Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 6° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 14
1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.2Davanti a lui stava un idropico.3Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?".4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.5Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?".6E non potevano rispondere nulla a queste parole.
7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.10Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".
12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".
15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!".16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto.18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato.20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".
25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà?35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda".
Levitico 7
1Questa è la legge del sacrificio di riparazione; è cosa santissima.2Nel luogo, dove si immola l'olocausto, si immolerà la vittima di riparazione; se ne spargerà il sangue attorno all'altare3e se ne offrirà tutto il grasso: la coda, il grasso che copre le viscere,4i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato che si distaccherà sopra i reni.5Il sacerdote brucerà tutto questo sull'altare come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore. Questo è un sacrificio di riparazione.6Ogni maschio di famiglia sacerdotale ne potrà mangiare; lo si mangerà in luogo santo; è cosa santissima.
7Il sacrificio di riparazione è come il sacrificio espiatorio; la stessa legge vale per ambedue; la vittima sarà del sacerdote che avrà compiuta l'espiazione.8Il sacerdote, che avrà fatto l'olocausto per qualcuno, avrà per sé la pelle dell'olocausto da lui offerto.9Così anche ogni oblazione, cotta nel forno o preparata nella pentola o nella teglia, sarà del sacerdote che l'ha offerta.10Ogni oblazione impastata con olio o asciutta sarà per tutti i figli di Aronne in misura uguale.
11Questa è la legge del sacrificio di comunione, che si offrirà al Signore.12Se uno l'offre in ringraziamento, offrirà, con il sacrificio di comunione, focacce senza lievito intrise con olio, schiacciate senza lievito unte con olio e fior di farina cotta, in forma di focacce intrise con olio.13Presenterà anche, come offerta, oltre le dette focacce, focacce di pan lievitato, insieme con il sacrificio di ringraziamento.14Di ognuna di queste offerte una parte si presenterà come oblazione prelevata in onore del Signore; essa sarà del sacerdote che ha sparso il sangue della vittima del sacrificio di comunione.15La carne del sacrificio di ringraziamento dovrà mangiarsi il giorno stesso in cui esso viene offerto; non se ne lascerà nulla fino alla mattina.
16Ma se il sacrificio che uno offre è votivo o volontario, la vittima si mangerà il giorno in cui verrà offerta, il resto dovrà esser mangiato il giorno dopo;17ma quel che sarà rimasto della carne del sacrificio fino al terzo giorno, dovrà bruciarsi nel fuoco.
18Se uno mangia la carne del sacrificio di comunione il terzo giorno, l'offerente non sarà gradito; dell'offerta non gli sarà tenuto conto; sarà un abominio; chi ne avrà mangiato subirà la pena della sua iniquità.19La carne che sarà stata in contatto con qualche cosa di immondo, non si potrà mangiare; sarà bruciata nel fuoco.
20Chiunque sarà mondo potrà mangiare la carne del sacrificio di comunione; ma la persona che, immonda, mangerà la carne del sacrificio di comunione offerto al Signore sarà eliminata dal suo popolo.21Se uno toccherà qualsiasi cosa immonda: un'immondezza umana, un animale immondo o qualsiasi cosa abominevole, immonda, e mangerà la carne d'un sacrificio di comunione offerto al Signore, quel tale sarà eliminato dal suo popolo".
22Il Signore disse ancora a Mosè:23"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Non mangerete alcun grasso, né di bue, né di pecora, né di capra.24Il grasso di una bestia che è morta naturalmente o il grasso d'una bestia sbranata potrà servire per qualunque altro uso; ma non ne mangerete affatto;25perché chiunque mangerà il grasso di animali che si possono offrire in sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore, sarà eliminato dal suo popolo.26E non mangerete affatto sangue, né di uccelli né di animali domestici, dovunque abitiate.27Chiunque mangerà sangue di qualunque specie sarà eliminato dal suo popolo".
28Il Signore aggiunse a Mosè:29"Parla agli Israeliti e di' loro: Chi offrirà al Signore il sacrificio di comunione porterà una offerta al Signore, prelevandola dal sacrificio di comunione.30Porterà con le proprie mani ciò che deve essere offerto al Signore con il fuoco: porterà il grasso insieme con il petto, il petto per presentarlo con il rito d'agitazione davanti al Signore.31Il sacerdote brucerà il grasso sopra l'altare; il petto sarà di Aronne e dei suoi figli.32Darete anche in tributo al sacerdote la coscia destra dei vostri sacrifici di comunione.33Essa spetterà, come sua parte, al figlio di Aronne che avrà offerto il sangue e il grasso dei sacrifici di comunione.34Poiché, dai sacrifici di comunione offerti dagli Israeliti, io mi riservo il petto della vittima offerta con l'agitazione di rito e la coscia della vittima offerta con l'elevazione di rito e li dò al sacerdote Aronne e ai suoi figli per legge perenne, che gli Israeliti osserveranno.35Questa è la parte dovuta ad Aronne e ai suoi figli, dei sacrifici bruciati in onore del Signore, dal giorno in cui eserciteranno il sacerdozio del Signore.36Agli Israeliti il Signore ha ordinato di dar loro questo, dal giorno della loro unzione. È una parte che è loro dovuta per sempre, di generazione in generazione.
37Questa è la legge per l'olocausto, l'oblazione, il sacrificio espiatorio, il sacrificio di riparazione, l'investitura e il sacrificio di comunione: legge che il Signore ha dato a Mosè sul monte Sinai, quando ordinò agli Israeliti di presentare le offerte al Signore nel deserto del Sinai".
Proverbi 1
1Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele,
2per conoscere la sapienza e la disciplina,
per capire i detti profondi,
3per acquistare un'istruzione illuminata,
equità, giustizia e rettitudine,
4per dare agli inesperti l'accortezza,
ai giovani conoscenza e riflessione.
