Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 3° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 14
1"Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.2Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;3quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.4E del luogo dove io vado, voi conoscete la via".
5Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?".6Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.7Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto".8Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta".9Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.11Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
12In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.13Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre,17lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.18Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".
22Gli disse Giuda, non l'Iscariota: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?".23Gli rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.24Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.26Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.28Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.29Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me,31ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui".
Primo libro delle Cronache 5
1Figli di Ruben, primogenito di Israele. Egli era il primogenito, ma, poiché aveva profanato il letto del padre, la primogenitura fu assegnata ai figli di Giuseppe, figlio d'Israele. Ma nella registrazione non si tenne conto della primogenitura,2perché Giuda ebbe il sopravvento sui fratelli, essendo il capo un suo discendente; tuttavia la primogenitura appartiene a Giuseppe.
3Figli di Ruben, primogenito di Israele: Enoch, Pallu, Chezròn e Carmi.
4Figli di Gioele: Semaià, di cui fu figlio Gog, di cui fu figlio Simei,5di cui fu figlio Mica, di cui fu figlio Reaia, di cui fu figlio Baal,6di cui fu figlio Beera, che fu deportato nella deportazione di Tiglat-Pilèzer, re d'Assiria; egli era il capo dei Rubeniti.
7Suoi fratelli, secondo le loro famiglie, come sono iscritti nelle genealogie, furono: primo Ieiel, quindi Zaccaria8e Bela figlio di Azaz, figlio di Sema, figlio di Gioele, che dimorava in Aroer e fino al Nebo e a Baal-Meòn.9A oriente si estendevano fra l'inizio del deserto che va dal fiume Eufrate in qua, perché i loro greggi erano numerosi nel paese di Gàlaad.10Al tempo di Saul mossero guerra agli Agarèni; caduti questi nelle loro mani, essi si stabilirono nelle loro tende su tutta la parte orientale di Gàlaad.
11I figli di Gad dimoravano di fronte nella regione di Basàn fino a Salca.12Gioele, il capo, Safàm, secondo, quindi Iaanài e Safat in Basàn.13Loro fratelli, secondo i loro casati, furono Michele, Mesullàm, Seba, Iorài, Iaacàn, Zia ed Eber: sette.14Costoro erano figli di Abicàil, figlio di Curì, figlio di Iaròach, figlio di Gàlaad, figlio di Michele, figlio di Iesisài, figlio di Iacdo, figlio di Buz.15Achì, figlio di Abdièl, figlio di Guni, era il capo del loro casato.16Dimoravano in Gàlaad e in Basàn e nelle loro dipendenze e in tutti i pascoli di Saron fino ai loro estremi confini.17Tutti costoro furono registrati negli elenchi genealogici di Iotam re di Giuda e al tempo di Geroboamo, re di Israele.
18I figli di Ruben, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse, gente valorosa, armata di scudo e di spada, tiratori di arco ed esperti della guerra, potevano uscire in campo in quarantaquattromilasettecentosessanta.19Essi attaccarono gli Agarèni, Ietur, Nafis e Nodab.20Essi furono aiutati contro costoro, perché durante l'assalto si erano rivolti a Dio, che li aiutò per la loro fiducia in lui e così gli Agarèni e tutti i loro alleati furono consegnati nelle loro mani.21Essi razziarono il bestiame degli Agarèni: cinquantamila cammelli, duecentocinquantamila pecore, duemila asini e centomila persone,22poiché numerosi furono i feriti a morte, dato che la guerra era voluta da Dio. I vincitori si stabilirono nei territori dei vinti fino alla deportazione.
23I figli di metà della tribù di Manàsse abitavano dalla regione di Basàn a Baal-Ermon, a Senir e al monte Ermon; essi erano numerosi.24Questi sono i capi dei loro casati: Efer, Isèi, Elièl, Azrièl, Geremia, Odavìa e Iacdièl, uomini valorosi e famosi, capi dei loro casati.
25Ma furono infedeli al Dio dei loro padri, prostituendosi agli dèi delle popolazioni indigene, che Dio aveva distrutte davanti a essi.26Il Dio di Israele eccitò lo spirito di Pul re d'Assiria, cioè lo spirito di Tiglat-Pilèzer re d'Assiria, che deportò i Rubeniti, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse; li condusse in Chelàch, presso Cabòr, fiume del Gozan, ove rimangono ancora.
27(6,1)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.28(2)Figli di Keat: Amram, Isear, Ebron e Uzzièl.29(3)Figli di Amram: Aronne, Mosè e Maria. Figli di Aronne: Nadàb, Abìu, Eleàzaro e Itamar.30(4)Eleàzaro generò Pincas; Pincas generò Abisuà;31(5)Abisuà generò Bukki; Bukki generò Uzzi;32(6)Uzzi generò Zerachia; Zerachia generò Meraiòt;33(7)Meraiòt generò Amaria; Amaria generò Achitòb;34(8)Achitòb generò Zadòk; Zadòk generò Achimàaz;35(9)Achimàaz generò Azaria; Azaria generò Giovanni;36(10)Giovanni generò Azaria, che fu sacerdote nel tempio costruito da Salomone in Gerusalemme.37(11)Azaria generò Amaria; Amaria generò Achitòb;38(12)Achitòb generò Zadòk; Zadòk generò Sallùm;39(13)Sallùm generò Chelkia; Chelkia generò Azaria;40(14)Azaria generò Seraià; Seraià generò Iozadàk.41(15)Iozadàk partì quando il Signore, per mezzo di Nabucodònosor, fece deportare Giuda e Gerusalemme.
Siracide 11
1La sapienza dell'umile gli farà tenere alta la testa,
gli permetterà di sedere tra i grandi.
2Non lodare un uomo per la sua bellezza
e non detestare un uomo per il suo aspetto.
3L'ape è piccola tra gli esseri alati,
ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori.
4Non ti vantare per le vesti che indossi
e non insuperbirti nel giorno della gloria,
poiché stupende sono le opere del Signore,
eppure sono nascoste agli uomini le opere sue.
5Molti sovrani sedettero sulla polvere
e uno sconosciuto cinse il loro diadema.
6Molti potenti furono umiliati profondamente;
uomini illustri furono consegnati in potere altrui.
