Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Con la frequenza ai Sacramenti s'impara a operare per principio di coscienza e non per paura dei castighi. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 3° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 6

1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?".3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?".5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".

6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?".10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì.11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.

20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.

27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".

39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.

46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".


Genesi 1

1In principio Dio creò il cielo e la terra.2Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
3Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.4Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre5e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
6Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque".7Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.8Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
9Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne.10Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.11E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne:12la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.13E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
14Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni15e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne:16Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.17Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra18e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.19E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
20Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo".21Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.22Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra".23E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
24Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne:25Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
26E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".

27Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.

28Dio li benedisse e disse loro:

"Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra".

29Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.30A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne.31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.


Salmi 94

1Dio che fai giustizia, o Signore,
Dio che fai giustizia: mostrati!
2Alzati, giudice della terra,
rendi la ricompensa ai superbi.
3Fino a quando gli empi, Signore,
fino a quando gli empi trionferanno?
4Sparleranno, diranno insolenze,
si vanteranno tutti i malfattori?

5Signore, calpestano il tuo popolo,
opprimono la tua eredità.
6Uccidono la vedova e il forestiero,
danno la morte agli orfani.
7Dicono: "Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non se ne cura".

8Comprendete, insensati tra il popolo,
stolti, quando diventerete saggi?
9Chi ha formato l'orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda?
10Chi regge i popoli forse non castiga,
lui che insegna all'uomo il sapere?
11Il Signore conosce i pensieri dell'uomo:
non sono che un soffio.

12Beato l'uomo che tu istruisci, Signore,
e che ammaestri nella tua legge,
13per dargli riposo nei giorni di sventura,
finché all'empio sia scavata la fossa.
14Perché il Signore non respinge il suo popolo,
la sua eredità non la può abbandonare,
15ma il giudizio si volgerà a giustizia,
la seguiranno tutti i retti di cuore.

16Chi sorgerà per me contro i malvagi?
Chi starà con me contro i malfattori?
17Se il Signore non fosse il mio aiuto,
in breve io abiterei nel regno del silenzio.
18Quando dicevo: "Il mio piede vacilla",
la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto.
19Quand'ero oppresso dall'angoscia,
il tuo conforto mi ha consolato.

20Può essere tuo alleato un tribunale iniquo,
che fa angherie contro la legge?
21Si avventano contro la vita del giusto,
e condannano il sangue innocente.
22Ma il Signore è la mia difesa,
roccia del mio rifugio è il mio Dio;
23egli ritorcerà contro di essi la loro malizia,
per la loro perfidia li farà perire,
li farà perire il Signore, nostro Dio.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Amos 4

1Ascoltate queste parole,
o vacche di Basàn,
che siete sul monte di Samaria,
che opprimete i deboli, schiacciate i poveri
e dite ai vostri mariti: Porta qua, beviamo!
2Il Signore Dio ha giurato per la sua santità:
Ecco, verranno per voi giorni,
in cui sarete prese con ami
e le rimanenti di voi con arpioni da pesca.
3Uscirete per le brecce, una dopo l'altra
e sarete cacciate oltre l'Ermon,
oracolo del Signore.

4Andate pure a Betel e peccate!
A Gàlgala e peccate ancora di più!
Offrite ogni mattina i vostri sacrifici
e ogni tre giorni le vostre decime.
5Offrite anche sacrifici di grazie con lievito
e proclamate ad alta voce le offerte spontanee
perché così vi piace di fare, o Israeliti,
dice il Signore.
6Eppure, vi ho lasciato a denti asciutti
in tutte le vostre città
e con mancanza di pane
in tutti i vostri villaggi:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
7Vi ho pure rifiutato la pioggia
tre mesi prima della mietitura;
facevo piovere sopra una città
e non sopra l'altra;
un campo era bagnato di pioggia,
mentre l'altro, su cui non pioveva, seccava;
8due, tre città si muovevano titubanti
verso un'altra città per bervi acqua,
senza potersi dissetare:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
9Vi ho colpiti con ruggine e carbonchio,
vi ho inaridito i giardini e le vigne;
i fichi, gli oliveti li ha divorati la cavalletta:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
10Ho mandato contro di voi la peste,
come un tempo contro l'Egitto;
ho ucciso di spada i vostri giovani,
mentre i vostri cavalli diventavano preda;
ho fatto salire il fetore dei vostri campi
fino alle vostre narici:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
11Vi ho travolti
come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra;
eravate come un tizzone
strappato da un incendio:
e non siete ritornati a me
dice il Signore.
12Perciò ti tratterò così, Israele!
Poiché questo devo fare di te,
prepàrati all'incontro con il tuo Dio, o Israele!

