Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 8° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 4
1Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni2- sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -,3lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea.4Doveva perciò attraversare la Samarìa.5Giunse pertanto ad una città della Samarìa chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio:6qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.7Arrivò intanto una donna di Samarìa ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere".8I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.9Ma la Samaritana gli disse: "Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.10Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stesso gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva".11Gli disse la donna: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva?12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?".13Rispose Gesù: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete;14ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna".15"Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua".16Le disse: "Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui".17Rispose la donna: "Non ho marito". Le disse Gesù: "Hai detto bene "non ho marito";18infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero".19Gli replicò la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta.20I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare".21Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre.22Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.23Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità".25Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa".26Le disse Gesù: "Sono io, che ti parlo".
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: "Che desideri?", o: "Perché parli con lei?".28La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente:29"Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?".30Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia".32Ma egli rispose: "Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete".33E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?".34Gesù disse loro: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera.35Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.36E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete.37Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete.38Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro".
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto".40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni.41Molti di più credettero per la sua parola42e dicevano alla donna: "Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".
43Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea.44Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria.45Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao.47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire.48Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete".49Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia".50Gesù gli risponde: "Va', tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino.51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!".52S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato".53Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia.54Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.
Secondo libro delle Cronache 6
1Allora Salomone disse:
"Il Signore ha deciso di abitare nella nube.
2Ora io ti ho costruito una casa sublime,
un luogo ove tu possa porre per sempre la dimora".
3Il re poi si voltò e benedisse tutta l'assemblea di Israele, mentre tutta l'assemblea di Israele stava in piedi4e disse: "Benedetto il Signore Dio di Israele, che ha adempiuto con potenza quanto aveva predetto di sua bocca a Davide, mio padre:5Da quando feci uscire il mio popolo dal paese d'Egitto non mi sono scelto una città fra tutte le tribù di Israele perché mi si costruisse un tempio ove abitasse il mio nome e non mi sono scelto nessuno perché fosse guida del mio popolo Israele;6ora mi sono scelto Gerusalemme perché vi dimori il mio nome e mi sono scelto Davide perché governi il mio popolo Israele.7Davide mio padre aveva deciso di costruire un tempio al nome del Signore, Dio di Israele,8ma il Signore disse a Davide mio padre: Hai deciso di costruire un tempio al mio nome; hai fatto bene a formulare tale progetto;9solo che tu non costruirai il tempio, ma tuo figlio, generato da te, costruirà un tempio al mio nome.10Il Signore ha attuato la sua parola; sono succeduto infatti a Davide mio padre e siedo sul trono di Israele, come aveva preannunziato il Signore e ho costruito il tempio al nome del Signore, Dio di Israele.11Vi ho collocato l'arca dell'alleanza che il Signore aveva conclusa con gli Israeliti".
12Egli si pose poi davanti all'altare del Signore, di fronte a tutta l'assemblea di Israele, e stese le mani.13Salomone, infatti, aveva eretto una tribuna di bronzo e l'aveva collocata in mezzo al grande cortile; era lunga cinque cubiti, larga cinque e alta tre. Egli vi salì e si inginocchiò di fronte a tutta l'assemblea di Israele. Stese le mani verso il cielo e14disse: "Signore, Dio di Israele, non c'è Dio simile a te in cielo e sulla terra. Tu mantieni l'alleanza e la misericordia verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore.15Tu hai mantenuto, nei riguardi del tuo servo Davide mio padre, quanto gli avevi promesso; quanto avevi pronunziato con la bocca l'hai adempiuto con potenza, come appare oggi.16Ora, Signore Dio di Israele, mantieni, nei riguardi del tuo servo Davide mio padre quanto gli hai promesso: Non ti mancherà mai un discendente, il quale stia davanti a me e sieda sul trono di Israele, purché i tuoi figli vigilino sulla loro condotta, secondo la mia legge, come hai fatto tu con me.17Ora, Signore Dio di Israele, si adempia la parola che tu hai rivolta al tuo servo Davide!
18Ma è proprio vero che Dio abita con gli uomini sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che ti ho costruita!19Tuttavia volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo innalza a te.20Siano i tuoi occhi aperti verso questa casa, giorno e notte, verso il luogo dove hai promesso di porre il tuo nome, per ascoltare la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.
21Ascolta le suppliche del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Tu ascoltali dai cieli, dal luogo della tua dimora; ascolta e perdona!
22Se uno pecca contro il suo prossimo e, perché gli è imposta una maledizione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio,23tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fa' giustizia fra i tuoi servi; condanna l'empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l'innocente, rendendogli quanto merita la sua innocenza.
24Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto dal nemico perché ha peccato contro di te, se si convertirà e loderà il tuo nome, pregherà e supplicherà davanti a te, in questo tempio,25tu ascolta dal cielo, perdona il peccato del tuo popolo Israele e fallo tornare nel paese che hai concesso loro e ai loro padri.
26Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno peccato contro di te, se ti pregheranno in questo luogo, loderanno il tuo nome e si convertiranno dal loro peccato perché tu li avrai umiliati,27tu ascolta dal cielo e perdona il peccato dei tuoi servi e del tuo popolo Israele, ai quali indicherai la strada buona su cui camminare, e concedi la pioggia alla terra, che hai dato in eredità al tuo popolo.
28Quando nella regione ci sarà carestia o peste, carbonchio o ruggine, invasione di cavallette o di bruchi, quando il nemico assedierà il tuo popolo nella sua terra o nelle sue città, quando scoppierà un'epidemia o un flagello qualsiasi,29ogni preghiera e ogni supplica fatta da un individuo o da tutto il tuo popolo Israele, in seguito alla prova del castigo e del dolore, con le mani tese verso questo tempio,30tu ascoltala dal cielo, luogo della tua dimora e perdona, rendendo a ciascuno secondo la sua condotta, tu che conosci il cuore di ognuno, poiché solo tu conosci il cuore dei figli dell'uomo.31Fa' sì che ti temano e camminino nelle tue vie per tutti i giorni della loro vita nel paese che hai dato ai nostri padri.
32Anche lo straniero, che non appartiene al tuo popolo Israele, se viene da un paese lontano a causa del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, a pregare in questo tempio,33tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, e soddisfa tutte le richieste dello straniero e tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come il tuo popolo Israele e sappiano che il tuo nome è stato invocato su questo tempio, che io ho costruito.
34Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro i suoi nemici, seguendo la via per la quale l'avrai indirizzato, se ti pregheranno rivolti verso questa città che ti sei scelta, e verso il tempio che ho costruito al tuo nome,35ascolta dal cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia.
36Quando peccheranno contro di te - non c'è, infatti, nessuno senza peccato - e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in un paese lontano o vicino,37se, nel paese in cui saranno stati deportati, rientrando in se stessi, si convertiranno a te supplicandoti nel paese della loro prigionia dicendo: Abbiamo peccato, abbiamo agito da malvagi e da empi,38se faranno ritorno a te con tutto il cuore e con tutta l'anima, nel paese della loro prigionia ove li avranno deportati e ti supplicheranno rivolti verso il paese che tu hai concesso ai loro padri, verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome,39tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo che ha peccato contro di te.
40Ora, mio Dio, i tuoi occhi siano aperti e le tue orecchie attente alla preghiera innalzata in questo luogo.41Ora, alzati, Signore Dio, vieni al luogo del tuo riposo, tu e l'arca tua potente. Siano i tuoi sacerdoti, Signore Dio, rivestiti di salvezza e i tuoi fedeli esultino nel benessere.42Signore Dio, non rigettare il tuo consacrato; ricordati i favori fatti a Davide tuo servo".
Salmi 80
1'Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto". Di Asaf. Salmo'.
2Tu, pastore d'Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sui cherubini rifulgi
3davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza
e vieni in nostro soccorso.
4Rialzaci, Signore, nostro Dio,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
5Signore, Dio degli eserciti,
fino a quando fremerai di sdegno
contro le preghiere del tuo popolo?
6Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.
7Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini,
e i nostri nemici ridono di noi.
8Rialzaci, Dio degli eserciti,
fa' risplendere il tuo volto e noi saremo salvi.
9Hai divelto una vite dall'Egitto,
per trapiantarla hai espulso i popoli.
10Le hai preparato il terreno,
hai affondato le sue radici e ha riempito la terra.
11La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i più alti cedri.
12Ha esteso i suoi tralci fino al mare
e arrivavano al fiume i suoi germogli.
13Perché hai abbattuto la sua cinta
e ogni viandante ne fa vendemmia?
14La devasta il cinghiale del bosco
e se ne pasce l'animale selvatico.
15Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato.
17Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero,
periranno alla minaccia del tuo volto.
18Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
19Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.
20Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Salmi 78
1'Maskil. Di Asaf.'
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.
5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.
10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.
17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.
23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.
32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,
43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.
49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.
52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.
56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.
59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.
65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.
Ezechiele 47
1Mi condusse poi all'ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell'acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell'altare.2Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all'esterno fino alla porta esterna che guarda a oriente, e vidi che l'acqua scaturiva dal lato destro.3Quell'uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cubiti, poi mi fece attraversare quell'acqua: mi giungeva alla caviglia.4Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare quell'acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare l'acqua: mi giungeva ai fianchi.5Ne misurò altri mille: era un fiume che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute, erano acque navigabili, un fiume da non potersi passare a guado.6Allora egli mi disse: "Hai visto, figlio dell'uomo?".
Poi mi fece ritornare sulla sponda del fiume;7voltandomi, vidi che sulla sponda del fiume vi era un grandissima quantità di alberi da una parte e dall'altra.8Mi disse: "Queste acque escono di nuovo nella regione orientale, scendono nell'Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare, ne risanano le acque.9Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché quelle acque dove giungono, risanano e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà.10Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mar Mediterraneo.11Però le sue paludi e le sue lagune non saranno risanate: saranno abbandonate al sale.12Lungo il fiume, su una riva e sull'altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina".
13Dice il Signore Dio: "Questi saranno i confini della terra che spartirete fra le dodici tribù d'Israele, dando a Giuseppe due parti.14Ognuno di voi possederà come l'altro la parte di territorio che io alzando la mano ho giurato di dare ai vostri padri: questa terra sarà in vostra eredità.
15Ecco dunque quali saranno i confini del paese. A settentrione, dal Mar Mediterraneo lungo la via di Chetlòn fino a Zedàd;16il territorio di Amat, Berotà, Sibràim, che è fra il territorio di Damasco e quello di Amat, Cazer-Ticòn, che è sulla frontiera di Hauràn.17Quindi la frontiera si estenderà dal mare fino a Cazer-Enòn, con il territorio di Damasco e quello di Amat a settentrione. Questo il lato settentrionale.18A oriente, fra l'Hauràn, Damasco e Gàlaad e il paese d'Israele, sarà di confine il Giordano, fino al mare orientale, e verso Tamàr. Questo il lato orientale.
19A mezzogiorno, da Tamàr fino alle acque di Meriba-Kadès, fino al torrente verso il Mar Mediterraneo. Questo il lato meridionale verso il Negheb.
20A occidente, il Mar Mediterraneo, dal confine sino davanti all'ingresso di Amat. Questo il lato occidentale.
21Vi spartirete questo territorio secondo le tribù d'Israele.22Lo dividerete in eredità fra voi e i forestieri che abitano con voi, i quali hanno generato figli in mezzo a voi; questi saranno per voi come indigeni fra gli Israeliti e tireranno a sorte con voi la loro parte in mezzo alle tribù d'Israele.23Nella tribù in cui lo straniero è stabilito, là gli darete la sua parte". Parola del Signore Dio.
Prima lettera ai Corinzi 12
1Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza.2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento.3Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire "Gesù è anàtema", così nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo.
4Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito;5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore;6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune:8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza;9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito;10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue.11Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.
12Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo.13E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.14Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra.15Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo.16E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo.17Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato?18Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto.19Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?20Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo.21Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi".22Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie;23e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza,24mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava,25perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre.26Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.27Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
28Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue.29Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli?30Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
31Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.
Capitolo IX: Offrire noi stessi a Dio, con tutto quello che è in noi, pregando per tutti
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1. Tue sono le cose, o Signore, quelle del cielo e quelle della terra: a te voglio, liberamente, offrire me stesso e restare tuo per sempre. O Signore, con cuore sincero, oggi io mi dono a te in perpetuo servizio, in obbedienza e in sacrificio di lode perenne. Accettami, insieme con questa offerta santa del tuo corpo prezioso, che io - alla presenza e con l'assistenza invisibile degli angeli - ora ti faccio, per la mia salvezza e per la salvezza di tutto il popolo, O Signore, sull'altare della tua espiazione offro a te tutti i miei peccati e le colpe da me commesse al cospetto tuo e dei tuoi santi angeli, dal giorno in cui fui capace di peccare fino ad oggi; affinché tutto tu accenda e consumi nel fuoco del tuo amore, cancellando ogni macchia dei miei peccati; affinché tu purifichi la mia coscienza da ogni colpa; affinché tu mi ridia la tua grazia, che ho perduta col peccato, tutto perdonando e misericordiosamente accogliendomi nel bacio della pace. Che posso io fare per i miei peccati, se non confessarli umilmente nel pianto e pregare senza posa per avere la tua intercessione? Ti scongiuro, dammi benevolo ascolto, mentre mi pongo dinanzi a te, o mio Dio. Grande disgusto io provo per tutti i miei peccati; non voglio più commetterne, anzi di essi mi dolgo e mi dorrò per tutta la vita, pronto a fare penitenza e, per quanto io possa, a pagare per essi. Rimetti, o Signore, rimetti i miei peccati, per il tuo santo nome: salva l'anima mia, che tu hai redenta con il tuo sangue prezioso. Ecco, io mi affido alla tua misericordia; mi metto nelle tue mani. Opera tu con me secondo la tua bontà, non secondo la mia perfidia e la mia iniquità.
2. Anche tutto quello che ho di buono, per quanto sia molto poco e imperfetto, lo offro a te, affinché tu lo perfezioni e lo santifichi; affinché ti sia gradito e tu voglia accettarlo, accrescendone il valore; affinché tu voglia portarmi - inoperoso e inutile piccolo uomo, qual sono - a un termine beato e glorioso. Offro parimenti a te tutti i buoni desideri delle persone devote e le necessità dei parenti e degli amici, dei fratelli e delle sorelle, di tutti i miei cari e di coloro che, per amor tuo, fecero del bene a me o ad altri; infine di tutte le persone - quelle ancora in vita e quelle che già hanno lasciato questo mondo - che da me desiderarono e chiesero preghiere e sante Messe, per loro e per tutti i loro cari. Che tutti sentano venire sopra di sé l'aiuto della tua grazia, l'abbondanza della consolazione, la protezione dai pericoli, la liberazione dalle pene! Che tutti, liberati da ogni male, ti rendano in letizia grazie solenni. Ancora, e in modo speciale, ti offro preghiere e sacrifici di espiazione per quelli che mi hanno fatto qualche torto, mi hanno cagionato dolore, mi hanno calunniato o recato danno, mi hanno messo in difficoltà; e anche per tutti quelli ai quali io ho dato talora motivo di tristezza e di turbamento, di dolore o di scandalo, con parole o con fatti, consciamente oppure no, affinché tu perdoni parimenti a tutti noi i nostri peccati e le offese vicendevoli. O Signore, strappa dai nostri cuori ogni sospetto, ogni sdegno, ogni collera, ogni contesa e tutto ciò che possa ferire la carità e affievolire l'amore fraterno. Abbi compassione, o Signore, di noi che imploriamo la tua misericordia; concedi la tua grazia a noi che ne abbiamo bisogno; fa che noi siamo fatti degni di godere della tua grazia e che possiamo avanzare verso la vita eterna.
LETTERA 147: LIBRO SULLA VISIONE DI DIO. Agostino risponde al quesito di Paolina, se cioè Dio può esser visto dagli occhi del corpo
Lettere - Sant'Agostino
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Scritta nel 413/14.
Agostino risponde al quesito di Paolina, se cioè Dio può esser visto dagli occhi del corpo; la soluzione può venir solo dalla fede (nn. 1-3). Occorre distinguere bene tra fede, visione (fisica e intellettiva) e scienza (nn. 4-11). Dio può esser visto solo dai puri di cuore, secondo anche il b. Ambrogio, di cui si spiega un lungo passo (nn. 12-18). Le apparizioni di Dio ai Patriarchi e Profeti dell'Antica Alleanza e a S. Paolo (nn. 19-21; 31-32). Dio può vedersi solo nella vita futura (nn. 22-30; 33-36). Riassunte le precedenti spiegazioni (nn. 37-43),Agostino parla della luce in cui vedremo Dio (nn. 44-48) e rinvia ad altro tempo la soluzione del quesito se potremo vedere Iddio con gli occhi del corpo trasfigurato dopo la risurrezione (nn. 49-54).
AGOSTINO SALUTA PAOLINA
Può Dio vedersi con gli occhi del corpo?
1. 1. Memore del debito da me contratto in seguito alla tua richiesta e alla mia promessa, o Paolina, pia serva di Dio, non dovevo trascurare neppure la soluzione del quesito. Siccome mi hai chiesto di scriverti con una certa ampiezza ed abbondanza di particolari sul problema se con gli occhi del corpo si può vedere Dio, che è invisibile, non ho potuto rifiutarti una risposta, per non offendere il tuo santo desiderio. Ho dovuto però differire l'adempimento della promessa sia a causa di altre mie occupazioni, sia perché per risolvere il quesito propostomi da te occorreva pensarci su un po' più a lungo. Tuttavia, poiché l'argomento era tanto delicato da riuscire più difficile, non tanto pensando quale opinione se ne dovesse avere o come parlarne, quanto per il modo come persuadere coloro che la pensavano diversamente, ho creduto opportuno porre fine una buona volta agli indugi nella speranza che l'aiuto divino mi avrebbe assistito più scrivendo che soprassedendo. Ecco perché mi sembra innanzitutto che in questa ricerca valga di più il modo di vivere che di parlare. Difatti coloro che dal Signore Gesù hanno appreso ad essere miti ed umili di cuore 1, ritraggono maggior vantaggio dal meditare e dal pregare, che dal leggere e dall'ascoltare. Ma non per questo la parola cesserà di fare la sua parte; quando però colui che pianta e irriga avrà compiuto il dovere che gl'incombe, lascia il resto a Colui che fa crescere 2, perché fu egli stesso a creare il medesimo individuo che pianta e che irriga.
Il quesito richiede l'attenzione dell'uomo interiore.
1. 2. Accogli pertanto le parole dell'intelletto, come è capace (di fare) l'uomo interiore. Questi difatti si rinnova di giorno in giorno, anche quando si corrompe l'uomo esterno 3, sia per il rigore dell'astinenza, sia per la salute cagionevole, sia per causa di qualsiasi accidente, oppure senz'altro per il sopraggiungere dell'età avanzata, il che è inevitabile anche per coloro che vivono a lungo con un fisico sano. Solleva pertanto lo spirito della tua mente, che si rinnova nella conoscenza di Dio, secondo l'immagine di Colui che l'ha creato 4, ove per mezzo della fede abita in te Cristo 5; ove non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, fra servo e libero, tra maschio e femmina, 6, riguardo al quale non morrai quando comincerai a dissolverti col corpo, riguardo al quale non hai perduto neanche le forze, pur avendo sulle spalle tanti anni. Innalzandoti con questo spirito interiore, fa' attenzione e considera ciò che ti dico. Non voglio che tu accetti servilmente la mia autorità in modo da pensare che sia necessario credere come verità di fede una cosa solo perché è stata affermata da me, credi alle Scritture canoniche, se ancora non comprendi quanto sia vera qualche cosa, ovvero credi alla verità che ti rischiara interiormente, affinché tu la comprenda chiaramente.
