Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 4° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 6
1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Secondo libro di Samuele 16
1Davide aveva di poco superato la cima del monte, quando ecco Zibà, servo di Merib-Bàal, gli si fece incontro con un paio di asini sellati e carichi di duecento pani, cento grappoli di uva secca, cento frutti d'estate e un otre di vino.2Il re disse a Zibà: "Che vuoi fare di queste cose?". Zibà rispose: "Gli asini serviranno di cavalcatura alla reggia, i pani e i frutti d'estate sono per sfamare i giovani, il vino per dissetare quelli che saranno stanchi nel deserto".3Il re disse: "Dov'è il figlio del tuo signore?". Zibà rispose al re: "Ecco, è rimasto a Gerusalemme perché ha detto: Oggi la casa di Israele mi renderà il regno di mio padre".4Il re disse a Zibà: "Quanto appartiene a Merib-Bàal è tuo". Zibà rispose: "Mi prostro! Possa io trovar grazia ai tuoi occhi, re mio signore!".
5Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della stessa famiglia della casa di Saul, chiamato Simeì, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando6e gettava sassi contro Davide e contro tutti i ministri del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla destra e alla sinistra del re.7Simeì, maledicendo Davide, diceva: "Vattene, vattene, sanguinario, scellerato!8Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne tuo figlio ed eccoti nella sventura che hai meritato, perché sei un sanguinario".9Allora Abisài figlio di Zeruià disse al re: "Perché questo cane morto dovrà maledire il re mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!".10Ma il re rispose: "Che ho io in comune con voi, figli di Zeruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: Maledici Davide! E chi potrà dire: Perché fai così?".11Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi ministri: "Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: Quanto più ora questo Beniaminita! Lasciate che maledica, poiché glielo ha ordinato il Signore.12Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi".13Davide e la sua gente continuarono il cammino e Simeì camminava sul fianco del monte, parallelamente a Davide, e, cammin facendo, imprecava contro di lui, gli tirava sassi e gli lanciava polvere.14Il re e tutta la gente che era con lui arrivarono stanchi presso il Giordano e là ripresero fiato.
15Intanto Assalonne con tutti gli Israeliti era entrato in Gerusalemme e Achitòfel era con lui.16Quando Cusài l'Archita, l'amico di Davide, fu giunto presso Assalonne gli disse: "Viva il re! Viva il re!".17Assalonne disse a Cusài: "Questa è la fedeltà che hai per il tuo amico? Perché non sei andato con il tuo amico?".18Cusài rispose ad Assalonne: "No, io sarò per colui che il Signore e questo popolo e tutti gli Israeliti hanno scelto e con lui rimarrò.19E poi di chi sarò schiavo? Non lo sarò forse di suo figlio? Come ho servito tuo padre, così servirò te".
20Allora Assalonne disse ad Achitòfel: "Consultatevi su quello che dobbiamo fare".21Achitòfel rispose ad Assalonne: "Entra dalle concubine che tuo padre ha lasciate a custodia della casa; tutto Israele saprà che ti sei reso odioso a tuo padre e sarà rafforzato il coraggio di tutti i tuoi".22Fu dunque piantata una tenda sulla terrazza per Assalonne e Assalonne entrò dalle concubine del padre, alla vista di tutto Israele.23In quei giorni un consiglio dato da Achitòfel era come una parola data da Dio a chi lo consulta. Così era di tutti i consigli di Achitòfel per Davide e per Assalonne.
Salmi 18
1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'
Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.
8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.
11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.
17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.
26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.
31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.
36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.
41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.
47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.
50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
Salmi 139
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
3mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
4la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
5Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
7Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
8Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
9Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
10anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11Se dico: "Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte";
12nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
13Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
14Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
15Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
16Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
17Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
18se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
19Se Dio sopprimesse i peccatori!
Allontanatevi da me, uomini sanguinari.
20Essi parlano contro di te con inganno:
contro di te insorgono con frode.
21Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano
e non detesto i tuoi nemici?
22Li detesto con odio implacabile
come se fossero miei nemici.
23Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
24vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
Ezechiele 43
1Mi condusse allora verso la porta che guarda a oriente2ed ecco che la gloria del Dio d'Israele giungeva dalla via orientale e il suo rumore era come il rumore delle grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria.3La visione che io vidi era simile a quella che avevo vista quando andai per distruggere la città e simile a quella che avevo vista presso il canale Chebàr. Io caddi con la faccia a terra.4La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente.
5Lo spirito mi prese e mi condusse nell'atrio interno: ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio.6Mentre quell'uomo stava in piedi accanto a me, sentii che qualcuno entro il tempio mi parlava7e mi diceva: "Figlio dell'uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo dove posano i miei piedi, dove io abiterò in mezzo agli Israeliti, per sempre. E la casa d'Israele, il popolo e i suoi re, non profaneranno più il mio santo nome con le loro prostituzioni e con i cadaveri dei loro re e con le loro stele,8collocando la loro soglia accanto alla mia soglia e i loro stipiti accanto ai miei stipiti, così che fra me e loro vi era solo il muro, hanno profanato il mio santo nome con tutti gli abomini che hanno commessi, perciò li ho distrutti con ira.9Ma d'ora in poi essi allontaneranno da me le loro prostituzioni e i cadaveri dei loro re e io abiterò in mezzo a loro per sempre.
10Tu, figlio dell'uomo, descrivi questo tempio alla casa d'Israele, perché arrossiscano delle loro iniquità; ne misurino la pianta11e, se si vergogneranno di quanto hanno fatto, manifesta loro la forma di questo tempio, la sua disposizione, le sue uscite, i suoi ingressi, tutti i suoi aspetti, tutti i suoi regolamenti, tutte le sue forme e tutte le sue leggi: mettili per iscritto davanti ai loro occhi, perché osservino tutte queste norme e tutti questi regolamenti e li mettano in pratica.12Questa è la legge del tempio: alla sommità del monte, tutto il territorio che lo circonda è santissimo; ecco, questa è la legge del tempio.
