Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Oggi... seguiamo le orme di Santa Teresina e la sua "piccola via". Quanto è bella una persona umile! Dal suo cuore, come dall'incensiere, esce un profumo molto gradito a Dio e Lui la innalza fino a Sé. Più una persona è umile più Dio si china verso di essa e la riveste di grazia. Una persona umile è come un fiore, è come una violetta: è nascosta, non si nota, non appare, eppure - grazie al suo profumo - si riconosce facilmente. Anche se passano gli anni, la persona umile rimane sempre bella. Anzi con gli anni la sua bellezza è ancora più preziosa. Una persona umile non smette mai di profumare. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 6° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 7

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro.3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano,5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga".6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto;7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!".10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!".14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!".15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo".17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.

18Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi19e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?".20Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?".21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.22Poi diede loro questa risposta: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: 'i ciechi riacquistano la vista', gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, 'ai poveri è annunziata la buona novella'.23E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!".
24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?25E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re.26Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta.27Egli è colui del quale sta scritto:

'Ecco io mando davanti a te il mio messaggero,
egli preparerà la via davanti' a te.

28Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.29Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni.30Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio.

31A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?32Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri:

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!

33È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.35Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli".

36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.37Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato;38e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
39A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice".40Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure".41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?".43Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene".44E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.45Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.46Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco".48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati".49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?".50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!".


Esdra 8

1Questi sono, con le loro indicazioni genealogiche, i capifamiglia che sono partiti con me da Babilonia, sotto il regno del re Artaserse.
2dei figli di Pincas: Ghersom;
dei figli di Itamar: Daniele;
dei figli di Davide: Cattus3figlio di Secania;
dei figli di Paros: Zaccaria; con lui furono registrati centocinquanta maschi;
4dei figli di Pacat-Moab: Elioenai figlio di Zerachia, e con lui duecento maschi;
5dei figli di Zattu: Secania figlio di Iacaziel e con lui trecento maschi;
6dei figli di Adin: Ebed figlio di Giònata e con lui cinquanta maschi;
7dei figli di Elam: Isaia figlio di Atalia e con lui settanta maschi;
8dei figli di Sefatia: Zebadia figlio di Michele e con lui ottanta maschi;
9dei figli di Ioab: Obadia figlio di Iechièl e con lui duecentodiciotto maschi;
10dei figli di Bani: Selomìt figlio di Iosifia e con lui centosessanta maschi;
11dei figli di Bebai: Zaccaria figlio di Bebai e con lui ventotto maschi;
12dei figli di Azgad: Giovanni figlio di Akkatan e con lui centodieci maschi;
13dei figli di Adonikam: gli ultimi, di cui ecco i nomi: Elifèlet, Ieièl e Semaia e con loro sessanta maschi;
14dei figli di Bigvai: Utai figlio di Zaccur e con lui settanta maschi.
15Io li ho radunati presso il canale che scorre verso Aava. Là siamo stati accampati per tre giorni. Ho fatto una rassegna tra il popolo e i sacerdoti e non ho trovato nessun levita.16Allora ho mandato a chiamare i capi Elièzer, Arièl, Semaia, Elnatàn, Iarib, Natàn, Zaccaria, Mesullàm e gli istruttori Ioiarib ed Elnatàn17e ho ordinato loro di andare da Iddo, capo nella località di Casifià, e ho messo loro in bocca le parole da dire a Iddo e ai suoi fratelli oblati nella località di Casifià: di mandarci cioè inservienti per il tempio del nostro Dio.18Poiché la mano benefica del nostro Dio era su di noi, ci hanno mandato un uomo assennato, dei figli di Macli, figlio di Levi, figlio d'Israele, cioè Serebia, con i suoi figli e fratelli: diciotto persone;19inoltre Casabià e con lui Isaia, dei figli di Merari suo fratello e i loro figli: venti persone.20Degli oblati, che Davide e i principi avevano assegnato al servizio dei leviti: duecentoventi oblati. Furono registrati per nome.21Là, presso il canale Aavà, ho indetto un digiuno, per umiliarci davanti al Dio nostro e implorare da lui un felice viaggio per noi, i nostri bambini e tutti i nostri averi.22Avevo infatti vergogna di domandare al re soldati e cavalieri per difenderci lungo il cammino da un eventuale nemico; anzi, avevamo detto al re: "La mano del nostro Dio è su quanti lo cercano, per il loro bene; invece la sua potenza e la sua ira su quanti lo abbandonano".23Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto.24Quindi ho scelto dodici tra i capi dei sacerdoti: Serebia e Casabià e i dieci loro fratelli con essi:25ho pesato loro l'argento, l'oro e gli arredi, che costituivano l'offerta per il tempio del nostro Dio fatta dal re, dai suoi consiglieri, dai suoi principi e da tutti gli Israeliti che si trovavano da quelle parti.26Ho pesato dunque e consegnato nelle loro mani:
argento: seicentocinquanta talenti;
arredi d'argento: cento, del peso di altrettanti talenti;
oro: cento talenti.
27Inoltre:
coppe d'oro venti: di mille darici;
vasi di bronzo pregiato e lucente: due, preziosi come l'oro.
28Ho detto loro: "Voi siete consacrati al Signore; questi arredi sono cosa sacra; l'argento e l'oro sono offerta volontaria al Signore, Dio dei nostri padri.29Sorvegliateli e custoditeli, finché non possiate pesarli davanti ai capi dei sacerdoti, ai leviti e ai capifamiglia d'Israele a Gerusalemme, nelle stanze del tempio".30Allora i sacerdoti e i leviti presero in consegna il carico dell'argento e dell'oro e dei vasi, per portarli a Gerusalemme nel tempio del nostro Dio.
31Il dodici del primo mese siamo partiti dal fiume Aava per andare a Gerusalemme e la mano del nostro Dio era su di noi: egli ci ha liberati dagli assalti dei nemici e dei briganti lungo il cammino.32Siamo arrivati a Gerusalemme e ci siamo riposati tre giorni.33Il quarto giorno sono stati pesati l'argento, l'oro e gli arredi nella casa del nostro Dio nelle mani del sacerdote Meremòt, figlio di Uria, con cui vi era Eleàzaro figlio di Pincas e con essi i leviti Iozabàd figlio di Giosuè e Noadia figlio di Binnui;34ogni cosa era secondo il numero e il peso e si mise per iscritto il peso totale.
In quel tempo35quelli che venivano dall'esilio, cioè i deportati, vollero offrire olocausti al Dio d'Israele:
tori: dodici per tutto Israele,
arieti: novantasei,
agnelli: settantasette,
capri di espiazione: dodici,
tutto come olocausto al Signore.
36Hanno consegnato i decreti del re ai satrapi del re e al governatore dell'Oltrefiume, i quali sono venuti in aiuto al popolo e al tempio.


