Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 4° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 21
1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così:2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.3Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
4Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.5Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No".6Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.10Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora".11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.12Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore.
13Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.14Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
15Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli".16Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle".17Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle.18In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi".19Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: "Seguimi".
20Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: "Signore, chi è che ti tradisce?".21Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: "Signore, e lui?".22Gesù gli rispose: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi".23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: "Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?".
24Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.25Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Giuditta 16
1Giuditta disse:
"Lodate il mio Dio con i timpani,
cantate al Signore con cembali,
elevate a lui l'accordo del salmo e della lode;
esaltate e invocate il suo nome.
2Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre;
egli mi ha riportata nel suo accampamento
in mezzo al suo popolo,
mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori.
3Calò Assur dai monti, giù da settentrione,
calò con le torme dei suoi armati,
il suo numero ostruì i torrenti,
i suoi cavalli coprirono i colli.
4Affermò di bruciare il mio paese,
di stroncare i miei giovani con la spada,
di schiacciare al suolo i miei lattanti,
di prender come preda i miei fanciulli,
di rapire le mie vergini.
5Il Signore onnipotente li ha rintuzzati
per mano di donna!
6Poiché non cadde il loro capo contro giovani forti,
né figli di titani lo percossero,
né alti giganti l'oppressero,
ma Giuditta figlia di Merari,
con la bellezza del suo volto lo fiaccò.
7Essa depose la veste di vedova
per sollievo degli afflitti in Israele,
si unse con aroma il volto,
8cinse del diadema i capelli,
indossò una veste di lino per sedurlo.
9I suoi sandali rapirono i suoi occhi
la sua bellezza avvinse il suo cuore
e la scimitarra gli troncò il collo.
10I Persiani rabbrividirono per il suo coraggio,
per la sua forza raccapricciarono i Medi.
11Allora i miei poveri alzarono il grido di guerra
e quelli si spaventarono;
i miei deboli alzarono il grido
e quelli furono sconvolti;
gettarono alte grida e quelli volsero in fuga.
12Come figli di donnicciuole li trafissero,
li trapassarono come disertori,
perirono sotto le schiere del mio Signore.
13Innalzerò al mio Dio un canto nuovo:
Signore, grande sei tu e glorioso,
mirabile nella tua potenza e invincibile.
14Ti sia sottomessa ogni tua creatura:
perché tu dicesti e tutte le cose furon fatte;
mandasti il tuo spirito e furono costruite
e nessuno può resistere alla tua voce.
15I monti sulle loro basi insieme con le acque sussulteranno,
davanti a te le rocce si struggeranno come cera;
ma a coloro che ti temono
tu sarai sempre propizio.
16Poca cosa è per te ogni sacrificio in soave odore,
non basta quanto è pingue per farti un olocausto;
ma chi teme il Signore è sempre grande.
17Guai alle genti che insorgono contro il mio popolo:
il Signore onnipotente li punirà nel giorno del giudizio,
immettendo fuoco e vermi nelle loro carni,
e piangeranno nel tormento per sempre".
18Quando giunsero a Gerusalemme si prostrarono ad adorare Dio e, appena il popolo fu purificato, offrirono i loro olocausti e le offerte spontanee e i doni.19Giuditta dedicò tutti gli oggetti di Oloferne, che il popolo le aveva dati, e anche la cortina che aveva presa direttamente dal letto di lui, come offerta consacrata a Dio.20Il popolo continuò a far festa in Gerusalemme vicino al tempio per tre mesi e Giuditta rimase con loro.
21Dopo quei giorni, ognuno tornò nella propria sede ereditaria; Giuditta tornò a Betulia e dimorò nella sua proprietà e divenne famosa in tutta la terra durante la sua vita.22Molti ne erano anche invaghiti, ma nessun uomo poté avvicinarla per tutti i giorni della sua vita da quando suo marito Manàsse morì e fu riunito al suo popolo.23Essa andò molto avanti negli anni protraendo la vecchiaia nella casa del marito fino a centocinque anni: alla sua ancella preferita aveva concesso la libertà. Morì in Betulia e la seppellirono nella grotta sepolcrale del marito Manàsse24e la casa d'Israele la pianse sette giorni. Prima di morire aveva diviso i suoi beni tra i parenti più stretti di Manàsse suo marito e tra i parenti più stretti della sua famiglia.25Né vi fu più nessuno che incutesse timore agli Israeliti finché visse Giuditta e per un lungo periodo dopo la sua morte.
Salmi 68
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'
2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.
5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.
12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.
17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.
20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.
23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".
25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.
29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.
33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.
35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.
Salmi 118
1Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
2Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.
3Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.
4Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.
5Nell'angoscia ho gridato al Signore,
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
6Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l'uomo?
7Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.
8È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.
9È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
10Tutti i popoli mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
11Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
12Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra le spine,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
13Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.
14Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
15Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto meraviglie,
16la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
17Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.
18Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
19Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.
20 È questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.
21Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.
22La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
23ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
24Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.
25Dona, Signore, la tua salvezza,
dona, Signore, la vittoria!
26Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;
27Dio, il Signore è nostra luce.
Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare.
28Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
29Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
Ezechiele 20
1Il dieci del quinto mese, anno settimo, alcuni anziani d'Israele vennero a consultare il Signore e sedettero davanti a me.2Mi fu rivolta questa parola del Signore:3"Figlio dell'uomo, parla agli anziani d'Israele e di' loro: Dice il Signore Dio: Venite voi per consultarmi? Com'è vero ch'io vivo, non mi lascerò consultare da voi. Oracolo del Signore Dio.4Vuoi giudicarli? Li vuoi giudicare, figlio dell'uomo? Mostra loro gli abomini dei loro padri.5Di' loro: Dice il Signore Dio: Quando io scelsi Israele e alzai la mano e giurai per la stirpe della casa di Giacobbe, apparvi loro nel paese d'Egitto e giurai per loro dicendo: Io, il Signore, sono vostro Dio.6Allora alzai la mano e giurai di farli uscire dal paese d'Egitto e condurli in una terra scelta per loro, stillante latte e miele, che è la più bella fra tutte le terre.7Dissi loro: Ognuno getti via gli abomini dei propri occhi e non vi contaminate con gl'idoli d'Egitto: sono io il vostro Dio.
8Ma essi mi si ribellarono e non mi vollero ascoltare: non gettarono via gli abomini dei propri occhi e non abbandonarono gli idoli d'Egitto. Allora io decisi di riversare sopra di loro il mio furore e di sfogare contro di loro la mia ira, in mezzo al paese d'Egitto.9Ma feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti in mezzo alle quali si trovavano, poiché avevo dichiarato che li avrei fatti uscire dal paese d'Egitto sotto i loro occhi.10Così li feci uscire dall'Egitto e li condussi nel deserto;11diedi loro i miei statuti e feci loro conoscere le mie leggi, perché colui che le osserva viva per esse.12Diedi loro anche i miei sabati come un segno fra me e loro, perché sapessero che sono io, il Signore, che li santifico.
13Ma gli Israeliti si ribellarono contro di me nel deserto: essi non camminarono secondo i miei decreti, disprezzarono le mie leggi, che bisogna osservare perché l'uomo viva, e violarono sempre i miei sabati. Allora io decisi di riversare su di loro il mio sdegno nel deserto e di sterminarli.
14Ma agii diversamente per il mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti di fronte alle quali io li avevo fatti uscire.15Avevo giurato su di loro nel deserto che non li avrei più condotti nella terra che io avevo loro assegnato, terra stillante latte e miele, la più bella fra tutte le terre,16perché avevano disprezzato i miei comandamenti, non avevano seguito i miei statuti e avevano profanato i miei sabati, mentre il loro cuore si era attaccato ai loro idoli.17Tuttavia il mio occhio ebbe pietà di loro e non li distrussi, non li sterminai tutti nel deserto.
18Dissi ai loro figli nel deserto: Non seguite le regole dei vostri padri, non osservate le loro leggi, non vi contaminate con i loro idoli:19sono io, il Signore, il vostro Dio. Camminate secondo i miei decreti, osservate le mie leggi e mettetele in pratica.20Santificate i miei sabati e siano un segno fra me e voi, perché si sappia che sono io, il Signore vostro Dio.
21Ma anche i figli mi si ribellarono, non camminarono secondo i miei decreti, non osservarono e non misero in pratica le mie leggi, che danno la vita a chi le osserva; profanarono i miei sabati. Allora io decisi di riversare il mio sdegno su di loro e di sfogare contro di essi l'ira nel deserto.
22Ma ritirai la mano e feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti, alla cui presenza io li avevo fatti uscire.23E nel deserto giurai loro, alzando la mia mano, che li avrei dispersi fra le genti e disseminati in paesi stranieri,24perché non avevano praticato le mie leggi, anzi, avevano disprezzato i miei decreti, profanato i miei sabati e i loro occhi erano sempre rivolti agli idoli dei loro padri.
25Allora io diedi loro perfino statuti non buoni e leggi per le quali non potevano vivere.26Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito, per atterrirli, perché riconoscessero che io sono il Signore.27Parla dunque agli Israeliti, figlio dell'uomo, e di' loro: Dice il Signore Dio: Ancora in questo mi offesero i vostri padri agendo con infedeltà verso di me:28dopo che io li ebbi introdotti nel paese che, levando la mia mano, avevo giurato di dare loro, essi guardarono ogni colle elevato, ogni albero verde e là fecero i sacrifici e portarono le loro offerte provocatrici: là depositarono i loro profumi soavi e versarono le loro libazioni.29Io dissi loro: Che cos'è quest'altura alla quale voi andate? Il nome altura è rimasto fino ai nostri giorni.
30Ebbene, di' agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Vi contaminate secondo il costume dei vostri padri, vi prostituite secondo i loro abomini,31vi contaminate con tutti i vostri idoli fino ad oggi, facendo le vostre offerte e facendo passare per il fuoco i vostri figli e io mi dovrei lasciare consultare da voi, uomini d'Israele? Com'è vero ch'io vivo - parola del Signore Dio - non mi lascerò consultare da voi.32E ciò che v'immaginate in cuor vostro non avverrà, mentre voi andate dicendo: Saremo come le genti, come le tribù degli altri paesi che prestano culto al legno e alla pietra.33Com'è vero ch'io vivo - parola del Signore Dio - io regnerò su di voi con mano forte, con braccio possente e rovesciando la mia ira.34Poi vi farò uscire di mezzo ai popoli e vi radunerò da quei territori dove foste dispersi con mano forte, con braccio possente e con la mia ira traboccante35e vi condurrò nel deserto dei popoli e lì a faccia a faccia vi giudicherò.36Come giudicai i vostri padri nel deserto del paese di Egitto così giudicherò voi, dice il Signore Dio.37Vi farò passare sotto il mio bastone e vi condurrò sotto il giogo dell'alleanza.38Separerò da voi i ribelli e quelli che si sono staccati da me; li farò uscire dal paese in cui dimorano, ma non entreranno nel paese d'Israele: così saprete che io sono il Signore.39A voi, uomini d'Israele, così dice il Signore Dio: Andate, servite pure ognuno i vostri idoli, ma infine mi ascolterete e il mio santo nome non profanerete più con le vostre offerte, con i vostri idoli;40poiché sul mio monte santo, sull'alto monte d'Israele - oracolo del Signore Dio - mi servirà tutta la casa d'Israele, tutta riunita in quel paese; là mi saranno graditi e là richiederò le vostre offerte, le primizie dei vostri doni in qualunque forma me li consacrerete.41Io vi accetterò come soave profumo, quando vi avrò liberati dai popoli e vi avrò radunati dai paesi nei quali foste dispersi: mi mostrerò santo in voi agli occhi delle genti.
42Allora voi saprete che io sono il Signore, quando vi condurrò nel paese d'Israele, nel paese che alzando la mia mano giurai di dare ai vostri padri.43Là vi ricorderete della vostra condotta, di tutti i misfatti dei quali vi siete macchiati, e proverete disgusto di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse.44Allora saprete che io sono il Signore, quando agirò con voi per l'onore del mio nome e non secondo la vostra malvagia condotta e i vostri costumi corrotti, uomini d'Israele". Parola del Signore Dio.
Lettera ai Romani 4
1Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne?2Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio.3Ora, che cosa dice la Scrittura? 'Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia'.4A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito;5a chi invece non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia.6Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:
7'Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
e i peccati sono stati ricoperti;'
8'beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto
il peccato'!
9Orbene, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che 'la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia'.10Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima.11Infatti egli ricevette 'il segno della circoncisione' quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse accreditata la giustizia12e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.
13Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede;14poiché se diventassero eredi coloro che provengono dalla legge, sarebbe resa vana la fede e nulla la promessa.15La legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione.16Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi.17Infatti sta scritto: 'Ti ho costituito padre di molti popoli'; [è nostro padre] davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono.
18Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne 'padre di molti popoli', come gli era stato detto: 'Così sarà la tua discendenza'.19Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara.20Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio,21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento.22Ecco perché 'gli fu accreditato come giustizia'.
23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia,24ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore,25il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
Capitolo XXXV: In questa vita, nessuna certezza di andar esenti da tentazioni
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, giammai, in questa vita, sarai libero dall'inquietudine: finché avrai vita, avrai bisogno d'essere spiritualmente armato. Ti trovi tra nemici e vieni assalito da destra e da sinistra. Perciò, se non farai uso, da una parte e dall'altra, dello scudo della fermezza, non tarderai ad essere ferito. Di più, se non terrai il tuo animo fisso in me, con l'unico proposito di tutto soffrire per amor mio, non potrai reggere l'ardore della lotta e arrivare al premio dei beati. Tu devi virilmente passare oltre ogni cosa, e avere braccio valido contro ogni ostacolo: "la manna viene concessa al vittorioso" (Ap 2,17), mentre una miseria grande è lasciata a chi manca di ardore.
2. Se vai cercando la tua pace in questa vita, come potrai giungere alla pace eterna? Non a una piena di tranquillità, ma a una grande sofferenza ti devi preparare. Giacché la pace vera non la devi cercare in terra, ma nei cieli; non negli uomini, o nelle altre creature, ma soltanto in Dio. Tutto devi lietamente sopportare, per amore di Dio: fatiche e dolori; tentazioni e tormenti; angustie, miserie e malanni; ingiurie, biasimi e rimproveri; umiliazioni e sbigottimenti; ammonizioni e critiche sprezzanti. Cose, queste, che aiutano nella via della virtù e costituiscono una prova per chi si è posto al servizio di Cristo; cose, infine, che preparano la corona del cielo. Ché una eterna ricompensa io darò un travaglio di breve durata; e una gloria senza fine, per una umiliazione destinata a passare.
3. Forse tu credi di poter sempre avere le consolazioni spirituali a tuo piacimento? Non ne ebbero sempre neppure i miei santi; i quali soffrirono, invece, tante difficoltà e tentazioni di ogni genere e grandi desolazioni. Sennonché, con la virtù della sopportazione, essi si tennero sempre ritti, confidando più in Dio che in se stessi; consci che "le sofferenze del momento presente non sono nulla a confronto della conquista della gloria futura" (Rm 8,18). O vuoi tu avere subito quello che molti ottennero a stento, dopo tante lacrime e tante fatiche? "Aspetta il Signore, comportati da uomo" (Sal 26,14), e fatti forza; non disperare, non disertare. Disponiti, invece, fermamente, anima e corpo, per la gloria di Dio. Strabocchevole sarà la mia ricompensa. Io sarò con te in ogni tribolazione.
L'unicità del battesimo contro Petiliano
Sant'Agostino - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaAgostino si sente obbligato a confutare chi erra lontano dalla verità.
1. 1. Siamo continuamente obbligati, fratello Costantino, a fornire risposte ad interlocutori che la pensano in maniera differente da noi ed errano allontanandosi dalla regola della verità. 1, anche su questioni che abbiamo già rivisitato fra un sermone e l'altro. Credo comunque che sia utile farlo, sia per la loro scarsa capacità di comprensione, per cui fraintendono ciò che leggono quando è espresso in modo diverso, sia per il proliferare di scritti polemici: un documento raro è consultato solo dagli studiosi, invece quando si tratta di una massa di documenti, uno o l'altro cade facilmente in mano anche ai meno interessati. Ora, il Discorso sull'unico battesimo, scritto da coloro che reiterano il battesimo + che ti è stato offerto da non so quale presbitero donatista e tu mi hai consegnato durante un nostro soggiorno in campagna, pregandomi vivamente di darvi una risposta + , benché sia ridondante di parole altisonanti e offensivo per gli attacchi calunniosi, guarda con quale facilità lo confuto con l'aiuto del Signore!
Perché si dibatte in pubblico una cosa segreta.
