Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Il Signore parla come una madre amorosa che, quando vuole abituare il figlioletto a camminare, gli mostra un pane o una mela: "Vieni", gli dice, "e te lo do!". E quando il bambino si avvicina che quasi lo prende, la madre a poco a poco si allontana e, sempre mostrando ciò che ha in mano, continua a dirgli: "Vieni, se vuoi prenderlo!". Anche alcuni uccelli tirano fuori dal nido i loro piccoli e con il loro volo insegnano loro a volare e a seguirli nell'aria. La stessa cosa fa Cristo: per indurci a seguirlo, propone se stesso come esempio e ci promette il premio nel suo regno. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 6° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 2

1Ed entrò di nuovo a Cafàrnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa2e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
3Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone.4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico.5Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".
6Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro:7"Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?".
8Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori?9Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?10Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati,11ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua".12Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!".

13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava.14Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi".
Egli, alzatosi, lo seguì.

15Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.16Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?".17Avendo udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori".

18Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?".19Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.20Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.21Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore.22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi".

23In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe.24I farisei gli dissero: "Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?".25Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni?26Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?".27E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!28Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato".


Giuditta 13

1Quando si fece buio, i suoi servi si affrettarono a ritirarsi. Bagoa chiuse dal di fuori la tenda e allontanò le guardie dalla vista del suo signore e ognuno andò al proprio giaciglio; in realtà erano tutti fiaccati, perché il bere era stato eccessivo.2Rimase solo Giuditta nella tenda e Oloferne buttato sul divano, ubriaco fradicio.3Allora Giuditta ordinò all'ancella di stare fuori della sua tenda e di aspettare che uscisse, come aveva fatto ogni giorno; aveva detto infatti che sarebbe uscita per la sua preghiera e anche con Bagoa aveva parlato in questo senso.4Si erano allontanati tutti dalla loro presenza e nessuno, piccolo o grande, era rimasto nella parte più interna della tenda; Giuditta, fermatasi presso il divano di lui, disse in cuor suo: "Signore, Dio d'ogni potenza, guarda propizio in quest'ora all'opera delle mie mani per l'esaltazione di Gerusalemme.5È venuto il momento di pensare alla tua eredità e di far riuscire il mio piano per la rovina dei nemici che sono insorti contro di noi".6Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui;7poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: "Dammi forza, Signore Dio d'Israele, in questo momento".8E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa.9Indi ne fece rotolare il corpo giù dal giaciglio e strappò via le cortine dai sostegni. Poco dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne alla sua ancella,10la quale la mise nella bisaccia dei viveri e uscirono tutt'e due, secondo il loro uso, per la preghiera; attraversarono il campo, fecero un giro nella valle, poi salirono sul monte verso Betulia e giunsero alle porte della città.
11Giuditta gridò di lontano al corpo di guardia delle porte: "Aprite, aprite subito la porta: è con noi Dio, il nostro Dio, per esercitare ancora la sua forza in Israele e la sua potenza contro i nemici, come ha dimostrato oggi".12Non appena gli uomini della sua città sentirono la sua voce, corsero giù in fretta alla porta della città e chiamarono gli anziani.13Corsero tutti, piccoli e grandi, perché non s'aspettavano il suo arrivo; aprirono dunque la porta, le accolsero dentro e, acceso il fuoco per far chiaro, si fecero loro attorno.14Giuditta disse loro a gran voce: "Lodate Dio, lodatelo; lodate Dio, perché non ha distolto la sua misericordia dalla casa d'Israele, ma ha colpito i nostri nemici in questa notte per mano mia".15Estrasse allora la testa dalla bisaccia e la mise in mostra dicendo loro: "Ecco la testa di Oloferne, comandante supremo dell'esercito assiro; ecco le cortine sotto le quali giaceva ubriaco; Dio l'ha colpito per mano di donna.16Viva dunque il Signore, che mi ha protetto nella mia impresa, perché costui si è lasciato ingannare dal mio volto a sua rovina, ma non ha potuto compiere alcun male con me a mia contaminazione e vergogna".
17Tutto il popolo era oltremodo fuori di sé e tutti si chinarono ad adorare Dio, esclamando in coro: "Benedetto sei tu, nostro Dio, che hai annientato in questo giorno i nemici del tuo popolo".18Ozia a sua volta le disse: "Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidato a troncare la testa del capo dei nostri nemici.19Davvero il coraggio che hai avuto non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno sempre la potenza di Dio.20Dio faccia riuscire questa impresa a tua perenne esaltazione, ricolmandoti di beni, in riconoscimento della prontezza con cui hai esposto la vita di fronte all'umiliazione della nostra stirpe, e hai sollevato il nostro abbattimento, comportandoti rettamente davanti al nostro Dio". E tutto il popolo esclamò: "Amen! Amen!".


Siracide 40

1Una sorte penosa è disposta per ogni uomo,
un giogo pesante grava sui figli di Adamo,
dal giorno della loro nascita dal grembo materno
al giorno del loro ritorno alla madre comune.
2Materia alle loro riflessioni e ansietà per il loro
cuore
offrono il pensiero di ciò che li attende e il giorno
della fine.
3Da chi siede su un trono glorioso
fino al misero che giace sulla terra e sulla cenere;
4da chi indossa porpora e corona
fino a chi è ricoperto di panno grossolano,
non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione,
paura della morte, contese e liti.
5Durante il riposo nel letto
il sogno notturno turba le sue cognizioni.
6Per un poco, un istante, riposa;
quindi nel sonno, come in un giorno di guardia,
è sconvolto dai fantasmi del suo cuore,
come chi è scampato da una battaglia.
7Mentre sta per mettersi in salvo si sveglia,
meravigliandosi dell'irreale timore.
8È sorte di ogni essere vivente, dall'uomo alla bestia,
ma per i peccatori sette volte tanto:
9morte, sangue, contese, spada,
disgrazie, fame, calamità, flagelli.
10Questi mali sono stati creati per i malvagi,
per loro causa si ebbe anche il diluvio.
11Quanto è dalla terra alla terra ritorna;
quanto è dalle acque rifluisce nel mare.

12Ogni regalo per corrompere e l'ingiustizia spariranno,
mentre la lealtà resterà sempre.
13Le ricchezze degli ingiusti si seccheranno come un
torrente,
come un grande tuono rimbomba via durante la pioggia.
14Come l'ingiusto aprendo le mani si rallegrerà,
così i trasgressori cadranno in rovina.
15La stirpe degli empi non aumenterà i suoi rami,
le radici impure saranno sopra una pietra dura.
16Il giunco su ogni corso d'acqua e sugli argini di un
fiume
sarà tagliato prima di ogni altra erba.
17La bontà è come un giardino di benedizioni,
la misericordia dura sempre.
18La vita di chi basta a se stesso e del lavoratore sarà
dolce,
ma più ancora lo sarà per chi trova un tesoro.
19I figli e la fondazione di una città assicurano un
nome,
ma più ancora sarà stimata una donna senza macchia.
20Vino e musica rallegrano il cuore,
ma più ancora lo rallegra l'amore della sapienza.
21Il flauto e l'arpa rendono piacevole il canto,
ma più ancora di essi una voce soave.
22L'occhio desidera grazia e bellezza,
ma più ancora di esse il verde dei campi.
23Il compagno e l'amico si incontrano a tempo opportuno,
ma più ancora di essi moglie e marito.
24I fratelli e un aiuto servono nell'afflizione,
ma più ancora salverà la carità.
25Oro e argento rendono sicuro il piede,
ma ancora di più si apprezza un consiglio.
26Ricchezze e potenza sollevano il cuore,
ma più ancora di esse il timore del Signore.
Con il timore del Signore non manca nulla;
con esso non c'è bisogno di cercare aiuto.
27Il timore del Signore è come un giardino di
benedizioni;
la sua protezione vale più di qualsiasi altra gloria.

