Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 4° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 6
1Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.2Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.3Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,4perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
5Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.6Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
7Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.9Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
10venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
11Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
12e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
13e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
14Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;15ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
16E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
17Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
19Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano;20accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.21Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
22La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce;23ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
24Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?28E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.30Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.34Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
Secondo libro di Samuele 17
1Achitòfel disse ad Assalonne: "Sceglierò dodicimila uomini: mi metterò ad inseguire Davide questa notte;2gli piomberò addosso mentre egli è stanco e ha le braccia fiacche; lo spaventerò e tutta la gente che è con lui si darà alla fuga; io colpirò solo il re3e ricondurrò a te tutto il popolo, come ritorna la sposa al marito. La vita di un solo uomo tu cerchi; la gente di lui rimarrà tranquilla".4Questo parlare piacque ad Assalonne e a tutti gli anziani d'Israele.5Ma Assalonne disse: "Chiamate anche Cusài l'Archita e sentiamo ciò che ha in bocca anche lui".6Quando Cusài fu giunto da Assalonne, questi gli disse: "Achitòfel ha parlato così e così; dobbiamo fare come ha detto lui? Se no, parla tu!".7Cusài rispose ad Assalonne: "Questa volta il consiglio dato da Achitòfel non è buono".8Cusài continuò: "Tu conosci tuo padre e i suoi uomini: sai che sono uomini valorosi e che hanno l'animo esasperato come un'orsa nella campagna quando le sono stati rapiti i figli; poi tuo padre è un guerriero e non passerà la notte con il popolo.9A quest'ora egli è nascosto in qualche buca o in qualche altro luogo; se fin da principio cadranno alcuni dei tuoi, qualcuno lo verrà a sapere e si dirà: C'è stata una strage tra la gente che segue Assalonne.10Allora il più valoroso, anche se avesse un cuore di leone, si avvilirà, perché tutto Israele sa che tuo padre è un prode e che i suoi uomini sono valorosi.11Perciò io consiglio che tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, si raduni presso di te, numeroso come la sabbia che è sulla riva del mare, e che tu vada in persona alla battaglia.12Così lo raggiungeremo in qualunque luogo si troverà e gli piomberemo addosso come la rugiada cade sul suolo; di tutti i suoi uomini non ne scamperà uno solo.13Se invece si ritira in qualche città, tutto Israele porterà corde a quella città e noi la trascineremo nella valle, così che non se ne trovi più nemmeno una pietruzza".14Assalonne e tutti gli Israeliti dissero: "Il consiglio di Cusài l'Archita è migliore di quello di Achitòfel". Il Signore aveva stabilito di mandare a vuoto il saggio consiglio di Achitòfel per far cadere la sciagura su Assalonne.
15Allora Cusài disse ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr: "Achitòfel ha consigliato Assalonne e gli anziani d'Israele così e così, ma io ho consigliato in questo modo.16Ora dunque mandate in fretta ad informare Davide e ditegli: Non passare la notte presso i guadi del deserto, ma passa subito dall'altra parte, perché non venga lo sterminio sul re e sulla gente che è con lui".
17Ora Giònata e Achimaaz stavano presso En-Roghèl, in attesa che una schiava andasse a portare le notizie che essi dovevano andare a riferire al re Davide; perché non potevano farsi vedere ad entrare in città.18Ma un giovane li vide e informò Assalonne. I due partirono di corsa e giunsero a Bacurìm a casa di un uomo che aveva nel cortile una cisterna.19Quelli vi si calarono e la donna di casa prese una coperta, la distese sulla bocca della cisterna e vi sparse grano pesto, così che non ci si accorgeva di nulla.20I servi di Assalonne vennero in casa della donna e chiesero: "Dove sono Achimaaz e Giònata?". La donna rispose loro: "Hanno passato il serbatoio dell'acqua". Quelli si misero a cercarli, ma, non riuscendo a trovarli, tornarono a Gerusalemme.
21Quando costoro se ne furono partiti, i due uscirono dalla cisterna e andarono ad informare il re Davide. Gli dissero: "Muovetevi e passate in fretta l'acqua, perché così ha consigliato Achitòfel a vostro danno".22Allora Davide si mosse con tutta la sua gente e passò il Giordano. All'apparire del giorno, neppure uno era rimasto che non avesse passato il Giordano.23Achitòfel, vedendo che il suo consiglio non era stato seguito, sellò l'asino e partì per andare a casa sua nella sua città. Mise in ordine gli affari della casa e s'impiccò. Così morì e fu sepolto nel sepolcro di suo padre.
