Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 5° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 8
1In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro:2"Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare.3Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano".4Gli risposero i discepoli: "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?".5E domandò loro: "Quanti pani avete?". Gli dissero: "Sette".6Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla.7Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli.8Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati.9Erano circa quattromila. E li congedò.
10Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.
11Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.12Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione".13E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda.
14Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo.15Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!".16E quelli dicevano fra loro: "Non abbiamo pane".17Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?18'Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite'? E non vi ricordate,19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Dodici".20"E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette".21E disse loro: "Non capite ancora?".
22Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo.23Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?".24Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano".25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa.26E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".
27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?".28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti".29Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo".30E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.
31E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.32Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.33Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.35Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.36Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?37E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".
Primo libro di Samuele 30
1Quando Davide e i suoi uomini arrivarono a Ziklàg il terzo giorno, gli Amaleciti avevano fatto una razzia nel Negheb e a Ziklàg. Avevano distrutto Ziklàg appiccandole il fuoco.2Avevano condotto via le donne e quanti vi erano, piccoli e grandi; non avevano ucciso nessuno, ma li avevano fatti prigionieri e se n'erano andati.3Tornò dunque Davide e gli uomini che erano con lui ed ecco la città era in preda alle fiamme; le loro donne, i loro figli e le loro figlie erano stati condotti via.4Davide e la sua gente alzarono la voce e piansero finché ne ebbero forza.5Le due mogli di Davide, Achinoàm di Izrèel e Abigail, già moglie di Nabal da Carmel, erano state condotte via.
6Davide fu in grande angoscia perché tutta quella gente parlava di lapidarlo. Tutti avevano l'animo esasperato, ciascuno per i suoi figli e le sue figlie. Ma Davide ritrovò forza e coraggio nel Signore suo Dio.7Allora Davide disse al sacerdote Ebiatar figlio di Achimelech: "Portami l''efod'". Ebiatar accostò l''efod' a Davide.8Davide consultò il Signore e chiese: "Devo inseguire questa banda? La raggiungerò?". Gli rispose: "Inseguila, la raggiungerai e libererai i prigionieri".9Davide e i seicento uomini che erano con lui partirono e giunsero al torrente di Besor, dove quelli rimasti indietro si fermarono.10Davide continuò l'inseguimento con quattrocento uomini: si fermarono invece duecento uomini che erano troppo affaticati per passare il torrente di Besor.11Trovarono nella campagna un Egiziano e lo portarono a Davide. Gli diedero da mangiare pane e gli diedero da bere acqua.12Gli diedero anche una schiacciata di fichi secchi e due grappoli di uva passa. Mangiò e si sentì rianimato, perché non aveva preso cibo e non aveva bevuto acqua da tre giorni e da tre notti.13Davide gli domandò: "A chi appartieni tu e di dove sei?". Rispose: "Sono un giovane egiziano, schiavo di un Amalecita. Il mio padrone mi ha abbandonato perché tre giorni fa mi sono ammalato.14Noi abbiamo depredato il Negheb dei Cretei, quello di Giuda e il Negheb di Caleb e abbiamo appiccato il fuoco a Ziklàg".15Davide gli disse: "Vuoi tu guidarmi verso quella banda?". Rispose: "Giurami per Dio che non mi ucciderai e non mi riconsegnerai al mio padrone e ti condurrò da quella banda".16Così fece da guida ed ecco, erano sparsi sulla distesa di quella regione a mangiare e a bere e a far festa con tutto l'ingente bottino che avevano preso dal paese dei Filistei e dal paese di Giuda.17Davide li batté dalle prime luci dell'alba fino alla sera del giorno dopo e non sfuggì alcuno di essi, se non quattrocento giovani, che montarono sui cammelli e fuggirono.18Davide liberò tutti coloro che gli Amaleciti avevano preso e in particolare Davide liberò le sue due mogli.19Non mancò nessuno tra di essi, né piccolo né grande, né figli né figlie, né la preda né ogni altra cosa che era stata presa loro: Davide ricuperò tutto.20Davide prese tutto il bestiame minuto e grosso: spingevano davanti a lui tutto questo bestiame e gridavano: "Questo è il bottino di Davide".
21Davide poi giunse ai duecento uomini che erano troppo sfiniti per seguire Davide e aveva fatto rimanere al torrente di Besor. Essi andarono incontro a Davide e a tutta la sua gente: Davide con la truppa si accostò e domandò loro come stavano le cose.22Ma tutti i cattivi e gli iniqui tra gli uomini che erano andati con Davide si misero a dire: "Poiché non sono venuti con noi, non si dia loro niente della preda, eccetto le mogli e i figli di ciascuno; li conducano via e se ne vadano".23Davide rispose: "Non fate così, fratelli miei, con quello che il Signore ci ha dato, salvandoci tutti e mettendo nelle nostre mani quella torma che era venuta contro di noi.24Chi vorrà seguire questo vostro parere? Perché quale la parte di chi scende a battaglia, tale è la parte di chi fa la guardia ai bagagli: insieme faranno le parti".25Da quel giorno in poi stabilì questo come regola e statuto in Israele fino ad oggi.26Quando fu di ritorno a Ziklàg, Davide mandò parte del bottino agli anziani di Giuda suoi amici, con queste parole: "Eccovi un dono proveniente dal bottino dei nemici del Signore":
27a quelli di Betel
e a quelli di Rama nel Negheb,
a quelli di Iattìr,
28a quelli di Aroer,
a quelli di Sifmòt,
a quelli di Estemoà,
29a quelli di Ràcal,
a quelli delle città degli Ieracmeeliti,
a quelli delle città dei Keniti,
30a quelli di Cormà,
a quelli di Bor-Asàn,
a quelli di Atach,
31a quelli di Ebron e a quelli di tutti i luoghi per cui era passato Davide con i suoi uomini.
Giobbe 13
1Ecco, tutto questo ha visto il mio occhio,
l'ha udito il mio orecchio e l'ha compreso.
2Quel che sapete voi, lo so anch'io;
non sono da meno di voi.
3Ma io all'Onnipotente vorrei parlare,
a Dio vorrei fare rimostranze.
4Voi siete raffazzonatori di menzogne,
siete tutti medici da nulla.
5Magari taceste del tutto!
sarebbe per voi un atto di sapienza!
6Ascoltate dunque la mia riprensione
e alla difesa delle mie labbra fate attenzione.
7Volete forse in difesa di Dio dire il falso
e in suo favore parlare con inganno?
8Vorreste trattarlo con parzialità
e farvi difensori di Dio?
9Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse?
Come s'inganna un uomo, credete di ingannarlo?
10Severamente vi redarguirà,
se in segreto gli siete parziali.
11Forse la sua maestà non vi incute spavento
e il terrore di lui non vi assale?
12Sentenze di cenere sono i vostri moniti,
difese di argilla le vostre difese.
13Tacete, state lontani da me: parlerò io,
mi capiti quel che capiti.
14Voglio afferrare la mia carne con i denti
e mettere sulle mie mani la mia vita.
15Mi uccida pure, non me ne dolgo;
voglio solo difendere davanti a lui la mia condotta!
16Questo mi sarà pegno di vittoria,
perché un empio non si presenterebbe davanti a lui.
17Ascoltate bene le mie parole
e il mio esposto sia nei vostri orecchi.
18Ecco, tutto ho preparato per il giudizio,
son convinto che sarò dichiarato innocente.
19Chi vuol muover causa contro di me?
Perché allora tacerò, pronto a morire.
20Solo, assicurami due cose
e allora non mi sottrarrò alla tua presenza;
21allontana da me la tua mano
e il tuo terrore più non mi spaventi;
22poi interrogami pure e io risponderò
oppure parlerò io e tu mi risponderai.
23Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato.
24Perché mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
25Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dar la caccia a una paglia secca?
26Poiché scrivi contro di me sentenze amare
e mi rinfacci i miei errori giovanili;
27tu metti i miei piedi in ceppi,
spii tutti i miei passi
e ti segni le orme dei miei piedi.
28Intanto io mi disfò come legno tarlato
o come un vestito corroso da tignola.
Salmi 68
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'
2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.
5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.
12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.
17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.
20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.
23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".
25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.
29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.
33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.
35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.
Gioele 4
1Poiché, ecco, in quei giorni e in quel tempo,
quando avrò fatto tornare i prigionieri di Giuda
e Gerusalemme,
2riunirò tutte le nazioni
e le farò scendere nella valle di Giòsafat,
e là verrò a giudizio con loro
per il mio popolo Israele, mia eredità,
che essi hanno disperso fra le genti
dividendosi poi la mia terra.
3Hanno tirato a sorte il mio popolo e hanno dato un fanciullo in cambio di una prostituta, han venduto una fanciulla in cambio di vino e hanno bevuto.
