Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

L'abbandono totale a Dio deve avvenire nelle piccole cose, come pure in quelle di maggior peso. Non si tratta che di una sola parola: « Sì. Accetto qua­lunque cosa mi dai e ti offro qualunque cosa tu mi vo­glia prendere ». Questo è per noi un modo semplice per essere. santi. Non dobbiamo crearci nella mente delle difficoltà . Essere santi non significa fare cose straordinarie, capire grandi cose, ma è solamente un accettare, poiché mi sono donato a Dio, perché appar­tengo a Lui... Ecco il mio abbandono totale! Oggi po­trebbe mettermi qui, domani potrebbe mandarmi là . Potrebbe servirsi di me o non servirsene affatto. Non ha importanza, perché appartengo a Lui così total­mente che può fare ciò che vuole di me. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 4° settimana del tempo ordinario (Presentazione del Signore)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 13

1Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.2Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose in parabole.

E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare.4E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo.6Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.9Chi ha orecchi intenda".

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".
11Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.12Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:

'Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.'
15'Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.'

16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

18Voi dunque intendete la parabola del seminatore:19tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia,21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto.23Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".

24Un'altra parabola espose loro così: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".

31Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami".

33Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti".

34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:

'Aprirò la mia bocca in parabole,'
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno,39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì".52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

53Terminate queste parabole, Gesù partì di là54e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?55Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?".57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua".58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.