24Davide era giunto a Macanàim, quando Assalonne passò il Giordano con tutti gli Israeliti.25Assalonne aveva posto a capo dell'esercito Amasà invece di Ioab. Amasà era figlio di un uomo chiamato Itrà l'Ismaelita, il quale si era unito a Abigàl, figlia di Iesse e sorella di Zeruià, madre di Ioab.26Israele e Assalonne si accamparono nel paese di Gàlaad.27Quando Davide fu giunto a Macanàim, Sobì, figlio di Nacàs che era da Rabbà, città degli Ammoniti, Machìr, figlio di Ammiel da Lodebàr, e Barzillài, il Galaadita di Roghelìm,28portarono letti e tappeti, coppe e vasi di terracotta, grano, orzo, farina, grano arrostito, fave, lenticchie,29miele, latte acido e formaggi di pecora e di vacca, per Davide e per la sua gente perché mangiassero; infatti dicevano: "Questa gente ha patito fame, stanchezza e sete nel deserto".
Giobbe 36
1Eliu continuò a dire:
2Abbi un po' di pazienza e io te lo dimostrerò,
perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
3Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore,
4poiché non è certo menzogna il mio parlare:
un uomo di perfetta scienza è qui con te.
5Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
egli è grande per fermezza di cuore.
6Non lascia vivere l'iniquo
e rende giustizia ai miseri.
7Non toglie gli occhi dai giusti,
li fa sedere sul trono con i re
e li esalta per sempre.
8Se talvolta essi sono avvinti in catene,
se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
9fa loro conoscere le opere loro
e i loro falli, perché superbi;
10apre loro gli orecchi per la correzione
e ordina che si allontanino dalla iniquità.
11Se ascoltano e si sottomettono,
chiuderanno i loro giorni nel benessere
e i loro anni nelle delizie.
12Ma se non vorranno ascoltare,
di morte violenta periranno,
spireranno senza neppure saperlo.
13I perversi di cuore accumulano l'ira;
non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
14si spegne in gioventù la loro anima,
e la loro vita all'età dei dissoluti.
15Ma egli libera il povero con l'afflizione,
gli apre l'udito con la sventura.
16Anche te intende sottrarre dal morso
dell'angustia:
avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
17Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
giudizio e condanna ti seguiranno.
18La collera non ti trasporti alla bestemmia,
l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
19Può forse farti uscire dall'angustia il tuo
grido,
con tutti i tentativi di forza?
20Non sospirare quella notte,
in cui i popoli vanno al loro luogo.
21Bada di non volgerti all'iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.
22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
chi come lui è temibile?
23Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
o chi mai ha potuto dirgli: "Hai agito male?".
24Ricordati che devi esaltare la sua opera,
che altri uomini hanno cantato.
25Ogni uomo la contempla,
il mortale la mira da lontano.
26Ecco, Dio è così grande, che non lo
comprendiamo:
il numero dei suoi anni è incalcolabile.
27Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
28che le nubi riversano
e grondano sull'uomo in grande quantità.
29Chi inoltre può comprendere la distesa delle
nubi,
i fragori della sua dimora?
30Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
e copre le profondità del mare.
31In tal modo sostenta i popoli
e offre alimento in abbondanza.
32Arma le mani di folgori
e le scaglia contro il bersaglio.
33Lo annunzia il suo fragore,
riserva d'ira contro l'iniquità.
Salmi 144
1'Di Davide.'
Benedetto il Signore, mia roccia,
che addestra le mie mani alla guerra,
le mie dita alla battaglia.
2Mia grazia e mia fortezza,
mio rifugio e mia liberazione,
mio scudo in cui confido,
colui che mi assoggetta i popoli.
3Signore, che cos'è un uomo perché te ne curi?
Un figlio d'uomo perché te ne dia pensiero?
4L'uomo è come un soffio,
i suoi giorni come ombra che passa.
5Signore, piega il tuo cielo e scendi,
tocca i monti ed essi fumeranno.