4Anche voi, Tiro e Sidòne, e voi tutte contrade della Filistea, che siete per me? Vorreste prendervi la rivincita e vendicarvi di me? Io ben presto farò ricadere sul vostro capo il male che avete fatto.5Voi infatti avete rubato il mio oro e il mio argento, avete portato nei vostri templi i miei tesori preziosi;6avete venduto ai Greci i figli di Giuda e i figli di Gerusalemme per mandarli lontano dalla loro patria.7Ecco, io li richiamo dalle città, dal luogo dove voi li avete venduti e farò ricadere sulle vostre teste il male che avete fatto.8Venderò i vostri figli e le vostre figlie per mezzo dei figli di Giuda, i quali li venderanno ai Sabei, un popolo lontano. Il Signore ha parlato.
9Proclamate questo fra le genti:
chiamate alla guerra santa,
incitate i prodi,
vengano, salgano tutti i guerrieri.
10Con le vostre zappe fatevi spade
e lance con le vostre falci;
anche il più debole dica: io sono un guerriero!11Svelte, venite, o genti tutte, dai dintorni
e radunatevi là!
Signore, fa' scendere i tuoi prodi!
12Si affrettino e salgano le genti
alla valle di Giòsafat,
poiché lì siederò per giudicare
tutte le genti all'intorno.
13Date mano alla falce,
perché la messe è matura;
venite, pigiate,
perché il torchio è pieno
e i tini traboccano...
tanto grande è la loro malizia!
14Folle e folle
nella Valle della decisione,
poiché il giorno del Signore è vicino
nella Valle della decisione.
15Il sole e la luna si oscurano
e le stelle perdono lo splendore.
16Il Signore ruggisce da Sion
e da Gerusalemme fa sentire la sua voce;
tremano i cieli e la terra.
Ma il Signore è un rifugio al suo popolo,
una fortezza per gli Israeliti.
17Voi saprete che io sono il Signore
vostro Dio
che abito in Sion, mio monte santo
e luogo santo sarà Gerusalemme;
per essa non passeranno più gli stranieri.
18In quel giorno
le montagne stilleranno vino nuovo
e latte scorrerà per le colline;
in tutti i ruscelli di Giuda
scorreranno le acque.
Una fonte zampillerà dalla casa del Signore
e irrigherà la valle di Sittìm.
19L'Egitto diventerà una desolazione
e l'Idumea un brullo deserto
per la violenza contro i figli di Giuda,
per il sangue innocente sparso nel loro paese,
20mentre Giuda sarà sempre abitato
e Gerusalemme di generazione in generazione.
21Vendicherò il loro sangue, non lo lascerò impunito
e il Signore dimorerà in Sion.
Prima lettera a Timoteo 4
1Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche,2sedotti dall'ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza.3Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità.4Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie,5perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera.
6Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito.7Rifiuta invece le favole profane, roba da vecchierelle.
8Esèrcitati nella pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura.9Certo questa parola è degna di fede.10Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono.11Questo tu devi proclamare e insegnare.
12Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza.13Fino al mio arrivo, dèdicati alla lettura, all'esortazione e all'insegnamento.14Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri.15Abbi premura di queste cose, dèdicati ad esse interamente perché tutti vedano il tuo progresso.16Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano.
Capitolo II: Nel Sacramento si manifestano all’uomo la grande bontà e l’amore di Dio
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. O Signore, confidando nella tua bontà e nella tua grande misericordia, mi appresso infermo al Salvatore, affamato e assetato alla fonte della vita, povero al re del cielo, servo al Signore, creatura al Creatore, desolato al pietoso mio consolatore. Ma "per qual ragione mi è dato questo, che tu venga a me?" (Lc 1,43). Chi sono io, perché tu ti doni a me; come potrà osare un peccatore di apparirti dinanzi; come ti degnerai di venire ad un peccatore? Ché tu lo conosci, il tuo servo; e sai bene che in lui non c'è alcunché di buono, per cui tu gli dia tutto ciò. Confesso, dunque, la mia pochezza, riconosco la tua bontà, glorifico la tua misericordia e ti ringrazio per il tuo immenso amore. Infatti non è per i miei meriti che fai questo, ma per il tuo amore: perché mi si riveli maggiormente la tua bontà, più grande mi si offra il tuo amore e l'umiltà ne risulti più perfettamente esaltata. Poiché, dunque, questo ti è caro, e così tu comandasti che si facesse, anche a me è cara questa tua degnazione. E voglia il Cielo che a questo non sia di ostacolo la mia iniquità.
2. Gesù, pieno di dolcezza e di benignità, quanta venerazione ti dobbiamo, e gratitudine e lode incessante, per il fatto che riceviamo il tuo santo corpo, la cui grandezza nessuno può comprendere pienamente. Ma quali saranno i miei pensieri in questa comunione con te, in questo avvicinarmi al mio Signore; al mio Signore che non riesco a venerare nella misura dovuta e che tuttavia desidero accogliere devotamente? Quale pensiero più opportuno e più salutare di quello di abbassarmi totalmente di fronte a te, esaltando, su di me la tua bontà infinita? Ti glorifico, o mio Dio, e ti esalto in eterno; disprezzo me stesso, sottoponendomi a te, dal profondo della mia pochezza. Ecco, tu sei il santo dei santi, ed io una sozzura di peccati. Ecco, tu ti abbassi verso di me, che non sono degno neppure di rivolgerti lo sguardo. Ecco, tu vieni a me, vuoi stare con me, mi inviti al tuo banchetto; tu mi vuoi dare il cibo celeste, mi vuoi dare da mangiare il pane degli angeli: nient'altro, veramente, che te stesso, "pane vivo, che sei disceso dal cielo e dai la vita al mondo (Gv 6,33.51). Se consideriamo da dove parte questo amore, quale degnazione ci appare; quanto profondi ringraziamenti e quante lodi ti si debbono!
3. Quanto fu utile per la nostra salvezza il tuo disegno, quando hai istituito questo sacramento; come è soave e lieto questo banchetto, nel quale hai dato in cibo te stesso! Come è ammirabile questo che tu fai; come è efficace la tua potenza e infallibile la tua verità. Infatti, hai parlato "e le cose furono" (Sal 148, 5); e fu anche questo sacramento, che tu hai comandato. Mirabile cosa, degna della nostra fede; cosa che oltrepassa la umana comprensione che tu, o Signore Dio mio, vero Dio e uomo, sia tutto sotto quella piccola apparenza del pane e del vino; e che tu sia mangiato senza essere consumato. "Tu, o Signore di tutti", che, di nessuno avendo bisogno, hai voluto, per mezzo del Sacramento, abitare fra noi (2 Mac 14,35), conserva immacolato il mio cuore e il mio corpo, affinché io possa celebrare sovente i tuoi misteri, con lieta e pura coscienza; e possa ricevere, a mia salvezza eterna, ciò che tu hai stabilito e istituito massimamente a tua glorificazione e perenne memoria di te.
4. Rallegrati, anima mia, e rendi grazie a Dio per un dono così sublime, per un conforto così straordinario, lasciato a te in questa valle di lacrime. In verità, ogni qualvolta medito questo mistero e ricevi il corpo di Cristo, lavori alla tua redenzione e ti rendi partecipe di tutti i meriti di Cristo. Mai non viene meno, infatti, l'amore di Cristo; né si esaurisce la grandezza della sua intercessione. E' dunque con animo sempre rinnovato che ti devi disporre a questo Sacramento; è con attenta riflessione che devi meditare il mistero della salvezza. E quando celebri la Messa, o l'ascolti, ciò deve apparirti un fatto così grande, così straordinario e così pieno di gioia, come se, in quello stesso giorno, scendendo nel seno della Vergine, Cristo si facesse uomo, patisse e morisse pendendo dalla croce.
Contro Felice Manicheo - Libro primo
Contro Felice manicheo - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Nel sesto anno di consolato di Onorio Augusto, il settimo giorno delle idi di dicembre ,
AGOSTINO, vescovo della Chiesa cattolica della regione di Ippona Regia, ha detto: Sai bene di aver affermato ieri che puoi difendere le scritture di Mani, e hai asserito che contengono la verità; se ti sembra ragionevole fare ciò anche quest’oggi, o presumi di esserne in grado, parla.
FELICE manicheo ha detto: Io non nego di avere dichiarato che difendo la mia legge, a condizione che vengano presentati pubblicamente gli autori della mia legge.
Allora il vescovo Agostino, portata la Lettera di Mani, che chiamano del Fondamento, disse: " Se avrò letto da questo codice, che mi vedi portare, la Lettera di Mani che chiamate del Fondamento, puoi riconoscere se sia questa? ".
FELICE: La posso riconoscere.
AGOSTINO: Prendilo tu stesso, e leggi.
