Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Pensa che hai da rendere conto a colui che è autore e difensore della legge da te calpestata. Dovrai presentarti colpevole a colui che fa tremare l'universo, a colui davanti al quale i reprobi urleranno: "Montagne, crollate su di noi, seppelliteci vivi, che non abbiamo a vederlo!". Sì, il Signore ha taciuto, ha lasciato correre per tanto tempo; come un agnello, si lasciò schiaffeggiare e sputacchiare da te, dai tuoi peccati, e non reagì. Ma il suo volto pallido e dissanguato sulla croce, un giorno lo vedrai acceso d'ira contro di te. Potrai tu allora sostenere quel terribile aspetto? (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 7° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 10

1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".

13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".

28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".

32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".

35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".

41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


Primo libro dei Re 21

1In seguito avvenne il seguente episodio. Nabot di Izreèl possedeva una vigna vicino al palazzo di Acab re di Samaria.2Acab disse a Nabot: "Cedimi la tua vigna; siccome è vicina alla mia casa, ne farei un orto. In cambio ti darò una vigna migliore oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale".3Nabot rispose ad Acab: "Mi guardi il Signore dal cederti l'eredità dei miei padri".
4Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: "Non ti cederò l'eredità dei miei padri". Si coricò sul letto, si girò verso la parete e non volle mangiare.5Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: "Perché mai il tuo spirito è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?".6Le rispose: "Perché ho detto a Nabot di Izreèl: Cedimi la tua vigna per denaro o, se preferisci, te la cambierò con un'altra vigna ed egli mi ha risposto: Non cederò la mia vigna!".7Allora sua moglie Gezabele gli disse: "Tu ora eserciti il regno su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la darò io la vigna di Nabot di Izreèl!".
8Essa scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai capi, che abitavano nella città di Nabot.9Nelle lettere scrisse: "Bandite un digiuno e fate sedere Nabot in prima fila tra il popolo.10Di fronte a lui fate sedere due uomini iniqui, i quali l'accusino: Hai maledetto Dio e il re! Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia".11Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i capi che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedite.12Bandirono il digiuno e fecero sedere Nabot in prima fila tra il popolo.13Vennero due uomini iniqui, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: "Nabot ha maledetto Dio e il re". Lo condussero fuori della città e lo uccisero lapidandolo.14Quindi mandarono a dire a Gezabele: "Nabot è stato lapidato ed è morto".15Appena sentì che Nabot era stato lapidato e che era morto, disse ad Acab: "Su, impadronisciti della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di vendertela, perché Nabot non vive più, è morto".16Quando sentì che Nabot era morto, Acab si mosse per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderla in possesso.
17Allora il Signore disse a Elia il Tisbita:18"Su, recati da Acab, re di Israele, che abita in Samaria; ecco è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderla in possesso.19Gli riferirai: Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi! Per questo dice il Signore: Nel punto ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue".20Acab disse a Elia: "Mi hai dunque colto in fallo, o mio nemico!". Quegli soggiunse: "Sì, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore.21Ecco ti farò piombare addosso una sciagura; ti spazzerò via. Sterminerò, nella casa di Acab, ogni maschio, schiavo o libero in Israele.22Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele.23Riguardo poi a Gezabele il Signore dice: I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl.24Quanti della famiglia di Acab moriranno in città li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria".
25In realtà nessuno si è mai venduto a fare il male agli occhi del Signore come Acab, istigato dalla propria moglie Gezabele.26Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva distrutto davanti ai figli d'Israele.
27Quando sentì tali parole, Acab si strappò le vesti, indossò un sacco sulla carne e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a testa bassa.28Il Signore disse a Elia, il Tisbita:29"Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si è umiliato davanti a me, non farò piombare la sciagura durante la sua vita, ma la farò scendere sulla sua casa durante la vita del figlio".


Siracide 38

1Onora il medico come si deve secondo il bisogno,
anch'egli è stato creato dal Signore.
2Dall'Altissimo viene la guarigione,
anche dal re egli riceve doni.
3La scienza del medico lo fa procedere a testa alta,
egli è ammirato anche tra i grandi.
4Il Signore ha creato medicamenti dalla terra,
l'uomo assennato non li disprezza.
5L'acqua non fu forse resa dolce per mezzo di un legno,
per rendere evidente la potenza di lui?
6Dio ha dato agli uomini la scienza
perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie.
7Con esse il medico cura ed elimina il dolore
e il farmacista prepara le miscele.
8Non verranno meno le sue opere!
Da lui proviene il benessere sulla terra.
9Figlio, non avvilirti nella malattia,
ma prega il Signore ed egli ti guarirà.
10Purìficati, lavati le mani;
monda il cuore da ogni peccato.
11Offri incenso e un memoriale di fior di farina
e sacrifici pingui secondo le tue possibilità.
12Fa' poi passare il medico
- il Signore ha creato anche lui -
non stia lontano da te, poiché ne hai bisogno.
13Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani.
14Anch'essi pregano il Signore
perché li guidi felicemente ad alleviare la malattia
e a risanarla, perché il malato ritorni alla vita.
15Chi pecca contro il proprio creatore
cada nelle mani del medico.

16Figlio, versa lacrime sul morto,
e come uno che soffre crudelmente inizia il lamento;
poi seppelliscine il corpo secondo il suo rito
e non trascurare la sua tomba.
17Piangi amaramente e alza il tuo lamento,
il lutto sia proporzionato alla sua dignità,
un giorno o due, per prevenire le dicerie,
quindi consòlati del tuo dolore.
18Difatti il dolore precede la morte,
il dolore del cuore logora la forza.
19In una disgrazia resta a lungo il dolore,
una vita di miseria è dura al cuore.
20Non abbandonare il tuo cuore al dolore;
scaccialo pensando alla tua fine.
21Non dimenticare: non ci sarà infatti ritorno;
al morto non gioverai e farai del male a te stesso.
22Ricòrdati della mia sorte che sarà anche la tua:
"Ieri a me e oggi a te".
23Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo
ricordo;
consòlati di lui, ora che il suo spirito è partito.

24La sapienza dello scriba si deve alle sue ore di
quiete;
chi ha poca attività diventerà saggio.
25Come potrà divenir saggio chi maneggia l'aratro
e si vanta di brandire un pungolo?
Spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro
e parla solo di vitelli?
26Pone la sua mente a tracciare solchi,
non dorme per dare il foraggio alle giovenche.
27Così ogni artigiano e ogni artista
che passa la notte come il giorno:
quelli che incidono incisioni per sigilli
e con pazienza cercano di variare l'intaglio;
pongono mente a ritrarre bene il disegno
e stanno svegli per terminare il lavoro.
28Così il fabbro siede davanti all'incudine
ed è intento ai lavori del ferro:
la vampa del fuoco gli strugge le carni,
e col calore del fornello deve lottare;
il rumore del martello gli assorda gli orecchi,
i suoi occhi sono fissi al modello dell'oggetto,
è tutto preoccupato per finire il suo lavoro,
sta sveglio per rifinirlo alla perfezione.
29Così il vasaio seduto al suo lavoro
gira con i piedi la ruota,
è sempre in ansia per il suo lavoro;
tutti i suoi gesti sono calcolati.
30Con il braccio imprime una forma all'argilla,
mentre con i piedi ne piega la resistenza;
è preoccupato per una verniciatura perfetta,
sta sveglio per pulire il fornello.
31Tutti costoro hanno fiducia nelle proprie mani;
ognuno è esperto nel proprio mestiere.
32Senza di loro sarebbe impossibile costruire una città;
gli uomini non potrebbero né abitarvi né circolare.
33Ma essi non sono ricercati nel consiglio del popolo,
nell'assemblea non hanno un posto speciale,
non siedono sul seggio del giudice,
non conoscono le disposizioni del giudizio.
34Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto,
non compaiono tra gli autori di proverbi;
ma sostengono le cose materiali,
e la loro preghiera riguarda i lavori del mestiere.


