Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Non perdere tempo perché ogni atto d'amore rappresenta un'anima. Di tutti i doni, il dono maggiore che tu possa offrirmi è una giornata ripiena d'amore. Io desidero un incessante Gesù, Maria vi amo, salvate anime da quando ti alzi a quando ti corichi. (Suor Maria Consolata Betrone)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 6° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 10

1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".

13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".

28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".

32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".

35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".

41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


Neemia 10

1"A causa di tutto questo noi vogliamo sancire un impegno stabile e lo mettiamo in iscritto. Sul documento sigillato vi siano le firme dei nostri capi, dei nostri leviti e dei nostri sacerdoti".
2Sul documento sigillato firmarono Neemia il governatore, figlio di Akalià, e Sedecìa,3Seraia, Azaria, Geremia,4Pascur, Amaria, Malchia,5Cattus, Sebania, Malluch,6Carim, Meremòt, Abdia,7Daniele, Ghinneton, Baruch,8Mesullàm, Abia, Miamin,9Maazia, Bilgai, Semaia; questi sono i sacerdoti.10Leviti: Giosuè, figlio di Azania, Binnui dei figli di Chenadàd, Kadmiel,11e i loro fratelli Sebania, Odia, Kelita, Pelaia, Canàn,12Mica, Recob, Casaoià,13Zaccur, Serebia, Sebania,14Odia, Bani, Beninu.15Capi del popolo: Pareos, Pacat-Moab, Elam, Zattu, Bani,16Bunni, Azgad, Bebai,17Adonia, Bigvai, Adin,18Ater, Ezechia, Azzur,19Odia, Casum, Bezai,20Carif, Anatòt, Nebai,21Magpias, Mesullàm, Chezìr,22Mesezabeèl, Zadòk, Iaddua,23Pelatia, Canan, Anaia,24Osea, Anania, Cassùb,25Alloches, Pilca, Sobek,26Recum, Casabna, Maaseia,27Achia, Canàn, Anan,28Malluch, Carim, Baana.
29Il resto del popolo, i sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, gli oblati e quanti si erano preparati dai popoli dei paesi stranieri per aderire alla legge di Dio, le loro mogli, i loro figli e le loro figlie, quanti avevano conoscenza e intelligenza,30si unirono ai loro fratelli più ragguardevoli e si impegnarono con giuramento a camminare nella legge di Dio, data per mezzo di Mosè, servo di Dio, ad osservare e mettere in pratica tutti i comandi del Signore, Dio nostro, le sue decisioni e le sue leggi.31E in particolare: a non dare le nostre figlie agli abitanti del paese e a non prendere le loro figlie per i nostri figli;32a non comprar nulla in giorno di sabato o in altro giorno sacro dai popoli che portassero a vendere in giorno di sabato qualunque genere di merci o di derrate; a lasciare in riposo la terra ogni settimo anno e a rinunziare a ogni credito.33Ci siamo anche imposto per legge di dare ogni anno il terzo di un siclo per il servizio della casa del nostro Dio:34per i pani dell'offerta, per il sacrificio continuo, per l'olocausto perenne, per i sacrifici dei sabati, dei noviluni, delle feste, per le offerte sacre, per i sacrifici espiatori in favore di Israele e per ogni lavoro della casa del nostro Dio.35Tirando a sorte, noi sacerdoti, leviti e popolo abbiamo deciso circa l'offerta della legna da portare alla casa del nostro Dio, secondo i nostri casati paterni, a tempi fissi, anno per anno, perché sia bruciata sull'altare del Signore nostro Dio, come sta scritto nella legge.36Ci siamo impegnati a portare ogni anno nel tempio le primizie del nostro suolo e le primizie di ogni frutto di qualunque pianta,37come anche i primogeniti dei nostri figli e del nostro bestiame, secondo quanto sta scritto nella legge, e i primi parti del nostro bestiame grosso e minuto, per presentarli nella casa del nostro Dio ai sacerdoti che prestano servizio nella casa del nostro Dio.38Ci siamo anche impegnati a portare ai sacerdoti nelle stanze della casa del nostro Dio le primizie della nostra pasta, le nostre offerte prelevate, cioè le primizie dei frutti di qualunque albero, del vino e dell'olio, e a dare la decima delle rendite del nostro suolo ai leviti. I leviti stessi preleveranno queste decime in tutti i luoghi da noi coltivati.39Un sacerdote, figlio di Aronne, sarà con i leviti quando preleveranno le decime; i leviti porteranno un decimo della decima alla casa del nostro Dio nelle stanze del tesoro;40perché in quelle stanze i figli d'Israele e i figli di Levi devono portare l'offerta prelevata sul frumento, sul vino e sull'olio; in quel luogo stanno gli arredi del santuario, i sacerdoti che prestano il servizio, i portieri e i cantori. Ci siamo impegnati così a non trascurare la casa del nostro Dio.