Preso il codice, Felice lesse: Mani apostolo di Gesù Cristo per la provvidenza di Dio Padre. Queste sono le parole salvifiche dalla fonte viva e perenne: colui che le avrà ascoltate, e in primo luogo avrà creduto ad esse, quindi avrà custodito ciò che comunicano, mai sarà soggetto a morte, ma godrà di una vita eterna e gloriosa. Infatti, si deve senza dubbio giudicare beato, colui il quale sarà istruito da questa divina conoscenza, mediante la quale liberato permarrà in una vita sempiterna.
AGOSTINO vescovo: Hai riconosciuto senza alcun dubbio la lettera del vostro Mani?
FELICE: L’ho riconosciuta.
AGOSTINO: Dimostraci dunque in che modo questo Mani sia apostolo di Gesù Cristo. Infatti, nel Vangelo non leggiamo in alcun luogo che egli sia annoverato tra gli Apostoli: conosciamo chi sia colui che sarebbe stato ordinato al posto del traditore Giuda, vale a dire il santo Mattia 1; e chi sia colui che in seguito è stato chiamato dal cielo dalla voce del Signore - sto parlando dell’apostolo Paolo 2 - tutti lo sanno. Provaci dunque che questo Mani sia l’apostolo di Cristo, titolo che egli osò porre al principio della sua lettera.
2. FELICE: E la Santità tua mi provi ciò che è scritto nel Vangelo, quando Cristo dice: Vado al Padre; e manderò a voi lo Spirito Santo paracleto, che vi guiderà alla verità tutta intera 3. Provami tu che al di fuori di questa scrittura esista una scrittura dello Spirito Santo, cosa che Cristo promise, dove si trova la verità tutta intera; se troverò la verità in altri codici che non appartengano a Mani ma li abbia tramandati Cristo - così infatti fu detto da Cristo, che lo stesso Spirito Santo paracleto condurrà alla verità tutta intera - seguendo il discorso di Cristo io ricuserò le scritture di Mani.
AGOSTINO: Poiché tu dunque non hai potuto provare in che modo Mani sia apostolo di Cristo, e pure esigi che io provi in che modo egli abbia mandato lo Spirito Santo paracleto che ha promesso, affinché tu respinga le scritture di Mani, allorquando avrai trovato al di fuori delle scritture di Mani che è adempiuta la promessa di Cristo; quantunque tu per primo avresti dovuto rispondere alle mie domande, tuttavia ecco che rispondo per primo io, e ti mostro quando sia stato mandato lo Spirito Santo che Cristo ha promesso.
(Agostino si appressò al Vangelo e agli Atti degli Apostoli).
3. Preso il codice del Vangelo, declamò: Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: " Pace a voi! "; sono io, non temete. E dopo aver letto aggiunse: " Questo avvenne dopo la risurrezione ". E dopo aver parlato, lesse: Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: " Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho ". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: " Avete qui qualche cosa da mangiare? ". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito e un favo di miele; e dopo averlo mangiato davanti a loro, presi i resti li diede loro. Poi disse: " Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi ". Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: " Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto " 4. Restituito il codice del Vangelo, prese quello degli Atti degli Apostoli e disse: " Abbiamo ascoltato nel Vangelo come il santo evangelista abbia ricordato la promessa di Cristo, che si trova nel Vangelo secondo Giovanni, che il qui presente Felice ha richiamato alla memoria. Giovanni evangelista ha scritto dove il Signore ha detto: Vi manderò lo Spirito Santo paracleto 5. Invece ciò che è stato letto or ora, lo ha attestato l’evangelista Luca, che si è trovato in accordo con la verità proclamata dall’apostolo Giovanni. Vediamo anche in che modo fu portato a compimento ciò che il Signore aveva promesso, in che modo fu realizzato: affinché, essendo stato manifestato dai libri canonici della santa Chiesa l’adempimento della promessa del Signore, non cerchiamo un altro Spirito Santo paracleto, né incappiamo nei lacci dei seduttori ".
4. E lesse ad alta voce dagli Atti degli Apostoli: Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò nel giorno in cui scelse gli Apostoli per mezzo dello Spirito Santo e ordinò loro di predicare il Vangelo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove diuturne, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio e conversando con loro ordinò di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre " quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni, quelli che ci separano dalla Pentecoste ". Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: " Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele? ". Ma egli rispose: " Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra ". Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: " Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo ". Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano, Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse: " Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca del Santo Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto, si legò il collo e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere. La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue. Infatti sta scritto nel libro dei Salmi: " La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, il suo incarico lo prenda un altro ". Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù Cristo ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione ". Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. Allora egli pregò dicendo: " Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto ". Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli come dodicesimo 6. E dopo aver letto, disse: " Abbiamo ascoltato chi fu ordinato al posto del traditore Giuda - cosa che poco prima avevo ricordato - affinché nessuno si introduca con la frode nel numero degli Apostoli, e inganni gli ignari con l’autorità dell’apostolato ".
5. Ora vediamo ciò che abbiamo promesso; cioè in che modo sia stata adempiuta la promessa di Cristo riguardo allo Spirito Santo. Dopo aver detto ciò, lesse in un passo: Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: " Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio " 7. E dopo aver declamato, disse: " Hai ascoltato ora in che modo sia stato già mandato lo Spirito Santo? Ciò che avevi esigito da me l’ho provato; non resta altro che anche tu faccia ciò che hai promesso: dal momento che abbiamo trovato quando mandò lo Spirito Santo che aveva promesso, respingi quella scrittura, che sotto il nome di Spirito Santo volle frodare il lettore o l’ascoltatore ".
6. FELICE: Io non nego ciò che ho detto: quando mi sarà stato provato che lo Spirito Santo ha insegnato la verità che cerco, la ricuserò. La tua Santità mi ha letto questo passo in cui gli Apostoli ricevettero lo Spirito Santo: chiedo che uno fra gli stessi Apostoli mi istruisca sull’inizio, il mezzo e la fine.
AGOSTINO: Se tu avessi letto che il Signore ha affermato: " Vi manderò lo Spirito Santo, che vi insegnerà l’inizio, il mezzo e la fine", allora a ragione mi costringeresti a mostrarti coloro che lo Spirito Santo avrebbe istruito.
FELICE: Poiché la tua Santità afferma che gli Apostoli stessi ricevettero lo Spirito Santo paracleto, di nuovo io dico: quello degli stessi Apostoli che tu avrai voluto mi insegni ciò che mi insegnò Mani, o renda nulla la dottrina dello stesso Mani quello dei dodici che tu avrai voluto.
AGOSTINO: Sia ben lungi dalla fede degli Apostoli, che insegnino la dottrina del sacrilego Mani! Ma poiché tu dici che uno di loro deve rendere nulla la dottrina di Mani, mentre al presente i santi Apostoli non sono più nel corpo; io minimo, non solo di tutti gli Apostoli, ma di tutti i vescovi (infatti quando mai potrei aspirare ai meriti degli Apostoli?), per quanto il Signore si è degnato di elargirmi del suo stesso Spirito, vanificherò la dottrina di Mani, dopo che si comincerà a leggere ciò che segue della sua Lettera, che tu stesso non neghi essere di Mani.
FELICE: Hai detto che gli Apostoli si allontanarono dal corpo: tuttavia le loro scritture sono ancora valide: la tua Santità ha detto, e ha dato facoltà di dire ciò che avremmo voluto senza alcuna paura; perciò tu hai affermato: " Rendo nulla la legge di Mani ": allora io replico: Ogni uomo è mentitore, solo Dio è verace 8; le Scritture di Dio parlano.
7. AGOSTINO: Certo anche tu sei un uomo e, come i fatti stanno per rivelare, un mentitore. E poiché hai detto ciò che hai voluto, non citando dalla Scrittura di Dio, è necessario che anche io dica ciò che voglio. Se infatti la verità è del tuo Mani, non potrà essere distrutta da me; se invece è falsità, cosa interessa da chi sia distrutta? Tuttavia, poiché hai affermato, riguardo alla scrittura degli Apostoli, che sebbene essi non siano nel corpo, sono qui le loro scritture. Ora gli Apostoli furono tolti da questa vita prima che l’errore di Mani fosse sorto nel mondo; perciò non si trovano scritture degli Apostoli che discutano in modo evidente contro Mani. Ciononostante, poiché l’apostolo Paolo nello stesso Spirito Santo paracleto che aveva ricevuto previde il futuro su persone di tal genere quale fu Mani, e quali siete anche voi, leggo affinché tu ne venga a conoscenza. E presa la Lettera dell’apostolo Paolo a Timoteo lesse: Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera. Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù 9. Dopo aver letto, disse: " Io questo affermo di voi e di coloro che dicono immonda una qualche creatura di Dio; che dicono che ogni atto sessuale - anche quello che si compie con la moglie - sia fornicazione; è infatti proprio questo che dice: Costoro vieteranno il matrimonio; io affermo che questa cosa è stata rivelata ed espressa per mezzo dello Spirito della profezia. Se tu neghi che ogni atto sessuale sia fornicazione, o se dichiari che ogni cibo umano - lecito e concesso da mangiare per gli uomini - sia mondo, non sei di quelli di cui profetò l’Apostolo. Se invece ti riconosci in quelle cose che ho detto, ecco hai qui l’apostolo Paolo che distrugge ed annulla la dottrina del futuro Mani. Così rispondi a ciò che ti chiedo: Ogni atto sessuale è fornicazione, o forse l’atto sessuale compiuto con la moglie non è peccato? ".