6Le tue folgori disperdano i nemici,
lancia frecce, sconvolgili.
7Stendi dall'alto la tua mano,
scampami e salvami dalle grandi acque,
dalla mano degli stranieri.
8La loro bocca dice menzogne
e alzando la destra giurano il falso.
9Mio Dio, ti canterò un canto nuovo,
suonerò per te sull'arpa a dieci corde;
10a te, che dai vittoria al tuo consacrato,
che liberi Davide tuo servo.
Salvami dalla spada iniqua,
11liberami dalla mano degli stranieri;
la loro bocca dice menzogne
e la loro destra giura il falso.
12I nostri figli siano come piante
cresciute nella loro giovinezza;
le nostre figlie come colonne d'angolo
nella costruzione del tempio.
13I nostri granai siano pieni,
trabocchino di frutti d'ogni specie;
siano a migliaia i nostri greggi,
a mirìadi nelle nostre campagne;
14siano carichi i nostri buoi.
Nessuna breccia, nessuna incursione,
nessun gemito nelle nostre piazze.
15Beato il popolo che possiede questi beni:
beato il popolo il cui Dio è il Signore.
Ezechiele 36
1"Ora, figlio dell'uomo, profetizza ai monti d'Israele e di': Monti d'Israele, udite la parola del Signore.2Così dice il Signore Dio: Poiché il nemico ha detto di voi: Ah! Ah! I colli eterni son diventati il nostro possesso,3ebbene, profetizza e annunzia: Dice il Signore Dio: Poiché siete stati devastati e perseguitati dai vicini per renderci possesso delle altre nazioni e poiché siete stati fatti oggetto di maldicenza e d'insulto della gente,4ebbene, monti d'Israele, udite la parola del Signore Dio: Dice il Signore Dio ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli, alle rovine desolate e alle città deserte che furono preda e scherno dei popoli vicini:5ebbene, così dice il Signore Dio: Sì, con gelosia ardente io parlo contro gli altri popoli e contro tutto Edom, che con la gioia del cuore, con il disprezzo dell'anima, hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo.6Per questo profetizza al paese d'Israele e annunzia ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli: Dice il Signore Dio: Ecco, io parlo con gelosia e con furore: Poiché voi avete portato l'obbrobrio delle genti,7ebbene, dice il Signore Dio, io alzo la mano e giuro: anche le genti che vi stanno d'intorno subiranno il loro vituperio.
8E voi, monti d'Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo d'Israele perché sta per tornare.9Ecco infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati.10Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta la gente d'Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite.
11Moltiplicherò su di voi gli uomini e gli armenti e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore.
12Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli.
13Così parla il Signore Dio: Poiché si va dicendo di te: Tu divori gli uomini, tu hai privato di figli il tuo popolo,14ebbene, tu non divorerai più gli uomini, non priverai più di figli la nazione. Oracolo del Signore Dio.15Non ti farò più sentire gli insulti delle nazioni e non ti farò più subire lo scherno dei popoli; non priverai più di figli la tua gente". Parola del Signore Dio.
16Mi fu rivolta questa parola del Signore:17"Figlio dell'uomo, la casa d'Israele, quando abitava il suo paese, lo rese impuro con la sua condotta e le sue azioni. Come l'impurità di una donna nel suo tempo è stata la loro condotta davanti a me.18Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l'avevano contaminato.19Li ho dispersi fra le genti e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.20Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese.21Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati.22Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati.23Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.24Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo.25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli;26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.28Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.29Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia.30Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le genti.31Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze.32Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o Israeliti".33Così dice il Signore Dio: "Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite.34Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà ricoltivata35e si dirà: La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell'Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate.36I popoli che saranno rimasti attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e ricoltivato la terra che era un deserto. Io, il Signore, l'ho detto e lo farò".
37Dice il Signore Dio: "Permetterò ancora che la gente d'Israele mi preghi di intervenire in suo favore. Io moltiplicherò gli uomini come greggi,38come greggi consacrati, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità. Allora le città rovinate saran ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore".
Prima lettera di Giovanni 4
1Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo.2Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio;3ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo.4Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo.5Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta.6Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore.
7Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio.8Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.9In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui.10In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
11Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.12Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi.13Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito.14E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo.15Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio.16Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.