28Figlio, non vivere da mendicante.
È meglio morire che mendicare.
29Un uomo che guarda alla tavola altrui
ha una vita che non si può chiamar tale.
Si contaminerà con cibi stranieri;
l'uomo sapiente ed educato se ne guarderà.
30Nella bocca sarà dolce il mendicare per un impudente,
ma nel suo ventre brucerà come fuoco.


Salmi 33

1Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
2Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
3Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.

4Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
6Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

8Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
10Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.

12Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
13Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
14Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
15lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.

16Il re non si salva per un forte esercito
né il prode per il suo grande vigore.
17Il cavallo non giova per la vittoria,
con tutta la sua forza non potrà salvare.
18Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

20L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
22Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.


Isaia 53

1Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
2È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lui diletto.
3Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
4Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
5Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci da' salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
6Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti.
7Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
8Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
9Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
10Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
11Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà la loro iniquità.
12Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha consegnato se stesso alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori.


Atti degli Apostoli 16

1Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco;2egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio.3Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco.4Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero.5Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.

6Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia.7Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro;8così, attraversata la Misia, discesero a Tròade.9Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!".10Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore.

11Salpati da Tròade, facemmo vela verso Samotràcia e il giorno dopo verso Neàpoli e12di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni;13il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite.14C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.15Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: "Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare.

16Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina.17Essa seguiva Paolo e noi gridando: "Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza".18Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: "In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei". E lo spirito partì all'istante.19Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città;20presentandoli ai magistrati dissero: "Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei21e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare".22La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia.24Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.

25Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli.26D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti.27Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.28Ma Paolo gli gridò forte: "Non farti del male, siamo tutti qui".29Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila;30poi li condusse fuori e disse: "Signori, cosa devo fare per esser salvato?".31Risposero: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia".32E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa.33Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi;34poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
35Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: "Libera quegli uomini!".36Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: "I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace".37Ma Paolo disse alle guardie: "Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!".38E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono;39vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città.40Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono.


Capitolo XIV: Evitare i giudizi temerari

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1. Rivolgi gli occhi a te stesso e stai attento a non giudicare quel che fanno gli altri. In tale giudizio si lavora senza frutto; frequentemente ci si sbaglia e facilmente si cade in peccato. Invece, nel giudizio e nel vaglio di se stessi, si opera sempre fruttuosamente. Spesso giudichiamo secondo un nostro preconcetto; e così, per un nostro atteggiamento personale, perdiamo il criterio della verità. Se il nostro desiderio fosse diretto soltanto a Dio, non ci lasceremmo turbare così facilmente dalla resistenza opposta dal nostro senso umano. Di più, spesso, c'è qualcosa, già nascosto, latente in noi, o sopravveniente dall'esterno, che ci tira di qua o di là. Molti, in tutto ciò che fanno, cercano se stessi, senza neppure accorgersene. Sembrano essere in perfetta pace quando le cose vanno secondo i loro desideri e i loro gusti; se, invece, vanno diversamente, subito si agitano e si rattristano.

2. Avviene di frequente che nascono divergenze tra amici e concittadini, persino tra persone pie e devote, per diversità nel modo di sentire e di pensare. Giacché è difficile liberarsi da vecchi posizioni abituali, e nessuno si lascia tirare facilmente fuori dal proprio modo di vedere. Così, se ti baserai sui tuoi ragionamenti e sulla tua esperienza, più che sulla forza propria di Gesù Cristo, raramente e stentatamente riuscirai ad essere un uomo illuminato; Dio vuole, infatti, che noi ci sottomettiamo perfettamente a lui, e che trascendiamo ogni nostro ragionamento grazie ad un fiammeggiante amore.


DISCORSO 137 DAL VANGELO DI GIOVANNI (10, 1-16): SUL PASTORE, IL MERCENARIO, IL LADRO.

Discorsi - Sant'Agostino

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La sanità delle membra nell'unità e nella carità.

1. 1. La vostra fede, carissimi, non ignora - e sappiamo che così avete appreso dal Maestro che istruisce dal Cielo, nel quale avete riposto la vostra speranza - che il Signore nostro Gesù Cristo, il quale per noi patì e risuscitò, è il Capo della Chiesa e che la Chiesa è il suo corpo e, nel suo corpo, l'unità delle membra e la compagine della carità è lo stato di perfetta salute. Chiunque, invece, sia giunto a raffreddarsi nella carità è un membro malato nel corpo di Cristo. Ma colui che ha già esaltato il nostro Capo ha il potere di rendere la salute alle membra inferme, a condizione, però, che non siano recise da sfrenata empietà, ma si mantengano unite al corpo tanto da ricevere la salute. Infatti, di un qualsiasi membro che continua ad essere unito al corpo non è perduta la speranza di guarigione; invece quel membro che sia stato reciso né si può curare né si può guarire. Di conseguenza, poiché egli è il Capo della Chiesa, e la Chiesa è il suo corpo, il Cristo intero è il Capo e il Corpo. Egli è già risorto. Abbiamo, quindi, il Capo in cielo. Il nostro Capo intercede per noi. Il nostro Capo, immune dal peccato e dalla morte, dispone Dio al perdono dei nostri peccati; così che anche noi, risorgendo alla fine dei tempi e trasfigurati per la gloria del cielo, possiamo seguire il nostro Capo.

L'unità di Cristo e delle membra.

2. 2. Considerate, perciò, fratelli, l'amore dello stesso nostro Capo. E' già in cielo e si dà pensiero di qui fino a che la Chiesa è quaggiù nella fatica. Qui Cristo soffre la fame, qui è assetato, qui è nudo, è forestiero, è malato, è in carcere. Disse che sua è la sofferenza di tutto ciò che travaglia il suo corpo sulla terra; ed alla fine, separando lo stesso suo corpo alla destra e separando alla sinistra gli altri, dai quali al presente viene disprezzato, dirà a quelli che sono alla destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno che è stato preparato per voi dall'origine del mondo. Con quali meriti? In verità, ho avuto fame e mi avete dato da mangiare e, quanto alle altre opere, si esprime in particolare così come se avesse ricevuto personalmente; al punto che quelli, non comprendendo, devono dire in risposta: Signore, quando ti abbiamo visto affamato, forestiero e in carcere? Ed egli a loro: Quando lo avete fatto ad uno solo dei miei più piccoli, lo avete fatto a me. Anche nel nostro corpo, ugualmente, il capo è in alto, i piedi sono sulla terra; tuttavia, in una ressa, in mezzo alla folla, capita che qualcuno ti pesti il piede; non dice forse il capo: Mi calpesti? Nessuno ha calpestato il tuo capo né la tua lingua; è in alto, è al sicuro, non gli è capitato nulla di male; e tuttavia, poiché per il vincolo operato dalla carità è una unità dal capo ai piedi, la lingua non si è distinta da essi, ma ha detto: Tu mi calpesti, sebbene nessuno l'abbia toccata. Perciò, come la lingua che nessuno tocca dice: Tu mi calpesti, allo stesso modo Cristo capo, che nessuno calpesta, ha detto: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare. Ed a quelli che non lo hanno fatto ha detto: Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare. E come ha conluso? Così: Quelli andranno nel fuoco eterno, i giusti, invece, nella vita eterna 1.

Cristo la porta. Pietro, nella sua debolezza, è sconosciuto a se stesso.

