Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

«Padre, mi sento indegno della santa comunione. Ne sono indegno!». Risposta: «È vero, non siamo degni di un tal dono; ma altro è accostarsi indegnamente col peccato mortale, altro è non essere degni. Indegni siamo tutti; ma è lui che ci invita, è lui che lo vuole. Umiliamoci e riceviamolo con tutto il cuore pieno d'amore». (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 6° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 11

1Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

2Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli:3"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".4Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:5'I ciechi ricuperano la vista', gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, 'ai poveri è predicata la buona novella',6e beato colui che non si scandalizza di me".7Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re!9E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.10Egli è colui, del quale sta scritto:

'Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via davanti a te.'

11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.13La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.14E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.15Chi ha orecchi intenda.

16Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:

17Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.

18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.19È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere".

20Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite:21"Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere.22Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra.23E tu, Cafàrnao,

'sarai' forse 'innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi precipiterai!'

Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!24Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!".

25In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.26Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.27Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

28Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, 'e troverete ristoro' per le vostre anime.30Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".


Ester 1

1a(a)Nel secondo anno del regno del gran re Assuero, il giorno primo di Nisan, Mardocheo figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di Kis, della tribù di Beniamino ebbe un sogno.1b(b)Era un Giudeo che abitava nella città di Susa, uomo grande, che prestava servizio alla corte del re1c(c)e proveniva dal gruppo degli esuli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportato da Gerusalemme con Ieconìa re della Giudea.1d(d)Questo era il suo sogno: ecco grida e tumulto, tuoni e terremoto, agitazione sulla terra.1e(e)Ecco due enormi draghi avanzarono, pronti tutti e due alla lotta, e risuonò potente il loro sibilo.1f(f)Al loro sibilo ogni nazione si preparò alla guerra, per combattere contro il popolo dei giusti.1g(g)Ecco un giorno di tenebre e di caligine, di tribolazione e angustia, di malessere e grande agitazione sulla terra.1h(h)Tutta la nazione dei giusti fu agitata: essi temevano la propria rovina, si prepararono a perire e gridarono a Dio.1i(i)Ma dal loro grido sorse, come da una piccola fonte, un grande fiume, acque copiose.1k(k)Spuntò la luce e il sole: gli umili furono esaltati e divorarono i superbi.1l(l)Mardocheo allora si svegliò: aveva visto questo sogno e che cosa Dio aveva deciso di fare; continuava a ripensarvi entro il suo cuore e cercava di comprenderlo, in ogni suo particolare, fino a notte.
1m(m)Mardocheo alloggiava alla corte con Bigtàn e Tères, i due eunuchi del re che custodivano la corte,1n(n)quando udì i loro ragionamenti e, indagando sui loro disegni, venne a sapere che quelli si preparavano a mettere le mani sul re Assuero. Allora ne avvertì il re.1o(o)Il re sottopose i due eunuchi a un interrogatorio: essi confessarono e furono tolti di mezzo.1p(p)Poi il re fece scrivere queste cose nelle cronache e anche Mardocheo le mise in iscritto.1q(q)Il re costituì Mardocheo funzionario della corte e gli fece regali in compenso di queste cose.1r(r)Ma vi era anche Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita, che era potente davanti al re e cercò il modo di far del male a Mardocheo e al suo popolo per l'affare dei due eunuchi del re.

1Al tempo di Assuero, di quell'Assuero che regnava dall'India fino all'Etiopia sopra centoventisette province,2in quel tempo, dunque, il re Assuero che sedeva sul trono del suo regno nella cittadella di Susa,3l'anno terzo del suo regno fece un banchetto a tutti i suoi principi e ai suoi ministri. I capi dell'esercito di Persia e di Media, i nobili e i governatori delle province furono riuniti alla sua presenza.4Dopo aver così mostrato loro le ricchezze e la gloria del suo regno e il fasto magnifico della sua grandezza per molti giorni, per centottanta giorni,5passati questi giorni il re fece un altro banchetto di sette giorni, nel cortile del giardino della reggia, per tutto il popolo che si trovava nella cittadella di Susa, dal più grande al più piccolo.6Vi erano cortine di lino fine e di porpora viola, sospese con cordoni di bisso e di porpora rossa ad anelli d'argento e a colonne di marmo bianco; divani d'oro e d'argento sopra un pavimento di marmo verde, bianco e di madreperla e di pietre a colori.7Si porgeva da bere in vasi d'oro di forme svariate e il vino del re era abbondante, grazie alla liberalità del re.8Era dato l'ordine di non forzare alcuno a bere, poiché il re aveva prescritto a tutti i maggiordomi che lasciassero fare a ciascuno secondo la propria volontà.
9Anche la regina Vasti offrì un banchetto alle donne nella reggia del re Assuero.
10Il settimo giorno, il re che aveva il cuore allegro per il vino, ordinò a Meumàn, a Bizzetà, a Carbonà, a Bigtà, ad Abagtà, a Zetàr e a Carcàs, i sette eunuchi che servivano alla presenza del re Assuero,11che conducessero davanti a lui la regina Vasti con la corona reale, per mostrare al popolo e ai capi la sua bellezza; essa infatti era di aspetto avvenente.12Ma la regina Vasti rifiutò di venire, contro l'ordine che il re aveva dato per mezzo degli eunuchi; il re ne fu assai irritato e la collera si accese dentro di lui.13Allora il re interrogò i sapienti, conoscitori dei tempi. - Poiché gli affari del re si trattavano così, alla presenza di quanti conoscevano la legge e il diritto,14e i più vicini a lui erano Carsenà, Setàr, Admàta, Tarsìs, Mères, Marsenà e Memucàn, sette capi della Persia e della Media che erano suoi consiglieri e sedevano ai primi posti nel regno. -15Domandò dunque: "Secondo la legge, che cosa si deve fare alla regina Vasti che non ha eseguito l'ordine datole dal re Assuero per mezzo degli eunuchi?".16Memucàn rispose alla presenza del re e dei principi: "La regina Vasti ha mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e tutti i popoli che sono nelle province del re Assuero.17Perché quello che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne e le indurrà a disprezzare i propri mariti; esse diranno: Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza la regina Vasti ed essa non vi è andata.18Da ora innanzi le principesse di Persia e di Media che sapranno il fatto della regina ne parleranno a tutti i principi del re e ne verranno insolenze e irritazioni all'eccesso.19Se così sembra bene al re, venga da lui emanato un editto reale da scriversi fra le leggi di Persia e di Media, sicché diventi irrevocabile, per il quale Vasti non potrà più comparire alla presenza del re Assuero e il re conferisca la dignità di regina ad un'altra migliore di lei.20Quando l'editto emanato dal re sarà conosciuto nell'intero suo regno per quanto è vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro mariti dal più grande al più piccolo".21La cosa parve buona al re e ai principi. Il re fece come aveva detto Memucàn:22mandò lettere a tutte le province del regno, a ogni provincia secondo il suo modo di scrivere e ad ogni popolo secondo la sua lingua; perché ogni marito fosse padrone in casa sua e potesse parlare a suo arbitrio.


