Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Servire, essere piccoli, non significa sentirsi inutili. Scegliere l'ultimo posto non vuol dire sentirsi falliti. C'è un umiliarsi negativo e accade quando uno si svaluta talmente tanto da non darsi nemmeno la possibilità  di desiderare qualcosa per sé stesso: "Mi sono annullata così tanto da non avere più una vita propria, e comincio a pensare di non meritare nulla, di non avere diritto ad essere felice" - mi disse una mamma Se ci guardiamo con questa negatività  sperimentiamo solamente la frustrazione. L'umiltà  che ci insegna il Vangelo non è l'umiliazione di chi ha bassa considerazione di sé. Essere umili significa sentirsi amati dal Padre e riconoscerci figli a tal punto da poterci sedere all'ultimo posto senza problemi. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 5° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 23

1Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato2e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re".3Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".4Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: "Non trovo nessuna colpa in quest'uomo".5Ma essi insistevano: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui".
6Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo7e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.9Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.10C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza.11Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato.12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.

13Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,14disse: "Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate;15e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.16Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò".17.18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "A morte costui! Dacci libero Barabba!".19Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio.
20Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù.21Ma essi urlavano: "Crocifiggilo, crocifiggilo!".22Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò".23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano.24Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita.25Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.

26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.27Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.28Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
30Allora cominceranno a 'dire ai monti':

'Cadete su di noi!
e ai colli:
Copriteci!'

31Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?".
32Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.

33Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.34Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".
'Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte'.

35Il popolo stava 'a vedere', i capi invece lo 'schernivano' dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto".36Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli 'dell'aceto', e dicevano:37"Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso".38C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!".40Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?41Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male".42E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".43Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.45Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.46Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, 'nelle tue mani consegno il mio spirito'". Detto questo spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: "Veramente quest'uomo era giusto".48Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.49Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

50C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.51Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatéa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio.52Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.53Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto.54Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato.55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù,56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.


Giuditta 1

1Nell'anno decimosecondo del regno di Nabucodònosor, che regnava sugli Assiri nella grande città di Ninive, Arpacsàd regnava sui Medi in Ecbàtana.2Questi edificò intorno a Ecbàtana mura con pietre tagliate nella misura di tre cubiti di larghezza e sei cubiti di lunghezza, portando l'altezza del muro a settanta cubiti e la larghezza a cinquanta cubiti.3Costruì alle porte della città le torri murali alte cento cubiti e larghe alla base sessanta cubiti;4costruì le porte portandole fino all'altezza di settanta cubiti: la larghezza di ciascuna era di quaranta cubiti, per il passaggio dell'esercito dei suoi forti e l'uscita in parata dei suoi fanti.5In quel periodo di tempo il re Nabucodònosor mosse guerra al re Arpacsàd nella grande pianura, cioè nella piana che si trova nel territorio di Ragau.6Ma si schierarono a fianco di costui tutti gli abitanti delle montagne e quelli della zona dell'Eufrate, del Tigri e dell'Idaspe e gli abitanti della pianura di Arioch, re degli Elamiti. Così molte genti si trovarono adunate in aiuto ai figli di Cheleud.7Allora Nabucodònosor re degli Assiri spedì messaggeri a tutti gli abitanti della Persia e a tutti gli abitanti delle regioni occidentali: a quelli della Cilicia e di Damasco, del Libano e dell'Antilibano e a tutti gli abitanti della fascia litoranea8e a quelli che appartenevano alle popolazioni del Carmelo e di Gàlaad, della Galilea superiore e della grande pianura di Esdrelon;9a tutti gli abitanti della Samaria e delle sue città, a quelli che stavano oltre il Giordano fino a Gerusalemme, Batane, Chelus e Cades e al torrente d'Egitto, nonché a Tafni, a Ramesse e a tutto il paese di Gessen,10fino a comprendere la regione al di sopra di Tanis e Menfi, e ancora a tutti gli abitanti dell'Egitto sino ai confini dell'Etiopia.11Ma gli abitanti di tutte queste regioni disprezzarono l'invito di Nabucodònosor re degli Assiri e non lo seguirono nella guerra, perché non avevano alcun timore di lui, che agli occhi loro era come un uomo qualunque. Essi respinsero i suoi messaggeri a mani vuote e con disonore.12Allora Nabucodònosor si accese di sdegno terribile contro tutte queste regioni e giurò per il suo trono e per il suo regno che avrebbe fatto sicura vendetta, devastando con la spada i paesi della Cilicia, di Damasco e della Siria, tutte le popolazioni della terra di Moab, gli Ammoniti, tutta la Giudea e tutti gli abitanti dell'Egitto fino al limite dei due mari.
13Quindi marciò con l'esercito contro il re Arpacsàd nel diciassettesimo anno, e prevalse su di lui in battaglia, travolgendo l'esercito di Arpacsàd con tutta la sua cavalleria e tutti i suoi carri.14S'impadronì delle sue città, giunse fino a Ecbàtana e ne espugnò le torri, ne saccheggiò le piazze e ne mutò lo splendore in ludibrio.15Poi sorprese Arpacsàd sui monti di Ragau, lo trafisse con le sue lance e lo tolse di mezzo in quel giorno.16Fece quindi ritorno a Ninive con tutto l'esercito eterogeneo, che era una moltitudine infinita di guerrieri e si fermò là, egli e il suo esercito, per centoventi giorni dandosi a divertimenti e banchetti.


