Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Una sera, trovandomi nella mia cella, vidi il Signore Gesù in abito bianco. Teneva una mano alzata come se benedicesse, mentre con l'altra toccava sul petto la sua veste. Dalla veste leggermente aperta, uscivano due grandi raggi: uno era rosso, l'altro chiaro. In silenzio, tenevo gli occhi fissi sul Signore. Ero presa dal timore, ma al tempo stesso m'invadeva una gioia indescrivibile. Passò un istante. Gesù parlò:«Dipingi un'immagine sul modello di come tu mi vedi. Scrivici sotto: Gesù, confido in te! Desidero che questo quadro venga venerato dapprima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l'anima, la quale venererà  quest'immagine, non perirà . Le prometto la vittoria sui nemici fin da questa terra, ma specialmente nell'ora della morte. Io la difenderò come mia gloria». (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 7° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 18

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?".2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:3"In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.

5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.11È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto.

12Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?13Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.14Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.

15Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché 'ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni'.17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.

19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro".

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?".22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

23A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.24Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.25Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.26Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.27Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.28Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!29Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.30Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.33Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?34E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.35Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".


Esodo 12

1Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto:2"Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno.3Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa.4Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne.5Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre6e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto.7Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare.8In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare.9Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere.10Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco.11Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!12In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore!13Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto.14Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne.
15Per sette giorni voi mangerete azzimi.
Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele.
16Nel primo giorno avrete una convocazione sacra; nel settimo giorno una convocazione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; potrà esser preparato solo ciò che deve essere mangiato da ogni persona.
17Osservate gli azzimi, perché in questo stesso giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dal paese d'Egitto; osserverete questo giorno di generazione in generazione come rito perenne.18Nel primo mese, il giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al ventuno del mese, alla sera.
19Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese.20Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre dimore mangerete azzimi".
21Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: "Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua.22Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l'architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino.23Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire.24Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre.25Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito.26Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto?27Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case".
Il popolo si inginocchiò e si prostrò.
28Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; in tal modo essi fecero.
29A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d'Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame.30Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché non c'era casa dove non ci fosse un morto!
31Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte e disse: "Alzatevi e abbandonate il mio popolo, voi e gli Israeliti! Andate a servire il Signore come avete detto.32Prendete anche il vostro bestiame e le vostre greggi, come avete detto, e partite! Benedite anche me!".33Gli Egiziani fecero pressione sul popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: "Stiamo per morire tutti!".34Il popolo portò con sé la pasta prima che fosse lievitata, recando sulle spalle le madie avvolte nei mantelli.
35Gli Israeliti eseguirono l'ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egiziani oggetti d'argento e d'oro e vesti.36Il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani, i quali annuirono alle loro richieste. Così essi spogliarono gli Egiziani.
37Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini.38Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero.39Fecero cuocere la pasta che avevano portata dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati dall'Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio.
40Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent'anni.41Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d'Egitto.42Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dal paese d'Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione.
43Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: "Questo è il rito della pasqua: nessun straniero ne deve mangiare.
44Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare.
45L'avventizio e il mercenario non ne mangeranno.
46In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso.
47Tutta la comunità d'Israele la celebrerà.48Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare.
49Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi".
50Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono.
51Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere.


Siracide 42

1Non ti vergognare delle cose seguenti
e non peccare per rispetto umano:
2della legge dell'Altissimo né dell'alleanza,
della sentenza per assolvere l'empio,
3dei conti con il socio e con i compagni di viaggio,
del dono di un'eredità agli amici,
4dell'esattezza della bilancia e dei pesi,
dell'acquisto di molte o poche cose,
5della contrattazione sul prezzo con i commercianti,
della frequente correzione dei figli
e del far sanguinare i fianchi di uno schiavo pigro.
6Con una moglie malvagia è opportuno il sigillo,
dove ci sono troppe mani usa la chiave.
7Qualunque cosa depositi, contala e pesala;
il dare e l'avere sia tutto per iscritto.
8Non vergognarti di correggere l'insensato e lo stolto
e il vecchio decrepito che disputa con i giovani;
sarai così veramente assennato
e approvato da ogni vivente.

9Una figlia è per il padre un'inquietudine segreta,
la preoccupazione per lei allontana il sonno:
nella sua giovinezza, perché non sfiorisca,
una volta accasata, perché non sia ripudiata.
10Finché è ragazza, si teme che sia sedotta
e che resti incinta nella casa paterna;
quando è con un marito, che cada in colpa,
quando è accasata, che sia sterile.
11Su una figlia indocile rafforza la vigilanza,
perché non ti renda scherno dei nemici,
oggetto di chiacchiere in città e favola della gente,
sì da farti vergognare davanti a tutti.

12Non mostri la sua bellezza a qualsiasi uomo,
non segga a ciarlare insieme con le altre donne,
13perché dagli abiti esce fuori la tignola
e dalla donna malizia di donna.
14Meglio la cattiveria di un uomo che la bontà di una
donna,
una donna che porta vergogna fino allo scherno.

15Ricorderò ora le opere del Signore
e descriverò quanto ho visto.
Con le parole del Signore sono state create le sue opere.
16Il sole con il suo splendore illumina tutto,
della gloria del Signore è piena la sua opera.
17Neppure i santi del Signore sono in grado
di narrare tutte le sue meraviglie,
ciò che il Signore onnipotente ha stabilito
perché l'universo stesse saldo a sua gloria.
18Egli scruta l'abisso e il cuore
e penetra tutti i loro segreti.
L'Altissimo conosce tutta la scienza
e osserva i segni dei tempi,
19annunziando le cose passate e future
e svelando le tracce di quelle nascoste.
20Nessun pensiero gli sfugge,
neppure una parola gli è nascosta.
21Ha ordinato le meraviglie della sua sapienza,
poiché egli è da sempre e per sempre.
Nulla può essergli aggiunto e nulla tolto,
non ha bisogno di alcun consigliere.
22Quanto sono amabili tutte le sue opere!
E appena una scintilla se ne può osservare.
23Tutte queste cose vivono e resteranno per sempre
in tutte le circostanze e tutte gli obbediscono.
24Tutte sono a coppia, una di fronte all'altra,
egli non ha fatto nulla di incompleto.
25L'una conferma i meriti dell'altra,
chi si sazierà nel contemplare la sua gloria?


Salmi 77

1'Al maestro del coro. Su "Iditum". Di Asaf. Salmo.'
2La mia voce sale a Dio e grido aiuto;
la mia voce sale a Dio, finché mi ascolti.
3Nel giorno dell'angoscia io cerco il Signore,
tutta la notte la mia mano è tesa e non si stanca;
io rifiuto ogni conforto.
4Mi ricordo di Dio e gemo,
medito e viene meno il mio spirito.

5Tu trattieni dal sonno i miei occhi,
sono turbato e senza parole.
6Ripenso ai giorni passati,
ricordo gli anni lontani.
7Un canto nella notte mi ritorna nel cuore:
rifletto e il mio spirito si va interrogando.

8Forse Dio ci respingerà per sempre,
non sarà più benevolo con noi?
9È forse cessato per sempre il suo amore,
è finita la sua promessa per sempre?
10Può Dio aver dimenticato la misericordia,
aver chiuso nell'ira il suo cuore?

11E ho detto: "Questo è il mio tormento:
è mutata la destra dell'Altissimo".
12Ricordo le gesta del Signore,
ricordo le tue meraviglie di un tempo.
13Mi vado ripetendo le tue opere,
considero tutte le tue gesta.

14O Dio, santa è la tua via;
quale dio è grande come il nostro Dio?
15Tu sei il Dio che opera meraviglie,
manifesti la tua forza fra le genti.
16È il tuo braccio che ha salvato il tuo popolo,
i figli di Giacobbe e di Giuseppe.

17Ti videro le acque, Dio,
ti videro e ne furono sconvolte;
sussultarono anche gli abissi.
18Le nubi rovesciarono acqua,
scoppiò il tuono nel cielo;
le tue saette guizzarono.
19Il fragore dei tuoi tuoni nel turbine,
i tuoi fulmini rischiararono il mondo,
la terra tremò e fu scossa.

20Sul mare passava la tua via,
i tuoi sentieri sulle grandi acque
e le tue orme rimasero invisibili.
21Guidasti come gregge il tuo popolo
per mano di Mosè e di Aronne.


Geremia 21

1Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore quando il re Sedecìa gli mandò il sacerdote Pascùr figlio di Malchìa, e Sofonìa figlio di Maasìa, per dirgli:2"Intercedi per noi presso il Signore perché Nabucodònosor re di Babilonia ci muove guerra; forse il Signore compirà a nostro vantaggio qualcuno dei suoi tanti prodigi, così che egli si allontani da noi".3Geremia rispose loro: "Riferite a Sedecìa:4Così dice il Signore, Dio di Israele: Ecco io farò rientrare le armi di guerra, che sono nelle vostre mani, con le quali combattete il re di Babilonia e i Caldei che vi assediano fuori delle mura e le radunerò in mezzo a questa città.5Io stesso combatterò contro di voi con mano tesa e con braccio potente, con ira, furore e grande sdegno.6Percuoterò gli abitanti di questa città, uomini e bestie; essi moriranno di una grave peste.7Dopo ciò - dice il Signore - io consegnerò Sedecìa, re di Giuda, i suoi ministri e il popolo, che saranno scampati in questa città dalla peste, dalla spada e dalla fame, in potere di Nabucodònosor, re di Babilonia, in potere dei loro nemici e in potere di coloro che attentano alla loro vita. Egli li passerà a fil di spada; non avrà pietà di loro, non li perdonerà né risparmierà.
8Riferirai a questo popolo: Dice il Signore: Ecco, io vi metto davanti la via della vita e la via della morte.9Chi rimane in questa città morirà di spada, di fame e di peste; chi uscirà e si consegnerà ai Caldei che vi cingono d'assedio, vivrà e gli sarà lasciata la vita come suo bottino.10Poiché io ho volto la faccia contro questa città a suo danno e non a suo bene. Oracolo del Signore. Essa sarà messa nelle mani del re di Babilonia, il quale la brucerà con il fuoco".

11Alla casa del re di Giuda dirai:
"Ascoltate la parola del Signore!
12Casa di Davide, così dice il Signore:
Amministrate la giustizia ogni mattina
e liberate l'oppresso dalla mano dell'oppressore,
se no la mia ira divamperà come fuoco,
si accenderà e nessuno potrà spegnerla,
a causa della malvagità delle vostre azioni.
13Eccomi a te, o abitatrice della valle,
roccia nella pianura, dice il Signore.
Voi che dite: Chi scenderà contro di noi?
Chi entrerà nelle nostre dimore?
14Io vi punirò come meritano le vostre opere
- dice il Signore -
e accenderò il fuoco nel suo bosco,
che divorerà tutti i suoi dintorni".


