Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Nei vostri affari operate con maturità  e posatezza per fare più presto e bene: giacché con la precipitazione o si finiscono male gli affari, o talmente si complicano, che non si possono finire. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 4° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 5

1Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni.2Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo.3Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene,4perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo.5Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.6Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi,7e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!".8Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!".9E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti".10E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.
11Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo.12E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi".13Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare.14I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.
15Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura.16Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci.17Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.18Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui.19Non glielo permise, ma gli disse: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato".20Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.

21Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare.22Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi23e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva".24Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando,27udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti:28"Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita".29E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
30Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?".31I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?".32Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo.33E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.34Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".
35Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?".36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!".37E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava.39Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme".40Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.41Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!".42Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.43Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.


Giosuè 22

1Allora Giosuè convocò i Rubeniti, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse2e disse loro: "Voi avete osservato quanto Mosè, servo del Signore, vi aveva ordinato e avete obbedito alla mia voce, in tutto quello che io vi ho comandato.3Non avete abbandonato i vostri fratelli durante questo lungo tempo fino ad oggi e avete osservato il comando del Signore vostro Dio.4Ora che il Signore vostro Dio ha dato tranquillità ai vostri fratelli, come aveva loro promesso, tornate e andate alle vostre tende, nel paese che vi appartiene, e che Mosè, servo del Signore, vi ha assegnato oltre il Giordano.5Soltanto abbiate gran cura di eseguire i comandi e la legge che Mosè, servo del Signore, vi ha dato, amando il Signore vostro Dio, camminando in tutte le sue vie, osservando i suoi comandi, restando fedeli a lui e servendolo con tutto il cuore e con tutta l'anima".6Poi Giosuè li benedisse e li congedò ed essi tornarono alle loro tende.7Mosè aveva dato a metà della tribù di Manàsse un possesso in Basan e Giosuè diede all'altra metà un possesso tra i loro fratelli, di qua del Giordano, a occidente.
Quando Giosuè li rimandò alle loro tende e li benedisse,8aggiunse: "Voi tornate alle vostre tende con grandi ricchezze, con bestiame molto numeroso, con argento, oro, rame, ferro e con grande quantità di vesti; dividete con i vostri fratelli il bottino, tolto ai vostri nemici".
9I figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse dunque tornarono, dopo aver lasciato gli Israeliti a Silo, nel paese di Canaan, per andare nel paese di Gàlaad, il paese di loro proprietà, che avevano ricevuto in possesso, in forza del comando del Signore, per mezzo di Mosè.
10Quando furono giunti alle Curve del Giordano, che sono nel paese di Canaan, i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse vi costruirono un altare, presso il Giordano: un altare di forma grandiosa.11Gli Israeliti udirono che si diceva: "Ecco i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse hanno costruito un altare di fronte al paese di Canaan, alle Curve del Giordano, dalla parte degli Israeliti".12Quando gli Israeliti seppero questo, tutta la loro comunità si riunì a Silo per muover loro guerra.13Gli Israeliti mandarono ai figli di Ruben, ai figli di Gad e metà della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad, Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro,14e con lui dieci capi, un capo per ciascun casato paterno di tutte le tribù d'Israele:15tutti erano capi di un casato paterno fra i gruppi di migliaia d'Israele; essi andarono dai figli di Ruben, dai figli di Gad e da metà della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad e dissero loro:16"Dice tutta la comunità del Signore: Che è questa infedeltà, che avete commessa contro il Dio d'Israele, desistendo oggi dal seguire il Signore, costruendovi un altare per ribellarvi oggi al Signore?17Non ci basta l'iniquità di Peor, della quale non ci siamo ancora purificati oggi e che attirò quel flagello sulla comunità del Signore?18Voi oggi desistete dal seguire il Signore! Poiché oggi vi siete ribellati al Signore, domani egli si adirerà contro tutta la comunità d'Israele.19Se ritenete immondo il paese che possedete, ebbene, passate nel paese che è possesso del Signore, dove è stabilita la Dimora del Signore, e stabilitevi in mezzo a noi; ma non ribellatevi al Signore e non fate di noi dei ribelli, costruendovi un altare oltre l'altare del Signore nostro Dio.20Quando Acan figlio di Zerach commise un'infedeltà riguardo allo sterminio, non venne forse l'ira del Signore su tutta la comunità d'Israele sebbene fosse un individuo solo? Non dovette egli morire per la sua colpa?".
21Allora i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse risposero e dissero ai capi dei gruppi di migliaia d'Israele:22"Dio, Dio, Signore! Dio, Dio, Signore! Lui lo sa, ma anche Israele lo sappia. Se abbiamo agito per ribellione o per infedeltà verso il Signore, che Egli non ci salvi oggi!23Se abbiamo costruito un altare per desistere dal seguire il Signore; se è stato per offrire su di esso olocausti od oblazioni e per fare su di esso sacrifici di comunione, il Signore stesso ce ne chieda conto!24In verità l'abbiamo fatto preoccupati di questo: pensando cioè che in avvenire i vostri figli potessero dire ai nostri figli: Che avete in comune voi con il Signore Dio d'Israele?25Il Signore ha posto il Giordano come confine tra noi e voi, figli di Ruben e figli di Gad; voi non avete parte alcuna con il Signore! Così i vostri figli farebbero desistere i nostri figli dal temere il Signore.26Perciò abbiamo detto: Costruiamo un altare, non per olocausti, né per sacrifici,27ma perché sia testimonio fra noi e voi e fra i nostri discendenti dopo di noi, dimostrando che vogliamo servire al Signore dinanzi a lui, con i nostri olocausti, con le nostre vittime e con i nostri sacrifici di comunione. Così i vostri figli non potranno un giorno dire ai nostri figli: Voi non avete parte alcuna con il Signore.28Abbiamo detto: Se in avvenire essi diranno questo a noi o ai nostri discendenti, noi risponderemo: Guardate la forma dell'altare del Signore, che i nostri padri fecero, non per olocausti, né per sacrifici, ma perché fosse di testimonio fra noi e voi.29Lungi da noi l'idea di ribellarci al Signore e di desistere dal seguire il Signore, costruendo un altare per olocausti, per oblazioni o per sacrifici, oltre l'altare del Signore nostro Dio, che è davanti alla sua Dimora!".
30Quando Pincas e i capi della comunità, i capi dei gruppi di migliaia d'Israele che erano con lui, udirono le parole dette dai figli di Ruben, dai figli di Gad e dai figli di Manàsse, ne rimasero soddisfatti.31Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, disse ai figli di Ruben, ai figli di Gad e ai figli di Manàsse: "Oggi riconosciamo che il Signore è in mezzo a noi, poiché non avete commesso questa infedeltà verso il Signore; così avete preservato gli Israeliti dal castigo del Signore".
32Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, e i capi lasciarono i figli di Ruben e i figli di Gad e tornarono dal paese di Gàlaad al paese di Canaan presso gli Israeliti, ai quali riferirono l'accaduto.33La cosa piacque agli Israeliti, i quali benedissero Dio e non parlarono più di muover guerra ai figli di Ruben e di Gad, per devastare il paese che essi abitavano.34I figli di Ruben e i figli di Gad chiamarono quell'altare Testimonio perché dissero: "Esso è testimonio fra di noi che il Signore è Dio".