Giosuè 21

1I capifamiglia dei leviti si presentarono al sacerdote Eleazaro, a Giosuè figlio di Nun e ai capifamiglia delle tribù degli Israeliti2e dissero loro a Silo, nel paese di Canaan: "Il Signore ha comandato, per mezzo di Mosè, che ci fossero date città da abitare con i loro pascoli per il nostro bestiame".3Gli Israeliti diedero ai leviti, sorteggiandole dal loro possesso, le seguenti città con i loro pascoli, secondo il comando del Signore.4Si tirò a sorte per le famiglie dei Keatiti; fra i leviti, i figli del sacerdote Aronne ebbero in sorte tredici città della tribù di Giuda, della tribù di Simeone e della tribù di Beniamino.5Al resto dei Keatiti toccarono in sorte dieci città delle famiglie della tribù di Efraim, della tribù di Dan e di metà della tribù di Manàsse.6Ai figli di Gherson toccarono in sorte tredici città delle famiglie della tribù d'Issacar, della tribù di Aser, della tribù di Nèftali e di metà della tribù di Manàsse in Basan.7Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, toccarono dodici città della tribù di Ruben, della tribù di Gad e della tribù di Zàbulon.8Gli Israeliti diedero dunque a sorte queste città con i loro pascoli ai leviti, come il Signore aveva comandato per mezzo di Mosè.
9Diedero, cioè, della tribù dei figli di Giuda e della tribù dei figli di Simeone le città qui nominate.10Esse toccarono ai figli d'Aronne tra le famiglie dei Keatiti, figli di Levi, perché il primo sorteggio fu per loro.11Furono dunque date loro Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron, sulle montagne di Giuda, con i suoi pascoli tutt'intorno;12ma diedero i campi di questa città e i suoi villaggi come possesso a Caleb, figlio di Iefunne.13Diedero ai figli del sacerdote Aronne Ebron, città di rifugio per l'omicida, con i suoi pascoli; poi Libna e i suoi pascoli,14Iattir e i suoi pascoli, Estemoa e i suoi pascoli,15Debir e i suoi pascoli, Colon e i suoi pascoli,16Ain e i suoi pascoli, Iutta e i suoi pascoli, Bet-Semes e i suoi pascoli: nove città di queste tribù.17Della tribù di Beniamino, Gàbaon e i suoi pascoli, Ghega e i suoi pascoli,18Anatot e i suoi pascoli, Almon e i suoi pascoli: quattro città.
19Totale delle città dei sacerdoti figli d'Aronne: tredici città e i loro pascoli.
20Alle famiglie dei Keatiti, cioè al resto dei leviti, figli di Keat, toccarono città della tribù di Efraim.21Fu loro data, come città di rifugio per l'omicida, Sichem e i suoi pascoli sulle montagne di Efraim; poi Ghezer e i suoi pascoli,22Chibsaim e i suoi pascoli, Bet-Coron e i suoi pascoli: quattro città.23Della tribù di Dan: Elteke e i suoi pascoli, Ghibbeton e i suoi pascoli,24Aialon e i suoi pascoli, Gat-Rimmon e i suoi pascoli: quattro città.25Di metà della tribù di Manàsse: Taanach e i suoi pascoli, Ibleam e i suoi pascoli: due città.26Totale: dieci città con i loro pascoli, che toccarono alle famiglie degli altri figli di Keat.
27Ai figli di Gherson, che erano tra le famiglie dei leviti, furono date: di metà della tribù di Manàsse, come città di rifugio per l'omicida, Golan in Basan e i suoi pascoli, Astarot con i suoi pascoli: due città;28della tribù d'Issacar, Kision e i suoi pascoli, Daberat e i suoi pascoli,29Iarmut e i suoi pascoli, En-Gannim e i suoi pascoli: quattro città;30della tribù di Aser, Miseal e i suoi pascoli, Abdon e i suoi pascoli;31Elkat e i suoi pascoli, Recob e i suoi pascoli: quattro città;32della tribù di Nèftali, come città di rifugio per l'omicida, Kades in Galilea e i suoi pascoli, Ammot-Dor e i suoi pascoli, Kartan con i suoi pascoli: tre città.33Totale delle città dei Ghersoniti, secondo le loro famiglie: tredici città e i loro pascoli.
34Alle famiglie dei figli di Merari, cioè al resto dei leviti, furono date: della tribù di Zàbulon, Iokneam e i suoi pascoli, Karta e i suoi pascoli,35Dimna e i suoi pascoli, Naalal e i suoi pascoli: quattro città;36della tribù di Ruben, come città di rifugio per l'omicida, Bezer e i suoi pascoli, Iaas e i suoi pascoli,37Kedemot e i suoi pascoli, Mefaat e i suoi pascoli: quattro città;38della tribù di Gad, come città di rifugio per l'omicida, Ramot in Gàlaad e i suoi pascoli, Macanaim e i suoi pascoli,39Chesbon e i suoi pascoli, Iazer e i suoi pascoli: in tutto quattro città.40Totale delle città date in sorte ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, cioè il resto delle famiglie dei leviti: dodici città.
41Totale delle città dei leviti in mezzo ai possessi degli Israeliti: quarantotto città e i loro pascoli.42Ciascuna di queste città aveva intorno il pascolo; così era di tutte queste città.
43Il Signore diede dunque a Israele tutto il paese che aveva giurato ai padri di dar loro e gli Israeliti ne presero possesso e vi si stabilirono.44Il Signore diede loro tranquillità intorno, come aveva giurato ai loro padri; nessuno di tutti i loro nemici poté resistere loro; il Signore mise in loro potere tutti quei nemici.45Di tutte le belle promesse che il Signore aveva fatte alla casa d'Israele, non una andò a vuoto: tutto giunse a compimento.


Salmi 22

1'Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide.'

2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.

4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.

7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".

10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.

13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.

17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.

20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.

24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.

26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".


Salmi 107

1Alleluia.

Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
3e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.

4Vagavano nel deserto, nella steppa,
non trovavano il cammino per una città dove abitare.
5Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
6Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
7Li condusse sulla via retta,
perché camminassero verso una città dove abitare.
8Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
9poiché saziò il desiderio dell'assetato,
e l'affamato ricolmò di beni.

10Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ceppi,
11perché si erano ribellati alla parola di Dio
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
12Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
cadevano e nessuno li aiutava.

13Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
14Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte
e spezzò le loro catene.
15Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
16perché ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le barre di ferro.

17Stolti per la loro iniqua condotta,
soffrivano per i loro misfatti;
18rifiutavano ogni nutrimento
e già toccavano le soglie della morte.
19Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.

20Mandò la sua parola e li fece guarire,
li salvò dalla distruzione.
21Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
22Offrano a lui sacrifici di lode,
narrino con giubilo le sue opere.

23Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
24videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
25Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
26Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.
27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
28Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.

29Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
30Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.

31Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
32Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.

33Ridusse i fiumi a deserto,
a luoghi aridi le fonti d'acqua
34e la terra fertile a palude
per la malizia dei suoi abitanti.
35Ma poi cambiò il deserto in lago,
e la terra arida in sorgenti d'acqua.