3. 3. Perciò, parlando ora il Signore, ha detto di essere il pastore, ha detto di essere la porta. Là trovi l'una e l'altra cosa; sia: Io sono la porta, sia: Io sono il pastore 2. La porta è nel capo, il pastore nel corpo. Dice infatti a Pietro, sul quale unicamente stabilisce la Chiesa: Pietro, mi ami? Risponde questi: Signore, ti amo. Pasci le mie pecore. E una terza volta: Pietro, mi ami? Pietro si rattristò perché tre volte [il Signore] gli rivolse la [stessa] domanda 3, quasi che il Signore, che aveva veduto la coscienza del rinnegatore, non vedesse la fede del confessore. Lo aveva sempre conosciuto e lo conosceva anche quando Pietro non conosceva se stesso. Non si conosceva davvero allora che disse: Ti seguirò fino a morire 4, e non sapeva quanto fosse debole. Come in realtà capita per lo più anche agli infermi: il malato ignora che abbia, ma lo sa il medico; sebbene egli sia a soffrire quella malattia e il medico ne sia esente. Il medico comunica quello che è nell'altro meglio di come sa rendere il malato quello che ha in se stesso. Mentre il Signore era il medico, Pietro era allora l'infermo. Costui affermava di possedere forze che non aveva: il Signore invece, tastandogli la vena del cuore, diceva che lo avrebbe rinnegato tre volte. E avvenne così come aveva predetto il medico, non secondo la presunzione del malato 5. Pertanto, dopo la sua risurrezione, il Signore lo interrogò, non in quanto ignorava con quale dedizione dichiarasse di amare Cristo, ma perché una triplice attestazione di amore cancellasse la triplice negazione del timore.

Che si esige da Pietro: entrare nell'ovile attraverso la porta.

4. 4. Di conseguenza, il Signore esige questo da Pietro: Pietro, mi ami? 6 Quasi a dire: Che mi offrirai quale prova che mi ami? In che modo Pietro lo avrebbe dimostrato al Signore che, risuscitato, sale in cielo a sedere alla destra del Padre? Come a dire: Questo mi darai, questa prova mi offrirai se mi ami: che tu provveda a pascere le mie pecore; che tu entri nell'ovile attraverso la porta, non vi salga da un'altra parte. Avete ascoltato durante la lettura del Vangelo: Chi entra per la porta è il pastore; ma chi vi sale da un'altra parte è un ladro e un brigante, vuole uccidere e disperdere e rubare 7. Chi è che entra per la porta? Colui che entra attraverso Cristo. Chi è costui? Chi imita la passione di Cristo, chi conosce l'umiltà di Cristo; e poiché Dio si è fatto uomo per noi, l'uomo riconosca di non essere Dio ma uomo. Infatti chi vuol farsi passare per Dio, mentre è uomo, non imita lui, il quale, pur essendo Dio, si fece uomo. A te, però, non viene detto: Sii qualcosa di meno di quello che sei; riconosciti debole, riconosciti uomo, riconosciti peccatore; riconosci che egli giustifica, riconosci che sei macchiato. Si riveli nella tua confessione la macchia del tuo cuore e farai parte del gregge di Cristo. Perché la confessione del peccato invita il medico a risanare; come chi, nella malattia, dice: Sono sano, non chiama il medico. Non era salito al tempio quel Fariseo come pure il Publicano? Quello si vantava della sua salute, costui mostrava al medico le sue ferite. Diceva infatti quello: O Dio, ti ringrazio perché non sono come questo Publicano. Si sentiva superiore all'altro. Quindi, se quel Publicano fosse immune da colpa, il Fariseo lo guarderebbe di mal'occhio, perché non avrebbe su chi elevarsi. Come, allora, si era recato al tempio uno così invidioso? Non era certamente senza colpa e, pur dicendosi irreprensibile, non si allontanò risanato. L'altro, invece, ad occhi bassi, non osando sollevarli al cielo, si batteva il petto, dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. E che dice il Signore? In verità vi dico che il Publicano si allontanò dal tempio giustificato, a differenza del Fariseo; perché chiunque si esalta sarà umiliato; e chi si umilia sarà esaltato 8. Perciò chi si esalta vuol salire all'ovile da un'altra parte; chi invece si umilia entra nell'ovile per la porta. Per questo ha detto di lui: entra; dell'altro: sale. Chi sale, voi vedete, è chi aspira alle altezze, non entra, ma cade. Colui che si abbassa per entrare attraverso la porta, non cade, ma è il pastore.

Tra le persone che si recano all'ovile: il pastore, il ladro, il mercenario.

5. 5. Di tre persone ha parlato il Signore, e le dobbiamo rintracciare nel Vangelo: il pastore, il mercenario e il ladro. Credo che durante la lettura abbiate notate che ha presentato l'identità del pastore, l'identità del mercenario, l'identità del ladro. Ha detto che il pastore dà la sua vita per le pecore ed entra per la porta. Ha detto che il ladro e il brigante salgono da un'altra parte. Ha detto che il mercenario fugge nel caso veda il lupo o anche il ladro, perché non gli importa delle pecore; è mercenario infatti, non pastore. L'uno sale da un'altra parte, perché è ladro; l'altro, nel vedere che vogliono portare via le pecore, ha paura e fugge, perché è mercenario, perché non gli importa delle pecore; è infatti mercenario. Se abbiamo individuato queste tre persone, la Santità vostra scopre e chi amare, e chi tollerare, e chi evitare. Il pastore va amato, il mercenario va tollerato, il ladro va evitato. Nella Chiesa vi sono alcuni - ne parla l'Apostolo - i quali predicano il Vangelo all'occasione, ricercando dagli uomini vantaggi personali 9, sia in denaro, sia in onori, e persino la lode umana. Volendo in qualunque modo ricevere ricompensa, evangelizzano e non tanto in vista di colui al quale annunziano il Vangelo, quanto del loro proprio interesse. Ma chi viene a conoscere la salvezza da uno che non la possiede, se avrà creduto a colui che quello annunzia, e non avrà riposta la speranza in quello per mezzo del quale gli viene annunziata la salvezza, chi annunzia ne subirà danno, chi riceve l'annunzio darà un guadagno.

L'asserzione di Cristo contro i Farisei è rivolta anche contro i cattivi pastori da parte della Chiesa. L'unità della Chiesa dall'insieme di Giudei e Gentili.