17Per questo l'amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo.18Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore.
19Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo.20Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.21Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.
Capitolo LIII: La grazia di Dio non si confonde con ciò che ha sapore di cose terrene
Leggilo nella Biblioteca1. Preziosa, o figlio, è la mia grazia; essa non tollera di essere mescolata a cose esteriori e a consolazioni terrene. Perciò devi buttar via tutto ciò che ostacola la grazia, se vuoi che questa sia infusa in te. Procurati un luogo appartato, compiaciti di stare solo con te stesso, non andare cercando di chiacchierare con nessuno; effondi, invece, la tua devota preghiera a Dio, per conservare compunzione d'animo e purezza di coscienza. Il mondo intero, consideralo un nulla; alle cose esteriori anteponi l'occuparti di Dio. Ché non potresti attendere a me, e nello stesso tempo trovare godimento nelle cose passeggere. Occorre allontanarsi dalle persone che si conoscono e alle quali si vuole bene; occorre tenere l'animo sgombro da ogni conforto temporale. Ecco ciò che il santo apostolo Pietro chiede, in nome di Dio: che i seguaci di Cristo si conservino in questo mondo "come forestieri e pellegrini" (1Pt 2,11). Quanta sicurezza in colui che muore, senza essere legato alla terra dall'attaccamento per alcuna cosa. Uno spirito debole, invece, non riesce a mantenere il cuore tanto distaccato: l'uomo materiale non conosce la libertà dell'uomo interiore. Che se uno vuole veramente essere uomo spirituale, egli deve rinunciare a tutti, ai lontani e ai vicini; e guardarsi da se stesso più ancora che dagli altri. Se avrai vinto pienamente te stesso, facilmente soggiogherai tutto il resto. Trionfare di se medesimi è vittoria perfetta; giacché colui che domina se stesso - facendo sì che i sensi obbediscano alla ragione, e la ragione obbedisca in tutto e per tutto a Dio - questi è, in verità il vincitore di sé e signore del mondo.
2. Se brami elevarti a questa somma altezza, è necessario che tu cominci con coraggio, mettendo la scure alla radice, per poter estirpare totalmente la tua segreta inclinazione, contraria al volere di Dio e volta a te stesso e a tutto ciò che è tuo utile materiale. Da questo vizio, dall'amore di sé, contrarissimo alla volontà divina, deriva, si può dire, tutto quanto deve essere stroncato radicalmente. Domato e superato questo vizio, si farà stabilmente una grande pace e una grande serenità. Ma sono pochi quelli che si adoprano per morire del tutto a se stessi, e per uscire pienamente da se stessi. I più restano avviluppati, né sanno innalzarsi spiritualmente sopra di sé. Coloro che desiderano camminare con me senza impacci debbono mortificare tutti i loro affetti perversi e contrari all'ordine voluto da Dio, senza restare attaccati di cupido amore personale ad alcuna creatura.
LETTERA 253: Agostino al vescovo Bennato riguardo (come sembra) alla medesima giovinetta da non darsi in matrimonio se non a un giovane di famiglia cattolica.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta dopo il 395.
Agostino al vescovo Bennato riguardo (come sembra) alla medesima giovinetta da non darsi in matrimonio se non a un giovane di famiglia cattolica.
AGOSTINO INVIA RELIGIOSI SALUTI A BENNATO BEATISSIMO E VENERATO SIGNORE E FRATELLO AMATO, E AI FRATELLI CHE SONO CON LUI
1. Noi ci rallegriamo della fede e dello zelo prudente che, verso la Chiesa, ha colui per mezzo dei quale invio i saluti alla Santità tua. Egli però ha voluto presentarsi alla tua Benignità con una mia lettera, o mio dilettissimo signore e venerato fratello. Ho sentito dire che hai in animo di concludere quell'affare; per questo motivo, se la cosa è vera - ma mi fa specie che sia vera - tu sai bene come provvedere al bene della Chiesa cattolica, col senso della paternità propria di un vescovo, in modo da non condurre a termine l'affare con uno qualsiasi - supposto tuttavia, come ho detto, che sia vero quanto ho sentito dire - ma piuttosto con una famiglia cattolica, dalla quale la Chiesa non solo non abbia a temere alcuna ostilità, ma possa anche avere un aiuto fedele.