5Ascolti il saggio e aumenterà il sapere,
e l'uomo accorto acquisterà il dono del consiglio,
6per comprendere proverbi e allegorie,
le massime dei saggi e i loro enigmi.
7Il timore del Signore è il principio della scienza;
gli stolti disprezzano la sapienza e l'istruzione.
8Ascolta, figlio mio, l'istruzione di tuo padre
e non disprezzare l'insegnamento di tua madre,
9perché saranno una corona graziosa sul tuo capo
e monili per il tuo collo.
10Figlio mio, se i peccatori ti vogliono traviare,
non acconsentire!
11Se ti dicono: "Vieni con noi,
complottiamo per spargere sangue,
insidiamo impunemente l'innocente,
12inghiottiamoli vivi come gli inferi,
interi, come coloro che scendon nella fossa;
13troveremo ogni specie di beni preziosi,
riempiremo di bottino le nostre case;
14tu getterai la sorte insieme con noi,
una sola borsa avremo in comune",
15figlio mio, non andare per la loro strada,
tieni lontano il piede dai loro sentieri!
16I loro passi infatti corrono verso il male
e si affrettano a spargere il sangue.
17Invano si tende la rete
sotto gli occhi degli uccelli.
18Ma costoro complottano contro il proprio sangue,
pongono agguati contro se stessi.
19Tale è la fine di chi si dà alla rapina;
la cupidigia toglie di mezzo colui che ne è dominato.
20La Sapienza grida per le strade
nelle piazze fa udire la voce;
21dall'alto delle mura essa chiama,
pronunzia i suoi detti alle porte della città:
22"Fino a quando, o inesperti, amerete l'inesperienza
e i beffardi si compiaceranno delle loro beffe
e gli sciocchi avranno in odio la scienza?
23Volgetevi alle mie esortazioni:
ecco, io effonderò il mio spirito su di voi
e vi manifesterò le mie parole.
24Poiché vi ho chiamato e avete rifiutato,
ho steso la mano e nessuno ci ha fatto attenzione;
25avete trascurato ogni mio consiglio
e la mia esortazione non avete accolto;
26anch'io riderò delle vostre sventure,
mi farò beffe quando su di voi verrà la paura,
27quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore,
quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano,
quando vi colpirà l'angoscia e la tribolazione.
28Allora mi invocheranno, ma io non risponderò,
mi cercheranno, ma non mi troveranno.
29Poiché hanno odiato la sapienza
e non hanno amato il timore del Signore;
30non hanno accettato il mio consiglio
e hanno disprezzato tutte le mie esortazioni;
31mangeranno il frutto della loro condotta
e si sazieranno dei risultati delle loro decisioni.
32Sì, lo sbandamento degli inesperti li ucciderà
e la spensieratezza degli sciocchi li farà perire;
ma chi ascolta me vivrà tranquillo
e sicuro dal timore del male".
Salmi 25
1'Di Davide'.
Alef. A te, Signore, elevo l'anima mia,
2Bet. Dio mio, in te confido: non sia confuso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
3Ghimel. Chiunque spera in te non resti deluso,
sia confuso chi tradisce per un nulla.
4Dalet. Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
5He. Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza,
Vau. in te ho sempre sperato.
6Zain. Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
7Het. Non ricordare i peccati della mia giovinezza:
ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
8Tet. Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
9Iod. guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie.
10Caf. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia
per chi osserva il suo patto e i suoi precetti.
11Lamed. Per il tuo nome, Signore,
perdona il mio peccato anche se grande.
12Mem. Chi è l'uomo che teme Dio?
Gli indica il cammino da seguire.
13Nun. Egli vivrà nella ricchezza,
la sua discendenza possederà la terra.
14Samech. Il Signore si rivela a chi lo teme,
gli fa conoscere la sua alleanza.
15Ain. Tengo i miei occhi rivolti al Signore,
perché libera dal laccio il mio piede.
16Pe. Volgiti a me e abbi misericordia,
perché sono solo ed infelice.
17Zade. Allevia le angosce del mio cuore,
liberami dagli affanni.
18Vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.
19Res. Guarda i miei nemici: sono molti
e mi detestano con odio violento.
20Sin. Proteggimi, dammi salvezza;
al tuo riparo io non sia deluso.
21Tau. Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
22Pe. O Dio, libera Israele
da tutte le sue angosce.
Isaia 22
1Oracolo sulla valle della Visione.
Che hai tu dunque, che sei salita
tutta sulle terrazze,
2città rumorosa e tumultuante,
città gaudente?
I tuoi caduti non sono caduti di spada
né sono morti in battaglia.
3Tutti i tuoi capi sono fuggiti insieme,
fatti prigionieri senza un tiro d'arco;
tutti i tuoi prodi sono stati catturati insieme,
o fuggirono lontano.
4Per questo dico: "Stornate lo sguardo da me,
che io pianga amaramente;
non cercate di consolarmi
per la desolazione della figlia del mio popolo".
5Poiché è un giorno di panico,
di distruzione e di smarrimento,
voluto dal Signore, Dio degli eserciti.
Nella valle della Visione un diroccare di mura
e un invocare aiuto verso i monti.
6Gli Elamiti hanno preso la faretra;
gli Aramei montano i cavalli,
Kir ha tolto il fodero allo scudo.
7Le migliori tra le tue valli
sono piene di carri;
i cavalieri si sono disposti contro la porta.
8Così egli toglie la protezione di Giuda.
