Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 3° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 18
1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?".2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:3"In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.11È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto.
12Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?13Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.14Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.
15Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché 'ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni'.17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.
19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro".
21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?".22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
23A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.24Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.25Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.26Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.27Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.28Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!29Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.30Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.33Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?34E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.35Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".
Primo libro dei Maccabei 11
1Il re d'Egitto raccolse forze numerose come la sabbia che è lungo il lido del mare e molte navi e cercava di impadronirsi con inganno del regno di Alessandro per annetterlo al proprio regno.2Venne in Siria con dimostrazioni pacifiche e tutte le città gli aprivano le porte e gli andavano incontro, perché era ordine del re Alessandro di andargli incontro, essendo suo suocero.3Ma quando Tolomeo entrava nelle città, stabiliva in ognuna di esse le sue truppe di guarnigione.4Quando giunse ad Asdòd, gli mostrarono il tempio di Dagon bruciato e i villaggi intorno distrutti, i cadaveri buttati qua e là e quelli carbonizzati dagli incendi nella guerra: li avevano appunto accumulati lungo il percorso del re.5Raccontarono al re quanto aveva fatto Giònata, per metterlo in cattiva luce, ma il re tacque.6Giònata andò incontro al re in Giaffa con grande apparato e si salutarono a vicenda e passarono la notte colà.7Giònata accompagnò poi il re fino al fiume chiamato Elèutero e fece ritorno in Gerusalemme.8Il re Tolomeo si impadronì di tutte le città della costa fino a Selèucia marittima e covava piani iniqui riguardo ad Alessandro.9Mandò un'ambasciata a dire al re Demetrio: "Su, concludiamo un'alleanza fra noi: io ti darò mia figlia, che Alessandro ha in moglie, e la possibilità di rientrare nel regno di tuo padre.10Mi sono pentito di avergli dato mia figlia, perché ha cercato di uccidermi".11Lo calunniò perché egli aspirava al suo regno;12quindi, toltagli la figlia, la diede a Demetrio e cambiò atteggiamento verso Alessandro e divenne così manifesta la loro inimicizia.13Tolomeo entrò in Antiochia e cinse la corona dell'Asia; si pose in capo due corone, quella dell'Egitto e quella dell'Asia.14Alessandro in quel frattempo era in Cilicia, perché si erano sollevati gli abitanti di quelle province.15Appena seppe la cosa, Alessandro venne contro di lui per combatterlo. Tolomeo condusse l'esercito contro di lui e gli andò incontro con forze ingenti e lo sconfisse.16Alessandro fuggì in Arabia per trovarvi scampo e il re Tolomeo trionfò.17L'arabo Zabdiel tagliò la testa ad Alessandro e la mandò a Tolomeo.18Ma anche il re Tolomeo morì tre giorni dopo e quelli che egli aveva lasciato nelle fortezze furono sopraffatti da altri che si trovavano sulle fortezze stesse.19Così Demetrio divenne re nell'anno centosessantasette.
