Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Al di fuori del buon Dio... niente è stabile, niente, niente! Se è la vita, passa; se è la fortuna, crolla; se è la salute, è distrutta; se è la riputazione, è intaccata. Passiamo come il vento... Tutto se ne va a grande andatura, tutto si precipita. Ah, mio Dio, mio Dio! quanto sono da compatire coloro che mettono i loro affetti in ogni cosa!... Ve li mettono perché amano troppo se stessi; ma non si amano di un amore ragionevole; si amano con l'amore di sé stessi e del mondo, ricercando se stessi, cercando le creature più di Dio. Per questo non sono mai soddisfatti, mai tranquilli; sono sempre inquieti, sempre tormentati, sempre sconvolti. (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 4° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 11

1Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.2Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato".
4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato".5Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.6Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.7Poi, disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!".8I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?".9Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;10ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce".11Così parlò e poi soggiunse loro: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo".12Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà".13Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno.14Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto15e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!".16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".
17Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro.18Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.20Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.21Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!22Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà".23Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".24Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno".25Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;26chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?".27Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo".
28Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama".29Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui.30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.31Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là".32Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!".33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!".35Gesù scoppiò in pianto.36Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!".37Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?".
38Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.39Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni".40Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?".41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.42Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato".43E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!".44Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.46Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.47Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni.48Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione".49Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla50e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera".51Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione52e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
54Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.

55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi.56Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?".57Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo.


Primo libro dei Maccabei 13

1Simone seppe che Trifone stava radunando un numeroso esercito per venire in Giudea a schiacciarla;2vide che il popolo era tremante e impaurito, andò a Gerusalemme e radunò il popolo;3li confortò e disse loro: "Voi sapete bene quanto io e i miei fratelli e la casa di mio padre abbiamo fatto per le leggi e per il santuario e le guerre e le difficoltà che abbiamo sostenute.4Per questa causa sono morti i miei fratelli, tutti per la causa di Israele, e sono restato io solo.5Ebbene, mai risparmierò la vita di fronte a qualunque tribolazione: perché io non sono più importante dei miei fratelli.6Anzi io difenderò il mio popolo e il santuario e le vostre mogli e i figli vostri, poiché si sono radunati tutti i pagani per sterminarci, spinti dall'odio".7Lo spirito del popolo si infiammò all'udire queste parole;8perciò risposero gridando a gran voce: "Tu sei il nostro condottiero al posto di Giuda e di Giònata tuo fratello;9combatti la nostra guerra e quanto ci comanderai noi faremo".10Egli allora radunò tutti gli uomini atti alle armi e accelerò il completamento delle mura di Gerusalemme e le fortificò tutt'attorno.11Poi inviò Giònata figlio di Assalonne con un forte esercito a Giaffa; egli ne scacciò gli occupanti e rimase là sul posto.
12Intanto Trifone si mosse da Tolemàide con ingenti forze per venire in Giudea e aveva con sé Giònata come prigioniero.13Simone a sua volta si accampò in Adida di fronte alla pianura.14Trifone venne a sapere che Simone era succeduto a Giònata suo fratello e che si accingeva a muovergli guerra, perciò mandò messaggeri a proporgli:15"Giònata tuo fratello lo tratteniamo a causa del denaro che doveva all'erario del re per gli affari che amministrava.16Ora, mandaci cento talenti d'argento e due dei suoi figli in ostaggio, perché una volta liberato non si allontani per ribellarsi a noi. Con questo lo rimetteremo in libertà".17Simone si rese conto che gli parlavano con inganno, ma mandò ugualmente a prendere l'argento e i figli, per non attirarsi forte inimicizia da parte del popolo,18che poteva commentare: "È perito perché non gli hai mandato l'argento né i figli".19Perciò gli mandò i cento talenti e i figli; ma quegli non mantenne la parola e non liberò Giònata.20Fatto questo, Trifone si mosse per entrare nel paese e devastarlo, girando per la via che conduce ad Adòra. Ma Simone con le sue truppe ne seguiva le mosse puntando su tutti i luoghi dove quegli si dirigeva.21Quelli dell'Acra intanto inviarono messaggeri a Trifone sollecitandolo a venire da loro attraverso il deserto e a inviare loro vettovaglie.22Trifone allestì tutta la sua cavalleria per andare, ma in quella notte cadde neve abbondantissima, e così a causa della neve non poté andare. Perciò si mosse e andò in Gàlaad.23Quando fu vicino a Bascama, uccise Giònata e lo seppellì sul posto.24Poi tornò e partì per la sua regione.
25Simone mandò a prendere le ossa di Giònata suo fratello e lo seppellì in Modin, città dei suoi padri.26Tutto Israele lo pianse con un grande lamento e fece lutto su di lui per molti giorni.27Simone sopraelevò il sepolcro del padre e dei fratelli e lo pose bene in vista con pietre levigate, dietro e davanti.28Poi dispose sette piramidi, l'una di fronte all'altra, per il padre, per la madre e per i quattro fratelli.29Le completò con una struttura architettonica, ponendovi attorno grandi colonne; pose sulle colonne trofei di armi a perenne memoria e presso i trofei navi scolpite che si potessero osservare da quanti erano in navigazione sul mare.30Tale è il mausoleo che eresse in Modin e che esiste ancora.
31Trifone agiva con perfidia verso Antioco, il re ancora giovinetto, finché lo uccise32e si fece re al suo posto, si mise in capo la corona dell'Asia e procurò grandi rovine al paese.33Simone intanto completò le fortezze della Giudea, le cinse di torri elevate e di mura solide con portoni e sbarre e rifornì le fortezze di viveri.34Poi Simone scelse uomini adatti e li inviò al re Demetrio per ottenere esoneri al paese; perché tutti gli atti di Trifone erano state rapine.
35Il re Demetrio lo assicurò in questo senso, poi gli rispose per iscritto inviandogli la seguente lettera:
36"Il re Demetrio a Simone sommo sacerdote e amico del re, agli anziani e al popolo dei Giudei salute.37Abbiamo ricevuto la corona d'oro e la palma che ci avete inviata e siamo pronti a concludere con voi una pace solenne e a scrivere ai sovrintendenti agli affari di concedervi le esenzioni;38quanto stabilimmo con voi resta stabilito e le fortezze che avete costruite restino di vostra proprietà.39Vi condoniamo le mancanze e le colpe fino ad oggi e la corona che ci dovete; se altro si riscuoteva in Gerusalemme, non sia più riscosso.40Se alcuni di voi sono atti ad essere iscritti al seguito della nostra persona, siano iscritti e regni la pace tra di noi".
41Nell'anno centosettanta fu tolto il giogo dei pagani da Israele42e il popolo cominciò a scrivere negli atti pubblici e nei contratti: "Anno primo di Simone il grande, sommo sacerdote, stratega e capo dei Giudei".
43In quel tempo Simone pose il campo contro Ghezer, la circondò di accampamenti, fece allestire una torre mobile, la spinse contro la città e abbatté una torre impadronendosene.44I soldati della torre mobile si lanciarono nella città e si produsse in città un grande trambusto.45I cittadini salirono sulle mura insieme con le mogli e i bambini, con le vesti stracciate, e supplicarono a gran voce per indurre Simone a dar loro la destra46e dissero: "Non trattarci secondo le nostre iniquità, ma secondo la tua clemenza".47Simone venne a patti con loro e non combatté oltre contro di loro; ma li scacciò dalla città, purificò le case nelle quali c'erano idoli, e così entrò in città con canti di lode e di ringraziamento.48Egli eliminò da essa ogni contaminazione e vi stabilì uomini che fossero osservanti della legge; poi la fortificò e costruì in essa la propria dimora.
49Ora quelli dell'Acra in Gerusalemme, messi nell'impossibilità di uscire e venire nel paese a comprare e vendere, erano terribilmente affamati e buon numero di essi moriva di fame.50Allora fecero giungere il loro grido a Simone, perché desse loro la destra, e Simone la diede; così li sloggiò di là e purificò l'Acra da tutte le contaminazioni.51Fecero ingresso in quel luogo il ventitré del secondo mese dell'anno centosettantuno, con canti di lode e con palme, con suoni di cetre, cembali e arpe e con inni e canti, perché era stato eliminato un grande nemico da Israele.52Simone stabilì di celebrare ogni anno questo giorno di festa. Intanto completò la fortificazione del monte del tempio lungo l'Acra; qui abitò con i suoi.53Vedendo poi che suo figlio Giovanni era ormai uomo, Simone lo fece capo di tutte le milizie e questi pose la sua residenza in Ghezer.