Proverbi 15

1Una risposta gentile calma la collera,
una parola pungente eccita l'ira.
2La lingua dei saggi fa gustare la scienza,
la bocca degli stolti esprime sciocchezze.
3In ogni luogo sono gli occhi del Signore,
scrutano i malvagi e i buoni.
4Una lingua dolce è un albero di vita,
quella malevola è una ferita al cuore.
5Lo stolto disprezza la correzione paterna;
chi tiene conto dell'ammonizione diventa prudente.
6Nella casa del giusto c'è abbondanza di beni,
sulla rendita dell'empio incombe il dissesto.
7Le labbra dei saggi diffondono la scienza,
non così il cuore degli stolti.
8Il sacrificio degli empi è in abominio al Signore,
la supplica degli uomini retti gli è gradita.
9La condotta perversa è in abominio al Signore;
egli ama chi pratica la giustizia.
10Punizione severa per chi abbandona il retto sentiero,
chi odia la correzione morirà.
11Gl'inferi e l'abisso sono davanti al Signore,
tanto più i cuori dei figli dell'uomo.
12Lo spavaldo non vuol essere corretto,
egli non si accompagna con i saggi.
13Un cuore lieto rende ilare il volto,
ma, quando il cuore è triste, lo spirito è depresso.
14Una mente retta ricerca il sapere,
la bocca degli stolti si pasce di stoltezza.
15Tutti i giorni son brutti per l'afflitto,
per un cuore felice è sempre festa.
16Poco con il timore di Dio
è meglio di un gran tesoro con l'inquietudine.
17Un piatto di verdura con l'amore
è meglio di un bue grasso con l'odio.
18L'uomo collerico suscita litigi,
il lento all'ira seda le contese.
19La via del pigro è come una siepe di spine,
la strada degli uomini retti è una strada appianata.
20Il figlio saggio allieta il padre,
l'uomo stolto disprezza la madre.
21La stoltezza è una gioia per chi è privo di senno;
l'uomo prudente cammina diritto.
22Falliscono le decisioni prese senza consultazione,
riescono quelle prese da molti consiglieri.
23È una gioia per l'uomo saper dare una risposta;
quanto è gradita una parola detta a suo tempo!
24Per l'uomo assennato la strada della vita è verso l'alto,
per salvarlo dagli inferni che sono in basso.
25Il Signore abbatte la casa dei superbi
e rende saldi i confini della vedova.
26Sono in abominio al Signore i pensieri malvagi,
ma gli sono gradite le parole benevole.
27Sconvolge la sua casa chi è avido di guadagni disonesti;
ma chi detesta i regali vivrà.
28La mente del giusto medita prima di rispondere,
la bocca degli empi esprime malvagità.
29Il Signore è lontano dagli empi,
ma egli ascolta la preghiera dei giusti.
30Uno sguardo luminoso allieta il cuore;
una notizia lieta rianima le ossa.
31L'orecchio che ascolta un rimprovero salutare
avrà la dimora in mezzo ai saggi.
32Chi rifiuta la correzione disprezza se stesso,
chi ascolta il rimprovero acquista senno.
33Il timore di Dio è una scuola di sapienza,
prima della gloria c'è l'umiltà.


Salmi 147

1Alleluia.

Lodate il Signore:
è bello cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a lui conviene.

2Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
3Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
4egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore, onnipotente,
la sua sapienza non ha confini.
6Il Signore sostiene gli umili
ma abbassa fino a terra gli empi.

7Cantate al Signore un canto di grazie,
intonate sulla cetra inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi,
prepara la pioggia per la terra,
fa germogliare l'erba sui monti.
9Provvede il cibo al bestiame,
ai piccoli del corvo che gridano a lui.
10Non fa conto del vigore del cavallo,
non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
11Il Signore si compiace di chi lo teme,
di chi spera nella sua grazia.

12Alleluia.

Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion.
13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina.

17Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
18Manda una sua parola ed ecco si scioglie,
fa soffiare il vento e scorrono le acque.
19Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
20Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.

Alleluia.


Geremia 49

1Sugli Ammoniti.
Dice il Signore:
"Israele non ha forse figli,
non ha egli alcun erede?
Perché Milcom ha ereditato la terra di Gad
e il suo popolo ne ha occupate le città?
2Perciò ecco, verranno giorni
- dice il Signore -
nei quali io farò udire a Rabbà degli Ammoniti
fragore di guerra;
essa diventerà un cumulo di rovine,
le sue borgate saranno consumate dal fuoco,
Israele spoglierà i suoi spogliatori,
dice il Signore.
3Urla, Chesbòn, arriva il devastatore;
gridate, borgate di Rabbà,
cingetevi di sacco, innalzate lamenti
e andate raminghe con tagli sulla pelle,
perché Milcom andrà in esilio,
insieme con i suoi sacerdoti e i suoi capi.
4Perché ti vanti delle tue valli,
figlia ribelle?
Confidi nelle tue scorte ed esclami:
Chi verrà contro di me?
5Ecco io manderò su di te il terrore
- parola del Signore Dio degli eserciti -
da tutti i dintorni.Voi sarete scacciati, ognuno per la sua via,
e non vi sarà nessuno che raduni i fuggiaschi.
6Ma dopo cambierò la sorte
degli Ammoniti".
Parola del Signore.

7Su Edom.
Così dice il Signore degli eserciti:
"Non c'è più sapienza in Teman?
È scomparso il consiglio dei saggi?
È svanita la loro sapienza?
8Fuggite, partite, nascondetevi in un luogo segreto,
abitanti di Dedan,
poiché io mando su Esaù la sua rovina,
il tempo del suo castigo.
9Se vendemmiatori verranno da te,
non lasceranno nulla da racimolare.
Se ladri notturni verranno da te,
saccheggeranno quanto loro piace.
10Poiché io intendo spogliare Esaù,
rivelo i suoi nascondigli
ed egli non ha dove nascondersi.
La sua stirpe, i suoi fratelli, i suoi vicini
sono distrutti ed egli non è più.
11Lascia i tuoi orfani, io li farò vivere,
le tue vedove confidino in me!

12Poiché così dice il Signore: Ecco, coloro che non erano obbligati a bere il calice lo devono bere e tu pretendi di rimanere impunito? Non resterai impunito, ma dovrai berlo13poiché io ho giurato per me stesso - dice il Signore - che Bozra diventerà un orrore, un obbrobrio, un deserto, una maledizione e tutte le sue città saranno ridotte a rovine perenni.

