Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Nelle tentazioni ricorrete ad un mezzo che io nella mia lunga esperienza ho trovato potentissimo per vincere il demonio: baciare la medaglia della Madonna. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 5° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 24

1Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.2Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;3ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.4Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.5Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?6Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,7dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno".8Ed esse si ricordarono delle sue parole.

9E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.10Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.11Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.

12Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

13Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus,14e conversavano di tutto quello che era accaduto.15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.16Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.17Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste;18uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?".19Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;20come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.21Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.24Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto".
25Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!26Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?".27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.28Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.29Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro.30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.32Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?".33E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone".35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".37Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.38Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho".40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.41Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?".42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".45Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:46"Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno47e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.48Di questo voi siete testimoni.49E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.51Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.52Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia;53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.


Ester 2

1Dopo queste cose, quando la collera del re si fu calmata, egli si ricordò di Vasti, di ciò che essa aveva fatto e di quanto era stato deciso a suo riguardo.2Allora quelli che stavano al servizio del re dissero: "Si cerchino per il re fanciulle vergini e d'aspetto avvenente;3stabilisca il re in tutte le province del suo regno commissari, i quali radunino tutte le fanciulle vergini e belle nella reggia di Susa, nella casa delle donne, sotto la sorveglianza di Egài, eunuco del re e guardiano delle donne, che darà loro quanto è necessario per abbigliarsi;4la fanciulla che piacerà al re diventerà regina al posto di Vasti". La cosa piacque al re e così si fece.5Ora nella cittadella di Susa c'era un Giudeo chiamato Mardocheo, figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di un Beniaminita,6che era stato deportato da Gerusalemme fra quelli condotti in esilio con Ieconìa re di Giuda da Nabucodònosor re di Babilonia.7Egli aveva allevato Hadàssa, cioè Ester, figlia di un suo zio, perché essa era orfana di padre e di madre. La fanciulla era di bella presenza e di aspetto avvenente; alla morte del padre e della madre, Mardocheo l'aveva presa come propria figlia.8Quando l'ordine del re e il suo editto furono divulgati e un gran numero di fanciulle venivano radunate nella cittadella di Susa sotto la sorveglianza di Egài, anche Ester fu presa e condotta nella reggia, sotto la sorveglianza di Egài, guardiano delle donne.9La fanciulla piacque a Egài ed entrò nelle buone grazie di lui; egli si preoccupò di darle il necessario per l'abbigliamento e il vitto; le diede sette ancelle scelte nella reggia e assegnò a lei e alle sue ancelle l'appartamento migliore nella casa delle donne.10Ester non aveva detto nulla né del suo popolo né della sua famiglia, perché Mardocheo le aveva proibito di parlarne.11Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti al cortile della casa delle donne per sapere se Ester stava bene e che cosa succedeva di lei.12Quando veniva il turno per una fanciulla di andare dal re Assuero alla fine dei dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi, sei mesi per profumarsi con olio di mirra e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati dalle donne,13la fanciulla andava dal re e poteva portare con sé dalla casa delle donne alla reggia quanto chiedeva.14Vi andava la sera e la mattina seguente passava nella seconda casa delle donne, sotto la sorveglianza di Saasgàz, eunuco del re e guardiano delle concubine. Poi non tornava più dal re a meno che il re la desiderasse ed essa fosse richiamata per nome.15Quando arrivò per Ester figlia di Abicàil, zio di Mardocheo, che l'aveva adottata per figlia, il turno di andare dal re, essa non domandò se non quello che le fu indicato da Egài, eunuco del re e guardiano delle donne. Ester attirava la simpatia di quanti la vedevano.16Ester fu dunque condotta presso il re Assuero nella reggia il decimo mese, cioè il mese di Tebèt, il settimo anno del suo regno.17Il re amò Ester più di tutte le altre donne ed essa trovò grazia e favore agli occhi di lui più di tutte le altre vergini. Egli le pose in testa la corona regale e la fece regina al posto di Vasti.18Poi il re fece un gran banchetto a tutti i principi e ai ministri, che fu il banchetto di Ester; concesse un giorno di riposo alle province e fece doni con munificenza regale.
19Ora la seconda volta che si radunavano le fanciulle, Mardocheo aveva stanza alla porta del re.20Ester, secondo l'ordine che Mardocheo le aveva dato, non aveva detto nulla né della sua famiglia né del suo popolo poiché essa faceva quello che Mardocheo le diceva, come quando era sotto la sua tutela.21In quei giorni, quando Mardocheo aveva stanza alla porta del re, Bigtàn e Tères, due eunuchi del re e tra i custodi della soglia, irritati contro il re Assuero, cercarono il modo di mettere le mani sulla persona del re.22La cosa fu risaputa da Mardocheo, che avvertì la regina Ester ed Ester ne parlò al re in nome di Mardocheo.23Fatta investigazione e scoperto il fatto, i due eunuchi furono impiccati a un palo. E la cosa fu registrata nel libro delle cronache, alla presenza del re.


Proverbi 19

1Meglio un povero di condotta integra
che un ricco di costumi perversi.
2Lo zelo senza riflessione non è cosa buona,
e chi va a passi frettolosi inciampa.
3La stoltezza intralcia il cammino dell'uomo
e poi egli si adira contro il Signore.
4Le ricchezze moltiplicano gli amici,
ma il povero è abbandonato anche dall'amico che ha.
5Il falso testimone non resterà impunito,
chi diffonde menzogne non avrà scampo.
6Molti sono gli adulatori dell'uomo generoso
e tutti sono amici di chi fa doni.
7Il povero è disprezzato dai suoi stessi fratelli,
tanto più si allontanano da lui i suoi amici.
Egli va in cerca di parole, ma non ci sono.
8Chi acquista senno ama se stesso
e chi agisce con prudenza trova fortuna.
9Il falso testimone non resterà impunito,
chi diffonde menzogne perirà.
10Allo stolto non conviene una vita agiata,
ancor meno a un servo comandare ai prìncipi.
11È avvedutezza per l'uomo rimandare lo sdegno
ed è sua gloria passar sopra alle offese.
12Lo sdegno del re è simile al ruggito del leone
e il suo favore è come la rugiada sull'erba.
13Un figlio stolto è una calamità per il padre
e i litigi della moglie sono come stillicidio incessante.
14La casa e il patrimonio si ereditano dai padri,
ma una moglie assennata è dono del Signore.
15La pigrizia fa cadere in torpore,
l'indolente patirà la fame.
16Chi custodisce il comando custodisce se stesso,
chi trascura la propria condotta morirà.
17Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore
che gli ripagherà la buona azione.
18Correggi tuo figlio finché c'è speranza,
ma non ti trasporti l'ira fino a ucciderlo.
19Il violento deve essere punito,
se lo risparmi, lo diventerà ancora di più.
20Ascolta il consiglio e accetta la correzione,
per essere saggio in avvenire.
21Molte sono le idee nella mente dell'uomo,
ma solo il disegno del Signore resta saldo.
22Il pregio dell'uomo è la sua bontà,
meglio un povero che un bugiardo.
23Il timore di Dio conduce alla vita
e chi ne è pieno riposerà non visitato dalla sventura.
24Il pigro tuffa la mano nel piatto,
ma stenta persino a riportarla alla bocca.
25Percuoti il beffardo e l'ingenuo diventerà accorto,
rimprovera l'intelligente e imparerà la lezione.
26Chi rovina il padre e fa fuggire la madre
è un figlio disonorato e infame.
27Figlio mio, cessa pure di ascoltare l'istruzione,
se vuoi allontanarti dalle parole della sapienza.
28Il testimone iniquo si beffa della giustizia
e la bocca degli empi ingoia l'iniquità.
29Per i beffardi sono pronte le verghe
e il bastone per le spalle degli stolti.