Che Dio possa vedersi lo attesta solo la fede.
1. 3. Affinché tu sia preparata ad intendere meglio i concetti che svolgerò, ti porterò qualche esempio tratto soprattutto dal presente argomento, su cui in questa stessa opera ci è proposta la difficile impresa di parlare. Noi crediamo che Dio sia visibile ma non già perché lo vediamo con gli occhi della mente, come ciascuno vede nel proprio intimo sé medesimo che vive, che vuole, che cerca, che sa o che non sa. Tu certo, una volta letta questa lettera, ricordi bensì di aver visto il sole con gli occhi del corpo e puoi anche vederlo immediatamente, se il tempo lo permette e ti trovi in un luogo da cui il cielo si apra ai tuoi occhi fino alla vista del sole. Per vedere invece le realtà che, come ho detto, si possono vedere solo con la mente, cioè che tu vivi, che desideri vedere Dio, che cerchi di vederlo, che sai di vivere, di volere, di cercare, ma non sai in che modo si possa vedere Iddio: per vedere, ripeto, tutte queste cose, non fai uso degli occhi del corpo, né percepisci o cerchi uno spazio di luogo attraverso il quale dirigere lo sguardo per arrivare a scorgere quelle cose; è in questo modo che tu vedi la tua vita, la tua volontà, la tua ricerca, la tua scienza, la tua ignoranza, poiché non ha poca importanza neppure il vedere di non sapere. Tutte queste cose, dico, le vedi in te e senza contorni di figure né brillanti colori e in modo tanto più chiaro e nitido, quanto più semplice e interiore è la visione. Ne consegue che non vediamo Dio con gli occhi corporei come vediamo i corpi celesti o terrestri; tanto meno lo vediamo con gli occhi dell'intelligenza, come vediamo alcune di quelle cose prima ricordate, che tu contempli con certezza in te stessa. Ma allora perché mai crediamo che Dio può essere visto, se non perché crediamo e prestiamo fede alla Sacra Scrittura in cui si legge: Beati i mondi di cuore, perché essi vedranno Dio 7 ? senza citare tutte le altre affermazioni dello stesso tenore, scritte per ispirazione della medesima autorità divina, non credere alla quale reputiamo segno d'empietà e non dubitiamo minimamente che il prestarvi fede è segno di pietà.
Facoltà visive: sensi, mente, fede; loro oggetto.
1. 4. Tieni dunque bene a mente questa distinzione. In tal modo se durante la discussione ti citerò qualcosa che tu puoi vedere con gli occhi della carne o percepire con gli altri sensi corporali, o che ricordi di aver percepito prima come si percepiscono i colori, i rumori, gli odori, i sapori o qualsiasi altra cosa che percepiamo mediante il corpo quando vediamo, udiamo, odoriamo, gustiamo, tocchiamo, o che vedi con l'acume dell'intelligenza, come vedi in te la vita, la volontà, il pensiero, la memoria, l'intelligenza, la scienza, la fede, insomma tutto ciò che vedi con l'intelligenza, della cui esistenza non hai alcun dubbio non solo perché lo credi, ma perché lo vedi con evidenza, pensa che queste cose te le ho già spiegate chiaramente. Ciò invece che non ti mostrerà in modo che venga creduto perché visto e percepito dai sensi del corpo o dalle facoltà dell'anima, e tuttavia ti dirò che è qualche cosa che necessariamente dovrà essere vera o falsa, ma che non può essere veduta con nessuno dei due modi suddetti, non rimane altra possibilità che crederla o non crederla. Qualora però una cosa venga affermata in modo evidente dall'autorità delle Scritture divine, di quelle cioè che nella Chiesa sono chiamate canoniche, in tal caso si deve credere senza il minimo dubbio. Quanto agli altri testimoni o alle altre prove con cui si cerca di persuaderti a credere a qualcosa, ti è lecito credere o non credere a seconda dell'importanza che tu avrai ponderato essi abbiano o non abbiano per indurti a prestar loro fede.
Fede umana e fede divina.
1. 5. Se non avessimo prestata alcuna fede a ciò che non abbiamo visto, vale a dire a ciò che non abbiamo percepito direttamente con la mente o col corpo o che non abbiamo appreso leggendolo o ascoltandolo dalle Sacre Scritture, in qual modo sapremmo che esistono città, in cui non siamo mai stati, o che Roma fu fondata da Romolo o, per parlare di fatti più vicini a noi, che Costantinopoli fu fondata da Costantino? Come sapremmo infine da quali genitori siamo nati, da quali antenati, avi e bisavoli noi discendiamo? Infatti pur sapendo moltissime di queste cose, tuttavia non le conosciamo presenti per via dei sensi come il sole o la volontà della nostra anima, o in base all'autorità delle Scritture canoniche, come abbiamo appreso che Adamo fu il primo uomo o che Cristo nacque nella natura umana, patì e risorse, ma perché riferite da altri, della cui testimonianza, solo in rapporto a cose di tal genere, pensiamo non si debba assolutamente dubitare. Se riguardo a queste cose talora cadiamo in errore, credendo che una cosa è come non è o non è come invece è realmente, pensiamo che non ci sia alcun pericolo, purché non sia contro la fede, da cui la nostra pietà riceve la sua natura. Questo mio preambolo non affronta ancora la discussione del quesito proposto, ma prepara te e gli altri che avessero intenzione di leggere questo trattato, per farvi capire come dovete giudicare gli scritti miei o di qualsiasi altro; in tal modo non penserete di sapere ciò che ignorate e non crederete sconsideratamente ciò che non avete percepito nell'evidenza dell'oggetto stesso da conoscere, né coi sensi del corpo, né con lo sguardo della anima, e che neppure avete imparato a credere dall'autorità delle Scritture canoniche, benché non si sia presentato ai sensi del vostro corpo o dell'anima.
Fede e percezione intellettiva.
1. 6. Veniamo ormai alla nostra questione, oppure il lettore deve essere ancora istruito? Alcuni infatti pensano che ciò che noi chiamiamo " credere ", quando si crede una cosa vera, sia solo il vedere con la mente. Se fosse così sarebbe errata la premessa fatta più sopra, quando abbiamo distinto che cosa è percepire per mezzo dei sensi del corpo, come quando scorgiamo il sole in cielo, i monti, gli alberi o un corpo qualsiasi sulla terra, e altra cosa è vedere con l'acutezza della mente una cosa non meno evidente, come è vista da noi medesimi dentro di noi la nostra volontà allorché vogliamo qualche cosa o è visto il pensiero allorché pensiamo o è vista la memoria allorché ricordiamo o è vista un'altra percezione simile nell'animo, senza bisogno del corpo, e che inoltre una cosa diversa è credere ciò che non è presente né si ricorda che fu presente ai sensi del corpo o della mente, come ad esempio la creazione di Adamo senza genitori, la nascita del Cristo dalla Vergine, la sua passione e risurrezione. Anche queste cose accaddero in modo sensibile e, se allora fossimo stati presenti, avremmo certamente potuto vederle col nostro corpo; ora però non sono più presenti come lo è questa luce che si vede con gli occhi o la volontà con cui vogliamo qualche cosa e che contempliamo con la mente. Ma poiché questa distinzione non è falsa, la spiegazione che avevo fatto precedere era certo incompleta, in quanto la differenza tra " credere " e " vedere con la mente " qualcosa presente, non era stata definita con una chiarezza di linguaggio tale, che evitasse di far reputare le due cose come una sola e perfettamente identica.
Cose viste e cose credute.
2. 7. Che diremo dunque? Basterebbe forse dire che la differenza tra " vedere " e " credere " consiste nel fatto che le cose presenti si vedono, mentre le cose assenti si credono? Forse basterebbe senz'altro, se per cose presenti intendessimo qui quelle cose che sono alla portata dei sensi dell'anima e del corpo, e prendono appunto il nome di " presenti " dalla parola praesto. Così infatti vedo la luce mediante il senso corporeo, così vedo benissimo anche la mia volontà, perché è presente ai sensi dell'anima, nel mio intimo. Se invece mi rivelasse la propria volontà qualcuno di cui ho si presente il volto e la voce, ma nondimeno, poiché la volontà che egli mi manifesta è nascosta ai sensi del corpo e dell'animo mio, io la credo ma non la vedo o, se penso che egli mentisca, non credo, anche se per caso la cosa sta proprio come, dice lui. Si credono dunque le cose che sono lontane dai sensi, se pare degna di fede la testimonianza che se ne adduce. Si vedono invece quelle cose che sono a portata dei sensi dell'anima e del corpo e che si chiamano perciò presenti. Cinque sono i sensi del corpo: la vista, l'udito, l'olfatto, il gusto e il tatto. Tra essi la vista è attribuita particolarmente agli occhi e tuttavia ci serviamo della parola " vedere " anche per i rimanenti sensi. Difatti non diciamo solo: Vedi che splendore, ma anche: Vedi che rumore, Vedi che odore, Vedi che sapore, Vedi che calore. E poiché ho detto che sono credute le cose lontane dai nostri sensi, non bisogna intendere che vadano annoverate tra esse quelle che abbiamo viste una volta e ricordiamo e siamo ben certi d'aver viste, benché non siano presenti quando sono ricordate da noi, poiché vanno annoverate non tra le cose credute, ma tra quelle viste; e appunto per. questo ci sono note, non perché abbiamo prestato fede ad altri testimoni, ma perché ricordiamo e sappiamo senza dubbio d'averle viste.
Distinzione tra scienza e fede.
3. 8. Il nostro sapere risulta dunque di cose vedute e credute; ma, mentre per le cose che abbiamo viste o vediamo siamo testimoni noi stessi, per le cose a cui crediamo siamo spinti a prestarvi fede da altri testimoni quando delle cose che non ricordiamo d'aver viste né vediamo ci vengono dati contrassegni consistenti in parole, in scritti o in qualsiasi. documento, dopo aver visti i quali crediamo alle cose non viste. Non senza ragione affermiamo di sapere non solo ciò che abbiamo visto, ma anche ciò a cui crediamo, in quanto spinti da prove o da testimoni idonei. Inoltre se è logico dire che sappiamo anche ciò che crediamo in modo certissimo, si può affermare di conseguenza che vediamo con la mente anche le cose che crediamo con ragione benché non siano presenti ai nostri sensi. Il sapere infatti viene attribuito all'intelligenza che ritiene una cosa percepita e conosciuta sia per mezzo dei sensi corporei, sia per mezzo dell'animo stesso: anche la fede è vista di certo con intelligenza benché l'oggetto della fede sia ciò che non si vede. Perciò l'apostolo Pietro dice: Voi ora credete in lui anche senza vederlo 8, e il Signore stesso dice: Beati coloro che non hanno visto eppure han creduto 9.
Come l'oggetto della fede rientri nel sapere.
3. 9. Quando si dice a una persona: " Credi che Cristo è risorto da morte ", se egli crede, fa' attenzione a ciò che vede e a ciò che crede e distingui le due cose. Egli vede una persona di cui ascolta la voce e, secondo quanto esposto più sopra, questa voce è da annoverare tra le cose percepite con i sensi del corpo. Nel caso nostro queste due cose sono: un testimone e una testimonianza, di cui l'uno ha attinenza con gli occhi, l'altra con gli orecchi. Ma può darsi che l'affermazione di questo testimone sia confermata dall'autorità di altre testimonianze, come quelle delle divine Scritture o di chiunque altro da cui egli è stato indotto a credere. Le Scritture riguardano le rappresentazioni fisiche cioè gli oggetti che si vedono con gli occhi, se uno le legge; se invece uno le ascolta, riguardano le orecchie. Egli inoltre vede con l'animo tutto quello che ha compreso essere indicato dai segni delle lettere o dai suoni; vede la sua stessa fede, con la quale senza esitare risponde di credere; vede il suo pensiero, con cui pensa quale vantaggio può arrecargli il fatto di credere, vede la volontà, con cui s'è accostato ad abbracciare la religione, vede anche una certa immagine della risurrezione stessa, formatasi nel suo animo, senza la quale non si potrebbe capire nulla di quanto si dice essere accaduto nella realtà fisica, sia che si creda, sia che non si creda.
4. 9. Ma tu distingui - a quanto io penso - il modo con cui l'uomo vede la sua fede, per cui crede, e il modo con cui vede l'immagine della risurrezione formatasi nel suo animo, vista anche da chi non crede, qualora ne senta parlare.
L'oggetto della fede non cade sotto i sensi.
4. 10. Egli vede dunque tutte queste cose in parte col corpo, in parte con la mente, ma la volontà di colui dal quale si sente esortato a credere e la stessa risurrezione di Cristo, non le vede ma le crede, eppure si dice che egli le vede con una certa intuizione della mente più in base alla fede fornita dalle prove, che per la presenza delle cose credute. Poiché le cose che vede sono presenti ai sensi dell'animo o del corpo, mentre le cose che crede ne sono lontane, quantunque la volontà di colui dal quale ascolta l'esortazione a credere non sia passata, ma resti in chi parla, e la persona che parla la veda in sé medesima, mentre colui che ascolta non la vede, ma la crede. Ora la risurrezione di Cristo è passata, e non la videro neppure i contemporanei. Difatti coloro che avevano veduto Cristo morto e poi lo videro vivo, non videro tuttavia con i loro occhi la risurrezione quando accadde, ma credettero in essa senza ombra di dubbio, toccando e vedendo Cristo vivo, che sapevano morto. Noi ora crediamo tutti questi fatti, che cioè Cristo è risorto, che fu visto e toccato dagli uomini di allora, che ora vive nei cieli, che ormai non muore più né la morte ha più potere su di Lui 10. Ma il fatto in se stesso non è presente né ai sensi del nostro corpo, come lo sono il cielo e la terra, né alla vista della nostra mente, come è presente la fede stessa, con cui crediamo questa verità.
Oggetto di fede anche la fede altrui.
4. 11. Io penso pertanto che ormai con questa mia spiegazione preliminare ti sei abbastanza resa conto che cosa voglia dire il vedere con la mente o col corpo e che differenza corra tra queste azioni e il credere. Ciò che è azione della mente, con la mente pure si vede, ed è per questo che la nostra fede non è manifesta alla nostra mente, nondimeno ciò che è oggetto della fede è lontano non solo dalla vista corporea, come è lontano da noi il corpo in cui Cristo risorse, ma anche dalla vista della mente di un altro, come lo è la tua mente dalla vista della mia mente, quantunque io creda che essa sia in te pur non vedendola né con gli occhi del corpo, come neppure tu puoi vederla, né con la mente, come invece lo puoi tu e come io vedo la mia fede, mentre tu non puoi vederla. Nessuno infatti conosce i segreti dell'uomo fuorché lo spirito dell'uomo che abita in lui stesso 11, fino a quando non verrà il Signore che illuminerà i nascondigli più oscuri dell'anima e manifesterà i pensieri del cuore 12, di modo che ognuno veda non solo i propri, ma anche quelli degli altri. L'Apostolo infatti disse che nessuno conosce i segreti dell'uomo tranne lo spirito dell'uomo che abita in lui stesso, conforme a ciò che vediamo in noi. Difatti, conforme a ciò che crediamo senza vederlo, non solo sappiamo che vi sono molti fedeli ma siamo noti a molti di essi.
Dio può esser visto dai puri.
5. 12. Se dunque tali concetti sono ormai distinti, possiamo trattare la questione. Sappiamo che Dio può essere visto, poiché sta scritto: Beati i puri di cuore, poiché essi vedranno Dio 13. Forse non avrei dovuto dire " sappiamo " ma " crediamo ", dal momento che noi non abbiamo mai visto Dio col corpo con cui crediamo che si possa vedere Dio, ma solo crediamo perché sta scritto nella Sacra Scrittura nella quale crediamo, e non dubitiamo affatto che sia vero. Però l'apostolo Giovanni, esprimendo pressappoco lo stesso pensiero, dice: Noi sappiamo che, quando apparirà, saremo simili a lui, perché lo vedremo com'è 14. Ecco, disse di sapere ciò che ancora non era avvenuto e che egli sapeva non perché lo vedesse, ma solo perché lo credeva. Ho fatto quindi bene a dire: " Noi sappiamo che Dio si può vedere " benché non lo abbiamo visto, ma abbiamo creduto all'autorità di Dio, contenuta nei Libri Santi.
Espressioni bibliche apparentemente contraddittorie.
5. 13. Che cosa vuol dire dunque quest'altra espressione della medesima autorità: Nessuno ha mai visto Dio 15? Si risponde forse che le testimonianze succitate riguardano non la visione già avvenuta di Dio, ma quella avvenire? E' detto infatti che i puri di cuore vedranno Dio, non che " lo hanno visto "; ed è detto anche: lo vedremo com'è, non " lo abbiamo visto ". Perciò non è contraria a queste asserzioni quest'altra: Nessuno ha mai visto Dio, poiché vedranno Colui ch'essi non hanno ancora visto, coloro che vorranno essere figli di Dio mediante la purezza di cuore. Che cosa significa dunque: Ho visto Dio faccia a faccia e l'anima mia è stata salvata 16? Queste parole non sono forse in contrasto con la precedente asserzione: Nessuno ha mai visto Dio? E così forse anche ciò che sta scritto di Mosè, che parlava con Dio faccia a faccia, come si parla con un proprio amico 17; e l'altra espressione del profeta Isaia, che di sé stesso dice: Vidi il Signore delle schiere celesti seduto in trono 18, e qualsiasi altra simile citazione che si può addurre dalla stessa autorità sacra, in qual modo non sono contrarie all'affermazione che dice: Nessuno ha mai visto Dio? D'altronde si potrebbe credere che perfino il Vangelo si contraddica. In qual modo difatti potrebbe essere vero ciò che si dice in esso: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre 19, se nessuno ha mai visto Dio? In qual modo potrebbe essere vero che i loro Angeli vedono sempre la faccia del Padre mio 20, se nessuno ha mai visto Dio?
Nessuno ha mai visto Dio.