20In quei giorni Giònata radunò gli uomini della Giudea per espugnare l'Acra in Gerusalemme e allestì molte macchine contro di essa.21Allora alcuni nemici del popolo, uomini iniqui, corsero dal re ad annunciare che Giònata assediava l'Acra.22Sentendo la cosa, quegli si adirò; quando ne ebbe conferma, si mise subito in viaggio, venne a Tolemàide e scrisse a Giònata di sospendere l'assedio e di andargli incontro a Tolemàide al più presto per un colloquio.23Quando Giònata ricevette il messaggio, ordinò di continuare l'assedio e, scelti alcuni anziani e sacerdoti, decise di esporre se stesso al pericolo;24prese con sé argento e oro, vesti e molti altri doni e si recò dal re a Tolemàide e trovò favore presso di lui.25C'erano però alcuni traditori del suo popolo a deporre contro di lui,26ma il re lo trattò come lo avevano trattato i suoi predecessori e lo esaltò davanti a tutti i suoi amici,27lo confermò nella dignità di sommo sacerdote e in tutti gli onori che aveva prima e stabilì che fosse annoverato tra i primi suoi amici.28Giònata ottenne che il re dichiarasse la Giudea esente dai tributi insieme alle tre toparchie e alla Samaria e gli promise trecento talenti.29Il re acconsentì e scrisse a Giònata, a proposito di tutto questo, lettere del seguente tenore:
30"Il re Demetrio al fratello Giònata e al popolo dei Giudei salute.31Rimettiamo anche a voi copia della lettera che abbiamo scritta a Làstene nostro parente intorno a voi, perché ne prendiate conoscenza.32Re Demetrio a Làstene suo padre salute.33Abbiamo deciso di beneficare il popolo dei Giudici nostri amici e rispettosi dei nostri diritti, per la loro benevolenza nei nostri riguardi.34Abbiamo assegnato a loro il territorio della Giudea; i tre distretti di Afèrema, Lidda e Ramatàim restano trasferiti dalla Samaria alla Giudea con le loro dipendenze in favore di quanti offrono sacrifici in Gerusalemme, in compenso dei diritti che il re prelevava in passato ogni anno da loro sui frutti della terra e degli alberi.35Da qui innanzi tutte le altre nostre competenze delle decime e delle tasse a noi dovute e le saline e le corone a noi spettanti, tutto condoniamo loro.36Nessuna di queste disposizioni sarà mai revocata da oggi.37Sia dunque vostra cura preparare una copia della presente e rimetterla a Giònata perché sia esposta sul monte santo in luogo visibile".
38Il re Demetrio, vedendo che il paese era in pace sotto di lui e nessuno gli faceva resistenza, congedò le truppe perché ognuno tornasse a casa sua, eccetto le forze straniere che aveva assoldate dalle isole dei pagani. Allora gli si inimicarono tutte le milizie dei suoi padri.39Trifone, che prima stava con Alessandro, vide che tutte le milizie mormoravano contro Demetrio e andò presso l'arabo Imalcue che allevava il piccolo Antioco figlio di Alessandro.40Egli insistette che glielo cedesse per farlo regnare al posto di suo padre e gli riferì quanto aveva detto Demetrio e l'ostilità che avevano per lui i soldati, e rimase là molti giorni.41Giònata intanto mandò a chiedere al re che richiamasse gli occupanti dell'Acra in Gerusalemme e quelli delle altre fortezze, perché erano sempre in lotta con Israele.42Demetrio fece rispondere a Giònata: "Non solo questo farò per te e per il tuo popolo ma colmerò te e il tuo popolo di onori appena ne avrò l'opportunità.43Ora però farai bene a inviarmi uomini che combattano con me, perché si sono ritirate le mie truppe".44Giònata gli inviò ad Antiochia tremila degli uomini più forti; essi si recarono presso il re, e il re si rallegrò della loro venuta.45I cittadini della capitale si radunarono al centro della città in numero di circa centoventimila uomini e volevano eliminare il re.46Il re si rifugiò nel palazzo, ma i cittadini occuparono le vie della città e incominciarono i combattimenti.47Il re chiamò in aiuto i Giudei, i quali accorsero tutti a lui; poi si sparsero per la città e ne uccisero in quel giorno circa centomila;48quindi incendiarono la città, fecero in quel giorno gran bottino e salvarono il re.49I cittadini videro che i Giudei si erano impadroniti della città a loro piacere e si persero d'animo e gridarono verso il re con voce supplichevole:50"Stendi a noi la destra e desistano i Giudei dal combattere noi e la città".51Gettarono le armi e fecero la pace. I Giudei crebbero in fama presso il re e presso quanti erano nel suo regno e fecero ritorno in Gerusalemme portando grande bottino.52Demetrio rimase sul trono del suo regno e il paese fu in pace sotto di lui.53Ma rinnegò quanto aveva detto, cambiò rapporti con Giònata e non corrispose alla benevolenza che questi gli aveva dimostrata e lo fece soffrire molto.