13Queste sono le misure dell'altare in cubiti, di un cubito e un palmo ciascuno. La base era di un cubito di altezza per un cubito di larghezza: il suo bordo intorno era un palmo. Tale lo zoccolo dell'altare.
14Dalla base che posava a terra fino alla piattaforma inferiore vi erano due cubiti di altezza e un cubito di larghezza: dalla piattaforma piccola alla piattaforma più grande vi erano quattro cubiti di altezza e un cubito di larghezza.
15Il focolare era di quattro cubiti e sul focolare vi erano quattro corni.16Il focolare era dodici cubiti di lunghezza per dodici di larghezza, cioè quadrato.17La piattaforma superiore era un quadrato di quattordici cubiti di lunghezza per quattordici cubiti di larghezza, con un orlo intorno di mezzo cubito, e la base, intorno, di un cubito: i suoi gradini guardavano a oriente.
18Egli mi parlò: "Figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Queste sono le leggi dell'altare, quando verrà costruito per offrirvi sopra il sangue.19Ai sacerdoti leviti della stirpe di Zadòk, che si avvicineranno a me per servirmi, tu darai - parola del Signore Dio - un giovenco per l'espiazione.20Prenderai di quel sangue e lo spanderai sui quattro corni dell'altare, sui quattro angoli della piattaforma e intorno all'orlo. Così lo purificherai e ne farai l'espiazione.21Prenderai poi il giovenco del sacrificio espiatorio e lo brucerai in un luogo appartato del tempio, fuori del santuario.22Il secondo giorno offrirai, per il peccato, un capro senza difetto e farai la purificazione dell'altare come hai fatto con il giovenco.23Terminato il rito della purificazione, offrirai un giovenco senza difetti e un montone del gregge senza difetti.24Tu li presenterai al Signore e i sacerdoti getteranno il sale su di loro, poi li offriranno in olocausto al Signore.25Per sette giorni sacrificherai per il peccato un capro al giorno e verrà offerto anche un giovenco e un montone del gregge senza difetti.26Per sette giorni si farà l'espiazione dell'altare e lo si purificherà e consacrerà.27Finiti questi giorni, dall'ottavo in poi, i sacerdoti immoleranno sopra l'altare i vostri olocausti, i vostri sacrifici di comunione e io vi sarò propizio". Oracolo del Signore Dio.
Lettera ai Filippesi 4
1Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!
2Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore.3E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.
4Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.5La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;7e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
8In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.9Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!
10Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione.11Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione;12ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza.13Tutto posso in colui che mi dà la forza.
14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione.15Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli;16ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario.17Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio.18Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù.20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
21Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù.22Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare.
23La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Capitolo XXVII: Più di ogni altra cosa l’amore di se stesso distoglie massimamente dal Sommo Bene
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, per avere tutto, devi dare tutto e non più appartenerti per nulla: sappi che l'amore di te stesso ti danneggia più di ogni altra cosa di questo mondo. Ciascuna cosa sta più o meno fortemente a te abbracciata, a seconda dell'amore e della passione che tu porti per essa. Ma se il tuo sarà un amore puro, libero e conforme al volere di Dio, sarai affrancato dalla schiavitù delle cose. Non desiderare ciò che non ti è lecito avere; non volere ciò che ti può essere d'impaccio, privandoti della libertà interiore. Pare incredibile che tu non ti rimetta a me, dal profondo del cuore, con tutto te stesso e con tutte le cose che puoi desiderare ed avere. Perché ti consumi in vana tristezza? Perché ti opprimi con inutili affanni? Sta' al mio volere, e non subirai alcun nocumento. Se tu andrai cercando questo o quest'altro; se vorrai essere qui oppure là, per conseguire maggiormente il tuo comodo e il tuo piacere, non sarai mai in pace, libero da angosce; perché in ogni cosa ci sarà qualche difetto e dappertutto ci sarà uno che ti contrasta.
2. Quello che giova, dunque, non è ciò che possa essere da noi raggiunto o fatto più grande, fuori di noi; quello che giova è ciò che viene da noi disprezzato e strappato radicalmente dal nostro cuore. E questo va inteso non solamente della stima, del denaro o delle ricchezze, ma anche della bramosia degli onori e del desiderio di vane lodi: tutte cose che passano, col passare di questo mondo. Non sarà un certo luogo che ti darà sicurezza, se ti manca il fervore spirituale. Non sarà una pace cercata fuori di te che reggerà a lungo, se ti manca quello che è il vero fondamento della fermezza del cuore: vale a dire se tu non sei saldamente in me. Puoi trasferirti altrove, quanto vuoi; ma non puoi migliorare te stesso. Se, affacciandosi un'occasione, la coglierai, troverai ancora, e ancora di più, quello che avevi fuggito.
Preghiera per ottenere la purificazione del cuore e la celeste sapienza.
3. O Dio, dammi vigore, con la grazia dello Spirito Santo; fa' che il mio cuore si liberi da ogni vano, angoscioso tormento, senza lasciarsi allettare da vari desideri di cosa alcuna, di poco prezzo o preziosa; fa' che io guardi tutte le cose come passeggere, e me con esse, parimenti passeggero, poiché nulla resta fermo, sotto il sole, qui dove tutto è "vanità e afflizione di spirito" (Qo 1,14). Quanto è saggio chi ragiona così. Dammi, o Signore, la celeste sapienza; così che io apprenda a cercare e a trovare te, sopra ogni cosa; apprenda a gustare e ad amare te, sopra ogni cosa; apprenda a considerare tutto il resto per quello che è, secondo il posto assegnatogli dalla sapienza. Dammi la prudenza, per saper allontanare chi mi lusinga; dammi la pazienza, per sopportare chi mi contrasta. Perché qui è grande saggezza, nel non lasciarsi smuovere da ogni vuota parola e nel non prestare orecchio alla sirena che perfidamente ci invita. Cominciata in tal modo la strada, si procede in essa con sicurezza.
