Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Una Sorella mi diceva che proprio due o tre setti­mane prima, a Bombay, lei ed alcune Sorelle avevano raccolto un uomo dalla strada e lo avevano portato a casa. Disponiamo di un luogo spazioso che ci è stato regalato e che noi abbiamo trasformato in una casa d'accoglienza degli incurabili. Quell'uomo venne por­37 tato là  e le Sorelle si presero cura di lui. Lo amarono e lo trattarono con dignità . Subito si accorsero che la sua schiena non aveva più pelle né carne. Era intiera­mente mangiato. Dopo averlo lavato lo misero a letto e una Sorella mi disse che mai aveva veduto tanta gio­ia quanta ne aveva scorta sul volto di quell'uomo. Al­lora le domandai: « Cosa avete provato quando avete tolto i vermi dal suo corpo, ditemelo! ». Lei mi guardò e poi disse: « Mai avevo sentito la presenza di Cristo; non avevo mai creduto veramente alla parola di Gesù che dice: "Ero malato e voi questo l'avete fatto a me Ora la sua presenza era in quell'uomo e io la potevo vedere su quel viso ». Questo è un donò di Dio. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 0° settimana del tempo di Quaresima (Giovedì dopo le Ceneri)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 19

1Entrato in Gèrico, attraversava la città.2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua".6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!".8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto".9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".

11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.12Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.13Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.14Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.15Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.16Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.17Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.18Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.19Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.20Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;21avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.22Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.24Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci25Gli risposero: Signore, ha già dieci mine!26Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.27E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me".

28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:30"Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui.31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno".32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto.33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?".34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".
35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

38"'Benedetto colui che viene,'
il re, 'nel nome del Signore'.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!".

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".40Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".

41Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:42"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.43Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;44abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".

45Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,46dicendo: "Sta scritto:

'La mia casa sarà casa di preghiera'.
Ma voi ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".

47Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo;48ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.


Secondo libro delle Cronache 22

1Gli abitanti di Gerusalemme proclamarono re al suo posto Acazia, il minore dei figli, perché tutti quelli più anziani erano stati uccisi dalla banda che era penetrata con gli Arabi nell'accampamento. Così divenne re Acazia figlio di Ioram, re di Giuda.2Quando divenne re, Acazia aveva ventidue anni; regnò un anno in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia ed era figlia di Omri.3Anch'egli imitò la condotta della casa di Acab, perché sua madre lo consigliava ad agire da empio.4Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come facevano quelli della famiglia di Acab, perché dopo la morte di suo padre costoro, per sua rovina, erano i suoi consiglieri.5Su consiglio di costoro entrò anche in guerra con Ioram figlio di Acab, re di Israele e contro Cazaèl re di Aram, in Ramot di Gàlaad. Gli Aramei ferirono Ioram,6che tornò a curarsi in Izreèl per le ferite ricevute in Ramot di Gàlaad mentre combatteva con Cazaèl re di Aram. Acazia figlio di Ioram, re di Giuda, scese per visitare Ioram figlio di Acab, in Izreèl perché costui era malato.7Fu volontà di Dio che Acazia, per sua rovina, andasse da Ioram. Difatti, quando giunse, uscì con Ioram incontro a Ieu figlio di Nimsi, che il Signore aveva consacrato perché distruggesse la casa di Acab.8Mentre faceva giustizia della casa di Acab, Ieu trovò i capi di Giuda e i nipoti di Acazia, suoi servi, e li uccise.9Egli fece ricercare Acazia e lo catturarono mentre era nascosto in Samaria; lo condussero da Ieu, che lo uccise. Ma lo seppellirono, perché dicevano: "È figlio di Giòsafat, che ha ricercato il Signore con tutto il cuore".
Nella casa di Acazia nessuno era in grado di regnare.
10Atalia, madre di Acazia, visto che era morto il figlio, si propose di sterminare tutta la discendenza regale della casa di Giuda.11Ma Iosabeat figlia del re, prese Ioas figlio di Acazia, e lo nascose, togliendolo dal gruppo dei figli del re destinati alla morte. Essa lo introdusse insieme con la nutrice in una camera da letto e così Iosabeat, figlia del re Ioram e moglie del sacerdote Ioiadà - era anche sorella di Acazia - sottrasse Ioas ad Atalia, che perciò non lo mise a morte.12Egli rimase nascosto presso di lei nel tempio di Dio per sei anni; intanto Atalia regnava sul paese.