Salmi 89

1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".

6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.

9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.

20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.

34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".

39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.

47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?

50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.


Salmi 25

1'Di Davide'.

Alef. A te, Signore, elevo l'anima mia,
2Bet. Dio mio, in te confido: non sia confuso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
3Ghimel. Chiunque spera in te non resti deluso,
sia confuso chi tradisce per un nulla.

4Dalet. Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
5He. Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza,
Vau. in te ho sempre sperato.
6Zain. Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
7Het. Non ricordare i peccati della mia giovinezza:
ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

8Tet. Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
9Iod. guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie.

10Caf. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia
per chi osserva il suo patto e i suoi precetti.
11Lamed. Per il tuo nome, Signore,
perdona il mio peccato anche se grande.

12Mem. Chi è l'uomo che teme Dio?
Gli indica il cammino da seguire.
13Nun. Egli vivrà nella ricchezza,
la sua discendenza possederà la terra.

14Samech. Il Signore si rivela a chi lo teme,
gli fa conoscere la sua alleanza.
15Ain. Tengo i miei occhi rivolti al Signore,
perché libera dal laccio il mio piede.

16Pe. Volgiti a me e abbi misericordia,
perché sono solo ed infelice.
17Zade. Allevia le angosce del mio cuore,
liberami dagli affanni.

18Vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.
19Res. Guarda i miei nemici: sono molti
e mi detestano con odio violento.

20Sin. Proteggimi, dammi salvezza;
al tuo riparo io non sia deluso.
21Tau. Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
22Pe. O Dio, libera Israele
da tutte le sue angosce.


Baruc 3

1Signore onnipotente, Dio d'Israele, un'anima angosciata, uno spirito tormentato grida verso di te.2Ascolta, Signore, abbi pietà, perché abbiamo peccato contro di te.3Tu domini sempre, noi continuamente periamo.4Signore onnipotente, Dio d'Israele, ascolta dunque la supplica dei morti d'Israele, dei figli di coloro che hanno peccato contro di te: essi non hanno ascoltato la voce del Signore loro Dio e a noi si sono attaccati questi mali.5Non ricordare l'iniquità dei nostri padri, ma ricordati ora della tua potenza e del tuo nome,6poiché tu sei il Signore nostro Dio e noi ti loderemo, Signore.7Per questo tu hai riempito i nostri cuori del tuo timore perché invocassimo il tuo nome. Noi ti lodiamo ora nell'esilio, poiché abbiamo allontanato dal cuore tutta l'iniquità dei nostri padri, i quali hanno peccato contro di te.8Ecco, siamo ancor oggi esiliati e dispersi, oggetto di obbrobrio, di maledizione e di condanna per tutte le iniquità dei nostri padri, che si sono ribellati al Signore nostro Dio.

9Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,
porgi l'orecchio per intender la prudenza.
10Perché, Israele, perché ti trovi in terra nemica
e invecchi in terra straniera?
11Perché ti contamini con i cadaveri
e sei annoverato fra coloro che scendono negli inferi?
12Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!
13Se tu avessi camminato nei sentieri di Dio,
saresti vissuto sempre in pace.
14Impara dov'è la prudenza,
dov'è la forza, dov'è l'intelligenza,
per comprendere anche dov'è la longevità e la vita,
dov'è la luce degli occhi e la pace.
15Ma chi ha scoperto la sua dimora,
chi è penetrato nei suoi forzieri?
16Dove sono i capi delle nazioni,
quelli che dominano le belve che sono sulla terra?
17Coloro che si divertono con gli uccelli del cielo,
quelli che ammassano argento e oro,
in cui confidano gli uomini,
e non pongono fine ai loro possessi?
18Coloro che lavorano l'argento e lo cesellano
senza rivelare il segreto dei loro lavori?
19Sono scomparsi, sono scesi negli inferi
e altri hanno preso il loro posto.
20Nuove generazioni hanno visto la luce
e sono venute ad abitare il paese,
ma non hanno conosciuto la via della sapienza,
21non hanno appreso i suoi sentieri;
neppure i loro figli l'hanno raggiunta,
anzi, si sono allontanati dalla sua via.
22Non se n'è sentito parlare in Canaan,
non si è vista in Teman.
23I figli di Agar, che cercano sapienza terrena,
i mercanti di Merra e di Teman,
i narratori di favole, i ricercatori dell'intelligenza
non hanno conosciuto la via della sapienza,
non si son ricordati dei suoi sentieri.
24Israele, quanto è grande la casa di Dio,
quanto è vasto il luogo del suo dominio!
25È grande e non ha fine,
è alto e non ha misura!
26Là nacquero i famosi giganti dei tempi antichi,
alti di statura, esperti nella guerra;
27ma Dio non scelse costoro
e non diede loro la via della sapienza:
28perirono perché non ebbero saggezza,
perirono per la loro insipienza.
29Chi è salito al cielo per prenderla
e farla scendere dalle nubi?
30Chi ha attraversato il mare e l'ha trovata
e l'ha comprata a prezzo d'oro puro?
31Nessuno conosce la sua via,
nessuno pensa al suo sentiero.
32Ma colui che sa tutto, la conosce
e l'ha scrutata con l'intelligenza.
È lui che nel volger dei tempi ha stabilito la terra
e l'ha riempita d'animali;
33lui che invia la luce ed essa va,
che la richiama ed essa obbedisce con tremore.
34Le stelle brillano dalle loro vedette
e gioiscono;
35egli le chiama e rispondono: "Eccoci!"
e brillano di gioia per colui che le ha create.
36Egli è il nostro Dio
e nessun altro può essergli paragonato.
37Egli ha scrutato tutta la via della sapienza
e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo,
a Israele suo diletto.
38Per questo è apparsa sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini.


Atti degli Apostoli 5

1Un uomo di nome Ananìa con la moglie Saffìra vendette un suo podere2e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli.3Ma Pietro gli disse: "Ananìa, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno?4Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio".5All'udire queste parole, Ananìa cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano.6Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.
7Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto.8Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a tanto".9Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te".10D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito.11E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose.

12Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone;13degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.14Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore15fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.16Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti.

17Si alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di livore,18e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica.19Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse:20"Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita".21Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.

Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione.22Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a riferire:23"Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno".24Udite queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai significasse tutto questo,25quando arrivò un tale ad annunziare: "Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo".
26Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo.27Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo:28"Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo".29Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.30Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce.31Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati.32E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui".33All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte.

34Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati,35disse: "Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini.36Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla.37Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi.38Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta;39ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!".
40Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà.41Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù.42E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo.


Capitolo IV: Mantenersi intimamente uniti in Dio, in spirito di verità e di umiltà

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1. Figlio, cammina alla mia presenza in spirito di verità, e cercami sempre con semplicità di cuore. Chi cammina dinanzi a me in spirito di verità sarà protetto dagli assalti malvagi; la verità lo farà libero da quelli che cercano di sedurlo e dai perversi, con le loro parole infamanti. Se ti farà libero la verità, sarai libero veramente e non terrai in alcun conto le vane parole degli uomini. E' vero, o Signore: ti prego, così mi avvenga, come tu dici. Mi sia maestra la tua verità; mi custodisca e mi conduca alla meta di salvezza; mi liberi da effetti e da amori perversi, contrari alla divina volontà. Allora camminerò con te, con grande libertà di spirito.   