54Dopo questi fatti, Trifone ritornò con Antioco ancora adolescente, il quale cominciò a regnare e cinse la corona.55Si raccolsero presso di lui tutte le milizie che Demetrio aveva licenziate e mossero guerra contro di lui ed egli fuggì e rimase sconfitto.56Trifone catturò gli elefanti e si impadronì di Antiochia.57Allora il giovinetto Antioco scrisse a Giònata: "Ti confermo il sommo sacerdozio, ti faccio capo dei quattro distretti e ti concedo di essere tra gli amici del re".58Gli inviò vasi d'oro e un servizio da tavola con la facoltà di bere in quei vasi, di vestire la porpora e portare la fibbia d'oro.59Nominò anche Simone suo fratello comandante dalla Scala di Tiro fino ai confini dell'Egitto.60Giònata si diede a percorrere la provincia dell'Oltrefiume e le varie città e accorse a lui, come alleato, tutto l'esercito della Siria. Andò ad Ascalòna e i cittadini gli uscirono incontro a rendergli omaggio.61Di là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le porte; egli la cinse d'assedio e incendiò i sobborghi e li mise a sacco.62Allora quelli di Gaza supplicarono Giònata, il quale diede loro la destra, prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco.63Giònata venne a sapere che i capi di Demetrio si trovavano presso Cades in Galilea con un numeroso esercito e con l'intenzione di distoglierlo dall'impresa.64Egli si mosse contro di loro, lasciando il fratello Simone nel paese.65Simone si accampò contro Bet-Zur e l'assalì per molti giorni assediandola.66Allora supplicarono che desse loro la destra ed egli la diede, ma li fece sloggiare di là, occupò la città e vi pose una guarnigione.67Giònata a sua volta e il suo esercito si erano accampati presso il lago di Gennesaret e raggiunsero di buon mattino la pianura di Casòr.68Ed ecco l'esercito degli stranieri avanzare contro di lui nella pianura, dopo aver disposto appostamenti contro di lui sui monti. Essi avanzavano di fronte69quando gli appostati sbucarono dalle loro posizioni e attaccarono battaglia.70Tutti gli uomini di Giònata fuggirono, nessuno di loro rimase se non Mattatia figlio di Assalonne e Giuda figlio di Calfi, comandanti di contingenti dell'esercito.71Allora Giònata si stracciò le vesti, si cosparse il capo di polvere e si prostrò a pregare.72Poi ritornò a combattere contro di loro, li sconfisse e li costrinse alla fuga.73I suoi che erano fuggiti, quando videro ciò, ritornarono a lui e con lui si diedero all'inseguimento fino a Cades dov'era il loro accampamento e là anch'essi si accamparono.74Gli stranieri caduti in quel giorno furono circa tremila. Giònata tornò poi in Gerusalemme.
Siracide 17
1Il Signore creò l'uomo dalla terra
e ad essa lo fa tornare di nuovo.
2Egli assegnò agli uomini giorni contati e un tempo
fissato,
diede loro il dominio di quanto è sulla terra.
3Secondo la sua natura li rivestì di forza,
e a sua immagine li formò.
4Egli infuse in ogni essere vivente il timore dell'uomo,
perché l'uomo dominasse sulle bestie e sugli uccelli.
5Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore
diede loro perché ragionassero.
6Li riempì di dottrina e d'intelligenza,
e indicò loro anche il bene e il male.
7Pose lo sguardo nei loro cuori
per mostrar loro la grandezza delle sue opere.
8Loderanno il suo santo nome
per narrare la grandezza delle sue opere.
9Inoltre pose davanti a loro la scienza
e diede loro in eredità la legge della vita.
10Stabilì con loro un'alleanza eterna
e fece loro conoscere i suoi decreti.