Salmi 49

1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.'

2Ascoltate, popoli tutti,
porgete orecchio abitanti del mondo,
3voi nobili e gente del popolo,
ricchi e poveri insieme.
4La mia bocca esprime sapienza,
il mio cuore medita saggezza;
5porgerò l'orecchio a un proverbio,
spiegherò il mio enigma sulla cetra.

6Perché temere nei giorni tristi,
quando mi circonda la malizia dei perversi?
7Essi confidano nella loro forza,
si vantano della loro grande ricchezza.

8Nessuno può riscattare se stesso,
o dare a Dio il suo prezzo.
9Per quanto si paghi il riscatto di una vita,
non potrà mai bastare
10per vivere senza fine,
e non vedere la tomba.
11Vedrà morire i sapienti;
lo stolto e l'insensato periranno insieme
e lasceranno ad altri le loro ricchezze.

12Il sepolcro sarà loro casa per sempre,
loro dimora per tutte le generazioni,
eppure hanno dato il loro nome alla terra.
13Ma l'uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono.

14Questa è la sorte di chi confida in se stesso,
l'avvenire di chi si compiace nelle sue parole.
15Come pecore sono avviati agli inferi,
sarà loro pastore la morte;
scenderanno a precipizio nel sepolcro,
svanirà ogni loro parvenza:
gli inferi saranno la loro dimora.

16Ma Dio potrà riscattarmi,
mi strapperà dalla mano della morte.
17Se vedi un uomo arricchirsi, non temere,
se aumenta la gloria della sua casa.
18Quando muore con sé non porta nulla,
né scende con lui la sua gloria.

19Nella sua vita si diceva fortunato:
"Ti loderanno, perché ti sei procurato del bene".
20Andrà con la generazione dei suoi padri
che non vedranno mai più la luce.

21L'uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono.


Ezechiele 14

1Vennero a trovarmi alcuni anziani d'Israele e sedettero dinanzi a me.2Mi fu rivolta allora questa parola del Signore:3"Figlio dell'uomo, questi uomini hanno posto idoli nel loro cuore e tengono fisso lo sguardo all'occasione della loro iniquità appena si mostri. Mi lascerò interrogare da loro?4Parla quindi e di' loro: Dice il Signore Dio: Qualunque Israelita avrà innalzato i suoi idoli nel proprio cuore e avrà rivolto lo sguardo all'occasione della propria iniquità e verrà dal profeta, gli risponderò io, il Signore, riguardo alla moltitudine dei suoi idoli,5per raggiungere al cuore gli Israeliti, che si sono allontanati da me a causa di tutti i loro idoli.6Riferisci pertanto al popolo d'Israele: Dice il Signore Dio: Convertitevi, abbandonate i vostri idoli e distogliete la faccia da tutte le vostre immondezze,7poiché a qualunque Israelita e a qualunque straniero abitante in Israele, che si allontana da me e innalza nel suo cuore i suoi idoli e rivolge lo sguardo all'occasione della propria iniquità e poi viene dal profeta a consultarmi, risponderò io, il Signore, da me stesso.8Distoglierò la faccia da costui e ne farò un esempio e un proverbio, e lo sterminerò dal mio popolo: saprete così che io sono il Signore.
9Se un profeta si lascia sedurre e fa una profezia, io, il Signore, ho sedotto quel profeta: stenderò la mano contro di lui e lo cancellerò dal mio popolo Israele.10Ambedue porteranno la pena della loro iniquità. La pena di chi consulta sarà uguale a quella del profeta,11perché gli Israeliti non vadano più errando lontano da me, né più si contaminino con tutte le loro prevaricazioni: essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Parola del Signore".

12Mi fu rivolta questa parola del Signore:13"Figlio dell'uomo, se un paese pecca contro di me e si rende infedele, io stendo la mano sopra di lui e gli tolgo la riserva del pane e gli mando contro la fame e stérmino uomini e bestie;14anche se nel paese vivessero questi tre uomini: Noè, Daniele e Giobbe, essi con la loro giustizia salverebbero solo se stessi, dice il Signore Dio.15Oppure se io infestassi quel paese di bestie feroci, che lo privassero dei suoi figli e ne facessero un deserto che nessuno potesse attraversare a causa delle bestie feroci,16anche se in mezzo a quella terra ci fossero questi tre uomini, giuro com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio: non salverebbero né figli né figlie, soltanto loro si salverebbero, ma la terra sarebbe un deserto.
17Oppure, se io mandassi la spada contro quel paese e dicessi: Spada, percorri quel paese; e sterminassi uomini e bestie,18anche se in mezzo a quel paese ci fossero questi tre uomini, giuro com'è vero ch'io vivo, dice il Signore: non salverebbero né figli né figlie, soltanto loro si salverebbero.
19Oppure, se io mandassi la peste contro quella terra e sfogassi nella strage lo sdegno e sterminassi uomini e bestie,20anche se in mezzo a quella terra ci fossero Noè, Daniele e Giobbe, giuro com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio: non salverebbero né figli né figlie, soltanto essi si salverebbero per la loro giustizia.
21Dice infatti il Signore Dio: Quando manderò contro Gerusalemme i miei quattro tremendi castighi: la spada, la fame, le bestie feroci e la peste, per estirpare da essa uomini e bestie,22ecco vi sarà in mezzo un residuo che si metterà in salvo con i figli e le figlie. Essi verranno da voi perché vediate la loro condotta e le loro opere e vi consoliate del male che ho mandato contro Gerusalemme, di quanto ho mandato contro di lei.23Essi vi consoleranno quando vedrete la loro condotta e le loro opere e saprete che non invano ho fatto quello che ho fatto in mezzo a lei". Parola del Signore Dio.


Prima lettera ai Corinzi 7

1Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna;2tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.
3Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito.4La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie.5Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione.6Questo però vi dico per concessione, non per comando.7Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro.
8Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;9ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.
10Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito -11e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie.
12Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi;13e una donna che abbia il marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi:14perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi.15Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace!16E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?
17Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le chiese.18Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si faccia circoncidere!19La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta invece l'osservanza dei comandamenti di Dio.20Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato.21Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione!22Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del Signore! Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo di Cristo.23Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!24Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.
25Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia.26Penso dunque che sia bene per l'uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così.27Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla.28Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.

29Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero;30coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero;31quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!32Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore;33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie,34e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.35Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.
36Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell'età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure!37Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene.38In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio.
39La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore.40Ma se rimane così, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch'io lo Spirito di Dio.