Salmi 68

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'

2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.

5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.

12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.

17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.

20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.

23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".

25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.

29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.

33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.

35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.


Isaia 23

1Oracolo su Tiro.

Fate il lamento, navi di Tarsis,
perché è stato distrutto il vostro rifugio!
Mentre tornavano dal paese dei Kittim,
ne fu data loro notizia.
2Ammutolite, abitanti della costa,
mercanti di Sidòne,
i cui agenti attraversavano
3grandi acque.
Il frumento del Nilo, il raccolto del fiume
era la sua ricchezza; era il mercato dei popoli.
4Vergognati, Sidòne,
perché ha parlato il mare, la fortezza marinara, dicendo:
"Io non ho avuto doglie, non ho partorito,
non ho allevato giovani,
non ho fatto crescere ragazze".
5Appena si saprà in Egitto,
saranno addolorati per la notizia di Tiro.
6Passate in Tarsis, fate il lamento, abitanti della costa.
7È questa la vostra città gaudente,
le cui origini risalgono a un'antichità remota,
i cui piedi la portavano lontano
per fissarvi dimore?
8Chi ha deciso questo
contro Tiro l'incoronata,
i cui mercanti erano principi,
i cui trafficanti erano i più nobili della terra?
9Il Signore degli eserciti lo ha deciso
per svergognare l'orgoglio
di tutto il suo fasto,
per umiliare i più nobili sulla terra.
10Coltiva la tua terra come il Nilo, figlia di Tarsis;
il porto non esiste più.
11Ha steso la mano verso il mare,
ha sconvolto i regni,
il Signore ha decretato per Canaan
di abbattere le sue fortezze.
12Egli ha detto: "Non continuerai a far baldoria,
tu duramente oppressa, vergine figlia di Sidòne.
Alzati, va' pure dai Kittim;
neppure là ci sarà pace per te".

13Ecco il paese da lui fondato per marinai, che ne avevano innalzato le torri; ne han demoliti i palazzi: egli l'ha ridotto a un cumulo di rovine.

14Fate il lamento, navi di Tarsis,
perché è stato distrutto il vostro rifugio.

15In quel giorno Tiro sarà dimenticata per settant'anni, quanti sono gli anni di un re. Alla fine dei settanta anni a Tiro si applicherà la canzone della prostituta:

16"Prendi la cetra,gira per la città, prostituta dimenticata;
suona con abilità,
moltiplica i canti,
perché qualcuno si ricordi di te".

17Ma alla fine dei settant'anni il Signore visiterà Tiro, che ritornerà ai suoi guadagni; essa trescherà con tutti i regni del mondo sulla terra.18Il suo salario e il suo guadagno saranno sacri al Signore. Non sarà ammassato né custodito il suo salario, ma andrà a coloro che abitano presso il Signore, perché possano nutrirsi in abbondanza e vestirsi con decoro.


Prima lettera ai Corinzi 14

1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia.2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose.3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto.4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea.5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.
6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina?7È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra?8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?9Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!10Nel mondo vi sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio linguaggio;11ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per me.
12Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità.13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare.14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto.15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l'intelligenza.16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato.18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi;19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.
20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.21Sta scritto nella Legge:

'Parlerò a questo popolo in altre lingue
e con labbra di stranieri,
ma neanche' così mi 'ascolteranno',

dice il Signore.22Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti.23Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi?24Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti;25sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.

26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione.27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete.28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio.29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino.30Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia:31tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati.32Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti,33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.
34Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36Forse la parola di Dio è partita da voi? O è giunta soltanto a voi?37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore;38se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto.39Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo.40Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine.


Capitolo XLV: Non fare affidamento su alcuno: le parole facilmente ingannano

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1. "Aiutami, o Signore, nella tribolazione, perché è vana la salvezza che viene dagli uomini" (Sal 59,13). Quante volte non trovai affatto fedeltà, proprio là dove avevo creduto di poterla avere; e quante volte, invece, la trovai là dove meno avevo creduto. Vana è, dunque, la speranza negli uomini, mentre in te, o Dio, sta la salvezza dei giusti. Sii benedetto, o Signore mio Dio, in tutto quanto ci accade. Deboli siamo, e malfermi; facilmente ci inganniamo e siamo mutevoli. Quale uomo è tanto prudente e tanto attento da saper sempre custodire se stesso, così da non cadere mai in qualche delusione e incertezza? Ma non cadrà così facilmente colui che confida in te, o Signore, e ti cerca con semplicità di cuore. Che se incontrerà una tribolazione, in qualunque modo sia oppresso, subitamente ne sarà strappato da te, o sarà da te consolato, poiché tu non abbandoni chi spera in te, fino all'ultimo. Cosa rara è un amico sicuro, che resti tale in tutte le angustie dell'amico. Ma tu, o Signore, tu solo sei sempre pienamente fedele: non c'è amico siffatto, fuori di te.

2. Quale profonda saggezza ci fu in quell'anima santa che poté dire: il mio spirito è saldo, e fondato su Cristo! Se così fosse anche per me, non sarei tanto facilmente agitato da timori umani, né mi sentirei ferito dalle parole. Chi può mai prevedere ogni cosa e cautelarsi dai mali futuri? Se, spesso, anche ciò che era previsto riesce dannoso, con quanta durezza ci colpirà ciò che è imprevisto? Perché non ho meglio provveduto a me misero?; e perché mi sono affidato tanto leggermente ad altri? Siamo uomini, nient'altro che fragili uomini, anche se molti ci ritengono e ci dicono angeli. Oh, Signore, a chi crederò; a chi, se non a te? Tu sei la verità che non inganna e non può essere ingannata; mentre "l'uomo è sempre bugiardo" (Sal 115,11), debole, insicuro e mutevole, specie nelle parole, tanto che a stento ci si può fidare subito di quello che, in apparenza, pur ci sembra buono. Con quanta sapienza tu già ci avevi ammonito che ci dobbiamo guardare dagli uomini; che "nemici dell'uomo sono i suoi più vicini" (Mt 10,36); che non si deve credere se uno dice: "ecco qua, ecco là!" (Mt 24,23; Mc 13,21)! Ho imparato a mie spese, e voglia il cielo che ciò mi serva per acquistare maggiore prudenza e non ricadere nella stoltezza. Bada, mi dice taluno, bada bene, e serba per te quel che ti dico. Ma, mentre io sto zitto zitto, credendo che la cosa resti segreta, neppure lui riesce a tacere ciò per cui mi aveva chiesto il silenzio: improvvisamente mi tradisce, tradendo anche se stesso; e se ne va. Oh, Signore, difendimi da siffatte fandonie e dalla gente stolta, cosicché io non cada nelle loro mani, e mai non commetta simili cose. Da' alla mia bocca una parola vera e sicura, e lontana da me il linguaggio dell'inganno. Che io mi guardi in ogni modo da ciò che non vorrei dover sopportare da altri.

3. Quanta bellezza e quanta pace, fare silenzio intorno agli altri; non credere pari pari ad ogni cosa, né andare ripetendola; rivelare sé stesso soltanto a pochi; cercare sempre te, che scruti i cuori, senza lasciarsi portare di qua e di là da ogni vuoto discorso; volere che ogni cosa interiore ed esterna, si compia secondo la tua volontà! Quale tranquillità, fuggire le apparenze umane, per conservare la grazia celeste; non ambire a ciò che sembri assicurare ammirazione all'esterno, e inseguire invece, con ogni sollecitudine, ciò che assicura emendazione di vita e fervore! Di quanto danno fu, per molti, una virtù a tutti nota e troppo presto lodata. Di quanto vantaggio fu, invece, una grazia conservata nel silenzio, durante questa nostra fragile vita, della quale si dice a ragione che è tutta una tentazione e una lotta!