Salmi 38

1'Salmo. Di Davide. In memoria.'

2Signore, non castigarmi nel tuo sdegno,
non punirmi nella tua ira.
3Le tue frecce mi hanno trafitto,
su di me è scesa la tua mano.

4Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
5Le mie iniquità hanno superato il mio capo,
come carico pesante mi hanno oppresso.

6Putride e fetide sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
7Sono curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.

8Sono torturati i miei fianchi,
in me non c'è nulla di sano.
9Afflitto e sfinito all'estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
10Signore, davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito a te non è nascosto.
11Palpita il mio cuore,
la forza mi abbandona,
si spegne la luce dei miei occhi.

12Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
13Tende lacci chi attenta alla mia vita,
trama insidie chi cerca la mia rovina.
e tutto il giorno medita inganni.

14Io, come un sordo, non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
15sono come un uomo che non sente e non risponde.

16In te spero, Signore;
tu mi risponderai, Signore Dio mio.
17Ho detto: "Di me non godano,
contro di me non si vantino
quando il mio piede vacilla".

18Poiché io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
19Ecco, confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
20I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo,
21mi pagano il bene col male,
mi accusano perché cerco il bene.

22Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
23accorri in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.


Salmi 40

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'

2Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
3Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
4Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.

Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
5Beato l'uomo che spera nel Signore
e non si mette dalla parte dei superbi,
né si volge a chi segue la menzogna.
6Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio,
quali disegni in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare.
Se li voglio annunziare e proclamare
sono troppi per essere contati.

7Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
8Allora ho detto: "Ecco, io vengo.
Sul rotolo del libro di me è scritto,
9che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore".

10Ho annunziato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi, non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
11Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore,
la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho nascosto la tua grazia
e la tua fedeltà alla grande assemblea.

12Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia,
la tua fedeltà e la tua grazia
mi proteggano sempre,
13poiché mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono
e non posso più vedere.
Sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno.

14Degnati, Signore, di liberarmi;
accorri, Signore, in mio aiuto.
15Vergogna e confusione
per quanti cercano di togliermi la vita.
Retrocedano coperti d'infamia
quelli che godono della mia sventura.
16Siano presi da tremore e da vergogna
quelli che mi scherniscono.

17Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano,
dicano sempre: "Il Signore è grande"
quelli che bramano la tua salvezza.
18Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.


Isaia 36

1Nell'anno decimoquarto del re Ezechia, Sennàcherib re di Assiria assalì e si impadronì di tutte le fortezze di Giuda.2Il re di Assiria mandò poi da Lachis a Gerusalemme contro il re Ezechia il gran coppiere con un grande esercito. Egli fece sosta presso il canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio.
3Gli andarono incontro Eliakìm figlio di Chelkìa, il maggiordomo, Sebnà lo scrivano e Ioach figlio di Asaf, l'archivista.4Il gran coppiere disse loro: "Riferite a Ezechia: Così dice il grande re, il re di Assiria: Che significa questa sicurezza che dimostri?5Pensi forse che la semplice parola possa sostituire il consiglio e la forza nella guerra? Ora, in chi confidi tu, che ti ribelli contro di me?6Ecco, tu confidi nell'Egitto, in questo sostegno di canna spezzata che penetra la mano e la fora a chi vi si appoggia; tale è il faraone re d'Egitto per chiunque confida in lui.7Se mi dite: Noi confidiamo nel Signore nostro Dio, non è forse lo stesso a cui Ezechia distrusse le alture e gli altari, ordinando alla gente di Giuda e di Gerusalemme: Vi prostrerete solo davanti a questo altare?8Or bene, fa' una scommessa con il mio signore, il re di Assiria; io ti darò duemila cavalli, se puoi procurarti cavalieri per essi.9Come potresti far indietreggiare uno solo dei più piccoli sudditi del mio signore? Eppure tu confidi nell'Egitto per i carri e i cavalieri!10Ora, è forse contro il volere del Signore che io mi sono mosso contro questo paese per distruggerlo? Il Signore mi ha detto: Muovi contro questo paese e distruggilo".
11Eliakìm, Sebnà e Ioach risposero al gran coppiere: "Parla ai tuoi servi in aramaico, poiché noi lo comprendiamo; non parlare in ebraico alla portata degli orecchi del popolo che è sulle mura".12Il gran coppiere replicò: "Forse sono stato mandato al tuo signore e a te dal mio signore per dire tali parole o non piuttosto agli uomini che stanno sulle mura, i quali presto saranno ridotti a mangiare i loro escrementi e a bere la loro urina con voi?".
13Il gran coppiere allora si alzò e gridò in ebraico: "Udite le parole del gran re, del re di Assiria.14Dice il re: Non vi inganni Ezechia, poiché egli non potrà salvarvi.15Ezechia non vi induca a confidare nel Signore dicendo: Certo, il Signore ci libererà; questa città non sarà messa nelle mani del re di Assiria.16Non date ascolto a Ezechia, poiché così dice il re di Assiria: Fate la pace con me e arrendetevi; allora ognuno potrà mangiare i frutti della propria vigna e del proprio fico e ognuno potrà bere l'acqua della sua cisterna,17finché io non venga per condurvi in un paese come il vostro, paese di frumento e di mosto, di pane e di vigne.18Non vi illuda Ezechia dicendovi: Il Signore ci libererà. Gli dèi delle nazioni hanno forse liberato ognuno il proprio paese dalla mano del re di Assiria?19Dove sono gli dèi di Amat e di Arpad? Dove sono gli dèi di Sefarvàim? Hanno essi forse liberato Samaria dalla mia mano?20Quali mai, fra tutti gli dèi di quelle regioni, hanno liberato il loro paese dalla mia mano? Potrà forse il Signore liberare Gerusalemme dalla mia mano?".
21Quelli tacquero e non gli risposero neppure una parola, perché l'ordine del re era: "Non rispondetegli".
22Eliakìm figlio di Chelkìa, il maggiordomo, Sebnà lo scrivano e Ioach figlio di Asaf, l'archivista, si presentarono a Ezechia con le vesti stracciate e gli riferirono le parole del gran coppiere.