36Là fece dimorare gli affamati
ed essi fondarono una città dove abitare.
37Seminarono campi e piantarono vigne,
e ne raccolsero frutti abbondanti.
38Li benedisse e si moltiplicarono,
non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
40Colui che getta il disprezzo sui potenti,
li fece vagare in un deserto senza strade.

41Ma risollevò il povero dalla miseria
e rese le famiglie numerose come greggi.
42Vedono i giusti e ne gioiscono
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
43Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà la bontà del Signore.


Isaia 3

1Ecco infatti, il Signore, Dio degli eserciti,
toglie a Gerusalemme e a Giuda
ogni genere di sostegno,
ogni riserva di pane
e ogni sostentamento d'acqua,
2il prode e il guerriero,
il giudice e il profeta,
l'indovino e l'anziano,
3il capo di una cinquantina e il notabile,
il consigliere e il mago sapiente
e l'esperto di incantesimi.
4Io metterò come loro capi ragazzi,
monelli li domineranno.
5Il popolo userà violenza: l'uno contro l'altro,
individuo contro individuo;
il giovane tratterà con arroganza l'anziano,
lo spregevole, il nobile.
6Poiché uno afferra l'altro
nella casa del padre:
"Tu hai un mantello: sii nostro capo;
prendi in mano questa rovina!".
7Ma quegli si alzerà in quel giorno per dire:
"Non sono un medico;
nella mia casa non c'è pane
né mantello;
non mi ponete a capo del popolo!".
8Certo, Gerusalemme va in rovina
e Giuda crolla,
perché la loro lingua e le loro opere sono contro il Signore,
fino ad offendere la vista della sua maestà divina.
9La loro parzialità verso le persone li condanna
ed essi ostentano il peccato come Sòdoma:
non lo nascondono neppure; disgraziati!
Si preparano il male da se stessi.
10Beato il giusto, perché egli avrà bene,
mangerà il frutto delle sue opere.
11Guai all'empio! Lo colpirà la sventura,
secondo i misfatti delle sue mani avrà la mercede.
12Il mio popolo! Un fanciullo lo tiranneggia
e le donne lo dominano.
Popolo mio, le tue guide ti traviano,
distruggono la strada che tu percorri.
13Il Signore appare per muovere causa,
egli si presenta per giudicare il suo popolo.
14Il Signore inizia il giudizio
con gli anziani e i capi del suo popolo:
"Voi avete devastato la vigna;
le cose tolte ai poveri sono nelle vostre case.
15Qual diritto avete di opprimere il mio popolo,
di pestare la faccia ai poveri?".
Oracolo del Signore, Signore degli eserciti.

16Dice il Signore:
"Poiché si sono insuperbite le figlie di Sion
e procedono a collo teso,
ammiccando con gli occhi,
e camminano a piccoli passi
facendo tintinnare gli anelli ai piedi,
17perciò il Signore renderà tignoso
il cranio delle figlie di Sion,
il Signore denuderà le loro tempie".
18In quel giorno il Signore toglierà l'ornamento di fibbie, fermagli e lunette,19orecchini, braccialetti, veli,20bende, catenine ai piedi, cinture, boccette di profumi, amuleti,21anelli, pendenti al naso,22vesti preziose e mantelline, scialli, borsette,23specchi, tuniche, cappelli e vestaglie.
24Invece di profumo ci sarà marciume,
invece di cintura una corda,
invece di ricci calvizie,
invece di vesti eleganti uno stretto sacco,
invece di bellezza bruciatura.

25"I tuoi prodi cadranno di spada,
i tuoi guerrieri in battaglia".
26Si alzeranno lamenti e gemiti alle tue porte
e tu, disabitata, giacerai a terra.


Lettera ai Romani 3

1Qual è dunque la superiorità del Giudeo? O quale l'utilità della circoncisione?
-2Grande, sotto ogni aspetto. Anzitutto perché a loro sono state affidate le rivelazioni di Dio.
-3Che dunque? Se alcuni non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio?
-4Impossibile! Resti invece fermo che Dio è verace e 'ogni uomo mentitore', come sta scritto:

'Perché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole
e trionfi quando sei giudicato'.

