli che avevano preso parte alla seduta31e avviandosi conversavano insieme e dicevano: "Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene".32E Agrippa disse a Festo: "Costui poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare".
Capitolo III: L'ammaestramento della verità
Leggilo nella Biblioteca 1. Felice colui che viene ammaestrato direttamente dalla verità, così come essa è, e non per mezzo di immagini o di parole umane; ché la nostra intelligenza e la nostra sensibilità spesso ci ingannano, e sono di corta veduta. A chi giova un'ampia e sottile discussione intorno a cose oscure e nascoste all'uomo; cose per le quali, anche se le avremo ignorate, non saremo tenuti responsabili, nel giudizio finale? Grande nostra stoltezza: trascurando ciò che ci è utile, anzi necessario, ci dedichiamo a cose che attirano la nostra curiosità e possono essere causa della nostra dannazione. "Abbiamo occhi e non vediamo" (Ger 5,21). Che c'importa del problema dei generi e delle specie? Colui che ascolta la parola eterna si libera dalle molteplici nostre discussioni. Da quella sola parola discendono tutte le cose e tutte le cose proclamano quella sola parola; essa è "il principio" che continuo a parlare agli uomini (Gv 8,25). Nessuno capisce, nessuno giudica rettamente senza quella parola. Soltanto chi sente tutte le cose come una cosa sola, e le porta verso l'unità e le vede tutte nell'unità, può avere tranquillità interiore e abitare in Dio nella pace. O Dio, tu che sei la verità stessa, fa' che io sia una cosa sola con te, in un amore senza fine. Spesso mi stanco di leggere molte cose, o di ascoltarle: quello che io voglio e desidero sta tutto in te. Tacciano tutti i maestri, tacciano tutte le creature, dinanzi a te: tu solo parlami.
2. Quanto più uno si sarà fatto interiormente saldo e semplice, tanto più agevolmente capirà molte cose, e difficili, perché dall'alto egli riceverà lume dell'intelletto. Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti lega e ti danneggia di più dei tuoi desideri non mortificati? L'uomo retto e devoto prepara prima, interiormente, le opere esterne che deve compiere. Così non saranno queste ad indurlo a desideri volti al male; ma sarà lui invece che piegherà le sue opere alla scelta fatta dalla retta ragione. Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene.
3. In questa vita ogni nostra opera, per quanto buona, è commista a qualche imperfezione; ogni nostro ragionamento, per quanto profondo, presenta qualche oscurità. Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce una strada che conduce a Dio più sicuramente che una dotta ricerca filosofica. Non già che sia una colpa lo studio, e meno ancora la semplice conoscenza delle cose - la quale è, in se stessa, un ben ed è voluta da Dio -; ma è sempre cosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita virtuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona strada e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene, proprio perché si preoccupano più della loro scienza che della santità della loro vita. Che se la gente mettesse tanta attenzione nell'estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente; e nei conviventi non ci sarebbe tanta dissipazione. Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto; né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei capiscuola e quei maestri, a te ben noti mentre erano in vita, che brillavano per i loro studi? Le brillanti loro posizioni sono ora tenute da altri; e non è detto che questi neppure si ricordino di loro. Quando erano vivi sembravano essere un gran che; ma ora di essi non si fa parola. Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo! E voglia il cielo che la loro vita sia stata all'altezza del loro sapere; in questo caso non avrebbero studiato e insegnato invano. Quanti uomini si preoccupano ben poco di servire Iddio, e si perdono a causa di un vano sapere ricercato nel mondo. Essi scelgono per sé la via della grandezza, piuttosto di quella dell'umiltà; perciò si disperde la loro mente (Rm 1,21). Grande è, in verità, colui che ha grande amore; colui che si ritiene piccolo e non tiene in alcun conto anche gli onori più alti. Prudente è, in verità, colui che considera sterco ogni cosa terrena, al fine di guadagnarsi Cristo (Fil 3,8). Dotto, nel giusto senso della parola, è, in verità, colui che fa la volontà di Dio, buttando in un canto la propria volontà.