13Ecco colui che forma i monti e crea i venti,
che manifesta all'uomo qual è il suo pensiero,
che fa l'alba e le tenebre
e cammina sulle alture della terra,
Signore, Dio degli eserciti è il suo nome.


Atti degli Apostoli 25

1Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme.2I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei gli si presentarono per accusare Paolo e cercavano di persuaderlo,3chiedendo come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e intanto disponevano un tranello per ucciderlo lungo il percorso.4Festo rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso sarebbe partito fra breve.5"Quelli dunque che hanno autorità tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche colpa in quell'uomo, lo denuncino".
6Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo.7Appena giunse, lo attorniarono i Giudei discesi da Gerusalemme, imputandogli numerose e gravi colpe, senza però riuscire a provarle.8Paolo a sua difesa disse: "Non ho commesso alcuna colpa, né contro la legge dei Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare".9Ma Festo volendo fare un favore ai Giudei, si volse a Paolo e disse: "Vuoi andare a Gerusalemme per essere là giudicato di queste cose, davanti a me?".10Paolo rispose: "Mi trovo davanti al tribunale di Cesare, qui mi si deve giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come anche tu sai perfettamente.11Se dunque sono in colpa e ho commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare".12Allora Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: "Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai".

13Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce, per salutare Festo.14E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: "C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale,15durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna.16Risposi che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa.17Allora essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo.18Gli accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo;19avevano solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita.20Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose.21Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare".22E Agrippa a Festo: "Vorrei anch'io ascoltare quell'uomo!". "Domani, rispose, lo potrai ascoltare".
23Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono nella sala dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare anche Paolo.24Allora Festo disse: "Re Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui sul conto del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita.25Io però mi sono convinto che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire.26Ma sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere.27Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse che si muovono contro di lui".


Capitolo XVI: Manifestare a Cristo le nostre manchevolezze e chiedere la sua grazia

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Parola del discepolo

O dolcissimo e amorosissimo Signore, che ora desidero devotamente ricevere, tu conosci la mia debolezza e la miseria che mi affligge; sai quanto siano grandi il male e i vizi in cui giaccio e come io sia frequentemente oppresso, provato, sconvolto e pieno di corruzione. Io vengo a te per essere aiutato, consolato e sollevato. Parlo a colui che tutto sa e conosce ogni mio pensiero; a colui che solo mi può pienamente confortare e soccorrere. Tu ben sai di quali beni io ho massimamente bisogno e quanto io sono povero di virtù. Ecco che io mi metto dinanzi a te, povero e nudo, chiedendo grazia e implorando misericordia. Ristora questo tuo misero affamato; riscalda la mia freddezza con il fuoco del tuo amore; rischiara la mia cecità con la luce della tua presenza. Muta per me in amarezza tutto ciò che è terreno; trasforma in occasione di pazienza tutto ciò che mi pesa e mi ostacola; muta in oggetto di disprezzo e di oblio ciò che è bassa creatura. Innalza il mio cuore verso il cielo, a te, e non lasciare che mi perda, vagando su questa terra. Sii tu solo, da questo momento e per sempre, la mia dolce attrazione, ché tu solo sei mio cibo e mia bevanda, mio amore e mia gioia, mia dolcezza e sommo mio bene. Potessi io infiammarmi tutto, dinanzi a te, consumarmi e trasmutare in te, così da diventare un solo spirito con te, per grazia di intima unione, in struggimento di ardente amore. Non permettere che io mi allontani da te digiuno e languente, ma usa misericordia verso di me, come tante volte l'hai usata mirabilmente con i tuoi santi. Qual meraviglia se da te io prendessi fuoco interamente, venendo meno in me stesso, poiché tu sei fiamma sempre viva, che mai si spegne, amore che purifica i cuori e illumina le menti?


LETTERA 49: Agostino ringrazia il vescovo donatista Onorato d'aver incaricato Erote della discussione tra Cattolici e Donatisti

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta forse nel 398.

Agostino ringrazia il vescovo donatista Onorato d'aver incaricato Erote della discussione tra Cattolici e Donatisti (n. 1); gli chiede poi che per iscritto e con serenità gli spieghi come mai la qualifica di Chiesa, la quale, come fu predetto si sarebbe diffusa su tutta la terra, si sia ridotta alla piccola chiesa dei Donatisti (n. 2-3).

AGOSTINO VESCOVO DELLA CHIESA CATTOLICA, AD ONORATO, VESCOVO DELLA SETTA DONATISTA

Progetto di discussione epistolare tra Cattolici e Donatisti.