Discorso sul Simbolo rivolto ai catecumeni

Sant'Agostino - Sant'Agostino d'Ippona

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La formula della fede.

1. 1. Ricevete la formula della fede che è detta Simbolo. E quando l'avete ricevuta imprimetela nel cuore e ripetetevela ogni giorno interiormente. Prima di dormire, prima di uscire, munitevi del vostro Simbolo. Nessuno scrive il Simbolo al solo scopo che sia letto, ma perché sia meditato. E perché la dimenticanza non distrugga ciò che la diligenza ha tramandato, funzioni da libro per voi la vostra memoria. Ciò che udrete sarà l'oggetto della vostra fede e quello che crederete lo ripeterete anche con la lingua. Ha detto infatti l'Apostolo: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza 1. Questo è il Simbolo che ripasserete e che ripeterete. Le parole che avete sentito recitare si trovano qua e là nelle Scritture divine ma da lì sono state raccolte e riassunte in un unico testo per evitare fatica alla memoria degli uomini più lenti e perché ogni uomo possa dire, possa ritenere quello che crede. Non avete proprio appena adesso sentito che Dio è onnipotente? Ebbene voi cominciate ad averlo anche come Padre, dal momento in cui foste nati da quella Madre che è la Chiesa.

Dio onnipotente è Padre.

1. 2. Così dunque avete già imparato, avete meditato, avete ritenuto il concetto, siete nella situazione di poter dire: Credo in Dio Padre onnipotente 2. Dio è onnipotente. Essendo tale, non può morire, non può ingannarsi, non può mentire, e, come dice l'Apostolo: Non può rinnegare se stesso 3. Quante cose non può fare pur essendo onnipotente, anzi proprio perché non le può fare è onnipotente! Infatti se potesse morire, non sarebbe onnipotente; così se potesse mentire, ingannarsi, ingannare, agire ingiustamente, non sarebbe onnipotente; se tali possibilità ci fossero in lui, ciò non corrisponderebbe alla onnipotenza. Indubbiamente il nostro Padre onnipotente non può peccare. Può fare quel che vuole perché è la onnipotenza stessa. Fa qualunque cosa voglia di bene, di giusto; una cosa che sia male a farsi non la vuole. Nessuno resiste all'Onnipotente così da non fare quello che egli vuole. Egli fece il cielo, la terra, il mare e tutto quello che essi contengono 4, realtà invisibili e realtà visibili. Invisibili come, nei cieli, i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà, gli Arcangeli, gli Angeli, i nostri concittadini, se vivremo bene. Creò nel cielo anche realtà visibili: il sole, la luna, le stelle. Ornò la terra dei suoi animali terrestri, popolò l'aria di volatili; popolò la terra di esseri che camminano e di esseri che strisciano, il mare di esseri che nuotano. Tutto popolò di creature appropriate. Fece anche l'uomo, con la mente a sua immagine e somiglianza. Nella mente infatti c'è l'immagine di Dio, perciò la mente non può essere compresa neppure da se stessa, in quanto c'è in essa l'immagine di Dio. Noi siamo stati fatti per aver dominio sulle altre creature, ma per il peccato siamo caduti, nel primo uomo, e divenuti tutti partecipi di un'eredità di morte. Siamo divenuti poveri mortali, siamo pieni di timori, di errori, e questo a causa del peccato: con questo demerito e questa colpa nasce ogni uomo. Perciò, come avete visto oggi, come sapete, anche i bambini vengono purificati col soffio, ed esorcizzati per scacciare da loro il potere nemico del diavolo, che inganna l'uomo per possedere gli uomini. Nei bambini non viene esorcizzata e purificata col soffio la creatura di Dio, ma colui sotto il potere del quale si trovano tutti coloro che nascono nel peccato: [Satana] è infatti il capo dei peccatori. Perciò a causa di uno che cadde nella colpa e mandò tutti alla morte fu inviato Uno senza colpa per condurre alla vita tutti quelli che credono in lui, liberandoli dal peccato.

Gesù Cristo unico Figlio uguale al Padre e non da lui diviso.

2. 3. Perciò crediamo anche nel suo Figlio, Figlio cioè del Padre onnipotente, unico Signore nostro. Quando senti " Unico Figlio di Dio " riconosci che è Dio. Non potrebbe infatti l'Unico Figlio di Dio non essere Dio. Quello che egli è questo generò, anche se non s'identifica col generato. Se è vero Figlio, è quello che è il Padre. Se non è quello che è il Padre non è vero Figlio. Guardate nel campo delle creature terrene e mortali: ogni essere genera quello che è lui stesso. L'uomo non genera il bue, la pecora non genera il cane, né il cane la pecora. Di qualunque specie sia chi genera, non può che generare ciò che è lui stesso. Ritenete dunque con certezza, fortemente, fermamente, fedelmente, che Dio Padre generò quello che è lui stesso, l'Onnipotente. Queste creature mortali generano sul piano della corruttibilità. Forse che Dio genera così? Chi è nato mortale genera come è lui stesso, l'immortale ugualmente, quello che è. Il corruttibile genera il corruttibile, l'incorruttibile genera l'incorruttibile; ciò che è soggetto a corruzione, sul piano della corruttibilità, ciò che non vi è soggetto sul piano della incorruttibilità, al segno che uno è quello che è l'altro, un tutto unico. Sapete che quando ho premesso la recitazione del Simbolo, così ho detto e così dovete credere: Crediamo in Dio Padre onnipotente e in Gesù Cristo, Unico suo Figlio 5. Già quando dico Unico dovete intenderlo onnipotente; non avviene infatti che Dio Padre fa quello che vuole e Dio Figlio non fa quello che vuole. Unica è la volontà del Padre e del Figlio perché unica è la natura. Non si può infatti fare una separazione neanche minima tra la volontà del Figlio e la volontà del Padre, come da Dio a Dio: sono ambedue lo stesso Dio. Non c'è un Onnipotente e un altro Onnipotente. Sono ambedue lo stesso Onnipotente.

Il Padre e il Figlio sono un solo Dio.

2. 4. Non introduciamo certo due dèi [nella fede], come alcuni [eretici] li introducono e dicono: " Dio Padre e Dio Figlio: il Dio Padre è maggiore, il Dio Figlio minore ". Come è possibile " due "? Due dèi? Vergógnati a dirlo, vergógnati a crederlo! Tu dici: " Signore Dio Padre ", e dici anche: " Signore Dio Figlio ". Lo stesso Figlio dice: Nessuno può servire a due padroni 6. Nella famiglia di Dio ci troveremmo forse come in una grande casa dove c'è un padre di famiglia che ha un figlio e possiamo dire: " Il padrone più grande, il padrone più piccolo "? Lungi da noi tale pensiero. Se voi ammettete qualcosa di simile, ponete idoli nell'anima. Respingete del tutto questa opinione. Prima credete, poi cercate di capire. E` un dono di Dio, non certo prerogativa dell'umana fragilità, poter capire subito, appena creduto. Tuttavia se ancora non capite, credete: In Dio unico Padre, in Cristo Dio, Figlio di Dio. Forse due? No, un solo Dio. E come due possono essere detti: un solo Dio? In che modo? Te ne stupisci? Negli Atti degli Apostoli è scritto: Coloro che erano venuti alla fede avevano un cuore solo e un'anima sola 7. Molte erano le persone ma la fede le aveva rese tutte una sola. Migliaia erano: si amavano ed è allora che i molti sono [divenuti] uno. Amavano Dio con fuoco di carità e, da una moltitudine che erano, raggiunsero la bellezza dell'unità. Se la carità rese una tale pluralità di anime un'anima sola, quale mai sarà la carità in Dio, dove non c'è alcuna disparità, ma una totale uguaglianza? Se tra gli uomini sulla terra ci poté essere tanta carità, così da fare di tante un'anima sola, lì dove il Padre fu sempre inseparabile dal Figlio e il Figlio dal Padre non potevano essere, di due, che un solo Dio. Quelle anime, che erano molte, poterono essere chiamate un'anima sola. Dio, dove c'è la somma, ineffabile unione, può essere detto un solo Dio e non due dèi.