7Non biasimare prima di avere indagato,
prima rifletti e quindi condanna.
8Non rispondere prima di avere ascoltato,
in mezzo ai discorsi non intrometterti.
9Per una cosa di cui non hai bisogno non litigare,
non immischiarti nelle liti dei peccatori.
10Figlio, la tua attività non abbracci troppe cose;
se esageri, non sarai esente da colpa;
anche se corri, non arriverai
e non riuscirai a scampare con la fuga.
11C'è chi lavora, fatica e si affanna:
eppure resta tanto più indietro.
12C'è chi è debole e ha bisogno di soccorso,
chi è privo di beni e ricco di miseria:
eppure il Signore lo guarda con benevolenza,
lo solleva dalla sua bassezza
13e lo fa stare a testa alta, sì che molti ne sono
stupiti.
14Bene e male, vita e morte,
povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore.
15Sapienza, senno e conoscenza della legge vengono dal
Signore;
carità e rettitudine sono dono del Signore.
16Errore e tenebre sono per gli empi
e il male resta per i malvagi.
17Il dono del Signore è assicurato ai pii
e il suo favore li rende felici per sempre.
18C'è chi è ricco a forza di attenzione e di risparmio;
ed ecco la parte della sua ricompensa:
19mentre dice: "Ho trovato riposo;
ora mi godrò i miei beni",
non sa quanto tempo ancora trascorrerà;
lascerà tutto ad altri e morirà.
20Sta' fermo al tuo impegno e fanne la tua vita,
invecchia compiendo il tuo lavoro.
21Non ammirare le opere del peccatore,
confida nel Signore e persevera nella fatica,
perché è facile per il Signore
arricchire un povero all'improvviso.
22La benedizione del Signore è la ricompensa del pio;
in un istante Dio farà sbocciare la sua benedizione.
23Non dire: "Di che cosa ho bisogno
e di quali beni disporrò d'ora innanzi?".
24Non dire: "Ho quanto mi occorre;
che cosa potrà ormai capitarmi di male?".
25Nel tempo della prosperità si dimentica la sventura;
nel tempo della sventura non si ricorda la prosperità.
26È facile per il Signore nel giorno della morte
rendere all'uomo secondo la sua condotta.
27L'infelicità di un'ora fa dimenticare il benessere;
alla morte di un uomo si rivelano le sue opere.
28Prima della fine non chiamare nessuno beato;
un uomo si conosce veramente alla fine.
29Non portare in casa qualsiasi persona,
perché sono molte le insidie del fraudolento.
30Una pernice da richiamo in gabbia, tale il cuore del
superbo;
come una spia egli attende la tua caduta.
31Cambiando il bene in male tende insidie,
troverà difetti anche nelle cose migliori.
32Con una scintilla di fuoco si riempie il braciere,
il peccatore sta in agguato per spargere sangue.
33Guàrdati dal malvagio, poiché egli il male prepara,
che non contamini per sempre anche te.
34Ospita un estraneo, ti metterà sottosopra ogni cosa
e ti renderà estraneo ai tuoi.
Salmi 45
1'Al maestro del coro. Su "I gigli...". Dei figli di Core.'
'Maskil. Canto d'amore.'
2Effonde il mio cuore liete parole,
io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce.
3Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
ti ha benedetto Dio per sempre.
4Cingi, prode, la spada al tuo fianco,
nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte,
5avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
6La tua destra ti mostri prodigi:
le tue frecce acute
colpiscono al cuore i nemici del re;
sotto di te cadono i popoli.
7Il tuo trono, Dio, dura per sempre;
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
8Ami la giustizia e l'empietà detesti:
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.
9Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia,
dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.
10Figlie di re stanno tra le tue predilette;
alla tua destra la regina in ori di Ofir.
11Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio,
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
12al re piacerà la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.
13Da Tiro vengono portando doni,
i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.
14La figlia del re è tutta splendore,
gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
15È presentata al re in preziosi ricami;
con lei le vergini compagne a te sono condotte;
16guidate in gioia ed esultanza
entrano insieme nel palazzo del re.
17Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai capi di tutta la terra.
18Farò ricordare il tuo nome
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.
Isaia 9
1Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
2Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si gioisce quando si spartisce la preda.
3Poiché il giogo che gli pesava
e la sbarra sulle sue spalle,
il bastone del suo aguzzino
tu hai spezzato come al tempo di Madian.
4Poiché ogni calzatura di soldato nella mischia
e ogni mantello macchiato di sangue
sarà bruciato,
sarà esca del fuoco.
5Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace;
6grande sarà il suo dominio
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e sempre;
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.
7Una parola mandò il Signore contro Giacobbe,
essa cadde su Israele.
8La conoscerà tutto il popolo,
gli Efraimiti e gli abitanti di Samaria,
che dicevano nel loro orgoglio
e nell'arroganza del loro cuore:
9"I mattoni sono caduti,
ricostruiremo in pietra;
i sicomori sono stati abbattuti,
li sostituiremo con cedri".
10Il Signore suscitò contro questo popolo i suoi nemici,
stimolò i suoi avversari:
11gli Aramei dall'oriente, da occidente i Filistei
che divorano Israele a grandi morsi.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e ancora la sua mano rimane stesa.
12Il popolo non è tornato a chi lo percuoteva;
non ha ricercato il Signore degli eserciti.
13Pertanto il Signore ha amputato a Israele capo e coda,
palma e giunco in un giorno.
14L'anziano e i notabili sono il capo,
il profeta, maestro di menzogna, è la coda.
15Le guide di questo popolo lo hanno fuorviato
e i guidati si sono perduti.
16Perciò il Signore non avrà pietà dei suoi giovani,
non si impietosirà degli orfani e delle vedove,
perché tutti sono empi e perversi;
ogni bocca proferisce parole stolte.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e ancora la sua mano rimane stesa.
17Brucia l'iniquità come fuoco
che divora rovi e pruni,
divampa nel folto della selva,
da dove si sollevano colonne di fumo.
18Per l'ira del Signore brucia la terra
e il popolo è come un'esca per il fuoco;
nessuno ha pietà del proprio fratello.