DISCORSO 67 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 11, 25: "TI LODO, PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA, PERCHÉ HAI NASCOSTO QUESTE COSE AI SAPIENTI" ECC.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaConfessio in latino ha due significati: " confessione dei peccati " e " lode " o " ringraziamento ".
1. 1. Mentre si leggeva il santo Vangelo abbiamo udito che Gesù, nostro Signore, esultò per impulso dello Spirito Santo e disse: Ti lodo e ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai saggi e agli intelligenti, e le hai fatte conoscere ai piccoli 1. Se considereremo frattanto le parole del Signore lette fino a questo punto, se - dico - le considereremo col dovuto rispetto, con attenzione e quel che più conta, con sentimento di fede, troveremo anzitutto che non sempre, quando nelle Scritture leggiamo il termine "confessione", dobbiamo intenderlo come la voce d'un peccatore. Ma ciò soprattutto doveva essere detto e doveva essere ammonita la Carità vostra riguardo a ciò, poiché, appena questa parola si è fatta sentire per mezzo del lettore, è seguito anche il rumore del battersi il petto, poiché era stato udito quello che disse il Signore: Io ti confesso, Padre. Appena si è fatta sentire questa parola confiteor, vi siete battuto il petto. Ma che cosa vuol dire battersi il petto se non accusare una colpa nascosta nel petto e deplorare un peccato occulto con il gesto ben visibile di battersi il petto? Perché avete fatto così, se non perché avete udito: Io ti confesso, Padre? Avete udito il confiteor, ma non avete considerato chi faceva l'azione indicata in quel verbo. Adesso dunque fate attenzione. Se disse: Confiteor il Cristo, ch'è lontano da ogni peccato, quel verbo non esprime solo sentimenti d'un peccatore ma talora anche quelli di uno che loda. Noi dunque "confessiamo", sia quando lodiamo Dio, sia quando accusiamo noi stessi. L'una e l'altra "confessione" è santa, sia quando ti accusi tu che non sei senza peccato, sia quando lodi Colui che non può avere il peccato.
Anche la stessa " confessione " del peccatore è lode a Dio.
1. 2. Se però riflettiamo bene, l'accusa che fai di te stesso è una lode rivolta a Dio. Perché mai infatti ti confessi accusando il tuo peccato? Nell'accusare te stesso, perché ti confessi se non perché da morto che eri sei tornato in vita? La Scrittura infatti dice: Da parte d'un morto, come se più non esistesse, vien meno la confessione [cioè: la lode] 2. Se da parte d'un morto vien meno la "confessione" [cioè: la lode], chi "confessa" è vivo- e se confessa il peccato, senz'altro torna dalla morte alla vita. Se uno che confessa il peccato torna in vita dalla morte, chi lo risuscita? Nessun morto è capace di risuscitare se stesso. Poté risuscitare se stesso [soltanto] Colui che, pur essendo morto quanto al corpo, non era morto. In realtà fece risorgere il corpo ch'era morto. Risuscitò se stesso Colui che continuava a vivere in se stesso mentre, quanto alla carne che sarebbe stata risuscitata, era morto. Poiché non fu solo il Padre a risuscitare il Figlio, del quale l'Apostolo dice che per questo Dio lo ha esaltato 3, ma fu anche il Signore a risuscitare se stesso, cioè il proprio corpo, di cui dice: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere 4. Ma un peccatore è morto, soprattutto colui ch'è schiacciato sotto la pesante massa della cattiva abitudine è per così dire sepolto come Lazzaro 5. Non bastava che fosse morto, ma che fosse anche sepolto. Chiunque pertanto è schiacciato dalla pesante massa di una cattiva abitudine, d'una vita cattiva, cioè delle passioni terrene in modo che nei suoi confronti è avvenuto ormai quello che in un salmo si dice deplorevolmente: Ha detto lo stolto nel proprio cuore: Non esiste Dio 6; questo tale diventa come colui di cui è detto: Da parte di un morto, come se più non esistesse, vien meno la confessione 7. Chi lo risusciterà se non Colui che, fatta togliere la pietra [dalla tomba], gridò dicendo: Lazzaro, vieni fuori 8? Ma che significa uscir fuori se non palesare ciò ch'era nascosto? Chi confessa, viene fuori. Non potrebbe uscir fuori, se non fosse vivo; ma non sarebbe vivo, se non fosse stato risuscitato. Ebbene, accusare se stessi nella confessione è lodare Dio.
Qual bene procura la Chiesa ai peccatori sciogliendoli.
2. 3. Orbene, qualcuno dirà: "A che giova la Chiesa, se colui che confessa esce fuori risuscitato dalla parola del Signore? Che giova la Chiesa a chi confessa, dal momento che il Signore le ha detto: Ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 9?". Osserva lo stesso Lazzaro: esce fuori, ma ancora legato con le bende; già era vivo grazie alla confessione, ma ancora non camminava libero, inviluppato nei legami delle bende. Che cosa fa dunque la Chiesa, alla quale è stato detto: Ciò che scioglierete, sarà sciolto, se non ciò che subito dice il Signore ai discepoli: Scioglietelo e lasciatelo andare 10?.
Lodare Dio; accusare noi stessi.