Voi guardavate in quel giorno
alle armi del palazzo della Foresta;
9le brecce della città di Davide
avete visto quante fossero;
avete raccolto le acque della piscina inferiore,
10avete contato le case di Gerusalemme
e demolito le case per fortificare le mura;
11avete costruito un serbatoio fra i due muri
per le acque della piscina vecchia;
ma voi non avete guardato a chi ha fatto queste cose,
né avete visto chi ha preparato ciò da tempo.
12Vi invitava il Signore, Dio degli eserciti, in quel giorno
al pianto e al lamento,
a rasarvi il capo e a vestire il sacco.
13Ecco invece si gode e si sta allegri,
si sgozzano buoi e si scannano greggi,
si mangia carne e si beve vino:
"Si mangi e si beva, perché domani moriremo!".
14Ma il Signore degli eserciti si è rivelato ai miei orecchi:
"Certo non sarà espiato questo vostro peccato,
finché non sarete morti",
dice il Signore, Dio degli eserciti.
15Così dice il Signore, Dio degli eserciti:
"Rècati da questo ministro,
presso Sebnà, il maggiordomo,
16bche si taglia in alto il sepolcro
e si scava nella rupe la tomba:
16aChe cosa possiedi tu qui e chi hai tu qui,
che ti stai scavando qui un sepolcro?
17Ecco, il Signore ti scaglierà giù a precipizio, o uomo,
ti afferrerà saldamente,
18ti rotolerà ben bene a rotoli
come palla, verso un esteso paese.
Là morirai e là finiranno i tuoi carri superbi,
o ignominia del palazzo del tuo padrone!
19Ti toglierò la carica,
ti rovescerò dal tuo posto.
20In quel giorno chiamerò il mio servo
Eliakìm, figlio di Chelkia;
21lo rivestirò con la tua tunica,
lo cingerò della tua sciarpa
e metterò il tuo potere nelle sue mani.
Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per il casato di Giuda.
22Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide;
se egli apre, nessuno chiuderà;
se egli chiude, nessuno potrà aprire.
23Lo conficcherò come un paletto in luogo solido
e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre.
24A lui attaccheranno ogni gloria della casa di suo padre: discendenti e nipoti, ogni vaso anche piccolo, dalle tazze alle anfore".
25In quel giorno - oracolo del Signore degli eserciti - cederà il paletto conficcato in luogo solido, si spezzerà, cadrà e andrà in frantumi tutto ciò che vi era appeso, perché il Signore ha parlato.
Prima lettera ai Corinzi 1
1Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene,2alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro:3grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
4Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù,5perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza.6La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente,7che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.8Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo:9fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti.11Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi.12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!".
13Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?14Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio,15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome.16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.
17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.19Sta scritto infatti:
'Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti'.
20'Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto'? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo?21Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.22E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza,23noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.25Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.27Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,28Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,29perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.30Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione,31perché, come sta scritto:
'Chi si vanta si vanti nel Signore'.
Capitolo XVIII: L’uomo non si ponga ad indagare, con animo curioso, intorno al Sacramento, ma si faccia umile imitatore di Cristo e sottometta i suoi sensi alla santa fede
Leggilo nella BibliotecaParola del Diletto
1. Se non vuoi essere sommerso nell'abisso del dubbio, devi guardarti dall'indagare, con inutile curiosità intorno a questo altissimo Sacramento. "Colui che pretende di conoscere la maestà di Dio, sarà schiacciato dalla grandezza di lui" (Pro 25,27). Dio può fare cose più grandi di quanto l'uomo possa capire All'uomo è consentita soltanto una pia ed umile ricerca della verità, sempre pronta ad essere illuminata, e desiderosa di muoversi entro i salutari insegnamenti dei Padri. Beata la semplicità, che tralascia le ardue strade delle disquisizioni e prosegue nel sentiero piano e sicuro dei comandamenti di Dio. Sono molti quelli che, volendo indagare cose troppo sublimi, perdettero la fede. Da te si esigono fede e schiettezza di vita, non altezza d'intelletto e capacità di penetrare nei misteri di Dio. Tu, che non riesci a conoscere e a comprendere ciò che sta più in basso di te, come potresti capire ciò che sta sopra di te? Sottomettiti a Dio, sottometti i tuoi sensi alla fede, e ti sarà dato lume di conoscenza, quale e quanto potrà esserti utile e necessario. Taluni subiscono forti tentazioni circa la fede e il Sacramento; sennonché, non a loro se ne deve fare carico, bensì al nemico. Non soffermarti su queste cose; non voler discutere con i tuoi stessi pensieri, né rispondere ai dubbi insinuati dal diavolo. Credi, invece alle parole di Dio; affidati ai santi e ai profeti (2Cor 20,20), e fuggirà da te l'infame nemico. Che il servo di Dio sopporti tali cose, talora è utile assai. Il diavolo non sottopone alle tentazioni quelli che non hanno fede, né i peccatori, che ha già sicuramente in sua mano; egli tenta, invece, tormenta, in vario modo, le persone credenti e devote.
2. Procedi, dunque, con schietta e ferma fede; accostati al Sacramento con umile venerazione. Rimetti tranquillamente a Dio, che tutto può, quanto non riesci a comprendere: Iddio non ti inganna; mentre si inganna colui che confida troppo in se stesso. Dio cammina accanto ai semplici, si rivela agli umili, "dà lume d'intelletto ai piccoli" (Sal 118,130), apre la mente ai puri di cuore; e ritira la grazia ai curiosi e ai superbi. La ragione umana è debole e può sbagliare, mentre la fede vera non può ingannarsi. Ogni ragionamento, ogni nostra ricerca deve andare dietro alla fede; non precederla, né indebolirla. Ecco, predominano allora la fede e l'amore, misteriosamente operanti in questo santissimo ed eccellentissimo Sacramento. Il Dio eterno, immenso ed onnipotente, fa cose grandi e imperscrutabili, in cielo e in terra; e a noi non è dato investigare le meravigliose sue opere. Ché, se le opere di Dio fossero tali da poter essere facilmente comprese dalla ragione umana, non si potrebbero dire meravigliose e ineffabili.