LETTERA 131: Agostino ringrazia Proba della preoccupazione mostrata per la sua salute esortandola a ringraziare Dio tanto delle gioie quanto delle molestie della vita, che ci elevano a Lui.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta nel 412/413.
Agostino ringrazia Proba della preoccupazione mostrata per la sua salute esortandola a ringraziare Dio tanto delle gioie quanto delle molestie della vita, che ci elevano a Lui.
AGOSTINO A PROBA, INSIGNE SIGNORA, MERITAMENTE ILLUSTRE E FIGLIA ECCELLENTISSIMA, SALUTE NEL SIGNORE
1. E' proprio come tu dici, che l'anima racchiusa nel corpo corruttibile vi è tenuta stretta come in una morsa da una specie di contagio delle cose terrene e, oppressa per così dire da un tal peso, si piega (verso terra) in modo. da pensare e desiderare più facilmente le molteplici cose della terra anziché l'unica del cielo. La stessa cosa dice anche la Sacra Scrittura: Il corpo corruttibile è di peso all'anima e la dimora terrena deprime lo spirito occupato da molti pensieri 1. Ma fu proprio per questo che venne il nostro Salvatore il quale con la sua parola di salvezza raddrizzò quella donna curva da diciotto anni di cui parla il Vangelo 2, la quale era forse un simbolo della nostra condizione, affinché l'anima cristiana non senta dire inutilmente: In alto il cuore, né risponda invano: che essa lo tiene presso il Signore. Considerando ciò, fai bene a giudicare che le sventure di questo mondo sono tollerabili grazie alla speranza di quell'avvenire. Così, servendoci per così dire bene dei mali, questi si mutano in bene e, mentre non accrescono la nostra concupiscenza, esercitano la nostra pazienza. A proposito di ciò l'Apostolo disse: Sappiamo che per coloro che amano Dio egli coopera a far riuscire ogni cosa in bene 3. Tutte le cose egli dice: non solo dunque quelle che si desiderano perché gradevoli, ma anche quelle che si evitano perché moleste, allorché accettiamo le prime con l'intenzione di non lasciarci sedurre e sopportiamo le altre per non lasciarci abbattere e, secondo le prescrizioni divine, di ogni cosa rendiamo grazie 4 a Colui del quale diciamo: Benedirò il Signore in ogni tempo, la sua lode sarà sempre sulla mia bocca 5; e così pure: E' stato per me un bene che Tu mi hai umiliato, affinché io impari le tue prescrizioni 6. In realtà, se quaggiù ci arridesse sempre la sicurezza d'una vita prospera ma ingannevole, l'anima umana non bramerebbe quel porto della vera, non fallace sicurezza, mia egregia signora e figlia giustamente illustre ed eccellentissima. Restituendo dunque l'ossequio del saluto dovuto alla tua Eccellenza e ringraziandoti perché ti prendi piissima cura della nostra salute, imploro per te dal Signore il premio della vita futura e il conforto della presente, mentre mi raccomando all'affetto e alla preghiera di tutti voi, nelle cui anime abita Cristo in virtù della fede. (E d'altra mano): Iddio vero e verace consoli veramente il tuo cuore e protegga la tua salute, egregia signora meritamente illustre e mia eccellentissima figlia.
1 - Sap 9, 15.
2 - Lc 13, 11-13.
3 - Rm 8, 28.
4 - Cf. 1 Ts 5, 18.
5 - Sal 33, 2.
6 - Sal 118, 71.
