Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà  qualche cosa da voi, vi farà  buoni in tutto quello in cui vorrà  adoperarvi. (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 7° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 24

1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio.2Gesù disse loro: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata".
3Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo".

4Gesù rispose: "Guardate che nessuno vi inganni;5molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno.6Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine.7Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi;8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori.9Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome.10Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda.11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti;12per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà.13Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato.14Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.

15Quando dunque vedrete 'l'abominio della desolazione', di cui parlò il profeta Daniele, stare 'nel luogo santo' - chi legge comprenda -,16allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti,17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa,18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.19Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni.20Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato.
21Poiché vi sarà allora 'una tribolazione' grande, 'quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora', né mai più ci sarà.22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.23Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete.24Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.25Ecco, io ve l'ho predetto.

26Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: È in casa, non ci credete.27Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.28Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi.

29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,

'il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
gli astri cadranno' dal cielo
'e le potenze dei cieli' saranno sconvolte.

30Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e 'allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra', e vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo' con grande potenza e gloria.31Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.

32Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina.33Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte.34In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.35Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
36Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

37Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.40Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato.41Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.43Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.44Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

45Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?46Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!47In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.48Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,50arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa,51lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.


Primo libro dei Re 11

1Ma il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne e hittite,2appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: "Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dèi". Salomone si legò a loro per amore.3Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli pervertirono il cuore.4Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dèi stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre.5Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti.6Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre.
7Salomone costruì un'altura in onore di Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche in onore di Milcom, obbrobrio degli Ammoniti.8Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che offrivano incenso e sacrifici ai loro dèi.
9Il Signore, perciò, si sdegnò con Salomone, perché aveva distolto il cuore dal Signore Dio d'Israele, che gli era apparso due volte10e gli aveva comandato di non seguire altri dèi, ma Salomone non osservò quanto gli aveva comandato il Signore.11Allora disse a Salomone: "Poiché ti sei comportato così e non hai osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti, ti strapperò via il regno e lo consegnerò a un tuo suddito.12Tuttavia non farò ciò durante la tua vita per amore di Davide tuo padre; lo strapperò dalla mano di tuo figlio.13Ma non tutto il regno gli strapperò; una tribù la darò a tuo figlio per amore di Davide mio servo e per amore di Gerusalemme, città da me eletta".
14Il Signore suscitò contro Salomone un avversario, l'idumeo Hadàd che era della stirpe regale di Edom.15Dopo la disfatta inflitta da Davide a Edom, quando Ioab capo dell'esercito era andato a seppellire i cadaveri e aveva ucciso tutti i maschi di Edom -16Ioab e tutto Israele vi si erano fermati sei mesi per sterminare tutti i maschi di Edom -17Hadàd con alcuni Idumei a servizio del padre fuggì in Egitto. Allora Hadàd era giovinetto.18Essi partirono da Madian e andarono in Paran; presero con sé uomini di Paran e andarono in Egitto dal faraone, che ospitò Hadàd, gli assicurò il mantenimento, parlò con lui e gli assegnò terreni.19Hadàd trovò grazia agli occhi del faraone, che gli diede in moglie una sua cognata, la sorella della regina Tafni.20La sorella di Tafni gli partorì il figlio Ghenubàt, che Tafni allevò nel palazzo del faraone. Ghenubàt visse nella casa del faraone tra i figli del faraone.21Quando Hadàd seppe in Egitto che Davide si era addormentato con i suoi padri e che era morto Ioab capo dell'esercito, disse al faraone: "Lasciami partire; voglio andare nel mio paese".22Il faraone gli rispose: "Ti manca forse qualcosa nella mia casa perché tu cerchi di andare nel tuo paese?". Quegli soggiunse: "No! ma, ti prego, lasciami andare".23Dio suscitò contro Salomone un altro avversario, Razòn figlio di Eliada, che era fuggito da Hadad-Èzer re di Zoba, suo signore.24Egli adunò gente contro di lui e divenne capo di una banda, quando Davide aveva massacrato gli Aramei. Quindi egli prese Damasco, vi si stabilì e ne divenne re.25aFu avversario di Israele per tutta la vita di Salomone.
25bEcco il male fatto da Hadàd: fu nemico di Israele e regnò su Edom.
26Anche Geroboamo, figlio dell'efraimita Nebàt, di Zereda - sua madre, una vedova, si chiamava Zerua -, mentre era al servizio di Salomone, insorse contro il re.27La causa della sua ribellione al re fu la seguente: Salomone costruiva il Millo e chiudeva la breccia apertasi nella città di Davide suo padre;28Geroboamo era un uomo di riguardo; Salomone, visto come il giovane lavorava, lo nominò sorvegliante di tutti gli operai della casa di Giuseppe.29In quel tempo Geroboamo, uscito da Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Achia di Silo, che indossava un mantello nuovo; erano loro due soli, in campagna.30Achia afferrò il mantello nuovo che indossava e lo lacerò in dodici pezzi.31Quindi disse a Geroboamo: "Prendine dieci pezzi, poiché dice il Signore, Dio di Israele: Ecco lacererò il regno dalla mano di Salomone e ne darò a te dieci tribù.32A lui rimarrà una tribù a causa di Davide mio servo e a causa di Gerusalemme, città da me scelta fra tutte le tribù di Israele.33Ciò avverrà perché egli mi ha abbandonato, si è prostrato davanti ad Astàrte dea di quelli di Sidòne, a Camos dio dei Moabiti, e a Milcom dio degli Ammoniti, e non ha seguito le mie vie compiendo ciò che è retto ai miei occhi, osservando i miei comandi e i miei decreti, come aveva fatto Davide suo padre.34Non gli toglierò il regno di mano, perché l'ho stabilito capo per tutti i giorni della sua vita a causa di Davide, mio servo da me scelto, il quale ha osservato i miei comandi e i miei decreti.35Toglierò il regno dalla mano di suo figlio e ne consegnerò a te dieci tribù.36A suo figlio lascerò una tribù perché a causa di Davide mio servo ci sia sempre una lampada dinanzi a me in Gerusalemme, città che mi sono scelta per porvi il mio nome.37Io prenderò te e tu regnerai su quanto vorrai; sarai re di Israele.38Se ascolterai quanto ti comanderò, se seguirai le mie vie e farai quanto è giusto ai miei occhi osservando i miei decreti e i miei comandi, come ha fatto Davide mio servo, io sarò con te e ti edificherò una casa stabile come l'ho edificata per Davide. Ti consegnerò Israele;39umilierò la discendenza di Davide per questo motivo, ma non per sempre".
40Salomone cercò di uccidere Geroboamo, il quale però trovò rifugio in Egitto presso Sisach, re di quella regione. Geroboamo rimase in Egitto fino alla morte di Salomone.
41Le altre gesta di Salomone, le sue azioni e la sua sapienza, sono descritte nel libro della gesta di Salomone.42Il tempo in cui Salomone aveva regnato in Gerusalemme su tutto Israele fu di quaranta anni.43Salomone si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide suo padre; gli succedette nel regno il figlio Roboamo.


Salmi 88

1'Canto. Salmo. Dei figli di Core.
Al maestro del coro. Su "Macalat".
Per canto. Maskil. Di Eman l'Ezraita.'

2Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
3Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l'orecchio al mio lamento.

4Io sono colmo di sventure,
la mia vita è vicina alla tomba.
5Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,
sono come un morto ormai privo di forza.
6È tra i morti il mio giaciglio,
sono come gli uccisi stesi nel sepolcro,
dei quali tu non conservi il ricordo
e che la tua mano ha abbandonato.

7Mi hai gettato nella fossa profonda,
nelle tenebre e nell'ombra di morte.
8Pesa su di me il tuo sdegno
e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.

9Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo;
10si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani.

11Compi forse prodigi per i morti?
O sorgono le ombre a darti lode?
12Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà negli inferi?
13Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi,
la tua giustizia nel paese dell'oblio?