Giobbe 10

1Stanco io sono della mia vita!
Darò libero sfogo al mio lamento,
parlerò nell'amarezza del mio cuore.
2Dirò a Dio: Non condannarmi!
Fammi sapere perché mi sei avversario.
3È forse bene per te opprimermi,
disprezzare l'opera delle tue mani
e favorire i progetti dei malvagi?
4Hai tu forse occhi di carne
o anche tu vedi come l'uomo?
5Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un uomo,
i tuoi anni come i giorni di un mortale,
6perché tu debba scrutare la mia colpa
e frugare il mio peccato,
7pur sapendo ch'io non sono colpevole
e che nessuno mi può liberare dalla tua mano?
8Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto
integro in ogni parte; vorresti ora distruggermi?
9Ricordati che come argilla mi hai plasmato
e in polvere mi farai tornare.
10Non m'hai colato forse come latte
e fatto accagliare come cacio?
11Di pelle e di carne mi hai rivestito,
d'ossa e di nervi mi hai intessuto.
12Vita e benevolenza tu mi hai concesso
e la tua premura ha custodito il mio spirito.
13Eppure, questo nascondevi nel cuore,
so che questo avevi nel pensiero!
14Tu mi sorvegli, se pecco,
e non mi lasci impunito per la mia colpa.
15Se sono colpevole, guai a me!
Se giusto, non oso sollevare la testa,
sazio d'ignominia, come sono, ed ebbro di miseria.
16Se la sollevo, tu come un leopardo mi dai la
caccia
e torni a compiere prodigi contro di me,
17su di me rinnovi i tuoi attacchi,
contro di me aumenti la tua ira
e truppe sempre fresche mi assalgono.
18Perché tu mi hai tratto dal seno materno?
Fossi morto e nessun occhio m'avesse mai visto!
19Sarei come se non fossi mai esistito;
dal ventre sarei stato portato alla tomba!
20E non son poca cosa i giorni della mia vita?
Lasciami, sì ch'io possa respirare un poco
21prima che me ne vada, senza ritornare,
verso la terra delle tenebre e dell'ombra di morte,
22terra di caligine e di disordine,
dove la luce è come le tenebre.