6. 6. Hai presente il Signore che dice ai Farisei: Siedono sulla cattedra di Mosè 10. Non indicava soltanto loro il Signore; quasi a rinviare veramente i credenti in Cristo alla scuola dei Giudei, perché apprendessero come si possa raggiungere il regno dei cieli. Non è venuto per questo il Signore: al fine di istituire la Chiesa, e separare come grani dalla paglia gli stessi Giudei nella rettitudine della fede, della speranza e dell'amore, e di fare dei circoncisi un muro al quale si congiungesse un altro muro, di Gentili, e di se stesso la pietra angolare alla convergenza dei due muri correnti in direzioni contrarie? Perciò non ha detto pure il Signore che di questi due popoli se ne sarebbe formato uno solo? Ed ho anche altre pecore che non sono di questo ovile? Ma si riferiva ai Giudei: Anche queste - dice - io devo condurre perché si faccia un solo ovile ed un solo pastore 11. Per questo due erano le barche da dove aveva chiamato i discepoli. Stavano pure a significare i due popoli quando gettarono le reti e tirarono su un gran peso e tale quantità di pesci che le reti quasi si rompevano: E riempirono - dice - tutte e due le barche 12. Le due barche erano figura dell'unica Chiesa, costituita, però, dai due popoli, unita in Cristo, sebbene derivante da direzioni opposte. Hanno tale significato anche le due mogli, che ebbero in Giacobbe un solo marito, Lia e Rachele 13. Anche i due ciechi che sedevano sul ciglio della strada, ai quali il Signore rese la vista, significano queste due barche 14. E se volgerete l'attenzione alle Scritture, troverete l'allusione a due Chiese che non sono due, ma una. Ha questo potere infatti la pietra angolare: fare delle due una Chiesa. Ha questo potere quel pastore: fare dei due greggi un solo gregge. Pertanto il Signore sarà il maestro della Chiesa, avrà la sua scuola indipendentemente dai Giudei, come già vediamo; doveva forse mandare dai Giudei a istruirsi quanti credevano in lui? Ma con il nome di Farisei e di Scribi prefigurò alcuni che sarebbero stati nella sua Chiesa, i quali direbbero e non farebbero; quanto a sé, invece, era figurato nella persona di Mosè. Giacché Mosè rappresentava la persona di lui, per questo si poneva davanti un velo quando parlava al popolo; poiché, per tutti il tempo che quelli, nella legge, si abbandonavano ai godimenti carnali ed ai piaceri e desideravano un regno terreno, sul loro volto era posto un velo perché nelle Scritture non vedessero il Cristo. Lacerato infatti il velo dopo che il Signore subì la passione, si rivelarono i segreti del tempio. Per questo, mentre pendeva dalla croce, si squarciò il velo del tempio dall'alto in basso 15; e infatti dice chiaramente l'apostolo Paolo: Ma quando ti sarai convertito a Cristo, il velo sarà tolto. Chi, invece, non si sarà convertito a Cristo, sebbene legga Mosè, un velo è posto sul cuore di lui 16, come dice l'Apostolo. Volendo poi lasciare prevedere che ce ne sarebbero stati di tali nella sua Chiesa, che affermò il Signore? Sulla cattedra di Mosè siedono gli scribi e i Farisei; quello che dicono, fatelo, ma quello che fanno, non fatelo 17.

I cattivi chierici sono intenti a contraffare la verità del Vangelo, e con il loro esempio inducono i laici a peccare.

7. 7. Quando i cattivi chierici ascoltano quell'asserzione diretta contro di loro, hanno intenzione di alterarne il senso; giacché ho saputo che alcuni vogliono dare tutt'altra interpretazione a questo avvertimento. Forse che - se fosse loro concesso - non la cancellerebbero dal Vangelo? Poiché, in verità, non la possono cancellare, si danno da fare a distorcerla. Ma interviene la grazia e la misericordia del Signore a impedirli; infatti con la sua verità ha cinto a difesa tutte le sue affermazioni e ne ha regolato il peso; in modo che se uno qualunque abbia intenzione di mutilare il testo di qualche parte o di persuadere, deviando con la lettura o l'interpretazione, colui che ha buon senso, congiunga alla Scrittura ciò che è stato tolto dalla Scrittura, quindi legga quel che precede o quel che segue e troverà il senso di ciò che quello voleva si intendesse falsamente. Allora, che ritenete che dicano costoro dei quali si dice: Quello che dicono, fatelo? E' fuor di dubbio infatti che si parla ai laici. Infatti, il laico che vuole vivere rettamente, quando avrà osservato un chierico degenere, che dice a se stesso? Il Signore ha detto: Quello che essi dicono, fatelo; ma non fate quello che essi fanno 18. Voglio battere la via del Signore, non imitare la cattiva condotta di costui. Da lui ascolterò non le sue stesse parole, ma quelle di Dio. Voglio obbedire a Dio, quello assecondi pure la sua avidità. Perché, se avrò voluto difendermi presso Dio, così da dire: Signore, ho notato quel tuo chierico di cattiva condotta, e, per questo, sono vissuto male, non mi è stato detto forse: Servo malvagio, non avevi udito da me: Quello che essi dicono, fatelo; ma non fate quello che essi fanno? Ma il laico degenere, infedele, che non fa parte del gregge di Cristo, che è tollerato come la paglia sull'aia, che dirà a se stesso quando la parola di Dio si farà sentire a convincerlo di colpa? Via di qui: che mi vai dicendo? Gli stessi vescovi, gli stessi chierici non lo fanno ed esigi che lo faccia io? Va cercandosi non un avvocato per una causa ingiusta, ma un compagno per la pena. Chiunque sia il degenere, che avrà voluto imitare, non lo avrà difensore nel giorno del giudizio. Così come il diavolo in tutti quelli che trae a sé non seduce coloro con i quali regnare, ma coloro con i quali essere condannato; parimenti tutti coloro che seguono l'esempio dei cattivi, si procurano compagni per l'inferno, non difensori per il regno dei cieli.

Distorta interpretazione del Vangelo.

8. 8. In che modo allora costoro deformano questa asserzione quando si dice a quelli di cattiva condotta: Giustamente è stato detto dal Signore: Quello che dicono, fatelo; ma non fate quello che essi fanno. Rispondono: E' stato detto giustamente. Vi è stato detto infatti di fare quello che noi diciamo, ma di non fare quello che noi facciamo. Noi infatti abbiamo il sacrificio, a voi non è concesso. Notate la malizia degli uomini: che posso dire? Dei mercenari. In verità, se fossero pastori, non direbbero di tali cose. Pertanto il Signore, per chiudere loro la bocca, ha proseguito dicendo: Sulla cattedra di Mosè siedono gli scribi e i farisei; quello che dicono, fatelo; ma non fate quello che essi fanno: dicono infatti e non fanno. Che se ne deduce quindi, fratelli? Se [il Signore] parlasse dell'offerta del sacrificio, direbbe: dicono e non fanno? Lo fanno realmente il sacrificio, fanno l'offerta a Dio. Cos'è che dicono e non fanno? Ascolta quel che segue: Legano infatti pesanti e intollerabili fardelli e l'impongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono toccarli neppure con un dito 19. In modo esplicito ha biasimato, ha descritto, ha reso di pubblica ragione. Ma quelli, nella volontà di contraffare in tal modo l'asserzione, rivelano che nella Chiesa non hanno altre finalità che i vantaggi personali; neppure il Vangelo hanno letto; infatti, ammesso che solo questa pagina non fosse da loro conosciuta, ma avessero letto per intero il Vangelo, non avrebbero mai l'ardire di parlare così.

Nella Chiesa i cattivi pastori sono simili ai Farisei. Il pastore: chi mercenario, chi fedele.

8. 9. Ma tendete a maggior chiarezza nell'osservare perché la Chiesa ha di questi tali. Che nessuno ci dica: Ha parlato propriamente dei Farisei, ha parlato degli scribi, ha parlato dei Giudei, giacché non ne ha tali la Chiesa. Chi sono allora tutti quelli dei quali dice il Signore: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli? Ed ha aggiunto: Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome; nel tuo nome non abbiamo mangiato e bevuto? E' forse nel nome di Cristo che i Giudei fanno di queste cose? E' certamente chiaro per tutti che si riferisce a coloro che sono chiamati Cristiani. Ma che segue? Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti che commettete ingiustizie 20. Ascolta l'Apostolo che si lamenta di questi tali. Dice che alcuni annunziano il Vangelo per amore, altri per opportunità; di questi dice: Annunziano il Vangelo per fini non retti 21. L'opera in sé è giusta, ma gli operatori mancano di rettitudine. Ciò che annunziano è conforme al vero, ma gli annunziatori non sono onesti. Per quale ragione chi annunzia può non essere retto? Perché nella Chiesa ricerca altro che non è Dio. Se cercasse Dio, sarebbe fedele, perché l'anima ha in Dio il marito legittimo. Chiunque chiede a Dio altro da Dio, non ricerca Dio in castità. Fate attenzione, fratelli, se una moglie ama il marito perché è ricco, non è casta. Non ama infatti il marito, ma l'oro del marito. Invece, se ama il marito, lo ama anche nudo, anche povero lo ama. Così, se lo ama per il fatto che è ricco, che sarà se (date le vicende umane) viene proscritto e, d'un tratto, debba restare indigente? Probabilmente lo abbandona, perché ciò che amava non era il marito, ma i beni di lui. Se invece ama sinceramente il marito, da povero, lo ama ancora di più, perché all'amore si unisce la compassione.