2. 4. Sia dunque che ci accusiamo, sia che lodiamo Dio, lodiamo Dio due volte. Se noi ci accusiamo con spirito di fede, lodiamo certamente Dio. Quando lodiamo Dio, lo annunciamo come Colui ch'è senza peccato; quando invece accusiamo noi stessi, diamo gloria a Colui per mezzo del quale siamo risorti. Se farai così, il nemico non troverà alcuna occasione di sopraffarti davanti al giudice. Se infatti tu stesso sarai tuo accusatore e il Signore tuo liberatore, che cosa sarà lui se non un calunniatore? Giustamente il salmista si era procurato una difesa contro i nemici, non quelli visibili come la carne e il sangue, che noi dobbiamo piuttosto compiangere che evitare, ma contro i nemici contro i quali l'Apostolo ci esorta ad armarci: Non dobbiamo combattere contro la carne e il sangue 11, cioè contro creature umane che vedete infierire contro di voi: sono vasi di cui si serve un altro; sono strumenti manovrati da un altro. Il diavolo - è detto - entrò nel cuore di Giuda perché tradisse il Signore 12. Qualcuno dirà: "Ebbene, che cosa ho fatto? ". Ascolta l'Apostolo: Non date occasione al diavolo 13. Tu gli hai dato occasione con la tua cattiva volontà; è entrato, ti possiede, si serve di te. Se tu non gli avessi dato occasione, non ti possederebbe.
I nostri nemici invisibili.
3. 5. L'Apostolo dunque ci ammonisce dicendo Non dobbiamo combattere contro la carne e il sangue, ma contro i principi e le potestà 14. Uno potrebbe pensare [che si debba combattere] contro i re della terra, contro le potestà del mondo. Perché? Non sono essi stessi carne e sangue? Una sola volta è stato detto: Non contro la carne e il sangue. Lungi da te il pensare che si tratti d'ogni uomo. Quali sono allora i nemici che restano da combattere? Contro i principi e le potestà, contro gli spiriti del male, dominatori del mondo 15. Sembra che [Paolo] abbia attribuito maggior potenza al diavolo e ai suoi angeli, poiché li chiama dominatori del mondo. Ma per farti evitare d'intendere erroneamente l'espressione, egli spiega che cosa significa il "mondo" di cui essi sono i dominatori. Dominatori del mondo, di queste tenebre 16. Che significa: del mondo, di queste tenebre? Il mondo è pieno di coloro che lo amano e d'infedeli dominati da esso. L'Apostolo li chiama "tenebre". Su di esse hanno il dominio il diavolo e i suoi angeli. Queste tenebre non sono né quelle naturali né sono immutabili; esse possono cambiare e così diventano luce; credono e credendo vengono illuminate. Quando ciò accadrà riguardo a loro, sentiranno dire: Un tempo eravate tenebre, ora invece siete luce perché uniti al Signore 17. Quando infatti erano tenebre, non erano uniti al Signore; d'altra parte quando sei luce non lo sei per merito tuo, ma per grazia di Dio. Che cosa infatti hai, che non hai ricevuto? 18. Ebbene, poiché sono nemici spirituali, bisogna combatterli spiritualmente; quando infatti un nemico è visibile, lo si vince colpendolo, se invece è invisibile si vince solo con l'arma della fede. Nemico visibile è l'uomo: visibile è anche l'atto di colpirlo; nemico invisibile è il diavolo; invisibile è anche la fede. Si tratta dunque di una battaglia invisibile contro nemici invisibili.
D'onde ci viene la difesa contro i nemici.
4. 6. In qual modo il salmista dice di sentirsi al riparo di fronte a questi nemici? Avevo già cominciato a dirvelo, ma ho ritenuto necessario trattenermi a darvi qualche spiegazione a proposito di tali nemici. Ebbene, una volta che conosciamo già i nemici, vediamo come possiamo difenderci. Innalzando lodi invocherò il Signore e dai miei nemici sarò salvo 19. Sai che cosa devi fare. Lodando invoca, ma lodando il Signore; poiché, se loderai te stesso, non ti salverai dai tuoi nemici. Innalzando lodi invoca il Signore e sarai salvo dai tuoi nemici. Che cosa infatti dice il Signore stesso? Il sacrificio di lode mi glorificherà e ivi è la via nella quale a lui mostrerò la salvezza di Dio 20. Dov'è la via? Nel sacrificio di lode. Non camminare fuori di questa strada. Rimani nella via; non allontanarti dalla via; dalla lode del Signore non allontanarti non dico d'un piede, ma nemmeno d'un dito. Poiché se vorrai allontanarti da questa via e, invece del Signore, lodare te stesso, non sarai salvo da quei nemici, poiché di essi è detto: Ai margini della strada posero scandali per me 21. Se tu dunque crederai d'avere qualcosa di buono proveniente da te, abbandonerai la strada della lode di Dio. Perché allora ti meravigli se t'inganna il nemico, dal momento che tu inganni te stesso? Ascolta l'Apostolo: Se uno crede d'essere qualcosa, mentre invece non è nulla, inganna se stesso 22.
La grazia risplende soprattutto in Cristo e nel buon ladrone.