Siracide 44

1Facciamo dunque l'elogio degli uomini illustri,
dei nostri antenati per generazione.
2Il Signore ha profuso in essi la gloria,
la sua grandezza è apparsa sin dall'inizio dei secoli.
3Signori nei loro regni,
uomini rinomati per la loro potenza;
consiglieri per la loro intelligenza
e annunziatori nelle profezie.
4Capi del popolo con le loro decisioni
e con l'intelligenza della sapienza popolare;
saggi discorsi erano nel loro insegnamento.
5Inventori di melodie musicali
e compositori di canti poetici.
6Uomini ricchi dotati di forza,
vissuti in pace nelle loro dimore.
7Tutti costoro furono onorati dai contemporanei,
furono un vanto ai loro tempi.
8Di loro alcuni lasciarono un nome,
che ancora è ricordato con lode.
9Di altri non sussiste memoria;
svanirono come se non fossero esistiti;
furono come se non fossero mai stati,
loro e i loro figli dopo di essi.
10Invece questi furono uomini virtuosi,
i cui meriti non furono dimenticati.
11Nella loro discendenza dimora
una preziosa eredità, i loro nipoti.
12La loro discendenza resta fedele alle promesse
e i loro figli in grazia dei padri.
13Per sempre ne rimarrà la discendenza
e la loro gloria non sarà offuscata.
14I loro corpi furono sepolti in pace,
ma il loro nome vive per sempre.
15I popoli parlano della loro sapienza,
l'assemblea ne proclama le lodi.

16Enoch piacque al Signore e fu rapito,
esempio istruttivo per tutte le generazioni.

17Noè fu trovato perfetto e giusto,
al tempo dell'ira fu riconciliazione;
per suo mezzo un resto sopravvisse sulla terra,
quando avvenne il diluvio.
18Alleanze eterne furono stabilite con lui,
perché non fosse distrutto ogni vivente con il diluvio.

19Abramo fu grande antenato di molti popoli,
nessuno ci fu simile a lui nella gloria.
20Egli custodì la legge dell'Altissimo,
con lui entrò in alleanza.
Stabilì questa alleanza nella propria carne
e nella prova fu trovato fedele.
21Per questo Dio gli promise con giuramento
di benedire i popoli nella sua discendenza,
di moltiplicarlo come la polvere della terra,
di innalzare la sua discendenza come gli astri
e di dar loro un'eredità da uno all'altro mare,
dal fiume fino all'estremità della terra.

22Anche a Isacco fu fatta la stessa promessa
a causa di Abramo suo padre.
23Dio fece posare sulla testa di Giacobbe
la benedizione di tutti gli uomini e l'alleanza;
lo confermò nelle sue benedizioni,
a lui diede il paese in eredità e lo divise in varie
parti,
assegnandole alle dodici tribù.


Salmi 81

1'Al maestro del coro. Su "I torchi...". Di Asaf.'

2Esultate in Dio, nostra forza,
acclamate al Dio di Giacobbe.
3Intonate il canto e suonate il timpano,
la cetra melodiosa con l'arpa.
4Suonate la tromba
nel plenilunio, nostro giorno di festa.

5Questa è una legge per Israele,
un decreto del Dio di Giacobbe.
6Lo ha dato come testimonianza a Giuseppe,
quando usciva dal paese d'Egitto.
Un linguaggio mai inteso io sento:

7"Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
8Hai gridato a me nell'angoscia
e io ti ho liberato,
avvolto nella nube ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Meriba.

9Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire;
Israele, se tu mi ascoltassi!
10Non ci sia in mezzo a te un altro dio
e non prostrarti a un dio straniero.
11Sono io il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto;
apri la tua bocca, la voglio riempire.

12Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito.
13L'ho abbandonato alla durezza del suo cuore,
che seguisse il proprio consiglio.

14Se il mio popolo mi ascoltasse,
se Israele camminasse per le mie vie!
15Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari porterei la mia mano.

16I nemici del Signore gli sarebbero sottomessi
e la loro sorte sarebbe segnata per sempre;
17li nutrirei con fiore di frumento,
li sazierei con miele di roccia".


Geremia 51

1Così dice il Signore:
"Ecco susciterò contro Babilonia
e contro gli abitanti della Caldea
un vento distruttore;
2io invierò in Babilonia spulatori che la spuleranno
e devasteranno la sua regione,
poiché le piomberanno addosso da tutte le parti
nel giorno della tribolazione".
3Non deponga l'arciere l'arco
e non si spogli della corazza.
Non risparmiate i suoi giovani,
sterminate tutto il suo esercito.
4Cadano trafitti nel paese dei Caldei
e feriti nelle sue piazze,
5aMa Israele e Giuda non sono vedove
del loro Dio, il Signore degli eserciti.
5bperché la loro terra è piena di delitti
davanti al Santo di Israele.
6Fuggite da Babilonia,
ognuno ponga in salvo la sua vita;
non vogliate perire per la sua iniquità,
poiché questo è il tempo della vendetta del Signore;
egli la ripaga per quanto ha meritato.
7Babilonia era una coppa d'oro in mano del Signore,
con la quale egli inebriava tutta la terra;
del suo vino hanno bevuto i popoli,
perciò sono divenuti pazzi.
8All'improvviso Babilonia è caduta, è stata infranta;
alzate lamenti su di essa;
prendete balsamo per il suo dolore,
forse potrà essere guarita.
9"Abbiamo curato Babilonia, ma non è guarita.
Lasciatela e andiamo ciascuno al proprio paese;
poiché la sua punizione giunge fino al cielo
e si alza fino alle nubi.

10Il Signore ha fatto trionfare la nostra giusta causa, venite, raccontiamo in Sion l'opera del Signore nostro Dio".