Salmi 110

1'Di Davide. Salmo.'

Oracolo del Signore al mio Signore:
"Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi".

2Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
"Domina in mezzo ai tuoi nemici.
3A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell'aurora,
come rugiada, io ti ho generato".

4Il Signore ha giurato
e non si pente:
"Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchisedek".
5Il Signore è alla tua destra,
annienterà i re nel giorno della sua ira.
6Giudicherà i popoli:
in mezzo a cadaveri
ne stritolerà la testa su vasta terra.

7Lungo il cammino si disseta al torrente
e solleva alta la testa.


Ezechiele 38

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, volgiti verso Gog nel paese di Magòg, principe capo di Mesech e Tubal, e profetizza contro di lui.
Annunzierai:3Dice il Signore Dio: Eccomi contro di te Gog, principe capo di Mesech e Tubal,4io ti aggirerò, ti metterò ganci alle mascelle e ti farò uscire con tutto il tuo esercito, cavalli e cavalieri tutti ben equipaggiati, truppa immensa con scudi grandi e piccoli, e tutti muniti di spada.5La Persia, l'Etiopia e Put sono con loro, tutti con scudi ed elmi.6Gomer e tutte le sue schiere, la gente di Togarmà, le estreme regioni del settentrione e tutte le loro forze, popoli numerosi sono con te.
7Sta' pronto, fa' i preparativi insieme con tutta la moltitudine che si è radunata intorno a te: sii a mia disposizione.8Dopo molto tempo ti sarà dato l'ordine: sul finire degli anni tu andrai contro una nazione che è sfuggita alla spada, che in mezzo a molti popoli si è radunata sui monti d'Israele, rimasti lungamente deserti. Essa rimpatriò dalle genti e tutti abitano tranquilli.9Tu vi salirai, vi giungerai come un uragano: sarai come un nembo che avvolge la terra, tu con tutte le tue schiere e con i popoli numerosi che sono con te.10Dice il Signore Dio: In quel giorno ti verranno in mente dei pensieri e concepirai progetti malvagi.11Tu dirai: Andrò contro una terra indifesa, assalirò genti tranquille che si tengono sicure, che abitano tutte in luoghi senza mura, che non hanno né sbarre né porte,12per depredare, saccheggiare, metter la mano su rovine ora ripopolate e sopra un popolo che si è riunito dalle nazioni, dedito agli armenti e ai propri affari, che abita al centro della terra.
13Saba, Dedan, i commercianti di Tarsis e tutti i suoi leoncelli ti domanderanno: Vieni per saccheggiare? Hai radunato la tua gente per venir a depredare e portar via argento e oro, per rapire armenti e averi e per fare grosso bottino?14Perciò predici, figlio dell'uomo, e annunzia a Gog: Così dice il Signore Dio: In quel giorno, quando il mio popolo Israele dimorerà del tutto sicuro, tu ti leverai,15verrai dalla tua dimora, dagli estremi confini del settentrione, tu e i popoli numerosi che sono con te, tutti su cavalli, una turba grande, un esercito potente.16Verrai contro il mio popolo Israele, come un nembo per coprire la terra. Sul finire dei giorni io ti manderò sulla mia terra perché le genti mi conoscano quando per mezzo tuo, o Gog, manifesterò la mia santità davanti ai loro occhi.17Così dice il Signore Dio: Non sei tu quegli di cui parlai nei tempi antichi per mezzo dei miei servi, i profeti d'Israele, i quali, in quei tempi e per molti anni, profetizzarono che io ti avrei mandato contro di loro?18Ma, quando Gog giungerà nel paese d'Israele - parola del Signore Dio - divamperà la mia collera.19Nella mia gelosia e nel mio furore ardente io vi dichiaro: In quel giorno ci sarà un gran terremoto nel paese di Israele:20davanti a me tremeranno i pesci del mare, gli uccelli del cielo, gli animali selvatici, tutti i rettili che strisciano sul terreno e ogni uomo che è sulla terra: i monti franeranno, le rocce cadranno e ogni muro rovinerà al suolo.
21Contro di lui, per tutti i monti d'Israele, chiamerò la spada. Parola del Signore Dio. La spada di ognuno di essi sarà contro il proprio fratello.22Farò giustizia di lui con la peste e con il sangue: farò piovere su di lui e le sue schiere, sopra i popoli numerosi che sono con lui, torrenti di pioggia e grandine, fuoco e zolfo.23Io mostrerò la mia potenza e la mia santità e mi rivelerò davanti a genti numerose e sapranno che io sono il Signore".