Prima lettera ai Corinzi 9

1Non sono forse libero, io? Non sono un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore?2Anche se per altri non sono apostolo, per voi almeno lo sono; voi siete il sigillo del mio apostolato nel Signore.3Questa è la mia difesa contro quelli che mi accusano.4Non abbiamo forse noi il diritto di mangiare e di bere?5Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?6Ovvero solo io e Bàrnaba non abbiamo il diritto di non lavorare?
7E chi mai presta servizio militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge?8Io non dico questo da un punto di vista umano; è la Legge che dice così.9Sta scritto infatti nella legge di Mosè: 'Non metterai la museruola al bue che trebbia'. Forse Dio si dà pensiero dei buoi?10Oppure lo dice proprio per noi? Certamente fu scritto per noi. Poiché colui che ara deve arare nella speranza di avere la sua parte, come il trebbiatore trebbiare nella stessa speranza.11Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni materiali?12Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l'avremmo noi di più? Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non recare intralcio al vangelo di Cristo.13Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare?14Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo.
15Ma io non mi sono avvalso di nessuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché ci si regoli in tal modo con me; preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà questo vanto!16Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo!17Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato.18Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo.
19Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero:20mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge.21Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza legge.22Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno.23Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro.
24Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!25Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile.26Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria,27anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato.


Capitolo IV: La liberta' di spirito e la semplicita' di intenzione

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1. Due sono le ali che permettono all'uomo di sollevarsi al di sopra delle cose terrene, la semplicità e la libertà: la semplicità, necessaria nella intenzione; la libertà, necessaria nei desideri. La semplicità tende a Dio; la libertà raggiunge e gode Dio. Nessuna buona azione ti sarà difficile se sarai interiormente libero da ogni desiderio non retto. E godrai pienamente di questa interiore libertà se mirerai soltanto alla volontà di Dio e se cercherai soltanto l'utilità del prossimo. Se il tuo cuore fosse retto, ogni cosa creata sarebbe per te specchio di vita e libro di santa dottrina. Giacché non v'è creatura così piccola e di così poco valore che non rappresenti la bontà di Dio. Se tu fossi interiormente buono e puro, vedresti ogni cosa senza velame, e la comprenderesti pienamente: è infatti il cuore puro che penetra il cielo e l'inferno.  

2. Come uno è di dentro, così giudica di fuori. Chi è puro di cuore è tutto preso dalla gioia, per quanta gioia è nel mondo. Se, invece, da qualche parte, ci sono tribolazioni ed angustie, queste le avverte di più chi ha il cuore perverso. Come il ferro, messo nel fuoco, lasciando cadere la ruggine, si fa tutto splendente, così colui che si dà totalmente a Dio si spoglia del suo torpore e si muta in un uomo nuovo. Quando uno comincia ad essere tiepido spiritualmente teme anche il più piccolo travaglio, e accoglie volentieri ogni conforto che gli venga dal di fuori. All'incontro, quando uno comincia a vincere pienamente se stesso e a camminare veramente da uomo nella via del Signore, allora fa meno conto di quelle cose che prima gli sembravano gravose.


DISCORSO 113/A DISCORSO TENUTO A IPPONA DIARRITO NELLA BASILICA DEL SANTO MARTIRE QUADRATO, LA DOMENICA 25 SETTEMBRE, DAL VANGELO OVE SI NARRA DEL RICCO E DEL POVERO LAZZARO

Discorsi - Sant'Agostino

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I giudei non vogliono ancora credere agli oracoli dei Profeti sul Cristo e sulla Chiesa.

1. La fede dei cristiani, schernita dagli empi e dagl'infedeli, è la seguente: noi affermiamo che c'è un'altra vita dopo la presente e c'è la risurrezione dai morti e il giudizio alla fine del mondo. Poiché queste verità non erano credute a causa dei sentimenti umani, ma venivano predette e annunciate dai Profeti, servi di Dio, e dalla Legge data per mezzo di Mosè e sembravano ancora incredibili, venne Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore per convincere di esse gli uomini. Egli è bensì il Figlio di Dio, nato dal Padre in modo invisibile e ineffabile, coeterno col Padre ed uguale al Padre e unico Dio col Padre; egli tuttavia, pur essendo il Verbo del Padre, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte 1, pur essendo la sapienza del Padre, per mezzo della quale è governato l'universo, prendendo un corpo e manifestandosi agli occhi degli uomini scendendo sulla terra depose tanta sua grandezza e l'incomprensibile sua maestà e potenza, che non poteva essere conosciuta dagli uomini. Poiché dunque in Cristo non si vedeva Dio cioè la Stessa divinità, veniva disprezzata la carne che si vedeva. Egli però dimostrava la propria intima divinità con i miracoli; e poiché appariva tale da poter essere disprezzato dagli occhi umani, faceva azioni tanto straordinarie da apparire Figlio di Dio mediante le stesse opere. Compiva dunque opere straordinarie, dava utili precetti, correggeva ed emendava i vizi, insegnava le virtù, compiva guarigioni anche dei corpi per guarire lo spirito degli increduli; ciononostante il popolo, tra il quale era nato e allevato e aveva compiuto tanti miracoli, lo uccise. Ma egli ch'era venuto a nascere, naturalmente era venuto anche a morire. Però la morte del suo corpo, che aveva preso per dare l'esempio e la dimostrazione della risurrezione, non volle che fosse infruttuosa ma la lasciò piuttosto in potere degli empi affinché, rifiutando essi di fare quel ch'egli comandava, patisse lui ciò che voleva. Così fu: Cristo fu ucciso, fu sepolto e risuscitò, come sappiamo, come viene attestato dal Vangelo, come già viene annunciato in tutto il mondo; e vedete che i giudei rifiutano ancora di credere in Cristo dopo che è già risorto dai morti e glorioso è asceso in cielo sotto lo sguardo degli Apostoli, mentre si adempiono in tutto il mondo le predizioni dei Profeti. Effettivamente tutti i Profeti, che preannunciarono la nascita, la morte, la risurrezione di Cristo e la sua ascensione al cielo preannunciarono anche che la sua Chiesa si sarebbe diffusa tra tutti i popoli. Se dunque i giudei non videro il Cristo risorto e ascendente al cielo, avrebbero dovuto vedere almeno la Chiesa diffusa su tutta la terra poiché, mentre ciò si stava avverando, si stavano certamente avverando le predizioni dei Profeti.

L'incredulità dei giudei è dimostrata colpevole con l'esempio del ricco epulone.

2. A proposito di essi accade quanto abbiamo udito poco fa dal Vangelo: non ascoltano Cristo risorto dai morti poiché non ascoltarono Cristo mentre viveva sulla terra. Così infatti disse Abramo al ricco ch'era nell'inferno tra i tormenti e desiderava che fosse mandato qualcuno sulla terra affinché riferisse ai fratelli come si vive nell'inferno e li ammonisse a vivere bene prima di giungere in quei luoghi di tormenti, facendo penitenza dei loro peccati per meritare, piuttosto, d'andare nel seno d'Abramo e non già nei tormenti dov'era andato a finire lui ricco. Mentre dunque rivolgeva questa preghiera quel ricco divenuto misericordioso troppo tardi, lui che aveva disprezzato il povero che giaceva davanti alla sua porta e forse, poiché era arrogante verso di lui, sentiva bruciarsi proprio la lingua e desiderava una goccia d'acqua su di essa. Poiché dunque sulla terra non aveva fatto ciò che avrebbe dovuto fare, per non andare a finire laggiù, cominciò troppo tardi a essere compassionevole a favore di altri. Ma che cosa gli rispose Abramo? Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi nemmeno se uno risorgerà dai morti 2. È del tutto vero, fratelli: nemmeno oggi i giudei si lasciano convincere a credere nel Risorto perché non hanno ascoltato Mosè e i Profeti, poiché se avessero voluto ascoltarli, avrebbero trovato negli scritti di quelli che era stato predetto ciò che ora si è adempiuto e che rifiutano ancora di credere. Quello dunque che abbiamo detto dei giudei, diciamolo di noi per evitare che, mentre badiamo agli altri, cadiamo anche noi nella stessa empietà. Il Vangelo, carissimi, non viene letto dai giudei; da essi vengono letti solo gli scritti di Mosè e dei Profeti, ch'essi però non vogliono ascoltare; se invece volessero ascoltarli, crederebbero nel Cristo, poiché Mosè e i Profeti hanno preannunciato che sarebbe venuto il Cristo. Quando dunque si legge il Vangelo, cerchiamo di non essere come sono essi quando vengono loro letti gli scritti dei Profeti, poiché il Vangelo, come ho detto, non viene letto presso di loro, ma solo presso di noi.

È salutare per noi l'esempio del ricco epulone.

3. Ecco, avete udito or ora dal Vangelo due specie di vita: l'una presente, l'altra futura; la presente la possediamo, la futura la crediamo: siamo nella presente, non siamo giunti alla futura. Mentre siamo nella presente, cerchiamo di procurarci la ricompensa di quella futura, poiché non siamo ancora morti. Si legge forse il Vangelo nell'inferno? Anche se laggiù venisse letto, quel ricco lo avrebbe udito inutilmente, poiché non poteva più essere fruttuoso il pentimento. A noi invece viene letto e da noi viene ascoltato qui sulla terra ove, finché viviamo, possiamo correggerci, per non andare a finire in quei tormenti. Crediamo o non crediamo ciò che si legge? Lontano da noi il pensare della Carità vostra che non crediate; poiché siete cristiani e non lo sareste, se non credeste al Vangelo di Dio. Poiché dunque siete cristiani, è evidente che credete al Vangelo. Abbiamo udito ciò ch'è stato letto poc'anzi: C'era un ricco, certamente superbo, che sicuramente si vantava delle ricchezze, il quale indossava abiti di porpora e di bisso e faceva ogni giorno festa con splendidi banchetti 3. C'era pero un mendicante chiamato Lazzaro, tutto coperto di piaghe, seduto presso la porta del suo palazzo; perfino i cani andavano a leccargli le piaghe, e desiderava di sfamarsi con gli avanzi che cadevano dalla mensa del ricco 4, ma non ci riusciva. Ecco il peccato del ricco, consistente proprio nel fatto che quel povero desiderava, senza riuscirci, di sfamarsi con gli avanzi, mentre si sarebbe dovuto fargli parte del cibo necessario a un uomo. Quel ricco dunque, se avesse avuto compassione di quel povero seduto davanti alla porta del suo palazzo e avesse voluto usargli misericordia con le sue ricchezze, sarebbe andato pure lui ov'era andato anche quel povero. Poiché non è vero che fu la povertà a condurre quel Lazzaro al riposo e non l'umiltà; o al contrario che fu la ricchezza a tener lontano da quel riposo tanto felice quel ricco e non la superbia e l'incredulità. Ora, perché sappiate che quel ricco sulla terra era stato incredulo, lo proviamo con le sue stesse parole da lui pronunciate nell'inferno. Fate attenzione. Voleva che uno dei morti andasse ad annunciare ai suoi fratelli come si sta nell'inferno; ma ciò non gli fu concesso poiché Abramo gli rispose: Hanno gli scritti di Mosè e dei Profeti, ascoltino quelli; egli allora: No, padre Abramo - disse - ma se andrà uno di qui dall'inferno, si lasceranno convincere 5. In tal modo dimostrò che anch'egli, quand'era sulla terra, non credeva a Mosè e ai Profeti, ma desiderava che uno risorgesse dai morti per lui. Considerate ora individui di tal genere e riflettete ove andranno a finire. L'esempio di questo ricco ci fa capire se avete fede. Quanti sono coloro che adesso dicono: "Trattiamoci bene, finché viviamo: mangiamo e beviamo e godiamo dei piaceri di questa vita. Che cos'è quello che ci si viene a dire che sarà dopo? Chi è tornato qua di lì? Chi di lì è tornato qua risuscitato?". Questi sono i discorsi che si fanno; così diceva quel ricco, ma ciò che non credeva da vivo lo sperimentò da morto. Sarebbe stato meglio che da vivo si fosse corretto utilmente, anziché da morto fosse tormentato senza profitto.