Dio va ricercato fedelmente.

9. 10. Eppure, fratelli, il nostro Dio non può essere mai povero. E' ricco, egli ha fatto tutte le cose, il cielo e la terra, il mare e gli angeli. Egli ha fatto tutto ciò che vediamo; nel cielo, tutto ciò che non vediamo. Pur tuttavia non dobbiamo amare le ricchezze, ma lui che le ha fatte. Infatti, egli non ha promesso altro che sé. Ho trovato qualcosa di assai prezioso; anche questo ti darà. E' bella la terra, il cielo e gli angeli, ma è più bello colui che ha fatto queste cose. Perciò coloro che annunziano Dio sono gli amanti di Dio, quelli che annunziano Dio per Dio attendono a pascolare le pecore, ma non sono mercenari. Tale purezza esigeva dall'anima il Signore nostro Gesù Cristo, quando diceva a Pietro: Pietro, mi ami? Che vuol dire: mi ami? Sei puro? Non è adultero il tuo cuore? Nella Chiesa non cerchi i tuoi interessi, ma i miei? Perciò, se tale sei e mi ami, pasci le mie pecore 22. Infatti non sarai mercenario, ma pastore.

In che modo sono utili i mercenari. Pochi i pastori, molti i mercenari.

9. 11. Al contrario, quelli di cui si lamenta l'Apostolo non recavano l'annnunzio con purezza. Ma che dice? Che infatti? Purché in ogni maniera, sia per ipocrisia, sia con sincerità, Cristo venga annunziato 23. Ha permesso che ci siano dei mercenari. Il pastore annunzia Cristo sinceramente, il mercenario annunzia Cristo per ipocrisia, ricercando altro. Tuttavia, e quello annunzia Cristo e l'altro annunzia Cristo. Ascolta la voce di Paolo pastore: Sia per ipocrisia, sia con sincerità, Cristo venga annunziato. Egli stesso pastore ha voluto avere il mercenario. Operano infatti dove possono, sono utili per quanto possono. Ma quando l'Apostolo, affinché i deboli seguissero le sue vie, aveva bisogno di incaricare per altre esigenze: Vi ho mandato - dice - Timoteo, egli vi richiamerà alla memoria le mie vie 24. E che intese dire? Vi ho mandato come pastore uno che vi richiamasse alla memoria le mie vie; cioè, proprio colui che si adegua al mio modo di procedere. E, nell'inviare il pastore, che affermò? Infatti non ho nessuno di uguale sentire che con sincera affezione sia sollecito del vostro bene. Non aveva molti altri con lui? Ma che cosa segue? Tutti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo 25; cioè: Io ho voluto mandarvi un pastore. I mercenari sono veramente molti: ma non era opportuno che inviasse un mercenario. E trovò appena un pastore tra i molti mercenari, perché i pastori sono pochi, i mercenari molti. Ma che è detto dei mercenari? In verità vi dico che hanno già ricevuto la loro ricompensa 26. Del pastore, invece, che afferma l'Apostolo? Chiunque invece si manterrà puro da cose di tal genere, sarà un vaso destinato ad uso nobile ed utile al Signore, sempre disponibile per ogni opera buona 27. Non, disponibile per alcune opere e non disponibile per altre; ma disponibile per ogni opera buona. Dei pastori ho detto queste cose.

Mercenario chi fugge. Lupi e briganti i Donatisti.

10. 12. Ma abbiamo già parlato dei mercenari: Il mercenario, quando vede che il lupo aggredisce le pecore, fugge 28. Questo ha detto il Signore. Perché fugge? Perché non gli importa delle pecore. Perciò il mercenario è utile finché non vede il lupo, fino a quando non vede il ladro o il brigante, ma, appena vedutili, fugge. E chi è dei mercenari che fugge dalla Chiesa quando vede il lupo e il brigante? Ce ne sono in abbondanza di lupi, sono assai numerosi i briganti. Proprio quelli che salgono da un'altra parte. Non entrano per Cristo, perché non sono umili. Essendo superbi, salgono, cioè si esaltano e vogliono portar via le pecore. In che modo salgono, notatelo. Noi - essi dicono - partecipiamo la santità, noi giustifichiamo, noi facciamo i giusti. Ecco come salgono. Ma chi si esalta sarà umiliato 29. Il Signore Dio nostro ha il potere di umiliarli. Il lupo, invece, è il diavolo; sta in agguato per trarre in errore, come lo sono quelli che lo seguono; giacché è stato detto che, rivestiti appunto di pelli di pecore, dentro, invece, sono lupi rapaci 30. Se un mercenario avrà notato errori nel discorso di alcuno, oppure che quello ha un modo di pensare a rovina della propria anima, o anche che commette qualcosa d'infame e di turpe e, nondimeno, perché gli sembra una persona di una certa importanza nella Chiesa, ne spera vantaggi, è mercenario. E quando vede l'uomo perire nel peccato, lo vede seguire il lupo, lo vede addentato alla gola, trascinato alla morte, non gli dice: Tu commetti peccato; non lo ammonisce per non perdere i propri vantaggi. Questo, dunque, vuol dire: Quando avrà veduto il lupo, fuggirà; non gli dice: Tu ti comporti da scellerato. Questa non è una fuga del corpo, ma dell'anima. Quello che vedi immobile nel corpo, fugge con l'animo quando vede il peccatore e non gli dice: Tu commetti peccato, quando non gli è pure complice.

Come si coglie uva dalle spine.

11. 13. Fratelli miei, forse non capita a volte che salga un sacerdote o un vescovo e, da un luogo più alto, altro non dica ma solo che non si rubino le cose altrui, non si facciano frodi, non si commettano delitti? Non possono parlare diversamente quelli che siedono sulla cattedra di Mosè ed è la cattedra medesima che parla di quelle cose, non essi. Che vuol dire allora: Si raccolgono forse uva dalle spine o fichi dai rovi? e: Ogni albero si riconosce dai frutti 31? Il Fariseo può dire cose buone? Il Fariseo è spina; come colgo uva dalla spina? Perché tu, Signore, hai detto: Quello che essi dicono, fatelo; ma quello che essi fanno, non fatelo. Mi comandi di spiccare uva dalle spine mentre avevi detto: Colgono uva dalle spine? Ti risponde il Signore: Non ti ho comandato di cogliere uva dalle spine; ma guarda, osserva bene se, per caso, com'è solito accadere, la vite, diramandosi sul terreno all'intorno, non sia rimasta impigliata nelle spine. Giacché una volta l'abbiamo scoperto, fratelli miei; una vite è appoggiata ad un roveto. Trovandovi una siepe spinosa allunga i suoi tralci inserendoli tra gli spini e, tra le spine, pende un grappolo; ma chi vede il grappolo, lo coglie, non però dalle spine, ma dalla vite che è avviluppata dalle spine. Similmente, quindi, quelli sono irti di spine, ma sedendo sulla cattedra di Mosè, li avvolge la vite e, verso di loro, pendono i grappoli, cioè le parole buone, i buoni precetti. Quanto a te, cogli l'uva, non ti punge la spina quando cogli: Quello che vi dicono, fatelo; ma quello che essi fanno, non fatelo. Perciò, perché tu colga l'uva e non resti attaccato alle spine: Quello che essi dicono, fatelo; ma quello che essi fanno, non fatelo. Le opere loro sono le spine, le loro parole l'uva, ma dalla vite, cioè dalla cattedra di Mosè.