1. 2. Lì si trova una prima insinuazione: " che si dibatte in pubblico una cosa segreta ". Tacciano, allora, quelli che pensano che questo non si deve fare! Se poi sostengono di essere costretti a parlare per rispondere a coloro che li contestano, allora è anche nostro dovere rispondere, non solo a quelli che la pensano diversamente, ma anche a quelli che si comportano in modo contrario al nostro. Si deve denunciare pubblicamente ciò che nuoce occultamente, poiché anche in pubblico si prende la sua difesa, quando si consiglia ciò che, se attuato, causerebbe occultamente un danno. Infatti, chi mai battezza qualcuno alla presenza di profani? E tuttavia nessun profano ignora che i cristiani ricevono il battesimo: egli ne sente parlare apertamente; ma, se diventa credente, lo dovrà ricevere in segreto.
È di Cristo l'unica consacrazione dell'uomo che si effettua nel battesimo.
2. 3. Vediamo, dunque, ciò che dicono costoro sulla reiterazione del battesimo: gente che si fa scrupolo di parlarne apertamente, mentre ci si dovrebbe augurare che temessero di ammetterlo apertamente. Dice costui: " Si domanda dov'è il vero battesimo "; poi aggiunge: " .Esso è talmente mio, quest'unico battesimo dato da me, che neppure gli stessi sacrileghi lo reiterano. ". Noi gli rispondiamo: Non è sacrilego colui che non osa reiterare l'unico battesimo, non perché è tuo, ma perché è di Cristo. In realtà, è di Cristo l'unica consacrazione dell'uomo che si effettua nel battesimo, tua invece è la reiterazione dell'unico battesimo. Io rettifico in te ciò che è tuo, riconosco ciò che è di Cristo. È giusto infatti che, quando disapproviamo le malefatte degli uomini, approviamo però in essi tutti i doni di Dio che vi scopriamo. Dico di più: è giusto che anche nell'uomo sacrilego io non violi il sacramento, quando mi si rivela autentico, per evitare così di emendare il sacrilego compiendo su di lui un sacrilegio.
Mentre curiamo i vizi umani, stiamo attenti a non condannare i rimedi di Dio.
3. 4. In effetti, costoro sono cattivi benché il battesimo sia buono, così come sono cattivi i Giudei benché la legge sia buona 2. Pertanto, come i Giudei saranno giudicati in base a questa stessa legge, che neppure con la loro malizia riuscirono a render cattiva, così anche costoro saranno giudicati dallo stesso battesimo, che è rimasto un bene fra le mani di cattivi. Così, quando un Giudeo si presenta a noi per diventare cristiano, noi non distruggiamo affatto i beni di Dio in lui, ma i suoi propri mali. Ad esempio, noi correggiamo l'errore di non credere che Cristo è già venuto, è nato, ha sofferto ed è risuscitato; poi, sulle rovine della sua incredulità, costruiamo la fede che fa credere a queste verità; al tempo stesso lo dissuadiamo anche dall'errore di aderire alle evanescenze dei riti antichi, dimostrandogli che è già arrivato il tempo predetto dai Profeti, in cui essi sarebbero stati aboliti e trasformati. Ma, se crede che si deve dare culto all'unico Dio, creatore del cielo e della terra, se detesta tutti gli idoli e i riti sacrileghi dei pagani, se attende il giudizio futuro, spera nella vita eterna e non dubita della risurrezione della carne, noi lo lodiamo, lo approviamo, lo riconosciamo, e attestiamo che si deve credere come lui credeva, si deve osservare ciò che lui osservava. Altrettanto, quando uno scismatico o un eretico ritorna fra noi per diventare cattolico, noi ci adoperiamo per eliminare lo scisma e l'eresia, facendo opera di dissuasione e di demolizione; se, però, constatiamo in lui la presenza dei sacramenti cristiani e di qualsiasi verità in cui crede, ce ne guardiamo bene dal fargli violenza e dal reiterare ciò che sappiamo dev'essere conferito una sola volta, perché non accada che, mentre curiamo i vizi umani, condanniamo i rimedi di Dio o, cercando di risanare ciò che non è ferito, feriamo l'uomo ferito, precisamente là dove è sano. Perciò, se incontro un eretico che è in disaccordo con noi su una verità della fede cristiana e cattolica, o addirittura sulla stessa unità della Trinità, e tuttavia è stato battezzato secondo la regola del Vangelo e della Chiesa, correggo l'intelligenza dell'uomo, ma non violo il sacramento di Dio. Intendo parlare tanto dei Giudei quanto degli scismatici o eretici che errano in qualsiasi modo a riguardo del nome di Cristo.
Anche gli idolatri posseggono elementi di verità.
4. 5. Per quanto concerne direttamente i pagani e gli adoratori degli idoli, certamente ben lontani da noi per una somma di divergenze, l'Apostolo ci dà quest'unica regola: correggere anche in essi ciò che è depravato, in modo tale da approvare ciò che vi può essere eventualmente di giusto. Egli infatti condannava gli idolatri e, circostanza aggravante, non solo gli adoratori ma anche gli stessi inventori degli idoli, quando dice: Essi, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrato il loro cuore ostinato. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili 3. Tali furono, lo sappiamo bene, gli idoli degli Egizi, presso i quali ci consta che fu istituita un'idolatria dalle mille forme e, di gran lunga, la più ignominiosa. Eppure, ha forse affermato che essi non conoscevano Dio, o non l'ha piuttosto confermato quando dice: Essi, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria come a Dio? Se dunque avesse tentato di rifiutare e distruggere in quanto menzognera questa cognizione, per averla riscontrata fra i sacrileghi, non sarebbe forse + e non sia mai + un nemico della verità? Pertanto, ciò che essi hanno contraffatto nella loro menzogna + e [Paolo] dice a questo riguardo: Costoro hanno cambiato la gloria di Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, poiché si raffigurarono un Dio che non esiste, e lo fecero conoscere agli uomini non come essi lo avevano conosciuto; e poco dopo dice di costoro: Essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore, che è benedetto nei secoli 4. In effetti, la verità della creatura proviene da Dio, ma essa non è Dio; costoro invece l'hanno trasformata in menzogna, adorando come divinità il sole, la luna e tutti i corpi celesti e terrestri + dunque, ciò che essi hanno trasformato nella loro menzogna, egli lo denuncia, lo ripudia, lo abbatte; invece ciò che essi hanno accolto di vero nel loro insegnamento, benché mescolato e confuso con mille falsità, lo approva, lo attesta, lo afferma. Tant'è vero che lui ha introdotto il testo citato, dicendo: In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia 5; con ciò non nega in loro una qualche verità, anche se è soffocata nell'iniquità.
L'Apostolo non distrugge, ma conferma quanto ha trovato ad Atene.
4. 6. Anche negli Atti degli Apostoli, mentre istruiva gli Ateniesi intorno all'unico e vero Dio nel quale viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, subito aggiunse: Come alcuni dei vostri hanno detto 6. Questo dato, dunque, che in Dio abbiamo la vita e il movimento e l'essere, appartiene a quel residuo di verità che perfino quegli empi adoratori di idoli imprigionano nella loro iniquità: essi che, pur conoscendo Dio, non lo hanno glorificato come Dio. Come ben si vede, questa verità, di cui constatiamo la presenza presso gli empi e gli idolatri, l'Apostolo non la distrugge ma la conferma, e la utilizza come argomento per istruire coloro che ignoravano queste cose. Seguendo tale regola apostolica, il vescovo Cipriano, dissertando sull'unico vero Dio contro gli adoratori di molti falsi idoli, cita copiose testimonianze, desunte dai libri di coloro che essi considerano i loro sommi luminari 7, a proposito della suddetta verità che essi soffocano nella iniquità. Ma è ancor più sorprendente ciò che ha fatto l'Apostolo: visitando i loro templi, scoprì un altare, fra quelli dedicati ai demoni, che recava l'iscrizione: Al Dio ignoto 8. Egli non negò la cosa, né la confutò per demolirla, ma piuttosto la confermò, traendone lo spunto più appropriato per iniziare il suo discorso, quando disse: Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio 9.
Anche noi intendiamo seguire la regola apostolica.
5. 7. Pertanto, anche noi intendiamo seguire questa regola apostolica, che i nostri Padri ci hanno tramandato: se troviamo qualcosa di giusto anche nei malvagi, cerchiamo di emendare la loro perversità senza violare minimamente ciò che in essi è retto, affinché nello stesso individuo siano corretti i suoi errori a partire dalle verità in cui crede, senza che la confutazione degli errori distrugga anche queste verità. Ai tempi degli Apostoli quelli che dicevano: Io sono di Paolo, io invece sono di Apollo, e io di Cefa 10, pur non affidandosi al nome degli empi, ma dei santi, creavano empi scismi: questo era il loro specifico e detestabile vizio. Sapevano che per loro Cristo era stato crocifisso ed essi erano stati battezzati nel suo nome: questo non era certo frutto del loro errore, ma un dono ricevuto da Dio. Tale verità di Dio essi di fatto la soffocavano nell'empietà dei loro scismi. Facendo sua questa verità, il beatissimo Paolo non la distrugge distruggendo quei vizi; al contrario, consolidando quella, dimostra che si dovevano emendare questi. Forse Paolo è stato crocifisso per voi + dice + o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 11 In tal modo la verità di Dio che essi possedevano li avrebbe fatti arrossire della loro falsità che mettevano in atto. Dunque, come si dice a un Giudeo: " Conserva la fede nella risurrezione dei morti, come già facevi, ma credi che Cristo è già risorto dai morti, cosa che non credevi ancora, perché la verità di Dio sulla risurrezione dei morti tu la soffochi nella tua iniquità, in quanto non credi che Cristo sia risorto "; e come si dice all'adoratore degli idoli: " Conserva l'idea che un unico vero Dio ha creato il mondo, come già pensavi, ma non credere che siano dèi i tronchi e le pietre e tutte le particelle di questo universo che tu adoravi, poiché la verità di Dio, in virtù della quale credi che il mondo sia stato creato da lui, tu la soffochi nella tua iniquità, per la quale vuoi essere un adoratore di falsi dèi "; altrettanto si dica all'eretico, che non ha alterato minimamente con il suo errore i sacramenti cristiani, così come sono trasmessi nella Chiesa cattolica: " Conserva il battesimo cristiano, conferito nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, come già facevi, ma riconosci che la Chiesa di Cristo, quella che tu maledicevi con voce sacrilega, si diffonde per tutto il mondo, come è stato appunto predetto dai profeti: la verità di Dio sull'unicità del battesimo la soffochi nell'iniquità della tua divisione. Correggi l'iniquità della finzione eretica, perché non ti conduca alla dannazione, e non inorgoglirti della verità del sacramento cristiano, che è lì per giudicarti ". Quanto a me, Dio mi guardi dal detestare la tua iniquità al punto di rinnegare la verità di Cristo, che trovo in te per la tua condanna! Lungi da me correggerti in modo tale da distruggere ciò che mi permette di correggerti! Dovrei forse distruggere la verità che incontro nell'anima degli eretici, quando l'Apostolo non distrusse la verità che trovò incisa sulla pietra dei pagani? 12.
L'unico Dio vale più dell'unico battesimo.
5. 8. L'unico Dio vale più dell'unico battesimo + infatti il battesimo non è dio, ma tuttavia è qualcosa di grande perché è sacramento di Dio + eppure lo stesso unico Dio era adorato anche al di fuori della Chiesa da coloro che non lo conoscevano. Così pure l'unico battesimo, anche al di fuori della Chiesa è conferito da coloro che lo ignorano. Chi afferma che non può essere accaduto che l'unico e vero Dio fosse adorato al di fuori della Chiesa da coloro che non lo conoscevano, consideri bene se è in grado di rispondere, non a me, ma all'Apostolo in persona che dichiara: Colui che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio!. 13.
Agli eretici non giova affatto il battesimo che per ignoranza conferiscono e conservano al di fuori della Chiesa.
6. 8. Quindi, come non giovava assolutamente alla salvezza di coloro che, pur ignorando il vero Dio, lo adoravano, anzi, era causa della loro rovina in quanto, con il culto degli idoli, essi commettevano un'ingiuria sacrilega contro lo stesso vero Dio, così non giova affatto alla salvezza degli eretici il fatto che per ignoranza conferiscano e conservino al di fuori della Chiesa il vero battesimo, anzi, contribuisce piuttosto alla loro condanna, perché soffocano nella sacrilega iniquità dell'errore umano la stessa verità del sacramento divino, non per esserne purificati ma giudicati più severamente. E come l'Apostolo, quando correggeva quegli uomini sacrileghi, riconosceva e non negava il vero Dio, che essi adoravano al di fuori della Chiesa senza conoscerlo, così anche noi, quando correggiamo gli errori degli eretici nella loro sacrilega separazione, dobbiamo fermamente riconoscere e non negare che è vero il battesimo, che essi, nella loro ignoranza, trasmettono al di fuori della Chiesa.
Obiezione sul battesimo di Giovanni.
7. 9. " .Ma. ", essi dicono, " .Paolo, giunto ad Efeso, ordinò di battezzare nel nome di Cristo alcuni individui che dicevano di aver ricevuto il battesimo di Giovanni. 14 ". Se qualcuno, basandosi su questo esempio, pensa che si debbano battezzare gli scismatici e gli eretici, abbia il coraggio di sostenere, se ne è capace, che Giovanni fu un eretico o uno scismatico! Se è un'empietà sostenere ciò, allora ne consegue senz'altro che a quegli uomini veniva dato certamente ciò che mancava, non disapprovato ciò che già era in loro, sia che avessero mentito dicendo di avere ricevuto il battesimo di Giovanni, come pensano alcuni, sia che il battesimo di Giovanni non fosse il battesimo di Cristo, anche se lui militava per Cristo, come del resto i sacramenti antichi della Legge giocavano, per così dire, un ruolo precorritore e prefigurativo. Ma essi insistono: " Se dopo Giovanni, l'amico dello Sposo. 15, è stato conferito il battesimo, quanto più si deve battezzare dopo un eretico! ". Potrebbe dire un altro, come mosso da una altrettanto legittima indignazione: " .Se è stato conferito il battesimo dopo Giovanni, che non beveva una goccia di vino, quanto più giustamente si deve battezzare dopo un ubriacone! ". Ebbene, lo facciano costoro, se sono capaci! Battezzino dopo i loro ubriaconi, se gli Apostoli hanno battezzato dopo il sobrio Giovanni. Che cosa rispondono al riguardo, se non che essi non battezzano dopo costoro, perché quelli che sono stati battezzati da loro non hanno ricevuto il battesimo di costoro, bensì quello di Cristo? Ammettano allora che è stato conferito il battesimo dopo Giovanni, o perché costoro non avevano alcun battesimo o non avevano ancora il battesimo di Cristo.
I Donatisti riportano testi evangelici che piuttosto sono un valido sostegno alla nostra causa.
7. 10. Questa obiezione, in verità, il nostro interlocutore, cui stiamo rispondendo, l'ha rivolta piuttosto a se stesso e non l'ha risolta. Dice infatti: " .Forse qualcuno dirà: Ma coloro che Paolo ha battezzato per la seconda volta, erano stati purificati con il battesimo di Giovanni, non con quello di Gesù Cristo. Da ciò ne deduco che non conviene ribattezzare coloro che risultano essere stati battezzati da traditori, però nel nome di Cristo. ". Ecco l'obiezione che egli si è posta, ed ora ascolta bene come abbia tentato invano di risolverla. Egli dice: " .A tale questione il Signore ha risposto nei seguenti termini: Chi non raccoglie con me, disperde 16; e ancora: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli. Molti infatti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi conosco; allontanatevi da me, operatori di iniquità 17. È certo dunque che essi hanno mandato in rovina il loro falso lavoro, avendo osato agire sia pure nel nome di Gesù Cristo, ma sacrilegamente. Ne consegue che, volenti o nolenti, con i loro sacramenti sacrileghi i traditori offendono ancor più Cristo. Se essi hanno l'ardire di affermare: Noi abbiamo profetato nel tuo nome, si sentiranno dire da lui come gli altri: Andate via da me, operatori di iniquità; non vi conosco. E glielo dirà con pieno diritto, poiché è evidente che per gli indegni battezzare, scacciare i demoni e compiere altri portenti sono opere non dissimili. ". Vedi quante belle cose ha detto, ma non ha potuto minimamente risolvere l'obiezione che si era proposta! Non solo non l'ha risolta, ma ha pure richiamato alla nostra mente argomentazioni di cui dovremo servirci per confutare costoro. Questi testi evangelici in effetti non sono di alcun aiuto alla sua tesi, ma piuttosto sono un valido sostegno alla nostra causa.
Paolo sottolineò la distinzione fra il battesimo di Giovanni e quello di Cristo.