8 - Viene pubblicato l'editto dell'imperatore Cesare Augusto per censire la popolazione di tutto l'impero.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca448. Fu stabilito dalla volontà immutabile dell'Altissimo che il suo Figlio unigenito dovesse nascere nella città di Betlemme. Questo decreto divino era stato predetto, molto tempo prima di adempirsi, dai Santi e dai Profeti dell'Antico Testamento; poiché la volontà del Signore è sempre infallibile. Passeranno i cieli e la terra prima che possa aver compimento, giacché nessuno può opporvisi. Il Signore dispose l'esecuzione di questo decreto per mezzo di un editto pubblicato dall'imperatore Cesare Augusto nell'impero romano, affinché, come riferisce san Luca, fosse enumerata e registrata tutta la popolazione del mondo. Si estendeva, allora, l'impero romano per gran parte della terra conosciuta, e perciò i suoi principi si chiamavano signori di tutto il mondo, non tenendo conto del resto. Tutti gli abitanti dovevano ritenersi vassalli dell'imperatore, e tributargli un determinato censo, dovuto al naturale signore del potere temporale. E ciascuno si recava ad iscriversi nel registro comune della propria città. Giunse questo editto a Nazaret; ed arrivò la notizia anche a san Giuseppe, il quale tornando a casa - perché l'aveva intesa mentre era fuori - afflitto e mesto diede spiegazione alla divina sposa sul contenuto e la novità dell'editto. La prudentissima Vergine rispose: «Non vi turbi, signore e sposo mio, l'editto dell'imperatore terreno, perché tutti i nostri eventi stanno a cuore al Signore, re del cielo e della terra; e la sua provvidenza ci sosterrà e ci verrà incontro in ogni circostanza. Rimettiamoci dunque a lui, pieni di confidenza, e vedrete che non saremo delusi».
449. A Maria santissima erano noti tutti i misteri del figlio, e conosceva inoltre le profezie e il loro compimento: l'Unigenito del Padre e suo doveva nascere a Betlemme come povero pellegrino e straniero. Nulla, comunque, di tutto questo ella manifestò a san Giuseppe, perché senza l'ordine del Signore non avrebbe mai svelato il suo segreto. E su tutto ciò che non le veniva comandato di dire taceva assennatamente, perché, nonostante nutrisse il desiderio di consolare il suo fedelissimo e santo sposo Giuseppe, voleva abbandonarsi obbediente alla guida di Dio, e comportarsi così come donna prudente e saggia. Discussero subito su ciò che dovevano fare, perché già si approssimava il parto della divina Signora, essendo inoltrata la sua gravidanza. San Giuseppe le disse: «Signora mia, regina del cielo e della terra, se non avete ordini diversi dall'Altissimo, mi pare opportuno che io vada ad adempire questo editto dell'imperatore. Potrei, anche, andarvi da solo - perché l'esecuzione di tale dovere compete ai capi delle famiglie - tuttavia non ho il coraggio di lasciarvi senza assistenza; né io posso vivere senza la vostra presenza e avere un momento di quiete standovi lontano, perché non è possibile che il mio cuore stia tranquillo senza vedervi. D'altra parte mi sembra impossibile che voi possiate venire con me a Betlemme per eseguire l'ordine dell'imperatore, essendo molto vicino il tempo del vostro divin parto. E proprio per questo motivo e per la mia povertà non oso esporvi ad un rischio tanto evidente. Il mio dolore e la mia afflizione sarebbero così indicibilmente grandi, se qualche disagio vi accadesse durante il viaggio, ed io non fossi in grado di soccorrervi. Questo pensiero mi tormenta. Vi supplico, Signora mia, di presentare ciò al cospetto dell'Altissimo e di pregarlo che ascolti il desiderio di non separarmi da voi».