8. FELICE: Di nuovo mi sia letto ciò che dice l’Apostolo. E fu proclamato: Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera. Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù 10.
FELICE: Mani non si allontanò dalla fede, secondo quanto dice Paolo, come altri che si allontanarono dalla fede per venire ad una loro setta. Mani invece non si allontanò da nessuna setta, perché non si dica che si allontanò dalla fede.
AGOSTINO: Vedo che non vuoi rispondere a ciò che ti chiedo, perché non si trovi che o non possiedi lo Spirito Santo - che come già abbiamo provato fu mandato agli Apostoli - o non sei nel novero di coloro che Paolo indicò che sarebbero venuti in seguito, dove anche profetizzò di voi stessi; quindi rispondo io brevemente, per recepire ciò che hai detto nel senso che tu gli hai dato: " Si allontaneranno dalla fede ". Non si allontanano dalla fede, se non coloro che sono stati in qualche fede; mentre Mani non fu in alcuna fede dalla quale si sia allontanato, ma in quella in cui fu rimase. Ora questo ti chiedo: se Mani, o piuttosto la dottrina dei demoni menzogneri che fu in Mani, non abbia sedotto qualche Cristiano cattolico, affinché si allontanasse dalla fede. Se infatti da voi, e attraverso di voi e attraverso quella dottrina molti sono sedotti, affinché si allontanino dalla fede e tendano verso gli spiriti seduttori, quale quello che fu in Mani; e comincino a dire che ogni atto sessuale è fornicazione, della qual cosa l’Apostolo dice: Costoro vieteranno il matrimonio; e incomincino a dire che le carni che gli uomini mangiano non sono creatura di Dio, ma fattura dei demoni, e sono immondizia: è dunque chiaro che lo Spirito Santo paracleto che era nell’apostolo Paolo aveva predetto di costoro, che stavano per allontanarsi dalla fede, prestando ascolto agli spiriti seduttori, quale quello che fu in Mani. Poiché dunque ho già risposto, è giusto che tu risponda a ciò che ti ho chiesto: se non dici che ogni atto sessuale è fornicazione. Se non vuoi rispondere a tale quesito, rispondi a quello che ti ho chiesto prima, affinché tu provi che Mani è apostolo di Cristo; o se anche a questo non vuoi rispondere, permettimi di rendere nulla la sua dottrina, cosa che ho promesso nel momento in cui veniva letta la sua lettera che dite del Fondamento.
9. FELICE: Io rispondo a ciò che dice tua Santità, ossia che in Paolo venne lo Spirito Santo paracleto.
AGOSTINO: Non in lui solo.
FELICE: Io parlo di lui: se è in lui, è anche in tutti. E se è in lui, allora Paolo in un’altra lettera dice: Parzialmente conosciamo, parzialmente profetiamo: ma quando verrà ciò che è perfetto, saranno abolite le cose dette parzialmente 11. Mentre noi ascoltavamo Paolo che diceva questo, è arrivato Mani con la sua predicazione, e lo abbiamo accettato secondo quanto ha detto Cristo: Vi manderò lo Spirito Santo 12. Poi è arrivato Paolo, e anch’egli ha detto che sarebbe venuto, e dopo non è venuto nessuno; perciò abbiamo accolto Mani. E poiché è venuto Mani, e attraverso la sua predicazione ci ha insegnato l’inizio, il mezzo e la fine; ci ha istruito sulla creazione del mondo, perché fu fatta, e da dove fu fatta, e coloro che la fecero; ci ha insegnato perché il giorno e perché la notte; ci ha istruito intorno al corso del sole e della luna. Giacché non abbiamo udito tutto ciò in Paolo, né nelle scritture degli altri Apostoli: questo crediamo, che egli stesso è il Paracleto. Pertanto dico di nuovo quanto ho detto prima: se avrò udito in un’altra scrittura dove parla il Paracleto, cioè lo Spirito Santo, di ciò di cui avrò voluto porre domande e tu mi avrai istruito; solo allora crederò e rinunzierò.
10. AGOSTINO: Tu dici di non credere che lo Spirito Santo paracleto sia stato nell’apostolo Paolo, perché Paolo dice: Parzialmente infatti conosciamo, parzialmente profetiamo 13; e quindi ritieni che l’Apostolo con queste parole abbia predetto come se un altro sarebbe venuto dopo di lui a predicare tutte le cose che egli stesso non fu in grado di predicare, perché diceva parzialmente; e tu credi che costui sia Mani. Anzitutto dunque mostrerò, citando dalla stessa lettura dell’Apostolo, donde l’Apostolo diceva ciò. Poi, giacché hai detto che Mani vi avrebbe insegnato l’inizio, il mezzo e la fine e in che modo o per quale motivo sia stato creato il mondo, riguardo al corso del sole e della luna, e alle altre cose che hai ricordato. Ti faccio notare che non si legge nel Vangelo che il Signore abbia detto: " Vi manderò il Paracleto che vi insegni del corso del sole e della luna ". Infatti voleva formare Cristiani, non astrologi. Invece per le loro necessità è sufficiente che gli uomini sappiano di queste cose quanto hanno imparato a scuola. Cristo invece ha detto che sarebbe venuto il Paracleto, che avrebbe condotto alla verità tutta intera; ma lì non ha parlato de " l’inizio, il mezzo e la fine "; non ha detto: " Il corso del sole e della luna ". Ma se ritieni che questa dottrina sia attinente a quella verità che Cristo ha promesso per mezzo dello Spirito Santo, ti chiedo quante siano le stelle. Se hai ricevuto quello Spirito di cui parli, al quale spetta insegnare queste cose, che io affermo non essere pertinenti alla disciplina e alla dottrina cristiana, è necessario che tu parli e mi rispondi. Infatti ti sei reso debitore: per cui quando ti chiederò qualcosa riguardo a tali elementi, se non avrai risposto, non appaia in te quello Spirito, del quale è detto: Egli vi guiderà alla verità tutta intera 14, se quella è la verità cui questi sono pertinenti. Così scegli se preferisci e sei pronto a rispondermi su tali cose, quale un uomo che ha ricevuto lo Spirito che conduce alla verità tutta intera, e afferma che sia pertinente alla stessa verità sapere queste cose terrene. Io ti posso parlare di quelle cose che sono pertinenti alla dottrina cristiana; tu invece che stimi sia pertinente ad essa spiegare in che modo sia stato fatto il mondo, e gli eventi che si svolgono nel mondo, è necessario mi risponda su tutti gli argomenti. Ma chiaramente, una volta che hai risposto, dovrai provarlo. Prima che incominci a parlare, o se per caso sai ciò che ha inventato colui che hai seguito, io per primo insegnerò ciò che ho promesso, cioè per quale motivo l’Apostolo diceva: Parzialmente conosciamo, parzialmente profetiamo.
11. Infatti egli voleva dire - come la lettura stessa sta per indicare - che quando un uomo è in questa vita, non può ottenere tutte le conoscenze. In parte le raggiunge in questa vita; invece lo Spirito Santo, che in questa vita ammaestra parzialmente, dopo questa vita condurrà alla verità tutta intera. Perché tale cosa ti sia insegnata con grande chiarezza, ascolta l’Apostolo. Dopo aver parlato, lesse dall’Apostolo: Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. Parzialmente infatti conosciamo, parzialmente profetiamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è parzialmente scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia 15. E dopo aver letto, disse: " Ora dimmi tu, posto che l’Apostolo prediceva i tempi futuri di Mani: tu vedi ora Dio faccia a faccia? ".
12. FELICE: Io non sono abbastanza forte contro il tuo potere, perché mirabile è il potere del grado episcopale; né contro le leggi degli Imperatori. Prima ho chiesto che tu mi insegni in breve cosa sia la verità; se mi avrai insegnato cosa è la verità, si manifesterà che ciò che credo è falso.
