Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Non basta pregare generosamente, dobbiamo pregare con fervore e devozione. Dobbiamo pregare con perseveranza e con grande amore. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 8° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 22

1Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:2"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.4Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.5Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
7Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.8Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.10Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

15Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi.16Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno.17Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?".18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate?19Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro.20Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?".21Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".22A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.

23In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono:24"Maestro, Mosè ha detto: 'Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello'.25Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello.26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo.27Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna.28Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta".29E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:32'Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe?' Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi".33Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.

34Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme35e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova:36"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?".37Gli rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima' e con tutta la tua mente.38Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.39E il secondo è simile al primo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'.40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".

41Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro:42"Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?". Gli risposero: "Di Davide".43Ed egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:

44'Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?'

45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?".46Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.


Secondo libro dei Re 11

1Atalia madre di Acazia, visto che era morto suo figlio, si propose di sterminare tutta la discendenza regale.2Ma Ioseba, figlia del re Ioram e sorella di Acazia, sottrasse Ioas figlio di Acazia dal gruppo dei figli del re destinati alla morte e lo portò con la nutrice nella camera dei letti; lo nascose così ad Atalia ed egli non fu messo a morte.3Rimase sei anni nascosto presso di lei nel tempio; intanto Atalia regnava sul paese.
4Il settimo anno Ioiada convocò i capi di centinaia dei Carii e delle guardie e li fece venire nel tempio. Egli concluse con loro un'alleanza, facendoli giurare nel tempio; quindi mostrò loro il figlio del re.5Diede loro le seguenti disposizioni: "Questo farete: un terzo di quelli che fra di voi iniziano il servizio di sabato per fare la guardia alla reggia,6un altro terzo alla porta di Sur e un terzo alla porta dietro i cursori; voi farete invece la guardia alla casa di Massach,7gli altri due gruppi di voi, ossia quanti smontano il sabato, faranno la guardia al tempio.8Circonderete il re, ognuno con la sua arma in pugno e chi tenta di penetrare nello schieramento sia messo a morte. Accompagnerete il re ovunque egli vada".9I capi di centinaia fecero quanto aveva disposto il sacerdote Ioiada. Ognuno prese i suoi uomini, quelli che entravano in servizio e quelli che smontavano il sabato, e andarono dal sacerdote Ioiada.10Il sacerdote consegnò ai capi di centinaia lance e scudi del re Davide, che erano nel deposito del tempio.11Le guardie, ognuno con l'arma in pugno, si disposero dall'angolo meridionale del tempio fino all'angolo settentrionale, davanti all'altare e al tempio e intorno al re.12Allora Ioiada fece uscire il figlio del re, gli impose il diadema e le insegne; lo proclamò re e lo unse. Gli astanti batterono le mani ed esclamarono: "Viva il re!".
13Atalia, sentito il clamore delle guardie e del popolo, si diresse verso la moltitudine nel tempio.14Guardò: ecco, il re stava presso la colonna secondo l'usanza; i capi e i trombettieri erano intorno al re, mentre tutto il popolo del paese esultava e suonava le trombe. Atalia si stracciò le vesti e gridò: "Tradimento, tradimento!".
15Il sacerdote Ioiada ordinò ai capi dell'esercito: "Fatela uscire tra le file e chiunque la segua sia ucciso di spada". Il sacerdote infatti aveva stabilito che non venisse uccisa nel tempio del Signore.16Le misero le mani addosso ed essa raggiunse la reggia attraverso l'ingresso dei Cavalli e là fu uccisa.
17Ioiada concluse un'alleanza fra il Signore, il re e il popolo, con cui questi si impegnò a essere il popolo del Signore; ci fu anche un'alleanza fra il re e il popolo.18Tutto il popolo del paese penetrò nel tempio di Baal e lo demolì, frantumandone gli altari e le immagini: uccisero dinanzi agli altari lo stesso Mattan, sacerdote di Baal.
Il sacerdote Ioiada mise guardie intorno al tempio.19Egli prese i capi di centinaia dei Carii e delle guardie e tutto il popolo del paese; costoro fecero scendere il re dal tempio e attraverso la porta delle Guardie lo condussero nella reggia, ove egli sedette sul trono regale.20Tutto il popolo del paese fu in festa; la città restò tranquilla. Atalia fu uccisa con la spada nella reggia.


Salmi 68

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'

2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.

5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.

12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.

17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.

20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.

23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".

25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.

29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.

33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.

35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.


Salmi 65

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. Canto.'

2A te si deve lode, o Dio, in Sion;
a te si sciolga il voto in Gerusalemme.
3A te, che ascolti la preghiera,
viene ogni mortale.
4Pesano su di noi le nostre colpe,
ma tu perdoni i nostri peccati.

5Beato chi hai scelto e chiamato vicino,
abiterà nei tuoi atrii.
Ci sazieremo dei beni della tua casa,
della santità del tuo tempio.
6Con i prodigi della tua giustizia,
tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza,
speranza dei confini della terra
e dei mari lontani.

7Tu rendi saldi i monti con la tua forza,
cinto di potenza.
8Tu fai tacere il fragore del mare,
il fragore dei suoi flutti,
tu plachi il tumulto dei popoli.
9Gli abitanti degli estremi confini
stupiscono davanti ai tuoi prodigi:
di gioia fai gridare la terra,
le soglie dell'oriente e dell'occidente.

10Tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi delle sue ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento per gli uomini.
Così prepari la terra:
11Ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge
e benedici i suoi germogli.
12Coroni l'anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l'abbondanza.

13Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
14I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di grano;
tutto canta e grida di gioia.


Ezechiele 12

1Questa parola del Signore mi fu riferita:2"Figlio dell'uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli.
3Tu, figlio dell'uomo, fa' il tuo bagaglio da deportato e, di giorno davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare; emigrerai dal luogo dove stai verso un altro luogo, davanti ai loro occhi: forse comprenderanno che sono una genìa di ribelli.4Prepara di giorno il tuo bagaglio, come il bagaglio d'un esiliato, davanti ai loro occhi; uscirai però al tramonto, davanti a loro, come partirebbe un esiliato.5Fa' alla loro presenza un'apertura nel muro ed esci di lì.6Mettiti alla loro presenza il bagaglio sulle spalle ed esci nell'oscurità: ti coprirai la faccia in modo da non vedere il paese, perché io ho fatto di te un simbolo per gli Israeliti".
7Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come il bagaglio d'un esiliato e sul tramonto feci un foro nel muro con le mani, uscii nell'oscurità e mi misi il bagaglio sulle spalle sotto i loro occhi.
8Al mattino mi fu rivolta questa parola del Signore:9"Figlio dell'uomo, non t'ha chiesto il popolo d'Israele, quella genìa di ribelli, che cosa stai facendo?10Rispondi loro: Così dice il Signore Dio: Quest'oracolo è per il principe di Gerusalemme e per tutti gli Israeliti che vi abitano.
11Tu dirai: Io sono un simbolo per voi; infatti quello che ho fatto a te, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù.12Il principe, che è in mezzo a loro si caricherà il bagaglio sulle spalle, nell'oscurità, e uscirà per la breccia che verrà fatta nel muro per farlo partire; si coprirà il viso, per non vedere con gli occhi il paese.13Ma io tenderò la mia rete contro di lui ed egli rimarrà preso nei miei lacci: lo condurrò in Babilonia, nel paese dei Caldei, ma egli non la vedrà e là morirà.14Disperderò ad ogni vento quanti sono intorno a lui, le sue guardie e tutte le sue truppe, e snuderò dietro a loro la spada.15Allora sapranno che io sono il Signore, quando li avrò dispersi fra le genti e li avrò disseminati in paesi stranieri.16Tuttavia ne risparmierò alcuni, superstiti alla spada, alla fame e alla peste, perché raccontino tutte le loro scelleratezze alle genti fra le quali andranno e anch'esse sappiano che io sono il Signore".
17Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore:18"Figlio dell'uomo, mangia il pane con paura e bevi l'acqua con trepidazione e con angoscia.19Al popolo del paese dirai: Così dice il Signore Dio agli abitanti di Gerusalemme, al paese d'Israele: Mangeranno il loro pane nell'angoscia e berranno la loro acqua nella desolazione, perché la loro terra sarà spogliata della sua abbondanza per l'empietà di tutti i suoi abitanti.20Le città popolose saranno distrutte e la campagna ridotta a un deserto: saprete che io sono il Signore".