19Dilania a destra, ma è ancora affamato,
mangia a sinistra, ma senza saziarsi;
ognuno mangia la carne del suo vicino.
20Manàsse contro Èfraim
ed Èfraim contro Manàsse,
tutti e due insieme contro Giuda.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e ancora la sua mano rimane stesa.
Apocalisse 20
1Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'Abisso e una gran catena in mano.2Afferrò il dragone, il serpente antico - cioè il diavolo, satana - e lo incatenò per mille anni;3lo gettò nell'Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni. Dopo questi dovrà essere sciolto per un po' di tempo.4Poi vidi alcuni troni e a quelli che vi si sedettero fu dato il potere di giudicare. Vidi anche le anime dei decapitati a causa della testimonanza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non ne avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni;5gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni. Questa è la prima risurrezione.6Beati e santi coloro che prendon parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni.
7Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere8e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magòg, per adunarli per la guerra: il loro numero sarà come la sabbia del mare.9Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d'assedio l'accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò.10E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.
11Vidi poi un grande trono bianco e Colui che sedeva su di esso. Dalla sua presenza erano scomparsi la terra e il cielo senza lasciar traccia di sé.12Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere.13Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere.14Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco.15E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.
Capitolo XII: I vantaggi delle avversità
Leggilo nella Biblioteca1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.
2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.
DISCORSO 26 DISCORSO TENUTO NELLA BASILICA TEODOSIANA. SU UN VERSETTO DEL SALMO 94 E SULLE PAROLE DELL'APOSTOLO: "SE FOSSE STATA DATA UNA LEGGE CAPACE DI DARE LA VITA SENZA DUBBIO LA GIUSTIZIA DERIVEREBBE DALLA LEGGE" E A PROPOSITO DEL LIBERO ARBITRIO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaCreati e ricreati da Dio.
1. Abbiamo cantato a Dio un salmo 1, durante il quale ci siamo esortati scambievolmente ad adorarlo, a prostrarci dinanzi a lui e a piangere dinanzi al Signore che ci ha fatti. Ora, questo salmo ci esorta a cercare con alquanto maggiore accuratezza quale significato abbiano le parole: Che ci ha fatti 2. Che infatti l'uomo sia stato creato da Dio, non c'è alcuno che lo ponga in dubbio, a meno che non voglia essere ingrato. Avendo così letto e così imparato dalla fede, noi sappiamo che Dio fece l'uomo e che, fra i molti esseri da lui creati, lo fece a sua immagine 3. Questo è lo stato primitivo dell'uomo, questa la sua prima creazione. Non penso tuttavia che lo Spirito Santo nel presente salmo abbia voluto inculcarci questo come cosa di primaria importanza quando ci dice: Piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti 4. C'è infatti un altro passo in cui dice: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 5, della qual cosa, come ho detto, nessun cristiano dubita. Dio però non solo ha creato il primo uomo, dal quale sono derivati tutti gli altri, ma anche oggi Dio crea i singoli uomini, lui che a un suo santo diceva: Prima che ti formassi nel grembo materno ti ho conosciuto 6. La prima volta creò l'uomo senza concorso umano, ora crea l'uomo servendosi dell'uomo. Sia però che si tratti dell'uomo creato senza l'uomo, sia che si tratti dell'uomo tratto dall'uomo, è stato lui a farci e non noi 7. Secondo questa accezione delle parole, la prima e la più semplice, comunque vera, adoriamolo, fratelli, e prostriamoci davanti a lui e piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti. Non ci abbandona infatti dopo averci creati; non si prese la briga di formarci lasciandoci poi senza custodirci. Piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti 8, perché non piangemmo quando ci fece, eppure ci fece. E se ci fece prima che lo pregassimo, potrà abbandonarci ora che lo preghiamo? Ebbene, quasi che l'uomo dubitasse se sarebbe esaudito nella sua preghiera, la Scrittura ha voluto ammonirlo dicendo: Piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti. Egli certamente esaudisce quei che ha creato; non può certamente non prendersi cura di coloro che ha creati.
I cavilli dei pelagiani.
2. Ma c'è un'interpretazione più alta e, a quanto ritengo, più utile. Lo Spirito Santo conosceva alcuni che dicevano o avrebbero detto, che Dio creò gli uomini ma gli uomini poi diventano giusti di per se stessi. Prevedendo costoro, volle dare ad essi un avvertimento [salutare], e per distoglierli dalla superbia disse: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 9. Perché aggiungere: E non ci siamo fatti da noi stessi, quando sarebbe bastato dire: Egli ci ha fatti? Non ha voluto forse richiamarci alla mente quell'opera della quale gli uomini dicono: "Noi ci siamo fatti da noi", cioè: Quanto all'essere giusti, giusti ci siamo diventati mediante la nostra libera volontà? Quando fummo creati, ricevemmo il libero arbitrio: ora, l'essere giusti lo otteniamo col libero arbitrio. Perché star lì a supplicare Dio che ci renda giusti, se abbiamo in nostro potere il diventarci da noi? Ascoltate, ascoltate! Anche quanto all'essere giusti, egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi. Il primo uomo fu creato in una natura esente da colpa, in una natura non viziata. Egli fu creato retto, non si fece retto da sé. Cosa sia diventato da sé è noto: cadendo dalla mano del vasaio s'è frantumato. Colui che l'aveva fatto lo sorreggeva, ma l'uomo volle abbandonare chi l'aveva fatto. Dio lo permise, quasi dicendo: "Che mi abbandoni e scopra se stesso. Nella sua miseria esperimenti che senza di me non può nulla" 10.
L'uomo, creato buono, divenne cattivo per il libero arbitrio.