7. 11. Si trattava del battesimo di Giovanni 18. Ora, se l'Apostolo battezzò alcuni già battezzati da lui, non diede certo loro, per la seconda volta, il battesimo di Giovanni che già avevano, ma piuttosto ordinò di dare loro il battesimo nel nome di Cristo che non avevano. Ciò facendo, non distrusse né l'uno né l'altro, ma sottolineò la distinzione di entrambi. Lo ha notato bene anche colui contro il quale noi stiamo discutendo. Egli, nei panni del contraddittore, si è costruito questa obiezione come se l'avesse raccolta dagli avversari: " anche coloro che chiamano traditori, amministrano e ricevono il battesimo di Cristo, non quello di Giovanni, e pertanto dopo di loro non è opportuno né invalidare né ripetere il battesimo". Ora, egli sostiene che su tale questione ha risposto Cristo con queste parole: Chi non raccoglie con me, disperde 19, come se Cristo avesse detto: anche se si troverà qualcosa di vero e di mio in quelli che non raccolgono con me, sia negato, esorcizzato, distrutto. Costui dichiara anche che a certuni, i quali dicono: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? [Cristo] risponderà loro: Non vi conosco; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità 20. Ma ha forse detto anche qui: " A causa della vostra iniquità, rinnegherò anche la mia verità che voi soffocate nella vostra iniquità "? Egli in effetti non accoglierà nel suo regno tutti coloro nei quali troverà una qualche verità, ma coloro in cui troverà la carità in accordo con la verità: se mancherà quella, sarà presente l'iniquità. Tuttavia non è giusto negare la verità racchiusa in questa iniquità; si deve piuttosto condannare l'iniquità senza distruggere la verità. A tal riguardo dice l'Apostolo: E se conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, se avessi il dono della profezia e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla 21. Ha detto che lui è nulla se non possiede la carità, non se gli mancano i misteri, la scienza, la profezia e la fede. Queste cose effettivamente sono grandi, anche se chi le possiede senza la carità è nulla e detiene la loro verità nella sua iniquità. Ecco ciò che anche noi diciamo a questi eretici: " .Noi non distruggiamo la verità del battesimo, che voi soffocate nella vostra iniquità; ma quando vi correggiamo, è questa che noi intendiamo distruggere e abbattere, mentre riconosciamo e manteniamo intatta quella. ". Come ben si vede, questa nutrita serie di testi evangelici non serve affatto a costui.
Noi non possiamo negare, né disapprovare e distruggere le verità possedute dagli eretici; invece condanniamo o, per quanto possibile, correggiamo la loro iniquità.
7. 12. Sottolinea piuttosto come essi siano un ottimo supporto per suffragare la nostra tesi. Ecco, ascolta attentamente le sue stesse parole: " È fuor di dubbio che essi hanno mandato in rovina il loro falso lavoro, poiché hanno osato agire da sacrileghi, benché nel nome di Gesù Cristo. ". Nulla di più vero! Coloro che hanno osato agire sacrilegamente nel nome di Gesù Cristo, hanno distrutto il loro falso lavoro. Ma, forse, per questo il nome di Gesù Cristo diventerà sacrilego, anche se individui sacrileghi se ne servono per compiere qualcosa? Chi oserà mai affermare una cosa simile, sia pure un perfetto demente? Si troverà qualche pagano ai nostri giorni che oserà affermare questo?. Ecco perché lo stesso Gesù Cristo, pur avendo affermato con assoluta verità: Colui che non raccoglie con me, disperde 22, quando i suoi discepoli gli annunciarono di aver trovato un tale che scacciava i demoni nel suo nome e di averlo rimproverato perché non seguiva il Signore con loro, rispose: Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia miracoli nel mio nome e possa parlare male di me 23. Quest'uomo avrà certamente avuto la sua parte di iniquità personale, perché non raccoglieva con il Signore e non seguiva con i discepoli il pastore nell'unità del suo gregge; in questa sua iniquità egli imprigionava una verità non sua, poiché era nel nome di Gesù Cristo che scacciava i demoni e di lui non parlava male. Pertanto, il Signore condanna l'iniquità di quest'uomo con quelle parole: Colui che non raccoglie con me, disperde, però non nega né rifiuta la sua verità presente in lui, quando dice: Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia miracoli nel mio nome e possa parlare male di me. Imitando questo esempio del Signore, anche noi, nella misura delle nostre forze, non possiamo negare, né osiamo disapprovare e distruggere la verità del battesimo, né qualsiasi altra verità posseduta dagli eretici; invece la loro iniquità, per la quale certamente non raccolgono con Cristo ma disperdono, a buon diritto la rifiutiamo e, senza violare la verità che si trova in essi, la condanniamo o, per quanto è possibile, la correggiamo.
Non si può tollerare colui che chiama sacrileghi i sacramenti di Cristo, anche se li possiedono i traditori.
8. 13. Cerchi dunque costui di individuare bene l'errore, che gli ha fatto soggiungere subito dopo: " .Lo vogliano o no, con i loro sacramenti sacrileghi i traditori offendono ancor più Cristo. " 24. È un altro atteggiamento temerario, certo, ma comunque tollerabile, quello di dare del traditore ad alcuni senza provarlo. Ma chi può tollerare che egli chiami sacrileghi i sacramenti di Cristo, anche se li possiedono i traditori, come insinua a torto, e questi [sacramenti] sono celebrati secondo il rito evangelico, cioè nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? Perché, allora, non dice che non è più un sacramento di Cristo quello che è amministrato da individui sacrileghi? E perché non dice che non esiste neppure il nome di Cristo se viene pronunciato dai sacrileghi? Ma questo non si è proprio azzardato ad affermarlo. Infatti dice: " .È indubbio pertanto che abbiano mandato in rovina il loro falso lavoro, perché hanno agito sacrilegamente, benché nel nome di Gesù Cristo. Benché. " + soggiunge + " .nel nome di Gesù Cristo. ". Ha forse sostenuto che non è il nome di Gesù Cristo? Dunque, come ai sacrileghi non giova affatto agire nel nome di Gesù Cristo, così non giova a nulla agli eretici battezzare o essere battezzati nel battesimo di Gesù Cristo. Ma tuttavia, come quello è il nome di Gesù Cristo, così anche questo è il battesimo di Gesù Cristo: l'uno e l'altro deve essere riconosciuto e approvato, non negato e distrutto, per evitare di recare ingiuria a doni così preziosi di Dio, proprio mentre si vuol correggere la vita degli uomini sacrileghi, che fanno cattivo uso di questi stessi doni.
La verità cattolica è contraria a quanto affermano i Donatisti.
8. 14. Egli applica ai sacrileghi, che battezzano al di fuori della Chiesa, scacciano i demoni o compiono prodigi nel nome di Gesù Cristo, le parole che dirà il Signore: Allontanatevi da me, voi operatori di iniquità 25. Noi invece diciamo, anzi, la verità stessa dichiara che il Signore dirà questo a tutti, anche a quei pesci cattivi che nuotano nelle reti dell'unità insieme ai buoni fino alla riva 26. Che altro dirà loro, dopo aver raccolto i pesci buoni nei cesti e separato quelli cattivi per essere buttati via, se non: Allontanatevi da me, voi operatori di iniquità? Però, non per questo distruggiamo in loro i sacramenti di Cristo, dal momento che riconosciamo nelle medesime reti dell'unità sia quelli che danno, sia quelli che ricevono il battesimo. Personalmente, sono convinto che anche costoro non siano talmente impudenti che osino affermare che il Signore non dirà alla moltitudine di malvagi e scellerati del loro partito, corrotti e inquinati da scandali e da crimini ben noti a tutti, cioè agli avari e ai sequestratori, agli spietati usurai e ai sanguinari circoncellioni: Allontanatevi da me, voi operatori di iniquità! Tuttavia essi sanno, vedono, sostengono che un gran numero di costoro battezzano e molti sono battezzati da loro: nonostante ciò, essi non violano il sacramento di Cristo in quelle persone, anche quelli che vedono con disgusto i loro crimini. E così, lungi dall'aver detto qualcosa di antitetico alle nostre tesi, quando ha esibito questi testi evangelici, egli ci ha rinfrescato la memoria su quanto dovremmo dire per controbatterli!
Il sacramento del battesimo può essere presso gli eretici, ma non per il loro bene.
9. 15. Perciò, quando poco dopo dichiara con aria di trionfo: "Ho risolto in poche parole la questione. " 27, egli l'ha veramente risolta, ma a nostro favore, poiché affermando che anche gli indegni battezzano, scacciano i demoni e compiono altri prodigi con identiche motivazioni, e quando diranno: Nel tuo nome abbiamo fatto questo, Cristo dirà: Non vi conosco; allontanatevi da me, operatori di iniquità 28, ha messo in luce queste due verità correlative: anche coloro che sono separati dalla Chiesa battezzano con il battesimo di Gesù Cristo e scacciano i demoni nel nome di Gesù Cristo, ma né l'uno né l'altro fatto li conduce alla vita eterna o li salva dall'eterno supplizio. Supponiamo, allora, che torni alla Chiesa un individuo, dal quale furono cacciati i demoni per mezzo di colui che i discepoli videro scacciare i demoni nel nome di Gesù Cristo 29, ma non apparteneva al gregge di Gesù Cristo: nessuno si sognerebbe di negare il prodigio avvenuto in lui ad opera di quel tale, ma gli aggiungerebbe soltanto ciò che gli mancava. La stessa cosa accadrebbe a chi torna alla Chiesa dopo essere stato consacrato dal battesimo di Cristo, amministrato al di fuori della Chiesa dagli eretici o scismatici: non si deve negare il sacramento della verità di cui è impregnato, ma piuttosto si deve aggiungere il pio amore dell'unità, dalla quale è stato separato, e senza la quale questo sacramento potrebbe certamente essere in lui, ma non potrebbe essere per il suo bene. Questo facciamo noi, questo abbiamo ricevuto per tradizione dai nostri Padri, questo nella Chiesa cattolica, diffusa nel mondo intero, difendiamo contro tutte le tenebrosità dell'errore. Ma, a questo punto, perché dobbiamo continuare a discutere sulla questione, quando proprio lui ce l'ha sbrogliata alla lesta, rammentando i testi evangelici, che certamente, se non volesse andare a caccia di cavilli, gli consentirebbero di condannare il proprio errore e di riconoscere la vera dottrina del battesimo?
Noi incriminiamo l'iniquità dei Donatisti, ma riconosciamo e approviamo senza riserve la verità del battesimo.
9. 16. Che bisogno c'è, dunque, di ritessere una per una le sue parole, dal momento che egli è convinto di discorrere con arguzia e di presentare con ricchezza di eloquio la sua tesi, in base alla quale presso di loro sussiste il vero battesimo, che però noi riconosciamo e non neghiamo?. In effetti, chiunque consideri un dato certo e inconcusso quanto prescrive la regola verissima e inviolabile della verità, secondo la quale in ogni uomo, non solo si deve respingere o emendare ciò che è falso e vizioso, ma si deve anche riconoscere e accettare ciò che è vero e giusto, ha già compreso sia ciò che noi rifiutiamo dell'eresia dei Donatisti sia ciò che non dobbiamo assolutamente violare. Ora, poiché essi soffocano nell'iniquità del loro scisma la verità del battesimo, noi incriminiamo la loro iniquità, ma riconosciamo e approviamo senza riserve la verità del battesimo.
Chi sostiene l'invalidità del battesimo dato dagli eretici, è come se negasse lo stesso Cristo perché riconosciuto dai demoni.
10. 17. Chi sostiene infatti che il battesimo di Cristo, quando con esso battezzano gli eretici, va invalidato, deve conseguentemente affermare che si deve negare lo stesso Cristo, quando i demoni lo confessano 30. In questo è stato lodato Pietro quando disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 31, mentre i demoni sono stati espulsi, pur dicendo la stessa cosa: Noi sappiamo chi sei tu: il Figlio di Dio 32. Dunque, questa confessione fu proficua per Pietro, per i demoni fu dannosa; in entrambi i casi tuttavia non era falsa, bensì vera: non si doveva rinnegare ma riconoscere, non si doveva riprovare ma approvare. Così è della verità del battesimo: quella confessione è data dai Cattolici, che si comportano con rettitudine, come fu proclamata da Pietro; la medesima confessione è data dagli eretici, che si comportano da perversi, come fu proclamata dai demoni. Aiuta gli uni, condanna gli altri; ma, in ambedue i casi, la si deve approvare con il riconoscimento, in nessun caso la si deve violare con la negazione. Per questo anche l'apostolo Giacomo, quando redarguiva alcuni, perché affermavano che la vera fede è sufficiente all'uomo e non la congiungevano con le opere della carità, li confuta attraverso questa comparazione con i demoni: non dovevano credere di appartenere a Dio per il solo fatto di credere nel vero Dio, senza preoccuparsi di unire alla fede le opere buone: Tu credi + dice + che c'è un solo Dio? Fai bene; anche i demoni lo credono e tremano 33. Dunque, egli mette sullo stesso piano dei demoni coloro che di Dio hanno la vera fede, ma vivono malamente; però la medesima verità, che i demoni cioè credono nel vero Dio, non la distrugge negandola, malgrado l'odio che i demoni hanno contro di lui. Perciò, quando il nostro interlocutore con cui discutiamo ha osservato che l'Apostolo dice: Un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo 34, ecco che noi abbiamo scoperto che lo stesso Dio è adorato al di fuori della Chiesa anche da coloro che lo ignorano, che la stessa verità in un solo Dio è proclamata al di fuori della Chiesa non solo da alcuni uomini, ma persino dai demoni, e l'una e l'altra verità è confermata, non negata, dagli Apostoli 35. Perché, allora, non confermiamo anche l'unico battesimo, anziché negarlo, quando lo riscontriamo in coloro che si trovano al di fuori della Chiesa? In tal modo, noi non rendiamo cattivo ciò che è buono a causa di ciò che in essi è perverso; ma, partendo da ciò che in essi è retto, correggiamo anche ciò che in essi è depravato.
Anche noi seguiamo la regola apostolica per quanto concerne l'autenticità del battesimo.
11. 18. Che significa, allora, questa sua affermazione: " .Il vero battesimo è là ove è la vera fede. "?. Si può dare benissimo il caso, che alcuni abbiano il vero battesimo, ma non la vera fede; come può accadere che possiedano il vero Vangelo, ma non comprendendolo bene abbiano una falsa credenza su Dio. Ebbene, per questa falsità della loro fede, penseremo forse che anche il Vangelo, che pur posseggono nella forma autentica, debba essere rigettato o emendato?. Non credo che quegli abitanti di Corinto, che l'Apostolo redarguisce perché si erano dissolti nelle sètte, avessero una vera fede quando gli dicevano: Io sono di Paolo 36. Questo infatti era falso. Però avevano il vero battesimo; perciò, basandosi su questa verità, per correggere questa falsità si sentono domandare da lui: Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 37 Fra costoro c'erano anche alcuni che non credevano nella resurrezione dei morti, e su questo punto certamente non professavano, né avevano la vera fede. Ora, partendo dalla verità che credevano, cioè la resurrezione di Cristo, nel quale erano stati battezzati, l'Apostolo si adopera per curare anche ciò che in essi non vi era di sano nella fede, dicendo: Se i morti non risorgono, neanche Cristo è risuscitato 38. Poiché credevano che Cristo era risorto, e su questo punto la loro fede era genuina, egli voleva guarirli anche dalla persuasione così funesta ed erronea che i morti non risorgono. Per questo, come neppure loro trovano nelle sante Scritture canoniche casi di eretici, che venivano battezzati per la seconda volta quando entravano nella Chiesa cattolica, così neppure noi troviamo che costoro erano stati ammessi con lo stesso battesimo, che avevano ricevuto nell'eresia. Su questo punto, almeno, la loro posizione si può equiparare alla nostra: né la loro prassi, che li porta a ribattezzare gli eretici o quelli che considerano tali, né la nostra prassi, che è di ammettere il battesimo di Cristo anche quando è stato amministrato dagli eretici, è confermata espressamente da alcun esempio dei tempi apostolici. Comunque noi constatiamo che gli Apostoli, se scoprivano qualche verità in coloro che si trovavano nell'errore o nell'empietà di qualche sacrilegio, confermavano, piuttosto che negare, ciò che in essi trovavano di vero, senza per questo assolverli dall'errore o dall'empietà, anzi, correggendoli o condannandoli. Noi seguiamo la stessa regola anche per quanto concerne l'autenticità del battesimo: laddove riscontriamo che essa è conservata e salvaguardata così come si conserva e si salvaguarda nella Chiesa cattolica, noi non la neghiamo né la distruggiamo. Ma, fatta salva questa verità, ciò che in ciascun individuo è vizioso, depravato e falso, noi lo curiamo, correggiamo ed emendiamo [per quanto è possibile]; se invece non è possibile, lo evitiamo dopo averlo riprovato e condannato.
La loro iniquità, causa della sacrilega separazione dalla Chiesa di Cristo.
11. 19. Pertanto, quando li accogliamo, non intendiamo far nostra la loro iniquità, causa della loro sacrilega separazione dalla Chiesa di Cristo, che li fa persistere nelle loro accuse calunniose e oltraggiose contro la cristianità, alla quale Dio offre testimonianze così cospicue attraverso la Legge, i Profeti, il Vangelo, i Salmi e gli Apostoli. E neppure intendiamo accogliere il loro errore, in base al quale rifiutano di riconoscere il battesimo di Cristo, custodito anche presso gli eretici secondo la regola ecclesiastica, osano distruggerlo e non esitano a reiterarlo. Di più: non solo laici, ma anche chierici + e non chierici qualsiasi, ma sacerdoti e vescovi + , pur essendo stati battezzati in quelle Chiese che gli Apostoli hanno fondato con la loro fatica, se riescono a sedurli in un modo o nell'altro per farli passare dalla loro parte, li fanno catecumeni ! Questi loro comportamenti esecrabili noi non li accetteremo mai e poi mai, per cui, se non li correggono, non potranno rientrare fra noi.