21Mi fu ancora rivolta questa parola del Signore:22"Figlio dell'uomo, che cos'è questo proverbio che si va ripetendo nel paese di Israele: Passano i giorni e ogni visione svanisce?23Ebbene, riferisci loro: Così dice il Signore Dio: Farò cessare questo proverbio e non si sentirà più ripetere in Israele; anzi riferisci loro: Si avvicinano i giorni in cui si avvererà ogni visione.
24Infatti non ci sarà più visione falsa, né predizione fallace in mezzo agli Israeliti,25perché io, il Signore, parlerò e attuerò senza indugio la parola che ho detta. Anzi, ai vostri giorni, o genìa di ribelli, pronunzierò una parola e l'attuerò: parola del Signore Dio".
26Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore:27"Figlio dell'uomo, ecco, gli Israeliti van dicendo: La visione che costui vede è per i giorni futuri; costui predice per i tempi lontani.28Ebbene, riferisci loro: Dice il Signore Dio: Non sarà ritardata più a lungo ogni mia parola: la parola che dirò l'eseguirò. Oracolo del Signore Dio".


Atti degli Apostoli 6

1In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana.2Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense.3Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico.4Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola".5Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiòchia.6Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
7Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.

8Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo.9Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano,10ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava.11Perciò sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio".12E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio.13Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge.14Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè".
15E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.


Capitolo I: L'imitazione di cristo e il disprezzo di tutte le vanita' del mondo

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1.     "Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.

    2.     Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire" (Qo 1,8). Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.


LETTERA 121 Paolino, vescovo di Nola, pone ad Agostino alcune questioni sui Salmi 15 e 16 (n. 1-8), sull'Apostolo (n. 9-13) ed infine sul Vangelo (n. 14-18).

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta circa l'anno 413.

Paolino, vescovo di Nola, pone ad Agostino alcune questioni sui Salmi 15 e 16 (n. 1-8), sull'Apostolo (n. 9-13) ed infine sul Vangelo (n. 14-18).

 
Desidera d'essere illuminato da Agostino.

1. 1. Per evitare che tu non abbia nulla da dirmi nella risposta, ti presento alcuni quesiti da chiarire su argomenti venutimi in mente proprio quando il latore di questa mia lettera si affrettava a raggiungere la nave. Se mai tali quesiti fossero per avventura chiari, mentre a me sembrano oscuri, nessuno dei tuoi sapienti discepoli, che potranno essere attorno quando darai una scorsa a questa mia, nessuno di essi rida della mia ignoranza, ma piuttosto, spinto da fraterna bontà, mi usi la carità di aiutarmi a istruirmi, affinché io pure faccia parte dei veggenti e contemplanti le meraviglie della Legge del Signore con la mente illuminata dalla tua dottrina.

Santità solo esterna e santità interiore.

1. 2. Dimmi dunque, encomiabile maestro d'Israele, che cosa significa l'espressione del salmo 15: Per i santi che sono nella sua terra fece mirabili tutte le sue compiacenze per essi. Si moltiplicarono le loro infermità e in seguito accelerarono la loro corsa 1. Orbene, chi mai sono sulla terra coloro che la sacra Scrittura chiama santi? Sarebbero forse i Giudei, figli bensì di Abramo secondo la discendenza carnale, ma poiché non sono figli della promessa non possono essere considerati come suoi veri discendenti, cioè della razza che prese il suo nome da Isacco 2? Li chiama forse santi di una santità puramente carnale, mentre per la vita e per i loro sentimenti sono terreni, in quanto pensano solo alle cose terrene 3 e a causa delle osservanze carnali sono connaturalmente decrepiti per la vecchiezza della lettera e non rinascono in una nuova creatura, poiché non hanno ricevuto Colui, per grazia del quale le cose vecchie sono passate e tutto è diventato nuovo 4? Forse che nel Salmo essi sono chiamati santi nello stesso senso con cui sono chiamati giusti nel Vangelo, dove si legge: Sono venuto a chiamare non i giusti ma i peccatori 5, ossia i giusti che menano vanto per la santità della razza da cui discendono e per la lettera della Legge? A costoro è rivolto l'ammonimento di Cristo: Non vantatevi del vostro padre Abramo, poiché Dio può suscitare i figli di Abramo perfino da queste pietre 6! Quale esempio tipico di questi tali giusti ci viene presentato il fariseo 7, che nel tempio vantava le proprie azioni giuste, come se non fossero note al Signore, e pregava non per essere esaudito, ma quasi reclamando la ricompensa delle sue opere, buone sì, ma non gradite a Dio, poiché ciò che edificava con la santità della vita lo distruggeva con la superbia. Egli poi non si vantava in silenzio, ma ad alta voce per far apparire che non parlava all'orecchio di Dio, dal momento che voleva essere sentito dagli uomini. Dato poi che si compiaceva di se stesso, dispiacque a Dio, poiché il Signore ha spezzato le ossa di coloro che si compiacciono di se stessi e sono rimasti confusi, poiché Dio li ha disprezzati 8, mentre non disprezza il cuore contrito ed umiliato.

Santità farisaica e santità cristiana.

1. 3. Finalmente nella stessa parabola del Vangelo, in cui sono messe a confronto le persone del fariseo e del pubblicano, il Signore dimostra in modo evidente che cosa gradisce e che cosa rigetta nell'uomo 9, secondo quanto sta scritto: Dio resiste ai superbi, mentre agli umili dà la sua grazia 10. Per tal motivo dichiara solennemente che il pubblicano andò via dal tempio giustificato per la confessione dei suoi peccati, al contrario del fariseo che aveva accampati i meriti delle sue opere buone. E ben a ragione se ne andò via ripudiato dalla faccia del Signore quell'individuo capace di incensare solo se stesso e che, mentre faceva ostentazione di conoscere la Legge per il solo fatto di chiamarsi fariseo, non ricordava ciò che dice il Signore per bocca del Profeta: E in chi mai porrò la mia dimora se non nell'umile e mite, in chi ha soggezione delle mie parole? 11 Riesce al contrario accetto a Dio il pubblicano che si accusa con cuore contrito e in grazia della sua umiltà ottiene il perdono delle colpe confessate, mentre il fariseo, santo della santità vantata dai Giudei, riporta a casa il fardello dei propri peccati, proprio per essersi vantato della sua presunta santità. Egli è il modello di quei Giudei, di cui l'Apostolo dice che cercando di stabilire la propria giustizia sulla Legge, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio 12, derivante dalla fede, che fu imputata a giustizia al nostro padre Abramo non per le opere della Legge 13, ma perché credette a Dio per l'onnipotenza di Dio stesso, presso Dio è veramente giusto ed è santo, non della santità terrena ma della celeste, chi vive di fede in quanto si comporta non secondo i dettami della carne ma dello spirito: la sua città è nei cieli e non si vanta della circoncisione della carne, ma di quella del cuore, la quale si compie non nella lettera, ma nello spirito invisibilmente, la cui lode non viene dagli uomini ma da Dio 14.

Indurimento degli Ebrei davanti ai prodigi di Cristo.

1. 4. Quanto poi a ciò che aggiunge: Fece mirabili tutte le sue compiacenze per essi 15 credo che la sacra Scrittura lo dica per il fatto che ai Giudei per primi Dio accese la lampada della Legge e diede i comandamenti per vivere bene. Dice infatti la sacra Scrittura: Fece conoscere le sue vie a Mosè e le sue volontà ai figli di Israele 16. In seguito Dio realizzò in mezzo a loro il piano misterioso della sua immensa bontà incarnandosi nel seno della Vergine, la quale apparteneva alla stessa stirpe dei Giudei, e si fece uomo nascendo dalla loro razza, cioè da una discendente di David. Nel corso della sua vita compì in mezzo a loro e sotto i loro occhi i prodigi delle guarigioni. Eppure, nonostante tutti i suoi prodigi non solo non fu creduto ma pure bestemmiato da essi quando dicevano: Se costui venisse da Dio, non guarirebbe i malati di sabato 17, e Costui non scaccia i demoni se non in virtù di Beelzebub, principe dei demoni 18. Proprio per questa loro mentalità, accecata da inveterata empietà, si moltiplicarono le loro infermità e le loro tenebre.

Il rifiuto di Cristo da parte dei Giudei.