3. In questa maniera, dunque, Dio volle mostrare all'uomo le capacità del libero arbitrio sottratto all'azione di Dio. Oh, quant'è cattivo il libero arbitrio non aiutato da Dio! Cosa riesca libero arbitrio a fare senza Dio, l'abbiamo toccato con mano. E in tanto siamo diventati miseri, in quanto abbiamo voluto esperimentare cosa valga a fare il libero arbitrio abbandonato da Dio. Fatta tale esperienza, convinciamoci [della realtà] e venite, adoriamo lui e prostriamoci davanti a lui. Venite, adoriamo, e prostriamoci davanti a lui e piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti 11, affinché, perdutici per colpa nostra, ci ricrei colui che ci aveva creati. Ecco, l'uomo fu creato buono, ma per il libero arbitrio divenne cattivo. Come potrà render buono l'uomo l'uomo cattivo che per causa del libero arbitrio abbandona Dio? Quand'era buono non riuscì a conservarsi buono; ora che è diventato cattivo potrà rendersi buono? Quand'era buono, non si conservò buono; e ora che è cattivo dice: Voglio rendermi buono! Eri buono e peristi: che farai adesso che sei cattivo, se non ti riforma colui che rimane sempre buono?.
L'uomo creato a immagine di Dio.
4. Egli dunque ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 12: noi suo popolo e pecore del suo pascolo 13. Ecco, colui che ci aveva creati ha fatto di noi uomini il suo popolo. Difatti non eravamo suo popolo noi uomini appena creati. Vedete, miei fratelli, e dalle stesse parole del salmo badate a che proposito abbia detto: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 14. Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi, l'ha affermato del fatto che siamo suo popolo e pecore del suo pascolo. Egli ci ha fatti. Veramente, anche i pagani nascono, e così tutti gli empi, tutti i nemici della sua Chiesa. In quanto nascono, egli li ha fatti; né è stato un altro dio a crearli. Quelli che nascono da [genitori] pagani sono fatti da lui, da lui sono creati. Eppure, non sono suo popolo né pecore del suo pascolo 15. Comune a tutti è la natura, non la grazia. Non si deve reputare grazia la natura [ricevuta]; che se la si considera grazia, è perché anch'essa è donata gratuitamente. Difatti non fu l'uomo - che ancora non esisteva - a meritarsi l'esistenza. Se se la fosse meritata significherebbe che già esisteva; ma non esisteva. Dunque, colui che si sarebbe meritato [la grazia] non esisteva; ma venne creato. Non creato come i bruti, né come le piante, né come le pietre, ma ad immagine del Creatore 16. Chi gli diede tanto beneficio? Dio, che già esisteva ed esisteva fin dall'eternità. A chi lo diede? All'uomo che ancora non esisteva. Diede colui che era, ricevette colui che non era. Chi poteva fare questo se non colui che chiama le cose che non sono quasi che siano? 17 se non colui del quale dice l'Apostolo: Ci ha scelti prima della creazione del mondo 18? Ci ha scelti prima della creazione del mondo: siamo creati in questo mondo, ma il mondo non c'era quando siamo stati scelti. Meraviglie ineffabili, miei fratelli! Chi sarà in grado di spiegare tutto questo? chi riuscirà almeno a pensare ciò che dovrebbe spiegare? Sono scelti esseri che non esistono; né sbaglia chi sceglie, né sceglie invano. Ed egli sceglie, e ha degli eletti, mentre deve ancora crearli per eleggerli. Egli li ha presso di sé, non nella sua natura ma nella sua prescienza.
L'uomo ammesso nel popolo di Dio.
5. Non vogliate quindi insuperbirvi. Siamo uomini: lui ci ha fatti 19. Siamo cristiani - se pur lo siamo quando solleviamo simili discussioni contro la grazia -, ma, ammettiamo, siamo cristiani. Anche in quanto credenti, anche in quanto giusti, dal momento che il giusto vive di fede 20, egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 21. Domando cosa ci abbia fatti. Risponderai: Uomini. Non parlava di questo il salmo. Questo è cosa che sappiamo, è cosa nota, palese; né abbiamo bisogno d'una grande cultura per conoscere questo, che cioè in quanto uomini ci ha fatti lui. Ma nota bene cosa diceva con le parole: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi. Cosa ci ha fatti se non ciò che siamo? Ebbene, che cosa siamo? Ma noi..., ecco cosa siamo. Cosa? Suo popolo e pecore del suo pascolo 22. Egli ci ha fatto suo popolo; egli ci ha fatti pecore del suo pascolo. Colui che mandò [sulla terra] l'Agnello innocente perché fosse ucciso ci fece pecore da lupi [che eravamo]. Questa è la grazia. Al di là di quella grazia ordinaria e d'indole naturale per cui noi che non esistevamo diventammo uomini (grazia non meritata perché non esistevamo), al di là di quella grazia, quest'altra è la grazia più grande: essere diventati suo popolo e pecore del suo pascolo 23, per l'opera del nostro Signore Gesù Cristo 24.
6. Qualcuno obietterà: Ma non siamo diventati anche uomini ad opera del nostro Signore Gesù Cristo? Senz'altro! Anche i pagani sono stati fatti ad opera di Gesù Cristo: i pagani, non perché fossero pagani ma perché fossero uomini, sono stati fatti da Gesù Cristo. Chi è infatti Gesù Cristo se non il Verbo che era in principio? E il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte ad opera di lui 25. Se dunque i pagani sono stati creati, come uomini, lo debbono a lui; e sono tanto maggiormente meritevoli di punizione in quanto abbandonarono colui dal quale erano stati creati, per venerare oggetti fatti da loro.
Il Mediatore fra Dio e gli uomini.
7. Non consideriamo quindi la grazia della creazione della natura umana, grazia comune ai cristiani e ai pagani. La grazia più grande è questa: non l'essere stati creati uomini ad opera del Verbo ma l'essere diventati credenti ad opera del Verbo incarnato. Difatti uno è Dio e uno il Mediatore tra Dio e gli uomini: l'uomo Cristo Gesù 26. In principio era il Verbo 27. Non esisteva ancora l'uomo Cristo Gesù, e il Verbo era presso Dio e il verbo era Dio. Non c'era nemmeno il mondo quando il Verbo-Dio esisteva. Tutte le cose sono state fatte ad opera di lui, e il mondo è stato fatto ad opera di lui 28. Quando ci creò perché fossimo uomini l'uomo ancora non c'era. L'Apostolo però sottolinea ai cristiani piuttosto quell'altra grazia dicendo: Uno è Dio e uno il Mediatore fra Dio e gli uomini 29. Non dice: Cristo Gesù, perché tu non pensassi che lo dicesse del Verbo, ma aggiunge: L'Uomo. Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. Cos'è infatti un mediatore? Uno per il quale fossimo ricongiunti [con Dio], riconciliati con lui, in quanto a causa dei nostri peccati giacevamo [da lui] separati, eravamo nella morte, sì certo, nella rovina. Cristo-uomo non esisteva quando fu creato l'uomo. Perché l'uomo non andasse in rovina egli si fece uomo.