14Ma io a te, Signore, grido aiuto,
e al mattino giunge a te la mia preghiera.
15Perché, Signore, mi respingi,
perché mi nascondi il tuo volto?
16Sono infelice e morente dall'infanzia,
sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
17Sopra di me è passata la tua ira,
i tuoi spaventi mi hanno annientato,
18mi circondano come acqua tutto il giorno,
tutti insieme mi avvolgono.
19Hai allontanato da me amici e conoscenti,
mi sono compagne solo le tenebre.


Salmi 30

1'Salmo. Canto per la festa della dedicazione del tempio. Di Davide'.

2Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato
e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
3Signore Dio mio,
a te ho gridato e mi hai guarito.
4Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.

5Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
rendete grazie al suo santo nome,
6perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera sopraggiunge il pianto
e al mattino, ecco la gioia.

7Nella mia prosperità ho detto:
"Nulla mi farà vacillare!".
8Nella tua bontà, o Signore,
mi hai posto su un monte sicuro;
ma quando hai nascosto il tuo volto,
io sono stato turbato.
9A te grido, Signore,
chiedo aiuto al mio Dio.

10Quale vantaggio dalla mia morte,
dalla mia discesa nella tomba?
Ti potrà forse lodare la polvere
e proclamare la tua fedeltà?
11Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.

12Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia,
13perché io possa cantare senza posa.

Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.


Lamentazioni 3

1Io sono l'uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.
4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.
7Mi ha costruito un muro tutt'intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.
10Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12Ha teso l'arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.
13Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d'ogni giorno.
15Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.
16Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18E dico: "È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore".
19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.
22Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24"Mia parte è il Signore - io esclamo -
per questo in lui voglio sperare".
25Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l'anima che lo cerca.
26È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27È bene per l'uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.
28Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29cacci nella polvere la bocca,
forse c'è ancora speranza;
30porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
31Poiché il Signore non rigetta mai...
32Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell'uomo.
34Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
36quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?
37Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?
40"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.
43Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.
46Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina".
48Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.
49Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.
52Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: "È finita per me".
55Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56Tu hai udito la mia voce: "Non chiudere
l'orecchio al mio sfogo".
57Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: "Non temere!".
58Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.
61Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.
64Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l'opera delle loro mani.
65Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66Perseguitali nell'ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.


Lettera agli Efesini 5

1Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi,2e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
3Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi;4lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie!5Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolàtri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio.
6Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono.7Non abbiate quindi niente in comune con loro.8Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce;9il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.10Cercate ciò che è gradito al Signore,11e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente,12poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare.13Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce.14Per questo sta scritto:

"Svégliati, o tu che dormi,
déstati dai morti
e Cristo ti illuminerà".

15Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi;16profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi.17Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio.18E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito,19intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore,20rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

21Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
22Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;23il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.24E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
25E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei,26per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola,27al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.28Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso.29Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa,30poiché siamo membra del suo corpo.31'Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola'.32Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!33Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.


Capitolo XVII: La vita nei monasteri

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1. Se vuoi mantenere pace e concordia con gli altri, devi imparare a vincere decisamente te stesso in molte cose. Non è cosa facile stare in un monastero o in un gruppo, e viverci senza lamento alcuno, mantenendosi fedele sino alla morte. Beato colui che vi avrà vissuto santamente e vi avrà felicemente compiuta la vita. Se vuoi stare saldo al tuo dovere e avanzare nel bene, devi considerarti esule pellegrino su questa terra. Per condurre una vita di pietà, devi farti stolto per amore di Cristo.  

2. Poco contano l'abito e la tonsura; sono la trasformazione della vita e la completa mortificazione delle passioni, che fanno il monaco. Chi tende ad altro che non sia soltanto Dio e la salute dell'anima, non troverà che tribolazione e dolore. Ancora, non avrà pace duratura chi non si sforza di essere il più piccolo, sottoposto a tutti. Qui tu sei venuto per servire, non comandare. Ricordati che sei stato chiamato a sopportare e a faticare, non a passare il tempo in ozio e in chiacchiere. Qui si provano gli uomini, come si prova l'oro nel fuoco (cfr. Sir 27,6). Qui nessuno potrà durevolmente stare, se non si sarà fatto umile dal profondo del cuore, per amore di Dio.


LETTERA 238: Agostino a Pascenzio, conte ariano della corte imperiale, che l'aveva sfidato a un dibattito a Cartagine.

Lettere - Sant'Agostino

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Di data incerta.

Agostino a Pascenzio, conte ariano della corte imperiale, che l'aveva sfidato a un dibattito a Cartagine (cf. Possidio, Vita Aug. 17) e l'aveva preso in giro professando la propria fede (nn. 1-3; 6-9) e poi s'era vantato d'aver vinto Agostino (n. 27). Agostino gli dichiara la propria fede riguardo alle tre Persone e all'unico Dio (n. 10) spiegando il mistero della Trinità (nn. 11-25; 28) e il termin (nn. 4-5; 27); esorta Pascenzio a scrivere e sottoscrivere la professione della propria fede (n. 26) ammonendolo che può esser felice solo chi si assoggetta alla verità (n. 29).

AGOSTINO A PASCENZIO

Accusa Pascenzio di menzogna.

1. 1. Dietro tue insistenti richieste - come tu stesso vorrai ricordare - anzi dietro tuo ordine (tenuto conto di quanto si deve alla tua età e alla tua dignità) ero disposto a conferire a voce con te, anche da solo a solo, sulla fede cristiana nella misura della capacità che il Signore mi avrebbe concesso. Dopo pranzo invece ti dispiacque la proposta che avevamo concordata tra noi, di fare cioè raccogliere le nostre parole dagli stenografi. Affinché quindi tu non vada più dicendo quanto sento dire che vai affermando, che cioè io non avrei osato esporti la mia fede, ricevi con questa lettera ciò che tu potrai leggere e darai a leggere a chi vorrai, ed anche tu, a tua volta, rispondimi per iscritto ciò che vorrai. Poiché non è giusto che uno voglia trinciare giudizi su di un altro e poi non voglia essere giudicato da altri.

Perché Pascenzio non volle far registrare la sua professione di fede.

1. 2. Riguardo poi all'accordo stabilito tra noi due che tu non volesti osservare nell'incontro del pomeriggio, si può facilmente giudicare chi di noi non aveva coraggio d'esporre la propria fede, se chi voleva la si manifestasse, ma temeva che fosse registrata, oppure chi fino a tal punto non voleva fosse sottratta al giudizio dei disputanti, che anzi voleva fosse messa per iscritto per essere affidata anche alla memoria dei lettori; in tal modo nessuno di noi, o perché confusosi per dimenticanza o perché irritato per la divergenza d'opinioni, avrebbe potuto affermare che da uno di noi non era stato detto ciò che lo era stato o ch'era stato detto quanto non lo era stato. Con questi espedienti infatti sono soliti cercare una scappatoia alla loro sfavorevole difesa coloro che hanno maggior desiderio della contestazione che della verità. Una cosa simile non si sarebbe potuta dire né da me né da te né di me né di te, se tu fossi rimasto fedele al patto secondo il quale le nostre parole dovevano essere registrate per iscritto, soprattutto perché proprio tu, riguardo ai termini con cui hai dichiarato la tua fede, li hai cambiati ogni volta che li hai ripetuti, ma penso che ciò sia avvenuto non tanto per inganno quanto per dimenticanza.

Astuzia e sotterfugi di Pascenzio per ingannare.

1. 3. All'inizio infatti tu affermasti "di credere in Dio Padre onnipotente, invisibile, non generato, incomprensibile, e in Gesù Cristo, suo Figlio, Dio come lui, nato prima dei secoli, per mezzo del quale è stata creata ogni cosa, e nello Spirito Santo ". Sentite queste parole io risposi che, di quanto avevi detto, non c'era niente contrario alla mia fede e perciò, se tu lo avessi scritto, avrei potuto sottoscriverlo anch'io. Si arrivò allora, non so come, al punto che tu, preso un foglio di carta, acconsentisti a dichiarare, anche per iscritto, le cose che avevi dette. Avendomelo tu dato a leggere, m'accorsi che avevi tralasciato il termine " Padre ", perché avevi scritto solo " Dio onnipotente, invisibile, non generato, non nato ". Appena ti feci notare questa omissione tu, dopo una breve discussione, aggiungesti il termine " Padre ". Nello scritto avevi bensì tralasciato anche il termine " incomprensibile " che avevi espresso a parole, ma io non ne feci alcuna menzione.