1. 5. Ma che cosa vuol dire l'espressione: In seguito accelerarono la loro corsa 19? Vuol forse dire che corsero verso il pentimento come fecero quelli ricordati negli Atti degli Apostoli 20? Costoro, fortemente scossi dalla predicazione di Pietro, credettero in Cristo da loro crocifisso e affrettandosi ad essere purificati dall'enorme loro peccato, corsero a ricevere il dono della grazia. Oppure, al contrario, vuol forse dire che, siccome le virtù dell'anima vengono irrobustite dalla fede e dalla carità di Dio, per quegli empi, del tutto privi dell'una e dell'altra, si moltiplicarono le infermità dell'anima, invasa ormai dal languore mortale causato dai loro peccati di infedeltà a Dio? Cristo infatti è vita e luce dei credenti 21; e sotto le sue ali 22 v'è la salvezza. Nessuna meraviglia quindi se le loro tenebre ed infermità si moltiplicarono per la loro stessa rovina, non avendo voluto accogliere la vita e la luce e avendo rifiutato di rimanere sotto le sue ali, sebbene, come proclama nel Vangelo, avesse voluto spesso radunarli sotto le proprie ali, come la gallina raduna i propri pulcini, ma essi non vollero 23. Moltiplicatesi quindi le loro infermità, dove corsero? Non corsero forse a reclamare a gran voce la croce per il Signore e a strapparne da Pilato, riluttante, il consenso con le loro scellerate urla? Colmarono in tal modo la misura dei loro antenati uccidendo il Signore dei Profeti, quei Profeti uccisi dai loro antenati, quei Profeti che avevano annunciato la venuta di Cristo Salvatore del mondo! In seguito accelerarono la loro corsa. Proprio così: i loro piedi corsero a versare il Sangue! Disastri e infelicità lastricarono la loro via mentre essi non conobbero la via della pace 24, cioè Cristo, che afferma: Sono io la via 25.

Quesito sul Salmo 16, 14.

1. 6. A proposito poi del seguente salmo desidero che mi spieghi che cosa vuol dire: Il loro ventre è ripieno dei tuoi beni nascosti. Si sono saziati di carne suina o, come sento dire che è scritto in alcuni salteri: Hanno abbondanza di figli e lasciano i loro avanzi ai loro bambini 26.

Quesito sul Salmo 58, 12.

1. 7. Così pure mi stupisco nel sentire il Figlio parlare al Padre nel salmo 58: in esso, dopo aver detto, a proposito dei Giudei suoi nemici: Ecco, apriranno la loro bocca; un coltello è nelle loro labbra 27, poco dopo soggiunge: Non li uccidere, affinché non si dimentichino della tua Legge. Disperdili con la tua potenza e distruggili, o Signore 28. Noi vediamo che ciò si avvera per essi fino ai nostri giorni. Sono rimasti infatti umiliati rispetto alla loro gloria passata; privi di tempio, di sacrificio, di profeti, vivono dispersi in mezzo ai popoli stranieri. Ma perché mai ci stupiamo. che il Signore abbia, per mezzo del Profeta, pregato che non fossero uccisi, quando egli stesso pregò per essi proprio durante la sua passione, allorché essi lo conducevano alla crocifissione, esclamando: Padre, perdona loro poiché non sanno quello che fanno 29? Riguardo poi a quanto soggiunge: Affinché non si dimentichino della tua Legge 30, ti confesso che mi riesce oscuro il comprendere come mai fosse necessario che essi vivessero a tale scopo anche senza credere nel Vangelo. In realtà che cosa può giovare alla salvezza che si ottiene solo con la fede, il limitarsi a ricordare e a meditare la Legge? Salvo che la lettera dell' antica Legge debba perdurare, affinché si renda onore alla stessa Legge o alla stirpe di Abramo anche nel suo aspetto terreno della progenie carnale, che sembra incommensurabile come l'arena del mare, di modo che alcuni leggendo per caso la Legge vengano illuminati e diretti verso la fede di Cristo, il quale è il fine ultimo della Legge e dei Profeti e risplende nelle figure e nelle profezie, dalle quali è simboleggiato e preannunziato in tutti i loro libri sacri! O forse la stirpe ebraica deve rimanere perché dagli stessi empi deve derivare la stirpe degli eletti, designati nel numero di dodicimila per ciascuna delle dodici tribù 31? Ad essi la stessa rivelazione del beato Giovanni rende testimonianza per bocca dell'Angelo proclamandoli immuni da macchia, non contaminati dall'atto sessuale, per cui saranno tra i più intimi nel corteo dell'eterno re. Di essi soli infatti afferma: Seguono l'Agnello ovunque Egli andrà, poiché non si sono macchiati con donne e sono vergini 32.

Quesito sul Salmo 67.

1. 8. Nel salmo 67, tra le altre frasi oscure, la seguente è la più impenetrabile: Dio schiaccerà la testa dei suoi nemici, il vertice dei capelli di coloro i quali camminano nei loro delitti 33. Che cosa può significare quel vertice dei capelli e camminare nei delitti? Non dice infatti il vertice del capo, ma il vertice dei capelli, che non ha senso. Vorrebbe forse indicare l'uomo pieno dei peccati? Altrove è scritto: Ogni uomo è oppresso da dolori dalla pianta dei piedi fino alla testa 34. E poco appresso il salmo dice: E nel medesimo, dei nemici [abbia parte] la lingua dei tuoi cani 35; che cosa vuol dire quel medesimo? Si possono forse chiamare cani di Dio i pagani, da Lui stesso chiamati cani nel Vangelo 36? Oppure potrebbe darsi che chiamasse cani di Dio certuni che potrebbero considerarsi tali in quanto, pur chiamandosi Cristiani, vivono da pagani e perciò vengono considerati infedeli poiché, mentre adorano Dio a parole, con i fatti invece lo negano?

Quesiti tratti da S. Paolo.

2. 9. Dopo i quesiti relativi ai Salmi, ne proporrò qualche altro relativo all'Apostolo. Nella Lettera agli Efesini 37 riafferma ciò che aveva già affermato in un'altra Lettera circa i gradi e le specie dei carismi concessi per disposizione di Dio e distribuiti dallo Spirito Santo: Ed egli ha concesso ad alcuni d'essere apostoli, ad altri d'essere profeti, ad altri d'essere evangelisti, ad altri poi d'essere pastori e dottori per il perfezionamento dei santi 38. Ora, io vorrei che tu mi facessi capire chiaramente, in questo elenco di denominazioni diverse, quale sia il carattere distintivo dei diversi ministeri e carismi: quale cioè sia il compito specifico degli Apostoli, dei Profeti, degli Evangelisti, dei pastori e dei dottori. In realtà sotto sì diverse qualifiche mi pare che si sia voluto indicare press'a poco l'unico ministero dell'insegnamento della fede. Non penso invece che i profeti indicati dopo gli Apostoli siano gli stessi che già nel corso dei tempi vissero prima degli Apostoli, bensì coloro ai quali, al tempo degli Apostoli, era affidato il compito o di spiegare le Scritture o di discernere gli spiriti o di predire il futuro, come fu Agabo, il quale predisse una grande carestia imminente 39 e preannunciò non solo con la parola, ma indicò pure col gesto della cintola di Paolo quanto questi avrebbe sofferto a Gerusalemme 40. In particolare desidero conoscere qual differenza vi sia tra i pastori e i dottori, poiché ambedue questi titoli si danno di solito indifferentemente ai capi della Chiesa.

Quesito relativo a 1 Tim 2, 1.

2. 10. Ugualmente, a proposito di quanto l'Apostolo dice a Timoteo: Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano suppliche, preghiere, istanze e ringraziamenti per tutti gli uomini 41, spiegami per favore qual differenza di significato ci sia nelle dette parole, in quanto mi pare che le pratiche di pietà che l'Apostolo prescrive di fare sono tutte una stessa cosa col dovere della preghiera.

Quesito dall'epistola ai Romani.

2. 11. Così pure ti chiedo per cortesia di spiegarmi il senso della seguente espressione della Lettera ai Romani: Riguardo al Vangelo essi [gli Ebrei] sono nemici a favore di voi [pagani]; avuto però riguardo alla elezione, essi sono ancora assai amati per ragione dei Patriarchi 42; a proposito del suo senso, te lo confesso, brancolo nel buio. Come mai le medesime persone possono essere nello stesso tempo amiche e nemiche a favore di noi, che siamo venuti alla fede dal paganesimo, come se i pagani non avessero potuto avere la fede se non a condizione che i Giudei l'avessero rifiutata? O si deve forse pensare che il solo ed unico Dio, creatore di tutti, il quale vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità 43, non fosse capace di trarre in salvo entrambi i popoli senza preferenza per nessuno dei due? E poi in qual senso assai amati per ragione dei Patriarchi? Come mai e in virtù di che assai amati se non credono e persistono nell'essere nemici di Dio? Non ho forse odiato, o Dio, quelli che ti odiano? - dice il Salmista - non mi struggevo forse a causa dei tuoi nemici? Li ho odiati con odio accanito 44! Così parla, suppongo io, il Padre al Figlio per bocca del profeta nel medesimo salmo ove, poco prima, a nome dei credenti aveva detto: Ma da me sono molto onorati i tuoi amici, o mio Dio; assai forte è la loro potenza 45. Ma che cosa può giovare alla loro salvezza, che non si può avere se non mediante la fede e la grazia di Cristo, se sono carissimi a Dio solo per ragione dei Patriarchi? Qual vantaggio possono ritrarre dall'essere amati se poi debbono necessariamente essere condannati per il fatto che, non essendo d'accordo con la fede dei loro antenati Patriarchi e Profeti a causa della loro infedeltà, sono nemici del Vangelo di Cristo? E allora come mai, essendo carissimi a Dio, andranno in perdizione? E se non credono, come mai non andranno in perdizione? D'altronde se sono amati in considerazione dei Patriarchi senza loro merito, come mai potranno non salvarsi in considerazione dei Patriarchi? Non è vero che anche se ci fossero in mezzo a loro Noè, Daniele e Giobbe, questi non potrebbero salvare gli empi loro discendenti, ma salverebbero solo se stessi 46?