5. 14. Qual è pertanto la regola secondo cui si devono interpretare simili asserzioni che sembrano contrastanti tra loro e inconciliabili, per provare che non lo sono affatto? In realtà è assolutamente impossibile che l'autorità delle Sacre Scritture sia anche solo parzialmente menzognera. Se affermiamo che, quando leggiamo scritto nel Vangelo: Nessuno ha mai visto Dio, dobbiamo intendere ciò solo degli uomini, così pure quando leggiamo scritto: Nessuno sa gli intimi segreti dell'uomo fuorché lo spirito dell'uomo, che abita in lui Stesso 21, dobbiamo certo intendere "nessuno degli uomini ", poiché tale affermazione non può essere riferita a Dio, in quanto in Cristo sta scritto che non c'era bisogno che alcuno gli fornisse testimonianza dell'uomo, dato che Egli sapeva da sé quello che c'era nell'uomo 22. L'Apostolo infatti spiega più chiaramente questo concetto quando dice: (Dio) che nessuno degli uomini ha mai visto né mai può vedere 23. Quando dunque troviamo scritto: Nessuno ha mai visto Dio, è come se fosse detto: " Nessuno degli uomini ". La questione dunque parrà risolta almeno sino al punto che con questa asserzione non contrastano le parole del Signore: I loro Angeli vedono sempre il volto del Padre mio, in modo che possiamo credere senza dubbio che i loro Angeli vedono Dio, mentre nessuno degli uomini lo vide mai. Però, se nessuno degli uomini non ha mai visto né può vedere Dio, come mai lo videro Abramo 24, Isacco 25, Giacobbe 26, Giobbe 27, Mosè 28, Michea 29, Isaia 30, e gli altri, dei quali la veracissima Scrittura attesta che videro Dio?
Possono vedere Dio gli empi e il demonio?
5. 15. Senonché alcuni, volendo dimostrare che anche gli empi vedranno Dio, credono che Dio sia stato visto perfino dal diavolo. In questo senso intendono il passo del libro di Giobbe, ove sta scritto che anche il diavolo venne con gli angeli alla presenza di Dio 31, per cui viene posto in discussione come mai sia stato detto nel Vangelo: Beati i puri di cuore, poiché vedranno Dio 32, e l'altra affermazione: Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio 33. Sarei assai curioso di sapere se coloro che credono che gli empi vedranno Dio e che Dio è stato visto dal diavolo, si spingano fino ad asserire che essi sono anche puri di cuore e che vanno in cerca della pace con tutti e della santità!
Il Padre e il Figlio consustanziali.
5. 16. Ora, se si considera un po' più attentamente, l'affermazione del Signore: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre 34, può non sembrare in contrasto con l'altra: Nessuno ha mai visto Dio 35. Poiché Cristo non disse: " Per il fatto che avete visto me, avete visto anche il Padre", ma dicendo: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre, volle mostrare l'unità della natura del Padre e del Figlio, affinché non si credesse che fossero dissimili in qualche cosa. Perciò essendo vera l'asserzione della Scrittura: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre, e poiché nessuno degli uomini ha mai visto Dio, si deve certamente credere che nessuno abbia visto né il Padre né il Figlio secondo la sua natura divina per cui è Dio e unico Dio col Padre. Certo, secondo la sua natura di uomo, egli fu visto in terra e visse tra gli uomini 36.
Il pensiero di S. Ambrogio in merito.
6. 17. Ma la questione grossa è come si possa conciliare il fatto che tanti personaggi dell'Antico Testamento videro Dio, con l'affermazione che nessuno degli uomini ha mai visto né può vedere Dio. Comprendi ora quale difficile problema mi hai proposto, sul quale hai voluto che io ti scrivessi in modo diffuso ed esauriente prendendo occasione da una mia breve lettera, e che secondo te doveva essere svolto più accuratamente ed ampiamente. Vuoi dunque ascoltare le opinioni che intanto ho trovate in altri egregi espositori delle Divine Scritture sulla visione di Dio, caso mai possano soddisfare il tuo desiderio, benché forse tu ne sia già a conoscenza? Se ti fa piacere, sta' dunque a sentirne un po' qualcuna. Quando il beato Ambrogio, vescovo di Milano, spiegando il Vangelo, giunse al passo in cui l'Angelo apparve nel tempio al sacerdote Zaccaria, sta' a sentire quanti e quali concetti, prendendo lo spunto da quell'episodio, svolse anche intorno alla visione di Dio.
Ambrogio sulle apparizioni di Dio.
6. 18. " Non senza ragione - dice egli l'Angelo appare nel tempio, poiché già si annunziava la venuta del vero sacerdote e si preparava il celeste sacrificio, in cui avrebbero dovuto fare da assistenti gli angeli. E bene si esprime la Scrittura dicendo che apparve a colui che d'improvviso lo vide. La Sacra Scrittura s'esprime di solito in questo modo particolare quando parla di apparizioni degli Angeli o di Dio, indicando cioè col verbo "apparire " un fatto che non si può prevedere. Così ad esempio tu leggi: Dio apparve ad Abramo presso il querceto di Mambre 37. Si dice cioè che "appare" una persona la cui comparsa non si prevede e che si rende visibile all'improvviso. Non si vedono infatti nello stesso modo gli oggetti sensibili e Colui dalla cui volontà dipende di farsi vedere in quanto, invisibile per natura, è visibile per sua volontà; poiché si fa vedere solo se vuole. Dio apparve ad Abramo, perché volle farsi vedere da lui; non apparve ad altri, perché non lo volle. Anche Stefano, allorché veniva lapidato dal popolo, vide il cielo aprirsi e Gesù assiso alla destra di Dio 38 mentre il popolo non vide nulla di ciò. Isaia vide il Signore degli eserciti 39, ma non lo poté vedere alcun altro, poiché apparve solo a chi gli piacque. Ma perché parliamo degli uomini, quando delle stesse Virtù e Potenze celesti leggiamo che: Dio non l'ha mai visto nessuno, e l'Evangelista aggiunge ciò che oltrepassa le Potenze celesti: il Figlio Unigenito, che sta nel seno del Padre, ce lo ha rivelato egli stesso 40? Se dunque nessuno ha mai visto Dio Padre, è necessario ammettere che il Figlio si manifestò nell'Antico Testamento: e allora gli eretici rinuncino a far cominciare l'esistenza del Figlio dal seno della Vergine, dal momento che si sarebbe manifestato prima di nascere dalla Vergine; oppure non si può certo negare che il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo, se pur lo Spirito Santo può manifestarsi, si manifestano. nell'aspetto scelto dalla loro volontà, non in quello formato dalla natura, in quanto - come sappiamo - anche lo Spirito Santo apparve sotto forma di colomba 41. Nessuno dunque ha mai visto Dio, perché nessuno ha mai contemplato la pienezza della divinità che risiede in Dio; nessuno ha mai potuto percepirla con la mente o con gli occhi, dato che " ha veduto " è da riferire ad ambedue le facoltà. Infine con le parole che seguono: L'Unigenito Figlio ce lo ha rivelato egli stesso, s'indica che il Figlio rivela il Padre più alla mente che agli occhi. In realtà è l'apparenza esteriore a vedersi, la potenza invece si rivela: la prima si vede con gli occhi, la seconda con la mente. Ma perché parlare della Trinità? Il Serafino apparve quando volle e Isaia solo ne udì la voce 42. L'Angelo è apparso, ora è lì essendo presente ma non lo si vede, poiché non è in nostro potere vederlo, ma è in suo potere manifestarsi a noi. Tuttavia anche se non abbiamo il potere di vederlo, c'è la grazia che può meritarci di vederlo. Perciò chi ne ha avuta la grazia, ha meritato questo potere; noi non lo meritiamo, poiché non abbiamo la grazia di vedere Dio. E che meraviglia se in questa vita non si vede Dio se non quando egli vuole? Neppure nella risurrezione è facile vedere Dio se non a coloro che siano puri di cuore: ecco perché sta scritto: Beati i puri di cuore, poiché vedranno Dio 43. Quanti altri beati aveva già elencati il Signore, e nondimeno non aveva promesso loro la facoltà di vedere Dio! Se dunque vedranno Dio i puri di cuore, gli altri non lo vedranno. Infatti non vedranno Dio né gli indegni né chi non avrà voluto vederlo. Dio poi non si manifesta in un luogo determinato, ma lo si vede col cuore mondo; nemmeno lo si cerca con gli occhi del corpo né si può abbracciarlo con la vista né toccarlo col tatto né udirlo attraverso le sue parole né riconoscerlo dal passo. Si crede che non ci sia, ed ecco lo si vede; è qui presente, eppure non lo si vede. Così per esempio neanche gli stessi Apostoli vedevano tutti il Cristo, e perciò disse loro: Sono con voi da tanto tempo e ancora non mi avete conosciuto? 44. Solo chi ha conosciuto quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza, la profondità e la carità di Cristo, che sorpassa ogni conoscenza 45, costui si ha visto Cristo ed ha visto anche il Padre. Orbene noi non conosciamo Cristo secondo la carne, ma secondo lo spìrito 46. Poiché lo spirito che sta davanti ai nostri occhi è Cristo Signore 47; si degni lui, nella sua misericordia di riempirci di tutta la pienezza di Dio 48, acciocché Egli possa essere visto da noi" 49.
Quali eretici son confutati da S. Ambrogio.
7. 19. Se comprendi queste parole, che cos'altro ti resta più da chiedermi, dal momento che la questione, che pareva difficile, è già risolta? Poiché è stato stabilito il principio della distinzione con cui intendere la frase della Scrittura: Nessuno ha mai visto Dio, e in che modo gli antichi giusti videro Dio. Infatti la prima frase trova la sua giustificazione nel fatto che Dio è per natura invisibile, mentre quelli che videro Dio, lo videro perché Egli appare come vuole a chi gli piace, sotto le apparenze scelte dalla sua volontà, anche se la sua natura rimane inconoscibile. Se allorché i Patriarchi videro Dio, apparve loro la sua natura (quantunque, se non avesse voluto, sicuramente non sarebbe apparso), in che modo: Nessuno ha mai visto Dio, nell'ipotesi che, per sua volontà la sua medesima natura sia stata contemplata da tanti Patriarchi? Se invece si dice che dai Patriarchi fu visto il Figlio, intendendo riferita a Dio Padre l'asserzione: Nessuno lo ha mai visto, Ambrogio non lasciò passare l'occasione di confutare proprio con questo passo alcuni eretici e precisamente i Fotiniani, secondo i quali il Figlio di Dio sarebbe cominciato ad esistere solo dal momento in cui fu concepito nel seno della Vergine, e non vogliono credere che esistesse anche prima. Ma siccome Ambrogio vedeva che altri, gli Ariani, insidiavano la fede con maggior danno e che il loro errore avrebbe ricevuto senza dubbio una conferma, se si fosse creduto che la natura del Padre fosse invisibile, mentre quella del Figlio fosse visibile, affermò categoricamente che la natura di ambedue è una sola e parimenti invisibile, aggiungendo anche la natura dello Spirito Santo, Espresse questa verità in modo breve si, ma meraviglioso, quando soggiunse dicendo: " Non si può certo negare che il Padre o il Figlio o lo stesso Spirito Santo, seppure lo Spirito Santo può manifestarsi, si manifestano nell'aspetto scelto dalla loro volontà, non in quello formato dalla natura ". Avrebbe potuto dire: " Non (nell'aspetto) mostrato dalla natura ", ma preferì dire: " formato ", acciocché non si credesse che l'aspetto con cui Dio preferì apparire, prendesse forma dalla sua natura e si potesse da ciò inferire che la sua natura fosse passibile di trasformazione o mutazione. Dio stesso misericordioso e benigno allontani dalla fede delle persone timorate una simile eresia.
Mosè desiderava vedere Dio com'egli è.
8. 20. Iddio dunque, e non solo il Padre, ma la Trinità stessa dell'unico Dio, è invisibile per natura. E siccome non è soltanto invisibile ma anche immutabile, appare a chi gli piace, nell'aspetto che vuole, rimanendo integra in Lui la sua natura invisibile e immutabile. Il desiderio poi delle persone veramente pie, con cui aspirano e bramano ardentemente di vedere Dio, non tende - a mio giudizio - a contemplare l'aspetto con cui Dio appare come vuole e che non corrisponde al suo essere, ma a vedere la natura propria dell'essere divino. Il santo patriarca Mosè, suo servo fedele, mostrò la fiamma di questo suo desiderio quando disse a Dio, col quale parlava come ad un amico, faccia a faccia: Se ho incontrato il tuo favore, mostra a me te stesso 50. Che vuol dire ciò? Non era proprio Dio in persona? Se non era Lui, non gli avrebbe detto: Mostra a me te stesso, ma " mostrami Dio ". D'altra parte, se ne avesse visto la natura sostanziale, molto più si sarebbe astenuto dal dire: Mostrati a me nella tua essenza. Era dunque Dio, nell'aspetto in cui gli era piaciuto di apparire, ma non appariva la sua persona nella propria natura, che Mosé bramava di vedere, poiché questa è promessa ai santi nell'altra vita. Di conseguenza è vera la risposta data a Mosè, poiché nessuno può vedere la faccia di Dio e vivere 55, cioè nessuno da vivo può vederlo in questa vita come egli è. Si, è vero, lo videro molti, ma nell'aspetto scelto dalla sua volontà, non in quello formato dalla natura. Vero è anche quanto dice Giovanni: Dilettissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è ancora manifesto ciò che saremo. Sappiamo che quando ciò ci sarà manifestato, diventeremo simili a Lui, poiché lo vedremo come egli è 52, lo vedremo cioè non come lo videro gli uomini, quando egli volle e si mostrò nell'apparenza che volle, non nella natura nella quale rimaneva nascosto in se stesso. anche quando si mostrava, ma vedremo invece Dio come è: questo gli chiedeva appunto Mosè, quando parlava faccia a faccia con lui e gli diceva: Mostrati a me nella tua vera essenza.
Differenza tra vedere e percepire perfettamente.
8. 21. Non che alcuno abbia potuto o possa mai abbracciare Dio nella sua pienezza, non solo con gli occhi del corpo, ma con la mente stessa.
9. 21. Una cosa infatti è, vedere, un'altra è percepire interamente con la vista, poiché si vede ciò che si percepisce in qualche modo presente: ma si percepisce con la vista nella sua interezza una cosa di cui nessuna parte sfugge a chi la guarda o di cui si possano abbracciare con la vista i limiti. Così ad esempio non ti sfugge nulla della tua volontà presente e puoi abbracciare con lo sguardo tutti i contorni del tuo anello. Ti ho portato due esempi, uno dei quali si riferisce alla vista della mente, l'altro agli occhi corporei, poiché l'atto del vedere, come dice Ambrogio, dev'essere riferito a entrambe le facoltà, agli occhi e alla mente.
Vedere Dio: premio dei giusti dopo la risurrezione.
9. 22. Orbene, se: Nessuno ha mai visto Dio, perché come dice l'espositore del quale ora consideriamo le parole: " Nessuno ha visto la pienezza della sua divinità, nessuno l'ha abbracciato con la mente o con gli occhi, dato che il verbo ha visto va riferito ad entrambe le facoltà", resta da esaminare in che modo gli Angeli vedano Dio, a causa della succitata frase del Vangelo: I loro Angeli vedono sempre il volto del Padre Mio 53. Se anche ad essi appare non come egli è ma, rimanendo occulta la sua natura, nell'aspetto che vuole, dobbiamo indagare sempre più come lo vedremo noi nella sua vera natura e come lo desiderava Mosè allorché chiese a Dio, che era al suo cospetto, di rivelarglisi nel suo essere. Il premio supremo che ci è promesso nella risurrezione è che saremo uguali agli Angeli di Dio 54. E perciò se neppure gli Angeli vedono Dio come è, in qual modo lo vedremo noi com'è, quando saremo divenuti uguali a loro nella risurrezione? Ma osserva che cosa dice subito dopo il nostro Ambrogio: " Quando si aggiunge - egli dice - che il Figlio di Dio Unigenito lo ha rivelato, vuol indicare più la vista della mente che quella degli occhi, poiché è l'aspetto esterno che si vede, mentre la potenza si rivela; quello si vede con gli occhi, questa con la mente". Egli che poco prima aveva detto che il verbo " vedere " si doveva riferire a entrambe le facoltà, ora lo ha riferito non alla mente, ma agli occhi, non perché - a mio parere - usasse a caso le sue parole, ma perché nel nostro modo più abituale di parlare siamo soliti attribuire la visione agli occhi, come l'aspetto al corpo. Difatti, questa maniera di parlare si usa più spesso per gli oggetti che occupano un determinato spazio e che sono di colori diversi. Se nessuna bellezza si potesse contemplare con la mente, (Cristo) non sarebbe chiamato il più splendido per bellezza tra i figli degli uomini 51. Questa espressione non si riferisce al corpo e neppure alla bellezza spirituale. Si può parlare dunque anche di una bellezza che si vede con la mente. Ma siccome questa espressione si usa più correntemente a proposito dei corpi o delle cose somiglianti ai corpi, perciò Ambrogio disse: " L'aspetto si vede, la potenza invece si manifesta; quello si vede con gli occhi, questa si abbraccia con la mente". Quando dunque l'Unigenito, che risiede nel seno del Padre, rivela con una rivelazione ineffabile, allora la creatura razionale, pura e santa, è riempita della visione ineffabile di Dio, di cui godremo quando saremo divenuti uguali agli Angeli. Nessuno ha mai visto Dio, come si vedono gli oggetti visibili che cadono sotto i sensi del corpo; e se qualche volta fu visto a questo modo, non fu visto nella sua natura, come noi vediamo questi oggetti, ma fu visto secondo la sua volontà, apparendo nell'aspetto con cui volle, ma nascondendo la sua natura e rimanendo immutabile in sé. Nel modo con cui è visto com'è, forse lo vedono ora alcuni Angeli; da noi sarà visto così allorquando saremo divenuti simili agli Angeli.
Dio apparve a chi e come gli piacque.
10. 23. Ambrogio, dopo aver aggiunto che " neppure le Potenze dei cieli, come i Serafini, si manifestano se non quando vogliono e come vogliono", affinché se ne congetturasse quanto grande sia l'invisibilità della Trinità: " Nondimeno - dice - anche se non abbiamo il potere di vedere, abbiamo la grazia che può meritarci di vedere Dio. Perciò chi ne ha avuto la grazia, ha meritato questo potere; noi non meritiamo un simile potere, perché non abbiamo la grazia di vedere Dio". Con queste parole, con cui Ambrogio non insegna una dottrina propria, ma spiega il Vangelo, non volle farci intendere che tra i credenti alcuni vedranno Dio mentre altri non lo vedranno, poiché ai credenti ha dato il potere di diventare figli di Dio 56 e a tutti loro va riferito quanto sta scritto: Lo vedremo com'egli è 57. Al contrario, dicendo che " noi non meritiamo questo potere perché non abbiamo la grazia di vedere Dio ", Ambrogio ci fece capire che parlava di questa vita, in cui Dio si degnò di apparire ad alcuni, come ad Abramo 58, ad Isaia 59 e a pochi altri privilegiati, non nella sua natura ma nell'aspetto che volle, mentre a moltissimi altri, pur appartenenti al suo popolo e alla sua eredità eterna, non si mostra affatto o non appare sotto tale aspetto. Nella vita futura, invece, coloro ch'entreranno in possesso del regno preparato per essi fin dall'origine del mondo, lo vedranno tutti in virtù del cuore puro e in quel regno non vi saranno altri se non i puri di cuore.
Nell'altra vita vedrà Dio chi ne sarà degno.