-5Se però la nostra ingiustizia mette in risalto la giustizia di Dio, che diremo? Forse è ingiusto Dio quando riversa su di noi la sua ira? Parlo alla maniera umana.
-6Impossibile! Altrimenti, come potrà Dio giudicare il mondo?
-7Ma se per la mia menzogna la verità di Dio risplende per sua gloria, perché dunque sono ancora giudicato come peccatore?8Perché non dovremmo fare il male affinché venga il bene, come alcuni - la cui condanna è ben giusta - ci calunniano, dicendo che noi lo affermiamo?

9Che dunque? Dobbiamo noi ritenerci superiori? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato,10come sta scritto:

'Non c'è nessun giusto, nemmeno uno,'
11'non c'è sapiente, non c'è chi cerchi Dio!'
12'Tutti hanno traviato e si son pervertiti;
non c'è chi compia il bene, non ce n'è neppure uno.'
13'La loro gola è un sepolcro spalancato,
tramano inganni con la loro lingua,
veleno di serpenti è sotto le loro labbra,'
14'la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza.'
15'I loro piedi corrono a versare il sangue;'
16'strage e rovina è sul loro cammino'
17'e la via della pace non conoscono.'
18'Non c'è timore di Dio davanti ai loro occhi'.

19Ora, noi sappiamo che tutto ciò che dice la legge lo dice per quelli che sono sotto la legge, perché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio.20Infatti in virtù delle opere della legge 'nessun uomo sarà giustificato davanti a lui', perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato.

21Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti;22giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c'è distinzione:23tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio,24ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù.25Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati,26nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.

27Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede.28Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.29Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani!30Poiché non c'è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi.31Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient'affatto, anzi confermiamo la legge.


Capitolo III: Utilità della Comunione frequente

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Parola del discepolo

1. Ecco, io vengo a te, o Signore, per trarre beneficio dal tuo dono e ricevere allegrezza al banchetto santo, "che, nella tua bontà, o Dio, hai preparato al misero" (Sal 67,11). Ecco, quanto io posso e debbo desiderare sta tutto in te; tu sei la mia salvezza, la redenzione, la speranza, la fortezza, la maestà e la gloria. "Ricolma dunque oggi di letizia l'anima del tuo servo, perché, o Signore Gesù, a te ho innalzato l'anima mia" (Sal 85,4). Ardentemente desidero ora riceverti, con devozione e venerazione; desidero introdurti nella mia casa, per meritare, come Zaccheo, di essere da te benedetto e di essere annoverato tra i figli d'Abramo. L'anima mia ha fame del tuo corpo; il mio cuore arde di farsi una cosa sola con te. Dammi in dono te stesso, e mi basta; poiché non c'è consolazione che abbia valore, fuori di te. Non posso stare senza di te; non riesco a vivere senza la tua presenza. E così occorre che io mi accosti frequentemente a te, ricevendoti come mezzo della mia salvezza. Che non mi accada di venir meno per strada, se fossi privato di questo cibo celeste. Tu stesso, o Gesù tanto misericordioso, predicando alle folle e guarendo varie malattie, dicesti una volta: "non li voglio mandare alle loro case digiuni, perché non vengano meno per strada" (Mt 15,32). Fa', dunque, la stessa cosa ora con me; tu, che, per dare conforto ai fedeli, hai lasciato te stesso in sacramento. Sei tu, infatti, il soave ristoro dell'anima; e chi ti mangia degnamente sarà partecipe ed erede della gloria eterna. Poiché, dunque, io cado tanto spesso in peccato, e intorpidisco e vengo meno tanto facilmente, è veramente necessario che, pregando, confessandomi frequentemente e prendendo il santo cibo del tuo corpo, io mi rinnovi, mi purifichi e mi infiammi; cosicché non avvenga che, per una prolungata astinenza, io mi allontani dal mio santo proposito. In verità, "i sensi dell'uomo, fin dall'adolescenza, sono proclivi al male" (Gn 8,21); tosto egli cade in mali peggiori, se non lo soccorre la medicina celeste. Ed è appunto la santa Comunione che distoglie l'uomo dal male e lo rafforza nel bene. Che se ora sono così spesso svogliato e tiepido nella Comunione o nella celebrazione della Messa, che cosa sarebbe di me, se non prendessi questo rimedio e non cercassi un così grande aiuto? Anche se non mi sento sempre degno e pienamente disposto a celebrare, farò in modo di ricevere, in tempi opportuni, questi divini misteri e di rendermi partecipe di una grazia così grande. Giacché la principale, anzi l'unica, consolazione dell'anima fedele - finché va peregrinando, lontana da te, entro il corpo mortale - consiste proprio in questo, nel ricordarsi frequentemente del suo Dio e nel ricevere, in spirito di devozione, il suo diletto.