AGOSTINO: È apparso chiaro che tu non hai potuto provare il fatto che Mani sia apostolo di Cristo: espongo brevemente perché non hai potuto. Hai detto che avresti provato che Mani è apostolo di Cristo dal fatto che Cristo ha promesso che sarebbe venuto lo Spirito Santo paracleto. Poiché non hai trovato quando è venuto quello che Cristo ha promesso, perciò credi che lo stesso sia Mani. Ma invero allorché io ho provato - per mezzo delle Scritture sante, ecclesiastiche, canoniche - quando in modo molto chiaro è giunto lo Spirito Santo che Cristo Signore ha promesso che sarebbe venuto, ti sei volto a dire che ti si deve mostrare ciò che ha insegnato, e se ha annullato la dottrina di Mani. Avendo dunque io risposto che Mani è stato nella carne dopo degli Apostoli, mentre la loro dottrina era stata predicata da loro stessi prima che Mani fosse nato, ho detto tuttavia che tra gli Apostoli Paolo - per mezzo dello Spirito Santo, che era venuto in tutti gli Apostoli - aveva profetato anche di questa vostra dottrina, quale si sarebbe manifestata, e l’aveva chiamata dottrina dei demoni menzogneri. Lì ho mostrato che quelle cose, le quali Paolo predisse che si sarebbero attuate nella stessa dottrina, sono pertinenti alla vostra professione di fede, cioè la proibizione delle nozze; giacché ogni atto sessuale, anche se compiuto con la moglie, voi affermate sia una fornicazione; e l’astinenza dai cibi che Dio ha creato. So bene che voi definite alcuni cibi immondi, mentre egli stesso prosegue e dice: Tutto ciò che è stato creato da Dio è buono 16. Quando ho preteso da te che rispondessi riguardo a ciò, hai detto che Mani vi ha insegnato l’inizio, il mezzo e la fine, e il corso del sole e della luna, e altre cose di tal genere. Dopo che ho dimostrato che tali cose non sono pertinenti alla dottrina cristiana, hai risposto che lo stesso apostolo Paolo ha detto che parzialmente conosce e parzialmente profetizza. Allora io ho affermato che noi non possiamo conoscere le cose divine, fin quando siamo in questa vita; e ora vediamo attraverso uno specchio e in enigmi, allora invece faccia a faccia. Ti ho chiesto se tu ritieni che l’apostolo abbia detto - poiché Mani sarebbe stato quello che doveva venire, il quale avrebbe insegnato ciò che non aveva potuto insegnare Paolo - che sia pertinente a te, che dici di aver ricevuto lo stesso Spirito, di vedere fin d’ora Dio faccia a faccia. Poiché non puoi affermare ciò, è chiaro che l’apostolo Paolo ha parlato di quella vita, di cui anche Giovanni dice: Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è 17. Quando hai udito ciò, hai detto che tu non hai forza contro il mio potere: potere che non è mio, ma se ha qualche valore, mi è stato dato, per redarguire gli errori, da colui che è forza di tutti i suoi fedeli e di coloro che credono in lui con tutto il cuore. Hai anche detto che ti terrorizza l’autorità episcopale: mentre puoi vedere quanta pace abbiamo tra noi, con quanta tranquillità discutiamo. Allo stesso modo il popolo presente non ti fa alcuna pressione, non ti incute alcun terrore, ma ascolta tranquillissimo, come si addice ai Cristiani. Hai anche detto che temi le leggi degli Imperatori: non temerebbe ciò per la vera fede, chi fosse pieno di Spirito Santo. Anche l’apostolo Pietro ebbe paura durante la passione del Signore, e lo rinnegò tre volte; ma quando lo Spirito Santo paracleto - che Cristo aveva promesso - lo colmò di sé, fu crocifisso per la fede del Signore. Egli, che prima aveva rinnegato per timore, in seguito compì la gloriosissima passione della confessione. Tu proprio perché temi le leggi degli Imperatori dici che non hai trovato lo Spirito paracleto della verità: ma ciò risulta a sufficienza anche dal resto delle cose, perché anche se non avessi questa paura, saresti convinto di errare da altri fatti.
FELICE: Anche gli Apostoli ebbero paura.
AGOSTINO: Ebbero paura per la loro sicurezza, ma una volta catturati non esitarono a proclamare la propria fede. Tu avresti dovuto temere che non ti trovassimo qui: ora sei in mezzo; perché temi, se non perché non hai nulla da dire? Se avessi temuto gli Imperatori, anche prima avresti taciuto. Ora invece taci, avendo dato ieri il libello al Curatore e gridato pubblicamente di essere pronto a farti bruciare con i tuoi codici, se fosse stato trovato negli stessi qualcosa di male; donde ieri ti appellavi alle leggi come un forte, oggi rifuggi la verità come un timido.
13. FELICE: Non rifuggo la verità.
AGOSTINO: Dì dunque se vedi Dio faccia a faccia, secondo la tua promessa. Perché hai detto che l’apostolo Paolo ha parlato di voi, che avreste accolto una verità tanto completa: affinché capiamo, o crediamo, che l’Apostolo ha ricevuto parzialmente, e tu interamente.
FELICE: Non rifuggo la verità, ma cerco la verità. Quando tu dici che io non la posseggo, mi sia provato per mezzo delle Scritture divine: questo cerco ora.
AGOSTINO: Prima ammetti di non aver potuto provare che Mani è apostolo di Gesù Cristo. Per quanto sarò capace, una volta che saranno state estirpate dal tuo cuore tutte le cose contrarie tramite il mio ministero, con l’aiuto di Dio, ti inculcherò quale sia la scienza della verità, che conduce a Dio, iniziando dalla fede.
FELICE: Tu mi dici di rinnegare la mia legge e di accoglierne un’altra, certo migliore, cosa che io cerco. No: non posso rinnegare la mia legge prima di riceverne un’altra.
AGOSTINO: Ma prima si versa dal vaso ciò che ha di cattivo, e così lo si riempie di ciò che è buono. Se ancora dubiti di versare, difendi ciò di cui sei pieno. Infatti ti dimostrerò - per quanto mi aiuta il Signore - di quanta immondizia e blasfemie sia piena la dottrina di Mani, se permetterai che si continui a leggere quella lettera, del cui inizio abbiamo già trattato (e non hai potuto provare che Mani è apostolo di Cristo): certo per questo motivo indugi in pretesti, affinché non si leggano i capitoli successivi, dove apertamente sono riconoscibili i vostri sacrilegi. O se lo permetti, si leggano.
FELICE: Lo permetto. Hai detto che si versino tutte le cose immonde, e così si immettano le buone: questa è l’affermazione della tua Santità. A tale affermazione io replico: Nessuno versi acqua, se un altro non avrà riempito.
AGOSTINO: Vedi quanto hai parlato in modo sconsiderato (per parlare mitemente, e non dire in modo stolto). In ogni caso ti ho posto la similitudine del vaso: in un vaso pieno nessuno può mettere qualche altra cosa, se non si versa ciò da cui era riempito.
FELICE: Hai parlato di uno solo, e io ho parlato di due.
AGOSTINO: Se hai parlato di due vasi, vuoi che svuotiamo quello uguale al tuo e lo riempiamo, affinché tu possa versare ciò che hai?
FELICE: Abbiamo entrambi una sola acqua.
AGOSTINO: Essendo dunque pieni entrambi della vostra acqua, che cosa riempiremo, per ammaestrarvi, se qualcuno di voi non versa ciò che ha? Oppure se è buono e per questo motivo deve essere tenuto, affinché sia difesa e letta quella lettera, vediamo se altre cose possono essere difese, se sei venuto meno fin dall’inizio: o se tu dici di non essere venuto meno, provaci in che modo Mani sia apostolo di Cristo.
14. FELICE: Cristo ha detto che avrebbe mandato lo Spirito Santo, che avrebbe condotto alla verità tutta intera.
AGOSTINO: Se tu lo possiedi, fa’ attenzione a ciò che già da un po’ ti ho chiesto. Hai detto infatti che è pertinente alla sua stessa dottrina, di conoscere anche le cose terrene: dimmi quante sono le stelle, se sei stato introdotto in questa verità tutta intera.
FELICE: E io ripeto: se il Paracleto ha parlato per mezzo degli Apostoli, lo ha fatto anche per mezzo di Paolo; anch’io chiedo alla tua Santità che mi mostri quelle cose che già ho detto.
AGOSTINO: Confessa che non hai potuto dimostrarmi ciò che ti ho chiesto, e ti dimostrerò secondo le Scritture ciò che è pertinente alla fede cristiana.
FELICE: Ed io, se mi avrai portato le scritture di Mani, i cinque autori che ti ho detto, qualunque cosa mi avrai chiesto, te la proverò.
AGOSTINO: Tra gli stessi cinque autori c’è questa lettera, della quale abbiamo aperto il principio, e vi abbiamo trovato scritto: Mani apostolo di Gesù Cristo. Vedo che non mi spieghi lo stesso principio, perché non dimostri in che modo Mani sia apostolo di Gesù Cristo.
FELICE: Se non lo provo in questa lettera, lo proverò nel secondo trattato.
AGOSTINO: In quale secondo trattato?
FELICE: Nel Tesoro.
AGOSTINO: Questo Tesoro, che chiamate con tale nome per sedurre i miseri, chi lo ha scritto? Mani? Non voglio che me lo provi da quello, perché quel Mani mente, dicendo di essere ciò che non è.