11. 24. Fa' attenzione a quello che Ambrogio aggiunge, quando comincia a parlare della vita futura: " E che meraviglia c, è se in questa vita non si vede Dio se non quando vuole Lui,? Neppure nella risurrezione è facile vedere Dio, fuorché a quelli che sono puri di cuore. Perciò beati i puri di cuore, poiché essi vedranno Dio. Quanti altri beati aveva già elencati il Signore, senza nondimeno aver promesso loro la facoltà di vedere Dio! Se dunque vedranno Dio coloro che sono puri di cuore, gli altri certamente non lo vedranno. Infatti non vedranno Dio né gli indegni né chi non avrà voluto vederlo ". Vedi con quanta cautela Ambrogio parla di coloro che nella vita futura vedranno Dio: non tutti lo vedranno, ma solo quelli che ne sono degni. Nel regno in cui sarà visto Dio, risorgeranno tutti, sia i degni che gli indegni, poiché tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la voce di Lui, e verranno fuori, ma con una, grande differenza, poiché quelli che fecero il bene, risusciteranno per la vita; quelli che fecero il male, risusciteranno per il giudizio 60. Qui il giudizio significa la pena eterna, come è detto in altro luogo: Chi non crede, è ormai giudicato 61, cioè condannato.
Il diavolo e gli empi non vedranno Dio.
11. 25. Quando S. Ambrogio dice che " non può vedere Dio chi non avrà voluto vederlo ", cos'altro vuole intendere se non che colui, il quale non vuole impegnarsi a fondo in una faccenda di tanto valore, per purificare il suo cuore, non ha alcuna voglia di vedere Dio? Nota poi ciò che soggiunge: " Dio non si vede in un luogo, ma col cuore puro ". Che cosa avrebbe potuto dire di più chiaro e preciso? Da questa visione, dunque, restano esclusi senz'ombra di dubbio il diavolo e i suoi angeli, poiché non sono puri di cuore. Quanto poi a quello che sta scritto nel libro di Giobbe che gli Angeli comparvero al cospetto di Dio e con essi venne il diavolo 62, non bisogna credere che il diavolo vedesse Dio. E' detto infatti che essi comparvero al cospetto di Dio, non che Dio comparve al loro cospetto. Compaiono davanti a noi le cose che vediamo, non quelle da cui siamo visti. Andarono dunque, come si legge in molti manoscritti " per presentarsi davanti a Dio ", non perché Dio si presentasse ad essi. Nemmeno c'è bisogno che mi soffermi su questo punto per tentare di mostrare secondo le mie forze come ciò accade anche nel tempo, dato che tutte le cose sono ognora presenti allo sguardo di Dio.
Vedere Dio com'è, sommo desiderio dei giusti.
11. 26. Adesso c'interessa dimostrare in che modo Dio è visto, non nell'aspetto con cui volle apparire ad alcuni anche durante questa vita allorché parlò non solo con Abramo 63 ed altri giusti, ma anche col fratricida Caino 64, sibbene come è visto nel regno (celeste), dove i suoi figli lo vedranno come egli è. Allora sarà appagato il loro desiderio coi beni (eterni) 65; desiderio di cui ardeva Mosé, al quale non bastava parlare a tu per tu con Dio 66, bensì diceva: Mostrati a me in modo manifesto, affinché io possa vederti 67, come se dicesse quello che si canta in un salmo e deriva dallo stesso desiderio: Mi sazierò quando mi sarà manifesta la tua gloria 68. Dello stesso desiderio era infiammato anche Filippo e bramava d'essere appagato in tal modo, quando diceva: Mostraci il Padre e ci basta 69. Parlando di questa visione, anche Ambrogio, che bramava anch'egli ardentemente (questa visione), dice: " Dio non è visto in un dato luogo, come presso il querceto di Mambre o sul monte Sinai, ma si vede col cuore puro "; sapendo poi l'oggetto del suo desiderio, dell'ardente sua brama, della sua speranza, soggiunge: " Non si cerca Dio con gli occhi del corpo, come si mostrò ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe e ad altri in questo mondo, né lo si può abbracciare con lo sguardo, a causa dell'espressione della Scrittura: Mi vedrai da tergo 70, né si può toccarlo col tatto, come lottò con Giacobbe 71, e nemmeno può essere udito attraverso le parole, come fu udito non solo da tanti santi, ma anche dal diavolo 72, né riconoscerlo dal passo, come una volta quando passeggiava verso sera nel paradiso terrestre" 73.
Solo i puri vedranno Dio dopo la risurrezione.
11. 27. Vedi come il nostro santo si sforzi di distogliere la nostra mente da tutti i sensi del corpo, per renderla capace di vedere Dio. Eppure che cosa potrebbe fare, anche se è santo, uno che agisce sempre dal di fuori, piantando e irrigando, se dal di dentro non agisce Dio che fa crescere 74? Chi mai infatti senza l'aiuto dello Spirito Santo sarebbe capace di pensare che esiste un essere superiore a tutte le cose che si percepiscono mediante i sensi del corpo, un essere che non si vede in alcun luogo né può essere cercato con gli occhi né si può udirlo attraverso le parole né toccarlo col tatto né riconoscerlo dal passo, eppure è veduto col cuore puro? Ambrogio certamente non parlava di questa vita quando diceva ciò, giacché fece una distinzione abbastanza netta tra la vita futura e la presente (in cui Dio apparve non com'è ma nell'aspetto con cui volle e a chi volle), quando disse: " Che meraviglia se Dio non è visto nella vita presente se non quando vuole? Perfino nella risurrezione non è facile vedere Dio tranne a coloro che sono puri di cuore, per cui sta scritto: Beati i puri di cuore, poiché vedranno Dio ". Di qui prese le mosse a parlare della vita futura in cui vedranno Dio non tutti quelli che risorgeranno, ma quelli che risorgeranno per la vita eterna. Non lo vedranno gli indegni, dei quali è stato detto: Sia tolto di mezzo l'empio, perché non veda lo splendore del Signore 75, ma lo vedranno i degni, dei quali il Signore medesimo, quand'era presente nel mondo pur non essendo visto, ebbe a dire: Chi mi ama osserva i miei comandamenti, e: Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi rivelerò a lui 76. Non lo vedranno quelli ai quali sarà detto: Andate nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli 77. Lo vedranno invece quelli che si sentiranno dire: Venite, benedetti dal Padre mio; ricevete il regno preparato per voi fin dall'inizio del mondo 78. Quelli andranno nel fuoco eterno: i giusti invece andranno alla vita eterna 79. E che cos'è questa vita eterna se non ciò che dice altrove Colui che è la Vita in persona: In ciò consiste la vita eterna, che conoscano cioè Te, unico Dio vero, e il tuo inviato Gesù Cristo 80? ma nel modo in cui promise che si sarebbe mostrato ai suoi diletti quale unico Dio col Padre, non al modo che fu visto in questa vita dai buoni e dai cattivi.
La visione di Dio sarà essenzialmente spirituale.
11. 28. Orbene, anche nel giudizio futuro in cui il Figlio dell'uomo verrà nella stessa natura umana, con cui fu visto quando saliva al cielo, lo vedranno proprio nell'aspetto umano coloro ai quali dirà: Ebbi fame e non mi deste da mangiare 81, poiché anche i Giudei vedranno Colui che essi uccisero 82, ma non nella natura di Dio, in cui reputò che non fosse usurpazione l'essere uguale a Dio 83. Nella natura di Dio lo vedranno allora quelli che lo vedranno proprio com'è. Lo vedranno non perché furono in questa vita poveri nell'animo, perché miti o perché afflitti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, pacifici, non perché soffrirono persecuzioni per amore della giustizia, benché essi abbiano tutte queste virtù insieme, ma lo vedranno perché sono puri di cuore. Ecco perché, sebbene i puri di cuore compiano tutte le altre azioni esaltate in tutte le beatitudini, in nessuna di esse è detto: Vedranno Dio, tranne in quella che proclama: Beati i puri di cuore 84, perché solo dall'anima pura sarà visto Colui che non può esser veduto in alcun luogo né cercato con gli occhi del corpo né abbracciato dalla vista né toccato col tatto né udito attraverso la voce né riconosciuto dal passo. Nessuno ha mai visto Dio come è in persona e neppure nella vita degli Angeli, come gli oggetti visibili che si contemplano con la vista corporea, poiché fu il Figlio Unigenito che risiede nel seno del Padre a rivelarcelo. Per tale motivo è stato detto che, ciò che egli rivela, riguarda non la visione del corpo, ma la visione dell'anima.
Come si rivela il Figlio Unigenito, Verbo di Dio.
12. 29. D'altra parte però, per evitare che. il nostro desiderio passasse da un senso all'altro del corpo, cioè dagli occhi agli orecchi, Ambrogio, dopo aver detto che " Dio non lo si cerca con gli occhi del corpo né si può abbracciarlo con la vista né toccarlo col tatto ", aggiunge che " non lo si può udire attraverso la sua voce ". Volle che comprendessimo, se ci fosse possibile, che la manifestazione del Figlio Unigenito, che risiede nel seno del Padre, avviene nel modo per cui è anche il Verbo, cioè non come un suono che risuona agli orecchi, ma come un'immagine che si rivela perspicua alla mente, affinché in quella luce interiore e ineffabile appaia chiaro ciò che fu detto: Chi ha visto me, ha visto il Padre 85. Questo era detto a Filippo allorquando questi vedeva e non vedeva. Ciò fa soggiungere ad Ambrogio, il quale bramava immensamente la visione di Dio: " Si crede che non ci sia ed ecco lo si vede; è qui presente, eppure non lo si vede ". Non disse: " Quando non c'è ", ma: " quando si crede che non ci sia ", poiché in nessun luogo è assente Colui che riempie il cielo e la terra, che non è racchiuso in piccolo spazio né diffuso in grandi spazi, ma è intero dovunque e non è contenuto in nessun luogo. Chi comprende questa verità con intelligenza penetrante, vede Dio anche quando sembra assente. Chi non riesce a comprenderlo, preghi ed agisca in modo da meritare di riuscirvi; non ricorra però ad un dialettico per leggere la Scrittura che non legge, ma ricorra a Dio Salvatore per riuscire dove non riesce. Ambrogio spiegò subito dopo perché avesse detto: " E' qui, eppure non lo si vede ", col dire: " Neppure tutti gli Apostoli vedevano Cristo. E difatti Gesù disse a Filippo: E' tanto tempo che sto con voi e non mi avete ancora conosciuto? 86 ". Ecco come Dio era presente, eppure non era visto.
Perché secondo S. Ambrogio, non tutti gli Apostoli vedevano Cristo.
12. 30. Ma perché mai Ambrogio non osò dire: " Infine neppure gli Apostoli vedevano Cristo ", ma disse: " Non tutti gli Apostoli ", come se alcuni allora lo vedessero con la visione nella quale egli e il Padre sono una sola cosa? Pensava forse che avendo Pietro detto: Tu sei il Cristo, figlio del Dio vivente, ne ebbe come risposta: Felice te Simone, figlio di Giovanni, poiché non ti ha rivelato ciò la carne e il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli 87? Non mi pare tuttavia che risulti chiaro se quella rivelazione avvenisse nella sua mente per mezzo della fede' in una verità si alta da lui creduta o per una visione della stessa verità contemplata. Questo mio dubbio è dovuto al fatto che Pietro stesso si mostrò verso Cristo ancora tanto pusillanime, da temere di perderlo con la morte, sebbene poco prima lo avesse riconosciuto come il Figlio del Dio vivente, cioè come la sorgente stessa della vita.
La visione di Dio nell'estasi di S. Paolo.
13. 31. Un'altra difficoltà può essere questa:' come mai la sostanza di Dio possa essere stata vista da qualche persona durante la vita terrena, a causa di quanto fu detto a Mosè: Nessuno può vedere il mio volto e vivere 88, salvo che si ammetta che la mente umana possa essere rapita da questa vita a quella angelica per volontà di Dio prima di separarsi dal corpo per mezzo della morte, comune a tutti i mortali. In questo modo infatti fu rapito (in paradiso) Paolo, il quale udì parole arcane che nessuno può proferire 89, quando si verificò un'alienazione così violenta della mente e della volontà di lui dai sensi di questa vita, che asserì di non sapere se vi fosse stato col corpo o senza corpo, se cioè la mente, come suole avvenire nei casi delle estasi più forti, fosse passata in delirio da questa all'altra vita, pur rimanendo legata al corpo, o se ne fosse distaccata completamente, come succede nella morte definitiva. Da ciò risulta vera anche l'affermazione: Nessuno può vedere la mia faccia e vivere, poiché la mente si stacca necessariamente da questa vita quando è rapita nell'estasi di quella ineffabile visione; e non è neppure incredibile che la sublimità di una tale rivelazione sia stata concessa ad alcuni santi non ancora morti completamente, in modo che restasse solo da seppellirne i cadaveri. Reputo che questo fosse anche il pensiero di Ambrogio, che non volle dire: " Nemmeno gli Apostoli vedevano Cristo ", ma disse: " Non tutti gli Apostoli vedevano Cristo ", credendo che la visione divina, di cui parlava, potesse essere stata concessa anche allora ad alcuni di loro; lo arguiva certo dal beato Paolo, che benché ultimo, era certo anch'egli Apostolo, e non tenne nascosta la sua ineffabile rivelazione.
La stessa grazia concessa a Mosè.
13. 32. Ora, parrebbe strano che a Mosè, il patriarca fedelissimo servo di Dio, destinato a sostenere tanti travagli in questa terra e a guidare ancora il suo popolo, non fosse stato concesso ciò che chiese, di vedere il Signore nel suo splendore, quando gli disse: Se ho incontrato il tuo favore, manifestati a me chiaramente 90. Ricevette infatti una risposta adatta per la vita presente: che cioè non poteva vedere la faccia di Dio, perché nessuno potrebbe vederla e restare in vita. In tal modo Dio voleva far capire che quella visione è riservata all'altra vita, superiore a quella terrena. Nelle parole di Dio è inoltre raffigurato simbolicamente il mistero della futura Chiesa di Cristo. Mosè infatti rappresentò la prefigurazione del popolo giudaico che doveva credere più tardi nella passione di Cristo. Perciò gli fu detto: Quando sarò passato, vedrai le mie spalle 91 e tutte le altre cose dette in quel passo, di mirabile contenuto simbolico, preannunziante la Chiesa che sarebbe stata fondata in seguito e di cui sarebbe troppo lungo ora discorrere. Quel desiderio di Mosè, di cui avevo cominciato a dire e per cui egli aveva pregato, fu esaudito, come è dimostrato nel Libro dei Numeri. Qui il Signore rimprovera l'arroganza della sorella del profeta e dice: " Agli altri profeti appare in visione e in sogno, ma a Mosè in visione diretta, non per enigmi ", e aggiunge anche questo: E ha visto lo splendore del Signore 92. Perché mai fece questa eccezione per lui, se non perché probabilmente stimò anche allora degna di quella visione una guida così esimia del suo popolo e ministro fedele in tutta la sua casa 93, cosicché vide Dio tal quale è, come aveva ardentemente desiderato? Una tale contemplazione è promessa a tutti i figli di Dio alla fine dei tempi.
La visione di Cristo e la contemplazione della sua carità.
14. 33. A motivo di queste considerazioni - a mio parere - il Santo di cui esponiamo le parole, disse che " neppure tutti gli Apostoli vedevano Cristo ", perché forse alcuni di loro in quello stesso tempo lo avevano visto al modo che ho detto. Per comprovare la sua affermazione che " non tutti lo vedevano ", soggiunse tosto: " ecco perché il Signore dice loro: Da tanto tempo sono con voi e ancora non mi conoscete? 94 ". Quindi per spiegare da chi è veduto Dio come egli è nella contemplazione, soggiunse: " chi conobbe quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza, la profondità e la carità di Cristo, che oltrepassa ogni conoscenza 95, vide anche Cristo e vide anche il Padre ".
Le quattro dimensioni della carità di Cristo.
14. 34. lo sono solito intendere così le suddette parole dell'Apostolo Paolo: " Nella larghezza (vedo) le opere buone della carità; nella lunghezza la perseveranza sino alla fine; nell'altezza la speranza dei premi celesti; nella profondità i giudizi inscrutabili di Dio, donde proviene la grazia agli uomini ". Sono solito applicare questa interpretazione anche al mistero della Croce, intendendo nella larghezza il legno trasversale su cui vengono distese le mani, per indicare le opere; nella lunghezza del legno della traversa fino a terra, dove si vede poggiare tutto il corpo crocifisso, è indicata la perseveranza, cioè il persistere con longanimità. Nell'altezza, che parte dal legno trasversale e si slancia in, su, dalla parte dove sporge il capo, vedo l'attesa dei beni superni, affinché non si creda che le opere buone e la perseveranza in esse si debbano compiere per avere da Dio benefici terreni e temporali, ma piuttosto per il bene eterno che la fede spera dall'alto, la quale agisce per mezzo dell'amore 96. Nella profondità vedo la parte della croce che rimane nascosta essendo conficcata nelle viscere della terra, ma da essa s'innalza tutta la restante parte che sporge, come dalla volontà occulta di Dio è chiamato l'uomo, chi in un modo, chi in un altro, alla partecipazione di una grazia così grande 97. Per la carità di Cristo, che sorpassa ogni comprensione, intendo quella su cui è fondata la pace incomprensibile all'intelletto umano 98. Ma sia che l'esegeta del Vangelo abbia inteso anche lui così le parole dell'Apostolo, sia forse in qualche altro senso più giusto, tu vedi bene che anche questa mia interpretazione non si allontana, se non mi inganno, dalla norma della fede.
Conoscenza attuale per fede, visione beatifica futura.
14. 35. A proposito della contemplazione spirituale di cui ora stiamo trattando, Ambrogio aveva già detto: " Chi conobbe quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza, la profondità e la carità di Cristo, che sorpassa ogni comprensione, vide non solo Cristo, ma anche il Padre ", ma temendo che a qualcuno assai ottuso sembrasse che egli parlasse della visione corporea, soggiunse: " Noi non abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ma secondo lo spirito 99, poiché Spirito è Cristo Signore al nostro sguardo 100 ". Quando Ambrogio in questo passo dice: " Noi lo conosciamo ", lo dice in rapporto alla nostra fede attuale, non alla visione (beatifica) futura, poiché noi conosciamo anche tutto ciò che riteniamo per certo, credendo fermamente fin d'ora mediante una fede sincera 101, anche se non possiamo contemplarlo ancora per visione diretta. Ambrogio, dopo aver detto di " non conoscere Cristo secondo la carne ", come si esprime l'Apostolo, vi aggiunge la testimonianza del profeta: Cristo Signore è Spirito al nostro sguardo; e soggiunge subito: " Si degni con, la sua misericordia di riempirci di tutta la pienezza di Dio, affinché possa essere visto da noi ". E' del tutto evidente che la coscienza di cui parla quando dice: " conosciamo ", è una conoscenza derivante dalla fede di cui adesso vive il giusto 102, non dalla contemplazione nella quale vedremo Dio com'è 103. Ecco perché questa visione beatifica, che desiderava per sé e per noi Ambrogio fece capire essere quella futura, dicendo: " Si degni nella sua misericordia di riempirci di tutta la pienezza di Dio, affinché possa essere visto da noi ".