Prima lettera di Giovanni 2

1Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto.2Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

3Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.4Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui;5ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui.6Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato.
7Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito.8E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende.9Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre.10Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo.11Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.

12Scrivo a voi, figlioli,
perché vi sono stati rimessi i peccati in virtù del suo nome.
13Scrivo a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.
Scrivo a voi, giovani,
perché avete vinto il maligno.
14Ho scritto a voi, figlioli,
perché avete conosciuto il Padre.
Ho scritto a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.
Ho scritto a voi, giovani,
perché siete forti,
e la parola di Dio dimora in voi
e avete vinto il maligno.

15Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui;16perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.17E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!

18Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora.19Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri.20Ora voi avete l'unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza.21Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.22Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio.23Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre.
24Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre.25E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.
26Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di traviarvi.27E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna.
28E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta.29Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è nato da lui.


Capitolo XXV: In che cosa consistono la stabilità della pace interiore e il vero progresso spirituale

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1. O figlio, così ho detto "io vi lascio la pace; vi dono la mia pace; non quella, però, che dà il mondo" (Gv 14,27). Tutti tendono alla pace; non tutti però si preoccupano di ciò che caratterizza la vera pace. La mia pace è con gli umili e i miti di cuore; e la tua pace consisterà nel saper molto sopportare. Se mi ascolterai e seguirai le mie parole, potrai godere di una grande pace. Che farò dunque? In ogni cosa guarda bene a quello che fai e a quello che dici. Sia questa la sola tua intenzione, essere caro soltanto a me; non desiderare né cercare altro, fuori di me; non giudicare mai avventatamente quello che dicono o fanno gli altri e non impicciarti in faccende che non ti siano state affidate. In tal modo potrai essere meno turbato, o più raramente; ché non sentire mai turbamento alcuno e non patire alcuna noia, nello spirito e nel corpo, non è di questa vita, ma è condizione propria della pace eterna.  

2. Perciò non credere di aver trovato la vera pace, soltanto perché non senti difficoltà alcuna; non credere che tutto vada bene, soltanto perché non hai alcuno che ti si ponga contro; non credere che tutto sia perfetto, soltanto perché ogni cosa avviene secondo il tuo desiderio; non pensare di essere qualcosa di grande o di essere particolarmente caro a Dio, soltanto perché ti trovi in stato di grande e soave devozione. Non è da queste cose, infatti, che si distingue colui che ama veramente la virtù; non è in queste cose che consistono il progresso e la perfezione dell'uomo. In che cosa, dunque, o Signore? Nell'offrire te stesso, con tutto il cuore, al volere di Dio, senza cercare alcunché di tuo, nelle piccole come nelle grandi cose, per il tempo presente come per l'eternità; così che tu sia sempre, alla stessa maniera, imperturbabilmente, in atto di ringraziamento, bilanciando bene tutte le cose, le prospere e le contrarie. Quando sarai tanto forte e generoso nella fede che, pur avendo perduta ogni consolazione interiore, saprai disporre il tuo animo a soffrire ancor di più - senza trovare scuse, come se tu non dovessi subire tali e tanto grandi patimenti -; anzi quando mi proclamerai giusto e mi dirai santo qualunque sia la mia volontà, allora sì che tu camminerai nella vera e giusta strada della pace; allora sì che avrai la sicura speranza di rivedere con gioia il mio volto. Se poi arriverai a disprezzare pienamente te stesso, sappi che allora godrai di pace sovrabbondante , per quanto è possibile alla tua condizione di pellegrino su questa terra.


DISCORSO 178 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO (TITO 1, 9): " PERCHÉ SIA IN GRADO DI ESORTARE NELLA SANA DOTTRINA, E DI CONFUTARE COLORO CHE CONTRADDICONO " CONTRO I RAPINATORI DEI BENI ALTRUI

Discorsi - Sant'Agostino

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Compito dei vescovi.

1. 1. La lettura della Lettera del beato Apostolo sulla designazione dei vescovi, quanto a noi, ha indubbiamente richiamato alla memoria che dobbiamo esaminare noi stessi ed a voi ha ricordato di non emettere giudizi sul nostro conto, soprattutto perché tutti abbiamo ascoltato l'ultima frase della recente lettura del capitolo del Vangelo: Non giudicate con giudizio personale, ma giudicate col giusto giudizio 1. Pertanto nel giudicare nessuno accetta la persona altrui se non accetta la propria. In un certo passo il beato Apostolo afferma: Non lotto così, come battendo l'aria, ma tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che io stesso che predico agli altri sia squalificato 2. Con il suo timore egli ci ha spaventato. Che farà l'agnello quando l'ariete è timoroso? Dunque, tra le molte cose che l'Apostolo ha scritto circa l'identità della figura del vescovo, abbiamo ascoltato anche quello di cui ora si potrebbe efficacemente parlare e discutere. Se infatti proviamo a discutere delle singole qualità e a trattarle una ad una, a parlarne ci mancano le forze, come mancano a voi per l'ascolto. Che cosa è allora ciò che voglio dire con l'aiuto di colui che in me ha destato gran timore? Egli, fra l'altro, ha sostenuto che il vescovo deve essere in possesso della sana dottrina per poter confondere gli oppositori. E' un'opera assai importante, un incarico gravoso, un declivio di forte pendenza. Ma dice: La mia speranza sarà in Dio, perché egli mi libererà dal laccio del cacciatore e dalla parola dura 3. Non c'è infatti motivo alcuno che più del timore della parola dura possa rendere l'uomo ministro di Dio assai restio a confutare gli oppositori.

L'avaro che nasconde i suoi beni è condannato.