2. Io ti insegnerò, dice la Verità, ciò che è retto e mi è gradito. Ripensa con grande, amaro dolore, ai tuoi peccati, e non credere mai di valere qualcosa, per opere buone che tu abbia compiuto. In realtà sei un peccatore, irretito da molte passioni e schiavo di esse. Da te non giungi a nulla: subitamente cadi e sei vinto; subitamente vieni sconvolto e dissolto. Non hai nulla di che ti possa vantare; hai molto, invece, di che ti debba umiliare, giacché sei più debole assi di quanto tu possa capire. Di tutto quello che fai, niente ti sembri grande, prezioso e ammirevole; niente ti sembri meritevole di stima. Alto, lodevole e desiderabile davvero ti sembri soltanto ciò che è eterno. Più di ogni altra cosa, ti sia cara la verità eterna; e sempre ti dispiaccia la tua estrema pochezza. Nulla devi temere, disprezzare e fuggire quanto i tuoi vizi e i tuoi peccati; cose che ti debbono affliggere più di ogni danno materiale.

3. Ci sono persone che camminano al mio cospetto con animo non puro: persone che - dimentiche di se stesse e della propria salvezza, e mosse da una certa curiosità e superbia - vorrebbero conoscere i miei segreti, e comprendere gli alti disegni di Dio. Costoro cadono sovente in grandi tentazioni e in grandi peccati per quella loro superbia e curiosità, che io ho in odio. Mantieni una religiosa riverenza dinanzi al giudizio divino, dinanzi allo sdegno dell'Onnipotente. Non volere, dunque, sondare l'operato dell'Altissimo. Esamina invece le tue iniquità: in quante cose hai errato e quante cose buone hai tralasciato. Ci sono alcuni che fanno consistere la loro pietà soltanto nelle letture, nelle immagini sacre e nelle raffigurazioni esteriori e simboliche; altri mi hanno sulla bocca, ma poco c'è nel loro cuore. Ci sono invece altri che, illuminati nella mente e puri nei loro affetti, anelando continuamente alle cose eterne, provano fastidio a sentir parlare di cose terrene e soffrono ad assoggettarsi a ciò che la natura impone. Sono questi che ascoltano ciò che dice, dentro di loro, lo spirito di verità. Il quale li ammaestra a disprezzare le cose di questa terra e ad amare quelle del cielo; ad abbandonare il mondo e ad aspirare, giorno e notte, al cielo.


DISCORSO 354 I CONTINENTI VENGONO INCORAGGIATI CONTRO LA CATTIVERIA DEGLI INVIDIOSI E VENGONO ESORTATI A GUARDARSI DALLA SUPERBIA.

Discorsi - Sant'Agostino

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Chi segue il Cristo è odiato dal mondo.

1. 1. Nel passo del Vangelo che è stato letto, il Signore ci ha insegnato che chi crede in lui crede in colui che lo ha mandato 1. E` certezza della nostra fede che ci è stato mandato il Salvatore: l'annuncio del Cristo infatti viene dato dal Cristo stesso, cioè dal corpo di Cristo che è esteso su tutta la terra. Certo egli era nei cieli quando diceva al persecutore che infieriva qui sulla terra: Perché mi perseguiti? 2, ma con ciò dichiarava che egli è anche qui in noi. Come lui è in noi qui, così noi siamo là in lui: e il Cristo totale va in tal modo crescendo, saldato in unità dalla carità. Lui stesso che è il nostro capo, è il salvatore del suo corpo. Dunque il Cristo è annunciato dal Cristo, il capo dal suo corpo, e dal suo capo è difeso il corpo. Per questo il mondo ci odia, come ci ha detto lo stesso Signore 3, che non si riferiva solo ai pochi Apostoli quando disse che il mondo li avrebbe odiati. E ancora, rivolgendosi non solo a loro, ma a tutto il suo corpo e a ogni suo membro, disse che dovevano gioire quando la gente li avrebbe insultati e avrebbe detto male di loro, perché grande sarebbe stata la loro ricompensa nei cieli 4. Chi dunque vuole appartenere al corpo di Cristo, esserne membro, non deve meravigliarsi se il mondo lo odia.

Ci sono nemici anche quei cristiani apparenti che amano il mondo.

1. 2. Ma se sono molti a ricevere il sacramento del suo corpo, non tutti quelli che lo ricevono avranno presso di lui il luogo promesso ai suoi membri. Quasi tutti riconoscono il sacramento del suo corpo, perché tutti insieme prendono il cibo nei suoi pascoli; ma verrà chi li dividerà ponendo alcuni alla destra, altri alla sinistra. E sia gli uni che gli altri chiederanno: Signore, Signore, quando ti abbiamo visto e ti abbiamo servito?, ovvero: Quando ti abbiamo visto e non ti abbiamo servito? Questa la domanda di tutti, ma agli uni egli dirà: Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete il regno; agli altri invece: Andate nel fuoco eterno che è stato preparato per voi dal diavolo e dai suoi angeli 5.

2. 2. Dunque, o carissimi, tutti noi che con retta coscienza siamo membri del Cristo, non dobbiamo ritenere nostri nemici solo quelli che sono apertamente estranei a noi, perché nemici molto peggiori sono quelli che sembrano apparentemente corpo di Cristo e invece non gli appartengono. Costoro infatti sono presi dall'amore del mondo e sono quindi malvagi. Essi giudicano di noi in base a quello che essi apprezzano e ci invidiano quelle che sono fortune sul piano mondano, che invece noi deploriamo. Ci ritengono felici proprio per quello che costituisce per noi un pericolo; invece la felicità interiore di cui noi godiamo, essi non la comprendono neppure, perché non la gustarono mai. Non sanno che i riconoscimenti che ci vengono dal mondo sul piano temporale, costituiscono per noi più un pericolo che un onore: essi infatti non sanno distinguere i due tipi di gioia.

I consacrati sono necessariamente oggetto di critiche e calunnie.

2. 3. Perciò rivolgiamo ora la nostra esortazione a voi in particolare, carissimi, qui presenti in gran numero, che avete assunto l'impegno più alto di vita cristiana, vivendo nella continenza di cui Dio vi ha fatto dono, e quindi, per grazia del Signore, non per meriti vostri, occupate un posto eminente nel corpo di Cristo. Proprio a questa forma di vita guarda con sospetto la gente cattiva e invidiosa; ma l'essere oggetto di critica deve servire da prova. Potremmo cedere alle critiche degli uomini solo se nel professare la vita di continenza cercassimo riconoscimenti umani. Se tu sei un servo di Dio casto, ecco che la gente è pronta a immaginare tue colpe di impudicizia, a sparlare, ad accusarti, e indugerà volentieri a denigrarti perché chi è malevolo prova un gusto particolare nel formulare i peggiori sospetti. Ma solo se uno ha intrapreso la via della continenza per ricevere lodi dalla gente, può cedere alle critiche: e rovinerebbe così tutto il suo proposito di vita.