11Aguzzate le frecce,
riempite le faretre!
Il Signore suscita lo spirito del re di Media,
perché il suo piano riguardo a Babilonia
è di distruggerla;
perché questa è la vendetta del Signore,
la vendetta per il suo tempio.
12Alzate un vessillo contro il muro di Babilonia,
rafforzate le guardie,
collocate sentinelle,
preparate gli agguati,
poiché il Signore si era proposto un piano
e ormai compie quanto aveva detto
contro gli abitanti di Babilonia.
13Tu che abiti lungo acque abbondanti,
ricca di tesori,
è giunta la tua fine,
il momento del taglio.
14Il Signore degli eserciti lo ha giurato per se stesso:
"Ti ho gremito di uomini come cavallette,
che intoneranno su di te il canto di vittoria".
15Egli ha formato la terra con la sua potenza,
ha fissato il mondo con la sua sapienza,
con la sua intelligenza ha disteso i cieli.
16Al rombo della sua voce rumoreggiano le acque nel cielo.
Egli fa salire le nubi dall'estremità della terra,
produce lampi per la pioggia
e manda fuori il vento dalle sue riserve.
17Resta inebetito ogni uomo, senza comprendere;
resta confuso ogni orefice per i suoi idoli,
poiché è menzogna ciò che ha fuso
e non ha soffio vitale.
18Esse sono vanità, opere ridicole;
al tempo del loro castigo periranno.
19Non è tale l'eredità di Giacobbe,
perché egli ha formato ogni cosa.
Israele è la tribù della sua eredità,
Signore degli eserciti è il suo nome.

20"Un martello sei stata per me,
uno strumento di guerra;
con te martellavo i popoli,
con te annientavo i regni,
21con te martellavo cavallo e cavaliere,
con te martellavo carro e cocchiere,
22con te martellavo uomo e donna,
con te martellavo vecchio e ragazzo,
con te martellavo giovane e fanciulla,
23con te martellavo pastore e gregge,
con te martellavo l'aratore e il suo paio di buoi,
con te martellavo governatori e prefetti.

24Ma ora ripagherò Babilonia e tutti gli abitanti della Caldea di tutto il male che hanno fatto a Sion, sotto i vostri occhi. Oracolo del Signore.

25Eccomi a te, monte della distruzione,
che distruggi tutta la terra.
Io stenderò la mano contro di te,
ti rotolerò giù dalle rocce
e farò di te una montagna bruciata;
26da te non si prenderà più né pietra d'angolo,
né pietra da fondamenta,
perché diventerai un luogo desolato per sempre".
Oracolo del Signore.

27Alzate un vessillo nel paese,
suonate la tromba fra le nazioni;
preparate le nazioni alla guerra contro di essa,
convocatele contro i regni
di Araràt, di Minnì e di Aschenàz.
Nominate contro di essa un comandante,
fate avanzare i cavalli come cavallette spinose.

28Preparate alla guerra contro di essa le nazioni, il re della Media, i suoi governatori, tutti i suoi prefetti e tutta la terra in suo dominio.

29Trema la terra e freme,
perché si avverano contro Babilonia
i progetti del Signore
di ridurre il paese di Babilonia
in luogo desolato, senza abitanti.
30Hanno cessato di combattere i prodi di Babilonia,
si sono ritirati nelle fortezze;
il loro valore è venuto meno,
sono diventati come donne.
Sono stati incendiati i suoi edifici,
sono spezzate le sue sbarre.
31Corriere corre incontro a corriere,
messaggero incontro a messaggero
per annunziare al re di Babilonia
che la sua città è presa da ogni lato;
32i guadi sono occupati, le fortezze bruciano,
i guerrieri sono sconvolti dal terrore.
33Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele:
"La figlia di Babilonia è come un'aia
al tempo in cui viene spianata;
ancora un poco e verrà per essa
il tempo della mietitura".

34"Mi ha divorata, mi ha consumata
Nabucodònosor, re di Babilonia,
mi ha ridotta come un vaso vuoto,
mi ha inghiottita come fa il coccodrillo,
ha riempito il suo ventre,
dai miei luoghi deliziosi, mi ha scacciata.
35Il mio strazio e la mia sventura ricadano su Babilonia!"
dice la popolazione di Sion,
"il mio sangue sugli abitanti della Caldea!"
dice Gerusalemme.
36Perciò così parla il Signore:
"Ecco io difendo la tua causa,
compio la tua vendetta;
prosciugherò il suo mare,
disseccherò le sue sorgenti.
37Babilonia diventerà un cumulo di rovine,
un rifugio di sciacalli,
un oggetto di stupore e di scherno,
senza abitanti.
38Essi ruggiscono insieme come leoncelli,
rugghiano come cuccioli di una leonessa.
39Con veleno preparerò loro una bevanda,
li inebrierò perché si stordiscano
e si addormentino in un sonno perenne,
per non svegliarsi mai più.
Parola del Signore.
40Li farò scendere al macello come agnelli,
come montoni insieme con i capri".

41Sesac è stata presa e occupata,
l'orgoglio di tutta la terra.
Babilonia è diventata un oggetto di orrore
fra le nazioni!
42Il mare dilaga su Babilonia
essa è stata sommersa dalla massa delle onde.
43Sono diventate una desolazione le sue città,
un terreno riarso, una steppa.
Nessuno abita più in esse
non vi passa più nessun figlio d'uomo.

44"Io punirò Bel in Babilonia,
gli estrarrò dalla gola quanto ha inghiottito.
Non andranno più a lui le nazioni".
Perfino le mura di Babilonia sono crollate,
45esci da essa, popolo mio,
ognuno salvi la vita dall'ira ardente del Signore.

46Non si avvilisca il vostro cuore e non temete per la notizia diffusa nel paese; un anno giunge una notizia e l'anno dopo un'altra. La violenza è nel paese, un tiranno contro un tiranno.47Per questo ecco, verranno giorni nei quali punirò gli idoli di Babilonia. Allora tutto il suo paese sentirà vergogna e tutti i suoi cadaveri le giaceranno in mezzo.48Esulteranno su Babilonia cielo e terra e quanto contengono, perché da settentrione verranno i suoi devastatori. Parola del Signore.49Anche Babilonia deve cadere per gli uccisi di Israele, come per Babilonia caddero gli uccisi di tutta la terra.50Voi scampati dalla spada partite, non fermatevi; da questa regione lontana ricordatevi del Signore e vi torni in mente Gerusalemme.
51"Sentiamo vergogna nell'udire l'insulto; la confusione ha coperto i nostri volti, perché stranieri sono entrati nel santuario del tempio del Signore".
52"Perciò ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali punirò i suoi idoli e in tutta la sua regione gemeranno i feriti.53Anche se Babilonia si innalzasse fino al cielo, anche se rendesse inaccessibile la sua cittadella potente, da parte mia verranno i suoi devastatori". Oracolo del Signore.
54Udite! Un grido da Babilonia, una rovina immensa dal paese dei Caldei.55È il Signore che devasta Babilonia e fa tacere il suo grande rumore. Mugghiano le sue onde come acque possenti, risuona il frastuono della sua voce,56perché piomba su Babilonia il devastatore, sono catturati i suoi prodi, si sono infranti i loro archi. Dio è il Signore delle giuste ricompense, egli ricompensa con precisione.57"Io ubriacherò i suoi capi e i suoi saggi, i suoi governatori, i suoi magistrati e i suoi guerrieri; essi dormiranno un sonno eterno e non potranno più svegliarsi" dice il re, il cui nome è Signore degli eserciti.