LETTERA 20: Agostino ringrazia Antonino dell'amicizia e buona stima che ha di lui
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta nello stesso periodo (389-90).
Agostino ringrazia Antonino dell'amicizia e buona stima che ha di lui (n. 1-2) ed esprime il desiderio di vedere tutta la sua famiglia concorde nella fede e nella pietà (n. 3).
AGOSTINO AD ANTONINO
Una risposta breve ma ampliata dalla viva voce del latore.
1. Due essendo le persone che dovevano scriverti, per una parte sei stato più che pienamente soddisfatto, poiché vedi presente uno di noi. E, dato che dalla sua bocca tu ascolti anche me, avrei potuto non rispondere, se non lo avessi fatto su espressa richiesta di colui per la cui partenza mi sembrava inutile quello che ho fatto. Perciò io parlo con te forse più fruttuosamente che se ti fossi vicino, dal momento che leggi la mia lettera e ascolti colui nel cui cuore tu sai benissimo che io vivo. Con somma gioia ho esaminato e ponderato la lettera della tua Santità, giacché essa rivela il tuo animo cristiano senza alcuno degli orpelli che sono propri di questa età iniqua e inoltre pieno di amicizia per me.
Agostino si congratula con Antonino del suo buon cuore e lo ringrazia.
2. Mi congratulo con te e rendo grazie al nostro Dio e Signore per la tua fede, speranza e carità, e a te davanti a Lui perché hai di me una così buona opinione da ritenermi servo fedele di Dio e perché proprio questo ami in me con perfetta sincerità di cuore. Quantunque, anche a questo proposito, bisognerebbe congratularsi per la tua buona disposizione verso il bene piuttosto che ringraziarti. Infatti a te giova amare la bontà di per se stessa, e indubbiamente la ama chi ama colui che crede buono, tanto nel caso che lo sia realmente quanto nel caso che sia diverso da quel che si crede. A questo proposito uno solo è l'errore da cui bisogna guardarsi, cioè di giudicare diversamente da ciò che esige la verità non riguardo all'uomo ma riguardo a quello che è il bene vero dell'uomo. Tu però, fratello carissimo, che non sbagli affatto credendo o sapendo che è un grande bene servire Dio di buon grado e con purezza di cuore, quando ami un uomo qualsiasi perché lo ritieni partecipe di questo bene, possiedi già il tuo frutto, anche se egli non lo è. Pertanto con te bisogna congratularsi in questo; con lui invece non nel caso che sia amato per il motivo suddetto, ma nel caso che sia tale quale lo ritiene colui dal quale proprio per questo motivo è amato. Quale dunque io sia e quali progressi abbia fatto verso Dio lo vedrà Colui il cui giudizio non può errare non solo per quanto concerne il bene dell'uomo ma anche l'uomo stesso. A tale riguardo per te è sufficiente a procurarti la ricompensa della beatitudine eterna il fatto che, ritenendomi tale quale dev'essere un servo di Dio, mi circondi con tutto l'affetto del tuo cuore. Ti ringrazio poi vivamente perché, quando mi lodi come tale, tu mi stimoli in maniera particolare a desiderare di esserlo; e ancor più ti ringrazio se non solo ti raccomandi alle mie preghiere ma non cessi altresì di pregare per me. Infatti più gradita a Dio è la preghiera innalzata per un fratello quando si offre il sacrificio della carità.
La famiglia di Antonino goda dell'unità di fede, di pietà, di timor di Dio.
3. Saluto vivamente il tuo bambino e faccio voti che cresca secondo i precetti salutari del Signore. Anche per la tua casa io auguro e invoco l'unità della fede e la vera pietà, che è solo quella cattolica. A tal fine, se ritieni ancora necessaria l'opera mia, non esitare a chiederla confidando nel nostro comune Signore e nei diritti della carità. Tuttavia vorrei esortare la tua religiosissima prudenza a ispirare o ad alimentare nella tua consorte, che è come un vaso più fragile 1, un timore non irrazionale di Dio con la lettura dei libri sacri e con elevati discorsi. Infatti non vi è quasi nessuno, sollecito dello stato della propria anima e perciò zelante nel ricercare senza ostinazione la volontà del Signore, il quale con l'aiuto d'una buona guida non riesca a distinguere che differenza vi sia fra una qualsiasi sètta scismatica e l'unica Chiesa Cattolica.
11 - L'insegnamento ricevuto da Maria santissima sui sette sacramenti
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca830. A compimento della bellezza e delle ricchezze della santa Chiesa, fu conveniente che Cristo, suo artefice e nostro redentore, istituisse i sette sacramenti. In essi volle depositare i tesori infiniti dei suoi meriti e, in un modo del tutto ineffabile, il sostegno, vero e reale, dell'Autore di ogni cosa, perché i figli fedeli si alimentassero con i suoi beni e si consolassero con la sua presenza, caparra di quella che sperano di godere eternamente, faccia a faccia. Fu anche necessario, per la pienezza di scienza e di grazia di Maria santissima, che questi misteri e tesori fossero riversati nel suo ardente cuore, affinché vi restasse depositata tutta la legge di grazia, alla maniera in cui stava nel suo santissimo Figlio. Difatti, in sua assenza ella doveva essere la maestra della Chiesa ed insegnare ai suoi primogeniti a venerare e ricevere i sacramenti con particolare scrupolosità.