Il libero arbitrio nel pensiero pelagiano.
8. Vi ho detto queste cose contro una recente eresia che tenta di pullulare, tanto che siamo costretti a frequenti polemiche, volendo che voi siate stabili nel bene e non intaccati dal male 30. Questo è il ragionamento con cui si presentarono ai primi inizi della setta: parlavano contro la grazia esagerando non la libertà ma la debolezza dell'uomo, e gonfiavano quest'uomo, che è misero e giace [nella colpa], impedendogli d'aggrapparsi a quella mano che gli veniva tesa dall'alto e così alzarsi. Discutendo contro la grazia in difesa del libero arbitrio, offesero le pie orecchie dei cattolici. Si cominciò ad averne orrore, si cominciò a scansarli come una incombente iattura, si cominciò a dire di loro che propalavano idee erronee contro la grazia. Ma loro, per sottrarsi a tale odiosità, inventarono questa bizzarria. Diceva: "Io non parlo contro la grazia". Come lo dimostri? Rispondeva: "Non parlo contro la grazia di Dio per il fatto stesso che difendo il libero arbitrio". Vedete il loro acume! Esso però è di vetro: splende - diremmo - nella sua vacuità, però si spezza di fronte alla verità. Notate come, in certo qual modo, sia architettato con acume quello che volevano dire. Dice: "Per il fatto stesso che difendo il libero arbitrio dell'uomo e affermo che mi basta il libero arbitrio per essere giusto, tutto questo non l'affermo senza la grazia di Dio". Si son drizzate le orecchie dei fedeli! Chi ode tali cose comincia subito col rallegrarsi: "Grazie a Dio! Egli non difende il libero arbitrio misconoscendo la grazia divina. Si tratta infatti di un arbitrio che è libero ma senza la grazia di Dio non può nulla. Se pertanto difendono il libero arbitrio non negando la grazia di Dio, cosa dicono di male?". Esponici dunque, o maestro, cosa intendi per grazia di Dio. Risponde: "Quando menziono il libero arbitrio dell'uomo, noterai bene che dico che esso è appunto dell'uomo". Ma poi? "L'uomo chi l'ha creato? Dio. Chi gli ha dato il libero arbitrio? Dio. Se dunque Dio ha creato l'uomo ed è stato lui a dargli il libero arbitrio, qualunque cosa riesca l'uomo a fare col suo libero arbitrio a chi si deve se non alla grazia di colui che lo creò fornito di libero arbitrio?". E tutto questo lo si dice da loro come una trovata ingegnosa.
La legge non dà la vita.
9. Ebbene, notate, miei fratelli, com'essi predichino una grazia in senso generico: la grazia per la quale l'uomo è stato creato, la grazia per la quale siamo uomini. Ma certamente noi siamo uomini alla pari degli empi, mentre non alla pari degli empi siamo cristiani. Ora noi vogliamo che essi predichino questa grazia, per la quale siamo cristiani, questa vogliamo che ammettano, questa vogliamo, della quale l'Apostolo dice: Non annullo la grazia di Dio. Difatti, se mediante la legge si ottenesse la giustizia, allora Cristo sarebbe morto invano 31. Notate di cosa parli l'Apostolo. Diceva della legge: Se mediante la legge si ottenesse la giustizia, allora Cristo sarebbe morto invano. Ma siccome la giustizia non deriva dalla legge, per questo Cristo è morto affinché venissero giustificati attraverso la fede coloro che non erano giustificati dalla legge. Dice: Se fosse stata data una legge capace di vivificare, la giustizia deriverebbe senza meno dalla legge - cosa che ieri ricordavamo -, ma la Scrittura ha racchiuso tutto in dominio del peccato, affinché la promessa (la promessa, non la predizione: colui che promette realizza), affinché la promessa - dice - fosse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo 32. Ecco come ci ha trovato la grazia del Salvatore: tali che nemmeno la legge ci aveva potuto risanare. Ma perché dare la legge, se fosse bastata la natura? Perché fu data la legge se bastava la natura? Invece nemmeno la legge fu sufficiente, tanto s'era indebolita la natura. Fu data la legge, ma non tale che riuscisse a portare in vita. Per qual motivo fu allora data? La legge - dice l'Apostolo - fu data in ordine alla prevaricazione 33. Fu data in ordine alla prevaricazione, cioè per renderti prevaricatore. In che senso "per farmi prevaricatore"? Perché Dio conosceva la tua superbia, sapeva che avresti detto: Oh, se ci fosse chi mi insegni! oh se ci fosse chi mi mostri! Ecco, la legge ti dice: Non desiderare 34. Hai conosciuto una legge che ti dice: Non desiderare, ma ecco insorgere la concupiscenza che tu non conoscevi. Essa era nell'uomo ma non la si conosceva. Cominciasti a far degli sforzi per vincere questa potenza che avevi in te, e apparve quel che prima ti era celato. O superbo, attraverso la legge diventasti prevaricatore. Riconosci la grazia e lodane [Dio].
La legge è da Dio.