26 - Le meraviglie che il bambino Gesù, la sua santissima Madre e san Giuseppe operarono ad Eliopoli in Egitto.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca664. Isaia disse che il Signore sarebbe entrato in Egitto sopra una nube leggera, per compiere meraviglie in quel regno. Nel chiamare nube la Madre santissima o, come altri dicono, l'umanità che Dio prese da lei, senza dubbio volle manifestare che, per mezzo di questa nube divina, l'Altissimo doveva rendere fertile e feconda la terra sterile dei cuori dei suoi abitanti. Ciò affinché, da allora in poi, producesse nuovi frutti di santità e di conoscenza di Dio, come avvenne dopo che questa nube celeste fu entrata in essa. Subito in Egitto si propagò la fede del vero Dio, si distrusse l'idolatria e si aprì il cammino alla vita eterna, che fino a quel momento il demonio aveva precluso, in modo che, quando arrivò in quella regione il Verbo fatto uomo, soltanto qualcuno conosceva il vero Dio, sebbene alcuni avessero appreso questa verità a causa della relazione con gli Ebrei che abitavano in quella terra. Vi mescolavano, però, grandi errori, superstizioni e culto del demonio, come in altra epoca avevano fatto i Babilonesi che erano venuti ad abitare in Samaria'. Dopo che il Sole di giustizia ebbe illuminato l'Egitto, e la nube esente da ogni colpa, Maria santissima, ebbe reso fertile, esso restò tanto fecondo di santità e di grazia, che diede copioso frutto per molti secoli, come si vide nei santi che in seguito generò e nel grande numero di anacoreti che, consacrandosi alla santità ed alla perfezione cristiana, fecero come stillare da quei monti miele dolcissimo.
665. Il Signore, come si è detto, si stabilì ad Eliopoli per preparare questa grazia che voleva fare agli Egiziani. Questa era una città molto popolata, piena di idoli, templi ed altari eretti al demonio e, quando il Signore vi entrò, tutti questi sprofondarono con grande strepito e terrore per chi vi era vicino. Il turbamento e l'emozione di tutta la città, per questa inaspettata novità, furono grandi. Camminavano tutti come attoniti e fuori di sé e, aggiungendosi la curiosità di vedere i forestieri da poco arrivati, molti uomini e donne si recarono a parlare con Maria, nostra regina, e con il glorioso san Giuseppe. La divina Madre, che sapeva il mistero e la volontà dell'Altissimo, rispose a tutti prudentemente, saggiamente e dolcemente, parlando molto al loro cuore. Esponeva loro gli errori nei quali si trovavano, traendoli dal disinganno e lasciandoli meravigliati della sua incomparabile dolcezza ed illuminati con il suo altissimo insegnamento. Inoltre guariva alcuni infermi di quelli che andavano da lei; aiutava e consolava tutti. Questi miracoli si diffusero in tal modo che, in breve tempo, ci fu un così grande affollamento di gente a trovare la divina forestiera che l'obbligò a chiedere al suo santissimo Figlio di ordinarle come, secondo la sua volontà, avrebbe dovuto comportarsi con quella gente. Ed il bambino Dio le rispose di informare tutti della verità e della conoscenza della Divinità, e di insegnare loro il suo culto e come avrebbero dovuto uscire dal peccato.
666. La nostra celeste Principessa esercitò questo compito di predicatrice e maestra degli Egiziani facendosi strumento del suo santissimo Figlio, il quale dava forza alle parole della vergine Madre. Tanto fu il frutto portato in quelle anime che sarebbero necessari molti libri, se si dovessero riferire le meraviglie che accaddero e le anime che si convertirono alla verità, nei sette anni in cui dimorarono in quella regione, poiché questa restò tutta santificata, piena di benedizioni e di soave dolcezza. Sempre la divina Signora ascoltava e rispondeva a quelli che venivano a lei, e prendeva nelle sue braccia il bambino Gesù, autore di quella grazia e di tutte le altre che ricevevano i peccatori. Parlava a tutti secondo il bisogno che ciascuno aveva, secondo la sua capacità di percepire ed intendere la dottrina della vita eterna. Non solo diede loro conoscenza e luce della Divinità, ma rivelò anche che Dio era uno solo ed era impossibile che vi fossero altri dei. A loro insegnò anche tutte le verità di fede che riguardavano Dio e la creazione del mondo. Poi manifestò loro come, ugualmente, lo stesso Dio dovesse redimerlo e rinnovarlo; insegnò loro tutte le norme che appartengono al decalogo e che sono precetti della stessa legge naturale, ed il modo in cui dovevano rendere culto a Dio, adorarlo ed aspettare la redenzione del genere umano.
