Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 7° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 11
1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:
'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!
11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.
15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:
'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.
20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.
27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
Genesi 26
1Venne una carestia nel paese oltre la prima che era avvenuta ai tempi di Abramo, e Isacco andò a Gerar presso Abimèlech, re dei Filistei.2Gli apparve il Signore e gli disse: "Non scendere in Egitto, abita nel paese che io ti indicherò.3Rimani in questo paese e io sarò con te e ti benedirò, perché a te e alla tua discendenza io concederò tutti questi territori, e manterrò il giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre.4Renderò la tua discendenza numerosa come le stelle del cielo e concederò alla tua discendenza tutti questi territori: tutte le nazioni della terra saranno benedette per la tua discendenza;5per il fatto che Abramo ha obbedito alla mia voce e ha osservato ciò che io gli avevo prescritto: i miei comandamenti, le mie istituzioni e le mie leggi".
6Così Isacco dimorò in Gerar.7Gli uomini del luogo lo interrogarono intorno alla moglie ed egli disse: "È mia sorella"; infatti aveva timore di dire: "È mia moglie", pensando che gli uomini del luogo lo uccidessero per causa di Rebecca, che era di bell'aspetto.
8Era là da molto tempo, quando Abimèlech, re dei Filistei, si affacciò alla finestra e vide Isacco scherzare con la propria moglie Rebecca.9Abimèlech chiamò Isacco e disse: "Sicuramente essa è tua moglie. E perché tu hai detto: È mia sorella?". Gli rispose Isacco: "Perché mi son detto: io non muoia per causa di lei!".10Riprese Abimèlech: "Che ci hai fatto? Poco ci mancava che qualcuno del popolo si unisse a tua moglie e tu attirassi su di noi una colpa".11Abimèlech diede quest'ordine a tutto il popolo: "Chi tocca questo uomo o la sua moglie sarà messo a morte!".
12Poi Isacco fece una semina in quel paese e raccolse quell'anno il centuplo. Il Signore infatti lo aveva benedetto.13E l'uomo divenne ricco e crebbe tanto in ricchezze fino a divenire ricchissimo:14possedeva greggi di piccolo e di grosso bestiame e numerosi schiavi e i Filistei cominciarono ad invidiarlo.
15Tutti i pozzi che avevano scavati i servi di suo padre ai tempi del padre Abramo, i Filistei li avevano turati riempiendoli di terra.16Abimèlech disse ad Isacco: "Vàttene via da noi, perché tu sei molto più potente di noi".17Isacco andò via di là, si accampò sul torrente di Gerar e vi si stabilì.18Isacco tornò a scavare i pozzi d'acqua, che avevano scavati i servi di suo padre, Abramo, e che i Filistei avevano turati dopo la morte di Abramo, e li chiamò come li aveva chiamati suo padre.19I servi di Isacco scavarono poi nella valle e vi trovarono un pozzo di acqua viva.20Ma i pastori di Gerar litigarono con i pastori di Isacco, dicendo: "L'acqua è nostra!".
Allora egli chiamò Esech il pozzo, perché quelli avevano litigato con lui.21Scavarono un altro pozzo, ma quelli litigarono anche per questo ed egli lo chiamò Sitna.22Allora si mosse di là e scavò un altro pozzo, per il quale non litigarono; allora egli lo chiamò Recobòt e disse: "Ora il Signore ci ha dato spazio libero perché noi prosperiamo nel paese".23Di là andò a Bersabea.24E in quella notte gli apparve il Signore e disse:
"Io sono il Dio di Abramo, tuo padre;
non temere perché io sono con te.
Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza
per amore di Abramo, mio servo".
25Allora egli costruì in quel luogo un altare e invocò il nome del Signore; lì piantò la tenda. E i servi di Isacco scavarono un pozzo.
26Intanto Abimèlech da Gerar era andato da lui, insieme con Acuzzat, suo amico, e Picol, capo del suo esercito.27Isacco disse loro: "Perché siete venuti da me, mentre voi mi odiate e mi avete scacciato da voi?".28Gli risposero: "Abbiamo visto che il Signore è con te e abbiamo detto: vi sia un giuramento tra di noi, tra noi e te, e concludiamo un'alleanza con te:29tu non ci farai alcun male, come noi non ti abbiamo toccato e non ti abbiamo fatto se non il bene e ti abbiamo lasciato andare in pace. Tu sei ora un uomo benedetto dal Signore".30Allora imbandì loro un convito e mangiarono e bevvero.31Alzatisi di buon mattino, si prestarono giuramento l'un l'altro, poi Isacco li congedò e partirono da lui in pace.32Proprio in quel giorno arrivarono i servi di Isacco e lo informarono a proposito del pozzo che avevano scavato e gli dissero: "Abbiamo trovato l'acqua".33Allora egli lo chiamò Sibea: per questo la città si chiama Bersabea fino ad oggi.
34Quando Esaù ebbe quarant'anni, prese in moglie Giudit, figlia di Beeri l'Hittita, e Basemat, figlia di Elon l'Hittita.35Esse furono causa d'intima amarezza per Isacco e per Rebecca.
Sapienza 12
1poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
2Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli
e li ammonisci ricordando loro i propri peccati,
perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.
3Tu odiavi gli antichi abitanti della tua terra santa,
4perché compivano delitti ripugnanti,
pratiche di magia e riti sacrileghi.
5Questi spietati uccisori dei loro figli,
divoratori di visceri in banchetti di carne umana,
iniziati in orgiastici riti,
6genitori carnefici di vite indifese,
tu li hai voluti distruggere per mano dei nostri antenati,
7perché ricevesse una degna colonia di figli di Dio
la regione da te stimata più di ogni altra.
8Ma anche con loro, perché uomini, fosti indulgente
mandando loro le vespe come avanguardie del tuo esercito,
perché li distruggessero a poco a poco.
9Pur potendo in battaglia dare gli empi in mano dei giusti,
oppure distruggerli con bestie feroci
o all'istante con un ordine inesorabile,
10colpendoli invece a poco a poco,
lasciavi posto al pentimento,
sebbene tu non ignorassi che la loro razza era perversa
e la loro malvagità naturale
e che la loro mentalità non sarebbe mai cambiata,
11perché era una stirpe maledetta fin da principio.
Non certo per timore di alcuno
lasciavi impunite le loro colpe.
12E chi potrebbe domandarti: "Che hai fatto?",
o chi potrebbe opporsi a una tua sentenza?
Chi oserebbe accusarti
per l'eliminazione di genti da te create?
Chi si potrebbe costituire contro di te
come difensore di uomini ingiusti?
13Non c'è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose,
perché tu debba difenderti
dall'accusa di giudice ingiusto.
14né un re né un tiranno potrebbe affrontarti
in difesa di quelli che hai punito.