Lettera agli Ebrei 10

1Avendo infatti la legge solo un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio.2Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che i fedeli, purificati una volta per tutte, non avrebbero ormai più alcuna coscienza dei peccati?3Invece per mezzo di quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati,4poiché è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri.5Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:

'Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato'.
6'Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato'.
7'Allora ho detto: Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà'.

8Dopo aver detto prima 'non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato', cose tutte che vengono offerte secondo la legge,9soggiunge: 'Ecco, io vengo a fare la tua volontà'. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo.10Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.

11Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati.12Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre 'si è assiso alla destra di Dio',13aspettando ormai solo che 'i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi'.14Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.15Questo ce lo attesta anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto:

16'Questa è l'alleanza che io stipulerò' con loro
'dopo quei giorni, dice il Signore:
io porrò le mie leggi nei loro cuori
e le imprimerò nella loro mente',

17dice:
'E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro
iniquità'.

18Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più bisogno di offerta per il peccato.

19Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù,20per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne;21avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio,22accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.23Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso.
24Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone,25senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina.

26Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati,27ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli.28Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, 'viene messo a morte' senza pietà 'sulla parola di due o tre testimoni'.29Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?30Conosciamo infatti colui che ha detto: 'A me la vendetta! Io darò la retribuzione!' E ancora: 'Il Signore giudicherà il suo popolo'.31È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!

32Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportare una grande e penosa lotta,33ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo.34Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi.35Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa.36Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa.

37Ancora 'un poco', infatti, 'un poco appena,
e colui che deve venire, verrà e non tarderà'.
38'Il mio giusto vivrà mediante la fede;
ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui'.

39Noi però non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima.


Capitolo I: L'imitazione di cristo e il disprezzo di tutte le vanita' del mondo

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1.     "Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.

    2.     Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire" (Qo 1,8). Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.


LETTERA 215/A AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A VALENTINO, AMATISSIMO SIGNORE E FRATELLO DEGNO D'ESSERE ONORATO NELLA CARITÀ DI CRISTO

Lettere - Sant'Agostino

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1. Ringrazio assai la tua Carità per avermi inviato il fratello Floro da me tanto atteso, ma ringrazio molto di più il nostro Dio, perché l'ho trovato come lo desideravo. Sebbene in apparenza egli ritorni un po' tardi presso di voi, in realtà egli con me s'è trattenuto meno di quanto avrei voluto. Infatti durante la sua permanenza qui io sono stato afflitto da un'infermità fisica così penosa, e per tanti giorni, che non mi è stato possibile d'intrattenermi con lui, o mio carissimo signore e fratello, degno d'essere onorato nella carità di Cristo. Per questo motivo ti prego di nuovo che tu abbia la cortesia di soddisfare un desiderio, che adesso non è soltanto mio, ma di ciascuno di noi due, inviandolo di nuovo in modo che possa trattenersi un po' di tempo con noi. Ciò, a mio parere, non sarà senza frutto, sia per lui che per me, e inoltre l'istruzione religiosa più completa, che potrà ricevere da me, con l'aiuto del Signore potrà servire anche ai suoi confratelli. Possa Dio conservarti nel suo favore.


La fede: nostro scudo e nostra vittoria.

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Nel raccontare questo sogno Don Bosco s’introdusse così: «Era da molto tempo che pregavo il Signore affinché mi facesse conoscere lo stato dell’anima dei miei figliuoli. Specialmente in questi Esercizi Spirituali io ero soprappensiero per tal motivo... E il Signore volle favorirmi in modo che io potessi leggere nelle coscienze dei giovani proprio come se leggessi in un libro; e quello che è più mirabile, vidi non solo lo stato presente di ciascuno, ma le cose che a ciascuno sarebbero accadute nell’avvenire. E ciò in modo proprio anche per me straordinario, perché non mi avveniva mai che vedessi così bene, così chiaro, così svelatamene nelle cose fu ture e nelle coscienze dei giovani ».
Questa premessa sull’elemento soprannaturale del sogno acquista risalto quando si tenga presente la grande umiltà di Don Bosco e l’abituale senso di misurata semplicità con cui era solito pesare le sue parole.