Quesito dall'epistola ai Colossesi 2, 18-19.

2. 12. C'è poi un altro passo ancora più oscuro: tiralo su, per così dire, dal fondo del mare e portalo in acque meno profonde e più limpide. Non riesco affatto a capire la seguente frase dell'Apostolo ai Colossesi: Nessuno vi seduca a proprio capriccio con la scusa dell'umiltà e del culto degli Angeli, facendosi avanti con ciò che ha traveduto, vanamente gonfiato dalle proprie idee carnali senza attenersi al Capo 47. Di quali Angeli parla? Se parla degli angeli ribelli a Dio e malvagi, qual culto può essere mai il loro e quale la loro umiltà? E chi mai sarà questo maestro di seduzione il quale, con il pretesto di non so quale culto degli Angeli, sembra insegnare verità contemplate e profondamente comprese, mentre non le ha mai vedute? Senza dubbio sono gli eretici, che seguono e diffondono le dottrine dei demoni con scaltri accorgimenti escogitati dal loro cervello, inventando, come se fossero cose vedute, rappresentazioni immaginarie di realtà mai vedute e seminandole attraverso perniciose discussioni nella mente di persone perversamente inclini alla credulità 48. Sono proprio questi tali a non attenersi al Capo, cioè a Cristo, sorgente della verità, alla cui dottrina non ci si può opporre senza follia. Costoro inoltre sono ciechi e guide di ciechi 49, dei quali, a mio avviso, è detto: Hanno abbandonato me, sorgente d'acqua viva, e si sono scavate cisterne screpolate incapaci di contenere l'acqua 50.

Dall'epistola ai Colossesi 2, 21.

2. 13. Nel passo seguente poi l'Apostolo ha soggiunto: Non prendete, non gustate, non toccate (tutte cose destinate a corrompersi per l'uso stesso che se ne fa) secondo le prescrizioni e gl'insegnamenti degli uomini. Tali precetti hanno bensì un fondamento di saggezza nella loro affettata devozione, nell'umiltà e austerità verso il corpo, ma non sono d'alcun profitto onorato e servono solo a soddisfare le voglie della carne 51. Ma quali sono siffatte cose, che il Maestro della verità attesta che hanno un fondamento di saggezza e afferma tuttavia che sono prive dell'autentica religiosità? Parla forse di certa gente di cui, scrivendo a Timoteo, dice che ha l'apparenza della pietà, ma ne ha rinnegato la effettiva efficacia 52? Ti scongiuro pertanto di spiegarmi parola per parola in modo speciale questi due passi della lettera ai Colossesi, nei quali a cose lodevoli frammischia cose esecrabili. Cos'è infatti sì lodevole come il fondamento della saggezza; cos'è così esecrabile come l'affettata devozione? Anche l'umiltà non solo è accetta a Dio ma pure lodevolissima in rapporto all'autentica religiosità quando come fondamento della saggezza è concessa a coloro dei cui insegnamenti ed azioni ci viene prescritto: Non toccate, non mangiate, tutte cose che conducono alla morte 53, poiché non provengono da Dio, e tutto ciò che non proviene dalla fede è peccato 54. Dio poi dissipa i propositi dei sapienti 55, che agli occhi di Dio sono stolti a causa della prudenza carnale, che non può essere soggetta alla legge di Dio 56, il quale sa che i pensieri di certi uomini sono falsi 57. Orbene, io mi domando, quale specie di umiltà e quale fondamento di saggezza il Salmo attribuisce alla falsità proveniente dagli insegnamenti umani? Così pure capisco ben poco le espressioni: nell'austerità verso il corpo ma senza onorevole giovamento alcuno per soddisfare la carne 58, poiché mi pare che ci sia una grande disparità di significato nelle parole d'una medesima frase. Penso infatti che l'Apostolo con l'espressione nell'austerità verso il corpo parli d'una qualche astinenza finta e inutile, come quella di solito simulata dagli eretici. Con l'espressione seguente: senza onorevole giovamento alcuno pare voglia indicare che, compiendo un'azione esternamente santa ma non conforme alla fede genuina, agiscono senza onore e profitto d'alcuna gloria, poiché la compiono accecati da un errore gravemente riprovevole e perverso, camuffandosi da ministri di santità. L'espressione che aggiunge subito dopo: per saziare la carne mi pare contrastare con l'altra: nell'austerità verso il corpo. Mi pare insomma che sia austero verso il proprio corpo chi lo doma con digiuni, come afferma ancora l'Apostolo: Rendo il mio corpo livido di battiture e lo riduco in schiavitù 59, azione questa assolutamente contraria alla sazietà della carne: salvo che, dicendo austerità verso il corpo abbia voluto dire che preoccuparsi di saziare il corpo, cosa vergognosa in modo particolare per coloro che fanno mostra di osservare i precetti della religione, non è risparmiare il proprio corpo alla stregua del precetto dell' onestà, ricordato in un altro passo: il passo invita a saper usare il proprio corpo come strumento onorato 60 e offrirlo come sacrificio vivente e ben accetto a Dio 61 e non per saziare la carne, poiché l'impinguare il corpo uccide la sobrietà dell'anima ed è nocivo alla castità.

Quesiti dal Vangelo.

3. 14. Rimane adesso che io faccia conoscere alla Santità tua dei quesiti su alcuni passi del Vangelo, ma non tutti quelli che mi si affacciano di solito quando leggo con calma; ora poi non ho né tempo di andare a cercarli qua e là nei vari libri né di scartabellare nella memoria per ricordarmeli. Ti rivolgerò dei quesiti almeno su alcuni argomenti che mi vengono alla mente nello scrivere questa lettera. Sulla natura particolare della nostra risurrezione mi hai già risposto con una lettera piuttosto breve, ma piena di spiegazioni sulla fede, in risposta a quella in cui ti consultavo per la seconda volta mentre mi trovavo a trascorrere l'inverno a Cartagine. Se per caso ne conservi la copia tra le tue carte, ti scongiuro di mandarmela o di riscrivermela di nuovo, poiché ciò non ti procura alcuna difficoltà. Anche se non la conservi trascritta per il fatto che hai trascurato di tenerla tra le tue opere, essendo una lettera breve e vergata in fretta e furia, scrivimela di nuovo, estraendola, con lo stesso contenuto, dal tesoro della tua mente. Ti prego di mandarmela con le altre risposte che vorrai darmi, spero, se Cristo ci concederà il tempo sufficiente, affinché io riceva quanto la tua fatica mi può arrecare di utile per l'intelligenza dei passi della Scrittura sui quali ti rivolgo i quesiti (a te, dico, che vedi per così dire attraverso Dio), perché io possa udire che cosa Dio mi dirà in te o per tuo mezzo.

Le apparizioni di Gesù Cristo.

3. 15. Vorrei che mi spiegassi come e per qual motivo il Signore, dopo la sua risurrezione, apparve alle donne che per prime erano andate al sepolcro, poi ai due che erano in cammino e in seguito ai suoi discepoli e perché talora venne riconosciuto, tal altra no 62. In realtà egli risuscitò con lo stesso corpo con cui aveva patito. Come mai allora il suo corpo non conservò l'aspetto esteriore che aveva prima? O, se lo conservò, come mai non veniva riconosciuto da coloro che lo avevano conosciuto? Il fatto che il Signore era rimasto sconosciuto ai due discepoli che erano in cammino e si svelò ad essi nell'atto di spezzare il pane 63 racchiude, credo, un significato simbolico. Ma riguardo a ciò desidero attenermi non tanto alla mia quanto alla tua opinione.

Apparizione alla Maddalena.