15Essendo giusto, governi tutto con giustizia.
Condannare chi non merita il castigo
lo consideri incompatibile con la tua potenza.
16La tua forza infatti è principio di giustizia;
il tuo dominio universale ti rende indulgente con tutti.
17Mostri la forza se non si crede nella tua onnipotenza
e reprimi l'insolenza in coloro che la conoscono.
18Tu, padrone della forza, giudichi con mitezza;
ci governi con molta indulgenza,
perché il potere lo eserciti quando vuoi.
19Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo
che il giusto deve amare gli uomini;
inoltre hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza
perché tu concedi dopo i peccati
la possibilità di pentirsi.
20Se gente nemica dei tuoi figli e degna di morte
tu hai punito con tanto riguardo e indulgenza,
concedendole tempo e modo
per ravvedersi dalla sua malvagità,
21con quanta attenzione hai castigato i tuoi figli,
con i cui padri concludesti, giurando,
alleanze di così buone promesse?
22Mentre dunque ci correggi,
tu colpisci i nostri nemici in svariatissimi modi,
perché nel giudicare riflettiamo sulla tua bontà
e speriamo nella misericordia, quando siamo giudicati.
23Perciò quanti vissero ingiustamente con stoltezza
tu li hai tormentati con i loro stessi abomini.
24Essi s'erano allontanati troppo sulla via dell'errore,
ritenendo dèi i più abietti e i più ripugnanti animali,
ingannati come bambini senza ragione.
25Per questo, come a fanciulli irragionevoli,
hai mandato loro un castigo per derisione.
26Ma chi non si lascia correggere da castighi di derisione,
sperimenterà un giudizio degno di Dio.
27Infatti, soffrendo per questi animali, si sdegnavano,
perché puniti con gli stessi esseri che stimavano dèi,
e capirono e riconobbero il vero Dio,
che prima non avevano voluto conoscere.
Per questo si abbatté su di loro il supremo dei castighi.
Salmi 62
1'Al maestro del coro. Su "Iduthun". Salmo. Di Davide.'
2Solo in Dio riposa l'anima mia;
da lui la mia salvezza.
3Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
4Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme,
come muro cadente,
come recinto che crolla?
5Tramano solo di precipitarlo dall'alto,
si compiacciono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
e maledicono nel loro cuore.
6Solo in Dio riposa l'anima mia,
da lui la mia speranza.
7Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
8In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
9Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore,
nostro rifugio è Dio.
10Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
una menzogna tutti gli uomini,
insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio.
11Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.
12Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia;
13secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.
Ezechiele 33
1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, parla ai figli del tuo popolo e di' loro: Se mando la spada contro un paese e il popolo di quella terra prende un uomo del suo territorio e lo pone quale sentinella,3e questa, vedendo sopraggiungere la spada sul paese, suona la tromba e da' l'allarme al popolo:4se colui che ben sente il suono della tromba non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina.5Aveva udito il suono della tromba, ma non ci ha badato: sarà responsabile della sua rovina; se ci avesse badato, si sarebbe salvato.6Se invece la sentinella vede giunger la spada e non suona la tromba e il popolo non è avvertito e la spada giunge e sorprende qualcuno, questi sarà sorpreso per la sua iniquità: ma della sua morte domanderò conto alla sentinella.7O figlio dell'uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia.8Se io dico all'empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l'empio dalla sua condotta, egli, l'empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te.
9Ma se tu avrai ammonito l'empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo.
10Tu, figlio dell'uomo, annunzia agli Israeliti: Voi dite: I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere?11Di' loro: Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o Israeliti?
12Figlio dell'uomo, di' ancora ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e l'empio non cade per la sua iniquità se desiste dall'iniquità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca.13Se io dico al giusto: Vivrai, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette l'iniquità, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nella malvagità che egli ha commesso.14Se dico all'empio: Morirai, ed egli desiste dalla sua iniquità e compie ciò che è retto e giusto,15rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà;16nessuno dei peccati che ha commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà.
17Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: Il modo di agire del Signore non è retto. È invece il loro modo di agire che non è retto!18Se il giusto desiste dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà.19Se l'empio desiste dall'empietà e compie ciò che è retto e giusto, per questo vivrà.20Voi andate dicendo: Non è retto il modo di agire del Signore. Giudicherò ciascuno di voi secondo il suo modo di agire, Israeliti".
21Il cinque del decimo mese dell'anno decimosecondo della nostra deportazione arrivò da me un fuggiasco da Gerusalemme per dirmi: La città è presa.22La sera prima dell'arrivo del fuggiasco, la mano del Signore fu su di me e al mattino, quando il fuggiasco giunse, il Signore mi aprì la bocca. La mia bocca dunque si aprì e io non fui più muto.
23Mi fu rivolta questa parola del Signore:24"Figlio dell'uomo, gli abitanti di quelle rovine, nel paese d'Israele, vanno dicendo: Abramo era uno solo ed ebbe in possesso il paese e noi siamo molti: a noi dunque è stato dato in possesso il paese!
25Perciò dirai loro: Così dice il Signore Dio: Voi mangiate la carne con il sangue, sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso il paese?26Voi vi appoggiate sulle vostre spade, compite cose nefande, ognuno di voi disonora la donna del suo prossimo e vorreste avere in possesso il paese?27Annunzierai loro: Dice il Signore Dio: Com'è vero ch'io vivo, quelli che stanno fra le rovine periranno di spada; darò in pasto alle belve quelli che sono per la campagna e quelli che sono nelle fortezze e dentro le caverne moriranno di peste.28Ridurrò il paese ad una solitudine e a un deserto e l'orgoglio della sua forza cesserà. I monti d'Israele saranno devastati, non ci passerà più nessuno.29Sapranno che io sono il Signore quando farò del loro paese una solitudine e un deserto, a causa di tutti gli abomini che hanno commessi.
30Figlio dell'uomo, i figli del tuo popolo parlano di te lungo le mura e sulle porte delle case e si dicono l'un l'altro: Andiamo a sentire qual è la parola che viene dal Signore.31In folla vengono da te, si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno.32Ecco, tu sei per loro come una canzone d'amore: bella è la voce e piacevole l'accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica.33Ma quando ciò avverrà ed ecco avviene, sapranno che c'è un profeta in mezzo a loro".
Lettera ai Romani 2
1Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose.2Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose.3Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?4O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?5Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio,6il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere:7la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità;8sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all'ingiustizia.9Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco;10gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco,11perché presso Dio non c'è parzialità.
12Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge.13Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati.14Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi;15essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono.16Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.
17Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio,18del quale conosci la volontà e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ciò che è meglio,19e sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre,20educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché possiedi nella legge l'espressione della sapienza e della verità...21ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi?22Tu che proibisci l'adulterio, sei adùltero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi?23Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge?24Infatti 'il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani', come sta scritto.