667. Fece loro comprendere che vi erano demoni nemici del vero Dio e degli uomini; li disingannò sull'errore della venerazione agli idoli e sulle risposte fantastiche che questi davano loro; fece loro conoscere i gravissimi peccati ai quali erano indotti ed istigati nell'andare a consultarli; infine, come li tentassero nascostamente con suggestioni e sentimenti disordinati. Benché la Signora del cielo fosse del tutto pura e libera da qualunque imperfezione, per la gloria dell'Altissimo e per la salvezza di quelle anime non sdegnava di dissuaderle dai peccati immondi e gravissimi nei quali tutto l'Egitto era sommerso. Disse anche che il Redentore di tanti mali che avrebbe vinto il demonio, come era scritto di lui, era già venuto, benché non dicesse loro che lo teneva nelle sue braccia. Affinché accogliessero meglio questo insegnamento e si affezionassero di più alla verità, lo confermava con grandi miracoli, sanando ogni sorta di infermità e liberando gli indemoniati che venivano da diverse parti. Alcune volte ella stessa andava nei ricoveri per i malati, dando sorprendente sollievo agli infermi. In ogni luogo consolava i mesti, sollevava gli afflitti e soccorreva i bisognosi; tutti conduceva con soave amore e ammoniva con piacevole serenità.
668. Nella cura però degli infermi e dei piagati, la divina Signora fu presa da due sentimenti: l'uno della carità, che la obbligava a curare le piaghe con le sue proprie mani; l'altro della modestia, per non toccare alcuno. Perché tutto avvenisse come era conveniente, il suo santissimo Figlio le rispose che gli uomini avrebbe potuto curarli con le sole parole, esortandoli al bene, poiché così sarebbero rimasti sani; le donne, invece, avrebbe potuto medicarle con le sue mani, toccando e pulendo le loro piaghe. Così fece da quel momento, svolgendo rispettivamente i servizi di madre e di infermiera fino a quando, dopo due anni, cominciò anche san Giuseppe a curare gli infermi, come si dirà. La Regina assisteva maggiormente le donne con carità davvero incomparabile, lei che era la medesima purezza, tanto delicata e libera da infermità e da pesantezze; tuttavia medicava le loro piaghe, per quanto fossero ulcerose, ed applicava ad esse con le proprie mani i panni e le fasce necessarie; inoltre le compativa come se soffrisse le malattie di ognuna. Alcune volte succedeva che, per medicarle, domandava al suo santissimo Figlio il permesso di poterlo deporre dalle sue braccia e coricarlo nella culla per soccorrere i poveri. In questa assistenza, il Signore dei poveri rimaneva, in modo diverso, con la caritatevole ed umile Signora'. In queste opere e cure - cosa ammirabile - mai la modestissima Signora guardava il volto di alcun uomo o donna. Quando anche vi fosse stato in esso qualche piaga, la sua riservatezza era così estrema che per la sola cura fatta non avrebbe potuto in seguito riconoscere alcuno dal viso, se non li avesse conosciuti tutti per mezzo della luce interiore.
669. A causa del caldo eccessivo e dei molti disordini di quella misera gente, le infermità, in Egitto, erano gravi e abituali. Negli anni in cui vi dimorarono il bambino Gesù e la sua santissima Madre, scoppiò la peste in Eliopoli ed altri luoghi. A causa di ciò e per la fama dei prodigi da essi operati, a loro accorreva molta gente da tutta la regione e ritornavano guariti nel corpo e nell'anima. Affinché la grazia del Signore si diffondesse con maggiore abbondanza, e la Madre piena di carità avesse un aiuto nelle opere di misericordia che compiva come strumento vivo del suo Unigenito, sua Maestà decise, come ella aveva richiesto, che anche san Giuseppe si dedicasse alla cura spirituale e corporale degli infermi. A tal fine la sua divina sposa gli ottenne nuova luce interiore e grazia di santità. Nel terzo anno in cui dimorarono in Egitto, il santo sposo cominciò ad esercitare questi doni del cielo. Egli insegnava, catechizzava e medicava ordinariamente gli uomini; la grande Signora le donne. Erano incredibili i frutti ottenuti per questi benefici così continui, per la grazia ed efficacia diffuse sulle labbra della nostra Regina, e per l'affetto che tutti sentivano, innamorati della sua modestia ed attirati dalla virtù della sua santità. Le offrirono molti doni affinché se ne servisse, ma ella non accettò