11I loro occhi contemplarono la grandezza della sua
gloria,
i loro orecchi sentirono la magnificenza della sua voce.
12Disse loro: "Guardatevi da ogni ingiustizia!"
e diede a ciascuno precetti verso il prossimo.
13Le loro vie sono sempre davanti a lui,
non restano nascoste ai suoi occhi.
14Su ogni popolo mise un capo,
ma Israele è la porzione del Signore.
15Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole,
i suoi occhi osservano sempre la loro condotta.
16A lui non sono nascoste le loro ingiustizie,
tutti i loro peccati sono davanti al Signore.
17La beneficenza dell'uomo è per lui come un sigillo,
egli serberà la generosità come la propria pupilla.
18Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa,
riverserà su di loro il contraccambio.
19Ma a chi si pente egli offre il ritorno,
consola quanti vengono meno nella pazienza.
20Ritorna al Signore e cessa di peccare,
prega davanti a lui e cessa di offendere.
21Fa' ritorno all'Altissimo e volta le spalle
all'ingiustizia;
detesta interamente l'iniquità.
22Negli inferi infatti chi loderà l'Altissimo,
al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode?
23Da un morto, che non è più, la riconoscenza si perde,
chi è vivo e sano loda il Signore.
24Quanto è grande la misericordia del Signore,
il suo perdono per quanti si convertono a lui!
25L'uomo non può avere tutto,
poiché un figlio dell'uomo non è immortale.
26Che c'è di più luminoso del sole? Anch'esso
scompare.
Così carne e sangue pensano al male.
27Esso sorveglia le schiere dell'alto cielo,
ma gli uomini sono tutti terra e cenere.
Salmi 19
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2I cieli narrano la gloria di Dio,
e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
3Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
4Non è linguaggio e non sono parole,
di cui non si oda il suono.
5Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.
6Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via.
7Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l'altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.
8La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.
9Gli ordini del Signore sono giusti,
fanno gioire il cuore;
i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi.
10Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
11più preziosi dell'oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.
12Anche il tuo servo in essi è istruito,
per chi li osserva è grande il profitto.
13Le inavvertenze chi le discerne?
Assolvimi dalle colpe che non vedo.
14Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro dal grande peccato.
15Ti siano gradite le parole della mia bocca,
davanti a te i pensieri del mio cuore.
Signore, mia rupe e mio redentore.
Ezechiele 43
1Mi condusse allora verso la porta che guarda a oriente2ed ecco che la gloria del Dio d'Israele giungeva dalla via orientale e il suo rumore era come il rumore delle grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria.3La visione che io vidi era simile a quella che avevo vista quando andai per distruggere la città e simile a quella che avevo vista presso il canale Chebàr. Io caddi con la faccia a terra.4La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente.
5Lo spirito mi prese e mi condusse nell'atrio interno: ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio.6Mentre quell'uomo stava in piedi accanto a me, sentii che qualcuno entro il tempio mi parlava7e mi diceva: "Figlio dell'uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo dove posano i miei piedi, dove io abiterò in mezzo agli Israeliti, per sempre. E la casa d'Israele, il popolo e i suoi re, non profaneranno più il mio santo nome con le loro prostituzioni e con i cadaveri dei loro re e con le loro stele,8collocando la loro soglia accanto alla mia soglia e i loro stipiti accanto ai miei stipiti, così che fra me e loro vi era solo il muro, hanno profanato il mio santo nome con tutti gli abomini che hanno commessi, perciò li ho distrutti con ira.9Ma d'ora in poi essi allontaneranno da me le loro prostituzioni e i cadaveri dei loro re e io abiterò in mezzo a loro per sempre.