Essendo stati preavvisati a sufficienza sugli eventi futuri non abbiamo scusa di sorta.

4. Ora dunque dobbiamo correggere quelle espressioni, se per caso c'è tra noi qualcuno ch'è solito parlare così. Poiché Dio non ci mostra adesso le realtà che ci comanda di credere; non ce le fa vedere perché ci sia il merito della fede. In effetti, se ce lo manifestasse, quale merito avremmo di credere? Ciò non sarebbe più credere ma vedere. È meglio per te che Dio non te lo faccia vedere, affinché tu creda. Ti comanda ciò che devi credere, ti riserba ciò che potrai vedere. Se però non crederai quando ti comanda d'aver fede, non ti serba la sua visione, ma ti è riserbata la sorte per la quale quel ricco soffriva i tormenti nell'inferno. Allorché dunque verrà Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, il quale adesso viene annunciato essere venuto in modo che si spera che verrà ancora una seconda volta, verrà con la rimunerazione per i credenti e per gli increduli: darà il premio ai credenti e manderà gli increduli nel fuoco eterno. Egli inoltre così ha detto nel Vangelo, in qual modo cioè verrà a giudicare alla fine dei tempi: metterà alcuni alla destra, altri alla sinistra e farà la distinzione tra tutte le genti, come un pastore separa le pecore dai capri; i giusti staranno alla destra, gli empi alla sinistra; ai giusti dirà: Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno, preparato per voi dal principio del mondo 6; agli empi invece e agli increduli: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli 7. In che cosa maggiormente avrebbe potuto giovarti il giudice, che dicendoti la sua sentenza definitiva, perché tu sia in grado di non incapparvi? Fratelli miei, chi minaccia non vuol colpire, poiché, se ti sorprendesse, ti colpirebbe anche. Chi dice: "Sta' in guardia " non vuol trovare uno per colpirlo. Sono gli uomini a procurarsi le ferite, a procacciarsi le pene, poiché non vogliono credere a Dio, che da tanto tempo dice loro: "State in guardia". E per vero quale castigo riceve sulla terra chi commette un fallo? Forse qualche afflizione, qualche grande avversità, che ha lo scopo di punirlo o di metterlo alla prova. Uno infatti viene punito a causa dei suoi peccati perché non cada in castighi più gravi qualora non fosse punito; oppure viene messa alla prova la fede di ciascuno, per vedere come sopporta o con quale pazienza rimane sotto la sferza del Padre, senza recriminare il Padre che lo castiga, e godendo delle sue carezze ma in modo da ringraziarlo anche quando lo castiga, poiché punisce tutti coloro ch'egli riconosce come figli 8. Quanti supplizi patirono i martiri, quanti dolori sopportarono! Quali catene, quali squallori, quali carceri, quali tormenti, quali fiamme, quali fiere, quali specie di morte! Ma riuscirono a superare tutte le prove. Vedevano infatti con lo spirito una visione così splendida, che non si curavano di ciò che vedevano con il corpo: avevano l'occhio della fede che si rivolgeva verso le realtà future, trascuravano quelle presenti. Se invece uno ha l'occhio della fede spento, si spaventa dei mali presenti e non arriva ai beni futuri.

La nostra fede dev'essere confermata dagli eventi già avveratisi e da quelli promessi da Dio.

5. V'è dunque la fede che viene confermata in noi. Chi adesso non vuol credere che Cristo nacque dalla Vergine Maria, patì e fu crocifisso, dovrebbe credere ai giudei ch'egli esistette e fu ucciso, dovrebbe credere al Vangelo che nacque da Maria vergine ed è risuscitato. Ha motivi per credere. Neppure i nostri avversari, i giudei, osano affermare: "Cristo non visse tra il nostro popolo", oppure: "Non è mai esistito questo non so quale individuo adorato dai cristiani". "È esistito - affermano essi - e i nostri avi lo hanno ucciso ed è morto in quanto era solo un uomo". Se i fatti seguiti alla sua morte li troviamo predetti dai Profeti, che cioè tutto il mondo sarebbe diventato suo seguace, che lo avrebbero adorato tutti i popoli e tutte le stirpi dei popoli 9, che si sarebbero sottomessi al suo giogo anche tutti i re, e dopo la sua morte vediamo adempiuto tutto ciò ch'era stato predetto prima della nascita di Cristo, quanto c'inganneremo se ci rifiuteremo di credere tutto il resto, vedendo che molte profezie sono state adempiute a nostro riguardo! In effetti, fratelli, noi stessi, non solo noi cristiani che siamo qui, noi siamo adesso tutto il mondo. Non lo eravamo pochi anni fa; ed è un miracolo il fatto che ciò che non erano per tanti secoli, lo siano invece adesso. Il fatto si legge nei Profeti; troviamo ch'è stato predetto perché non pensassimo che sia avvenuto per caso. Con ciò infatti la nostra fede aumenta, è confermata, è rafforzata. Nessuno potrà dire: "È un avvenimento inaspettato". Perché? Un fatto simile non s'è mai avverato sulla terra. Talvolta nelle Scritture Dio si riteneva debitore rispetto a loro, ma avrebbe soddisfatto il debito a suo tempo. Ma di che cosa era debitore Dio? Aveva forse ricevuto un prestito da qualcuno, lui che a tutti dà tutto in misura sovrabbondante, lui che creò individui a cui potesse dare? Non vi erano infatti neppure gli stessi uomini ai quali potessero esser dati alcuni benefici. Potrebbe forse uno dire: "Dio ha concesso questi beni ai miei meriti"? Secondo te Dio concesse queste grazie ai tuoi meriti. Ma perché tu esistessi a chi lo concesse? Che cosa ha concesso a te che non esistevi? Che tu esistessi per pura grazia, poiché non avevi acquistato alcun diritto all'esistenza prima di esistere. Credi a lui che s'è degnato di darti per pura grazia anche tutto il resto. Abbiamo dunque la grazia di Dio e tutto il mondo aveva in certo qual modo come debitore Dio, o meglio non lo aveva come debitore poiché ignorava l'impegno scritto ch'era stato preso. Dio s'era fatto debitore a causa della sua promessa, ma non per aver preso un prestito. Poiché in due modi uno è chiamato debitore: se deve restituire ciò che ha preso, oppure mantenere una promessa. Di ciò che Dio promise non può dirsi: "Devi restituirlo" - in quanto non ha preso nulla dall'uomo Colui che all'uomo ha dato tutto -; per questo motivo resta ch'è debitore solo perché s'è degnato di promettere.

Le promesse di Dio riguardo al popolo ebraico discendente da Abramo, del quale viene esaltata la fede.

6. Questa promessa si trova nelle Scritture, quelle Scritture ch'erano proprie del solo popolo giudaico, che Dio scelse per nascere dalla carne del suo servo, del suo fedele, che credeva in lui. Ma anche quel popolo, in che modo ebbe origine? Da Abramo già vecchio e da Sara ch'era sterile; perché fosse partorito, perché nascesse lo stesso Isacco, dal quale proviene il popolo dei giudei, si compie un miracolo. Il vecchio non sperava nulla dalle sue membra né osava augurarsi nulla dalla sterilità di sua moglie. Ciò su cui non faceva alcun assegnamento, glielo offrì Dio e prestò fede a Dio che glielo dava, mentre non aveva osato chiederlo a Dio. Prestò fede a Dio, gli nacque un figlio dal quale ebbe fede che sarebbe nata un'innumerevole discendenza, e tuttavia Dio gli chiese in sacrificio lo stesso figlio. Abramo però aveva tanta fede, che non esitò a offrire in sacrificio a Dio l'unico suo figlio, a proposito del quale aveva ricevuto la promessa. Forse che esitò e disse a Dio: "Signore, tu mi hai concesso come una grazia straordinaria un figlio nella mia vecchiaia; avuto riguardo a ferventi preghiere, in vista d'una grande gioia, m'è nato insperatamente un figlio, e tu esigi ch'io lo uccida? Non era forse meglio che non me lo avessi dato, anziché togliermelo una volta che me lo avevi dato?". Non disse così, ma ebbe fede ch'era utile qualunque cosa capiva che Dio voleva. Ecco la vera fede, fratelli miei. Certamente quel povero fu trasportato in cielo fino al seno d'Abramo, mentre quel ricco fu gettato nei tormenti dell'inferno. Perché sappiate che la ricchezza non è colpevole, ricco era Abramo, nel seno del quale riposava Lazzaro. Egli era ricco sulla terra, come c'informa la Scrittura: aveva in abbondanza oro, argento, bestiame e molti servi; era ricco ma non era superbo. Perché sappiate che quel ricco era tormentato per la sola superbia, era tormentato solo a causa dei suoi vizi. Erano stati proprio questi a meritargli il castigo, non le ricchezze concesse da Dio; poiché le ricchezze date da Dio sono buone a chiunque siano concesse; chi dunque se ne serve bene, guadagna il premio, chi al contrario se ne serve male, riceve il castigo. Riflettete però in qual modo Abramo possedeva le ricchezze. Le conservava forse per i suoi figli? Se al comando di Dio egli offrì lo stesso figlio, in qual modo disprezzò le ricchezze!.

La fedeltà di Dio nel mantenere le promesse e la dissennatezza degli idolatri.