10. Ma la legge - dirai - chi ce l'ha data? Poiché c'è della gente stramba, o peggio empia, che dice essere stata, la legge, data da un altro [dio], mentre invece la grazia ad opera del nostro Signore Gesù Cristo 35. Quasi che la legge sia cattiva, deordinata, la grazia invece giusta. E fanno distinzione fra i due Testamenti, dicendo che l'Antico Testamento deriva da non so quale principe delle tenebre, mentre il Nuovo Testamento deriva dal Signore Iddio, Padre del nostro Signor Gesù Cristo. Ascolta l'apostolo Paolo! Se pensi che la legge sia stata data da un altro, e non da Dio, per il fatto che ad opera di lei sei diventato prevaricatore, ascolta l'Apostolo e vedi come loda la legge. Dice: Pertanto la legge è santa e il precetto è santo. Aggiungi: E giusto. Aggiungi ancora: E buono. Ma allora ciò che era buono è stato per me causa di morte? Assolutamente no. Ma il peccato per apparire peccato 36. Il peccato c'era, ma era nascosto. Quando era nascosto? Quando ancora non gli ti eri levato contro. Cominciasti a far dei tentativi [in senso contrario] e apparve colui che ti teneva [in suo dominio]. Finché lo seguivi, non ne sentivi la catena; cercasti un rifugio e apparve il legaccio: volesti fuggire e cominciasti ad essere trascinato. Se dunque hai cominciato ad essere trascinato, ricordati di colui che non è soggetto a legami. E chi è costui se non colui che disse: Se avete trovato in me dei peccati ditemelo 37? Chi è esente da legami se non colui che diceva: Ecco, viene il principe del mondo ma in me non troverà nulla 38? Non troverà alcun motivo per farmi morire, perché la morte è meritata quando la si deve al peccato. Per qual motivo allora muori? Dice: Perché tutti sappiano che fo la volontà del Padre mio 39. Lui ci ha sciolti, lui che non era legato; lui libera dalla morte, lui che tra i morti è libero 40.
Eliseo simbolo di Cristo.
11. Fu lui che inviò anche la legge. La legge la mandò ad opera d'un servo, la grazia la recò lui stesso. Guarda ad Eliseo: per lui si compie un grande e profondo mistero. Come profeta, egli preannunziava [il futuro] non solo con le parole ma anche con le azioni 41. Era morto il figlio di colei che l'ospitava. Cosa rappresentava il ragazzo morto se non Adamo? La cosa fu annunziata al santo profeta, che nella profezia raffigurava il nostro Signor Gesù Cristo. Mandò il suo bastone per mezzo del suo servo, al quale disse: Va', va', ponilo sopra il ragazzo morto 42. Da servo obbediente, quegli si avviò. Il profeta sapeva quel che faceva. Il servo poggiò il bastone sul morto, ma il morto non risuscitò. Se infatti fosse stata data una legge capace di vivificare, allora certamente la giustizia sarebbe derivata dalla legge 43. Ma la legge non fu in grado di vivificare. In seguito venne lui: il grande dal piccolo, il Salvatore dal salvando, il vivo dal morto. Venne lui; cosa fece? Accorciò le sue membra di giovane ben formato, quasi annichilendo se stesso per rivestire la forma di servo 44. Accorciò dunque le sue membra di giovane formato 45 e, divenuto piccolo, si commensurò con chi era piccolo, per rendere il nostro misero corpo conforme al suo corpo glorioso 46. Ebbene, fu a rappresentare in questo modo il Cristo, profeticamente espresso, che quel morto fu risuscitato, come succede quando l'empio viene giustificato.
Grazia la creazione, grazia più grande la giustificazione.
12. Questa grazia va predicata. Essa è la grazia dei cristiani, conseguita ad opera dell'Uomo-Mediatore, di colui che patì e risuscitò 47, che salì al cielo e imprigionò i prigionieri e diede doni agli uomini 48. Questa grazia, ripeto, va predicata. Contro questa grazia non discutano gli ingrati. Il bastone del profeta non fu sufficiente per risuscitare il morto. E basterebbe la natura, morta anche lei? Anche se non lo troviamo così chiamato in nessun passo dalla Scrittura, chiamiamo pur grazia il dono d'essere stati creati, in quanto ci è stato dato gratis; ma lasciate che vi dimostriamo come sia maggiore la grazia per cui siamo cristiani. Statemi attenti! Prima d'essere creati non avevamo alcun merito buono, e quindi è grazia il dono d'essere stati creati senza che avessimo alcun merito. Se però è una grazia grande quella che abbiamo ricevuto quando eravamo senza meriti buoni, quanto non sarà grande quella che ricevemmo avendo tanti demeriti? Colui che non esisteva era sprovvisto di meriti, il peccatore accumulava demeriti. Colui che sarebbe stato creato, prima non esisteva. Non esisteva, ma non aveva nemmeno offeso [Dio]. Non esisteva e fu creato; ha offeso [Dio] ed è stato salvato. Colui che non esisteva, non sperava nulla e fu creato; il colpevole viceversa si attendeva la dannazione e ne fu liberato. Questa è la grazia per opera del nostro Signore Gesù Cristo 49. Egli ci ha fatti 50: ci ha fatti, ovviamente, quando non avevamo alcuna esistenza, ma poi, una volta creati e diventati colpevoli, egli ci ha fatti giusti, e non siamo stati noi a farci [così]. Se dunque c'è in Cristo una nuova creatura, l'antica se ne è andata; è stata fatta nuova 51.
Libertà del vasaio nei riguardi della creta.
13. Esisteva un'unica massa di perdizione, discendente da Adamo, alla quale nient'altro era dovuto se non il supplizio. Da quella massa furono formati dei vasi destinati ad usi onorifici. Il vasaio ha infatti potere con la stessa massa... Da quale massa? Certo era andata perduta; certo a quella massa si doveva già la giusta condanna. Rallegrati poiché l'hai evitata. Hai evitato la morte che ti era dovuta e hai trovato la vita che non ti era dovuta. Il vasaio ha potere di formare con la stessa massa un vaso destinato ad usi nobili e un altro ad usi ignobili 52. Ma dirai: "Perché ha fatto me per usi nobili e quell'altro per usi ignobili?". Cosa [ti] risponderò? Ascolterai tu forse Agostino se non ascolti l'Apostolo che ti dice: O uomo, chi sei tu che ti ergi contro Dio? 53. Ecco, son nati due bambini. Se cerchi cosa si debba loro, tutt'e due appartengono alla massa della perdizione. Ma perché uno viene dalla madre portato alla grazia, mentre l'altro è soffocato dalla madre nel sonno? Mi preciserai cosa abbia meritato colui che è stato portato alla grazia e cosa abbia commesso quell'altro che la madre soffoca mentre dorme? Nessuno dei due ha meritato qualcosa di buono. Ma il vasaio ha potere di formare con la stessa massa un vaso destinato ad usi nobili e un altro ad usi ignobili 54. Vuoi altercare con me? Piuttosto insieme con me ammira e con me esclama: O profondità della ricchezza! 55. Spaventiamoci tutt'e due ed esclamiamo insieme: O profondità della ricchezza! Siamo uniti nel timore, per non perire nell'errore. O profondità della ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e impervie le sue vie! 56. Scruta le cose inscrutabili, fa' le cose impossibili, corrompi le cose incorruttibili, vedi le cose invisibili!.