2. Oh!, meravigliosa degnazione della tua misericordia verso di noi, che tu, Signore Dio, creatore e vivificatore di tutti gli spiriti celesti, ti abbassi a venire in questa anima poveretta, saziando la sua fame con la tua divinità e insieme con la tua umanità. Felice quello spirito, beata quell'anima che merita di ricevere devotamente te, Signore e Dio, colmandosi in tal modo di gioia interiore. Quale grande signore essa accoglie; quale amato ospite, qual piacevole compagno riceve; quale fedele amico accetta; quale nobile e bello sposo essa abbraccia, degno di amore più di ogni persona cara e di ogni cosa che si possa desiderare. Tacciano dinanzi a te, o dolcissimo mio diletto, il cielo e la terra, con tutte le loro bellezze; giacché dalla degnazione della tua munificenza cielo e terra ricevono quanto hanno di grande e di nobile, pur non arrivando essi alla grandezza del tuo nome, "immenso nella sua sapienza" (Sal 146,5).


LETTERA 146: Agostino ringrazia Pelagio d'avergli inviato una cortese lettera.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta nel 410.

Agostino ringrazia Pelagio d'avergli inviato una cortese lettera.

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL DILETTISSIMO E DESIDERATISSIMO FRATELLO PELAGIO.

1. Ti ringrazio moltissimo della gioia che mi hai procurata con la tua lettera e delle buone notizie circa la tua salute. Il Signore ti rimeriti con i suoi beni, che possano renderti sempre buono e farti vivere eternamente con Lui che è eterno, o mio signore dilettissimo e mio desideratissimo fratello. Benché non riconosca in me quei pregi esaltati dagli elogi contenuti nella lettera dettata dalla tua benevolenza, nondimeno non posso essere ingrato al tuo animo benevolo verso la mia pochezza, ma nello stesso tempo ti esorto a pregare piuttosto per me, acciocché il Signore mi renda quello che tu supponi che io sia. (E d'altra mano): Ricordati di me, e sempre sano possa tu piacere al Signore, mio amico dilettissimo e fratello desideratissimo.


4 - Il grado perfetto delle virtù di Maria santissima

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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38. Continuavano i favori dell'Altissimo verso la nostra Regina e signora mediante i sacri carismi, con i quali il braccio onnipotente la disponeva per la prossima dignità di madre sua. Giunse il quarto giorno di questa preparazione e, come nei precedenti, alla stessa ora fu elevata alla visione della Divinità, nella detta forma astrattiva, ma con nuovi effetti e con più alte illuminazioni di quel purissimo spirito. Non esiste limite né termine al potere divino e alla sua sapienza; solamente la nostra volontà ne pone uno con le sue opere o con la sua scarsa capacità, essendo noi creature finite. Ora, in Maria santissima, il potere divino non trovò impedimento da parte delle opere, anzi furono tutte sante e gradite al Signore, cosicché ella si guadagnò il suo favore e, come egli stesso dice, gli ferì il cuore d'amore 1 . Solo perché Maria santissima era una semplice creatura, il braccio del Signore poté trovare qualche confine; tuttavia egli operò in lei, nella sfera della sua creaturalità, senza aggravio né limitazione alcuna e senza misura, comunicandole in tal modo le acque della sapienza, perché le potesse bere purissime e cristalline nel fonte medesimo della divinità.