Capitolo XII: L’educazione a patire e la lotta alla concupiscenza

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1. Signore Dio, capisco che è per me veramente necessario saper soffrire, giacché in questo mondo accadono tante avversità. Invero, comunque io abbia disposto per la mia tranquillità, la mia vita non può essere esente dalla lotta e dal dolore. Così è, o figlio. Ma tale è la mia volontà: tu non devi andar cercando una pace, che non abbia e non senta tentazione o avversità; anzi devi ritenere per certo di avere trovato pace, anche quando sarai afflitto da varie tribolazioni e sarai provato da varie contrarietà. Se obietterai di non riuscire ora a sopportare tanto, come riuscirai a sostenere poi il fuoco del purgatorio? Tra due mali, scegliere sempre il minore. Così, per poter sfuggire alle pene eterne future, vedi di sopportare, con fermezza e per amore di Dio, i mali presenti. Credi forse che quelli che vivono nel mondo non abbiano a patire per nulla, o soltanto un pochino? No; questo non lo riscontrerai, nemmeno cercando tra le persone che vivono tra gli agi più grandi. Tuttavia - mi dirai - costoro hanno molte gioie, fanno ciò che loro più piace e alle loro tribolazioni non danno, perciò, gran peso. Ammettiamo che le cose stiano così e che costoro abbiano tutto ciò che vogliono. Ma quanto pensi che potrà durare? Ecco "come fumo si disperderanno" (Sal 36,20) coloro che in questo mondo sono nell'abbondanza; delle loro gioie di un tempo non resterà ricordo alcuno.

2. Di più, anche mentre sono ancora in vita, costoro non sono esenti da amarezze, da noie e da timori. Che anzi, frequentemente, proprio dalle stesse cose dalle quali si ripromettono gioia, essi traggono una dolorosa pena. E giustamente per loro ciò accade. Infatti, cercando essi ed inseguendo il piacere anche contro l'ordine disposto da Dio, non lo raggiungono senza vergogna ed amarezza. Come è breve, questo piacere e falso e contrario al volere di Dio; e come è turpe. Eppure gli uomini, ebbri e ciechi, non capiscono; e, come bruti, vanno incontro alla morte dell'anima per un piccolo piacere di questa vita corruttibile. Ma tu, figlio, non andare dietro alle "tue concupiscenze; distogliti dal tuo capriccio" (Sir 18,30). "Metti il tuo gaudio nel Signore; Egli ti darà ciò che il tuo cuore domanderà" (Sal 36,4). In verità, se veramente desideri la pienezza della gioia e della mia consolazione, ecco, la tua felicità consisterà nel disprezzo di tutto ciò che è nel mondo e nel distacco da ogni piacere. Così ti saranno concesse grandi consolazioni. Quanto più ti allontanerai da ogni conforto che venga dalle creature, tanto più grandi e soavi consolazioni troverai in me. A questo non giungerai, però, senza avere prima sofferto e faticosamente lottato. Farà resistenza il radicato costume; ma sarà vinto poi da una abitudine migliore. Protesterà la carne, ma sarà tenuta in freno dal fervore spirituale. Ti istigherà, fino all'esasperazione, l'antico serpente; ma sarà messo in fuga dalla preghiera oppure gli sarà ostacolato un facile ingresso, se ti troverà preso da un lavoro pratico.


DISCORSO 20/A SUL RESPONSORIO DEL SALMO 56: "PIETÀ DI ME, PIETÀ DI ME, O DIO, IN TE MI RIFUGIO"

Discorsi - Sant'Agostino

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Sia nei beni che nei mali di questo mondo c'è tentazione.

1. In tutte le cose di questo mondo, buone o cattive, in tutte c'è tentazione. I beni di questo mondo infatti seducono per ingannare; i mali minacciano per spezzare. E poiché in tutti e due c'è tentazione, cioè tanto nel bene quanto nel male di questo mondo, ecco che il cristiano non è mai sicuro. Con tutto il cuore dica e faccia quello che or ora abbiamo cantato: Pietà di me, pietà di me, o Dio, in te mi rifugio 1. È una voce questa che non scoraggia il povero e non esalta il ricco; in chi è depresso infonde speranza, e in chi è al sicuro non consente l'orgoglio. Perché l'anima che si rifugia in Dio non si gonfia per i beni e non si abbatte per i mali. Sa che tutte queste cose passano come ombra 2, mentre non passa colui al quale ha detto: In te mi rifugio.

Unica disposizione giusta: confidare nella misericordia di Dio.

2. In te, dice dunque il servo al Signore, la creatura al creatore, colui che è stato fatto a colui che l'ha fatto, lo schiavo a colui che l'ha redento, il prigioniero a colui che l'ha liberato e, per dirla in breve, l'uomo a Dio. Due cose sono così proposte alla considerazione dell'uomo, che conosca Dio e che conosca se stesso, Dio perché confidi in lui, se stesso perché non confidi in se stesso. Perché è inutile che gli uomini che sono molto sicuri di sé e che disprezzano gli altri, è inutile che dicano: "Io non mi fido di quello; sarei pazzo ad appoggiarmi a lui". Questo a volte è l'umiltà che lo fa dire, a volte la superbia. Che tu non confidi nell'uomo, è bene 3, ma purché non confidi neanche in te stesso. Colui infatti che confida in se stesso o confida nell'uomo, oppure lui stesso non è uomo. E allora questa è l'unica espressione che rimane la giusta: Pietà di me. E quale merito potrò avanzare perché tu abbia pietà di me? Non la mia giustizia, non la mia ricchezza, non la mia forza. Non dunque per i miei meriti, ma perché io in te mi rifugio 4. Ha chiesto un premio dopo aver offerto un sacrificio. E che cosa ha offerto? Non un toro, non un caprone, non un ariete, non l'incenso dell'Arabia, non ornamenti d'oro, non qualcosa acquistato a caro prezzo e molto prezioso, ma qualcosa che è più caro di tutto, se stesso. Nessuna cosa infatti è più cara a Dio di colui che è l'immagine di Dio.

Cristo esempio di umiltà.

3. Iddio ha posto tutto al di sotto dell'uomo, e l'uomo al di sotto di sé. Vuoi che sia sotto di te tutto ciò che Dio ha fatto? Sii tu sotto di Dio. Sarebbe grande impudenza che tu pretenda che le creature inferiori stiano sotto di te e intanto tu non riconosci sopra di te colui che le ha create. Iddio dunque ha disposto quel che ha creato ponendo sotto di sé colui che è sua immagine e tutto il resto sotto di questa. Accogli lui e ti innalzerai sull'umano. Non disprezzar lui e poi ti disprezzi pure chiunque voglia. Che male potrà farti chi ti disprezza, se non ti disprezza Dio? Egli irride a chi ti disprezza, perché poi ti premia. "Intanto però mi disprezza...". Anche Cristo fu disprezzato. Lui al quale vien detto: In te mi rifugio 5, è venuto ad esser disprezzato per te, e ti ha redento proprio perché disprezzato. Tu non saresti salvato, se egli non fosse stato disprezzato. Disprezzato in che senso? Perché ha preso la veste di servo, la tua stessa forma. Altro era infatti quel che si nascondeva, altro quel che si vedeva. Si nascondeva Dio, si vedeva l'uomo 6. Così l'uomo fu disprezzato, ma da Dio fu glorificato.