Contraddizioni nell'usar il termine

1. 4. Dopo di ciò io ti dissi ch'ero ancora pronto a sottoscrivere che quelle parole potevano essere anche mie; prima però, al fine di non dimenticare quel che mi era venuto in mente, ti chiesi se l'espressione " Padre non generato " si leggesse in qualche passo della S.Scrittura. Feci questo perché all'inizio della nostra discussione era stata fatta menzione di Ario e d'Eunomio e ti era stato chiesto, non da me bensì dal mio fratello Alipio, quale di essi fosse stato seguito da Aussenzio, ch'era stato lodato da te con un alto elogio; tu allora ad alta voce dichiarasti degni di anatema sia Ario che Eunomio, ma subito dopo chiedesti a noi di lanciare l'anatema all' come se fosse un individuo che si chiamasse così come Ario ed Eunomio. In seguito pretendesti con tutte le forze che noi ti mostrassimo questo termine nelle Scritture e allora saresti entrato subito nella nostra comunione ecclesiale. Ti rispondemmo che, parlando noi latino e quel termine essendo greco, occorreva prima cercare il significato di e poi esigere che fosse mostrato nei libri sacri. Tu al contrario ripetevi sempre lo stesso termine, sbandierandolo con astio e, ricordando ch'esso era registrato nei concili dei nostri antenati, ti accanivi nell'insistere che assolutamente ti mostrassimo nelle Sacre Scritture proprio il termine , mentre noi ti ricordavamo ripetutamente che la nostra lingua non era la greca e che perciò occorreva prima spiegare e capire bene il senso del termine e poi cercarlo nei Libri sacri: poiché, sebbene non si trovasse quel termine preciso, tuttavia si sarebbe trovata certamente la realtà da esso significata. Che cosa c'è infatti di più rissoso che discutere su un termine quando è nota la realtà significata?

La Scrittura non è un dizionario teologico.

1. 5. Avevamo dunque parlato già di tali cose tra noi dopo essere giunti al punto in cui - come ho ricordato - tu scrivesti la tua professione di fede con parole in cui io non vedevo nulla di contrario alla mia fede e perciò mi dichiarai pronto a sottoscriverle; ciononostante io ti chiesi - come ho già detto - se nella S. Scrittura ricorresse il termine " ingenerato " da te riferito al Padre. Avendomi tu risposto che vi stava scritto, ti chiesi con maggior insistenza di farmelo vedere. Allora uno dei presenti, seguace - per quanto è dato capire - della tua fede, mi disse: " Ebbene? Affermi forse che il Padre è generato? " Ed io: " No " gli risposi. Ed egli: " Se dunque non è generato, è ingenerato ". " Vedi da te stesso - gli rispondo - che può succedere che d'un termine che non ricorre nelle SS. Scritture si può dare la spiegazione con la quale dimostrare che viene usato correttamente. Così dunque anche se nelle Scritture non troviamo il termine che ci costringevate a mostrarvi in esse, può darsi che vi troviamo la cosa per la quale si giudichi che questo termine è usato correttamente ".

Ambiguità e prepotenza di Pascenzio.

1. 6. Detto ciò, rimasi attento per ascoltare che cosa te ne paresse e mi dicesti ch'era giusto che nelle Sacre Scritture il Padre non fosse chiamato " ingenerato ", per non fargli offesa neppure con tale appellativo. " Dunque - rispondo - poco fa è stata fatta offesa a Dio e proprio di tuo pugno ". A questa mia replica cominciasti ad ammettere che neppure tu avresti dovuto dire una simile parola. Mentre però ti esortavo a cancellare quella parola dal foglio in cui l'avevi scritta se ti pareva che fosse tale, tu riflettesti - credo - ch'essa poteva essere giusta ed essere difesa, e di nuovo dicesti: " Io dico precisamente così ". Io allora ripetei quanto avevo già detto, che cioè non si trovi scritto nei Libri sacri neppure la parola e tuttavia si possa difendere che sia usata nel proclamare la fede, allo stesso modo che in nessun passo dei Libri sacri si legge " Padre ingenerato " e tuttavia si può sostenere che lo si può dire. Allora mi strappasti dalle mani il foglio che mi avevi dato e lo stracciasti. Stabilimmo quindi che nel pomeriggio fossero presenti degli scrivani che stenografassero le nostre parole e che si trattassero questi problemi tra noi, con la maggior diligenza possibile.

Infido modo di discutere di Pascenzio.

1. 7. Come ben sai, all'ora stabilita venimmo e conducemmo gli stenografi essendo presenti anche i tuoi; cominciammo la discussione. Tu esponesti di nuovo la tua fede, ma tra le tue parole io non udii " Padre ingenerato ". Credo che tu pensavi alla discussione della mattinata riguardo a quel termine e volevi stare in guardia. Di poi richiedesti che facessi anch'io la mia professione di fede. Ricordandoti allora il patto stabilito tra noi la mattina, ti pregai che ti degnassi dettare quello che avevi detto; tu allora ti mettesti a gridare che noi ti tendevamo un tranello e che per questo volevamo che le tue parole fossero conservate scritte. Non mi piace ricordare quel che allora io risposi e volesse il cielo che nemmeno tu lo ricordassi! Non mancai però di rispetto dovuto alla tua carica né reputai come un'ingiuria una parola che m'era capitato d'udire non dalla verità, ma dalla tua autorità. Tuttavia, poiché ho ripetuto solo le stesse tue parole - dissi infatti sottovoce: " È proprio vero che ti tendiamo un tranello? " - ti prego di scusarmi.

Schermaglia verbale in una discussione teologica.

1. 8. Tu però, udite quelle parole, ripetesti un'altra volta con voce più chiara la tua professione di fede, ma nelle tue parole non sentii l'espressione " (e nel) Figlio, Dio come lui ", che non avevi mai taciuta ogni qualvolta l'avevi proclamata. Io allora, con il maggior riguardo possibile, richiesi che si osservasse il patto stabilito tra noi, di far cioè stenografare le nostre parole e ne mostrai l'utilità con quanto avevamo sperimentato allora, dicendo che tu stesso non avevi potuto tenere a mente delle parole per te del tutto abituali, dal momento che non eri stato mai capace di tenere in mente le tue parole, senza tralasciarne qualcuna assai necessaria; tanto meno - aggiungevo - avrebbero potuto ricordare le nostre parole gli ascoltatori in modo che, se tu o io avessimo voluto per caso riesaminare o discutere qualcuna delle nostre parole, potessero ricordarsi s'era stata proferita o no, mentre esse, lette ad alta voce dagli stenografi, ci avrebbero aiutato facilmente in una tale difficoltà. A questo punto tu, sdegnato, dicesti che sarebbe stato meglio se tu mi avessi conosciuto solo per fama, poiché mi trovavi molto inferiore a quello che la fama mi aveva decantato. Io allora ti ricordai che nel salutarti prima di pranzo, avendo tu esaltata la mia fama, io t'avevo risposto ch'essa era stata menzognera a mio riguardo. Tu allora mi dicesti che avevo detto la verità. Per questo motivo, poiché la fama ti ha detto sul mio conto il contrario di quanto ti ho detto io, naturalmente debbo rallegrarmi che tu abbia trovato più verace me che non la fama. Ma poiché è scritto: Dio solo è veritiero, e ogni uomo è bugiardo 1, ho timore di aver detto questo di me stesso con temerarietà; noi infatti non siamo veritieri in noi stessi, né per merito nostro, quando lo siamo, ma quando parla in noi, suoi servi, Colui che solo è veritiero.

Perché Pascenzio contrario a fare stenografare la sua fede.

