Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Tutta l'importanza della vita cristiana consiste nel mortificare la razionale. (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 4° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 11

1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:

'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!

11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.

12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.

15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:

'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".

18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.

20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.

27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".


Secondo libro delle Cronache 15

1Lo spirito di Dio investì Azaria, figlio di Obed.2Costui, uscito incontro ad Asa, gli disse: "Asa e voi tutti di Giuda e di Beniamino, ascoltatemi! Il Signore sarà con voi, se voi sarete con lui; se lo ricercherete, si lascerà trovare da voi, ma se lo abbandonerete, vi abbandonerà.3Per lungo tempo in Israele non c'era il vero Dio, né un sacerdote che insegnasse, né una legge.4Ma, nella miseria, egli fece ritorno al Signore, Dio di Israele; lo ricercarono ed Egli si lasciò trovare da loro.5In quei tempi non c'era pace per nessuno, perché grandi perturbazioni c'erano fra gli abitanti dei vari paesi.6Una nazione cozzava contro l'altra, una città contro l'altra, perché Dio li affliggeva con tribolazioni di ogni genere.7Ma voi siate forti e le vostre mani non crollino, perché ci sarà un salario per il vostro lavoro".
8Quando Asa ebbe udito queste parole e la profezia, riprese animo. Eliminò gli idoli da tutto il paese di Giuda e di Beniamino e dalle città che egli aveva conquistate sulle montagne di Èfraim; rinnovò l'altare del Signore, che si trovava di fronte al vestibolo del Signore.9Radunò tutti gli abitanti di Giuda e di Beniamino e quanti, provenienti da Èfraim, da Manàsse e da Simeone, abitavano in mezzo a loro come stranieri; difatti da Israele erano venuti da lui in grande numero, avendo constatato che il Signore era con lui.
10Si radunarono in Gerusalemme nel terzo mese dell'anno quindicesimo del regno di Asa.11In quel giorno sacrificarono al Signore parte della preda che avevano riportata: settecento buoi e settemila pecore.12Si obbligarono con un'alleanza a ricercare il Signore, Dio dei loro padri, con tutto il cuore e con tutta l'anima.13Per chiunque, grande o piccolo, uomo o donna, non avesse ricercato il Signore, Dio di Israele, c'era la morte.14Giurarono al Signore a voce alta e con acclamazioni, fra suoni di trombe e di corni.15Tutto Giuda gioì per il giuramento, perché avevano giurato con tutto il cuore e avevano ricercato il Signore con tutto l'ardore e questi si era lasciato trovare da loro e aveva concesso la pace alle frontiere.
16Il re destituì dalla sua dignità di regina Maaca, madre di Asa, perché aveva eretto un abominio in onore di Asera. Asa demolì questo abominio, lo fece a pezzi e lo bruciò nel torrente Cedron.17Ma non scomparvero le alture da Israele, anche se il cuore di Asa si mantenne integro per tutta la vita.18Egli fece portare nel tempio le cose consacrate da suo padre e quelle consacrate da lui stesso, consistenti in argento, oro e vasellame.19Non ci fu guerra fino all'anno trentacinquesimo del regno di Asa.


Siracide 17

1Il Signore creò l'uomo dalla terra
e ad essa lo fa tornare di nuovo.
2Egli assegnò agli uomini giorni contati e un tempo
fissato,
diede loro il dominio di quanto è sulla terra.
3Secondo la sua natura li rivestì di forza,
e a sua immagine li formò.
4Egli infuse in ogni essere vivente il timore dell'uomo,
perché l'uomo dominasse sulle bestie e sugli uccelli.
5Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore
diede loro perché ragionassero.
6Li riempì di dottrina e d'intelligenza,
e indicò loro anche il bene e il male.
7Pose lo sguardo nei loro cuori
per mostrar loro la grandezza delle sue opere.
8Loderanno il suo santo nome
per narrare la grandezza delle sue opere.
9Inoltre pose davanti a loro la scienza
e diede loro in eredità la legge della vita.
10Stabilì con loro un'alleanza eterna
e fece loro conoscere i suoi decreti.
11I loro occhi contemplarono la grandezza della sua
gloria,
i loro orecchi sentirono la magnificenza della sua voce.
12Disse loro: "Guardatevi da ogni ingiustizia!"
e diede a ciascuno precetti verso il prossimo.

13Le loro vie sono sempre davanti a lui,
non restano nascoste ai suoi occhi.
14Su ogni popolo mise un capo,
ma Israele è la porzione del Signore.
15Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole,
i suoi occhi osservano sempre la loro condotta.
16A lui non sono nascoste le loro ingiustizie,
tutti i loro peccati sono davanti al Signore.
17La beneficenza dell'uomo è per lui come un sigillo,
egli serberà la generosità come la propria pupilla.
18Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa,
riverserà su di loro il contraccambio.
19Ma a chi si pente egli offre il ritorno,
consola quanti vengono meno nella pazienza.

20Ritorna al Signore e cessa di peccare,
prega davanti a lui e cessa di offendere.
21Fa' ritorno all'Altissimo e volta le spalle
all'ingiustizia;
detesta interamente l'iniquità.
22Negli inferi infatti chi loderà l'Altissimo,
al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode?
23Da un morto, che non è più, la riconoscenza si perde,
chi è vivo e sano loda il Signore.
24Quanto è grande la misericordia del Signore,
il suo perdono per quanti si convertono a lui!
25L'uomo non può avere tutto,
poiché un figlio dell'uomo non è immortale.
26Che c'è di più luminoso del sole? Anch'esso
scompare.
Così carne e sangue pensano al male.
27Esso sorveglia le schiere dell'alto cielo,
ma gli uomini sono tutti terra e cenere.


Salmi 81

1'Al maestro del coro. Su "I torchi...". Di Asaf.'

2Esultate in Dio, nostra forza,
acclamate al Dio di Giacobbe.
3Intonate il canto e suonate il timpano,
la cetra melodiosa con l'arpa.
4Suonate la tromba
nel plenilunio, nostro giorno di festa.

5Questa è una legge per Israele,
un decreto del Dio di Giacobbe.
6Lo ha dato come testimonianza a Giuseppe,
quando usciva dal paese d'Egitto.
Un linguaggio mai inteso io sento:

7"Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
8Hai gridato a me nell'angoscia
e io ti ho liberato,
avvolto nella nube ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Meriba.

9Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire;
Israele, se tu mi ascoltassi!
10Non ci sia in mezzo a te un altro dio
e non prostrarti a un dio straniero.
11Sono io il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto;
apri la tua bocca, la voglio riempire.

12Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito.
13L'ho abbandonato alla durezza del suo cuore,
che seguisse il proprio consiglio.

14Se il mio popolo mi ascoltasse,
se Israele camminasse per le mie vie!
15Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari porterei la mia mano.

16I nemici del Signore gli sarebbero sottomessi
e la loro sorte sarebbe segnata per sempre;
17li nutrirei con fiore di frumento,
li sazierei con miele di roccia".


Geremia 30

1Parola che fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2Dice il Signore, Dio di Israele: "Scriviti in un libro tutte le cose che ti dirò,3perché, ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali cambierò la sorte del mio popolo, di Israele e di Giuda - dice il Signore -; li ricondurrò nel paese che ho concesso ai loro padri e ne prenderanno possesso".4Queste sono le parole che il Signore pronunziò per Israele e per Giuda:

5Così dice il Signore:
"Si ode un grido di spavento,
terrore, non pace.
6Informatevi e osservate se un maschio può partorire.
Perché mai vedo tutti gli uomini
con le mani sui fianchi come una partoriente?
Perché ogni faccia è stravolta,
impallidita? Ohimè!
7Perché grande è quel giorno,
non ce n'è uno simile!
Esso sarà un tempo di angoscia per Giacobbe,
tuttavia egli ne uscirà salvato.

8In quel giorno - parola del Signore degli eserciti - romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzerò le sue catene; non saranno più schiavi di stranieri.9Essi serviranno il Signore loro Dio e Davide loro re, che io susciterò loro.
10Tu, poi, non temere, Giacobbe, mio servo.
Oracolo del Signore.
Non abbatterti, Israele,
Poiché io libererò te dal paese lontano,
la tua discendenza dal paese del suo esilio.
Giacobbe ritornerà e godrà la pace,
vivrà tranquillo e nessuno lo molesterà.
11Poiché io sono con te
per salvarti, oracolo del Signore.
Sterminerò tutte le nazioni
in mezzo alle quali ti ho disperso;
ma con te non voglio operare una strage;
cioè ti castigherò secondo giustizia,
non ti lascerò del tutto impunito".

12Così dice il Signore: "La tua ferita è incurabile,
la tua piaga è molto grave.
13Per la tua piaga non ci sono rimedi,
non si forma nessuna cicatrice.
14Tutti i tuoi amanti ti hanno dimenticato,
non ti cercano più;
poiché ti ho colpito come colpisce un nemico,
con un castigo severo,
per le tue grandi iniquità,
per i molti tuoi peccati.
15Perché gridi per la ferita?
Incurabile è la tua piaga.
A causa della tua grande iniquità, dei molti tuoi peccati,
io ti ho fatto questi mali.
16Però quanti ti divorano saranno divorati,
i tuoi oppressori andranno tutti in schiavitù;
i tuoi saccheggiatori saranno abbandonati al saccheggio
e saranno oggetto di preda quanti ti hanno depredato.
17Farò infatti cicatrizzare la tua ferita
e ti guarirò dalle tue piaghe.
Parola del Signore.
Poiché ti chiamano la ripudiata, o Sion,
quella di cui nessuno si cura",
18Così dice il Signore.

"Ecco, restaurerò la sorte delle tende di Giacobbe
e avrò compassione delle sue dimore.
La città sarà ricostruita sulle rovine
e il palazzo sorgerà di nuovo al suo posto.
19Ne usciranno inni di lode,
voci di gente festante.
Li moltiplicherò e non diminuiranno,
li onorerò e non saranno disprezzati,
20i loro figli saranno come una volta.
la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me;
mentre punirò i loro avversari.
21Il loro capo sarà uno di essi
e da essi uscirà il loro comandante;
io lo farò avvicinare ed egli si accosterà a me.
Poiché chi è colui che arrischia la vita
per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore.
22Voi sarete il mio popolo
e io il vostro Dio.
23Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena,
una tempesta travolgente;
si abbatte sul capo dei malvagi.
24Non cesserà l'ira ardente del Signore,
finché non abbia compiuto e attuato
i progetti del suo cuore.
Alla fine dei giorni lo comprenderete!


Prima lettera ai Corinzi 3

1Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo.2Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete;3perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?
4Quando uno dice: "Io sono di Paolo", e un altro: "Io sono di Apollo", non vi dimostrate semplicemente uomini?

5Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso.6Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere.7Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere.8Non c'è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro.9Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.
10Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce.11Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.12E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia,13l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.14Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa;15ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente;19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti:

'Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia'.

20E ancora:

'Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani'.

21Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro:22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro!23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.


Capitolo LII: L’uomo non si creda meritevole di essere consolato, ma piuttosto di essere colpito

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1. E' giusto, o Signore, quello che fai con me quando mi lasci abbandonato e desolato; perché della tua consolazione o di alcuna tua visita spirituale io non son degno, e non lo sarei neppure se potessi versare tante lacrime quanto un mare. Altro io non merito che di essere colpito e punito, per averti offeso, spesso e in grave modo, e per avere, in molte occasioni peccato grandemente. Dunque, a conti fatti, in verità, io non sono meritevole del minimo tuo conforto. Ma tu, Dio clemente e pietoso, per manifestare l'abbondanza della tua bontà in copiosa misericordia, non vuoi che l'uomo, opera della tue mani, perisca; inoltre ti degni di consolare il tuo servo, anche al di là di ogni merito, in modo superiore all'umano: ché non somigliano ai discorsi degli uomini, le tue parole consolatrici. O Signore, che cosa ho fatto perché tu mi abbia a concedere qualche celeste conforto? Non rammento di aver fatto nulla di buono; rammento invece di essere sempre stato facile al vizio e tardo all'emendamento. Questa è la verità; non posso negarlo. Se dicessi il contrario, tu ti porresti contro di me, e nessuno verrebbe a difendermi. Che cosa ho meritato con i mie peccati, se non l'inferno e il fuoco eterno?