10Tu, figlio dell'uomo, descrivi questo tempio alla casa d'Israele, perché arrossiscano delle loro iniquità; ne misurino la pianta11e, se si vergogneranno di quanto hanno fatto, manifesta loro la forma di questo tempio, la sua disposizione, le sue uscite, i suoi ingressi, tutti i suoi aspetti, tutti i suoi regolamenti, tutte le sue forme e tutte le sue leggi: mettili per iscritto davanti ai loro occhi, perché osservino tutte queste norme e tutti questi regolamenti e li mettano in pratica.12Questa è la legge del tempio: alla sommità del monte, tutto il territorio che lo circonda è santissimo; ecco, questa è la legge del tempio.
13Queste sono le misure dell'altare in cubiti, di un cubito e un palmo ciascuno. La base era di un cubito di altezza per un cubito di larghezza: il suo bordo intorno era un palmo. Tale lo zoccolo dell'altare.
14Dalla base che posava a terra fino alla piattaforma inferiore vi erano due cubiti di altezza e un cubito di larghezza: dalla piattaforma piccola alla piattaforma più grande vi erano quattro cubiti di altezza e un cubito di larghezza.
15Il focolare era di quattro cubiti e sul focolare vi erano quattro corni.16Il focolare era dodici cubiti di lunghezza per dodici di larghezza, cioè quadrato.17La piattaforma superiore era un quadrato di quattordici cubiti di lunghezza per quattordici cubiti di larghezza, con un orlo intorno di mezzo cubito, e la base, intorno, di un cubito: i suoi gradini guardavano a oriente.
18Egli mi parlò: "Figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Queste sono le leggi dell'altare, quando verrà costruito per offrirvi sopra il sangue.19Ai sacerdoti leviti della stirpe di Zadòk, che si avvicineranno a me per servirmi, tu darai - parola del Signore Dio - un giovenco per l'espiazione.20Prenderai di quel sangue e lo spanderai sui quattro corni dell'altare, sui quattro angoli della piattaforma e intorno all'orlo. Così lo purificherai e ne farai l'espiazione.21Prenderai poi il giovenco del sacrificio espiatorio e lo brucerai in un luogo appartato del tempio, fuori del santuario.22Il secondo giorno offrirai, per il peccato, un capro senza difetto e farai la purificazione dell'altare come hai fatto con il giovenco.23Terminato il rito della purificazione, offrirai un giovenco senza difetti e un montone del gregge senza difetti.24Tu li presenterai al Signore e i sacerdoti getteranno il sale su di loro, poi li offriranno in olocausto al Signore.25Per sette giorni sacrificherai per il peccato un capro al giorno e verrà offerto anche un giovenco e un montone del gregge senza difetti.26Per sette giorni si farà l'espiazione dell'altare e lo si purificherà e consacrerà.27Finiti questi giorni, dall'ottavo in poi, i sacerdoti immoleranno sopra l'altare i vostri olocausti, i vostri sacrifici di comunione e io vi sarò propizio". Oracolo del Signore Dio.
Lettera di Giacomo 1
1Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù disperse nel mondo, salute.
2Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove,3sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza.4E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.
5Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data.6La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda del mare mossa e agitata dal vento;7e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore8un uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni.
9Il fratello di umili condizioni si rallegri della sua elevazione10e il ricco della sua umiliazione, perché passerà come fiore d'erba.11Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco appassirà nelle sue imprese.
12Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.
13Nessuno, quando è tentato, dica: "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male.14Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce;15poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte.
16Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi;17ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento.18Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature.
19Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira.20Perché l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio.21Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime.22Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi.23Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio:24appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica com'era.25Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla.
26Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana.27Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.
Capitolo I: L'imitazione di cristo e il disprezzo di tutte le vanita' del mondo
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1. "Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.
2. Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire" (Qo 1,8). Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.
DISCORSO 176 DALLE TRE LETTURE DELL'APOSTOLO (1 TIM 1, 15-16): " E' PAROLA SICURA E DEGNA DI ESSERE DA TUTTI ACCOLTA ", ECC. DAL SALMO (94, 2. 2): " VENITE, ADORIAMO E PROSTRIAMOCI DAVANTI A LUI ", ECC. DAL VANGELO DI LUCA (17, 12-19), DOVE SI TRATTA DEI DIECI LEBBROSI MONDATI DAL SIGNORE. CONTRO I PELAGIANI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLe letture e i canti nella Chiesa.