1. Approviamo con molto piacere la tua decisione, che hai avuto la cortesia di farmi conoscere per mezzo di Erote, nostro carissimo fratello e degno d'essere lodato in Cristo, d'intavolare cioè tra noi una discussione per mezzo di lettere: in tal modo nessun tumulto della folla verrà a turbare la faccenda dei nostri rapporti che deve essere intrapresa e trattata con spirito di perfetta dolcezza e pace, come dice l'Apostolo: Il servo del Signore non deve litigare, ma essere benigno con tutti, capace d'insegnare, paziente, mansueto nel riprendere chi ha opinioni contrarie 1. Ti espongo quindi in breve i punti sui quali desideriamo che tu ci dia una risposta.

Cristo e gli Apostoli confermano l'universalità della Chiesa.

2. Dato che vediamo la Chiesa di Dio, cioè la Chiesa Cattolica, diffusa su tutta la terra secondo le predizioni delle profezie, riteniamo per certo che non dobbiamo avere dubbi riguardo al compimento evidentissimo della santa profezia, confermata anche dal Signore nel Vangelo e dagli Apostoli, per opera dei quali la medesima Chiesa è stata estesa, secondo la predizione concernente essa stessa. In realtà all'inizio del santo libro dei Salmi così è scritto del Figlio di Dio: Il Signore mi ha detto: Figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato; chiedimi e ti darò in eredità le genti e come tuo possesso i confini della terra 2. Lo stesso Signore Gesù Cristo afferma che il suo Vangelo sarà annunciato a tutte le genti 3. L'apostolo Paolo inoltre, prima che arrivasse nell'Africa la parola di Dio, proprio all'inizio dell'Epistola ai Romani dice di Gesù Cristo: Per mezzo del quale ricevemmo la grazia e l'apostolato per sottomettere alla fede nel nome di lui tutte le genti 4. L'Apostolo poi predicò il Vangelo da Gerusalemme in tutte le regioni circonvicine per tutta l'Asia fino all'Illirico 5, costituì e fondò le Chiese, non già lui, ma la grazia di Dio con lui 6, come attesta egli stesso. E cosa mai può apparire di più evidente del fatto che nelle sue lettere troviamo pure i nomi di regioni e città? Egli scrive ai Romani, ai Corinti, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Tessalonicesi, ai Colossesi. Anche Giovanni scrive alle sette Chiese 7, costituite - com'egli ricorda - in quelle regioni (nel cui numero di sette sappiamo che si vuol mettere in rilievo l'universalità della Chiesa e cioè alle Chiese di Efeso, Smirne, Sardi, Filadelfia, Laodicea, Pergamo, Tiatira). Con tutte queste Chiese è evidente che noi comunichiamo, com'è evidente che voi invece non comunicate.

Come mai la Chiesa universale s'è ridotta in un angolo dell'Africa?

3. Ti chiedo dunque che non ti dispiaccia di rispondere per qual motivo - ammesso che tu lo conosca - è accaduto che Cristo abbia perduta la sua eredità sparsa per tutta la terra e rimasta confinata d'improvviso nella sola Africa, anzi neppure nell'intera Africa. Certo la Chiesa Cattolica è pure in Africa, poiché Dio volle e predisse che fosse in tutte le parti della terra, ma il vostro partito, che prende nome da Donato, non esiste in quelle località in cui furono indirizzare le lettere e vi si svolse la predicazione e l'attività degli Apostoli. Ma affinché non diciate che la nostra Chiesa non si chiama Cattolica bensì Macariana, come la chiamate voi, devi sapere (e si può saperlo assai facilmente), che in tutte quelle regioni dalle quali il Vangelo di Cristo si diffuse nelle nostre regioni, non si conosce né il nome di Donato né quello di Macario. Al contrario nemmeno voi potete negare che il vostro partito si chiama di Donato ed è conosciuto ovunque si trova la vostra comunione. Ti piaccia dunque rispondere e farci sapere com'è possibile che Cristo abbia perduto la sua Chiesa in tutto il mondo ed ha incominciato ad averla solo in mezzo a voi: tocca a voi dimostrarlo, poiché per quanto riguarda la nostra causa, basta vedere le profezie e le Sacre Scritture compiute in tutto il mondo. A dettare la presente sono stato proprio io, Agostino, perché da tempo cercavo di conferire con te su questo argomento. Mi pare infatti che, grazie pure alla nostra vicinanza, potremo, coll'aiuto di Dio, discutere insieme di questo problema mediante uno scambio di lettere, nella misura richiesta dalla necessità, senz'essere disturbati.

 

1 - 2 Tm 2, 24.

2 - Sal 2, 7 s.

3 - Mt 24, 14.

4 - Rm 1, 5.

5 - Rm 15, 19 s.

6 - 1 Cor 15, 10.