2. Sinceramente lo confesso, io sono meritevole di essere vituperato in tutti i modi, e disprezzato, non già di essere annoverato tra i tuoi fedeli. Anche se questo me lo dico con dolore, paleserò chiaramente, contro di me, per amore di verità, i miei peccati, così da rendermi degno di ottenere più facilmente la tua misericordia. Che dirò, colpevole quale sono, e pieno di vergogna? Non ho la sfrontatezza di pronunziare parola; se non questa soltanto: ho peccato, Signore, ho peccato, abbi pietà di me, dammi il tuo perdono. "Lasciami un poco; lascia che io pianga tutto il mio dolore, prima di andare nel luogo della tenebra, coperto dalla caligine della morte" (Gb 10,20s). Che cosa chiedi massimamente dal colpevole, dal misero peccatore, se non che egli si penta e si umilii per le sue colpe? Dalla sincera contrizione e dall'umiliazione interiore sboccia la speranza del perdono, e ritrova se stessa la coscienza sconvolta; l'uomo riacquista la grazia perduta e trova riparo dall'ira futura. Dio e l'anima penitente si incontrano in un vicendevole santo bacio. Sacrificio a te gradito, o Signore - sacrificio che odora, al tuo cospetto, molto più soave del profumo dell'incenso - è l'umile sincero pentimento dei peccatori. E' questo pure l'unguento gradito che hai voluto fosse versato sui tuoi sacri piedi, giacché tu non hai disprezzato "un cuore contrito ed umiliato" (Sal 50,19). In questo sincero pentimento si trova rifugio dalla faccia minacciosa del nemico. Con esso si ripara e si purifica tutto ciò che, da qualche parte, fu deturpato e inquinato.


LETTERA 149: Agostino lieto delle notizie ricevute e dolente per le lettere spedite ma non recapitate a Paolino.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta alla fine del 415.

Agostino lieto delle notizie ricevute e dolente per le lettere spedite ma non recapitate a Paolino (nn. 1-2) risponde ai suoi quesiti tratti dai Salmi (nn. 3-10), da S. Paolo (nn. 11-30) e dal Vangelo (nn. 31-33) propostigli da Paolino nella precedente lettera 121: tra l'altro parla del mistero della salvezza (n. 19), la cui unica via è Cristo (n. 17), dei reprobi (n. 18) e dei predestinati (nn. 21-22), della falsa umiltà (nn. 27-28). Infine invia saluti all'amido e a un altro Paolino (n. 34).

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL BEATISSIMO PAOLINO, VENERABILMENTE AMATO E AMABILMENTE VENERATO, SANTO E SANTAMENTE CARISSIMO FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO

Agostino lieto delle buone notizie.

1. 1. Ringrazio anzitutto Iddio che conforta gli afflitti e consola gli umili 1 per averci presto rallegrato con l'arrivo tanto propizio di Quinto, nostro fratello e collega nel sacerdozio, e dei suoi compagni di traversata e ringrazio altresì la sincerità del tuo cuore mentre rispondo alla lettera della Santità tua che ce ne dava la notizia; rispondo approfittando dell'occasione, che proprio ora mi si è offerta del figlio nostro Rufino, nostro collega nel diaconato. E' partito difatti dal porto di Ippona. Approvo il consiglio di misericordia, che il Signore ti ha ispirato e di cui hai cortesemente messo a parte anche me: lo favorisca e lo faccia riuscire bene Iddio, che già in gran parte ha alleviata la mia ansia col far giungere quel prete, di cui mi parli tanto bene e mi è carissimo, non solo per le sue buone opere, ma, anche per le tue sante preghiere.

Invia copia di lettere non giunte a Paolino.

1. 2. Mi è giunta la lettera della tua Reverenza, nella quale mi poni molti quesiti e m'inviti a fare ricerche e, mentre chiedi il mio parere, mi dai degli insegnamenti. Ma, come ho potuto costatare da questa tua ultima lettera, non è stata recapitata alla tua Reverenza quella che t'inviai senza indugio in risposta ai tuoi quesiti per mezzo di persone da cui viene la nostra santa consolazione. Purtroppo non sono riuscito a ricordarmi in qual modo e in qual senso rispondevo con quella lettera ad alcuni tuoi quesiti e non ho potuto nemmeno rintracciarne la copia per fare un riscontro. Sono tuttora sicurissimo di aver risposto ad alcuni quesiti, ma non a tutti, poiché la fretta del latore mi faceva pressione perché la terminassi presto. Contemporaneamente t'avevo spedito anche, come mi chiedevi, la copia della lettera, che avevo scritta in risposta alla tua Carità e inviata a Cartagine, riguardo alla risurrezione dei corpi, in cui era venuta fuori la questione dell'uso che avremmo fatto delle membra. Adesso quindi t'invio la copia di tale lettera e quella d'una altra lettera che presumo non sia giunta nelle tue mani neppure essa, dato che mi interroghi di nuovo su certi argomenti, a cui, leggendo, ricordo di aver già risposto allora. Ma non so più per mezzo di chi te l'ho spedita. Come lo attesta la medesima lettera, gli scritti della tua Carità, ai quali risposi con quella mia lettera, mi furono inviati da Ippona da parte dei nostri, quando mi trovavo presso il santo nostro fratello Bonifacio, collega nell'episcopato, ma non vidi il latore e risposi immediatamente per iscritto.

Risposta al primo quesito sul Salmo 16, 14a.

1. 3. Allora, come ti scrissi, non avevo potuto consultare i manoscritti greci circa alcuni versetti del salmo decimo sesto: in seguito li trovai e li consultai. Uno recava la lezione dei nostri manoscritti latini: Signore, mandali in rovina e disperdili dalla terra 2. Un altro recava la lezione concordante con la tua: " (Separali) dal piccolo numero della terra ". Il senso della prima lezione è chiaro: " Sopprimili dalla terra, che tu hai loro data, e disperdili tra i pagani ". Questo accadde loro, quando furono vinti e sterminati in una terribile guerra. Non vedo invece in qual senso si debba intendere l'altra lezione, senonché, a paragone del gran numero (degli Ebrei) periti, si salvò solo una piccola parte dei restanti, precisamente in rapporto al pochi, dai quali la Sacra Scrittura preannunziò che dovevano essere spartiti, cioè divisi e separati, tutti gli altri, dicendo: Signore, a eccezione dei pochi, cioè del piccolo numero di coloro che hai risparmiati tra quella gente, disperdili dalla terra. Per " terra " bisogna intendere la Chiesa e l'eredità dei fedeli e dei santi, la quale è chiamata anche terra dei viventi 3, la quale può essere indicata anche nel passo evangelico che dice: Beati i mansueti, poiché possederanno in eredità la terra 4. All'espressione: Separali ad eccezione dei pochi dalla terra fu aggiunto: nella loro vita, perché si capisse chiaramente che ciò sarebbe dovuto accadere durante la loro vita terrena. Difatti molti vengono separati dalla Chiesa, ma solo quando muoiono; mentre invece vivono, sembrano uniti alla Chiesa per mezzo della comunione dei sacramenti e dell'unità cattolica. Costoro dunque sono separati dal piccolo numero di coloro che credettero, dalla terra coltivata come un campo proprio dall'agricoltore che è il Padre 5; rimangono poi separati durante la loro vita, cioè quaggiù, come vediamo chiaramente. Il versetto seguente del salmo dice: E dei tuoi segreti s'è riempito il loro ventre, cioè, oltre al fatto di rimanere separati notoriamente, il loro ventre s'è riempito anche delle tue segrete sentenze che tu pronunci alla occulta coscienza dei malvagi. Per " ventre " il salmista volle indicare i segreti dei pensieri più interni e reconditi.

Si spiega il v. 14b.

1. 4. Ho già detto che cosa mi sembra voglia dire il versetto che segue: Si saziarono di carne porcina. Ma la lezione degli altri manoscritti greci, ai quali si attribuisce una fedeltà più, aderente al testo originale, poiché gli esemplari più accurati, mediante il segno dell'accento proprio della scrittura greca, dissipano l'ambiguità d'una stessa parola greca, tale lezione - dico - è bensì piuttosto oscura, ma sembra meglio accordarsi con un senso preferibile. Il Salmista aveva detto: Il loro ventre si è riempito dei tuoi segreti. Con queste parole volle significare gli occulti disegni di Dio, poiché occultamente infelici, anche se godono nei mali, sono tutti coloro che Dio abbandona ai malvagi desideri del loro cuore 6. Come se si fosse chiesto al Salmista in qual modo si possano conoscere coloro, che occultamente sono pieni dell'ira di Dio, e avesse risposto con le parole scritte nel Vangelo: Li conoscerete dai loro frutti 7, Continuando. poi: Si saziarono dei figli, cioè dei frutti o, per dirla più esplicitamente, delle loro opere. Ecco perché in un altro passo si legge: Ecco, ha partorito l'ingiustizia, ha concepito il dolore e ha partorito l'iniquità 8, e in un altro passo: La concupiscenza poi, quando ha concepito, partorisce il peccato 9. I figli malvagi sono, dunque, le opere cattive, da cui si riconoscono anche coloro che, nell'intimo dei loro pensieri, come in un ventre, sono ripieni delle occulte sentenze di condanna pronunciate da Dio. Le opere buone invece sono i figli buoni. Parlando alla Chiesa, sua sposa, (Cristo) così dice: I tuoi denti sono come un gregge di pecore tosate che escono dal lavacro; tutte figliano i gemelli e fra esse non ce n'è neppure una sterile 10. Nei loro gemelli si deve riconoscere la duplice azione della carità, cioè, verso Dio Signore e verso il prossimo. Questi due precetti compendiano tutta la Legge e i Profeti 11.

Che significa: Saturati sunt filiis.

1. 5. Questo significato, che attribuisco ora alla frase: Si saziarono di figli, non mi era venuto alla mente nella prima risposta; ma riesaminai attentamente una brevissima esposizione del medesimo salmo, che avevo già dettata prima e mi accorsi di avere toccato questo punto appena di sfuggita. Consultai anche le edizioni greche, per vedere se in esse la parola filiis fosse un dativo o un genitivo, usato in quella lingua invece dell'ablativo, e trovai che era genitivo; traducendo il termine alla lettera, si sarebbe scritto: Saturati sunt filiorum; ma il traduttore latino ne espresse bene il senso, e seguendo le regole della sua lingua, scrisse: Saturati sunt filiis. Quanto alla frase che viene dopo: e lasciarono i resti ai loro piccoli, penso che per " piccoli " debbano intendersi evidentemente i figli della carne. Perciò anche preferendo il termine filiis all'altro porcina, resta il medesimo senso dell'altra frase: Il sangue di costui sopra noi e sopra i nostri figli 12. In questo senso appunto gli empi lasciarono ai propri figli gli avanzi delle loro azioni inique.

Risposta al secondo quesito sul Salmo 15, 2.