831. Alla divina Signora tutto questo venne manifestato nel seno del suo santissimo Figlio, con una illuminazione nuova e distinta rispetto a ciascun mistero. Prima di tutto conobbe che l'antica legge della circoncisione doveva essere abolita, subentrando in sua vece il mirabile sacramento del battesimo. Ebbe cognizione che l'elemento sensibile di questo segno della grazia divina doveva essere l'acqua pura e semplice, e che la formula doveva consistere nell'invocazione delle tre divine Persone con i nomi di Padre e Figlio e Spirito Santo, affinché i fedeli professassero in modo esplicito la fede nella santissima Trinità. Venne anche a conoscenza del beneficio che Cristo, nostro Signore, doveva comunicare al battesimo: il sigillo efficace per santificarci più perfettamente e per liberarci da tutti i peccati e dalle pene conseguenti. Vide gli effetti mirabili che questo sacramento doveva produrre in tutti quelli che lo avrebbero ricevuto, rigenerandoli e rinnovandoli nello stato di figli adottivi ed eredi del regno dell'eterno Padre, e infondendo loro le virtù della fede, speranza e carità assieme a molte altre. Conobbe inoltre il carattere soprannaturale e spirituale che come sigillo regale si doveva imprimere, in virtù del battesimo, nelle anime per contrassegnare i figli della santa Chiesa. E tutto ciò che riguarda questo santo sacramento ed i suoi effetti fu parimenti conosciuto da Maria santissima. Ella subito, con ardente desiderio, chiese al suo santissimo Figlio di poter beneficiare di questo favore a suo tempo; sua Maestà glielo promise, e in seguito glielo concesse, come poi dirò.
832. La stessa cognizione ebbe la celeste Signora del sacramento della confermazione, che si sarebbe amministrato nella santa Chiesa dopo il battesimo. Difatti, quest'ultimo genera i figli della grazia, mentre la confermazione li rende robusti e valorosi per confessare la fede già ricevuta, e oltre a rafforzare in loro la prima grazia vi aggiunge la sua particolare, indirizzata al proprio fine. Di questo sacramento la divina Regina conobbe la materia, la formula, i ministri, gli effetti della grazia e il carattere che imprime nell'anima. Comprese anche il valore simbolico delle parole della formula, e del crisma, mistura composta di balsamo ed olio. Esso costituisce la materia di questo sacramento e rappresenta la luce delle opere buone e il profumo di Cristo, che i fedeli confessandolo diffondono con la loro vita. Maria in tutte queste rivelazioni elevava dall'intimo del cuore lodi, ringraziamenti e fervorose suppliche, affinché tutti gli uomini attingessero acqua dalle sorgenti del Salvatore, e riconoscendolo vero Dio e redentore godessero di tesori incomparabili. Ella piangeva amaramente la deplorevole perdita di molti che, secondo il Vangelo, per i loro peccati sarebbero rimasti privi di medicine tanto efficaci.
833. Nel terzo sacramento, la penitenza, la divina Signora conobbe la necessità di questo mezzo affinché le anime potessero ritornare nella grazia e nell'amicizia di Dio, che tante volte perdono per l'umana fragilità. Comprese anche quali parti e quali ministri doveva avere questo sacramento e la facilità con la quale i figli della Chiesa avrebbero potuto farne uso con effetti straordinari. E per tutto ciò che concerne questo beneficio, come vera madre di misericordia rese, con incredibile giubilo, speciali grazie al Signore nel vedere una medicina tanto semplice per peccati così reiterati, quali sono le colpe ordinarie degli uomini. Si prostrò, allora, a terra, ed in nome della Chiesa accettò e venerò il santo tribunale della confessione, nel quale con ineffabile clemenza il Signore ordinò che si risolvesse e dibattesse per le anime una causa di tal peso, come lo è quella della giustificazione e della vita eterna o della morte e della dannazione, affidando all'arbitrio dei sacerdoti la facoltà di assolvere dai peccati o di negare l'assoluzione.
834. Giunse la prudentissima Signora alla speciale conoscenza dell'eccelso mistero: il sacramento dell'eucaristia. Di questa meraviglia conobbe e comprese, con forza di penetrazione, insondabili segreti, incomprensibili anche per i più alti serafini. Infatti, le fu manifestato il modo soprannaturale in cui l'umanità e la divinità del suo santissimo Figlio sarebbero state presenti sotto le specie del pane e del vino, in virtù delle parole con le quali vengono consacrate e convertite nel suo corpo e nel suo sangue, restando misteriosamente gli accidenti senza soggetto. Le fu rivelato come Cristo sarebbe stato, nello stesso tempo, in tante e diverse parti; come sarebbe stato celebrato il sacro mistero della Messa per offrirlo in sacrificio all'eterno Padre sino alla fine dei secoli; come Cristo sarebbe stato adorato e venerato nei numerosi templi della santa Chiesa cattolica, sparsi per tutto il mondo, e gli effetti che avrebbe prodotto a seconda delle disposizioni d'animo di chi lo avrebbe ricevuto. Venne anche a sapere della fede dei cattolici, degli errori degli eretici contro questo incomparabile beneficio, e soprattutto dell'amore immenso con il quale il suo santissimo Figlio aveva stabilito di darsi come cibo di vita eterna ad ogni mortale.