I mercenari che fuggono favoreggiano i malvagi. Ag. non è mercenario.

11. 14. Fuggono perciò questi quando vedono il lupo, quando vedono il brigante. Ma avevo già preso a spiegare; costoro, dalla cattedra, altro non possono dire che: Operate il bene, non giurate il falso, non frodate, non ingannate alcuno. A volte, invece, hanno una condotta tale da giungere a consultare il vescovo sul modo d'impadronirsi di una villa che altri ha in proprietà, e pretendono da lui stesso un suggerimento. Talora tocca a noi, lo diciamo per esperienza; non lo crederemmo infatti. Molti pretendono da noi consigli perversi, suggerimenti a mentire, a raggirare; ritenendo che ne abbiamo piacere. Ma nel nome di Cristo, se il Signore ci permette di parlarne, nessuno di tal fatta ci ha guadagnati a sé ed ha ottenuto da noi quello che voleva. Perché, se lo vuole colui che ci ha chiamati, siamo pastori, non mercenari. Ma che afferma l'Apostolo? A me poco importa di venir giudicato da voi o da un tribunale umano, anzi, io neppure giudico me stesso. Non sono infatti consapevole di colpa alcuna; però non per questo sono giustificato. Ma chi mi giudica è il Signore 32. Non per il fatto che voi la lodate, la mia coscienza è buona. Che lodate, infatti, ciò che non vedete? Sia a lodare colui che vede: egli corregga pure, se vede in essa qualcosa che dispiace ai suoi occhi. Certo anche noi non diciamo di essere di rettitudine perfetta; ma ci battiamo il petto, e diciamo a Dio: Soccorrimi perché non cada in peccato. Tuttavia ritengo - parlo infatti alla sua presenza - che cerco da voi niente altro che la vostra salvezza; e stiamo di solito a gemere in mezzo ai peccati dei vostri fratelli, e mi faccio violenza e mi tormento interiormente, e talora li tratteniamo con parole di biasimo, anzi, non è mai che evitiamo di correggerli. Sono testimoni tutti quelli che ricordano ciò che dico: quante volte sono da noi rimproverati i fratelli che cadono in peccato e con quanta severità essi sono corretti.

Quale rendiconto delle pecore deve dare il pastore.

12. 15. Ora tratto il nostro rendiconto con la Santità vostra. Nel nome di Cristo siete il popolo di Dio, siete il popolo cattolico, siete le membra di Cristo; non siete separati dall'unità. Siete in comunione con le membra degli Apostoli, siete in comunione con le memorie dei santi martiri diffusi per tutta la terra e siete riservati alla nostra cura perché diamo un rendiconto buono di voi. Ma voi conoscete qual è tutta la nostra condotta. Signore, tu sai perché ho parlato, tu sai che non ho taciuto, tu sai con quale disposizione di animo ho parlato, tu sai perché ho pianto davanti a te quando parlavo e non ero ascoltato. Questa è la nostra relazione che ritengo completa. Ce ne ha dato la certezza lo Spirito Santo per mezzo del profeta Ezechiele. Voi conoscete appunto la lettura che tratta della sentinella: Figlio dell'uomo - afferma - io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; se io dico all'empio: Empio, tu morirai, e tu non avrai parlato; vale a dire, per questo infatti mi rivolgo a te, perché tu parli, se tu non avrai avvertito, verrà la spada e lo porterà via, quello cioè di cui ho minacciato il peccatore; egli, l'empio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte chiederò conto alla sentinella. Perché? Perché non ha parlato. Se invece la sentinella avrà veduto giungere la spada e avrà suonato la tromba perché si metta in salvo; e l'empio non vi avrà badato; cioè non si sarà convertito per non incorrere nella condanna che Dio minaccia: Giungerà la spada e porterà via qualcuno; egli, l'empio, è morto per la sua iniquità; tu, invece - afferma - hai svincolato dalla responsabilità l'anima tua 33. Ed in quel passo del Vangelo che altro dice al servo? Quello infatti diceva: Signore, sapevo che tu sei un uomo severo e duro, che mieti dove non hai seminato, e raccogli dove non hai sparso; e nel timore andai, e nascosi il tuo talento sotterra; ecco, prendi ciò che è tuo. E quello disse: Servo malvagio e infingardo, ancor più perché sapevi che io sono severo e duro, che mieto dove non ho seminato, e raccolgo dove non ho sparso, proprio questa mia avarizia ti doveva rendere avvertito che io cerco il profitto del mio denaro. Da parte tua bisognava dare il mio denaro ai banchieri ed io, al ritorno, avrei riscosso con gli interessi ciò che è mio 34. Ha detto forse: Dovevi dare e dovevi riscuotere? Consegue, fratelli, che noi diamo; verrà colui che deve riscuotere. Pregate perché ci trovi pronti.

 

1 - Mt 25, 31-46.

2 - Gv 10, 9-10.

3 - Gv 21, 15-17.

4 - Gv 21, 22.

5 - Cf. Lc 22, 33-34. 55-61.

6 - Gv 21, 15.

7 - Gv 10, 1.

8 - Lc 18,

9 - Fil 1, 21.

10 - Mt 23, 2.

11 - Lc 5,

12 - Lc 5,

13 - Cf. Gn 29.

14 - Cf. Mt 20, 30-34.

15 - Mt 27, 51.

16 - 2 Cor 3, 16.

17 - 2 Cor 3, 15.

18 - Ibidem.

19 - Mt 23, 2-4.

20 - Mt 7, 21-23.

21 - Fil 1, 17.

22 - Gv 21, 15.

23 - Fil 1, 18.

24 - 1 Cor 4, 17.

25 - Fil 2, 20-21.

26 - Mt 6, 2.

27 - 2 Tm 2, 21.

28 - Gv 10, 12.

29 - Cf. Lc 14, 11.

30 - Cf. Mt 7, 15.

31 - Mt 7, 16.

32 - 1 Cor 4, 3-4.

33 - Ez 33, 7-9.

34 - Lc 19, 20-23.


Testamento di Santa Chiara di Assisi

Opera Omnia - Santa Chiara d'Assisi

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[2823]    1 Nel nome del Signore (Cfr. Col 3,17). Amen.
2 Tra gli altri benefici, che abbiamo ricevuto ed ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie (2Cor 1,3), per i quali siamo molto tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, 3 grande è quello della nostra vocazione. E quanto più essa è grande e perfetta, tanto maggiormente siamo a lui obbligate. 4 Perciò l’Apostolo ammonisce: “Conosci bene la tua vocazione (1Cor 1,26)”.

[2824]    5 Il Figlio di Dio si è fatto nostra via (Cfr. Gv 14,16); e questa con la parola e con l’esempio (Cfr. 1Tm 4,12) ci indicò e insegnò il beato padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di lui.

[2825]    6 Dobbiamo, perciò, sorelle carissime, meditare gli immensi benefici di cui Dio ci ha colmate, 7 specialmente quelli che Egli si è degnato di operare tra noi per mezzo del suo diletto servo, il beato padre nostro Francesco, 8 e non solo dopo la nostra conversione, ma fin da quando eravamo ancora tra le vanità del secolo.

[2826]    9 Mentre infatti, lo stesso Santo, che non aveva ancora né frati né compagni, quasi subito dopo la sua conversione, 10 era intento a riparare la chiesa di San Damiano, dove, ricevendo quella visita del Signore nella quale fu inebriato di celeste consolazione, 11 sentì la spinta decisiva ad abbandonare del tutto il mondo, in un trasporto di grande letizia e illuminato dallo Spirito Santo, profetò a nostro riguardo ciò che in seguito il Signore ha realizzato.