1. 6. Nella frase del salmo decimo quinto: Rese (oppure: renda) mirabili tutte le disposizioni della sua volontà in mezzo ad essi 13, nulla impedisce di leggere in illis (" in essi ") invece che inter illos (" in mezzo ad essi "), anzi quest'ultima lezione sembra la più giusta. Così appunto si legge nei manoscritti greci. Ma spesso, quando in quella lingua ricorre in illis, i nostri traducono inter illos ogniqualvolta ciò sembra adattarsi al senso. Possiamo dunque accogliere la lezione confermata da parecchi codici: A pro' dei santi che sono nella terra di Lui rese mirabili in essi tutte le disposizioni della sua volontà, e possiamo intendere volontà nel senso dei suoi doni di grazia, largiti gratuitamente, ossia non dovuti ma concessi di propria volontà. Ecco perché sta scritto: Ci hai circondati quasi con lo scudo della tua benevolenza 14 e: Mi hai guidato con la tua volontà 15; e: Ci generò volontariamente mediante la parola della verità 16; e: Tu, o Dio, riservi una pioggia volontaria per i tuoi eredi 17; e: Dividendo a ciascuno i propri doni, come vuole 18. E così innumerevoli altri simili passi. In quali persone inoltre egli mostrò tutte le mirabili disposizioni della sua volontà, se non nei santi, che sono sulla sua terra? Ora, se il termine " terra ", come ho mostrato più sopra, può essere preso in un senso non peggiorativo, anche quando non c'è l'aggiunta di eius, cioè " sua ", quanto più avrà questo senso quando è detto terra eius, cioè " la sua terra ". Dio dunque mostrò mirabili tutte le disposizioni della sua volontà a loro riguardo, perché li liberò in modo miracoloso dalla disperazione.

La Legge e la grazia.

1. 7. Compreso di questa ammirazione l'Apostolo esclama: O profonda ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! 19 Egli poco prima aveva detto: Dio lasciò tutti nell'infedeltà, per usare misericordia con tutti 20. Lo stesso concetto esprime il salmo, dicendo: Si moltiplicarono le loro debolezze (morali); poi si affrettarono 21. Il Salmista usò il termine " debolezze " nel senso di " peccati ", come l'Apostolo chiama infermi gli empi, quando parla ai Romani: Se infatti è vero che Cristo è morto per gli empi, al momento fissato, mentre eravamo infermi 22. Poco dopo, ripetendo lo stesso pensiero, dice: Dio ci dà la prova più efficace del suo grande amore per noi, poiché, quando eravamo ancor peccatori, Cristo mori per noi 23; chiama qui peccatori quelli che prima aveva chiamato infermi. Così pure, svolgendo il medesimo concetto con altre parole, soggiunge: Se noi, ch'eravamo nemici, ci siamo riconciliati con Dio, mediante la morte del Figlio suo 24. Perciò la frase: Si moltiplicarono le loro infermità va intesa come quest'altra: " Si moltiplicarono i loro peccati " Subentrò infatti la Legge, perché abbondasse il peccato; ma siccome dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia 25, perciò in seguito si affrettarono. Cristo infatti non venne a chiamare i giusti, ma i peccatori: perché del medico han bisogno non i sani, ma i malati 26. Ora le infermità di costoro s'erano moltiplicate al punto che, per risanarli, c'era bisogno della medicina di una grazia sovrabbondante e che amasse molto colui al quale si rimettono molti peccati 27.

Si spiega Salmo 15, 4.

1. 8. Ciò era simbolizzato ma non effettuato dalla cenere della vacca sacrificata, dall'aspersione del sangue e dal moltiplicarsi di vittime cruente. Ecco perché il Salmista soggiunge: Non riunirò le loro assemblee ove si versa il sangue 28; cioè degli animali offerti in sacrificio che s'immolavano a prefigurare il sangue di Cristo. Né ricorderò i loro nomi con le mie labbra, poiché i loro nomi erano sinonimi delle numerose infermità e cioè: fornicatori, idolatri, adulteri, effeminati, sodomiti, ladri, avari, rapaci, ubriaconi, detrattori, e tutti gli altri viziosi che non possederanno il regno di Dio 29. Ma allorché, abbandonando il peccato, sovrabbondò la grazia 30, in seguito si affrettarono. E tali erano certamente, ma vennero lavati, santificati e giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio 31. Egli perciò non ricorderà i loro nomi con le sue labbra 32. I manoscritti più corretti e più autorevoli non recano la lezione voluntates suas ("le sue disposizioni") bensì voluntates meas ("le mie disposizioni") ch'è altrettanto valida, perché si parla in persona del Figlio. E' Lui in persona a parlare e Lui denotano evidentemente le parole che usano gli Apostoli: Non lascerai l'anima mia nell'inferno e non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione 33. Perfettamente identici sono infatti i doni di grazia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e perciò il Figlio può dire giustissimamente: le disposizioni della propria volontà.

Risposta al quesito sul Salmo 58, 12.

1. 9. Quanto poi alla frase riguardante i Giudei che si trova nel salmo 58: Non ucciderli, affinché non si dimentichino della tua Legge 34, mi pare che sia giusto intenderla come una profezia relativa a quel popolo, che cioè, sebbene vinto in guerra e distrutto, non avrebbe abbracciato le superstizioni del popolo vincitore, ma sarebbe rimasto fedele alla Legge antica, affinché in esso ci fosse la testimonianza delle Scritture Sacre in tutto il mondo, dovendo poi da esso nascere la Chiesa. Con nessun documento più evidente di questo si mostra ai pagani un fatto che riesce sommamente più salutare mettere in risalto, che cioè non si tratta di un progetto inaspettato e improvviso dello spirito della presunzione umana, che il nome di Cristo goda di si grande autorità riguardo alla speranza dell'eterna salvezza, ma di un fatto preannunciato dalla S. Scrittura tanti secoli prima di Lui. Infatti che cos'altro sarebbe giudicata la profezia medesima se non un'invenzione nostra, qualora non fosse comprovata dai libri dei nostri avversari? Perciò sta scritto: Non ucciderli; vale a dire, non cancellare il nome di questo popolo, perché un giorno non dimentichino la tua Legge. Ciò sarebbe accaduto senz'altro, se i Giudei, costretti a osservare in pieno i riti e i sacrifici dei pagani, non avessero potuto conservare neppure il nome della loro religione. Quale prefigurazione di quel popolo è quel che afferma la Sacra Scrittura di Caino, che il Signore impresse su di lui un segno di riconoscimento, perché nessuno lo uccidesse 35. Infine, dopo aver detto: Non ucciderli, perché non dimentichino la tua Legge, come se chiedesse che cosa dovesse farsi di quella gente, perché non venisse uccisa, cioè venisse estinta e dimenticasse la Legge di Dio, affinché testimoniasse in qualche modo la verità, soggiunse: Disperdili con la tua potenza 36. Se, infatti, i Giudei fossero rimasti in un solo luogo della terra, non avrebbero giovato con la loro testimonianza alla predicazione del Vangelo, che porta i suoi frutti in tutto il mondo. Ecco perché sta scritto: Disperdili con la tua potenza, acciocché siano testimoni di Colui del quale furono negatori, persecutori, uccisori, e lo siano per mezzo della Legge stessa, che non dimenticano, e nella quale è preannunziato Colui che essi non seguono. Ma ad essi nulla giova il fatto di non dimenticare la Legge, poiché altro è avere nella memoria la Legge di Dio, altro è comprenderla e praticarla.

Risposta al quesito sul Salmo 67, 22.

1. 10. Mi chiedi poi il significato della frase che ricorre nel salmo 67: Ma Dio schiaccerà la testa dei suoi nemici, la cima dei capelli di coloro che camminano nei loro peccati 37. Mi sembra voglia dire semplicemente che Dio schiaccerà la testa dei suoi nemici, che troppo insuperbiscono e troppo si esaltano nei loro peccati. Con un'iperbole volle indicare la superbia, che innalza la cresta, incede con tanta protervia da dare l'impressione di calpestare, camminando, la cima dei capelli. Mi chiedi poi spiegazione delle parole scritte nel medesimo salmo: La lingua dei cani i quali per opera di Lui diventano tuoi da nemici che erano 38. Non sempre i cani vanno intesi in senso cattivo, altrimenti non verrebbero biasimati dal profeta Isaia i cani muti, che non sanno abbaiare e hanno voglia di sonnecchiare 39; sarebbero certo cani degni di lode, se sapessero abbaiare e avessero voglia di far la guardia. E certo quei trecento, numero di profondo senso mistico per la lettera della croce, che bevvero l'acqua lambendola come cani 40, non sarebbero stati scelti per conseguire la vittoria, se non fossero stati il simbolo di qualcosa di grande. I buoni cani vegliano e abbaiano a difesa della casa e del padrone, del gregge e del pastore. Infine anche nel nostro salmo, fra le lodi della Chiesa, espresse in forma profetica, è ricordata la lingua dei cani, ma non si parla di denti. Il salmista, dunque, dice: Dei cani tuoi da nemici, cioè che da nemici diventano cani tuoi e abbaiano per te, mentre prima incrudelivano contro di te. Aggiunse poi: per opera di Lui, affinché essi intendessero che questo non era accaduto per merito loro, ma per opera di Lui, cioè per sua misericordia e grazia.

Risposta al quesito su Eph 4, 11.

2. 11. Riguardo ai profeti di cui parla l'Apostolo ove dice: Dio ha costituito alcuni come apostoli, altri come profeti nella Chiesa 41; intendo, come tu stesso hai scritto, che sono stati chiamati profeti in questo passo quelli, nel numero dei quali era Agabo 42, non quelli che predissero la venuta del Signore in carne. Troviamo poi tra gli evangelisti alcuni come Luca e Marco che non si legge fossero Apostoli. Quanto inoltre, ai pastori e dottori, che hai voluto che distinguessi in particolar modo io penso che siano le medesime persone, come è parso anche a te, sicché non c'è bisogno d'intendere alcuni come pastori e altri come dottori. L'Apostolo, dopo aver parlato di " pastori ", aggiunse " dottori ", per far capire ai pastori che era loro dovere l'insegnare. Non disse perciò: Alcuni costituì quali pastori, altri quali dottori, come aveva distinto le precedenti categorie di persone, con lo stesso modo di esprimersi: Alcuni apostoli, altri invece profeti, altri poi evangelisti, ma con due termini abbracciò un unico e medesimo ufficio: altri poi pastori e dottori.

Risposta al quesito su 1 Tim 2, 1.

2. 12. Assai difficile a distinguersi è il senso dei termini, usati dall'Apostolo, nella Lettera a Timoteo: Ti scongiuro dunque innanzitutto che si facciano suppliche, preghiere, istanze e ringraziamenti 43. La distinzione dev'essere fatta tenendo presente la lingua greca, poiché non si trova quasi alcuno dei nostri traduttori che si sia preoccupato di tradurli in latino con diligenza e perizia. Ecco infatti come li hai resi tu stesso: Obsecro fieri obsecrationes, mentre l'Apostolo, che scrisse l'epistola in greco, non usò per i due concetti lo stesso verbo. Al posto del verbo latino obsecro ("scongiuro"), egli disse in greco: ("raccomando"). Al posto di obsecrationes, come ha il vostro traduttore latino, l'Apostolo usò ("suppliche"). Per di più, altri manoscritti, fra i quali i nostri, hanno deprecationes e non obsecrationes. Le tre parole che seguono: orationes, interpellationes, gratiarum actiones, si trovano nella maggior parte dei manoscritti latini.

Differenza tra precationes, deprecationes, orationes.

2. 13. Se quindi volessimo distinguere questi termini secondo la proprietà della lingua latina parlata, forse manterremmo un senso nostro o qualsiasi altro: ma sarebbe un miracolo, se riuscissimo a mantenere il senso espresso dalla lingua greca o dall'uso corrente di quella lingua. Molti dei nostri credono che precatio e deprecatio significhino la medesima cosa e una tale opinione è ormai prevalsa, senz'altro, nell'uso quotidiano. Ma coloro, che parlavano con maggiore precisione il latino, usavano la parola precatio per desiderare dei beni, deprecatio invece per evitare dei mali. Dicevano che precari voleva dire " desiderare pregando (precando) dei beni ", mentre imprecari (ossia " desiderare ") il male equivaleva a ciò che si dice volgarmente " maledire, deprecari invece voleva dire " allontanare i mali pregando ". Ma continuiamo ormai a seguire l'uso del parlare abituale e, sia che troviamo precationes, sia deprecationes, che i Greci dicono , non preoccupiamoci di correggere. Quanto al termine orationes con cui vien tradotto il greco assolutamente difficile distinguerlo dai termini latini preces e precationes. Alcuni manoscritti, invece di orationes hanno adorationes, perché in greco non è detto ma . Non credo che tale traduzione sia esatta, poiché è risaputo che per dire orationes i Greci usano il termine . In effetti altro è pregare, altro adorare. Non è questo il verbo che si usa in greco, ma un altro, nella frase: Adorerai il Signore Dio tuo 44 e: mi prostrerò in adorazione presso il tuo santo tempio 45, e in altre frasi somiglianti.