3. 16. C'è poi l'espressione rivolta dal Signore a Maria: Non mi toccare, poiché non sono ancora asceso al Padre 64. Se non permetteva alla Maddalena di toccarlo standole vicino, come avrebbe potuto toccarlo, una volta che fosse asceso al Padre, se non forse mediante un progresso nella fede e l'ascensione della mente, mediante la quale Dio può essere o lontano o vicino all'uomo? Ma essa aveva dubitato di Cristo credendo che fosse l'ortolano. Per questo forse meritò di sentirsi dire: Non mi toccare. Insomma era considerata indegna di toccare Cristo con le mani, non avendolo ancora appreso e riconosciuto come Dio per fede, poiché l'aveva creduto l'ortolano, mentre poco prima aveva sentito dire dagli Angeli: Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 65 Non toccarmi, dunque, perché per te io non sono ancora asceso al Padre, dal momento che ti sembro soltanto un uomo, in seguito potrai toccarmi, quando cioè sarai salita a conoscermi con la fede.

La profezia di Simeone.

3. 17. Spiegami pure che cosa pensi delle parole del beatissimo Simeone, affinché io segua la tua opinione. Egli era andato per impulso dello Spirito Santo al tempio per vedere il Cristo rivelatogli dalla parola di Dio; preso fra le braccia il Bambino Gesù, disse a Maria: Ecco, questi è posto per la rovina e per la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; anzi pure a te una spada trapasserà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori 66. Si deve forse credere che questa profezia riguardasse la passione di Maria, che non si trova scritta in nessun passo della Scrittura? Oppure, volle forse farci intendere l'affetto materno con cui essa, durante la passione, stando presso la croce su cui era confitto il frutto del suo seno, sarebbe rimasta trafitta dal dolore nel suo grembo materno e la spada, che sotto i suoi occhi aveva trafitto la carne del Figlio sulla croce, sarebbe penetrata nell'anima di lei? Vedo infatti che pure di Giuseppe nei Salmi è detto: Umiliarono nei cappi i suoi piedi e il ferro trapassò la sua anima 67, come pure Simeone disse nel Vangelo: E a te pure una spada trapasserà l'anima 68. Non dice la carne ma l'anima, in cui propriamente risiede il sentimento dell'amore e la spina del dolore agisce come la spada. Così avviene sia quando è colpita da qualche offesa arrecata al corpo, come nel caso di Giuseppe, che non sentì i dolori della morte ma delle offese, essendo stato venduto come uno schiavo, messo in catene come un colpevole e gettato in prigione, sia quando la stessa anima è tormentata da un intimo, struggente affanno, come avvenne a Maria. Spinta dal suo affetto materno essa era rimasta presso la croce, su cui era appeso il Signore: su di essa il suo sguardo non vedeva che il Figlio del proprio seno; quando poi lo vide morto, lo pianse in preda alla desolazione tutta umana e si preoccupò di far seppellire il cadavere, senza pensare che sarebbe certamente risorto, poiché lo strazio, da cui era stata turbata alla vista dei supplizi del Figlio, aveva oscurato in lei la fede nel prossimo strepitoso trionfo di Lui. Il Signore tuttavia consolò sua madre, ritta ai piedi della croce, non con la debolezza propria di chi muore, ma con la piena energia di chi vive ed ha in suo potere la morte, ch'egli affrontava spontaneamente e pienamente sicuro della sua prossima risurrezione. Cristo dunque dall'alto della sua croce, accennando all'apostolo Giovanni, si rivolse a lei, dicendo: Donna, ecco tuo figlio e nello stesso tempo all'apostolo, lì presente anche lui, dicendo: Ecco tua madre 69. In tal modo il Signore, mentre dalla debole condizione umana, con cui era nato dalla Donna, stava per passare attraverso la morte di croce all'eternità divina e rimanere poi nella gloria di Dio Padre, affidava ad un uomo i diritti della pietà filiale e fra i suoi discepoli scelse il più giovane per affidare ad un apostolo vergine sua Madre. Ci diede in tal modo con una sola frase due insegnamenti a un tempo: anzitutto ci lasciò l'esempio del vero affetto filiale col preoccuparsi di non lasciare la madre senza l'amore premuroso nell'atto di lasciarla con la presenza fisica; veramente non l'avrebbe lasciata neppure con la presenza fisica poiché presto essa avrebbe visto risorto il Figlio, che allora vedeva morire. Il secondo insegnamento riguardava la fede di tutti: volle farci comprendere con l'arcana disposizione del suo disegno divino il mistero di salvezza racchiuso nel suo amore, nell'affidare con quelle parole la Madre ad un altro che la considerasse sua madre e la consolasse in luogo di lui e consegnandole, anzi generandole, per così dire, un nuovo figlio in luogo della sua presenza fisica, in tal modo volle dimostrare che la Madre non aveva avuto né aveva alcun altro Figlio all'infuori di Lui nato da lei vergine; poiché se il Salvatore non fosse stato il suo unico Figlio, non si sarebbe preoccupato di procurarle tale sollievo nella condizione desolata in cui sarebbe venuta a trovarsi.

La spada del dolore.

3. 18. Ma torniamo alle espressioni di Simeone, riguardo all'ultima delle quali il mio intelletto è come immerso nella nebbia. L'espressione: Pure a te una spada (o un pugnale) trapasserà l'anima, affinché vengano svelati i pensieri di molti cuori 70, se la si prende alla lettera, mi riesce assolutamente oscura, poiché non si legge in nessun passo della sacra Scrittura che la beatissima Maria sia stata uccisa, sì da poter noi credere che il santo profeta volesse predirne il martirio inflitto per mezzo d'una spada vera e propria. Ma anche a proposito di quanto soggiunge: affinché vengano svelati i pensieri di molti cuori (la sacra Scrittura dice d'altronde: Dio scruta i cuori e i reni 71) anche l'Apostolo, parlando del giudizio futuro, dice: Dio allora manifesterà i segreti dei cuori e ciò che è nascosto nelle tenebre 72. Sempre lo stesso Apostolo, parlando in senso spirituale delle armi celesti, di cui dobbiamo armarci nell'anima nostra, chiama spada dello spirito la parola di Dio 73; parlando poi più esplicitamente di questa parola nella lettera agli Ebrei dice: Viva ed efficace, più affilata d'ogni spada a doppio taglio è la parola di Dio, che penetra fino alla divisione dell'animo 74, col resto che sai. Che c'è dunque di strano se la forza di fuoco di quella parola e la sua punta, più affilata di una spada a doppio taglio, trapassò l'animo del santo Giuseppe e poi quello della beata Maria? D'altra parte non risulta che alcuna spada trapassasse il corpo dell'uno o dell'altra. Perché inoltre appaia anche più chiaro che il Profeta usò quel termine per indicare la spada della parola, nel versetto che viene subito dopo dice: La parola del Signore l'aveva infiammato 75. Orbene, la parola di Dio è fuoco ed è spada, come afferma di se stesso il Verbo di Dio quando dice: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e cos'altro desidero se non che si accenda? 76 Così pure in un altro passo dice: Non sono venuto a portare la pace, ma la spada 77. Vedi dunque come egli ha designato l'unica energia della sua dottrina con due termini diversi: il fuoco e la spada. E come mai sarebbe potuto avvenire il martirio e la sofferenza inflitta a Maria per mezzo della spada? Desidero quindi sapere che rapporto avesse con Maria il fatto che venissero svelati i pensieri di molti cuori o in qual modo apparve che per aver trapassato la sua anima una spada, sia materiale o di ferro, sia spirituale della parola di Dio, venissero svelati i pensieri di molti cuori! Spiegami dunque specialmente quest'ultima frase delle espressioni di Simeone, che non dubito sia chiara alla tua santa anima; questa per la purezza del tuo occhio interiore ha meritato di venire illuminata dallo Spirito Santo e in virtù di tale dono può scrutare e capire anche le sublimi realtà di Dio. In grazia delle tue preghiere abbia Dio pietà di me e faccia risplendere su di me la luce del tuo volto 78 mediante la lampada della tua parola, signore mio santo, fratello mio beatissimo e unanime in Cristo Signore, mio maestro nella fede della verità, mio protettore pieno di carità cristiana.

 

    

1 - Sal 15, 3 s.

2 - Rm 9, 8. 7; Eb 11, 18; cf. Gn 21, 12.

3 - Fil 3, 19.

4 - 2 Cor 5, 17.

5 - Mt 9, 13.

6 - Mt 3, 9.

7 - Lc 18, 11.

8 - Sal 52, 6.

9 - Lc 18, 10-14.

10 - Gc 4, 6.

11 - Is 66, 2.

12 - Rm 10, 3.

13 - Rm 4, 2 s.

14 - Rm 2, 29.

15 - Sal 15, 3.

16 - Sal 102, 7.

17 - Gv 9, 16.

18 - Mt 12, 24.

19 - Sal 15, 4.

20 - At 2, 37-41.