Precauzioni della Chiesa prima di ammettere allo stato clericale apostati convertiti.
12. 20. E, a questo proposito, non manchiamo di fare una distinzione: coloro che hanno abbandonato la Chiesa cattolica dopo esserne stati fedeli, devono subire una penitenza di maggiore umiliazione rispetto a coloro che non ne hanno mai fatto parte. Essi non dovranno essere ammessi allo stato clericale [nei casi seguenti]: se sono stati ribattezzati dagli eretici, se sono ritornati fra loro dopo essere stati ammessi una prima volta fra noi, sia che appartenessero ai loro chierici sia ai laici. I nostri, poi, qualora ignorassero questa regola e malauguratamente li chiamassero ad assumere lo stato clericale nella Chiesa cattolica o permettessero loro di restarvi, benché censurati con fraterna autorità dai [vescovi] più zelanti, non per questo pensino di poter conferire loro le dignità ecclesiastiche senza aver le prove, o almeno la fondata speranza, che costoro si siano emendati da quei mali. Ecco dunque una calunnia gratuita, lanciata contro la Chiesa cattolica da coloro che con empio crimine si separano dalla sua unità. Mi servirò piuttosto delle parole dell'Apostolo: L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia 39. Questa collera, salvo emendamenti, sorprenderà anche coloro che soffocano nell'ingiustizia del loro scisma sacrilego la verità del battesimo cristiano.
La smetta una buona volta di strumentalizzare un episodio fuori questione, al fine di creare illusioni su false rassomiglianze!
13. 21. Invece la Chiesa cattolica, che, in base alle profezie, si espande fra tutte le nazioni con una prodigiosa fecondità, non libera nessuno dall'ingiustizia, in modo da distruggere in lui, non la sua propria verità, ma la verità del suo Signore. Perché dunque costui esclama con una certa arroganza e audacia: " Io ho battezzato senza alcun timore colui che tu, sacrilego, hai inquinato; l'ho battezzato, dico; ho fatto ciò che fece l'apostolo Paolo "?. Legga allora il testo che riferisce questo gesto dell'apostolo Paolo. Se vuole riferirsi all'episodio accaduto ad Efeso 40, abbia il coraggio di sostenere che Giovanni, un sacrilego, li inquinò! Se poi non ha tanto ardire, poiché sarebbe un gesto clamoroso di empietà, la smetta una buona volta di strumentalizzare un episodio, del tutto estraneo alla questione, al fine di creare illusioni su false rassomiglianze!
I casi di Agrippino, di Cipriano, di Pietro. Errori detestabili.
13. 22. Egli adduce anche il caso del vescovo di Cartagine, Agrippino, del glorioso martire Cipriano e dei settanta predecessori di Cipriano, i quali seguirono questa prassi e la mandarono in vigore. O errore veramente esecrabile di uomini, che credono sia degno di lode imitare determinate azioni erronee, compiute da uomini illustri, dalle cui virtù sono ben lontani! Anche per questo motivo, infatti, alcuni vogliono mettersi sullo stesso piano di Pietro, se hanno rinnegato Cristo; se poi hanno obbligato persino i pagani a compiere i riti giudaici, ci tengono a farsi chiamare suoi fratelli. Tali comportamenti furono riprovevoli in quest'uomo così illustre, ma la grazia apostolica rifulse talmente in lui da cancellarli del tutto, per cui sostengo che non si può, non dico preferire, ma neppure uguagliare o paragonare con lui qualunque cristiano del nostro tempo, sia pure un vescovo, che non ha mai rinnegato Cristo né costretto i pagani a compiere riti giudaici 41. Stesso caso per il gloriosissimo martire Cipriano. Se è vero che non voleva riconoscere il battesimo di Cristo, conferito dagli eretici o scismatici, poiché sentiva profonda avversione per coloro che con tanto dolore vedeva separati dall'unità cattolica, che amava immensamente, è altrettanto vero che, in seguito, si acquistò meriti così eminenti, da giungere fino al trionfo del martirio, e lo splendore della carità in cui eccelleva, dissolse quest'ombra, affinché il suo ricco virgulto diventasse ancor più fecondo di frutti: se doveva essere ancora purificato in qualche misura, in mancanza d'altro, lo sarebbe stato certamente sotto l'ultimo colpo di spada della passione suprema. Neppure noi, che pur riconosciamo la verità del battesimo, e non la neghiamo, benché conferito nell'iniquità degli eretici, siamo per questo migliori di Cipriano, come non siamo migliori di Pietro per il solo fatto che non forziamo i pagani a giudaizzarsi. La stessa cosa risponderei a proposito di Agrippino e degli altri vescovi, che sono considerati gli organizzatori di quei concili : essi, pur essendo di idee così discrepanti, con coloro che avevano un'opinione diversa su tale questione mantennero l'unità, nella quale la carità copre una moltitudine di peccati 42. Poiché camminavano così nella verità della Chiesa, alla quale erano pervenuti, Dio poteva rivelare ad essi, secondo la parola dell'Apostolo 43, anche il punto su cui non pensavano in modo ortodosso. Sorgeva allora, in effetti, una questione nuova: come dovevano essere accolti gli eretici. Più di un fratello, acceso da santo e legittimo zelo contro i guasti dell'eresia, fu talmente turbato da questa novità, da credere che fosse necessario riprovare in essi anche ciò che, pur nel loro male, conservavano di buono. Ecco in due parole il mio pensiero al riguardo: battezzare una seconda volta gli eretici, fatto che viene loro attribuito, fu allora frutto di un errore umano; ma battezzare per la seconda volta i Cattolici, come tuttora fanno costoro, è sempre e comunque frutto di presunzione diabolica.
I due vescovi delle Chiese in assoluto più eminenti, cioè quella di Roma e quella di Cartagine: Stefano e Cipriano, ambedue ben fondati nell'unità cattolica.
14. 23. Voglio però che costui mi risolva una difficoltà. Quando ha elencato con ordine la serie dei vescovi della Chiesa di Roma, ha citato anche Stefano fra quelli che hanno esercitato l'episcopato in modo irreprensibile: e lo riconosce. Ora, Stefano non solo non ribattezzava gli eretici, ma giudicava anche degni di scomunica quelli che lo facevano o ordinavano di farlo, come testimoniano le lettere di altri vescovi e di Cipriano stesso 44. Nonostante ciò, Cipriano restò con lui nella pace dell'unità. Che cosa risponderanno su questo punto? Spremano pure le loro meningi il più possibile, e vedano se sono in grado di rispondere! Ecco: nella stessa epoca vivevano due personaggi, per non parlare di altri, che avevano opinioni differenti; essi erano due vescovi delle Chiese in assoluto più eminenti, cioè quella di Roma e quella di Cartagine: Stefano e Cipriano, ambedue ben fondati nell'unità cattolica. Uno dei due, Stefano, era convinto che non si dovesse mai reiterare il battesimo e si indignava contro coloro che agivano così; Cipriano, al contrario, era convinto che fosse opportuno battezzare nella Chiesa cattolica coloro che erano stati battezzati nell'eresia o nello scisma, come se essi non avessero il battesimo di Cristo. Molti concordavano con il primo, altri con il secondo; ma gli uni e gli altri erano solidali con loro nell'unità. Se è vero, dunque, sostenere ciò che essi dicono + ed è sulla base di questo principio che essi tentano di rivendicare il diritto o giustificare la causa del loro scisma + e cioè che " .nell'unica comunione dei sacramenti i cattivi inquinano i buoni, perciò si deve evitare il contagio dei malvagi con la separazione fisica, affinché non periscano tutti insieme. ", si deve ammettere allora che dall'epoca di Stefano e di Cipriano la Chiesa andò perduta e non restava più nulla per coloro che venivano dopo di loro, ivi compreso lo stesso Donato, dalla quale sarebbe nato spiritualmente. Se essi giudicano che questa ipotesi sia infamante, e lo è realmente, come mai la Chiesa ha continuato ad esistere da allora in poi e fino all'epoca di Ceciliano, di Maggiorino o di Donato, e non hanno potuto farla perire per inquinamento tutti coloro che furono ammessi nel suo grembo senza battesimo e, sempre secondo costoro, sotto il peso di tutti i loro peccati e crimini? Né Cipriano, né i fautori della sua teoria sul battesimo hanno mai interrotto ogni rapporto di comunione con costoro, poiché ritenevano che nell'unità e nella comunione dei sacramenti di Cristo i peccati degli altri non potessero contaminarli. Ecco come la Chiesa poté continuare a vivere in seguito: essa cresceva e si espandeva per tutta la terra, secondo quanto era stato predetto di lei, e i crimini altrui dei traditori o malfattori di ogni risma non potevano assolutamente inquinarla, come nell'unica aia il frumento non può essere contaminato dalla paglia fino al tempo della vagliatura 45, come nell'unica rete 46 i pesci cattivi non possono rovinare i pesci buoni, nuotando insieme fino al momento di giungere a riva.
I Donatisti hanno inventato l'arte mirabolante di distinguere crimine da crimine.
14. 24. Non ci fu dunque altra ragione, se non una rabbia forsennata che, con il pretesto di evitare la comunione dei malvagi, li spinse a separarsi dall'unità di Cristo, che si estende nell'universo intero. Costoro non avranno per caso inventato l'arte mirabolante di distinguere crimine da crimine? Ispirandosi alle regole del discernimento, derivate non tanto dalle Scritture ma dal loro cuore, vanno dicendo che nell'unità della comunione dei sacramenti si sopporta ogni sorta di crimini altrui senza esserne contaminati; invece, nel caso del crimine di tradizione, tutti coloro che saranno in comunione di sacramenti con i traditori saranno inquinati. Ma, su questo punto, è ormai inutile trascinare la polemica, tanto più che essi osano parlarne ben di rado. Evidentemente anch'essi se ne vergognano, perché si rendono conto di parlare a vanvera e, quando ne parlano, non tentano di fondare le argomentazioni su qualche testimonianza divina. Preferiscono, invece, quando imputano agli uni i peccati degli altri per giustificare l'empietà del loro scisma, avere spesso in bocca i seguenti testi: Se vedi un ladro, corri con lui 47, e: Non farti complice dei peccati altrui 48, e: Fuori, uscite di là e non toccate niente d'impuro 49, e: Chi abbia toccato un immondo sarà immondo 50, e: Un po' di lievito fa fermentare tutta la massa 51, ed altri testi simili. In essi non si fa alcuna distinzione specifica fra il crimine di tradizione e gli altri crimini, viene invece escluso ogni tipo di complicità con il peccato. Ora, se Cipriano avesse interpretato questi testi o precetti divini alla stregua di costoro, si sarebbe automaticamente separato da Stefano e non avrebbe perseverato con lui nella comunione dell'unità cattolica. In effetti, se volessimo dar credito all'opinione che sostengono costoro riguardo al battesimo, [Stefano] ammettendo nella Chiesa gli eretici e gli scismatici, i quali non hanno il battesimo, sempre secondo la loro opinione, avrebbe comunicato con i peccati altrui, in quanto i peccati di quelli che non erano stati ancora lavati con il vero battesimo, restavano senza dubbio in loro. Dunque, Cipriano avrebbe dovuto separarsi dalla comunione con lui per non camminare in compagnia di un ladro, per non comunicare con i peccati altrui, per non essere contaminato da un impuro, per non inquinarsi contattando un individuo contaminato, per non essere corrotto dal fermento altrui. Ora, poiché lui non si è comportato così, ma ha perseverato con essi nell'unità, ne consegue logicamente che l'intera massa della stessa unità fu corrotta e la Chiesa non ha più potuto continuare ad esistere per dare alla luce in seguito i loro santi: Maggiorino e Donato 52! Naturalmente, non osando in alcun modo affermare una cosa simile, devono per forza concludere che i buoni hanno convissuto con i cattivi nella comunione dei sacramenti cristiani senza subire alcuna contaminazione e che la Chiesa di Cristo ha durato fino ai tempi di Ceciliano, non senza annoverare alcuni malfattori, come se fosse già [mèsse] riposta nel granaio 53, pur mescolata ancora con la paglia come se si trovasse sull'aia. In tal modo essa ha potuto sopravvivere anche in seguito, come del resto al presente, finché nell'ultimo giorno del giudizio sarà mondata col ventilabro.
Nella Chiesa i buoni né diventano una cosa sola con i malvagi, né si separano dall'unità.
15. 25. Che cosa si propone, dunque, questa loro incontenibile frenesia di separarsi dall'unità del corpo di Cristo, che, come si legge nei Profeti e si vede già in atto, si estende nell'universo intero e a tutte le nazioni? Qui è proprio il caso di dire con la parola della Scrittura: Il figlio cattivo si vanta di essere giusto, ma non si lava per la sua partenza 54; cioè, egli non presenta né scuse, né motivazioni, né giustificazioni per aver avuto l'ardire, nel suo furore scismatico, di abbandonare la casa di Dio 55 per volgersi alla peste dell'eresia. Se costui fosse stato veramente giusto, come lo era l'apostolo Paolo con i falsi fratelli, sui quali egli geme nelle sue Epistole 56, e come lo era Cipriano con coloro che considerava ancora carichi dei loro peccati passati perché privi del battesimo, pur sapendo che erano stati ammessi nella Chiesa da Stefano, sarebbe restato nella Chiesa di Cristo senz'essere minimamente contaminato nella sua persona, vivendo a fianco di coloro che sapeva o riteneva ingiusti, e non avrebbe abbandonato i buoni a causa dei cattivi, ma avrebbe piuttosto tollerato i cattivi a motivo dei buoni, [comportandosi] come il grano che tollera, per il peso della carità, di essere triturato con la pula, non come la polvere lievissima che, ancor prima della vagliatura, s'invola al primo refolo di brezza. In tal modo, costui avrebbe perseverato nell'unità cattolica insieme agli iniqui, che le reti devono necessariamente contenere fino a riva 57, senza per questo esporsi a camminare in compagnia di un ladro o essere coinvolto nei peccati altrui o contrarre le impurità di un essere immondo o imbrattarsi al contatto dell'impuro o essere corrotto dal fermento cattivo di chiunque 58. Tutto questo non può accadere senza dare il proprio consenso al peccato, di cui il serpente si servì, complice la donna, per sedurre il primo uomo perfino nello stato di felicità del paradiso 59, non quindi a causa della comunione dei sacramenti, nella quale l'impuro Giuda non poté contaminare i discepoli puri 60. Dai malvagi, poi, con i quali condividono i sacramenti di Dio, i buoni, pur essendo ancora sull'aia e non nel granaio, sono ben lontani e distinti, non tanto per la separazione dei corpi quanto per la difformità dei costumi: vivendo in maniera diversa, non entrando a far parte di conventicole estranee. In tal modo, né diventano una cosa sola con i malvagi, né si separano dall'unità della Chiesa.
Noi non sosteniamo la causa del tale o del talaltro, ma la causa della Chiesa.
15. 26. Perché, dunque, devono presentarci a tinte fosche il crimine commesso da fantomatici traditori, dei quali nonostante tutto mai sono riusciti a provare la colpevolezza? Se però li difendessimo dalle loro calunnie, faremmo la figura di voler sostenere soltanto la causa del tale o del tal'altro, non la causa della Chiesa. In breve, chiunque fosse il traditore, senza distinzione di persone o di paese d'origine, e non solo il peccato dei traditori, ma anche di coloro che costringevano a consegnare le Scritture, e di tutti i malfattori, criminali e sacrileghi, nessuno escluso, Stefano secondo loro li ammetteva nella Chiesa perché, se non avevano il battesimo, tutti i peccati e i misfatti che avevano commessi, per quanto orribili, restavano in loro per condannarli senza alcuna remissione di colpa. Ecco chi ammetteva Stefano, ecco con chi viveva Cipriano nell'unità cattolica! E tuttavia la Chiesa non crollò, ma riuscì a sopravvivere. Pertanto i peccati altrui non inquinano chiunque vive nella sua unità. Invano il figlio malvagio si affrettò ad uscire dalla famiglia di suo padre, invano egli si dice giusto: la sua partenza non lo rende puro 61. Forse obietteranno: coloro che Stefano ammetteva così, erano purificati in forza della loro partecipazione all'unità, poiché la carità copre una moltitudine di peccati 62. Magari lo dicessero! È quanto infatti sosteniamo anche noi, quando li sollecitiamo o li imploriamo di far ritorno all'unità. A questo punto, però, non ci sarebbe più fra noi disputa alcuna sul battesimo. Se infatti coloro che sono stati battezzati nell'eresia o nello scisma, quando ritornano alla Chiesa sono purificati dalla stessa carità dell'unità, allora veramente non c'è più alcun motivo per ribattezzarli.
