Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

"Ninive con le sue acque e le sue fontane è come una pozzanghera..." (Na 2,9). Ninive si interpreta "seducente", e raffigura il mondo, bello di una bellezza falsa. Le sue acque, cioè le ricchezze e i piaceri, sono come le pozzanghere che d'estate si prosciugano. Quando infatti arriva la fiamma della morte, le ricchezze e i piaceri svaniscono. "Alla morte di un uomo si rivelano le sue opere" (Eccli 11,27). (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 7° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 10

1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei".6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".
19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole.20Molti di essi dicevano: "Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?".21Altri invece dicevano: "Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?".

22Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.23Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente".25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;26ma voi non credete, perché non siete mie pecore.27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.28Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.29Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.30Io e il Padre siamo una cosa sola".
31I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.32Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?".33Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio".34Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: 'Io ho detto: voi siete dèi'?35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi;38ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre".39Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

40Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.41Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero".42E in quel luogo molti credettero in lui.


Primo libro delle Cronache 17

1Una volta stabilitosi in casa, Davide disse al profeta Natan: "Ecco, io abito una casa di cedro mentre l'arca dell'alleanza del Signore sta sotto una tenda".2Natan rispose a Davide: "Fa' quanto desideri in cuor tuo, perché Dio è con te".
3Ora in quella medesima notte questa parola di Dio fu rivolta a Natan:4"Va' a riferire a Davide mio servo: Dice il Signore: Tu non mi costruirai la casa per la mia dimora.5Difatti io non ho mai abitato in una casa da quando feci uscire Israele dall'Egitto fino ad oggi. Io passai da una tenda all'altra e da una dimora all'altra.6Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutto Israele non ho mai detto a qualcuno dei Giudici, ai quali avevo ordinato di pascere il mio popolo: Perché non mi avete costruito una casa di cedro?7Ora, riferirai al mio servo Davide: Dice il Signore degli eserciti: Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, per costituirti principe sul mio popolo Israele.8Sono stato con te in tutte le tue imprese; ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te; renderò il tuo nome come quello dei più grandi personaggi sulla terra.9Destinerò un posto per il mio popolo Israele; ivi lo pianterò perché vi si stabilisca e non debba vivere ancora nell'instabilità e i malvagi non continuino ad angariarlo come una volta,10come quando misi i Giudici a capo di Israele. Umilierò tutti i tuoi nemici, mentre ingrandirò te. Il Signore ha intenzione di costruire a te una casa.11Quando i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi padri, susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno.12Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre.13Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio; non ritirerò da lui il mio favore come l'ho ritirato dal tuo predecessore.14Io lo farò star saldo nella mia casa, nel mio regno; il suo trono sarà sempre stabile".
15Natan riferì a Davide tutte queste parole e tutta la presente visione.
16Allora il re Davide, presentatosi al Signore disse: "Chi sono io, Signore Dio, e che cos'è la mia casa perché tu mi abbia condotto fin qui?17E, quasi fosse poco ciò per i tuoi occhi, o Dio, ora parli della casa del tuo servo nel lontano avvenire; mi hai fatto contemplare come una successione di uomini in ascesa, Signore Dio!18Come può pretendere Davide di aggiungere qualcosa alla tua gloria? Tu conosci il tuo servo.19Signore, per amore del tuo servo e secondo il tuo cuore hai compiuto quest'opera straordinaria per manifestare tutte le tue meraviglie.20Signore, non esiste uno simile a te e non c'è Dio fuori di te, come abbiamo sentito con i nostri orecchi.21E chi è come il tuo popolo, Israele, l'unico popolo sulla terra che Dio sia andato a riscattare per farne un suo popolo e per procurarsi un nome grande e stabile? Tu hai scacciato le nazioni davanti al tuo popolo, che tu hai riscattato dall'Egitto.22Hai deciso che il tuo popolo Israele sia tuo popolo per sempre. Tu, Signore, sei stato il loro Dio.23Ora, Signore, la parola che hai pronunciata sul tuo servo e sulla sua famiglia resti sempre verace; fa' come hai detto.24Sia saldo e sia sempre magnificato il tuo nome! Si possa dire: Il Signore degli eserciti è Dio per Israele! La casa di Davide tuo servo sarà stabile davanti a te.25Tu, Dio mio, hai rivelato al tuo servo l'intenzione di costruirgli una casa, per questo il tuo servo ha trovato l'ardire di pregare alla tua presenza.26Ora tu, Signore, sei Dio; tu hai promesso al tuo servo tanto bene.27Pertanto ti piaccia di benedire la casa del tuo servo perché sussista per sempre davanti a te, poiché quanto tu benedici è sempre benedetto".


