Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Se abbassate gli occhi per modestia, umiliatevi anche in spirito; quando mostrate di voler l'ultimo posto, desideratelo di cuore. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 5° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 3

1Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita,2e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo.3Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!".4Poi domandò loro: "È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?".5Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata.6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

7Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea.8Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui.9Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero.10Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
11Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!".12Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero.

13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui.14Ne costituì Dodici che stessero con lui15e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.
16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro;17poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono;18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo19e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.

20Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo.21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "È fuori di sé".

22Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: "Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni".23Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: "Come può satana scacciare satana?24Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi;25se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.26Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire.27Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa.28In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno;29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna".30Poiché dicevano: "È posseduto da uno spirito immondo".

31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.32Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano".33Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?".34Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli!35Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre".


Deuteronomio 13

1Vi preoccuperete di mettere in pratica tutto ciò che vi comando; non vi aggiungerai nulla e nulla ne toglierai.
2Qualora si alzi in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti proponga un segno o un prodigio3e il segno e il prodigio annunciato succeda ed egli ti dica: Seguiamo dèi stranieri, che tu non hai mai conosciuti, e rendiamo loro un culto,4tu non dovrai ascoltare le parole di quel profeta o di quel sognatore; perché il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se amate il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima.5Seguirete il Signore vostro Dio, temerete lui, osserverete i suoi comandi, obbedirete alla sua voce, lo servirete e gli resterete fedeli.6Quanto a quel profeta o a quel sognatore, egli dovrà essere messo a morte, perché ha proposto l'apostasia dal Signore, dal vostro Dio, che vi ha fatti uscire dal paese di Egitto e vi ha riscattati dalla condizione servile, per trascinarti fuori della via per la quale il Signore tuo Dio ti ha ordinato di camminare. Così estirperai il male da te.
7Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre, o il figlio o la figlia o la moglie che riposa sul tuo petto o l'amico che è come te stesso, t'istighi in segreto, dicendo: Andiamo, serviamo altri dèi, dèi che né tu né i tuoi padri avete conosciuti,8divinità dei popoli che vi circondano, vicini a te o da te lontani da una estremità all'altra della terra,9tu non dargli retta, non ascoltarlo; il tuo occhio non lo compianga; non risparmiarlo, non coprire la sua colpa.10Anzi devi ucciderlo: la tua mano sia la prima contro di lui per metterlo a morte; poi la mano di tutto il popolo;11lapidalo e muoia, perché ha cercato di trascinarti lontano dal Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile.12Tutto Israele lo verrà a sapere, ne avrà timore e non commetterà in mezzo a te una tale azione malvagia.
13Qualora tu senta dire di una delle tue città che il Signore tuo Dio ti dà per abitare,14che uomini iniqui sono usciti in mezzo a te e hanno sedotto gli abitanti della loro città dicendo: Andiamo, serviamo altri dèi, che voi non avete mai conosciuti,15tu farai le indagini, investigherai, interrogherai con cura; se troverai che la cosa è vera, che il fatto sussiste e che un tale abominio è stato realmente commesso in mezzo a te,16allora dovrai passare a fil di spada gli abitanti di quella città, la voterai allo sterminio, con quanto contiene e passerai a fil di spada anche il suo bestiame.17Poi radunerai tutto il bottino in mezzo alla piazza e brucerai nel fuoco la città e l'intero suo bottino, sacrificio per il Signore tuo Dio; diventerà una rovina per sempre e non sarà più ricostruita.18Nulla di ciò che sarà votato allo sterminio si attaccherà alle tue mani, perché il Signore desista dalla sua ira ardente, ti conceda misericordia, abbia pietà di te e ti moltiplichi come ha giurato ai tuoi padri,19qualora tu ascolti la voce del Signore tuo Dio, osservando tutti i suoi comandi che oggi ti dò e facendo ciò che è retto agli occhi del Signore tuo Dio.


Salmi 102

1'Preghiera di un afflitto che è stanco'
'e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia'.
2Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido.
3Non nascondermi il tuo volto;
nel giorno della mia angoscia
piega verso di me l'orecchio.
Quando ti invoco: presto, rispondimi.

4Si dissolvono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.
5Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce,
dimentico di mangiare il mio pane.
6Per il lungo mio gemere
aderisce la mia pelle alle mie ossa.

7Sono simile al pellicano del deserto,
sono come un gufo tra le rovine.
8Veglio e gemo
come uccello solitario sopra un tetto.
9Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro il mio nome.
10Di cenere mi nutro come di pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto,
11davanti alla tua collera e al tuo sdegno,
perché mi sollevi e mi scagli lontano.
12I miei giorni sono come ombra che declina,
e io come erba inaridisco.

13Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo per ogni generazione.
14Tu sorgerai, avrai pietà di Sion,
perché è tempo di usarle misericordia:
l'ora è giunta.
15Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua rovina.

16I popoli temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
17quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
18Egli si volge alla preghiera del misero
e non disprezza la sua supplica.

19Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo nuovo darà lode al Signore.
20Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
21per ascoltare il gemito del prigioniero,
per liberare i condannati a morte;
22perché sia annunziato in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
23quando si aduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.

24Ha fiaccato per via la mia forza,
ha abbreviato i miei giorni.
25Io dico: Mio Dio,
non rapirmi a metà dei miei giorni;
i tuoi anni durano per ogni generazione.
26In principio tu hai fondato la terra,
i cieli sono opera delle tue mani.
27Essi periranno, ma tu rimani,
tutti si logorano come veste,
come un abito tu li muterai
ed essi passeranno.

28Ma tu resti lo stesso
e i tuoi anni non hanno fine.
29I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
resterà salda davanti a te la loro discendenza.


Salmi 35

1'Di Davide.'

Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte.
2Afferra i tuoi scudi
e sorgi in mio aiuto.
3Vibra la lancia e la scure
contro chi mi insegue,
dimmi: "Sono io la tua salvezza".

4Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura.
5Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
6la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore.