Sapienza 10

1Essa protesse il padre del mondo, formato per primo da Dio,
quando fu creato solo;
poi lo liberò dalla sua caduta
2e gli diede la forza per dominare su tutte le cose.
3Ma un ingiusto, allontanatosi da essa nella sua collera
perì per il suo furore fratricida.
4A causa sua la terra fu sommersa,
ma la sapienza di nuovo la salvò
pilotando il giusto e per mezzo di un semplice legno.
5Essa, quando le genti furono confuse,
concordi soltanto nella malvagità,
riconobbe il giusto
e lo conservò davanti a Dio senza macchia
e lo mantenne forte
nonostante la sua tenerezza per il figlio.
6E mentre perivano gli empi, salvò un giusto,
che fuggiva il fuoco caduto sulle cinque città.
7Quale testimonianza di quella gente malvagia
esiste ancora una terra desolata, fumante
insieme con alberi che producono frutti immaturi
e a memoria di un'anima incredula,
s'innalza una colonna di sale.
8Allontanandosi dalla sapienza,
non solo ebbero il danno di non conoscere il bene,
ma lasciarono anche ai viventi un ricordo di insipienza,
perché le loro colpe non rimanessero occulte.
9Ma la sapienza liberò i suoi devoti dalle sofferenze:
10essa condusse per diritti sentieri
il giusto in fuga dall'ira del fratello,
gli mostrò il regno di Dio
e gli diede la conoscenza delle cose sante;
gli diede successo nelle sue fatiche
e moltiplicò i frutti del suo lavoro.
11Lo assistette contro l'avarizia dei suoi avversari
e lo fece ricco;
12lo custodì dai nemici,
lo protesse da chi lo insidiava,
gli assegnò la vittoria in una lotta dura,
perché sapesse che la pietà è più potente di tutto.
13Essa non abbandonò il giusto venduto,
ma lo preservò dal peccato.
14Scese con lui nella prigione,
non lo abbandonò mentre era in catene,
finché gli procurò uno scettro regale
e potere sui propri avversari,
smascherò come mendaci i suoi accusatori
e gli diede una gloria eterna.

15Essa liberò un popolo santo e una stirpe senza macchia
da una nazione di oppressori.
16Entro nell'anima di un servo del Signore
e si oppose con prodigi e con segni a terribili re.
17Diede ai santi la ricompensa delle loro pene,
li guidò per una strada meravigliosa,
divenne loro riparo di giorno
e luce di stelle nella notte.
18Fece loro attraversare il Mar Rosso,
guidandoli attraverso molte acque;
19sommerse invece i loro nemici
e li rigettò dal fondo dell'abisso.
20Per questo i giusti spogliarono gli empi
e celebrarono, Signore, il tuo nome santo
e lodarono concordi la tua mano protettrice,
21perché la sapienza aveva aperto la bocca dei muti
e aveva sciolto la lingua degli infanti.


Salmi 17

1'Preghiera. Di Davide.'

Accogli, Signore, la causa del giusto,
sii attento al mio grido.
Porgi l'orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c'è inganno.
2Venga da te la mia sentenza,
i tuoi occhi vedano la giustizia.

3Saggia il mio cuore, scrutalo di notte,
provami al fuoco, non troverai malizia.
La mia bocca non si è resa colpevole,
4secondo l'agire degli uomini;
seguendo la parola delle tue labbra,
ho evitato i sentieri del violento.
5Sulle tue vie tieni saldi i miei passi
e i miei piedi non vacilleranno.

6Io t'invoco, mio Dio: dammi risposta;
porgi l'orecchio, ascolta la mia voce,
7mostrami i prodigi del tuo amore:
tu che salvi dai nemici
chi si affida alla tua destra.
8Custodiscimi come pupilla degli occhi,
proteggimi all'ombra delle tue ali,
9di fronte agli empi che mi opprimono,
ai nemici che mi accerchiano.

10Essi hanno chiuso il loro cuore,
le loro bocche parlano con arroganza.
11Eccoli, avanzano, mi circondano,
puntano gli occhi per abbattermi;
12simili a un leone che brama la preda,
a un leoncello che si apposta in agguato.

13Sorgi, Signore, affrontalo, abbattilo;
con la tua spada scampami dagli empi,
14con la tua mano, Signore, dal regno dei morti
che non hanno più parte in questa vita.
Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre
se ne sazino anche i figli
e ne avanzi per i loro bambini.
15Ma io per la giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua presenza.


Amos 5

1Ascoltate queste parole,
questo lamento che io pronunzio su di voi,
o casa di Israele!
2È caduta, non si alzerà più,
la vergine d'Israele;
è stesa al suolo,
nessuno la fa rialzare.
3Poiché così dice il Signore Dio:
La città che usciva con mille uomini
resterà con cento
e la città di cento
resterà con dieci, nella casa d'Israele.

4Poiché così dice il Signore alla casa d'Israele:
Cercate me e vivrete!
5Non rivolgetevi a Betel,
non andate a Gàlgala,
non passate a Bersabea,
perché Gàlgala andrà tutta in esilio
e Betel sarà ridotta al nulla.
6Cercate il Signore e vivrete,
perché egli non irrompa come fuoco
sulla casa di Giuseppe e la consumi
e nessuno spenga Betel!
7Essi trasformano il diritto in veleno
e gettano a terra la giustizia.

8Colui che ha fatto le Pleiadi e Orione,
cambia il buio in chiarore del mattino
e stende sul giorno l'oscurità della notte;
colui che comanda alle acque del mare
e le spande sulla terra,
Signore è il suo nome.
9Egli fa cadere la rovina sulle fortezze
e fa giungere la devastazione sulle cittadelle.