Tutto riceviamo da Dio.
14. I suoi giudizi sono imperscrutabili 57. L'hai ascoltato; ti basti. E le sue vie impervie. Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore o chi è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, per avere il contraccambio? 58. Chi gli ha dato qualcosa per primo, se tutto ha ricevuto e gratuitamente? Chi gli ha dato qualcosa per primo, per avere il contraccambio? Se il Signore volesse ricambiare alla pari, non avrebbe di che erogare se non la pena meritata. Nulla gli hanno dato [gli uomini] per cui li debba ricompensare. Li salverai gratuitamente 59. Chi gli ha dato qualcosa per primo 60, quasi in grazia dei propri meriti? Chi gli ha dato qualcosa per primo, cioè chi ha prevenuto la grazia che viene accordata gratuitamente? Se qualche merito previene la grazia, non la si accorda più gratuitamente ma la si rende come compenso d'un debito. Se però non la si accorda gratuitamente, perché chiamarla grazia? Orbene, chi gli ha dato qualcosa per primo, per avere il contraccambio? Poiché da lui e per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose 61. Quali cose, in una parola, se non la totalità dei beni che abbiamo ricevuti da lui, e li abbiamo ricevuti perché fossimo buoni? Difatti ogni regalo eccellente e ogni dono perfetto viene dall'alto, discende dal Padre delle luci presso il quale non vi è cambiamento 62. Ecco, tu ti sei cambiato in peggio. Ti ha soccorso però colui presso il quale non c'è cambiamento. Colui presso il quale non c'è cambiamento né ombra di variazione: poiché tu giaci nelle tenebre della tua notte. Da lui dunque è ogni cosa. Nessuno gli ha dato qualcosa per primo; nessuno pretenda di esigere da lui qualcosa come se gli fosse dovuta. Siete stati salvati ad opera della grazia attraverso la fede, e questo non dipende da voi ma è dono di Dio 63.
Riconosci i benefici del Pastore e non seguire i maestri dell'errore.
15. Dirai: "Ma m'impressiona il fatto che uno si danna mentre l'altro è battezzato. M'impressiona, mi colpisce in quanto sono uomo". Se vuoi che ti dica la verità, ciò impressiona anche me, essendo io pure un uomo. Ma se tu sei uomo e io pure sono uomo, ascoltiamo tutt'e due colui che dice: O uomo! Certo se ci lasciamo impressionare perché siamo uomini, è questa nostra natura umana, fragile e debole, che l'Apostolo apostrofa quando dice: O uomo, chi sei tu che vuoi discutere con Dio? Forse che l'oggetto plasmato dice a chi l'ha modellato: Perché mi hai fatto così? 64. Se, potendo parlare, un bruto dicesse a Dio: Perché costui l'hai fatto uomo e me bestia, non saresti tu mosso da giusto sdegno e replicheresti: O bruto, chi sei tu che discuti con Dio? Così anche tu: sei un uomo e di fronte a Dio sei un bruto. E almeno fossi animale di sua pertinenza e pecora del suo pascolo 65! Riconosci i benefici del Pastore e non seguirai i lupi, maestri d'errore. Eravamo lupi. Anche noi siamo stati per natura figli dell'ira come tutti gli altri 66. Ma morì l'Agnello e ci ha fatti pecore. Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato, non di questo o di quello, ma del mondo 67. Miei fratelli, di ciò che siamo - supposto che nella sua fede siamo qualcosa -, qualunque cosa siamo, non l'attribuiamo a noi stessi, per non perdere anche quel che abbiamo ricevuto. Viceversa, per averlo ricevuto, diamogliene gloria, onoriamolo, affinché egli con la sua pioggia bagni i suoi semi. Cosa avrebbe la nostra terra se lui non l'avesse seminata? Ma egli dà anche la pioggia, non abbandona ciò che ha seminato. Il Signore darà la soavità e la nostra terra darà il suo frutto 68. Rivolti al Signore, ecc.
1 - Cf. Sal 94, 6.
2 - Cf. Sal 94, 6.
3 - Cf. Gn 1, 26-27.
4 - Sal 94, 6.
5 - Sal 99, 2.
6 - Ger 1, 5.
7 - Sal 99, 2.
8 - Sal 94, 6.
9 - Sal 99, 2.
10 - Cf. Gv 15, 5.
11 - Sal 94, 6.
12 - Sal 99, 2.
13 - Sal 94, 7.
14 - Sal 99, 2.
15 - Cf. Sal 94, 7.
16 - Cf. Gn 1, 27.
17 - Rm 4, 17,
18 - Ef 1, 4.
19 - Sal 99, 2.
20 - Rm 1, 17.
21 - Sal 99, 2.
22 - Sal 94, 7.
23 - Sal 94, 7.
24 - Rm 7, 25.
25 - Gv 1, 3.
26 - 1 Tm 2, 5.
27 - Gv 1, 1.
28 - Gv 1, 3.
29 - 1 Tm 2, 5.
30 - Cf. Rm 15, 1.
31 - Gal 2, 21.
32 - Gal 3, 21-22.
33 - Gal 3, 19.
34 - Es 20, 17; cf. Rm 7, 7.
35 - Cf. Rm 7, 25.
36 - Rm 7, 12-13.
37 - Gv 8, 46.
38 - Gv 14, 30.
39 - Gv 14, 31.
40 - Sal 87, 6.
41 - Cf. 2 Re 4, 18-31.
42 - 2 Re 4, 29.
43 - Gal 3, 21.
44 - Cf. Fil 2, 7.
45 - Cf. 2 Re 4, 34.
46 - Cf. Fil. 3, 21.
47 - Cf. 1 Tm 2, 5.