58Così dice il Signore degli eserciti:
"Il largo muro di Babilonia sarà raso al suolo,
le sue alte porte saranno date alle fiamme.
Si affannano dunque invano i popoli,
le nazioni si affaticano per nulla".

59Ordine che il profeta Geremia diede a Seraià figlio di Neria, figlio di Maasia, quando egli andò con Sedecìa re di Giuda in Babilonia nell'anno quarto del suo regno. Seraià era capo degli alloggiamenti.
60Geremia scrisse su un rotolo tutte le sventure che dovevano piombare su Babilonia. Tutte queste cose sono state scritte contro Babilonia.61Geremia quindi disse a Seraià: "Quando giungerai a Babilonia, abbi cura di leggere in pubblico tutte queste parole62e dirai: Signore, tu hai dichiarato di distruggere questo luogo così che non ci sia più chi lo abiti, né uomo né animale, ma sia piuttosto una desolazione per sempre.63Ora, quando avrai finito di leggere questo rotolo, vi legherai una pietra e lo getterai in mezzo all'Eufrate64dicendo: Così affonderà Babilonia e non risorgerà più dalla sventura che io le farò piombare addosso".
Fin qui le parole di Geremia.


Prima lettera ai Tessalonicesi 3

1Per questo, non potendo più resistere, abbiamo deciso di restare soli ad Atene2e abbiamo inviato Timòteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo, per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede,3perché nessuno si lasci turbare in queste tribolazioni. Voi stessi, infatti, sapete che a questo siamo destinati;4già quando eravamo tra voi, vi preannunziavamo che avremmo dovuto subire tribolazioni, come in realtà è accaduto e voi ben sapete.5Per questo, non potendo più resistere, mandai a prendere notizie sulla vostra fede, per timore che il tentatore vi avesse tentati e così diventasse vana la nostra fatica.

6Ma ora che è tornato Timòteo, e ci ha portato il lieto annunzio della vostra fede, della vostra carità e del ricordo sempre vivo che conservate di noi, desiderosi di vederci come noi lo siamo di vedere voi,7ci sentiamo consolati, fratelli, a vostro riguardo, di tutta l'angoscia e tribolazione in cui eravamo per la vostra fede;8ora, sì, ci sentiamo rivivere, se rimanete saldi nel Signore.9Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio,10noi che con viva insistenza, notte e giorno, chiediamo di poter vedere il vostro volto e completare ciò che ancora manca alla vostra fede?
11Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù dirigere il nostro cammino verso di voi!12Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come anche noi lo siamo verso di voi,13per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.


Capitolo XXXIX:Nessun affanno nel nostro agire

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1. O figlio, ogni tua faccenda affidala a me; al tempo giusto disporrò sempre io per il meglio. Attieniti al mio comando e ne sentirai vantaggio. O Signore, di gran cuore affido a te ogni cosa; poco infatti potranno giovare i miei piani. Volesse il cielo che io non fossi tanto preso da ciò che potrà accadere in futuro, e mi offrissi, invece, senza esitare alla tua volontà.

2. O figlio, capita spesso che l'uomo persegua con ardore alcunché di cui sente la mancanza; e poi, quando l'ha raggiunto, cominci a giudicare diversamente, perché i nostri amori non restano fermi intorno a uno stesso punto, e ci spingono invece da una cosa all'altra. Non è una questione da nulla rinunciare a se stessi, anche in cose di poco conto. Il vero progresso dell'uomo consiste nell'abnegazione di sé. Pienamente libero e sereno è appunto soltanto chi rinnega se stesso. Ecco, però, che l'antico avversario, il quale si pone contro tutti coloro che amano il bene, non tralascia la sua opera di tentazione; anzi, giorno e notte, prepara gravi insidie, se mai gli riesca di far cadere nel laccio dell'inganno qualcuno che sia poco guardingo. "Vegliate e pregate, dice i Signore, per non entrare in tentazione" (Mt 26,41).


DISCORSO 266 NELLA VIGILIA DI PENTECOSTE CONTRO I DONATISTI

Discorsi - Sant'Agostino

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Interpretazione errata dei Donatisti.

1. Di tutte le parole divine che abbiamo udito quando è stato cantato il Salmo, mi piace, con l'aiuto di Dio, parlare soprattutto e dilungarmi su quella frase che dice: Mi percuoterà il giusto nella sua misericordia e mi rimprovererà; ma l'olio del peccatore non ungerà il mio capo 1. Alcuni credettero che l'olio del peccatore fosse l'olio dell'uomo, perché ogni uomo è bugiardo 2. Invece l'olio di Cristo, poiché questi non ebbe assolutamente alcun peccato, anche se viene amministrato per mezzo di un peccatore, non è olio di peccatore. Poiché ci sono tre elementi da considerare: da chi viene dato, a chi viene dato, per mezzo di chi viene dato. Non dobbiamo temere di ricevere olio di peccatore, perché il ministro che fa da intermediario non può interferire sul beneficio del donatore.

Il dono delle lingue.