Salmi 106

1Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.

4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.

6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.

9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.

13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.

16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.

19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.

24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.

28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.

32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.

34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.

40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.


Salmi 106

1Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.

4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.

6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.

9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.

13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.

16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.

19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.

24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.

28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.

32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.

34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.

40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.


Geremia 36

1Nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2"Prendi un rotolo da scrivere e scrivici tutte le cose che ti ho detto riguardo a Gerusalemme, a Giuda e a tutte le nazioni, da quando cominciai a parlarti dal tempo di Giosia fino ad oggi.3Forse quelli della casa di Giuda, sentendo tutto il male che mi propongo di fare loro, abbandoneranno ciascuno la sua condotta perversa e allora perdonerò le loro iniquità e i loro peccati".
4Geremia chiamò Baruc figlio di Neria e Baruc scrisse, sotto la dettatura di Geremia, tutte le cose che il Signore gli aveva detto su un rotolo per scrivere.5Quindi Geremia ordinò a Baruc: "Io ne sono impedito e non posso andare nel tempio del Signore.6Andrai dunque tu a leggere, nel rotolo che hai scritto sotto la mia dettatura, le parole del Signore, facendole udire al popolo nel tempio del Signore in un giorno di digiuno; le leggerai anche ad alta voce a tutti quelli di Giuda che vengono dalle loro città.7Forse si umilieranno con suppliche dinanzi al Signore e abbandoneranno ciascuno la sua condotta perversa, perché grande è l'ira e il furore che il Signore ha espresso verso questo popolo".
8Baruc figlio di Neria fece quanto gli aveva comandato il profeta Geremia, leggendo sul rotolo le parole del Signore nel tempio.
9Nel quinto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, nel nono mese, fu indetto un digiuno davanti al Signore per tutto il popolo di Gerusalemme e per tutto il popolo che era venuto dalle città di Giuda a Gerusalemme.10Baruc dunque lesse nel libro facendo udire a tutto il popolo le parole di Geremia, nel tempio del Signore, nella stanza di Ghemarià, figlio di Safàn lo scriba, nel cortile superiore presso l'ingresso della Porta Nuova del tempio del Signore.11Michea figlio di Ghemarià, figlio di Safàn, udite tutte le parole del Signore lette dal libro,12scese alla reggia nella stanza dello scriba; ed ecco là si trovavano in seduta tutti i capi dignitari: Elisamà lo scriba e Delaià figlio di Semaià, Elnatàn figlio di Acbòr, Ghemarià figlio di Safàn, e Sedecìa figlio di Anania, insieme con tutti i capi.13Michea riferì loro tutte le parole che aveva udite quando Baruc leggeva nel libro al popolo in ascolto.
14Allora tutti i capi inviarono da Baruc Iudi figlio di Natania, figlio di Selemia, figlio dell'Etiope, per dirgli: "Prendi nelle mani il rotolo che leggevi ad alta voce al popolo e vieni".
Baruc figlio di Neria prese il rotolo in mano e si recò da loro.15Ed essi gli dissero: "Siedi e leggi davanti a noi". Baruc lesse davanti a loro.
16Allora, quando udirono tutte quelle parole, ebbero paura e si dissero l'un l'altro: "Dobbiamo senz'altro riferire al re tutte queste parole".17Poi interrogarono Baruc: "Dicci come hai fatto a scrivere tutte queste parole".18Baruc rispose: "Di sua bocca Geremia mi dettava tutte queste parole e io le scrivevo nel libro con l'inchiostro".
19I capi dissero a Baruc: "Va' e nasconditi insieme con Geremia; nessuno sappia dove siete".20Essi poi si recarono dal re nell'appartamento interno, dopo aver riposto il rotolo nella stanza di Elisamà lo scriba, e riferirono al re tutte queste cose.