7Poiché senza motivo mi hanno teso una rete,
senza motivo mi hanno scavato una fossa.
8Li colga la bufera improvvisa,
li catturi la rete che hanno tesa,
siano travolti dalla tempesta.
9Io invece esulterò nel Signore
per la gioia della sua salvezza.
10Tutte le mie ossa dicano:
"Chi è come te, Signore,
che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore?".

11Sorgevano testimoni violenti,
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
12mi rendevano male per bene:
una desolazione per la mia vita.
13Io, quand'erano malati, vestivo di sacco,
mi affliggevo col digiuno,
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
14Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello,
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.

15Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso.
Mi dilaniano senza posa,
16mi mettono alla prova, scherno su scherno,
contro di me digrignano i denti.

17Fino a quando, Signore, starai a guardare?
Libera la mia vita dalla loro violenza,
dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18Ti loderò nella grande assemblea,
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.

19Non esultino su di me i nemici bugiardi,
non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo.
20Poiché essi non parlano di pace,
contro gli umili della terra tramano inganni.
21Spalancano contro di me la loro bocca;
dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!".

22Signore, tu hai visto, non tacere;
Dio, da me non stare lontano.
23Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.

24Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio,
e di me non abbiano a gioire.
25Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!".
Non dicano: "Lo abbiamo divorato".

26Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura,
sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta.
27Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
dica sempre: "Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo".
28La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
canterà la tua lode per sempre.


Daniele 14

1Il re Astiage si riunì ai suoi padri e gli succedette nel regno Ciro il Persiano.2Ora Daniele viveva accanto al re, ed era il più onorato di tutti gli amici del re.3I Babilonesi avevano un idolo chiamato Bel, al quale offrivano ogni giorno dodici sacchi di fior di farina, quaranta pecore e sei barili di vino.4Anche il re venerava questo idolo e andava ogni giorno ad adorarlo. Daniele però adorava il suo Dio e perciò il re gli disse: "Perché non adori Bel?".5Daniele rispose: "Io non adoro idoli fatti da mani d'uomo, ma soltanto il Dio vivo che ha fatto il cielo e la terra e che è signore di ogni essere vivente".6"Non credi tu - aggiunse il re - che Bel sia un dio vivo? Non vedi quanto beve e mangia ogni giorno?".7Rispose Daniele ridendo: "Non t'ingannare, o re: quell'idolo di dentro è d'argilla e di fuori è di bronzo e non ha mai mangiato né bevuto".8Il re s'indignò e convocati i sacerdoti di Bel, disse loro: "Se voi non mi dite chi è che mangia tutto questo cibo, morirete; se invece mi proverete che è Bel che lo mangia, morirà Daniele, perché ha insultato Bel".9Daniele disse al re: "Sia fatto come tu hai detto". I sacerdoti di Bel erano settanta, senza contare le mogli e i figli.10Il re si recò insieme con Daniele al tempio di Bel11e i sacerdoti di Bel gli dissero: "Ecco, noi usciamo di qui e tu, re, disponi le vivande e mesci il vino temperato; poi chiudi la porta e sigillala con il tuo anello. Se domani mattina, venendo, tu riscontrerai che tutto non è stato mangiato da Bel, moriremo noi, altrimenti morirà Daniele che ci ha calunniati".12Essi però non se ne preoccuparono perché avevano praticato un passaggio segreto sotto la tavola per il quale passavano abitualmente e consumavano tutto.
13Dopo che essi se ne furono andati, il re fece porre i cibi davanti a Bel:14Daniele ordinò ai servi del re di portare un po' di cenere e la sparsero su tutto il pavimento del tempio alla presenza soltanto del re; poi uscirono, chiusero la porta, la sigillarono con l'anello del re e se ne andarono.15I sacerdoti vennero di notte, secondo il loro consueto, con le mogli, i figli, e mangiarono e bevvero tutto.16Di buon mattino il re si alzò, come anche Daniele.17Il re domandò: "Sono intatti i sigilli, Daniele?". "Intatti, re" rispose.18Aperta la porta, il re guardò la tavola ed esclamò: "Tu sei grande, Bel, e nessun inganno è in te!".19Daniele sorrise e, trattenendo il re perché non entrasse, disse: "Guarda il pavimento ed esamina di chi sono quelle orme".20Il re disse: "Vedo orme d'uomini, di donne e di ragazzi!".21Acceso d'ira, fece arrestare i sacerdoti con le mogli e i figli; gli furono mostrate le porte segrete per le quali entravano a consumare quanto si trovava sulla tavola.22Quindi il re li fece mettere a morte, consegnò Bel in potere di Daniele che lo distrusse insieme con il tempio.

23Vi era un gran drago e i Babilonesi lo veneravano.24Il re disse a Daniele: "Non potrai dire che questo non è un dio vivente; adoralo, dunque".25Daniele rispose: "Io adoro il Signore mio Dio, perché egli è il Dio vivente; se tu me lo permetti, o re, io, senza spada e senza bastone, ucciderò il drago".26Soggiunse il re: "Te lo permetto".27Daniele prese allora pece, grasso e peli e li fece cuocere insieme, poi ne preparò focacce e le gettò in bocca al drago che le inghiottì e scoppiò; quindi soggiunse: "Ecco che cosa adoravate!".
28Quando i Babilonesi lo seppero, ne furono molto indignati e insorsero contro il re, dicendo: "Il re è diventato Giudeo: ha distrutto Bel, ha ucciso il drago, ha messo a morte i sacerdoti".29Andarono da lui dicendo: "Consegnaci Daniele, altrimenti uccidiamo te e la tua famiglia!".30Quando il re vide che lo assalivano con violenza, costretto dalla necessità consegnò loro Daniele.