7 - Ap 1, 11.


La Chiesa militante

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

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Chiesa militante si aprono con un’immagine particolarmente significativa: le venne mostrata la e il mistero del Regno di Dio sulla terra, il e la via della salvezza.
La Veggente così racconta a proposito. Non mi devo meravigliare delle mie pene, ho avuto una grande immagine della colpa e della salvezza attraverso la storia di Gesù Cristo e della condizione del sacerdozio. Da queste immagini ho ricevuto la consapevolezza e il riconoscimento profondo di quante migliaia e migliaia di pene e premure occorrono per riparare i danni e portarsi nell’ambito della salvezza. Ho visto chiaramente i misteri che si celano dietro tutti i peccati e la relativa salvezza, avrei bisogno di un anno per spiegarli nel modo sulla partistoria piano opportuno ma non potrei nemmeno esprimerli. Mi trovavo ancora nella “casa delle nozze” e vidi nelle sue innumerevoli camere, in azioni simboliche, tutte le cause dei peccati. Come quello della caduta degli Angeli e il peccato di Adamo, le innumerevoli colpe che fino ad oggi si sono succedute; allo stesso tempo vidi pure tutti i preparativi per la salvezza del creato fino all’arrivo di Gesù, e la sua morte in croce.

Io vidi la condizione di mancanza e la caduta del sacerdozio e le sue cause; le punizioni, il frutto del compiacimento, la guerra futura e alcuni pericoli. Vidi pure altre minacciose sofferenze incombere su di me. Tutte queste conoscenze mi erano state spiegate come nelle parabole, rappresentate nel modo più chiaro e nel contesto più comprensibile. Tutto scorsi nelle grandi immagini della storia sacra che, come non mai, mi apparve con le visioni. Scorsi ciò come in uno specchio, che ero io stessa. Il mio sposo mi mostrò l’immensa confusione la slealtà interiore di tutte le cose, così pure tutte le sue azioni per la creazione. Alla caduta degli Angeli scesero una moltitudine di cattivi spiriti sulla terra e si diffusero nell’aria. Io vidi nei più diversi aspetti come grande fosse il loro furore, Il primo uomo aveva un’immagine simile a Dio, era come il cielo. Tutto si fondeva con lui e in lui, la sua forma era l’impronta stessa di quella divina. Egli doveva godere e possedere le cose naturali, ma da parte di Dio, e doveva essere grato solo a Lui. Il primo Uomo era libero e perciò più esposto all’esame divino. Il giardino del Paradiso e tutto quello che lo circondava aveva la più perfetta immagine del Regno di Dio. Così era anche l’albero della conoscenza il quale frutto, per il suo contenuto, per le proprietà e gli effetti, non avrebbe dovuto essere mai assaporato dagli uomini, perché attraverso il medesimo l’uomo sarebbe divenuto un creatore di sé stesso e si sarebbe sostituito perfino a Dio nel governo di sé, e avrebbe compreso tutte le cose che in Lui sono infinite, in cose finite. Per questo motivo gli fu proibito di mangiare dall’albero.

All’inizio era tutto uguale e uniforme, poi la collina lucente, sulla quale stava Adamo in Paradiso, si sollevò e si innalzò, e la bianca valle delle colline dove vidi Eva si inabissò e giunse la perdizione. Dopo l’accaduto essi erano diversi. Tutte le forme e la magnificenza del creato erano disperse in loro, tutto l’insieme era in disaccordo, essi vivevano non più di Dio, bensì solo di sé. Erano in due e divennero tre e poi una gran quantità. Siccome volevano divenire come Dio, come tutti in uno, si riprodussero in gran quantità, finendo di separarsi infinitamente da Dio. Costoro, che all’origine erano figure somiglianti a Dio adesso erano divenute solo figure di sé, portando le colpe delle altre figure. Entrarono in rapporto con gli Angeli caduti e si riconobbero in questi. Il mio sposo mi mostrò tutto ciò in modo del tutto chiaro e comprensibile, in un modo che l’avrebbe potuto comprendere perfino un bambino, eppure adesso non lo posso più esprimere nel modo opportuno. Mi ha mostrato il piano e le vie della salvezza fin dal principio, e tutto ciò che Egli ha fatto. Compresi che non è giusto dire che Dio non avrebbe avuto bisogno di morire per noi sulla croce poiché con la sua potenza avrebbe potuto agire in altro modo; Egli agisce usando la sua infinita giustizia, perfezione e misericordia, questo significa che in Dio non c’è nessun obbligo e non si può giudicare il suo agire con l’intelletto, è necessario comprendere che Egli agisce come agisce ed è quello che è. Mi apparve Melchisedech come prototipo di Gesù, sacerdote sulla terra. Costui apparteneva all’ordine eterno del sacerdozio in Dio. Vidi la sua preparazione e la sua azione. Vidi anche Enoch e Noè nel loro significato e nel loro modo di agire. Mi è apparso, nella sua orribile dimensione, anche l’operante regno dell’inferno e delle migliaia di forme delle apparizioni e degli effetti di un servizio d’idolatria terrena, carnale, e demoniaca e dappertutto il riprodursi di certe simili forme impestate per il proseguimento della distruzione e della dannazione del mondo. Così vidi pure i prototipi degli inizi della creazione i quali, nella loro specie, secondo la volontà di Dio, erano sue immagini viventi. Mi apparvero tutti i peccati conseguenti. Mi venne mostrato tutto da Abramo a Mosè, e da Mosè ai profeti e, sempre in immagini, il rapporto vivente e simbolico con i contemporanei. Capii, per esempio, perché i preti oggi non sono più in grado di aiutare e salvare, e il motivo per cui non ne sono più capaci, oppure raramente e in modo così diverso. Mi venne mostrato il dono del sacerdozio tra i profeti e l’origine di questa forma.