1. 9. Se ti ricordi che questi fatti si sono svolti come li ho raccontati io, comprendi che non dovresti vantarti presso la gente che io non abbia osato dichiarare la mia fede, dal momento che tu non hai voluto mantener fede al patto stipulato tra noi e che un personaggio come te, il quale, per la fede che deve allo Stato, non teme gl'insulti dei provinciali, per la fede dovuta a Cristo teme i raggiri dei vescovi! Dal momento poi che fosti tu a desiderare che alla nostra conferenza fossero presenti dei personaggi onorati, mi meraviglio come proprio tu, mentre vuoi evitare i tranelli, temi che le tue parole vengano registrate dagli stenografi e poi non temi che vengano ascoltate da testimoni tanto illustri. Non rifletti che difficilmente la gente possa credere che non c'era in te nessuna paura di un qualche raggiro da parte nostra, per rifiutarti a far registrare le tue parole, ma che tu, piuttosto, avendo pensato che avresti dovuto stare alla parola sottoscritta di tuo pugno prima di pranzo, pensasti anche, nello stesso tempo, che non avresti potuto cancellare le tavolette, scritte dagli stenografi, con la stessa facilità con cui avevi stracciato quel foglio? Se invece dici che i fatti non si sono svolti come li ho narrati io, o sei tu che t'inganni per dimenticanza - poiché non oso dire: " mentisci " - oppure sono io a ingannarmi come te o a mentire. Vedi dunque quanto io abbia ragione di dire che occorre registrare e trascrivere le cose che si trattano soprattutto su questi problemi e quanto giustamente anche tu avevi approvato questa misura, se la paura del pomeriggio non ti avesse fatto infrangere il patto della mattina.

Professione di fede di Agostino.

2. 10. Ascolta dunque adesso la mia fede. Potente è la misericordia di Dio Signor nostro la quale voglia concedermi d'esporre la mia fede in modo da non offendere né la sua verità né la tua dignità. Dichiaro di credere in Dio, Padre onnipotente, e affermo ch'è eterno in virtù dell'eternità cioè dell'immortalità ch'è propria di Dio solo; la stessa cosa credo del Figlio suo unigenito, in virtù della sua natura divina; la stessa credo dello Spirito Santo di Dio, ch'è lo Spirito di Dio Padre e del Figlio suo unigenito. Ma poiché lo stesso Signore e Dio nostro Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio Padre, nella pienezza dei tempi 2, assunse, per la nostra salvezza, la natura di schiavo 3, nella sacra Scrittura si dicono di lui molte cose conformi alla natura di Dio e molte cose conformi alla sua natura di schiavo. Per portare un esempio ricordo due espressioni, per riferirle ciascuna a ciascuna natura di lui. Parlando di se stesso secondo la sua natura divina egli disse: Io e il Padre siamo una cosa sola 4. Parlando invece secondo la natura umana: Poiché il Padre mio è più grande di me 5.

La Comunicazione degli idiomi.

2. 11. Quanto poi all'espressione della Scrittura che di Dio dice: il solo che possiede l'immortalità 6; e: All'unico Dio, invisibile, onore e gloria 7 e tutte le altre simili a queste, le intendiamo riferite non solo al Padre, ma anche al Figlio, per quel che riguarda la natura divina, e allo Spirito Santo, poiché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico Dio, un solo vero Dio, il solo immortale secondo la sostanza perfettamente immutabile. Se infatti della carne di sesso diverso la Scrittura dice: Chi si unisce a una meretrice forma con lei un solo corpo 8; e se, nel versetto seguente, dello spirito dell'uomo, che non è ciò ch'è il Signore, sta scritto: Chi si unisce al Signore forma un solo spirito con lui 9; quanto più Dio Padre nel Figlio e Dio Figlio nel Padre e Dio Spirito del Padre e del Figlio formano un solo Dio, non essendo in essi alcuna diversità di natura, se la Scrittura, di due cose diverse, in qualche modo unite fra loro, dice che formano un solo spirito o un solo corpo ?

Identica la natura del Padre e del Figlio.

2. 12. Se inoltre si dice che l'uomo risulta dall'unione dell'anima e del corpo tra loro, perché mai non dovrebbe affermarsi a più forte ragione che l'unione del Padre e del Figlio forma un solo Dio, dato che sono uniti intimamente e inseparabilmente tra loro, come invece non lo sono l'anima e il corpo? E poiché l'anima e il corpo formano un solo uomo sebbene il corpo e l'anima non siano una cosa sola, perché mai il Padre e il Figlio non dovrebbero, a più forte ragione, formare un solo Dio, dato che il Padre e il Figlio sono un medesima unica sostanza secondo l'affermazione della Verità: Io e il Padre siamo una sola cosa 10? Allo stesso modo l'uomo interiore e quello esteriore non sono la stessa cosa: quello esteriore infatti non è della medesima natura di quello interiore, poiché quello esteriore è detto uomo insieme col già nominato corpo, mentre quello interiore s'intende consistere solo nell'anima razionale; ciononostante l'anima e il corpo uniti insieme si dice che formano non due uomini, ma un uomo solo. Con quanta maggior ragione quindi il Padre e il Figlio formano un Dio solo, essendo essi una sola cosa? Essi infatti sono della medesima natura o sostanza, o con qualunque altro termine più appropriato voglia chiamarsi l'essenza di Dio, del quale il Figlio dice: Io e il Padre siamo una sola cosa. Perciò uno solo è lo Spirito del Signore e uno solo lo spirito dell'uomo - essi però non sono una sola cosa -; tuttavia, quando questo si unisce a quello, non sono più due spiriti, ma uno solo. Così pure uno solo è l'uomo interiore e uno solo quello esteriore, ma non sono una cosa sola, eppure, a causa della connessione con cui sono uniti nel vincolo della natura, formano insieme non già due uomini, ma uno solo; a molto maggior ragione avendo il Figlio di Dio detto: Io e il Padre siamo una cosa sola, uno solo è Dio Padre e uno solo Dio Figlio, eppure l'uno e l'altro insieme formano non due dèi, ma un solo e medesimo Dio.

Perché Padre e Figlio sono un sol Dio.

2. 13. Come l'unica fede, l'unica speranza e l'unica carità 11 ha prodotto in molti Santi, chiamati all'adozione di figli 12 e all'eredità di Cristo, l'effetto che avessero un'anima sola e un solo cuore 13, protesi verso Dio, così l'identica unica natura della divinità - se così può dirsi - del Padre e del Figlio più che ogni altra cosa ci obbliga a intendere che il Padre e il Figlio, i quali sono inseparabilmente ed eternamente una sola cosa, non sono due dèi, ma un solo Dio. Quei primi Cristiani, infatti, perché viventi in comunità e perché partecipi della medesima natura per cui erano uomini, erano una sola cosa, sebbene talora, per la diversità della volontà e dei sentimenti, per la differenza dei pareri e dei costumi, non fossero una sola cosa. Saranno comunque pienamente e perfettamente una sola cosa quando si sarà giunti al bene supremo in modo che Dio sia tutto in tutti 14. Dio Padre invece e il Figlio suo, suo Verbo e Dio come lui 15, sono sempre e ineffabilmente una sola cosa; essi quindi a maggior ragione non sono due dèi, ma un solo Dio.

Differenza tra la natura e le relazioni.

2. 14. Certi individui però, non comprendendo a che cosa si riferiscono certi termini, preferiscono avere opinioni avventate e, senza esaminare attentamente le Scritture, prendono la difesa di qualsiasi opinione senza poi allontanarsene mai più o difficilmente, dal momento che bramano più d'essere reputati dotti e sapienti, che esserlo in realtà; essi naturalmente preferiscono trasferire alla natura divina (di Cristo) ciò che la Scrittura afferma della natura umana e al contrario i termini, che la Scrittura usa per indicare le mutue relazioni che intercorrono tra le persone divine, sostengono che stiano a indicare la natura e la sostanza. La nostra fede consiste nel credere e professare che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio, non già nel chiamare Padre colui ch'è il Figlio né Figlio colui ch'è il Padre né Padre o Figlio colui ch'è lo Spirito Santo del Padre e del Figlio. Con questi termini s'indicano le relazioni vicendevoli delle tre persone divine tra loro, non già la natura in virtù della quale sono un solo Dio. Mi spiego: quando si dice Padre, non lo si dice se non di un Figlio e il Figlio non s'intende che di un Padre, e lo Spirito, come termine relativo ad altro, è lo Spirito di qualcuno ch'è Spirante e questo è naturalmente colui dal quale procede lo Spirito.