[2827]    12 Salito sopra il muro di detta chiesa, così infatti allora gridava, a voce spiegata e in lingua francese, rivolto ad alcuni poverelli che stavano li appresso: 13 “Venite ed aiutatemi in quest’opera del monastero di San Damiano, 14 perché tra poco verranno ad abitarlo delle donne, e per la fama e santità della loro vita si renderà gloria al Padre nostro celeste (Cfr. Mt 5,16) in tutta la sua santa Chiesa”.

[2828]    15 Possiamo, dunque, ammirare in questo fatto la grande, bontà di Dio verso di noi: 16 Egli si è degnato, nella sovrabbondante sua misericordia e carità, di ispirare tali parole al suo Santo a proposito della nostra vocazione ed elezione (Cfr. 2Pt 1,10). 17 Non solo di noi, però, il beatissimo nostro padre predisse queste cose, ma anche di tutte le altre che avrebbero seguito questa santa vocazione, alla quale il Signore ci ha chiamate.
18 Con quanta sollecita disponibilità e con quanta applicazione di spirito e di corpo dobbiamo perciò eseguire i comandamenti di Dio e del padre nostro Francesco, perché, con l’aiuto divino, possiamo riconsegnare a lui, moltiplicati, i talenti (Cfr. Mt 25,15-23) ricevuti!

[2829]    19 Infatti, proprio il Signore ha collocato noi come modello, ad esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, quelle che il Signore stesso ha chiamato a seguire la nostra vocazione, 20 affinché esse pure risplendano come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo.

[2830]    21 Avendoci, dunque, Egli scelte per un compito tanto elevato, quale è questo, che in noi si possano specchiare tutte coloro che chiama ad essere esempio e specchio degli altri, 22 siamo estremamente tenute a benedire e a lodare il Signore, ed a crescere ogni giorno più nel bene. 23 Perciò, se vivremo secondo la predetta forma di vita, lasceremo alle altre un nobile esempio (Cfr. 2Mac 6,28.31) e, attraverso una fatica di brevissima durata, ci guadagneremo il pallio (Cfr. Fil 3,14) della beatitudine eterna.

[2831]    24 Dopo che l’altissimo Padre celeste si fu degnato, per sua misericordia e grazia, di illuminare il mio cuore perché incominciassi a fare penitenza, dietro l’esempio e l’ammaestramento del beatissimo padre nostro Francesco, 25 poco tempo dopo la sua conversione, io, assieme alle poche sorelle che il Signore mi aveva donate poco tempo dopo la mia conversione, liberamente gli promisi obbedienza, 26 conforme alla ispirazione che il Signore ci aveva comunicata attraverso la lodevole vita e l’insegnamento di lui.

[2832]    27 Il beato Francesco poi, costatando che, nonostante la debolezza e fragilità del nostro corpo, non avevamo indietreggiato davanti a nessuna penuria, povertà, fatica e tribolazione, né ignominia o disprezzo del mondo, 28 che, anzi, sull’esempio dei santi e dei suoi frati, tutto ciò stimavamo sommo diletto - cosa questa che lui stesso ed i suoi frati avevano potuto verificare più volte -, molto se ne rallegrò nel Signore.

[2833]    29 Perciò, mosso da un sentimento di paterno affetto verso di noi, obbligò se stesso e la sua Religione ad avere sempre diligente cura e speciale sollecitudine di noi, allo stesso modo che per i suoi frati.

[2834]    30 E così, per volontà del Signore e del beatissimo padre nostro Francesco, venimmo ad abitare accanto alla chiesa di San Damiano. 31 Qui, in breve tempo il Signore, per sua misericordia e grazia, ci moltiplicò assai, perché si adempisse quanto egli stesso aveva preannunciato per bocca del suo Santo. 32 Prima, infatti, avevamo dimorato, ma solo per poco tempo, in altro luogo.

[2835]    33 In seguito egli scrisse per noi una forma di vita, e principalmente che perseverassimo nella santa povertà. 34 Né si accontentò, durante la sua vita terrena, di stimolarci con molte esortazioni e col suo esempio all’amore e alla osservanza della santissima povertà, ma anche ci lasciò molti ammaestramenti scritti, affinché, dopo la sua morte, non ci allontanassimo in nessun modo da essa, 35 poiché anche il Figlio di Dio, mentre viveva sulla terra, mai volle allontanarsi da questa santa povertà.

[2836]    34 Né si accontentò, durante la sua vita terrena, di stimolarci con molte esortazioni (Cfr. At 20,2) e col suo esempio all’amore e alla osservanza della santissima povertà, ma anche ci lasciò molti ammaestramenti scritti, affinché, dopo la sua morte, non ci allontanassimo in nessun modo da essa; 35 poiché anche il Figlio di Dio, mentre viveva sulla terra, mai volle allontanarsi da questa santa povertà.

[2837]    36 Ed il beatissimo padre nostro Francesco, seguendo le sue orme (Cfr. 1Pt 2,21), scelse per sé e per i suoi frati questa santa povertà del Figlio di Dio, né mai, finché visse, se ne allontanò in nessuna maniera, né con la parola né con la vita.

[2838]    37 Ed io, Chiara, che sono, benché indegna, la serva di Cristo e delle Sorelle Povere del monastero di San Damiano e pianticella del padre santo, poiché meditavo, assieme alle mie sorelle, la nostra altissima professione e la volontà di un tale padre, 38 ed anche la fragilità delle altre che sarebbero venute dopo di noi, temendone già per noi stesse dopo la morte del santo padre nostro Francesco - che ci era colonna e nostra unica consolazione dopo Dio e sostegno (Cfr. 1Tm 3,15) -, 39 perciò più e più volte liberamente ci siamo obbligate alla signora nostra, la santissima povertà, perché, dopo la mia morte, le sorelle che sono con noi e quelle che verranno in seguito abbiano la forza di non allontanarsi mai da essa in nessuna maniera.

[2839]    40 E come io sono stata sempre diligente e sollecita nell’osservare io medesima, e nel fare osservare la santa povertà, che abbiamo promessa al Signore e al santo padre nostro Francesco, 41 così le sorelle che succederanno a me in questo ufficio, siano obbligate ad osservarla e a farla osservare dalle altre fino alla fine.

[2840]    42 Ma ancora, per maggior sicurezza, mi preoccupai di ricorrere al signor papa Innocenzo, durante il pontificato del quale ebbe inizio il nostro Ordine, ed ai successori di lui, perché confermassero e corroborassero con i loro papali privilegi, la nostra professione della santissima povertà, che promettemmo al nostro beato padre, 43 affinché mai, in nessun tempo ci allontanassimo da essa.

[2841]    44 Per la quale cosa, piegando le ginocchia e inchinandomi profondamente, anima e corpo, affido in custodia alla santa madre Chiesa romana, al sommo Pontefice, e specialmente al signor cardinale che sarà deputato per la Religione dei frati minori e nostra, tutte le mie sorelle, le presenti e quelle che verranno, 45 perché, per amore di quel Signore, che povero alla sua nascita fu posto in una greppia (Lc 2,12), povero visse sulla terra e nudo rimase sulla croce, 46 abbia cura di far osservare a questo suo piccolo gregge (Cfr. Lc 12,32) - questo che l’altissimo Padre, per mezzo della parola e dell’esempio del beato padre nostro Francesco, generò nella sua santa Chiesa, proprio per imitare la povertà e l’umiltà del suo diletto Figlio e della sua gloriosa Madre vergine -, 47 la santa povertà, che a Dio e al beato padre nostro Francesco abbiamo promessa, e si degni ancora di infervorare e conservare le sorelle in detta povertà.