3. 3. Se invece ha imparato a dire con l'Apostolo: Questo è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza 6, le calunnie servono addirittura ad accrescere la sua ricompensa. Tuttavia si preghi anche per chi calunnia perché, mentre fa crescere i nostri meriti, non trovi lui la morte. Anche questo ci serve da prova: se non avessimo nemici, non avremmo per chi pregare secondo l'insegnamento del Signore che ci dice: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi odiano 7. Come provare, saggiando il nostro cuore, se siamo capaci di fare quello che il Signore ci comanda, qualora non incontrassimo nessuno che ci sia nemico, ci calunni, ci diffami sparlando di noi? Vedete dunque che anche i cattivi sono necessari ai buoni. In questo mondo noi siamo, per esprimerci con immagini, come nel crogiuolo di un orefice: se tu non sei oro, bruci anche tu; se sei oro, il malvagio è la paglia che brucia per te. Se invece anche tu sei paglia, sarete insieme solo fumo.

A quali condizioni la vita nella castità è migliore di quella nel matrimonio.

4. 4. Tuttavia dovete sapere anzitutto che le membra migliori del corpo di Cristo non sono le sole membra: merita lode la vita coniugale, che ha pure il suo posto nel corpo di Cristo, così come nel corpo umano non si trovano solo le parti collocate in alto, quali gli occhi nel viso, e se i piedi non reggessero le parti alte, queste sarebbero prostrate a terra. Per questo l'Apostolo dice: E quelle parti del corpo che sono indecorose, sono più necessarie. Dio ha composto il corpo in modo che non vi fosse in esso disunione 8. Riconosciamo come membra del corpo di Cristo coloro che vivono la vita coniugale, se sono veramente membra di Cristo, se cioè sono fedeli, se sperano e attendono la vita futura, se sanno perché portano il segno di Cristo. Sappiamo che essi rendono onore a voi e vi ritengono migliori di sé. Ma voi dovete rendere loro non meno onore di quello che essi rendono a voi. Se voi infatti avete la santità della vita casta, dovete avere il timore di perderla per superbia. La santità della vita casta si perde sia violando la castità sia diventando superbi. E posso dire che coloro che vivono la vita coniugale, se conservano l'umiltà, sono migliori di chi vive nella castità ma è superbo. Riflettete, carissimi, su quello che ora vi dico. Vi invito a considerare il diavolo: a lui, nel giudizio di Dio, non potranno essere imputati adulterio e fornicazioni, perché non può commetterli, non avendo la carne. Sarà la sola superbia, unita all'invidia, a mandarlo nel fuoco eterno.

Il fondamento dell'umiltà.

5. 5. Quando in un servo di Dio s'insinua la superbia, subito le si accompagna anche l'invidia. Non c'è superbo che non sia anche invidioso. L'invidia è figlia della superbia, e questa è una madre che non resta mai sterile: dove si trova, subito genera. Perché essa non entri in voi, considerate che nel tempo della persecuzione non ricevette la corona solo Agnese che era vergine, ma anche Crispina che era donna sposata; e risulta che alcuni dei consacrati cedettero, mentre molti dei coniugati sostennero il combattimento e vinsero. Non invano quindi l'Apostolo dice a tutti i membri di Cristo: Ciascuno di voi consideri gli altri superiori a se stesso, e ancora: Gareggiate nello stimarvi a vicenda 9. Se questa è la vostra convinzione, non vi riterrete mai dei " grandi ". Conviene che facciate attenzione più a quello che vi manca che a quello che avete: badate di non perdere quello che avete e fate suppliche per ricevere quello che ancora vi manca. Bisogna considerare in quante cose siamo inferiori, non in quante superiori. Se infatti vuoi misurare di quanto hai superato un altro, rischi di insuperbirti; se invece consideri tutto quello di cui ancora difetti, ne gemi, ma proprio questa pena serve a curarti, a mantenerti umile, e camminerai con più sicurezza, evitando sia di cadere sia di gonfiarti di orgoglio.

La carità serve a evitare la superbia.

6. 6. E` da auspicare che tutti pongano mente solo alla carità: essa solo è superiore a tutto, e niente senza di essa ha valore; ovunque essa si trovi, attira a sé tutto. Di essa si dice: Non è invidiosa; e il perché viene spiegato da quello che subito segue nel testo: Non si gonfia 10. Tra i vizi, come avevo cominciato a dire, viene prima la superbia e subito segue l'invidia, che è generata dalla superbia, non viceversa. E` infatti l'amore di eccellere, che diciamo superbia, a farci provare invidia. Proprio perché la superbia precede e l'invidia le viene dietro, l'Apostolo, nel suo elogio della carità, ha detto prima: Non è invidiosa,e poi: Non si gonfia, e non viceversa; Non si gonfia è aggiunto come indicazione della causa per cui Non prova invidia. Se non è invidiosa perché non si gonfia, questo significa che, se si gonfiasse, sarebbe invidiosa. Fate crescere dunque in voi la carità, e l'anima viene resa vigorosa perché non si gonfia. L'Apostolo dice anche: La scienza gonfia. Ma questo non comporta che dobbiate rifuggire dalla scienza e scegliere l'ignoranza per non gonfiarvi. Se l'ignoranza fosse preferibile alla scienza, non vi sarebbe motivo perché io parli a voi, e se si dovesse rifuggire dalla scienza perché non gonfi, io non dovrei esporvi con ordine e precisione i vari argomenti, né farvi riflettere su quello che già sapete o informarvi di quello che ignorate. Dovete anzi amare la scienza, ma anteporre a essa la carità: la scienza gonfia quando sia sola, ma poiché la carità edifica 11, non permette che la scienza gonfi. E dove essa edifica, la scienza è cosa salda: non può esservi gonfiamento di orgoglio là dove la roccia è il fondamento.

Come il Signore esaudisce le nostre preghiere.

7. 7. E che sia forte tentazione la vanteria, cioè l'orgoglio, è provato dal fatto che per tale vizio persino il nostro grandissimo Apostolo diceva essergli stata messa una spina nella carne, come un messo di satana da cui essere percosso. Quando si prende a pugni uno, perché non si risollevi, lo si colpisce al capo. Così anche nel caso di Paolo la scienza che possedeva e la rivelazione delle cose grandi che gli era stata donata, potevano far temere che egli si vantasse, s'inorgoglisse, come egli stesso dice: Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un messo di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza 12. Il malato nella sua sofferenza, chiede che gli sia tolto quello che il medico gli dà per guarirlo, ma il medico risponde di no: se fa male, è un male che guarisce. Tu chiedi che ti liberi da quello che ti fa soffrire e il medico rifiuta di liberartene perché quella sofferenza ti guarisce. Perché, ti chiedo, sei venuto dal medico? per guarire o per non soffrire? Il Signore dunque non esaudì Paolo in quello che chiedeva; ma lo esaudì dandogli la guarigione. Non è importante che Dio vi esaudisca secondo la vostra volontà: non è da apprezzare come una gran cosa che uno veda esaudita la sua preghiera: domandategli che cosa chiede e domandate in che cosa fu esaudito. Ritenete importante non che la risposta del Signore sia secondo la vostra richiesta, ma che sia secondo la vostra utilità. Anche i demoni furono esauditi in quello che chiedevano, e fu loro permesso di entrare nei porci, come volevano 13. Fu esaudito anche il principe dei demoni, il diavolo, al quale non fu negato il permesso di tentare Giobbe: Giobbe fu provato, ma il diavolo fu confuso 14. Anche gli israeliti furono esauditi nel loro desiderio, ma voi sapete che cosa capitò loro quando ancora avevano il cibo in bocca 15. Non considerate quindi molto importante essere esauditi in quello che si desidera. Talvolta Dio concede quello che si chiede quando è irato, e lo nega invece quando è benevolo. Ma quando voi chiedete a Dio quei beni che lui stesso raccomanda, comanda e promette per la vita futura, chiedete con tranquillità, prostrandovi in preghiera con tutte le vostre forze, per ricevere. Sono beni che vengono dati dalla benevolenza di Dio, provengono non dalla sua ira ma dalla sua misericordia. Quando invece oggetto delle vostre suppliche sono beni temporali, chiedete senza insistenza e con timore, affidando al Signore di concederveli se giovano, e non concederveli nel caso che vi nuocciano. Che cosa faccia bene, che cosa invece faccia male, lo conosce il medico, non il malato.