39. Il Signore le si manifestò in questa visione con una luce specialissima, e le dichiarò la nuova legge di grazia che il Salvatore del mondo avrebbe fondato. Le mostrò i misteri che essa contiene, ed il fine per il quale li avrebbe stabiliti nella nuova Chiesa; nonché gli aiuti, i doni e i favori che preparava per gli uomini, col desiderio che tutti si salvassero e conseguissero il frutto della redenzione. Tanta fu la sapienza che in queste visioni apprese Maria santissima, ammaestrata dal sommo Maestro, guida dei saggi, che se, per assurdo, qualche uomo o angelo potesse scrivere quanto conobbe questa Signora, si formerebbero più libri di quanti se ne sono scritti nel mondo su tutte le arti, le scienze e le invenzioni. Ciò non deve meravigliare, perché la sua sapienza fu maggiore di quella che si può trovare in una semplice creatura. Nel cuore e nella mente della nostra Principessa si riversò veramente l'oceano della Divinità, il quale era arginato e trattenuto in se stesso dai peccati e dalla inadeguata disposizione delle creature. Solamente, le veniva sempre nascosto, non essendo ancora giunto il tempo stabilito, che ella era l'eletta a divenire madre dell'Unigenito del Padre.

40. Nella dolcezza di questa conoscenza divina, la nostra Regina provò un intima e acuta pena d'amore. Infatti conobbe da parte dell'Altissimo gli indicibili tesori di grazie e favori che egli preparava per i mortali, e quella forte propensione della divinità a che tutti la godessero eternamente. Conobbe anche e intravide il pessimo stato del mondo e quanto ciecamente i mortali si rendessero indegui e si privassero della partecipazione della stessa Divinità. Ciò le provocò una nuova specie di martirio, per l'intensità con cui si doleva della perdizione degli uomini e per il desiderio di nparare a così deplorevole rovina. A tal fine pregò moltissimo, facendo orazioni, suppliche, offerte, sacrifici, umiliazioni ed atti eroici d'amore di Dio e degli uomini, perché, possibilmente, nessuno in futuro si perdesse, e tutti conoscessero il creatore e redentore loro e lo confessassero, adorassero ed amassero. Tutto questo le succedeva nella medesima visione della Divinità. Ora, poiché queste suppliche furono come le altre già dette, non mi soffermo oltre a pailarne.

41. Il Signore le manifestò nella stessa occasione le opere della creazione del quarto giorno, e la divina principessa Maria conobbe quando e come furono formati nel firmamento gli astri del cielo, perché dividessero il giorno dalla notte, e segnassero i tempi, i giorni e gli anni; per quale fine fu creata la luce maggiore del cielo, il sole, come signore del giorno; contemporaneamente ad esso fu formata la luna, la luce minore che illumina la notte. Conobbe non solo come furono formate le stelle nell'ottavo cielo, perché con il loro luccichio rallegrassero la notte, ma anche la loro composizione, forma, qualità e grandezza, e i loro diversi movimenti. Conobbe anche il numero delle stelle, e tutti gli influssi che esercitano sulla terra, sugli esseri animati e inanimati, con gli effetti e le alterazioni che in essi producono.

42. Ciò non si oppone a quello che disse il profeta nel salmo 146, cioè che Dio conosce il numero delle stelle e le chiama per nome, perché Davide non nega che sua Maestà, col suo potere infinito, possa concedere alla creatura, per grazia, ciò che l'Altezza sua possiede per natura. D'altronde è chiaro che, poiché questa conoscenza contribuì alla maggior eccellenza di Maria nostra signora, Dio non avrebbe potuto negarle questo beneficio, mentre gliene concesse altri maggiori, e la fece Regina e signora delle stelle come di tutte le altre creature. Questo privilegio veniva ad essere come una conseguenza del dominio e della signoria che le diede sopra le virtù, gli influssi e i moti di tutte le sfere celesti, avendo ordinato a tutte che le ubbidissero, come loro Regina e signora.

43. Per questa legge che il Signore impose alle creature celesti, e per il dominio che sopra di esse diede a Maria santissima, l'Altezza sua rimase rivestita di tale potere che, se avesse comandato alle stelle di lasciare il loro posto nel cielo, subito le avrebbero ubbidito e si sarebbero spostate dove avesse comandato. Lo stesso avrebbero fatto il sole ed i pianeti al comando di Maria, trattenendo il loro corso e movimento e sospendendo i loro influssi. Come ho già detto, la nostra Regina usò qualche volta di questo suo potere, quando in Egitto, dove il caldo è assolutamente eccessivo, ordinò al sole di non emanare con tanta veemenza il suo ardore, e di non molestare né affaticare tanto con i suoi raggi il divino bambino suo Signore. Il sole le ubbidì, affliggendo e molestando solamente lei, perché così ella voleva, e rispettando il Sole di giustizia, che ella teneva tra le braccia. Lo stesso avveniva con altri corpi celesti, e qualche volta arrestò il sole, come vedremo a suo tempo.