7. Rimaneva dunque ignota ai giudei questa Scrittura in cui Dio si era fatto debitore con le sue promesse. Venne nostro Signore Gesù Cristo, nato secondo la stessa Scrittura, perché nato secondo la promessa della medesima Scrittura; patì secondo la stessa Scrittura, idolatri poiché da essa era stato predetto che avrebbe patito; risuscitò secondo la stessa Scrittura, poiché da essa era stato predetto che sarebbe risorto; ascese al cielo secondo la stessa Scrittura, poiché da essa era stato predetto che sarebbe asceso al cielo. Dopo essere asceso al cielo ignorato dai giudei, mandò i suoi Apostoli a tutti i popoli e in certo qual modo svegliò dal sonno coloro che dormivano, dicendo: "Alzatevi, prendete ciò che vi è dovuto e che un tempo vi è stato promesso". Chi è che sveglia il proprio creditore e gli dà ciò che gli deve? Non furono infatti i popoli ad alzarsi per il fatto d'avere Dio come debitore, ma furono essi a venire chiamati; cominciarono a esaminare attentamente la Scrittura e a trovarvi che ciò che ricevevano era già stato loro promesso. Ricevettero Cristo promesso e dato; ricevettero la grazia di Dio, lo Spirito Santo promesso e concesso; ricevettero la stessa Chiesa diffusa tra tutti i popoli, promessa e avverata. Dio aveva promesso che avrebbe abbattuto gl'idoli adorati dai pagani; ciò si legge nelle Scritture, si trova in esse. Voi costatate che Dio ha compiuto ai nostri tempi ciò che aveva promesso tante migliaia d'anni prima. In realtà gli uomini, da Colui che li aveva creati, s'erano rivolti a ciò che avevano fatto essi; ma poiché il Creatore è sempre superiore a ciò che crea, Dio è superiore non solo all'uomo da lui fatto, ma a tutti gli Angeli, Virtù, Potestà, Sedi, Troni, Dominazioni, poiché tutto è stato creato da lui; allo stesso modo è inferiore all'uomo stesso tutto ciò ch'è fatto dall'uomo. Gli uomini erano stati condotti a tanta pazzia da adorare un idolo, mentre avrebbero dovuto essere condannati se avessero adorato l'artefice che aveva fatto l'idolo. È evidente, fratelli, che l'artefice è superiore all'idolo fatto da lui; ora gli uomini, pur essendo da detestare se adorassero l'artefice, adorano l'idolo stesso fatto dall'artefice. Dovrebbero essere esecrati per il fatto che adorano un artefice, ma sarebbero migliori di quelli che adorano un idolo. Se dunque sono riprovati i migliori, quanto più dovrò biasimare i peggiori? Ma se ho affermato che deve riprovarsi chi adora l'artefice, quanto più dev'esser biasimato chi abbandona l'artefice e adora l'idolo, proprio perché abbandona colui ch'è superiore, e si volge a uno ch'è inferiore? Ma qual è il superiore ch'egli ha abbandonato dapprima? È Dio, dal quale egli è stato fatto. Va cercando l'immagine di Dio? La possiede in se stesso, poiché un artigiano non può fare l'immagine di Dio, mentre Dio ha potuto fare l'immagine propria. Egli poi non ha fatto un altro oggetto per te, ma ha fatto te stesso a immagine propria. Tu però adorando l'immagine d'un uomo fatta da un artigiano, fai a pezzi l'immagine di Dio che Dio ha impressa in te stesso. Quando perciò t'invita a tornare, ti vuol restituire quell'immagine che tu stesso hai guastato e offuscato stropicciandola in certo qual modo con le passioni terrene.

Dio ricerca la propria immagine nell'anima, come Cesare nella moneta.

8. Ecco perché fratelli, Dio ci richiede la sua immagine: questo richiamò alla memoria di quei giudei quando gli presentarono la moneta 10. Infatti, quando gli chiesero: Signore, è lecito pagare le tasse a Cesare? 11 volevano anzitutto metterlo alla prova, in modo che, se avesse risposto ch'era lecito, l'avrebbero accusato a torto di volere che Israele fosse nella maledizione perché avrebbe voluto che fosse soggetto al tributo, fosse cioè sottomesso all'imperatore, affinché pagasse le imposte. Se invece avesse risposto che non era lecito pagare le tasse, lo avrebbero accusato falsamente di aver insegnato a contravvenire agli ordini di Cesare, di avere istigato a non pagare le tasse a chi erano dovute, poiché erano stati sottomessi. Vide che volevano metterlo alla prova ma essendo la verità, vide la falsità e in breve mise a nudo la menzogna con le parole stesse dei mentitori. Egli infatti non pronunciò contro di loro la sentenza con la sua bocca, ma fece sì che la pronunciassero loro contro se stessi, poiché sta scritto: Saranno le tue parole a farti riconoscere innocente o a farti condannare 12. Ipocriti! Perché mi tentate? disse. Mostratemi la moneta. Gliela mostrarono. Di chi è l'immagine e l'iscrizione [ch'essa porta impresse]? Gli risposero: Di Cesare. Ed egli: Date a Cesare quel ch'è di Cesare, e a Dio quel ch'è di Dio 13. Come Cesare esige la sua immagine sulla tua moneta, così Dio esige la propria immagine nell'anima tua. Da' a Cesare - dice - quello ch'è di Cesare. Che cosa esige da te Cesare? La propria immagine. Che cosa esige da te Dio? La propria immagine. Ma l'immagine di Cesare è sulla moneta, quella di Dio invece è in te. Se, quando perdi la moneta, piangi perché hai perso l'immagine di Cesare, quando adori l'idolo non dovresti piangere, perché fai ingiuria in te all'immagine di Dio?.

Quante promesse di Dio sono state già mantenute.

9. Tenete dunque ben a mente, fratelli, le promesse di Dio nostro Signore e in base al numero delle sue promesse calcolate quante ne ha già adempiute. Cristo non era ancora nato ma era già stato promesso nella Scrittura; la promessa riguardante lui fu adempiuta e nacque. Ancora non aveva patito, non era ancora risorto; ma anche ciò fu adempiuto; dopo aver patito ed essere stato crocifisso, risuscitò. La sua passione è il nostro guadagno, il suo sangue è il nostro riscatto. Ascese al cielo come aveva promesso: ed anche ciò lo adempì. Diffuse il Vangelo per tutto il mondo: volle che i Vangeli fossero quattro, perché mediante il numero quattro fosse indicato il mondo intero, dall'Oriente all'Occidente, dal Settentrione al Meridione. Volle avere dodici Apostoli perché apparissero distribuiti in certo qual modo a tre a tre per [ciascuna delle] quattro [parti del mondo]; poiché il mondo è stato chiamato nella Trinità, nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Adempì questa promessa; inviò il Vangelo, come aveva predetto: Quanto sono belli i piedi di coloro che annunciano il Vangelo e la pace, che annunciano buone notizie 14, come aveva predetto: Non vi sono parole né discorsi dei quali non si oda la voce. Il loro suono si è diffuso per tutta la terra e le loro parole sino ai confini della terra 15. Come aveva detto, così lo inviò: il Vangelo viene raccontato per tutto il mondo. Anche la Chiesa soffrì da principio la persecuzione; Dio adempì la predizione che ci sarebbero stati dei martiri. Leggi l'impegno scritto: Preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi servi fedeli 16. Suscitò anche i martiri poiché anch'essi egli aveva predetto. Che cosa di poi doveva adempirsi? Lo adoreranno tutti i re della terra 17. Abbracciarono la fede cristiana anche i re, i quali in principio avevano fatto i martiri con la persecuzione; vediamo dunque anche adesso che i re son diventati credenti. Adempì anche un'altra predizione, che cioè sarebbero stati fatti a pezzi gl'idoli per ordine dei capi di Stato, per ordine dei quali in principio i cristiani venivano uccisi. Ha eliminato anche gl'idoli poiché l'aveva predetto: Anche degl'idoli dei pagani sarà fatta giustizia 18. Poiché dunque, fratelli, Dio ha mantenuto tante promesse, perché non gli crediamo? È forse Dio un debitore incapace? Se non ci avesse ancora mantenuto affatto alcuna promessa, avremmo dovuto crederlo un debitore idoneo dal momento che ha fatto il cielo e la terra; egli infatti non era destinato a diventar povero per cui non avrebbe avuto il mezzo per pagare il debito, né può ingannare essendo la Verità in persona. Oppure è forse Dio una potenza così limitata che gli possa capitare di non avere il tempo di mantenere le promesse?.

L'eroica fede di Abramo esempio per noi.

10. È giusto, fratelli, che si presti fede a Dio prima che ci dia qualcosa da lui promesso, poiché egli non può certamente né mentire pio per noi né ingannare: egli è Dio. Così credettero a lui i nostri padri. Così credette a lui Abramo. Ecco la fede veramente lodevole e degna d'essere proclamata altamente. Abramo non aveva ricevuto nulla da Dio, eppure credette a lui che gli faceva la promessa; noi invece, che abbiamo ricevuto tanti benefici, non gli crediamo ancora. Gli poteva forse dire Abramo: "Credo perché mi hai promesso quel tal dono o me lo hai dato"? Egli credette a Dio appena avuto l'ordine senza aver ricevuto nessun'altra simile cosa. Parti dalla tua terra, gli fu detto, dal tuo paese nativo e va' nella terra ch'io ti darò 19. Egli credette subito, ma Dio non gli diede la terra promessa, bensì la riserbò alla sua discendenza. E che cosa promise alla sua discendenza? Grazie al tuo discendente saranno benedette tutte le genti 20. Il suo discendente è Cristo; poiché da Abramo nacque Isacco, da Isacco Giacobbe, da Giacobbe dodici figli, dai quali ebbe origine il popolo giudaico, dal popolo giudaico nacque la Vergine Maria, dalla Vergine Maria nacque nostro Signore Gesù Cristo. In tal modo nostro Signore Gesù Cristo è diventato il discendente di Abramo, e la promessa fatta ad Abramo la troviamo adempiuta nei nostri riguardi: Grazie al tuo discendente - dice la Scrittura - saranno benedette tutte le nazioni. Credette a questa promessa prima di costatare alcunché di simile; credette senza vedere adempiuta la promessa. Noi invece vediamo la realtà di ciò ch'era stato promesso ad Abramo, ma si sarebbe avverato tutto ciò che a lui veniva promesso. Che cosa Dio non ha ancora adempiuto? Ha predetto che in questo mondo ci sarebbero state sofferenze, che i suoi santi e i suoi fedeli si sarebbero trovati nelle tribolazioni e avrebbero prodotto frutto mediante la sofferenza e noi lo costatiamo; ecco perché siamo oppressi dalle stesse afflizioni. Quali calamità non sono state ancora predette? Non dovete pensare, fratelli, che il fatto che ora vedete andare in rovina il mondo, non stia scritto nella Sacra Scrittura. Sta scritto tutto, e ai cristiani sono state preannunciate non solo le sofferenze, ma soprattutto i beni futuri, poiché si sono avverate le sciagure ch'erano state predette sarebbero accadute. Se infatti non si fossero avverati i mali preannunciati, ci avrebbero tolto la credibilità relativa ai beni promessi; ma si sono avverate prima le sventure affinché credessimo che avrà luogo la felicità.

Due paragoni sul dovere di sopportare le avversità.