4. 7. Considera dunque il Signore che "confessa": Ti confesso e ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra 23. Ti confesso, cioè "ti lodo". Lodo te, non accuso me. Per quanto riguarda il fatto d'aver presa la stessa natura umana, è tutto grazia, una grazia unica e completa. Che cosa meritava quell'uomo ch'è Cristo, se togli la grazia, una grazia così grande per cui occorreva che uno solo fosse Cristo e fosse proprio quello che noi conosciamo? Se togli via la grazia, di cui parliamo, che cosa sarebbe Cristo, se non un uomo, se non quel che sei tu? Prese un'anima, prese un corpo, prese l'intero uomo; lo unì a se stesso e così il Signore forma una sola persona con il servo. Quanto è grande questa grazia! Cristo è in cielo e in terra; Cristo è nello stesso tempo in cielo e in terra; non vi sono però due Cristi, ma il medesimo Cristo è in cielo e in terra. Cristo era nel Padre e nel grembo della Vergine; era sulla croce e negli inferi per portare soccorso a molti; ma lo stesso giorno Cristo era in paradiso con il buon ladrone che aveva confessato il suo peccato. E che cosa aveva meritato il ladrone, per essere lì, se non perché si tenne sulla via ove Dio aveva mostrato la salvezza portata da lui? Il tuo piede non esca da tale via. Poiché per il fatto d'essersi accusato aveva dato lode a Dio e resa felice la propria vita. Ebbe in verità fiducia di riceverla dal Signore e gli disse: Signore, ricordati di me quando sarai arrivato nel tuo regno 24. Considerava infatti i propri delitti e riteneva una grande grazia se fosse stato perdonato almeno alla fine della vita. Il Signore però, mentre quegli gli diceva: Ricordati di me; ma quando? quando sarai arrivato nel tuo regno, subito gli rispose: Io ti assicuro che oggi sarai con me in paradiso 25. La misericordia concesse ciò che la miseria aveva differito.
La fede è negata ai superbi.
5. 8. Ascolta dunque il Signore che "confessa": Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra. Che cosa "confesso"? Per che cosa ti lodo? Quest'azione di "confessare" ha - come ho detto - il significato di lode. Perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai fatte conoscere ai piccoli 26. Che vuol dire ciò, fratelli? Dovete intenderlo nel senso contrario: Hai nascosto queste cose - dice - ai sapienti e agli intelligenti; ma non dice: "Le hai fatte conoscere agli stolti e agli stupidi", ma dice: Le hai nascoste, bensì, ai sapienti e agli intelligenti e le hai fatte conoscere ai piccoli. Ai superbi e agli intelligenti degni d'essere derisi, agli arroganti falsamente grandi, ma in verità gonfi di sé, oppose non gli stolti né gli stupidi, ma i piccoli. Chi sono i "piccoli"? Gli umili. Ebbene: Hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti. Egli stesso spiegò che sotto il nome di "sapienti e intelligenti" s'intendono i superbi, quando dice: E le hai fatte conoscere ai piccoli. Dunque: "Le hai nascoste a coloro che non sono piccoli". Che significa "ai non piccoli"? Significa: "ai non umili". E che significa "ai non umili" se non "ai superbi"? O via del Signore! O non c'era o era nascosta perché fosse fatta conoscere a noi! Perché il Signore esultò? Perché essa è stata rivelata ai piccoli. Dobbiamo essere piccoli, poiché se vorremo essere grandi, ritenendoci sapienti e intelligenti, non ci sarà rivelata. Chi sono i grandi? I sapienti e gli intelligenti. Affermando d'esser sapienti, son diventati stolti 27. Hai un rimedio nel contrario. Se, affermando d'essere sapiente, diventi stolto, chiamati stolto e sarai sapiente. Ma dillo sul serio, dillo nel tuo intimo, poiché è come tu dirai. Se lo dici, non dirlo davanti alla gente e non tacerlo davanti a Dio. Per quanto riguarda te stesso e le tue facoltà, sei del tutto pieno di tenebre. Che cos'altro infatti è essere stolto, se non essere tenebroso nel cuore? Così in effetti di essi la Scrittura afferma: Dicendo d'essere sapienti son divenuti stolti. E prima di fare quest'affermazione, che cosa dice d'altro? E il loro cuore stolto si ottenebrò 28. Tu devi dire che non sei luce a te stesso. Al massimo sei un occhio, non sei luce. A che giova un occhio aperto e sano, se manca la luce? Di' dunque che la luce non proviene da te e grida ciò che dice la Scrittura: Tu, o Signore, darai luce alla mia lampada; con la tua luce, Signore, illuminerai le mie tenebre 29. Io non sono altro che tenebre, tu invece sei la luce che fuga le tenebre e che m'illumina; luce per me che non si sprigiona da me, bensì luce ch'è parte di quella che proviene da te.
Giovanni era lampada non luce.
5. 9. Così anche Giovanni, amico dello sposo, era ritenuto il Cristo, era creduto la luce. Non era lui la luce ma uno che doveva essere testimone della luce 30. Chi era la luce? La luce vera. Che vuol dire "vera"? Quella che illumina ogni uomo. Se vera è la luce che illumina ogni uomo, illuminava quindi anche Giovanni che giustamente diceva, giustamente riconosceva: Della sua ricchezza noi tutti abbiamo ricevuto 31. Vedi se disse una cosa diversa da questa: Tu darai luce alla mia lampada, Signore 32. Così dunque, già illuminato, rendeva testimonianza. Per illuminare i ciechi la lampada rendeva testimonianza alla Luce del giorno. Vedi ch'è una lampada. Voi - è detto - avete mandato ad interrogare Giovanni e avete gioito della sua luce per un po' di tempo: egli era la lampada accesa per farvi luce 33. Egli era la lampada, cioè uno strumento illuminato, acceso per illuminare. Ciò che può venire acceso può anche essere spento. Ma perché non venga spento non si lasci trasportare dal vento della superbia. Dunque: Ti lodo, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti 34; cioè a coloro che si credevano luce e invece erano tenebre; e per il fatto d'essere tenebre e di credersi luce non poterono nemmeno essere illuminati. Quelli invece ch'erano tenebre e riconoscevano d'essere tenebre, erano piccoli, non grandi, erano umili, non superbi. A, ragione dunque dicevano: Tu, o Signore, darai luce alla mia lampada. Riconoscevano se stessi, lodavano il Signore e non si allontanavano dalla via della salvezza. Lodando il Signore lo invocavano ed erano salvi dai loro nemici 35.
Preghiera finale.