2. Ora dunque celebriamo la solennità della discesa dello Spirito Santo; infatti nel giorno della Pentecoste - e questo giorno è già iniziato - si trovavano in uno stesso luogo centoventi persone, tra le quali gli Apostoli e la Madre del Signore e altri, uomini e donne, che pregavano ed aspettavano [che si adempisse] la promessa di Cristo, cioè la discesa dello Spirito Santo 3. Non era vana la speranza di coloro che aspettavano perché non era fallace la promessa di colui che l'aveva preannunciata. L'atteso venne e trovò vasi mondi, dai quali poté essere accolto. Apparvero quindi ad essi come delle lingue di fuoco separate e si posarono sopra ciascuno di loro; e incominciarono a parlare lingue diverse, secondo che lo Spirito Santo dava ad essi di esprimersi 4. Ciascuno di essi parlava in tutte le lingue perché preannunziava la Chiesa che sarebbe stata presente in mezzo a tutti i popoli. Uno stesso uomo era segno dell'unità; tutte le lingue parlate da uno stesso uomo erano segno che tutti i popoli si sarebbero raccolti in unità. Gli Apostoli, ripieni di Spirito Santo, parlavano, con stupore degli ascoltatori, che ne erano invece privi. Ma, e ciò è più biasimevole, non solo si stupivano ma li schernivano e dicevano: Questi sono ubriachi e pieni di mosto! 5 Uno scherno davvero stupido e falso! Chi è ubriaco non solo non impara una lingua straniera, ma dimentica anche la propria. Tuttavia la verità realmente parlava attraverso di loro, anche se erano ignoranti e calunniatori. Infatti gli Apostoli erano veramente pieni di vino nuovo, perché erano diventati otri nuovi 6. Ma gli otri vecchi si stupivano degli otri nuovi e mentre li calunniavano né si rinnovavano né venivano riempiti. Finalmente, smettendola di schernirli, prestarono orecchio agli Apostoli che parlavano e rendevano ragione di quanto era accaduto e, per grazia di Cristo, predicavano; ascoltandoli si pentirono; pentiti, si mutarono; mutati credettero; credendo meritarono di ricevere quanto con stupore avevano visto negli altri 7.

La gratuità del dono dello Spirito Santo.

3. Quindi si cominciò a dare lo Spirito Santo tramite il ministero degli Apostoli. Questi imponevano le mani ed egli veniva. Ma ciò non era merito degli uomini: non si attribuisca il ministro più di quanto può fare come ministro. Uno è chi fa il dono, altro chi lo distribuisce. Lo ha dimostrato chiaramente lo Spirito, perché gli uomini non attribuissero a se stessi ciò che era di Dio. Proprio su questo punto infatti Simone credeva di potersi imbaldanzire; costui, pensando che il dono dello Spirito dipendesse dagli uomini, promise del denaro agli Apostoli per ottenere che lo Spirito Santo scendesse anche con l'imposizione delle sue mani 8. Non conosceva la grazia; infatti se avesse conosciuto la grazia, [questo potere] lo avrebbe ricevuto gratuitamente. Ma poiché volle comprare lo Spirito, non meritò di essere redento dallo Spirito. Chi sei tu, uomo, che vuoi inorgoglirti? Devi essere riempito, non gonfiarti. Chi viene riempito è ricco, chi si gonfia rimane vuoto. Ma - dicono essi - veniva dato tramite degli uomini. E per questo era forse degli uomini ciò che veniva dato? Ma non poteva essere dato - soggiungono - se non tramite degli uomini santi. Forse era sceso su di loro tramite degli uomini? Gli Apostoli imponevano le mani e lo Spirito Santo scendeva; quando scese su di loro chi impose le mani?

Lo Spirito Santo scende anche senza il ministero degli uomini.

4. Accogliete e fate attenzione ad alcuni episodi riportati dalla Scrittura: ci son di mezzo parole di Dio, l'autorità della Scrittura, la fedeltà delle parole riportate, la verità degli episodi raccontati. La leggiamo tutta, la Scrittura, crediamola anche tutta. A molti è stato dato lo Spirito Santo tramite l'imposizione delle mani da parte degli Apostoli: ma anche questi, tramite i quali veniva dato, l'avevano ricevuto. Quando lo avevano ricevuto? Quando erano tutti insieme riuniti in centoventi persone in una stessa casa: tutti pregavano, nessuno imponeva le mani. Venne su di essi mentre stavano pregando, riempì gli oranti, riempitili li fece suoi ministri e tramite loro diede il suo dono. Ascoltate ancora. L'evangelista Filippo, che predicò il Vangelo nella Samaria, era uno dei sette diaconi; infatti per la necessità del servizio erano stati aggiunti ai dodici Apostoli sette diaconi 9. Tra questi c'era, come ho detto, Filippo il quale per la sua coraggiosa predicazione meritò di essere chiamato propriamente Evangelista, benché tutti attendessero alla evangelizzazione. Costui, come ho detto, predicò il Vangelo nella Samaria; molti della Samaria credettero e i credenti furono battezzati. Saputo questo, gli Apostoli inviarono ad essi Pietro e Giovanni, perché imponessero le mani ai battezzati e, imponendo loro le mani, impetrassero con la preghiera lo Spirito Santo. Simone, meravigliato di tanto potere che avevano gli Apostoli, offrì del denaro come per proporre di comprare ciò che essi invocavano 10. Ma fu respinto e si ritrovò indegno di ricevere tanto dono. Quei credenti dunque ricevettero lo Spirito Santo per mano degli Apostoli. Simone credeva che quel dono di Dio fosse in potere degli uomini; perché questa convinzione non si radicasse nella mente dei più deboli, (la Scrittura narra un altro episodio). Un certo eunuco della regina Candace ritornava da Gerusalemme dove si era recato per pregare; seduto sopra il suo cocchio stava leggendo il profeta Isaia. Allora lo Spirito Santo suggerì a Filippo di avvicinarsi al cocchio. Filippo, il quale aveva battezzato nella Samaria ma senza imporre le mani a nessuno, e aveva avvertito gli Apostoli perché con la loro venuta e l'imposizione delle loro mani coloro che erano stati battezzati da lui meritassero di ricevere lo Spirito Santo, si accosta al cocchio e chiede all'eunuco se comprende ciò che sta leggendo. Lui gli risponde che potrebbe comprendere se qualcuno glielo spiegasse e prega Filippo di salire sul cocchio. Filippo sale, si siede vicino a lui e vede che sta leggendo il passo del profeta Isaia in cui viene preannunciato Cristo: È stato condotto come pecora al macello 11, ecc., cioè il seguito di questa frase. L'eunuco lo interroga per sapere se il Profeta in questo passo parli di se stesso o di un altro. Trovata aperta la porta da questa occasione, Filippo gli annuncia Cristo, porta della salvezza. Continuando nel loro viaggio a parlare di queste cose arrivano dove c'è dell'acqua e l'eunuco dice a Filippo: Ecco dell'acqua: che cosa impedisce che io sia battezzato? 12 Risponde Filippo: Se credi, si può. Ed egli: Io credo che Gesù è il Figlio di Dio 13. Scesero nell'acqua e Filippo lo battezzò. Usciti dall'acqua, scese sull'eunuco lo Spirito Santo 14. Era lì presente Filippo, che aveva battezzato nella Samaria e che aveva condotto gli Apostoli a quelli che aveva battezzato 15; battezzò l'eunuco ma non gli impose le mani. Ma lo Spirito, per mostrare che Simon Mago non era nel vero quando pensava che lo Spirito di Dio fosse un dono degli uomini 16, scese liberamente su quell'uomo e lo rese libero. Venne come Dio e lo riempì [della sua grazia]; venne come Signore e lo redense.