21Allora il re mandò Iudi a prendere il rotolo. Iudi lo prese dalla stanza di Elisamà lo scriba e lo lesse davanti al re e a tutti i capi che stavano presso il re.22Il re sedeva nel palazzo d'inverno - si era al nono mese - con un braciere acceso davanti.
23Ora, quando Iudi aveva letto tre o quattro colonne, il re le lacerava con il temperino da scriba e le gettava nel fuoco sul braciere, finché non fu distrutto l'intero rotolo nel fuoco che era sul braciere.24Il re e tutti i suoi ministri non tremarono né si strapparono le vesti all'udire tutte quelle cose.25Eppure Elnatàn, Delaià e Ghemarià avevano supplicato il re di non bruciare il rotolo, ma egli non diede loro ascolto.26Anzi ordinò a Ieracmeèl, un principe regale, a Seraià figlio di Azrièl e a Selemia figlio di Abdeèl, di arrestare Baruc lo scriba e il profeta Geremia, ma il Signore li aveva nascosti.
27Questa parola del Signore fu rivolta a Geremia dopo che il re ebbe bruciato il rotolo con le parole che Baruc aveva scritte sotto la dettatura di Geremia:28Prendi di nuovo un rotolo e scrivici tutte le parole di prima, che erano nel primo rotolo bruciato da Ioiakìm re di Giuda.29Contro Ioiakìm re di Giuda dichiarerai: "Dice il Signore: Hai bruciato quel rotolo, dicendo: Perché vi hai scritto queste parole: Certo verrà il re di Babilonia e devasterà questo paese e farà scomparire da esso uomini e bestie?30Per questo dice il Signore contro Ioiakìm re di Giuda: Egli non avrà un erede sul trono di Davide; il suo cadavere sarà esposto al calore del giorno e al freddo della notte.31Io punirò lui, la sua discendenza e i suoi ministri per le loro iniquità e manderò su di loro, sugli abitanti di Gerusalemme e sugli uomini di Giuda, tutto il male che ho minacciato, senza che mi abbiano dato ascolto".
32Geremia prese un altro rotolo e lo consegnò a Baruc figlio di Neria, lo scriba, il quale vi scrisse, sotto la dettatura di Geremia, tutte le parole del libro che Ioiakìm re di Giuda aveva bruciato nel fuoco; inoltre vi furono aggiunte molte parole simili a quelle.


Atti degli Apostoli 10

1C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica,2uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.3Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!".4Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio.5E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro.6Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare".7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e,8spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare.10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi.11Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi.12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo.13Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!".14Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo".15E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano".16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo.17Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso.18Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà.19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano;20alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati".21Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?".22Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".23Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono.24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi.25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!".27Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro:28"Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.29Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?".30Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste31e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio.32Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare.33Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato".

34Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che 'Dio non fa preferenze di persone',35ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.36Questa è 'la parola che egli ha inviato' ai figli d'Israele, 'recando la buona novella' della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti.37Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;38cioè come 'Dio consacrò in Spirito Santo' e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce,40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse,41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.42E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.43Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".

44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso.45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo;46li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.47Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?".48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.