Anche il Figlio è onnipotente.

2. 5. Il Padre fa quello che vuole, il Figlio fa quello che vuole. Non pensate che il Padre sia onnipotente e il Figlio no. Sarebbe un errore. cancellatelo, si stacchi dalla vostra mente. Non sia bevuto con la bevanda della fede, e, se qualcuno di voi lo avesse bevuto, lo rigetti. E` onnipotente il Padre, è onnipotente il Figlio. Se l'Onnipotente non generò un Onnipotente, non generò un vero Figlio. E che diremo, fratelli, di una condizione di superiorità del generante rispetto al generato? Che cosa vuol dire: " generò "? E` un fatto che un uomo più grande genera un figlio più piccolo e, come quello invecchia, costui cresce e giunge, solo col crescere, all'aspetto del padre. Il Figlio di Dio invece, dal momento che non cresce perché Dio non può invecchiare, è nato perfetto. Se dunque è nato perfetto, e non è stato mai minore, è uguale. Perché sappiate che dall'Onnipotente è nato l'Onnipotente, ascoltate lui stesso che è la Verità. Ciò che la Verità dice di se stessa, questo è il vero. Che cosa dice la Verità? Che cosa di ce il Figlio, che è la Verità 8? Dice: Quel che fa il Padre, anche il Figlio lo fa 9. Il Figlio è onnipotente, dal momento che fa tutto ciò che vuole. Se il Padre facesse qualcosa che il Figlio non può fare, il Figlio avrebbe affermato il falso quando disse: Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa. Ma poiché il Figlio disse il vero, credete alle parole: Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa. E avete creduto nel Figlio onnipotente. Non avete pronunziato questa parola nel Simbolo, tuttavia è ciò che avete espresso quando avete professato di credere in un unico stesso Dio. Ha forse qualcosa il Padre che non abbia anche il Figlio? Questo lo affermano gli eretici blasfemi ariani, non io. Io invece vi sto dicendo che se il Padre avesse qualche attributo che non ha anche il Figlio, il Figlio mentirebbe quando dice: Tutto quello che il Padre possiede è mio 10. Molte, innumerevoli sono le testimonianze dalle quali scaturisce che il Figlio, vero Dio, è Figlio del Padre, e che Dio Padre generò un Figlio vero Dio, e che il Padre e il Figlio sono un unico Dio.

Nascita umana e morte di Cristo.

3. 6. Ma ora vediamo che cosa ha fatto per noi questo Figlio unico di Dio Padre onnipotente, che cosa ha sopportato per noi. Egli è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria 11. Egli, così grande Dio, uguale al Padre, è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria: umile per risanare i superbi. L'uomo volle esaltarsi e cadde. Dio si abbassò e lo risollevò. Che cos'è l'umiltà di Cristo? E` Dio che diede la mano all'uomo caduto. Noi siamo caduti, egli si è abbassato [fino a noi]. Noi giacevamo a terra. Egli si è chinato su di noi. Aggrappiamoci a lui e rialziamoci, per non incorrere nella punizione. Dunque il suo abbassarsi consiste in questo: che è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria. La stessa sua natività umana è al tempo stesso umile e sublime: umile perché è nato uomo da uomini; sublime perché dalla Vergine. Vergine concepì, Vergine partorì, e dopo il parto rimase Vergine.

3. 7. Segue: Patì sotto Ponzio Pilato. Quando Cristo patì, Ponzio Pilato teneva il governo della regione ed era giudice. Col nome di quel giudice venne indicato il tempo in cui Cristo patì: sotto Ponzio Pilato. Quando si dice: patì, si aggiunge: fu crocifisso e sepolto 12. Ma chi patì? E che cosa patì e per chi? A patire fu il Figlio di Dio unico, il nostro Signore. E patì questo: fu crocifisso e sepolto. Per chi? Per empi e peccatori. Grande condiscendenza e grazia. Che cosa renderò al Signore per tutto quello che mi ha dato? 13

Nascita coeterna al Padre.

3. 8. E` nato prima del tempo, prima di tutti i secoli. Nato prima. Ma prima di che cosa, dove non c'è un prima? Certo non vorrete pensare che ci sia stata una porzione di tempo prima della nascita di Cristo dal Padre. Parlo di quella nascita per cui è Figlio di Dio onnipotente, è unico Signore nostro; di questa parlo. Non pensate che l'inizio del tempo sia in questa nascita. Non pensate che ci sia stato un intermezzo di eternità in cui c'era il Padre e non c'era il Figlio. Da quando c'è il Padre, da allora c'è il Figlio. E come si può dire: " da quando " se non c'è inizio? Dunque: il Padre da sempre, senza inizio, il Figlio da sempre, senza inizio. E allora " Come può essere nato - mi potresti ribattere - se non ha inizio? ". Dall'eterno, coeterno. Non ci fu mai il Padre senza che ci fosse il Figlio, e tuttavia il Figlio è generato dal Padre. Dove possiamo trovare qualche paragone? Siamo tra cose terrene, tra creature visibili. Provi la terra a darmi un paragone. Non me lo dà. Provino le onde del mare. Nulla. Provi qualche animale. Non lo può neppure lui. Nel regno animale c'è bensì chi genera e chi è generato, ma prima, nel tempo, c'è il padre e poi nasce il figlio. Cerchiamo qualcosa di coevo e consideriamolo coeterno. Se potessimo per assurdo trovare un padre coevo di suo figlio e un figlio coevo di suo padre, potremmo pensare a Dio Padre, coevo di suo Figlio e a Dio Figlio, coeterno a suo Padre. Sulla terra possiamo trovare qualcuno di cui si possa dire " coevo ", non possiamo trovare nessuno di cui si possa dire " coeterno ". Intendiamo " coevo " e crediamo " coeterno ". State bene attenti, qualcuno può dire: " Come si può trovare un padre coevo del suo figlio o un figlio coevo del suo padre? ". Per poterlo generare il padre lo precede nell'età; perché nasca il figlio lo segue nell'età. E qui invece abbiamo il Padre coevo al Figlio, e il Figlio al Padre. Come può essere? Vi proporrò un'analogia: il fuoco come padre, lo splendore di luce che ne emana, come figlio; ecco trovati i coevi. Da quando il fuoco ha cominciato ad essere fuoco, subito ha generato la luce, né ci fu il fuoco prima della luce, né la luce dopo il fuoco. E se ci interroghiamo chi sia il generante, se è il fuoco che genera la luce o la luce il fuoco, subito, per istinto naturale e per l'intelligenza che è nelle vostre menti, proclamereste: " E` il fuoco che genera la luce, non la luce il fuoco ". Ecco un padre che dà inizio, ecco un figlio insieme, né precedente, né seguente. Ecco dunque un padre all'inizio, e un figlio ugualmente all'inizio. Se vi ho mostrato che un padre è all'inizio e un figlio pure all'inizio, ebbene credete che il Padre non ha inizio, e con lui neppure il Figlio ha inizio; l'uno eterno, l'altro coeterno. Se voi seguirete il progresso del ragionamento, capirete. Fate in modo di seguirlo. Voi dovete nascere, ma poi dovete crescere, perché nessuno all'inizio è perfetto. E invece al Figlio di Dio fu lecito nascere perfetto, perché è nato al di fuori del tempo, coeterno al Padre, anteriore non di un periodo di tempo ma dall'eternità a tutte le cose. Questo nato coeterno al Padre della cui generazione il profeta disse: Chi narrerà la sua generazione? 14 è nato fuori del tempo dal Padre ed è nato dalla Vergine nella pienezza dei tempi 15. Questa nascita sì era stata preceduta da un periodo di tempo. Egli nacque in un tempo opportuno, quando volle lui, quando sapeva di voler nascere. Senza dubbio non è nato senza volerlo. Nessuno di noi nasce in quanto lo vuole, e nessuno di noi muore quando lo vuole. Egli invece nacque quando volle, morì quando volle; nacque nella maniera in cui volle, da una Vergine, morì nella maniera in cui volle, su una croce. Fece qualunque cosa volle: perché era tale uomo che era anche Dio, ma Dio celato. Dio aveva assunto l'umanità, l'umanità era stata assunta, un solo Cristo Dio e Uomo.