Calunnie donatiste contro i vescovi di Roma.
16. 27. Vedi, dunque, quante cose costui ha detto a nostro favore in questo Discorso, al quale mi hai pregato di rispondere. C'è ancora bisogno di confutare le sue accuse, lanciate contro i vescovi della Chiesa di Roma con incredibili calunnie? Marcellino e i suoi presbiteri: Milziade, Marcello e Silvestro, si vedono incolpare da lui di aver consegnato i Libri sacri e offerto l'incenso!. Ma, con ciò, li ha forse confutati, o ci sono prove che documentano la loro colpevolezza? Egli afferma che furono scellerati e sacrileghi, io ribatto che erano innocenti. Perché affaticarmi a difendere la mia tesi, dal momento che lui non ha neppure tentato di provare debolmente la sua accusa?. Se c'è una qualche parvenza di umanità nelle questioni umane, sono convinto che noi potremmo essere ripresi a maggior ragione se, di fronte ad una denuncia contro individui sconosciuti, lanciata da avversari che non si preoccupano di dimostrare la colpevolezza di costoro con un minimo di prove, li credessimo colpevoli anziché innocenti; poiché, ammesso pure che sia vero il contrario, è certamente per un dovere di umanità che un uomo non pensa male nei confronti di un altro uomo senza alcun fondamento, e non presta fede facilmente a chiunque lancia accuse senza il sostegno di testimoni o di prove, e si presenta in veste di calunniatore ingiurioso piuttosto che di accusatore coscienzioso.
Sono a disposizione gli atti proconsolari: chi vuole, li prenda pure e li legga!
16. 28. Ma c'è di più; ed è che Milziade, a quel tempo vescovo della Chiesa di Roma, il quale presiedeva il tribunale per ordine dell'imperatore Costantino, al quale gli accusatori del vescovo di Cartagine, Ceciliano, avevano deferito tutta la questione attraverso il proconsole Anulino, proclamò innocente lo stesso Ceciliano. Ebbene, quando i loro antenati, contestarono davanti al citato imperatore questo processo con spudorata pervicacia, perché non era stato esaminato né chiarito in modo approfondito e corretto, non accennarono minimamente al reato di tradizione o di offerta dell'incenso sul conto di Milziade! Certo, non avrebbero dovuto neppure appellarsi al suo tribunale, ma piuttosto suggerire preliminarmente all'imperatore o insistere per fargli suggerire che essi non potevano accettare che la loro causa fosse trattata davanti a uno che aveva consegnato i Libri santi e si era macchiato con i sacrifici agli idoli. Essi né avevano dato in precedenza una simile interpretazione dei fatti, né si sono sognati di lanciare questa accusa dopo che fu pronunziato il verdetto contro di loro e a favore di Ceciliano, non fosse altro per il livore causato dalla loro sconfitta. Perché dunque adesso, dopo tanto tempo, imbastiscono calunnie inconsistenti per offuscare la fama della stessa Chiesa di Roma, denigrando il comportamento del giudice Milziade, che si pronunziò per l'innocenza di Ceciliano, quando non sono mai riusciti, attraverso un qualsiasi loro procedimento giudiziario, a far condannare alcuno, né a far sostituire qualcuno dei loro nel ruolo di condannato? Contro di essa, prima inviarono allo sparuto gruppetto di loro adepti africani alcuni amministratori, fatti venire da lontano e di nascosto, di cui costui non si vergogna di fare il nome 63, in attesa di dare in qualche modo a questa povera gente ingannata vescovi propri. Tant'è vero che, dopo l'assoluzione di Ceciliano, essi denunziarono all'imperatore il vescovo d'Aphthungi, Felice: era lui il traditore, arcinoto a tutti; quindi Ceciliano, in quanto ordinato da un traditore, non avrebbe potuto essere vescovo. Per il momento Costantino non si rifiutò di dar corso alla loro accusa, benché fosse al corrente della loro malafede nell'incriminare Ceciliano di fatti mai commessi, perciò ordinò di trattare la causa di Felice. Essa fu istruita in Africa da Aeliano proconsole: anche Felice fu dichiarato innocente. Sono a disposizione gli atti proconsolari: chi vuole, li prenda pure e li legga! Questa sentenza non solo costituisce la prova culminante dell'innocenza di Ceciliano e la conferma della nettissima assoluzione dello stesso Felice, nonché l'esplicita condanna delle loro calunnie, che nel loro concilio lo avevano definito: fonte di tutti i mali, ma induce anche a pensare che la vita integerrima di Milziade non era stata minimamente intaccata dalle loro accuse. Ci sarà mai qualcuno così insensato da credere che, coloro i quali non perdonarono a Felice di aver consacrato Ceciliano, avrebbero potuto perdonare Milziade di averlo assolto, se la vita di questo vescovo, pur non essendo compromessa da alcuna offesa all'integrità della sua coscienza, non fosse stata oscurata da una qualsiasi fama ostile? O, forse, la montatura sulla sentenza del foro di Aphthungi poteva diventare la base delle loro accuse, mentre l'accertamento dei fatti, compiuto nel Campidoglio di Roma, sarebbe passato sotto silenzio?
Le accuse donatiste contro Mensurio ed altri sono infondate.
16. 29. Quanto a Mensurio, che cosa posso rispondere? Durante il suo periodo e fino al giorno della sua morte, il popolo dell'unità non conobbe alcuna scissione: proprio le lettere di Secondo di Tigisi, nelle quali si asserisce che fosse ripreso, confermano il carattere pacifico delle loro relazioni episcopali e la loro ininterrotta unione con il collegio episcopale. D'altronde, volendo manifestare ciò che pensava anche della Chiesa di Cirta e ingiuriando i vescovi cattolici di questa città con ogni sorta di insulti, quale risultato ottenne oltraggiando personaggi eminenti in santità, nostri contemporanei e ottimamente conosciuti da noi, se non mostrarci chiaramente che cosa dobbiamo pensare anche delle persone sconosciute che lui insulta alla stessa maniera? Per cui, come sono stati manichei Profuturo, deceduto pochi anni fa, e il tuttora vivente Fortunato, che gli è succeduto nell'episcopato, così sono stati traditori questi individui assolutamente sconosciuti, vissuti tanto tempo prima di noi, che costoro non cessano di accusare, e di cui oggi noi sappiamo con certezza che la loro vita fu irreprensibile, quanto alle accuse di cui sono fatti oggetto.
Essere calunniati con la Chiesa è attestato di gloria.
16. 30. Certamente non è una magra consolazione né una gloria da poco per ciascuno di noi essere incriminati dai nemici della Chiesa insieme alla Chiesa stessa; tuttavia la difesa della Chiesa non poggia sulla difesa di quegli uomini, che essi nominatamente perseguono con le loro false accuse. Insomma, che importa sapere chi furono Marcellino, Marcello, Silvestro, Milziade, Mensurio, Ceciliano e gli altri, bersagliati con ogni tipo di calunnia da parte dei Donatisti, perché in qualche modo dovevano giustificare il loro scisma? Costoro non pregiudicano minimamente la Chiesa cattolica, diffusa nel mondo intero!. La loro innocenza non diventa affatto la nostra corona, né la loro colpevolezza la nostra condanna. Se furono buoni, la battitura sull'aia cattolica li ha purificati come il grano; se furono cattivi, la battitura sull'aia cattolica li ha triturati come la paglia. Su quest'aia possono essere sia i buoni che i cattivi, al di fuori di quest'aia non possono essere i buoni. Chiunque viene separato da questa unità dal vento della superbia, in quanto è soltanto paglia, perché mai se la deve prendere con l'aia del Signore a causa della paglia che vi è mescolata?
I Donatisti sono stati a loro volta traditori e i più implacabili giustizieri dei presunti traditori.
17. 31. Anche noi diciamo, e non solo diciamo, ma lo comproviamo attraverso documenti scritti, sia ecclesiastici che civili, che Secondo di Tigisi, colui che a loro dire avrebbe riunito il concilio che condannò Ceciliano, accordò la pace ad alcuni traditori, rei confessi, per non provocare uno scisma, poiché lui stesso si vide accusare da Purpurio di Limata di aver consegnato le Scritture; diciamo anche che Vittore di Rusicada, Donato di Calama, Donato di Mascula, Marino di Acque Tibilitane e Silvano di Cirta sono stati a loro volta traditori e i più implacabili giustizieri dei presunti traditori. Questo lo proviamo sulla scorta degli atti ufficiali della Chiesa, della municipalità e del tribunale. Ma non per questo i membri del partito di Donato sono tutti traditori, in quanto aderenti a quel partito; come pure non sarebbe innocente il partito di Donato, se costoro risultassero estranei al reato di tradizione. A noi conviene piuttosto ascoltare la santa Scrittura, anziché calunniare qualcuno per i peccati commessi da altri o temere una simile calunnia da parte di chiunque. In effetti: Morirà l'anima che pecca 64, e: Ciascuno porterà il proprio fardello 65, e: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna 66, non quella d'altri. Si lascino crescere ambedue fino alla mietitura, per evitare che, raccogliendo prima del tempo la zizzania, non si sradichi insieme il grano buono 67; così come brucano insieme nei pascoli migliori i capri e gli agnelli, finché il Pastore infallibile non li separerà 68; come anche le reti dell'unità si riempiono di pesci finché non si tirano a riva, dove sarà fatta la selezione 69. Invece costoro, con il loro perverso e falso modo di pensare, pregiudicano se stessi, perché hanno la presunzione di essersi separati giustamente dalla comunione della Chiesa universale a causa dei peccati altrui: opinione assurda e folle, che li obbliga ad imputare i peccati di alcuni di loro a tutti. Se essi giudicano questo una cosa giusta, sono colpevoli in blocco di ogni misfatto commesso e constatato in flagranza da uno qualsiasi di loro; se invece essi lo riconoscono ingiusto, come di fatto lo è, allora sono tutti colpevoli della più iniqua separazione.
Conclusione della disputa.
18. 32. Ma, poiché in questo Discorso si tratta piuttosto dell'unico battesimo, concludiamo la nostra discussione dal punto in cui è iniziata: come nella medesima unità dell'aia del Signore né si devono lodare i cattivi a causa dei buoni, né si devono abbandonare i buoni a causa dei cattivi, così in un medesimo individuo né per la misura di onestà che è in lui si deve accettare la sua disonestà, né per la misura di disonestà che è in lui si deve negare la sua onestà, poiché, anche nell'iniquità dei Giudei si trova la verità della resurrezione dei morti, anche nell'iniquità dei pagani si incontra la verità di un solo Dio che ha creato il mondo, anche nella iniquità di coloro che, non raccogliendo con Cristo, disperdono 70, si trova la verità che fa loro scacciare nel nome di lui lo spirito immondo, e nell'iniquità dei templi degli idolatri è stata riscontrata la verità che faceva loro adorare il Dio ignoto 71, come pure nell'iniquità dei demoni è stata riscontrata la verità che ha fatto loro confessare Cristo 72. Allo stesso modo, anche nell'iniquità degli eretici non si deve negare l'eventuale presenza della verità, nella quale essi conservano il sacramento del battesimo.
1 - Cf. Fil 3, 15.
2 - Cf. Rm 7, 12.
3 - Rm 1, 21-23.
4 - Rm 1, 25.
5 - Rm 1, 18.
6 - At 17, 28.
7 - Cf. Cipriano, Quod idola dii non sint.
8 - At 17, 23.
9 - Ibidem.
10 - 1 Cor 1, 12.
11 - 1 Cor 1, 13.
12 - Cf. At 17, 23.
13 - At 17, 23.
14 - Cf. At 19, 1-5.
15 - Cf. Gv 3, 29.
16 - Mt 12, 30.
17 - Mt 7, 21-23.
18 - Cf. supra, 7, 9.
19 - Mt 12, 30.
20 - Mt 7, 22-23.
21 - 1 Cor 13, 2.
22 - Mt 12, 30.
23 - Mc 9, 38.
24 - Vedi supra, 7, 10.
25 - Mt 7, 23.
26 - Cf. Mt 13, 47-48.
27 - Vedi supra, 7, 10.
28 - Mt 7, 23.
29 - Cf. Mc 9, 39.
30 - Cf. Mc 1, 24; Gc 2, 19.
31 - Mt 16, 16.
32 - Mc 1, 24.
33 - Gc 2, 19.
34 - Ef 4, 5.
35 - Cf. At 17, 23.
36 - 1 Cor 1, 12.
37 - 1 Cor 1, 13.
38 - 1 Cor 15, 16.
39 - Rm 1, 18.
40 - Cf. At 19, 1-5.
41 - Cf. Gal 2, 14.
42 - 1 Pt 4, 8.
43 - Cf. Fil 3, 15.
44 - Cipriano, Epp. 70; 71; 72; 73; 74.
45 - Cf. Mt 3, 12.
46 - Cf. Mt 13, 48.
47 - Sal 49, 18.
48 - 1 Tm 5, 22.
49 - Is 52, 11.
50 - Lv 22, 4-6.
51 - 1 Cor 5, 6.
52 - Vedi supra, 14, 23.
53 - Cf. Mt 3, 12.
54 - Prv 24, sec. LXX.
55 - Cf. 2 Tm 2, 20.
56 - Cf. 2 Tm 2, 17-20.
57 - Cf. Mt 13, 48.
58 - Vedi supra, 14, 24.
59 - Cf. Gn 3, 1-7.
60 - Cf. Lc 22, 19-21.
61 - Prv 30, 12.
62 - 1 Pt 4, 8.
63 - Vedi supra, 14, 23.
64 - Ez 18, 4.
65 - Gal 6, 5.
66 - 1 Cor 11, 29.
67 - Cf. Mt 13, 29-30.
68 - Cf. Mt 25, 32-33.
69 - Cf. Mt 13, 47-48.
70 - Cf. Mt 12, 30.
71 - Cf. At 17, 23.
72 - Cf. Mc 1, 24; Gc 2, 19.
15 - Si parla della guerra che i demoni muovono nascostamente alle anime e di come il Signore le difenda per mezzo dei suoi angeli.
La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca277. Grazie all'abbondante dottrina dei testi ispirati ed a quella dei dottori e maestri, la Chiesa cattolica è già avvertita della vigilantissima malizia e crudeltà con la quale l'inferno si ingegna nella sua astuzia di portare tutti i suoi figli ai tormenti perenni, qualora gli sia consentito. Dalla Bibbia sappiamo anche che il potere infinito di Dio ci aiuta affinché, se vogliamo avvalerci del suo invincibile favore e sostegno, camminiamo sicuri sino a raggiungere la felicità senza fine che egli ci tiene preparata per i meriti di sua Maestà, se da parte nostra ce la guadagniamo. San Paolo dice che ciò è stato scritto per confermarci in tale fiducia e per consolarci con tale certezza, perché la nostra speranza non risulti vana se è accompagnata dalle opere. Per questo l'apostolo Pietro unisce l'una e le altre; infatti, dopo averci invitato a gettare ogni preoccupazione nel Signore, che ha cura di noi, subito soggiunge: Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.
278. Da questi ed altri ammonimenti generali, nonché dalla continua esperienza, i cristiani potrebbero discendere a formarsi un'opinione particolare e prudente delle trame e persecuzioni che i demoni ordiscono contro tutti per procurarne la perdizione; ma come uomini terreni ed assuefatti solo a quanto colgono attraverso i sensi non sollevano il pensiero a realtà più elevate e vivono in una falsa tranquillità, non rendendosi conto della spietata e segreta malvagità con cui essi provocano e conseguono la loro rovina. Non riconoscono neanche l'assistenza dell'Altissimo, che li soccorre e li salva, e, da ciechi e ignoranti, non sono grati per questo beneficio né temono quel pericolo. Giovanni proclama nell'Apocalisse: Guai a voi terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore. L'Evangelista udì questa dolorosa voce nel cielo, dove i beati, se fossero stati capaci di afflizione, l'avrebbero provata nell'apprendere la celata guerra che un avversario così forte, sdegnato e mortale veniva a combattere. Quantunque non possano soffrire, però, essi senza mestizia ci commiserano mentre, immersi in una simile dimenticanza e in un letargo tanto profondo, non sentiamo né pena né compassione verso noi stessi. Ora, ho compreso che gli occulti consigli di perfidia, che gli spiriti maligni hanno tenuto e tengono contro i misteri del Redentore e contro la comunità ecclesiale, mi sono stati rivelati nel corso della Storia appunto per risvegliare da questo sonno coloro che la leggeranno, come ho osservato spesso spiegando alcuni arcani circa la battaglia invisibile con la quale si danno da fare per trarci al loro volere. Qui, in occasione della dichiarazione di quello che accadde nella conversione di Saulo, questa verità mi è stata illustrata meglio, affinché la comunichi e sia palese come i ministri superni, al di sopra della nostra percezione, duellino ininterrottamente con i principi delle tenebre per proteggerci e come l'Onnipotente li debelli per mezzo di loro, di Maria, di Gesù o direttamente.