5. 10. Rivolti al Signore Dio Padre onnipotente, a Lui con cuore puro rendiamo vivissime e moltissime grazie per quanto ce lo permette la nostra pochezza. Preghiamo con tutto l'animo la sua straordinaria bontà perché si degni di esaudire, secondo il suo beneplacito, le nostre preghiere; con la sua potenza scacci il nemico dalle nostre azioni e dai nostri pensieri, arricchisca la nostra fede, governi la mente, ci conceda pensieri spirituali e ci conduca alla sua felicità. Nel nome di Gesù Cristo, suo Figlio. Amen.
1 - Mt 11, 25; Lc 10, 21.
2 - Sir 17, 26.
3 - Fil 2, 9.
4 - Gv 2, 19.
5 - Cf. Gv 11, 17.
6 - Sal 13, 1.
7 - Sir 17, 26.
8 - Gv 11, 43.
9 - Mt 16, 19.
10 - Gv 11, 44.
11 - Ef 6, 12.
12 - Gv 13, 2.
13 - Ef 4, 27.
14 - Ef 6, 12.
15 - Ef 6, 12.
16 - Ef 6, 12.
17 - Ef 5, 8.
18 - Cf. 1 Cor 4, 7.
19 - Sal 17, 4.
20 - Sal 49, 23.
21 - Sal 139, 6.
22 - Gal 6, 3.
23 - Mt 11, 25.
24 - Lc 23, 42.
25 - Lc 23, 43.
26 - Mt 11, 25.
27 - Rm 1, 22.
28 - Rm 1, 21.
29 - Sal 17, 29.
30 - Gv 1, 8.
31 - Gv 1, 16.
32 - Sal 17, 29.
33 - Gv 5, 33-35.
34 - Mt 11, 25.
35 - Sal 17, 4.
La Festa dell’Angelo Custode
Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaNell’anno 1820, nella festa dell’Angelo custode, Anna
Katharina Emmerich ricevè la grazia delle visioni sugli Angeli
buoni e cattivi e sulla loro attività. Vidi una chiesa terrena
piena di persone da me conosciute. Molte altre chiese si stagliavano,
su questa, come sui piani di una torre, ed ognuna aveva un Coro
diverso di Angeli. In cima a tutti i piani c’era la S. Vergine
Maria, cinta dal sublime Ordine, era dinanzi al trono della
Santissima Trinità. In alto si stendeva un cielo pieno di
Angeli e c’era un ordine e una vita indescrivibilmente
meravigliosa mentre sotto, nella Chiesa, tutto era oltre misura
sonnolento e trascurato. Questo si poteva notare particolarmente
perché era la festa dell’Angelo, e ogni parola che il
prete pronunciava durante la santa Messa, in modo diffuso, gli Angeli
la presentavano a Dio, così tutta quella pigrizia era
rigenerata per la gloria di Dio. Io vidi ancora in questa Chiesa come
gli Angeli custodi esercitano il loro ufficio: scacciano dagli uomini
gli spiriti cattivi, suscitando in essi pensieri migliori; in questo
modo gli uomini possono concepire immagini serene. Gli Angeli custodi
aspirano a servire e ad eseguire il comando di Dio; la preghiera dei
loro protetti li rende ancor più fervidi d’amore verso
l’Onnipotente».
Dopo un certo tempo la veggente così si espresse: Gli
spiriti cattivi si manifestano in tutt’altro modo che gli
Angeli: irradiano una luce torbida, come un riflesso, sono pigri,
stanchi, sognanti, malinconici, arrabbiati, selvaggi, rigidi e
passivi, oppure leggermente mobili e passionali. Ho notato che questi
spiriti sprigionano gli stessi colori che avvolgono gli uomini
durante le sensazioni dolorose, provenienti da situazioni di
sofferenze estreme e travagli dell’anima. Sono gli stessi
colori che avvolgono i martiri durante la trasfigurazione della
gloria del martirio. Gli spiriti cattivi hanno visi affilati,
violenti e penetranti, si insinuano nell’animo umano come fanno
gli insetti quando sono attratti da determinati odori, sulle piante o
sui corpi. Questi spiriti penetrano dunque negli animi risvegliando
negli esseri ogni genere di passione e pensieri materiali. Il loro
scopo è di separare l’uomo dall’influsso divino
gettandolo nelle tenebre spirituali. L’uomo viene così
preparato ad accogliere il demonio che imprime il sigillo definitivo
della separazione da Dio. Vidi anche come le mortificazioni e i
digiuni potessero indebolire molto l’influsso di questi
spiriti, e come quest’influsso potesse essere decisamente
respinto in modo particolare con l’accoglimento dei sacri
Sacramenti. Vidi ancora tali spiriti seminare cupidigie e brame nella
Chiesa. Tutto ciò che disgusta e allontana l’uomo ha una
relazione con essi; per esempio gli insetti disgustosi hanno un
collegamento profondo e misterioso con questi ultimi. Ebbi poi un
immagine dalla Svizzera e come in quel luogo il diavolo muove molti
governi contro la Chiesa. Vidi anche Angeli che favoriscono la
crescita terrena e spargono qualcosa sui frutti e gli alberi, altri
proteggere e difendere paesi e città, ma anche abbandonarli.
Non posso dire poi quanti innumerevoli spiriti vidi, tanti da poter
ben dire che se essi fossero in possesso di corpi, l’aria ne
sarebbe oscurata. Dove poi questi spiriti hanno grande influsso sugli
uomini, vidi anche nebbia e oscurità. Spesso, come posso
vedere, un uomo riceve un altro Angelo custode quand’egli ha
bisogno di una protezione diversa. Io stessa ho avuto in più
occasioni una guida diversa.