Vidi la storia di Eliseo: come costui diede a Giezi il suo bastone per deporlo sul fanciullo morto della donna sunamita . Nel bastone si trovava la forza di Eliseo e il messaggio spirituale in quanto figura del suo braccio stesso, prolungamento del medesimo. Con tale simbolismo appresi pienamente il significato delle origini del bastone dei vescovi e dello scettro dei sovrani e della potenza’ ivi contenuta. Vidi la fede che unisce l’energia del possessore del bastone con l’inviato, e sopratutto la distinzione dagli altri. Giezi non aveva abbastanza fede e la madre del fanciullo credeva solo ad Eliseo come persona fisica dalla quale poteva ricevere aiuto; e così l’energia di Eliseo e il suo bastone furono, in quel caso, separati da Dio dall’umana presunzione, e il bastone non poté guarire. Poi vidi Eliseo stendersi sul fanciullo morto e, mano nella mano, bocca sulla bocca, corpo sul corpo, pregare, richiamando l’anima del fanciullo in vita. Ricevetti poi la spiegazione del simbolismo di questa forma di guarigione e del suo rapporto con la morte di Gesù. In Eliseo erano aperte, attraverso la fede e il dono di Dio, tutte le porte della grazia e della espiazione, quelle porte che erano state chiuse dal peccato di Adamo: capo, petto, mani, piedi. Eliseo si distese come una croce vivente ed esemplare sul fanciullo morto e gli trasmise di nuovo, per mezzo della sua preghiera e della sua fede, la vita e la salvezza. Espiò le colpe dei genitori che avevano peccato col capo, il cuore, la mano e il piede. Io vidi in tutto l’immagine della morte e delle piaghe di Gesù e come in tutto c’era anche una crescita e un equilibrio armonico di tutte le cose. Dalla morte di Gesù in croce vidi l’intera entità del sacerdozio della sua Chiesa, con il dono della creazione e della salvezza; anche quando non viviamo in Lui siamo sempre con Lui crocefissi, e le porte della grazia delle sue sante piaghe sono sempre aperte per noi. Con l’esempio del bastone di Eliseo mi fu spiegato chiaramente l’effetto dell’imposizione delle mani e della benedizione e dell’effetto della mano in lontananza. Il motivo per cui i preti di oggi giorno raramente salvano e benedicono mi venne spiegato con un esempio: vidi tre tipi di pittori, i quali imprimevano figure sulla cera. Uno aveva una cera bella e bianca ed era molto intelligente e abile, ma era pieno di sé stesso e non aveva l’immagine di Cristo in sé, perciò il suo quadro non valeva proprio niente. L’altro lavorava con cera sbiadita ed essendo tiepido e caparbio non era capace di niente. Il terzo era inabile e lavorava con grande imperizia, con la comune cera gialla, ma con diligenza e semplicità, e il suo lavoro diede un’immagine retta sebbene mostrasse dei tratti grezzi. Così vidi anch’io brillanti sacerdoti, pieni di scienza, predicare con grande saggezza però senza alcun effetto concreto per l’aiuto dell’uomo, dall’altra parte preti semplici e poveri mostrare la potenza del sacerdozio nell’ambito della benedizione e della salvezza.