FELICE: Tu provamelo per mezzo di un altro testo.
AGOSTINO: Cosa vuoi che ti provi?
FELICE: Che Mani mente.
AGOSTINO: Giacché tu non puoi provare che Mani dice il vero, è necessario che io ti provi che Mani ha mentito?
FELICE: Perché non ho potuto provarlo? Forse che sono state portate le scritture che io ho chiesto e non l’ho provato?
AGOSTINO: Ma chiedi scritture di Mani, nelle quali non abbiamo fede! Provalo da un altro passo. Invece io dalla stessa scrittura di Mani ti provo che Mani ha mentito e ha bestemmiato.
FELICE: Siano portati i libri.
AGOSTINO: Ecco qui la lettera di Mani, che chiamate del Fondamento. In un edificio il primo inizio è il fondamento: se avrò mostrato che ha fatto rovina nello stesso fondamento, perché cerchiamo la sua restante costruzione?
15. FELICE: Dici questo, mostrando in essa una rovina; però io dico: fornisci arbitri quanti ne hai, e ti proverò perché non mente.
AGOSTINO: Sia lungi da noi e dal genere umano che quante persone vedi qui, tu veda altrettanti Manichei.
FELICE: Dà, ho detto, le cose che ti ho chiesto.
AGOSTINO: Quali vuoi dunque che ti dia?
FELICE: Quali tu avrai voluto.
AGOSTINO: Io ti do questi; se ne hai di migliori, chiedili.
FELICE: In che modo dai questi?
AGOSTINO: I presenti che ci ascoltano.
FELICE: Questi non mi sostengono.
AGOSTINO: Dunque tu cerchi quelli che sostengano te, non la verità?
FELICE: Quelli che mi ascoltino; non soltanto me, ma anche la stessa scrittura, affinché si provi se dice il vero o mente.
AGOSTINO: Vedi dunque che ascoltano. Leggiamo il resto, giacché tu hai riconosciuto che questa lettera è di Mani.
FELICE: Non lo nego.
AGOSTINO: Dunque si legga.
16. FELICE: Non ho arbitri. Ed aggiunse: Si legga un altro capitolo della lettera. Venne letto fino al passo in cui la stessa lettera reca scritto: La pace del Dio invisibile e l’annuncio della verità sia con i suoi fratelli carissimi, che credono ai precetti celesti e allo stesso tempo li osservano: ma vi protegga la destra della luce e vi liberi da ogni incursione maligna, e dal laccio del mondo. La pietà dello Spirito Santo apra l’intimo del vostro petto, affinché vediate le vostre anime con gli stessi occhi.
FELICE: Porta una scrittura che confuti queste cose.
AGOSTINO: Ancora non abbiamo udito niente di male, se non che Mani ha osato nominarsi apostolo di Cristo. Infatti quelle cose che ha detto sono ancora pertinenti al coperchio della menzogna, alla bisaccia di pelle di pecora, in cui prima dice buone parole, per poter introdurre le cattive. Ma vediamo cosa egli voglia insinuare mediante queste parole. Se infatti avrà introdotto qualcosa di male, anche queste parole saranno state cattive e seduttrici; se invece nelle seguenti avrà detto qualcosa di buono e di vero, inevitabilmente lo capiremo. Permetti dunque che si legga il seguito.
FELICE: Se dunque hai asserito che nel principio sono poste cose buone e in seguito sono immesse cose cattive, come ti posso credere, avendomi detto che sono buone le cose al principio?
AGOSTINO: Ancora queste affermazioni non le ho definite né buone né cattive. Ho detto che non abbiamo ascoltato ancora niente di male. Non ho detto: già abbiamo ascoltato qualcosa di buono. Ho detto male solo che osò dirsi apostolo di Cristo. Invero le parole che ha detto nel seguito, allora saranno cattive, se avranno introdotto qualcosa di cattivo; saranno invece buone, se avranno introdotto qualcosa di buono. Permetti dunque che si leggano le cose seguenti: perché temi?
FELICE: Non temo.
AGOSTINO: Permetti dunque che si leggano.
FELICE: Si leggano.
17. Quindi furono lette fino a giungere al luogo in cui è scritto: In questo modo i suoi regni sfolgoranti sono fondati sopra la terra luminosa e beata, cosicché non possono essere mai mossi o agitati da alcuno.
AGOSTINO: Questa terra di cui si parla, da dove proveniva? La creò, o la generò, o forse gli era eguale e coeterna? Parlo di questa terra luminosa e beata di cui fa menzione.
FELICE: In che modo è scritto: In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era invisibile, inquinabile ed informe 18? Io così comprendo: " In principio Dio creò il cielo e la terra, e la terra esisteva ": a me sembra che vi siano due terre, secondo quanto dice Mani " due regni ".
AGOSTINO: Giacché hai ricordato la nostra Scrittura, che siete soliti bestemmiare, mi è d’uopo esporla e mostrarti che senza alcuna bestemmia quello è scritto, e con verità e non secondo Mani; affinché tu mi risponda ora o in seguito a ciò che ti ho chiesto.
FELICE: Ti rispondo.
AGOSTINO: Con le parole: In principio Dio creò il cielo e la terra, brevemente la Scrittura ha riassunto ciò che Dio aveva creato. Quindi, giacché non appariva ancora questa terra che aveva fatto, prima che la distinguesse ed ornasse, quale Dio l’aveva fatta, nel passo seguente la Scrittura espose qual era la terra della quale aveva detto: In principio Dio creò il cielo e la terra; come se, dopo aver udito: In principio Dio creò il cielo e la terra, chiedessimo quale terra, aggiunse e disse: Ma la terra - cioè quella che Dio aveva creato - era invisibile e informe. Dunque non parlò di due terre, ma precisò quale sarebbe stata quella. Tu adesso rispondimi a ciò che brevemente ti ho chiesto: Questa luminosa e beata terra di cui parla Mani, sulla quale erano fondati i regni di Dio, era stata creata dallo stesso Dio, o da lui era stata generata, o gli era coeterna? Una delle tre cose, se non ti da fastidio, rispondimi senza titubanza.
FELICE: La scrittura si interpreta da se stessa.
AGOSTINO: Se dunque conosci un qualche passo dove la scrittura dice che Dio o generò quella terra, o la creò, o gli era coeterna, aprila al passo che conosci e leggimelo.
FELICE: Non è in questa scrittura, ma in un’altra.
AGOSTINO: Credo dunque, seppure quella scrittura esiste, che tu ti ricordi quanto vi è detto. Perciò rispondimi, tu che conosci quella scrittura: e se avrò detto che le cose non stanno così, convincimi. Se invece le avrò così conosciute, disputo secondo quanto tu stesso avrai risposto. Di’ dunque se Dio questa terra l’avrebbe creata, o generata, o gli fosse coeterna: tu che l’hai letto in non so quale libro, dove dici che è scritto ciò.
FELICE: Giacché or ora la tua Santità ha interpretato la tua Scrittura, come hai voluto e io ho sopportato, così anche tu sopportami qualsiasi cosa avrò detto.
AGOSTINO: Su quanto ti ho chiesto, accetto ciò che mi rispondi, se niente mi spingerà al contrario: se invece qualcosa mi avrà contrariato, ti indicherò il mio parere, affinché tu risponda ad esso.
FELICE: Io non ho risposto alle tue parole.
AGOSTINO: Pur se è prioritario che tu mi risponda a ciò che ti ho chiesto, tuttavia ho fatto anche in modo di risponderti per primo; forse ciò non ti è importato, perciò non hai risposto; forse non importerà neppure a me, quando tu risponderai. Rispondi dunque a ciò che ti ho chiesto.
18. FELICE: Rispondo. E aggiunse: Hai detto dunque di quella terra in cui abita Dio, se è stata da lui creata, o la generò, o gli sia coeterna. Anche io dico, che nello stesso modo in cui Dio è eterno, e non c’è alcuna cosa creata presso di lui, tutto è eterno.
AGOSTINO: Dunque non la generò, né la creò?
FELICE: No, ma gli è coeterna.
AGOSTINO: Se invece l’avesse generata, non gli sarebbe coeterna.
FELICE: Ciò che nasce, ha una fine: ciò che non è nato, non ha una fine.
AGOSTINO: A quali esseri dunque egli era padre, o di chi era padre, quello che or ora egli chiamò padre? Se infatti non aveva generato niente, non aveva potuto essere padre.
FELICE: Ma vi sono altre cose che generò.
AGOSTINO: Quelle cose dunque che generò, non gli sono coeterne, o anche esse stesse sono coeterne?
FELICE: Coeterne a Dio sono tutte le cose che egli ha generato.
AGOSTINO: Dunque hai errato, poiché prima hai detto, " Ogni cosa che nasce, ha fine ".
FELICE: Nel momento in cui ho parlato secondo la generazione carnale, ho errato.