21 - Gv 1, 9; 8, 12; 11, 25; 14, 16.

22 - Sal 90, 4.

23 - Mt 23, 37.

24 - Sal 13, 3.

25 - Gv 14, 6.

26 - Sal 16, 14.

27 - Sal 58, 8.

28 - Sal 58, 12.

29 - Lc 23, 34.

30 - Sal 58, 12.

31 - Ap 7, 4-8.

32 - Ap 14, 4.

33 - Sal 67, 22.

34 - Is 1, 6.

35 - Sal 67, 24.

36 - Mt 15, 26.

37 - Ef 4, 11 s.

38 - 1 Cor 12, 28.

39 - At 11, 28.

40 - At 21, 10 s.

41 - 1 Tm 2, 1.

42 - Rm 11, 28.

43 - 1 Tm 2, 4.

44 - Sal 138, 20 s.

45 - Sal 138, 17.

46 - Ez 14, 14. 16.

47 - Col 2, 18 s.

48 - 1 Tm 4, 1 s.

49 - Mt 15, 14.

50 - Ger 3, 13.

51 - Col 2, 21-23.

52 - 2 Tm 3, 5.

53 - Col 2, 21.

54 - Rm 14, 23.

55 - Sal 32, 10.

56 - Rm 8, 7.

57 - Sal 93, 11.

58 - Col 2, 23.

59 - 1 Cor 9, 27.

60 - 1 Ts 4, 4.

61 - Rm 12, 1.

62 - Cf. Mc 16, 9-75; Lc 24, 16. 36; Gv 20, 14.

63 - Lc 24, 30.

64 - Gv 20, 17.

65 - Lc 24, 5.

66 - Lc 2, 34 s.

67 - Sal 104, 18.

68 - Lc 2, 33.

69 - Gv 19, 26 s.

70 - Lc 2, 35.

71 - Sal 7, 10.

72 - 1 Cor 4, 5.

73 - Ef 6, 17.

74 - Eb 4, 12.

75 - Sal 104, 19.

76 - Lc 12, 49.

77 - Mt 10, 34.

78 - Sal 4, 7.


Guida pratica al sacramento della Confessione

Vita cristiana -

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IL PECCATO


1. Che cos'è il peccato?

Il peccato è «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna» (sant'Agostino). È un'offesa a Dio, una disobbedienza a Lui, alla sua Legge d'amore. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua Misericordia.

2. Come si distingue il peccato da noi commesso?

Si distingue in peccato mortale (o grave) e veniale.

3. Quando si commette il peccato mortale?

Si commette il peccato mortale quando ci sono nel contempo materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso. Questo peccato rompe l'amicizia con Dio, ci priva della grazia santificante, distrugge in noi la carità, ci conduce alla morte eterna dell'inferno se non ci si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti del Battesimo e

della Penitenza o Riconciliazione (comunemente chiamato Sacramento della Confessione).

4. Quando si commette il peccato veniale?

Il peccato veniale, che si differenzia essenzialmente dal peccato mortale, si commette quando si ha materia leggera, piena consapevolezza e deliberato consenso, oppure quando si ha materia grave, ma senza piena consapevolezza o deliberato consenso. Il peccato veniale non rompe l'amicizia con Dio, non priva della grazia santificante, ma indebolisce la carità, manifesta un affetto disordinato per i beni creati, ostacola i progressi dell'anima nell'esercizio delle virtù e nella pratica del bene. Il peccato veniale esige una purificazione temporale (pena temporale).

5. Come prolifera in noi il peccato?

Il peccato trascina al peccato, e la sua ripetizione genera il vizio.

6. Che cosa sono i vizi?

I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono cattive abitudini che ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi possono essere collegati ai sette peccati cosiddetti capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia spirituale o accidia.

7. Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri?

Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri quando vi cooperiamo: prendendovi parte direttamente e volontariamente; comandandoli, consigliandoli, lodandoli o approvandoli; non denunciandoli o non impedendoli quando si è tenuti a farlo; proteggendo coloro che commettono il male.

I PECCATI PIÙ GRAVI

I SEI PECCATI CONTRO LO SPIRITO SANTO

1. Disperare di salvarsi.

2. Presunzione di salvarsi senza merito.

3. Impugnare la verità conosciuta.

4. Invidia della grazia altrui.

5. Ostinazione nei peccati.

6. Impenitenza finale.


I QUATTRO PECCATI CHE GRIDANO VENDETTA AL COSPETTO DI DIO

1. Omicidio volontario.

2. Peccato impuro contro natura.

3. Oppressione dei poveri.

4. Defraudare del giusto salario gli operai.


LA CONFESSIONE

8. Che cos'è la Confessione?

La Confessione è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo (Gv 20, 19-23).


ELEMENTI NECESSARI PER FARE UNA BUONA CONFESSIONE

9. Quante e quali cose si richiedono per fare una buona Confessione?

Per fare una buona Confessione si richiedono cinque cose:

1° esame di coscienza;

2° pentimento o dolore dei peccati;

3° proposito di non commetterne più;

4° accusa dei peccati;

5° soddisfazione o penitenza.


ESAME DI COSCIENZA

10. Come si fa l'esame di coscienza?

L'esame di coscienza si fa richiamando alla mente i peccati commessi in pensieri, parole, opere ed omissioni, contro i Comandamenti di Dio, i precetti della Chiesa e gli obblighi del proprio stato (per esempio, gli obblighi di sposo, di genitore, di figlio, di lavoratore, di studente, etc.), a cominciare dall'ultima confessione ben fatta.


NORME FONDAMENTALI DELLA VITA CRISTIANA

I DIECI COMANDAMENTI, O DECALOGO lo sono il Signore Dio tuo:

1. Non avrai altro Dio fuori di me.

2. Non nominare il nome di Dio invano.

3. Ricordati di santificare le feste.

4. Onora il padre e la madre.

5. Non uccidere.

6. Non commettere atti impuri (*).

7. Non rubare.

8. Non dire falsa testimonianza.

9. Non desiderare la donna d'altri.

10. Non desiderare la roba d'altri.

(*) Riportiamo un brano di un discorso di Giovanni Paolo II ai Vescovi degli Stati Uniti d'America:

«Con la schiettezza del Vangelo, la compassione di Pastori e la carità di Cristo, voi avete affrontato la questione dell'in dissolubilità del matrimonio, affermando giustamente: «Il patto tra un uomo e una donna uniti in matrimonio cristiano è tanto indissolubile e irrevocabile quanto l'amore di Dio per il suo popolo e l'amore di Cristo per la sua Chiesa». Esaltando la bellezza del matrimonio voi avete giustamente preso posizione sia contro la teoria della contraccezione sia contro gli atti contraccettivi, come fece l'enciclica Humanae vitae. Ed io stesso oggi, con la stessa convinzione di Paolo VI, ratifico l'insegnamento di questa enciclica, emessa dal mio Predecessore "in virtù del mandato affidatoci da Cristo ". Descrivendo l'unione sessuale tra marito e moglie come una speciale espressione del loro patto d'amore, voi avete giustamente affermato: "Il rapporto sessuale è un bene umano e morale soltanto nell'ambito del matrimonio: fuori del matrimonio esso è immorale ".

Come uomini che hanno `parole di verità e la potenza di Dio " (2 Cor 6,7), come autentici maestri della legge di Dio e Pastori compassionevoli, voi avete anche giustamente affermato: 'Il comportamento omosessuale (che va distinto dall'orientamento omosessuale) è moralmente disonesto "». «...Sia il magistero della Chiesa, nella linea di una tradizione costante, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato» (Dichiarazione della sacra Congregazione per la dottrina della fede circa alcune questioni di etica sessuale, 29 dicembre 1975, n. 9).


I CINQUE PRECETTI DELLA CHIESA

1. Partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimanere liberi da lavori e da altre attività che potrebbero impedire la santificazione di tali giorni.

2. Confessare i propri peccati almeno una volta all'anno.

3. Ricevere il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua.

4. Astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa.

5. Sovvenire alle necessità materiali della Chiesa stessa, secondo le proprie possibilità.

PENTIMENTO O DOLORE DEI PECCATI

11. Che cos'è il pentimento?

Il pentimento è il dispiacere o dolore dei peccati commessi, che ci fa proporre di non peccare più. Può essere perfetto o imperfetto.

12. Che cos'è il pentimento perfetto o contrizione?

Il pentimento perfetto o contrizione è il dispiacere dei peccati commessi, perché sono offesa a Dio nostro Padre, infinitamente buono e amabile, e causa della Passione e Morte di Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro Redentore.