Il mio sposo mi mostrò come dal suo concepimento fino alla morte abbia sofferto e sempre espiato. Vidi poi chiaramente. Mi fu chiaro come fosse possibile salvare e convertire in punto di morte, con le preghiere, atti di dolore e espiazione, le anime che sulla terra non hanno mai atteso alla loro salvezza. Vidi anche gli Apostoli, che vennero inviati su quasi tutta la terra per interrompere il potere di Satana e recare la benedizione al mondo. Quei territori dove essi operarono erano rovinati dai più acerrimi nemici e Gesù offrì la Sua più perfetta espiazione per la salvezza, e i preti, che ricevettero lo Spirito Santo, e lo ricevono tuttora, come gli Apostoli, che vinsero e possono vincere questa violenza. Mi venne mostrato che questo dono, quello cioè di sottrarre la terra e le regioni alla potenza di Satana, è simbolizzato nell’espressione “Voi siete il sale della terra”, e che proprio questo sale è un ingrediente dell’acqua santa. Appresi con attenzione che quei paesi dove il cristianesimo non ha trovato una continuità adesso siano infecondi. Dovrebbero essere benedetti per divenire in futuro di nuovo fertili, in modo da offrire frutta magnifica quando gli altri si saranno inselvatichiti. David capiva la necessità della salvezza mentre Salomone era fortemente legato alla sua saggezza. Molti profeti, specialmente Malachia, conoscevano già il mistero del cristianesimo; vidi innumerevoli altri profeti. Tutto ciò era contestualmente collegato al simbolismo interiore dell’uomo e gli avvenimenti seguivano naturalmente un’armonica successione.

Mentre io venivo in tal modo istruita, vidi venti altre persone camminare e giacere, in differenti condizioni, nei luoghi più lontani e in differenti punti della terra. Queste persone erano per la maggior parte donne e sembrava che prendessero parte alle stesse lezioni. Vidi su di esse propagarsi un campo di energia dalle notizie apprese, ma ognuno accoglieva queste ultime in modo differente. Io avrei parlato volentieri con loro, ma non potevo da quella distanza. Avrei solo voluto sapere se tutto questo veniva accolto da loro in modo puro. Ma poi vidi purtroppo della confusione.

Una volta venne da me una donna morta e mi mostrò una camicia che aveva cucita. Il collo e le braccia erano ben cucite ma il resto era stato trascurato e lavorato male. Pensai subito che fosse qualche mio lavoro, ma poi mi resi conto che per la verità non lavoravo così male. Mi resi conto della mia presunzione e che quel brutto lavoro, proprio la camicia bella e zigrinata, era un’immagine simbolica per insegnarmi la modestia. Questo non l’avevo compreso subito e ne fui rattristata.
Vidi pure i comportamenti della vita materiale del mondo per il quale la maledizione non è altro che una benedizione e i segni del regno di Satana: la superstizione, l’incantesimo, il magnetismo, la scienza mondana, l’arte e tutti i mezzi per dipingere la morte, truccare i peccati e addormentare la coscienza con minuziosa superstizione. Tutte queste cose impegnano gli uomini del mondo carnale, i quali vogliono diffamare i misteri della Chiesa cattolica tentando di marchiarli come chiare forme di superstizione. Questa gente esercita pienamente tutta l’attività mondana e carnale nel modo che credono più giusto, trascurando e allontanando sempre più il Regno di Dio. Mi fu data una chiara percezione di come essi siano al servizio del mondo e della materia e come invece il servizio a Dio fosse così tanto schivato! Sarebbe pauroso se le anime potessero esporre e reclamare tutti i loro diritti e tutte queste cose al clero che, con un comportamento indifferente, invece le ignora».

Prima di raccontare le visioni di Anna Katharina Emmerich sul rinnovamento della santa Chiesa sulla terra, non dimentichiamo quelle in cui le venne mostrata l’attività e l’effetto delle forze delle tenebre contro il Regno di Dio. Nella prima settimana dell’Avvento dell’anno 1819 così ella raccontava: «Sono spossata per le tristi immagini dì stanotte. La mia guida mi portò intorno a tutta la terra e attraverso larghe cavità, edificate tra le tenebre, vidi innumerevoli persone disorientate dalle tenebre. Andai in tutti i luoghi abitati della terra e non vidi altro che depravazioni. Vidi ovunque più uomini che donne, bambini non ce n’erano. Spesso non potevo sopportare questa desolazione e allora la mia guida mi portava alla luce. Uscivo su un prato, in una bella zona dove il sole splendeva e non c’erano persone. Poi dovetti di nuovo calarmi nell’oscurità e contemplare la perfidia, la cecità, la cattiveria, le insidie, la brama di vendetta, la superbia, l’inganno, l’invidia, l’avarizia, la discordia, l’omicidio, la prostituzione e l’ateismo, con cui gli esseri umani non guadagnavano nulla e divenivano sempre più ciechi e miserabili cadendo nelle tenebre più profonde. Ebbi la sensazione che intere città si trovassero su una sottilissima fascia di terra con il pericolo di cadere presto nel baratro. Non vidi però nessun essere buono cadere nel baratro. Tutta questa gente cattiva si portava in luoghi oscuri per peccare l’uno con l’altro, e impaurirsi e immergersi nel peccato che si diffondeva sempre più tra le masse. in un tale orrore si trovavano popoli di tutte le razze e in tutti i possibili abbigliamenti.