Filippo il diacono e Filippo l'apostolo.

5. Qualcuno di quelli che amano cavillare potrebbe obiettare che quel Filippo [di cui stiamo parlando] non era il diacono che aveva battezzato nella Samaria, ma l'Apostolo. Infatti anche tra gli Apostoli viene nominato un Filippo mentre colui che viene chiamato propriamente Evangelista è uno dei sette diaconi. Congetturino quanto vogliono, risolvo subito la questione. Può rimanere anche incerto se sia stato l'Apostolo o il diacono: la lettura non lo dice. Tuttavia c'è scritto questo: che appena risalì dall'acqua, lo Spirito Santo scese sull'eunuco. Non vi si parla di nessuna imposizione di mani. Forse anche questo però è troppo poco. Può obiettare infatti quel tale di cui sopra: " Qualcuno comunque gli ha imposto le mani ". Ma di questo la Scrittura non parla.

L'episodio del centurione Cornelio.

6. Che cosa vuoi dire dunque ancora? Mi risponde: " Questo dico: su quei primi centoventi veramente lo Spirito Santo scese senza che alcuno imponesse le mani, perché era la prima volta che scendeva; da quel momento però non è sceso su nessun altro se non con l'imposizione delle mani". Ma ti sei dimenticato del centurione Cornelio; leggi diligentemente il fatto e analizzalo con saggezza. L'episodio del centurione Cornelio lo si legge nello stesso libro degli Atti degli Apostoli dove è descritta anche la discesa dello Spirito Santo. Venne inviato un angelo al centurione Cornelio, il quale gli annunciò che le sue elemosine erano state gradite e le sue preghiere esaudite. Pertanto avrebbe dovuto mandar a chiedere di Pietro il quale abitava a Ioppe in casa di un certo Simone, conciatore di pelli, e invitarlo a venire. In quel tempo era sorta una grande controversia tra i Giudei e i pagani, cioè tra quelli che erano venuti alla fede dai Giudei e quelli che erano venuti alla fede dai pagani. La controversia verteva su questo: se si dovevano comunicare anche agli incirconcisi [le ricchezze del] Vangelo. C'era quindi grande esitazione quando Cornelio manda [a chiamare Pietro]. Nel frattempo Pietro ha una visione. Si tratta del regno dei cieli e colui che è presente ovunque si mette in opera sia presso Cornelio che presso Pietro. Dunque, mentre presso Cornelio avvenivano queste cose, Pietro che si trovava a Ioppe ebbe fame; mentre gli preparavano da mangiare, salì sulla terrazza a pregare. Pregando la sua coscienza fu portata verso altre cose, salì dalle cose infime alle superne, non nel senso che uscì di senno ma che ebbe una visione. Vide venirgli incontro un piatto calato dal cielo come se gli venisse presentata, a lui che aveva fame, una portata celeste. Questo piatto era tenuto sospeso con quattro funicelle e conteneva ogni specie di animali, mondi e immondi. L'affamato venne scosso da una voce che scendeva dal cielo: Pietro, alzati, uccidi e mangia 17. Lui fissò lo sguardo, vide nel piatto gli animali immondi che non era solito neanche toccare e rispose a quella voce: No, Signore, perché io non ho mai mangiato niente di profano e di immondo 18. E la voce a lui: Ciò che Dio ha dichiarato mondo, tu non devi dirlo immondo 19. In realtà a Pietro non veniva offerto un cibo materiale, ma veniva preannunziata la purificazione di Cornelio. Questo avvenne per tre volte, poi il piatto fu ritirato in cielo. Il mistero che racchiude è evidente. Il piatto è il mondo intero. Le quattro funicelle che tengono sospeso il piatto sono i quattro punti cardinali della terra che la Scrittura nomina dicendo: Dall'Oriente e dall'Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno 20. Gli animali rappresentano tutti i popoli. Il piatto viene calato tre volte in ricordo della Trinità. Pietro è la Chiesa; Pietro che ha fame è la Chiesa che desidera la conversione dei pagani. La voce proveniente dal cielo è il santo Vangelo. Uccidi e mangia: uccidi ciò che essi sono, falli diventare ciò che sei tu. Mentre Pietro stava ragionando interdetto sull'ordine ricevuto, gli fu annunziato che alcuni soldati mandati da Cornelio lo volevano vedere. E lo Spirito Santo suggerì a Pietro: Va' con loro, li ho mandati io 21. Pietro si avviò, non più esitante ma ormai certo del significato della visione. Come si legge [negli Atti], quando gli viene annunziato [l'arrivo di Pietro], Cornelio gli va incontro umilmente, umilmente gli sì prostra davanti e più umilmente ancora Pietro lo fa rialzare. Entrano in casa, trovano molti altri che vi si erano riuniti. Raccontano a Pietro il motivo per cui avevano mandato a chiamarlo e lo ringraziano di essere venuto. Allora Pietro, presa la parola, cominciò ad annunciare a quei pagani incirconcisi la grazia del Signore Gesù Cristo: proprio su questo verteva la grande controversia [esistente allora nella Chiesa]. Con Pietro c'erano alcuni che erano venuti alla fede dal giudaismo, i quali potevano scandalizzarsi se venivano battezzati degli incirconcisi. Allora Pietro disse: Voi sapete, fratelli, che è proibito ad un giudeo unirsi ad un pagano ed entrare in casa sua; ma Dio mi ha insegnato a non considerare come profano o immondo nessun uomo 22. Avendo fame [di quelle anime] guardò al piatto 23 [che gli era apparso].

Contro i Donatisti.