10Essi odiano chi ammonisce alla porta
e hanno in abominio chi parla secondo verità.
11Poiché voi schiacciate l'indigente
e gli estorcete una parte del grano,
voi che avete costruito case in pietra squadrata,
non le abiterete;
vigne deliziose avete piantato,
ma non ne berrete il vino,
12perché so che numerosi sono i vostri misfatti,
enormi i vostri peccati.
Essi sono oppressori del giusto, incettatori di ricompense
e respingono i poveri nel tribunale.
13Perciò il prudente in questo tempo tacerà,
perché sarà un tempo di sventura.

14Cercate il bene e non il male,
se volete vivere,
e così il Signore, Dio degli eserciti,
sia con voi, come voi dite.
15Odiate il male e amate il bene
e ristabilite nei tribunali il diritto;
forse il Signore, Dio degli eserciti,
avrà pietà del resto di Giuseppe.

16Perciò così dice il Signore,
Dio degli eserciti, il Signore:
In tutte le piazze vi sarà lamento,
in tutte le strade si dirà: Ah! ah!
Si chiamerà l'agricoltore a fare il lutto
e a fare il lamento quelli che conoscono la nenia.
17In tutte le vigne vi sarà lamento,
perché io passerò in mezzo a te,
dice il Signore.

18Guai a coloro che attendono il giorno del Signore!
Che sarà per voi il giorno del Signore?
Sarà tenebre e non luce.
19Come quando uno fugge davanti al leone
e s'imbatte in un orso;
entra in casa, appoggia la mano sul muro
e un serpente lo morde.
20Non sarà forse tenebra e non luce
il giorno del Signore,
e oscurità senza splendore alcuno?
21Io detesto, respingo le vostre feste
e non gradisco le vostre riunioni;
22anche se voi mi offrite olocausti,
io non gradisco i vostri doni
e le vittime grasse come pacificazione
io non le guardo.
23Lontano da me il frastuono dei tuoi canti:
il suono delle tue arpe non posso sentirlo!
24Piuttosto scorra come acqua il diritto
e la giustizia come un torrente perenne.
25Mi avete forse offerto vittime
e oblazioni nel deserto
per quarant'anni, o Israeliti?
26Voi avete innalzato Siccùt vostro re
e Chiiòn vostro idolo,
la stella dei vostri dèi che vi siete fatti.
27Ora, io vi manderò in esilio
al di là di Damasco, dice il Signore,
il cui nome è Dio degli eserciti.


Atti degli Apostoli 2

1Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.2Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.3Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro;4ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
5Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.6Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.7Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei?8E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?9Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotàmia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia,10della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma,11Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio".12Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: "Che significa questo?".13Altri invece li deridevano e dicevano: "Si sono ubriacati di mosto".
14Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: "Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole:15Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino.16Accade invece quello che predisse il profeta Gioèle:
17Negli ultimi giorni, dice il Signore,

'Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona;
i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno dei sogni.'
18'E anche sui miei servi e sulle mie serve
in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno.'
19'Farò prodigi' in alto 'nel cielo
e' segni in basso 'sulla terra,'
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
20'Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue,
prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande e splendido.'
21'Allora chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato'.

22Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -,23dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso.24Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.25Dice infatti Davide a suo riguardo:

'Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli.'
26'Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua;
ed anche la mia carne riposerà nella speranza,'
27'perché tu non abbandonerai l'anima mia negli inferi,
né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.'
28'Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
mi colmerai di gioia con la tua presenza.'

29Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi.30Poiché però era profeta e sapeva che Dio 'gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente',31previde la risurrezione di Cristo e ne parlò:

'questi non fu abbandonato negli inferi,
né' la sua carne 'vide corruzione.'

32Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.33Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire.34Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice:

'Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,'
35'finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi.'

36Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!".

37All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?".38E Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo.39Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti 'quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore' Dio nostro".40Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: "Salvatevi da questa generazione perversa".41Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone.

42Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.43Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.44Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;45chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.46Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore,47lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.48Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.


Capitolo XXXIX:Nessun affanno nel nostro agire

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1. O figlio, ogni tua faccenda affidala a me; al tempo giusto disporrò sempre io per il meglio. Attieniti al mio comando e ne sentirai vantaggio. O Signore, di gran cuore affido a te ogni cosa; poco infatti potranno giovare i miei piani. Volesse il cielo che io non fossi tanto preso da ciò che potrà accadere in futuro, e mi offrissi, invece, senza esitare alla tua volontà.

2. O figlio, capita spesso che l'uomo persegua con ardore alcunché di cui sente la mancanza; e poi, quando l'ha raggiunto, cominci a giudicare diversamente, perché i nostri amori non restano fermi intorno a uno stesso punto, e ci spingono invece da una cosa all'altra. Non è una questione da nulla rinunciare a se stessi, anche in cose di poco conto. Il vero progresso dell'uomo consiste nell'abnegazione di sé. Pienamente libero e sereno è appunto soltanto chi rinnega se stesso. Ecco, però, che l'antico avversario, il quale si pone contro tutti coloro che amano il bene, non tralascia la sua opera di tentazione; anzi, giorno e notte, prepara gravi insidie, se mai gli riesca di far cadere nel laccio dell'inganno qualcuno che sia poco guardingo. "Vegliate e pregate, dice i Signore, per non entrare in tentazione" (Mt 26,41).