13. Che cos'è il pentimento imperfetto o attrizione?

Il pentimento imperfetto o attrizione è il dispiacere dei peccati commessi, per il timore della pena eterna (Inferno) e delle pene temporali, o anche per la bruttezza del peccato.


PROPOSITO DI NON COMMETTERNE PIÙ

14. Che cos'è il proposito?

Il proposito è la volontà risoluta di non commettere mai più peccati e di fuggirne le occasioni.

15. Che cos'è l'occasione del peccato?

L'occasione del peccato è ciò che ci mette in pericolo di peccare.

16. Siamo obbligati a fuggire le occasioni dei peccati?

Siamo obbligati a fuggire le occasioni dei peccati, perché siamo obbligati a fuggire il peccato: chi non le fugge, finisce per cadere, poiché "chi ama il pericolo in esso si perderà" (Sir 3, 27).


ACCUSA DEI PECCATI

17. Che cos'è l'accusa dei peccati?

L'accusa dei peccati è la manifestazione dei peccati fatta al Sacerdote confessore, per ricevere l'assoluzione.

18. Di quali peccati siamo obbligati ad accusarci?

Siamo obbligati ad accusarci di tutti i peccati mortali (con numero e circostanze) non ancora confessati o confessati male. La Chiesa raccomanda vivamente di confessare anche i peccati veniali per formare la propria coscienza, lottare contro le cattive inclinazioni, lasciarsi guarire da Cristo e progredire nella vita dello Spirito.

19. Come deve essere l'accusa dei peccati?

L'accusa dei peccati deve essere umile, intera, sincera, prudente e breve.

20. Quali circostanze si devono manifestare, perché l'accusa sia intera?

Perché l'accusa sia intera, si devono manifestare le circostanze che mutano la specie del peccato:

1. quelle per le quali un'azione peccaminosa da veniale diventa mortale;

2. quelle per le quali un'azione peccaminosa contiene due o più peccati mortali.


21. Chi non ricorda precisamente il numero dei suoi peccati mortali, che cosa deve fare?

Chi non ricorda precisamente il numero dei suoi peccati mortali, deve accusarne il numero, perlomeno, approssimativo.

22. Perché non dobbiamo farci vincere dalla vergogna e tacere qualche peccato mortale?

Non dobbiamo farci vincere dalla vergogna e tacere qualche peccato mortale, perché ci confessiamo a Gesú Cristo nella persona del confessore, e questi non può rivelare nessun peccato, a costo anche della vita (sigillo sacramentale); e perché, altrimenti, non ottenendo il perdono saremo condannati.

23. Chi per vergogna tacesse un peccato mortale, farebbe una buona Confessione?

Chi per vergogna tacesse un peccato mortale, non farebbe una buona Confessione, ma commetterebbe un sacrilegio (*).

(*) Il sacrilegio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio. Il sacrilegio è un peccato gravissimo , soprattutto quando è commesso contro l’Eucaristia, perché, in questo Sacramento, è presente Nostro Signore Gesù Cristo in modo vero, reale, sostanziale; con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità.


24. Che cosa deve fare chi sa di non essersi confessato bene?

Chi sa di non essersi confessato bene, deve rifare le confessioni fatte male e accusarsi dei sacrilegi commessi.

25. Chi senza colpa ha tralasciato o dimenticato un peccato mortale, ha fatto una buona Confessione?

Chi senza colpa ha tralasciato o dimenticato un peccato mortale (o grave), ha fatto una buona Confessione. Qualora se ne ricordasse, gli resta l'obbligo di accusarsene nella Confessione seguente.


SODDISFAZIONE O PENITENZA

26. Che cos'è la soddisfazione o penitenza?

La soddisfazione, o penitenza sacramentale, é il compimento di certi atti di penitenza che il confessore impone al penitente per riparare il danno causato dal peccato commesso e per soddisfare alla giustizia di Dio.

27. Perché nella Confessione s'impone la penitenza?

Nella Confessione s'impone la penitenza perché l'assoluzione toglie il peccato, ma non porta rimedio a tutti i disordini che il peccato ha causato (*). Molti peccati recano offesa al prossimo. Bisogna fare il possibile per riparare (ad esempio, restituire cose rubate, ristabilire la reputazione di chi è stato calunniato, risanare le ferite). La semplice giustizia lo esige. Ma, in più, il peccato ferisce e indebolisce il peccatore stesso, come anche le sue relazioni con Dio e con il prossimo. Risollevato dal peccato, il peccatore deve ancora recuperare la piena salute spirituale. Deve dunque fare qualcosa di più per riparare le proprie colpe: deve "soddisfare" in maniera adeguata o "espiare" i suoi peccati.

(*) Il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato mortale (o grave) ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la "pena eterna" del peccato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta "pena temporale" del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall'esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena.

Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell'«uomo vecchio» e a rivestire l’uomo nuovo».

28. Quando si deve fare la penitenza?

Se il confessore non ha prescritto alcun tempo, la penitenza si deve fare al più presto.


LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE

1. Dar da mangiare agli affamati.

2. Dar da bere agli assetati.

3. Vestire gli ignudi.

4. Alloggiare i pellegrini

5. Visitare gli infermi.

6. Visitare i carcerati.

7. Seppellire i morti.


LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE

1. Consigliare i dubbiosi.

2. Insegnare agli ignoranti.

3. Ammonire i peccatori.

4. Consolare gli afflitti.

5. Perdonare le offese.

6. Sopportare pazientemente le persone moleste.

7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.


CONFESSIONE ED EUCARISTIA

29. Quando si deve fare la santa Comunione?

La Chiesa raccomanda ai fedeli che partecipano alla santa Messa di ricevere con le dovute disposizioni anche la santa Comunione, prescrivendone l'obbligo almeno a Pasqua.

30. Che cosa si richiede per ricevere la santa Comunione?

Per ricevere la santa Comunione si deve essere pienamente incorporati alla Chiesa Cattolica ed essere in stato di grazia, cioè senza peccati mortali. Chi è consapevole di aver commesso un peccato mortale (o grave) deve accostarsi al Sacramento della Confessione prima di ricevere la santa Comunione. Importanti sono anche lo spirito di raccoglimento e di preghiera, l'osservanza del digiuno prescritto dalla Chiesa (*) e l'atteggiamento umile e modesto del corpo (nei gesti e nell'abbigliamento), in segno di rispetto a Gesù Cristo.

(*) A riguardo del digiuno che si deve osservare per ricevere la santa Comunione, le disposizioni della Sacra congregazione per il Culto divino del 21 giugno 1973 stabiliscono quanto segue:

1 - Per ricevere il Sacramento dell'Eucaristia i comunicandi devono essere da un'ora digiuni di cibi solidi e di bevande, fatta eccezione per l'acqua.

2 - Il tempo del digiuno eucaristico o dell'astinenza dal cibo e dalle bevande viene ridotto a un quarto d'ora circa:

a) per i malati degenti all'ospedale o a domicilio, anche se non costretti a letto;

b) per i fedeli avanzati in età, sia nella loro abitazione che in casa di riposo;

c) per i sacerdoti malati, anche se non costretti a degenza, o per quelli anziani, sia che celebrino la Messa o che ricevano la santa Comunione;

d) per le persone addette alla cura dei malati o degli anziani e per i congiunti degli assistiti, che desiderano fare con essi la santa Comunione, quando non possono, senza disagio, osservare il digiuno di un'ora.


31. Chi si comunicasse in peccato mortale riceverebbe Gesù Cristo?

Chi si comunicasse in peccato mortale, riceverebbe Gesù Cristo, ma non la sua grazia, anzi commetterebbe un orribile sacrilegio (cfr. 1 Cor 11, 27-29).

32. In che cosa consiste la preparazione prima della Comunione?

La preparazione prima della Comunione consiste nel soffermarsi per qualche momento a considerare Chi andiamo a ricevere e chi siamo noi, facendo atti di fede, di speranza, di carità, di contrizione, di adorazione, di umiltà e di desiderio di ricevere Gesù Cristo.

33. In che cosa consiste il ringraziamento dopo la Comunione?

Il ringraziamento dopo la Comunione consiste nello stare raccolti ad adorare dentro di noi, con fede viva, il Signore Gesù, manifestandogli tutto il nostro affetto, la nostra riconoscenza e presentandogli con fiducia le nostre necessità, quelle della Chiesa e del mondo intero.

34. Dopo la santa Comunione quanto tempo resta in noi Gesù Cristo?

Dopo la santa Comunione Gesù Cristo resta in noi con la sua grazia finché non si pecca mortalmente e con la sua presenza vera, reale e sostanziale resta in noi finché non si sono consumate le specie eucaristiche.