Qoelet 6

1Un altro male ho visto sotto il sole, che pesa molto sopra gli uomini.2A uno Dio ha concesso beni, ricchezze, onori e non gli manca niente di quanto desidera; ma Dio non gli concede di poterne godere, perché è un estraneo che ne gode. Ciò è vanità e malanno grave!
3Se uno avesse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i suoi giorni, se egli non gode dei suoi beni e non ha neppure una tomba, allora io dico: meglio di lui l'aborto,4perché questi viene invano e se ne va nella tenebra e il suo nome è coperto dalla tenebra.5Non vide neppure il sole: non conobbe niente; eppure il suo riposo è maggiore di quello dell'altro.6Se quello vivesse anche due volte mille anni, senza godere dei suoi beni, forse non dovranno andare tutt'e due nel medesimo luogo?


7Tutta la fatica dell'uomo è per la bocca e la sua brama non è mai sazia.8Quale vantaggio ha il saggio sullo stolto? Quale il vantaggio del povero che sa comportarsi bene di fronte ai viventi?
9Meglio vedere con gli occhi, che vagare con il desiderio. Anche questo è vanità e un inseguire il vento.10Ciò che è, già da tempo ha avuto un nome; e si sa che cos'è un uomo: egli non può competere con chi è più forte di lui.11Le molte parole aumentano la delusione e quale vantaggio v'è per l'uomo?12Chi sa quel che all'uomo convenga durante la vita, nei brevi giorni della sua vana esistenza che egli trascorre come un'ombra? Chi può indicare all'uomo cosa avverrà dopo di lui sotto il sole?


Salmi 61

1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Di Davide.'

2Ascolta, o Dio, il mio grido,
sii attento alla mia preghiera.
3Dai confini della terra io t'invoco;
mentre il mio cuore viene meno,
guidami su rupe inaccessibile.

4Tu sei per me rifugio,
torre salda davanti all'avversario.
5Dimorerò nella tua tenda per sempre,
all'ombra delle tue ali troverò riparo;
6perché tu, Dio, hai ascoltato i miei voti,
mi hai dato l'eredità di chi teme il tuo nome.

7Ai giorni del re aggiungi altri giorni,
per molte generazioni siano i suoi anni.
8Regni per sempre sotto gli occhi di Dio;
grazia e fedeltà lo custodiscano.

9Allora canterò inni al tuo nome, sempre,
sciogliendo i miei voti giorno per giorno.


Amos 9

1Vidi il Signore che stava presso l'altare e mi diceva:
"Percuoti il capitello
e siano scossi gli architravi,
spezza la testa di tutti
e io ucciderò il resto con la spada;
nessuno di essi riuscirà a fuggire,
nessuno di essi scamperà.
2Anche se penetrano negli inferi,
di là li strapperà la mia mano;
se salgono al cielo, di là li tirerò giù;
3se si nascondono in vetta al Carmelo,
di là li scoverò e li prenderò;
se si occultano al mio sguardo in fondo al mare,
là comanderò al serpente di morderli;
4se vanno in schiavitù davanti ai loro nemici,
là comanderò alla spada di ucciderli.
Io volgerò gli occhi su di loro
per il male e non per il bene".

5Il Signore, Dio degli eserciti,
colpisce la terra ed essa si fonde
e tutti i suoi abitanti prendono il lutto;
essa si solleva tutta come il Nilo
e si abbassa come il fiume d'Egitto.
6Egli costruisce nel cielo il suo soglio
e fonda la sua volta sulla terra;
egli chiama le acque del mare
e le riversa sulla terra;
Signore è il suo nome.

7Non siete voi per me come gli Etiopi,
Israeliti? Parola del Signore.
Non io ho fatto uscire Israele dal paese d'Egitto,
i Filistei da Caftòr e gli Aramei da Kir?
8Ecco, lo sguardo del Signore Dio
è rivolto contro il regno peccatore:
io lo sterminerò dalla terra,
ma non sterminerò del tutto la casa di Giacobbe,
oracolo del Signore.
9Ecco infatti, io darò ordini
e scuoterò, fra tutti i popoli, la casa d'Israele
come si scuote il setaccio
e non cade un sassolino per terra.
10Di spada periranno tutti i peccatori del mio popolo,
essi che dicevano: "Non si avvicinerà,
non giungerà fino a noi la sventura".

11In quel giorno rialzerò la capanna di Davide,
che è caduta;
ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine,
la ricostruirò come ai tempi antichi,
12perché conquistino il resto di Edom
e tutte le nazioni
sulle quali è stato invocato il mio nome,
dice il Signore, che farà tutto questo.
13Ecco, verranno giorni,
- dice il Signore -
in cui chi ara s'incontrerà con chi miete
e chi pigia l'uva con chi getta il seme;
dai monti stillerà il vino nuovo
e colerà giù per le colline.
14Farò tornare gli esuli del mio popolo Israele,
e ricostruiranno le città devastate
e vi abiteranno;
pianteranno vigne e ne berranno il vino;
coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto.
15Li pianterò nella loro terra
e non saranno mai divelti da quel suolo
che io ho concesso loro,
dice il Signore tuo Dio.