279. Degli alterchi e delle contese che i custodi hanno con i tentatori per difenderci dalla loro invidia e ostilità vi sono nella sacra Scrittura evidenti testimonianze, che per il mio intento è sufficiente supporre, senza riferirle. È noto che Giuda Taddeo afferma nella sua lettera, appartenente al canone, che Michele disputò con Lucifero per il corpo di Mosè, da lui sepolto per comando divino in un luogo del quale i giudei non erano informati. Satana pretendeva che fosse manifestato, per indurre il popolo ad adorarlo con sacrifici pervertendo così il culto della legge in idolatria. L'animosità del drago nei confronti dell'umanità è antica quanto la sua disobbedienza, ed è violenta e feroce nella misura della sua superbia contro Dio, da quando in cielo scoprì che il Verbo si sarebbe incarnato e sarebbe nato da colei che vide vestita di sole; a questo si è accennato nella prima parte. Dalla riprovazione di tali decreti della somma sapienza e dal rifiuto di sottomettere il proprio giudizio derivò il suo odio verso sua Maestà, e dal momento che non può sfogare la rabbia su di lui cerca di farlo sulle sue creature. Poiché per la sua natura angelica progetta con immobilità, per non retrocedere da quello che allora stabilì, sebbene muti avviso nell'escogitare espedienti, non cambia nella volontà di infierire su di esse. Anzi, il suo rancore è cresciuto e cresce sempre più per i doni concessi ai giusti e ai santi, e per le vittorie che ottiene su di lui la stirpe della sua rivale; di essa gli fu detto in minaccia che, anche se egli l'avrebbe insidiata, gli avrebbe schiacciato la testa.
280. Essendo, però, un essere intellettuale, che non si affatica e non si stanca, si affretta a perseguitarci al punto che il conflitto comincia nell'istante stesso in cui iniziamo ad esistere nel grembo materno e non termina se non quando periamo; si verifica quello che sostiene Giobbe, cioè che la vita dell'uomo è una dura lotta sulla terra. Lo scontro, inoltre, non è dato solo dal fatto che siamo concepiti nella colpa originale e ne usciamo con il fomite del peccato e con le passioni sregolate, che inclinano al male; oltre a questo combattimento, che è continuamente in noi, il demonio ci assale con ira, valendosi di tutta la sua furbizia e cattiveria e della potestà che gli è permessa, e quindi dei nostri sensi e impulsi come pure delle nostre facoltà e tendenze. Tutto ciò non gli basta, ma fa anche in modo di servirsi di altro per precluderci il rimedio della salvezza e la sopravvivenza. Se non gli riesce, non lascia mai intentata nessuna delle offese che comprende di poterci recare, per traviarci e farci decadere dall'amicizia dell'Altissimo.
281. Esporrò adesso come questo avvenga, soprattutto per i figli della Chiesa. Appena gli avversari sanno che è stato procreato un corpo umano, indagano innanzitutto l'intenzione dei genitori, se siano in stato di grazia e se abbiano ecceduto o meno in tale atto. Poi, valutano la loro costituzione, poiché ordinariamente si trasmette, e considerano anche le ragioni generali che concorrono alla formazione del fisico, ricavandone con lunghi esami un pronostico di come sarà il bambino. Se questo è buono, si ingegnano entro le loro possibilità di impedire l'infusione dell'anima, provando con pericoli o tentazioni a provocare l'aborto nei quaranta o negli ottanta giorni che passano prima di essa; ma, allorché si rendono conto che ciò accade, il loro furore diviene tremendo nel darsi da fare perché il piccolo non venga alla luce o non giunga a ricevere il battesimo, dove questo possa essere impartito immediatamente. Allo scopo, con delle suggestioni inducono le donne a molti disordini ed eccessi, che lo mettano in movimento in anticipo o lo facciano morire nel ventre. Tra i cattolici e gli eretici che fanno uso di tale sacramento sarebbero contenti di ostacolarne l'amministrazione, affinché egli non sia giustificato e vada al limbo, nel quale non contemplerà il Signore, mentre tra i pagani e gli idolatri non si prendono affanno dato che sarà certamente dannato.
282. Contro l'implacabile malizia del serpente l'Onnipotente tiene disposta in varie maniere la sua difesa. La più comune è quella della provvidenza con cui dirige le cause naturali perché producano i loro effetti nei tempi opportuni, senza che possano essere arrestate o disturbate, circoscrivendo il potere con il quale costui sconvolgerebbe il mondo se fosse lasciato in sua balìa. Dio nella sua bontà non lo tollera e non cede le sue opere né il governo delle cose inferiori né tanto meno quello degli uomini ai suoi nemici giurati, che nell'eccellente organizzazione dell'universo sono solo vili carnefici, e peraltro per quanto viene loro ordinato e consentito. Se i depravati non li aiutassero, accettando i loro inganni e commettendo misfatti da castigare, tutto manterrebbe la propria armonia e non capiterebbero tra i fedeli così numerose disgrazie nei raccolti, nelle infermità, nei decessi repentini ed in tanti malefici quanti essi ne hanno inventati. Queste ed altre sventure nei parti, guastati per le sregolatezze e le trasgressioni, provengono dal fatto che li assecondiamo e meritiamo di essere puniti per mezzo della loro perfidia, poiché noi stessi ci abbandoniamo ad essa.
283. Inoltre, c'è la protezione speciale dei santi angeli, ai quali, come dice Davide, è stato dato il comando di portarci sulle loro mani perché non inciampiamo nei lacci infernali, e che saranno inviati a circondarci e preservarci da ogni rischio; essa ha principio, come la persecuzione, mentre siamo ancora nel grembo e prosegue fino al momento in cui ci presenteremo al tribunale divino, conformemente alla sorte che avremo guadagnato. Nell'istante del concepimento è loro chiesto di vegliare sul nascituro e sulla madre e successivamente, quando conviene, viene assegnato un custode particolare, come si è già dichiarato; perciò, per soccorrere chi è loro affidato, essi subito hanno pesanti diverbi con i diavoli. Questi allegano il loro diritto sulle creature, perché sono state generate nel peccato e sono maledette, indegne della grazia, nonché loro schiave. Gli spiriti superni si oppongono sostenendo che sono state concepite secondo l'ordine naturale, sul quale il principe delle tenebre non ha autorità; che, se hanno la colpa originale, ciò è dovuto ai progenitori e non alla loro volontà; che, tuttavia, il sommo sovrano le forma affinché lo conoscano, lo lodino e lo servano e affinché, per la sua vita e la sua passione, possano entrare nella gloria; che questi fini non devono essere bloccati solo dal volere satanico.
284. Lucifero e i suoi adducono anche che nella loro procreazione è mancata la retta intenzione e sono stati oltrepassati i limiti; questa è la loro ragione più forte, perché senza dubbio le perversioni rendono assai immeritevoli di difesa e meritevoli dell'interruzione della gravidanza. Eppure, benché questo succeda spesso e alcune periscano prima di uscire alla luce, generalmente gli esseri celesti le salvaguardano. Se si tratta di figli legittimi, attestano che i loro genitori hanno avuto il sacramento e la benedizione del sacerdote; allo stesso modo, se questi ultimi sono generosi nel fare elemosine, sono compassionevoli, hanno qualche devozione o fanno delle azioni buone, citano tali qualità, adoperandole come strumenti di battaglia. Nel caso di figli illegittimi, la contesa è più dura, dato che i rivali hanno più ampia giurisdizione quando l'Altissimo viene tanto offeso ed è giusto un castigo rigoroso; così, prendendosene cura, egli palesa maggiormente la sua liberale misericordia, di cui i suoi messaggeri si valgono a loro favore, ripetendo che sono effetti naturali, come si è detto. Laddove il padre e la madre non hanno virtù ma vizi, menzionano quelle che trovano negli antenati e nei parenti, le preghiere degli amici e di coloro ai quali si sono raccomandati. Affermano, inoltre, che il bambino non ha responsabilità del rapporto illecito da cui è nato e, crescendo, può arrivare a un'eminente santità; quindi, il drago non ha il diritto di impedirgli di conoscere e amare chi gli ha donato l'esistenza. A volte è rivelato loro che certi piccoli sono stati eletti per qualcosa di importante a vantaggio della comunità ecclesiale ed allora il sostegno che danno è molto attento e valido, ma pure il furore del maligno aumenta, per ciò che congettura dalla stessa sollecitudine che scorge.
285. Queste lotte e le altre che riferiremo sono spirituali, come lo sono gli angeli, i nemici e le armi con le quali li combattono. Le più offensive sono le verità circa la Divinità , la Trinità , Cristo, l'unione ipostatica, il nostro riscatto e l'immenso amore che egli ha per noi in quanto Dio e in quanto uomo, procurando la nostra felicità perenne; quindi, l'eccellenza e purezza della Signora, i suoi privilegi e le sue opere. Di questi arcani i custodi mostrano agli avversari nuove immagini, costringendoli, se non lo fa direttamente l'Eterno, a osservarle e a volgere ancora ad esse l'attenzione. Di conseguenza accade, come asserisce l'apostolo Giacomo, che i demoni credono e tremano, perché sono tanto atterriti e tormentati che, per non riflettere molto su questo, si precipitano negli abissi e sono soliti domandare che vengano tolte loro tali specie, in particolare quella dell'unione ipostatica, poiché li torturano più dello stesso fuoco che li strazia, per l'odio che hanno verso i misteri del Redentore. Perciò, gli esseri superni replicano frequentemente: «Chi è come Dio? Chi è come Gesù, Dio ed uomo vero, il quale fu crocifisso per la salvezza del mondo? Chi è come Maria, nostra regina, che fu esente da ogni macchia e dette nel suo ventre carne e forma umana al Verbo, rimanendo sempre vergine?».
286. Le persecuzioni dei diavoli e la vigilanza degli angeli si protraggono alla nascita. Qui tocca il culmine l'accanimento del serpente contro i neonati che possono essere bagnati dall'acqua battesimale, perché si affatica per ogni via e per quanto può allo scopo di impedirlo. Qui l'innocenza degli infanti esclama con le parole di Ezechia: Signore, io sono oppresso; proteggimi; sembra che a nome loro lo facciano i custodi, che badano ad essi con estrema premura, giacché sono già fuori dal grembo e non sono capaci di difendersi, né la diligenza di chi li accudisce riesce a considerare tutti i pericoli ai quali sono esposti a quell'età. Suppliscono spesso gli inviati del cielo, quando essi dormono o sono soli in occasioni in cui altrimenti ne soccomberebbero numerosi. Noi che giungiamo al battesimo e alla confermazione troviamo una potente fortificazione, per il carattere con il quale siamo contrassegnati come cristiani, per la giustificazione con la quale siamo rigenerati come figli di Dio ed eredi della sua gloria, per le virtù della fede, speranza e carità e per le restanti con le quali siamo adornati e irrobustiti per fare il bene, per l'accesso agli altri sacramenti e suffragi della Chiesa, nei quali ci vengono applicati i meriti dell'Unigenito e dei beati, e per altri enormi benefici che confessiamo. Se ne approfittassimo, vinceremmo Lucifero ed egli non avrebbe più parte alcuna in nessuno di noi.
287. Ma, ahimè! Sono molto pochi coloro che, arrivando all'uso della ragione, non perdono subito la grazia ricevuta e non si arruolano sotto la bandiera satanica contro sua Maestà. Da questo appare che egli sarebbe retto se ci abbandonasse e ci negasse l'assistenza della sua provvidenza e dei suoi servitori; ma non fa così, ed anzi, quando iniziamo a rendercene indegni, la incrementa con maggiore clemenza per manifestare in noi le ricchezze della sua sconfinata bontà. Non ci sono espressioni in grado di spiegare quale e quanta sia la malizia, l'astuzia e la solerzia del tentatore per indurre i mortali al male, allorché cominciano a capire. A tal fine, parte assai da lontano, facendo in modo che durante l'infanzia si abituino a comportamenti viziosi e che ne odano e vedano altri simili nei familiari, in chi li alleva e nella compagnia di qualcuno peggiore e più grande. Inoltre, si prodiga perché i genitori trascurino di evitare la rovina in quei teneri anni nei quali, come su morbida cera o su una tavola liscia, si imprime tutto quello che viene percepito per mezzo dei sensi, e attraverso ciò il nemico muove le inclinazioni e le passioni. Ordinariamente le persone agiscono in forza di esse, se non sono dirette da un aiuto speciale; ne deriva che, appena pervengono all'utilizzo della razionalità, le seguono nelle cose piacevoli e attraenti, delle cui immagini hanno piena la fantasia. Il principe delle tenebre, spingendole a commettere una trasgressione, si impossessa immediatamente delle loro anime ed acquista nuova giurisdizione su di esse per trarle ancora in errore, come di solito succede per sventura di tante.
288. Non è minore l'impegno sollecito dei ministri divini nel prevenire tale danno. Per questo, comunicano parecchie sante ispirazioni ai padri e alle madri, affinché si diano pensiero dei loro piccoli, li istruiscano nella legge dell'Altissimo, li avvezzino ad opere cristiane e ad alcune pratiche religiose, li distacchino con il loro esempio da tutto quello che è negativo e li esercitino nelle virtù. Le mandano anche a questi, tenendo conto dell'età e della luce che il Creatore dà loro intorno a quanto desidera compiere in ciascuno. Hanno aspri duelli con gli spiriti cattivi, che allegano contro i bambini le cadute dei genitori e le azioni disordinate che essi stessi fanno, le quali, benché non colpevoli, sono tutte rivendicate dal diavolo e, a suo dire, gli conferiscono il diritto di continuarle in loro. Se con l'uso della ragione i fanciulli prendono a mancare, è durissima la resistenza che egli fa perché gli angeli non li allontanino da ciò. Allo scopo questi presentano le qualità dei parenti e degli antenati e i loro medesimi atti; anche se si tratta soltanto dell'aver pronunciato il nome di Gesù o di Maria, quando viene loro insegnato, portano la cosa a loro favore, poiché hanno onorato il Signore e la Vergine. Se , poi, hanno altre devozioni, e se sanno e recitano le orazioni, pure di questo si avvalgono come di armi proprie dell'uomo per difenderlo dal demonio, perché con ogni gesto buono gli sottraiamo un po' dell'autorità che ha acquisito contro di noi per il peccato originale, e soprattutto per quelli attuali.
289. In seguito la battaglia diviene più accesa poiché, dall'istante in cui ci macchiamo di qualcosa, il serpente è terribilmente attento per procurarci la morte prima che facciamo penitenza, affinché andiamo in perdizione. Inoltre, perché incorriamo in altri delitti, riempie di lacci e di rischi le vie di ogni stato, senza eccettuarne alcuno, benché non in tutti metta gli stessi. Se questo segreto fosse noto per come è realmente, e si riconoscessero le reti e le trappole che per nostra responsabilità sono state tese, tutti camminerebbero tremando, tanti cambierebbero condizione di vita o non avrebbero l'ardire di sceglierla e altri lascerebbero i posti, gli incarichi e le dignità che bramano. Intanto, ignorando la minaccia sono malsicuri, perché non sono capaci di intendere né di credere che quanto avvertono tramite i sensi, e così non temono le insidie e i trabocchetti preparati per loro triste disgrazia. Perciò, sono tantissimi gli stolti e scarsi gli accorti e i veri saggi, molti i chiamati e pochi gli eletti, senza numero i dissoluti e rari i virtuosi e i perfetti. Con il moltiplicarsi delle colpe personali, satana acquista atti di proprietà sulle anime. Se non può uccidere chi tiene schiavo, fa almeno in modo di trattarlo da vile servo, adducendo la motivazione che costui di giorno in giorno diventa più suo ed egli stesso lo vuole essere, che nessuna giustizia può toglierlo dalle sue mani né prestargli soccorso, perché non accetta, né applicargli i meriti del Redentore, che disprezza, o l'intercessione dei beati, dei quali è dimentico.
290. Con questi ed altri titoli, che non è possibile riferire, il drago pretende di accorciare il tempo della penitenza a chi ritiene suo; se non ottiene ciò, si sforza di sbarrare le strade per le quali possa arrivare a salvarsi, e sono molti quelli in cui consegue il suo intento. A nessuno, però, viene meno la protezione degli angeli, che ci fanno scampare infinite volte da pericoli gravissimi, e questo è così certo che vi è appena qualcuno che non lo abbia sperimentato nel corso degli anni. Ci ispirano continuamente e mettono in moto quanto conviene per avvisarci e risvegliarci. Contro il furore infernale, ricorrono a nostro vantaggio a tutto quello che il loro intelletto può giungere a trovare e a cui la loro ardentissima carità e il loro potere si possono estendere. Devono farlo ripetutamente per tanti, che si sono sottomessi completamente a Lucifero e utilizzano la libertà delle proprie facoltà solo per questa temerarietà. Non parlo dei pagani, degli idolatri e degli eretici; infatti, sebbene gli esseri superni li aiutino, diano ad essi dei suggerimenti e li spronino talora ad opere conformi ai principi morali, che poi sfruttano a loro beneficio, comunemente il più che effettuano per loro è preservarne la vita, affinché la causa dell'Altissimo sia ulteriormente legittimata avendo egli atteso tanto la loro conversione. Si affaticano anche perché non precipitino in tutti i misfatti ai quali gli avversari li incoraggiano, giacché il loro amore si dilata fino a far sì che almeno non guadagnino molte pene, mentre al contrario la malizia diabolica cerca di assicurare loro le peggiori.