Contro la superbia di chi vive nella castità.

8. 8. Abbiamo detto che tra coloro che vivono nella castità ci sono sia gli umili che i superbi; ma quelli tra loro che sono superbi, non si ripromettano il regno di Dio. In questo è destinato ai consacrati un posto più elevato, ma: Chi si esalta sarà umiliato 16. Al posto più alto non si deve tendere per amore dell'altezza: solo mantenendosi nell'umiltà è dato di raggiungerlo. Se ti esalti, Dio ti abbassa; ma se ti abbassi, Dio ti innalza. Così ha detto il Signore, e niente può essere aggiunto o tolto alle sue parole. Ma coloro che vivono nella continenza giungono spesso a tal punto di superbia che diventano ingrati non solo verso qualsiasi persona, ma anche verso i loro genitori, montando in superbia perché quelli generarono prole, essi invece disprezzarono le nozze. Ma non potrebbero neppure essere ingrati, se quelli non li avessero generati. Il figlio pretende una superiorità sul padre coniugato per il fatto che non ha preso moglie; allo stesso modo la figlia che non ha preso marito, si crede superiore alla madre. Ma non è certo migliore chi è superbo; se fosse migliore, sarebbe certamente umile. Se uno desidera trovarsi migliore, si interroghi dentro se vede in sé della superbia: dove c'è gonfiezza di superbia c'è il vuoto, e il diavolo cerca di farsi il nido dove vede del vuoto.

I casti che sono superbi sono peggiori degli sposati, e saranno dannati.

9. 9. Infine, miei fratelli, arrivo a dire che è bene che coloro che vivono con superbia la vita di continenza, abbiano delle cadute, perché siano umiliati proprio in quella che era il motivo del loro orgoglio. Non può certo giovare l'essere casto a chi è dominato dalla superbia: mentre egli disprezza il matrimonio da cui nasce l'uomo, aspira proprio a quello che fu causa di caduta per il diavolo. Certo hai fatto bene a non volere le nozze, scegliendo qualcosa di meglio; ma non te ne devi insuperbire. Dalle nozze è nato l'uomo; la superbia ha fatto cadere gli l'angeli. E` vero che, se prendo in considerazione singolarmente i vostri beni, ritengo te migliore di tuo padre, perché non hai voluto le nozze, e parimenti te, donna, ritengo migliore di tua madre, perché la castità verginale è migliore del pudore nella vita coniugale : se poniamo a confronto le due cose, non v'è dubbio che la prima sia superiore. Però se vi aggiungiamo altri due elementi di confronto, la superbia e l'umiltà, e io vi interrogo su questi, certo voi riconoscete che l'umiltà è da preferire alla superbia: essa appunto si deve congiungere alla santa verginità. La superbia non solo deve essere esclusa dalla tua verginità, ma non si deve ammettere neanche in tua madre. Ma se tua madre è umile e tu invece superba, la madre è migliore della figlia. Vi pongo ancora a confronto. Poco sopra, considerando un solo elemento, avevo giudicato te superiore; ma ora considerando le due cose insieme, non dubito di preporre la donna sposata che sia umile, alla vergine superba. E risulta chiaro il motivo di questo mio giudizio: prima io mettevo a confronto due beni e dicevo superiore l'integrità verginale alla buona pudicizia coniugale, e facevo distinzione tra un bene e un altro bene migliore. Ma ponendo a confronto superbia e umiltà, non potrei dire un bene la superbia, e dire quindi superiore a essa l'umiltà: l'una è un male, l'altra un bene: un gran male è la superbia, un gran bene l'umiltà. Posto dunque che una è un bene, l'altra un male, se aggiungo al tuo bene, che è maggiore, quel male, ne risulta un totale di male, mentre se aggiungo al bene minore di tua madre l'altro bene, il risultato è un grande bene. Quindi nel primo caso la madre, in quanto sposata, avrà nel regno del cielo un posto inferiore alla figlia vergine, però saranno entrambe nel cielo: la figlia più in alto e più in basso la madre, una stella fulgente l'una, una stella pallida l'altra. Ma nell'altro caso, se cioè tua madre fosse umile e tu superba, a lei spetterebbe in cielo il suo posto quale che sia, tu invece non vi troveresti affatto posto. E chi non trova posto in cielo, non lo potrà trovare che presso colui che di là cadde, il diavolo, che fece anche cadere l'uomo quando stava ancora ritto. Il diavolo precipitò giù dalla sua condizione primitiva e analogamente fece cadere dalla sua l'uomo che vi si trovava ancora ritto: lui lo fede cadere, ma Cristo discese a rialzarlo dalla caduta. Se però osservi per quale via il tuo Signore ti rialzò, vedi che ti innalzò con il suo abbassamento: facendosi obbediente fino alla morte, umiliò se stesso 17. Dunque il tuo Signore è umile, e tu superbo? Umile il capo, e un membro superbo? Non può essere: uno che ami la superbia, non ha la volontà di appartenere al corpo il cui capo è umile. E se non appartiene a quel corpo, stia bene attento dove finirà. Non voglio dirlo io perché non sembri che intenda accrescere il terrore. Però vorrei averlo già destato, e aver così prodotto qualche effetto facendo cambiare qualcuno, o qualcuna, che si trovi in quelle condizioni. Non vorrei aver solo pronunciato delle parole, ma vorrei averle fatte penetrare dentro. Tutto si deve sperare dalla misericordia del Signore: chi desta paura rattrista, ma mentre rattrista, porta consolazione, e chi è stato rattristato si corregge.

 


1 - Cf. Gv 12, 44.

2 - At 9, 4.

3 - Cf. Gv 15, 18-21.

4 - Cf. Mt 5, 11-12.

5 - Mt 25, 31-41.

6 - 2 Cor 1, 12.

7 - Mt 5, 44.

8 - 1 Cor 12, 23-25.

9 - Fil 2, 3; Rm 12, 10.

10 - 1 Cor 13, 4.

11 - 1 Cor 8, 1.

12 - 2 Cor 12, 7-9.

13 - Cf. Mt 8, 31-32.

14 - Cf. Gb 1-2.

15 - Cf. Nm 11.

16 - Lc 14, 11.

17 - Cf. Fil 2, 8.