2. 2. Pertanto, come il Signore concederà, vi spiegherò anzitutto in che consiste il confondere gli oppositori. Quanto ad essi, si deve intendere che non sono di un solo genere. Pochissimi infatti ci contestano a parole; molti, però, conducendo una vita cattiva. Quando un Cristiano oserà dirmi che è cosa ben fatta portare via i beni altrui, dal momento che non osa dire che sia cosa buona conservare tenacemente i propri beni? In effetti, forse che quel ricco, al quale il podere aveva reso molto e non trovava dove riporne i frutti e si rallegrava di aver colto l'idea di demolire i vecchi magazzini e di costruirne di nuovi più capaci per riempirli e dire alla propria anima: Anima tu possiedi molti beni per molto tempo, rallègrati, ricrèati, mangia e bevi 4. Che allora un tal ricco cercava forse i beni altrui? Si disponeva a raccogliere i propri frutti, si domandava dove riporli, pensava solo al modo di ammassare i suoi beni, non ai campi di un qualche vicino, non pensava a sconfinare, a derubare un povero, a raggirare un ignorante. Ascoltate che cosa si è sentito dire quello che tenacemente metteva in serbo i suoi averi; e di qui deducete che cosa debbono attendersi quanti rubano gli altrui averi. Così, mentre riteneva di aver trovato la decisione più avveduta, cioè di demolire i vecchi magazzini di scarsa capacità e di costruirne di nuovi più spaziosi per ammassarvi e custodirvi tutti i suoi raccolti, senza desiderare e portar via quelli altrui, Dio gli disse: Stolto, dove ti credi saggio là sei insensato. Stolto - disse - proprio questa notte ti richiedono la tua vita e queste cose che tu hai preparato di chi saranno? 5 Se le accumulerai non saranno tue, se le distribuirai, saranno tue. A che scopo metti in serbo ciò che devi lasciare? Ecco biasimato lo stolto che conserva a suo danno. Se è stolto chi conserva i propri averi, trovate come chiamare chi ruba gli averi altrui. Se è un sordido chi ripone il suo, chi ruba gli altrui beni è un ulceroso. Non certo però tale come quell'uomo piagato che giaceva alla porta del ricco, i cui cani ne lambivano le ulcere. Quello infatti aveva ulcere sul corpo, il rapinatore nel cuore.

Il ricco è punito perché non ha misericordia.

3. 3. Qualcuno può forse obiettare e dire: Non fu data una pena assai grave all'uomo cui Dio disse. Stolto. Dio non dice: Stolto così come lo dice l'uomo. Tale parola di Dio contro qualcuno equivale ad una sentenza. Forse che Dio agli stolti darà davvero il regno dei cieli? D'altra parte a quanti non sarà dato il regno dei cieli che cosa resta, se non la pena dell'inferno? Con questo si dà l'impressione che sia una nostra congettura: consideriamolo chiaramente e apertamente. Anche quel ricco, infatti, alla cui porta giaceva l'uomo poverissimo e coperto di piaghe, non fu detto rapinatore dei beni degli altri. C'era un uomo ricco - dice - che vestiva di porpora e di bisso, ed ogni giorno banchettava lautamente 6. Disse: Era un uomo ricco, non lo disse " calunniatore ", non lo disse " oppressore dei poveri ", non lo disse " rapinatore dei beni altrui ", non lo disse " spia " o " ricettatore ", non lo disse " depredatore dei pupilli ", non lo disse " persecutore delle vedove "; niente di questo, ma: Era un uomo ricco. Che c'è di strano? Era ricco, era ricco del suo. A chi aveva tolto qualcosa? O egli avrebbe forse rubato, ma il Signore lo avrebbe taciuto e, nascondendone la colpa avrebbe fatto eccezione alla persona di lui, egli che a noi dice: Non giudicate con giudizio personale 7? Pertanto, se vuoi conoscere la colpa di quel ricco, non cercare più di quanto vieni a sapere dalla Verità: C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso, ed ogni giorno banchettava lautamente. Quale allora la colpa di lui? E' il fatto che giaceva alla porta un uomo coperto di piaghe senza essere aiutato. Questo infatti fu detto apertamente del ricco: era inumano. In realtà, carissimi, se quel povero che giaceva alla porta avesse ricevuto dall'uomo ricco pane a sufficienza, si sarebbe forse detto di lui che desiderava saziarsi delle briciole che cadevano dalla mensa del ricco 8? Soltanto a causa della durezza di cuore, per la quale disprezzava il povero, che giaceva davanti alla porta, senza alimentarlo in modo adeguato e sufficiente, morì e fu sepolto. Trovandosi nell'inferno fra i tormenti, alzò gli occhi e vide il povero nel seno di Abramo. A che indugiare in particolari da parte mia? Desiderò una goccia chi non diede una briciola; e non la ricevette per la giusta sentenza quell'uomo che non dette per crudele avarizia 9.Se è tale allora il castigo degli avari, quale sarà la pena dei rapinatori?

Le elemosine del ladro non sono gradite a Dio.

4. 4. Ma un rapinatore dei beni altrui mi dice: Io non somiglio a quel ricco. Io celebro le agapi, io mando il vitto ai reclusi nel carcere, vesto gli ignudi, accolgo i pellegrini. Tu pensi che dài? Non portare via l'altrui e hai dato. Colui al quale hai dato, si rallegra; colui al quale hai tolto, si lamenta; quale di questi due esaudirà il Signore? Tu dici alla persona cui hai dato: Ringrazia, perché hai ricevuto. D'altro canto, l'altra ti dice: A me che hai derubato, tocca far lamenti. Quanto a prendere, hai portato via quasi tutto; e ben poco è quello che hai dato. Se avessi dato ai bisognosi, neppure tali opere Dio apprezza. Dio ti dice: Stolto, ti ho imposto di dare, ma non dell'altrui. Se possiedi, da' del tuo; se non hai che dare del tuo, sarà meglio non dare ad alcuno piuttostoché spogliare gli altri. Quando Cristo Signore sederà a giudicare e separerà gli uni alla destra e gli altri alla sinistra, dirà a coloro che hanno bene operato: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno; agli infruttuosi, invece, i quali nulla di bene hanno compiuto verso i poveri: Andate nel fuoco eterno. E che dirà ai buoni? Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare. E gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo veduto affamato? Ed egli a loro: Quando lo avete fatto ad uno solo di questi miei più piccoli lo avete fatto a me. Vedi di intendere, o stolto, che puoi fare elemosina dal frutto di una rapina, perché appunto quando sazi un Cristiano nutri Cristo; quando derubi un Cristiano, derubi Cristo. Badate a che cosa dirà a quanti sono alla sinistra: Andate nel fuoco eterno. Perché? Avevo fame e non mi avete dato da mangiare, ero nudo e non mi avete vestito 10. Andate. Dove? Nel fuoco eterno. Andate, insomma. Perché? Ero nudo e non mi avete vestito. Se, dunque, andrà nel fuoco eterno colui al quale Cristo dirà: Ero nudo e non mi hai vestito, quale posto avrà nel fuoco eterno colui al quale si dirà: Ero vestito e mi hai spogliato?

Non è lecito rubare i beni dei pagani.