31Ed essi lo gettarono nella fossa dei leoni, dove rimase sei giorni.32Nella fossa vi erano sette leoni, ai quali venivano dati ogni giorno due cadaveri e due pecore: ma quella volta non fu dato loro niente perché divorassero Daniele.
33Si trovava allora in Giudea il profeta Àbacuc il quale aveva fatto una minestra e spezzettato il pane in un recipiente e andava a portarlo nel campo ai mietitori.34L'angelo del Signore gli disse: "Porta questo cibo a Daniele in Babilonia nella fossa dei leoni".35Ma Àbacuc rispose: "Signore, Babilonia non l'ho mai vista e la fossa non la conosco".36Allora l'angelo del Signore lo prese per i capelli e con la velocità del vento lo trasportò in Babilonia e lo posò sull'orlo della fossa dei leoni.37Gridò Àbacuc: "Daniele, Daniele, prendi il cibo che Dio ti ha mandato".38Daniele esclamò: "Dio, ti sei ricordato di me e non hai abbandonato coloro che ti amano".39Alzatosi, Daniele si mise a mangiare, mentre l'angelo di Dio riportava subito Àbacuc nel luogo di prima.
40Il settimo giorno il re andò per piangere Daniele e giunto alla fossa guardò e vide Daniele seduto.41Allora esclamò ad alta voce: "Grande tu sei, Signore Dio di Daniele, e non c'è altro dio all'infuori di te!".42Poi fece uscire Daniele dalla fossa e vi fece gettare coloro che volevano la sua rovina ed essi furono subito divorati sotto i suoi occhi.


Prima lettera ai Corinzi 6

1V'è tra voi chi, avendo una questione con un altro, osa farsi giudicare dagli ingiusti anziché dai santi?2O non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se è da voi che verrà giudicato il mondo, siete dunque indegni di giudizi di minima importanza?3Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!
4Se dunque avete liti per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente senza autorità nella Chiesa?5Lo dico per vostra vergogna! Cosicché non vi sarebbe proprio nessuna persona saggia tra di voi che possa far da arbitro tra fratello e fratello?6No, anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello e per di più davanti a infedeli!7E dire che è già per voi una sconfitta avere liti vicendevoli! Perché non subire piuttosto l'ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene?8Siete voi invece che commettete ingiustizia e rubate, e ciò ai fratelli!9O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri,10né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.
11E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!

12"Tutto mi è lecito!". Ma non tutto giova. "Tutto mi è lecito!". Ma io non mi lascerò dominare da nulla.13"I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!". Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo.14Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
15Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai!16O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? 'I due saranno', è detto, 'un corpo solo'.17Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.18Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo.19O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?20Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!


Capitolo XLVIII: La vita eterna e le angustie della vita presente

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1. O beata dimora della città suprema, o giorno spendente dell'eternità, che la notte non offusca; giorno perennemente irradiato dalla somma verità; giorno sempre gioioso e sereno; giorno, per sua essenza, immutabile! Volesse il cielo che tutte queste cose temporali finissero e che sopra di noi brillasse quel giorno; il quale già illumina per sempre, di splendida luce, i santi, mentre, per coloro che sono pellegrini su questa terra, esso splende soltanto da lontano e di riflesso! Ben sanno i cittadini del cielo quanto sia piena di gioia quell'età; lamentano gli esuli figli di Eva quanto, invece, sia grave e pesante l'età presente. Invero, brevi e duri, pieni di dolori e di angustie, sono i giorni di questo nostro tempo, durante i quali l'uomo è insozzato da molti peccati e irretito da molte passioni, oppresso da molte paure, schiacciato da molti affanni, distratto da molte curiosità, impicciato in molte cose vane, circondato da molti errori, atterrito da molte fatiche, appesantito dalle tentazioni, snervato dai piaceri, afflitto dal bisogno. Oh!, quando finiranno questi mali; quando mi libererò dalla miserevole schiavitù dei vizi; quando, nella mia mente avrò soltanto te, o Signore, e in te troverò tutta la mia gioia; quando godrò di libertà vera, senza alcun legame, senza alcun gravame della mente e del corpo; quando avrò pace stabile e sicura, da nulla turbata, pace interiore ed esteriore, pace non minacciata da alcuna parte? O buon Gesù, quando ti vedrò faccia a faccia; quando contemplerò la gloria del tuo regno; quando sarai il tutto per me (1Cor 15,28); quando sarò con te nel tuo regno, da te preparato dall'eternità per i tuoi diletti? Sono qui abbandonato, povero ed esule in terra nemica, ove ci sono continue lotte e immani disgrazie. Consola tu il mio esilio, lenisci il mio dolore, perché ogni mio desiderio si volge a te con sospiri. Infatti qualunque cosa il mondo mi offra come sollievo, essa mi è invece di peso. Desidero l'intimo godimento di te, ma non mi è dato di raggiungerlo; desidero star saldo alle cose celesti, ma le cose temporali e le passioni non mortificate mi tirano in basso; nello spirito, voglio pormi al di sopra di tutte le cose, ma, nella carne, sono costretto a subirle, contro mia voglia. E così, uomo infelice, combatto con me stesso e divento un peso per me stesso (Gb 7,20), ché lo spirito tende all'alto e la carne al basso.

2. Oh!, quale è l'intima mia sofferenza, quando, dentro di me, sto pensando alle cose del cielo e, mentre prego, di colpo, mi balza davanti la turba delle cose carnali. Dio mio, "non stare lontano da me" (Sal 70,12) e "non allontanarti in collera dal tuo servo" (Sal 26,9). "Lancia i tuoi fulmini", disperdi questa turba; "lancia le tue saette e saranno sconvolte le macchinazioni del nemico" (Sal 143,6). Fa' che i miei sentimenti siano concentrati in te; fa' che io dimentichi tutto ciò che appartiene al mondo; fa' che io cacci via e disprezzi le ingannevoli immagini con le quali ci appare il vizio. Vieni in mio aiuto, o eterna verità, cosicché nessuna cosa vana abbia potere di smuovermi; vieni, o celeste soavità; cosicché ogni cosa non pura fugga davanti al tuo volto. Ancora, perdonami e assolvimi, nella tua misericordia, ogni volta che, nella preghiera, vado pensando ad altro fuori che a te. In verità, confesso sinceramente di essere solitamente molto distratto; ché, ben spesso, io non sono là dove materialmente sto e seggo, ma sono invece là dove vengo portato dalla mente. Là dove è il mio pensiero, io sono; il mio pensiero solitamente è là dove sta ciò che io amo; è quello che fa piacere alla nostra natura, o ci è caro per abitudine, che mi viene d'un tratto alla mente. Per questo tu, che sei la verità, dicesti chiaramente: "dove è il tuo tesoro là è il tuo cuore" (Mt 6,21). Se amo il cielo, volentieri penso alle cose del cielo; se amo il mondo, mi rallegro delle gioie e mi rattristo delle avversità del mondo; se amo le cose carnali, di esse sovente vado. Fantasticando; se amo ciò che è spirito, trovo diletto nel pensare alle cose dello spirito. Qualunque siano le cose che io amo, di queste parlo e sento parlare volentieri; di queste riporto a casa il ricordo. Beato invece colui che, per te, o Signore, lascia andare tutto ciò che è creato, e che, facendo violenza alla natura, crocifigge i desideri della carne col fervore dello Spirito: così da poterti offrire, a coscienza tranquilla, una orazione pura; così da essere degno di prendere parte ai cori celesti, rifiutando, dentro e fuori di sé, ogni cosa terrena.