25La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso.26Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verrà forse contata come circoncisione?27E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge.28Infatti, Giudeo non è chi appare tale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne;29ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio.
Capitolo XXXIII:L’instabilità del nostro cuore e la intenzione ultima, che deve essere posta in Dio
Leggilo nella BibliotecaO figlio, non ti fidare della disposizione d'animo nella quale ora ti trovi; ben presto essa muterà in una disposizione diversa. Per tutta la vita sarai oggetto, anche se tu non lo vuoi, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarai trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensoso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di dottrina spirituale si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità; badando, invece, che tutto il proposito dell'animo suo giovi al fine dovuto e desiderato. Così infatti egli potrà restare sempre se stesso in modo irremovibile, tenendo costantemente fisso a me, pur attraverso così vari eventi, l'occhio puro della sua intenzione.
E quanto più puro sarà l'occhio dell'intenzione, tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste. Ma quest'occhio puro dell'intenzione, in molta gente, è offuscato, perché lo sguardo si volge presto a qualcosa di piacevole che balzi dinanzi. E poi raramente si trova uno che sia esente del tutto da questo neo, di cercare la propria soddisfazione: Come gli Ebrei, che erano venuti, quella volta, a Betania, da Marta e Maria, "non già per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro" (Gv 12,9).
Occorre, dunque, che l'occhio dell'intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a me.
DISCORSO 156 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO (ROM 8, 12-17): " PERCIÒ, FRATELLI, NOI SIAMO DEBITORI, MA NON VERSO LA CARNE, PER VIVERE SECONDO LA CARNE ", ECC. CONTRO I PELAGIANI TENUTO NELLA BASILICA DI GRAZIANO NEL GIORNO NATALIZIO DEI MARTIRI BOLITANI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaNelle Scritture alcune espressioni sono inaccessibili, alcune manifeste.
1. 1. La profondità della parola di Dio stimola lo studio, non impedisce l'intelligenza. Poiché, se tutte le espressioni fossero precluse, non ci sarebbe di che potessero essere spiegati i passi oscuri. D'altra parte, se tutte le parole fossero occulte, non ci sarebbe, per l'anima, da che poter ricevere alimento e far tesoro di risorse per le quali aver modo di bussare ai luoghi chiusi. Nelle precedenti letture dell'Apostolo, che abbiamo spiegato alla Carità vostra, per quanto il Signore si è degnato di aiutare, abbiamo sofferto molta fatica e preoccupazione. Avevamo comprensione nei vostri riguardi, ed eravamo preoccupati per noi e per voi. Ma per quanto mi risulta, il Signore ha aiutato e noi e voi; e si è degnato di svolgere, per mezzo di noi, quelle formulazioni che sembravano proprio difficilissime, in modo da non rimanere alcuna questione a turbare la mente del credente. Infatti la mente irreligiosa disdegna perfino lo stesso intendere, e tal volta chi è troppo perverso d'animo teme di capire, per non essere costretto a mettere in pratica ciò che può aver capito. Di questi tali dice il Salmo: Rifiutarono di capire per compiere il bene 1. Da parte vostra, invece, carissimi - poiché è bene avere stima di voi - volete essere facilitati a capire, Dio esige il frutto. Come infatti è stato scritto: La cognizione è buona per tutti quelli che se ne servono 2. Richiede tuttavia la vostra attenzione ciò che rimane [del testo] e che oggi è stato proclamato, sebbene non contenga tanta difficoltà quanta ne hanno avuta i passi precedenti, che abbiamo già fatto scorrere, come abbiamo potuto, con l'aiuto del Signore. Diventa infatti come la conclusione di quei contenuti che sono stati enucleati dalle precedenti letture, dove ci si sforzava di evitare che l'Apostolo venisse giudicato in certo qual modo reo di tutti i peccati in base al suo dire: Infatti non quello che voglio io faccio 3. Quindi, perché non sembrasse che la legge o potesse essere sufficiente all'uomo dotato di libero arbitrio, anche se non gli si offrisse alcun altro aiuto divino, oppure che si credesse data certamente invano, è stata esposta la causa per cui dev'essere stata data la legge, in quanto anch'essa è stata data quale aiuto, non però come grazia.
Perché la Legge. La necessità della grazia come medicina.
2. 2. La legge è stata data infatti, come vi abbiamo già spiegato - e voi lo dovete ritenere e noi dobbiamo raccomandarvelo con più energia e maggiore diligenza -; è stata data perché l'uomo scoprisse se stesso, non perché venisse guarito il suo male, ma affinché, con l'aggravarsi di esso, a causa della trasgressione, si cercasse il medico 4. E chi è questo medico se non colui che ha detto: Non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati 5? Perciò chi non riconosce il Creatore, nega, da superbo, il suo Fattore. Chi poi nega di essere infermo ritiene superfluo il Salvatore; pertanto, anche nella nostra natura, diamo lode al Creatore; ed a causa del guasto che abbiamo inflitto a noi stessi, cerchiamo il Salvatore. E in quale maniera ci rivolgiamo al Salvatore? Perché dia una legge? E' poco: Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustizia scaturirebbe davvero dalla legge 6. Dal momento che non è stata data una legge che potesse conferire la vita, perché è stata data? Prosegue e dimostra per quale ragione è stata data: perché anche in tal modo è stata data in aiuto perché non ti ritenessi sano. Pertanto: Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustizia scaturirebbe davvero dalla legge. E quasi noi chiedessimo: Perché allora è stata data? Risponde: Ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo 7. Quando ascolti colui che promette, spera in colui che porta a compimento. In forza del libero arbitrio la natura umana fu capace di ferirsi; ma una volta ferita e guasta, non è capace di ripristinare in sé la sanità in forza del libero arbitrio. Dal momento che hai voluto vivere sregolatamente per ammalarti, a tale scopo non ricerchi il medico; tu stesso basti a renderti infermo. Quando poi, vivendo negli eccessi, cominci a stare male fisicamente, non puoi liberarti dalla malattia, così come hai potuto piombare nell'infermità a causa dell'incontinenza. Eppure il medico prescrive la moderazione anche all'uomo sano. E' il compito del medico buono: non vuole rendersi necessario all'uomo malato. Così anche il Signore Dio, all'uomo creato in perfetta integrità, si è degnato prescrivere la temperanza; se l'avesse osservata, in seguito, per il suo male, non avrebbe desiderato il medico. Ma, poiché non vi si attenne, diventò debole, cadde; infermo, fece degli infermi, cioè da infermo generò infermi. Eppure, in tutti gli infermi che nascono Dio opera ciò che è bene, col dare forma al corpo, infondendovi la vita, offrendo gli alimenti, concedendo la sua pioggia e il suo sole ai buoni e ai cattivi; non è che se ne biasimi il bene, neppure da parte dei cattivi. Per di più ancora non volle abbandonare a una rovina eterna il genere umano, condannato dal suo giusto giudizio; ma inviò anche il medico, mandò il Salvatore, mandò colui che doveva risanare gratuitamente. Era poco che doveva risanare gratuitamente: doveva dare anche la ricompensa ai risanati. Niente si può aggiungere ad una tale benevolenza. Chi è che giunga a dire: Ti guarirò e ti darò la ricompensa? Trattò nel migliore dei modi. Sapeva infatti di essere venuto, ricco, dal povero; non solo rende la salute agli infermi, ma fa anche dono ai risanati e non dona altro che se stesso. Il Salvatore è l'aiuto del debole, e ad un tempo, il Salvatore stesso è la ricompensa del risanato.