35. Quali sono i frutti della santa Comunione?

La santa Comunione accresce la nostra unione con Gesù Cristo e con la sua Chiesa, conserva e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo e nella Cresima e ci fa crescere nell'amore verso il prossimo. Fortificandoci nella carità, cancella i peccati veniali e ci preserva dai peccati mortali.


SUSSIDIO PER L'ESAME DI COSCIENZA

DOVERI VERSO DIO

- Hai fatto sempre bene le tue confessioni passate?

- Hai ricevuto la S. Comunione con la certezza di essere in peccato mortale senza prima esserti confessato?

- Hai confessato i tuoi peccati almeno una volta all'anno?

- Hai ricevuto la S. Comunione almeno a Pasqua?

- Hai dubitato (o peggio negato), volontariamente, di qualche verità della fede?

- Hai accettato o appoggiato dottrine condannate dalla Chiesa: divorzio, aborto, eutanasia, ecc.?

- Hai votato per partiti o candidati contrari ai principi cristiani e alla Chiesa?

- Hai avuto vergogna di professare la tua fede cristiana cattolica?

- Hai mancato di rispetto a luoghi, persone o cose sacre?

- Hai contribuito alle necessità materiali della Chiesa, secondo le tue possibilità?

- Hai prestato fede alla superstizione, agli scongiuri, ai maghi, ai cartomanti, agli oroscopi? Hai partecipato a sedute spiritiche?

- Hai recitato con devozione le preghiere del mattino e della sera?

- Hai pregato volontariamente in modo distratto e superficiale?

- Hai trascurato di istruirti nelle verità della fede cattolica?

- Hai bestemmiato il Nome di Dio, della Vergine Maria o dei Santi?

- Hai nominato invano o con poco rispetto il loro nome?

- Hai giurato per cose da poco, o peggio, hai giurato il falso?

- Hai perso la S. Messa alla domenica e nelle feste di precetto senza un grave motivo, ma per negligenza o pigrizia o cattiva volontà?

- Hai fatto il possibile perché i tuoi figli e i tuoi sottoposti non perdessero la S. Messa in tali giorni?

- Hai lavorato o fatto lavorare gli altri in tali giorni senza un grave motivo?

- Hai osservato l'astinenza dalle carni e il digiuno stabiliti dalla Chiesa?

- Hai partecipato attivamente alla vita della Chiesa, collaborando secondo le tue possibilità alle iniziative di apostolato e di carità?


DOVERI VERSO IL PROSSIMO E VERSO NOI STESSI

- Hai amato, rispettato e obbedito ai genitori e ai superiori?

- Hai dato loro gravi dispiaceri?

- Hai dato una buona educazione e un buon esempio ai tuoi figli?

- Hai provveduto affinché i tuoi figli ricevessero una formazione cristiana (per esempio la catechesi) e i Sacramenti?

- Hai accolto e rispettato la vocazione dei figli o l'hai ostacolata o impedita?

- Hai provveduto affinché i tuoi familiari o amici, gravemente malati, ricevessero gli ultimi Sacramenti (Confessione, Viatico e Unzione degli Infermi)?

- Hai compiuto con diligenza i doveri del tuo stato?

- Hai salvaguardato l'indissolubilità del matrimonio?

- Hai commesso adulterio?

- Hai trattato male i tuoi dipendenti?

- Hai osservato le leggi civili?

- Hai fatto obiezione di coscienza alle leggi civili contrarie alla Legge di Dio?

- Hai procurato o favorito o consigliato l'aborto?

- Hai mancato di rispetto verso i più deboli?

- Hai soccorso i poveri, i bisognosi, i malati ecc. ?

- Hai odiato il tuo prossimo; gli hai desiderato o augurato il male?

- Hai lasciato che l'ira avesse il sopravvento nelle tue parole e azioni?

- Hai rancore verso qualcuno?

- Hai esagerato nel mangiare e nel bere, ubriacandoti?

- Hai fatto uso di droghe pesanti o leggere?

- Hai fumato troppo?

- Hai guidato con imprudenza mettendo a repentaglio la vita tua o altrui?

- Hai nutrito volontariamente pensieri di gelosia e di invidia?

- Hai acconsentito volontariamente a pensieri, desideri e sguardi contrari alla castità?

- Hai letto libri immorali o riviste pornografiche?

- Hai assistito a spettacoli immorali?

- Hai frequentato compagnie pericolose?

- Hai fatto o ascoltato discorsi cattivi o maliziosi?

- Hai dato scandalo, provocando al peccato, con il parlare, con il tuo modo di vestire o in qualche altro modo?

- Hai cercato volontariamente occasioni di peccato?

- Hai commesso atti impuri da solo o in compagnia?

- Hai impedito in qualche modo il concepimento nell'atto coniugale?

- Hai fatto ricorso alla sterilizzazione?

- Hai rubato? Il valore era esiguo o elevato?

- Hai restituito quanto hai rubato o trovato?

- Hai imbrogliato nel vendere, nel comperare o nel lavoro?

- Hai riparato il danno recato al prossimo?

- Hai pagato i tuoi debiti?

- Hai retribuito con giustizia ed equità i tuoi dipendenti?

- Hai usato male il denaro?

- Hai detto bugie?

- Hai gravemente pregiudicato gli altri con la menzogna?

- Hai violato i segreti ricevuti?

- Hai avuto contegni ipocriti o poco trasparenti con il tuo prossimo?

- Hai pensato o parlato male degli altri?

- Hai calunniato qualcuno?

- Hai tenuto un contegno superbo, ambizioso, orgoglioso, vanitoso ed egoista?

- Hai il cuore attaccato alle cose di questo mondo?


PREGHIERE

Formule che il fedele può utilizzare per esprimere il proprio atto di pentimento durante la celebrazione della Confessione.

ATTO DI DOLORE - Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.

O Gesù d'amore acceso, non ti avessi mai offeso! O mio caro e buon Gesú, con la tua santa grazia non ti voglio offender più né mai più disgustarti, perché ti amo sopra ogni cosa. Gesú mio, misericordia, perdonami.

O Gesù mio, misericordia, perdonami!

Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me peccatore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, lavami nel tuo Sangue da ogni peccato.

Gesù ti amo, perdonami!






2-28 Giugno 2, 1899. Sulla conoscenza di noi stessi.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Il mio dolcissimo Gesù questa mattina mi ha voluto far toccare con le proprie mani il mio nulla. Nell’atto che si è fatto vedere, le prime parole che mi ha indirizzato sono state:

(2) “Chi sono Io, e chi sei tu?”

(3) In queste due parole vidi due luci immense: In una comprendevo Dio, nell’altra vedevo la mia miseria, il mio nulla. Mi vedevo non essere altro che un’ombra, come quell’ombra che fa il sole nell’irradiare la terra, che dipende dal sole, che passando per essa ad altri punti, l’ombra finisce d’esistere fuori del suo splendore. Così l’ombra mia, cioè il mio essere, dipende dal mistico Sole Iddio, e che in un semplice istante può disfare quest’ombra. Che dire poi, come ho deformato quest’ombra che il Signore mi ha dato, non essendo neppure mia? Fa orrore a pensarlo, puzzolente, putrida, tutta verminosa, eppure in questo stato così orrido, ero costretta a stare innanzi ad un Dio sì santo, oh! come sarei stata contenta se mi fosse dato nascondere nei più cupi abissi.

(4) Dopo ciò Gesù mi ha detto: “Il favore più grande che posso fare ad un’anima, è il farle conoscere sé stessa, la conoscenza di sé e la conoscenza di Dio, vanno pari passo, per quanto conoscerai te stessa, altrettanto conoscerai Dio. L’anima che ha conosciuto sé stessa, vedendosi che da sé non può niente operare di bene, quest’ombra del suo essere la trasforma in Dio e ne avviene che in Dio fa tutte le sue operazioni. Succede che l’anima sta in Dio e cammina presso di Lui, senza guardare, senza investigare, senza parlare, in una parola, come morta, perché conoscendo a fondo il suo nulla, non ardisce di fare niente da sé, ma ciecamente segue il tiro delle operazioni del Verbo”.

(5) A me sembra che all’anima che conosce sé stessa, succede come a quelle persone che vanno in vapore, che mentre passano da un punto all’altro, senza fare un passo da sé stesse, fanno dei lunghi viaggi, ma tutto ciò in virtù del vapore che le trasporta. Così l’anima, mettendosi in Dio, come le persone in vapore, fa dei sublimi voli nella via della perfezione, ma conoscendo appieno che non essa, ma in virtù di quel Dio benedetto che la porta in Sé. Oh! come il Signore favorisce, arricchisce, concede le grazie più grandi, sapendo che non a sé, ma tutto a Lui attribuisce. Oh! anima che conosci te stessa, quanto tu sei fortunata!