Consigli spirituali

Macario di Egitto - Macario di Egitto

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1


Quando l'Apostolo ci dice: "Spogliatevi del vecchio uomo" (Efes. 4, 22), intende l'uomo totale, quello che aderisce ai nostri occhi, alle nostre mani e ai nostri sensi. Il maligno inquinò e fece deviare tutto l'uomo, anima e corpo, e lo ricoprì con la realtà dell'uomo vecchio, cioè con quella dell'uomo profanato, contaminato, ostile a Dio e ribelle alla sua legge; in questo consiste il primo peccato. Cosicchè l'uomo non vede più in modo conforme alla sua natura, ma il suo vedere, udire, camminare, agire e sentire sono legati al male.

Preghiamo Dio che ci renda nudi dell'uomo vecchio; Lui solo può liberarci dal peccato. Le forze del male che ci tengono schiavi nel regno del maligno sono più forti di noi; ma il Signore ci ha promesso di liberarci da questa schiavitù (Migne 34, 464 C).

2


L'anima si volge dalle maligne divagazioni conservando la vigilanza del cuore; ciò impedisce ai sensi ed ai pensieri di vagare nel mondo esteriore (Migne 34, 473 D).

3


Il fondamento vero della preghiera è questo: vigilare sui pensieri, e abbandonarsi all'orazione in grande quiete e pace così da non turbare gli altri. Sicuramente chi porta avanti al suo pieno sviluppo la grazia di Dio ricevuta, con un modo silenzioso di ascesa orante, è di maggior aiuto agli altri, perchè il nostro Dio, non è un Dio di confusione ma di pace (1 Cor. 14, 33).

Chi è solito pregare ad alta voce è simile ai banditori, e non può pregare ovunque, certo non nelle adunanze e nei luoghi abitati, ma solo nei posti solitari a sua scelta. Chi prega in silenziosa compostezza, lo può fare ovunque con edificazione di tutti. Costui deve portare tutto il suo sforzo sui pensieri, spezzare la turma dei pensieri maligni che l'attorniano, mettersi davanti a Dio; non eseguire le velleità di essi (pensieri), cercare invece di raccoglierli dalla dispersione separando i pensieri conformi alla natura da quelli malvagi (Migne 34, 520 B).

4


Alle volte basta che uno pieghi le ginocchia per pregare e subito il suo corpo si trova inondato dalla divina energia e gioisce l'anima della presenza del Signore come di quella dello Sposo. Altre volte invece, dopo un giorno intero di impegni laboriosi e dissipatori, uno, in una breve ora di preghiera, trova il suo io interiore rapito nell'orazione e immerso nello sconfinato mare dell'eterno; con dolcezza grande la sua mente, assorta e sospesa, dimora in quella regione ineffabile. In quel momento tacciono tutte le preoccupazioni esteriori, le forze mentali attratte dalle incommensurabili e inesprimibili realtà celesti, ricolme di stupore indicibile, riescono solo a formulare questa preghiera: Possa l'anima mia insieme alla preghiera emigrare all'altra sponda! (Migne 34, 528c).

5


L'anima, quando vien ritenuta degna di aver parte alla chiarità luminosa dello Spirito, venendo illuminata da questo splendore ineffabile si trasforma nella dimora adatta a riceverlo. Essa è allora tutta luce e nessuna parte in lei è priva dello spirituale occhio della luce. Niente è tenebroso in lei, essa è luce, spirito e capacità visiva. Tutto in lei è chiaro e semplice, essendo accesa dalla luce di Cristo che in lei ha stabilito la sua dimora. (Migne 34, 451 a).

6


Se uno, dopo aver rinunciato alle realtà esteriori, non ha sostituito, in tutta la sua pienezza, la comunione carnale propria degli esseri terreni con la comunione delle realtà celesti, e non ha avvicendato la gioia illusoria del mondo con quella interiore dello Spirito, conforto derivante dalla grazia celeste e placazione interiore che nasce dalla contemplazione della chiarità luminosa del Signore... Costui è un sale che ha perduto il sapore. (Migne 812 d).

7


Segno della presenza del Cristianesimo è questo: dopo aver affrontato ogni sorta di travagli e aver compiuto opere di verità, il riconoscersi incapace di alcunchè di bene. Ed anche se uno è giusto davanti a Dio la sua coscienza deve dirgli: "ogni giorno incomincio di nuovo".

Ogni giorno sia accompagnato dalla speranza, dalla gioia, dalla fiducia di giungere al regno futuro della salvezza. Ripetersi spesso: "Se oggi non ho raggiunto la liberazione, vi riuscirò domani !". Chi ha intenzione di piantare una vigna, avanti di accingersi al lavoro è nutrito dalla speranza e dalla gioia, e nella sua mente sogna la vendemmia e calcola i guadagni prima che il vino sia fatto; con questo animo può affrontare la fatica. (Migne 34, 681 b).

8


Il Cristianesimo è cibo e bevanda; quanto più uno se ne nutre, tanto più dalla sua dolcezza la mente è attratta trovandosene sempre insaziabilmente bisognosa. in verità lo Spirito è cibo e bevanda che mai dà sazietà. (Migne 34, 682 c).