4. Tutto dunque, egli che per noi si fece via, tutto ciò che gli uomini quaggiù ambiscono come qualcosa di grande, egli lo rifiutò; egli che tutto aveva, a cui apparteneva il cielo e la terra, per mezzo del quale erano stati fatti il cielo e la terra, al quale nei cieli e nel più alto dei cieli servivano gli angeli, egli che sfugava i demoni, che scacciava le febbri, che apriva gli orecchi ai sordi e gli occhi ai ciechi, che comandava al mare, ai venti e alle tempeste, che risuscitava i morti. Egli tanto poteva, eppure contro di lui tanto poté colui che egli aveva creato. Benché creatore dell'uomo, si sottomise all'uomo, quando apparve come uomo per liberare l'uomo. Si sottomise all'uomo, ma nelle vesti di uomo, nascondendo la divinità; manifestatosi come uomo, come uomo fu disprezzato, riconosciuto più tardi come Dio; ma riconosciuto proprio perché prima era stato disprezzato. E anche a te non volle dare la gloria, se non dopo averti insegnato l'umiltà.

L'uomo deve desiderare cose sublimi, ma la strada è l'umiltà.

5. Ogni uomo desidera cose sublimi. Ma sulla terra che c'è di sublime? Se dunque desideri cose sublimi, il cielo desidera, le cose celesti desidera, desidera le cose sopracelesti. Brama di essere concittadino degli angeli, anela verso quella città, verso di essa sospira, là dove non perderai l'amico e non dovrai soffrire il nemico, dove non troverai nessuno liberato, perché da quaggiù nessuno vi può portare il suo schiavo. Quella infatti è città eterna, dove nessuno nasce, nessuno muore, dove è perpetua e perfetta sanità, perché la sanità si chiama immortalità. Se tu brami di essere lassù, veramente aspiri a cose sublimi. Questo è il dove; ma considera anche il come. Perché non c'è nessuno che non brami di essere concittadino degli angeli, di godere in Dio, di Dio, sotto Dio, di restare per sempre, di non essere afflitto da nessuna piaga, raggiunto da nessuna vecchiezza, debilitato da nessuna stanchezza, consumato da nessuna malattia e da nessuna morte. Grande cosa, sublime cosa, desiderabile cosa. Tu desideri di arrivarci; ma guarda per dove ci si arriva.

Esempio dei due figli di Zebedeo.

6. Ecco, quei due discepoli di nostro Signore, i santi e grandi fratelli Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, come abbiamo letto nel Vangelo, desiderarono dal Signore Dio nostro di poter sedere nel regno uno alla destra e l'altro alla sinistra 7. Essi dunque non desiderarono di esser dei re sulla terra, non ambirono dal Signore Iddio onori caduchi, non di essere ornati di ricchezze, non di avere una famiglia gloriosa, non di essere onorati di clientela, non di essere ingannati da adulatori, ma chiesero veramente qualcosa di grande e di solido, cioè di avere dei seggi nel regno di Dio, in cui si rimane per sempre. È grande cosa quella che desiderarono, ed essi non vengono rimproverati per il desiderio, ma vengono richiamati nell'ordine. In essi il Signore vide il desiderio delle cose grandi e colse l'occasione per insegnare la via dell'umiltà; come se dicesse: "Vedete dove voi aspirate, vedete chi sono io per voi: io che vi ho fatto sono disceso fino a voi, per voi io mi sono umiliato". Queste parole che sto dicendo veramente non sono nel Vangelo, io però dico la sostanza delle parole che si leggono nel Vangelo. E le parole che sono nel Vangelo adesso ve le rammento, perché vi rendiate conto che quelle che ho detto io sono nate lì, come se quelle fossero le radici e le nostre i rami 8. Quando dunque il Signore ebbe ascoltato il loro desiderio, disse loro: Voi potete bere il calice che io sto per bere? 9. Voi desiderate di sedere al mio fianco; prima rispondetemi su quanto vi chiedo: Potete bere il calice che io sto per bere? Voi che cercate dei seggi così sublimi, non sarà per voi amaro il calice dell'umiltà?.

Chi costruisce un alto edificio scava fondamenta profonde.

7. Però quando il precetto è pesante, grande ne è la ricompensa. Il calice della passione, il calice dell'umiliazione non vogliono, non vogliono berlo gli uomini. Desiderano cose sublimi? Amino quelle umili. Per salire in alto bisogna infatti partire dal basso. Nessuno può costruire una fabbrica alta se prima non ha impiantato in basso le fondamenta. Considerate tutte queste cose, fratelli miei, e da qui partite, da qui costruitevi nella fede, per capire la strada per la quale potrete arrivare dove desiderate. Io lo so, lo riconosco: non c'è alcuno tra voi che non desideri l'immortalità, l'eterna gloria e di avere l'amicizia con Dio. Queste cose tutti le desideriamo. Ma dobbiamo conoscere la strada per arrivare, dato che arrivare è desiderio di tutti. L'ho già detto: uno deve tirar su una capanna per il fieno, posticcia: non pensa neanche alle fondamenta. Ma se pensa a una fabbrica dalla struttura molto alta, di grande peso, che deve durare a lungo, prima di alzare gli occhi [per vedere] dove arriverà, rivolgerà in basso la sua attenzione [per vedere] quanto debba scavare. E quanto più alta dovrà essere la cima dell'edificio, tanto più basso sarà lo scavo per le fondamenta. Le messi chi non desidera vederle alte? Ma per avere alte le messi, prima tu fatichi con l'aratro ad interrare il seme. E chi ara taglia in basso. Chi ara si abbassa nel solco, perché possa innalzarsi la messe. Gli alberi quanto più sono alti, tanto più hanno in basso le radici; perché tutto ciò che è alto parte sempre dal basso.

Il regno dei cieli è preparato per gli umili.

8. Tu, uomo avevi paura di affrontare l'oltraggio dell'umiliazione. Ma è utile per te bere il calice così amaro della passione. Le tue viscere sono tumide, il petto ti si è gonfiato. Bevi l'amaro, per ritrovare la salute. Lo beve anche il medico sano; non vorrà berlo il malato indebolito? Così infatti disse ai figli di Zebedeo: Potete bere il calice? 10 Però non disse: "Potete bere il calice degli oltraggi, il calice del fiele, il calice dell'aceto, il calice delle amarezze, il calice pieno di veleno, il calice di tutte le sofferenze?". Se avesse detto così, più che incoraggiarli li avrebbe spaventati. Ma quando si è in compagnia si ha anche più spinta. E allora che paura hai, o servo? Quel calice lo beve anche il Signore. Che paura hai, o infermo? Lo beve anche il medico. Che paura hai, o infiacchito? Lo beve anche il sano. Potete bere il calice che io sto per bere? E quelli, desiderosi di cose sublimi, ignari delle loro forze, promettendo cose che non avevano ancora, risposero: Lo possiamo. E Gesù: Bene. Il mio calice voi lo berrete, perché sono io che vi dono di berlo, io che da deboli rendo forti voi [che vi] credete forti, io che vi dono la grazia di poter sopportare, per bere il calice dell'umiliazione; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è già preparato per altri dal Padre mio 11. Se per quelli no, per quali altri? Se non lo meritano gli Apostoli, chi lo potrà meritare? Chi sono questi altri? Tra questi due c'era il grande Giovanni. Quale Giovanni? Quegli, o fratelli, che il Signore amava più degli altri, quegli che si adagiava sul petto del Signore 12, che dal suo petto bevve quello che poi eruttò nel Vangelo. Quel Giovanni che scrisse: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto 13. Che grande eruttazione! Ma prima c'era stata una grande bevuta. Ti piace quello che erutta? Guarda però dove ha bevuto. Si adagiava sul petto del Signore 14; nella grande cena aveva bevuto tutte queste cose che poi erutterà così felicemente nel Vangelo. Era perciò così grande da potersi adagiare sul petto del Signore; e tuttavia anche a lui fu detto quanto la vostra Carità ha sentito: Non sta a me concederlo, ma è già preparato per altri dal Padre mio 15. Ma, Signore, quali altri? Se non l'ottenne Giovanni che si adagiava sopra il petto del Signore se non l'ottenne lui che si adagiava sul petto del Signore, se non l'ottenne lui che trascese il mare, l'aria, il cielo e arrivò fino al Verbo, lui che trascese cose così grandi ed arrivò fino a te in quanto sei uguale al Padre, se non ottenne lui quello che chiedeva, chi mai lo potrà ottenere? Il Signore certo non disse a caso: è già preparato per altri. Chi sono questi altri? Gli umili, non i superbi. E perciò anche voi, purché siate altri, purché cioè vi spogliate della vostra superbia e vi rivestite di umiltà 16.