14Ho udito un messaggio da parte del Signore,
un messaggero è stato inviato fra le nazioni:
Adunatevi e marciate contro di lui!
Alzatevi per la battaglia.
15Poiché ecco, ti renderò piccolo fra i popoli
e disprezzato fra gli uomini.
16La tua arroganza ti ha indotto in errore,
la superbia del tuo cuore;
tu che abiti nelle caverne delle rocce,
che ti aggrappi alle cime dei colli,
anche se ponessi, come l'aquila, in alto il tuo nido,
di lassù ti farò precipitare. Oracolo del Signore.

17Edom sarà oggetto di orrore; chiunque passerà lì vicino ne resterà attonito e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.18Come nello sconvolgimento di Sòdoma e Gomorra e delle città vicine - dice il Signore - non vi abiterà più uomo né vi fisserà la propria dimora un figlio d'uomo.19Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un baleno io lo scaccerò di là e il mio eletto porrò su di esso; poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?20Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Edom e le decisioni che egli ha prese contro gli abitanti di Teman.

Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge,
e per loro sarà desolato il loro prato.
21Al fragore della loro caduta tremerà la terra.
Un grido! Fino al Mare Rosso se ne ode l'eco.
22Ecco, come l'aquila, egli sale e si libra,
espande le ali su Bozra.
In quel giorno il cuore dei prodi di Edom
sarà come il cuore di una donna nei dolori del parto".

23Su Damasco.

"Amat e Arpad sono piene di confusione,
perché hanno sentito una cattiva notizia;
esse sono agitate come il mare, sono in angoscia,
non possono calmarsi.
24Spossata è Damasco, si volge per fuggire;
un tremito l'ha colta,
angoscia e dolori l'assalgono
come una partoriente.
25Come fu abbandonata la città gloriosa,
la città del tripudio?
26Cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno.
Oracolo del Signore degli eserciti.
27Appiccherò il fuoco alle mura di Damasco
e divorerà i palazzi di Ben-Hadàd".

28Su Kedàr e sui regni di Cazòr, che Nabucodònosor re di Babilonia sconfisse.

Così dice il Signore:
"Su, marciate contro Kedàr,
saccheggiate i figli dell'oriente.
29Prendete le loro tende e le loro pecore,
i loro teli da tenda, tutti i loro attrezzi;
portate via i loro cammelli;
un grido si leverà su di loro: Terrore all'intorno!
30Fuggite, andate lontano, nascondetevi in luoghi segreti
o abitanti di Cazòr - dice il Signore -
perché ha ideato un disegno contro di voi.
Nabucodònosor re di Babilonia
ha preparato un piano contro di voi.
31Su, marciate contro la nazione tranquilla,
che vive in sicurezza. Oracolo del Signore.
Essa non ha né porte né sbarre
e vive isolata.
32I suoi cammelli saranno portati via come preda
e la massa dei suoi greggi come bottino.
Disperderò a tutti i venti
coloro che si tagliano i capelli alle tempie,
da ogni parte farò venire la loro rovina.
Parola del Signore.
33Cazòr diventerà rifugio di sciacalli,
una desolazione per sempre;
nessuno vi dimorerà più,
non vi abiterà più un figlio d'uomo".

34Parola che il Signore rivolse al profeta Geremia riguardo all'Elam all'inizio del regno di Sedecìa re di Giuda.

35"Dice il Signore degli eserciti:
Ecco io spezzerò l'arco dell'Elam,
il nerbo della sua potenza.
36Manderò contro l'Elam i quattro venti
dalle quattro estremità del cielo
e li sparpaglierò davanti a questi venti;
non ci sarà nazione
in cui non giungeranno
i profughi dell'Elam.
37Incuterò terrore negli Elamiti davanti ai loro nemici
e davanti a coloro che vogliono la loro vita;
manderò su di essi la sventura,la mia ira ardente. Parola del Signore.
Manderò la spada a inseguirli
finché non li avrò sterminati.
38Porrò il mio trono sull'Elam
e farò morire il re e i capi.
Oracolo del Signore.
39Ma negli ultimi giorni
cambierò la sorte dell'Elam". Parola del Signore.


Seconda lettera a Timoteo 4

1Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno:2annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina.3Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie,4rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.5Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.

6Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele.7Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.8Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.

9Cerca di venire presto da me,10perché Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia.11Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero.12Ho inviato Tìchico a Èfeso.13Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo e anche i libri, soprattutto le pergamene.14Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. 'Il Signore' gli 'renderà secondo le sue opere';15guàrdatene anche tu, perché è stato un accanito avversario della nostra predicazione.
16Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro.17Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone.18Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

19Saluta Prisca e Aquila e la famiglia di Onesìforo.20Eràsto è rimasto a Corinto; Tròfimo l'ho lasciato ammalato a Milèto.21Affrettati a venire prima dell'inverno.
Ti salutano Eubùlo, Pudènte, Lino, Claudia e tutti i fratelli.
22Il Signore Gesù sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi!


Capitolo XXVI: L’eccelsa libertà dello spirito, frutto dell’umile preghiera più che dello studio

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1. O Signore, questo è il compito di chi vuole essere perfetto: non staccarsi mai spiritualmente dal tendere alle cose celesti e passare tra le molte preoccupazioni quasi senza affanno. E ciò non già per storditezza, ma per quel tal privilegio, proprio di uno spirito libero, di non essere attaccato ad alcuna cosa creata, con un affetto che sia contrario al volere di Dio. Ti scongiuro, o mio Dio pieno di misericordia, tienimi lontano dalle preoccupazioni di questa vita, così che esse non mi siano di troppo impaccio; tienimi lontano dalle molte esigenze materiali, così che io non sia prigioniero del piacere; tienimi lontano da tutto quanto è di ostacolo all'anima, così che io non finisca schiacciato da queste difficoltà. E non voglio dire che tu mi tenga lontano soltanto dalle cose che la vanità di questo mondo brama con pieno ardore; ma da tutte quelle miserie che, a causa della comune maledizione dell'umanità, gravano dolorosamente sull'anima del tuo servo, impedendole di accedere, a sua voglia, alla libertà dello spirito.  