9


Una cosa è parlare del cibo e della tavola imbandita, altra cosa è prendere e mangiare il pane saporoso e dar vigore a tutte le membra del corpo. Una cosa è discorrere della più soave bevanda, altra è andare ad attingere alla fonte e saziarsi col bere il soave liquore... Una cosa è rimuginare discorsi nella mente con una certa conoscenza, altra è portare la grazia, il sapore e la forza dello Spirito Santo in una partecipazione personale viva e fattiva, così da mostrare di possedere il tesoro delle realtà spirituali con pienezza nella mente e in tutto l'uomo interiore. (Migne, 34, 701 b).

10


Quando il pittore è intento a fare il ritratto del re ne deve avere davanti Il volto, cosicchè quando il re posa davanti a lui con abilità e grazia lo ritrae: ma se il re è girato dalla parte opposta, il pittore non può compiere l'opera sua, perchè il suo occhio non ne vede il volto. Così Cristo, pittore perfetto, dipinge i lineamenti del suo volto di uomo celeste su quei fedeli che sono verso di Lui costantemente orientati. Se qualcuno non lo fissa di continuo, disprezzando ogni cosa a Lui contraria, non avrà in se stesso l'immagine del Signore disegnata dalla sua luce.

Il nostro volto sia sempre in Lui fisso, con fede e amore, trascurando tutto per essere solo in Lui intenti, affinchè nel nostro intimo si imprima la sua immagine, e così portando in noi Cristo possiamo giungere alla vita senza fine (Migne 34 724a).


6 - L'Altissimo manifesta a Maria signora nostra altri misteri

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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59. L'Altissimo continuava a preparare da vicino la nostra Principessa a ricevere il Verbo eterno nel suo grembo verginale ed ella continuava senza sosta le sue fervorose preghiere, affinché egli venisse nel mondo. Arrivata così la notte del sesto giorno, con la medesima voce e forza, ella fu chiamata ed elevata in spirito e le si manifestò la Divinità in visione astrattiva, preceduta da più intensi gradi d'illuminazione, con l'ordine delle altre volte, ma sempre con effetti più divini e con più profonda cognizione degli attributi dell'Altissimo. In questa orazione trascorreva nove ore e ne usciva all'ora terza. E sebbene allora cessasse quella sublimc visione dell'essere di Dio, non per questo Maria santissima si separava dalla vista di lui e dalla preghiera, ma rimaneva in un'altra, che, per quanto fosse inferiore rispetù a quella che lasciava, era assolutamente altissima e superiore alla più grande di tutti i santi e i giusti. Tutti questi favori e doni erano più divini negli ultimi giorni, prossimi all'incarnazione, senza che per questo la impedissero nelle occupazioni del suo stato, poiché in questo caso Marta non si lamentava che Maria la lasciasse sola nel servire.

60. Dopo aver conosciuto la Divinità in quella visione, le furono immediatamente manifestate le opere del sesto giorno della creazione del mondo e, come se si fosse trovata presente, conobbe nel medesimo Signore come alla sua parola divina la terra avesse prodotto ogni essere vivente nel suo genere, secondo quanto dice la Genesi, intendendo con questo termine gli animali terrestri, più perfetti dei pesci e degli uccelli. Vide tutte queste specie di animali, che furono creati nel sesto giorno; inoltre le fu manifestato che alcuni si chiamano giumenti perché servono e aiutano gli uomini, altri bestie, perché più feroci e selvatici, altri rettili, perché si sollevano da terra di poco o per niente, e di tutti comprese le qualità, l'aggressività e la forza, i compiti, i fini e tutte le caratteristiche distintamente. Su tutti questi animali le fu dato il dominio e ad essi fu imposto di obbedirle. Ella avrebbe potuto calpestare l'aspide e camminare sul basilisco senza timore, perché si sarebbero sottomessi tutti ai suoi piedi, e molte volte così fecero al suo comando alcuni animali, come accadde alla nascita del suo Figlio santissimo, quando il bue e l'asinello si prostrarono e riscaldarono col proprio fiato il bambino Dio, perché lo comandò loro la divina Madre.

61. In questa pienezza di conoscenza la nostra divina Regina comprese con somma perfezione il modo imperscrutabile con cui Dio indirizzava tutto quello che creava a servizio e beneficio del genere umano, e quanto l'uomo per tale favore fosse debitore verso il suo creatore. Fu davvero opportuno che Maria santissima avesse questa capacità, affinché con essa desse a Dio un contraccambio degno di tali benefici, mentre né gli uomini né gli angeli lo fecero, mancando alla debita corrispondenza o non giungendo ad operare tutto ciò che le creature avrebbero dovuto. La Regina riempì questo vuoto e riparò a tutto quello che noi non potemmo o non volemmo. Quindi, con la sua corrispondenza, la giustizia divina restò come soddisfatta, poiché ella si frappose fra questa e le creature; per la sua innocenza e gratitudine si rese assai gradita all'Altissimo, che si considerò più obbligato dalla sola Maria santissima che da tutto il resto delle creature. In questo modo tanto misterioso si preparava la venuta di Dio nel mondo, perché si rimuoveva l'impedimento per mezzo della santità di colei che doveva essere sua Madre.

62. Nella medesima visione, poi, conobbe come, dopo la creazione di tutte le creature non razionali, a compimento e perfezione del mondo, la santissima Trinità disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e come in virtù di questo comando divino il primo uomo fu formato di terra. Penetrò perfettamente l'armonia del corpo umano, l'anima e le sue facoltà, la sua creazione ed infusione nel corpo e l'unione con esso per comporre il tutto; conobbe una per una tutte le parti del corpo umano: il numero delle ossa, delle vene, delle arterie, dei nervi e dei legamenti, la connessione dei vari elementi fino a formare ogni singola costituzione, la facoltà di alimentarsi, svilupparsi, nutrirsi e muoversi; intuì come per la disuguaglianza o il mutamento di tutta questa armonia si originavano le infermità e come a queste si poteva rimediare. La nostra prudentissima Vergine comprese tutto ciò meglio di tutti i filosofi del mondo e più degli stessi angeli.