7. Dove sono quelli che dicevano - per questo infatti ho raccontato tutto l'episodio, per questo voglio parlare -, dove sono quelli che dicevano che lo Spirito Santo viene dato dal potere dell'uomo? Sulla predicazione di Pietro Cornelio e tutti coloro che erano con lui, pagani, credettero; e immediatamente, prima ancora di essere battezzati, furono ripieni di Spirito Santo 24. Che cosa risponderanno ora quei presuntuosi? Lo Spirito Santo scese non soltanto prima che venissero loro imposte le mani, ma prima ancora che fossero battezzati; perché poteva, non perché doveva venire. Venne prima del lavacro del battesimo per togliere di mezzo la controversia sulla circoncisione. Infatti quelli che erano contrari o che non avevano compreso avrebbero potuto dire a Pietro: Hai fatto male a dare lo Spirito Santo. Invece la questione terminò con una chiara dimostrazione che - come aveva detto il Signore - lo Spirito soffia dove vuole 25. La questione terminò con una chiara dimostrazione di quanto fossero vere le parole del Signore: Lo Spirito soffia dove vuole. Ma l'eretico superbo non abbandona ancora lo spirito di presunzione. Ancora dice: Appartiene a me [lo Spirito]. Non riceverlo da lui ma da me. Tu gli rispondi: Io cerco quel che è di Dio. E lui: Non hai letto: L'olio del peccatore non ungerà il mio capo 26? Allora l'olio è tuo? Se è tuo non lo voglio; se è tuo è cattivo. Ma se è di Dio, anche se passa attraverso di te, che sei cattivo, rimane buono. Il fango non insozza il raggio del sole, e tu potrai inquinare l'olio di Dio? Anzi, ce l'hai a tuo danno, perché maneggi, tu che sei cattivo, una cosa buona; hai ricevuto ciò che è di Dio, tu che sei cattivo perché, essendo diviso, non hai raccolto ma sparpagliato. Chi mangia indegnamente [il corpo del Signore] mangia e beve la propria condanna 27: forse non mangia per il fatto che mangia indegnamente? Cristo diede un boccone all'indegno Giuda 28 e questi lo prese a proprio danno. Forse lo prese da una persona cattiva? O forse ricevette una cosa cattiva? Ma proprio per questo è condannabile perché, essendo lui malvagio, prese una cosa buona da una persona buona. L'olio che apporta la salvezza non è dunque l'olio del peccatore. Se è ricevuto con le buone disposizioni è un bene; se viene ricevuto con cattive disposizioni rimane un bene. Ma guai a quegli uomini che ricevono male quel bene!

Correzione e adulazione.

8. Considera bene tuttavia il senso della Scrittura, affinché non avvenga che essa dia un ammonimento aperto ad una migliore intelligenza. Mi percuoterà il giusto - dice - nella sua misericordia 29. Anche se punisce, colui che corregge ama, vuol bene; l'adulatore invece inganna. Il primo mostra compassione, il secondo raggira. Pesante è la verga di chi colpisce, soave invece è l'olio di chi blandisce. Tutti gli adulatori infatti ungono il capo, non risanano l'interno. Ama chi ti corregge, fuggi l'adulatore. Se infatti ami colui che vuol essere veritiero e ti corregge e fuggi colui che ti adula ingannandoti, potrai ripetere ciò che è stato cantato: Mi percuoterà il giusto nella sua misericordia e mi rimprovererà, ma l'olio del peccatore, cioè la lusinga dell'adulatore, non ungerà il mio capo 30. Un capo unto è un capo importante e un capo importante è un capo superbo. Un cuore integro è migliore di un capo importante. Ma è la verga di chi corregge a fare integro un cuore; mentre l'olio del peccatore, cioè le lusinghe dell'adulatore, rende importante il capo. Ma se ti sei fatto un capo importante, guardati dal suo peso, perché ti potrebbe trascinare nel precipizio. Quanto abbiamo detto su questo solo versetto del Salmo credo sia sufficiente per ora. Il Signore ci ha aiutati e ha costruito segretamente nei vostri cuori.

 


1 - Sal 140, 5.

2 - Sal 115, 11.

3 - Cf. At 2, 1-2.

4 - At 2, 3-4.

5 - At 2, 13.

6 - Cf. Mt 9, 17.

7 - Cf. At 2.

8 - Cf. At 8, 9-24.

9 - Cf. At 6, 1-6.

10 - Cf. At 8, 5-24.

11 - Is 53, 7.

12 - At 8, 36.

13 - At 8, 37.

14 - Cf. At 8, 26-40.

15 - Cf. At 8, 5-17.

16 - Cf. At 8, 18-24.

17 - At 10, 13.

18 - At 10, 14.

19 - At 10, 15.

20 - Lc 13, 29.

21 - At 10, 20.

22 - At 10, 28.

23 - Cf. At 10, 1-48.

24 - Cf. At 10, 44.

25 - Gv 3, 8.

26 - Sal 140, 5.

27 - Cf. 1 Cor 11, 29.

28 - Cf. Gv 13, 26.

29 - Sal 140, 5.

30 - Sal 140, 5.


Capitolo XI: Il Corpo di Cristo e la Sacra Scrittura, necessarissimi all’anima devota

Libro IV: Libro del sacramento del corpo di Cristo - Tommaso da Kempis

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Parola del discepolo

1.  O soave Signore Gesù, quanto è dolce all'anima devota sedere alla tua mensa, al tuo convito, nel quale le viene presentato come cibo nient'altro all'infuori di te, unico suo amato, desiderabile più di ogni desiderio del suo cuore. Anche per me sarebbe cosa soave sciogliermi in pianto, con profonda commozione, dinanzi a te, e, con la Maddalena amorosa, bagnare di lacrime i tuoi piedi. Ma dove è tanto slancio di devozione; dove è una tale profusione di lacrime sante? Eppure, alla tua presenza e alla presenza dei tuoi angeli, dovrei ardere tutto nell'intimo e piangere di gioia; giacché nel Sacramento ti possiedo veramente presente, per quanto nascosto sotto altra apparenza. Infatti i miei occhi non ti potrebbero sostenere, nella tua luce divina; anzi neppure il mondo intero potrebbe sussistere, dinanzi al fulgore della tua maestà. Tu vieni incontro, dunque, alla mia debolezza, nascondendoti sotto il Sacramento. Possiedo veramente ed adoro colui che gli angeli adorano in cielo. Io lo adoro per ora nella fede; gli angeli, invece, faccia a faccia, senza alcun velo. Io devo starmene nel lume della fede, e camminare in essa, finché appaia il giorno dell'eterna luce e venga meno il velo delle figure simboliche (cf. Ct 2,17; 4,6). "Quando poi verrà il compimento di tutte le cose" (1Cor 13,10), cesserà l'uso dei segni sacramentali. Nella gloria del cielo, i beati non hanno bisogno infatti del rimedio dei sacramenti: il loro gaudio non ha termine, essendo essi alla presenza di Dio, vedendo essi, faccia a faccia, la sua gloria. Passano di luce in luce fino agli abissi della divinità, e gustano appieno il verbo di Dio fatto carne, quale fu all'inizio e quale rimane in eterno. Conscio di queste cose meravigliose, trovo molesta persino ogni consolazione spirituale: infatti tutto ciò che vedo e odo quaggiù lo considero un niente, fino a che non veda manifestamente il mio Signore, nella sua gloria. Tu mi sei testimone, o Dio, che non c'è cosa che mi possa dare conforto, non c'è creatura che mi possa dare contentezza, all'infuori di te, che bramo contemplare in eterno. Ma ciò non è possibile mentre sono in questa vita mortale; e perciò occorre che mi rassegni a una grande pazienza e mi sottometta a te in tutti i miei desideri. Anche i tuoi santi, o Signore, che ora esultano in te nel regno dei cieli, aspettarono l'evento della tua gloria, mentre erano in questa vita, con fede e con pazienza grande. Ciò che essi credettero, credo anch'io; ciò che essi sperarono, spero anch'io; dove essi giunsero, confido, per la tua grazia, di giungere anch'io. Frattanto, camminerò nella fede, irrobustito dagli esempi dei santi. Terrò poi, "come conforto" (1Mac 12,9) e specchio di vita, i libri santi; soprattutto terrò, come unico rimedio e come rifugio, il tuo Corpo santissimo.