291. Nel corpo mistico della Chiesa l'asprezza delle contese varia secondo i differenti stati delle anime. Generalmente, i custodi impiegano per tutte come armi comuni il battesimo, il carattere, l'amicizia divina, le doti, le azioni rette, i meriti, la devozione per i santi, le invocazioni dei giusti che pregano per esse e ogni moto positivo. Tale presidio per gli uomini dabbene è assai saldo perché, dato che sono nella familiarità con l'Onnipotente, danno agli inviati del cielo più diritto; così, questi allontanano i rivali, ai quali li fanno vedere come tremendi. Solo per un siffatto privilegio si dovrebbe stimare la grazia al di sopra di tutte le realtà create. Altri, poi, sono tiepidi, difettosi, cascano facilmente e ad intervalli si rialzano; contro di loro il maligno può infierire più crudelmente. I ministri dell'Eterno, però, li sostengono e pongono grande diligenza perché, come dice Isaia, la canna incrinata non si spezzi e lo stoppino dalla fiamma smorta non si spenga.
292. Ci sono, quindi, alcuni tanto depravati ed infelici che non hanno mai fatto il bene da quando hanno perso la grazia sacramentale o, se talvolta si sono sollevati dal peccato, vi sono ripiombati così stabilmente che pare che abbiano concluso i conti con sua Maestà e vanno avanti come senza la prospettiva di un'esistenza oltre la morte, né timore della dannazione, né alcuna riflessione sul proprio comportamento. In essi non ci sono azioni vitali dello Spirito o impulsi di autentica virtù, e non si ravvisa niente da allegare in loro difesa. I nemici gridano: «Perlomeno questi sono nostri in tutti i modi, sono soggetti al nostro dominio e il Signore non ha parte alcuna in essi». Allo scopo mostrano tutte le malvagità e tutti i vizi di quelle persone, che sottostanno spontaneamente a un tanto pessimo padrone. Qui è incredibile ed inesplicabile ciò che accade tra gli angeli e i demoni, poiché questi ultimi si oppongono con estrema violenza perché non venga portato ausilio. Dal momento che in questo non possono resistere alla volontà del sommo Re, fanno di tutto affinché le anime non lo accettino e non siano attente ai suoi richiami. Avviene di solito una cosa degna di rilievo: per tutte le ispirazioni che egli manda da sé o tramite i suoi messaggeri è necessario scacciare prima i tentatori, perché sia rivolto ad esse l'interesse; inoltre, perché quegli uccelli rapaci non tornino immediatamente a disperdere tale semenza`, i custodi la proteggono con le parole già riferite: «Chi è come Dio, che abita nelle altezze? Chi è come Gesù, che sta alla destra del Padre? Chi è come Maria purissima?». Pronunciano pure altre espressioni simili, dalle quali i draghi fuggono sprofondando in qualche caso negli abissi, da dove però in seguito risalgono per lottare ancora, poiché non ha termine la loro ira.
293. I serpenti provano anche in tutte le maniere ad ottenere che i discendenti di Adamo moltiplichino le trasgressioni, affinché si compia subito il numero delle loro iniquità e si abbrevino i loro anni e il tempo della penitenza, per trascinarli con sé al castigo perenne; ma gli esseri celesti, che si rallegrano per il ravvedimento, se non riescono a conseguirlo si prodigano per trattenere per quanto è possibile i cristiani dagli sbagli, togliendone loro una quantità immensa di occasioni e procurando che in mezzo a queste si frenino e limitino. Quando, nonostante tali premure ed altre che sono sconosciute, non sono in grado di ricondurre tanti che sono nell'errore, si valgono dell'intercessione della Vergine e la implorano di interporsi come mediatrice e di confondere i seduttori. Perché i rei vincolino in qualche modo la sua clementissima pietà, si ingegnano di far sì che abbiano una speciale devozione per lei e le prestino dei servizi che le possano venire offerti, dato che, anche se è vero che tutte le opere buone fatte nel male sono morte e sono come armi debolissime, per l'onestà dei loro oggetti e dei loro fini hanno sempre degli effetti, sebbene remoti, e rendono meno indisposti. Allorché sono presentate da loro, e ancor più dalla Madre, hanno qualcosa di vita o di somiglianza di vita al cospetto dell'Altissimo, il quale le guarda differentemente che in chi le ha eseguite e si fa persuadere non dal rispetto per esse, ma dal riguardo per chi lo supplica.
294. Per questa strada moltissimi escono dal traviamento e dalle grinfie di satana con l'assistenza della Regina, qualora quella degli spiriti superni non basti perché hanno raggiunto condizioni così spaventose da aver bisogno di un braccio tanto forte. Perciò i nostri avversari sono assai tormentati nella loro collera nello scorgere un peccatore che
la invoca o si ricorda di lei; infatti, poiché è loro nota la misericordia con la quale lo accoglie e sanno che accettandone la difesa fa sua la causa, rimangono senza speranza né vigore per resisterle, ed anzi si danno all'istante per vinti e abbattuti. Se il supremo sovrano intende realizzare una conversione singolare, succede spesso che ella imponga loro con autorità di allontanarsi e di precipitare nelle voragini sotterranee; altre volte, anche senza ciò, egli li fa scappare terrorizzati e sconfitti mostrando al loro intelletto immagini delle prerogative e dell'eccellenza di lei, in modo che lascino le anime libere per corrispondere alla grazia che ella stessa ottiene loro dal Figlio.
295. Eppure, benché l'intervento della Signora sia così efficace e il suo comando così terribile, e benché l'Eterno non conceda nessun beneficio nel quale ella non abbia parte, in varie circostanze combatte per noi la beatissima umanità del Verbo incarnato, che si dichiara con lei a nostro favore e schiaccia i ministri di Lucifero. Tanto e tale è l'amore con cui si preoccupa della salvezza dei mortali! Questo non avviene solo quando essi si giustificano con i sacramenti, tramite i quali i nemici sperimentano subito contro di sé la virtù del Redentore e i suoi meriti; in altre mirabili trasformazioni interiori egli mette in loro alcune specie particolari dei suoi misteri, con le quali li atterrisce e sgomenta. Fu così per Paolo, Maria di Màgdala ed altri santi, e ugualmente accade se c'è la necessità di sostenere qualche regno cattolico o la Chiesa a motivo dei tradimenti e delle malvagità che i principi delle tenebre escogitano per la loro distruzione. In questi casi non solo l'umanità, ma pure la divinità infinita con il potere che è attribuito al Padre si schiera senza indugio contro di essi nella maniera che ho illustrato, con ulteriori rivelazioni ed immagini dei suoi arcani e di come li voglia sopraffare e spogliare della preda che hanno fatto o progettano di fare.
296. Quando sono usati mezzi simili, l'intero inferno resta per lunghi giorni prostrato e avvilito nel profondo delle sue caverne e coloro che lo abitano emettono urla di lamento senza poter uscire finché non ne è data loro licenza; appena la ricevono, vengono nuovamente ad angariarci con la stessa antica rabbia. Sebbene non paia che si accordi con la superbia e l'arroganza il tornare a contendere con chi li ha duramente sgominati, prevalgono in loro l'invidia della possibilità che abbiamo di giungere a godere il Signore e lo sdegno con cui bramano di impedirlo, tanto da non farli desistere dal molestarci sino alla fine. Ho però compreso che, se le nostre colpe non ci avessero reso così smisuratamente indegni della sua pietà, Dio si servirebbe sovente della sua potenza illimitata a vantaggio di molti, anche con miracoli. Lo farebbe soprattutto per proteggere il suo corpo mistico e alcuni stati cattolici, sventando le trame con le quali il maligno disegna di mandare in rovina la cristianità; in questi infelici secoli lo osserviamo con i nostri occhi e intanto non ci guadagniamo il soccorso, perché tutti senza eccezioni irritiamo la giustizia celeste e il mondo si è alleato con il serpente, in balìa del quale viene permesso che si abbandoni, dal momento che si ostina nella sua follia tanto ciecamente e caparbiamente.
297. Nella conversione di san Paolo si manifestò l'aiuto divino di cui abbiamo parlato, poiché egli, come afferma in una lettera, fu scelto fin dal seno di sua madre per essere apostolo e strumento eletto. Il corso della sua esistenza, sino alla persecuzione che egli mosse contro la comunità ecclesiale, fu poi frammezzato da diversi eventi che confusero il diavolo, come capita spesso; ma questi lo scrutò dal concepimento, considerando le sue caratteristiche e la sollecitudine degli angeli che vigilavano su di lui, la quale accrebbe il suo odio tanto che nei primi anni aspirò ad ucciderlo. Non ci riuscì e successivamente, vedendolo divenuto oppressore dei fedeli, cercò al contrario di conservarlo in vita. Per trarre il giovane fuori da questo inganno, con cui così volontariamente si era assoggettato ai demoni, non bastarono i custodi, ma scese in campo la Regina , prendendo come sua la causa. Per lei Gesù stesso e l'Altissimo intervennero con il loro vigore e con mano imbattibile, liberandolo dalle unghie del drago, che fu scagliato in un istante negli abissi con tutti i suoi seguaci che scortavano e provocavano il futuro discepolo sulla via di Damasco.
298. Essi provarono in tale occasione il flagello della forza di sua Maestà e rimasero per un po' terrorizzati e abbattuti nel fondo del loro dominio; quando, però, furono tolte le specie che erano state messe nel loro intelletto per turbarli, ricominciarono a respirare nella loro ira. Il loro capo li convocò ed esordì: «Come è possibile che io abbia riposo davanti a tanto ripetute offese, che quotidianamente subisco da questo Verbo incarnato e da colei che lo generò e partorì? Dov'è il mio valore? Dove sono la mia energia, il mio furore e gli insigni trionfi che con esso ho riportato sui mortali dopo essere stato precipitato senza ragione dall'empireo? Sembra, compagni miei, che l'Eterno intenda chiudere le porte di questo luogo e spalancare quelle della sua casa, demolendo il nostro impero e facendo svanire i miei piani e desideri di attirare tutti ai nostri tormenti. Se compie per essi tali opere oltre ad averli redenti con la sua passione, se dimostra loro un simile affetto, se li riconduce alla familiarità con lui con così straordinarie meraviglie, anche se avessero anime di fiere e cuori di diamante cederebbero di fronte a tanta tenerezza e a tanti favori. Tutti lo ameranno e ascolteranno; altrimenti, sarebbero più ribelli e testardi di noi. Chi sarà insensibile al punto di non trovarsi costretto ad essere grato a questo Dio fatto uomo, che con tante carezze procura la sua stessa gloria? Saulo era nostro amico, ostile al Crocifisso, ed io lo manovravo per i miei scopi, lo tenevo sottomesso al mio volere e lo avevo destinato a crudelissime pene quaggiù; ma egli me lo ha impensatamente sottratto e con autorità ha elevato un essere plasmato dalla polvere a una sublime grazia e a benefici tali che noi stessi, benché a lui avversi, ne siamo stupefatti. Che cosa ha mai fatto costui per meritare una sorte così beata? Non stava forse al mio servizio, eseguendo i miei ordini ed oltraggiandolo? Dunque, se il Signore è stato tanto generoso con lui, come sarà con quanti sono meno peccatori? Se anche non li chiamerà a sé con uguali prodigi, lo farà con il battesimo e gli altri sacramenti, che li giustificano giorno per giorno. Con questo raro esempio si tirerà tutti dietro, e colui per mezzo del quale pretendevo di estinguere la Chiesa la difenderà con notevole coraggio. È possibile che io debba osservare la vile natura umana innalzarsi alla felicità che persi ed entrare lassù, da dove fui scacciato? Ciò mi angustia più del fuoco nella mia collera. Mi infurio e impazzisco, perché non posso annientarmi; lo faccia pure il Creatore e non mi lasci nella sofferenza. Vassalli miei, questo non può però succedere, e allora ditemi: che cosa faremo contro un tale rivale? Non siamo in grado di nuocergli, ma lo siamo di vendicarci su coloro che gli sono tanto cari, poiché nel farlo andiamo contro il suo beneplacito. Dato che la mia grandezza è ferita soprattutto dalla donna dalla quale egli nacque ed è particolarmente inasprita nei suoi confronti, mi propongo di tentare ancora una volta di eliminarla, facendo scontare in questa maniera al suo Unigenito l'ingiuria che ci ha fatto strappandoci Saulo e gettandoci in queste profondità. Non mi darò sollievo finché non l'avrò vinta. Perciò, determino di concretizzare contro di lei tutto quello che ho macchinato contro l'Onnipotente e i suoi figli da quando sono disceso qui. Venite tutti a sostenermi nell'impresa e ad obbedire ai miei comandi».
299. A tanto si estesero la risoluzione e l'esortazione di Lucifero. Alcuni dei suoi risposero: «Nostro capitano, siamo pronti ad ogni tuo cenno, sapendo quanto ella ci strazi ed affligga; ma potrà capitare che da sola ci resista e disprezzi le nostre diligenze e seduzioni come ha fatto in altre circostanze, rivelandosi superiore a tutto. Quello che sentirà più di ogni altra cosa è che la tocchiamo nei discepoli, perché è loro affezionata come madre e se ne prende molto cura. Suscitiamo la persecuzione contro di essi, poiché in ciò abbiamo dalla nostra parte l'intero giudaismo, sdegnato contro questa nuova dottrina, e i sacerdoti e i farisei ci assicureranno il conseguimento di tutto quello che architettiamo. Tu, poi, rivolgerai subito il tuo rancore contro la nostra nemica». Satana approvò tale consiglio, dichiarandosi soddisfatto di coloro che lo avevano espresso. Così, fu stabilito che sarebbero usciti a distruggere la comunità dei credenti per mano di altri, come prima avevano cercato di fare valendosi di quel giovane. Da questo decreto infernale risultarono i fatti che riferirò in seguito e il combattimento che Maria ebbe con il serpente e con i suoi ministri, ottenendo parecchie vittorie per la Chiesa , come ho già accennato.
Insegnamento della Regina del cielo
300. Mia diletta, fintanto che sei nel mondo i tuoi discorsi, per quanto pesanti, non giungeranno mai a manifestare completamente l'invidia dei demoni contro le anime, né la crudeltà, l'astuzia, le frodi e i raggiri con cui la loro rabbia le opprime per indurle alla colpa e quindi al castigo senza fine. Provano ad impedire tutti gli atti lodevoli che potrebbero fare e, se non ci riescono, si affaticano per guastarli e pervertirli. Al contrario, la loro perfidia si sforza di introdurre in esse tutte le malignità che con il loro ingegno arrivano ad escogitare. La protezione di Dio sarebbe mirabile, se esse concorressero e corrispondessero per quello che spetta loro. Perciò, l'Apostolo ammonisce di essere cauti tra i pericoli e le imboscate, comportandosi non da stolti ma da saggi, profittando del tempo presente, perché i giorni dell'esistenza terrena sono cattivi e pieni di rischi". Altrove aggiunge l'invito ad essere saldi e irremovibili per abbondare in tutte le opere buone, giacché tale fatica non è vana nel Signore. Il principe delle tenebre, che conosce questa verità e ne ha paura, fa sì che i mortali si abbattano allorché cadono, affinché, sfiduciati, si disperino e interrompano tutte le azioni apprezzabili, privandosi così delle armi con le quali gli angeli possono difenderli e far guerra ai diavoli. Benché quei gesti nelle persone viziose non siano vivificati dalla carità e non implichino meriti in ordine alla grazia e alla gloria, sono di considerevole utilità per colui che li compie. Talvolta accade che, essendosi questi abituato ad essi, la pietà divina si muove a concedergli aiuti più efficaci, perché vi ponga più fervore, con dolore per gli errori commessi e genuino amore, portandolo in questo modo alla salvezza.
301. Da tutto il bene che la creatura fa noi traiamo motivo per custodirla e per domandare alla benignità dell'Altissimo di guardarla con clemenza e di sollevarla dal suo stato. I santi si ritengono vincolati anche dalla sincera implorazione del loro soccorso nel bisogno e dalla devozione nutrita per essi. Se per la loro magnanimità sono tanto inclini a favorire gli uomini tra le difficoltà e i conflitti che ravvisano dovuti al drago, non può stupirti, o carissima, che io sia così compassionevole verso quelli che ricorrono alla mia comprensione per il proprio riscatto, che io bramo infinitamente più di loro stessi. Non è possibile contare la moltitudine che ho affrancato dal potere di costui per la venerazione verso di me, anche quando si è trattato semplicemente della recita di un ?Ave Maria? o di una sola parola in mio onore e per invocarmi. Il mio affetto è tale che, se al momento opportuno tutti mi supplicassero di cuore, nessuno perirebbe, ma i reprobi non lo fanno perché le loro ferite spirituali, non essendo percepibili ai sensi, non li tormentano; esse, anzi, quanto più si replicano, tanto minore pena procurano, dato che la seconda mancanza è già un colpo che percuote un cadavere, che non sa né temere né prevenire né avvertire il danno che riceve.