63. Qui il Signore le manifestò il felice stato della giustizia originale, in cui aveva costituito i nostri progenitori Adamo ed Eva; ella conobbe le condizioni, la bellezza e la perfezione dell'innocenza e della grazia e il poco tempo che in essa perseverarono. Intese il modo in cui furono tentati e vinti dall'astuzia del serpente e gli effetti del peccato, il furore e l'odio dei demoni contro il genere umano. Alla vista di queste cose, la nostra Regina fece grandi ed eroici atti di sommo gradimento per l'Altissimo, riconobbe di essere loro figlia, discendendo da una natura tanto ingrata verso il suo creatore. Per una tale consapevolezza, si umiliò alla divina presenza, ferendo così il cuore di Dio ed obbligandolo a sollevarla al di sopra di tutto il creato. Ella intanto s'impegnò a piangere quella prima colpa con tutte le altre che ne derivarono, come se lei stessa fosse responsabile di tutte. Perciò potrebbe già chiamarsi felice colpa quella che meritò di essere pianta con lacrime così preziose nella stima del Signore e che cominciarono ad essere pegno certo della nostra redenzione.

64. Della magnifica opera della creazione dell'uomo ella rese degne grazie al Creatore; quanto invece alla disubbidienza dei progenitori, e specialmente alla seduzione e all'inganno di Eva, la considerò attentamente e in cuor suo propose di riparare, con un'obbedienza continua, a quella che essi avevano negato al loro Dio e Signore. Questa sottomissione fu così bene accetta a sua Maestà, che ordinò si compisse e si eseguisse in questo giorno, alla presenza degli angeli, la verità figurata nella storia del re Assuero, quando fu riprovata la regina Vasti, privata della dignità regale per la sua disubbidienza, ed al suo posto fu innalzata a regina l'umile e graziosa Ester.

65. Questi misteri si corrispondevano in tutto con ammirabile consonanza; infatti il sommo e vero Re, per mostrare la grandezza del suo potere e i tesori della sua divinità, fece il grande convito della creazione e, preparata la mensa aperta a tutte le creature, vi chiamò il genere umano, creando i suoi progenitori. Vasti, cioè la nostra madre Eva, disubbidì ribellandosi al comando divino, per cui il vero Assuero, con mirabile approvazione e lode degli angeli, ordinò in questo giorno che fosse innalzata alla dignità di regina di tutto il creato l'umilissima Ester, cioè Maria santissima, piena di grazia e di bellezza e scelta fra tutte le figlie del genere umano per esserne la salvatrice e per essere madre del suo Creatore.

66. Per dare compimento a questo mistero, durante questa visione l'Altissimo infuse nel cuore della nostra Regina una nuova avversione per il demonio, come Ester la ebbe per Aman 5 . La conseguenza fu che lo rimosse dal suo posto, voglio dire dal dominio che aveva nel mondo, schiacciando il capo della sua superbia e trasciùandolo sino al patibolo della croce, dove egli pretendeva di distruggere e vincere l'uomo-Dio. Così fu punito e vinto egli stesso. A tutto ciò contribuì Maria santissima, come diremo a suo tempo. Infatti, poiché l'invidia di questo grande drago aveva avuto inizio fin da quando aveva visto nel cielo la donna vestita di sole, che era questa celeste Signora, la contesa continuò fino a che attraverso di lei fu privato del suo tirannico dominio. E come al posto del superbo Aman fu onorato il fedelissimo Mardocheo, così accadde al castissimo e fedelissimo Giuseppe, che si curò della salvezza della nostra divina Ester e continuamente le chiese di pregare per la liberazione del suo popolo, giacché su questo sempre vertevano i colloqui di san Giuseppe con la sua sposa purissima. Fu per lei che egli venne innalzato all'altezza di santità che ottenne e ad una dignità così eccellente da ricevere dal Re supremo l'anello con il suo sigillo, perché con esso comandasse al medesimo Dio fatto carne, il quale stava a lui sottomesso, come dice il Vangelo. Dopo ciò la nostra Regina uscì da questa visione.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

67. Figlia mia, fu ammirabile il dono dell'umiltà che l'Altissimo mi concesse in questo avvenimento, di cui hai scritto. E poiché sua Maestà non rigetta chi lo chiama, né rifiuta i suoi favori a chi si dispone a riceverli, voglio che tu mi imiti e mi sia compagna nell'esercizio di questa virtù. Io non ero partecipe in alcun modo della colpa di Adamo, perché fui esente dal peccato della sua disubbidienza; tuttavia, condividendo la sua natura ed essendo, solo in quanto ad essa, sua figlia, mi umiliai sino ad annullarmi nella stima di me stessa. Di fronte a questo esempio, dunque, fino a qual punto dovrà umiliarsi chi noù solo partecipò della colpa originale, ma in seguito ne commise altre ancora senza numero? Lo scopo, poi, di questa umile consapevolezza non vuole essere soltanto quello di rimuovere la pena di queste colpe, ma anche e soprattutto quello di riparare e compensare l'onore che con esse si tolse e si negò al Signore e creatore di tutti.

68. Se un tuo fratello offendesse gravemente il tuo padre naturale, tu non saresti figlia grata e leale verso di lui, né vera sorella di tuo fratello, se non ti addolorassi e non piangessi l'affronto e il danno come fatto a te; infatti al padre devi tutta la riverenza e al fratello amore come a te stessa. Ora, o carissima, esamina con la vera luce quanta differenza c'è tra il Padre vostro che sta nei cieli e il padre naturale, considera che siete tutti figli suoi, uniti tra voi con i vincoli più stretti di fratelli, e che siete tutti servi di questo solo vero Signore. Quindi, come ti umilieresti e piangeresti con grande rossore se i tuoi fratelli naturali commettessero qualche colpa riprovevole, così voglio che tu faccia per i peccati dei mortali contro Dio, affliggendotene con vergogna come se li attribuissi a te stessa. Questo è quanto feci io conoscendo la disobbedienza di Adamo ed Eva, nonché i mali che ne conseguirono al genere umano. L'Altissimo si compiacque di tale riconoscimento e di tale carità da parte mia, poiché è molto gradito ai suoi occhi chi piange i peccati di cui si dimentica chi li commette.