LETTERA 215/A AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A VALENTINO, AMATISSIMO SIGNORE E FRATELLO DEGNO D'ESSERE ONORATO NELLA CARITÀ DI CRISTO

Lettere - Sant'Agostino

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1. Ringrazio assai la tua Carità per avermi inviato il fratello Floro da me tanto atteso, ma ringrazio molto di più il nostro Dio, perché l'ho trovato come lo desideravo. Sebbene in apparenza egli ritorni un po' tardi presso di voi, in realtà egli con me s'è trattenuto meno di quanto avrei voluto. Infatti durante la sua permanenza qui io sono stato afflitto da un'infermità fisica così penosa, e per tanti giorni, che non mi è stato possibile d'intrattenermi con lui, o mio carissimo signore e fratello, degno d'essere onorato nella carità di Cristo. Per questo motivo ti prego di nuovo che tu abbia la cortesia di soddisfare un desiderio, che adesso non è soltanto mio, ma di ciascuno di noi due, inviandolo di nuovo in modo che possa trattenersi un po' di tempo con noi. Ciò, a mio parere, non sarà senza frutto, sia per lui che per me, e inoltre l'istruzione religiosa più completa, che potrà ricevere da me, con l'aiuto del Signore potrà servire anche ai suoi confratelli. Possa Dio conservarti nel suo favore.


17 - Si narra come l'arcangelo Gabriele rivelò a Maria che le ri­manevano tre anni di vita.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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696. Per riferire ciò che manca circa gli ultimi tempi della nostra fenice, Maria purissima, è giusto che il cuore e gli occhi somministrino il liquido con il quale desidero scrivere così dolci, così tenere, così commoventi meravi­glie. Vorrei avvertire i devoti di non leggerle e considerar­le come passate e lontane, giacché la virtù della fede ren­de presenti le verità e, se le osserveremo da vicino con pietà cristiana, ne sperimenteremo gli effetti e il nostro in­timo godrà del bene che i nostri occhi non giunsero a con­templare.

697. La Vergine pervenne all'età di sessantasette anni sen­za avere mai interrotto il corso dei suoi meriti né tratte­nuto il volo né mitigato l'incendio del suo ardore, dalla sua immacolata concezione, ed anzi avendo accresciuto tutto questo in ogni istante. Gli ineffabili favori che riceveva la mantenevano divinizzata e sublimata; i sentimenti, gli slan­ci e gli aneliti del suo castissimo cuore non le permetteva­no di riposare fuori dal centro del suo amore; i legami del­la carne erano divenuti violenti; l'inclinazione e la tenden­za dello stesso Eterno a unirla a sé con un laccio perenne e stretto era - a nostro modo di intendere - al culmine del­la forza; la terra, indegna per le colpe degli uomini del te­soro delle altezze, non poteva custodirlo ulteriormente sen­za restituirlo al suo padrone. Il Padre desiderava la sua uni­ca e autentica figlia, il Figlio la sua cara madre e lo Spiri­to gli abbracci della sua incantevole sposa. Gli angeli bra­mavano la vista della loro Regina, i beati quella della loro Signora e tutti i cieli con mute voci chiedevano la loro abi­tatrice e imperatrice, che li riempisse di splendore, di gioia e della sua bellezza e leggiadria. A vantaggio del mondo e della Chiesa peroravano esclusivamente la necessità che questa aveva di un simile modello e la carità del medesi­mo Dio verso i miseri discendenti di Adamo.

698. Essendo, però, inevitabile che ella arrivasse alla mè­ta del suo pellegrinaggio, nel concistoro della Trinità si di­scusse con quale ordine si dovesse glorificare, e si pesò l'affetto che a lei soltanto spettava per aver soddisfatto lar­gamente e tanto a lungo alla misericordia, rimanendo a fondare e istruire la comunità ecclesiale. L'Onnipotente de­terminò di consolarla e confortarla avvisandola con preci­sione di quanto le restava, affinché, assicurata del giorno e dell'ora del sospirato evento, lo attendesse nella letizia. A tale scopo, Gabriele fu mandato con molti altri ministri superni a notificarle quando e come si sarebbe compiuta la sua esistenza peritura ed ella sarebbe salita a quella in­tramontabile.