Molteplici i sensi del termine spirito.

2. 15. Ma queste cose non le pensiamo nel senso fisico e neppure le intendiamo a proposito di Dio secondo la nostra abitudine di pensare, poiché egli, come dice l'Apostolo, ha la potenza di agire al di sopra di quanto chiediamo o comprendiamo 16; ma se oltrepassa la nostra intelligenza il suo agire, quanto più il suo essere? Il termine " spirito " infatti si usa per denotare - come ho già detto - non già un essere ch'è relativo a un altro, ma per indicare una natura spirituale. Ora, nelle SS. Scritture viene chiamata " spirito " ogni natura incorporea, per cui questo termine si addice non solo al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, ma ad ogni creatura razionale e all'anima. Ecco perché il Signore dice: Dio è spirito. E perciò quelli che adorano Dio, occorre che lo adorino in spirito e verità 17. Sta pure scritto che Dio fa suoi messaggeri gli spiriti 18. Di alcuni individui è stato anche detto che sono carne e spirito che passa e non ritorna 19. L'Apostolo inoltre dice: Nessuno sa che cosa accade nell'uomo se non lo spirito dell'uomo ch'è dentro di lui 20. Sta anche scritto: Chi sa se lo spirito dell'uomo sale in alto e se lo spirito degli animali bruti scende sotto terra? 21 Nelle Sacre Scritture si chiama spirito anche una parte distinta dell'unica anima d'una stessa persona. Ecco perché l'Apostolo dice: Tutto il vostro essere, spirito, anima e corpo, sia conservato per il giorno della venuta del Signore nostro Gesù Cristo 22. Così in un altro passo sta scritto: Se pregherò con la lingua, il mio spirito prega ma la mia intelligenza resta priva di frutto. Che farò allora? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza 23. Quando al contrario diciamo Spirito Santo in un modo tutto proprio, usiamo questo termine in relazione al Padre e al Figlio poiché è lo Spirito di essi. Riguardo infatti alla sostanza divina, poiché è stato detto senza particolare connotazione: Dio è spirito 24, è spirito anche il Padre, il Figlio e lo stesso Spirito Santo, eppure non sono tre spiriti ma un solo spirito, come non sono tre dèi, ma un solo Dio.

L'unità delle tre Persone, simbolo della concordia tra i fedeli.

2. 16. Di che ti stupisci? Tanta è la potenza della pace, non una pace quale che sia, come siamo abituati a concepirla, e neppure quella che si attua grazie alla concordia e alla mutua carità dei fedeli e che esaltiamo nella vita presente, ma la pace di Dio, che - al dire dell'Apostolo - sorpassa ogni intelligenza 25; quale intelligenza se non la nostra, cioè quella d'ogni creatura razionale? Per questo motivo riflettiamo alla nostra debolezza e ascoltiamo l'Apostolo quando afferma: Fratelli, non penso d'avere ancora afferrata la mèta 26; e: Se uno crede di sapere qualcosa, non ha capito ancora in qual modo si deve sapere 27. Attenendoci quindi, per quanto ci è possibile, alle SS. Scritture, discutiamo tra noi pacificamente senza litigare, senza cercare di sopraffarci a ogni costo l'un l'altro con vana e puerile animosità, affinché nei nostri cuori trionfi piuttosto la pace di Cristo 28, per quanto egli stesso ci ha concesso di poterla provare anche in questa vita. Pensando inoltre all'effetto prodotto dalla stessa pace tra i fratelli, di tante anime e di tanti cuori dei quali essa fece un'anima sola e un cuore solo, protesi verso Dio 29, animati da religiosi sentimenti crediamo che, a molto maggior ragione, nella pace di Dio la quale sorpassa ogni intelligenza 30, il Padre il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre dèi, ma un Dio solo; unità questa tanto superiore a quella formata da un'anima sola e da un cuor solo dei primi Cristiani, quanto la pace che sorpassa ogni intelligenza è superiore alla pace che possedevano tutti quei primi fedeli, ch'erano un'anima sola e un cuor solo protesi verso Dio 31.

In che modo il Figlio è Dio e uomo.

2. 17. Chiamiamo invece Figlio dell'uomo il medesimo Figlio di Dio, ma non in relazione alla natura divina per cui è uguale al Padre, ma in relazione alla natura di schiavo per cui è inferiore al Padre 32. E poiché chiamiamo Figlio dell'uomo il medesimo Figlio di Dio, per lo stesso motivo proclamiamo anche crocifisso il Figlio di Dio non a causa della potenza della divinità ma della debolezza dell'umanità, non a causa della persistenza nella sua natura divina, ma dell'assunzione della nostra natura umana.

Unica natura e tre Persone distinte in Dio.

3. 18. Considera adesso un po' i passi della S. Scrittura che ci costringono a proclamare un solo Signore Iddio, sia che ci si domandi ragione della nostra fede riguardo al solo Padre, sia riguardo al solo Figlio, sia riguardo al solo Spirito Santo, sia riguardo alle tre persone insieme. Certamente sta scritto: Ascolta, Israele. Il Signore Dio tuo è l'unico Signore 33. Di chi credi che affermi ciò la Scrittura? Se solo del Padre, allora Gesù Cristo non è il Signore nostro Dio. E dove mai si trova l'espressione del discepolo, che palpa con la mano Cristo ed esclama: Signore mio e Dio mio!, espressione che Cristo non biasimò, ma approvò dicendo: Perché hai visto, hai creduto? 34. D'altronde se non solo il Figlio ma anche il Padre è Dio e Signore e sono due signori e due dèi, come mai potrebbe esser vera l'asserzione: Il Signore tuo Dio è l'unico Signore 35? Forse che il Padre è l'unico Signore, mentre il Figlio non sarebbe l'unico Signore, ma solo un signore, come uno dei tanti dèi e signori e non come l'unico di cui sta scritto: Il Signore Dio tuo è l'unico Signore? Che cosa dunque risponderemo all'Apostolo che afferma: Poiché, nonostante vi siano di quelli che vengono chiamati dèi sia in cielo sia sulla terra - come infatti vi sono molti dèi e molti signori - tuttavia per noi c'è un solo Dio Padre, dal quale sono tutte le cose e noi siamo in lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose e noi siamo in lui 36. Orbene, se quel che si afferma dell'unico Dio Padre esclude che si possa applicarlo al Figlio, affermino pure, quanti ne hanno l'ardire, che non si può più intendere che sia Signore il Padre poiché S. Paolo parla dell'unico Signore nostro Gesù Cristo. Se infatti è l'unico, evidentemente è il solo; e se è il solo, come mai può esserlo anche il Padre, se non perché tanto il Figlio che il Padre sono l'unico e solo Dio senz'essere escluso lo Spirito Santo? Unico Dio dunque il Padre e con lui unico Dio il Figlio, sebbene non sia con lui un solo Padre. Allo stesso modo unico Signore è Gesù Cristo e con lui unico Signore il Padre, sebbene non sia con lui un solo Gesù Cristo, come se anche il Padre fosse Gesù Cristo: questo nome infatti ha la sua ragione nell'umanità assunta per disegno di misericordia.

Padre e Figlio, un unico Dio.