2. In verità, due cose sento come massimamente necessarie per me, quaggiù; senza di esse questa vita di miserie mi sarebbe insopportabile. Trattenuto nel carcere di questo corpo, di due cose riconosco di avere bisogno, cioè di alimento e di luce. E a me, che sono tanto debole, tu hai dato, appunto come cibo il tuo santo corpo, e come lume hai posto dinanzi ai miei piedi "la tua parola" (Sal 118,105). Poiché la parola di Dio è luce dell'anima e il tuo Sacramento è pane di vita, non potrei vivere santamente se mi mancassero queste due cose. Le quali potrebbero essere intese come le "due mense" (Ez 40,40) poste da una parte e dall'altra nel prezioso tempio della santa Chiesa; una, la mensa del sacro altare, con il pane santo, il prezioso corpo di Cristo; l'altra la mensa della legge di Dio, compendio della santa dottrina, maestra di vera fede, e sicura guida, al di là del velo del tempio, al sancta sanctorum (Eb 6,19s; 9,3).

3. Ti siano, dunque, rese grazie, o Signore Gesù, che brilli di eterna luce, per questa mensa della santa dottrina, che ci hai preparato per mezzo dei tuoi servi, i profeti, gli apostoli e gli altri dottori. Ti siano rese grazie, Creatore e Redentore degli uomini, che, per dimostrare al mondo intero il tuo amore, hai preparato la grande cena, in cui disponesti come cibo, non già il simbolico agnello, ma il tuo corpo santissimo e il tuo sangue, inebriando tutti i tuoi fedeli al calice della salvezza e colmandoli di letizia al tuo convito: il convito che compendia tutte le delizie del paradiso e nel quale banchettano con noi, e con più dolce soavità, gli angeli santi. Quale grandezza, quale onore, nell'ufficio dei sacerdoti, ai quali è dato di consacrare, con le sacre parole, il Signore altissimo; di benedirlo con le proprie labbra, di tenerlo con le proprie mani; di nutrirsene con la propria bocca e di distribuirlo agli altri. Quanto devono essere pure quelle mani; quanto deve essere pura la bocca, e santo il corpo e immacolato il cuore del sacerdote, nel quale entra tante volte l'autore della purezza. Non una parola, che non sia santa, degna e buona, deve venire dalle labbra del sacerdote, che riceve così spesso il Sacramento; semplici e pudichi devono essere gli occhi di lui, che abitualmente sono fissi alla visione del corpo di Cristo; pure ed elevate al cielo devono essere le mani di lui, che sovente toccano il Creatore del cielo e della terra. E' proprio per i sacerdoti che è detto nella legge: "siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo" (Lv 19,2). Onnipotente Iddio, venga in nostro soccorso la tua grazia, affinché noi, che abbiamo assunto l'ufficio sacerdotale, sappiamo stare intimamente vicini a te, in modo degno, con devozione, in grande purezza di cuore e con coscienza irreprensibile. Che se non possiamo mantenerci in così piena innocenza di vita, come dovremmo, almeno concedi a noi di piangere sinceramente il male che abbiamo compiuto; concedi a noi di servirti, per l'avvenire, più fervorosamente, in spirito di umiltà e con proposito di buona volontà.


MANSUETUDINE PC-57. 1

Catalina Rivas

Modera la collera, appena sopravviene, con la virtù della mansuetudine. Ricordati di Me, della Mia Passione, della Mia Croce. Mi sono forse Io irritato? Non puoi sapere quanto Mi è gradito quell’uomo dolce e mansueto che soffre tranquillo e paziente le critiche avverse, le persecuzioni e le ingiurie! Ma certi si vantano di essere mansueti senza esserlo, poiché sono mansueti solamente con chi elargisce loro elogi e favori; e con chi li ingiuria e reca loro danno, reagiscono con vendette e furori. La virtù della mansuetudine consiste nell’essere dolce e paziente con chi ti maltratta e ti detesta.

Leggi Colossesi 3, 12. Tu pretendi che gli altri tollerino i tuoi difetti e che tacciano le ragioni per cui si lagnano di te? Devi, dunque, fare anche tu lo stesso con gli altri. Quando ricevi qualche offesa dal tuo prossimo irritato contro di te, rispondigli con dolcezza e umiltà, così lo ammansirai. Vedi, un certo monaco passava un giorno attraverso un campo dove si stava seminando; il proprietario gli va incontro e lo copre di maledizioni e di insulti. “Padre, hai ragione, ho fatto male. Perdonami!” risponde il monaco. Il contadino si addolcisce talmente che tutta la sua collera se ne va, e finisce col seguire il monaco ed entrerà poi, anche lui, nel suo convento... Devi sapere che gli orgogliosi trasformano le umiliazioni ricevute in bandiere del loro orgoglio. Ma gli umili e i mansueti trasformano i disprezzi che ricevono in bandiere della loro umiltà. Ecco perché ho detto: “Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno.” Matteo 5, 11.

Non ti sentire così cattiva. Io ti amo, e bisogna che tu impari. L’uomo docile è utile agli altri, perché non c’è niente che inciti di più gli altri a decidersi per servire Dio che vedere una persona piena di docilità e di gioia quando riceve una ingiuria. La virtù si riconosce nel tempo dell’avversità; così come l’oro viene purificato nel crogiolo, ugualmente la mansuetudine dell’uomo può venire verificata nel crogiuolo della umiliazione.

Vedi, il Cantico dei cantici 1, 11 parla del profumo del nardo. Effettivamente, è questa una pianta odorifera, che diffonde la sua fragranza solamente quando viene strofinata con forza. Un uomo è mansueto solamente quando si vede che sopporta con pazienza e senza collera i maltrattamenti e gli insulti. Solo allora può essere percepito il profumo del nardo... o la virtù della mansuetudine.