Lettera ai Galati 3

1O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?2Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione?3Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne?4Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano!5Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?

6Fu così che Abramo 'ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia'.7Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede.8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: 'In te saranno benedette tutte le genti'.9Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette.10Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: 'Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle'.11E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che 'il giusto vivrà in virtù della fede'.12Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che 'chi praticherà queste cose, vivrà per esse'.13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: 'Maledetto chi pende dal legno',14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.

15Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa.16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma 'e alla tua discendenza', come a uno solo, cioè Cristo.17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa.18Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.

19Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della 'discendenza' per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore.20Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo.21La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge;22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.
23Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata.24Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede.25Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo.26Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù,27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.28Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.29E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.


Capitolo II: L'umile coscienza di se

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1.     L'uomo, per sua natura, anela a sapere; ma che importa il sapere se non si ha il timor di Dio? Certamente un umile contadino che serva il Signore è più apprezzabile di un sapiente che, montato in superbia e dimentico di ciò che egli è veramente, vada studiando i movimenti del cielo. Colui che si conosce a fondo sente di valere ben poco in se stesso e non cerca l'approvazione degli uomini. Dinanzi a Dio, il quale mi giudicherà per le mie azioni, che mi gioverebbe se io anche possedessi tutta la scienza del mondo, ma non avessi l'amore? Datti pace da una smania eccessiva di sapere: in essa, infatti, non troverai che sviamento grande ed inganno. Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all'anima. Ed è tutt'altro che sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua salvezza. I molti discorsi non appagano l'anima; invece una vita buona rinfresca la mente e una coscienza pura dà grande fiducia in Dio. Quanto più grande e profonda è la tua scienza, tanto più severamente sarai giudicato, proprio partendo da essa; a meno che ancor più grande non sia stata la santità della tua vita.

   2.     Non volerti gonfiare, dunque, per alcuna arte o scienza, che tu possegga, ma piuttosto abbi timore del sapere che ti è dato. Anche se ti pare di sapere molte cose; anche se hai buona intelligenza, ricordati che sono molte di più le cose che non sai. Non voler apparire profondo (Rm 11,20;12,16); manifesta piuttosto la tua ignoranza. Perché vuoi porti avanti ad altri, mentre se ne trovano molti più dotti di te, e più esperti nei testi sacri? Se vuoi imparare e conoscere qualcosa, in modo spiritualmente utile, cerca di essere ignorato e di essere considerato un nulla. E' questo l'insegnamento più profondo e più utile, conoscersi veramente e disprezzarsi. Non tenere se stessi in alcun conto e avere sempre buona e alta considerazione degli altri; in questo sta grande sapienza e perfezione.  Anche se tu vedessi un altro cadere manifestamente in peccato, o commettere alcunché di grave, pur tuttavia non dovresti crederti migliore di lui; infatti non sai per quanto tempo tu possa persistere nel bene. Tutti siamo fragili; ma tu non devi ritenere nessuno più fragile di te.


DISCORSO 96 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MC 8, 34: "SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO DI ME, RINNEGHI SE STESSO" ECC. E SULLE PAROLE DI 1 IO 2, 15: "CHI AMA IL MONDO NON HA AMORE PER IL PADRE"

Discorsi - Sant'Agostino

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L'amore rende leggeri i precetti di Dio.

1. 1. Sembra penoso e gravoso il comando dato dal Signore, che cioè, se uno vuole seguirlo, deve rinnegare se stesso 1. Ma non è penoso e gravoso ciò che comanda Colui che aiuta a mettere in pratica ciò che comanda. Infatti è anche vero ciò che si dice a lui nel salmo: A causa delle parole delle tue labbra ho battuto vie faticose 2. È anche vero ciò che dice lui in persona: Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero 3. Poiché tutto ciò ch'è penoso nei precetti, lo rende dolce la carità. Sappiamo quanti sacrifici fa compiere l'amore! Spesso però lo stesso amore è riprovevole e sensuale. Eppure quante avversità non patiscono, quante condizioni ignominiose e intollerabili non sopportano gli uomini per giungere all'oggetto del loro amore? Quante sofferenze deve affrontare un avaro, vale a dire chi ama il denaro, un ambizioso, vale a dire chi ama le cariche con gli onori, un sensuale, vale a dire chi ama la bellezza dei corpi? Ma chi sarebbe in grado d'enumerare tutte le specie di amore? Considerate tuttavia quanto soffrono gli amanti ma senza far caso alle loro sofferenze; e tanto più soffrono quando è loro tolta la possibilità di soffrire. Orbene, siccome in gran parte gli uomini rassomigliano all'oggetto del loro amore e per regolare la nostra vita null'altro ci deve stare a cuore se non quello di scegliere l'oggetto da amare, perché stupirci se chi ama Cristo e vuole esserne seguace, con l'amarlo rinuncia a se stesso? Se in effetti uno si perde amando se stesso, certamente si ritrova col rinnegare se stesso.