Spesso colta dalla paura e dal terrore di tali visioni mi svegliavo e vedevo dalla finestra lo splendore tenue e tranquillo della luna, e mi lamentavo con Dio per quelle tremende immagini. Più volte dovetti scendere di nuovo nei sogni tremendi della notte e vedere l’orrore. Mi trovavo in un mondo di peccati cosi orrendo, che credetti di essere nell’inferno e iniziai a lamentarmi ad altavoce. Allora la mia guida mi disse: “Io sono con te, e dove io sono l’inferno non dura a lungo”. Io mi rivolsi, con una grande nostalgia nella mia anima, alle povere anime nel Purgatorio, allora queste vennero e mi portarono in un luogo che mi sembrava fosse accanto alla terra dove non mancavano indescrivibili sofferenze, ma queste anime non peccavano perché erano votate a Dio. Vidi quanto desiderio esse avessero di fame e sete di salvezza. Tutte avevano la consapevolezza della rinuncia e sapevano a cosa dovessero rinunciare e aspettare con pazienza. Le loro pazienti sofferenze, dovute al riconoscimento delle proprie colpe e l’impossibilità di aiutarsi era infinitamente commovente. Vidi anche i loro peccati e, secondo la loro gravità, le anime erano affondate in differenti gradi di sofferenza, alcune fino alla gola, altre al petto ecc. ed imploravano aiuto. Dopo aver pregato per loro mi destai, sperai di essere liberata dalle immagini orrende e pregai per questo sinceramente Dio. Ma appena mi addormentavo ero di nuovo guidata nel mondo delle tenebre. Ricevevo rinnovatamente innumerevoli minacce e immagini orrende da Satana. Una volta ebbi di fronte un demonio insolente che mi disse pressappoco così: “È proprio necessario che tu scenda qua e veda tutto, solo per vantarti e prenderti il merito di aver fatto conoscere questo?”. Gli dissi che avrebbe dovuto lasciarmi in pace con le sue inezie.

Mi trovai poi in un luogo, simile ad una grande città, la quale era particolarmente piena di cattiverie ed era insidiata da molti diavoli al lavoro. Questi erano gi inoltrati nel lavoro ed io credetti che la città dovesse presto sprofondare a cominciare dagli edifici pesanti. Ho avuto spesso la sensazione che Parigi avrebbe dovuto sprofondare poiché vedo molte caverne sotterranee, le quali non sono come quelle scultoree di Roma. Vidi anche un luogo che era molto grande, come l’immagine di una città nella nostra parte del mondo. Qui mi fu mostrata un’orrenda tragedia: il nostro Signore Gesù Cristo crocefisso. Tremai nell’intimo e nelle gambe, poiché intorno a Lui c’erano chiaramente persone del nostro tempo. Era un rabbioso e orrendo martirio del Signore, così come avvenne al tempo dei giudei. Dio sia ringraziato, era solo un’immagine simbolica. “Così sarebbero essi” disse la mia guida “se Egli potesse ancora oggi soffrire questi patimenti sulla terra. Vidi con mio orrore molta gente in quel luogo che io conoscevo; persino dei preti.

Mi apparvero allora anche i miei persecutori, ed il modo con cui si sarebbero comportati con me quando mi avessero avuto in loro potere, costringendomi con la tortura a confermare la loro opinione». Concludendo questa Visione tremenda il cuore di lei prese a battere in modo convulso, tanto che non poteva nemmeno più muoversi, poi pian piano proseguì: “Adesso hai visto l’orrore della cecità e le tenebre dell’uomo; quindi non brontolare più sulla tua sorte, e prega! La tua sorte è molto dolce”.

In un’altra visione Anna Katharina menziona e descrive la società della massoneria o della pseudo chiesa, oppure meglio, della contro-chiesa: Questa chiesa è piena di fango, dì nullità, è soltanto appiattimento e notte. Quasi nessuno conosce in quali tenebre il maligno lavora. Tutto si svolge in antri oscuri. Le pareti sono scoscese e tutto è vuoto.