Intepellationes e postulationes sinonimi di Enteuxeis

2. 14. In luogo di interpellationes, che hanno i nostri esemplari, tu hai scritto postulationes, conforme - suppongo - ai vostri manoscritti. Con due diversi termini tradussero i nostri l'unico termine greco alcuni cioè tradussero postulationes, altri interpellationes. Naturalmente tu sai bene che una cosa è interpellare, un'altra postulare. Noi infatti non siamo soliti dire: Postulant interpellaturi, (" fanno un'istanza per interpellare "), ma interpellant postulaturi, cioè " interpellano per fare un'istanza ". Tuttavia un termine usato nel senso di un altro affine, il cui senso è reso chiaro per così dire da quello affine, non è da bollare come un errore. Dello stesso nostro Signore Gesù Cristo è detto che intercede per noi 46: forse che intercede senza anche domandare? Anzi, proprio perché domanda,- è detto che intercede. In un altro passo è detto di Lui chiaramente: Se qualcuno ha peccato, abbiamo come difensore, presso il Padre, Gesù Cristo, il Giusto, ed Egli è l'intercessore per i nostri peccati 47. Può darsi che anche in questo passo, che riguarda il Signore Gesù Cristo, i vostri manoscritti non abbiano interpellat (" intercede "), ma postulat pro nobis (" domanda per noi "). Nel testo greco infatti il termine corrispondente a interpellationes (" istanze ") e che tu hai tradotto con postulationes (" domande ") è il medesimo usato nel passo della Scrittura che dice: intercede per noi.

Precatio, oratio, interpellatio, postulatio.

2. 15. Siccome quindi chi supplica, prega e chi prega, supplica e chi interpella Dio, lo fa per pregarlo e supplicarlo, che cosa significa questa distinzione fatta dall'Apostolo e che noi non dobbiamo trascurare? Lasciando da parte il significato generico e l'uso ordinario di parlare, secondo il quale sia che si dica precatio, sia oratio, sia interpellatio, sia postulatio, s'intende sempre la stessa e unica cosa, cioè la preghiera, bisogna tuttavia ricercare il significato proprio e particolare di ciascuno di questi termini ma è difficile trovarne uno chiaro e preciso, poiché in questo campo si possono fare molte affermazioni criticabili.

Significato proprio dei suddetti termini.

2. 16. Orbene, io preferisco dare a questi vocaboli il significato che è solita dare tutta o quasi tutta la Chiesa, intendendo per precationes le preghiere, che recitiamo nella celebrazione dei sacri misteri, prima d'iniziare a benedire le oblate poste sulla mensa del Signore; per orationes le preghiere che recitiamo, quando si benedicono e si consacrano, e si spezzano per distribuirle ai fedeli: questa preghiera è conclusa da quasi tutta la Chiesa con l'orazione del Signore. A intendere così, ci aiuta anche l'etimologia della parola greca. Difatti raramente la Sacra Scrittura usa la parola per indicare orationem, ma per lo più, anzi, più frequentemente chiama il votum (voto, supplica, preghiera) e chiama sempre orationem (orazione), la parola greca di cui ci stiamo, occupando. Alcuni, come ho già detto poco prima, comprendendo meno bene l'etimologia della parola, vollero tradurre il termine con adorationem, anzichè con orationem: ma adoratio corrisponde piuttosto al termine greco. Siccome però oratio si dice talvolta , hanno pensato che fosse adoratio. Inoltre se, come ho detto, nelle Sacre Scritture si traduce più frequentemente con votum, lasciando da parte il termine generico di preghiera, per orazione dobbiamo intendere in senso proprio quella che formuliamo per un voto, cioè . Orbene, si fa voto a Dio di tutto ciò che gli si offre, soprattutto l'offerta del santo altare, col quale mistero si designa il nostro massimo voto, per cui ci consacriamo a rimanere in Cristo, cioè nell'unità del corpo di Cristo. Il significato segreto e profondo di questa realtà divina è che essendo il pane uno solo, noi, benché siamo molti, formiamo un unico corpo 48. Penso quindi che nella preparazione di questo rito sacro l'Apostolo esortasse, precisamente a fare delle cioè delle orazioni o adorazioni, come traducono alcuni meno bene poiché quel termine vuol dire preparazione al voto, il quale nella Scrittura si chiama più frequentemente . Le interpellationes o, come recano i vostri manoscritti, postulationes, hanno luogo quando si benedice il popolo: allora infatti i vescovi, come avvocati difensori, presentano alla onnipotente misericordia di Dio i loro protetti con l'imposizione della mano. Terminato questo, rito con la partecipazione dei fedeli all'Eucarestia, il rito sacro della Messa si conclude col rendimento di grazie, messo in risalto come ultimo atto dall'Apostolo anche in questi termini.

Cristo, unica via di salvezza.

2. 17. Il motivo principale, per cui l'Apostolo disse queste cose fu quello che, dopo aver indicato assai brevemente queste specie di preghiera, non, si pensasse che fosse da trascurare quanto dice subito dopo: di pregare cioè per tutti gli uomini, per i re e per le autorità costituite, affinché trascorriamo una vita pacifica e tranquilla, con tutta pietà e carità 49. Volle che nessuno pensasse, data la debolezza del pensiero umano, che non si dovesse pregare per coloro dai quali la Chiesa soffriva persecuzione, dato che le membra di Cristo si dovevano raccogliere tra gente d'ogni razza. Ecco perché subito dopo afferma: La pratica (di pregare così) è buona e gradita a Dio, Salvatore nostro, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla piena conoscenza della verità 50. E perché nessuno dicesse che per salvarsi bastasse una condotta buona e prestare il culto all'unico e onnipotente Dio senza la partecipazione al corpo e al sangue di Cristo: C'è un sol Dio, aggiunse, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, cioè l'uomo Gesù Cristo. L'Apostolo parla così per far capire che l'altra sua affermazione: Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi non si attua in nessun altro modo se non per mezzo del Mediatore Gesù Cristo, non in quanto Dio e nello stesso tempo Verbo eterno, ma in quanto uomo, poiché il Verbo si fece carne e abitò in mezzo a noi 51.

Spiega Rom 11, 28: perché esistono i reprobi.

2. 18. Non t'impressioni ciò che lo stesso Apostolo dice dei Giudei: Riguardo al Vangelo, sono bensì nemici per motivo di voi ma, per quanto concerne l'elezione (alla grazia), sono amati per motivo dei loro antenati 52. Poiché la profondità dei tesori della sapienza e scienza di Dio, i suoi imperscrutabili disegni e il suo incomprensibile modo d'agire 53, generano grande stupore nei cuori dei fedeli che non dubitano della sapienza di Dio, la quale si estende da un estremo all'altro, con fortezza, e dispone con soavità tutte le cose 54, ma non sanno spiegarsi perché a Lui piaccia di far nascere, crescere, moltiplicarsi coloro che Egli, pur non avendoli creati cattivi, sapeva che sarebbero diventati cattivi. Troppo profonde e nascoste sono le sue disposizioni con cui fa servire al bene anche i malvagi a vantaggio dei buoni, facendo risplendere anche in ciò l'onnipotenza della sua bontà. Come è proprio della malvagità dei cattivi fare cattivo uso delle buone opere di Dio, così è proprio della sapienza di Dio fare buon uso delle cattive opere dei malvagi.

Il mistero della salvezza.

2. 19. Ecco in qual modo l'Apostolo mette in rilievo la profondità di questo piano misterioso : Non voglio, o fratelli, che ignoriate questa disposizione misteriosa di Dio affinché non siate sapienti ai vostri occhi, poiché in Israele solo parzialmente si è prodotto un accecamento che durerà finché non sarà entrata nel Vangelo la totalità dei pagani e così tutto Israele sarà salvato 55. Dice: parzialmente, perché non tutti rimasero ciechi alla verità: c'erano fra di loro alcuni che credettero in Cristo. Entra poi (nel Vangelo) la totalità dei pagani, formata da quanti furono chiamati secondo l'arcana disposizione di Dio e così sarà salvo tutto Israele, perché dei Giudei e dei pagani, che furono chiamati secondo l'arcano disegno divino 56, si forma il vero Israele, di cui lo stesso Apostolo dice: La pace sarà anche sopra l'Israele di Dio 57. Gli altri Israeliti li chiama Israele secondo la carne: Guardate - dice - l'Israele secondo la carne 58. Paolo inserisce poi la testimonianza del Profeta: Verrà da Sion chi rimuoverà e stornerà da Giacobbe l'empietà: e questo è il patto che farò con loro, quando cancellerò i loro peccati 59. Non di tutti i Giudei - s'intende - ma degli eletti.

La parte per il tutto nel linguaggio della S. Scrittura.

2. 20. Paolo prosegue poi con le parole, che hai sottoposte al mio giudizio: Riguardo poi al Vangelo essi sono motivo di voi. Il prezzo della nostra redenzione è il sangue di Cristo, che certo non poté essere ucciso se non dai suoi nemici. Ecco qui l'uso che Dio fa dei malvagi a vantaggio dei buoni. Con l'aggiungere: Ma riguardo all'elezione sono amati a causa dei loro padri, Paolo fa vedere che sono amati non come nemici, ma come eletti. Le Sacre Scritture han l'abitudine di parlare della parte come se si trattasse del tutto. Così, al principio della sua lettera ai Corinti, li loda come se degni di lode fossero tutti, mentre lo erano solo alcuni. Più avanti, in alcuni passi della medesima lettera, li rimprovera come se fossero tutti colpevoli, a causa di alcuni che erano tali. Chiunque considera attentamente quest'abitudine delle Sacre Scritture, che ricorre assai spesso nella raccolta delle lettere di S. Paolo, n'esce a spiegare molte apparenti contraddizioni. Paolo, dunque, chiama alcuni nemici, altri amici: ma siccome formavano un solo popolo, si ha l'impressione, che li chiami tutti con lo stesso appellativo. D'altronde molti degli stessi nemici, che, crocifissero il Signore, si convertirono e apparvero eletti. Riguardo all'inizio. della salvezza, essi furono eletti, quando si convertirono, ma riguardo alla prescienza di Dio, non furono eletti allora, bensì prima ancora della creazione del mondo 60, come dice lo stesso Apostolo. Così per due motivi diversi sono nemici ed amici di Dio: sia perché gli uni e gli altri appartenevano allo stesso popolo, sia perché dei nemici che incrudelirono sino a macchiarsi del sangue di Cristo, alcuni erano diventati amici, secondo l'elezione, che era nascosta nella prescienza di Dio, L'Apostolo aggiunse: a causa dei loro padri, perché bisognava che si adempisse la promessa fatta ai Patriarchi, come dice espressamente alla fine della lettera ai Romani: Io affermo che, Cristo si è fatto ministro dei, circoncisi per dimostrare la veracità di Dio, per confermare le promesse fatte ai Patriarchi, mentre i Pagani devono dar gloria a Dio per la sua misericordia usata verso di loro 61. Secondo questa misericordia, disse: Nemici per motivo di voi, come aveva detto anche sopra: Dal loro peccato è derivata la salvezza per i pagani.

I predestinati.