Capitolo XXII: La meditazione della miseria umana

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1. Dovunque tu sia e dovunque ti volga, sei sempre misera cosa; a meno che tu non ti volga tutto a Dio. Perché resti turbato quando le cose non vanno secondo la tua volontà e il tuo desiderio? Chi è colui che tutto ha secondo il suo beneplacito? Non io, non tu, né alcun altro su questa terra. Non c'è persona al mondo, anche se è un re o un papa, che non abbia qualche tribolazione o afflizione. E chi è dunque che ha la parte migliore? Senza dubbio colui che è capace di sopportare qualche male per amore di Dio. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. Quanto più uno desidera elevarsi spiritualmente, tanto più la vita presente gli appare amara, perché constata pienamente le deficienze dovute alla corrotta natura umana. Invero mangiare, bere, star sveglio, dormire, riposare, lavorare, e dover soggiacere alle altre necessità che ci impone la nostra natura, tutto ciò, in realtà, è una miseria grande e un dolore per l'uomo religioso; il quale amerebbe essere sciolto e libero da ogni peccato. In effetti l'uomo che vive interiormente si sente schiacciato, come sotto un peso, dalle esigenze materiali di questo mondo; ed è perciò che il profeta prega fervorosamente di essere liberato, dicendo: "Signore, toglimi da queste necessità" (Sal 24,17).  

2. Guai a quelli che non riconoscono la loro miseria. Guai, ancor più, a quelli che amano questa vita miserabile e destinata a finire; una vita alla quale tuttavia certa gente - anche se, lavorando o elemosinando, mette insieme appena appena il necessario - si abbarbica, come se potesse restare quaggiù in eterno, senza darsi pensiero del regno di Dio. Gente pazza, interiormente priva di fede; gente sommersa dalle cose terrene, tanto da gustare solo ciò che è materiale. Alla fine, però, constateranno, con pena, quanto poco valessero - anzi come fossero un nulla - le cose che avevano amato. Ben diversamente, i santi di Dio, e tutti i devoti amici di Cristo; essi non andavano dietro ai piaceri del corpo o a ciò che rende fiorente questa vita mortale. La loro anelante tensione e tutta la loro speranza erano per i beni eterni; il loro desiderio - per non essere tratti al basso dall'attaccamento alle cose di quaggiù - si elevava interamente alle cose invisibili, che non vengono meno. O fratello, non perdere la speranza di progredire spiritualmente; ecco, ne hai il tempo e l'ora. Perché, dunque, vuoi rimandare a domani il tuo proposito? Alzati, e comincia all'istante, dicendo: è questo il momento di agire; è questo il momento di combattere; è questo il momento giusto per correggersi. Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima di giungere nel refrigerio (Sal 65,12). E se non farai violenza a te stesso, non vincerai i tuoi vizi. Finché portiamo questo fragile corpo, non possiamo essere esenti dal peccato, né vivere senza molestie e dolori. Ben vorremmo aver tregua da ogni miseria; ma avendo perduto, a causa del peccato, la nostra innocenza, abbiamo perduto quaggiù anche la vera felicità. Perciò occorre che manteniamo in noi una ferma pazienza, nell'attesa della misericordia divina, "fino a che sia scomparsa l'iniquità di questo mondo" (Sal 56,2) e le cose mortali "siano assunte dalla vita eterna" (2Cor 5,4).  

3. Tanto è fragile la natura umana che essa pende sempre verso il vizio. Ti accusi oggi dei tuoi peccati e domani commetti di nuovo proprio ciò di cui ti sei accusato. Ti proponi oggi di guardarti dal male, e dopo un'ora agisci come se tu non ti fossi proposto nulla. Ben a ragione, dunque, possiamo umiliarci; né mai possiamo avere alcuna buona opinione di noi stessi, perché siamo tanto deboli e instabili. Inoltre, può andare rapidamente perduto per negligenza ciò che a stento, con molta fatica, avevamo alla fine raggiunto, per grazia di Dio. E che cosa sarà di noi alla fine, se così presto ci prende la tiepidezza? Guai a noi, se pretendessimo di riposare tranquillamente, come se già avessimo raggiunto pace e sicurezza, mentre, nella nostra vita, non si vede neppure un indizio di vera santità. Occorrerebbe che noi fossimo di nuovo plasmati, quasi in un buon noviziato, a una vita irreprensibile; in tal modo potremo sperare di raggiungere un certo miglioramento e di conseguire un maggior profitto spirituale.