Sia ricchi che poveri confidino in Dio.

9. Ecco, fratelli miei, abbiamo imparato, sappiamo, cantiamo, facciamo: Pietà di me, pietà di me, o Dio, in te mi rifugio 17. O anima felice! Sei tu povera? Rifugiati in lui, poiché nulla hai di più grande in cui possa rifugiarti. Sei tu ricca? Rifugiati in lui, poiché ogni uomo è come erba e tutta la sua gloria è come fiore di campo; secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del Signore dura in eterno 18. Sei povera? Rifugiati in lui come Lazzaro pieno di piaghe. Lazzaro povero, Abramo ricco! Quando dal Vangelo sentiamo che quel poveretto pieno di piaghe morì e che dagli angeli fu portato nel seno di Abramo 19, tutti i mendicanti, gli ulcerosi, i debilitati, i reietti, quando ascoltano questa lettura, che cosa dicono? "Ha parlato di noi". Ecco un povero, un bisognoso, uno appena sufficiente a se stesso, o magari un mendicante si accorge che nella casa di Dio c'è uno ricco, vestito come si conviene alla sua condizione. Nel sentire questa lettura dice: "Ha parlato di me. Io quando sarò morto, sarò portato dagli angeli nel seno di Abramo". Poi sente che del ricco il Vangelo dice: "E quando morì, cominciò ad essere tormentato nell'inferno" 20. Sentendo questo, il povero dice tra sé e sé: "Quello l'ha detto di me, questo lo dice di costui". O povero, non ti illudere; non ti spaventare, o ricco. Non lo dice di te, o povero, se tu sei un ubriacone, e non lo dice di te, o ricco, se tu sei pio. Iddio premia la pietà, non la povertà. Quando giudicherà, Dio non dirà: "Venga a me il senatore e si allontani il plebeo". Ma non dirà neanche: "Venga a me il plebeo e si allontani il senatore". Così non dirà: "Venga a me il generale e si allontani il soldato". Ma non dirà neanche: "Venga a me il soldato e si allontani il generale". Dirà semplicemente: "Venga a me il giusto e si allontani l'empio". Perciò, o povero, se vuoi arrivare, mantieniti pio. Vuoi sincerarti che il Signore ha premiato la pietà, ma non ha condannato le ricchezze? Il povero fu portato... Dove? Nel seno di Abramo 21. E se leggi che cosa fu Abramo, ti accorgerai che egli era ricco 22. Il ricco andò avanti per preparare l'alloggio e la casa per il povero. Ecco perché si legge nel salmo: Tutti insieme, ricchi e poveri 23.

10. Glorifichiamo Dio e il Signore nostro Gesù Cristo con le nostre opere buone, e con tutto il cuore diciamo: Pietà di me, pietà di me, o Dio, perché non nell'oro, non nell'argento, non nell'onore, non nelle ricchezze, non negli amici potenti, non nella moltitudine dei clienti, non nella ostentazione della servitù, ma in te io mi rifugio 24.

 

 

1 - Sal 56, 2.

2 - Cf. Sap 5, 9.

3 - Cf. Sal 117, 8.

4 - Sal 56, 2.

5 - Sal 56, 1.

6 - Cf. At 3, 13.

7 - Cf. Mt 20, 20-23.

8 - Cf. Mt 20, 26-27.

9 - Mt 20,22.

10 - Mt 20, 22.

11 - Mt 20, 23.

12 - Cf. Gv 13, 25.

13 - Gv 1, 1-3.

14 - Cf. Gv 13, 25.

15 - Mt 20, 23.

16 - Cf. Lc 1, 51-52.

17 - Sal 56, 2.

18 - Is 40, 6. 8.

19 - Cf. Lc 16, 22.

20 - Cf. Lc 16, 22.

21 - Lc 16, 22.

22 - Cf. Gn 13, 2.

23 - Sal 48, 3.

24 - Sal 56, 2.


25 - La Regina del cielo consola Pietro e gli altri apostoli, usa prudenza dopo la sepoltura del Figlio.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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1454. La pienezza di sapienza che illuminava l'intelletto di Maria beatissima non lasciava spazio ad alcuna mancanza ed ella, in mezzo ai suoi dolori, continuava a porre attenzione ad ogni azione che l'occasione richiedeva. Con questa superna provvidenza non trascurava niente, operando ciò che era più santo e perfetto in tutto. Dopo la sepoltura di Cristo, nostro bene, si ritirò, come si è detto, nel cenacolo; nel luogo dove era stata celebrata la Pasqua parlò con Giovanni, con le Mafie e con le altre che lo avevano seguito dalla Galilea, ringraziandoli con semplicità e nel pianto per la perseveranza con la quale sino a quel momento l'avevano accompagnata con pietà ed affetto nel corso della passione del suo adorato Gesù, in nome del quale promise loro il premio. Al tempo stesso, si offrì alle pie discepole come ancella e amica. Tutte le si mostrarono riconoscenti per questo grande favore e le baciarono la mano chiedendo la benedizione; la supplicarono poi di distendersi un po' e di mangiare qualcosa, ma ella rifiutò: «Mio riposo e mio ristoro deve essere il vedere risorto il mio Signore. Voi, o carissime, soddisfate le vostre necessità come è giusto, mentre io me ne sto con lui in disparte».