L'amore di sé prima causa della perdizione dell'uomo.

2. 2. All'inizio l'uomo si perse per l'amore di sé. Se infatti non avesse amato se stesso e avesse preferito Dio al proprio io, avrebbe voluto essere sempre soggetto a Dio, e per conseguenza non si sarebbe rivoltato rifiutando la volontà di lui e facendo la propria volontà. In effetti amare se stessi è voler fare la propria volontà. Preferisci alla tua la volontà di Dio; impara ad amarti non amando te stesso. Orbene, affinché sappiate ch'è un difetto amare se stessi, l'Apostolo dice: Gli uomini saranno amanti di se stessi 4. Ora, chi ama se stesso rimane forse stabile in se stesso? In realtà dopo aver abbandonato Dio comincia ad amare se stesso e per amare le cose esistenti fuori di lui viene scacciato da se stesso tanto che l'Apostolo, dopo aver detto: Gli uomini saranno amanti di se stessi, immediatamente soggiunge: amanti del denaro. Vedi dunque che sei al di fuori di te. Hai preso ad amare te stesso: rimani in te, se ci riesci. Perché vai fuori di te? Tu, che ami il denaro, sei stato forse reso ricco dal denaro? Poiché hai preso ad amare ciò ch'è fuori di te, hai perduto te stesso. Quando perciò l'amore dell'uomo si spinge dall'uomo stesso alle cose esterne, comincia a vanificarsi con la vanità e a sperperare per così dire da prodigo le proprie forze. Si svuota, si disperde, diventa bisognoso, pascola i porci e trovandosi a disagio nel pascolare i porci, un bel giorno si ricorda della propria condizione e dice: Quanti salariati di mio padre hanno da mangiare in abbondanza mentre io sto qui a morire di fame! 5. Ma quando parla così, che cosa ci è narrato dello stesso figlio che aveva speso tutti i suoi soldi con le meretrici e aveva voluto tenere a sua disposizione la parte degli averi che era tenuta bene in serbo nella casa del padre? Volle prenderla per farne quel che gli piaceva, la sperperò e divenne povero. Quale espressione usa la Scrittura parlando di lui? Ecco: Rientrò in se stesso 6. Se rientrò in se stesso, vuol dire che prima era uscito fuori di se stesso. Poiché era caduto lontano da sé ed era uscito fuori di sé, per tornare da Colui dal quale si era allontanato cadendo fuori di se stesso egli ritorna prima in se stesso. Ora, allo stesso modo che cadendo lontano da se stesso era rimasto solo in se stesso, così, quando torna in sé non deve rimanere in se stesso per non uscire di nuovo fuori di sé. Rientrato in se stesso per non rimanere da solo in se stesso, che cosa disse? Mi alzerò e andrò da mio padre 7. Ecco da quale stato era caduto fuori di sé: s'era allontanato da suo padre; s'era allontanato da se stesso; era uscito lontano da se stesso per cadere nelle cose ch'erano fuori di lui. Egli torna in sé e si avvia verso il padre, per trovare in lui il rifugio più sicuro. Se dunque era uscito fuori di se stesso abbandonando suo padre, quando rientra in sé per tornare dal padre rinneghi se stesso. Che significa: "rinneghi se stesso"? Non confidi in se stesso, sia persuaso d'essere un semplice uomo e abbia presente agli occhi della mente l'affermazione d'un Profeta: Maledetto chiunque ripone la propria speranza in un uomo 8. Si allontani da se stesso ma non verso il basso; si liberi dal proprio io per unirsi a Dio. Tutto ciò che ha di buono lo attribuisca a Colui dal quale è stato creato, tutto ciò che ha di male se lo è fatto da se stesso. Non è stato Dio a fare ciò che in lui è male; distrugga dunque ciò che ha fatto chi da Dio s'è allontanato. Rinunci a se stesso - dice Cristo - prenda la propria croce e mi segua 9.

Dove seguire Cristo e per qual via.