5. 5. A questo punto, per sottrarti forse ad un tale comando, perché Cristo non ti dica: Ero vestito e mi hai spogliato, mutando il consueto modo di agire, tu pensi di vestire il Cristiano a condizione di spogliare il Pagano. Ma in tal caso ti risponderà Cristo, anzi, ora nel darti risposta si servirà di un suo ministro qualsiasi; Cristo ti risponderà dicendo: Anche in questo caso astieniti dal recarmi danno. Infatti, quando tu, cristiano, spogli un Pagano, impedisci che diventi cristiano. Anche in questo caso può darsi che replichi ancora: Io non procuro sofferenze per odio; piuttosto, invece, per amore di una retta condotta di vita, spoglio un Pagano allo scopo di fare di lui un cristiano attraverso questo disagio amaro e duro. Ti darei ascolto e ti crederei se tu rendessi, a lui diventato cristiano, ciò che hai portato via a lui Pagano.

Redarguisce i ladri.

5. 6. Ci siamo limitati a parlare contro il vizio del rubare per il quale in ogni tempo sono dilapidati i beni umani; ne abbiamo parlato senza essere contestati da parte di alcuno. Chi avrà infatti l'ardire di opporsi ad una verità evidentissima? Non è quindi il caso di fare ciò che consiglia l'Apostolo, non ci preoccupiamo di replicare con forza a chi contraddice; ci rivolgiamo a persone obbedienti, ne diamo ragione a coloro che approvano compiacenti, convinciamo di errore quanti sono contrari e lo sono in maniera che non contraddicono a parole, ma con la vita. Lo ammonisco, ma ruba; lo istruisco, ma ruba; gli comando, ma ruba; lo accuso, ma ruba; non è questo un porsi in contraddizione? Dico perciò quello che al riguardo ritengo sia sufficiente. Lontana da voi, fratelli, lontana da voi, figli, lontana da voi l'abitudine al furto, tenetevene lontano; e voi che vi lamentate sotto le grinfie dei rapinatori, astenetevi dal desiderare gli averi altrui. Un altro è potente e ruba; da parte tua ti lamenti nella mano di un rapinatore; per questo tu non rubi, perché non puoi farlo. Avrai l'occasione ed allora loderò il superamento della cupidigia.

Restituisce le cose trovate.

6. 7. La Sacra Scrittura chiama beato chi non corre dietro all'oro; chi potendo trasgredire, non ha trasgredito e, potendo compiere il male, non lo ha fatto 11; ma tu dici: Non ho mai negato la roba altrui. Forse nessuno ti ha affidato qualcosa o probabilmente lo ha fatto alla presenza di testimoni. Dimmi, hai restituito, se hai ricevuto da solo a solo, dove Dio era in mezzo a voi? Se in quel caso hai restituito, se hai reso attraverso il figlio che lo ignorava ciò che suo padre morto ti aveva consegnato, allora ti loderò, perché non sei andato dietro all'oro; perché, potendo trasgredire, non hai trasgredito; perché, potendo fare il male, non lo hai fatto. Se lungo la strada, dove nessuno ti ha visto, hai trovato per caso una borsa di monete, e senza alcun indugio l'hai restituita al proprietario. Ebbene, fratelli, tornate in voi stessi, esaminatevi, interpellatevi, rispondetevi sinceramente, e giudicatevi non in considerazione della vostra persona, ma esprimete un giusto giudizio. Ecco, sei cristiano, frequenti la chiesa, ascolti la parola di Dio, dalla lettura della parola di Dio provi un'emozione d'immensa gioia. Tu lodi chi la spiega, io cerco chi la metta in pratica; tu, ripeto, lodi chi parla, io cerco chi opera in conseguenza. Sei cristiano, frequenti la chiesa, ti è cara la parola di Dio e l'ascolti volentieri. Ecco ciò che ti propongo: esàminati in essa, pesati in essa, sali il tribunale della tua mente, poniti davanti a te stesso, e giùdicati. Se ti scopri perverso, correggiti. Ecco la mia proposta. Nella sua legge Dio ordina che si deve restituire il ritrovato 12; Dio ordina nella sua legge, che aveva dato al suo popolo, per il quale Cristo non era ancora morto, che si deve restituire il ritrovato, come di proprietà altrui; se qualcuno, ad esempio, trova per via una borsa di monete di proprietà altrui, deve restituire, e se non sa a chi? Non si scusa a motivo dell'ignoranza, a meno che non sia dominato dall'avarizia.

Un esempio notevole riguardo alla restituzione dei beni altrui.

7. 8. Ne parlerò alla Carità vostra, trattandosi di doni di Dio. In mezzo al popolo di Dio ci sono di quelli che non ascoltano senza frutto la parola di Dio. Dirò del comportamento di un uomo estremamente povero al tempo in cui eravamo residenti a Milano; era tanto povero da essere il bidello di un grammatico; era un perfetto cristiano però, sebbene quel grammatico fosse pagano; chi stava alla porta era migliore di chi sedeva in cattedra. Trovò una borsa contenente circa duecento monete d'oro, se non sbaglio nel numero; avendo presente la legge, fece un avviso pubblico. Sapeva infatti che si doveva restituire, ma ignorava a chi. Fissò pubblicamente l'avviso: Chi ha smarrito le monete si rechi nel tal luogo e cerchi della tale persona. L'interessato che vagava tutt'intorno lacrimando, scoperto e letto l'annunzio, si recò da quest'uomo. Costui, nel timore che richiedesse l'altrui, gliene chiese delle prove; lo interrogò sulla qualità della borsa, sul sigillo, anche sul numero delle monete. Avendo quello data una risposta esatta su tutto, restituì ciò che aveva trovato. L'interessato, al colmo della gioia, e volendo ricompensarlo con la decima parte, gli offrì venti monete che l'uomo non volle accettare. Ne offrì anche solo dieci: non volle accettare [neppure quelle]. Lo pregò di accettarne almeno cinque; quello non volle. Furioso, l'uomo gettò la borsa: Non ho perduto nulla, affermò; se da me non vuoi accettare qualcosa, neppure io ho perduto qualcosa. Che gara, fratelli miei, che gara! Quale lotta, quale confronto! Teatro il mondo, spettatore Dio. Quello si arrese e infine accettò quanto gli si offriva; subito dopo distribuì tutto ai poveri, senza lasciare nella sua casa una sola moneta.

Ancora il medesimo argomento.