Alla morte segue la resurrezione.

3. 9. Della sua croce come parlerò, che cosa dirò? Scelse il peggiore genere di morte perché i suoi martiri non temessero appunto alcun genere di morte. Rivelò la sua dottrina facendosi uomo, mostrò un esempio di pazienza sulla croce. Qui, nella croce, consiste la sua opera perché lui crocifisso è l'esempio dell'opera; il premio poi dell'opera è la risurrezione. C'insegnò, sulla croce, che cosa dobbiamo giungere a sopportare; c'insegnò, nella risurrezione, che cosa dobbiamo sperare. In una parola, con il suo esempio ci ha detto, come un sommo presidente dei giochi: " Fa' e prendi, compi l'opera ed abbi il premio, combatti nella gara e avrai la corona di vittoria ". Che cosa è l'opera? L'ubbidienza. Qual è il premio? La risurrezione senza più morte. Perché ho aggiunto: " senza più morte "? Perché anche Lazzaro risorse e poi morì [di nuovo]. Cristo invece è risuscitato e non muore più, la morte non ha più potere su di lui 16.

La pazienza senza calcolo di Giobbe. Sua santità.

3. 10. La Scrittura dice: Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e avete visto la sorte finale che gli riservò il Signore 17. Quando si legge quante pene ha dovuto sopportare Giobbe, si inorridisce, ci si spaventa, si trema. Ma quale fu il suo premio? Il doppio di quello che aveva perduto. Tuttavia l'uomo non eserciti la pazienza in vista di beni temporali, dicendo a se stesso: " Coraggio, sopporto il danno. Il Signore mi ricompenserà così come ha restituito il doppio dei figli a Giobbe. Giobbe ricevette il doppio di tutto e generò tanti figli quanti ne aveva seppelliti. Non gli furono forse raddoppiati? ". Certo, perché anche questi vivevano [nella vita eterna]. Nessuno dica: " Sopporterò le tribolazioni e il Signore mi restituirà i beni come ha fatto con Giobbe ". Non sarebbe qui in gioco la pazienza, ma il calcolo dell'avidità. Se quel santo infatti non avesse avuto la pazienza non sarebbe riuscito a sopportare con fortezza le avversità che gli piombavano addosso. Non avrebbe avuto dal Signore la testimonianza che invece ebbe. Disse di lui il Signore: Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra, uomo irreprensibile, il vero devoto a Dio 18. Quale testimonianza, fratelli, ricevette da Dio questo uomo santo! E tuttavia la cattiva moglie cercava, con i suoi malvagi argomenti, di trarlo in errore ed era simile a quel serpente che nel paradiso terrestre ingannò il primo uomo creato da Dio 19. Così ora, suggerendo bestemmie, credeva di poter far cadere quell'uomo caro a Dio. Quanti mali sopportò quell'uomo, fratelli! Chi ne potrebbe sopportare di uguali? Nella sua sostanza, nella sua casa, nei figli, nel suo fisico, nella sua stessa moglie tentatrice che gli era rimasta. [Il diavolo] a un certo punto gli avrebbe tolto anche costei, che gli era rimasta, se non se la fosse serbata come aiutante, in quanto era riuscito a debellare anche il primo uomo per mezzo di Eva. Aveva serbato Eva. Quante cose soffrì! Perse tutto quello che aveva. La sua casa crollò e magari essa sola! Essa schiacciò i figli sotto le macerie. Ma poiché in lui la pazienza aveva grande spazio, sentite quale fu la sua risposta: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così è avvenuto; sia benedetto il nome del Signore 20. Gli tolse quel che gli aveva dato. Forse che perì lui che aveva dato? Giobbe ammise che Dio gli aveva tolto i beni, ma si comportò come se dicesse: " Mi ha tolto tutto, mi tolga pure tutto, mi lasci nudo ma si serbi lui per me. Che cosa mi mancherà infatti se avrò Dio, o che cosa mi giovano tutte le altre cose se non avrò Dio? ". Fu colpita la sua carne, fu colpito con ulcere dalla testa sino ai piedi, colava giù l'umore corrotto, formicolava di vermi ed egli si mostrava saldo nel suo Dio, in lui era fisso 21. Quella moglie, aiutante del diavolo, non consolatrice del marito, voleva persuaderlo alla bestemmia: Fino a quando vorrai sopportare questo e quello? Di' qualcosa contro Dio e muori 22. Giobbe dunque, poiché era stato umiliato, doveva essere esaltato. E così fece il Signore per dare un esempio agli uomini. In cielo, poi, al suo servo destinò premi maggiori. Dunque esaltò Giobbe umiliato e umiliò il diavolo che si era esaltato perché egli abbatte l'uno ed innalza l'altro 23. Fratelli carissimi, quando qualcuno qui patisce qualcuna di tali tribolazioni, non si aspetti la ricompensa qui e se patisce qualche danno non abbia intenzione di ricevere il doppio, quando dice: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così avvenne; sia benedetto il suo nome. Dio loda la pazienza non il calcolo dell'avidità, perché se vuoi ricevere il doppio di quello che hai perduto e per questo lodi Dio, lodi non per amore ma per cupidigia. Non puoi in partenza porti davanti l'esempio di quel sant'uomo. Ti inganneresti. Quando Giobbe sopportava tutti quei dolori, non contava sulla ricompensa del doppio di quello che aveva. Si può notare quello che dico sia nella sua prima testimonianza, quando subì danni e fece i funerali ai figli, sia nella seconda quando già pativa tormenti nella sua carne. Queste sono le parole della sua prima testimonianza: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così è avvenuto; sia benedetto il nome del Signore. Avrebbe potuto dire: " Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; può darmi di nuovo quello che mi ha tolto, può ridarmi più di quel che mi ha tolto ". Ma non disse così. Disse: Come al Signore piacque, così avvenne. Cioè: " Poiché piace a lui, deve piacere anche a me; ciò che piacque al padrone buono non dispiaccia al servo a lui sottomesso; ciò che piacque al medico non dispiaccia al malato ". E nel secondo caso sentì la sua testimonianza. Disse alla moglie: Hai parlato come una donna stolta. Se da Dio accettiamo il bene perché non dovremmo accettare il male 24? Non aggiunse quello che, se l'avesse detto, era pur vero: " Il Signore può far ritornare come prima la mia carne, può moltiplicare quello che ci ha tolto ", per non sembrare che sopportasse quei mali in vista di questa speranza. Queste cose non disse, queste cose non sperò. Ma il Signore le diede ugualmente a lui che non ci contava perché noi fossimo ammaestrati; perché imparassimo che il Signore gli era vicino. Perché se non gli avesse restituito quei beni, noi non saremmo riusciti a vedere la ricompensa che gli teneva nascostamente in serbo. Perciò la sacra Scrittura dice, esortando alla pazienza e all'aspettativa di ricompensa per la vita futura, non per la presente: Avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la fine del Signore [sulla terra] 25. Perché sottolinea la pazienza di Giobbe, e non dice: " Avete visto la fine dello stesso Giobbe "? Avresti rinfocolato la tua avidità nella prospettiva di avere il doppio. Avresti detto: " Sopporto, grazie a Dio. Avrò il doppio come Giobbe ". La pazienza di Giobbe, la fine del Signore [sulla terra]. Conosciamo la pazienza di Giobbe, conosciamo la fine del Signore. Parole del Signore sulla croce furono: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato 26? Sono le parole del Signore sulla croce. Lo abbandonò riguardo alla presente felicità, non lo abbandonò in quanto all'eterna immortalità. La fine del Signore è questa: i Giudei lo arrestano, i Giudei lo insultano, lo legano, lo coronano di spine, lo imbrattano di sputi, lo flagellano, lo coprono di scherni, lo crocifiggono, lo trapassano con la lancia, e infine lo seppelliscono; ed è quasi abbandonato. E` mai possibile? Si facevano beffe di lui. Perciò abbi pazienza per poter risorgere e non morire, come Cristo non morire più. Così infatti noi leggiamo: Cristo, risuscitato dai morti non muore più 27.