2. O mio Dio, dolcezza ineffabile, muta in amarezza per me ogni piacere terrestre: esso mi distoglie dall'amare le cose eterne e mi avvince tristemente a sé, facendomi balenare qualcosa che, al momento, appare buono e gradito. O mio Dio, non sia più forte di me la carne, non sia più forte di me il sangue; non mi inganni il mondo, con la sua gloria passeggera; non mi vinca il diavolo, con la sua astuzia. Dammi fortezza a resistere, pazienza a sopportare, costanza a perseverare. In luogo di tutte le consolazioni del mondo, dammi la dolcissima unzione del tuo spirito; in luogo dell'attaccamento alle cose della terra, infondi in me l'amore della tua gloria. Ecco, per uno spirito fervoroso sono ben pesanti e cibo e bevanda e vestito e tutte le altre cose utili a sostenere il corpo. Di queste cose utili fa' che io usi moderatamente, senza attaccarmi ad esse con desiderio eccessivo. Abbandonare tutto non si può, perché alla natura si deve pur dare sostentamento; ma la santa legge di Dio vieta di cercare le cose superflue e quelle che danno maggiormente piacere. Diversamente la carne si porrebbe sfacciatamente contro lo spirito. Tra questi due estremi, mi regga la tua mano, o Signore, te ne prego; e mi guidi, per evitare ogni eccesso.


DISCORSO 232 NEI GIORNI DI PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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La passione e la risurrezione raccontate da tutti i Vangeli.

1. Anche oggi ci è stato letto un brano riguardante la resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo; esso però è stato preso da un altro Vangelo, e cioè da quello secondo Luca. Il primo giorno si lesse il racconto tratto dal Vangelo secondo Matteo, ieri da quello secondo Marco, oggi da quello secondo Luca. Tale infatti è la successione degli Evangelisti. E allora, come la passione del Signore fu narrata da tutti gli Evangelisti, allo stesso modo gli attuali sette o otto giorni permettono di leggere il racconto della resurrezione come lo troviamo in tutti gli Evangelisti. Tuttavia, per quel che concerne la passione, siccome si dispone di un giorno solo per leggerla, non si è soliti leggere se non il racconto tramandatoci da Matteo. Una volta mi proposi di leggere anche la passione secondo quanto troviamo in tutti i Vangeli, distribuendo la lettura anno per anno, e così di fatto feci. Successe che la gente, non sentendo quel che era solita ascoltare, si scandalizzò. Quanti però amano le Lettere inviateci da Dio e non vogliono restare eternamente ignoranti, sono al corrente di tutta la Scrittura e tutta la investigano diligentemente. Ma, quale è la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno 1 tali sono i progressi che ciascuno vi fa.

Le donne vedono Cristo ma non sono credute dai discepoli.

2. Riflettiamo ora un istante sulla lettura che abbiamo ascoltata, notando subito come oggi abbiamo udito in forma più marcata ciò che ieri facevo sottolineare alla vostra Carità, cioè la incredulità dei discepoli. In tal modo possiamo renderci conto della grandezza del beneficio che Dio ci ha concesso facendoci credere a cose che non abbiamo vedute. Li aveva chiamati e istruiti, era vissuto con loro su questa terra, in loro presenza aveva compiuto miracoli strepitosi. Aveva perfino risuscitato dei morti; eppure i discepoli non credevano che potesse risuscitare il suo corpo. Delle donne si recarono al sepolcro, ma nel sepolcro non trovarono alcuna salma. Udita dagli angeli la resurrezione del Signore, le donne l'annunziarono agli uomini. E cosa dice la Scrittura? cosa avete udito? Le cose narrate sembrarono al loro modo di vedere come dei vaneggiamenti 2. Grande miseria di questa natura umana! Quando Eva riferì quel che le aveva detto il serpente, immediatamente fu creduta. Si credette ad una donna bugiarda e si cadde nella morte; a delle donne messaggere di verità non si prestò fede: eppure si sarebbe ottenuta la vita. Se non si doveva prestar fede alle donne, perché Adamo credette ad Eva 3? Se si deve prestargliela, perché i discepoli si rifiutarono di credere a quelle sante donne 4? Veramente in tutta questa vicenda c'è da sottolineare quanto condiscendente sia stato il comportamento del nostro Signore. Questo infatti dispose il Signore Gesù Cristo: che fossero delle donne ad annunziare per prime la resurrezione. Per colpa di una donna era caduto l'uomo, per merito della donna l'uomo fu riscattato. Dal momento che era stata una vergine a concepire Cristo, toccava alla donna annunziarne la resurrezione. Così, come per causa della donna era venuta la morte, per causa della donna veniva la vita. I discepoli però non credettero a quel che dicevano le donne; le presero per pazze, mentre invece dicevano la verità.

I due discepoli di Emmaus, uomini di fede debole.