8. 9. Cos'è questo? Se qualcosa ho posto in azione nei vostri cuori, se la parola di Dio ha sede nei vostri cuori, se da voi ho trovato quiete, questo fate, fratelli miei; se lo farete, non pensate di subire un danno; se farete ciò che dico, il guadagno sarà grande. Ho perduto venti monete d'oro, ne ho perdute duecento, cinquecento; che cosa hai perduto? Erano andate via dalla tua casa, un altro le aveva perdute, non tu. La terra è di tutti, unica la casa dove vi trovate, entrambi siete pellegrini in questo mondo, siete entrati nell'unica locanda di questa vita, egli depositò questa moneta e se ne dimenticò; gli cadde, tu la trovasti altrove. Chi eri tu che trovasti? Un cristiano. Chi trovasti? Tu che ascoltasti la legge, tu, un cristiano che ascoltasti la legge. Tu lo trovasti, tu che all'ascolto ne facesti molte lodi. Perciò, se le tue lodi sono state sincere, restituisci ciò che hai trovato. Se poi non hai restituito ciò che hai trovato, quando lodasti, hai pronunciato una testimonianza contro di te. Siate fedeli nel rinvenire qualcosa e allora biasimate gli ingiusti rapinatori. Infatti hai rubato ciò che hai trovato e non hai restituito. Hai fatto quanto hai potuto: non hai fatto di più perché non hai potuto fare di più. Chi nega all'altro il suo, se potesse, giungerebbe a rubarlo. Il timore preserva ciò che non porti via; non fai il bene, ma temi il male.

Il timore servile non impedisce la perversità del cuore.

9. 10. Che c'è di grande nel temere il male? E' una gran cosa non fare il male; gran cosa fare il bene. Giacché anche il ladro teme il male; e, dove non può non lo fa: eppure è ladro. Dio infatti chiede conto al cuore, non alla mano. Il lupo giunge all'ovile delle pecore, ha intenzione di penetrarvi, di scannare, di divorare; i pastori vigilano, i cani abbaiano; non può far nulla, non porta via, non uccide; ma tuttavia lupo viene e lupo si allontana. O forse per il fatto che non portò via alcuna pecora, venne lupo e si allontanò pecora? Bramoso giunge il lupo, bramoso torna indietro; ma è lupo se lo agita la brama, è lupo se ne va ululando. Interpella dunque te stesso, chiunque sei che vuoi giudicare, e considera se non fai il male nel caso in cui puoi farlo senza essere punito dagli uomini; temi Dio allora. Nessuno è presente se non tu, colui al quale fai del male e Dio che vede entrambi; attenzione in tal caso: temi. E' poco ciò che dico: In tal caso temi il male; in tal caso ama il bene. Giacché non sei ancora perfetto, anche se non fai il male per timore dell'inferno. Oso dire: Se è il timore dell'inferno dal trattenerti a fare il male, in te è certamente presente la fede, perché credi che ci sarà il giudizio di Dio. Mi rallegro della tua fede, però ancora ho timore della tua malizia. Che significa ciò che ho detto? Che se non fai il male per timore dell'inferno, non fai il bene per amore della giustizia.

Che cosa dà prova dell'amore casto per la giustizia.

10. 11. Una cosa è temere il castigo, altra è amare la giustizia. Deve trovarsi in te un amore casto, un amore per il quale devi desiderare di vedere non il cielo e la terra, non le superfici delle acque del mare, non gli spettacoli frivoli, non i folgorii e gli splendori delle gemme; ma desidera di vedere il Dio tuo, di amare il Dio tuo, perché è stato detto: Carissimi, noi siamo figli di Dio, ma non è stato ancora rivelato ciò che saremo; sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è 13. Ecco per quale visione devi fare il bene, ecco per quale visione non devi fare il male. Se davvero ti è caro vedere il Dio tuo, se in questo pellegrinare hai un desiderio ardente di quell'amore, ecco il Signore Dio tuo ti mette alla prova, quasi a dirti: Ecco, fa' ciò che vuoi, sazia le tue brame, spingi oltre la tua depravazione, dà spazio alla lussuria, considera lecito tutto ciò che ti procurerà piacere; non te ne faccio una colpa da punire, non ti mando all'inferno, soltanto mi rifiuterò di mostrarti il mio volto. Se ne hai provato terrore, hai amato. Se a queste parole; il Dio tuo si rifiuterà di mostrarti il suo volto, il tuo cuore è stato acceso da tremiti, nel non vedere il tuo Dio hai veduto un duro castigo, hai avuto un amore disinteressato. Pertanto, se il mio discorso ha trovato nei vostri cuori una qualche scintilla di puro amore per Dio, alimentatela. Per farla crescere, ricorrete alla preghiera, all'umiltà, al dolore della penitenza, all'amore della giustizia, alle opere buone, alle implorazioni sincere, ad una condotta di vita irreprensibile, all'amicizia fedele. Sollevate in voi questa scintilla di autentico amore, aumentatela in voi; quando questa si sarà sviluppata ed avrà suscitato una fiamma adeguatissima e vivacissima, consuma il fieno di tutte le passioni carnali.

 


1 - Gv 7, 24.

2 - 1 Cor 9, 26-27.

3 - Sal 90, 2-3.

4 - Lc 12, 19.

5 - Lc 12, 20.

6 - Lc 16, 19.

7 - Gv 7, 24.

8 - Lc 16, 21.

9 - Cf. Lc 16, 19-26.

10 - Mt 25, 34 ss.

11 - Sir 31, 8. 10.

12 - Cf. Dt 22, 3.

13 - 1 Gv 3, 2.


1 - Il nostro salvatore Gesù resta seduto alla destra dell'eterno Padre, mentre Maria santissima scende dal cielo sulla terra.

La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda

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l. Ho terminato la seconda parte di questa Storia lasciando la nostra grande Regina nel cenacolo e al tempo stesso alla destra del suo unigenito e Dio immenso. Era presente in entrambi i luoghi per il miracolo di cui ho parlato, concessole dal braccio onnipotente, dato che sua Maestà, per rendere più mirabile la propria ascensione, la condusse con sé allo scopo di darle il possesso degli ineffabili premi che ella aveva guadagnato fino ad allora e di assegnarle la sede che, per essi e per gli altri che si sarebbe ancora procurata, teneva preparata per lei da sempre. Ho detto anche che le fu fatto decidere liberamente se tornare a consolare e rinsaldare i primi credenti oppure rimanere in quello stato felicissimo senza privarsi di quanto le era stato elargito. La volontà delle tre Persone divine, benché sotto questa condizione, era incline per il loro affetto verso di lei a tenerla in tale abisso di gloria e a non rimandarla fra gli esuli discendenti di Eva. Da una parte sembra che ciò fosse richiesto dalla giustizia, poiché 1'umanità era già stata riscattata con la passione di Gesù ed ella aveva cooperato con ogni pienezza e perfezione. La morte non aveva più alcun diritto su di lei, non solo per come ne aveva provato i dolori al momento di quella del Redentore, ma anche perché non era mai stata debitrice né ad essa, né al demonio, né al peccato, per cui la legge stabilita per la posterità di Adamo non la riguardava. Il sommo sovrano desiderava che non decedesse quaggiù colei che non aveva commesso niente per meritarlo, e passasse con un altro transito dalla condizione di viatrice e mortale a quella di beata e immortale; del resto, poteva trasferirla facilmente dall'una all'altra anche lì.