LETTERA 11: Fra le tante questioni di Nebridio Agostino sceglie la più difficile, il rapporto fra Incarnazione e Trinità

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo la precedente.

Fra le tante questioni di Nebridio Agostino sceglie la più difficile (n. 1), il rapporto fra Incarnazione e Trinità (n. 2-3). L'Incarnazione fu un esempio di umiltà perché l'uomo ascenda a Dio (n. 4).

AGOSTINO A NEBRIDIO

Un quesito assai difficile.

1. Mentre mi teneva in grande pensiero la questione, postami da te già da un pezzo anche con un certo tono di amichevole rimprovero, sulle misure da prendere per poter vivere insieme, e avevo deciso di risponderti e di chiederti risposta solo su questo e di non usare la penna per nessun altra cosa inerente ai nostri studi finché non fosse risolto tra noi questo problema, mi ha tranquillizzato di colpo un'osservazione brevissima e oltremodo rispondente a verità della tua ultima lettera: cioè che non dobbiamo darci pensiero di questo, perché o noi verremo da te sicuramente non appena ne avremo la possibilità, oppure quando potrai verrai tu da noi. Perciò, reso tranquillo, come ho detto, su questo punto, mi son messo ad esaminare con attenzione tutte le tue lettere, per vedere a quante io debbo ancora rispondere. Ma in esse ho trovato tante questioni che, se anche si potessero risolvere facilmente, per il loro stesso cumulo sarebbero eccessive per l'ingegno e il tempo a disposizione di qualsiasi individuo. E per giunta sono così ardue che, anche se me ne fosse stata proposta una sola, non esiterei a dichiararmi sovraccarico. Questa premessa mira a far sì che tu smetta per un po' di tempo di pormi nuovi quesiti finché mi sia interamente liberato del debito, e mi risponda soltanto per farmi conoscere il tuo parere. E questo pur sapendo quale danno sia per me, che, sia pure per questo breve periodo, cesso d'essere messo a parte dei tuoi sublimi pensieri.

L'Incarnazione.

2. Ascolta dunque il mio pensiero sulla mistica Incarnazione, che la religione cui siamo stati iniziati ci propone a credere e a conoscere come avvenuta per la nostra salvezza. Questo quesito, cui ho scelto di dare una risposta a preferenza degli altri, non è certo il più facile di tutti, ma mi è parso più di ogni altro meritevole che vi dedicassi l'attività del mio pensiero. Infatti le questioni che riguardano questo mondo non mi sembrano abbastanza pertinenti al conseguimento della felicità e, se pure procurano qualche soddisfazione quando vengono esaminate, tuttavia c'è da temere che occupino del tempo che dovrebbe essere impiegato per qualcosa di meglio. Perciò, per quanto concerne il problema che mi son proposto di trattare adesso, mi stupisco innanzitutto che ti colpisca il fatto che si dica che l'Incarnazione appartiene non solo al Padre e al Figlio ma anche allo Spirito Santo. Questa Trinità infatti dalla fede Cattolica viene presentata e creduta talmente inseparabile (e tale viene compresa anche da pochi santi e beati) che, qualsiasi cosa venga da Essa compiuta, si deve ritenere compiuta insieme dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. E niente fa il Padre che non facciano anche il Figlio e lo Spirito Santo, niente fa lo Spirito Santo che non facciano anche il Padre e il Figlio, niente fa il Figlio che non facciano anche il Padre e lo Spirito Santo. Ne consegue evidentemente che l'Incarnazione appartiene a tutta la Trinità: infatti se si è incarnato il Figlio ma non si sono incarnati il Padre e lo Spirito Santo, essi fanno qualcosa di diverso e d'indipendente l'uno dall'altro. Perché dunque nei nostri misteri e nei nostri riti sacri l'Incarnazione si celebra attribuendola al Figlio? Questo problema nella sua totalità è così arduo e verte su un argomento così importante che la sua spiegazione non può essere qui abbastanza facile né la sua dimostrazione abbastanza sicura. Ma, poiché scrivo a te, io oso ciononostante accennare, piuttosto che spiegare, il mio pensiero, affinché tu possa ricavare il resto da solo, dato il tuo ingegno e la familiarità che v'è tra noi, per la quale tu mi conosci a fondo.