3. 3. Dove dobbiamo seguire il Signore? Sappiamo dov'è andato; abbiamo celebrato la solennità della sua ascensione pochi giorni or sono. Egli infatti è risorto ed è asceso al cielo: noi dobbiamo andare con lui fin lassù. Non dobbiamo affatto perdere la speranza poiché, anche se l'uomo non è capace di nulla, ce lo ha promesso proprio lui. Il cielo era lontano da noi prima che ci andasse il nostro capo. Perché dovremo dunque disperare se siamo le membra di quel capo? Dobbiamo dunque seguirlo fino lassù. Ma chi si rifiuterebbe di seguirlo fino a quella sede? Soprattutto per il fatto che sulla terra si soffre molto a causa di dolori e di timori. Chi rifiuterebbe di andare con Cristo là dove si trova la somma felicità, la pace suprema e la perpetua tranquillità? È bene seguirlo lassù, ma bisogna vedere per quale via. In effetti Gesù nostro Signore non disse quell'espressione quando era già risorto dai morti. Non aveva ancora patito, doveva ancora andare incontro alla croce, al disonore, agli oltraggi, ai flagelli, alla corona di spine, alle ferite, agli insulti, agli obbrobri, alla morte. La via ti sembra scabrosa, ti rende pigro, e così ti rifiuti d'andare dietro a lui. Va' dietro a lui. È scabroso ciò che l'uomo ha reso tale a se stesso, ma sono state ridotte in polvere le asperità che Cristo cancellò tornando al cielo. Ora chi non vorrebbe arrivare alla glorificazione? A tutti piace un posto elevato, ma il gradino è l'umiltà. Perché alzi il piede al di sopra di te? In tal modo tu vuoi cadere, non già salire. Comincia dal gradino [dell'umiltà] e sei già salito. Non volevano considerare il gradino dell'umiltà quei due discepoli che dicevano: Comanda, Signore, che di noi due uno sieda alla tua destra e l'altro alla tua sinistra nel tuo regno 10. Chiedevano un posto elevato ma non vedevano il gradino. Il Signore allora mostrò loro il gradino e che cosa rispose loro il Signore? Siete in grado di bere il calice che io dovrò bere? 11. Voi che chiedete l'apice della sublimità, siete in grado di bere il calice dell'umiltà? Ecco perché non disse soltanto: Rinunci a se stesso e mi segua, ma aggiunse: Prenda su di sé la sua croce e mi segua 12.

Portare la croce e disprezzare il mondo.

4. 4. Che significa: Prenda su di sé la croce? Sopporti tutto ciò ch'è molesto: così deve seguirmi. Quando infatti mi seguirà imitando la mia condotta e osservando i miei precetti, avrà molti che cercheranno di contrastarlo, di proibirglielo, di dissuaderlo e ciò da parte di coloro stessi che han l'apparenza d'essere seguaci di Cristo. Camminavano con Cristo coloro che tentavano di proibire ai ciechi di gridare. Sia dunque le minacce, sia le lusinghe, sia qualunque specie di proibizioni, se tu lo vuoi seguire, devi riguardarle come una croce, le devi tollerare, sopportare, non soccombere. Sembra che con quelle parole il Signore esorti al martirio. Se c'è la persecuzione, non si deve forse disprezzare tutto per Cristo? Si ama il mondo ma venga anteposto Colui dal quale è stato creato il mondo. Grande è il mondo, ma è più grande Colui dal quale il mondo è stato fatto. Bello è il mondo, ma più bello è Colui dal quale il mondo è stato fatto. Attraente è il mondo, ma più amabile è Colui dal quale il mondo è stato fatto. Cattivo è il mondo, mentre è buono Colui dal quale è stato fatto il mondo. In qual modo potrò finire l'argomento di cui parlo esponendolo in tutti i particolari? Mi aiuti Dio. Che cosa infatti ho detto? Perché mi avete applaudito? Ecco, io ho enunciato solo un quesito e voi tuttavia mi avete già applaudito. In qual modo il mondo è cattivo, se è buono Colui che ha fatto il mondo? Non fece forse Dio tutte le cose ed ecco ch'erano molto buone? La Scrittura a proposito d'ogni singola opera non dichiara forse che Dio creò buona ogni cosa, dicendo: E Dio vide ch'era cosa buona? E alla fine, riassumendo tutta la creazione, afferma che Dio fece tutte le cose ed ecco erano molto buone 13.

In che modo è cattivo il mondo creato da Dio buono.

5. 5. Come mai dunque il mondo è cattivo, mentre è buono Dio dal quale il mondo è stato fatto? Come mai? Poiché il mondo è stato fatto da lui ma il mondo non l'ha conosciuto 14. Da lui è stato creato il mondo, il cielo e la terra e tutto ciò ch'essi contengono, ma il mondo non lo ha conosciuto, cioè coloro che amano il mondo; coloro che amano il mondo e disprezzano Dio, ecco il mondo che non lo ha conosciuto. Ecco dunque perché il mondo è cattivo, perché sono cattivi coloro che a Dio preferiscono il mondo. Ma è buono Colui che ha fatto il mondo, il cielo, la terra, il mare e gli stessi individui che amano il mondo. La sola cosa che non è opera di Dio per quanto riguarda essi è il loro amore per il mondo e il loro disprezzo per Iddio; ma per quanto riguarda la natura è stato lui a fare loro stessi; per quanto invece riguarda la colpa, non è stato lui l'autore. Ecco cosa ho detto poco prima: "Distrugga l'uomo ciò ch'egli ha fatto e piacerà a Colui che lo ha fatto".