2. 21. Dopo aver detto: Secondo l'elezione alla fede, sono amati per amore dei loro padri, Paolo aggiunse: Poiché i doni e la vocazione di Dio non vanno soggetti a pentimento. Da queste parole tu comprendi che sono indicati coloro che appartengono al numero dei predestinati. Di essi l'Apostolo in, un altro passo dice: Sappiamo che per quelli che amano Dio ogni cosa cospira a buon esito, per quelli cioè che sono stati chiamati alla salvezza secondo il suo disegno 62. Poiché molti sono chiamati, ma pochi eletti 63. Gli eletti però sono quelli chiamati secondo il disegno divino, e nei riguardi di essi non può affatto ingannarsi la prescienza di Dio: Coloro infatti che Dio ha preconosciuti e predestinati, li ha voluti pure conformi all'immagine del Figlio suo, affinché Egli sia come il primogenito tra molti fratelli. Quelli poi che li ha predestinati, li ha pure chiamati 64. Ecco la vocazione secondo il disegno divino che quindi non ammette pentimento. Quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati: e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati. Se Dio è per noi, chi mai sarà contro di noi? 65

Perchè solo alcuni sono predestinati.

2. 22. Non sono compresi in questa vocazione coloro che, pur vivendo un po' di tempo nella fede, la quale opera per mezzo della carità 66, non vi perseverano sino alla fine. Certo potrebbero essere strappati da questa vita, perché la malizia non guastasse il loro modo di pensare 67, se facessero parte di quella predestinazione e vocazione ad essi offerta conforme al disegno divino e non soggetta a pentimento. Ma nessuno giudichi con tanta presunzione i segreti pensieri degli altri da affermare: Non furono tolti da questa vita prima di diventare apostati dalla fede ' perché in questa vita non si comportarono secondo i precetti della fede e Dio ben lo leggeva nei loro cuori, benché agli uomini sembrasse diversamente. Che cosa un tal presuntuoso dovrebbe infatti dire dei bambini appena nati che, per la maggior parte, se partissero subito da questa vita dopo aver ricevuto in quella tenera età il sacramento della grazia, senza dubbio apparterrebbero alla vita eterna e al regno dei cieli, mentre Dio li lascia crescere e alcuni diventano perfino apostati? Perché avviene ciò, se non perché non appartengono alla predestinazione e alla vocazione, conforme alla libera decisione di Dio, giammai soggetta a pentimento da parte sua? Il motivo poi per cui alcuni vi appartengano, altri no, può essere occulto, ma non può essere ingiusto. Ci può essere forse ingiustizia in Dio? No, assolutamente! 68 Anche ciò fa parte di quella profondità di decisioni, a considerar la quale l'Apostolo rimase stupito e quasi spaventato. Egli chiama giudizi le decisioni di Dio, perché non si creda che siano effetto dell'iniquità o della temerità del loro autore o perché qualche cosa accada per caso e senza un disegno prestabilito nel corso dei secoli che Dio ha disposti con somma sapienza.

Risposta al quesito preso da Col 2, 18.

2. 23. Ancora non comprendo neppure io del tutto chiaramente il significato dell'espressione che è nell'epistola ai Colossesi: Nessuno vi tragga in inganno con falsa umiltà 69 con tutto il resto che, a quanto dici, ti risulta oscuro. Oh se me lo avessi domandato a viva voce! Poiché, per esprimere il giusto senso, che mi pare di scorgere in queste parole, bisognerebbe dare un'espressione particolare al volto e un tono speciale alla voce, che non può esprimersi per iscritto, perché risulti chiaro almeno in parte. Il senso diventa ancor più oscuro, poiché, a mio giudizio, non è pronunziato esattamente. In realtà quando si legge scritto: Non prendete, non mangiate, non toccate 70, si considera come un precetto dell'Apostolo, che proibirebbe di prendere, mangiare, toccare non so che cosa. Invece è il contrario, se pure, in tanta oscurità, non m'inganno. Paolo usò ironicamente queste espressioni di coloro, dai quali non voleva che fossero ingannati e sedotti coloro i quali, distinguendo i cibi secondo un superstizioso culto degli angeli e giudicando di questo mondo, anche in base a tali superstizioni, dicono: Non prendete, non mangiate, non toccate, mentre al contrario ogni cosa è pura per i puri di cuore 71, e ogni cosa creata da Dio è buona 72; come spiega chiaramente lo stesso Apostolo in un altro passo 73.

Respingere le superstizioni e seduzioni dei filosofi.

2. 24. Esaminiamo dunque tutto il contesto della frase: così, dopo avere capito a fondo l'intenzione dell'Apostolo, riusciremo forse a coglierne, per quanto ci è possibile, il senso. Orbene, Paolo temeva che i destinatari della sua lettera fossero ingannati dalle ombre delle cose sotto l'allettante pretesto della scienza e allontanati dalla luce della verità, che risiede in Gesù Cristo nostro Signore. Capiva bene che i fedeli dovevano guardarsi, sotto il nome capzioso di saggezza o di scienza, dalla preoccupazione di vane e superflue osservanze, dalle superstizioni dei pagani, soprattutto da quelli chiamati filosofi e dal Giudaismo, dove c'erano da rimuovere le cose ch'erano figure simboliche delle cose future, poiché era già venuta la luce che le spiegava, cioè Cristo. Dopo aver ricordato e messo in rilievo tutte le lotte che doveva soffrire per essi, per i Cristiani di Laodicea e per quanti non lo avevano conosciuto di persona, affinché si consolassero nel cuore, uniti nell'amore e in tutti i tesori della completa intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo, in cui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza 74, li esortò a questo modo: Questo poi io lo dico, perché nessuno v'inganni con discorsi, che hanno l'apparenza di verità 75. Poiché essi erano mossi dall'amore della verità, Paolo aveva paura che si lasciassero ingannare dall'apparenza della verità. Raccomandò quindi il tesoro dolcissimo che avevano in Cristo, quello cioè della sapienza e della scienza, dal nome e dalla promessa del quale potevano essere indotti in errore.

Essere uniti a Cristo come il corpo al capo.

2. 25. Poiché anche se io sono assente col corpo - dice l'Apostolo - con lo spirito sono in mezzo a voi rallegrandomi nel costatare la vostra disciplina e ciò che manca alla vostra fede in Dio 76. Era in apprensione per essi, perché vedeva ciò che ad essi ancora mancava. Come dunque, continua a dire, avete ricevuto Gesù Cristo nostro Signore, camminate uniti a Lui, ben radicati in Lui ed edificati su di Lui, consolidati nella fede, che v'è stata insegnata, abbondando in ringraziamenti 77. Vuole che si nutrano di fede, per essere capaci di partecipare ai tesori di sapienza e di scienza che sono nascosti in Cristo, per timore che, prima di acquistare tale capacità, siano abbindolati da discorsi che hanno l'apparenza della verità e possano cosi sviarsi dal sentiero della verità. Manifestando quindi più chiaramente quali pericoli tema per loro, prosegue: Badate che nessuno vi accalappi con la sua filosofia vana e ingannatrice, fondata sulla dottrina degli uomini e sui principi elementari del mondo e non sulla dottrina di Cristo: poiché in Lui abita corporalmente tutta la divinità 78. Disse corporalmente, perché i seduttori ingannavano mediante vane apparenze; usò un termine traslato, come anche il termine ombra riguardo a questi concetti non è certo appropriato, ma usato metaforicamente per un rapporto di somiglianza. E siete stati riempiti in Lui, continua Paolo, che è il Capo di ogni Principato e di ogni Potestà 79. La superstizione dei Pagani o i filosofi seducevano mediante i " principati e le Potestà ", predicando quella ch'essi chiamano teologia, basata sui principi elementari del mondo. Paolo volle che si capisse che Cristo è il Capo e il principio di tutte le cose. Cristo stesso, quando gli fu chiesto: Chi sei tu? rispose: Sono il principio, che parlo anche a voi 80. Poiché ogni cosa è stata fatta per mezzo di Lui e senza di Lui nulla è stato fatto 81. In modo sorprendente l'Apostolo vuole far disprezzare ai Colossesi tutte quelle pretese meraviglie, mostrando che essi formano il corpo del Capo, che è Cristo, col dire: E siete ripieni (di sapienza) per mezzo di Lui, che è il Capo di tutti i Principati e di tutte le Potestà.

Per aderire a Dio, rimanere nel corpo di Cristo.

2. 26. Affinché poi non siano ingannati dalle prefigurazioni simboliche del Giudaismo, Paolo soggiunge: In Lui siete stati anche circoncisi, non con la circoncisione fatta da mano di uomo, con l'asportazione di (una parte del) corpo fisico, o come dicono altri manoscritti con l'asportazione dal corpo dei peccati carnali, ma con la circoncisione di Cristo: siete stati sepolti con Lui nel battesimo, in virtù del quale siete anche risuscitati per mezzo della fede nella potenza di Dio, che ha risuscitato Lui dai morti 82. Vedi come anche qui l'Apostolo mostra che essi sono il corpo di Cristo, affinché disprezzino le erronee pratiche del mondo, unendosi al loro Capo tanto potente, Gesù Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, senza cercare nessun falso e impotente intermediario, per unirsi a Dio. Voi poi, - soggiunge Paolo - che eravate morti nei peccati e nel prepuzio della vostra carne (chiama prepuzio ciò di cui esso è simbolo, cioè i peccati carnali, di cui ci dobbiamo spogliare). Egli - dice - vi ha richiamati in vita con lui, perdonandovi tutti i peccati, annullando il decreto di condanna firmato contro di noi 83; giacché a rendere colpevoli era la Legge, subentrata, perché abbondasse il peccato. Egli, dice Paolo, ha cancellato questo decreto e lo ha inchiodato sulla croce: spogliandosi della sua carne, ha mostrato col suo esempio come si vincono i Principati e le Potestà, trionfando di essi in sé medesimo, con piena libertà 84. Non diede certo l'esempio per vincere i principati buoni, ma i cattivi, e così pure le cattive potestà, cioè quelle diaboliche e demoniache; insomma Cristo diede ai suoi seguaci l'esempio che, come egli si spogliò della carne, così dovevano anch'essi spogliarsi dei vizi carnali, per cui i demoni avevano potere su di loro.

Non lasciarsi ingannare da chi affetta umiltà.

2. 27. Considera adesso attentamente quale conclusione tragga Paolo dal suo ragionamento per cui abbiamo ricordato tutto il relativo contesto. Nessuno, dice, vi condanni dunque quanto al cibo 85; come se avesse fatto tutto quel discorso poiché, con tali pratiche superstiziose essi erano sviati dalla verità, dalla quale venivano resi liberi della quale nel Vangelo è detto: La verità vi libererà 86; cioè " vi renderà liberi ". Nessuno, dunque, vi condanni riguardo al mangiare e al bere o a motivo di feste, di noviluni o di sabati, poiché queste cose non sono che l'ombra di quelle future 87. Queste parole furono dette per causa del Giudaismo. Per causa delle superstizioni dei Pagani soggiunge poi: Nessuno v'inganni, poiché siete il corpo di Cristo; è vergognoso - afferma in altre parole - assolutamente assurdo e contrario alla nobiltà della vostra libera condizione che, essendo corpo di Cristo, siate sedotti da ombre, e diate l'impressione di lasciarvi condannare come peccatori, qualora trascuriate di osservare simili pratiche. Essendo dunque corpo di Cristo, nessuno vi condanni facendo finta d'essere umile di cuore 88. Se si esprimesse questo concetto con parola greca, sonerebbe anche più familiare alla lingua latina parlata dal popolo. Così per esempio se uno vuol darsi l'aria d'essere ricco, si chiama volgarmente thelodives; chi si dà l'aria d'essere sapiente, thelosapiens, e via di seguito: così anche nel caso nostro thelohumilis, che nella forma più corretta suona thelon humilis, cioè " che vuole, affetta d'essere umile", si spiega così che vuole apparire umile, che finge umiltà. Con siffatte pratiche si pretende rendere umile il cuore dell'uomo, come se rappresentassero la vera religione. Aggiunse poi anche: il culto degli Angeli, o, come recano i vostri manoscritti la religione degli Angeli, che in greco si dice . Con la parola "Angeli" vuole indicare i Principati, venerati come dominatori degli elementi del mondo, che essi credono doveroso onorare con tali pratiche superstiziose.