11. Adesso il mondo è come un frantoio, si trova nelle tribolazioni; se quindi tu sei morchia, vai a finire nelle fogne; se invece sei olio, rimani nell'anfora. È infatti inevitabile che vi siano afflizioni. Osservate però la morchia e l'olio. Nel mondo si verifica talora una tribolazione, come per esempio la fame, la guerra, la mancanza di mezzi, la carestia, la povertà, l'epidemia, la rapina, la bramosia di denaro; sono le afflizioni dei poveri, le sofferenze delle città; son cose che abbiamo sotto gli occhi. Non solo è stato predetto che ci sarebbero state, ma le vediamo anche avverate. Troviamo gente che in mezzo a tali afflizioni si lamenta e dice: "Ecco, quante sciagure ci sono nell'epoca cristiana! Quanta abbondanza di beni c'era prima dell'era cristiana! Non c'erano tante sventure". Ecco la morchia ch'esce dalla pigiatura e scorre attraverso le fogne; la sua bocca è nera perché bestemmia, non risplende. L'olio invece riluce. Si trova però un'altra persona sottoposta alla stessa pigiatura e alla stessa trebbiatura che l'ha trebbiata; non è forse la stessa trebbiatura a cui è stata sottoposta l'altra? Avete udito le parole della morchia, ascoltate ora quelle dell'olio: "Sia ringraziato Dio! Sia benedetto il tuo nome! Tutte queste sventure, con cui tu ci castighi, erano state predette: siamo sicuri che verranno anche i beni. Quando noi siamo puniti insieme con i cattivi, si compie la tua volontà. Sappiamo che sei un padre"che prometti ma che usi anche la sferza: istruiscici con il castigo e rendici l'eredità che ci hai promessa alla fine. Benediciamo il tuo nome santo poiché tu non sei stato in nessun caso bugiardo: hai mostrato con i fatti tutto ciò che hai promesso". Con queste lodi, che sgorgano dalla stessa sventura come da una pigiatura, l'olio scorre nelle anfore. Ma se il frantoio è tutto questo mondo, si trova tuttavia nella Scrittura anche un altro paragone: Come l'oro e l'argento sono messi alla prova dal fuoco d'una fornace, così i giusti sono messi alla prova dalla tentazione della tribolazione 21. Si porta anche un paragone tratto dal crogiolo dell'orefice. Con lo stretto crogiolo si trovano in relazione il fuoco, l'oro e la paglia. In tutto ciò può vedersi un'immagine di tutto il mondo: si trovano in esso la paglia, l'oro e il fuoco: la paglia si brucia, il fuoco arde, l'oro viene saggiato. Così anche in tutto questo nostro mondo ci sono i buoni e i cattivi, c'è la tribolazione; il mondo è come il crogiolo d'un orefice; i buoni sono come l'oro, gli empi come la paglia, la tribolazione è come il fuoco. Si potrebbe forse raffinare l'oro se la paglia non bruciasse? Succede che gli empi sono ridotti in cenere; poiché bestemmiano e lanciano critiche contro Dio, vengono ridotti in cenere. Nel crogiolo l'oro ch'è stato affinato - cioè i giusti che sopportano con pazienza tutte le molestie di questo mondo e lodano Dio nelle loro tribolazioni -, l'oro affinato viene riposto negli scrigni di Dio; Dio infatti ha dei forzieri per mettervi l'oro purificato; egli però ha pure degli immondezzai per depositarvi la cenere della paglia. Da questo mondo esce tutto. Tu considera che cosa sei, poiché è inevitabile che venga il fuoco. Se troverà che sei oro, ti porterà via le scorie; se troverà che sei paglia, ti brucerà e ti ridurrà in cenere. Tocca a te scegliere che cosa vorrai essere. Poiché non puoi dire: "Non sarò toccato dal fuoco" in quanto sei già nel crogiolo dell'orefice sotto il quale è inevitabile sia messo il fuoco. A maggior ragione è necessario che ti trovi nel crogiolo, perché non potrai sfuggire affatto al fuoco.

Dobbiamo approfittare della pazienza di Dio e imitarla.

12. Perché mai dunque, fratelli, non crediamo che verrà non solo la fine del mondo ma anche il giorno del giudizio affinché ciascuno di noi riceva allora quel che gli sarà dovuto secondo il bene o il male fatto durante la sua vita 22, dal momento che tante cose promesse le vediamo rese visibili con i fatti e realizzate? Perché non scegliamo per noi, finché viviamo, la possibilità di arrivare ove potremo vivere sempre? Se per caso siamo stati negligenti adesso cerchiamo d'essere diligenti. Non dobbiamo essere negligenti. Non si sa come sarà domani. La pazienza di Dio ci ammonisce di correggere noi e la nostra vita se è stata cattiva e di scegliere le cose migliori finché c'è tempo. Credete forse che Dio dorma e non veda chi fa il male? Ma forse c'insegna la pazienza e dimostra per primo la pazienza. Trova un uomo che forse è progredito e non fa ciò che prima faceva, cioè il male. Costui è afflitto da un malvagio e desidera che Dio lo tolga di mezzo; per questo protesta contro Dio perché tiene ancora in vita il proprio nemico che gli fa del male e non lo toglie di mezzo. Costui ha dimenticato che Dio ha usato pazienza verso di lui stesso e che, se prima avesse voluto agire severamente, non ci sarebbe uno che potesse parlare. Tu esigi da Dio la severità? Poiché tu sei passato al bene, passi anche l'altro; non hai tagliato il ponte della misericordia di Dio per il fatto che tu sei già passato al bene; c'è chi potrebbe ancora passare. Ti ha reso buono quando eri cattivo: Dio vuole che anche un altro da cattivo diventi anch'egli buono, come tu da cattivo ch'eri sei divenuto buono. Così tutti arrivano a convertirsi secondo le proprie disposizioni; ma mentre alcuni vi giungono, altri rifiutano d'arrivarci. Agl'individui di tal fatta l'Apostolo dice: Ma tu, a causa della tua ostinazione e della tua volontà non disposta a cambiar vita, accumuli su di te la collera di Dio per il giorno del castigo nel quale si manifesterà la giusta sentenza di Dio, il quale pagherà ciascuno per le opere che avrà fatto 23. Per conseguenza se un malvagio vuole perseverare nel male, non sarà tuo compagno, ma sarà solo uno che ti mette alla prova; se infatti egli è cattivo e tu sei buono, sopportando lui cattivo tu ti farai riconoscere d'essere buono; in tal modo tu riceverai il premio della tua pazienza di cui hai dato prova, quello invece avrà il castigo della sua ostinazione nel male. Per sapere poi come si comporta Dio, aspettiamo con pazienza la sua salutare pazienza, le sue paterne correzioni. Egli e padre, è benigno, è clemente; se ci lascerà vivere da dissoluti, allora sarà più adirato contro di noi.

Nelle avversità dobbiamo affidarci a Dio senza lamentarci.

13. Riflettete bene, fratelli, e considerate gli anfiteatri che oggi vanno in rovina. Sono stati edificati dalla dissolutezza: credete forse che fossero edificati dal sentimento religioso? No: sono stati costruiti solo dalla dissolutezza d'individui empi. Non desiderate forse che cadano una buona volta le costruzioni edificate dalla lussuria e s'innalzino gli edifici costruiti dal timor di Dio? Orbene, quando questi edifici venivano costruiti, Dio lo permise affinché gli uomini conoscessero il male ch'essi compivano. Ma siccome non volevano conoscere il loro male, venne il Signore Gesù Cristo: prese a denunciare i loro peccati e ad abbattere ciò che stimavano un gran bene; ma ora si dice: "Tristi sono i tempi cristiani!". Perché? Perché ti si abbattono gli edifici dove trovavi la morte. "Ma quando essi venivano costruiti - dicono - abbondava ogni bene". Sì, è vero, ma perché quegli edifici servissero a fare del bene. Se dunque comprendi che Dio ti diede una volta l'abbondanza, e ne hai fatto cattivo uso, anzi te ne sei servito per la tua perdizione, devi capire che quell'abbondanza ti fece vivere da licenzioso e ti fece perdere l'anima tua. Non è forse venuto il padre severo e ha detto: "Questo ragazzo è indisciplinato; gli ho affidato questo o quello; come mai ha mandato a male questo e quello"? Se noi alla terra - se non è buona - non affidiamo il seme, affinché non vada a male, perché volete che Dio dia la sua abbondanza per usarla male a noi che siamo ribelli alla sua legge e trascuriamo, la nostra vita, e non volete che Dio tagli d'un colpo la dissolutezza degli uomini? Fratelli miei, Dio è un medico e sa troncare un membro putrefatto perché non si corrompano altre parti del corpo. Viene troncato - si dice - un solo dito dal corpo, poiché è meglio che manchi un dito anziché imputridisca tutto il corpo. Se fa così un medico mortale, se l'arte della medicina amputa una parte delle membra perché non marcisca tutto il resto, perché Dio non dovrebbe amputare negli uomini tutto ciò che sa essere putrefatto, affinché arrivino alla salvezza?.

Esortazione alla pazienza.

14. Non dovete rattristarvi, fratelli, perché Dio vi castiga, per evitare che egli vi abbandoni e andiate a finire nella punizione eterna, ma preghiamolo di moderare gli stessi castighi e di mitigarli per non essere schiacciati sotto il loro peso; preghiamolo inoltre che ci corregga salutarmente, ci metta alla prova e ci dia poi ciò che ha promesso ai suoi servi fedeli. Considerate che cosa dice la Scrittura: Il peccatore ha irritato il Signore; a causa della sua grande ira non indagherà 24. Che vuol dire: A causa della sua grande ira non indagherà? Perché è molto sdegnato, non indagherà, cioè li lascerà perire. Se dunque è molto sdegnato quando non indaga è anche molto misericordioso quando ci fa soffrire; ci fa poi soffrire quando ci castiga, quando fa aderire il nostro cuore a lui. Atteniamoci dunque alla salvezza che ci viene da lui e non rifuggiamo dai suoi castighi; è questo ch'egli c'insegna, a questo ci esorta, con ciò egli fa crescere la nostra virtù. Lo stesso suo Figlio, che venne per consolarci, qual bene riportò quaggiù? Ditemelo voi. Egli è senza dubbio il Figlio di Dio, il Verbo di Dio, per mezzo del quale Dio ha creato ogni cosa 25, eppure qual bene riportò quaggiù? Non è forse proprio lui quello che, mentre scacciava i demoni, riceveva tali ingiurie da sentirsi dire: Tu hai un demonio 26? Al Figlio di Dio, che scacciava i demoni, i giudei dicevano: Tu hai un demonio. Erano dunque migliori di loro i demoni, che lo riconoscevano come Figlio di Dio, mentre i giudei non lo riconoscevano. Ma tanta era la sua potenza, la sua forza, tanta era la sua pazienza, che sopportava tutto. Fu flagellato, sentì gli insulti, fu schiaffeggiato, fu sputacchiato sulla faccia, fu incoronato di spine, fu crocifisso, alla fine fu sospeso sulla croce, fu schernito, deriso, fu ucciso, seppellito. Il Figlio di Dio sopportò quaggiù tanti oltraggi: se li sopportò il Signore, quanto più deve sopportarli il servo? se li sopportò il maestro, quanto più deve sopportarli il discepolo? Se lo fece chi ci ha creati, quanto più dovremo farlo noi, sue creature? Egli, per darci l'esempio, ci lasciò quello della pazienza. Per qual motivo ci perdiamo d'animo proprio quando dovremmo aver pazienza, come se avessimo perduto il nostro capo che ci ha preceduti nel cielo? Il nostro capo ci ha preceduti nel cielo per questo motivo, quasi dicendoci: "Ecco la via da seguire; venite attraverso le molestie e la pazienza; questa è la strada che vi ho insegnata. Ma dove conduce la via per la quale mi vedete salire? In cielo. Chi non vuol camminare per essa, non vuole arrivare lassù; chi vuole arrivare da me, venga per la via che ho mostrato. Non potrete dunque arrivare se non per la via delle molestie, delle afflizioni, delle tribolazioni, delle angustie". Solo così arriverai al riposo, che non ti sarà mai tolto. Vuoi invece questo riposo di breve durata e abbandonare la via del Cristo? Considera i tormenti di quel ricco gaudente ch'era tormentato nell'inferno; anch'egli infatti desiderava il riposo presente, ma trovò le pene eterne. Fratelli carissimi, preferite le cose piuttosto sgradevoli, che arrecheranno con sé un riposo senza fine in eterno. Rivolti al Signore.