69. Nello stesso tempo, per quanto grandi ed eccelsi siano i favori che ricevi dall'Altissimo, starai bene attenta a non crederti per questo fuori pericolo e non sdegnerai di attendere ed abbassarti alle opere di carità. Questo non è un lasciare Dio, poiché la fede t'insegna, e la luce speciale di cui godi ti aiuta, a portarlo con te in ogni luogo e in mezzo a qualsiasi occupazione; questo è solo un lasciare te stessa e le tue preferenze per soddisfare a quelle del tuo Signore e sposo. Bada bene, in questi affetti spirituali, di non lasciarti trasportare dall'inclinazione né da un'apparente buona intenzione o dalla soddisfazione interiore, poiché molte volte sotto questo manto si nasconde il pericolo più grande. Sempre, in questi dubbi, la santa obbedienza fa da regola e da maestra e con essa procederai nelle tue azioni con sicurezza, senza fare altra scelta. Infatti, grandi vittorie e grandi tesori di meriti sono vincolati al sincero arrendersi ed assoggettare il proprio volere a quello altrui. Tu, insomma, non devi mai né volere né non volere e con ciò canterai vittorie superando i nemici.


Dongo (Como), 13 giugno 1989. Anniversario della seconda apparizione a Fatima. La bestia simile a un agnello.

Don Stefano Gobbi

«Figli prediletti, oggi ricordate la mia seconda apparizione, avvenuta nella povera Cova da Iria in Fatima, il 13 giugno 1917. Già da allora Io vi ho predetto quanto voi state vivendo in questi tempi. Vi ho annunciato la grande lotta fra Me, Donna vestita di sole, e l'enorme Drago rosso, che ha portato l'umanità a vivere senza Dio. Vi ho anche predetto il subdolo e tenebroso lavoro, compiuto dalla Massoneria, per allontanarvi dalla osservanza della Legge di Dio e rendervi così vittime dei peccati e dei vizi. Soprattutto, come Mamma, vi ho voluto avvertire del grande pericolo che minaccia oggi la Chiesa, a causa dei molti e diabolici attacchi che si compiono contro di Lei per distruggerla.

Per raggiungere questo scopo, alla bestia nera che sale dal mare, viene in aiuto dalla terra, una bestia che ha due corna, simili a quelle di un agnello. L'agnello, nella divina Scrittura, è sempre stato il simbolo del sacrificio. Nella notte dell'esodo, viene sacrificato l'agnello e, con il suo sangue, sono aspersi gli stipiti delle case degli ebrei, per sottrarle al castigo che invece colpisce tutti gli egiziani. La Pasqua ebraica ricorda questo fatto ogni anno, con la immolazione di un agnello, che viene sacrificato e consumato.

Sul Calvario Gesù Cristo si immola per la redenzione dell'umanità, si fa Lui stesso nostra Pasqua e diventa il vero Agnello di Dio che toglie tutti i peccati del mondo. La bestia porta sul capo due corna simili a quelle di un agnello. Al simbolo del sacrificio è intimamente unito quello del Sacerdozio: le due corna. Un copricapo con due corna portava il Sommo Sacerdote nel Vecchio Testamento. La mitria - con due corna - portano i Vescovi nella Chiesa, per indicare la pienezza del loro Sacerdozio. La bestia nera, simile a una pantera, indica la Massoneria; la bestia con due corna, simile a un agnello, indica la Massoneria infiltrata all'interno della Chiesa, cioè la Massoneria ecclesiastica, che si è diffusa sopra tutto fra i Membri della Gerarchia.

Questa infiltrazione massonica, all'interno della Chiesa, vi è già stata da Me predetta in Fatima, quando vi ho annunciato che Satana si sarebbe introdotto fino al vertice della Chiesa. Se compito della massoneria è di condurre le anime alla perdizione, portandole al culto di false divinità, lo scopo della massoneria ecclesiastica è invece quello di distruggere Cristo e la sua Chiesa, costruendo un nuovo idolo, cioè un falso Cristo ed una falsa Chiesa.

- Gesù Cristo è il Figlio del Dio vivente, è il Verbo incarnato, è vero Dio e vero Uomo, poiché unisce nella sua Persona divina la natura umana e la natura divina. Gesù, nel vangelo, ha dato di se stesso la sua più completa definizione, dicendo di essere la Verità, la Via e la Vita.
- Gesù è la Verità, perché ci rivela il Padre, ci dice la sua Parola definitiva, porta al suo perfetto compimento tutta la divina Rivelazione.
- Gesù è la Vita, perché ci dona la stessa vita divina, con la Grazia da Lui meritata con la Redenzione, ed istituisce i Sacramenti come mezzi efficaci che comunicano la Grazia.
- Gesù è la Via, che conduce al Padre, per mezzo del Vangelo, che ci ha dato, come cammino da percorrere, per giungere alla salvezza. Gesù è Verità, perché è Lui - Parola vivente - fonte e sigillo di tutta la divina Rivelazione.

Allora la massoneria ecclesiastica agisce per oscurare la Sua divina Parola, per mezzo di interpretazioni naturali e razionali e, nel tentativo di renderla più comprensiva ed accolta, la svuota di ogni suo soprannaturale contenuto. Così si diffondono gli errori, in ogni parte dellastessa Chiesa Cattolica. A causa della diffusione di questi errori, oggi molti si allontanano dalla vera fede, dando attuazione alla profezia che vi è stata fatta da Me a Fatima: - verranno tempi in cui molti perderanno la vera fede.