Che significa: "Siede alla destra del Padre".

4. 11. Ascese al cielo. Credetelo. Siede alla destra del Padre 28. Credetelo. Per sedere intendete abitare, così come quando diciamo di un uomo: " Ha risieduto in quel luogo per tre anni ". Lo dice anche la Scrittura: che è risieduto un tale in città per un determinato tempo. Vuol dire forse che sedeva e che mai si alzò? Anche le abitazioni degli uomini sono dette " sedi ", ma non per questo vi si sta seduti. Ci si alza, si cammina. Non si sta seduti e tuttavia si chiamano " sedi ". Così intendete l'abitare di Cristo alla destra del Padre: è lì. Ma non andate pensando: " Che cosa fa? ". Non cercate quello che non si può trovare. E` lì. Vi basti questo. E` beato e per la sua beatitudine gli viene il nome di " destra del Padre ", per il fatto che appunto " destra del Padre " significa felicità. Se noi volessimo intendere in modo materiale dovremmo dire che se egli siede alla destra del Padre, il Padre sarà a sinistra. E` mai lecito che ce li figuriamo così? Il Figlio a destra, il Padre a sinistra? Là è tutto destra perché non c'è alcuna infelicità.

Il Giudizio.

4. 12. Da lì verrà a giudicare i vivi e i morti 29: i vivi, cioè coloro che siano allora ancora in vita; i morti, cioè quelli che sono morti prima [del giudizio]. Si potrebbe anche interpretare così: vivi, i giusti; morti, gli iniqui. Dio infatti giudica ambedue le categorie, dando ad ognuno la retribuzione dovuta. Ai giusti dirà nel giudizio: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo 30. A questo preparatevi, questo sperate, per questo vivete e vivete così perché credete, perché siete stati battezzati, perché vi si possa dire: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno che è stato preparato per voi dalla fondazione del mondo. E a quelli che stanno alla sua sinistra che dice? Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli 31. Così saranno giudicati da Cristo i vivi e i morti. Abbiamo parlato della prima nascita di Cristo, quella fuori del tempo e di quella avvenuta dalla Vergine nella pienezza dei tempi; abbiamo parlato della passione di Cristo, abbiamo parlato del giudizio finale di Cristo. Abbiamo svolto tutti gli argomenti riguardo a Cristo, unico Figlio di Dio, nostro Signore. Ma la Trinità non è ancora stata esposta completamente.

Lo Spirito Santo.

5. 13. Segue nel Simbolo: E nello Spirito Santo 32. Questa Trinità è un solo Dio, una sola natura, una sola sostanza, una sola potenza: somma uguaglianza con nessuna divisione, nessuna diversità, perpetuo amore. Volete sapere quale Dio è lo Spirito Santo? Battezzatevi e sarete il suo tempio. L'Apostolo dice: Non sapete voi che il vostro corpo è tempio in voi dello Spirito Santo, che avete da Dio? 33 Dio ha un tempio. Infatti a Salomone, re e profeta, fu comandato di costruire un tempio a Dio. Se avesse innalzato un tempio al sole o alla luna o a qualche stella, o a qualche angelo, Dio lo avrebbe condannato. Ma in quanto egli edificò un tempio a Dio mostrò di venerare Dio. Con che materiali lo costruì? Con legno e pietre, perché Dio volle, per mezzo del suo servo, farsi un'abitazione in terra, per esservi pregato, per dimorarvi. Per cui disse il beato Stefano: Salomone gli edificò una casa, ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo 34. Se dunque i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, quale Dio ha costruito il tempio allo Spirito Santo? Ma si tratta di Dio! Se infatti i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, chi ha costruito i nostri corpi ha costruito anche il tempio allo Spirito Santo. Osservate che cosa dice l'Apostolo: Dio ha composto il corpo conferendo maggior onore a ciò che ne aveva di meno 35, parlando delle diverse membra, affinché non vi fossero divisioni nel corpo. Dio ha creato il nostro corpo. Come potrebbe non averlo creato lui se ha creato anche l'erba? Come ci teniamo sicuri che ha creato l'erba? Chi veste, crea. Leggi il Vangelo: Se Dio veste così l'erba del prato che oggi c'è e domani è buttata nel forno 36. Chi veste, crea dunque. E senti l'Apostolo: Stolto, ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. Dio gli dà un corpo come ha stabilito e a ciascun seme il proprio corpo 37.Se Dio dunque costruisce i nostri corpi, se Dio costruisce le nostre membra e se i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, non dubitate che lo Spirito Santo è Dio ma non aggiungetelo come un terzo dio, perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico Dio. Così dovete credere.

La Chiesa.

6. 14. Alla proclamazione di fede nella Trinità segue: La santa Chiesa 38. E` stato detto così di Dio e del suo tempio. Il tempio di Dio, che siete voi - dice l'Apostolo - è santo 39. Ma la stessa Chiesa è santa, una, vera, cattolica, che combatte contro tutte le eresie; combattere può, ma non essere vinta. Tutte le eresie sono uscite da lei ma come gli inutili tralci tagliati via dalla vite. Essa rimane sulla sua radice, nella sua vite, nella sua carità. Le porte degli inferi non prevarranno su di lei 40.

La remissione dei peccati.

7. 15. La remissione dei peccati 41. Realizzate in voi in modo completo le verità del Simbolo, quando vi battezzate. Nessuno dica: " Ho commesso la tal colpa. Forse non mi sarà perdonata ". Pensi così perché l'hai commessa e perché è grave? Ma dimmi pure che hai compiuto qualcosa di mostruoso, di grave, di orrendo, che faccia inorridire il solo pensarlo. Che cosa puoi aver fatto? Forse hai ucciso Cristo? Non c'è nulla di peggio di questo misfatto, perché non c'è nulla di meglio di Cristo. Nefanda enormità uccidere il Cristo. Tuttavia i Giudei lo uccisero e molti di loro poi credettero in lui e bevvero il suo sangue: fu loro perdonato il peccato che avevano commesso. Quando sarete battezzati, mantenete una vita buona nei precetti di Dio, per custodire il Battesimo sino alla fine. Non vi dico che sia possibile vivere qui senza peccato: vi sono i peccati veniali, di cui non è priva questa vita [mortale]. Per tutti i peccati c'è il Battesimo, per quelli leggeri, dai quali non possiamo essere esenti, c'è la preghiera. Come dice la preghiera? Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori 42. Se una volta sola siamo purificati dal Battesimo, ogni giorno possiamo essere purificati dalla preghiera. Ma non vogliate commettere di quelle colpe che inevitabilmente vi separano dal Corpo di Cristo; lungi da voi! Coloro che voi vedete fare pubblica penitenza, hanno commesso delitti: adultèri o altri grossi misfatti, perciò fanno penitenza. Se infatti avessero commesso colpe leggere, basterebbe a cancellarli la preghiera quotidiana.