Le proprietà delle Persone divine.

3. Non v'è, o mio Nebridio, nessuna natura e nessuna sostanza assolutamente che non abbia in sé e non riveli questi tre elementi: in primo luogo di essere; in secondo luogo di essere questo o quello; in terzo luogo di rimanere per quanto può nello stato in cui si trova. Il primo ci rivela il principio stesso della natura da cui derivano tutte le cose; il secondo la forma in virtù della quale vengono create e in certo modo plasmate tutte le cose; il terzo, per esprimerci così, è il permanere di tutte le cose nello stato ad esse proprio. Ora, se è possibile che esista qualcosa che non sia questo o quest'altro e non conservi le proprie caratteristiche; o che sia questo o quello senza avere l'esistenza e senza conservare le proprie caratteristiche quanto più può; oppure che conservi le sue caratteristiche per quanto lo concedono le potenze che ha in sé, e ciononostante non esista e non sia questo o quello, è anche possibile che nella Trinità una Persona faccia qualcosa separatamente dalle altre. Ma se comprendi che qualunque cosa esista deve necessariamente e al tempo stesso essere questo o quello e mantenere la propria natura per quanto può, evidentemente le tre Persone non fanno nulla indipendentemente l'una dall'altra. Vedo che di questa questione io ho esposto finora la parte per causa della quale la soluzione diventa difficile; ma ho voluto soltanto farti vedere in poche parole (se pure ho realizzato il mio proposito) con quanto acume e verità venga intesa nella Chiesa Cattolica l'inseparabilità di questa Trinità divina.

Perché il Verbo si è incarnato.

4. Ora ascolta come la difficoltà che colpisce la tua mente possa perdere la sua forza. La caratteristica che è attribuita in proprio al Figlio si può estendere anche al metodo e a una certa tecnica (se usiamo appropriatamente questo termine in cose di tal genere) e all'intelligenza dalla quale la mente stessa è plasmata mediante la conoscenza delle cose. Poiché dunque mediante l'Incarnazione si è ottenuto l'effetto di suggerirci, sotto la maestà evidente di certi principi, una norma di vita ed un esempio di adempimento dei precetti, non senza ragione tutto questo è attribuito al Figlio. Infatti in molte cose (che io lascio alla tua considerazione e alla tua prudenza di pensare), pur essendo insite molte qualità, tuttavia una si distingue e in maniera tale che non senza ragione acquista la denominazione di proprietà specifica di quell'oggetto. Ad esempio, nei tre generi di questioni sopra accennate, anche se si domanda se una cosa esiste, è implicita altresì la domanda: che cos'è? - giacché certamente non può essere senza essere qualche cosa -; ed anche la domanda se sia buona o cattiva: infatti qualsiasi cosa esista merita una valutazione; perciò quando si domanda di un oggetto che cosa sia, esso deve necessariamente esistere ed essere oggetto di valutazione. Allo stesso modo quando si domandano le qualità di una cosa, essa, evidentemente, è anche qualche cosa. Così, pur essendo tutti i particolari indissolubilmente uniti fra di loro, tuttavia la questione non prende il nome da tutti, ma a seconda dell'intenzione di colui che pone il quesito. Era dunque necessaria agli uomini una norma, dalla quale fossero permeati e formati come si conviene. Tuttavia non possiamo dire che questo stesso effetto, che si verifica negli uomini per mezzo di tale regola, non esista o non si debba desiderare. Ma prima cerchiamo di apprendere i mezzi per giungere alla conoscenza e per rimanerci. Bisognava dunque prima additarci qualche norma e regola di vita. E questo si ottenne attraverso il disegno divino dell'Incarnazione che si deve attribuire propriamente al Figlio, in modo che, per mezzo del Figlio, derivasse la conoscenza del Padre stesso (cioè dell'unico principio da cui derivano tutte le cose), ed una certa soavità e dolcezza interiore e ineffabile nel permanere in questa conoscenza e nel disprezzare tutte le cose mortali: e questo è il dono e il compito che si attribuisce propriamente allo Spirito Santo. Perciò, sebbene tutte le cose vengano compiute in perfetta comunione ed unità [dalle tre Persone], bisognava tuttavia farcele vedere separatamente, a causa della debolezza di noi che siamo caduti dalla unità nella molteplicità. Nessuno infatti riesce ad elevare un altro alla condizione in cui egli si trova se non discende in qualche modo nella situazione in cui si trova l'altro. Hai qui una lettera che non è tale da aver posto fine alla tua inquietudine su questo argomento, ma è forse tale da aver fornito un punto di partenza preciso per le tue speculazioni; sicché tu possa col tuo ingegno, a me ben noto, investigare il resto e giungere a darne una spiegazione con l'aiuto della pietà, su cui bisogna soprattutto fondarsi.