44. Molti altri arcani misteri palesò l'Altissimo alla nostra gran Regina in questa visione. Quanto ho detto e dirò di tutti, per così dire, mi scuote, perché posso dire poco di ciò che intendo e, anzi, mi rendo conto di intendere solo in minima parte quello che avvenne alla divina Signora. Il suo Figlio santissimo tiene in serbo molti dei suoi misteri da manifestare nel giorno del giudizio universale, non potendo noi ancora comprenderli. Questa visione infiammò e trasformò ancor più Maria in quell'oggetto infinito, e negli attributi e nelle perfezioni che di esso aveva conosciuto. Nella misura poi in cui progrediva nei favori divini, ella progrediva nelle virtù, e moltiplicava le preghiere, le ansie, i favori e i meriti, accelerando così il tempo dell'incarnazione del Verbo divino e della nostra salvezza.

Insegnamento che mi diede la divina Regina

45. Carissima figlia mia, io voglio che tu apprezzi molto quello che hai appreso circa quanto io feci e soffrii, quando l'Altissimo mi diede una così eminente conoscenza della sua bontà tanto propensa ad arricchire i mortali, e della cattiva corrispondenza e pesante ingratitudine da parte loro. Quando da questa liberalissima benignità venni a conoscere la stolta durezza dei peccatori, il cuore mi restò trapassato da un dardo di mortale amarezza, che mi durò tutta la vita. Anzi, ti voglio manifestare un altro mistero, ed è che molte volte l'Mtissimo, per lenire il dolore e il cruccio che avevo nel cuore, soleva rispondermi dicendo: «Ricevi, mia sposa, ciò che il mondo ignorante e cieco disprezza, come indegno di riceverlo e conoscerlo». Con queste parole, l'Altissimo riversava nella mia anima il torrente dei suoi tesori, i quali la rallegravano più di quanto l'intelletto possa comprendere e qualunque lingua spiegare.

46. Voglio dunque adesso che tu, amica mia, mi sia compagna in questo dolore. Ma, per imitarmi in una così giusta pena e negli effetti che essa ti causerà, devi rinnegare e dimenticare in tutto te stessa, e coronare il tuo cuore di spine e dolori, diversamente da quello che fanno i mortali. Piangi il loro riso e ciò di cui essi si compiacciono a loro eterna dannazione, perché questo è l'ufficio che più si addice a quelle anime che sono spose del mio Figlio santissimo, alle quali solamente è concesso di gioire delle lacrime che spargono per i loro peccati, e per quelli del mondo ignorante. Prepara dunque il tuo cuore a questa disposizione, affinché il Signore ti faccia partecipe dei suoi tesori, non tanto per divenirne ricca, quanto per dar luogo a sua Maestà, comunicandoteli, di manifestare il suo amore liberale e di salvare le anime. Imitami in tutto quello che ti insegno, perché sai che questa è la mia volontà a tuo riguardo.


Tentazioni contro la fede

Beata Alexandrina Maria da Costa


... Nella notte dal 28 al 29 ebbi una forte tentazione contro la fede, cioè contro l'esistenza di Dio ed altro che non spiego per il timore di scandalizzare. Non so come devo fare e nel­l'incertezza non dico altro. Molte volte mi venne l'idea di non fare la Comunione; ma come, mio Dio, se solamente Gesù è la mia forza! E poi la paura di dare scandalo nel non fare la Comunione! Ahimè, poveretto chi è così tanto solo!

... - Ascolta, figlia amata! Sta' in pace; riempiti della pace che ti dà Gesù. Quanto hai sofferto è stata riparazione che ho voluto da te affinché, in quella notte e in quell'ora, quel­l'anima non cadesse nell'inferno. Di' tutto: ti darò il coraggio. Sono lezioni mie, lezioni da imparare e da ricordare per sem­pre... - (diario, 1-2-1952).