La suprema superbia è la falsa umiltà.

2. 28. Nessuno dunque, facendo finta d'essere umile di cuore, dice l'Apostolo, poiché siete il corpo di Cristo, v'inganni col culto degli Angeli, cercando d'inculcare ciò che non vide, o come dicono alcuni manoscritti, ciò che vide. Può darsi anche che Paolo volle dire inculcando ciò che non vide, perché gli uomini compiono queste pratiche mossi da congetture e da supposizioni, non perché abbiano la convinzione che si debbano osservare in quel dato modo; oppure disse senz'altro inculcando le cose che vide, cioè tenendole in grande stima, perché le vide praticate in alcuni luoghi da persone alla cui autorità prestava fede anche senza motivi ragionevoli e perciò si crede importante perché ebbe occasione d'assistere ai riti arcani di certi culti. Ma il senso più completo è il seguente: inculcando ciò che non vide, vanamente tronfio della sua mentalità carnale. E' sorprendente come chiami: tronfio dei suoi pensieri carnali colui che poco prima aveva chiamato " theloumile (che affetta d'essere umile) "; ma riguardo all'animo umano succede in modo strano che si gonfi più per falsa umiltà che per superbia, la quale si manifesta apertamente. Non attenendosi al Capo, - soggiunge Paolo - cioè al Cristo, dal quale tutto il corpo, compatto e connesso (con le membra), ricevendo sostentamento e coesione, cresce fino allo sviluppo voluto da Dio. Se siete dunque morti con Cristo agli elementi di questo mondo, perché mai giudicate come se ancora viveste secondo lo spirito del mondo? 89.

Ancora il passo di Col 2, 21.

2. 29. Detto ciò, Paolo introduce le espressioni di coloro che, giudicano di questo mondo in base a queste futili pratiche, che paiono ragionevoli, gonfi d'affettata e falsa umiltà: Non prendete, non mangiate, non toccate 90. Per intendere questi precetti dobbiamo ricordare quanto esposto più sopra. Paolo non vuole che i Cristiani siano giudicati riguardo a queste vane prescrizioni formulate con le parole: Non prendete, non mangiate, non toccate; poiché tutte queste cose, egli soggiunge, sono destinate a corrompersi con l'uso che se ne fa 91. Egli intende dire che tutte queste cose servono più alla corruzione, quando uno se ne astiene per superstizione, di modo che ne fa un cattivo uso, cioè non ne usa secondo i precetti e le dottrine degli uomini. Ciò è chiaro, ma tu insisti, perché ti spieghi il seguito del passo: Queste pratiche sembrano bensì apparenza di saggezza nella osservanza, nella umiltà di cuore e nella mortificazione del corpo o, secondo la tradizione di altri, nel non indulgere nel corpo, nel non dargli alcun onore, nel saziare gli appetiti carnali. Tu mi chiedi: " Perché mai Paolo dice che queste pratiche hanno un'apparenza di sapienza, se poi le biasima tanto? ".

La sapienza mondana contraria a quella cristiana.

2. 30. Ti risponderò con una osservazione che potresti costatare da te stesso nelle Scritture: spesso la sapienza è riposta nelle cattedre di questo mondo e la Scrittura la chiama più esplicitamente " sapienza di questo mondo ". Non deve impressionarti il fatto che l'Apostolo, parlando della sapienza, non ha aggiunto la specificazione " di questo mondo ", poiché. non l'ha aggiunta neppure in un altro passo ove esclama: Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba? 92, ma si capisce facilmente. Lo stesso dicasi di codesta "apparenza di. Saggezza". Da costoro difatti, a proposito di queste pratiche superstiziose, non si dice nulla che non abbia una certa apparenza di dimostrazione razionale e sapiente dei principi costitutivi di questo mondo. Infatti quando Paolo dice: Badate che nessuno vi abbindoli per mezzo della filosofia, non aggiunge " di questo mondo ". Che cos'è la filosofia, in lingua latina, se non studium sapientiae (" amore della sapienza ")? Queste prescrizioni, conclude Paolo, hanno una certa relazione con la sapienza, vale a dire che se ne può dare una spiegazione secondo i principi costitutivi di questo mondo, secondo i principati e le potestà. Con le pratiche superstiziose e con affettata umiltà; l'effetto di queste pratiche è quello di umiliare il cuore col vizio della superstizione. Con l'usare severità verso il corpo, in quanto lo si priva di quei cibi, da cui è costretto ad astenersi. Non sono affatto, d'onore nel saziare, l'appetito carnale: perché il corpo non si sazia più onoratamente con questo o con quel cibo, dato che alla sua necessità basta che sia rifocillato e sostenuto con qualsiasi cibo adatto alla salute.

Come mai Cristo risorto fu e non fu riconosciuto.

3. 31. Suol creare difficoltà a molte persone un passo oscuro del Vangelo su cui mi consulti e cioè: come mai il Signore, dopo la risurrezione, essendo risuscitato col medesimo corpo, delle persone di ambo i sessi che lo avevano conosciuto, alcune lo riconobbero ed altre no? Il primo quesito che suole discutersi a tal proposito è se si verificò nel corpo del Signore o. meglio negli occhi di quelle persone un cambiamento che impedisse di riconoscerlo. Quando. infatti Il Vangelo dice: I loro occhi erano impediti dal riconoscerlo 93, sembra. indicare che - negli occhi di coloro che lo guardavano si fosse prodotto qualcosa che impedisse di ravvisarlo. Ma poichè in un altro passo si dice chiaramente: Apparve loro in un altro aspetto 94, ciò sembra indicare che nel corpo medesimo, il cui aspetto era diverso, si fosse verificato per coloro che lo guardavano un tale impedimento che i loro occhi stentarono per un certo tempo a riconoscerlo. Due sono le caratteristiche, per cui si riconosce l'aspetto di ognuno: i lineamenti e il colorito. Stando così le cose, mi meraviglio perché mai quando, prima della risurrezione, Cristo si trasfigurò sul monte Tabor in modo che il suo volto divenne splendente come il sole 95, a nessuno fa difficoltà il fatto che poté cambiare il colorito del suo corpo fino ad assumere il più alto grado di luminosità e di splendore mentre poi si trova difficoltà a spiegare come, dopo la risurrezione, i suoi lineamenti si mutassero tanto che non fu più riconosciuto, e con la stessa facoltà e potenza con cui sul Tabor fece scomparire il primitivo colorito, così dopo la risurrezione cambiò un'altra volta le fattezze naturali. I tre discepoli, davanti ai quali si trasfigurò sul monte Tabor, non lo avrebbero riconosciuto, se in tale aspetto si fosse presentato loro proveniente da un altro luogo: ma siccome stavano con Lui, erano sicurissimi che si trattasse di Lui. Ma con tutto ciò era lo stesso corpo, col quale risuscitò. Orbene, che c'entra questo col nostro argomento? C'entra poiché quello era precisamente il corpo col quale s'era trasfigurato sul monte Tabor, era il corpo che aveva da giovane e col quale era nato; eppure se uno, che lo aveva conosciuto da bambino, lo avesse visto all'improvviso da giovane, non lo avrebbe certo riconosciuto. Forse Dio nella sua potenza non può cambiare rapidamente i lineamenti, come lo può l'età dell'uomo attraverso. il lento scorrere degli anni?

Risposta al quesito tratto da Io 20, 17.

3. 32. Quanto alle parole rivolte da Cristo a Maria (Maddalena): Cessa di toccarmi, poiché non sono ancora asceso presso il Padre 96; sappi che le ho intese in un senso diverso dal tuo. Cristo volle indicare in questo modo un contatto spirituale, che cioè egli esige l'accostarsi a lui con la fede, in base alla quale si crede che egli è altissimo come il Padre. Quanto poi al fatto che Cristo fu riconosciuto dai due discepoli nell'atto di spezzare il pane 97 nessuno deve dubitare che significa il sacramento che ci unisce, perché possiamo riconoscerlo.

Le parole di Simeone.

3. 33. In un'altra lettera, di cui t'ho inviato copia poco tempo addietro, ho espresso la mia opinione collimante con una di quelle accennate tra le altre da te riguardo alle parole rivolte da Simeone alla Vergine, madre del Signore: Una spada trafiggerà la tua stessa anima 98. Quanto a quello che soggiunge: Affinché i pensieri di molti cuori siano rivelati, credo si debba intenderlo nel senso che nella passione del Signore si manifestarono non solo le trame dei Giudei ma anche la debolezza dei discepoli. E' pertanto credibile che nel termine " spada " si sia voluto indicare il tormento da cui l'anima della madre fu trapassata come da un'intimo spasimo. Questa medesima spada era nella bocca dei persecutori, dei quali si dice in un salmo: Una spada era nella loro bocca 99. Erano essi i figli degli uomini, i cui denti sono armi e saette, la cui lingua una spada affilata 100. Così anche la spada, che trapassò l'anima di Giuseppe 101, è - a mio parere - espressione metaforica di dura tribolazione, poiché è detto chiaramente: Una spada trapassò la sua anima, finché non si adempisse la sua parola 102; cioè rimase acerbamente afflitto finché non si avverò la sua predizione. Per questo fu tenuto in grande stima e venne liberato dalla tribolazione. Ma perché non si attribuisse all'umana sapienza il compimento della sua parola, cioè di quanto aveva predetto, la Sacra Scrittura, come al solito, ne dà gloria a Dio soggiungendo: La parola di Dio lo provò come oro nel fuoco 103.

Saluti e notizie dei confratelli.

3. 34. Per quanto ho potuto, ho cercato di rispondere ai tuoi quesiti con l'aiuto delle tue preghiere e delle argomentazioni stesse da te inviatemi. In realtà allorché tu discuti nell'esporre i tuoi quesiti, non solo interroghi acutamente ma insegni umilmente. E' utile d'altronde che a proposito di passi oscuri delle Sacre Scritture, permessi da Dio' affinché fossimo indotti alla riflessione e alla ricerca, s'incontrino molte opinioni, purché la divergenza delle interpretazioni non sia in contrasto con la fede e la dottrina che ci salvano. Vorrai certamente scusarmi d'averti scritto in fretta e furia, per poter raggiungere di persona il corriere che s'era già imbarcato. Colgo l'occasione di questa lettera per salutare di nuovo con particolare premura Paolino, nostro dolcissimo figlio nell'amore di Cristo, e brevemente, data la mia ' fretta, ' lo esorto a ringrazia, re quanto più gli è possibile la misericordia del Signore, il quale, poiché sa dare aiuto nella tribolazione, dopo una violentissima tempesta lo fece approdare nel porto dove con un mare abbastanza più tranquillo giungesti tu che non avevi alcuna fiducia nella calma del mare di questa vita; fu Dio a metterlo sotto la tua direzione spirituale per accoglierlo nel suo noviziato e corroborarlo; esclami quindi con tutta l'anima: O Signore, chi è simile a te? 104. In realtà, nel leggere o nell'ascoltare i miei insegnamenti o le mie discussioni o nel ricevere le mie infervorate esortazioni d'ogni specie, non ritrarrà maggior frutto di quello che ritrae dal vedere gli esempi della tua vita. I fratelli che servono Dio con me ricambiano i saluti alla tua santa e sincerissima Benignità. Non è ancora tornato a Ippona il nostro collega di diaconato Pellegrino da quando partì da me col santo nostro fratello Urbano, allorché andò ad assumere la carica. So tuttavia da una sua lettera e da voci a noi giunte che per grazia di Cristo stanno bene. Saluto con affetto fraterno il mio collega di sacerdozio Paolino e tutti quelli che godono nel Signore della tua presenza.

 


1 - 2 Cor 7, 6.

2 - Sal 16, 14.