Nel sogno Don Bosco cita il fratello Giuseppe, fratel Michele Romano, direttore della Casa di noviziato dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Torino, e due sacerdoti, Don Alasonatti e Don Ruffino, che erano stati tra i suoi primi e più devoti figli e collaboratori. Presentiamo il racconto di Don Bosco, ridotto qua e là.
«Mi parve di trovarmi nell’Oratorio sull’imbrunire. Un numero immenso di giovani mi circondava, come voi siete soliti fare, perché siamo amici. Ero giunto in mezzo al cortile quando sento alte grida e urla feroci che venivano dalla parte della portineria. I giovani fuggono a precipizio gridando e correndo verso di noi. Io mi volsi da quella parte e vidi un mostro che mi parve un gigantesco leone. Enorme era la sua testa, e la bocca così smisurata e aperta, che sembrava fatta per divorare la gente in un boccone. Da questa sporgevano fuori due grossi, acuti, lunghissimi denti, a guisa di spade taglienti».
Don Bosco continua dicendo che i giovani gli si erano stretti attorno, ansiosi di sapere che cosa fare per salvarsi.
— Voltiamoci — rispose Don Bosco — verso il fondo dei portici, all’immagine della Madonna, mettiamoci in ginocchio, preghiamola fervorosamente perché venga in nostro aiuto e ci faccia conoscere chi sia questo mostro: se è un animale feroce, tra tutti lo uccideremo; se è un demonio, non temete, Maria ci salverà».
Intanto il mostro continuava ad avvicinarsi lentamente, quasi strisciando per terra in atto di prendere Io slancio per avventarsi.
«Trascorsero pochi minuti di preghiera. La belva era giunta così vicino da potere, con uno slancio, piombarci addosso. Quand’ecco, non so come, ci vedemmo trasportati tutti nel refettorio attiguo. Al centro di esso si vedeva la Madonna che, tutta raggiante di vivissima luce, come un sole in pieno meriggio, illuminava tutto il refettorio, ampliato in vastità e altezza cento volte tanto. Era attorniata da santi e da angeli, sicché quella sala sembrava un paradiso.
Nei nostri cuori, allo spavento, sottentrò lo stupore. Gli occhi di tutti erano intenti alla Madonna, la quale con voce dolcissima ci rassicurò:
— Non temete — disse —; abbiate fede; questa è solo una prova che vuol fare di voi il mio divin Figlio.
Osservai allora attentamente quelli che, folgoranti di gloria, facevano corona alla Santa Vergine e riconobbi Don Alasonatti, Don Ruffino, Fratel Michele delle Scuole Cristiane e mio fratello Giuseppe; e altri i quali furono anticamente nel nostro Oratorio e ora sono in paradiso.
Quand’ecco uno di coloro che facevano corteggio alla Vergine disse ad alta voce:
— Surgamus! (Sorgiamo).
— Ma come sorgiamo, se siamo già tutti in piedi!
— Surgamus! — ripeté più forte la stessa voce.
Io non sapevo rendermi ragione di questo comando. Allora un altro di quelli che erano con la Beata Vergine s’indirizzò a me, che stavo sopra un tavolo per dominare tutta la moltitudine, e così prese a dire con voce mirabilmente robusta, mentre i giovani stavano attenti:
— Tu che sei prete, dovresti intendere questo Surgamus.
Quando celebri la santa Messa non dici tutti i giorni Sursum cor da (in alto i cuori)? Intendi forse con ciò di innalzarti materialmente, oppure di innalzare gli affetti del cuore a Dio?
Io tosto gridai ai giovani:
— Su, su, figliuoli, ravviviamo la nostra fede, innalziamo i nostri cuori a Dio.
E tutti ci inginocchiammo. E mentre noi pregavamo con slancio pieno di fiducia, ci sentimmo sollevare sensibilmente da terra per una forza soprannaturale e salimmo molto in alto. Tutti era vamo sollevati in aria e io ero stupito che non cadessimo per ter ra. Ed ecco che il mostro che avevamo veduto nel cortile, entra nella sala, seguito da innumerevoli bestie di varia specie, ma tutte feroci. Scorrazzavano qua e là per il refettorio, mandavano urli orribili, sembrava che ad ogni momento fossero per slanciarsi con un salto contro di noi. Noi dall’alto stavamo osservandole.
— Se cadessi — dicevo tra me — quale orribile strazio farebbe ro della mia persona!
Mentre eravamo in quella strana posizione, udimmo la voce della Madonna che cantava le parole di San Paolo: Sumite ergo scutum fidei inexpugnabile (imbracciate lo scudo inespugnabile della fede).