AGOSTINO: Hai confessato l’errore con molta modestia, meriteresti di comprendere la verità.
FELICE: Lo faccia Dio.
AGOSTINO: Ora dunque stai attento, per cominciare a riconoscere l’errore della scrittura di costui. Se quelle cose che Dio generò non gli sono coeterne, è migliore quella terra che Dio non generò - dove abitano tutte le cose che Dio generò -, quella terra che tu dici da lui non generata.
FELICE: Tutte le cose sono tra loro eguali: quelle che generò e quelle che non generò, cioè quella terra dove dimorava.
AGOSTINO: Che cosa credi: egli stesso che generò, è uguale a tutte quelle, o di quelle è maggiore?
FELICE: Colui che generò, e quelli che egli generò, e il luogo in cui sono stati posti, ogni cosa è eguale.
AGOSTINO: Dunque sono di una sola sostanza?
FELICE: Di una sola.
AGOSTINO: Ciò che è Dio padre, lo stesso sono i figli di lui e anche quella terra?
FELICE: Sono tutti una stessa cosa.
AGOSTINO: Dunque di questa terra non è padre, ma abitante?
FELICE: Sì.
AGOSTINO: Se non la generò, né la creò, non vedo in che modo sia pertinente a lui se non per la sola vicinanza, come se qualcuno avesse un bene vicino: e due allora saranno le cose entrambe ingenerate, la terra e il padre.
FELICE: Anzi sono tre, il padre ingenerato, la terra ingenerata, e l’aria ingenerata.
AGOSTINO: Tutto questo è una sola sostanza?
FELICE: Una sola.
AGOSTINO: E così fondata, sì da non poter essere mossa o scossa da nessuno?
FELICE: Movimento e scuotimento sono cose diverse.
AGOSTINO: E sia: ma tuttavia furono tali che da nessuno mai potessero essere mosse o scosse?
FELICE: C’è differenza tra essere mosso ed essere scosso.
AGOSTINO: Non ti interrogo su questo.
FELICE: Ma su questo mi vuoi tenere.
AGOSTINO: Accetta " essere mosso " come vuoi: non aveva potuto essere mosso?
FELICE: Non dico che non aveva potuto essere mosso, ma che il movimento è una cosa diversa.
AGOSTINO: Ma così ho detto: Né essere mosso, né essere scosso. Non ho detto: Un qualcosa può essere mosso, ma non può essere scosso; o: Un qualcosa può essere scosso, non può essere mosso; ma ho detto entrambe le cose, che non può né essere mosso, né scosso.
FELICE: Su entrambe le cose c’è differenza tra essere mosso ed essere scosso.
19. AGOSTINO: Leggiamo dunque le cose che seguono, vediamo se questo Dio che aveva i regni fondati sopra la luminosa e beata terra, i quali da nessuno mai possono essere mossi o scossi, non temette nessuno, come occorreva che non temesse nessuno colui i cui regni fossero così fondati, che da nessuno potessero essere mossi o scossi. E lesse il passo seguente: Presso una sola parte e lato di quella insigne e santa terra. E dopo aver letto chiese: Che lato? Il destro o il sinistro?
FELICE: Io non posso spiegarti questa scrittura, ed illustrare ciò che in essa non si trova; essa stessa è interprete per sé; io non posso dirlo, per non incorrere per caso in un peccato.
AGOSTINO: Si legga dunque ciò che segue. E dopo aver letto, ed essendosi giunti al passo dove si ha: Invero il Padre della luce beatissima, conoscendo che una grande rovina e devastazione, che sarebbe sorta dalle tenebre, minacciava i suoi santi secoli, se non avesse opposto un essere divino distinto, nobile e potente per valore, con cui vincere e allo stesso tempo distruggere la stirpe delle tenebre, estinta la quale è preparata una quiete perpetua per gli abitanti della luce.
AGOSTINO: Giacché ora già sono cominciate le aperte bestemmie, se stimi siano da difendere, di’ in che cosa questa gente delle tenebre - che sembra Dio abbia temuto, affinché una grande rovina e devastazione non irrompessero dalle tenebre nei suoi regni - avrebbe potuto nuocere a Dio; soprattutto quando i suoi regni, come egli ha detto poco sopra, erano così fondati che da nessuno mai potessero essere mossi o scossi. Quale danno poteva arrecare a Dio questa gente? Gli poteva o non gli poteva nuocere? Rispondimi una delle due cose.
FELICE: Ti rispondo. Se niente è contro Dio - secondo quanto affermò la scrittura di Mani, ossia che c’è un altro regno - per qual motivo Cristo fu mandato per liberarci dal laccio di questa morte? Di chi è questo laccio e morte? Se non c’è nessun avversario contro Dio, perché siamo battezzati? Perché l’Eucarestia, perché la Cristianità, se niente è contro Dio?
AGOSTINO: Poiché vedo che non vuoi rispondere a ciò che ti chiedo, e che tu interroghi affinché io ti risponda; anche questo non rifiuto: tuttavia ricorderai che io rispondo alle tue richieste, tu invece non hai voluto rispondere alle mie. Ma dal momento che mi hai interrogato, ascolta ciò che mi hai chiesto. Noi senza dubbio diciamo che Cristo è venuto come liberatore, e diciamo che siamo liberati dai nostri peccati, perché non siamo stati generati dalla sostanza di Dio, ma creati da Dio per mezzo del suo Verbo. Ora c’è molta differenza tra l’essere nato dalla sostanza di Dio e l’essere creato da Dio, ma non dalla sostanza di Dio. Qualunque cosa dunque Dio ha creato, può essere mutevole; invece lo stesso Dio non è mutevole: giacché le opere non possono essere eguali all’artefice e al creatore. Tu invece che poco fa ad una mia domanda hai detto, che sia il Padre che lì generò i figli della luce, sia l’aria, sia la stessa terra, sia gli stessi figli sono di una sola sostanza, e sono tutti uguali; è necessario che tu mi dica in che modo poteva nuocere la gente delle tenebre a questa sostanza del tutto incorruttibile. Se infatti poteva nuocerle, non era incorruttibile per natura; se invece non poteva, non c’era ragione alcuna per cui si desse luogo alla battaglia, e si inviasse quella potenza di cui si parla.
FELICE: Chiedo una dilazione per poter rispondere.
AGOSTINO: Fino a quando? È sufficiente l’interruzione di domani?
20. FELICE: Dammi un’interruzione di tre giorni, cioè oggi, domani e dopodomani, oppure fino al giorno che è dopo domenica, cioè alla vigilia delle idi di dicembre.
AGOSTINO: Vedo che hai chiesto una dilazione per rispondere: è umano che ti venga concessa; ma se non avrai potuto rispondere al giorno stabilito, che accadrà?
FELICE: Sarò vinto.
AGOSTINO: E se nel frattempo fuggirai?
FELICE: Sarò reo nei confronti di questa città e di ogni luogo, e della mia legge.
AGOSTINO: Di’ al contrario: Se fuggirò, sia ritenuto come se avessi anatemizzato Mani.
FELICE: Non posso dire questo.
AGOSTINO: Dunque apertamente dicci che pensi di fuggire, e nessuno ti trattiene.
FELICE: Non fuggo.
AGOSTINO: Come vedo, non vuoi andartene come un vinto; ma è sufficiente che tu dica ciò: Se sarò fuggito, sono vinto.
FELICE: L’ho detto.
AGOSTINO: E da che cosa apparirà che sei fuggito a causa di questi Atti?
FELICE: Ordina che rimanga con colui che avrò scelto.
AGOSTINO: Scegliti uno di questi fratelli presenti, che stanno al cancello.
FELICE: Io sia con quello che è in mezzo.
AGOSTINO: Come hai scelto, fino a quel giorno sarai con lui.
FELICE: Sì, io sono d’accordo.
BONIFACIO: Cristo mi concederà, che se verrò con lui, egli sia cristiano.
Io Agostino, vescovo della Chiesa cattolica Ipponense, ho sottoscritto questi Atti in chiesa davanti al popolo.
Io Felice cristiano, cultore della legge di Mani, ho sottoscritto questi Atti in chiesa davanti al popolo.
Note:
1 - Cf. At 1, 26.
2 - Cf At 9, 17.
3 - Gv 16, 13.
4 - Lc 24, 36-49.
5 - Gv 16, 7.
6 - At 1, 1-26.
7 - At 2, 1-11.
8 - Sal 115, 2; Rm 3, 4.
9 - 1 Tm 4, 1-6.
10 - 1 Tm 4, 1-6.
11 - 1 Cor 13, 9-10.
12 - Gv 16, 7.
13 - 1 Cor 13, 9.
14 - Gv 16, 13.
15 - 1 Cor 13, 8-12.
16 - 1 Tm 4, 4.
17 - 1 Gv 3, 2.
18 - Gn 1, 1-2.