3. Ma ci furono altri due che, camminando per la via, parlavano fra loro delle cose accadute a Gerusalemme: della crudeltà dei Giudei, della morte di Cristo. Camminavano discorrendo, in preda al lutto per la sua morte, del tutto ignari della sua resurrezione. Anche a costoro apparve, e, inserendosi come terzo nel percorrere la strada, intavolò con loro un discorso cordiale. I loro occhi però erano accecati e non lo riconobbero. Bisognava che il loro cuore maturasse nella scienza: per questo si rimanda a più tardi la rivelazione. Comincia col chiedere di che cosa parlassero tra di loro per provocarli a manifestare cose che egli già sapeva; e, come avete ascoltato, essi restarono sorpresi delle sue domande che riguardavano cose note e manifeste, mentre lui sembrava non saperne niente. Gli dicono: Possibile che tu sia proprio l'unico straniero che in Gerusalemme non sappia ciò che vi è accaduto? Egli rispose: Che cosa mai? Tutta la vicenda di Gesù Nazzareno, che era stato un profeta potente in opere e in parole 5. È di questo che si tratta, o discepoli? Era un profeta il Cristo, ovvero il Signore dei profeti? Al vostro giudice date il nome di araldo? In effetti erano scesi a dire ciò che di lui diceva la gente. Cosa intendo dire con questo richiamo alle dicerie della gente? Ricordate l'episodio quando Gesù chiese ai discepoli: Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo? Essi cominciarono col riferire le opinioni altrui: Qualcuno dice che sei Elia, altri Giovanni Battista, altri Geremia o uno dei profeti. Queste erano le risposte degli estranei, non dei discepoli. Ma qui i discepoli erano arrivati alle stesse conclusioni. Ora a voi: chi dite che io sia? Mi avete risposto riferendomi le opinioni degli altri, adesso voglio udire ciò che credete voi. Allora prese la parola Pietro, uno a nome di tutti perché fra tutti regnava l'unità, e disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo. Non uno qualsiasi dei profeti, ma il Figlio del Dio vivo: colui che realizzava le predizioni dei profeti, il Creatore degli stessi angeli. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo. Pietro ascoltò ciò che era doveroso ascoltare dopo tale esclamazione: Beato te, Simone, figlio di Giona, perché non te l'hanno rivelato la carne e il sangue ma il Padre mio che è nei cieli. Pertanto io dico a te: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non la vinceranno. A te darò le chiavi del Regno dei cieli; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto in cielo, e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato in cielo 6. Fu merito della fede, non intuizione dell'uomo, se poté ascoltare tale elogio. Difatti, anche lui come uomo cos'altro era se non quel che dice il Salmo: Ogni uomo è mentitore 7?

Pietro scandalizzato per la morte di Cristo.

4. Dopo questo discorso Cristo prese subito a parlare apertamente della sua passione e morte! Pietro esterrefatto replico: Dio te ne scampi, Signore! questo non ti accadrà. E il Signore: Lontano da me, satana! Pietro satana? Dove sono andate a finire le parole: Beato te, Simone, figlio di Giona? O che satana possa chiamarsi beato? Beato per quanto ricevuto da Dio, satana per quanto preso dall'uomo. Ecco infatti lo stesso Signore spiegarci il motivo per cui lo chiamò satana. Non hai sentimenti - disse - conformi ai piani di Dio ma a quelli dell'uomo 8. Perché prima l'aveva detto beato? Perché non te l'hanno rivelato la carne e il sangue ma il Padre mio celeste. E perché dopo lo dice satana? Perché non hai sentimenti conformi ai piani di Dio, come li avevi quando ti chiamai beato, ma sentimenti umani. Ecco come l'animo dei discepoli oscillava, andando da un estremo all'altro. Ora stavano saldi in piedi, ora erano accasciati a terra. Ora stavano nella luce ora nelle tenebre: la luce da Dio, le tenebre da sé. Donde la luce? Accostatevi a lui e sarete illuminati 9. Donde le tenebre? Chi dice menzogna parla attingendo da se stesso 10. Il Figlio di Dio aveva parlato, la Vita aveva parlato ed essi temevano che potesse morire la Vita, quando la Vita non poteva assolutamente morire. Proprio per questo, per morire, era venuto il Figlio di Dio. Se infatti non fosse venuto lui a subire la morte, come avremmo fatto noi a vivere?

Cristo predisse la sua morte e la risurrezione.

5. In che modo infatti abbiamo noi acquistato la vita, e perché lui ha subito la morte? Posa lo sguardo su di lui. In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Cerca in lui uno spazio per la morte. Dove? In forza di che? In che maniera egli era il Verbo, Verbo presso Dio, Verbo Dio. Se trovi in lui la carne e il sangue, vi troverai anche lo spazio per la morte. Orbene, su di lui Verbo come poté prevalere la morte? E a noi, uomini di questa terra, mortali, corruttibili, peccatori, come poté pervenire la vita? Lui non aveva possibilità di morire, noi di vivere; ma ecco che egli volle assumere la morte da noi per darci la vita, che apparteneva a lui. In che modo egli prese da noi la morte? Il Verbo si fece carne ed abitò fra noi. Prese da noi ciò che avrebbe offerto per noi. E come a noi ne derivò la vita? E la vita era la luce degli uomini 11. Lui vita per noi, noi morte per lui. Ma di che genere di morte si tratta? Di una morte subita per condiscendenza, non inerente alla sua natura. Morì perché si degnò morire, perché lo volle, perché ebbe compassione. Morì per libera scelta. Diceva: Ho il potere di lasciare la mia vita come ho anche il potere di riprenderla 12. Ma Pietro, quando inorridì ascoltando che il Signore sarebbe morto, queste cose non le sapeva. Sta però di fatto che il Signore fin da allora aveva predetto che sarebbe morto e al terzo giorno risuscitato. Questa sua predizione si era realizzata, e tuttavia coloro che l'avevano udita restavano increduli. Ecco, ormai son tre giorni da quando tutto questo è avvenuto... mentre noi speravamo che egli avrebbe redento Israele 13. Lo speravate: adesso invece ne disperate? Avete perso la speranza. Colui che cammina con voi vi risolleverà. Erano discepoli, ne avevano ascoltato le parole, erano vissuti con lui, lo riconoscevano per loro maestro, dal quale avevano ricevuto la formazione; eppure non riuscivano a ricopiare il ladrone sospeso alla croce, imitandone la fede!