Che significa esser pieni di tutta la pienezza di Dio.
15. 36. Alcuni interpretarono questa pienezza di Dio, di cui si parla nella lettera dell'Apostolo, nel senso che noi saremo in tutto e per tutto uguali a Dio. Ecco quali sono, come ben ricordi, le parole che dice l'Apostolo: (Affinché siate capaci) di conoscere anche l'amore di Dio, che sorpassa ogni comprensione, sicché siate ripieni di tutta la pienezza di Dio 104. Come potremo essere ripieni di tutta la pienezza di Dio, dicono tali esegeti, se avremo qualche cosa di meno di Dio e saremo inferiori a Lui in qualche cosa? Ma poiché - soggiungono essi - ne saremo ripieni, senza dubbio saremo uguali a Dio. Tu senti avversione e riprovazione per questo errore dell'intelligenza umana; lo so, e fai bene! Ma in che modo si debba intendere questa pienezza di Dio della quale è detto che saremo ripieni, ne discorreremo in seguito, se Dio vorrà e nella misura delle forze che mi accorderà.
Riepilogo delle spiegazioni precedenti.
15. 37. Adesso, ricordando quanto finora detto, considera attentamente se sia stato spiegato il quesito da te propostomi, che pareva difficile a spiegarsi. Alla tua domanda se Dio possa essere veduto, rispondo di si. Se mi chiedi come io lo sappia, ti rispondo, perché nella veracissima Scrittura si legge: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio 105, e altre simili affermazioni. Se mi chiedi come mai Dio è stato detto invisibile, se può essere visto, ti rispondo che è invisibile per natura, ma che è visto quando vuole e come vuole: moltissimi difatti lo videro non come è, ma nell'aspetto con cui gli piacque di apparire. Se mi chiedi come mai lo vide anche lo scellerato Caino, quando fu da Lui interrogato sul suo delitto e condannato 106, come mai lo vide finanche il diavolo, quando venne con gli Angeli per stare alla sua presenza, come si concili ciò con l'asserzione: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio, ti rispondo che non ne segue per via di logica che vedano Dio anche loro, o che odano qualche volta la voce emessa da Lui. In realtà non lo videro quelli che lo udirono, quando disse al Figlio: Ti ho glorificato, e ti glorificherò ancora 107, Tuttavia non c'è nulla di strano se alcuni, benché non puri di cuore, vedano Dio nell'aspetto formato dalla volontà di lui, rimanendo nascosta la sua natura invisibile e immutabile in sé. Se mi chiedi se qualche volta possa essere visto anche com'è, ti rispondo che ciò è stato promesso ai cristiani, di cui è detto: Sappiamo che quando si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come è 108. Se mi chiedi come lo vedremo, ti rispondo: come lo vedono gli Angeli, ai quali allora saremo simili 109. Nessuno ha mai visto né può vedere Dio come si vedono questi oggetti che diciamo visibili, poiché egli abita in una luce inaccessibile ed è per sua natura invisibile e incorruttibile, come suona alla lettera l'espressione dell'Apostolo: Al Re dei secoli, l'invisibile, l'incorruttibile 110. Poiché allo stesso modo che è incorruttibile adesso e non sarà corruttibile in seguito, così è invisibile non solo ora, ma lo sarà sempre. Non lo si vede in un dato luogo, ma si vede col cuore puro; né si cerca con gli occhi del corpo né lo si abbraccia con la vista né lo si tocca col tatto né lo si ode attraverso la voce né se ne conosce il passo. Inoltre il Figlio Unigenito che risiede nel seno del Padre, rivela senza suono la natura e l'essenza della sua divinità e la mostra anche invisibilmente agli occhi degni e capaci d'una visione tanto alta. Tali sono gli occhi ai quali allude l'Apostolo: Gli occhi illuminati del vostro cuore 111, di cui è detto pure: Illumina i miei occhi, affinché non mi addormenti mai nella morte 112. Il Signore infatti è spirito 113, e perciò chi si unisce al Signore forma un solo spirito con lui 114. Pertanto chi può vedere Dio invisibilmente, può anche unirsi a lui spiritualmente.
Facoltà conoscitiva e immagini interiori.
16. 38. Penso che ormai nel quesito da te proposto non ci sia nulla su cui tu voglia farmi altre domande. Ma in tutto ciò che ho detto finora considera che cosa hai visto, che cosa hai creduto, che cosa ancora non sai, sia perché non te l'ho detto, sia perché non l'hai capito, sia perché hai reputato che non si debba credere. Le cose che hai vedute essere vere, considerale ancor meglio in qual modo le hai vedute: se cioè ricordandoti di averle vedute con i sensi del corpo, come i corpi celesti e terrestri, oppure non le hai mai percepite con la vista corporea, ma hai visto che sono vere e certe contemplandole col solo intelletto, allo stesso modo che vedi la tua volontà, a proposito della quale io posso crederti quando parli, ma non posso vederla come la vedi tu stessa. E quando avrai distinto queste due cose, bada con quale facoltà le distingui poiché, sebbene vediamo alcune cose con i sensi del corpo e altre con l'intelletto, la distinzione tra queste due specie di visioni si percepisce con l'intelletto e non con i sensi del corpo. Ciò che scorgiamo con l'intelletto non abbisogna d'alcun senso del corpo affinché conosciamo che sia vero. Gli oggetti invece che si vedono con i sensi del corpo, se non è presente l'intelletto che percepisca le cose trasmesse dai sensi, non possono diventare materia di conoscenza: l'intelletto che ha, per così dire, la funzione di accogliere le cose trasmesse (dai sensi), le lascia fuori. Esso però affida alla memoria le loro immagini incorporee cioè le somiglianze corporee degli oggetti materiali affinché traendole poi, quando vorrà e potrà, fuori dalla memoria come da un serbatoio e presentandole alla mente, le giudichi. Quando l'intelletto è capace, distingue anche queste due cose: ciò che ha lasciato fuori sotto forma corporea e l'immagine che conserva internamente, e riconosce che quella forma è assente, mentre l'immagine interiore è presente. Così quando io sono assente tu ti raffiguri il mio volto fisico: ti è presente la mia immagine, mentre è assente il volto cui appartiene l'immagine. Il volto è un corpo, ma l'immagine è una somiglianza incorporea del corpo.
Credibilità umana e credibilità delle S. Scritture.
16. 39. Dopo aver considerate e distinte con intelligenza ed esattezza le cose che vedi, osserva che cosa credi di ciò che ti ho detto in tutta questa mia discussione da quando ho cominciato a parlarti in questa lettera. Quanto alle cose stesse a cui presti fede senza averle viste, pesa bene e distingui accuratamente il valore delle prove e l'autorità dei testimoni. Difatti non credi a me allo stesso modo che ad Ambrogio, dai cui libri ho tratto affermazioni cosi autorevoli. Anche nell'ipotesi che tu reputi dover credere ad entrambi noi nella stessa misura, potrai forse in alcun modo paragonarci al Vangelo o mettere i nostri scritti allo stesso grado delle Scritture canoniche? Se hai sano criterio, ti accorgerai che siamo molto al di sotto e assai lontani da quell'autorità e che io lo sono ancor di più. Ma qualunque sia la credibilità che accordi a noi due, non puoi paragonare né l'uno né l'altro alla superiorità delle Sacre Scritture. Perciò quando leggi: Nessuno ha mai visto Dio, e Egli abita una luce inaccessibile 115, Nessuno degli uomini lo vide, né può vederlo 116, Beati i puri, di cuore, perché vedranno Dio 117, e qualsiasi altra espressione che ti ho ricordata dei Libri Santi, tu le credi più fermamente di quanto è affermato da Ambrogio " Dio non si vede in un dato, luogo né lo si cerca con gli occhi del corpo né lo si può abbracciare con la vista né lo si tocca col tatto né lo si ode attraverso le parole né lo si riconosce dal passo ". Tale infatti Ambrogio comprese o credette essere la natura di Dio che si vede col cuore puro. Confesso che anch'io la penso allo stesso modo.
Fede e visione intellettiva.
16. 40. La fede dunque, con cui tu accogli le nostre parole, è diversa da quella con cui tu accogli quelle di Dio. E forse può nascere in te qualche incertezza e dubbio sul conto nostro, che cioè qualche passo della Sacra Scrittura non sia del tutto compreso chiaramente da noi e che sia esposto non già nel vero senso in cui fu scritto, ma in quello supposto da noi. Forse dici dentro di te: "E se Dio è visto col cuore puro, non può essere tuttavia visto anche in un dato luogo?" ovvero: "Chi sa se non vedranno Dio anche con gli occhi del corpo quelli che sono mondi di cuore, quando il corpo corruttibile si sarà rivestito dell'incorruttibilità 118 e saremo uguali agli Angeli di Dio?". Forse ignori in quale misura tu debba o non debba credere a noi e stai attenta a non sbagliare col prestarci fede più o meno di quanto dovresti, mentre non hai alcun dubbio che si deve credere alle Divine Scritture, anche se ancora non le hai comprese con chiarezza. Ad ogni modo tu presti attenzione e vedi certo nella tua mente, così come sono, questi motivi di credere o non credere, la difficoltà di una sicura conoscenza, le perplessità del dubbio, la fede religiosa che si deve accordare alle parole di Dio, e non dubiti affatto che siano in te così come ho detto io o come piuttosto le conosci tu stessa. Tu pertanto vedi la tua fede, vedi il tuo dubbio, vedi il tuo ardente desiderio d'imparare. E benché tu sia indotta dall'autorità divina a credere nelle cose che non vedi, vedi tuttavia senza esitazione che ad esse presti fede e le disponi tutte in un ordine logico e le distingui.
Visione intellettiva e visione sensitiva.
17. 41. E' dunque forse possibile che tu possa in alcun modo paragonare gli occhi del corpo con gli occhi della mente, coi quali contempli che tutte queste cose sono vere e certe e le vedi ben distintamente a te presenti, sebbene invisibilmente? Non con gli occhi stessi della carne, ma con quelli interiori puoi giudicare anche gli oggetti visibili, che sono - per così dire - illuminati dalla vista degli occhi corporei, e poi giudicare a proposito degli stessi occhi corporei e della loro forza visiva (di qualunque specie e quanto grande questa possa essere), quanto è lontana dalle cose invisibili, non solo quelle d'ordine superiore (alle quali devi accordare fede anche senza vederle) ma ancora quelle da me ricordate prima, che tu non credi quando sono assenti dal tuo sguardo, pur essendo presenti al tuo intelletto. Dal momento dunque che gli occhi interni sono giudici di quelli esterni e questi servono a quelli con l'adempiere per così dire la funzione di messaggeri, poiché gli occhi interni vedono molte cose che quelli esterni non vedono e questi non vedono cosa alcuna su cui gli occhi interni non esercitino il loro giudizio come presidenti, chi non metterebbe la vista dell'intelletto molto al di sopra di quella fisica?
Luce intellettuale e verità.
17. 42. Stando così le cose, dimmi per favore: quando in te stessa si compie un atto così importante, quando tu distingui le cose interne dalle esterne e a queste anteponi le prime oltre ogni dire e, lasciando fuori le cose esterne, rimani nelle interne e le giudichi misurandole nei loro limiti per così dire incorporali, credi di trovarti o no in qualche luce? Per me reputo che tali cose, così grandi, così vere, così chiare, così certe non possano essere viste da te senza luce. Contempla dunque la luce in cui tu vedi tutte quelle cose e guarda se ad essa possa arrivare alcun raggio degli occhi corporei. Certo non è possibile. Considera anche se in esse vedi spazi o intervalli di luogo, e rispondimi. Nulla di simile, penso io, puoi trovare se attentamente allontani dalla tua intima visione tutte le immagini corporee introdottevi dai sensi esterni. Ma forse ciò riesce difficile poiché, a causa dell'abitudine della vita sensitiva, penetra fin negli occhi interiori una turba di fantasmi sotto le sembianze corporee; sforzandomi di resistere a tali fantasmi almeno con la autorità della Sacra Scrittura, in una breve lettera esclami nel mio dolore: " La carne, ubriaca di pensieri carnali, ascolti: Dio è spirito 119". Infatti quel rimprovero voleva tenere a freno da una siffatta menzogna la mia intelligenza piuttosto che quella di alcun altro. Poiché troppo facilmente ci lasciamo andare sulla china delle abitudini e la debolezza dell'anima umana si compiace d'introdurre o accogliere le vecchie abitudini delle impressioni corporee nelle quali, invece di conservarsi sana, languisce o s'indebolisce.
Immagini delle realtà fisiche e visione di quelle spirituali.
17. 43. Se perciò non puoi sgombrare per così dire dalla foschia delle impressioni sensibili lo sguardo del tuo spirito e rasserenarlo pienamente, considerale attentamente nel tuo intimo. Contempla con l'immaginazione il cielo e la terra, come sei solita vederli con gli occhi del corpo, e considera che queste immagini del cielo e della terra, formatesi davanti agli occhi del pensiero, sono somiglianze di corpi, non corpi. Giudica così contro te stessa e in favore di te stessa, se non riesci a scacciare dalla vista della tua intelligenza le forme immaginarie delle qualità fisiche, di qualunque specie siano, e convinci te stessa con le immagini stesse da cui sei convinta. Non v'è nessuno infatti, a quanto io penso, talmente abituato a tali immaginazioni da credere che il sole, la luna, le stelle, i fiumi, i mari, i monti, i colli, le città, le pareti infine della sua casa o anche della sua camera da letto e tutto quello che di simile ha conosciuto per mezzo degli occhi del corpo e che ricorda, si trovi nella sua memoria o addirittura in presenza del proprio pensiero in guisa da stare o muoversi entro determinati spazi e a determinate distanze. Inoltre se le immagini assai simili a corpi e a luoghi non sono contenute nel nostro animo entro determinati spazi e limiti locali né sono riposte nella nostra memoria a distanze locali, a più forte ragione non occupano spazi e luoghi né sono separate da intervalli le cose che non hanno alcuna somiglianza coi corpi, come la carità, la gioia, la longanimità, la pace, la benignità, la bontà, la fede, la mansuetudine, la continenza 120. Tanto meno gli occhi dell'intelletto cercano degli spazi per inviare i loro raggi e vedere le cose suddette. Non sono forse tutte in un sol punto senza soffrire ristrettezza e non hanno forse i propri limiti, che le distinguono e le fanno conoscere senza bisogno di contorni estesi nello spazio? Oppure dimmi se tu puoi vedere in qualche luogo la carità che tuttavia tu conosci nella misura in cui ti permettono di vederla gli occhi dell'anima. Tu sai ch'è grande non perché tu l'abbia misurata con la vista come qualcosa di immensa mole, e quando essa ti parla internamente, perché tu viva secondo la sua legge, non fa sentire alcun suono, né per vederla devi alzare la vista degli occhi corporei né per tenerla stretta devi ricorrere alla forza dei muscoli delle braccia né senti il suo passo quando ti viene in mente.
Dio nella luce inaccessibile ai sensi fisici.
17. 44. Ecco, anche la carità, per quanto debole possa essere, risiede nella nostra volontà ed è a noi visibile, ma " non la vediamo in nessun luogo né la cerchiamo con gli occhi del corpo né l'abbracciamo con la vista né la tocchiamo col tatto né la udiamo attraverso la voce né la sentiamo dal passo ". Quanto più ciò è vero di Dio stesso del quale essa è pegno dentro di noi! Poiché se il nostro uomo interiore, per quanto sia una fioca immagine di Dio, non generata ma creata da lui, e per quanto si rinnovi di giorno in giorno 121, è tuttavia immerso in tanta luce, che in essa non può penetrare alcun senso di occhi corporei: se le cose, che contempliamo in questa luce con gli occhi dell'intelletto, sono bensì distinte fra loro ma senza essere separate da spazi locali, quanto più ciò è vero di Dio, che abita in una luce inaccessibile 122 ai sensi del corpo, a cui non può avvicinarsi neppure il cuore, se non è puro? Allorché dunque preferiamo questa luce ad ogni luce fisica, non solo per convinzione razionale, ma anche per trasporto dell'amore, quanto più vi riusciremo, tanto più saremo forti, fino a quando siano guarite tutte le debolezze della nostra anima 123 da Colui che perdona ogni nostra iniquità 124. Nella vita eterna, divenuti spirituali e dotati di facoltà intellettuali molto più energiche, potremo giudicare ogni cosa 125, senza poter essere giudicati da nessuno. L'uomo animale però, non percepisce le cose dello Spirito di Dio, poiché per lui sono follia e non può comprenderle, per il fatto che possono essere giudicate solo spiritualmente 126.
Dio, luce infinita, e la luce dell'intelletto.
18. 45. Se però non siamo ancora in grado di preferire la luce che giudica alla luce che è giudicata, di preferire la vita intellettiva a quella semplicemente sensitiva, di preferire la sostanza, le cui parti formano un tutt'uno senz'essere una qua una là, come è la nostra stessa intelligenza, alla sostanza che risulta di parti, in modo che la metà è minore del tutto, come è ogni corpo, è inutile discutere di questioni così importanti. Se invece siamo già in grado di farlo, dobbiamo credere che Dio è molto superiore al nostro intelletto, affinché la sua pace, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i nostri cuori e i nostri pensieri in Gesù Cristo 127. Questa pace, superiore a ogni intelligenza, non è certo inferiore alla nostra intelligenza e perciò, dato che gli occhi del corpo non possono percepire l'intelligenza, tanto meno è visibile la pace di Dio. Sono forse due cose diverse la pace di Dio e lo splendore di Dio? Questo splendore è lo stesso Figlio Unigenito, la carità del quale sorpassa ogni conoscenza 128, mediante la cui conoscenza saremo ripieni di tutta la pienezza di Dio, che non è affatto inferiore alla luce della nostra mente che ci viene largita quando quella c'illumina. Se questa nostra luce è inaccessibile agli occhi del corpo, quanto più lo è quella che incomparabilmente le è superiore? Essendoci quindi in noi una parte visibile come il corpo, un'altra invisibile come l'uomo interiore ed essendo invisibile agli occhi del corpo la parte migliore di noi, cioè l'anima e l'intelligenza, com'è possibile che Dio, il quale è superiore alla nostra parte migliore, sarà visibile al nostro corpo, cioè alla nostra parte inferiore?
Dio e la visione spirituale nella sacra Scrittura.