Uso legale della Legge. La Legge: il precettore.
3. 3. Pertanto, fratelli, - si tratta di ciò a cui oggi siamo esortati a tener presente - noi siamo debitori ma non verso la carne, perché non viviamo secondo la carne 8. A questo scopo infatti riceviamo l'aiuto, a questo scopo abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio, a questo scopo richiediamo aiuto ogni giorno anche nelle nostre fatiche. La legge si rende soggetto l'uomo a cui fa prevedere il castigo non adempiendo ciò che comanda; si tratta di coloro che sono sotto la legge, non sotto la grazia. La legge è buona se uno ne usa legittimamente 9. Che s'intende allora per " uso legale della legge "? Conoscere, per mezzo della legge, la propria infermità e domandare l'aiuto divino per la guarigione. Perché, come ho detto, ed è necessario ripeterlo spesso: Se la legge fosse stata capace di conferire la vita, davvero la giustizia scaturirebbe dalla legge; non si sarebbe chiesto un salvatore, né sarebbe venuto Cristo, né con il suo sangue avrebbe cercato la pecora perduta. Anche l'Apostolo, in un altro passo, dice così: Poiché se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, allora Cristo è morto invano 10. Qual è allora l'utilità della legge e in che consiste il suo aiuto? In quanto la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo 11. Così la legge - disse - <I>fu per noi un pedagogo per condurci a Cristo Gesù. In base a questa similitudine, fate attenzione al contenuto di cui vi parlo. Il precettore conduce il fanciullo al maestro, non a se stesso; ma quando il fanciullo bene istruito sarà cresciuto, non sarà più sotto la guida del precettore.
Utilità della Legge.
4. 4. L'Apostolo va trattando al riguardo anche in un altro passo, lo fa presente infatti assai frequentemente; ma, voglia il cielo, non ai sordi. Vi insiste poi assiduamente, predicando la fede ai Pagani; perché, mediante la fede, impetrano l'aiuto per osservare la legge, non per la legge, ma impetrando, per mezzo della fede, capacità di adempimento; a tal fine l'Apostolo ne parla assai spesso e lo raccomanda, a causa dei Giudei, che si gloriavano della legge, e ritenevano bastasse la legge al loro libero arbitrio; appunto per questo, perché ritenevano bastasse la legge al loro libero arbitrio, ignorando la giustizia di Dio, cioè la giustizia data da Dio mediante la fede, e volendo stabilire la propria, come ottenuta dalle loro capacità, non impetrata dal grido della fede, non si sono sottomessi, come dice, alla giustizia di Dio. Infatti il termine della legge è Cristo - egli afferma - per la giustizia di ogni credente 12. Perciò, quando tratta di questo tema, si pone l'obiezione: A che dunque la legge? Quasi a dire: Qual è l'utilità della legge? Risponde: Si stabilì in vista della trasgressione. E' quello che dice altrove: La legge sopraggiunse perché abbondasse il peccato. E che vi disse inoltre? Ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia 13. Per il fatto che nella situazione di meno grave infermità veniva trascurato il soccorso della medicina, il male si aggravò e si desiderò il medico. Perché allora la legge? Si stabilì in vista della trasgressione, perché si umiliasse l'alterigia dei superbi che si ritengono capaci di molto e lo attribuiscono soltanto alla loro volontà, fino ad essere convinti che il libero arbitrio possa essere sufficiente alla giustizia; quella volontà che allora, nella integrità della libertà, quando era, cioè, nel paradiso, dette prova delle sue forze, dimostrò quanto potere avesse, ma di precipitarsi, non di risollevarsi. La legge, dunque, si stabilì in vista della trasgressione fino alla venuta della discendenza alla quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli, per mano di un Mediatore 14.
Necessità di un Mediatore. Quale sia la fede degna di lode.
5. 5. Ora non esiste Mediatore di una sola persona; e Dio è uno solo 15. Che vuol dire: Non esiste Mediatore di una sola persona? Perché il mediatore è certamente tra due persone. Se Dio è uno solo, e non esiste mediatore di uno solo, tra che cosa e Dio cerchiamo un Mediatore? Infatti non esiste Mediatore di una sola persona, e Dio è uno solo. Tra che e che cosa ci sia il mediatore lo troviamo dallo stesso Apostolo che dice: Dio infatti è uno solo, e uno solo il Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù 16. Se tu non ti trovassi a terra, non ti sarebbe necessario il mediatore; poiché in realtà sei a giacere e non ti puoi risollevare, Dio ti ha teso il suo braccio, in certo qual modo mediatore. E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? 17 In conseguenza, nessuno dica: Poiché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia, quindi pecchiamo, quindi facciamo quel che ci pare. Chi parla così, ama lo stato d'infermità, non la salute. La grazia è medicina. Chi vuol essere sempre infermo, è ingrato verso la medicina. Perciò, fratelli, ricevuto il soccorso, offertosi a noi dall'alto l'aiuto divino, il braccio del Signore, e lo stesso braccio del Signore proteso dall'alto in aiuto a noi, lo Spirito Santo, noi siamo debitori ma non verso la carne, per vivere secondo la carne. Perché la fede non può operare bene, se non per amore. Tale è infatti la fede dei fedeli che non sia quella dei dèmoni; perché anche i dèmoni credono e tremano 18. Quella fede è dunque degna di lode, essa appunto è la vera fede della grazia, che opera per amore 19. Ma per avere l'amore e al fine di poter far nostro il bene operare, forse che ce lo possiamo dare da noi, dal momento che è stato scritto: L'amore di Dio è stato trasmesso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 20? La carità a tal punto è dono di Dio che si chiama Dio, come dice l'apostolo Giovanni: Dio è carità, e chi rimane nella carità, rimane in Dio e Dio rimane in lui 21.
E' male vivere secondo la carne. L'anima sia soggetta a Dio, la carne all'anima.