3. 19. O forse non volete che l'attributo " unico " dell'espressione dell'Apostolo che dice: L'unico Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale esistono tutte le cose, sia riferito al termine Signore, ma alla proposizione per mezzo del quale esistono tutte le cose; di modo che sia presa non già nel senso di: " l'unico Signore ", ma " il solo per mezzo del quale esistono tutte le cose ", e non sia il Padre colui per mezzo del quale esistono tutte le cose, ma il solo dal quale procede ogni cosa e il Figlio sia il solo per mezzo del quale esistono tutte le cose? In questa ipotesi ammettete una buona volta che il Padre e il Figlio sono l'unico nostro Signore e Dio! Chi mai infatti conobbe la mente del Signore? Oppure chi mai fu suo consigliere? Ovvero chi gli diede per primo perché ne possa avere il ricambio? Poiché tutte le cose provengono da lui per mezzo di lui e in lui: a lui gloria! 37 L'Apostolo non dice che " tutte le cose provengono dal Padre e tutte le cose esistono per mezzo del Figlio ", ma che tutte le cose provengono da lui per mezzo di lui e in lui. E chi è " lui " se non il Signore, del quale afferma che nessuno conobbe la mente? Tutte le cose dunque hanno origine dal Signore, per mezzo del Signore, e nel Signore, non già nel senso che il Padre o il Figlio producano l'uno o l'altro effetto, che invece è prodotto dall'unico medesimo Signore, poiché non dice: " Ad essi gloria " ma: A lui gloria!

Apparenti contraddizioni nella dottrina della Trinità.

3. 20. Qualcuno però potrebbe dire che nell'espressione: l'unico Signore Gesù Cristo, per mezzo del quale esistono tutte le cose 38, la parola " unico " non significa " l'unico Signore " o " l'unico per mezzo del quale esiste ogni cosa ", ma " il solo Gesù Cristo " che si chiama anche Signore, senza tuttavia essere il solo e unico Signore, ma l'unico Gesù Cristo; se uno dirà così, cosa potrà dire nel sentir proclamare dall'Apostolo: C'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti 39 ? Stante infatti che l'Apostolo ricorda in questo passo Dio Padre, dove dice: un solo Dio e Padre di tutti; senza dubbio dicendo un solo Signore, chi voleva intendere se non Gesù Cristo? Se ad essi piace, non è dunque Signore il Padre, perché solo Signore è Gesù Cristo. Ma se è illogico ed empio pensare una simile cosa, impariamo a capire l'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, di modo che ciò che è detto del solo Dio, non ci sia vietato intenderlo senz'altro del Figlio o dello Spirito Santo, poiché il Padre non è certo il Figlio, né il Figlio è il Padre né lo Spirito di entrambi è il Padre o il Figlio, eppure il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono il solo, cioè l'unico vero Signore Iddio.

Lo Spirito Santo non minore del Figlio né il Figlio del Padre.

4. 21. Se infatti lo Spirito non fosse Dio o il vero Dio, neppure il nostro corpo sarebbe il suo tempio. Non sapete - dice l'Apostolo - che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che abita in voi e che avete ricevuto da Dio? 40 E perché nessuno potesse negare che lo stesso Spirito è Dio, l'Apostolo soggiunge immediatamente: Voi inoltre non appartenete a voi stessi, poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate quindi e portate Dio nel vostro corpo, quel Dio naturalmente del quale l'Apostolo aveva prima detto ch'è tempio il nostro corpo. Ora è strano che voi affermiate - se è vero quanto sento dire - che lo Spirito Santo sarebbe minore del Figlio, come il Figlio sarebbe minore del Padre. I nostri corpi, infatti, sono membra di Cristo 41, come dice l'Apostolo, e sono ugualmente tempio dello Spirito Santo, come dice lo stesso Apostolo: per questo motivo mi meraviglio assai come possano essere membra del maggiore e tempio del minore! O forse preferite allora dire che lo Spirito Santo è maggiore di nostro Signore Gesù Cristo? Pare infatti che suffraghi tale opinione anche la frase del Vangelo: Chi avrà pronunciato qualche parola contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato, ma chi avrà parlato contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro 42. È infatti più pericoloso peccare contro il maggiore che contro il minore. Non è poi neppure lecito separare il Figlio dell'uomo dal Figlio di Dio, poiché fu lo stesso Figlio di Dio a farsi Figlio dell'uomo, non cambiando ciò ch'egli era, ma assumendo ciò che non era. Ma lungi da noi una tale empietà, di credere cioè lo Spirito Santo più grande del Figlio. Non lasciamoci quindi sconcertare, sì da cadere in errore, da certe espressioni che sembrano mostrare l'uno maggiore dell'altro.

Il Padre vero Dio come il Figlio, verità generata da Dio vero.

4. 22. Alcune espressioni infatti sono tali che a persone poco intelligenti possono ingenerare l'impressione che anche il Figlio sia più grande del Padre. Chi mai, se gli fosse chiesto se è più importante ciò ch'è vero oppure la verità, non risponderebbe ch'è più importante la verità? Tutto ciò infatti ch'è vero lo è in virtù della verità. Non è però così quando si tratta di Dio, poiché noi non diciamo che il Figlio è maggiore del Padre, eppure il Figlio si proclama d'essere la verità: Io sono - dice - la via, la verità e la vita 43. Voi invece volete che s'intenda detto del solo Padre ciò che dice la S. Scrittura: Che conoscano te, unico vero Dio, e il tuo inviato, Gesù Cristo 44, dove noi sottintendiamo: " anche Gesù Cristo vero Dio ", in modo che il senso sia il seguente: " (Conoscano) te e il tuo inviato Gesù Cristo come l'unico vero Dio "; e ciò per evitare la conseguenza illogica per cui, se Gesù Cristo non è vero Dio per il fatto che dice al Padre: Te, il solo vero Dio, non è Signore il Padre per il fatto che di Gesù Cristo è stato detto " l'unico Signore " 45. Sarebbe - dico - seguire una sbagliata interpretazione, o meglio un errore, il credere ch'è più grande Dio verità che Dio vero, per il fatto che il vero deriva dalla verità; il Figlio allora sarebbe più grande del Padre perché egli sarebbe la verità e il Padre soltanto vero. Questo errore lo caccia via dall'animo chi sa che il Padre è Dio " vero " generando la verità, non già partecipando di essa. Non c'è, al contrario, una sostanza del vero che genera e un'altra della verità generata.

Temerarie affermazioni di Pascenzio.

4. 23. Ma oltre al fatto che per contemplare queste verità l'occhio dell'umana intelligenza è debole, s'aggiunge ch'esso è anche torbido per lo spirito polemico. In queste condizioni quando mai potrà scorgerle? La S. Scrittura afferma che Gesù Cristo, Figlio di Dio, Signor nostro e Salvatore, è non solo il Verbo di Dio, ma anche la verità e la sapienza; alcuni al contrario affermano ch'Egli, prima ancora dell'incarnazione presa dalla Vergine Maria, senza assumere nulla della natura corporea, era visibile e corruttibile in virtù della sua stessa natura ed essenza per cui è il Verbo e la sapienza di Dio: e affermano ciò perché vogliono incaponirsi nella propria opinione secondo la quale sarebbe riferita solo al Padre l'espressione della S. Scrittura: All'invisibile, incorruttibile, unico Dio! 46 Ma come mai? Se non è visibile la parola dell'uomo, tanto meno lo sarà la Parola di Dio. Orbene, della Sapienza la S. Scrittura afferma che per la sua purezza penetra e pervade ogni cosa e che nulla d'impuro si riscontra in essa e ancora che, sebbene sempre immutabile, essa tutto rinnova 47, ed altre innumerevoli espressioni simili a queste; se dunque si afferma ch'essa è corruttibile, non saprei cos'altro dire che compiangere la presunzione umana e ammirare la pazienza divina!

Padre e Figlio distinti come la luce e lo splendore.

4. 24. La S. Scrittura inoltre afferma che la Sapienza è lo splendore della luce eterna 48 e non penso che i vostri affermino precisamente che la luce del Padre - la quale cos'altro è se non la sua essenza? - sia esistita un tempo senza lo splendore generato da essa, per quanto la fede e l'intelligenza ci permettono di credere e di comprendere in qualche misura questi concetti attinenti alle realtà divine, spirituali, incorporee, immutabili. Sento dire infatti che i vostri hanno già corretto quell'opinione. O è forse falso ch'essi una volta affermavano una simile cosa, che cioè il Padre fu un tempo senza il Figlio, come se la luce eterna fosse stata priva dello splendore da essa generato? Che diremo dunque? Se il Figlio è nato dal Padre, questi ha cessato ormai di generare? Se ha cessato, ha anche iniziato. Se ha iniziato, c'è stato allora un momento in cui era senza il Figlio? Ma il Padre non è stato mai senza il Figlio, poiché il Figlio è la sua Sapienza, ch'è lo splendore della luce eterna, cioè del Padre. Sempre dunque il Padre genera e sempre nasce il Figlio. A questo punto bisogna invece temere che si creda che la generazione non sia completa se diciamo " nasce " e non " è nato ". Addolorati con me - ti scongiuro - per queste difficoltà nel pensare e nell'esprimerci e insieme ricorriamo allo Spirito di Dio che per mezzo del Profeta dice: Chi potrà narrare la sua generazione? 49

La generazione eterna del Verbo.