19. 46. Penso che dopo tutte queste considerazioni tu già riconosci giusta l'affermazione che " Dio non è visto in alcun luogo, ma col cuore puro, né lo si cerca con gli occhi del corpo né lo si abbraccia con lo sguardo né lo si tocca col tatto né si sente attraverso la voce né lo si riconosce dal passo ". Se qualcuna di queste verità la intendiamo meno bene o la interpretiamo in altro modo, Dio ci rivelerà anche questo, purché continuiamo a camminare nel sentiero sul quale siamo giunti a questo punto 129. Orbene, siamo giunti a credere che Dio non è corpo, ma spirito 130; siamo giunti anche a credere che nessuno ha mai visto Dio 131, che Dio è luce e in lui non ci sono tenebre 132; che in Dio non c'è variazione né ombra di mutamento 133; che abita una luce inaccessibile, che nessuno l'ha mai visto né può vedere 134; che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio 135, senza nessuna diversità e distinzione di natura; che lo vedranno i puri di cuore 136; che saremo simili a lui, perché lo vedremo com'è 137; che Dio è amore e se uno rimane nell'amore di Dio, Dio dimora in lui 138; che dobbiamo cercare la pace e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio 139; che questo nostro corpo, mortale e corruttibile, nella risurrezione sarà cambiato e si rivestirà dell'incorruttibilità e dell'immortalità 140; che si semina un corpo animale, ma risorgerà un corpo spirituale 141, poiché il Signore trasformerà questo nostro abbietto corpo, rendendolo simile al suo corpo glorioso 142; che Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza 143; che mediante lo spirito della nostra mente ci rinnoviamo 144 nella conoscenza di Dio secondo l'immagine di lui che ci ha creati 145. Camminando nella fede sorretti da queste ed altre simili autorevoli affermazioni delle Sacre Scritture, coloro i quali con l'intelligenza donata o aiutata da Dio hanno compiuto progressi spirituali e han potuto paragonare fra loro le cose spirituali, han compreso che si vede meglio con l'anima che non col corpo e che si vedono con l'anima cose che non sono contenute in luoghi né sono separate tra loro da intervalli spaziali né sono minori in una parte che nell'intero.
Diverso l'essere di Dio e il suo rivelarsi.
19. 47. Ecco perché Ambrogio dice senza esitazione che " Dio non si manifesta in un dato luogo, ma lo si vede col cuore puro né lo si cerca con gli occhi del corpo né si può abbracciarlo con la vista né toccarlo col tatto né udirlo attraverso la voce né riconoscerlo dal passo ". D'altronde nelle Sacre Scritture si mette in rilievo che la sostanza di Dio è invisibile, ma nelle stesse Scritture troviamo l'affermazione che Dio fu visto da moltissimi mediante i sensi del corpo e in luoghi materiali o mediante quelli dello spirito con cui si vedono le immagini corporee attraverso una rassomiglianza incorporea si, ma sempre di forma corporea, come avviene nei sogni o nell'estasi. Perciò il santo fece una netta distinzione tra la natura di Dio e siffatte visioni affermando che queste hanno luogo come preferisce la volontà di Dio, non come le forma la sua natura. Con tali visioni Dio appare come vuole, a chi vuole e quando vuole, senza che si manifesti il suo essere, che resta immutabile in sé stesso. Poiché se la nostra volontà, rimanendo inalterata e occulta in sé stessa, si esprime con parole per manifestarsi in qualche modo, con quanta maggior facilità Dio onnipotente, che ha creato dal nulla tutte le cose 146 e che, pur rimanendo uguale a se stesso, rinnova tutto 147, può apparire a chi vorrà, nell'aspetto che vorrà senza svelare la sua natura e senz'affatto mutarla.
La visione di Dio, sommo premio di chi lo ama.
20. 48. Ambrogio però ci ammonì di purificare i cuori per arrivare alla visione in cui vedremo Dio com'è. Siccome per l'uso invalso nel linguaggio si chiama corpo tutto ciò che è visibile, Dio è detto invisibile perché non si creda che sia un corpo, non perché priverà della contemplazione del suo essere i cuori puri, dal momento che questo grande e sommo premio è promesso a coloro che adorano ed amano Dio, come diceva il Signore medesimo quando apparve visibilmente a occhi corporei e promise di lasciarsi vedere, benché invisibile, ai cuori puri: Chi ama me, sarà amato dal Padre mio; io lo amerò e svelerò a lui me stesso 148. Ora, la sua natura è come quella del Padre, ugualmente immutabile, incorruttibile e invisibile: come ho già detto prima, l'Apostolo non separò l'una dall'altra queste due qualità, quando nella sua predicazione parlava come meglio poteva mettendo in risalto la natura divina 149. La potranno forse contemplare gli occhi del corpo, dopo che questo avrà acquistato nella risurrezione una nuova qualità? Se la vedano quelli che son capaci di dimostrarlo. Quanto a me, io sono maggiormente favorevole all'opinione di chi non attribuisce ciò agli occhi del corpo neppure nella risurrezione, ma solo ai puri di cuore.
Doti del corpo spirituale dopo la risurrezione.
21. 49. Circa la qualità del corpo spirituale, che è promesso a coloro che son destinati a risorgere, non ricuso d'imparare ancora qualcosa o di fare altre indagini, purché nel trattare l'argomento noi possiamo essere esenti dai difetti che di solito sogliono sorgere a causa delle appassionate discussioni tra gli uomini, quando andando oltre ciò che è scritto, uno si insuperbisce contro l'altro 150; solo così potremo evitare che, mentre nella discussione cerchiamo di indagare come si possa vedere Dio, perdiamo la pace stessa e la santità, senza le quali nessuno potrà vedere Dio 151. Allontani egli una simile iattura dai nostri cuori si da renderli puri e custodirli per la sua contemplazione. Che la natura di Dio non si veda in alcun luogo determinato, è verità di cui non dubito e perciò non la indago. Sono invece disposto ad ascoltare, con la pace derivante dalla carità, da parte di coloro che sono capaci di provarlo nella discussione, se con gli occhi del corpo si possa scorgere qualcosa che non si vede in un dato luogo, e sono disposto a esporre a tutti i miei dubbi. Ci sono alcuni che credono a torto che Dio è solamente corpo, pensando che tutto ciò che non è corpo non è assolutamente sostanza. Sono dell'avviso che costoro devono essere sconfessati in tutti i modi. Ci sono poi altri che affermano senz'ombra di dubbio che Dio non è corpo, ma affermano che coloro che risorgeranno per la vita eterna vedranno Dio anche col corpo, poiché essi sperano che la qualità del corpo spirituale sia tale che possa diventare spirito anche ciò che prima era stato carne. Se la cosa sta così, penso che si possa assai facilmente giudicare quanto questa opinione differisca dalla precedente e sia più tollerabile, anche se non fosse vera; in primo luogo perché c'è una grande differenza se si ha qualche concetto diverso dal vero nei riguardi del Creatore o della creatura; in secondo luogo perché è tollerabile lo sforzo della mente, desiderosa di mutare un corpo in uno spirito, non già Dio in un corpo; infine perché quanto affermai in quella mia lettera, che cioè gli occhi della nostra carne non possono vedere Dio né adesso né lo potranno nell'altra vita, anche in questo senso è vero. Difatti l'affermazione riguardava gli occhi corporali, che allora non ci saranno se il corpo stesso diventerà spirito, e perciò gli occhi del corpo non vedranno Dio perché, quando sarà visto, lo vedrà lo spirito e non il corpo.
La visione di Dio sarà spirituale.
21. 50. L'intera questione si riduce ormai al corpo spirituale, a vedere cioè fino a che punto il nostro corpo corruttibile e mortale si rivestirà dell'incorruttibilità e dell'immortalità e fino a che punto muterà la sua natura animale in spirituale 152. La questione deve essere trattata con maggiore diligenza e circospezione soprattutto in considerazione del corpo del Signore medesimo, che trasforma questo nostro abietto corpo rendendolo simile al suo corpo glorioso, affinché possa assoggettare a sé ogni cosa 153. Dato infatti che Dio Padre vede il Figlio e il Figlio il Padre, senza dubbio non si devono ascoltare coloro che vogliono attribuire la visione solo ai corpi, poiché non è lecito ritenere che il Padre non veda il Figlio, o che per vederlo debba essere rivestito di un corpo nel caso che la vista sia una proprietà esclusiva del corpo. E perché allora al principio del mondo, prima che il Figlio avesse assunto la natura umana di schiavo 154, Dio vide che la luce era buona 155, vide il firmamento, il mare, la terra, ogni specie di erbe e di alberi, il sole, la luna, le stelle, gli esseri viventi come i rettili animati, i volatili del cielo, ogni essere vivente? In ultimo Iddio vide tutto ciò che aveva creato ed era molto buono 156. E benché la Sacra Scrittura tante volte abbia ripetuto le parole " vedere " per ciascuna specie di creature, mi stupisco come sia nata l'opinione secondo la quale la visione sarebbe proprietà esclusiva dei corpi. Quale che sia il modo di parlare da cui è sorta questa opinione, tuttavia le Sacre Scritture non sono solite parlare così; ora, se esse non attribuissero la visione non solo al corpo, ma anche allo spirito, anzi più allo spirito che al corpo, non avrebbero chiamato con parola appropriata Veggenti 157 i profeti, che videro anche il futuro non col corpo, ma con lo spirito.
Errori da evitare nel concepire il corpo spirituale.
22. 51. Badiamo di non spingerci troppo lontano col dire che il corpo in seguito alla risurrezione gloriosa perderà non solo la mortalità e la corruttibilità, ma la sua stessa natura di corpo, e diventerà spirito. In tal caso infatti, se anche il corpo diventerà spirito, la sostanza dello spirito diventerà doppia, oppure se lo spirito dell'uomo sarà uno solo, in modo che, una volta mutato e trasformato il corpo in spirito, questo non si raddoppi per gemellazione né per accrescimento né aumenti affatto per aggiunta di nessuna quantità, c'è da temere di dare l'impressione che non si dica altro se non che i corpi in seguito a quella trasformazione non solo non rimarranno immortali, ma piuttosto non esisteranno più e periranno completamente. Perciò fino a quando non si trovi, con un attento esame e coll'aiuto di Dio, quale opinione è da reputare più probabile secondo le Scritture riguardo al corpo spirituale che ci è promesso nella risurrezione, ci basti sapere frattanto che il Figlio Unigenito, Mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo fatto uomo, vede il Padre come è visto dal Padre 158. Da parte nostra invece non si cerchi di trasferire questo desiderio carnale degli occhi da questo mondo alla visione di Dio, che ci è promessa nella risurrezione, ma con pia disposizione d'animo impegnamoci a purificare i cuori, senza fantasticare in Dio un volto corporeo, quando l'Apostolo dice: Ora vediamo come in uno specchio, in modo confuso; allora invece lo vedremo faccia o, faccia 159: soprattutto perché l'Apostolo più precisamente disse: Per ora conosco solo parzialmente, ma allora conoscerò come sono conosciuto anch'io 160. Se allora dunque conosceremo Dio con gli occhi del corpo, attualmente siamo conosciuti con gli occhi del corpo. Allora conoscerò, dice l'Apostolo, come sono conosciuto anch'io. Chi non capirebbe che l'Apostolo nel presente passo ha voluto alludere alla nostra faccia, di cui altrove dice: Noi al contrario riflettendo a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati nella stessa immagine di lui, di gloria in, gloria a misura che opera in noi lo Spirito Santo 161, passando cioè dalla gloria della fede alla gloria della contemplazione eterna? Questo è l'effetto della trasformazione per cui l'uomo interiore si rinnova di giorno in giorno 162. Di lui parla anche l'apostolo Pietro quando, ammonendo sul modo di abbigliarsi, dice: Non ornatevi esternamente con l'arricciare i capelli, con (ciondoli d') oro, con perle o vesti preziose, ma (il vostro ornamento sia) l'uomo interiore, quello cioè nascosto nell'anima, ch'è ricco agli occhi di Dio 163. La faccia, di cui qui si tratta, è quella su cui i Giudei hanno un velo che impedisce loro di convertirsi a Cristo; quando uno si converte a Cristo, gli viene tolto il velo. Quando il volto di Cristo ci sarà svelato, ci trasformeremo in modo da riprodurre in noi la sua medesima immagine. L'Apostolo dice questo in modo chiarissimo: Un velo è posto sopra i loro cuori 164. Ivi (nel cuore) è dunque il volto; essendo ora svelato per mezzo della fede vediamo Dio ma solo come in uno specchio e confusamente; nell'altra vita invece lo vedremo in piena luce.
S. Ambrogio concorde con la rivelazione sulla visione di Dio.
23. 52. Se tu approvi ciò, abbraccia con me l'opinione di Sant'Ambrogio, fondata non sulla sua autorità, ma sulla parola di Dio. Infatti anche a me essa piace, non per il fatto che per bocca di lui soprattutto il Signore mi liberò dall'errore e per il suo ministero mi accordò la grazia del battesimo che ci salva, come se dovessi mostrargli un'eccessiva riconoscenza per avermi piantato e innaffiato, ma perché su questo argomento Colui che fa crescere, cioè Dio 165, disse la stessa cosa che dice il Santo a chi pensa piamente e comprende rettamente: " Nella medesima risurrezione non è facile vedere Dio, fuorché a coloro che sono puri di cuore e perciò: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 166. Quanti aveva annoverato tra i beati, eppure non aveva promesso loro la facoltà di vedere Dio! Se dunque vedranno Dio i puri di cuore, certamente non lo vedranno gli altri. Non lo vedranno gli indegni né può vedere Dio chi non vorrà vederlo. Dio non si vede in un luogo, ma col cuore Puro, né lo si cerca con gli occhi del corpo né lo si abbraccia con la vista né lo si tocca col tatto né lo si ode attraverso la voce né si sente dal passo. Si crede che non ci sia, ed ecco lo si vede; è qui presente, eppure non lo si vede. Così per esempio neppure gli Apostoli lo vedevano tutti, perciò disse loro: Sono da tanto tempo con voi e ancora non mi conoscete? 167. Chi infatti ha conosciuto quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza, la profondità e la carità di Cristo, che supera ogni comprensione, ha visto anche il Padre e Cristo. Noi non abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ma secondo lo spirito 168. Cristo Signore è spirito avanti a noi 169, e si degni nella sua misericordia di colmarci di tutta la pienezza di Dio, affinché possa essere visto da noi ".
S. Girolamo e la visione di Dio.
23. 53. Queste parole del Santo che non sono carnali ma spirituali, le comprendi e le riconosci per vere non perché le ha dette lui, ma perché le proclama senza strepito la Sacra Scrittura, nella stessa misura che comprendi il motivo per cui te ne stai stretta al Signore e prepari te stessa nel tuo intimo come un luogo incorporeo, quale dimora di Dio, per ascoltare il silenzio della sua rivelazione e vederne l'aspetto invisibile. Beati infatti i puri di cuore, poiché vedranno Dio 170 non quando apparirà ad essi come un corpo da qualche luogo dello spazio, ma quando si recherà da loro e fisserà in loro la sua dimora, poiché in tal modo saranno ripieni di tutta la pienezza di Dio, non diventando anch'essi Dio in tutta la sua pienezza, ma diventando perfettamente pieni di Dio. Se invece non immaginiamo altro che corpi e non riusciamo neppure a concepire in maniera giusta almeno come precisamente immaginiamo i corpi, non dovremmo cercare degli argomenti da addurre contro noi stessi, ma pregando e protendendoci verso mete più alte dovremmo piuttosto purificare i cuori dall'abitudine carnale. Per riferire oltre alle riflessioni del beato Ambrogio anche un pensiero di San Girolamo dirò: " Gli occhi carnali non possono vedere né la divinità del Padre né del Figlio e neppure dello Spirito Santo, dato che unica è la natura delle tre Persone Divine, ma possono vederla gli occhi della mente ". Di essi il Salvatore in persona proclamò: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio 171. Difatti, come lo stesso Girolamo indicò in maniera breve e veridica in un altro passo, " un oggetto incorporeo non può esser visto da occhi corporei 172 ".
Agostino tratterà del corpo spirituale in un'altra opera.
23. 54. Ho voluto citare le opinioni di personaggi così autorevoli su un argomento così importante non perché tu pensassi di dover seguire il pensiero di alcuno come il pensiero autentico della Scrittura canonica, ma affinché quanti la pensano diversamente si sforzino di vedere con l'intelligenza ciò che è vero e di cercare Dio con retta intenzione 173, senza riprendere alla leggera i dotti espositori delle Sacre Scritture. Non ti lasciar turbare neppure dalle obiezioni poco ponderate di taluni che dicono: " Che cosa vedranno allora gli occhi del corpo se non vedranno Dio? Saranno forse ciechi o non serviranno a nulla? ". Ma coloro che parlano così non pensano che, se non ci saranno corpi, non ci saranno certo neppure gli occhi del corpo; se ci saranno invece corpi, ci sarà anche qualche oggetto che possa essere visto dagli occhi del corpo. Ma basti quanto si è detto. Se, leggendo anche più di una volta con diligenza, tu considererai tutto quanto ho detto fin dall'inizio di questo mio opuscolo, forse potrai senza dubbio capire che, per poter vedere Dio, devi col suo aiuto preparare un cuore puro. Riguardo poi al corpo spirituale mi proverò a vedere che cosa sarò capace di dire in un'altra opera, se Dio mi aiuterà.
1 - Mt 21, 29.
2 - 1 Cor 3, 7.
3 - 2 Cor 4, 16.
4 - Col 3, 10.
5 - Ef 3, 17.
6 - Gal 3, 28.
7 - Mt 5, 8.
8 - 1 Pt 1, 8.
9 - Gv 20, 29.
10 - Rm 6, 9.
11 - 1 Cor 2, 11.
12 - 1 Cor 4, 5.
13 - Mt 5, 8.
14 - 1 Gv 3, 2.
15 - Gv 1, 18; 1 Gv 4, 12; cf. 1 Tm 6, 16.
16 - Gn 32, 30.
17 - Es 33, 11.
18 - Is 6, 1.
19 - Gv 14, 9.
20 - Mt 18, 10.
21 - 1 Cor 2, 11.
22 - Gv 2, 25.
23 - 1 Tm 6, 16.
24 - Gn 18, 1.
25 - Gn 26, 2-5.
26 - Gn 32, 24-30.
27 - Gb 38, 1 ss; 42, 9.
28 - Es 33, 11.
29 - 1 Re 22, 19.
30 - Is 6, 1.
31 - Gb 1, 6; 2, 1.
32 - Mt 5, 8.
33 - Eb 12, 14.
34 - Gv 14, 9.
35 - Gv 1, 18.
36 - Bar 3, 38.
37 - Gn 18, 1.
38 - At 7, 55.
39 - Is 6, 1.
40 - Gv 1, 18.
41 - Mt 3, 16.
42 - Is 6, 6.
43 - Mt 5, 8.
44 - Gv 14, 9.
45 - Ef 3, 18-19.
46 - 2 Cor 5, 16.
47 - Ger 4, 20 (sec. LXX).
48 - Ef 3, 18-19.
49 - Ambros., Exp. Ev. Lc. 1, 24-27.
50 - Es 33, 13.
51 - Es 33, 20.
52 - 1 Gv 3, 2.
53 - Mt 18, 10.
54 - Lc 20, 36.
55 - Sal 44, 3.
56 - Gv 1, 12.
57 - 1 Gv 3, 2.
58 - Gn 18, 1; Nm 12, 8.
59 - Is 6, 1.
60 - Gv 5, 28-29.
61 - Gv 3, 18.
62 - Gb 1, 6; 2, 1.