699. Si introdussero nell'oratorio presso la casa del ce­nacolo e la Principessa , che era stesa a forma di croce a invocare clemenza per i peccatori, all'udire le loro armo­nie si pose in ginocchio per ascoltare e guardare il mes­saggero e i suoi compagni, i quali, tutti con vesti bianche e fulgide, la circondarono con mirabile decoro e riveren­za. Avevano in mano palme e corone, ciascuna differente ma ugualmente rappresentante con inestimabile pregio una sua prerogativa. L'arcangelo la salutò con l'Ave Maria» e proseguì: «Nostra sovrana, il Santo dei santi ci invia dalla sua corte perché vi annunciamo da parte sua la felicissi­ma conclusione del vostro esilio. Verrà presto il momento da voi ambito in cui, per mezzo della morte, otterrete il possesso indefettibile della vita senza termine alla destra del vostro Unigenito. Fra tre anni esatti sarete accolta nel gaudio perpetuo dell'empireo, dove tutti già vi aspettano».

700. Ella provò immenso giubilo nel suo animo candi­do e acceso e, abbassandosi di nuovo al suolo, rispose come all'incarnazione del Verbo: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Invitò, poi, i serafini e gli altri a darle appoggio nel magnificare l'Altis­simo per un beneficio così grande, e intonò un cantico del quale alternò i versetti con loro per due ore continue. Ben­ché essi siano estremamente solleciti, saggi ed eleganti per natura e per le doti soprannaturali che hanno, superava i suoi vassalli in ogni cosa, poiché in lei la sapienza e la gra­zia abbondavano come maestra e in loro come discepoli. Quindi, umiliandosi ancora, li incaricò di intercedere af­finché fosse preparata al passaggio e tutti, prima di an­darsene, le promisero di obbedirle.

701. Ormai sola, si prostrò tra lacrime di umiltà e di contentezza e, stringendo la polvere, pronunciò queste pa­role: «Terra, ti ringrazio di avermi sostenuto senza mio me­rito per sessantasette anni, per volontà di colui che ti ha creato. Aiutami per tutto il periodo in cui starò quaggiù, perché, come da te e in te sono stata plasmata, da te e per te io giunga all'agognato fine della contemplazione del mio Autore. E voi, cieli, pianeti, astri ed elementi, formati dal braccio vigoroso del mio diletto, testimoni fedeli e predi­catori della sua maestà, vi ringrazio di quanto avete fatto con i vostri influssi e le vostre virtù per conservarmi. Aiu­tatemi perché, con il favore divino, io migliori e sia più gradita al mio e vostro Artefice».

702. È da ritenersi che ciò sia accaduto nel giorno di agosto coincidente con quello del suo insigne transito. Da allora ella si infiammò e moltiplicò i suoi esercizi in ma­niera tale che pareva che avesse bisogno di riparare a ne­gligenze o mancanze imputabili a scarso fervore. Il vian­dante affretta il passo quando imbrunisce e ha davanti una buona porzione di cammino. Il bracciante e il salariato aumentano gli sforzi quando sovrasta la sera e il lavoro as­segnato non è ultimato. La Vergine , invece, affrettava il passo delle sue opere eroiche non per timore della notte né per i rischi del viaggio, ma per amore e per l'ardente anelito all'eterna luce; non per arrivare più celermente, ma per entrare più ricca e prospera a godere del sommo Be­ne. Scrisse subito a quanti erano dispersi per la missione per incoraggiarli nella conversione del mondo e successi­vamente ripeté varie volte questa premura. Esortò e con­fermò maggiormente i credenti della zona e, quantunque celasse il suo segreto, si comportava come chi inizia a con­gedarsi e desidera lasciare tutti traboccanti di sublimi elar­gizioni.

703. A vantaggio di Giovanni militavano ragioni speciali che lo distinguevano dagli altri, poiché era per lei un fi­glio e la curava prodigandosi eccezionalmente. Alla Regi­na, dunque, sembrò conveniente informarlo dell'avviso ri­cevuto, per cui dopo poco tempo, domandatagli la bene­dizione e la licenza di parlare, affermò: «Già vi è noto, mio signore, che io sono la più debitrice e la più vincolata a rimettermi al volere superno e che, se tutto dipende da es­so, in me si deve adempiere pienamente sempre e per sem­pre; e voi siete tenuto ad assistermi in questo, conoscen­do i titoli per i quali io sono interamente del mio Dio. La sua benignità e misericordia mi hanno rivelato che non tarderà la mia dipartita, che sarà fra tre anni. Vi imploro di soccorrermi affinché mi affatichi nel mostrare gratitu­dine all'Onnipotente e nel contraccambiare in qualche mo­do gli straordinari doni della sua generosità e benevolen­za, e vi supplico dall'intimo di pregare per me».