835. In queste ed in molte altre sublimi rivelazioni che Maria santissima ebbe riguardo al venerabile sacramento dell'eucaristia, il suo ardentissimo cuore s'infiammò di un amore tutto nuovo, inaccessibile ad ogni comprensione umana. E sebbene per ogni verità di fede e per ogni sacramento che veniva a conoscere elevasse solenni cantici, dinanzi a questo grande mistero dilatò ancor più il suo cuore, e prostratasi a terra fece insolite dimostrazioni: di amore, di culto, di lode, di ringraziamento e di umiliazione per tutti coloro che avrebbero goduto di un beneficio così sublime; e di dolore e rammarico per quelli che lo avrebbero reso inefficace, ritorcendolo a proprio danno. Inoltre, si accese dell'ardente desiderio di vedere istituito questo sacramento al punto che, se la forza dell'Altissimo non l'avesse confortata, la violenza dei suoi affetti le avrebbe strappato la vita, benché lo stare alla presenza del suo santissimo Figlio appagasse la sete delle sue brame e la trattenesse sino al tempo opportuno. Comunque la divina Regina fin d'allora chiese a sua Maestà se avrebbe potuto ricevere il suo corpo sacramentato quando fosse giunto il momento della consacrazione, dicendo: «Altissimo Signor mio, vera vita dell'anima mia, meriterà questo vile verme ed obbrobrio degli uomini di ricevervi nel suo petto? Sarò così fortunata da accogliervi nel corpo e nell'anima mia? Sarà vostra dimora e vostro tabernacolo il mio seno perché riposiate ed io vi ospiti godendo dei vostri forti amplessi, e voi, amato mio, di quelli della vostra serva?».
836. Le rispose il divin Maestro: «Madre e colomba mia, molte volte mi riceverete nel sacramento, e dopo la mia morte e la mia salita al cielo godrete di questa consolazione, perché allora la mia continua dimora sarà la quiete del vostro candidissimo ed amoroso petto che io ho eletto come sede del mio compiacimento». La gran Regina con questa promessa del Signore si umiliò di nuovo e chinatasi fino a lambire la polvere gli rese grazie suscitando lo stupore e l'ammirazione degli angeli. Da quel momento in poi cominciò ad orientare tutti i suoi affetti e le sue opere al fine di prepararsi e disporsi a ricevere a suo tempo la santa comunione di suo Figlio sacramentato. In tutti gli anni che seguirono ella non dimenticò mai questo proposito, né venne meno a questa sua volontà. La sua memoria, come altre volte ho detto, era costante e tenace, come quella degli angeli, e la sua sapienza più sublime di quella di tutti loro. E siccome si ricordava sempre del mistero dell'eucaristia e degli altri, operava in tutto conformemente alla memoria e alla conoscenza che aveva. Da allora in poi, rivolse intense suppliche al Signore, affinché illuminasse i mortali per far loro conoscere e venerare questo altissimo sacramento, così che lo potessero ricevere degnamente. Se alcune volte giungiamo a comunicarci con questa disposizione - e il Signore stesso faccia in modo che ciò avvenga sempre -, oltre che ai meriti di sua Maestà, lo dobbiamo alle lacrime ed alle implorazioni della nostra divina Madre. Quando qualcuno, audacemente, ha la sfrontatezza di riceverlo nel peccato, sappia che oltre alla sacrilega ingiuria che arreca al suo Dio e redentore, offende anche la sua santissima Madre, perché disprezza e rende vani il suo amore, i suoi pii desideri, le sue orazioni, le sue lacrime e i suoi sospiri. Impegniamoci con tutte le forze per allontanarci da un delitto così orrendo!
837. Nel quinto sacramento, l'estrema unzione, Maria santissima ebbe cognizione del fine mirabile per cui il Signore lo istituì, e dell'elemento, della formula e del ministro inerenti alla sua celebrazione. L'elemento doveva essere olio di oliva debitamente benedetto, come simbolo di misericordia; la formula deprecativa doveva accompagnare l'unzione dei sensi, per mezzo dei quali pecchiamo; il ministro doveva essere soltanto il sacerdote. Le furono rivelati anche i fini e gli effetti di questo sacramento: il soccorso dei fedeli infermi in pericolo di vita e in punto di morte contro le insidie e le tentazioni del nemico, che in quell'ultima ora sono molte e terribili. Mediante questo sacramento vengono dati, a chi lo riceve degnamente, la grazia per recuperare le forze spirituali indebolite per i peccati commessi e - se è necessario - il sollievo alle sofferenze del corpo. Sempre per suo mezzo, l'animo si dispiega ad una nuova devozione e al desiderio di vedere Dio, e ottiene inoltre la remissione dei peccati veniali con l'estinzione di ciò che resta delle colpe mortali. Il corpo dell'infermo resta così segnato; infatti, sebbene questo sacramento non imprima il carattere, lascia il corpo come sigillato tanto da impedire al demonio di avvicinarvisi, perché per grazia vi è stato il Signore come in un suo tabernacolo. Per questo privilegio nel sacramento dell'estrema unzione si toglie a Lucifero la superiorità e il diritto che acquistò su di noi per il peccato originale e che si arroga per quelli attuali. E così il corpo del giusto, che deve risuscitare e godere di Dio nel suo intimo, con questo sacramento viene disposto ad unirsi con la propria anima. La nostra fedelissima Madre e signora conobbe tutto questo e lo apprezzò in nome dei fedeli.
838. Del sesto sacramento, l'ordine, ella comprese che la provvidenza del suo santissimo Figlio ordinava nella sua Chiesa i ministri corrispondenti ai sacramenti che istituiva, perché santificassero il corpo mistico dei fedeli e consacrassero il pane e il vino convertendoli nel corpo e nel sangue dello stesso Signore. Inoltre, venne a conoscere che, per conferire loro questa dignità superiore a quella di tutti gli altri uomini e dei medesimi angeli, l'Autore della grazia istituiva un nuovo sacramento di ordinazione e di consacrazione. Con questa cognizione le fu infusa una riverenza estrema verso la dignità dei sacerdoti; fin d'allora ella incominciò a rispettarli e a venerarli con profonda umiltà. Chiese all'Altissimo che rendesse i ministri degni e idonei all'ufficio loro assegnato, e che illuminasse i fedeli affinché li venerassero. Pianse, inoltre, le offese a Dio che gli uni e gli altri avrebbero commesso, venendo meno ai propri doveri. E poiché quello che ho sopra accennato l'ho già esposto in altre parti, ed in seguito parlerò ancora del grande rispetto che la Regina portava ai suoi sacerdoti, non mi trattengo per ora in questo. Maria santissima conobbe tutto ciò che riguarda la materia e la forma di questo sacramento, e gli effetti e i ministri che esso doveva avere.