 

1 - Cf. Gv 1, 3.

2 - Lc 16, 31.

3 - Lc 16, 19.

4 - Lc 16, 21.

5 - Lc 16, 29-30.

6 - Mt 25, 34.

7 - Mt 25, 41.

8 - Eb 12, 6.

9 - Cf. Sal 21, 28.

10 - Cf. Mt 22, 19.

11 - Mt 22, 17.

12 - Mt 12, 37.

13 - Mt 22, 18-21.

14 - Rm 10, 15

15 - Sal 18, 4-5.

16 - Sal 115, 15.

17 - Sal 71, 11.

18 - Sap 14, 11.

19 - Gn 12, l.

20 - Gn 22, 18.

21 - Prv 27, 21; Sir 2, 5.

22 - Cf. 2 Cor 5, 10.

23 - Rm 2, 5.

24 - Sal 10, 4.

25 - Cf. Gv 1, 3.

26 - Gv 7, 20.


Ottavo Venerdì - LA PREGHIERA

I nove primi venerdì del mese - Santa Maria Alacoque

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1) Che cosa è la preghiera?

La preghiera è una pia elevazione dell’anima a Dio, una conversazione o colloquio con Dio per adorano, ringraziarlo, chiedergli perdono per i peccati e domandargli le grazie convenienti alla salvezza eterna.

2) La preghiera è un dovere per tutti, perché Dio è

A) il Creatore e il Padrone di tutto l’universo, e noi siamo sue creature dipendenti in tutto da lui e quindi abbiamo il dovere di adorano, lodarlo, benedirlo;
B) il nostro Benefattore. Tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo ci viene da Lui e quindi abbiamo il dovere di ringraziarlo;
C) il nostro Salvatore. Per il peccato eravamo diventati schiavi di Satana, ma Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, ci salvò con la sua Passione, Morte, Resurrezione e con la fondazione della Chiesa, depositaria dei mezzi di salvezza. Quindi abbiamo il dovere di amarlo.

3) La preghiera è un bisogno.

Noi siamo tutti peccatori e abbiamo bisogno del suo perdono; siamo molto deboli per cui abbiamo continuo bisogno del suo aiuto; abbiamo bisogno di tante grazie e a chi possiamo ricorrere nelle nostre necessità se non a Lui, che ci ama di un amore infinito, che vuole aiutarci e può aiutarci perché è onnipotente.

4) La preghiera è efficace.

Noi siamo sicuri di ottenere da Dio quello che gli domandiamo? Certamente, perché ce l’ha promesso:
«Qualunque cosa domanderete al Padre mio nel mio nome ve la concederà» (G. 16:23). «Chiedete e vi sarà dato” (Mt. 7:7).
Durante il pellegrinaggio della Vergine di Fatima in tutto il mondo dal 1947 al 1955, nella città di Badajoz (Spagna) avevano preparato i più ricchi addobbi; tutte le autorità civili, militari, il Vescovo, il Clero, le Associazioni religiose e una innumerevole moltitudine di popolo stavano in gioiosa attesa della miracolosa Vergine. A darle il primo benvenuto era stata incaricata una giovanetta cieca.
Era davanti al microfono e, col metodo dei ciechi, leggeva il suo affettuoso indirizzo in cui diceva fra l’altro: «Tutti sono qui attorno alla tua Immagine, o dolce Signora di Fatima, per porgerti i loro filiali omaggi, per cantare le tue lodi, per venerarti e contemplare il tuo volto di paradiso. Anche io ti venero e ti amo anche se non ti vedo, perché la pupilla dei miei occhi è spenta! ... Deh, liberami dalle tenebre che mi avvolgono; dai luce a questi occhi che vorrebbero vedere tutto quello che la fantasia mi dipinge nella mente!... Ma se non sono degna di questa grazia, o Signora di Fatima, aumenta la mia fede; dammi forza e coraggio per prendere dalla mano di Dio la mia sventura; sostieni la mia debolezza e illumina l’anima mia perché un giorno possa vederti e amarti in Paradiso».
Non si era spenta ancora l’eco delle ultime parole che un grido formidabile di gioia saliva al cielo: la fervorosa preghiera della fanciulla otteneva d’un tratto la vista ed essa si gettava, profondamente commossa, ai piedi della Vergine per esprimerle più con le lacrime che con le parole la grande gioia e la riconoscenza che sentiva nel cuore. La sua fervorosa ed umile preghiera aveva ottenuto il miracolo.

5) La preghiera è necessaria per tutti

tanto necessaria che se non preghiamo non possiamo salvarci, perché Dio ha stabilito di darci le sue grazie mediante il mezzo semplice della preghiera. Per questo Gesù non solo ci esorta, ma ci comanda di pregare: «Chiedete e otterrete» — «Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, perché lo spirito è pronto ma la carne è debole (Mt. 14:38) — «Bisogna pregare sempre senza stancarsi mai» (Lc. 18:1).
E con la preghiera che otteniamo la forza di resistere agli assalti del demonio; è con la preghiera che otteniamo la forza di vincere le nostre cattive inclinazioni; è con la preghiera che otteniamo l’aiuto necessario per osservare i Comandamenti di Dio e compiere bene il nostro dovere quotidiano: in una parola è con la preghiera che noi otteniamo l’aiuto necessario per salvarci.
Nella prefazione del libretto «Del gran mezzo della preghiera» S. Alfonso Maria d. L. dice: «I predicatori e i Confessori inculcano tanti buoni mezzi alle anime per conservarsi in grazia di Dio: la fuga delle occasioni, la frequenza dei Sacramenti, la resistenza alle tentazioni, l’ascoltare la divina parola, il meditare le massime eterne ed altri mezzi, tutti umilissimi, non si nega, ma io dico a che servono le prediche, le meditazioni e tutti gli altri mezzi che danno i maestri spirituali senza la preghiera, quando il Signore ha dichiarato che non vuole concedere grazie se non a chi prega? «Chiedete e otterrete» (Gv. 16:24).
Senza la preghiera, parlando secondo la Provvidenza ordinaria, resteranno inutili tutte le meditazioni fatte, tutti i nostri propositi e tutte le nostre promesse. Se non preghiamo, saremo sempre infedeli a tutti i lumi ricevuti da Dio e a tutte le promesse da noi fatte. La ragione di questo sta in ciò: per fare attualmente il bene, per vincere le tentazioni, per esercitare le virtù, insomma per osservare i divini precetti non bastano i lumi da noi ricevuti, le considerazioni e i propositi da noi fatti, ma occorre l’aiuto attuale di Dio. Ora il Signore non concede quest’aiuto attuale se non a chi prega e a chi prega con perseveranza. I lumi ricevuti, le considerazioni e i buoni propositi fatti servono molto, ma è con la preghiera che otteniamo il soccorso divino che ci preserva dal peccato, ma se noi non preghiamo saremo perduti... Se per il passato vi trovaste aggravata la coscienza di molti peccati, credetemi, questo è il motivo: la trascuratezza di pregare e di chiedere a Dio l’aiuto per resistere alle tentazioni che vi hanno assalito» — motivo per cui il Santo Dottore affermava — «Chi prega si salva, ma chi non prega si danna».

A conferma di quanto dice S. Alfonso, riporto una pagina del libretto «Sono dannata», che porta l’Imprimatur del Vicariato di Roma: garanzia della serietà del tremendo episodio. Editrice del libretto: Libreria Sacro Cuore - Via Lenzi - Messina.
Una giovane, Annetta, già condannata all’inferno, è costretta da Dio a parlare all’amica Clara ancora vivente e che nell’autunno del 1937, quando avvenne l’episodio, si trovava a trascorrere le ferie in riva al Lago di Garda.
«Tu mi ammonisti una volta: Anna, se non preghi vai alla perdizione! Io pregavo davvero poco e anche :questo poco svogliatamente. Allora purtroppo tu avevi ragione. Tutti coloro che bruciano nell’inferno non hanno pregato o non hanno pregato abbastanza.
La preghiera è il primo passo verso Dio e rimane il passo decisivo, specialmente la preghiera a colei che fu la Madre di Cristo, il nome della quale noi non nominiamo mai. La devozione a lei strappa al demonio innumerevoli anime che il peccato gli consegnerebbe infallibilmente nelle mani. Proseguo il racconto consumandomi d’ira e solo perché devo (era costretta da Dio a dire la verità). Pregare è la cosa più facile che l’uomo possa fare sulla terra. E proprio a questa cosa facilissima Dio ha legato la salvezza di ognuno. A chi prega con perseveranza, Dio a poco a poco dà tanta luce, lo fortifica in maniera tale che alla fine anche il peccatore più impantanato si può definitivamente rialzare, fosse pure ingolfato nella melma fino al collo.
Negli ultimi anni della mia vita terrena non ho più pregato come di dovere e così mi sono privata delle grazie senza le quali nessuno può salvarsi».