704. Il cuore appassionato dell'Evangelista si spezzò ed egli, senza essere capace di trattenere l'affanno e il pian­to, disse: «Mia Signora, sono abbandonato al beneplacito del supremo sovrano e al vostro, per acconsentire a quan­to mi comandate, sebbene non riesca a corrispondere ai miei obblighi e alle mie aspirazioni; ma voi proteggetemi con pietà, adesso che rimango povero e orfano della vo­stra deliziosa vicinanza». Oppresso dai singhiozzi, non fu in grado di proferire altro e, benché la dolcissima Princi­pessa lo consolasse e gli facesse animo con tenere ed effi­caci espressioni, da quell'istante restò trafitto da un dardo di dolore e di mestizia tale che lo debilitava: divenne ma­cilento e gli succedeva come ai fiori che, dopo aver segui­to il corso del sole ed esserne stati vivificati, cadono in lan­guore e appassiscono allorché esso si allontana e si na­sconde. Ella lo sostenne nella sua desolazione con molte compassionevoli promesse, assicurandolo che sarebbe sta­ta sua avvocata presso l'Unigenito. L:Apostolo avvertì Gia­como il Minore, il quale da vescovo di Gerusalemme ser­viva con lui l'Imperatrice come Pietro aveva stabilito, e i due presero a starle accanto con più frequenza, in parti­colare il prediletto, che non se ne poteva staccare.

705. L 'Altissimo dispose con un'occulta e soave forza che il creato cominciasse a provare la sofferenza e ad antici­pare il cordoglio per colei che conferiva bellezza e perfe­zione all'universo. I Dodici, anche se erano disseminati in ogni regione, percepivano una nuova preoccupazione che catturava l'attenzione, e questa era il tormentoso pensiero del momento in cui sarebbe venuta meno la loro Maestra e difesa, perché l'illuminazione divina suggeriva a tutti che quel termine inevitabile non era distante. I cristiani che abi­tavano nella città santa o in Palestina coglievano in sé, co­me un misterioso annuncio del fatto, che il loro tesoro e il loro gaudio non sarebbe durato a lungo. I cieli, gli astri e i pianeti persero parecchio del proprio splendore, al pari del giorno all'approssimarsi della notte. Gli uccelli per due anni palesarono in maniera singolare la loro tristezza, poi­ché erano soliti accorrere in gran numero circondando il suo oratorio con mirabili voli e movimenti, ed elevavano delle cantilene con voci melanconiche, finché ella non ordinava che lodassero sua Maestà con i normali cinguettii; di ciò fu spesso testimone Giovanni, che si univa a loro nei gemiti. Poco prima del transito, diversi di essi si presenta­rono a lei e abbassarono al suolo le teste e i becchi, lan­ciando lugubri suoni come chi con pena si congeda defini­tivamente e come chiedendole l'ultima benedizione.

706. Le fiere tennero loro compagnia, perché la Vergi ­ne, in occasione di una delle sue consuete visite ai sacri luoghi della redenzione, appena arrivata al Calvario fu at­torniata da tante bestie selvagge che erano scese da varie montagne per aspettarla. Alcune prostrandosi, altre chi­nandosi e tutte guaendo angosciosamente si fermarono per qualche ora a manifestarle l'angustia che dava loro la par­tenza della donna che confessavano regina e onore del mon­do intero. La maggiore meraviglia di questo mutamento ge­nerale fu che nei sei mesi che precedettero l'evento il sole, la luna e le stelle emisero una luce più tenue, e quando so­praggiunse si eclissarono come era accaduto allo spirare di Gesù'. Delle persone sagge e accorte notarono tali varia­zioni e alterazioni, ma, ignorandone la causa, poterono so­lamente stupirsene. 1 discepoli, invece, assistettero al tra­passo e intesero il sentimento della natura insensibile, che degnamente iniziò presto il suo pianto, mentre quella uma­na, dotata di ragione, non seppe piangere la scomparsa del­la sua legittima Signora e della sua vera gloria. Negli altri esseri pare che si adempisse la profezia di Zaccaria, il qua­le proclamò che in quel giorno sarebbero state in lutto co­me per il primogenito tutte le famiglie della casa di Dio, ognuna separatamente, ognuna a parte. Questo, che fu af­fermato del Figlio dell'eterno Padre e suo, doveva verificarsi anche per lei, primogenita e madre della vita. Come i vassalli leali e grati non si vestono a lutto soltanto alla morte dei sovrani, bensì pure se sono in pericolo, così essi si af­frettarono a mostrare afflizione.

707. Solo l'Evangelista era con loro, patendo più di tut­ti, senza riuscire a dissimulare con chi gli era più vicino nella dimora in cui era il cenacolo. Specialmente due fan­ciulle che attendevano alla Principessa e altri devoti riflet­terono sullo stato dell'Apostolo, che sovente scorsero in la­crime. Conoscendo la sua serenità, pace e affabilità, capi­rono che quella novità indicava un avvenimento assai du­ro e sconvolgente e con pio desiderio gli domandarono ri­petutamente il motivo del suo dolore. Egli non risponde­va, ma infine, non senza una disposizione superiore, im­portunato da costoro svelò che non era lontana per Maria la conclusione del suo esilio. Dunque, la tribolazione che sovrastava la Chiesa si divulgò e fu lamentata fra alcuni dei più intimi, perché nessuno di coloro che ne ebbero no­tizia fu in grado di contenere i singhiozzi. Da allora in poi furono più assidui nel recarsi da lei e, gettandosi ai suoi piedi e baciando la terra che calpestava, la pregavano di benedirli e trarli dietro a sé e di non dimenticarli nel re­gno dell'Altissimo, dove si portava tutti i loro cuori.