2. Dalla parte opposta non c'era alcun motivo se non la carità ed umiltà della soavissima Signora, che la muovevano a soccorrere i suoi piccoli e a fare in modo che il nome dell'Altissimo fosse manifestato ed esaltato nella comunità edificata sul Vangelo. Ella aspirava inoltre a condurre molti a professare la fede con la sua sollecitazione e intercessione, e ad imitare i suoi figli e fratelli nel morire come loro, pur non dovendo pagare tale tributo perché non aveva colpe. Con la sua magnifica sapienza e mirabile prudenza ponderava quanto fosse più stimabile guadagnare la ricompensa e la corona che goderla per un po' di tempo, benché si trattasse del gaudio perenne. Questa avveduta modestia non rimase senza pronta remunerazione, perché l'Eterno rese noto a tutti gli abitanti della sua corte ciò che egli bramava e ciò che la Vergine sceglieva per il bene della Chiesa militante e il soccorso dei suoi membri. Tutti intesero quello che ora è giusto che sia appreso anche tra noi, cioè che, se il Padre amò tanto il mondo da dare il suo Unigenito per salvarlo, lo amò di nuovo tanto da dare anche sua figlia Maria, inviandola a piantare la Chiesa che Cristo, suo artefice, aveva fondato. A tal fine, lo stesso Figlio offrì la sua diletta Madre e lo Spirito Santo la sua dolcissima sposa. Questo beneficio ebbe poi un'altra qualità che lo portò al culmine: venne fatto successivamente alle ingiurie subite dal Maestro nei suoi tormenti e nella sua ignominiosa crocifissione, con la quale ne eravamo divenuti ancora più indegni. Oh, infinita benignità! Oh, sconfinata carità! Oh, come è chiaro che le molte acque dei nostri misfatti non ti possono spegnere!

3. Dopo aver trascorso in cielo tre giorni interi esultando in anima e corpo alla destra del Signore, essendo stato accettato il suo volere di rientrare a Gerusalemme la Regina partì con la benedizione della Trinità. L'Onnipotente ordinò ad un'innumerevole moltitudine di angeli di accompagnarla, eleggendone alcuni da ogni coro, soprattutto tra i supremi serafini, i più vicini a lui. La accolse subito una nube o sfera di luce abbagliante mossa da questi stessi, come preziosa lettiga o reliquiario: nella carne peritura il nostro pensiero non può comprendere lo splendore con cui ella faceva ritorno. Certamente nessun uomo l'avrebbe potuta scorgere in maniera naturale senza perdere la vita, per cui fu necessario che il suo fulgore fosse celato a quelli che la osservavano, finché non si fosse moderato. Solo a Giovanni fu concesso di contemplarla nel vigore e nell'abbondanza che ridondavano dalla gioia di cui aveva fatto esperienza. Si immagina senza difficoltà quale dovesse essere la sua maestà e bellezza nel venire giù dal trono divino, se si considera che Mosè aveva il volto tanto raggiante per aver conversato con Dio sul monte Sinai, dove aveva ricevuto i comandamenti, che gli israeliti non riuscivano a fissarvi lo sguardo. Non siamo neppure certi che egli abbia avuto la visione chiara di lui e, posto che ciò sia accaduto, essa non poté raggiungere neanche il minimo grado di quella della donna stessa che lo aveva generato.

4. La Principessa arrivò alla casa in cui dimorava, per sostituire Gesù tra i credenti. Era così traboccante delle elargizioni che aveva avuto per il suo compito da provocare ulteriore ammirazione negli esseri spirituali e nei santi, perché era un vivo ritratto del nostro Redentore. Scesa dalla nube di luce e senza essere ravvisata da quelli che erano lì, restò nel suo stato consueto, cessando di trovarsi anche altrove. Immediatamente, vero modello di umiltà, si abbassò al suolo e, stringendo la polvere, esclamò: «Immenso sovrano, sono un vile verme, so che sono stata formata dalla terra e che dal niente sono venuta all'esistenza per la vostra liberalissima misericordia. Riconosco che la vostra ineffabile bontà mi ha sollevato alla dignità di madre del vostro Unigenito, senza mio merito. Lodo ed esalto con tutto il cuore la vostra enorme generosità per tanti favori. In segno di gratitudine mi consegno per faticare ancora tra i mortali in tutto quello che mi chiederete, come fedele ancella vostra e dei figli del la Chiesa. Li affido alla vostra incommensurabile benevolenza e vi imploro di guardarli come Padre clementissimo, supplicandovi dal profondo del mio intimo. Presento per loro come sacrificio l'essermi privata della vostra gloria e del riposo in voi per servirli e l'avere scelto con tutta la volontà le tribolazioni, abbandonando il mio gaudio e la vostra visione chiara per esercitarmi in ciò che vi è tanto gradito».

5. I ministri che l'avevano scortata dall'empireo si licenziarono per risalirvi, felicitandosi nuovamente con il mondo perché la lasciavano ad abitare in esso. Avverto che, poiché nel nominarla non avevo usato molto frequentemente l'appellativo di Regina e signora degli angeli, mentre scrivevo questo essi mi invitarono a non dimenticarmi di farlo almeno in seguito, per la grande contentezza che ne deriva loro; per compiacerli, da adesso in poi la chiamerò spesso così. Riprendendo la Storia , nei primi tre giorni che passò nel cenacolo ella fu completamente astratta da ogni cosa materiale, godendo della ridondanza del giubilo e delle mirabili conseguenze di quanto le era stato dato. In quel momento fra tutti gli uomini solo l'Evangelista penetrò tale mistero, perché gli fu rivelato che la Vergine era ascesa con Cristo ed egli la distinse anche mentre tornava con lo splendore e le grazie con cui veniva per arricchire i devoti. Per la meraviglia, rimase per due giorni come intontito e fuori di sé; sapendo che era stata nelle altezze ambiva parlarle, eppure non osava.

6. Il discepolo prediletto combatté con se stesso tra gli stimoli dell'amore e le renitenze dell'umiltà per quasi un'intera giornata. Alla fine, vinto dall'affetto filiale, determinò di recarsi da lei, ma dopo essersi incamminato si trattenne dicendo: «Come avrò l'ardire di soddisfare la mia aspirazione senza essere informato di che cosa bramino l'Onnipotente e la mia Maestra? Il mio Salvatore, però, me l'ha donata come madre e con il titolo di figlio, di cui mi ha onorato, mi ha obbligato a darle ossequio. Dunque, mio ufficio è esserle soggetto e assisterla; le è ben noto il mio ardente anelito e non lo disprezzerà, ma, indulgente e benigna com'è, mi perdonerà. Orsù, voglio prostrarmi ai suoi piedi». Con queste riflessioni si decise ad entrare dove ella stava in orazione con gli altri. Appena ebbe posato gli occhi su di lei, sperimentò effetti simili a quelli che egli stesso e i suoi due compagni avevano provato sul Tabor quando sua Maestà si era trasfigurato davanti a loro; il fulgore del suo volto, infatti, era molto somigliante a quello che allora aveva contemplato in lui. Inoltre, poiché continuava ad avere in sé le specie della visione in cui l'aveva osservata discendere dal cielo, fu oppresso con maggiore forza nella sua debolezza naturale e cadde. A causa dello stupore e della gioia, per circa un'ora fu incapace di rialzarsi, venerando sentitamente colei che aveva generato il suo stesso Autore. Nessuno poté sorprendersi di ciò perché tutti, ad imitazione di Gesù e per l'esempio e l'esortazione di Maria beatissima, nel periodo in cui stettero in attesa dello Spirito trascorrevano buona parte del tempo della loro preghiera distesi a forma di croce.