Una sedia fa le veci dell’altare. Su un tavolo c’è una testa di morto tra due luci, spesso coperta ma qualche volta viene scoperta. Gli aderenti sguainano spade nel rito di consacrazione. Questa è la società dei miscredenti dove tutto è infinitamente cattivo. Io non posso dire quanto la loro attività sia disgustosa, rovinata, senza valore. Molti di loro non si rendono conto di ciò, essi vogliono divenire un unico corpo in tutto fuorché nel Signore. Uno di loro si è allontanato dalla società, e per questo motivo sono in collera contro di me. Quando la scienza si separò dalla religione, questa chiesa abbandonò il Salvatore e si compiacque della mancanza di fede, così emerse la società di coloro che si compiacevano del puro egoismo, senza fede e valori.

Tale fu la contro-chiesa, centro della malvagità, dell’errore, dell’inganno, dell’ipocrisia, della debolezza, che può accogliere l’elenco di tutti i demoni. Il pericolo più grande si cela dietro la loro apparente innocenza. Agiscono e vogliono tutt’altro di quello che, con fare innocente, mostrano di volere. Se questo pericolo non viene percepito gli uomini affluiscono inconsciamente con le loro attività in un centro comune. Tale centro ha come origine e viene diretto dal maligno. Ogni azione e attività di questo centro diabolico è volta contro i principi di Gesù Cristo, per mezzo del quale ogni vita può essere salvata e al di fuori del quale ogni azione resta un’opera della morte e del diavolo.
Tutto quello che Anna Katharina vide sulla massoneria venne poi pienamente confermato dall’Enciclica di Leone XIII: Humanum genus, del 20 aprile 1884.


Convertitevi, convertitevi, peccatori!

Beata Alexandrina Maria da Costa


... Sono stanca per tanta sofferenza; il corpo vien meno, ma la volontà è pronta: brama e vuole solamente la volontà divina. In questi ultimi giorni cominciai a sentire più che mai, e oggi in modo quasi insopportabile, le ansie di salvare il mondo... Voglio tutto il sacrificio e di buona volontà mi lascio im­molare per salvarlo. Vorrei avere in mano un pugnale per aprirmi nel cuore una piaga tanto profonda che mi desse sangue a sufficienza per scrivere su tutta la terra: « converti­tevi, o peccatori, non offendete più Gesù! Il cielo è tanto bello! Ed Egli creò tutti per il cielo ». Vorrei andare in ginocchio, bocconi, in tutte le parti del mondo, per lasciare ben visibili, in ogni palmo di terra, scritte da me e con il mio sangue queste parole: « Peccatori, con­vertitevi, convertitevi! ».

Non so che cosa devo fare di più, mio Gesù, per Te e per le anime. Durante la notte subii gli assalti del demonio... Vidi abissi senza fine. In mezzo a sporchi detriti stavano grandi serpenti ed enormi coccodrilli che tormentavano e terrorizzavano una moltitudine che penso fossero le anime cadute laggiù. Stanca per la lotta, e timorosa di cadervi dentro, non potevo invocare Gesù. E il demonio mi diceva: - Invoca me, di' che vuoi me, che non vuoi Dio, che vuoi il peccato e il piacere. - ... Solo nei momenti più tremendi, verso la fine della lotta, potei invocare il Cielo... Nello stesso luogo dove erano gli abissi mi apparve un bel giardino pieno di fiori, di varie qualità. Che belli! Fra di essi cadevano raggi molto brillanti, più brillanti dell'oro. Contem­plai tutto senza saperne il significato.

Nel medesimo istante, Gesù mi disse: - I fiori di questo bel giardino sono le tue eroiche virtù. I loro petali sono fini, delicati, il loro profumo è attraente; i raggi sono del mio divino amore. Non piangere, figliolina; la tua purezza non si macchia nei combattimenti contro il demonio; tu ne esci ogni volta più pura e piena di fascino. È la riparazione che Io esigo da te. Se non vi fosse questa riparazione, cadrebbero negli abissi che hai visto ora tante e tante anime, rimanendovi là eternamente... - (diario, 11-12-1944).

Un nuovo tormento per l'anima mia, che mi fa soffrire e non mi lascia tranquilla: vorrei nascondermi in uno scrigno, che nessuno sapesse né potesse aprire; vorrei stringermi le brac­cia sul cuore con una stretta che nessuno potesse svincolare, perché voglio difendere non so che cosa che mi è stato con­segnato e che devo vegliare e custodire. - Mio Dio, non so come riuscire a difenderlo, conservarlo bene e conservarlo tutto. Mi rifugio, o Gesù, nel tuo divin Cuore; sia esso lo scrigno benedetto che conservi me per sem­pre e questa consegna che mi è stata fatta e mi dà tante pre­occupazioni. Lì, starò bene, sarò sicura. Non correrò pericoli; né io né ciò che devo custodire. Custodiscimi per sempre. -