6) I difetti della preghiera

Gesù ha detto: «In verità vi dico che qualunque cosa domanderete al Padre mio nel mio nome Egli ve la concederà» (Gv. 16:23). Come si spiega allora — dice qualcuno — ho pregato molte volte e il Signore ha fatto il sordo con me?
Non diamo la colpa al Signore quando essa è tutta nostra. Se non abbiamo ottenuto è perché abbiamo pregato male. Infatti la Parola di Dio ci dice (Ge. 16:23):
«Chiedete e non ottenete perché chiedete male». S. Agostino spiega così queste parole: Non ricevete o perché voi siete cattivi, o perché domandate cose cattive, o perché pregate malamente.

a) Perché siete cattivi
Noi che ci lamentiamo di non essere esauditi, come stiamo di coscienza? Se siamo in peccato mortale come possiamo pretendere che Dio ci ascolti? Il peccato grave ci fa schiavi di Satana e noi, dopo aver servito il demonio, abbiamo il coraggio di domandare la paga al Signore? Il peccato mortale ci fa nemici di Dio e noi pretendiamo che Egli aiuti di suoi nemici, i quali si beffano di Lui e saranno peggio di prima? Il Signore non è come gli uomini che vedono solo l’esterno, ma Egli scruta i cuori. Possono essere belle le parole che noi gli rivolgiamo, ma se la nostra anima è cattiva non saremo esauditi, ma riceveremo il rimprovero che Gesù lanciò ai farisei ipocriti: «Questa gente mi onora con la bocca, ma il suo cuore è lontano da me» (Mt. 15:8). Un uomo vive immerso nella melma dell’impurità, bestemmia, non va in chiesa, non prega ecc. In un momento della vita, mentre tutto gli va a rovescio, si ricorda di Dio e lo prega, accende delle candele votive, fa qualche offerta. La sua preghiera probabilmente, per nòn dire certamente, non sarà esaudita ed allora l’infelice impreca e bestemmia e decide di non pregare più. Come può costui pretendere di essere esaudito mentre egli continua a stare col peccato mortale nell’anima, non si pente affatto e non vuole confessarsi? Così una donna mondana, che calpesta la purezza in tutti i modi, come può pretendere di essere ascoltata da Dio se lei non vuole distaccarsi dal peccato che la lega al demonio? Ma allora — potrebbe dire qualcuno — è del tutto inutile che il peccatore preghi? No, è bene che lui preghi affinché il Signore gli usi misericordia dandogli un giorno o l’altro la grazia della conversione. Quindi perché la nostra preghiera venga esaudita, è necessario anzitutto essere in grazia di Dio, o, se si è in peccato, che ci si penti di esso e si abbia la buona volontà di confessarsi.

b) Perché domandate cose cattive
Gesù ci dice: « Finora non avete chiesto nulla nel mio nome: domandate e riceverete » (Gv. 16:24). Cosa significa domandare nel nome di Gesù? Significa domandare cose che riguardano il bene dell’anima nostra e la salvezza eterna. A quanti Gesù potrebbe rivolgere le parole che disse ai figli di Zebedeo: «Voi non sapete cosa domandate» (Mt. 20:22).
Purtroppo la nostra natura decaduta si china verso le cose della terra e non ci fa vedere il fine della nostra vita: la nostra salvezza eterna. Infatti a che cosa si riducono le nostre preghiere? Forse a chiedere la luce della verità ?... L’aumento della grazia santificante?... Il fervore dell’amore di Dio?... Il distacco dalle cose terrene e l’amore delle cose spirituali ?... La forza per tenere lontano da noi il peccato?... L’aiuto per esercitarci nelle virtù?... Chiediamo specialmente la nostra salvezza eterna?... No! Chiediamo invece una vita senza croci, una vita piena di beni materiali, di piaceri, di onori, ecc., cioè chiediamo che questa terra da valle di lacrime diventi valle di piaceri più o meno illeciti. Ma ci pensiamo che con queste cose noi roviniamo la nostra anima! Che pregiudichiamo la nostra salvezza eterna! Quanti, se non avessero avuto tanto denaro, ora sarebbero in Paradiso! Quanti, se non fossero saliti tanto in alto fra gli uomini, ora non sarebbero scesi tanto in basso fra i demoni! Quanti, se a tempo opportuno avessero avuto una croce, un lutto, la morte, ora non si dispererebbero per sempre nell’inferno!
Ecco perché Dio, Padre nostro, che ci ama senza misura e vuole la nostra felicità eterna, non sempre ci esaudisce quando gli chiediamo i beni terreni. Quale madre darebbe al suo piccolo figliuolo un rasoio, una pistola, una forbice ecc., per giocare? No, certamente, perché questi oggetti gli faranno del male, ma gli darà invece qualche altra cosa che lo farà contento senza fargli del male. E noi possiamo pensare che Dio non faccia per le anime nostre quello che la madre terrena fa con il suo figliuoletto? Perciò quando chiediamo beni temporali, salute, benessere, guadagni, riuscita negli affari ecc., dobbiamo chiederli sempre con sottomissione alla volontà divina e con la condizione che non nuocciano alla salute dell’anima nostra, che non pregiudichino la nostra salvezza eterna. Il Signore conosce meglio di noi i nostri bisogni e non ci farà mancare mai quello che ci è utile e necessario. Al riguardo riporto dal libro «Padre Pio da Pietralcina» del P. Alberto d’Apolito due edificanti testimonianze di due persone viventi: Pietruccio Cugino e Mercurio Vincenzo.

1) Pietruccio Cugino frequentava Padre Pio fin da quando era fanciullo ed aveva la vista. Nel 1932 in un pomeriggio, Pietruccio, ancora molto giovane ma già privo della vista da sette anni, si recò al convento, accompagnato dal terziario francescano Fini Michele, per salutare Padre Pio, che a quei tempi era relegato nel convento per i provvedimenti restrittivi delle supreme autorità.
Padre Pio gradì molto la visita di Pietruccio e gli rivolse subito la parola.

— «Beato te, Pietruccio, che non vedi il fango e il marciume di questo mondo. Hai meno occasioni di offendere il Signore!
Dimmi la verità, hai desiderato qualche volta di riavere la vista?
— (Pietruccio): «Non ci ho mai pensato...».
— (P. Pio): «Vorresti riaverla?».
— (Pietruccio): «Non so che cosa rispondere».
— (P. Pio): «Come non lo sai! Vuoi o non vuoi la vista?».
— (Pietruccio): «Padre, ci debbo pensare».
— (P. Pio): «Se la vuoi, pregheremo la Madonna, che è tanto buona e potente sul cuore del Figlio suo Gesù...».
— (Pietruccio): «Padre, io sono nato con la vista. All’età di dodici anni, il Signore me l’ha tolta. Se il Signore mi ha tolto la vista ha avuto i suoi motivi. Ora perché pregare contro la volontà di Dio? Perché richiedere ciò che prima mi ha dato e poi mi ha tolto?».
— (P. Pio): «Vuoi o non vuoi la vista?».
— (Pietruccio): «Padre, il Signore sa quello che fa. Io voglio fare sempre la volontà di Dio. Se il Signore dovesse restituirmi la vista e questa dovesse essere occasione di peccato, ci rinunzio».
Padre Pio, a questa risposta decisa e sapiente di Pietruccio, con l’animo pieno di gioia, lo abbracciò e lo benedisse.

2)Il prof. Mercurio Vincenzo nacque cieco a Benevento. Da giovane reagì alla cecità dandosi con passione allo studio. Si laureò giovanissimo in filosofia e scienze affini nel 1941 e conseguì subito la cattedra di Benevento.
Cresciuto senza educazione religiosa, non frequentava né chiesa né Sacramenti. In occasione di una visita a P. Pio, viene scosso nel suo spirito, si converte e comincia una vita veramente cristiana. Nell’agosto del 1950 vinse la cattedra alle magistrali di S. Giovanni Rotondo, dove si tabi1isce definitivamente. Nel dicembre del 1959 Padre Pio benedice il suo matrimonio con una giovane ostetrica di Brescia, venuta a S. Giovanni Rotondo, nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, per motivo di lavoro. Da questo matrimonio nacquero cinque figli. Dopo il quinto parto, la giovane madre si ammalò di male incurabile. Il suo calvario durò alcuni anni. Si pregava da tutti per la guarigione della giovane sposa e madre, che doveva accudire al marito bisognoso, ai piccoli da crescere e alle faccende di casa.
Un giorno P. Alberto, l’autore del suddetto libro, disse al Prof. Mercurio: «Vincenzo, ho saputo che la signora va peggiorando. Preghiamo con insistenza, cerchiamo di strappare la grazia della guarigione al Cuore della Madonna, mediante l’intercessione di P. Pio. La sua vita è necessaria per te, per i bambini e per la casa».
Vincenzo, reprimendo il suo dolore, mi rispose:
«Padre Alberto, giorno e notte prego che si compia la volontà di Dio nella mia famiglia. Egli sa quello che fa. Se vuole la mia diletta consorte, come vittima, la prenda pure per la maggior glorificazione del suo santissimo nome».
P. Alberto: «Vincenzo, la tua preghiera è ben fatta, è la preghiera di un uomo di Dio. Il Signore però vuole che i chieda per ottenere grazie. Nel Vangelo vi è un invito incessante alla preghiera... un invito pressante a domandare con fede la guarigione e la salute della consorte».
Vincenzo: «Le parole del Vangelo sono rivolte alle anime superficiali, a quelle anime convertite di recente, tentennanti dinnanzi alle prove. Gesù per aiutarle le invita a chiedere, a bussare, a pregare per ottenere le grazie.
Le anime già formate agli insegnamenti di Cristo, non hanno bisogno di chiedere. Esse sanno di essere totalmente possedute dal Signore e nulla desiderano che non sia conforme alla volontà di Dio».
P. Alberto: «Quello che tu dici è vero. Ma il Signore nonostante che sia in noi vuole che si chieda ciò che desideriamo».
Vincenzo: «Io ho sempre pregato: Signore, se vuoi la vittima nella mia famiglia, prendi me che sono un povero cieco; risparmia la mia consorte che è necessaria per i miei bambini. Se il Signore non mi ascolta, che cosa ci posso fare? Non mi ribello alla sua volontà, anzi prego che si compia in tutta la pienezza nella mia famiglia per la maggior gloria di Dio».
Risposta sublime! La donna morì santamente. E quando P. Alberto, prima di sciogliersi il corteo funebre, si avvicinò a Vincenzo ed esclamò: «Vincenzo, non so cosa dirti!...». Egli gli rispose: «Padre Alberto, ringraziamo il Signore. Il suo santissimo nome è stato glorificato nella mia famiglia. Sia fatta sempre la sua divina volontà».
Quali sublimi insegnamenti ci danno questi due ciechi, formati alla scuola di un grande maestro di preghiera e di sofferenza, P. Pio da Pietralcina!

c) Perché la preghiera è fatta male
La preghiera è fatta male quando si prega: 1) senza attenzione; 2) senza umiltà; 3) senza fiducia; 4) senza perseveranza.