63 - Gn 18, 1.
64 - Gn 4, 6-7. 9-15; 18, 1.
65 - Cf. Sal 102, 5.
66 - Es 33, 11.
67 - Es 33, 13.
68 - Sal 16, 15.
69 - Gv 14, 8.
70 - Es 33, 23.
71 - Gn 32, 24-31.
72 - Gn 3, 14.
73 - Gn 3, 8.
74 - 1 Cor 3, 7.
75 - Is 26, 10 (sec. LXX).
76 - Gv 14, 21.
77 - Mt 25, 41.
78 - Mt 25, 34.
79 - Mt 25, 46.
80 - Gv 17, 3.
81 - Mt 25, 42.
82 - Zc 12, 10.
83 - Fil 2, 6.
84 - Mt 5, 8.
85 - Gv 14, 9.
86 - Gv 14, 9.
87 - Mt 16, 16.
88 - Es 23, 20.
89 - 2 Cor 12, 2.
90 - Es 33, 13 (sec. LXX).
91 - Es 33, 23 (sec. LXX).
92 - Nm 12, 8.
93 - Nm 12, 7.
94 - Gv 14, 9.
95 - Ef 3, 18.
96 - Gal 5, 6.
97 - 1 Cor 7, 7.
98 - Fil 4, 7.
99 - Cf. 2 Cor 5, 16.
100 - Ger 4, 20.
101 - 1 Tm 1, 5.
102 - 2, 4; Rm 1, 17; 3, 21-22; Gal 3, 11; Eb 10, 38.
103 - 1 Gv 3, 2.
104 - Ef 3, 19.
105 - Mt 5, 8.
106 - Gn 4, 6.
107 - Gv 12, 28.
108 - 1 Gv 3, 2.
109 - Mt 18, 10; Lc 20, 36.
110 - 1 Tm 1, 17.
111 - Ef 1, 18.
112 - Sal 12, 4.
113 - 2 Cor 3, 17.
114 - 1 Cor 6, 17.
115 - Gv 1, 18; 1 Gv 4, 12.
116 - 1 Tm 6, 16.
117 - Mt 5, 8.
118 - 1 Cor 15, 33.
119 - Gv 4, 24.
120 - Cf. Gal 5, 22-23.
121 - 2 Cor 4, 16.
122 - 1 Tm 6, 16.
123 - Sal 102, 3.
124 - Ger 33, 8; Sal 77, 38.
125 - 1 Cor 2, 14.
126 - 1 Cor 2, 15.
127 - Fil 4, 7.
128 - Ef 3, 19.
129 - Fil 3, 15-16.
130 - Gv 4, 24.
131 - Gv 1, 18.
132 - 1 Gv 1, 5.
133 - Gc 1, 17.
134 - 1 Tm 6, 16.
135 - 1 Gv 5, 7.
136 - Mt 5, 8.
137 - 1 Gv 3, 2.
138 - 1 Gv 4, 16.
139 - Eb 12, 14.
140 - 1 Cor 15, 53.
141 - 1 Cor 15, 44.
142 - Fil 3, 21.
143 - Gn 1, 26-27.
144 - Ef 4, 23.
145 - Col 3, 10.
146 - 2 Mac 7, 28.
147 - Sap 7, 27.
148 - Gv 14, 21.
149 - 1 Tm 1, 17.
150 - 1 Cor 4, 6.
151 - Eb 12, 14.
152 - 1 Cor 15, 53.
153 - Fil 3, 21.
154 - Fil 2, 7.
155 - Gn 1, 4.
156 - Gn 1, 31.
157 - 1 Sam 9, 9; 2 Sam 17, 13.
158 - 1 Tm 2, 5.
159 - 1 Cor 13, 12.
160 - 1 Cor 13, 12.
161 - 2 Cor 3, 18.
162 - 2 Cor 4, 16.
163 - 1 Pt 3, 31.
164 - 2 Cor 3, 15.
165 - 1 Cor 3, 7.
166 - Mt 5, 8.
167 - Gv 14, 9.
168 - 2 Cor 5, 16.
169 - Ger 4, 20.
170 - Mt 5, 8.
171 - HIERON., COMM. in Is. 3, 6.
172 - HIERON., Brev. in ps. 148; Comm. in Gb 42; Comm in Zc 24.
173 - Sap 1, 1.
Il sacrificio della Messa
Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaNella seconda metà del mese di agosto del 1820, Anna
Katharina ebbe visioni sui misteri del sacrificio della santa Messa.
In queste, ella ricevé immagini dei tempi antichi e sul
significato delle reliquie sull’altare, ma anche sulla
tiepidezza e l’indifferenza con la quale viene trattato spesso
il santissimo Sacramento dai preti e dai laici.
«Io vedo
disse dappertutto sacerdoti cingersi delle grazie della Chiesa e dei
tesori dei meriti di Gesù e dei Santi, ma praticare i
sacrifici e predicare in modo morto. Mi venne mostrato un pagano che
stava su una colonna, egli era intento a parlare in modo così
acceso del nuovo Dio di tutti gli dei e di un altro popolo che tutti
restavano rapiti dalle sue parole. Questa visione mi tempestò
giorno e notte. Mi venne mostrata l’attuale miseria e la
dissoluzione, sempre nel contesto di quei tempi, ed io avevo il
compito di pregare per tutto questo senza posa. La lettura sciatta
della Messa è una cosa mostruosa! Il modo di leggere è
molto importante! Ebbi un’immagine dei misteri della santa
Messa, e come tutto ciò che è santo si possa riferire a
questa fin dall’inizio del mondo. Vidi i diversi significati
delle forme e delle superfici; il significato della forma del circolo
e della figura rotonda della terra, degli astri, di tutti i fenomeni
ambientali e dell’Ostia. Vidi il profondo significato del
Mistero dell’incarnazione, della redenzione e del sacrificio
della santa Messa, e come Maria potesse giungere così lontano
con il suo infinito abbraccio. Ricevetti, innanzi all’anima
mia, alcune immagini dell’Antico Testamento, dove potei vedere
e comprendere il sacrificio dalla prima offerta e il meraviglioso
significato della sacra Spoglia e quello delle reliquie sotto
l’altare dove viene letta la Messa.
Mi apparvero le ossa di Adamo sotto la montagna del Calvario,
nell’angolo crollato di una caverna sotterranea, precisamente
un po’ più sopra del livello dell’acqua in linea
verticale al luogo della crocifissione di Gesù Cristo. Allo
scheletro di Adamo mancavano il braccio, il piede destro e la costola
destra; attraverso quest’ultima potei vedere l’interno
del torace, e nell’incavo destro vidi il cranio di Eva, a
destra nel posto della costola da dove Dio l’aveva tratta. Mi
fu detto che sarebbero sorte molte dispute e confronti su questo
fatto, ma in realtà il sepolcro di Adamo ed Eva con i loro
resti sarebbe stato sempre qui. Il sepolcro non fu violato dal
Diluvio universale, e vidi pure che Noè possedeva una parte di
questi resti mortali nell’arca; le reliquie furono poste già
con il primo sacrificio sull’altare e vi rimangono ancora. I
resti delle ossa, che Abramo mostrò, sarebbero stati infatti
quelli di Adamo, i quali gli sarebbero stati inviati da Sem. Così
il sacrificio della morte di Gesù sul Calvario, sopra i resti
di Adamo, ha preparato il sacrificio della santa Messa, e sotto la
pietra dell’altare si trovano le reliquie. Anche i sacrifici
dei Padri antichi furono la preparazione di quello della santa Messa.
Anche loro conservavano le sacre spoglie, attraverso le quali
adoravano Dio, poiché simboleggiavano la redenzione. Le
spoglie di Adamo rappresentano le cinque speranze in rapporto al
Salvatore e alla sua Chiesa. Vidi Noè offrire olocausti; il
suo altare era colorato di bianco e rosso con sopra deposte le sacre
reliquie. In questo modo egli pregava e offriva sacrifici. Le
reliquie giunsero più tardi ad Abramo, le vidi poi esposte
sull’altare di Melchisedech. La parte posteriore dell’altare
era rivolta verso settentrione. I Padri antichi ponevano sempre
l’altare in questo modo per fermare il maligno che giungeva da
quella parte. Vidi anche Mosè pregare innanzi ad un altare,
sul quale aveva esposto le reliquie che erano, di solito, custodite
in un vasetto. Versò qualcosa sull’altare e subito
divampò una fiamma sulla quale gettò dell’incenso
che sprigionò del fumo. Egli promise a Dio di adorare per
sempre queste reliquie, giurò così a lungo finché
cadde stremato ma già l’alba lo ritrovò rialzato
a rinnovare le preghiere. Mosè pregava anche con le braccia
protese, egli sapeva bene che a questa preghiera Dio non resiste
perché anche suo Figlio, quando si era fatto uomo, aveva
pregfto in questo modo, perseverantemente fedele. Come Mosè
vidi pregare anche Giosuè, quando il sole si arrestò al
suo comando ‘. Vidi anche il lago di Betsaida, e come i suoi
cinque accessi simbolizzino le cinque Piaghe di Nostro Signore. Mi si
presentarono anche diverse immagini provenienti dai tempi più
differenti. Vidi pure il primo Tempio, e su una collina, piuttosto
distaccata da questo, era stata scavata una fossa per sotterrare e
nascondere, nei tempi di pericolo incombente, le cose di valore:
sacre giare, candelieri e molti bracieri a due manici. Al centro
venne posta la sacra fiamma dell’altare. Sulla fossa poi furono
poste molte travi, il tutto venne ricoperto dalla terra in modo che
nulla potesse essere scorto. Vidi Neemia venire dalla prigionia e
disotterrare il fuoco sacro dal luogo dove era stato nascosto. Essi
trovarono, nell’estrarre i vasi, una nera poltiglia paludosa,
con la quale Neemia spalmò il legno del sacrificio che prese
fuoco.
Le visioni continuarono e mostrarono alla suora
Emmerich il tempo del primo cristianesimo, quando i rappresentanti
della massima organizzazione spirituale gareggiavano
appassionatamente con quelli della potenza secolare, per offrire al
santissimo Sacramento la dovuta adorazione e onore. Vidi il santo
papa Zefirino , che a causa del suo fervore per la dignità del
sacerdozio ebbe molto da patire da parte dei cristiani e degli
eretici. Lo vidi accogliere con severo rigore i novelli candidati
all’ordinazione sacerdotale; li esaminò attentamente e
molti vennero respinti. Di un piccolo gruppo che desiderava essere
ordinato ben cinque ne furono respinti. Lo vidi spesso anche in
disputa con degli eretici, i quali parlavano attaccandolo e perfino
strappando i suoi scritti. Egli richiedeva dai sacerdoti obbedienza,
inviandoli in missione in vari luoghi; ma quelli che non lo seguivano
perdevano l’incarico. Una volta inviò un uomo che non
era ancora prete in Africa dove, così mi sembrò di
vedere, divenne vescovo e un grande santo.
Costui era un amico di Zefirino ed è notissimo. Vidi come
Zefirino desiderava che i cristiani gli portassero dalle loro case
tutta l’argenteria per poter sostituire i calici di legno usati
nelle chiese con altri d’argento. Vidi anche che le ampolline
della Messa erano trasparenti. Egli lasciò adornare
parzialmente con l’argento tanti calici e, poiché molti
si arrabbiavano di questo fatto, donò tutto il restante ai
poveri. Vidi egli stesso fare debiti per aiutare un uomo povero che
non apparteneva alla sua famiglia. Una sua parente stretta gli mosse
rimproveri per questo fatto, era convinta che egli avrebbe potuto
fare i debiti al massimo per aiutare i suoi parenti poveri. A queste
accuse Zefirino le rispose che avrebbe fatto i debiti per ordine di
Gesù Cristo. Lei lo lasciò risentita. Papa Zefirino
aveva saputo da Dio che se avesse dato qualcosa a quella donna
avrebbe fatto molto male. Vidi come egli esaminava e ordinava i
preti, di fronte alla comunità, e istruiva i religiosi sul
comportamento da tenersi durante la santa Messa dei vescovi. Egli
stabilì, in modo più preciso, e diede normative per il
miglioramento e la chiarificazione dei rapporti reciproci; dispose
pure alcune norme nei confronti dei cristiani di una certa età
giovanile, per mantenere pura la sostanza e lo spirito della morale
religiosa della Chiesa, vietò l’uso di portare il santo
Sacramento al collo dentro una borsetta, in quanto si doveva
riceverlo soltanto in chiesa.
Papa Zefirino aveva una grande venerazione interiore per la Madre
di Dio. Egli ebbe alcune visioni sulla vita e la morte della santa
Vergine Maria. Per questo fatto aveva preparato il suo giaciglio per
la notte, celato dietro una tenda, ad imitazione di quello della
santa Madre, e prima di andare a riposare meditava sulla morte della
Vergine. Per onorare Maria, Zefirino usava indossare sotto i suoi
vestiti al par di Maria una veste celeste. Lo vidi accogliere dopo la
penitenza coloro che a causa di impurità e adulteri erano
stati scacciati dalla comunità. Si trova in disaccordo con un
sacerdote erudito (Tertulliano), che era troppo severo e che poi
divenne un eretico. Mi venne mostrato anche san Luigi di Francia,
come venne preparato, per mezzo dei digiuni più severi, alla
prima comunione. Sua madre, che era con lui nella chiesa, pregava Dio
affinché la illuminasse per sapere se il suo bambino fosse
maturo per ricevere il santo Sacramento. Io vidi che Maria le apparve
e le disse che Luigi avrebbe dovuto prepararsi prima per sette giorni
e poi ricevere la comunione e che avrebbe dovuto comunicarsi con lui
e insieme sacrificarsi. La Madonna poi sarebbe divenuta la sua
Patrona. Vidi questo accadere. Appresi così come viva era
intesa la religione in quei tempi. Luigi portava con sé il
santo Sacramento (l’Ostia consacrata), in tutte le sue
campagne, e dovunque si accampava faceva celebrare la santa Messa.
Vidi pure un avvenimento mistico di re Luigi durante le crociate. Una
volta le navi stavano affondando a causa di una tempesta del mare e
Luigi venne implorato di dare soccorso alla gente che vi si trovava
sopra. Egli supplicò allora Dio affinché le navi non
affondassero. Siccome mancava il Sacramento vidi il pio re prendere
un bambino neonato che era stato battezzato sulla nave e, implorando
Dio, lo elevò con le braccia tese verso la tempesta come se
avesse voluto proteggerlo. Appena ebbe compiuto questo gesto la
tempesta si placò miracolosamente. Dopo questa vicenda il re
Luigi esortò il suo popolo al culto devozionale del santo
Sacramento. Invitò il popolo conseguentemente a riflettere su
come Dio avesse protetto con il suo intervento miracoloso quel
fanciullo, battezzato e innocente e tramite questo avesse protetto
anche loro, come era già avvenuto per mezzo dell’intercessione
di suo Figlio quando si fece uomo per la nostra salvezza.
Nell’anno
1819 suor Emmerich raccontò la seguente visione: Io ho
chiamato Dio. Egli vuole vedere suo Figlio agire per i peccatori e
rinnovare il sacrificio d’amore per noi. Ebbi poi in questo
momento l’immagine del venerdì santo, il modo come il
Signore si immolò per noi sulla Croce, ed ho visto Maria e gli
Apostoli sotto la Croce sull’altare mentre il prete celebrava
la santa Messa. Quest’immagine mi appare giorno e notte e vedo
come l’intera comunità preghi male, ed il modo in cui il
prete adempie al suo ufficio. L’immagine della Chiesa
universale e di tutte le chiese e le comunità intorno, la vedo
raffigurata da vicino come un albero pieno di frutta, in un bosco,
illuminato dal sole e circondato da altri alberi. Mi appare
costantemente la celebrazione della Messa, di giorno e di notte, in
tutto il mondo, tra le comunità lontane, dove viene letta
interamente, come avveniva nel tempo degli Apostoli. Mi appare pure
un Ufficio divino celeste e gli Angeli che aggiungono tutto quello
che il prete trascura. Per mancanza di devozione della comunità
mi sacrifico e offro in suffragio il mio cuore supplicando il Signore
per la sua misericordia. Vedo molti preti adempiere il loro ufficio
in modo miserabile, preoccupandosi troppo di conservare una buona
esteriorità e trascurando così spesso le cose
interiori. Pensano più o meno in questo modo: “Come
vengo visto dal popolo?” preoccupandosi poco di come vengono
visti da Dio. Gli scrupolosi vogliono essere coscienti della loro
orazione. Io ho avuto questa sensibilità fin dalla più
tenera età. Spesso durante il giorno ero assorta in
contemplazione nella devozione della santa Messa e se qualcuno si
rivolgeva a me in quei momenti era come se durante il lavoro una
persona adulta venisse interrotta da un piccolo bambino. Gesù
ci ama attraverso la sua continua opera di redenzione con la Messa.
La Messa è la copertura della salvezza storica di tutti, per
mezzo del Sacramento. Io vidi tutto questo già nella
primissima gioventù, e credetti che anche tutti gli uomini
avessero visto così.
Sulla Messa sacrilega la Emmerich
ebbe visioni sul sacrificio di un bambino nel tempo antico e a questo
proposito così raccontò: «Quando vidi l’immagine
terribile del bambino sacrificato alla mia destra mi voltai ma lo
vidi egualmente a sinistra, e implorai il Signore di liberarmi
dall’orrore’. Allora sentii il mio Sposo celeste così
dirmi: “Vedi quanta rabbia, come essi quotidianamente si
comportano con me e agiscono in mio nome!”. Vidi poi alcuni
preti i quali, nonostante si trovassero in peccato mortale,
celebravano la santa Messa, e l’Ostia, che come un bambino
vivente era disteso sull’altare e veniva spezzato con la patena
e ferito in modo orrendo. Il sacrificio della santa Messa, per questo
genere di preti, non era altro che una forma di assassinio. Vidi
ancora, tanta gente infelice, e tanta buona gente in molti luoghi,
oppressa e perseguitata come se queste persecuzioni venissero fatte a
Gesù Cristo stesso. Un tempo terribile. Non c’è
nessuna scappatoia ma soltanto una grande nebbia di colpe che cala su
tutto il mondo. Anche a Roma vedo preti cattivi martirizzare Gesù
bambino nella Chiesa. Essi pretendono dal Papa qualcosa di molto
pericoloso; anche il Papa si accorse di ciò che io pure avevo
visto e, come un Angelo con la sua spada, li ricacciò via’.
Noi abbiamo notato fin qui, spesso, quali effetti avessero su Anna
Katharina Emmerich le benedizioni sacerdotali, specialmente durante
le malattie più difficili e le più violente tentazioni.
Nell’aprile del 1820 Anna Katharina Emmerich soffriva
acutamente ed accusava i dolori più violenti e lancinanti, a
tal punto che poteva appena parlare.