839. Nel settimo ed ultimo sacramento, il matrimonio, la nostra divina Signora fu parimenti istruita sul fine che Cristo aveva nell'istituire un sacramento per benedire e santificare la propagazione dei fedeli e raffigurare, più efficacemente, il mistero del suo sposalizio spirituale con la santa Chiesa. Le fu rivelato come si doveva celebrare il matrimonio, quale forma e quale materia doveva avere, quali beni superni avrebbe riversato sui figli della santa Chiesa, e tutto quello che concerne i suoi effetti e la sua grazia. A motivo di questo, Maria santissima elevò cantici di lode e di ringraziamento in nome dei cattolici che avrebbero ricevuto questo beneficio. In seguito le vennero manifestati le cerimonie e i riti sacri, relativi al culto divino e al mantenimento dei buoni costumi, con i quali in futuro si sarebbe dovuta governare la Chiesa. Le furono svelate anche tutte le leggi che essa avrebbe dovuto promulgare per questo fine, ed in particolare i cinque precetti: partecipare alla Messa nei giorni di festa, confessarsi nei tempi opportuni e comunicarsi con il santissimo corpo di Cristo sacramentato, digiunare nei giorni assegnati, pagare le decime e presentare le primizie dei frutti che il Signore dà sulla terra.
840. Maria in tutti questi precetti ecclesiastici fu istruita sui misteri della giustificazione e sulla ragione che avevano, sugli effetti che avrebbero prodotto e sulla loro necessità nella santa Chiesa. I fedeli, osservando il primo di tutti questi comandamenti, avrebbero avuto dei giorni prestabiliti per cercare Dio, e per assistere al santo sacrificio della Messa, offerto per i vivi e per i defunti. In questa circostanza avrebbero rinnovato la professione di fede e la memoria della passione e della morte di Cristo nostro redentore e, cooperando alla grandezza di questo supremo sacrificio, avrebbero conseguito tanti frutti e beni quanti ne riceve la Chiesa stessa. Conobbe anche quanto fosse necessario per gli uomini riconoscere la negligenza che li porta a disprezzare, per lungo tempo, la possibilità accordata loro di ristabilirsi facilmente nella grazia e nell'amicizia di Dio, per mezzo della confessione sacramentale, e di confermarsi in esse con la santa comunione. Difatti, coloro che si dimenticano di ricorrere a questi due sacramenti, oltre al pericolo e al danno a cui si espongono, commettono anche un'altra ingiuria verso il loro Creatore: rendono vani i desideri di Dio e l'amore con cui istituì questi precetti per la nostra redenzione.
841. Lo stesso insegnamento ebbe la divina Regina sugli ultimi due precetti: digiunare e pagare le decime. Le fu manifestato quanto fosse necessario che i figli della santa Chiesa si impegnassero con tutte le forze a vincere i nemici, di ostacolo alla loro salvezza. Tanti negligenti ed infelici, infatti, non osservano la norma dell'astinenza per non soffocare le loro passioni, le quali, di solito, si fomentano con i vizi della carne; ma solo il digiuno, di cui ci diede singolare esempio il Maestro della vita, benché non dovesse vincere come noi il fomite del peccato, mortifica la carne. Maria santissima comprese anche come il pagamento delle decime fosse un ordine speciale del Signore, affinché i figli della santa Chiesa traessero dai beni temporali della terra il tributo dovuto al Creatore di tutto. Con tale gesto i fedeli riconoscono Dio come supremo Signore e lo ringraziano per i frutti della sua provvidenza. Le decime offerte si sarebbero poi convertite in alimenti per i sacerdoti e i ministri del la Chiesa , affinché fossero più riconoscenti al Signore, dalla cui mensa sono provvisti abbondantemente, ed attendessero alla salute spirituale dei fedeli e alla loro felicità. Il sudore del popolo si converte nel beneficio e nel sostentamento dei sacerdoti che così possono impegnarsi, in tutta la loro vita, nel culto divino e nel servizio della santa Chiesa.
842. Molto mi sono contenuta nell'esposizione di misteri così arcani, del modo in cui furono illustrati alla nostra celeste Imperatrice, e di ciò che operarono nel suo cuore ardente e magnanimo, con la cognizione che le diede il Capo della Chiesa. Mi ha frenato il timore di essere molto prolissa, e ancor più quello di sbagliare nel manifestare il mio intimo e quanto ha colto della rivelazione che mi è stata data; alle mie lacune supplirà la luce della santa fede che professiamo. Sarà questa, sorretta dalla prudenza e dalla pietà cristiana, che orienterà il cuore dei cattolici a venerare sacramenti così sublimi, e a contemplare l'armonia meravigliosa che sussiste tra leggi, dottrine, sacramenti e misteri che la Chiesa cattolica racchiude in sé, e con la quale si è mirabilmente governata sin dal principio e si governerà, salda e stabile, sino alla fine del mondo. L'insieme di tutte queste cognizioni si impresse in modo mirabile nell'intimo della nostra Regina e signora; qui - a nostro modo di intendere - Cristo redentore del mondo diede inizio all'edificazione della santa Chiesa. Egli la depositò tutta nella sua purissima Madre, affinché per prima godesse dei suoi tesori. Ricca della sovrabbondanza di questi benefici, ella poteva operare, amare, credere, sperare e rendere grazie per tutti gli altri mortali, e piangere i loro peccati perché per mezzo di questi non rimanesse ostruita la corrente di misericordia a favore del genere umano. Maria santissima doveva divenire come il documento pubblico, in cui Dio avrebbe iscritto tutto quanto doveva operare per la redenzione umana, con l'obbligo di adempirlo. Ella sarebbe stata la coadiutrice di Dio e avrebbe custodito nel suo cuore il memoriale delle meraviglie che egli voleva operare.