- La perdita della fede è apostasia. La massoneria ecclesiastica agisce, in maniera subdola e diabolica, per condurre tutti alla apostasia. Gesù è Vita perché dona la Grazia. Scopo della massoneria ecclesiastica è quello di giustificare il peccato, di presentarlo non più come un male, ma come un valore ed un bene. Così si consiglia di compierlo, come un modo di soddisfare le esigenze della propria natura, distruggendo la radice da cui può nascere il pentimento e si dice che non è più necessario confessarlo. Frutto pernicioso di questo maledetto cancro, che si è diffuso in tutta la Chiesa, è la sparizione della confessione individuale in ogni parte. Le anime vengono portate a vivere nel peccato, rifiutando il dono della Vita, che Gesù ci ha offerto. Gesù è Via, che conduce al Padre, per mezzo del Vangelo. La massoneria ecclesiastica favorisce le esegesi, che danno di esso interpretazioni razionalistiche e naturali, per mezzo dell'applicazione dei vari generi letterari, così che esso viene dilaniato in ogni sua parte. Alla fine si giunge a negare la realtà storica dei miracoli e della sua resurrezione e si mette in dubbio la divinità stessa di Gesù e la sua missione salvifica. Dopo di avere distrutto il Cristo storico, la bestia con due corna simili a un agnello cerca di distruggere il Cristo mistico che è la Chiesa. La Chiesa istituita da Cristo è una sola: quella santa, cattolica, apostolica, una, fondata su Pietro. Come Gesù, anche la Chiesa da Lui fondata, che forma il suo corpo mistico, è Verità, vita e via.

- La Chiesa è verità, perché ad essa sola Gesù ha affidato da custodire, nella sua integrità, tutto il deposito della fede. Lo ha affidato alla Chiesa gerarchica, cioè al Papa ed ai Vescovi uniti con Lui. La massoneria ecclesiastica cerca di distruggere questa realtà con un falso ecumenismo, che porta all'accettazione di tutte le Chiese cristiane, affermando che ciascuna di esse possiede una parte della verità. Essa coltiva il disegno di fondare una Chiesa ecumenica universale, formata dalla fusione di tutte le confessioni cristiane, fra cui la Chiesa cattolica.

- La Chiesa è vita perché dona la Grazia ed essa sola possiede i mezzi efficaci di Grazia, che sono i sette Sacramenti. Specialmente è vita perché ad Essa sola è stato dato il potere di generare l'Eucarestia, per mezzo del Sacerdozio ministeriale e gerarchico. Nella Eucarestia Gesù Cristo è realmente presente col suo Corpo glorioso e la sua divinità. Allora la massoneria ecclesiastica, in tante e subdole maniere, cerca di attaccare la pietà ecclesiale verso il Sacramento della Eucarestia. Di essa valorizza solo l'aspetto della Cena, tende a minimizzare il suo valore sacrificale, cerca di negare la reale e personale presenza di Gesù nelle Ostie consacrate. Per questo si sono gradualmente soppressi tutti i segni esterni, che sono indicativi della fede nella presenza reale di Gesù nella Eucarestia, come le genuflessioni, le ore di adorazione pubbliche, la consuetudine santa di circondare il Tabernacolo di luci e di fiori.

- La Chiesa è via perché conduce al Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo sul cammino della perfetta unità. Come il Padre e il Figlio sono uno, così dovete essere una sola cosa fra voi. Gesù ha voluto che la sua Chiesa sia segno e strumento dell'unità di tutto il genere umano. La Chiesa riesce ad essere unita, perché è stata fondata sulla pietra angolaredella sua unità: Pietro ed il Papa che succede al carisma di Pietro.

Allora la massoneria ecclesiastica cerca di distruggere il fondamento della unità della Chiesa, con l'attacco subdolo ed insidioso al Papa. Essa ordisce le trame del dissenso e della contestazione al Papa; sostiene e premia coloro che lo vilipendono e gli disubbidiscono; propaga le critiche e le opposizioni di Vescovi e di teologi. In questa maniera si demolisce il fondamento stesso della sua unità e così la Chiesa viene sempre più lacerata e divisa. Figli prediletti, vi ho invitato a consacrarvi al mio Cuore Immacolato e a entrare in questo mio materno rifugio, soprattutto per essere preservati e difesi contro questa terribile insidia.

Per questo, nell'atto di consacrazione del mio Movimento, Io vi ho sollecitato a rinunciare ad ogni aspirazione di fare carriera. Così potete sottrarvi alla più forte e pericolosa insidia, usata dalla massoneria, per associare alla sua setta segreta tanti miei figli prediletti. Vi porto ad un grande amore a Gesù verità, facendovi coraggiosi testimoni di fede; a Gesù vita, portandovi a grande santità; a Gesù via, chiedendovi di essere nella vita solo Vangelo vissuto ed annunciato alla lettera. Poi vi conduco al più grande amore alla Chiesa. Vi faccio amare la Chiesa-verità, facendovi forti annunciatori di tutte le verità della fede cattolica, mentre vi opponete, con forza e coraggio, a tutti gli errori. Vi rendo ministri della Chiesa-vita, aiutandovi ad essere Sacerdoti fedeli e santi.

Siate sempre disponibili alle necessità delle anime, prestatevi, con generosa abnegazione, al ministero della Riconciliazione e siate fiamme ardenti di amore e di zelo verso Gesù presente nella Eucarestia. Nelle vostre Chiese si torni a fare con frequenza le ore di pubblica adorazione e riparazione al Santissimo Sacramento dell'altare. Vi trasformo in testimoni della Chiesa-via, e vi rendo strumenti preziosi della sua unità. Per questo vi ho donato, come secondo impegno del mio Movimento, una particolare unità al Papa. Per mezzo del vostro amore e della vostra fedeltà, il disegno divino della perfetta unità della Chiesa tornerà a risplendere in tutto il suo splendore. Così alla tenebrosa forza, che oggi esercita la massoneria ecclesiastica, per distruggere Cristo e la sua Chiesa, Io oppongo il forte splendore della mia schiera sacerdotale e fedele, perché Cristo sia da tutti amato; ascoltato e seguito, e la sua Chiesa sia sempre più amata, difesa e santificata. In questo soprattutto risplende la vittoria della Donna vestita di sole e il mio Cuore Immacolato ha il suo più luminoso trionfo».