6. 6. Dunque, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne. Se infatti vivete secondo la carne, morirete 22. Non che la carne sia un male: anch'essa infatti è creatura di Dio, è stata creata da lui che ha creato anche l'anima; né la carne né l'anima è parte di Dio, ma e l'una e l'altra creatura di Dio. Quindi la carne non è un male; è un male, però, vivere secondo la carne. Dio è il bene sommo perché sommamente è colui che afferma: Io sono colui che sono 23. Dio, dunque, è il bene sommo; l'anima è un bene grande, ma non il bene sommo. Ma quando senti dire: Dio è bene sommo, non pensare detto unicamente di Dio Padre, ma del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Queste tre Persone sono un'Unità, ed uno solo è Dio, ed è il sommo bene. Dio è precisamente uno solo così che, quando vieni interrogato proprio sulla Trinità, devi rispondere questo; in modo che, nel caso tu abbia sentito dire: Dio è uno solo, tu non debba credere che la Persona del Padre è quella stessa del Figlio, è quella stessa dello Spirito Santo. Non è così, ma in quella Trinità chi è il Padre non è il Figlio, in quella Trinità chi è il Figlio non è il Padre, in quella Trinità chi è lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio, ma lo Spirito del Padre è lo stesso che lo Spirito del Figlio. Egli è infatti un solo Spirito Santo e del Padre e del Figlio, coeterno al Padre e al Figlio, consustanziale, uguale. Questa la Trinità tutta: un solo Dio, bene sommo. In realtà l'anima, come ho detto, creata dal sommo bene, tuttavia non sommo bene, è però un gran bene. Anche la carne, né sommo bene né grande bene, è pure un bene, tuttavia piccolo. L'anima dunque è un grande bene, ma non sommo bene; vivente tra il bene sommo e il bene piccolo, cioè tra Dio e la carne, inferiore a Dio, superiore alla carne; perché non vive secondo il bene sommo, ma vive secondo il bene piccolo? Lo si dice più chiaramente: perché non vive secondo Dio, ma vive secondo la carne? Non è infatti debitrice alla carne perché viva secondo la carne. La carne deve vivere secondo l'anima, non l'anima secondo la carne. L'una viva secondo l'altra, essa che vive dell'altra. Certamente ciascuna viva di ciò che dà vita. Di che vive la tua carne? Dell'anima tua. Di che vive l'anima tua? Del tuo Dio. Ciascuna di esse viva secondo ciò che per essa è vita. La carne infatti non è per sé vita; ma l'anima è la vita della carne. L'anima non per sé vita, ma Dio è la vita dell'anima. Quindi, l'anima, che deve vivere secondo Dio, non è infatti debitrice alla carne, per vivere secondo la carne; perciò quella che deve vivere secondo Dio, se vive secondo se stessa, viene meno; vive secondo la carne e fa profitto? Allora d'altra parte, la carne vive convenientemente secondo l'anima, se l'anima vive secondo Dio. Giacché se l'anima ha voluto vivere, non dico secondo la carne, ma come ho detto, secondo se stessa, vi dirò in che consiste vivere secondo se stessa: è bene infatti e assai vantaggioso che lo sappiate.
Gli Epicurei: quelli che vivono secondo la carne. Gli Stoici: quelli che vivono secondo l'anima.
7. 7. Alcuni che furono filosofi in questo mondo sostennero non esista altra felicità che vivere secondo la carne e fondarono il bene dell'uomo nel piacere del corpo. Tali filosofi furono chiamati Epicurei da Epicuro, come fondatore, loro maestro, e quegli altri simili a loro. Ma vi furono altri superbi: quasi rendendosi indipendenti dalla carne e, facendo consistere tutta la speranza della loro felicità nella propria anima, fondarono il sommo bene nella virtù d'animo. In voi il sentimento religioso ha riconosciuto la voce del Salmo; voi sapete, conoscete, vi siete resi conto di come vengano derisi nel sacro Salmo: Quelli che confidano nella loro forza 24. Tali i filosofi che furono chiamati Stoici. Quelli vivevano secondo la carne, questi vivevano secondo l'anima; né quelli, né questi vivevano secondo Dio. Pertanto, quando in Atene, dove queste dottrine erano in gran fermento, nello studio e nel confronto acceso, giunse l'apostolo Paolo, come si legge negli Atti degli Apostoli - e qui mi rallegro che voi abbiate prevenuto le mie parole riconoscendo e ricordando come vi è stato scritto: Entrarono in discussione con lui certi filosofi Epicurei e Stoici 25 -; discussero con lui quanti erano dediti alla vita secondo la carne, discussero con lui quanti conducevano una vita secondo l'anima; entrò in discussione con loro egli che viveva secondo Dio. Diceva l'Epicureo: Per me il bene consiste nell'esperienza del piacere carnale. Diceva lo Stoico: Per me il bene consiste nelle soddisfazioni della mia mente. Diceva l'Apostolo: Il mio bene invece è stare unito a Dio 26. Diceva l'Epicureo: E' felice chi si gode il piacere della propria carne. Diceva lo Stoico: E' felice chi si gode la virtù della propria anima. Diceva l'Apostolo: E' beato chi spera nel nome del Signore. E' in errore l'Epicureo: è falso infatti che sia felice chi si gode il piacere della carne. S'inganna anche lo Stoico: è falso infatti ed è assolutamente una pretesa che l'uomo sia felice se si gode la virtù della propria anima. Perciò è beato chi spera nel nome del Signore. E poiché quelli sono vani e menzogneri: E non si volse alle vanità ed alle illusioni ingannatrici 27.
L'anima che vive in se stessa è carnale.
8. 8. Perciò, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne, per vivere secondo la carne, come gli Epicurei. Ma anche l'anima, se ha voluto vivere secondo se stessa, sarà carnale; pensa in modo carnale, non si solleva al di sopra della carne. Non c'è alcun modo infatti per sollevarsi di lì, se manca il braccio proteso verso chi è a terra. Poiché se avete vissuto secondo la carne, dove infatti è stato detto: Che cosa potrà farmi un uomo? Là è stato detto: Che cosa potrà farmi la carne, 28 Poiché, se avrete vissuto secondo la carne, morirete. Non di questa morte, quando si lascia il corpo; morirete infatti di questa morte anche se avrete vissuto secondo lo spirito; ma quella morte, di cui parla terribilmente il Signore nel Vangelo: Temete colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nell'inferno 29. Se, dunque, avete vissuto secondo la carne, morirete.
L'opera nostra in questa vita: la mortificazione della carne.