1455. Si separò da loro assistita dall'Apostolo e quindi, postasi in ginocchio, affermò: «Tenete a mente le parole con le quali il mio Unigenito dalla croce ha voluto costituire voi mio figlio e me vostra madre. Siete sacerdote dell'Altissimo: per questa eccelsa dignità è opportuno che io dipenda da voi in tutto e da adesso bramo che mi comandiate quello che sarò tenuta a fare, considerando che sono sempre stata serva e che tutta la mia gioia sta nell'obbedire fino alla morte». Proclamò ciò tra molte lacrime ed egli, spargendone ugualmente in abbondanza, rispose: «Signora mia, che avete dato alla luce il mio Redentore, sono io che devo sottostare a voi, perché al figlio non compete autorità, ma abbandono e docilità nei confronti della propria madre. Chi mi ha reso suo ministro vi ha fatto sua genitrice ed è stato soggetto al vostro beneplacito, sebbene fosse il Creatore dell'universo. Occorre, dunque, che anch'io lo sia allo stesso modo e mi impegni con tutte le forze per corrispondere adeguatamente all'incarico di assistervi; per adempierlo con decoro, vorrei essere più angelo che uomo». Tali espressioni furono molto prudenti, ma non sufficienti per vincere l'umiltà della Regina delle virtù, la quale replicò: «Mio diletto, sarà mia consolazione reputarvi mio capo, dato che lo siete. Io nel pellegrinaggio terreno devo sempre avere un superiore al quale subordinare i miei aneliti e le mie opinioni. Per questo siete inviato dall'Onnipotente e come figlio vi compete darmi tale sollievo nella mia triste solitudine». Egli riprese: «Madre mia, sia fatta la vostra volontà, poiché in essa è riposta la mia sicurezza di non sbagliare». Ella, senza aggiungere altro, gli domandò licenza di rimanere a contemplare i misteri di sua Maestà e lo pregò di recarsi a procurare del cibo per le donne, e di sostenerle e confortarle; eccettuò soltanto le Marie, che intendevano continuare il digiuno sino alla risurrezione, scongiurandolo di permettere loro di attuare quel devoto proposito.

1456. Giovanni andò a incoraggiare queste ultime ed eseguì quanto gli era stato ordinato, curandosi dei bisogni delle altre; tutte, poi, si appartarono e passarono la notte in mesta e straziante meditazione del supplizio del Salvatore. La Vergine, tra i flutti delle sue angustie e delle sue pene, faceva ogni cosa con questa saggezza così divina, senza scordare affatto a causa di esse di praticare con puntualità l'obbedienza, la sottomissione, la carità e la previdenza, per quanto era importante. Né si dimenticò di se stessa nell'attendere alle esigenze delle sue compagne, né per queste tralasciò di fissare il pensiero su ciò che conveniva alla sua maggiore perfezione. Ammise l'astinenza delle Marie, più robuste e fervorose nell'amore, e provvide alle più deboli; dispose l'Evangelista, avvertendolo di come dovesse comportarsi con lei, e agì in tutto come vera maestra della santità e dispensatrice della grazia, proprio mentre le acque della tribolazione le giungevano fino all'anima. Quando, poi, restò da sé, sciolse il freno alla corrente impetuosa della sofferenza e si fece possedere completamente dall'amarezza, richiamando alla memoria le immagini di tutti i tormenti e dell'ignobile condanna del suo Gesù, e riflettendo anche sulla sua vita, la sua predicazione, i suoi miracoli, il valore infinito della redenzione, la Chiesa fondata con tanta bellezza e tante ricchezze di sacramenti e tesori di misericordia, la felicità incomparabile dell'intero genere umano così abbondantemente e gloriosamente riscattato, la sorte inestimabile degli eletti che ne avrebbero goduto, la spaventosa sventura dei reprobi che per loro volere si sarebbero resi indegni della beatitudine eterna che era stata meritata loro.

1457. Attese l'alba ponderando nel modo dovuto realtà così sublimi, lamentandosi, lodando ed esaltando le opere di Cristo, il suo sacrificio, i suoi imperscrutabili giudizi ed altri altissimi arcani della sua provvidenza. Si elevava al di sopra di tutti, come unica madre della vera sapienza, conversando ora con gli angeli ora con sua Maestà riguardo a ciò che l'illuminazione celeste le faceva sentire nel suo castissimo petto. Il sabato mattina, dopo le quattro, il nuovo figlio entrò, desideroso di rinfrancare l'Addolorata, che, genuflessa, lo implorò di concederle la benedizione come sacerdote e suo superiore; anch'egli, gemendo, la chiese a lei, e se la dettero scambievolmente. Maria lo invitò ad uscire senza indugio, perché ben presto fuori avrebbe incontrato Pietro, che veniva a cercarlo; lo esortò ad accoglierlo, consolarlo e condurlo là, ed a fare lo stesso con gli altri discepoli che avrebbe trovato, dando loro la speranza del perdono e manifestando a ciascuno l'amicizia di lei. Egli lasciò il cenacolo e dopo pochi passi lo scorse mentre, pieno di confusione e tra le lacrime, arrivava dalla grotta in cui aveva pianto il suo rinnegamento e si recava assai timoroso dalla Regina. Giovanni alleviò un po' la sua angoscia riferendo il messaggio, e subito entrambi provarono a rintracciare gli altri; ne incontrarono alcuni e tutti insieme tornarono alla casa dove stava il loro rimedio. Pietro si introdusse per primo e da solo al cospetto della Signora e, gettandosi ai suoi piedi, esclamò con grande afflizione: «Ho peccato davanti al mio Dio, ho offeso il mio Maestro e voi». Non riuscì a proferire altro, oppresso dai singhiozzi e dai sospiri che provenivano dal profondo del suo intimo.

1458. Ella, vedendolo prostrato a terra e stimandolo da una parte penitente per la sua recente caduta e dall'altra responsabile della comunità ecclesiale, scelto dal suo Unigenito come vicario, non riteneva opportuno inchinarsi al pastore che poco prima aveva dichiarato di non conoscere il suo Signore né del resto sopportava nella sua umiltà di tralasciare di prestargli la riverenza che gli spettava in considerazione del suo ufficio. Valutò, allora, conveniente dargli ossequio, nascondendone però il motivo; perciò, si inginocchiò dinanzi a lui venerandolo con questa azione e, per dissimulare il suo intento, disse: «Invochiamo la remissione del vostro sbaglio». Pregò e lo rincuorò, confortandolo e muovendolo a confidare. Gli ricordò la bontà di Gesù con i colpevoli pentiti e l'obbligo che egli aveva, come capo del collegio apostolico, di confermare tutti con il suo esempio nella costanza e nella confessione della fede. Con queste ed altre parole, molto veementi e dolci, lo rinsaldò nella fiducia nella clemenza. Quindi, si fecero avanti gli altri, i quali, stesi al suolo, la supplicarono di scusare la loro codardia, che li aveva indotti ad abbandonare il Salvatore nella passione. Si dolsero amaramente del loro errore, spinti a maggiore dispiacere dalla presenza della compassionevole Vergine, il cui mirabile aspetto provocava in essi straordinari effetti di contrizione e di affezione verso di lui. Ella li fece rialzare e li rianimò con la promessa dell'indulgenza che bramavano e della sua intercessione per ottenerla. Incominciarono subito tutti per ordine a raccontarle ciò che a ciascuno era successo nella fuga, come se ne avesse ignorato qualche circostanza. Li ascoltò traendo occasione da quello che affermavano per parlare al loro cuore allo scopo di rafforzarli nell'adesione a sua Maestà e di risvegliare in essi il suo amore; conseguì tutto ciò, perché, dopo averla udita, si separarono da lei infervorati e resi giusti con aumenti di grazia.