[2842]    48 Inoltre, come il Signore donò a noi il beatissimo padre nostro Francesco come fondatore, piantatore e sostegno nostro nel servizio di Cristo e in quelle cose che promettemmo a Dio ed al medesimo nostro padre, 49 ed egli, finché visse, ebbe sempre premurosa cura di coltivare e far crescere noi, sua pianticella, con la parola e con le opere sue; 50 così io affido le mie sorelle, presenti e future al successore del beato padre nostro Francesco e ai frati tutti del suo Ordine, 51 perché ci siano d’aiuto a progredire sempre di più nel bene nel servizio di Dio e soprattutto nell’osservare meglio la santissima povertà.

[2843]    52 Se poi dovesse succedere in qualche tempo, che le dette sorelle lasciassero questo monastero di San Damiano e si trasferissero altrove, siano nondimeno tenute, ovunque abitassero dopo la mia morte, ad osservare la stessa forma della povertà, che abbiamo promessa a Dio e al beatissimo padre nostro Francesco.

[2844]    53 Tuttavia, tanto colei che sarà in ufficio [di abbadessa], quanto le altre sorelle, abbiano sempre sollecitudine e precauzione di non acquistare né accettare terreno attorno al sopraddetto monastero, se non in quella quantità che esigesse l’estrema necessità di un orto per coltivarvi degli erbaggi. 54 Se poi in qualche tempo dovesse occorrere, per un conveniente isolamento del monastero, di avere un po’ di terreno fuori del recinto dell’orto, non permettano d’acquistarne più di quanto richiede l’estrema necessità; 55 detto terreno poi non sia lavorato né seminato, ma rimanga sempre inarato e incolto.

[2845]    56 Ammonisco ed esorto nel Signore Gesù Cristo tutte le sorelle, presenti e future, che si studino sempre di imitare la via della santa semplicità, dell’umiltà e della povertà, ed anche l’onestà di quella santa vita, 57 che ci fu insegnata dal beato padre nostro Francesco fin dal principio della nostra conversione a Cristo.

[2846]    58 Per mezzo di queste virtù, e non per i nostri meriti, ma per la sola misericordia e grazia del Donatore lo stesso Padre delle misericordie (Cfr. 2Cor 1,3), effondano sempre il profumo (Cfr. 2Cor 2,15) della loro buona fama su quelle che sono lontane, come su quelle che sono vicine.

[2847]    59 E amandovi a vicenda nell’amore di Cristo, quell’amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con le opere (Cfr. Gc 2,18), 60 affinché le sorelle, provocate da questo esempio, crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità.

[2848]    61 Ancora prego colei che sarà al governo delle sorelle, che si studi di presiedere alle altre più con le virtù e la santità della vita, che per la dignità, 62 affinché, animate dal suo esempio, le sorelle le prestino obbedienza, non tanto per l’ufficio che occupa, ma per amore. 63 Sia essa, inoltre, provvida e discreta verso le sue sorelle, come una buona madre verso le sue figlie; 64 e specialmente si studi di provvedere a ciascuna nelle sue necessità con quelle elemosine che il Signore manderà. 65 Sia ancora tanto affabile e alla portata di tutte, che le sorelle possano manifestarle con fiducia le loro necessità 66 e ricorrere a lei ad ogni ora con confidenza, come crederanno meglio, per sé o a favore delle sorelle.

[2849]    67 Le sorelle poi, che sono suddite, ricordino che è per amore del Signore che hanno rinunciato alla propria volontà. 68 Quindi voglio che obbediscano alla loro madre, come di loro spontanea volontà promisero a Dio; 69 affinché la loro madre, osservando la carità, I’umiltà e l’unione che regna tra loro, trovi più leggero il peso che sostiene per ufficio 70 e, per merito della loro santa vita, ciò che è molesto e amaro si tramuti per lei in dolcezza.

[2850]    71 Ma poiché stretta è la via e il sentiero, ed angusta la porta per la quale ci si incammina e si entra nella vita, pochi son quelli che la percorrono e vi (Cfr. Mt 7,14) entrano; 72 e se pure vi sono di quelli che per un poco di tempo vi camminano, pochissimi perseverano in essa. 73 Beati però quelli cui è concesso di camminare per questa via e di perseverarvi fino alla fine (Cfr. Sal 118,1 e Mt 10,22)!

[2851]    74 E perciò noi, che siamo entrate nella via del Signore, guardiamoci di non abbandonarla mai, per nostra colpa o negligenza o ignoranza. 75 Recheremmo ingiuria a così grande Signore, alla sua Madre vergine, al beato padre nostro Francesco, a tutta la Chiesa trionfante ed anche alla Chiesa di quaggiù. 76 Sta scritto, infatti: Maledetti quelli che si allontanano dai tuoi comandamenti (Sal 118,21).

[2852]    77 Per questa ragione, io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signore nostro Gesù Cristo (Ef 3,14), affinché, per i meriti della gloriosa santa Vergine Maria sua Madre, del beatissimo  padre nostro Francesco e di tutti i santi, 78 lo stesso Signore, che ci ha donato di bene incominciare (Cfr. 2Cor 8,6.11), ci doni ancora di crescere (Cfr. 1Cor 3,6.7) nel bene e di perseverarvi fino alla fine. Amen.

[2853]    79 Questo scritto, perché sia meglio osservato, io lascio a voi, sorelle mie amatissime e carissime, presenti e future, in segno della benedizione del Signore, del beatissimo padre nostro Francesco e della benedizione della vostra madre e serva.


BENEDIZIONE

[2854]    1 Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Cfr. Mt 28,19). Amen.
2 II Signore vi benedica e vi custodisca.
3 Mostri a voi la sua faccia e vi usi misericordia.
4 Rivolga a voi il suo volto e vi doni la sua pace (Cfr. Nm 6,24-26); a voi, sorelle e figlie mie, 5 e a tutte coloro che verranno dopo di voi e rimarranno in questa nostra comunità e alle altre tutte, che in tutto l’Ordine persevereranno sino alla fine in questa santa povertà.

[2855]    6 Io, Chiara, serva di Cristo, pianticella del santo padre nostro Francesco, sorella e madre vostra e delle altre Sorelle Povere, benché indegna, 7 prego il Signore nostro Gesù Cristo per la sua misericordia e per l’intercessione della sua santissima madre Maria, del beato arcangelo Michele e di tutti i santi Angeli di Dio, [del beato padre nostro Francesco] e di tutti i santi e le sante di Dio, 8 perché lo stesso Padre celeste vi doni e vi confermi questa santissima benedizione in cielo e in terra (Cfr. Gen 27,28): 9 in terra, moltiplicandovi, con la sua grazia e le sue virtù, fra i suoi servi e le sue serve nella Chiesa militante; 10 in cielo, esaltandovi e glorificandovi nella Chiesa trionfante fra i suoi santi e sante.

[2856]    11 Vi benedico in vita mia e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso, con tutte le benedizioni, 12 con le quali lo stesso Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo (Cfr. 2Cor 1,3 e Ef 1,3) e in terra i suoi figli e le sue figlie spirituali, 13 e con le quali ciascun padre e madre spirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali. Amen.

[2857]    14 Siate sempre amanti di Dio e delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, 15 e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore.

[2858]    16 Il Signore sia sempre con voi, ed Egli faccia che voi siate sempre con Lui. Amen.


Messaggio del 2/4/1982

Kibeho

"Pentitevi, pentitevi, pentitevi! Quando vi dico questo, parlo anche a tutti gli altri. Gli uomini del vostro tempo hanno svuotato ogni cosa del suo vero significato. Loro commettono un errore e non riconoscono che hanno sbagliato. Meditate sulla Passione di Gesù ei profondi Dolori di sua Madre. Recitate il Rosario tutti i giorni, e anche il Rosario dei Sette Dolori di Maria, per ottenere la grazia del pentimento."