In tre modi vengono rimessi i peccati.

8. 16. Dunque in tre modi nella Chiesa vengono rimessi i peccati: nel battesimo, nella preghiera e nell'umiltà, maggiore, della [pubblica] penitenza. Tuttavia Dio non perdona che ai battezzati. Quando? Al momento del battesimo. Quando poi i peccati sono perdonati a chi prega e a chi fa penitenza, si tratta di gente che ha già ricevuto il Battesimo. Diversamente è come se si dicesse: Padre nostro 43 da chi non è ancora nato. Nei catecumeni, finché sono tali, restano tutti i loro peccati. Se così avviene per i catecumeni, quanto più per i pagani! Quanto più per gli eretici! E tuttavia non rinnoviamo il Battesimo agli eretici. Perché? Perché essi hanno il Battesimo come il disertore ha un marchio. Come un marchio hanno il Battesimo, ma per la condanna, non per la vittoria. E se il disertore pentito ricomincia a fare il suo servizio militare, nessuno penserebbe di rinnovargli il marchio.

La nostra resurrezione.

9. 17. Crediamo anche nella risurrezione della carne, di cui c'è il precedente in Cristo, perché il corpo speri che avvenga quello che è avvenuto nel suo capo. Il capo della Chiesa è Cristo, la Chiesa è il corpo di Cristo. Il nostro Capo è risorto, è asceso al cielo; dove è il capo lì ci sono anche le membra. Come sarà questa risurrezione? Perché non creda qualcuno che sia come quella di Lazzaro, perché ben si sappia che non è così, è stato aggiunto: nella vita eterna 44. Vi rinnovi Dio, Dio vi mantenga e vi custodisca; Dio vi conduca a lui, che è la Vita eterna. Amen.

Note:



1 - Rm 10, 10.

2 - Es symbolo Apostol.

3 - 2 Tm 2, 13.

4 - Sal 145, 6.

5 - Es symbolo apostol.

6 - Mt 6, 24.

7 - At 4, 32.

8 - Cf. Gv 14, 6.

9 - Gv 5, 19.

10 - Gv 16, 15.

11 - Es symbolo apostol.

12 - Es symbolo apostol.

13 - Sal 115, 12.

14 - Is 53, 8.

15 - Cf. Gal 4, 4.

16 - Rm 6, 9.

17 - Gc 5, 11.

18 - Gb 1, 8.

19 - Cf. Gn 3, 1-6.

20 - Gb 1, 21.

21 - Cf. Gb 2, 7-8.

22 - Gb 2, 9.

23 - Lc 14, 11.

24 - Gb 2, 10.

25 - Gc 5, 11.

26 - Sal 21, 2.

27 - Rm 6, 9.

28 - Es symbolo apostol.

29 - Es symbolo apostol.

30 - Mt 25, 34.

31 - Mt 25, 41.

32 - Es symbolo apostol.

33 - 1 Cor 6, 19.

34 - At 7, 47-48.

35 - 1 Cor 12, 24.

36 - Mt 6, 30; Lc 12, 28.

37 - 1 Cor 15, 36-38.

38 - Es symbolo apostol.

39 - 1 Cor 3, 17.

40 - Cf. Mt 16, 18.

41 - Es symbolo apostol.

42 - Mt 6, 12.

43 - Mt 6, 9.

44 - Es symbolo apostol.


«Ma io la casa l’ho già»

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

Leggilo nella Biblioteca

Durante una sua permanenza a Marsiglia, Don Bosco al canonico Guiol, che gli faceva vedere la necessità di avere in campagna una casa per mandarvi i giovani di San Leone durante i mesi più caldi, disse:
— Ma io la casa l’ho già a mia disposizione. E uno spazioso edificio situato in posizione amena, cinto da larga pineta, e vi si accede per magnifici viali di platani; un abbondante corso d’acqua attraversa da un capo all’altro tutto il podere.
Il canonico, che sapeva benissimo come Don Bosco non possedesse un bel niente a Marsiglia, poco mancò che non temesse in lui un improvviso squilibrio mentale. Quindi, un po’ sconcertato, lo interrogò per sapere dove fosse quella villeggiatura.
— Dove sia non lo so — rispose Don Bosco —; ma so che c’è e che si trova nelle vicinanze di Marsiglia.
— Questa è curiosa — replicò il parroco —. Ma come fa a sapere che la casa c’è e che è destinata per lei?
— Lo so perché l’ho sognato.
— E come ha sognato?
— Ho visto casa, alberi, podere, acqua, tutto come ho descritto, e per di più i giovani che si divertivano e correvano sotto i viali.
L’abate Guiol che, quando Don Bosco parlava di sogni, non Io credeva affatto un visionario, non prese alla leggera le sue parole, ma le tenne bene a mente e stette a osservare. Qualche tempo dopo, alcuni benefattori offrirono una casa per lo scopo desiderato, ma Don Bosco rifiutò ringraziando e dicendo che non era quella. Intanto gli anni passavano. In ogni incontro Don Bosco e il canonico parlavano tra loro della famosa villa da cambiare in noviziato, e il canonico cominciava a ridere piacevolmente.
Ma Don Bosco ne parlava anche con altri. Infatti nel settembre del 1882 ne fece cenno con il chierico Cartier, che si era fermato a Nizza, dove Don Bosco presiedeva gli Esercizi Spirituali dei Salesiani.
— Noi — gli disse il Santo — avremo nei dintorni di Marsiglia una gran casa in cui metteremo il noviziato e lo studentato filosofico. Tu sarai destinato colà, ma non nel primo anno, essendovi bisogno dite per la scuola a San Leone; tuttavia vi andrai a dare lezione, finché non vi stabilisca la tua residenza.
Nel 1883 la signora Pastré, ricca vedova parigina a cui Don Bosco aveva ottenuto la guarigione della figlia, gli offerse l’uso di una sua villa presso Santa Margherita, poco lontano da Marsiglia; sennonché Don Bosco, per motivo di personali riguardi, senza nemmeno verificare le condizioni della casa, declinò l’offerta. Trascorsi alcuni mesi, il direttore di Marsiglia Don Bologna gli scrisse che la signora insisteva nella sua proposta, pregando di accettare. Don Bosco rispose che se vi erano i pini, i platani e il corso d’acqua, sì; se no, no.
Il direttore, andato a vedere, gli notificò che di pini ve n’erano a centinaia, che vi erano i viali di platani e che l’acqua correva per il podere. Allora fu accettata la casa di Santa Margherita in usufrutto per quindici anni e vi si pose il noviziato nell’autunno del 1883, sotto la denominazione significativa di «La Provvidenza».
Il canonico Guiol si recò a visitare la casa con Don Bosco nel 1884 e osservò con stupore che tutto corrispondeva esattamente a quanto il Santo gli aveva detto di aver visto nel sogno.


1 aprile 1946

Maria Valtorta

Dice Gesù:
   «La mia benedizione alla mia crocifissa nell'anniversario della sua crocifissione [1]. E la mia ubbidienza da farsi subito. Scriverai al Padre, subito. E alle tue notizie unirai ciò che ti dico.»
 