1459. In questo la Madre impiegò parte del sabato e quando fu sera si ritirò un'altra volta nel suo oratorio allontanandosi da loro, ormai rinnovati nello spirito e colmi di sollievo e di gaudio, ma sempre tristi per l'uccisione di Cristo. Durante la notte ella rivolse la sua mente alle opere che l'anima beatissima del Figlio compiva dopo essersi staccata dal sacro corpo; infatti, seppe fin da quel momento che essa, unita alla divinità, discendeva al limbo per liberare i padri che vi erano trattenuti, dal primo retto morto nel mondo aspettando la venuta del Redentore universale. Per spiegare questo mistero, che è uno degli articoli del credo circa la santissima umanità del Verbo, mi è sembrato bene far intendere ciò che mi è stato rivelato intorno a quel carcere sotterraneo e alla sua ubicazione. Informo, dunque, che il nostro pianeta da una superficie all'altra ha un diametro di duemilacinquecentodue leghe, milleduecentocinquantuno sino alla metà; la circonferenza si deve misurare in rapporto a questo. Al centro, come nel cuore della terra, sta l'inferno, una spelonca o un caos contenente molte stanze buie con supplizi diversi, tutti terribili e spaventosi, che formano un globo simile a una brocca immensa con una bocca o entrata molto larga e spaziosa. In questa orribile fossa di confusione e di tormenti stanno i demoni e tutti i dannati, e vi rimarranno per tutta l'eternità', finché Dio sarà Dio, perché laggiù non vi è scampo.

1460. Da un lato degli inferi c'è il purgatorio, dove le anime dei giusti si purificano, se in questa vita non hanno finito di pagare per le loro mancanze e non ne sono usciti così puliti e senza difetti da poter raggiungere subito la contemplazione dell'Altissimo. Questa caverna è ampia, ma molto meno dell'inferno, alla quale non è collegata, quantunque anche in essa vi siano duri castighi. Dal lato opposto sta il limbo, diviso in due antri: uno è per i piccoli deceduti prima del battesimo con il solo peccato originale, senza atti buoni o cattivi del proprio arbitrio; l'altro serviva per farvi sostare gli uomini dopo l'espiazione del male commesso, perché non potevano essere ammessi in paradiso né esultare nel Signore finché non fossero stati salvati e non fosse stato aperto l'ingresso che la trasgressione di Adamo aveva chiuso. Il limbo è ancora meno vasto, non comunica con l'inferno e non ha pene come il purgatorio, perché vi si perveniva da esso dopo averle già scontate, avendo come unico danno quello di non poter godere del sommo Bene. Vi si trovavano tutti coloro che erano periti in stato di grazia dal principio fino alla crocifissione di Gesù. In questo luogo si recò la sua anima santissima con la divinità, quando diciamo che scese agli inferi; con tale nome, infatti, si designano tutte le parti che stanno nelle profondità, anche se nel linguaggio comune lo riferiamo all'inferno, perché questo è il significato più noto, come parlando di cielo ordinariamente pensiamo all'empireo, dove stanno e staranno sempre gli eletti, e perché il limbo e il purgatorio hanno queste denominazioni particolari. Dopo il giudizio finale saranno abitati solo il cielo e l'inferno, perché il purgatorio non sarà più necessario e dal limbo i bambini devono ancora trasferirsi in un'altra dimora.

1461. L'anima santissima vi giunse, accompagnata da innumerevoli angeli, che lodavano il loro sovrano vittorioso e trionfante e rendevano a lui onore, gloria e potenza. Per rappresentare la sua grandezza e magnificenza comandarono che si spalancassero le porte di quell'antica prigione, perché il Re della gloria, potente in battaglia e signore delle virtù, le potesse varcare. A questo ordine si spaccarono alcune rupi, benché non ce ne fosse bisogno per l'accesso di Cristo e della sua milizia, interamente composta da spiriti sottilissimi. Per la sua presenza quell'oscuro abisso si convertì in cielo, perché si riempì tutto di mirabile splendore. Le anime dei giusti che erano lì furono beatificate con la visione chiara della Trinità e istantaneamente passarono da una condizione di così lunga speranza al possesso perpetuo del gaudio, e dalle tenebre alla luce inaccessibile. Riconobbero il loro vero Dio e lo esaltarono con nuovi cantici, affermando: «L'Agnello che è stato immolato è degno di ricevere potenza, onore e forza. Tu ci hai riscattati con il tuo sangue da tutte le tribù e le nazioni, e ci hai costituiti per il nostro Dio un regno, e regneremo. Tua è la potenza, tuo è il regno, tua è la gloria per le tue opere». Egli ingiunse immediatamente ai suoi ministri di portare davanti a lui dal purgatorio le anime che vi erano, le quali, come primi frutti della redenzione, furono assolte da ciò di cui restava loro da saldare il debito e furono innalzate come le altre; così, dinanzi a lui rimasero vuote le due carceri del limbo e del purgatorio.

1462. Solo per l'inferno questo giorno fu terribile, perché fu disposto che tutti i suoi abitanti intendessero e sperimentassero la discesa al limbo del Figlio dell'Eterno. Anche i padri e i retti capirono lo spavento che questo mistero infuse nei demoni e nei dannati. Gli uni, che erano abbattuti ed oppressi per la rovina sofferta sul monte Calvario, appena udirono le voci delle schiere che precedevano sua Maestà si turbarono e si intimorirono: come serpenti perseguitati si nascondevano e si rintanavano nei pertugi più remoti. Negli altri si aggiunse confusione a confusione, perché compresero con più dispetto come si fossero ingannati, perdendo così il beneficio del quale molti avevano approfittato. Siccome Giuda e il ladrone malvagio erano gli ultimi arrivati, e assai singolari in questa sciagura, ebbero un loro tormento maggiore e i diavoli si infuriarono in particolar modo contro di essi. Per quanto dipendeva da loro, i nemici si proposero di torturare più degli altri i cattolici che professassero la fede e di castigare più duramente coloro che la negassero o cadessero, giudicandoli meritevoli di pene peggiori dei pagani, ai quali non era pervenuta la predicazione.

1463. La Signora del mondo, dal luogo in cui stava ritirata, fu informata attraverso una straordinaria illuminazione di tutti questi arcani e di altri che non posso spiegare. La meravigliosa gioia che ottenne nella parte superiore dello spirito non ridondò, come avrebbe potuto, nelle sue membra verginali; al contrario, quando ella percepì che si estendeva un po' alla sensibilità, pregò che ciò fosse impedito. Non voleva, infatti, ammetterla nel suo corpo, finché quello del suo Unigenito fosse stato nel sepolcro, non ancora glorificato. L'affetto così accorto e prudente di Maria verso di lui era proprio di una immagine viva, adeguata e perfetta della sua umanità divinizzata. Con questa diligenza sopraffina ella fu piena di letizia nell'anima, e di dolori e di angosce nel corpo, appunto come avvenne in lui. In tale occasione compose inni di lode celebrando questo trionfo, nonché la carità e la saggezza della provvidenza di Gesù, il quale, come padre premuroso e sovrano onnipotente, decise di andare di persona a prendere possesso del dominio che gli era stato consegnato e a salvare quei giusti con la sua presenza, affinché in lui stesso cominciassero a gustare il premio che aveva guadagnato loro. Per tutte queste ragioni e per altre che sapeva, ella giubilava e lo osannava come sua madre e cooperatrice.