708. Fu un dono della misericordia e della provvidenza divine che tanti membri della comunità primitiva avesse­ro un simile avviso con rilevante anticipo, poiché l'Onni­potente non invia travagli o mali al suo popolo senza aver­li dichiarati ai suoi servi, come ci garantì per bocca di Amos. Benché questa sofferenza fosse per loro inevitabi­le, la benignità celeste determinò che, per quanto fosse sta­to possibile, guadagnassero con essa il compenso della per­dita di tale guida, vincolandola a sé affinché nel tempo che le restava li arricchisse con l'abbondanza della grazia, che aveva l'autorità di distribuire per consolarli. Fu effettiva­mente così, giacché le sue viscere materne si commossero ed ella, con insigne pietà, al termine della sua esistenza peritura ottenne ad essi e agli altri cristiani nuovi benefi­ci. Il suo Unigenito, appunto per non privarli di questi, non volle togliere loro all'improvviso colei nella quale trovava­no difesa, conforto, gioia, rimedio nelle necessità, sollievo negli affanni, consiglio nei dubbi, salute nelle malattie, soc­corso nelle pene e tutti i beni insieme.

709. Mai fu delusa la speranza di quelli che la ripose­ro in lei, che sempre salvò chi non oppose resistenza alla sua benevola clemenza; ma non c'è modo di raccontare i prodigi che compì a vantaggio degli uomini nei suoi ulti­mi due anni, per l'enorme afflusso di gente di ogni sorta che la cercava: guarì nel corpo e nello spirito gli infermi che si misero in sua presenza; convertì molti e condusse innumerevoli anime sul retto cammino, distaccandole dal­l'errore; si preoccupò di gravi indigenze dei poveri, elar­gendo agli uni ciò che aveva e ciò che le era stato offerto e aiutando gli altri miracolosamente; confermò tutti nel ti­more del Signore, nella fede e nell'obbedienza; come uni­ca dispensatrice dei tesori superni e dei meriti del Reden­tore, ne spalancò le porte con generosità, per lasciare i suoi figli nella prosperità. Inoltre, li rinfrancò e incoraggiò con la promessa di favorirli tanto, quanto al presente fa dalla destra di sua Maestà.

 

Insegnamento della Regina del cielo

710. Mia diletta, per intendere il giubilo che provocò in me l'annuncio dell'approssimarsi del mio transito, occor­rerebbe ponderare la forza del mio amore e della mia bra­ma di giungere alla contemplazione e al godimento di Dio, nella gloria che egli mi teneva pronta. È un mistero che supera la capacità umana, ma i credenti non si rendono neppure degni di penetrarne la parte alla quale potrebbe­ro arrivare, perché non si applicano alla luce interiore ed a purificarsi per accoglierla. Io e Gesù siamo stati ma­gnanimi con te in questo e ti attesto che saranno estre­mamente fortunati gli occhi che vedranno quello che tu hai veduto e gli orecchi che udranno quello che tu hai udi­to. Conserva il tuo possesso e non lo smarrire, impegnan­doti con tutte le energie per conseguire il frutto del mio insegnamento. Da oggi imitami nel prepararti al trapasso, poiché, se avessi qualche informazione al riguardo, ogni scadenza ti dovrebbe sembrare assai vicina per assicurare ciò che in tale ora si deciderà: la tua beatitudine o con­danna eterna. Nessuna creatura ragionevole ebbe il premio così infallibilmente certo come lo ebbi io, e per di più fui presto avvertita della mia dipartita; tuttavia, sai che mi di­sposi con il santo timore conveniente, facendo quanto mi apparteneva come donna terrena e maestra della Chiesa e dando esempio agli altri, che ne erano maggiormente bi­sognosi per non precipitare nella dannazione.

711. Tra gli assurdi inganni che i demoni hanno intro­dotto non ce riè alcuno più grande e pericoloso della di­menticanza della conclusione della vita e del giusto giudi­zio del rigoroso giudice. Considera che il peccato è entra­to nel mondo attraverso. questa via, perché la cosa princi­pale di cui il serpente pretese di persuadere Eva fu che non sarebbe morta' e dunque non vi pensasse. Per un simile raggiro, continuato a lungo, sono infiniti gli stolti che non ne serbano il ricordo e pervengono alla fine immemori del­la sorte disgraziata che li attende. Affinché tu non inciam­pi nella suddetta perversità, ritieniti avvisata del fatto che perirai inevitabilmente, che hai avuto molto e pagato poco e che il conto sarà proporzionato alla liberalità con la qua­le sarai stata trattata nei doni e nei talenti come pure nel­le sofferenze. Non voglio da te né più né meno di quello che spetta al tuo sposo: il tuo debito è operare sempre il meglio in qualsiasi luogo, momento e frangente, non am­mettendo trascuratezza, intervallo o negligenza.