9 - Il giovedi' della cena, a Betania, il Redentore prende congedo dall'augusta Signora per andare verso la croce.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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1141. Continuando a narrare questa Storia, ricordo che abbiamo lasciato Cristo a Betania, dopo il ritorno da Gerusalemme alla sera del suo trionfo. Ho già anticipato quello che fecero i demoni prima che egli fosse consegnato ed altre cose che conseguirono dal loro conciliabolo infernale, nonché dal tradimento di Giuda e dal consiglio dei farisei. Torniamo ora a ciò che avvenne in tale località, dove, nei tre giorni che passarono dalla domenica delle palme al giovedì, la Vergine assistette e servì sua Maestà. Questi trascorse con lei tutto il tempo, eccetto quello che impiegò a predicare nel tempio il lunedì e il martedì; il mercoledì, infatti, non vi salì, come ho già detto. Durante tali ultimi viaggi istruì più diffusamente e in maniera più chiara i discepoli circa i misteri della redenzione. Ciascuno di essi, però, pur udendo gli insegnamenti e gli avvertimenti del suo Maestro, non corrispondeva se non secondo la disposizione con cui li accoglieva e secondo gli effetti suscitati nel proprio intimo. Rimanevano sempre piuttosto lenti nel capire e, deboli quali erano, dopo il suo arresto non misero in atto ciò che si erano offerti di fare.

1142. Nell'imminenza della sua uccisione, il Signore si intrattenne con Maria beatissima su quanto stava per realizzare e sulla legge di grazia, comunicandole arcani così sublimi che molti di essi ci resteranno nascosti finché non lo vedremo nella patria celeste. Di quelli che ho conosciuto, posso esprimere assai poco; asserisco, però, che egli depositò nelle profondità della prudentissima colomba tutto ciò che Davide definisce sapienza di Dio, cioè la sua opera "ad extra" più mirabile, il nostro riscatto e la glorificazione degli eletti, ad esaltazione del suo nome. Le ordinò quanto avrebbe dovuto fare durante il suo supplizio e al momento della morte che andava ad accettare per noi, e la preparò con nuove illuminazioni. In questi colloqui, l'Unigenito prese a rivolgersi a lei nel modo grave e solenne proprio di un sovrano, data l'importanza di ciò di cui trattavano, facendo cessare del tutto le manifestazioni di affetto caratteristiche del figlio e dello sposo. L'attaccamento naturale della dolce Regina e la sua ardente carità erano ormai a un grado eccelso, troppo elevato per la comprensione terrena; così, è impossibile palesare quali fossero, all'avvicinarsi della fine di quella calda conversazione, la tenerezza e l'affanno del candidissimo cuore di una simile madre, nonché i gemiti che ella emetteva dai suoi recessi, come tortora che già cominciava a sentire la sua solitudine, tale da non poter essere riempita da tutte le creature dell'intero universo.

1143. Arrivò il giovedì, vigilia della crocifissione di Gesù, il quale prima del sorgere del sole chiamò la sua diletta, che prostrandosi davanti a lui come al solito gli rispose: «Parlate, la vostra serva vi ascolta». Egli la fece rialzare e con grande amore e serenità proclamò: «È giunta l'ora stabilita da sempre nei decreti di mio Padre per la salvezza del mondo, che la sua volontà venerabile e gradita mi ha affidato; la ragione richiede che ci spogliamo della nostra, che tante volte abbiamo presentato in dono. Permettetemi di andare a dare la vita per i miei fratelli e, come mia autentica genitrice, considerate un bene che io mi consegni ai miei nemici per essere docile all'Altissimo. Per questa stessa obbedienza, acconsentite a collaborare con me, poiché è dal vostro ventre castissimo che ho ricevuto la forma passibile nella quale deve essere soddisfatta la giustizia superna. Come avete pronunciato il "fiat" per la mia incarnazione, bramo che facciate lo stesso anche per la mia passione; così, darete all'Onnipotente il contraccambio al privilegio di essere stata scelta per concepirmi. Egli, infatti, mi ha inviato per ritrovare, mediante lo strazio del mio corpo, le pecorelle perdute della sua casa, cioè i discendenti di Adamo».

1144. Queste ed altre affermazioni trapassarono l'anima infiammata della Signora e la sottoposero al più comprimente torchio di dolore che avesse mai sopportato. Quell'ora era già prossima e la sua angoscia non poteva appellarsi né al tempo né ad alcun altro tribunale superiore contro la decisione immutabile dell'Eterno, che aveva fissato quel termine per l'immolazione del Figlio. Da una parte, ella lo guardava come vero Dio, infinito negli attributi e nelle perfezioni, nonché come vero uomo, con la sua umanità congiunta alla persona del Verbo e santificata dai suoi influssi; contemplandolo in tale incomparabile dignità, ripensava alla sottomissione che le aveva mostrato quando lo aveva allevato e ai molti tesori che ella aveva avuto dalla sua generosità nel lungo periodo passato con lui. Dall'altra parte, rifletteva su come presto sarebbe rimasta priva di tali ricchezze, della bellezza del suo volto e della soavità delle sue efficaci parole; per di più, ciò non le veniva meno in un attimo, ma era ella stessa che lo abbandonava a tormenti ignominiosi e al sacrificio cruento, mettendolo in balìa dei più empi e spietati avversari. Tutte queste considerazioni, che si prospettavano ben vivide nella mente della Vergine, penetrarono il suo cuore sensibile e appassionato, dandole una sofferenza realmente inesplicabile. Tuttavia, con la magnanimità di una regina, ella, superando la sua invincibile afflizione, si stese ancora ai piedi del Maestro e, baciandoli con somma riverenza, disse:

1145. «Dominatore di ogni essere, io sono vostra ancella, sebbene voi siate nato dal mio grembo, poiché con incomparabile bontà vi siete chinato a sollevarmi dalla polvere a questo onore. È dunque giusto che io, vile vermiciattolo, sia grata alla vostra liberale clemenza e mi conformi al volere del Padre e vostro. Mi rimetto al suo beneplacito, perché esso si compia in me come in voi. La rinuncia maggiore per me è quella di non perire con voi, poiché farlo sul vostro modello e insieme a voi darebbe immenso sollievo alle mie pene, che mi diverrebbero tutte dolci di fronte alle vostre, ma mi basterà l'angustia di non potervi dimenticare in quanto dovrete sostenere. Eccovi, o mia letizia, i miei desideri e il mio cruccio di dover restare viva e vedere morire voi, che siete agnello senza macchia e impronta della divina sostanza. Accettate la mia tribolazione allo scorgere la terribile crudeltà delle colpe punita in voi, che siete assolutamente innocente, per mano di quanti vi odiano. Cieli ed elementi, e voi creature che siete in essi contenute, spiriti sovrani, patriarchi e profeti, aiutatemi tutti a piangere la morte del mio adorato, che vi ha tratto all'esistenza. Unitevi, poi, ai miei singhiozzi per la triste miseria di coloro che ne saranno causa: saranno esclusi dal gaudio perenne che egli deve guadagnare loro e non vorranno ricavare alcun vantaggio da un simile beneficio. Oh, infelici dannati! Felici invece voi, predestinati, perché le vostre vesti saranno lavate nel sangue dell'agnello! Voi, che avete saputo approfittare di questo favore, lodate il Signore. O mio Unigenito e mio bene incommensurabile, date vigore a questa donna affranta e ammettetela come discepola e compagna a condividere il vostro martirio, affinché anch'io presenti con voi il mio».