9. 9. Se invece, con l'aiuto dello Spirito, avete fatto morire le opere della carne, vivrete. Ecco la vostra opera in questa vita: far morire le opere della carne con l'aiuto dello Spirito; ogni giorno reprimere, far decrescere, frenare, far perire. Quanti piaceri, in verità, che prima costituivano un godimento, non hanno più alcuna attrattiva per coloro che diventano migliori? Di conseguenza si faceva morire quanto allettava e non veniva assecondato; poiché non seduce più, è stato soffocato. Calpesta il morto, accedi al vivo; calpesta l'inerte, contrasta quello che fa resistenza. E' venuto meno un genere di allettamento, ma ha vitalità un altro; e tu spegni quello quando non sei consenziente; quando comincia a non essere affatto di gradimento tu l'hai fatto perire. Questo è svolgere la nostra parte, questo il nostro combattimento. Quando ci battiamo in tale lotta, Dio sta guardandoci; quando duriamo fatica in tale lotta, imploriamo da Dio che ci assista. Poiché, se egli non viene in nostro aiuto, non dico che potremo vincere, ma che neppure siamo capaci di sostenere il combattimento. Bisogna guardarsi dal presumere di sé nel far morire le opere della carne.
9. 10. Pertanto, avendo detto l'Apostolo: Se invece, con l'aiuto dello Spirito, avrete fatto morire le opere della carne, vivrete; cioè, se quei desideri perversi della carne - non essere ad essi consenzienti è cosa degna di grande lode, e non averli è perfezione -, se questi movimenti lascivi della carne che comportano una lotta che porta alla morte, li avrete fatti morire con l'aiuto dello Spirito, vivrete. Qui ora è da temersi che alcuno non torni a presumere del proprio spirito quanto a far morire le opere della carne. Infatti non soltanto Dio è spirito, ma anche la tua anima è spirito, anche la tua mente è spirito. E quando dici: Con la mente servo alla legge di Dio, con la carne invece alla legge del peccato 30; perché lo spirito ha desideri contrari alla carne, e la carne ha desideri contrari allo spirito 31. Perciò, perché tu non attribuisca al tuo spirito far morire le opere della carne ed a causa della superbia tu perisca, e a te superbo si resista e non si conceda la grazia che è per l'umile: Dio infatti resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili 32.
10. 10. Quindi, per evitare che tale superbia eventualmente ti rinasca, fa' attenzione a ciò che dice nel proseguire. Dopo aver detto infatti: Se con l'aiuto dello Spirito avrete mortificato le opere della carne, vivrete 33, affinché lo spirito umano non se ne insuperbisse e si vantasse di essere capace e stabile a tale impegno, soggiunse affermando: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio 34. Perché dunque già ti volevi esaltare, appena hai udito: Se con l'aiuto dello spirito avrete fatto morire le opere della carne, vivrete? Stavi infatti per dire: Questo è in potere della mia volontà, può farlo il mio libero arbitrio. Quale volontà, quale libero arbitrio? Se Dio non ti sostiene, tu cadi; se egli non ti solleva, tu giaci. Come è allora in potere del tuo spirito, dal momento che ti giunge la parola dell'Apostolo: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio? Tu vuoi fare da te, da te stesso vuoi attuare la soppressione delle opere della carne? Che ti giova non divenire un Epicureo, quando sarai uno Stoico? Sarai tu Epicureo, sarai tu Stoico, non sarai tra i figli di Dio. Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. Non quelli che vivono secondo la propria carne, non quelli che vivono secondo il proprio spirito, non quelli che sono portati dal piacere carnale, non quelli che sono mossi dal proprio spirito, ma: Tutti quelli che sono mossi dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
Siamo guidati e ci muoviamo verso il bene.
11. 11. Qualcuno mi dice: In conseguenza, se siamo mossi, non siamo noi ad operare, ma siamo condizionati. Rispondo: Al contrario, e sei tu ad agire e sei mosso ad agire; ed è allora che hai la facoltà di bene operare, se vieni mosso da chi è buono. Lo Spirito del Signore infatti che ti muove è colui che aiuta te che agisci. Lo stesso appellativo di "aiuto" ti mette innanzi la prova che anche tu ti trovi ad operare. Riconosci che cosa chiedi; riconosci che cosa esprimi manifestamente quando dici: Sii tu il mio aiuto, non abbandonarmi 35. In realtà tu invochi Dio quale aiuto. Nessuno riceve aiuto se non fa nulla da parte sua. Infatti tutti quelli - dice - che sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio 36; non sono mossi dalla lettera, ma dallo Spirito, non dalla Legge che dà precetti, che minaccia, che promette; ma dallo Spirito che incoraggia, che illumina, che aiuta. Sappiamo - ed è ancora l'Apostolo a parlare - che tutto coopera in bene per coloro che amano Dio 37. Se tu non fossi operatore, egli non sarebbe cooperatore.
Niente di bene senza l'aiuto di Dio. Quale libertà senza la grazia.
11. 12. Al riguardo, però, siate coraggiosamente vigilanti, perché il vostro spirito non si provi a dire: Se pure mi mancasse la cooperazione di Dio, l'aiuto di Dio, il mio spirito farebbe questo; anche se può farlo con fatica, anche se con qualche difficoltà, tuttavia può farlo. Come se uno dicesse: A forza di remi raggiungiamo certamente la mèta, però con una certa fatica; oppure: Se abbiamo il vento favorevole, tocchiamo il porto più facilmente. Non è tale l'aiuto di Dio, non è tale l'aiuto di Cristo, non è tale l'aiuto dello Spirito Santo. Se mancasse del tutto, non potresti fare nulla di buono. Senza che Dio ti aiuti, indubbiamente sei attivo in forza della volontà libera, ma agisci male. Di questo è capace la tua volontà, che si dice libera e, operando male, diventa schiava, degna di condanna. Quando ti dico: Senza l'aiuto di Dio non fai nulla, intendo dire: Nulla di buono. Giacché, per agire male senza l'aiuto di Dio ti basta la libera volontà; quantunque non è quella la libera. Chi è stato vinto è aggiudicato schiavo di colui dal quale è stato vinto 38; e: Chiunque commette il peccato, è schiavo del peccato; e: Se il Figlio vi farà liberi, allora sarete liberi davvero 39.
La grazia è necessaria non soltanto perché tu possa agire più facilmente, ma assolutamente perché tu possa agire.