450. L'umile sposa accondiscese a ciò che san Giuseppe le chiedeva. E benché non ignorasse la volontà divina, accettò di obbedire a questa richiesta. Presentò al Signore la volontà e i desideri del suo fedelissimo sposo e sua Maestà le rispose: «Amica e colomba mia, obbedisci al mio servo Giuseppe in quello che desidera. Accompagnalo nel viaggio. Io sarò con te, e ti assisterò con paterno amore nei travagli e nelle tribolazioni che per me soffrirai. Saranno molto grandi, ma il mio braccio onnipotente ti aiuterà a venirne fuori in modo glorioso. I tuoi passi saranno belli agli occhi miei. Non temere, mettiti in cammino, perché questa è la mia volontà». Immediatamente il Signore davanti agli occhi della divina Madre intimò ed ordinò ai santi angeli protettori che la servissero in quel viaggio con speciale assistenza e diligente sollecitudine, conformemente a quanto di mirabile e misterioso sarebbe potuto accadere. Oltre ai mille angeli, che abitualmente la custodivano, il Signore comandò ad altri novemila di assistere la loro Regina e signora, e di servirla, in modo che, fin dall'inizio del viaggio, l'accompagnassero tutti e diecimila assieme. Così avvenne, e tutti, come fedelissimi servi e ministri del Signore, la servivano, come dirò in seguito. La celeste Regina fu preparata e corroborata da una nuova luce divina, in cui conobbe i misteri dei travagli che l'attendevano, dopo la nascita del bambino divino, a causa della persecuzione di Erode e di altre preoccupazioni e tribolazioni che sarebbero sopravvenute. Ed ella offrì, per tutto ciò, il suo invitto cuore, senza alcun turbamento, e rese grazie al Signore per le meraviglie che in lei operava e disponeva.
451. La gran Regina del cielo ritornò con la risposta a san Giuseppe, e gli rivelò che era volontà dell'Altissimo che ella gli prestasse obbedienza e l'accompagnasse nel suo viaggio a Betlemme. Il santo sposo rimase pieno di nuovo giubilo e consolazione; e riconoscendo questo gran favore dalla mano del Signore, lo ringraziò con profondi atti di umiltà e riverenza. Quindi, parlando alla sua sposa disse: «Signora mia e causa della mia gioia, della mia felicità e della mia fortuna, mi rimane solo la sofferenza dei travagli che in questo viaggio dovete patire, dal momento che non ho i mezzi per eliminarli e rendervi il viaggio comodo ed agiato. A Betlemme, però, troveremo parenti, conoscenti ed amici della nostra famiglia; spero che saremo accolti con carità, cosicché là possiate ristorarvi della fatica del viaggio - se l'Altissimo così dispone - come io vostro servo desidero». Il santo sposo Giuseppe in cuor suo si augurava che le sue attese si avverassero, ma il Signore aveva già disposto diversamente. E proprio perché rimasero frustrati i suoi desideri, provò poi maggiore amarezza, come si narrerà. Maria santissima non palesò a Giuseppe quello che ella, illuminata dal Signore, aveva previsto riguardo il mistero del suo divin parto, benché fosse a conoscenza che nulla di quanto egli pensava sarebbe accaduto. Ed infondendogli coraggio, disse: «Sposo e signore mio, io verrò volentieri in compagnia vostra. Faremo il viaggio come poveri in nome dell'Altissimo, poiché il Signore non disprezza quella povertà che viene a cercare con tanto amore. E dal momento che la sua protezione e difesa ci saranno assicurate nella necessità e nel travaglio, riponiamo in lui la nostra confidenza. E voi signor mio gettate su di lui tutte le vostre preoccupazioni ed affanni».
452. Stabilirono, subito, il giorno della partenza; ed il santo sposo andò per Nazaret a cercare qualche bestia da soma, su cui trasportare la Signora del mondo; ma non poté facilmente trovarla, perché tanta gente stava recandosi in diverse città al fine di eseguire l'ordinanza dell'imperatore. Dopo molte accurate e penose ricerche, san Giuseppe trovò un umile asinello, che potremmo chiamare veramente fortunato. E lo fu di certo, fra tutti gli animali privi di ragione, perché non solo portò la Regina di ogni cosa creata, e con lei il Re dei re, ma anche si trovò presente alla nascita del bambino e rese al suo creatore l'ossequio che gli uomini gli negarono, come si dirà in seguito. Prepararono così il necessario per il viaggio, che durò cinque giorni. I celesti viandanti portarono le stesse cose che avevano disposto nel primo viaggio alla casa di Zaccaria, come si è già detto nel libro terzo, capitolo quinto: solamente pane, frutta ed alcuni pesci, che costituivano il cibo ordinario, anzi il più squisito di cui facevano uso. E siccome la prudentissima Vergine sapeva, per luce divina, che avrebbe fatto ritorno a casa sua dopo lungo tempo, non solo portò i panni e le fasce per il suo divin parto, ma, passando inosservata, dispose le cose in maniera tale che servissero al compimento del volere del Signore. Lasciarono così la loro casa in custodia ad una persona, perché ne avesse cura fino al loro ritorno.