7. Mentre il modesto e santo Apostolo stava in tale posizione, la compassionevole Principessa si accostò a lui e lo levò su dal suolo. Con la massima spontaneità gli si inginocchiò dinanzi e affermò: «Signore e figlio mio, siete già cosciente di essere restato al posto del mio Unigenito e mio capo per suggerirmi puntualmente come io mi debba comportare. Vi domando ancora di aver cura di farlo, per la consolazione che sento nell'essere sottomessa». Queste parole lo confusero e sconcertarono più di quello che aveva già conosciuto in lei. Le si inchinò un'altra volta davanti, offrendosi come suo servo e implorandola che in cambio ella gli desse ordini e lo dirigesse in tutto. La contesa durò per un po' finché, sconfitto dalia sua umiltà, si piegò al suo volere e stabilì di obbedirle comandandole, come ella desiderava; era per lui la scelta più sicura, e per noi un raro modello che rimprovera la nostra superbia e ci addestra a schiacciarla. Se confessiamo di essere figli di questa Madre e guida alla docilità, è doveroso e giusto che ricalchiamo le sue orme. A Giovanni le immagini dello stato in cui aveva visto la Regina degli angeli rimasero così impresse nell'intelletto e nelle facoltà interiori che vi stettero per sempre; egli fu subito preso da profonda ammirazione e poi nell'Apocalisse, particolarmente nel capitolo ventunesimo, espresse ciò che aveva compreso di lei in questa occasione.

 

Insegnamento della Regina del cielo

8. Carissima, ti ho già ripetuto spesso che ti devi distaccare dalla sfera terrena e che devi morire a te stessa, cioè a quanto hai di vizioso come appartenente alla progenie di Adamo, ammonendoti e istruendoti con gli insegnamenti che ti ho dettato nella prima e seconda parte della mia Storia. Ora, però, ti chiamo con nuova tenerezza di premurosa e pietosa madre e ti invito da parte di Cristo, mia e dei suoi ministri superni, che anch'essi ti sono molto affezionati, a scordarti di tutto il resto e a sollevarti ad un'esistenza più elevata e prossima alla felicità eterna. Allontanandoti completamente da Babilonia, dai tuoi nemici e dalle fallaci vanità con le quali ti assediano, devi avvicinarti alla Gerusalemme celeste ed abitare nei suoi atri, dedicandoti interamente alla mia vera e irreprensibile emulazione. In questo modo, con l'ausilio divino, giungerai all'intima unione con il mio Signore e tuo fedelissimo sposo. Ascolta la mia voce con lieta devozione e sollecitudine, seguimi con ardore, migliora la tua vita conformandola alla mia, che stai raccontando, e fissa l'attenzione su ciò che io feci dopo essere tornata nel mondo dalla destra del mio diletto. Medita a fondo e con tutto l'impegno i miei atti, così che, nella misura della grazia che ti sarà data, tu possa copiare nella tua anima quello che intenderai e narrerai. Se la tua negligenza non se ne renderà immeritevole, non ti verrà meno il favore di Dio, perché egli non lo nega a chiunque dal canto suo fa quanto può e ne ha bisogno per dargli compiacimento. Dilata gli spazi del tuo cuore, infervora la tua volontà, purifica la tua mente e distogliti da ogni pensiero rivolto alle realtà visibili, affinché nessuna di esse ti ostacoli o ti obblighi a commettere neppure una lieve colpa o una mancanza, e l'Onnipotente possa depositare in te la sua occulta sapienza, trovandoti pronta ad operare con solerzia con essa tutto quello che sarà più gradito ai nostri occhi e che noi ti annunceremo.

9. Da adesso la tua deve essere come la vita di chi la riceve risorta, dopo essere morto alla precedente. Colui che accoglie questo beneficio rinasce trasformato e quasi straniero a ciò che antecedentemente amava, con altri aneliti e qualità mutate, e si regola in tutto diversamente; appunto in tale maniera, ed anzi con più perfezione, voglio che tu sia rinnovata, perché devi vivere come se per la prima volta partecipassi delle doti dell'anima, per quanto potrai con la forza dell'Altissimo, che agirà in te. Per conseguire questi effetti assolutamente sublimi, è però necessario che tu ti aiuti e ti disponga restando libera e come una tela assolutamente liscia, dove egli con il suo dito possa scrivere e disegnare come sulla morbida cera, imprimendovi senza incontrare resistenza il sigillo delle mie virtù. Sua Maestà chiede che tu sia nella sua mano vigorosa simile a uno strumento per compiere il suo santo volere; devi comportarti come fa esso, che non si oppone all'artefice e, se ha possibilità di arbitrio, la usa solo per lasciarsi muovere. Su dunque, vieni, vieni dove ti attiro. Considera che, se sempre è cosa naturale al Padre delle misericordie, che è il sommo bene, comunicarsi alle sue creature e soccorrerle, nel secolo presente egli intende manifestare maggiormente la sua grande clemenza verso gli uomini, perché il loro tempo volge al termine e sono pochi quelli che si preparano ad accogliere i doni del suo braccio. Tu non perdere un'occasione così propizia: corri dietro i miei passi e non rattristare lo Spirito trattenendoti quando ti invito a tale letizia, con affetto materno e con esortazioni tanto eccelse.


1 giugno 1941

Beata Edvige Carboni

Oggi Gesù, dopo la S. Comunione, mi disse: Al tale sacerdote non scrivergli più cose della tua anima; devi avere un po' più di prudenza. E tu con tua sorella dovete essere più rassegnate e più buone; se volete che io vi ami, dovete non darmi il minimo dispiacere.

Vidi una processione ove, in trionfo, portavano la Madonna Ausiliatrice. La processione arrivò fino a Porta San Giovanni.

La Vergine, proprio a Porta San Giovanni parlò e disse: - Verrà fra pochi mesi una terribile guerra; io sto trattenendo il braccio del mio Figliuolo, sdegnato per le mode immodeste e altri peccati orribili, ma non riesco a placarlo.  Però io sarò protettrice della mia zona affinché non abbia, in questa tremenda guerra, nessun danno. 

E la processione ritornò in Via Appia fino alla Chiesa di Maria Ausiliatrice.