1146. Ella gli rispose così e con altre espressioni che non sono in grado di riportare, disposta ad imitare la sua passione e ad aver parte in essa, come coadiutrice della nostra redenzione. Subito, domandò di poter far conoscere un altro suo anelito ed avanzare una richiesta che già da molto teneva pronta nel suo intimo, perché le era noto tutto quello che sua Maestà avrebbe dovuto operare alla conclusione dei suoi giorni. Questi acconsentì e Maria purissima riprese: «Mio diletto, luce dei miei occhi, io non sono all'altezza di ciò per cui sono ansiosa di supplicarvi; ma voi siete il respiro della mia speranza e con questa fiducia vi imploro di volermi fare partecipe, se vi è gradito, dell'ineffabile sacramento del vostro corpo e sangue sacratissimo, che avete determinato di istituire come pegno della vostra gloria. Così, quando vi riaccoglierò dentro di me, mi saranno comunicati gli effetti di un mistero tanto unico e mirabile. Sono consapevole che nessuno può essere degno di siffatta grazia, ordinata dalla vostra sola magnificenza; per vincolarla a me, posso offrirvi solo voi stesso, con i vostri meriti infiniti. Se l'umanità beatissima alla quale li legate mi dà qualche diritto per il fatto che l'avete avuta dalle mie viscere, questo varrà per me non tanto perché voi siate mio nell'eucaristia, quanto piuttosto perché io sia vostra mediante il diverso modo di possedervi ricevendovi, così da tornare a stare alla vostra amabile presenza. A questa santissima comunione ho dedicato le mie azioni e i miei sospiri fin dal momento in cui avete avuto la compiacenza di darmene cognizione e di informarmi della vostra volontà e della decisione di rimanere per mezzo di essa nella vostra Chiesa. Venite, dunque, alla vostra prima e antica dimora, quella della vostra Madre, amica e serva, che voi faceste esente dal peccato comune a tutti perché potesse custodirvi nel suo ventre. Ospiterò in me quanto io stessa vi ho trasmesso e staremo avvinti in un nuovo e strettissimo amplesso, che avrà la forza di rinfrancare il mio cuore e di infiammarne i sentimenti, perché io non stia mai lontana da voi, che siete la delizia inesauribile e tutta la gioia della mia anima».

1147. In tale occasione, la nostra Signora pronunciò molte parole cariche di immensa tenerezza e venerazione, perché parlò con meraviglioso slancio nel pregare Gesù di farla accostare alle specie del pane e del vino consacrati. Questi le si rivolse con soavità anche maggiore, accordandole ciò e promettendole di concederglielo fin dal principio. Già da allora ella, con rinnovato abbandono, cominciò a fare profondi atti di umiltà, di gratitudine, di riverenza e di viva fede per trovarsi preparata.

1148. Cristo ingiunse agli angeli della Vergine che da quell'istante in poi la assistessero visibilmente e la consolassero nella sofferenza e nella solitudine, come in effetti fecero. Comandò, poi, a lei che alla sua partenza per Gerusalemme gli andasse dietro a breve distanza con le pie donne che lo accompagnavano fin dalla Galilea, istruendole e animandole affinché non venissero meno per lo scandalo di osservarlo morire in maniera così infame. Al termine di tale colloquio, il Figlio dell'eterno Padre le dette la sua benedizione, congedandosi da lei per il viaggio che lo portava alla croce. Il dolore che in questo commiato li trafisse supera ogni pensiero terreno, perché fu pari al loro reciproco affetto, ed esso era proporzionato alla condizione e alla dignità delle loro persone; tuttavia, se possiamo dirne assai poco, non siamo dispensati dal ponderarlo e dal prendervi parte con la massima compassione della quale siamo capaci, per non essere ripresi come irriconoscenti e insensibili.

1149. Dopo aver salutato la sua dolce Madre e accorata sposa, egli uscì con i suoi da Betania per salire per 1'ultima volta alla città santa. Era il giovedì della cena, verso mezzogiorno. Appena fatto qualche passo, levò lo sguardo all'Altissimo e, magnificandolo e dandogli grazie, con accesa carità e con prontissima obbedienza donò ancora tutto se stesso per il riscatto del genere umano. Con straordinario fervore e con tanta fermezza di spirito che non posso esprimerla senza venir meno alla verità e al mio desiderio, fece questa orazione: «Dio mio, per vostro beneplacito e per amore vostro vado a sottopormi ad atroci tormenti per la libertà dei miei fratelli, plasmati dalle vostre mani. Vado a consegnare me stesso per la loro salvezza e per riunire insieme quelli che sono dispersi e divisi per la colpa di Adamo. Vado a disporre i tesori con i quali essi, fatti a vostra immagine e somiglianza, devono essere adornati e arricchiti per essere riammessi alla vostra familiarità e alla felicità perpetua, e perché il vostro nome sia da tutti celebrato ed esaltato. Per quanto dipende da voi e da me, nessuno rimarrà senza rimedio abbondantissimo, tale che la vostra inviolabile equità sia giustificata verso quelli che lo disprezzeranno».

1150. Per seguire l'Autore della vita, Maria si mise subito in cammino con Maria di Màgdala e le altre. Come il divino Maestro illuminava e formava i Dodici affinché non soccombessero durante la sua passione per le ignominie che lo avrebbero visto subire e per l'occulta tentazione di satana, anche la Regina della virtù confortava e rinvigoriva le discepole che erano con lei perché non si turbassero scorgendolo spirare dopo essere stato vergognosamente flagellato. Queste, benché per natura più fragili degli apostoli, furono più salde di alcuni di essi nel serbare con cura gli insegnamenti di lei. Quella che progredì di più fu Maria di Màgdala, come raccontano gli evangelisti, perché la fiamma che la consumava la rendeva totalmente ardente e, inoltre, per la sua indole ella era magnanima, coraggiosa e tenace, sollecita e premurosa. Tra tutti, fu lei che si assunse come proprio dovere quello di prestare continuamente aiuto e sostegno alla Signora in quei terribili giorni, senza mai allontanarsene; e così fece, come amante fedelissima.

1151. Gesù fu imitato dalla Vergine anche nella preghiera e nell'offerta fatta in questa circostanza; ella, infatti, mirava tutte le sue azioni nel terso specchio del chiarore superno, allo scopo di emularle. Veniva servita e scortata dai suoi custodi, che le si manifestavano in forma umana visibile, come sua Maestà aveva stabilito. Con loro conversava sul sublime mistero del suo Unigenito, che né le sue compagne né alcun'altra creatura di quaggiù potevano comprendere. Solo essi percepivano e giudicavano adeguatamente l'incendio che divampava senza misura nel suo cuore puro e candido, nonché la forza con cui la attraevano dietro di sé i profumi inebrianti' del legame che la univa al suo Figlio, sposo e salvatore, e presentavano all'Onnipotente il sacrificio di lode ed espiazione della sua diletta e primogenita. Poiché tutti i mortali ignoravano la grandezza del beneficio della redenzione e quanto li obbligasse la carità del Signore e sua, ella stessa ingiungeva agli angeli di dare gloria e onore alla Trinità, e questi lo facevano secondo la sua volontà.