Era un canto così armonioso, che noi eravamo come in estasi. Stavamo ascoltando quel canto di paradiso, quando vedemmo partire dai fianchi della Madonna molti leggiadrissimi giovanetti forniti di ali e discesi dal cielo. Si avvicinarono a noi portando degli scudi in mano e ne ponevano uno sul cuore di ciascuno dei nostri giovani. Erano scudi grandi, belli, risplendenti; si rifletteva in essi la luce che veniva dalla Madonna. Ogni scudo pareva di ferro con un gran cerchio di diamante e un orlo d’oro purissimo. Questo scudo rappresentava la fede. Quando tutti fummo così armati, coloro che erano intorno alla Beata Vergine intonarono un canto così armonioso che non trovo parole per descriverlo.
Mentre io contemplavo quello spettacolo e mi deliziavo di quel la musica, fui scosso da una voce potente che gridava:
— Ad pugnam! (alla battaglia).
Tutte quelle belve presero ad agitarsi furiosamente. Improvvisamente noi cademmo al suolo restando in piedi ed eccoci in lotta con le fiere, protetti dallo scudo divino. Quei mostri, con i vapori che uscivano dalle loro fauci, lanciavano contro di noi palle di piombo, saette e proiettili di ogni genere; ma queste armi colpivano i nostri scudi e rimbalzavano indietro.
Lunga fu la battaglia. Finalmente si udì la voce della Madonna:
— Haec est victoria vestra, quae vincit mundum, fides vestra (Questa è la vostra vittoria che vince il mondo: la vostra fede).
A questa voce quella moltitudine di belve, spaventata, si diede a precipitosa fuga e scomparve; noi restammo salvi e vincitori in quella sala immensa, sempre illuminata dalla viva luce che si dif fondeva dalla Madonna.
Ma la nostra gioia venne turbata all’improvviso da grida e gemiti strazianti, misti a urla feroci. Sembrava che i nostri giovani fossero dilaniati da quelle belve, fuggite poco prima dalla sala. Io volevo uscire fuori per portare soccorso ai miei figli, ma i giovani si erano messi alla porta per impedirmelo. Io facevo ogni sforzo per liberarmi e dicevo loro:
— Ma lasciatemi andare: voglio aiutare i miei giovani e se tocca loro danno o morte, voglio morire con loro!
E strappatomi dalle loro mani, fui sotto i portici, e oh! quale spettacolo! Il cortile era sparso di morti, di moribondi e di feriti. I giovani tentavano di fuggire, ma i mostri li inseguivano, si gettavano loro addosso e li dilaniavano. Ma chi più di tutti faceva spaventevoli macelli era il mostro che era comparso il primo nel cortile. Con quei due denti simili a spade trapassava il petto dei giovani da destra a sinistra e da sinistra a destra, e quelli con doppia ferita nel cuore cadevano miseramente morti.
Io risolutamente mi posi a gridare:
— Coraggio, miei cari giovani!
Molti si rifugiavano vicino a me. Ma il mostro, al mio apparire, mi corse incontro. Io, facendomi coraggio, feci qualche passo verso di lui. Intanto alcuni giovani che avevano già vinto le bestie, uscirono dalla sala e si unirono a me. Quel principe dei demòni si avventò contro di me e contro di essi, ma non ci poté ferire perché eravamo difesi dagli scudi; anzi, alla vista di questi, spaventato e quasi riverente, indietreggiava. Fu allora che, guardando fisso quei suoi lunghi denti in forma di spade, vi lessi due parole scritte a grossi caratteri. Sull’uno era scritto: Otium; sull’altro: Gula.
Possibile, andavo pensando tra me, che nella nostra casa, dove c’è tanto lavoro, ci sia chi pecchi di ozio? E di gola poi? Tra noi, anche volendolo, non si possono commettere molte golosità».
Don Bosco continua dicendo che si rivolse a Fratel Michele per avere qualche chiarimento.
— Eh, mio caro — rispose il sant’uomo — in questo sei ancora novizio. Riguardo alla gola devi sapere che si può peccare di intemperanza anche quando si mangia o si bene più del bisogno, anche quando si eccede nel dormire e nelle cure del corpo. Riguardo all’ozio, si può peccare anche quando si lascia libera l’immaginazione nel pensare a cose che sono pericolose.
Don Bosco conclude: «Allora volli appressarmi alla Madonna che pareva avesse ancora qualche cosa da dirmi. Ero quasi vicino a lei, quando dal di fuori mi pervennero all’orecchio nuove e alte grida. Subito volli uscire per la seconda volta, ma, nell’uscire, mi svegliai» .
Oggi ancora, come sempre, brillano invincibili le quattro armi che Don Bosco vide e insegnò a brandire contro le insidie del nemico: la fede viva, la filiale devozione a Maria, il lavoro assiduo e la temperanza. Don Bosco che si lancia al salvataggio dei suoi figliuoli, «pronto anche a morire con loro», ci stimola e ci incoraggia con la sua paterna assistenza.