Mentre Anna Katharina raccontava ciò, improvvisamente cadde
in estasi e gemendo disse: Questi spiriti attaccaticci e crudeli
vengono da così lontano e cadono proprio là!» Poi
ripresasi e venuta in sé continuò a rivelare: «Io
fui portata infinitamente in alto e vidi tanti spiriti violenti,
ribelli e ostinati scendere nelle zone dove si preparava
l’irrequietezza e la guerra. Tali spiriti si avvicinano ai
governanti e fanno in modo che le anime non possano avvicinarsi a
loro per consigliarli nel modo giusto. Ho visto la Beata Vergine
Maria supplicare tutto un esercito di Angeli affinché si
recasse sulla terra a rimettere ordine e fermare gli spiriti
spietati; gli Angeli si librarono subito scendendo verso queste zone.
Contro ognuno di questi spiriti inflessibili e duri si pose di fronte
un Angelo con la sua spada fiammeggiante. Poi la pia suora cadde
improvvisamente in estasi e per un breve tempo cessò di
parlare. Poi riprese, sempre in estasi, ed esclamò: «Cosa
vedo! Un grande Angelo fiammeggiante si libra giù sulla città
di Palermo dove è una rivolta in atto e dice parole di
punizione, vedo nella città cadere morte molte persone! Gli
uomini ricevono, a secondo della crescita interiore, gli Angeli
custodi adatti. Come anche re e principi di un rango elevato ricevono
Angeli custodi di un ordine superiore. I quattro Angeli alati,
Elohim, i quali dispensano la Grazia divina, sono Rafael, Etophiel,
Salathiel, Emmanuel. L’ordinamento degli spiriti cattivi e del
diavolo è molto più grande di quello terrestre: infatti
appena un Angelo cede si trova subito pronto al suo posto un diavolo
con la sua azione... Essi agiscono su tutto ciò che vive sulla
terra e sugli uomini, fin dal momento della nascita, con differenti
intensità e sensazioni La veggente poi parlò di altre
cose come un bambino innocente che descrive qualcosa del suo
giardino. Nella notte, come un piccolo gnomo nella neve, mi
inginocchiavo nei campi rallegrandomi delle belle stelle e pregavo
Dio in questo modo: “Tu sei il mio unico e giusto Padre e hai
queste belle cose in casa, ti prego di mostrarmele! Ed egli mi prese
per mano guidandomi dappertutto”.
Il 2 settembre 1822
così la Veggente raccontava:
Giunsi in alto, in un giardino
sospeso nell’aria, dove vidi librarsi tra settentrione e
l’oriente, come il sole all’orizzonte, la figura di un
uomo con un viso lungo e pallido. Il suo capo sembrava coperto con un
berretto a punta. Egli era avvolto da fasce e aveva un cartello sul
petto. Non ricordo però cosa c’era scritto. Portava la
spada avvolta in fasce colorate e si librava sulla terra lentamente e
ad intermittenza, come i piccoli voli di un piccione. Poi si liberò
dalle bende. Mosse la spada qua e là e gettò le bende
sulle città sonnolenti che furono avvolte come da un cappio.
Insieme alle bende caddero pure pustole e vaiolo sull’Italia,
la Spagna e la Russia. Avvolse poi con un cappio rosso anche Berlino;
il cappio si estese fin qui da noi. Poi vidi la sua spada nuda,
sull’elsa pendevano bende insanguinate e da queste grondava
sangue nella nostra regione».
11 settembre: Apparve un
Angelo, tra l’oriente e il meridione, con una spada nella cui
elsa c’era come una spaccata piena di sangue. Egli lo riversava
qua e là. Giunse fin da noi e lo vidi versare il sangue su
Munster, sulla piazza del Duomo».
33-17 Maggio 20, 1934 La Divina Volontà divora tutto, come dentro d’un sol fiato tutti gli atti fatti in Essa e ne forma uno solo. La Divina Volontà forma le spoglie dell’Umanità di Nostro Signore, e la fa presente alle creature.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Mi sentivo povera, povera d’amore, ma con la volontà di volerlo amare assai, assai; il dolce Gesù lo avevo ricevuto Sacramentato e Lui era come affogato d’amore ed io qualche gocciolina appena, eppure mi chiedeva amore per darmi amore, ma come far per poterlo pareggiare in qualche modo? Allora ho pensato tra me: “La mia Mamma Celeste vuole che io ami assai il mio ed il suo Gesù, quindi queste mie goccioline d’amore le voglio versare nei suoi mari d’amore e così gli darò e gli dirò: Ti amo tanto che ti amo come ti ama la Mamma tua”. Ora mi sembrava che la Sovrana Signora gioiva e si sentiva felice che la sua figlia amava Gesù col suo amore, e Lui più contento ancora ché si sentiva amato da me coll’amore della sua Mamma, e tutto contento mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Volere, tu devi sapere che per chi vive nel mio Fiat, non è mai sola negli atti suoi, essa è incorporata in tutto ciò che ha fatto, fa e farà, tanto in Sé stessa quanto in tutte le creature, sicché Io sentivo nell’amore di mia Madre l’amore di mia figlia, e nell’amore della figlia l’amore di mia Madre Divina. Oh! come erano belle le tue piccole goccioline d’amore, investite dai mari d’amore della Mamma mia. Per chi vive nel mio Volere Io sento il Cielo scorrere negli atti suoi, nel suo amore, nella sua volontà, e la creatura la sento nel Cielo, ed i suoi atti, il suo amore, la sua volontà investire l’Empireo, invadere tutti e formare un solo atto, un solo amore e una sola volontà, e tutto il Cielo si sente amato, glorificato nella creatura, ed essa si sente amata da tutto il Cielo. Nella mia Volontà tutto è unità, la separabilità non esiste, né esiste distanza di luoghi o di tempi, i secoli scompariscono nel mio Volere e con la sua potenza divora tutto in un sol fiato, e di tutto vi forma un solo atto continuato. Qual fortuna per chi vive nel mio Volere che può dire: “Io faccio ciò che si fa in Cielo, ed il mio amore non è dissimile dal loro amore”. Solo per chi non vive nel mio Volere i suoi atti sono separabili, soffrono di solitudine e sono dissimili dagli atti nostri, perché non essendo investiti dal suo potere, che tiene virtù di convertire in luce ciò che si fa in Esso, quindi non essendo luce non possono incorporarsi con gli atti della nostra Volontà, che essendo luce inaccessibile sa convertire tutto in luce, e non è meraviglia che luce e luce s’incorporino insieme”.