1152. Mi fanno difetto le parole adatte, nonché il dolore e i sentimenti convenienti, per riferire quanto capii relativamente alla loro ammirazione. Da una parte osservavano il Verbo e la loro Principessa tutti intenti alla propria opera, spinti dall'incontenibile amore che avevano ed hanno per gli uomini, e dall'altra la viltà, l'ingratitudine, la pigrizia e la durezza di questi nel confessare il proprio debito e nel ritenersi tenuti a ringraziare per un favore tale che avrebbe mosso a riconoscenza gli stessi demoni, se fossero stati capaci di esso. Non solo se ne stupivano, ma rimproveravano la nostra intollerabile mancanza. Io sono una debole donna e valgo meno di un vermiciattolo; tuttavia, in questa luce che mi è stata data, vorrei alzare la voce così da farla udire nell'intero universo, per risvegliare quanti sono inclini alla vanità e cercano la menzogna, ricordando loro questo vincolo e chiedendo a tutti, prostrata con la faccia al suolo, di non voler essere tanto insensibili e crudeli nemici di se stessi, ma di rigettare piuttosto tale sonno da spensierati che seppellisce nel pericolo della dannazione e tiene distanti dalla beatitudine celestiale che Cristo ci ha meritato con un'agonia oltremodo acerba.

Insegnamento della regina del cielo, Maria santissima

1153. Carissima, ora che la tua anima è stata rischiarata con concessioni così straordinarie, ti invito nuovamente a entrare nel profondo pelago degli arcani riguardanti la passione. Ordina le tue facoltà e fa' uso di tutte le tue energie interiori per essere degna di intendere almeno un po', di ponderare e di sentire le onte e le sofferenze delle quali il Figlio stesso dell'eterno Padre accettò di caricarsi, umiliandosi fino ad essere crocifisso per riscattare tutti, nonché ciò che io feci e sopportai standogli accanto. Bramo che tu studi e apprenda questa scienza tanto dimenticata, per seguire il tuo sposo e per prendere esempio da me, tua madre e maestra. Bramo che, scrivendo e provando intanto nel tuo animo quanto io ti insegnerò, ti spogli completamente di ogni attaccamento terreno e di te medesima, per ricalcare povera e distaccata i nostri passi distolta da ogni realtà materiale. Adesso, con un privilegio speciale, ti chiamo totalmente sola all'adempimento del beneplacito di Gesù e mio, desiderando istruire anche altri per mezzo tuo. Dunque, è necessario che ti dichiari obbligata per tutto questo come se si trattasse di un dono elargito esclusivamente a te e come se dovesse rimanere assolutamente inutile se non ne trai vantaggio tu. Lo devi apprezzare fino a questo punto perché, per l'amore con cui il mio Unigenito dette se stesso per te, ti guardò con affetto così intenso come se soltanto tu fossi bisognosa della sua morte per la tua salvezza.

1154. È con questa regola che devi stimare il tuo debito. Il Creatore medesimo, incarnato, è perito per i suoi fratelli, ma questi mostrano un'esecrabile e rischiosa smemoratezza. Procura, allora, di compensare tale ingiuria adorandolo per tutti, come se il pagamento fosse affidato unicamente a te e alla tua fedeltà. Contemporaneamente, affliggiti per la cieca stoltezza di costoro nel disdegnare la loro felicità senza fine e nell'attirare contro di sé l'ira di sua Maestà, togliendo efficacia alle più grandi prove del suo immenso bene verso il mondo. È per questo che ti rivelo tanti segreti e la pena senza pari che sostenni fin dal mio commiato da lui, quando egli si stava avviando al proprio sacrificio. Non ci sono termini in grado di esprimere la mia amarezza; perciò, di fronte ad essa, non devi considerare pesante nessuna tribolazione né ambire riposo o piacere naturale di alcun tipo, ma solo anelare di patire con il Signore. Unisciti ai miei travagli, corrispondendo con diligenza ai miei numerosi benefici.

1155. Voglio anche che tu mediti quanto siano detestabili agli occhi dell'Altissimo e ai miei, nonché a quelli di tutti i cittadini del cielo, la negligenza e il disprezzo nell'accostarsi alla santa comunione, come anche la carenza di disposizione e di fervore con cui lo si fa. Perché tu comprenda e comunichi questo ammonimento, ti ho manifestato ciò che feci io, preparandomi per tanti anni al momento in cui avrei accolto Cristo nel sacramento, oltre a quello che riferirai in seguito per vostro ammaestramento e a vostra vergogna. Se io, senza colpa alcuna che mi fosse di impedimento e piena di tutte le grazie, feci in modo di accrescere in me l'ardore, l'umiltà e la gratitudine, che cosa dovreste fare voi, figli della Chiesa, che ogni giorno cadete in nuovi peccati, per giungere a ricevere degnamente la bellezza della sua stessa divinità e umanità? Che conto dovranno rendere i cattolici nel giudizio? Essi hanno con sé, nell'eucaristia, il medesimo Dio, che aspetta che vengano a lui per ricolmarli dell'abbondanza delle sue benedizioni, eppure trascurano questo ineffabile favore per abbandonarsi perdutamente ad effimere delizie, facendosi schiavi di ciò che non è che apparente e fallace. Meravigliati, come gli angeli e i beati, per tanta insensatezza e sta' ben in guardia dall'incorrervi anche tu.


4-183 Marzo 12, 1903 Lamenti. Gesù parla della sua vita e dell’Eucaristia.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi vedevo tutta sola ed abbandonata, onde dopo avere molto stentato si è fatto vedere nel mio interno, ed io gli ho detto:

(2) “Dolce mia vita, come sola mi avete lasciato, quando tu mi mettesti in questo stato tutto fu unione, e tutto fu combinato insieme, e con dolce forza tutta a Te mi tirasti. Oh! come si è cambiata la scena, non solo mi hai abbandonato, non solo non mi fai nessuno sforzo per tenermi in quello stato, ma sono costretta a farvi un continuo sforzo per non uscire da questa posizione, e questo sforzarvi è per me un continuo morire”.

(3) E Lui mi ha detto: “Figlia mia, lo stesso ha successo quando nel concistoro della Sacrosanta Trinità si decretò il mistero della Incarnazione per salvare l’umano genere, ed Io unito con la loro Volontà accettai e mi offrii vittima per l’uomo; tutto fu unione tra loro e tutto combinato insieme, ma quando mi misi all’opera vi giunse un punto, specie quando mi trovai nell’ambiente delle pene, degli obbrobri, carico di tutte le scellerataggini delle creature, vi restai solo ed abbandonato da tutti, fin dal mio caro Padre; non solo, ma così carico di tutte le pene come stavo dovevo sforzare l’Onnipotente che accettassi e che mi facesse continuare il mio sacrificio per la salvezza di tutto il genere umano, presente e futuro. E questo l’ottenni, il sacrificio dura ancora, lo sforzo è continuo, sebbene tutto sforzo d’amore, e vuoi sapere dove e come? Nel sacramento dell’Eucaristia; là il sacrificio è continuo, perpetuo è lo sforzo che faccio al Padre ché use misericordia alle creature ed alle anime per ottenere il loro amore, e mi trovo in continuo contrasto di morire continuamente, sebbene tutte morti d’amore. Quindi, non sei tu contenta che ti metta a parte ai periodi della mia stessa vita?”