Capitolo XXX: Chiedere l’aiuto di Dio, nella fiducia di ricevere la sua grazia
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, io sono "il Signore, che consola nel giorno della tribolazione" (Na 1,7). Vieni a me, quando sei in pena. Quello che pone maggiore ostacolo alla celeste consolazione è proprio questo, che troppo tardi tu ti volgi alla preghiera. Infatti, prima di rivolgere a me intense orazioni, tu vai cercando vari sollievi e ti conforti in cose esteriori. Avviene così che nulla ti è di qualche giovamento, fino a che tu non comprenda che sono io la salvezza di chi spera in me, e che, fuori di me, non c'è aiuto efficace, utile consiglio, rimedio durevole.
Ora, dunque, ripreso animo dopo la burrasca, devi trovare nuovo vigore nella luce della mia misericordia. Giacché ti sono accanto, dice il Signore, per restaurare ogni cosa, con misura, non solo piena, ma colma.
C'è forse qualcosa che per me sia difficile; oppure somiglierò io ad uno che dice e non fa? Dov'è la tua fede? Sta saldo nella perseveranza; abbi animo grande e virilmente forte. Verrà a te la consolazione, al tempo suo. Aspetta me; aspetta: verrò e ti risanerò.
E' una tentazione quella che ti tormenta; è una vana paura quella che ti atterrisce. A che serve la preoccupazione di quel che può avvenire in futuro, se non a far sì che tu aggiunga tristezza a tristezza? "Ad ogni giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Vano e inutile è turbarsi o rallegrarsi per cose future, che forse non accadranno mai.
2. Tuttavia, è umano lasciarsi ingannare da queste fantasie; ed è segno della nostra pochezza d'animo lasciarsi attrarre tanto facilmente verso le suggestioni del nemico. Il quale non bada se ti illuda o ti adeschi con cose vere o false; non badare se ti abbatta con l'attaccamento alle cose presenti o con il timore delle cose future.
"Non si turbi dunque il tuo cuore, e non abbia timore" (Gv 14,27). Credi in me e abbi fiducia nella mia misericordia. Spesso, quando credi di esserti allontanato da me, io ti sono accanto; spesso, quando credi che tutto, o quasi, sia perduto, allora è vicina la possibilità di un merito più grande. Non tutto è perduto quando accade una cosa contraria. Non giudicare secondo il sentire umano. Non restare così schiacciato da alcuna difficoltà, da qualunque parte essa venga; non subirla come se ti fosse tolta ogni speranza di riemergere.
Non crederti abbandonato del tutto, anche se io ti ho mandato, a suo tempo, qualche tribolazione o se ti ho privato della sospirata consolazione. Così, infatti, si passa nel regno dei cieli. Senza dubbio, per te e per gli altri miei servi, essere provati dalle avversità è più utile che avere tutto a comando. Io conosco i pensieri nascosti; so che, per la tua salvezza, è molto bene che tu sia lasciato talvolta privo di soddisfazione, perché tu non abbia a gonfiarti del successo e a compiacerti di ciò che non sei. Quel che ho dato posso riprenderlo e poi restituirlo, quando mi piacerà. Quando avrò dato, avrò dato cosa mia; quando avrò tolto, non avrò tolto cosa tua; poiché mio è "tutto il bene che viene dato"; mio è "ogni dono perfetto" (Gc 1,17).
3. Non indignarti se ti avrò mandato una gravezza o qualche contrarietà; né si prostri l'animo tuo: io ti posso subitamente risollevare, mutando tutta la tristezza in gaudio. Io sono giusto veramente, e degno di molta lode, anche quando opero in tal modo con te.
Se senti rettamente, se guardi alla luce della verità, non devi mai abbatterti così, e rattristarti, a causa delle avversità, ma devi piuttosto rallegrarti e rendere grazie; devi anzi considerare gaudio supremo questo, che io non ti risparmi e che ti affligga delle sofferenze.
"Come il padre ha amato me, così anch'io amo voi" (Gv 15,9), dissi ai miei discepoli diletti. E, per vero, non li ho mandati alle gioie di questo mondo, ma a grandi lotte; non li ho mandati agli onori, ma al disprezzo; non all'ozio, ma alla fatica, non a godere tranquillità, ma a dare molto frutto nella sofferenza.
Ricordati, figlio mio, di queste parole.
16 giugno 1976 - UNA GRANDE UMILTA'
Mons. Ottavio Michelini
Figlio mio, scrivi.
Avete mai considerato le circostanze in cui avvennero le tentazioni mie da parte del Maligno, specialmente quelle del deserto?
Queste circostanze di tempo e di luogo vanno attentamente considerate poiché Io, Verbo Eterno di Dio, nulla ho fatto e nulla ho detto che non fosse ispirato da un fine altissimo. E se ho permesso a Satana di avvicinarsi a Me per tentarmi, l'ho fatto perché voi, a cui Io pensavo, che Io vedevo, imparaste come si deve affrontare il Maligno e le sue perfide schiere.
La tentazione è venuta alla fine del mio soggiorno nel deserto, è venuta alla fine del mio digiuno.
Io, Uomo e Dio, ho potuto e voluto fare questo, per indicare a voi una impostazione di lotta. Ho voluto dire a voi: preghiera e penitenza, molta preghiera e molta penitenza! Solo in questo modo si può sperare di uscire dal combattimento vittoriosi.
Oggi le forze dell'Inferno scorazzano per il mondo, spadroneggiano, sghignazzando per la (p.125) dabbenaggine di coloro che dovrebbero, ben corazzati, procedere in prima fila contro le forze nemiche.
Incoerenza
Oggi l'inferno non teme né Vescovi, né Sacerdoti, se non fatte le debite eccezioni, perché non hanno minimamente la visione, e quindi la convinzione, che il problema fondamentale della Chiesa è la salvezza delle vostre anime nella lotta da condursi contro coloro che ne vogliono la perdizione. Reagiscono anzi negativamente dinnanzi a queste realtà spirituali, dinnanzi a questi miei richiami.
Ciò significa che non le anime essi cercano, ma se stessi nella loro sottile e vellutata presunzione.
Reagiscono negativamente dinnanzi a questi miei richiami e confermano in tal modo la loro inguaribile cecità, l'incoerenza in una missione che fu desiderata non per il bene delle anime, ma per interessi propri, il che vuol dire della propria superbia.
Siccome vi siete abbarbicati ad un atteggiamento antipastorale, ora occorre un atteggiamento di grande umiltà per uscirne fuori. Un atto di buona volontà vi riporterà sul piano giusto.
Ad estremi mali, dite voi, estremi rimedi! Ebbene, Io vi dico: è certamente un estremo rimedio, è certamente una cosa difficile per un Vescovo (p.126) prendere la decisione di convocare i suoi sacerdoti attorno a sè per dire loro:
" Figli miei, siamo stati un poco tutti ingannati, ci siamo lasciati fuorviare dalle arti dei nostri irriducibili nemici spirituali. Essi sono riusciti a distogliere le nostre cure e le nostre attenzioni da un problema vitale della pastorale, quale quello di impostare tutta la nostra azione in una visione più giusta, più realistica e piú rispondente ai bisogni e agli interessi delle anime.Io pastore di anime, sarò piú vicino a coloro che soffrono per colpa delle forze oscure dell'inferno, e sarò più vigile nel proteggere il mio gregge dalle loro mosse, usando i mezzi che Lui, il Maestro divino mi ha indicato con l'esempio e con le parole ".
Umile coraggio
Figlio mio, so bene quale lotta dovrebbe sostenere un Pastore di anime per compiere questo gesto di umiltà, ma questo gesto di umiltà lo renderebbe grande dinnanzi a Dio e grande dinnanzi alla Chiesa.
Si rivestono a volte di grande umiltà nei loro discorsi, nelle loro omelie, ma se poi qualcuno osasse dire a loro le cose che di se stessi dicono ne vedresti una reazione immediata e una ostilità (p.127) tenace, perché non dimenticano, come dimenticherebbero i veri padri.
Prova, figlio, a paragonare l'untuosa umiltà che emerge da certe pubbliche confessioni delle loro miserie, delle loro limitazioni con l'umiltà vera di San Francesco che diceva al suo confratello di viaggio (erano diretti ad un convento): " Fratello mio, se quando saremo arrivati, ci chiudessero la porta in faccia, se poi ancora ci insultassero e ci bastonassero, e più ancora cosí malconci ci gettassero per terra nella neve, questo sarebbe vera gioia, vera letizia ".
Non è stata in Me una pseudo-umiltà, ma vera umiltà ricevere il bacio d'amore dato dall'Apostolo traditore. Non è stata arte da parte mia il dimenticare l'offesa, pur così atroce, di Pietro che mi rinnegò tre volte.
Se meditassero sul serio questi episodi della mia vita, quante cose muterebbero!
Ti benedico, figlio mio. Ti benedico, figlio mio.(p.128)