mai, né riservò alcuna cosa per sé, perché sempre si sostennero con il lavoro delle loro mani. Quando talvolta sua Altezza riceveva qualche dono da persona da cui ella conosceva essere giusto e conveniente l'accettarlo, tutto lo distribuiva ai poveri ed ai bisognosi. Soltanto per questo fine accondiscendeva alla carità ed all'aiuto di alcuni devoti; anche a questi molte volte dava in contraccambio dei lavori che faceva. Da queste opere meravigliose si può dedurre quali e quante abbiano dovuto essere tutte quelle che fecero in Egitto durante i sette anni in cui dimorarono in Eliopoli, poiché è impossibile contarle e riferirle tutte singolarmente.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
670. Figlia mia, sei meravigliata nel conoscere le opere di misericordia che io compivo in Egitto, assumendomi la cura dei poveri e degli ammalati di tante infermità, per dare loro la salute nel corpo e nell'anima. Capirai, però, come e quanto ciò si accordasse con la mia riservatezza e con il mio desiderio di starmene in solitudine, se considererai l'immenso amore col quale il mio santissimo Figlio volle portare, appena nato, la salvezza in quella terra, e recare ai suoi abitanti i primi cenni del fuoco della carità, che ardeva nel suo petto per la redenzione dei mortali. Egli mi, comunicò questa carità, mi fece strumento di essa e della sua potenza, senza la quale non avrei osato, da sola, mettere mano a tante opere. Io ero sempre incline a non parlare e a non conversare con alcuno; tuttavia, la volontà del mio Figlio e Signore era per me ordine in tutto. Da te, mia cara, io voglio che, a mia imitazione, lavori per il bene e la salvezza del tuo prossimo, facendo in modo di seguirmi in questo, con la perfezione e con le condizioni con le quali io operavo. Non devi cercare tu le occasioni, ma il Signore te le manderà, ad eccezione di quando per grave motivo sarà necessario che ti offra tu stessa. In tutte, però, lavora, ammonisci ed illumina quelli che potrai, con la luce che hai; non come chi assume ufficio di maestra, ma come chi consola e si dispiace delle sofferenze dei suoi fratelli, e vuole far apprendere loro la pazienza, usando molta umiltà e prudente riserbo insieme con la carità.
671. Ammonisci, correggi e governa le tue suddite, indirizzandole alla virtù perfetta e ad una maggiore approvazione da parte del Signore. Infatti, la maggiore soddisfazione dell'Altissimo sarà che, dopo averla vissuta in te con perfezione, tu animi ed ammaestri gli altri secondo le tue forze e la grazia che hai ricevuto. Per quelli ai quali non puoi parlare, prega ed invoca incessantemente per la loro salvezza; così diffonderai la carità a tutti. Supplisci al fatto che non puoi soccorrere gli ammalati di fuori, servendo e portando tu stessa sollievo alle inferme che hai in casa. Non credere di essere esonerata da ciò, perché sei abbadessa. Proprio per questo sei madre, e devi mostrarti tale nella sollecitudine e nell'amore verso tutte; per il resto, ti devi sempre considerare la minore di tutte. Il mondo, come colui che ignora, non conosce l'altezza di questo ministero; per questo impiega, in genere, i più poveri e miseri per servire gli ammalati. Io, perciò, affido a te, come alla più povera e piccola di tutte, l'ufficio di infermiera, affinché tu lo eserciti imitandomi.
15 novembre 1978 - CAOS NELLA DOTTRINA, NELLA MORALE, NELLA LITURGIA
Mons. Ottavio Michelini
Riprendiamo figlio mio, sono Gesù, scrivi.
In questi ultimi messaggi che hanno come titolo Cose e fatti della Mia Chiesa, ebbi a parlarti di caos, ed è veramente il caso di parlare di caos nella dottrina, nella morale e nella liturgia.
Si è preteso di cambiare tutto, ma cambiare tutto in senso anticonciliare perchè questa è la sostanza dei fatti ora tu sai bene cosa significa la parola " substantia "... la " sostanza " sta sotto gli accidenti e quindi non si vede, si vedono solo gli accidenti, così altrettanto ben nascosta deve rimanere l'intenzione di agire in contrasto col Concilio, ben palese invece deve figurare la volontà di riformare tutto in conformità del Concilio, per cui tutta l'opera di rigenerazione spirituale caldamente voluta e raccomandata dal Concilio, è diventata azione dissolvitrice del grande patrimonio della Rivelazione e dell'intera Redenzione.