453. Giunse il giorno e l'ora di partire per Betlemme. Il fedelissimo e fortunato Giuseppe trattava già con straordinaria e somma riverenza la sua sovrana sposa; e come vigilante e premuroso servo cercava di accontentarla e servirla. La pregò, allora, con grande affetto, di fargli presente tutto ciò che desiderava, per soddisfare tutti i suoi bisogni, quali il riposo e il sollievo, e per il compiacimento del Signore che portava nel suo seno verginale. L'umile Regina gradì l'espressione di queste cortesie, e la riferì, dedicandola, alla gloria ed all'ossequio del suo santissimo Figlio. Maria santissima consolò ed incoraggiò il suo sposo ad affrontare le asperità del viaggio, mentre continuamente lo assicurava della benevolenza che sua Maestà nutriva verso di lui per tutte le sue premure e la fortezza e la gioia con cui entrambi, poveri e pellegrini, avrebbero via via accettato i disagi del cammino. E prima di partire, la Regina del cielo si mise in ginocchio e pregò san Giuseppe di darle la benedizione. L'uomo di Dio oppose resistenza, provando tanta difficoltà a farlo, per la dignità della sua sposa; ma ella vinse in umiltà e dolcemente l'obbligò a dargliela. San Giuseppe lo fece con gran timore e riverenza; subito con abbondanti lacrime si prostrò a terra e la pregò di offrirlo nuovamente al suo santissimo Figlio, e di ottenergli il perdono e la divina grazia. Dopo questa preparazione partirono da Nazaret per Betlemme nel cuore dell'inverno, circostanza, questa, che rendeva il viaggio più scomodo e penoso; ma la Madre che portava nel suo seno la vita, pensava solo a conversare santamente con il bambino divino, rimirandolo sempre nel suo talamo verginale, imitandolo nei movimenti ed attribuendogli onore e gloria più di tutte le altre creature insieme.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
454. Figlia mia, in ciascuno dei capitoli, sulla storia della mia vita e sui misteri divini, che vai descrivendo, conoscerai l'ammirabile provvidenza dell'Altissimo ed il suo paterno amore verso di me, sua umile serva. Certamente, il pensiero umano non può degnamente comprendere e ponderare questi prodigi di sublime sapienza, e quindi deve venerarli con tutte le forze ed essere pronto ad imitarmi, nonché a rendersi partecipe delle grazie che il Signore mi elargì. I mortali, infatti; non devono credere che solo verso di me e per me Dio abbia voluto mostrarsi santo, onnipotente ed infinitamente buono, poiché è certo che, se un'anima anzi tutte le anime si abbandonassero completamente al volere e alla guida del Signore, subito conoscerebbero, per esperienza, quella stessa fedeltà, attenzione e amorevole forza con cui sua Maestà disponeva, tramite me, tutte le cose che riguardavano la sua gloria ed il suo servizio. Ed ancora, avvertirebbero quelle dolcissime e divine mozioni che io sentivo abbandonandomi alla sua santissima volontà; e riceverebbero anche la sovrabbondanza dei suoi doni che come in un pelago infinito stanno rinchiusi nella sua divinità. E come le acque del mare traboccherebbero con impeto invincibile, se si potesse aprire un canale verso cui defluire per naturale inclinazione, a tal guisa si riverserebbero le grazie e i benefici del Signore sopra le creature razionali, se queste aprissero il loro cuore, lasciando spazio e non ostacolando la corrente divina. Gli uomini, purtroppo, ignorano questa verità, perché non si fermano a riflettere ed a considerare le opere dell'Altissimo.