48 - Sal 67, 19; cf. Ef 4, 8.
49 - Rm 7, 25.
50 - Sal 99, 2.
51 - 2 Cor 5, 17.
52 - Rm 9, 21.
53 - Rm 9, 20.
54 - Rm 9, 21.
55 - Rm 11, 33.
56 - Rm 11, 33.
57 - Rm 11, 33.
58 - Rm 11, 34-35.
59 - Sal 55, 8.
60 - Rm 11, 35.
61 - Rm 11, 35-36.
62 - Gc 1, 17.
63 - Ef 2, 8.
64 - Rm 9, 20.
65 - Cf. Sal 94, 7.
66 - Ef 2, 3.
67 - Gv 1, 29.
68 - Sal 84, 13.
«Amico venerato, siateci padre diletto»
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaDurante gli Esercizi Spirituali che precedettero il primo Capito lo
Generale della Società Salesiana nel 1877, Don Bosco narrava che, poco
prima di ricevere una lettera del Vescovo di Fréjus, che lo invitava ad
aprire in Francia una scuola agricola a La Navarre, aveva fatto questo
sogno.
Gli parve di trovarsi in una regione che non era quella di Torino. C’era
una casa rustica e disadorna, davanti alla quale si stendeva una
piccola aia. Dalla camera, dove egli si trovava, si accedeva per mezzo
di alcuni scalini ad altre camere, le une situate più in alto, le altre
più in basso; e tutto intorno alla stanza girava una rastrelliera, da
cui pendevano vari strumenti agricoli.
Il luogo appariva deserto e silenzioso, quand’ecco giungere alle sue
orecchie la voce di un ragazzo. Guarda e vede nell’aia un fanciullo di
10 o 12 anni, vestito da artigiano, e vicino a lui una Donna pulita e
assestata, che aveva l’apparenza di una campagnola. Il ragazzo cantava
in francese: «Amico venerato, siateci padre di letto ». Don Bosco si
domandava che cosa significasse e il ragazzo continuava a cantare: «I
miei compagni ti diranno ciò che voglia mo». Ed ecco avanzarsi dal campo
incolto verso l’aia, una moltitudine di giovani, che cantavano in
pieno coro: «O nostra guida, conduceteci al giardino dei buoni costumi».
Domandò chi fossero, e gli fu risposto sempre cantando: «La nostra
patria è il paese di Maria».
A queste parole la Donna prese per mano il fanciullo che aveva parlato
per primo e, accennando agli altri di seguirla, s’incamminò verso
un’aia più grande, non molto lontana, di fronte alla quale sorgeva un
altro fabbricato. Giunta colà, la Donna, che intanto aveva assunto un
aspetto misterioso, si volse a Don Bosco e gli disse:
— Questi giovani sono tutti tuoi.
— Miei?! — rispose il Santo —. E con quale autorità voi mi date
questi giovanetti? Non sono né vostri né miei; sono del Signore.
— Con quale autorità? Sono i miei figli: a te li affido.
— Ma come farò io a sorvegliare tanta gioventù così vispa e chiassosa?
— Osserva! — disse la Donna.
Don Bosco si voltò e vide avanzarsi un’altra schiera numerosissima di
giovani, sopra dei quali Ella gettò un gran velo che li coprì tutti;
quindi trasse il velo a sé, ed ecco si videro quei giovani tra sformati
in altrettanti preti e chierici.
— E questi preti e chierici sono miei? — chiese Don Bosco.
— Saranno tuoi se saprai formarteli.
E fatto cenno a tutti i giovani di raccogliersi attorno a Lei, diede un
segnale e quelli cominciarono a cantare a pieno coro: Gloria, laus,
honor et gratiarum actio Domino Deo Sabaoth! (Gloria, onore e lode,
ringraziamento al Signore Dio degli eserciti).
A questo punto Don Bosco si svegliò.
In vista di questo sogno Don Bosco, com'ebbe l’accennata lettera del
Vescovo di Fréjus, accettò senz'altro la direzione della scuola agraria
offertagli. Il primo biografo di Don Bosco, Don G. B. Lemoyne, scrive: «
Noi stessi, recatici a visitare quella Colonia poco tempo dopo la
fondazione, restammo estatici: entrati nella casa dove abitava il
direttore, vedemmo al piano superiore una stanza con attorno una
rastrelliera e ai lati delle porte con scalini da cui si saliva e si
scendeva in altre stanze. Davanti alla casa una piccola aia e un vasto
campo incolto, cinto da una corona di alberi; e al di là un'altra aia
più grande con un'altra casa, ove erano stati col locati i primi
giovanetti; insomma nè più nè meno la località de scritta da Don Bosco».
Don Bosco stesso più tardi, recatosi a visitare la Colonia, fece sapere a
Don Lemoyne d’avervi trovato qualche cosa « ancor più meravigliosa». Al
suo giungere infatti tutti i giovani gli andarono incontro, preceduti
da un compagno che portava un mazzo di fiori. Quando lo vide, Don Bosco
cambiò colore per la commozione:
era il ragazzo del sogno! Non basta: alla sera vifu un po’ di accademia
e si cantò un inno, e quel ragazzo vi sostenne un assolo... Esattamente
quanto aveva già contemplato nel sogno!
14 settembre 1942
Madre Pierina Micheli
La notte scorsa mentre in camera principiai il Mattutino, eccomi accanto S. Silvestro, e recitò Mattutino e Lodi con me, mentre una melodia di suoni ci accompagnava... oggi parecchie S. Messe. Il Padre ci diede la Comunione all'Altare del Santo... si pregò molto... Alle 13 col cuore pieno di gratitudine, di pace, di Paradiso, si dovette partire, non senza sentire il distacco... Tutte quelle sante anime dell'Eremo ci fecero una santa invidia...
Come sento il mio nulla e la mia miseria, di fronte a tanta bontà e a tante grazie.
Ora corrispondenza pratica, vera, di ogni istante.
Costi quello che costi; Gesù deve essere contento di me; S. Silvestro deve potermi chiamare sempre: figlia diletta non ne sarò mai degna, ma devo poter dire: ho cercato di fare tutto quel poco che ho potuto.