712. Qualora per debolezza tu incorra in un'omissione, non tramonti il sole né passi il giorno senza che tu te ne sia pentita e, potendolo, l'abbia confessata come se fossi al termine della tua esistenza. Proponendo la riparazione, anche per colpe leggerissime, spenditi con nuovo fervore e con nuova sollecitudine, allo stesso modo di chi constata che gli manca il tempo per un'impresa così ardua e diffi­cile come è il raggiungere la felicità perenne e non cade­re nei tormenti. Impiega incessantemente in questo le tue facoltà e i tuoi sensi, perché la tua speranza sia salda e lieta e perché non ti affatichi invano né corra senza mè­ta come chi si accontenta di qualche buona azione e ne compie tante riprensibili e biasimevoli. Costoro non pos­sono procedere sicuri e confidenti, poiché la medesima co­scienza li abbatte e rattrista, se non sono persi nei me­schini piaceri della carne. Per rendere completi i tuoi atti, persisti negli esercizi che ti ho indicato, e tra di essi in quello della morte al quale sei abituata, con le tue orazio­ni, prostrazioni e raccomandazioni dell'anima. Quindi, ri­cevi mentalmente il viatico, come gli agonizzanti, e con­gedati da tutto. Accendi il tuo cuore con il desiderio del Signore e sollevati sino al suo cospetto, dove dovrai avere la tua dimora e dove adesso devi intrattenerti.


1 gennaio 1982. Festa di Maria Santissima Madre di Dio. Sono la Madre della Consolazione.

Don Stefano Gobbi

«Iniziate oggi un nuovo anno, nella luce della mia divina Maternità. In questo primo giorno la Chiesa mi invoca come Madre e chiede che distenda su tutti la mia materna protezione. Oggi vi unite anche nel domandare a Dio il dono della Pace. E la invocate, attraverso la intercessione di Colei che voi chiamate Regina della Pace. La Pace è il più grande dono del Signore, che vi è stato elargito proprio nel giorno del Natale.

Gesù Bambino, che contemplate così fragile nel momento della sua nascita a Betlemme, è il Principe eterno della Pace. Il suo nome è "Pace": il suo dono è la Pace; la sua missione è quella di portare a tutti la Pace. "Gloria a Dio nell'alto dei Cieli e Pace in terra agli uomini di buona volontà", hanno cantato gli Angeli festosi, attorno alla mangiatoia, nella notte della sua nascita. Pace fra Dio e gli uomini: ed è per essa che il Verbo del Padre si è incarnato nel mio seno verginale, è nato a Betlemme e si è immolato sul Calvario. Pace fra tutti gli uomini: perché siete tutti figli di Dio, veri fratelli di Gesù e fra di voi.

Nel vivere la vostra fraternità è la sorgente della pace fra gli uomini. Perché il dono della Pace si trova solo sulla strada dell'amore, che si percorre nella osservanza della Legge di Dio e dei suoi Comandamenti. In essi si insegna ad amare Dio, se stessi e il prossimo; con essi si costruisce l'armonia fondata sulla giustizia, sulla verità e sull'amore. Fino a quando non si accoglie il Dio della Pace, anzi se si continua a negarlo ostinatamente ed a rifiutarlo, non si potranno neppure salvaguardare le esigenze del rispetto dei diritti umani e civili dell'uomo. Se non si osserva la Legge del Signore, anzi se viene sempre più apertamente violata, l'umanità corre sulla strada del disordine, della ingiustizia, dell'egoismo e della violenza.Per questa ragione, mai come ora, l'umanità è tanto minacciata dalla guerra e dalla sofferenza. Quanto dolore Io vedo sparso su tutte le strade del mondo, allo schiudersi di questo nuovo anno! Le sofferenze dei piccoli, cui manca cibo ed assistenza; dei giovani abbandonati e delusi; degli uomini conculcati nella loro dignità e resi strumenti di dominio e di sopraffazione; delle donne che piangono sullo sfacelo del loro focolare...

L'umanità è vicina al pericolo di una nuova guerra mondiale. Quanto è grande la mia angoscia per ciò che vi attende, miei poveri figli, tanto minacciati dalla fame, dalla guerra, dall'odio e dalla violenza! Riparatevi oggi sotto il manto della vostra Madre Immacolata. Mai, come in questi tempi, sento la materna necessità di dare conforto al vostro dolore, fiducia al vostro scoraggiamento, speranza alle vostre delusioni e sicurezza nelle vostre tribolazioni. Ormai sentirete sempre la presenza consolatrice della vostra Mamma Celeste. Essa diventerà più forte, quanto più grandi saranno le sofferenze che dovrete sopportare, nel periodo più doloroso della grande purificazione. Sono la Madre della Consolazione. Sentite il mio grande conforto, che vi darà coraggio e riparo, soprattutto nel vivere le sanguinose ore della prova, che da tanto tempo vi è stata da Me preannunciata. Per questo oggi tutti vi ricopro del mio manto, vi raccolgo nel rifugio del mio Cuore Immacolato, vi incoraggio alla fiducia e al vostro filiale abbandono, e vi benedico».