4. 25. Ti prego frattanto di cercare attentamente se in qualche passo la Scrittura afferma che sostanze tra loro differenti siano una sola cosa. Se infatti si trova ch'essa non parla così, se non delle cose di cui si è pienamente certi che appartengono a una stessa e unica sostanza, che necessità c'è di ribellarsi contro la fede autentica e cattolica? Se invece troverai scritta una cosa di questo genere anche a proposito di sostanze differenti, in tal caso sarò costretto a cercare un altro argomento per dimostrarti come è corretto chiamare il Padre e il Figlio. Ecco: ci sono di quelli che non conoscono bene le nostre Scritture e non le indagano con laboriose ricerche e che tuttavia credono il Figlio consustanziale e uguale al Padre: costoro, a quelli che non vogliono credere questa verità, sebbene credano che Dio Padre ha un Figlio unigenito, potrebbero dire: " Perché mai Dio non ha un Figlio uguale a se stesso? Non lo ha voluto o non ha potuto? Se non ha voluto, vuol dire che è invidioso; se non ha potuto, vuol dire che è incapace; ma l'una e l'altra di queste due ipotesi è sacrilega "; non so quale risposta gli avversari potrebbero dare, se non vogliono cadere in affermazioni quanto mai illogiche e stolte!

Pascenzio scriva e sottoscriva la sua professione di fede.

5. 26. Eccoti esposta - come ho potuto - la mia fede. Si potrebbero dire molte altre cose e discuterle con più diligenza, ma temo che anche solo quanto ho detto possa riuscire gravoso per le tue occupazioni. Non mi sono comunque limitato a dettare la presente al mio scrivano, ma l'ho anche sottoscritta di mio pugno, come avrei voluto fare anche prima, se fosse stato osservato il patto stabilito tra noi. Adesso, comunque, voglio crederlo sul serio, non devi più dire che io ho avuto paura d'esporti la mia fede, dal momento che non solo te l'ho esposta, ma l'ho anche scritta e sottoscritta di mio pugno per evitare che qualcuno affermi che ho detto ciò che invece non ho detto e che non ho detto ciò che invece ho detto. Fa' così anche tu, se non cerchi, come giudici, individui inclini a onorare la tua persona, piuttosto che le tue parole, ma persone capaci di dimostrare la loro libertà rispetto alle tue affermazioni scritte. Se invece temi un tranello - non oserei affatto dire questa parola se non fossi stato proprio tu a dirla - puoi anche non sottoscrivere. Ecco perché io stesso mi sono astenuto dal mettere il tuo nome nell'intestazione di questa mia per timore che tu non lo desiderassi.

Schernisce Pascenzio millantatore.

5. 27. È facile che uno riporti vittoria su Agostino; bisogna vedere però in che modo: se con la verità o con la voce grossa! Non tocca a me dirlo: io dico solo ch'è facile per uno riportare vittoria su Agostino; quant'è più facile che uno possa dar l'impressione d'averlo vinto, oppure anche se non dà l'impressione, tuttavia vada dicendo che lo abbia vinto! Questa è una cosa facile; io ammetto che tu non la reputi una cosa importante; lo ammetto; sì, ammetto che tu non brami una simile cosa come se fosse importante. Poiché se la gente s'accorgerà di questa ardente e smodata tua vanagloria, saranno molti a rallegrarsi d'aver trovato l'opportunità di farsi amico un personaggio così potente, quale sei tu, solo con qualche " Bravo! Bravo! ". Non voglio dire che, se non ti applaudissero o esprimessero un'opinione contraria, potrebbero aver paura di averti nemico; sarebbe certo cosa ridicola e stolta, ma tuttavia la maggior parte degli individui è fatta così.

Unità di natura delle tre Persone.

5. 28. Non preoccuparti dei mezzi con cui si può vincere Agostino, ch'è un uomo qualunque, ma preoccupati piuttosto se può essere vinto l' non già il termine greco che può essere facilmente messo in scherno dagli ignoranti, ma la realtà significata nella Scrittura: Io e il Padre siamo una sola cosa 50; e: Padre santo, conserva nel tuo nome coloro che tu mi hai affidati, affinché siano anch'essi una sola cosa come siamo noi 51; e poco dopo: Io però non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché tutti siano una sola cosa come tu, Padre, sei in me e io in te, affinché siano anch'essi uno in noi perché il mondo creda che tu mi hai mandato. Quanto a me, io ho dato loro la gloria che tu mi hai comunicata, affinché siano una sola cosa come siamo noi stessi: io in essi e tu in me, affinché giungano alla perfetta unità 52. Osserva quante volte egli ripete: siano una sola cosa come siamo noi, ma non dice mai: " Essi e noi siamo una sola cosa ", bensì: siano anch'essi una sola cosa in noi, come io e tu siamo una sola cosa. Poiché, allo stesso modo che quelli, ch'egli voleva rendere anche una sola unità partecipe della vita eterna, erano della medesima natura, così del Padre e del Figlio la Scrittura dice: Siamo una sola cosa, perché sono della medesima unica natura divina e non perché sono partecipi della vita eterna, ma perché sono assolutamente la stessa vita eterna. Cristo inoltre, in relazione alla sua natura umana, avrebbe potuto dire: " Io ed essi siamo (o, affinché siamo) una sola cosa "; eppure non lo disse, perché voleva mostrare l'unica natura sua e del Padre e la medesima natura di tutti gli uomini. Se invece avesse detto: " Tu ed essi siate una sola cosa come anch'io e tu siamo una sola cosa " oppure: " Affinché tu ed io ed essi siamo una sola cosa, come lo siamo tu ed io ", nessuno di noi potrebbe negare che possa dirsi: " sono una sola cosa " anche di sostanze diverse. Ora invece tu comprendi che non è così, poiché Cristo non disse così, ma anzi, col ripetere la stessa espressione, volle mettere fortemente in risalto e inculcarci quello che disse.

Felice solo chi si assoggetta alla verità.

5. 29. Tu dunque trovi nelle Scritture l'espressione " una sola cosa " riferita a nature diverse, come abbiamo dimostrato più sopra, ma si aggiunge o si sottintende sempre quale sia quest'unica cosa, allo stesso modo che noi del composto anima e corpo diciamo che è (o sono) un unico essere vivente e un'unica persona e un unico uomo. Se però troverai che nelle Scritture venga detto: sono una sola cosa senza una qualche aggiunta, tranne a proposito di coloro i quali sono esseri d'un'unica natura, allora avrai pieno diritto di esigere un altro argomento con cui dimostrarti il corretto uso di . Ce ne sarebbero infatti molti altri, ma per ora medita questo solo senza spirito di astiosa polemica al fine d'avere Dio propizio. Il bene dell'uomo non consiste nel vincere un altro uomo; è bene invece per l'uomo lasciarsi vincere volentieri dalla verità, poiché è un male per l'uomo essere vinto dalla verità suo malgrado. È infatti inevitabile ch'essa vinca, non solo chi la nega, ma anche chi la riconosce. Perdonami se ho detto qualcosa un po' troppo schiettamente, non già per offenderti ma solo per difendermi. Sono troppo sicuro della tua serietà e saggezza per non pensare che puoi riflettere che sei stato proprio tu a impormi questo ingrato obbligo di risponderti; e se anche questo non l'ho fatto bene, ti prego di perdonarmelo.

Questa lettera da me dettata e riletta l'ho sottoscritta io, Agostino.