12. 13. Credete precisamente questo, che in tal modo voi agite mediante la buona volontà. Per il fatto che siete in vita, agite veramente. Egli infatti non è di aiuto, se non fate nulla; evidentemente egli non è cooperatore se non fate nulla. Sappiate però che voi operate il bene a condizione che lo Spirito sia la vostra guida e il vostro aiuto; se egli mancasse, non sareste in grado di compiere assolutamente nulla di bene. Non come cominciarono a dire alcuni, i quali si sono trovati obbligati ad ammettere talvolta la grazia; e benediciamo Dio perché almeno qualche volta lo hanno dichiarato; aderendo furono capaci di progresso, e giungere a ciò che è conforme a verità. Ora almeno dicono che la grazia di Dio è d'aiuto ad operare più facilmente. Sono queste infatti le loro parole: A questo scopo, dicono, Dio ha dato la sua grazia agli uomini, in modo che quanto a loro si domanda di fare, per mezzo del libero arbitrio, possano adempierlo con minore difficoltà con l'aiuto della grazia 40. Con maggior prontezza con la vela, più faticosamente con il remo; tuttavia si va anche con il remo. Più comodamente sulla cavalcatura, con fatica a piedi, però si arriva lo stesso anche a piedi. Non è così. Infatti il Maestro vero, che nessuno adula, che nessuno inganna, il verace Dottore e Salvatore ad un tempo, a cui ci ha fatto ricorrere l'eccessivamente molesto pedagogo, parlando delle buone opere, cioè dei sarmenti e dei frutti dei tralci, non ha detto: Senza di me potete certo fare qualcosa, però più agevolmente per mezzo di me; non ha detto: Senza di me vi sono possibili realizzazioni vostre, però sarebbero di più e migliori per mezzo di me. Non ha detto questo. Leggete che cosa ha detto; è il santo Vangelo, si fa soggetto l'orgoglio di tutti. Non è Agostino a dire queste cose, le dice il Signore. Che cosa dice il Signore? Senza di me non potete far nulla 41. Non lasciatevi sfuggire fin d'ora ciò che avete ascoltato: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. Non è così infatti che Dio edifica il suo tempio che siete voi, quasi con pietre che non hanno facoltà di muoversi da sé; sono sollevate e vengono disposte dal costruttore. Non sono tali le pietre viventi: E voi, come pietre vive, venite impiegati insieme a costituire la dimora di Dio 42. Lasciatevi guidare, ma correte anche voi; lasciatevi guidare, ma seguite; infatti, dopo aver seguito, quello risulterà vero, che senza di lui non potete far nulla. Infatti non è questione di volontà, né di zelo attivo da parte dell'uomo, ma è opera di Dio che usa misericordia 43.
La Legge antica e la Legge nuova. Lo spirito da schiavi e lo spirito di libertà.
13. 14. Eravate forse sul punto di dire: Anche la legge ci basta. La legge ha dato timore: e notate che cosa, al riguardo, ha detto ancora l'Apostolo, quando si è espresso così: Tutti quelli che sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio 44; perché quando sono mossi dallo Spirito di Dio, sono mossi dall'amore. La carità di Dio, infatti, è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato; nel proseguire, ha detto ancora: Non avete ricevuto infatti uno spirito da schiavi per essere di nuovo nel timore 45. Che significa: di nuovo? Come accade di quel fastidiosissimo pedagogo intento a incutere paura. Che significa: di nuovo? Così come sul monte Sinai avete ricevuto spirito da schiavi. C'è chi dice: Uno è lo spirito da schiavi, altro lo spirito di libertà. Se fosse altro, l'Apostolo non direbbe: di nuovo. Quindi è il medesimo spirito, sulle tavole di pietra, però, nel timore, sulle tavole del cuore, nell'amore. Precisamente tre giorni fa, voi che siete intervenuti avete ascoltato come le voci, il fuoco, il fumo sul monte atterrivano il popolo che si teneva a distanza 46; come, al contrario, il venire dello Spirito Santo, proprio lo stesso dito di Dio, cinquanta giorni dopo la pausa della Pasqua, come fosse venuto e si fosse posato in lingue di fuoco su ciascuno di loro 47. Ora dunque, non nel timore, ma nell'amore, perché siamo figli, non schiavi. Chi infatti agisce bene ancora per questo, perché teme il castigo, non ama Dio, non è ancora tra i figli; voglia il cielo, tuttavia, che almeno tema la pena. Il timore è schiavo, la carità è libera; così che possiamo anche dire: il timore è lo schiavo della carità. Ad evitare che il diavolo prenda possesso del tuo cuore, entri prima lo schiavo nel tuo cuore, e conservi il posto alla signora che verrà. Datti da fare almeno per il timore della pena, se ancora non puoi per amore della giustizia. Verrà la signora e lo schiavo si allontanerà; perché: La perfetta carità caccia via il timore 48.Non hai ricevuto infatti uno spirito da schiavo per essere di nuovo nel timore. Siamo nel Nuovo Testamento, non nel Vecchio. Le cose vecchie sono passate, ed ecco ne sono nate di nuove: tutto però viene da Dio 49.
Abbà e Padre, perché due popoli in Cristo.
14. 15. Infine che viene dopo? Come tu volessi dire che cosa abbiamo ricevuto: Ma avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre 50. Il padrone si teme, il padre si ama. Avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre. Questo è il grido del cuore, non della gola, non delle labbra; risuona interiormente, risuona agli orecchi di Dio. A bocca chiusa, le labbra immobili, Susanna gridava con tale voce 51. Ma avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre. Grida il cuore: Padre nostro che sei nei cieli 52. Allora perché non soltanto: Padre? Che vuol dire: Abbà, Padre? Infatti se vuoi sapere che voglia dire: Abbà, ti si risponde: Padre. Abbà in ebraico, traduce Padre. Per quale ragione l'Apostolo ha voluto porre l'uno e l'altro? Perché vedeva la pietra angolare, che scartavano i costruttori, e divenne testata d'angolo 53, detta angolare non senza motivo, se non perché si assume nel combaciare l'uno e l'altro muro correnti lungo diverse direzioni. Di qui i circoncisi, di là gli incirconcisi, tanto lontano da sé e tra di loro, quanto lontani dall'angolo; al contrario, quanto vicini all'angolo, altrettanto, quindi, vicini fra di loro; congiunti, però, tra loro nell'angolo. Egli è infatti la nostra pace, colui che fece dei due un popolo solo 54. Perciò, di qui i circoncisi, di là gli incirconcisi; il congiungersi dei muri, la gloria dell'angolo. Avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre.
Lo Spirito è caparra piuttosto che pegno.
15. 16. Qual è la realtà se tale è il pegno? Non si deve dire pegno, ma caparra. Il pegno infatti si porta via una volta restituita l'entità reale. La caparra invece è tratta dall'entità reale che si promette di dover dare, in modo che, nel corrispondere secondo la promessa, si completa ciò che è stato dato; non c'è scambio. Ciascuno dunque esamini il proprio cuore: se dal più profondo del cuore e con sincera carità dica: Padre. Non si domanda ora quanta sia appunto la carità, se grande, se scarsa, se mediocre; domando se c'è almeno. Se è sorta, cresce nascosta, crescendo si perfeziona, una volta perfetta sarà stabile. Non accade infatti che, perfetta, declina alla vecchiaia e dalla vecchiaia verrà a morire; si farà perfetta allo scopo di durare per l'eternità. Fa' attenzione infatti a quel che segue. Noi gridiamo: Abbà, Padre. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio 55. Non è lo spirito nostro a rendere testimonianza al nostro spirito che siamo figli di Dio; ma lo Spirito di Dio, la caparra, rende testimonianza di quella realtà che ci è stata promessa. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.