Perché il mondo buono è divenuto cattivo.

6. 6. Orbene, anche tra gli uomini vi è un mondo buono ma derivante da uno cattivo. Tutto il mondo infatti, se con questo termine intendiamo gli uomini, prescindendo da quello che chiamiamo mondo, cioè il cielo e la terra e tutto ciò che contengono, se con il termine "mondo" si denotano gli uomini, questo mondo lo rese cattivo colui che peccò per primo. Tutta la massa umana è stata corrotta nella radice. Dio ha fatto l'uomo buono; così dice la Scrittura: Dio ha creato l'uomo retto, ma gli stessi uomini han trovato molti affanni 15. Da questa molteplicità corri verso l'unità, raccogli nell'unità i tuoi pensieri disparati, falli confluire insieme, fortificati, rimani nell'unità, non andare verso molte cose: ecco ov'è la felicità. Noi invece abbiamo tralignato, ci siamo avviati alla perdizione; tutti siamo nati col peccato e a quello con cui siamo nati abbiamo aggiunto altri peccati col vivere male e così tutto il mondo è divenuto cattivo. Venne però il Cristo e scelse ciò ch'egli fece, non ciò che trovò, poiché trovò tutti cattivi, ma con la sua grazia li fece buoni. Fu così creato un mondo nuovo, ma il mondo [del peccato] perseguita il mondo [della grazia].

Il mondo che perseguita il mondo.

7. 7. Qual è il mondo che perseguita? È quello del quale ci viene detto: Non amate questo mondo e le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, in lui non c'è l'amore del Padre. Poiché tutto ciò ch'è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, lo sfarzo mondano, non viene da Dio Padre ma dal mondo. Il mondo però e la sua concupiscenza passano, ma chi fa la volontà di Dio vive per sempre e come vive per sempre anche Dio 16. Ecco, ho indicato ambedue i mondi, sia il persecutore che il perseguitato. Qual è il mondo che perseguita? Tutto ciò ch'è nel mondo: la concupiscenza della carne e degli occhi, lo sfarzo mondano che non viene da Dio Padre, ma dal mondo, che però passa. È questo il mondo che perseguita. Qual è il mondo perseguitato? Chi fa la volontà di Dio vive in eterno come anche Dio vive in eterno.

Nelle Scritture il mondo è di due specie: quello redento e quello condannato.

7. 8. Ma ecco, è chiamato mondo quello che perseguita; dimostriamo se è chiamato mondo anche quello che viene perseguitato. Ma sei forse sordo alla voce di Cristo che parla, o meglio alla voce della Sacra Scrittura che dichiara: È stato Dio a riconciliare con sé il mondo per mezzo di Cristo 17? Se il mondo vi odia - dice Cristo - sappiate che prima ha odiato me 18. Ecco: il mondo odia. Chi è odiato da questo mondo se non il mondo? Quale mondo? Dio ha riconciliato con sé il mondo per mezzo di Cristo. Persecutore è il mondo condannato; viene perseguitato il mondo riconciliato. Il mondo condannato sono tutti coloro che sono fuori della Chiesa; il mondo riconciliato è la Chiesa. Poiché il Figlio dell'uomo - dice la Scrittura - non è venuto per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui 19.

La rinuncia al proprio egoismo è comandata a tutti i membri della Chiesa.

7. 9. A proposito dunque di questo mondo santo, buono, riconciliato e salvato, anzi che sarà salvato poiché ora lo è solo nella speranza - perché siamo salvati ma solo nella speranza 20; a proposito dunque di questo mondo, cioè della Chiesa, la quale tutta segue Cristo, disse: Chi mi vuol seguire rinunci a se stesso 21. Non si deve pensare che debbano dare ascolto a questo comando le vergini e non le maritate, oppure che debbano ascoltarlo le vedove e non le spose, o i monaci e non i coniugati, o i chierici e non i laici; ma deve seguire Cristo tutta quanta la Chiesa, tutto quanto il corpo, tutte le membra distinte e disposte ciascuna a seconda dei doveri loro propri. Deve seguirlo l'intera sua unica, la sua colomba, la sua sposa, redenta e dotata col sangue dello sposo. In essa ha il suo proprio posto l'integrità verginale come ha un suo proprio posto la continenza vedovile e la pudicizia coniugale; ma in essa non ha un suo posto né l'adulterio né la lussuria illecita e che dev'essere punita. Devono dunque seguire Cristo queste membra che hanno in essa il loro posto relativo al loro genere, al loro grado, al loro modo di operare; rinneghino se stessi, cioè non ripongano fiducia in se stessi; prendano su di loro la propria croce, vale a dire sopportino nel mondo per amore di Cristo tutti gli affronti del mondo. Amino lui il quale è il solo che non illude, il solo che non s'inganna né inganna; amino lui poiché è vero ciò che promette. Ma, poiché non lo dà ora, la fede vacilla. Persisti, persevera, tollera, sopporta l'indugio: così porterai la tua croce.