La fede del buon ladrone.

6. Può darsi che alcuni di voi, non avendo letto il racconto della passione quale ci è tramandato da tutti gli Evangelisti, non comprendano le parole che ho dette riguardo a questo ladrone. Difatti l'episodio di cui sto parlando ci è narrato dal solo evangelista Luca. Che insieme con Cristo fossero stati crocifissi due malfattori, questo lo ricorda anche Matteo 14, ma che di questi due uno insultava Cristo mentre l'altro credeva in Cristo, questo Matteo non lo ricorda; lo ricorda solo Luca. Richiamiamo alla memoria la fede di questo malfattore, notando che la stessa fede Cristo, dopo la sua resurrezione, non la trovò nei suoi discepoli. Cristo era sospeso alla croce, e alla croce era sospeso il malfattore: Cristo nel mezzo, ai lati due briganti, dei quali uno bestemmia, l'altro ha fede, e Cristo nel mezzo fa da giudice. Il brigante che bestemmiava diceva: Se sei Figlio di Dio, libera te stesso. Il collega gli replica: Tu non hai timore di Dio. Se noi soffriamo questo supplizio perché ce lo siamo meritato, lui che male ha fatto? E rivolto a lui: Signore, ricordati di me quando sarai entrato nel tuo regno. Fede grande! A tal fede non saprei cosa si possa aggiungere. Vacillarono coloro che avevano veduto Cristo risuscitare i morti; credette colui che lo vedeva pendere dalla croce insieme con lui. Quando i discepoli vacillarono lui credette. Che bel frutto trasse Cristo da quel legno secco! Ma ascoltiamo le parole che il Signore gli rivolse: In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso 15. Tu ti poni a distanza, ma io ti riconosco. Come avrebbe mai potuto ripromettersi quel ladrone un passaggio dal delitto al giudizio, dal giudizio alla croce, dalla croce al paradiso? In effetti, egli, ripensando a quel che meritava, non disse: Ricordati di me e liberami oggi stesso, ma: Quando sarai entrato nel tuo regno, allora ricordati di me. Se, cioè, son meritevole di supplizi, che questi cessino almeno quando tu sarai entrato nel tuo regno. Ma il Signore: Non accadrà così; tu hai forzato la porta del regno dei cieli, hai fatto violenza con la tua fede e te lo sei accaparrato. Oggi sarai con me in paradiso. Non rinvio a più tardi la ricompensa, concedo oggi stesso quanto debbo alla tua fede straordinaria. Diceva il ladrone: Ricordati di me quando sarai entrato nel tuo regno. Credeva che egli non solo sarebbe risorto ma avrebbe posseduto un regno. A un sospeso, a un crocifisso, a un sanguinante, a uno inchiodato diceva: Quando sarai entrato nel tuo regno. Quegli altri invece: Noi speravamo 16. Dove il ladrone aveva scoperto la speranza, là i discepoli l'avevano perduta.

Urge mutare la vita in senso cristiano.

7. E adesso, o carissimi, ascoltate quale grande mistero ci è dato conoscere. Camminava con loro; viene accolto ospitalmente: spezza il pane e allora lo riconoscono 17. Lo stesso è di noi: non diciamo di non conoscere Cristo; lo conosciamo se crediamo in lui. È, anzi, poco dire: Lo conosciamo se crediamo in lui. Se crediamo in lui, lo possediamo. Quei discepoli avevano con sé Cristo in qualità di commensale, noi l'abbiamo dentro di noi, nell'animo, ed è cosa più eccellente aver Cristo nel cuore che non in casa, poiché il nostro cuore è più interno a noi di quanto non lo sia la nostra casa. E allora dov'è che il fedele ha da riconoscere Cristo? Lo riconosce infatti il fedele mentre non sa scorgerlo chi è ancora catecumeno. Nessuno tuttavia deve chiudere a lui la porta, perché non entri 18.