Insegnamento della Regina del cielo

1464. Carissima, considera bene il messaggio contenuto in questo capitolo, in quanto è il più necessario per te nella condizione in cui Dio ti ha posta e per ciò che egli ti chiede in corrispondenza del suo amore; tra le attività, gli esercizi e le relazioni con gli altri, sia come superiora sia come suddita, governando, comandando o obbedendo, non devi mai rimuovere l'attenzione da lui né cessare di contemplarlo nella parte più recondita ed elevata di te né distrarti dalla luce dello Spirito Santo, che ti assisterà comunicandosi incessantemente. Il mio adorato, infatti, predilige nel segreto del tuo cuore quei sentieri che sono celati a Lucifero ed ai quali non giungono le passioni. Essi conducono al santuario, dove entra solo il sommo sacerdote e dove l'anima assapora i misteriosi abbracci del Re, quando, tutta intera e senza occupazioni, gli prepara il talamo del suo riposo. Lì troverai propizio il tuo Redentore, generoso l'Altissimo, misericordioso il tuo creatore e tenero il tuo dolce sposo. Non temerai il potere delle tenebre né gli effetti del peccato, che in tale regione di splendore e di verità si ignorano. L'attaccamento disordinato a ciò che è visibile e le negligenze nella custodia della legge superna, però, sbarrano queste vie; ogni pendìo e sregolamento le ostruisce; ogni cura inutile le blocca, e molto più l'inquietudine e il non conservare serenità e pace interiore, perché per godere il Signore bisogna che l'intimo sia solitario, puro e distaccato da quanto non è autentico e luminoso.

1465. Tu hai compreso e sperimentato a fondo questo insegnamento, che io ti ho manifestato nella mia vita come in un chiaro specchio. Ti ho messo davanti il mio modo di agire mentre ero da un lato in mezzo ai tormenti, alle angustie e alle afflizioni del supplizio di mio Figlio e dall'altro tra le preoccupazioni, gli impegni e la sollecitudine per la sepoltura, gli apostoli e le pie donne. Anche in tutto il resto della mia storia hai conosciuto come unissi tali atti con quelli spirituali, senza che si opponessero e ostacolassero fra loro. Perché tu ricalchi in questo le mie orme, come voglio, è opportuno che né per i rapporti indispensabili né per le fatiche del tuo stato né per le pene di codesto esilio né per le tentazioni e la malizia del demonio tu accolga in te alcuna affezione che ti sia di intralcio o alcun interesse che ti distolga. Ti avverto che, se non sarai assai vigilante, perderai molto tempo, ti renderai inutili favori infiniti e straordinari, defrauderai i sublimi fini di sua Maestà e contristerai me e gli angeli, poiché tutti bramiamo che tu conversi con noi. Inoltre, smarrirai la tua quiete e consolazione, e ti priverai di parecchi dei gradi di grazia e degli aumenti di ardore per lui che desideri, nonché, infine, della ricchissima ricompensa nel cielo. L'ascolto e l'osservanza di quello che ti espongo con benignità materna comportano tutto questo. Mia diletta, rifletti e serba le mie parole per praticarle con la mia intercessione e l'aiuto divino. Sforzati alla stessa maniera di modellarti su di me nella fedeltà con la quale io evitai il gaudio per imitare il mio Maestro, e nel lodarlo per il beneficio che egli recò ai santi del limbo con la discesa della sua anima beatissima a riscattarli e a riempirli della gioia della sua vista, poiché ciò fu opera della sua immensa carità.


12 dicembre 1975 - LA VIRTU' DELLA PIETA'

Mons. Ottavio Michelini

E' decreto della Divina Provvidenza che gli uomini pellegrinanti sulla terra abbiano a comunicare con Dio Creatore, Signore, Redentore e Santificatore con segni e mezzi particolari.

Questi mezzi sono svariati ma tutti rispondenti allo scopo. Dio invece può comunicare con voi anche senza questi mezzi.

L'uso di questi mezzi, che regolano i rapporti vostri con Dio Creatore e Signore, si chiama " pietà ". La pietà è virtù di grande importanza perché serve alle anime per elevarsi al loro Creatore per lodarlo, ringraziarlo, glorificarlo, per esprimere a Lui i propri sentimenti, per domandare a Lui perdono dei peccati commessi, per unirsi alle voci di tutto il Creato, per unirsi al coro universale di tutte le creature, animate e non animate, nell'inno doveroso di lode a Lui, Alfa ed Omega di tutti e di tutto.

Dunque la pietà deve essere virtù di tutte le anime. Guai a coloro che la distruggono in se stessi; spengono in sé ogni luce divina isolandosi da Dio, rimanendo preda agognata di Satana. (p. 88)

Un uomo senza pietà è come un uomo privato dei suoi arti, che non può dare e non può ricevere nulla da nessuno; l'uomo senza pietà è mutilato della sua libertà, condannato ad essere lo schiavo di Satana. Nelle mani di Satana sarà strumento di perdizione.

 
Non pregano più


Da qui appare l'importanza di questa virtù fondamentale che l'ateismo ha sempre cercato in tutti i modi e con tutti i mezzi di distruggere in milioni e milioni di anime.

L'ateismo oggi può vantare a ragione di avere distrutta questa virtù in moltissimi cristiani, perfino nell'anima di molti sacerdoti, religiosi e suore che, abbacinati da questa assurda civiltà materialistica, hanno spento in se stessi la sorgente che alimentava la loro vita interiore, anima di ogni attività pastorale. Senza della pietà le anime inaridiscono, trasformando la Chiesa da giardino in deserto.

Quanti sono i sacerdoti che non pregano più!...

Niente recita dell'Ufficio divino, niente Rosario " tabù buono per altri tempi ", niente meditazione. Al (p. 89) posto di queste pratiche: radio, televisione, canzonette, letture ed altro ancora di cui è meglio tacere.

Le luci della fede, della speranza e dell'amore sono spente e il processo di disintegrazione della vita divina è quasi consumato.

Detronizzato Dio dall'animo, al suo posto hanno sostituito un mitico progresso sociale e un'altrettanta ipotetica giustizia sociale che mai potranno realizzare, poiché è chiaro che nessun progresso e tanto meno nessuna giustizia sociale è realizzabile senza la vera libertà, senza l'aiuto di Dio.


Aprire gli occhi


Figlio, il mio Vicario sulla terra conosce e segue la crescente fase di disintegrazione morale e spirituale del mio Corpo Mistico e ne è addolorato. Ne soffre perché per molti sacerdoti e anche per qualche vescovo sono rimasti inascoltati i suoi numerosi appelli alla fede viva, alla vera pietà, sola sorgente di fecondità spirituale.

Non ascoltando il Papa non si ascolta Me; ignorando il Papa si ignora Me; non seguendo il Papa non si segue Me.

Che si aspetta ancora a scuotersi dal torpore? (p. 90)

Che si aspetta ancora ad aprire gli occhi alla realtà che vi sovrasta?

Attendete passivi di essere sepolti sotto le rovine?

Ti ho detto, figlio, come vorrei in ogni Comunità Parrocchiale la Pia Unione degli Amici del SS. Sacramento. Provvedi, senza perdere tempo, a far pervenire ai Parroci che conosci lo statuto che ti ho dato: sarà un riaccendere il fuoco in tante anime.

Prega, figlio mio, e fa pregare. (p. 91)