I diversi gradi dei seguaci di Cristo; che significa volgersi a guardare indietro.

8. 10. La vergine non deve dire: "In questa categoria ci sarò io sola". Non vi sarà infatti solo Maria, ma vi sarà anche Anna, la vedova. Chi è sposata non deve dire: "Vi sarà la vedova, ma non io". Non è infatti vero che vi sarà Anna e non vi sarà Susanna. Ecco dunque come devono riconoscere se stessi quelli che son chiamati a seguire Cristo; in tal modo coloro che in quello stato hanno un grado inferiore non devono invidiare ma amare quelli che vi hanno un grado superiore. Così, per esempio, fratelli miei - vi prego di fare attenzione - uno ha scelto la vita coniugale mentre un altro ha scelto la vita di continenza; se colui che ha scelto la vita coniugale, desidera commettere l'adulterio, si volge a guardare indietro, poiché brama ciò ch'è illecito. Chi, al contrario, dalla continenza vuole poi tornare alla vita matrimoniale, si volge a guardare indietro: preferisce una cosa lecita ma si volge a guardare indietro. Il matrimonio è dunque da condannare? No. Il matrimonio non è da condannare per nulla, ma chi lo ha preferito, vedi a qual punto s'era avvicinato. Era già andato avanti. Allorché da giovinetto viveva in balìa delle passioni, il matrimonio era davanti a lui, ed egli tendeva verso di esso; ma dopo aver preferito la continenza, il matrimonio è alle sue spalle. Ricordatevi come finì la moglie di Lot 22, dice il Signore. La moglie di Lot, essendosi voltata a guardare indietro, rimase là immobile 23. Ciascuno dunque abbia paura di tornare indietro dal punto ove è potuto arrivare; continui a camminare per la via, segua Cristo; dimentico di ciò che sta alle sue spalle si slanci verso ciò che gli sta davanti; seguendo la tensione interiore corra all'acquisto del premio celeste al quale Dio ci chiama per mezzo di Gesù Cristo 24. I coniugati mettano al di sopra di loro le persone non sposate; ammettano che sono migliori; nelle loro persone amino ciò ch'essi non hanno in sé e in loro amino Cristo.

 

1 Mc 8, 34.

2 Sal 16, 4.

3 Mt 11, 30.

4 2 Tm 3, 2.

5 Lc 15, 17.

6 Lc 15, 17.

7 Lc 15, 18.

8 Ger 17, 5.

9 Mc 8, 34; Cf. Mt 16, 24; Lc 9, 23.

10 Mc 10, 37.

11 Mc 10, 38.

12 Mc 8, 34.

13 Cf. Gn 1, 3-31.

14 Gv 1, 10.

15 Qo 7, 30.

16 1 Gv 2, 15, 17.

17 2 Cor 5, 19.

18 Gv 15, 18.

19 Gv 3, 17.

20 Rm 8, 24.

21 Mc 8, 34.

22 Lc 17, 32.

23 Cf. Gn 19, 26.

24 Cf. Fil 3, 13-14.


Capitolo XI: La conquista della pace interiore e l'amore del progresso spirituale

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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1. Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l'animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all'esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace. Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni desiderio terreno, cosicché - liberati e staccati da se stessi - potessero stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore. Noi, invece, siamo troppo presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto, e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento. E così restiamo inerti e tiepidi. Se fossimo, invece, totalmente morti a noi stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione celeste. Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene.  

2. Se facessimo di tutto, da uomini forti, per non abbandonare la battaglia, tosto vedremmo venire a noi dal cielo l'aiuto del Signore. Il quale prontamente sostiene coloro che combattono fiduciosi nella sua grazia; anzi, ci procura occasioni di lotta proprio perché ne usciamo vittoriosi. Che se facciamo consistere il progresso spirituale soltanto in certe pratiche esteriori, tosto la nostra religione sarà morta. Via, mettiamo la scure alla radice, cosicché, liberati dalle passioni, raggiungiamo la pace dello spirito. Se ci strappassimo via un solo vizio all'anno diventeremmo presto perfetti. Invece spesso ci accorgiamo del contrario; troviamo cioè che quando abbiamo indirizzata la nostra vita a Dio eravamo più buoni e più puri di ora, dopo molti anni di vita religiosa. Il fervore e l'avanzamento spirituale dovrebbe crescere di giorno in giorno; invece già sembra gran cosa se uno riesce a tener viva una particella del fervore iniziale.  