8. Ieri avvertii con insistenza la vostra Carità che la resurrezione di Cristo diventa nostra se conduciamo una vita buona, se cioè la nostra vita cattiva di un tempo muore e ogni giorno prende incremento la vita nuova. Vedo qui presente una moltitudine di penitenti, che formano una fila lunghissima nel momento dell'imposizione delle mani. Pregate, o penitenti! e i penitenti si recano a pregare. Ecco, mi metto ad esaminare questi penitenti e mi accorgo che seguitano a viver male. E come ci si può pentire d'una cosa se la si continua a fare? Se si è pentiti, si cessi di farla! Se al contrario la si fa ancora si porta un nome falso, in quanto si persevera nella colpa. Ci sono stati alcuni che da loro stessi spontaneamente han chiesto di far parte dei penitenti, altri poi, da noi scomunicati, sono stati messi fra i penitenti. Tuttavia risulta che coloro che han chiesto di far penitenza, pretendono di continuare a compiere il male come prima e coloro che, da noi scomunicati, sono stati ammessi alla penitenza, non vogliono sollevarsi da dove si trovano, quasi che la condizione di penitenti sia una condizione di privilegio. Ne segue che quel posto che dovrebbe essere un posto di umiliazione diventa un posto di iniquità. Ebbene, dico a voi che portate il nome di penitenti e non lo siete, dico a voi... E che vi dirò? Parole di lode? No, non lodo il vostro comportamento 19; piuttosto ne gemo e piango. E, diventato spregevole cantilena 20, che dovrò fare? Cambiate, cambiate sistema, ve ne scongiuro. La fine della vita è incerta e ognuno cammina in quella direzione in cui cadrà. Voi rinviate la vita buona, lusingandovi di vivere a lungo. Vi ripromettete una vita lunga, e non temete la morte improvvisa? Ma ammettiamo pure che sia lunga: badate che sia buona. Per quanto lo cerchi, non trova un solo penitente. Quanto sarebbe meglio che la vita, se davvero dovrà essere lunga, sia buona e non cattiva! Un pranzo cattivo che andasse per le lunghe nessuno lo tollererebbe, una lunga vita cattiva quasi tutti la desiderano, Ma certo! Se vivere è un gran dono, questo dono grande sia speso bene! E poi, dimmi, quando mai hai voluto una cosa repellente fra tutte quelle che compi, che pensi e che desideri? Nel campo non vuoi un prodotto cattivo; non vuoi che il raccolto sia cattivo ma buono, e così vuoi sia buona la pianta, il cavallo, lo schiavo, l'amico, il figlio, la moglie. Ma perché soffermarmi su queste cose rilevanti? Nemmeno la veste che porti vuoi che sia cattiva, ma buona, e finalmente gli stessi calzari non li vuoi se non buoni. Mostrami che tu provi gradimento per qualcosa di cattivo e che ti disgusta ciò che è buono. Una villa - suppongo - non la vuoi se è in cattivo stato ma se è in buono. Perché solo riguardo all'anima volere che sia cattiva? Dove hai inciampato? Perché incorrere volontariamente in tanto male? Fra tutte le tue cose buone tolleri che sia cattivo uno solo: te stesso! Per il fatto che io sto ripetendo le stesse cose può darsi che alcuni - forse - continueranno a comportarsi come sempre. Non ho detto: " certo ", ma: " forse ". Nessuno mi riprovi, perché ho parlato più temendo che confermando. Io per parte mia, mi scuoto le vesti dinanzi 21 a Dio: ho infatti paura che sia imputato a me l'aver avuto paura. Io faccio il mio dovere e da voi esigo il frutto; voglio assaporare la gioia delle opere buone che compite, non cerco denaro. In effetti, quando uno vive bene non è che arricchisca me; tuttavia arricchisce me pure, se davvero vive bene, poiché non ho altra ricchezza all'infuori della speranza che, in Cristo, ho in voi. Non trovo altra gioia, altra consolazione, altro respiro in mezzo ai pericoli che mi sovrastano per le prove del momento attuale, se non nella vostra vita buona. Ve ne scongiuro! Anche se non v'importa di voi stessi, abbiate almeno compassione di me.

 


1 - Rm 12, 3.

2 - Lc 24, 11.

3 - Cf. Gn 3, 6.

4 - Cf. Lc 24, 11.

5 - Lc 24, 18.

6 - Mt 16, 13-19.

7 - Sal 115, 11.

8 - Mt 16, 17. 22. 23.

9 - Sal 33, 6.

10 - Gv 8, 44.

11 - Gv 1, 1. 14 .4.

12 - Gv 10, 18.

13 - Lc 24, 21.

14 - Cf. Mt 27, 38.

15 - Lc 23, 39-43.

16 - Lc 24, 21.

17 - Cf. Lc 24, 13-31.

18 - Cf. Mt 7, 8.

19 - 1 Cor 11, 22.

20 - Cf. Lam 3, 14.

21 - Cf. At 18, 6.


Mense divise in tre ordini

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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La sera del 5 agosto 1860 Don Bosco raccontava ai giovani del l’Oratorio un sogno, nel quale li aveva visti in un vago giardino, seduti a mense che da terra, formando una gradinata, s’innalzavano tanto che a stento ne vedeva la sommità. Le lunghe tavole erano 14, disposte a vasto anfiteatro e divise in tre ordini, ciascuno sostenuto da un muro che formava un ripiano.
In basso, intorno a una tavola posta sul nudo suolo, spoglia di ogni ornamento e vasellame, si vedeva un certo numero di giovani. Erano mesti, mangiavano di mala voglia e avevano un pane a forma di quello delle munizioni dei soldati; era tutto rancido e muffito che faceva schifo. Era in mezzo a sudiciume e a ghiande. Quei poveretti stavano come gli animali immondi al trogolo. Don Bosco voleva dir loro che gettassero via quel pane; ma si accontentò di chiedere perché avessero innanzi un cibo così nauseante. Gli risposero:
— Dobbiamo mangiare il pane che ci siamo preparati; e non ne abbiamo altro.
Era lo stato di peccato mortale.
Di mano in mano che le mense salivano, i giovani si mostravano sempre più allegri e mangiavano pane delizioso. Erano bellissimi, splendenti, di una bellezza e splendore sempre crescenti. Le loro tavole, ricchissime, erano coperte con tovaglie finemente lavorate, sulle quali brillavano candelabri, anfore, tazze, vasi di fiori indescrivibili, piatti con preziose vivande; tesori di valore inestimabile. Il numero di quei giovani appariva grandissimo. Era lo stato dei peccatori convertiti.
Finalmente le ultime mense alla sommità avevano un pane che non si può definire. Pareva giallo, pareva rosso, e lo stesso colore del pane era quello delle vesti e della faccia dei giovani, che splendeva tutta di luce vivissima. Costoro godevano di una allegria straordinaria e ciascuno cercava di parteciparla agli altri compagni. Nella loro bellezza, nella luce e splendore delle mense superavano tutti quelli che occupavano i gradi sottoposti. Era lo stato d’innocenza.
«Ma il più sorprendente si è, continua Don Bosco, che quei giovani li riconobbi tutti dal primo all’ultimo, dimodoché vedendone ora uno, mi pare di vederlo ancora là assiso al suo posto a quella tavola».
Il giorno seguente Don Bosco disse in privato a ogni alunno il posto che occupava a quelle mense. Gli si domandò se si potesse da una tavola inferiore salire a una superiore. Rispose che sì, eccetto che andare a quella più alta degli innocenti, perché i decaduti da essa non vi potevano più tornare: era riservata solo a coloro che conservavano l’innocenza battesimale. Il numero di questi era piccolo, grande invece quello delle altre mense.