L'eredità dei figli di Dio. E se siamo figli, anche eredi.
15. 17. E se siamo figli, siamo anche eredi. Evidentemente non siamo figli senza effetto. Questa è la ricompensa: Anche eredi. E' questo che dicevo poco prima, perché il nostro medico ci dona la sanità e si degna di elargire per di più la ricompensa. Qual è quella ricompensa? L'eredità. Ma non com'è l'eredità di un padre umano. Questi lascia infatti ai propri figli, non possiede contemporaneamente ai propri figli; eppure si considera magnanimo e desidera ricevere ringraziamenti perché ha voluto dare quello che gli sarebbe impossibile portar via. Potrebbe portarlo con sé, morendo? Ritengo che, se fosse possibile, quaggiù non avrebbe lasciato nulla ai propri figli. Gli eredi di Dio sono tali che Dio stesso sia la nostra eredità, al che dice il Salmo: Il Signore è la mia parte di eredità 56. Eredi certo di Dio; se per voi è poco, ascoltate di che potete godere più abbondantemente: Eredi certo di Dio, coeredi di Cristo 57. Rivolti al Signore...
1 - Sal 35, 4.
2 - Sal 110, 10.
3 - Rm 7, 15.
4 - Cf. Serm. 155, 4.
5 - Mt 9, 12.
6 - Gal 3, 21.
7 - Gal 3, 22.
8 - Rm 8, 12.
9 - 1 Tm 1, 8.
10 - Gal 2, 21.
11 - Gal 3, 24.
12 - Rm 10, 3-4.
13 - Rm 5, 20.
14 - Gal 3, 18.
15 - Gal 3, 19-20.
16 - 1 Tm 2, 5.
17 - Is 53, 1.
18 - Cf. Gc 2, 19.
19 - Cf. Gal 5, 6.
20 - Rm 5, 5.
21 - 1 Gv 4, 16.
22 - Rm 8, 12.
23 - Es 3, 14.
24 - Sal 48, 7.
25 - At 17, 18.
26 - Sal 72, 28.
27 - Sal 39, 5.
28 - Sal 55, 5. 11.
29 - Mt 10, 28.
30 - Rm 7, 25.
31 - Gal 5, 17.
32 - Gc 4, 6.
33 - Rm 8, 13.
34 - Rm 8, 14.
35 - Sal 26, 9.
36 - Rm 8, 14.
37 - Rm 8, 28.
38 - 2 Pt 2, 19.
39 - Gv 8, 34. 36.
40 - Cf. De gr. Chr. Et de p. o. 1, 26, 27-29, 30.
41 - Gv 15, 5.
42 - Ef 2, 22; 1 Pt 2, 5.
43 - Rm 9, 16.
44 - Rm 8, 14.
45 - Rm 5, 5.
46 - Cf. Es 31, 18.
47 - Cf. At 2, 1-4.
48 - 1 Gv 4, 18.
49 - 2 Cor 5, 17-18.
50 - Rm 8, 15.
51 - Cf. Dn 12.
52 - Mt 6, 9.
53 - Cf. Sal 117, 22.
54 - Ef 2, 11-22.
55 - Rm 8, 16.
56 - Sal 15, 5.
57 - Rm 8, 17.
Capitolo VII: Evitare l'eccessiva familiarità
Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca"Non aprire il tuo cuore al primo che capita" (Sir 8,22); i tuoi problemi, trattali invece con chi ha saggezza e timore di Dio. Cerca di stare raramente con persone sprovvedute e sconosciute; non metterti con i ricchi per adularli; non farti vedere volentieri con i grandi. Stai, invece, accanto alle persone umili e semplici, devote e di buoni costumi; e con esse tratta di cose che giovino alla tua santificazione. Non avere familiarità con alcuna donna, ma raccomanda a Dio tutte le donne degne. Cerca di essere tutto unito soltanto a Dio e ai suoi angeli, evitando ogni curiosità riguardo agli uomini. Mentre si deve avere amore per tutti, la familiarità non è affatto necessaria. Capita talvolta che una persona che non conosciamo brilli per fama eccellente; e che poi, quando essa ci sta dinanzi, ci dia noia solo al vederla. D'altra parte, talvolta speriamo di piacere a qualcuno, stando con lui, e invece cominciamo allora a non piacergli, perché egli vede in noi alcunché di riprovevole.
25 marzo 1949.
Camilla Bravi
Stamane, giorno dell'Annunciazione, ho pregato la Vergine perché mi rivestisse di tutte le virtù e le disposizioni ch'Ella aveva nel giorno dell'Annunciazione dell'Angelo. Gesù mi accolse contento di vedermi così ricca, e mi disse: «Io vengo a te nelle sembianze d'un bambino adagiato nelle braccia di Maria Santissima, proprio come quando nell'Incarnazione ero nel suo grembo, perché voglio che il grembo di Maria, ossia il suo spirito, l'interno del suo Cuore, siano come il trono ove Io vengo a te per riposarmi nella tua anima. Anch'Io ti faccio bella e ti purifico nel mio Amore, e distruggo nel suo fuoco tutti i tuoi peccati veniali e le imperfezioni, supplendo così, con l'amplesso eucaristico, alla confessione che non puoi avere di frequente. Ricordati che il fuoco dell'Amore distrugge i peccati come il fuoco del purgatorio».
«In questo mistero d'amore e di umiltà infinita della mia Incarnazione, voglio donarti l'Amore al nascondimento e all'umiltà: ne hai tanto bisogno. È nell'interno di Maria che Ella t'insegnerà e ti porterà alla vita interiore, Ella che ha vissuto in intimità così profonda con il Verbo da diventare la Madre sua diletta. Ella ama, adora, ottiene tutto per te: unisciti sempre più alle sue disposizioni. Gioisci, esulta oggi con Maria perché è il giorno in cui è sceso dal Cielo in terra il divino Amore, il giorno in cui sono venuto in terra. Io di questo Amore ti voglio fare preda, vittima fortunata: pensa sempre a questa grazia così grande. Voglio donarti questo mio Amore per fortificarti nelle prove che ti preparo, per farti santa, perché hai visto che l'Amore è dolore».
La Vergine adorava muta e silenziosa Gesù Bambino e mi disse: «Io amo, adoro, prego, ottengo, per te».