   Ed ecco ciò che mi dice. Dice Gesù:

   «Il 19 marzo tu hai scritto nelle Direzioni, e ti sei raccomandata a voce, e lo hai scritto e detto ai Padri, di "provvedere acciò tu abbia vicino un Padre che per età di spirito e di anni sia più formato e più capace di dare affidamento di saper fare con santità, serietà e correttezza, di P. Mariano". Se non fossi stata già flagellata, in quei giorni, da troppe sferze di dolore, ti avrei flagellata Io per quella frase. Ma ho avuto pietà. Ormai avevi spremuto tutta la giustizia di cui eri colma e non ne avevi più un briciolo per ricordare una mia giustizia. Il dettato del 25 dicembre 1945. Anche in ricordo di altre tue dolorose esperienze ti ho compatita. Ma ora che, alimentata dall'unione col tuo Signore, permessa dalla calma che è successa al turbamento conseguente a tanti avvenimenti turbatori accaduti in poco tempo, la tua giustizia è nuovamente forte in te per farti capire la mia giustizia, ora che le tue paure di avere a che fare con un nuovo P. Pietro P. si sono quietate, ora parlo Io. Per dirti che tu hai diffidato del tuo Signore, del suo amore per te, del suo pensiero. Tanto che hai chiesto un Padre che non fosse Mariano.

   Ma che avevo detto il 25 dicembre? Avevo detto: "A chi affidare il piccolo Giovanni quando P. Migliorini non fosse più a Viareggio? A quello fra i Servi di Maria di Viareggio che porta il nome di mia Madre". Il piccolo Giovanni deve avere [2], a padre, Mariano; e Mariano deve avere, a figlio, il piccolo Giovanni. E se l'età è capovolta nei due esseri, intatti saranno i fattori: di uno che tutela e di uno che è tutelato; e con lo stesso totale: l'elevazione reciproca dei due che Io unisco per intercessione di mia Madre. E tu non dovevi lontanamente pensare che Io potessi fare errore, che fossi imprudente, o non sollecito della mia Maria. Hai fatto male a spingere avanti il tuo giudizio per coprire con esso il mio. E hai fatto male a giudicare senza conoscere, giudicare Mariano sul ricordo di Pietro, a credere che tutti siano uguali aduno che non fu buono. Non lo fare mai più. Fidati del tuo Signore. Non vuole nulla che non sia bene per te. State dunque uniti, e tu siigli insieme madre e figlia.

   I miei giovani sacerdoti! Ma sono proprio essi quelli che vanno nutriti di soprannaturale, per superare e neutralizzare i veleni del mondo razionalista che me li guasta! Sai come mia Madre chiama i giovani sacerdoti? Li chiama "i miei bambini". E li ama senza misura, e se ne vede uno che non trascina la sua missione ma la porta con gioia e vola sulle vie della perfezione, ne gioisce come di una risurrezione. E se ne vede uno che manca, e in luogo di divenire, da sacerdote, santo, diviene, da sacerdote, uomo e meno ancora, soffre come per una nuova spada nel cuore. Maria, mia Madre, mi ha pregato per Mariano. E ciò te lo deve rendere molto caro.

   Durerà questa unione? Non durerà? Non te ne occupare. Du­rerà quel tanto che è giusto per dare a Mariano un perfezionamento che gli servirà per il suo ministero. Lascia fare alla Sapienza tutt'Amore. E attieniti alle misure che ti ho prescritto.

   A Romualdo dirai di non tenere avaramente per sé queste parole, ma di sottoporle immediatamente ai suoi Superiori, perché provvedano secondo la mia volontà. E dirai a Romualdo che non si ripeta a Roma ciò che si fece a Viareggio. Ossia lo spargimento a destra e a manca delle mie parole. Basta di imprudenze e di disubbidienze!

    Nel dettato per Romualdo del 20 marzo Io gli ho promesso che Io e il mio angelo avremmo preso il suo posto nella direzione completa di Maria. E ciò si fa. Come un bambino guidato dalla mamma, Maria è guidata da Me e dall'angelo in ogni cosa, non solo spirituale ma anche della vita giornaliera. E già ella ha constatato questa guida. Stia dunque tranquillo Romualdo, pensando che Io e l'angelo non possiamo che guidare bene, e che Maria dà tranquillità perché è spirito ubbidiente e si lascia condurre senza resistenza, anche se il suo volere, lasciato a se stesso, sarebbe perfettamente agli antipodi del mio. Perciò stia tranquillo e ubbidisca come ubbidisce la "nostra" Maria.
   La mia pace sia con voi.»
 
   E sento il bisogno di chiudere questo quaderno dopo avervi fatto una riflessione che di proposito ho atteso a fare fino ad oggi, attendendo una reazione del mio povero io, dopo lo sforzo fatto dal 17 al 21 marzo e prima ancora, per rimanere in… equilibrio durante la tempesta che per lei è incominciata il 27 febbraio, ma per me era incominciata, e violenta, in dicembre, e che ha toccato l'acme dal 17 al 21 marzo. Io mi conosco… e so che tiro, tiro, tiro finché c'è bisogno di tirare, di tener duro per sorreggere, guidare, confortare, ecc. ecc. Ma poi… mi prendo la rivincita, ossia la prende la mia natura. E sono desolazioni, sconforti e… nervi… Ma – non per vantarmi, perché non c'è nulla per me da vantarmi, sibbene per dare lode a Gesù che mi ha proprio mutata miracolosamente – le devo dire che, partito lei la sera del 21, anziché avvenire ciò che prevedevo, ho avuto non solo assenza di nervosismi e di sconforti, ma persino di quello stupore doloroso che mi prende delle volte quando si è compiuto un fatto molto penoso per me. E al posto di queste cose, non venute, è venuta una grande infinita pace, molto più profonda di quella della quale ho gioito fin qui, veramente una pace paradisiaca…

   Ho aspettato più giorni a dire questo. Perché non mi potevo persuadere di durare in quello stato. Ora sono persuasa. Ho superato anche ore di agonia fisica nella quale generalmente più forte era sempre il desiderio di lei. Ma anche in quelle ore la pace è stata inalterabile e perfetta. Credo che questa asserzione la debba fare contento perché sempre più brilla la verità dell'operare di Dio in me, nella povera Maria che di suo ha tutti i difetti e che ne è liberata, uno per uno, dal suo Gesù. E benediciamolo per questo.

   Anche il dettato di oggi – ed è rimprovero per me – non mi turba… Riconosco di aver mancato. Ringrazio il Maestro di avermi corretta. Prometto che eviterò di ricadere in simile mancanza. E sto in pace come se in luogo di rimproverarmi Gesù mi avesse lodata. Lo so bene che per me non valgo due soldi fuori corso! Non ho che il desiderio di fare contento Gesù. Quello solo. Nessuno più di me è convinto della mia miseria… Ma questo non mi accascia. Anzi! Mi fa cantare più forte che mai il "Magnificat" [3] di lode a Lui, a Lui che fa tutto in me…

 (Nota particolare. La crisi cardiaca di oggi è probabile conseguenza dell'ora di così intenso reciproco amore del sabato 30-3, di cui accenna Azaria [4]. Ho creduto di morire durante quell'ora per troppo amore… Ne ho avuto il cuore fisico scosso per tutto ieri, e stamane ha ceduto. Ma la Settimana Santa è vicina…).
 
   1 sua crocifissione, cioè l'infermità. La scrittrice si era messa in letto, per non scenderne mai più, il 1° aprile 1934.
           
   2 deve avere… quasi prendendo da Giovanni 19, 26-27. Per P. Pietro Pennoni, nominato anche il 9 febbraio 1946, rimandiamo al 29 agosto 1944; per P. Mariano De Sanctis al 5 marzo 1946.
           
   3 Magnificat, riportato in Luca 1, 46-55.
           
   4 di cui accenna Azaria, verso la fine del capitolo 6 del "Libro di Azaria".