Sogna di trovarsi in una nicchia in San Pietro

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Un giorno, non si sa in che anno, Don Bosco sognò di trovarsi nella Basilica di San Pietro, entro la grande nicchia che si apre sotto il cornicione, a destra della navata centrale, perpendicolarmente alla statua di bronzo del Principe degli Apostoli, e al medaglione in mosaico di Pio IX. Egli non sapeva come fosse capitato lassù e non si dava pace. Guarda attorno se vi sia modo di scendere, ma non vede nulla. Chiama, grida, ma nessuno risponde. Finalmente, vinto dall’angoscia, si sveglia.
Se qualcuno, udendo questo sogno, allora avesse creduto di scorgervi un senso profetico, si sarebbe detto che sognava a occhi aperti. Ma oggi, proprio dall’alto di quella nicchia, sorride il magnifico Don Bosco del Canonica.
Questo monumento, degno della Basilica vaticana, è un colossale gruppo marmoreo, in cui la figura di Don Bosco misura metri 4,80 di altezza, senza tener conto del piedestallo di oltre un metro di altezza. Don Bosco è rappresentato nell’atto che con nobile gesto della destra indica l’altare papale a due giovani, da lui avvolti con la sinistra in ampio amplesso paterno. Questi sono San Domenico Savio e il venerabile giovane patagone Zeffirino Namuncurà, figlio del Gran Cacico convertito con la sua tribù dal cardinal Cagliero.
I due giovani pare pendano dal suo labbro per ascoltare, perpetuata nel marmo, quella professione di fedeltà al Papa, che è stata la divisa inviolata di Don Bosco. Tale atteggiamento, mentre risponde alla fedeltà storica, non isola la statua nella sua nicchia come un puro elemento decorativo, ma ne fa un elemento organico del tempio vaticano.
«In questo monumento, concezione ed espressione toccano il vertice dell’arte. Il Canonica, scultore di fama mondiale e Accademico d’Italia, svincolandosi dalle meticolosità fotografiche e sorpassando gli atteggiamenti tradizionali di Don Bosco dipinto e scolpito, ne fissò energicamente la grandezza spirituale in una creazione che appartiene all’arte veramente degna di questo nome».
Traspare infatti «il carattere meditativo del Santo, la sua forza intellettuale, la sua antiveggenza di santo e di apostolo; ciò che, sposato al sorriso paterno della sua forte bocca, integra bene il suo carattere esuberante di carità e di amore» (G. De Mori).
Il monumento fu inaugurato il 31 gennaio 1936 e benedetto dal cardinal Pacelli, il futuro Pio XII, tra l’entusiasmo di 20.000 giovani, tra i quali 10.000 rappresentavano, per disposizione del Ministero, le Scuole di Roma.

La nicchia assegnata da Pio XI a Don Bosco si può ben dire nicchia d’onore, perché s’innalza sopra la statua di San Pietro ed era rimasta vuota per secoli. Coloro poi che vissero negli ultimi anni del Santo non potevano contemplarlo lassù senza ra,nmentare il sogno citato, che avevano udito raccontare da ragazzi. Nessuno, e lui meno di tutti, allora avrebbe mai immaginato quale arcano si potesse nascondere sotto il velo dello strano sogno.


5 agosto 1942

Madre Pierina Micheli

S. Silvestro ha operato nel corpo e nell'anima della mia cara figlia. Agimus tibi gratias.