19 marzo 1978. Domenica delle Palme - Festa di San Giuseppe. L'ora delle tenebre.

Don Stefano Gobbi

«Figli miei prediletti, restate nel mio Cuore Immacolato e vivete con Me i momenti della vostra dolorosa passione, che è ormai iniziata. Vivetela anche voi come mio Figlio Gesù. State entrando nel tempo che il Padre ha disposto, perché il suo disegno si compia. Dite oggi, all'inizio di questa settimana santa, anche voi il vostro sì al volere del Padre. Ditelo con Gesù, Suo Figlio e vostro fratello, che ancora ogni giorno si immola per voi.

Questa è l'ora di Satana e del suo grande potere. È l'ora delle tenebre! La tenebra si è diffusa in ogni parte del mondo e gli uomini, mentre si illudono di aver raggiunto il vertice di ogni progresso, camminano nella più profonda oscurità. Così tutto è oscurato dall'ombra della morte che vi uccide, del peccato che vi imprigiona, dell'odio che vi distrugge. La tenebra ha pervaso anche la Chiesa. Si estende sempre di più, e ogni giorno miete vittime fra gli stessi suoi figli prediletti. Sedotti da Satana, quanti di essi hanno perso la luce per camminare sulla strada giusta: quella della verità, della fedeltà, della vita di grazia, dell'amore, della preghiera, del buon esempio, della santità!

Quanti di questi miei poveri figli ancora oggi abbandonano la Chiesa, o la criticano e la contestano, o addirittura la tradiscono e la consegnano nelle mani del suo Avversario! "Con un bacio, Giuda, tradisci il Figlio dell'Uomo?". Anche voi oggi con un bacio tradite la Chiesa, figlia della vostra Mamma Celeste! Ancora ne fate parte e per essa vivete, ne esercitate i ministeri, spesso ne siete persino i Pastori. Ogni giorno rinnovate il Sacrificio Eucaristico, amministrate i Sacramenti, diffondete il suo annuncio di salvezza. Eppure alcuni di voi la vendono al suo Avversario e la colpiscono al cuore, perché corrompono la Verità con l'errore, giustificano il peccato e vivono secondo lo spirito del mondo, che entra così per mezzo vostro nel suo interno, minacciandone la sua stessa vita.

Con un bacio, sì, voi stessi miei poveri figli, ancora oggi, tradite e consegnate nelle mani dei suoi nemici la mia Chiesa. Così anch'Essa presto sarà da voi trascinata davanti a chi farà di tutto, perché sia sterminata. Sarà nuovamente condannata e perseguitata. Dovrà ancora versare il suo sangue. Sacerdoti consacrati al mio Cuore Immacolato, figli prediletti che sto raccogliendo da ogni parte del mondo per formare con voi la mia schiera: se questa è l'ora delle tenebre, questa deve essere anche la vostra ora. L'ora della vostra Luce, che dovrà risplendere sempre di più. L'ora della mia grande Luce, che Io vi dono in maniera straordinaria, perché possiate camminare tutti incontro a mio Figlio Gesù, Re di amore e di pace, che sta ormai per giungere»