 


1 - Rm 3, 4.

2 - Gal 4, 4.

3 - Fil 2, 7.

4 - Gv 10, 30.

5 - Gv 14, 28.

6 - 1 Tm 6, 16.

7 - 1 Tm 1, 17.

8 - 1 Cor 6, 16.

9 - 1 Cor 6, 17.

10 - Gv 10, 30.

11 - Ef 1, 5.

12 - Rm 8, 17; 1 Cor 13, 13.

13 - At 4, 32.

14 - 1 Cor 15, 28.

15 - Gv 1, 1.

16 - Ef 3, 20.

17 - Gv 4, 24.

18 - Sal 103, 4.

19 - Sal 77, 39.

20 - 1 Cor 2, 11.

21 - Qo 3, 21.

22 - 1 Ts 5, 23.

23 - 1 Cor 14, 14-15.

24 - Gv 4, 24.

25 - Fil 4, 7.

26 - Fil 3, 13.

27 - 1 Cor 8, 2.

28 - Col 3, 15.

29 - At 4, 32.

30 - Fil 4, 7.

31 - At 4, 32.

32 - Fil 2, 6-7.

33 - Dt 6, 4.

34 - Gv 20, 28-29.

35 - Dt 6, 4.

36 - 1 Cor 8, 5-6.

37 - Rm 11, 34-36.

38 - 1 Cor 8, 6.

39 - Ef 4, 5-6.

40 - 1 Cor 6, 19-20.

41 - 1 Cor 6, 15; 12, 27.

42 - Mt 12, 32; Lc 12, 10.

43 - Gv 14, 6.

44 - Gv 17, 3.

45 - 1 Cor 8, 6.

46 - 1 Tm 1, 17.

47 - Sap 7, 24-25. 27.

48 - Sap 7, 26.

49 - Is 53, 8.

50 - Gv 10, 30.

51 - Gv 17, 11.

52 - Gv 17, 20-23.


Capitolo VII: L'amore di Gesù sopra ogni cosa

Libro II:Dell'interna conversazione - Tommaso da Kempis

Leggilo nella Biblioteca

1. Beato colui che comprende che cosa voglia dire amare Gesù e disprezzare se stesso per Gesù. Si deve lasciare ogni persona amata, per colui che merita tutto il nostro amore: Gesù esige di essere amato, lui solo, sopra ogni cosa. Ingannevole e incostante è l'amore della creatura; fedele e durevole è l'amore di Gesù. Chi s'attacca alla creatura cadrà con la creatura, che facilmente vien meno; chi abbraccia Gesù troverà saldezza per sempre. Ama e tienti amico colui che, quando tutti se ne andranno, non ti abbandonerà, né permetterà che, alla fine, tu abbia a perire. Che tu lo voglia oppure no, dovrai un giorno separarti da tutti; tienti dunque stretto, in vita e in morte, a Gesù, e affidati alla fedeltà di lui, che solo ti potrà aiutare allorché gli altri ti verranno meno.

2. Per sua natura, Gesù, tuo amore, è tale da non permettere che tu ami altra cosa; egli vuole possedere da solo il tuo cuore, e starvi come un re sul suo trono. Di buon grado Gesù starà presso di te, se tu saprai liberarti perfettamente da ogni creatura. Qualunque fiducia tu abbia posto negli uomini, escludendo Gesù, ti risulterà quasi del tutto buttata via. Non affidarti o appoggiarti ad una canna, che si piega al vento, perché "ogni carne è come fieno e ogni suo splendore cadrà come il fiore del fieno" (1Pt 1,24). Se guarderai soltanto alle esterne apparenze umane, sarai tosto ingannato. E se cercherai consolazione e profitto negli altri, ne sentirai molto spesso un danno. Se cercherai in ogni cosa Gesù, troverai certamente Gesù. Se invece cercherai te stesso, troverai ancora te stesso, ma con tua rovina. Infatti, se non cerca Gesù, l'uomo nuoce a se stesso, più che non possano nuocergli i suoi nemici e il mondo intero.


15 gennaio 1946

Maria Valtorta

Ore 5,30 antimeridiane

   Se non scrivo la mia gioia notturna sto male.
   Dunque. Ci siamo coricate alle 24,15 e Marta ha dormito subito. E quando dorme… dorme per davvero! Io mi sono presa la S. Reliquia e mi sono messa a fare la solita preghiera contro Satana, che sento molto intento ad aggirarsi intorno alla mia casa, a me e a lei. Poi ho detto l'atto di dolore, ho fatto la Comunione spirituale, la preghiera: "Eccomi, amato e buon Gesù… vado considerando le vostre 5 Piaghe, ecc. ecc." e quella della Croce, più l'Atto di offerta, come tutte le sere faccio. Termino coi "Gloria" ai S. Arcangeli e Angeli, ultimo al mio Custode. Mentre dico questi ultimi a lui, mi interrompo per dirgli: "Ma come ti chiami? Avrai pure un nome! Io ti chiamo 'interno ammonitore'. Ma vorrei chiamarti con un nome".
   Mi appare, di fianco al letto, a destra, verso il fondo, e dice pronto, tutto un sorriso: "Azaria".
   "Azaria? Proprio?".
   Sorride più ancora e dice: "Non ne sei sicura? Diciamo insieme il 'Veni Sancte Spiritus' e sette 'Gloria', come ti ho insegnato da anni per trovare risposta e guida dallo Spirito Santo in ogni bisogno, e poi apri a caso la Bibbia. Il primo nome che vedi è il mio".
   Dico con lui la preghiera e poi apro la Bibbia. Mi si apre a pag.na 596 - II° Paralipomeni1 cap. 15°: "Azaria, figlio di Obed ecc. ecc.".
   L'angelo, sempre sorridendo, dice: "E il significato del nome lo trovi nel Libro di Tobia, nelle note in fondo alla pagina".
   Corro al Libro di Tobia. Trovo in calce al 5° cap.: "Azaria vuol dire 'aiuto del Signore', perciò Azaria figlio di Anania vuol dire: 'Aiuto del Signore, figlio della bontà del Signore'".
   L'angelo dice: "Così è" e sorride guardandomi dolcemente.
   Lo osservo: alto, bello, coi capelli castano scuri, viso rotondetto, perfetto nelle linee e nel colore, occhi castano scuri, grandi, dolci, bellissimi. Lo osservo nella vesta sciolta: una tunica diritta, castissima, bellissima, senza cintura e mantello, a larghe maniche e scollo quadrato. La veste è bianca e argento. Il fondo è color argento appena lievemente brunito; il rilievo di questa veste, che pare broccato prezioso, è di un bianco luminoso, più bianco di ogni neve o petalo che siano mai stati formati. E il rilievo è tutto un correre di steli di giglio coi calici aperti. Vanno in direzione così:
 
   di modo che l'angelo pare avvolto di un avviluppante fascio di gigli in fiore. Al collo, alle maniche e in fondo, righe d'argento.
   Dico: "Lo stesso abito del 4 gennaio 19322, e lo stesso aspetto!".
   "Sì. Sono io. E se altre volte ti apparvi coi tre santi colori è per ricordarti che il Custode veglia soprattutto sulla vita delle tre teologali virtù nello spirito del suo custodito".
 Me lo contemplo, contemplo, contemplo, dicendo e assaporando il suo nome per tutta la notte di a  cerbe sofferenze e senza ombra di sonno…
 D'ora in poi "l'interno ammonitore" sarà perciò indicato col nome di Azaria, perché, come mi ha detto lui nel salutarmi prima di annullarsi al mio sguardo spirituale, "ogni angelo custode è un Azaria: un aiuto del Signore che in speciali casi si fa più manifesto per ordine suo e per sua gloria".
           


   1 Paralipomeni è diventato Cronache nella neo-volgata. Perciò: 2 Cronache 15, 1.
            
   2 del 4 gennaio 1932, quando aveva visto il suo angelo che l'aveva soccorsa in casa dopo un malore, come racconta nell'Autobiografia, verso la fine dell'ultimo capitolo della parte quarta.