Ecco quindi sotto i più subdoli pretesti il perché dell'affermarsi di un numero grandissimo di errori teologici dogmatici e morali con cui si e intaccato sostanzialmente la Bibbia, al punto che basterebbe accettare soltanto alcune delle tante eresie affermate per far cadere tutta la credibilità della Bibbia stessa e colpita mortalmente la Bibbia, logicamente non reggerebbe più neppure il Vangelo con tutto il suo contenuto.
Caos dottrinale quindi e non chiarimenti o scoperte di nuove facciate delle Verità Bibliche o Teologiche, ma qui non ci vorrebbe un semplice messaggio bensì un grande trattato per chiarire meglio il numero e la sostanza di tutti gli errori e di tutte le eresie uscite dalle torbide labbra di molti teologi moderni! (p. 71)
Verità e Giustizia prevarranno su menzogna e ipocrisia
Caos dottrinale spinto al parossismo in nome della libertà di pensiero e di parola, come se la libertà fosse una cosa di cui ci si possa servire senza discriminazione alcuna sia per il bene che per il male, per la Verità come per l'errore.
Nella Mia Chiesa nuova questo abuso della libertà dovrà cessare; non era coartare la libertà il proibire la diffusione delle eresie tese a portare le anime lontano dal piano e dal mistero della salvezza, no, era solo contenere nel giusto uso il dono della libertà, così come non e male proibire e punire severamente coloro che in nome della libertà volessero diffondere batteri portatori di morte, e le eresie non portano forse morte alle anime la cui vita è molto più preziosa della vita dei corpi?
Quando si decideranno finalmente gli uomini ad aprire il loro cuore e il loro animo al bene e alla Verità e prenderanno coscienza della umiliante condizione in cui vivono?
Essi parlano di libertà e sono legati cuore, anima e corpo alla più feroce tirannia, quella di Satana.
Nella Mia Chiesa nuova dovranno essere ripristinate le misure disciplinari per chi abusa della libertà dono di Dio, per gettare l'uomo nell'umiliante e avvilente soggezione alle potenze del Male.
Molti leggendo questo messaggio sull'esempio dei Sacerdoti del Tempio si stracceranno le vesti e grideranno scandalizzati alla bestemmia, ma non importa, ciò che veramente conta è che la Verità e la Giustizia prevalgano sulla menzogna e sull'ipocrisia.
Per molti miei Ministri non c'è più peccato!
Figlio mio, caos, oh sì caos nella Legge della mia Chiesa per cui oggi per molti miei Ministri non c'è più peccato; dare la vita o toglierla è la stessa cosa! (p. 72)
Molti miei Ministri comunistizzanti assidui e attenti lettori di periodici e giornali marxisti la pensano sostanzialmente così, e anche qualche Vescovo la pensa così.
Per costoro è lecito perfino la legalizzazione della strage di milioni di innocenti... ma questo grida vendetta al cospetto di Dio e forse muteranno idea quando loro stessi perderanno la vita, ma sarà troppo tardi per capire quanto vale la vita di una creatura umana.
Figlio mio, altro che caos! Perfino Vescovi hanno fatto buon viso alla più infame fra tutte le Leggi umane in cui si e confuso l'amore carnale con l'amore comandato da Dio come suprema Legge contenente tutta la Legge Antica e Nuova avvilendo questo grande Comandamento con le più nauseanti concessioni in campo morale pianificando il lecito e l'illecito, il bene e il male contro l'inequivocabile chiarezza e limpidezza dei miei Comandamenti e Precetti.
Se non è caos questo, cosa mai si dovrà chiamare caos?
Figlio vedo che sei stanco, riprenderemo domani, ora ti benedico e con te benedico tutti coloro che collaborano alla stesura di questo VI volume, e con Me ti benedice la Madre mia che Essa pure si riserva di parlarti. (p. 73)