3. Se facessimo un poco di violenza a noi stessi sul principio, potremmo poi fare ogni cosa facilmente e gioiosamente. Certo è difficile lasciare ciò a cui si è abituati; ancor più difficile è camminare in senso contrario al proprio desiderio. Ma se non riesci a vincere nelle cose piccole e da poco, come supererai quelle più gravi? Resisti fin dall'inizio alla tua inclinazione; distaccati dall'abitudine, affinché questa non ti porti, a poco a poco, in una situazione più ardua. Se tu comprendessi quanta pace daresti a te stesso e quanta gioia procureresti agli altri, e vivendo una vita dedita al bene, sono certo che saresti più sollecito nel tendere al tuo profitto spirituale.


31 dicembre 1982. Ultima notte dell'anno. Vegliate nella preghiera.

Don Stefano Gobbi

«In questa notte, mentre la maggior parte dei miei figli trascorre le ultime ore dell'anno nei divertimenti e nella dissipazione, miei prediletti, vegliate con Me nel silenzio e nella preghiera più intensa. Preghiera di ringraziamento: per tutte le grazie che, in questo periodo di tempo, vi sono state donate dal Padre, nello Spirito Santo, per mezzo di mio Figlio Gesù ed attraverso l'incessante intercessione del mio Cuore Immacolato. Questo mondo è in balia del mio Avversario, che lo domina con il suo spirito di superbia e di ribellione e conduce un immenso numero di figli di Dio sulla strada del piacere, del peccato, della disubbidienza alla legge di Dio, nel disprezzo del suo Volere. Si trova immerso nella notte più profonda e non vi è inizio di anno che riesca a sciogliere la grande tenebra in cui cammina.

Eppure esso è stato creato per la gloria del Padre: è stato redento e salvato dal Figlio ed è continuamente trasformato dall'azione dello Spirito Santo. Nulla può resistere alla forza dell'amore misericordioso di Dio, che vuole trasformare questo povero mondo in una nuova creazione. Per questo diventeranno sempre più numerosi, straordinari e miracolosi gli interventi del mio Cuore Immacolato. Per questo con Me ringraziate la Santissima Trinità che si serve di Me - sua piccola serva - per condurre tutto il creato alla perfetta glorificazione di Dio.

Preghiera di impetrazione: per ottenere dal Cuore misericordioso di Gesù giorni di pace e non di afflizione, di serenità e non di sventura. Si fa reale il pericolo di una nuova guerra. Sotto l'apparenza di fragili promesse di intese, si preparano i mezzi più raffinati di morte e l'umanità è condotta sulla strada dell'odio e della sua stessa distruzione. La vostra preghiera ottenga per tutti la Grazia che porti alla sconfitta del peccato; la concordia che faccia tacere la violenza ed il terrore, così che possa finalmente giungere a voi la Pace universale nella verità e nella giustizia. Occorre un grande miracolo; occorre strappare, con la forza della preghiera, questo miracolo dalla Divina Misericordia. Solo così potrà giungere a voi la salvezza.

Preghiera di riparazione: perché la coppa della Divina Giustizia è colma, stracolma, è traboccante. Guardate come l'odio ed il peccato dilagano. Oggi da gran parte degli uomini non vengono più osservati i dieci Comandamenti del Signore. Il vostro Dio è pubblicamente ignorato, negato, offeso e bestemmiato. Il giorno del Signore viene sempre più profanato. Ogni giorno si attenta alla vita. Ogni anno, nel mondo, a decine di milioni i bambini innocenti vengono uccisi nel seno delle madri e cresce il numero degli omicidi, violenze, rapine e sequestri. L'immoralità dilaga come un diluvio di fango ed è propagandata con i mezzi di comunicazione sociale, specialmente con il cinema, la stampa e la televisione.

Per mezzo di quest'ultima in ogni famiglia entra una sottile e diabolica tattica di seduzione e di corruzione. Le vittime più indifese sono i bambini ed i giovani, che Io guardo con preoccupata tenerezza di Madre. Solo una forza potente di preghiera e di penitenza riparatrice potrà salvare il mondo da quanto la Giustizia di Dio ha preparato per il suo ostinato rifiuto di accogliere ogni invito al suo ravvedimento.

Ascoltate almeno ora la voce della vostra Mamma Celeste. Mi occorre tanta preghiera riparatrice e sofferenza offerta con fede. Recitate sempre il vostro Rosario. Vivete con Me, nella fiducia e nella trepidazione, perché si preparano ore decisive che possono segnare il destino di tutta l'umanità. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».