(3) Onde mi sono abbandonata nelle braccia del bambino Gesù, così si faceva vedere, e Lui affogato d’amore si abbandonava nelle mie per godersi l’amore della sua e mia Mamma che io gli davo, e poi ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, se tu mi vedi bambinello è virtù della mia Volontà Divina che possiede in Sé stessa tutti i periodi della mia Vita quaggiù, le mie lacrime, le mie pene, e tutto ciò che Io feci, quindi Essa in ogni istante ripete i diversi periodi della mia Vita, per dare alle creature i suoi mirabili effetti, e ora mi forma bambino per darle i frutti della mia infanzia, il mio amore tenerissimo che giungo a piangere per aver amore da esse, e farmi ricevere la tenerezza, la compassione alle mie lacrime; ora mi forma fanciullo, con una beltà incantevole per farmi conoscere e rapirle ad amarmi; ora giovane per incatenarle con unione inseparabile; ora crocifisso per farmi riparare e compatire, e così di tutto il resto della Vita della mia Umanità quaggiù. Oh! potenza e amore insuperabile della mia Volontà, ciò che Io feci nel piccolo giro di trentatré anni e sbrigandomi me ne andai al Cielo, Essa lo farà per secoli e secoli, tenendo pronta la mia Vita per darla a ciascuna creatura.
(5) Ora tu devi sapere che se la santa Chiesa ha il grande onore di avere anime che hanno il bene di vedermi, di sentirmi parlare come se Io stessi di nuovo vivendo insieme con loro, il tutto si deve alla mia Volontà Divina, è Essa che forma le mie spoglie e mi fa come presente alle creature; la mia Umanità sta racchiusa nella sua Immensità e tiene in virtù di Essa l’atto presente, come se in atto nasco e mi dà le spoglie di bambino, cresco e mi dà le spoglie di fanciullo, tutta la mia Vita sta in suo potere, e la forma che mi vuol dare, in qualunque età mi vuol mostrare, mi forma le spoglie e mantiene tutta la mia Vita come atto presente in mezzo alle creature. La mia Volontà tiene il tuo Gesù vivente, ed a seconda le loro disposizioni così mi dà le spoglie e mi dà a loro e le fa sentire che Io piango, soffro, continuo a nascere e a morire, e brucio d’amore ché voglio essere amato; che cosa non fa la mia Volontà? Essa fa tutto, non vi è cosa in cui non tiene il suo primato, la virtù conservatrice e l’equilibrio perfetto e continuo senza mai cessare di tutte le opere nostre. Figlia mia, con mio dolore lo dico, che quello che manca è la conoscenza di quello che fa la mia adorabile Volontà, il gran bene che continuamente porge alle creature, e perciò vuol essere conosciuta. E perché non conosciuta, non è né apprezzata né amata, e non le danno il primato a tutte le opere nostre, mentre la mia Volontà è la fonte primaria e tutte le nostre opere sono come tante fontanine che ricevono e attingono la vita ed i beni che danno alle creature. Oh! se si conoscesse che significa Volontà di Dio, il bene che porge alle creature, la terra resterebbe trasformata e tanto attirata, che resterebbe col suo sguardo fisso a guardarla e a ricevere i suoi beni perenni, ma siccome non è conosciuta non la pensano neppure e sperdono in parte i suoi beni, perché vogliano o non vogliano, conoscano o non conoscano, credano o non ci credano, è il mio Fiat Divino che dà vita, moto e tutto, è il movente di tutta la Creazione. E perciò amo tanto che sia conosciuto ciò che Essa fa e può fare, tutta la sua storia divina, per poter largheggiare con nuovi doni e sfoggiare in amore con più abbondanza verso le creature, ché per far ciò ho voluto il sacrificio della tua vita, sacrificio che non ho chiesto da nessuno, sacrificio che ti costa tanto, sebbene tu calcoli questo sacrificio quando sorgono gli intoppi, le circostanze, ma Io lo calcolo tutti i giorni, ne misuro l’intensità, la durezza e la perdita di vita giornaliera a cui tu ti sottoponi. Figlia buona, era necessario questo tuo sacrificio alla mia Volontà per farsi conoscere, per dare le sue conoscenze, voleva servirsi di te come canale per farsi conoscere, ed il tuo sacrificio come arma potente per farsi vincere, per svelarsi, aprire il suo seno di luce e manifestarsi chi Essa sia. Molto più che la creatura col fare la sua volontà umana, respingeva e perdeva la Vita della Divina Volontà, quindi era necessario che una creatura si sottoponesse al sacrificio di perdere la sua vita, perdendo la padronanza di sé stessa per fare che il mio Volere si muovesse a farsi conoscere per restituire la sua Vita Divina. E’ sempre così nel nostro operare, quando vogliamo sovrabbondare di più verso la creatura, chiediamo il sacrificio d’una creatura come pretesto, e poi facciamo conoscere il bene che vogliamo fare, ed il bene viene dato a seconda le conoscenze che acquistano. Perciò sii attenta e non volerti occupare di pensieri inutili del perché del tuo stato, era necessario alla nostra Volontà e basta, e tu devi essere contenta e ringraziarla”.