3 - Cf. Sal 26, 13; 141, 6; Is 38, 11; 53, 8; Ger 11, 19.

4 - Mt 5, 4.

5 - Cf. Gv 15, 1.

6 - Rm 1, 24.

7 - Mt 7, 16.

8 - Sal 7, 15.

9 - Gc 1, 15.

10 - Ct 4, 2.

11 - Mt 22, 40.

12 - Mt 27, 25.

13 - Sal 15, 3.

14 - Sal 5, 13.

15 - Sal 72, 24.

16 - Gc 1, 18.

17 - Sal 67, 10.

18 - 1 Cor 12, 11.

19 - Rm 11, 33.

20 - Rm 11, 32.

21 - Sal 15, 4.

22 - Rm 5, 6.

23 - Rm 5, 8.

24 - Rm 5, 10.

25 - Rm 5, 20.

26 - Mt 9, 12 s.; cf. Lc 5, 31.

27 - Cf. Lc 7, 47.

28 - Sal 15, 4.

29 - 1 Cor 6, 9-10.

30 - Rm 5, 22.

31 - 1 Cor 6, 11.

32 - Sal 15, 4.

33 - At 2, 31; 13, 35.

34 - Sal 58, 12.

35 - Gn 4, 15.

36 - Sal 58, 12.

37 - Sal 67, 22.

38 - Sal 67, 24.

39 - Is 56, 10.

40 - Gd 7, 7.

41 - Ef 4, 11.

42 - At 11, 27 s.

43 - 1 Tm 2, 1.

44 - Mt 4, 10.

45 - Sal 5, 8.

46 - Rm 8, 34; Eb 7, 25.

47 - 1 Gv 2, 1 s.

48 - 1 Cor 10, 17.

49 - 1 Tm 2, 1.

50 - 1 Tm 2, 3.

51 - Gv 1, 14.

52 - Rm 11, 28.

53 - Rm 11, 33.

54 - Sap 8, 1.

55 - Rm 11, 25.

56 - Rm 8, 28.

57 - Gal 6, 16.

58 - 1 Cor 10, 18.

59 - Rm 11, 26 s.; Is 59, 20.

60 - Ef 1, 4.

61 - Rm 15, 8-9.

62 - Rm 8, 28.

63 - Mt 22, 14.

64 - Rm 8, 28 s.

65 - Rm 8, 30 s.

66 - Gal 5, 6.

67 - Sap 4, 11.

68 - Rm 9, 14.

69 - Col 2, 18.

70 - Col 2, 21.

71 - Tt 1, 15.

72 - 1 Tm 4, 4.

73 - Rm 14, 20.

74 - Col 2, 1-3.

75 - Col 2, 4.

76 - Col 2, 5.

77 - Col 2, 6.

78 - Col 2, 8-9.

79 - Col 2, 10.

80 - Gv 8, 25.

81 - Gv 1, 3.

82 - Col 2, 12.

83 - Col 2, 14.

84 - Col 2, 15.

85 - Col 2, 16.

86 - Gv 8, 32.

87 - Col 2, 16-17.

88 - Col 2, 17-18.

89 - Col 2, 19-20.

90 - Col 2, 21.

91 - Col 2, 22.

92 - 1 Cor 1, 20.

93 - Lc 24, 16.

94 - Mc 16, 12.

95 - Mt 17, 2.

96 - Gv 20, 17.

97 - Lc 24, 30-31.

98 - Lc 2, 35.

99 - Sal 58, 8.

100 - Sal 56, 5.

101 - Gn 39, 20.

102 - Sal 104, 18.

103 - Sal 104, 19.

104 - Sal 34, 10.


Capitolo V: La grazia di Maria è vera, immensa, molteplice, e assai utile.

Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia

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Ave Maria, piena di grazia. È stato sopra dimostrato che Maria è salutata con l’Ave meritamente per la purissima innocenza della vita. Resta da dimostrare ora come si dica che Maria sarebbe stata piena di grazia per la pienissima abbondanza della grazia. Ave, dunque, o piena di grazia! Consideriamo, o carissimi, questa grazia, grazia di Maria, grazia ammirabile. Consideriamo, dico, la verità, l’immensità, la molteplicità, l’utilità della grazia di Maria. Poiché la grazia di Maria è grazia verissima, immensissima, molteplicissima, utilissima.
In primo luogo dunque consideriamo la verità della grazia di Maria ; di questa Gabriele dice nel 1° capo (Vers. 30) di Luca : Hai trovato grazia presso Dio. È certamente grazia vera quella che si trova presso Dio che è verità ; dice presso Dio, non presso il diavolo; perché il diavolo offre all’anima la grazia di una malvagia prosperità, per farla più liberamente peccare. Onde Oloferne che raffigura il diavolo, dice nel 12° capo di Giuditta (Vers. 17) : " Bevi ora e giaci nella giocondità poiché hai trovato grazia presso di me. - Similmente, presso Dio dice e non presso il mondo ; perché presso il mondo, cioè presso gli uomini mondani troppo spesso si trova grazia falsa, falso sorriso. Onde si dice nell’8° dell'Ecclesiastico (Vers. 22) : Non palesare ad ogni uomo il tuo cuore, perché non ti doni una falsa grazia e ti oltraggi. - Similmente, dice, presso Dio non presso la carne, perché la grazia della carne è fallace come la bellezza e cose simili ; onde anche nel capo 31° dei Proverbi (Vers. 30) : Fallace è la grazia e vana la bellezza ; perché dunque la gratissima Vergine Maria ha disprezzato la falsa grazia del diavolo, la falsa grazia del mondo, la falsa grazia della carne, per questo meritamente trovò grazia vera presso Dio, vera, dico, e pura, non viziata da alcuna estranea mistura, amache con verità possa ripetere il detto del 24° capo dell’Ecclesiastico (Vers. 21) : Quasi un balsamo non misto è il mio odore; II balsamo di Maria è l'unzione della grazia, che fu infusa in Maria abbondantissimamente : onde S. Bernardo parlando di quella espressione : lo Spirito Santo verrà sopra di te, dice (Serm. in Nativ. B. M. V) : "Questo prezioso balsamo ti inonda di tanta abbondanza e pienezza di grazia da diffonderne abbondantissimamente ovunque ". Il balsamo si suoi mischiare e viziare col miele e con l’olio. Ma certamente il balsamo dello Spirito Santo non fu mischiato, perché non fu viziato né col miele della sensualità e della consolazione umana, né coll’olio della vana lode e adulazione. E perché sì vera e sì pura fu la grazia di Maria, a ragione ben dice di essa Girolamo cosi (Epist. cit. n. 9) : " Ciò che fa fatto in Maria, tutto fu purità e semplicità, fu tutta grazia e verità, fu tutto misericordia e giustizia che dal cielo ha mirato (Psalm. 84, 12) ". Tutti coloro dunque che con Maria desiderano trovare vera grazia, con Maria si accostino con ogni desiderio e con ogni impegno a colui presso il quale si trova ; come esorta l'Apostolo scrivendo agli Ebrei nel 4° capo (Vers. 16.) ; " Accostiamoci con fiducia al trono della grazia per conseguire misericordia e trovare grazia per l’opportuno soccorso. E nota che chiunque vuoi trovare deve cercare, chiunque vuoi cercare deve piegarsi. Si pieghi dunque con Maria per umiltà vera chiunque con Maria desidera trovare grazia vera ; si dice infatti nel capo 3° dell'Ecclesiastico (Vers. 20) : Per quanto tu sia grande, umiliati in tutto e troverai grazia dinanzi a Dio. Maria certamente si abbassò per umiltà, trovò verissima grazia, onde può ben dire: riguardò all’umiltà della sua serva.
In secondo luogo consideriamo, o carissimi, l’immensità della grazia di Maria ; per questa fu detta piena di grazia. Immensa certamente fu la grazia da cui fu ripiena ; perché un immenso non può esser pieno se non è pure immenso ciò di cui si vuoi empire. Maria fu un vaso immensissimo dal quale poté esser contenuto colui che è più grande del cielo. Chi e più grande del cielo ? Certamente colui di cui Salomone dice nel capo 8° del terzo libro dei Re (Vers. 27) : Se il cielo e i cieli dei cieli non ti possono contenere, quanto meno potrà contenerti questo tempio che ho edificato ? Non certo il tempio da Salomone edificato poté contenere Dio, ma ben lo poté il tempio da quel primo significato. Tu dunque, o immensissima Maria, sei più grande del cielo perché " tu portasti nel tuo seno quello che i cicli non possono contenere " (Coufr. Breviar. respons. ad. I lect. de Comm B. M. V.). Tu sei più grande del mondo, perché colui che tutto 1' orbe non può contenere, " fatto uomo si chiuse nelle tue viscere " (Conf. Breviar. Festum. Matern. B. M. .V. respon. ad lect. 2.). Se dunque Maria fu tanto capace per il seno, quanto più per la mente ? E se una capacità tanto immensa fu piena di grazia, fu certo necessario che quella grazia che poté riempire si grande capacità, fosse immensa. Chi può misurare l’immensità di Maria ? Ecco, ciò che si dice nel capo 1°dell’Ecclesiastico (Vers. 2.) : Chi ha potuto misurare e l’altezza del cielo e la larghezza della terra, e la profondità dell'abisso ? Il cielo è Maria sia perché abbondò di celeste purità, di celeste carità, delle celesti altre virtù, sia perché fu la sede eccellentissima di Dio, testimonio il profeta che dice (Psalm 102, 19): Il Signore nel cielo preparò la sua sede. Terra pure è Maria) mentre germinò a noi il frutto di cui dice lo stesso profeta (Psalm. 66, 7.). La terra dette il suo frutto. Abisso anche è Maria, profondissima in bontà e in misericordia ; onde, mentre prega per noi la profondissima misericordia di suo - Figlio, quasi abisso invoca l’abisso (Psalm. 41, 8.). - Cielo dunque è Maria, terra è Maria, abisso è Maria. Chi ha misurato l’altezza di questo cielo, la larghezza di questa terra, la profondità di quest'abisso, chi, dico, ha misurato l'immensità di Maria se non colui solo che l’ha resa sì altissima, sì larghissima, sì profondissima non solo per grazia e per gloria ma anche per misericordia ? Onde in modo speciale della sua misericordia dice S. Bernardo (Serm. 4 de Assumpt. B. M. V. n. 8) : “Chi può investigare, o benedetta, la lunghezza, la larghezza, l'altezza, la profondità della tua misericordia ? Poiché la sua lunghezza sovviene a tutti coloro; che la invocano fino all’ultimo giorno; la sua larghezza riempie la terra in modo che anche tutta la terra sia piena della sua misericordia ; così e la sua altezza effettuò la rinnovazione della città celeste ; e la sua profondità ottenne la redenzione ai giacenti nelle tenebre e nell’ombra di morte (Luc. 1, 79).
In terzo luogo, consideriamo, o carissimi, la molteplicità della grazia di Maria, di cui essa può dire con il 24° capo dell'Ecclesiastico (Vers. 22.) : Io come un terebinto ho esteso i miei rami, ed i miei, rami di onore e di grazia. Terebinto è pianta grande in Siria, secondo la Glossa (Ordinariam sec. Lyrauum in Eccl 24. 22.) e Plinio (XIII. de Nat. Hist. c. 12), ed ha molti rami e molto estesi. Il maschio di questo albero non produce frutto, ma solo la femmina ; il cui frutto è doppio, cioè rosso e bianco, ed è di odore giocondo. Quest'albero alto, quest'albero che cresce in Siria è la beata Vergine Maria. Siria infatti si interpreta rorida. E veramente rorida per grazia fu tutta la vita di Maria, che crebbe nella rugiada della grazia fin dal seno della sua madre. Che meraviglia se Maria cresce nella rugiada della grazia, quando senza la rugiada della grazia si secca ogni seme? Onde del seme si dice nel capo 8° di Luca (Vers. 13) : Nato inaridì perché non aveva umore. I rami di quest'albero, rami di onore e di grazia, sono le virtù e i meriti, gli esempi e i benefizi di Maria. Molti sono i rami e molte, sono le grazie e i meriti di lei, molte le virtù e gli esempi, molte le misericordie e i benefizi. In questi rami volentieri abitano, volentieri giubilano gli uccelletti celesti, cioè le anime sante, onde di esse si può dire col 4° capo di Daniele (Vers. 9) : Tra i suoi rami conversavano gli uccelli del cielo. O quanto in largo, in lungo e in alto estende i suoi rami questo grand'albero, la beata Vergine Maria! Quanto io largo agli uomini, quanto in lungo agli angeli, quanto in alto a Dio! In qual modo poi a tutti costoro estenda i rami delle sue grazie e misericordie, ce lo espone S. Bernardo dicendo (Serm. de Domin, infr. Oct. Assunt. B. M. V. n. 2.) : " Maria ha aperto a tutti il seno della misericordia perché della sua pienezza ne ricevano tutti : il prigioniero ne abbia la liberazione, il malato la sanità, il triste la consolazione, il peccatore il perdono, il giusto la grazia, l’angelo il giubilo, finalmente tutta la Trinità ne abbia gloria, e la persona del Figlio la sostanza della carne umana”. Il frutto di quest'albero è quello di cui si dice (Luc. 1. 42) : Benedetto il frutto del tuo seno. Questo frutto fu rosso per il sangue, pallido per la morte; onde la sposa di Dio cioè l'anima santa dice nel capo 5° della Cantica (Vers. 10.) : II mio diletto candido e rubicondo; già può anche dire: il mio diletto bianco; e rubicondo. Questo frutto inoltre giocondo per l'odore è tale per le anime devote. Ciò che bene aveva sentito l'Apostolo S. Giovanni che disse al Signore (Cfr. Abdias; Histor. certam. apost. lib. 5.) : " II tuo odore ha suscitato in me i desideri eterni ". O anima, non è vero che tu senti il frutto di questo odore? Oh! se tu lo sentissi, correresti, com'è detto nel capo 1° della Cantica (Vers. 3.) : Correremo dietro l'odore dei tuoi unguenti. È da notarsi che suoi produrre il frutto del terebinto non il maschio, ma la femmina. Cosi certamente non il maschio, ma la femmina, non il marito ma la Vergine produsse il frutto della vita. Gesù Cristo. Perciò ben dice Agostino (Potius serm. 7 [inter opera Ildephonsi] circa medium) : " Fu eletta una madre vergine, che concepisse senza la concupiscenza della carne, e senza uomo partorisse un uomo ".
In quarto luogo consideriamo, o carissìmi, la utilità della grazia di Maria ; di questa si dice nell’11° dei Proverbi (Vers. 16) : Una donna graziosa troverà gloria. Ecco, l'utilità della grazia della graziosa Maria è l’acquisto della gloria perpetua. Utilissima di certo fu la grazia di Maria e a lei stessa e a noi. La grazia infatti ha reso Maria deliziosa, miracolosa, gloriosa: deliziosa nell'anima, miracolosa nel Figlio, gloriosa nel regno ; deliziosa certamente fu Maria nella mente spirituale, miracolosa nella prole verginale, gloriosa nel diadema eternale. La grazia dunque fece deliziosa la mente e l'anima di Maria, di delizie spirituali, come lo spirituale paradiso di Dio vivo, secondo il detto del capo 40° dell’Ecclesiastico : La grazia come un paradiso in benedizione. Veramente paradiso di Dio fa Maria in benedizione di molteplici delizie spirituali ; di cui anche S. Bernardo dice (Serm. 4 in Assunt. B. M. V. n. 1) : "Come chiamerò io se non delizia il decoro della verginità unito col dono della fecondità, insigne per umiltà, favo stillante di carità, viscere di misericordia, pienezza di grazia, prerogativa di gloria singolare ?" - Similmente la grazia ha fatto Maria miracolosa nella prole, per il concepimento e il parto miracoloso, mentre miracolosamente vergine concepì e partorì Iddio. Onde di questa sua grazia ben è detto nel capo 1° di Luca (Vers. 91. seg) : Hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figlio a cui porrai nome Gesù. Di questo nome S. Bernardo parlando a Maria, disse (Homil. 3. super Missus. n. 10) : " Comprendi, o vergine prudente, quanta e quale special grazia tu troverai presso Dio in nome del figlio promesso". - Similmente, la grazia ha reso gloriosa Maria; per cui bene fu detto sopra : la donna graziosa troverà gloria. O veramente felice ritrovatrice Maria, che è sì grande nel mondo, sì grande nel cielo ! Nessuna semplice creatura trovò mai tanta grazia nel mondo, tanta gloria in. ciclo. E certamente trovò presso Dio tanto di grazia quanto di gloria, per cui nel salmo è detto (Psalm. 83. 12) : " Grazia e gloria darà il Signore. Ma, certamente, o carissimi, la grazia di Maria fu utilissima non solo a lei stessa ma anche a noi, anzi a tutto il genere umano. La grazia di Maria infatti converte i cattivi, impingua i buoni, libera tutti. Li converte dalla colpa, li impingua di grazia, li libera dalla morte eterna.
Dico dunque che la grazia di Maria converte alla misericordia, converte alla Chiesa i cattivi.
Questo fa ben prefigurato nella grazia che Ruth avea trovato nel raccogliere le spighe lasciate dai mietitori, quando disse a Booz (Ruth. 2, 12): Ho trovato grazia dinanzi ai tuoi occhi, o signor mio etc. Ruth viene interpretata veggente o frettolosa (Hieron. de Nom, Hebr. e libr. Ruth); e raffigurava la Beata Vergine che fu veramente veggente nella contemplazione e ben frettolosa nell'azione; veggente anche la nostra miseria e frettolosa a darci la sua misericordia. Booz si interpreta virtù (Hieron. loc. cit.), e raffigura colui di cui si dice nel salmo (Psalm. 146. 5.) : Grande il Signore e grande la sua virtù. Ruth poi trovò grazia agli occhi di Booz, Maria agli occhi di Dio in modo da raccogliere le spighe cioè le anime lasciate dai mietitori, e trarle al perdono. Chi sono i mietitori se non i dottori e i direttori? O veramente grande la grazia di Maria, per cui molti vengono tratti alla misericordia, pur coloro che sono abbandonati come incorreggibili dai dottori e dai direttori ! E perciò ben dice S. Bernardo (Potius Egbert. Serm. paneg. B. V) : " O Maria, tu abbracci con materno affetto il peccatore disprezzato da tutto il mondo, tu lo proteggi senza mai abbandonarlo, finché non riconcilii il misero col tremendo giudice ".
Similmente la grazia di Maria impingua i buoni con la pinguedine della grazia ; onde si dice nel capo 26° dell’Ecclesiastico (Vers. 16) : La grazia di una donna accorta diletterà l'uomo di lei e impinguerà l'ossa di lui. La donna accorta fu Maria, della cui accortezza Beda (Homil. in aurora Nat. Dom. post medium) dice : “ Maria con accortezza scrutava i segreti di Dio con labbro tacito, con cuore vigile ". - Chi è l'uomo di questa donna, se non colui che essa racchiude nel seno? di cui nel capo 31° di Geremia è detto (Vers. 32): Iddio creò una novità sulla terra; una donna chiuderà in sé un uomo. Le ossa di quest'uomo sono forti nel suo corpo, cioè nella Chiesa. Queste ossa, coll’aiuto della grazia di Maria, saranno impinguate cori le unzioni della grazia. Saranno impinguate, dico, dalla pinguedine dello Spirito Santo, con la quale desiderava esser impinguato anche colui che diceva (Psalm. 62, 6): Si riempia l'anima mia come di grasso e di pinguedine. Oh! chi può sapere le innumerevoli anime che vengono impinguate dal soccorso della grazia di Maria, anzi chi può sapere quanta fu in Maria stessa la pinguedine delle grazie, dalla cui grazia sono state impinguate tante migliaia di anime ! Della pinguedine di quale virtù fu priva ella che fu la sede pinguissima di tutte le virtù ? Dice infatti Giovanni Damasceno (IV de Fide orthod. c. 14.) : “ Maria, posta nella casa del Signore e impinguata dallo spirito, divenne come oliva fruttifera, la sede di ogni virtù ".
Similmente, la grazia di Maria libera dalla morte eterna tutti coloro che vengono liberati. Questo fu ben raffigurato in Ester, di cui si legge (Esther. 2. 17) così; il re l'amò più di tutte le altre donne, e costei trovò grazia e misericordia presso di lui sopra tutte le donne, ed il re pose sul capo di lei il diadema del regno. Di questa grazia che Ester ebbe presso il re, si legge che doppia ne fu l’utilità : l'una, l'aver ottenuto il diadema del regno ; l’altra, l’aver liberato dalla morte la sua gente condannata alla morte. Così certamente la nostra Ester, la Beata Vergine, tanta grazia trovò presso il re eterno da giungere con questa non solo essa stessa alla corona, ma da liberare il genere umano già condannato alla morte. Onde S. Anselmo dice (Orat. 52, in principio) : " Che cosa donerò degnamente alla madre di Dio e del mio Signore? per la cui fecondità io prigioniero sono stato riscattato, per il cui parto io sono stato liberato dalla morte eterna, per la cui prole io perduto sono stato ritrovato e dall'esilio della miseria sono stato portato alla patria della eterna felicità ? ". — O Madre di grazia, dunque, fa noi figli della grazia ; fa che per la tua grazia verissima, per la tua grazia immensissima, per la tua grazia molteplicissima, per la tua grazia utililissima siamo condotti alla grazia della remissione, siamo impinguati con la grazia della devozione, siamo liberati dalla morte della dannazione ; per il Signor Nostro Gesù Cristo. Così sia.


FATE DELLA SANTITÀ LA VOSTRA META A.N.A. 23 21 novembre 1994

Catalina Rivas

Gesù

Ti benedico. Vengo a dire ai Miei fedeli che il Mio nemico attacca i cuori di coloro che sono da voi più amati: i vostri familiari, in modo particolare i vostri figli. Dovete essere vigilanti, costantemente, per non cadere nella sua trappola ed essere sua preda, poiché in questo modo vi allontanerebbe da Me.

Abbiate assoluta fiducia in Me e consacratevi totalmente a Me. Consacrate i vostri figli e tutti le vostre famiglie al completo. Affidatele alle cure materne di Mia Madre. Soprattutto, abbiate fede; la fede che nasce da un cuore orante.

Vi annuncio: Io ritorno. Si, Miei amati figlioli, non passerà molto tempo prima che Io venga a reclamare il Mio regno, mentre la Mia Immacolata Madre calpesta la testa del serpente. Svegliatevi, fate della santità la vostra meta. Io sono sempre con voi. Vedete, vi ho dati a Mia Madre. Allora, prendete la vostra croce e camminate con Me, poiché il tempo che sta per venire, verrà più presto di quanto una mente qualsiasi può immaginare.

Più tardi:

Desidero che voi tutti conosciate e viviate, in questi giorni, un deserto spirituale. Molti già sono entrati in un cammino di sofferenza. Molti cominceranno a entrarci prossimamente. Figli Miei, con questa sofferenza, Io vi permetto di sperimentare a un grado minimo, l'amara coppa della Mia sacra Passione.

Desidero che tutti conoscano il peso della Mia Croce, perché con il Mio amore Misericordioso, concepito dallo Spirito Santo, diventiate puri, come l'oro purificato nella fornace del Mio amore.

Quanto è grande il Mio amore! Per questa ragione, non temete quando vi sentirete in totale abbandono. Sto con voi in un modo più intimo, benché stia in silenzio e voi non Mi possiate vedere.L'ora della grande giustizia è trattenuta e non ci sarà fino a quando la Mia Misericordia non sarà completamente riversata sul mondo.