455. Quanto a te desidero che studi questa scienza e la imprimi nel tuo cuore, e che, ancora, impari dalle mie opere a tener celato ciò che serbi nel tuo intimo. Voglio poi che tu viva obbediente e sottomessa a tutti, preferendo sempre l'altrui opinione al tuo giudizio. Per obbedire ai tuoi superiori ed ai padri spirituali tu devi chiudere gli occhi, anche se pensi che succederà il contrario di quello che ti comandano: anch'io del resto sapevo che non si sarebbe mai avverato quello che il mio santo sposo sperava che accadesse nel viaggio verso Betlemme. E se un ordine ti fosse dato da una persona inferiore o uguale a te, taci e dissimula; eseguilo se non c'è peccato o imperfezione. Ascolta tutti con silenzio ed attenzione. Nel parlare sii parsimoniosa e moderata: ciò è da persona prudente ed accorta. Ti ricordo nuovamente, per tutto quello che farai; di pregare il Signore e di chiedergli la sua benedizione, affinché non ti allontani dalla sua divina benevolenza. E se ne avrai l'opportunità, chiedi anche il permesso e la benedizione al tuo padre spirituale e maestro, perché nelle tue azioni non ti manchi il merito e la perfezione, e tu possa accontentarmi in ciò che desidero da te.
Dongo (Como), 24 dicembre 1989. Notte Santa. Il tempo si è compiuto.
Don Stefano Gobbi
«Figli prediletti, vivete con Me, in atto di preghiera incessante e di profondo raccoglimento, queste ore della Notte Santa. Il tempo si è compiuto. Da centinaia di anni era atteso questo evento: voci di profeti e di inviati da Dio avevano tenuto accesa la fiaccola della speranza e dell'attesa. Il corso del tempo e della storia confluiva tutto verso questo straordinario momento. In questa notte santa ogni cosa ha il suo compimento. Io vergine e madre do alla luce il mio Figlio divino; il mio castissimo sposo Giuseppe mi è accanto e porta, nella sua persona, la presenza di tutti i poveri di Israele; la Grotta disadorna diventa reggia per il figlio di Davide, chiamato a sedere sul suo trono regale; i pastori accorrono per offrire l'omaggio dei semplici e dei poveri di spirito; il coro degli angeli canta e porta la luce innocente dei bimbi, dei piccoli, dei puri di cuore.
Con quanto ineffabile amore e delicata tenerezza, Io depongo sulla povera mangiatoia il mio Figlio divino, il Primogenito del nuovo popolo di Israele, l'Unigenito Figlio del Padre, il Messia promesso ed atteso da secoli. In questa santa notte le profezie si attuano, ogni cosa ha il suo perfetto compimento. Il tempo si è compiuto. Vivete con amore, con fiducia e con grande speranza questo Natale.
È il Natale 1989. È il Natale di un anno che è stato molto importante. Vivetelo con Me, Madre che ogni giorno vi genera a quella vita, che il mio Bambino vi ha donato, con la sua venuta fra voi. Vivetelo col mio sposo Giuseppe, in atto di umile e docile collaborazione al disegno del vostro Padre Celeste. Vivetelo con i pastori che accorrono festanti, nella gioia di essere anche voi testimoni dell'annuncio, che ancora oggi proclama la pace e la salvezza a tutti gli uomini. Vivetelo con i piccoli, i semplici, i poveri che formano da trono regale al dominio di mio figlio Gesù. Vivetelo con gli Angeli che cantano armonie divine ed offrono l'amore a questa povera terra, mai così minacciata e colpita.
Vivete in spirito di gioia profonda questo vostro Natale. Poiché il tempo si è compiuto. Entrate ormai negli eventi che vi preparano al suo secondo Natale. Vi approssimate al momento del glorioso ritorno di Cristo. Allora non lasciatevi prendere da paura, né da tristezza, né da vana curiosità, né da inutili affanni. Vivete, con la semplicità dei piccoli, ogni momento di questo nuovo Avvento nel mio Cuore Immacolato e datevi da fare premurosi, per spalancare le porte degli uomini e dei popoli al Cristo che viene. Ed aprite il cuore alla speranza, per accogliere con gioia l'annuncio che oggi vi dono: si sta compiendo il tempo del suo glorioso ritorno».