1) Senza attenzione La preghiera è una conversazione con Dio, così come si conversa col padre, con la madre, con l’amico, con una persona cara.
Quando preghiamo non è necessario il libro, non è necessaria tanta istruzione. Ci sono delle persone che neppure sanno leggere, eppure sanno pregare benissimo. Basta aver fede che Dio è presente, ci vede, ci ascolta e conosce anche i desideri più intimi del nostro cuore. Quando noi abbiamo presente questo, allora la nostra preghiera diventa facile e attenta.
Quando un fanciullo parla con suo padre, con la sua mamma, con i suoi fratelli o amici, non usa frasi stampate di un libro, non si distrae, ma con grande spontaneità dice loro quello che sente nel suo cuore, quello che desidera ecc. Così dobbiamo fare anche noi quando preghiamo, quando parliamo con il nostro Padre Celeste, con Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, con i Santi, nostri fratelli.
Non crediamo che la preghiera consista nel dire molte parole, alle volte con tono alquanto forte da disturbare anche gli altri; non consiste nel recitare parole con le labbra, mentre la nostra mente pensa ad altre cose, i nostri occhi si voltano a destra e a sinistra, il nostro cuore è lontano con qualche creatura. Pregando in questo modo non possiamo pretendete che Dio ci ascolti quando noi stessi non pensiamo e non sappiamo quello che stiamo chiedendo. Gesù ci avverte: «Questa gente mi onora con la bocca, ma il suo cuore è lontano da me » (Mt. 15:8). « Quando pregate non usate tante parole, come fanno i pagani che credono di essere esauditi per il molto parlare. Non imitateli perché il vostro Padre celeste sa bene, prima ancora che glielo chiediate, di quai cose avete bisogno» (Mt. 6:7).
Perciò bisogna pregare con la mente e con il cuore e cioè attentamente e devotamente.

2) Senza umiltà
Dio è Maestà infinita e perfettissima, mentre noi siamo nulla peccatori, indegni delle sue grazie e meritevoli dei divini castighi. Perciò quando preghiamo ci si addice un contegno umile, convinti della nostra indegnità. Dio respinge la preghiera del fariseo perché era superbo, mentre accolse quella del pubblicano perché umile (Lc. 18:10-14).
L’umiltà è la migliore disposizione per ben pregare e per ottenere le grazie da Dio. La preghiera di un’anima umile penetra il cielo e Dio la esaudisce.

3) Senza fiducia
L’umiltà non deve però generare in noi diffidenza verso la Bontà di Dio. Noi siamo indegni di essere ascoltati dal Signore, ma abbiamo da trattare con la sua misericordia infinita. Uniti a Gesù, Capo del Corpo mistico, scompare la nostra indegnità e quindi possiamo ottenere tutto quello che chiediamo ed è utile per la gloria di Dio e per il nostro bene spirituale, per la nostra salvezza. Preghiamo noi con questa fiducia? San Bernardo dice: «Essendo la divina misericordia una fonte immensa, più grande è il vaso della confidenza, maggiore sarà l’abbondanza di grazie che si ottengono». La fiducia è indispensabile per essere esauditi perché essa è la chiave che ci apre i tesori della bontà. Infatti Gesù ci dice: «Qualunque cosa domanderete con la preghiera, abbiate fiducia di ottenerla e l’otterrete» (Mc. 11:24). La nostra fede dev’essere totale e piena di fiducia. Soprattutto dev’essere molto umile. Dobbiamo partire dal principio che Dio ne sa infinitamente più di noi circa quello che ci conviene o non ci conviene ottenere in funzione della nostra salvezza eterna, che è la sola che conta veramente. Dobbiamo anche ricordare che Dio può mettere alla prova la nostra fede e fingere di «nascondersi» alla nostra preghiera, e allora dobbiamo ripetere l’invocazione che Gesù ci ha insegnato: «Sia fatta la Tua volontà e non la mia». Con queste disposizioni il cristiano deve chiedere l’aiuto di Dio nelle sue necessità. Sicuro che, se la grazia che chiede non contraddice il divino volere, la sua preghiera sarà esaudita anche nell’ordine temporale delle cose; e a maggior ragione in quello soprannaturale.

4) Senza perseveranza
Un uomo a mezzanotte batte alla porta di un suo amico: amico, prestami tre pani perché mi è capitato a casa improvvisamente un amico che ha fame ed io non ho nulla da dargli. L’amico non viene neppure alla finestra e di dentro gli risponde: Senti, mi dispiace ma ho già chiuso tutta la casa. Io sono a letto, i miei figli pure, non posso accontentarti. L’altro non si scoraggia e ricomincia a battere la porta una, due, tre volte. L’amico non può più dormire ed allora si alza e l’esaudisce se non per amicizia, ma almeno per togliersi quella seccatura (Lc. 11:5-8).
Con questa parabola Gesù ci raccomanda la perseveranza nella preghiera. Quindi preghiamo senza scoraggiarci e con perseveranza. Santa Monica per ottenere la conversione di suo figlio S. Agostino pregò per ben diciotto anni.

7. - Alcune difficoltà
1) Tanti dicono: Io non ho tempo di pregare perché sono troppo occupato nei miei affari.
Chi dice così sconosce il motivo per cui egli si trova su questa terra. Non sa che qui siamo di passaggio diretti all’altra vita, quella vera che durerà per l’eternità.
Senza la preghiera non possiamo salvarci e la salvezza dell’anima è l’affare più importante della nostra vita.
2) Altri dicono: Io m annoio a pregare e mi distraggo continuamente.
Questo è dovuto al fatto che il vostro cuore è attaccato alla vanità del mondo; voi amate le creature, il denaro, i piaceri e non amate affatto il Signore.
3) Altri dicono: Io non prego perché non ottengo niente.
Questo succede perché, come già abbiamo detto, o voi siete cattivi, o perché domandate cose cattive, o perché pregate malamente, oppure voi vi ingannate Infatti anche quando vi sembra di non essere esauditi, dovete ricordare che Dio, nella sua infinita bontà misericordiosa, anche se non vi concede quella grazia particolare che voi gli domandate, perché è nociva all’anima vostra nonostante che voi la stimiate necessaria, vi concederà grazie molto più grandi e necessarie di quelle da voi richieste. La nostra preghiera non è mai vana, non è mai sterile perché anche se non ci ottiene quello che noi chiediamo, ci otterrà certamente altre grazie più utili e necessarie.
8. - Osservazione
La preghiera non è fine a se stessa, ma è un mezzo stabilito da Dio per ottenere le sue grazie, per compiere bene il proprio dovere, per salvarsi facendo la sua volontà. Ma se una persona recita molte preghiere a scapito del suo dovere, e porta odio, non vuole perdonare il suo prossimo, calpesta la purezza, commette ingiustizie, ecc., a che cosa gli giova la preghiera? A nulla, perché dice il Signore: «Non chi dice:
Signore, Signore, entrerà nel regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio, questi entrerà nel regno dei Cieli!» (Mt. 7:21).



Fratello carissimo, ti prego, a conclusione di quanto è stato detto, di riflettere su quanto S. Alfonso scrisse nel citato libretto: «Del gran mezzo della preghiera»:
«Tutti i beati, eccetto i bambini, si sono salvati con la preghiera. Tutti i dannati si sono perduti per non aver pregato. Se avessero pregato non si sarebbero perduti».


Perciò ogni giorno ricorri all’arma della preghiera per stare sempre in grazia di Dio e prega Maria Santissima perché ti ottenga la grazia di fare bene i Nove Primi Venerdì del mese per conseguire la Grande Promessa del Cuore di Gesù.

primo Esempio

Delirio che scompare alla vigilia del Primo Venerdì
Nel maggio 1913 si ammalava in Genova un giovanetto tredicenne e la malattia l’assalì con tale violenza che fin dai primi giorni perdeva la conoscenza, né vi era speranza che potesse riacquistarla. La sua povera madre era inconsolabile per il timore che, morendo senza poter ricevere i Sacramenti, potesse perdersi eternamente. O se tutte le madri sapessero amare di questo vero amore i loro figli!
Quel giovanetto aveva già incominciato le Comunioni dei primi venerdì. Poteva il Sacro Cuore di Gesù abbandonarlo in quegli estremi momenti? Erano ormai 15 giorni che era in delirio e si era giunti al giorno 5 giugno, vigilia del primo venerdì del mese. Improvvisamente, con grande sorpresa di tutti, egli si desta come da un sogno e domanda: Che giorno e domani? Il primo venerdì, risponde la madre. E come potrò fare domani la Comunione se mi trovo a letto? Non temere, bambino mio, soggiunse quella giubilante, Gesù è tanto buono che verrà Lui stesso a trovarti, giacché tu non puoi andare in Chiesa.
Fu chiamato subito il Confessore, cui il giovanetto fece con piena lucidità di mente la sua confessione e, dopo breve preghiera, un’altra volta restò privo di sensi e non si ridestò dal suo torpore mortale che il giorno dopo quando gli fu portata la Comunione. Dopo aver fatto un breve ringraziamento si assopì di nuovo. Durante i 12 giorni che ancora visse non diede più alcun seguo di conoscenza. Finalmente il 18 giugno rese la sua bell’anima a Dio, che fedele alla sua Grande Promessa, lo accoglieva nel regno della sua gloria.
(Dal periodico: «La settimana religiosa di Genova)

2° Esempio

«Da circa 50 anni — dice il citato don Antonio Santangelo — il signor Nicola non entrava in chiesa. Non che fosse un mangiapreti, ma quell’abitudine non l’aveva mai avuta. Un giorno pensai come fare per salare quest’anima.
Non vedevo mezzo alcuno. Intanto continuavo a salutarlo per primo e a rivolgergli qualche breve parola passando avanti la sua casa. Un altro giorno pensai: debbo fargli fare i primi Nove Venerdì. Dal pensare... a fare ci sono due mari, tuttavia bisognava cominciare a fargli la proposta e fargliela tante volte.
Un giorno gliela andai a fare. Il signor Nicola trasecolò; gli avessi parlato cinese forse avrebbe capito qualche cosa di più. Di questo ne ero certo; ma pensai:
un grosso albero non si taglia con un solo colpo di scure. Così ritornai di tanto in tanto alla carica, finché un giorno mi disse: Ma faccia come vuole!...
— No, signor Nicola; questo mai. Come posso portagli il Signore se lei non lo vuole ricevere... Se però lo vuole fare entrare a casa sua io glielo porto. — — Può essere che caccio il Signore da casa mia? — “Ci siamo”, pensai. E al 1° Venerdì successivo gli feci cominciare i 9 Venerdì. Non li cominciò con tanto entusiasmo, ma neppure male. Così continuai a porta- gli la Comunione, anche quando lui poteva venire in chiesa con i suoi piedi. Però notai presto il lavorio della Grazia. Cominciò ad attendere la Comunione e a ripetere le preghiere con me, rassegnarsi alla malattia e a pregare da solo.
Finalmente terminò i 9 Venerdì in questo anno 1975. L’indomani dell’ultimo Venerdì, senza che nessuno se l’aspettasse, morì. Gesù l’aveva promesso e Lui sa mantenere la parola».


Giugno

Beata Edvige Carboni

Dopo la S. Comunione vidi altre tre Croci: in una camminava Gesù trascinando la Croce; le altre due, mi disse Gesù, una è per te, l'altra per Grazia.

Chi vuol seguirmi prenda la sua Croce e mi segua!