302. Da questa triste impassibilità deriva in moltissimi la dimenticanza della perdizione e della sollecitudine con la quale Lucifero la provoca. Senza capire su che cosa fondino la propria falsa sicurezza, dormono e riposano nella loro rovina, mentre sarebbe conveniente che fossero spaventati, riflettessero sulla dannazione che li minaccia da vicino e almeno ricorressero a sua Maestà, a me e agli altri beati per chiedere il rimedio; ma non sono capaci neppure di qualcosa che costa loro tanto poco, se non quando ormai non possono più procacciarselo, poiché lo fanno senza le condizioni che permettono che venga loro accordato. Se talora lo ottengo a qualcuno all'estremo, ciò è perché vedo quanto costò al mio Unigenito la redenzione. Questo privilegio, però, non può valere come legge comune a tutti e quindi finiscono all'inferno tanti figli della Chiesa, che, ingrati e sciocchi, disprezzano quello che il supremo sovrano offre loro in molteplici maniere e con potenza. Dopo che avranno scoperto la sua misericordia e quella che mi spinge a desiderare di porre riparo a una simile sventura, nonché la bontà dei cittadini del cielo, pronti ad intercedere per loro, saranno un'altra volta sconcertati per aver comunque rifiutato di dare al Padre l'esaltazione e a me e ad essi il gaudio che avremmo avuto nel farli scampare dalla morte eterna, se si fossero rivolti a noi.
303. Voglio svelarti adesso un altro segreto. Ti è già noto che Gesù afferma nel Vangelo che gli angeli gioiscono se un peccatore si pente e si converte al cammino della vita; lo stesso succede allorché i retti fanno atti di autentica virtù e degni di ulteriori gradi di gloria. Ora, al contrario questo avviene nei nemici per tutte le colpe, nessuna delle quali, per quanto piccola, manca di recare loro soddisfazione; quelli che hanno indotto ad esse avvisano subito gli altri abitanti delle carceri perenni, affinché pure costoro se ne rallegrino, le segnino come in un registro per accusarne i responsabili presso l'equo giudice e sappiano di avere accresciuto il proprio dominio sugli infelici soggetti alla loro volontà secondo la gravità di ciò di cui questi si sono macchiati. Tanto smisurato è il loro odio per gli uomini e tanto sleale la modalità del loro tradimento quando li ingannano con qualche diletto passeggero e apparente! Il Signore, però, che è giusto in tutte le sue opere, per punire questa spietatezza ha deciso che il ravvedimento dei malfattori e le azioni belle delle persone dabbene siano una tortura particolare per loro, che si allietano con somma iniquità di quella che è una sciagura.
304. Tale flagello della Provvidenza li molesta pesantemente, perché non solo li confonde e li affligge nella tremenda avversione che hanno per l'umanità, ma con le vittorie dei santi e di quanti si sono già convertiti toglie loro in gran parte le energie che ha dato e dà ad essi chi si lascia abbindolare dalle menzogne e disobbedisce al vero Dio. Per la sofferenza che provano in questa circostanza, infieriscono ancor più sui dannati: come nelle altezze per il bene c'è nuova allegrezza, nel loro regno si esasperano la mestizia e lo scompiglio con le loro urla e i loro dispetti, che causano nuovi patimenti accidentali a chi dimora in quel luogo di orrore. In questo modo nell'empireo e negli abissi si verificano effetti opposti. Quando un'anima è risanata dai sacramenti, specialmente da quello della riconciliazione, se accompagnato da sincera contrizione, spesso i diavoli per un po' di tempo non ardiscono comparire alla sua presenza e per molte ore non osano guardarla, a meno che essa stessa non ne dia loro la forza mostrandosi irriconoscente, con il rivolgersi immediatamente ai rischi e alle occasioni di sbagliare; ciò, infatti, li libera dalla paura introdotta in essi dalla compunzione e dal perdono.
305. Per i beati non può esserci amarezza e tristezza, ma, se questo potesse avvenire, niente li angustierebbe così come l'osservare chi è stato assolto tornare a perdere la grazia e chi è traviato allontanarsi sempre più da essa, fino a rendersi impossibile il riacquistarla. Tanto efficace è il peccato per addolorarli quanto lo sono la virtù e la penitenza per opprimere i demoni. Considera, dunque, o carissima, in che pericolosa ignoranza si trovino comunemente i mortali, che privano il paradiso dell'esultanza che gli proviene dal riscatto di chiunque, l'Onnipotente della gloria esterna che da esso gli risulta, l'inferno del castigo che i seduttori ne ottengono come condanna per il loro compiacimento delle cadute. Da te esigo che ti affatichi come serva fedele e prudente, per compensare questi mali con la scienza che ti è comunicata. Accostati sempre alla confessione con fervore, stima e venerazione, e con intimo rincrescimento; tale rimedio, infatti, per Lucifero è terribile ed egli fa di tutto per porre ostacoli e irretire astutamente perché venga ricevuto con tiepidezza, per abitudine, senza pena e senza le dovute disposizioni. Agisce così non solo per condurre alla rovina, ma anche per evitare il tormento della vista di qualcuno realmente pentito e redento, che lo sconvolge nella perfidia della sua superbia.
306. Amica mia, è infallibilmente certo che questi draghi sono autori e maestri della falsità, hanno rapporti con le creature per raggirarle in tutto e con raffinata scaltrezza tentano di infondere in esse lo spirito di errore con cui le corrompono; ma ti avviso che, allorché nei conciliaboli concordano le proprie fraudolente macchinazioni, trattano verità che sono loro note e non possono negare. Essi le intendono e discutono non per insegnarle, bensì per ottenebrarne la conoscenza e mescolarle con inesattezze e con invenzioni che siano utili per far penetrare le loro malvagità. Dal momento che in questo capitolo e in tutta questa Storia hai illustrato tanti segreti della loro malizia e tanti consigli che hanno tenuto, sono irritatissimi con te, ritenendo che altrimenti non sarebbero mai stati scoperti dagli uomini, i quali non si sarebbero resi conto di ciò che essi escogitano contro di loro. Per questo motivo, cercano di vendicarsi dello sdegno che hanno concepito, ma l'Altissimo ti assisterà, se lo invocherai e farai in modo di fracassare la testa del serpente. Chiedi anche alla divina clemenza che gli avvertimenti e gli ammonimenti che ti trasmetto portino frutto, facendo aprire gli occhi ai tuoi fratelli, e che essa doni loro la sua luce, affinché approfittino di un simile beneficio. Tu per prima corrispondi da parte tua con completa dedizione, come la più debitrice tra tutti i figli di questo secolo; poiché ti è dato di più, se pur essendo informata della cattiveria dei tuoi nemici non ti adoperassi per vincerli con la protezione del Signore e degli angeli, la tua ingratitudine sarebbe più raccapricciante e il loro trionfo maggiore.
S. Marino, 4 luglio 1986. Esercizi spirituali in forma di Cenacolo, dopo la processione serale, messaggio dato a voce. Uno spirito di gioia e di consolazione.
Don Stefano Gobbi
«Figli prediletti, non voglio lasciarvi discendere da questo monte dove, per una intera settimana, siete rimasti uniti con Me in una preghiera incessante, in una fraternità vissuta, voluta e guidata da Me, senza che Io vi dica tutta la gioia provata, in questi giorni, dal Cuore Immacolato della vostra Mamma Celeste tanto addolorata. Il vostro amore è stato un dolce balsamo su ogni mia ferita. La vostra preghiera, fatta con Me, è stata una forza potente che mi avete dato da offrire alla giustizia del Padre perché Io possa ottenervi, molto presto, la pioggia di fuoco e di grazia dello Spirito Santo, che trasformerà e rinnoverà tutto il mondo, dando così compimento al più grande miracolo dell'Amore Misericordioso di mio figlio Gesù.
Non voglio lasciarvi scendere da questo monte, senza prima dire, a tutti ed a ciascuno di voi, la mia materna gratitudine. In questi giorni siete entrati nel giardino celeste del mio Cuore Immacolato. Guardate al mio Cuore; entrate nel mio Cuore; vivete sempre nel mio Cuore e verrà su di voi uno spirito di gioia e di consolazione. Siete venuti quassù con tante preoccupazioni, segnati da molte sofferenze, avvolti anche da un così umano sconforto. Siete saliti quassù domandandovi, nel vostro cuore, che cosa di nuovo quest'anno vi avrebbe detto la vostra Mamma del Cielo.
Figli prediletti, guardate al mio Cuore Immacolato e scenderà su di voi uno spirito di gioia e di consolazione. Io sono la vostra Mamma: vedo le difficoltà che vivete; il pesante dolore di questi vostri giorni; le ore sanguinose che vi attendono, nella purificazione che state vivendo. Vedo di quanta tristezza talvolta è segnata la vostra vita. Vedo anche i momenti in cui siete oppressi dallo sconforto e dallo scoraggiamento, perché oggi il mio Avversario vi insidia, soprattutto con il dubbio e la sfiducia. Guardate al mio Cuore Immacolato e dentro di voi, come fonte zampillante, sgorgherà uno spirito di gioia e di consolazione. Perché dubitate? Perché siete tristi? Io sono accanto a voi in ogni momento; non vi lascio mai. Sono Mamma e sono attirata vicino a voi dal peso delle grandi difficoltà che oggi vivete. Dal mio Cuore parte un raggio dì Luce: è la luce della vostra Mamma, Vergine fedele, che illumina la vostra mente e l'attira dolcemente a capire il mistero della Parola di Dio, a penetrare in profondità il segreto del Vangelo.
Nella oscurità, scesa nel mondo e che si diffonde nella Chiesa, quante menti sono oscurate dagli errori ed inaridite dal diffondersi, sempre più vasto, dei dubbi; quante intelligenze sono contagiate dall'errore, che porta molti a perdersi e ad allontanarsi dal cammino della vera fede. Questi sono i tempi in cui nella Chiesa molti perdono la fede, anche fra i miei figli prediletti. Se guardate al mio Cuore Immacolato e vi lasciate penetrare dal raggio della mia luce, le vostre menti otterranno il dono della divina Sapienza, saranno attratte dalla bellezza della Verità, che Gesù vi ha rivelato. Cibo quotidiano della vostra mente sarà solo la Parola di Dio. Amatela, cercatela, custoditela, difendetela, vivetela. Così, mentre la grande apostasia si diffonde, camminerete nella gioia e nella consolazione di restare sempre nella Verità del Vangelo.
Quando siete venuti quassù, Io ho guardato le vostre anime, il giardino del mio celeste e materno dominio, e le ho viste ancora oscurate dai peccati, che spesso commettete, a causa della vostra così umana fragilità. In voi non vi sono grandi peccati, che ormai cercate di non commettere più, ma dispiacciono al mio Cuore anche i piccoli, quelli che voi chiamate veniali. Possono essere l'egoismo, l'attaccamento a voi stessi, l'incapacità di credere e di affidarvi a Me con docilità di bimbi, i quotidiani compromessi col mondo, gli attaccamenti alle creature ed al vostro modo di pensare. Sono piccole ombre, che oscurano la bellezza della vostra anima. In questi giorni, la mia mano materna è passata a cancellare tutte queste ombre. Camminate nella gioia e nella consolazione di sentirvi amati e condotti da Me per diventare più puri, più buoni, più caritatevoli, più santi, più belli. Da questo monte le vostre anime devono ritornare più luminose, rinnovate dalla Grazia di Gesù, mentre il Padre si china su di esse con amore di predilezione e il mio Sposo divino, lo Spirito Santo, le trasforma a perfetta imitazione di mio Figlio.
Siete venuti quassù ed Io ho visto, ad uno ad uno, i vostri cuori: sono consumati da tanta aridità, chiusi su se stessi e induriti dalle prove che state vivendo. Allora, come Mamma, mi sono avvicinata a ciascuno di voi; ho preso il vostro cuore nelle mie mani; l'ho deposto dentro la fornace ardente del mio Cuore di Mamma e l'ho introdotto nel profondo del Cuore divino di mio figlio Gesù. Guardate a questo Cuore: è stato trafitto per voi! Entrate nella ferita del Cuore di Gesù e lasciatevi ogni giorno trasformare dal fuoco ardente della Sua divina carità. Questo Cuore è un mare di amore infinito e raccoglie ogni umana debolezza, brucia ogni peccato, chiama ad una sempre maggiore carità, perché l'Amore deve essere amato ed ogni dono domanda una sua risposta.
Qui dentro, come l'oro nel crogiolo, i vostri cuori vengono continuamente trasformati dalla fiamma di un'ardente carità, ed allora diventate sempre più docili, umili, miti, misericordiosi, buoni, piccoli, puri. Ecco, formati nel mare infinito del divino Amore, nascono i vostri cuori nuovi e gli spiriti nuovi, perché possiate essere testimoni di amore, portare dappertutto l'amore e diventare così voi stessi spiriti di gioia e di consolazione per tutti. Non capite ancora che questi sono gli anni della dolorosa purificazione, che sta per giungere al suo termine più sanguinoso? Perché ancora fate domande? Questi sono i miei anni. È la ragione per cui ancora vi ho voluto qui e, durante questi Esercizi Spirituali, che sono stati un continuo Cenacolo, ho dato grazie straordinarie a ciascuno di voi. Per ora non capite, perché esse sono come un seme deposto nelle vostre anime, ma più avanti capirete ed allora guarderete quassù, a questo monte, e comprenderete ciò che Io ho fatto per voi in questi giorni. Qui è stato un vero Cenacolo, come quello di Gerusalemme! Qui voi, miei apostoli, vi siete uniti in preghiera con Me, perché la nuova Pentecoste è alle porte. Qui Io vi ho introdotto a comprendere il segreto del mio Cuore Immacolato, perché, scendendo da questo monte, voi stessi diventiate per tutti il mio segno di gioia e di consolazione. Non potete tornare come siete saliti: discendete con Me.
Guardate questa umanità inaridita. Quanti miei figli sono morti, perché uccisi dal peccato e dall'odio, dalla violenza e dalla impurità, vittime del vizio e della droga. Sono miei figli: disperati, afflitti, bisognosi di aiuto. Col vostro amore, dite a loro la mia parola materna e siate, per essi, il mio segno di gioia e di consolazione. Poi entrate nel cuore della mia Chiesa. Siate segni di gioia e di consolazione per il Papa, il mio primo figlio prediletto, oggi tanto sofferente, abbandonato, criticato, contestato. Siate voi il sostegno di amore, che il mio Cuore materno vuole donargli. Perché anche Lui, oggi, ha bisogno di uno spirito di gioia e di consolazione ed Io voglio donarlo a Lui per mezzo di voi, miei sacerdoti e figli prediletti. Amate il Papa; seguitelo; difendetelo. Entrate a comprendere il mistero della Chiesa come Corpo mistico di Cristo, oggi diviso e lacerato e che voi dovete ricomporre nella sua unità. Questo Corpo viene oggi vilipeso, è ancora flagellato dai peccati che sempre più si diffondono. Riparate tutti i peccati, aiutando tanti miei figli a liberarsene, attraverso l'esercizio del Sacramento della Riconciliazione che, per mezzo di voi, deve tornare a rifulgere in tutta la Chiesa.
Chinatevi con Me a baciare le ferite di questa mia figlia amatissima, di cui voi pure siete figli, perché la Chiesa potrà essere rinnovata solo dalla forza del vostro amore sacerdotale. Allora voi diventate i segni dell'era nuova che già incomincia, nel più crudo inverno della sua dolorosissima purificazione. Nell'agonia che ancora sta vivendo, voi siete il calice di conforto che il Cuore Immacolato della vostra Madre Celeste dà ad essa da bere, perché possa riprendere forza e camminare con gioia. Allora voi diventate oggi spirito di gioia e di consolazione per tutta la Chiesa.Non lasciatevi scoraggiare. Il mio trionfo è già incominciato.
Nei vostri cuori, nel silenzio delle vostre vite sacerdotali, a Me consacrate e da Me immolate, il trionfo del mio Cuore Immacolato è già incominciato. Grazie del conforto che mi avete dato. Accolgo i desideri e le domande che mi fate. Benedico l'apostolato, le anime a voi affidate, il vostro difficile ministero. Benedico le vostre vite: sono preziose per Me. Domani scenderete da questo monte per tornare alle vostre case. Io vi accompagno con la mia benedizione materna. Non temete mai più: sono sempre con voi. In voi e per mezzo di voi, sono l'inizio dei tempi nuovi, sono la Madre della speranza e della consolazione, sono la Regina della Pace. Vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».