Insegnamento della Regina del cielo
843. Figlia mia, molte volte ti ho mostrato quanto ingiuriosa sia per l'Altissimo, e pericolosa per voi mortali, la negligenza verso le tante opere, misteriose e mirabili, che la sua divina clemenza dispose per il vostro riscatto, e che voi per trascuratezza disprezzate. Il mio materno amore mi sollecita a risvegliare in te questo ricordo ed il dolore di un danno così deplorevole. Dove sta il buon senso umano, se dinanzi ad un così grave pericolo i mortali disprezzano la loro salvezza eterna e la gloria del loro Creatore e redentore? Le porte della grazia e della gloria stanno aperte, eppure gli uomini non solo non vogliono varcarle, ma addirittura, quando la vita e la luce vanno incontro ad essi, per non farle entrare, chiudono le porte dei loro cuori, rimanendo nelle tenebre e nella morte. Oh, crudeltà disumana del peccatore! La sua infermità è mortale, e tra tutte è la più pericolosa, ma egli non vuole ricevere il rimedio che gratuitamente gli viene offerto. Quale defunto non si riconoscerebbe obbligato verso colui che gli restituisse la vita? Quale infermo non ringrazierebbe il medico per averlo guarito dal suo male? Se i figli degli uomini sanno essere grati a chi dà loro la salute e la vita - che presto sono destinati a perdere e che servono solo per restituirli a nuovi pericoli e travagli -, come possono essere così stolti e duri di cuore da non ringraziare né riconoscere chi dà loro la salvezza e la vita eterna e vuole riscattarli da quelle pene che non avranno fine e mai si potranno soppesare?
844. Ah, mia carissima! Come posso riconoscere per figli quelli che disprezzano così il mio unico ed amantissimo figlio e Signore e la sua generosa clemenza? Ben conoscono tale bontà gli angeli e i santi del cielo! Essi si meravigliano della villana ingratitudine e del pericolo che corrono i viventi; pertanto resta comprovata per loro la rettitudine della giustizia divina. In questa Storia ti ho resa partecipe di molti segreti, e adesso ti dichiaro ancor di più, affinché mi imiti e mi accompagni nell'amaro pianto che io versai per l'oltraggio arrecato a Dio dai mortali. Piangi le offese fatte a lui e cerca da parte tua di ripararle. Voglio che non passi giorno senza che tu renda un umile ringraziamento all'Autore di tutto, per aver istituito i santi sacramenti e per la pazienza che ha mostrato nel tollerare il cattivo uso di essi da parte dei fedeli perversi. Tu ricevi, invece, questi doni con profonda riverenza, fede e ferma speranza. E per l'amore che hai al sacramento della penitenza, cerca di accostarti ad esso con la disposizione e con i requisiti che insegnano la santa Chiesa e i suoi dottori, per riceverlo fruttuosamente. Ricorri ad esso ogni giorno con cuore umile e grato; e quando ti ritroverai nella colpa, non diffidare del suo rimedio. Lavati, e monda la tua anima, perché è grave riconoscersi macchiati dal peccato e rimanere per molto tempo o anche per un solo istante nella sua lordura.
845. Voglio soprattutto che tu comprenda lo sdegno di Dio onnipotente - anche se non lo potrai interamente conoscere - contro quelli che con audacia ricevono indegnamente questi santi sacramenti, ed in particolare il santissimo sacramento dell'altare. O anima, quale peso ha questa colpa dinanzi al Signore e ai santi! Non solo egli viene offeso dal peccato di chi lo riceve senza esserne degno, ma in sommo grado anche dalle irriverenze che si commettono nelle chiese, alla sua reale presenza. Come possono i figli della Chiesa dichiarare di avere fede nell'eucarestia e di rispettarla quando non solo non visitano né adorano Cristo sacramentato, ma commettono alla sua presenza sacrilegi tali che neanche i pagani ardiscono commettere nelle loro false sette? Questa è materia che richiederebbe molte ammonizioni e molti libri. Ti avverto, figlia mia, che gli uomini nel secolo presente hanno molto offeso la giustizia del Signore, e non meritano che vengano illuminati su ciò che la mia materna pietà desidera per il loro rimedio. Quello però che ora devono sapere è che essi saranno giudicati senza misericordia, come se si trattasse di servi malvagi ed infedeli, condannati dalla loro stessa bocca. Avvisa tutti quelli che vorranno ascoltarti. Consiglia loro che vadano ogni giorno nelle chiese dove è presente il Santissimo Sacramento per adorarlo e venerarlo, e che, ascoltando la Messa , cerchino di comportarsi con grande rispetto. Gli uomini non sanno quali benefici perdono non adempiendo questi doveri!
14 novembre 1941
Madre Pierina Micheli
Ieri sera il Padre, mi ha dato la pace. Grazie, Gesù. Quanto sei buono con me, tanto cattiva! Questa notte, il nemico tentò uno sforzo, ma quantunque mi sembrava di soffocare gridai: San Silvestro, il Padre vuole che questa notte riposi e il nemico non poté più nulla. Che potenza ha l'ubbidienza! Ricordalo sempre, anima mia.