18 aprile: Il
“pellegrino” così scrive: «Essa si trovava
in una situazione molto difficile. Il padre confessore pregò
il parroco di Haltern di andare là a pregare per la malata e
benedirla. Anna Katharina ne poté trarre profitto; alla sera
il padre confessore usò dell’acquavite, essa obbedì;
poi i dolori divennero così forti che si lamentò
dicendo: “Io ho cercato da me stessa tutto questo, perché
non ho lasciato alle sofferenze le soddisfazioni desiderate. Ora devo
attendere che il fuoco si consumi! Devo abbandonare tutto nelle mani
di Dio”.
19 aprile: «Essa fu per tutta la notte
attraversata da un terribile calore e non poteva bere a causa della
ritenzione, il pastore di Haltern venne di nuovo nel corso della
giornata e le arrecò sollievo con la preghiera e la
benedizione. Il “pellegrino” la trovò, nel
pomeriggio, in una posizione del tutto mutata, interamente capovolta,
dove teneva normalmente i piedi adesso aveva la testa, cercando in
questo modo di trovare sollievo ai suoi dolori. Era sottoposta ad una
febbre terribile, i dolori si erano concentrati sulla parte sinistra
della spina dorsale. La pia suora ringraziò Dio per le
sofferenze, si sentì in comunione con le povere anime e si
rallegrò di non poter più arrecare alcuna offesa a Dio
nel Purgatorio».
20 aprile: «I dolori proseguono.
Essa vide tutte le parti interne del corpo ferite e sofferenti. Il
suo letto era tutto bagnato dal forte sudore, compresa la paglia del
materasso. Allora la malata disse al “pellegrino” che se
non fosse venuto qualcuno o qualcosa in suo soccorso sarebbe morta
perché non poteva più sopportare il dolore. Appariva
sfigurata dai dolori. Brentano si affrettò a chiamare il
parroco che subito venne e parlò e pregò con lei, poi
le pose la mano sul capo, come se avesse voluto trasmetterle la
calma, e lei cadde subito in un sonno lieve. Più tardi, al
risveglio, Anna Katharina così si esprimeva: “Pregai
intensamente Dio di perdonarmi quando, io stessa, imploro una pena
che non posso sopportare. Egli dovrebbe colmarmi con il suo amore, e
per amore del sangue di suo Figlio dovrebbe aver pietà di me.
Dovrebbe aiutarmi ancora una volta, se vuole che io abbia un compito
e lo possa assolvere sulla terra. Allora io mi sentii raggiungere da
un’unica risposta: “Il fuoco che tu hai ricevuto deve
ardere”. A questo punto non mi feci più alcuna
illusione, mi vidi in una condizione estremamente pericolosa e
implorai Dio affinché mi desse la forza di accettare tutte le
cose. Quando il parroco mi impose la mano sulla testa e pregò
fui attraversata da una luce leggera e mi addormentai. Mi parve come
se fossi stata una bambina e venissi cullata. Fui raggiunta da una
sensazione di calma e c’era una luce. Ricevetti uno stato di
sollievo e la speranza si riaccese in me”. Verso mezzogiorno si
levò di nuovo il male; Lambert, che era ammalato, le impose le
mani e recitò un rosario, in questo modo le fu d’aiuto.
23
dicembre 1820: alla mattina Sr. Emmerich fu trovata interamente priva
di sensi. Non poteva né muoversi e neppure parlare. Il prete
dovette andare in campagna ed inviò da lei il cappellano
Niesing, che recitò per lei le preghiere per gli ammalati dal
libretto di Cochem. La pia Emmerich ne ricevette sollievo e riprese
coscienza potendo, come disse più tardi, “riprendere a
pensare”. Il suo polso era appena percettibile; non poteva
parlare, era rigida per il freddo interiore. Niesing recitò
nuovamente dopo un’ora le preghiere per lei; la Veggente adesso
poteva pensare solo a tratti e a quel contatto si levò in
mezzo al letto dicendo: Ho visto di cosa è capace la mano di
un vero sacerdote e la preghiera! Il giorno dopo così si
esprimeva: Stanotte ho sofferto dolori sorprendenti che mi hanno
attraversato tutte le membra, ho sofferto anche una sete tremenda,
senza poter bere. Persi la coscienza e pensai, al mattino, di morire
veramente. Ma poi non ne potetti più. Allora capii col cuore,
che l’uomo non può pensare a Dio se Dio stesso non gli
concede questa grazia, e se io ancora potevo questo, era gi una
grazia. Quando Niesing venne non potevo muovere le membra e neanche
parlare. Sapevo che egli aveva il libretto con sé ed ebbi la
speranza che avrebbe pregato. E quando lui iniziò a pregare la
sua compassione mi attraversò come un calore, ritornai in me
stessa e potei pensare profondamente a “Gesù, Maria e
Giuseppe”, questo mi salvò. Così la vita mi fu
ridonata dalla benedizione di un sacerdote.
Alla sera Anna
Katharina pregò un’altra volta per la benedizione e
sulla reliquia di santo Cosma. Il giorno dopo si trovava ancora in
uno stato così misero e poté pronunciare solo alcune
parole. Appena impressi la reliquia sul mio petto, vidi il Santo
vicino a me e fui investita da una corrente di calore. Ricevetti più
vita, ma sono ancora piena di dolori lancinanti. La sete mi affligge
in modo tremendo e non posso bere. Anna Katharina Emmerich rimase
distesa per tutto il giorno, la sera della Vigilia di Natale restò
immobile e in un silenzio mortale. Grazie a queste sue sofferenze il
malato Lambert si sentì molto meglio. Le sofferenze ed i
dolori di Anna Katharina Emmerich erano state devolute a suo favore.
P. Limberg parlò al “pellegrino” sulle “dita
dei preti”, così come la Veggente gli aveva spiegato.
«Lei mi ha spesso parlato di questo fatto, dicendomi che se
anche tutto il corpo di un prete si riduce in polvere e l’anima
viene gettata nell’inferno, la Consacrazione delle dita resta
sempre riconoscibile tra le ossa. Per bruciare queste dita occorre un
fuoco eccezionale; nonostante questo la consacraZione resta ancora
impressa e indistruttibile. Anche nei turbamenti difficili, portati
dal nemico dell’uomo, il maligno, la benedizione del prete
portò ad Anna Katharina un sollievo momentaneo. Io soffrii —
raccontò lei — tali dolori alle piaghe, che avrei
volentieri voluto gridare ad alta voce, poiché si erano fatti
insopportabili. Il sangue scorse a più riprese. Poi apparve
Satana come angelo della luce e mi disse non solo interiormente ma
parlandomi a viva voce: “Devo penetrare le tue piaghe in modo
che domani tutto sarà a posto e non ti faranno più
male, così tu non soffrirai più!” Lo riconobbi
subito e gli dissi: “Vai via! Non ho bisogno dite! Non voglio
niente da te!” Allora scivolò via e si nascose come un
cane dietro l’armadio. Dopo un certo tempo ritornò di
nuovo e disse: “Tu non devi pensare che con Gesù starai
bene, tutto viene da me, sono io che ti do quelle immagini. Io ho
anche un regno, sono potente e spodesterò il tuo Signore”.
Era tardissimo, quando poi egli ritornò dicendomi:
“Perché
ti giri intorno tormentandoti e non sai come e da dove viene? Tutto
ciò che hai e vedi viene da me”. Allora gli gridai di
andar via e di lasciarmi stare perché volevo appartenere solo
a Gesù Cristo. “Io voglio amare solo Lui e fuggirti.
Voglio avere sofferenze e dolori così come Egli vuole”.
Chiamai il padre confessore perché la mia paura fu molto
grande. Costui mi benedì e allora il nemico si allontanò
da me. Alla mattina mentre stavo recitando il Credo entrò di
nuovo furtivamente e mi disse:
“Cosa ti aiuta a pregare con
“il Credo” quando non ne comprendi nessuna parola? Ti
voglio chiaramente mostrare quello che dovresti vedere e conoscere!”.
Allora gli risposi: “Io non voglio conoscere ma credere!”.
Mi disse una frase dalla Sacra Scrittura ma senza poter pronunciare
un nome. Appena capii che non poteva pronunciarlo gli dissi
ripetutamente:
“Pronuncia la parola, dilla tutta!”,
così dicendo mi tremarono le braccia e le gambe ed egli
finalmente scomparve”.
L’energia che avvolge la
stola sacerdotale in simili situazioni si rivela nelle notizie del
“pellegrino” del 2 giugno 1821, il quale così
scrive: “Trovai la pia suora molto sconvolta, che mi raccontò
tra lacrime e paura: «Stanotte ho avuto una delle notti più
tremende: è comparsa una gatta ed è venuta verso il mio
letto. Saltò sulla mia mano. Allora l’afferrai per le
zampe e la trattenni fuori del letto e volevo ucciderla, ma mi
sfuggì. Restai sveglia e vidi tutto ciò che mi
circondava. Il maligno ritornò e mi maltrattò durante
tutta la notte fino alle 3 del mattino, era una figura nera e
orribile. Mi batté e mi trascinò fuori dal letto, mi
trovai con le mani sul pavimento, mi lanciò in avanti e mi
compresse in modo terribile con i cuscini, poi mi sollevò in
aria. Allora ebbi la certezza che non era un sogno. Feci tutto ciò
che sapevo: presi le mie reliquie sacre ma non ne ebbi aiuto. Pregai
allora disperata Dio e tutti i Santi, domandando loro se avevo così
grandi colpe e se dovessi pagarle in questo modo, e ancora non ebbi
nessuna risposta, sembravo abbandonata al “nemico dell’uomo”.
Protestai verso il nemico, e chiamando tutti i Santi per nome, gli
chiesi di dirmi quale diritto avesse per far questo. Egli non mi
rispose ma continuò con i suoi tormenti. Ripetutamente cercava
di afferrarmi sempre al dorso e alle spalle con le sue mani o artigli
di ghiaccio. Finalmente ricevetti una certa forza e saltai
sull’armadio, presi la stola del mio padre confessore ivi
custodita e l’avvolsi attorno al mio collo. Allora cessò
di afferrarmi e prese a parlare. Discorse sempre con una sicurezza e
astuzia senza pari. Mi rimproverò perché io lo
osteggiavo sempre in quel modo e gli facevo tanti danni, sempre con
un tono di voce come se fosse dalla parte della più grande
ragione. Quando avevo chiesto a Dio se avessi avuto così tante
colpe, il nemico mi disse: “Tu ricevi qualcosa da me”, ma
io gli risposi: “Da te posso avere solo i peccati, che sono
maledetti come te dall’inizio! Gesù Cristo ha ben fatto!
Mantienili con te e ritorna con loro fin nel profondo dell’inferno!
È
indicibile spiegare cosa ho sofferto con quest’incontro!”
Ella pianse e tremò in tutto il corpo, solo al ricordo di tale
orribile esperienza.
Effetto del frammento della Croce. Diario del
dr. Wesener, del 16 ottobre 1861, sull’effetto delle reliquie
su Anna Katharina Emmerich: “Vidi l’ammalata in un’estasi
profonda; giunse anche il P. Limberg, gli mostrai una cassettina
ereditata da mia suocera che conteneva alcune reliquie, erano due
particelle particolarmente significative della santa Croce”. P.
Limberg senza pronunciare una parola mi prese la cassettina dalle
mani e si avvicinò con questa all’ammalata, gliela
mostrò mantenendo una certa distanza. Improvvisamente la
malata si levò dal letto e afferrò con brama la
cassettina comprimendosela sul cuore. P. Limberg le domandò
cosa ci fosse dentro. Ella rispose: “Qualcosa di molto
prezioso, come della santa Croce”.
P. Limberg la richiamò
dallo stato di estasi ed io ripresi la mia cassettina. Ella fu molto
meravigliata che la cassettina mi appartenesse, perché si
ricordava di averla trovata sotto le vecchie pezze che riceveva a
Coesfeld per i poveri e i malati. La veggente era anche meravigliata
fortemente per il fatto che la devota, dalla quale riceveva i pezzi
di stoffa, non avesse custodito bene questa sacralità . Cinque
anni più tardi il “pellegrino” ritornò
ancora sulle stesse particelle della Croce.•Quando mostrai ad
Anna Katharina Emmerich una particella della Croce del dottor
Wesener, ella l’afferrò e poi disse: “Io ho anche
questa, l’ho nel cuore e sul petto (portava una particola della
croce ricevuta da Overberg). Ho anche una particella della lancia.
Quella che era conficcata nel corpo di Gesù Cristo e pende
dalla Croce. Non posso decidermi quale debba amare di più: la
Croce è il mezzo della salvezza, la lancia ha aperto una larga
porta all’amore. Ieri ho vissuto profondamente gli avvenimenti
collegati a queste particelle! (era il venerdì).
La
particella mi addolcisce i dolori, le reliquie li ricacciano. Nei
momenti in cui la particella mi addolcisce i dolori mi sono rivolta
spesso al Signore in questo modo: ‘Signore se a te fosse stato
così dolce soffrire sulla Croce, questa particola non avrebbe
potuto rendere i miei dolori così tenui “.
Con il
cambiamento dell’appartamento nell’agosto del 1821 la
particella della Croce, conservata da Overberg, era andata perduta.
La qual cosa portò molto dolore ad Anna Katharina Emmerich.
Allora decise di rivolgersi a sant’Antonio e fece celebrare in
suo onore una santa Messa, affinché il Santo si fosse
adoperato a questo fine. Infatti il 17 agosto ella si ritrovò
la particella della Croce in mano durante una visione. San Giuseppe e
sant’Antonio sono venuti da me, e sant’Antonio mi ha dato
la croce. Così spiegò poi la veggente.
Le consacrazioni
«Non vidi mai luccicare un’Immagine della
Misericordia, ma vidi la luce del sole riflettersi sulla stessa. I
raggi ricevuti dal sole erano inviati a sua volta dall’icona
sull’orante. Io non ho mai visto luccicare la croce di
Coesfeld, ma chiaramente quella della Croce chiusa nella custodia.
Vidi anche raggi di luce che dalla Croce si riversavano sugli
oranti». Quando il “pellegrino” una volta le mostrò
un “Agnus Dei”‘, mentre lei si occupava con le
reliquie, gli disse: «Questo è buono e dà forza,
è consacrato; ma trovo la forza nelle reliquie». Di una
croce consacrata disse.»La consacrazione luccica come una
stella! La innalza nella gloria!. Ma le dita del prete (rivolta al
suo padre confessore), sono ancora meglio. Questa croce può
distruggersi mentre le dita del prete sono consacrate per sempre. La
morte e l’inferno non possono annullare la consacrazione delle
dita, questa viene distinta ancora in cielo.
Di Gesù che ci ha salvati
Qualcuno le portò un’immaginetta consacrata della
Madre di Dio, e lei a quella vista disse: «Questa è
benedetta, custodiscila bene e non metterla tra le cose profane. Chi
venera la Madre di Dio, onora con Lei suo Figlio che ci ha salvati.
Queste cose sono molto buone, vanno impresse sul cuore, custodiscila
bene». Un’altra volta le venne portata un’altra
immaginetta, e lei se la portò sul petto dicendo: Ah! La donna
forte! Quest’immagine ha attinenza con quella della
Misericordia!».
La monetina di S. Benedetto
Un’altra volta il pellegrino le diede un involucro di vetro
dove era attaccata una monetina ad un pezzettino di velluto. Allora
lei disse: «La stoffa è anche benedetta. Questa è
una monetina di san Benedetto consacrata con una benedizione.
Benedetto l’ha lasciata al suo ordine religioso ed ha relazione
col miracolo che avvenne quando i monaci gli diedero da bere il
veleno ed egli infranse il bicchiere con il segno della croce. Questa
monetina agisce contro il veleno, la peste, l’incantesimo e le
tentazioni demoniche. Il velluto rosso, sul quale è attaccato,
è stato tolto dalla tomba di Willibald a Valpurga , nel luogo
dove scorre l’olio dalle ossa di Walpurga. I religiosi hanno
reciso questo pezzetto per tale uso, dopo esserci passati sopra con i
piedi nudi». Il luglio 1821: mentre essa parlava, il
“pellegrino” le diede nelle mani un libro aperto con la
pagina chiazzata del suo sangue. A questa vista essa rise e disse:
«Quello che è sprizzato sul libro proviene da questo
fiorellino rosso e bianco al centro della mia mano». Un’altra
volta “il pellegrino” le diede la medesima pagina nelle
mani ponendole la domanda: Losa ha toccato questo foglio?’
allora si girò e disse: Le piaghe di Gesù!”.
San Vittorino, 23 settembre 1973. Questi sono i miei Sacerdoti.
Don Stefano Gobbi
«Sei ormai alla fine di questi giorni di preghiera e di unione con Me. Quante grazie ti ho dato e come ti ho fatto entrare nell'intimo del mio Cuore Immacolato! Quanta dolcezza materna hai sentito, o figlio! Questo però non è solo per te, è anche per i tuoi fratelli del mio Movimento che domani arriveranno per il primo raduno. Attraverso di te Io parlerò ad essi e dirò loro quanto li amo. L'essersi consacrati a Me è il mezzo che consentirà loro di entrare sempre più nell'intimo del mio Cuore Immacolato e ad essi Io farò sentire una dolcezza che solo la Mamma può fare provare ai propri bambini. Quelli che verranno, da tempo sono stati chiamati, prediletti, coltivati da Me. Si troveranno subito a casa e fra di loro sembrerà di essersi conosciuti ed amati da sempre. Ora comincia a rendersi visibile la trama segreta che da tempo Io nascostamente ordivo per attuare il mio grande disegno: il Movimento dei miei Sacerdoti: la mia schiera pronta per la battaglia decisiva e destinata alla vittoria. Che devono ora fare questi miei figli da me formati, chiamati eche per la prima volta si ritrovano insieme? Devono prepararsi, devono essere pronti: - Ai miei ordini, perché presto Io li chiamerò e dovranno tutti rispondermi, pronti ad essere usati da Me ad estrema difesa di mio Figlio, di Me, del Vangelo e della Chiesa. Saranno il sale in un mondo tutto corrotto e la luce accesa nella tenebra che avrà invaso ogni cosa. - A lottare, perché il mio Avversario scatenerà contro di essi il suo esercito e li incalzerà con una lotta spaventosa. Saranno scherniti, disprezzati, perseguitati, e alcuni persino uccisi. Ma Io sarò sempre con loro e li proteggerò e difenderò e li consolerò, asciugando ogni loro lacrima come solo la Mamma sa fare. - A difendere il Papa, già così solo a portare la croce della Chiesa; verrà però il momento in cui, come Gesù sulla via del Calvario, sarà abbandonato quasi da tutti. Allora questi miei figli saranno il suo conforto e la sua difesa, e vinceranno con Me la più grande battaglia della Chiesa. Per ora, figli miei prediletti, pregate, amatevi, siate come bambini: lasciatevi formare e guidare solo da Me. Finalmente ora posso contare su dei Sacerdoti veramente miei, docili ai miei comandi, sensibili ai miei desideri. Oh sì, questi sono i miei Sacerdoti! Dopo tante sofferenze, questa è veramente la gioia più grande che può provare il mio Cuore Immacolato. Per questo su tutti e su ciascuno di voi la mia benedizione, il mio conforto, tutto il mio affetto di Mamma».