11-61 Settembre 12, 1913 L’estasi della Umanità di Gesù, e l’estasi della Divina Volontà.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo pensando come Gesù benedetto ha cambiato le cose, anche venendo non resto impietrita come prima, ma appena se ne va mi sento allo stato naturale, io non so che mi è successo, e quel che è più, mi sento infastidita se mi viene il pensiero, oppure chi ha autorità su di me volesse conoscere le cose mie. Onde il buon Gesù che mi vigila ogni pensiero, e neppure uno ne vuole che nella mia mente scordasse, nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, vorresti tu forse che Io usassi funi e catene per tenerti legata? Un tempo erano necessari, ed Io con tutto amore ti tenevo avvinta e facevo il sordo a qualche tuo lamento, ricordati. Ma ora mai non le veggo più necessari, sono più di due anni che con te voglio usare catene più nobili, qual è la mia Volontà, perciò in questo tempo ti ho parlato sempre del mio Volere e degli effetti sublimi ed indescrivibili che detto Volere contiene, cui a nessuno finora ho manifestato. Guarda quanti libri vuoi e vedrai che a nessuno troverai quello che ho detto a te della mia Volontà. Ciò era necessario per disporre l’anima tua allo stato presente in cui ti trovi, dopo averti tenuto sempre con Me, lo sapevo benissimo che non avresti potuto durarla a soffrire la mancanza della mia presenza continua se non avessi sostituito una cosa mia stessa, che invadendoti tutta l’anima tua, doveva tenerti rapita, più che non facesse la stessa mia presenza, sostituendosi la mia Volontà a tenerti rapito ogni tuo pensiero, affetto, desiderio, parola, tanto, che la tua lingua parla della mia Volontà con tale eloquenza ed entusiasmo, perché è rapita dal mio Volere. Perciò tu senti fastidio quando sei domandata, e come, e perché Gesù non viene come prima, perché sei rapita dalla mia Volontà, e l’anima tua soffre quando ti vogliono rompere il dolce incanto del mio Volere”.

(3) Ed io: “Gesù, che dici? Vattene, vattene, sono le mie cattiverie che mi hanno ridotto in questo stato”. Gesù ha sorriso nel sentirsi dire “vattene”, e stringendomi più a Sé ha soggiunto:

(4) “Non posso andarmene, posso forse separarmi dalla mia Volontà? Se tu tieni la mia Volontà debbo starmi sempre con te, il mio Volere ed Io siamo uno solo, non siamo due, ma andiamo ai fatti, dimmi, quali sono queste tue cattiverie? “.

(5) Ed io: “Amor mio, non lo so, Tu stesso lo hai detto, che la tua Volontà mi tiene rapita, come posso conoscerle? “.

(6) E Gesù: “Ah! non le conosci? ”

(7) Ed io: “Non posso conoscerle, perché Tu mi tieni sempre sopra e non mi dai tempo a pensare a me stessa, e nell’atto che voglio pensare a me, Tu or mi rimproveri severamente, fino a dirmi che dovrei vergognarmi di far ciò, ora amorosamente col tirarmi a Te con tale forza, da farmi dimenticare me stessa, come posso farlo? ”

(8) E Gesù: “E se non puoi farlo significa che Io mi compiaccio più che tu non lo facessi, tenendoti la mia Volontà in luogo di tutto e vedendosi tolta qualche cosa di suo, perciò ti sta sopra e t’impedisce di pensare a te stessa, sapendo che dove tiene in tutto il luogo il mio Volere, cattiverie non ci possono essere. Perciò, geloso mantengo la sentinella”.

(9) Ed io: “Gesù, mi burli? ”

(10) E Gesù: “Figlia mia, mi costringi a farmi parlare per farti capire le cose come stanno. Senti, per farti giungere ad un punto sì nobile e divino, Io ho fatto con te come due amanti che si amano fino alla follia. Mai tu avresti amato tanto la mia Volontà se non mi avessi conosciuto, perciò prima ti ho dato l’estasi della mia Umanità, affinché conoscendo chi sono, tu mi hai amato, e per tirarti tutto il tuo amore ho usato con te tanti stratagemmi d’amore, e tu li ricordi, non è necessario che te ne faccia l’elenco. Ora, dopo averti tirato ben bene ad amare la mia persona, tu sei stata presa dalla mia Volontà, e l’ami, e non potendo stare senza di Me dopo tanto tempo, come se fossimo vissuti insieme, era necessario che l’estasi della mia Volontà ti tenesse luogo della mia Umanità, e tutto ciò che ho fatto prima sono state grazie per disporti all’estasi della mia Volontà, perché quando Io dispongo un’anima a vivere in modo più alto nella mia Volontà, sono costretto a manifestarmi per infondere grazie sì grandi”.

(11) Ed io sorpresa ho detto: “Che dici, oh! Gesù? Come, la tua Volontà è estasi? ”

(12) “Sì, vera e perfetta estasi è il mio Volere, e allora tu rompi questa estasi quando vuoi pensare a te, ma Io non te la do vinta, quindi i tempi che volgono grandi castighi verranno, sebbene tu non ci credi, li crederai tu e chi ti dirige quando li sentirete, perciò è necessario che l’estasi della mia Umanità sia interrotta, ma non del tutto, altrimenti tu mi legheresti dappertutto, quindi farò sottentrare il dolce incanto del mio Volere per farti soffrire anche meno nel vedere i castighi”.