1. Fratelli, ascoltate con attenzione dalle sacre Letture ciò di cui il Signore ci fa avvertiti; egli è a dare, io servo. Abbiamo ascoltato la prima lettura dell'Apostolo: E' parola sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo a salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù mostrasse in me, per primo, tutta la sua magnanimità perché giungessi a conoscenza di coloro che avrebbero creduto per la vita eterna 1. Questo abbiamo appreso dalla lettura dell'Apostolo. Abbiamo poi cantato il Salmo, esortandoci a vicenda, ad una voce e con un cuore solo, dicendo: Venite, adoriamo e prostriamoci davanti a lui, e in lacrime davanti al Signore che ci ha creati; ed ivi preveniamo la sua presenza nella confessione ed a lui acclamiamo con il canto dei Salmi 2. Dopo queste letture, quella del Vangelo ci ha mostrato i dieci lebbrosi mondati e uno solo di essi, uno straniero, che ringrazia colui che l'ha guarito. Per quanto il tempo lo permette, approfondiremo queste tre letture facendo poche riflessioni per ognuna; e, per quanto ci sia possibile, con l'aiuto di Dio senza soffermarci in alcuna di esse, per non impedire la trattazione delle altre due.
Il rendimento di grazie dovuto al medico da parte di tutti. Il peccato originale nei bambini. I vescovi tutori dei minorenni.
2. L'Apostolo ci propone la scienza del rendimento di grazie. Ricordate che cosa fa risuonare l'ultima lettura del Vangelo 3, come il Signore Gesù lodi gli uomini grati, riprovi gli ingrati, mondi esteriormente, lebbrosi nel cuore. Perciò che dice l'Apostolo? E' parola sicura - dice - e degna di essere da tutti accolta. Che discorso è questo? Cristo Gesù è venuto nel mondo. A che scopo? A salvare i peccatori. Che dici di te? Di questi il primo sono io 4. Chi dice: Non sono peccatore; oppure: Non lo sono stato; è ingrato verso il Salvatore. Nessuno degli uomini in questa massa di mortali che trae origine da Adamo, assolutamente nessuno degli uomini non è malato, nessuno è risanato senza la grazia di Cristo. Vuoi sapere dei neonati, se sono malati in Adamo? Anch'essi infatti sono portati alla Chiesa; anche se non vi possono correre a piedi, corrono con i piedi di altri per essere risanati. La madre Chiesa concede i piedi degli altri perché vadano, il cuore di altri perché credano, la lingua di altri perché facciano la professione di fede; dal momento che sono aggravati dal peccato di una altro, per cui sono malati, così, quando in tale circostanza sono presenti dei sani, si salvino per la professione di fede che fa un altro per loro. Nessuno al riguardo insinui dottrine contrarie. La Chiesa ha sempre ammesso questo, si è sempre attenuta a questo; lo ha appreso dalla fede degli antichi, lo custodisce fedelmente fino alla fine, poiché: Non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati 5. Com'è, allora, che al bambino è necessario il Cristo, se non è malato? Se è sano, perché si cerca il medico da parte di coloro che lo amano? Se quando vengono portati i bambini - si dice che non hanno assolutamente alcun peccato di origine eppure vengono a Cristo -, perché nella Chiesa non si dice a coloro che li recano: Portate via di qui questi innocenti; non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati; Cristo non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori 6? Non si è detto mai, ma non si dirà una sola volta. Perciò, fratelli, chiunque può farlo, parli per lui che non può parlare in suo favore. Ai vescovi vengono assai raccomandati i beni dei minorenni, quanto più la grazia dei piccoli? Il vescovo protegge il minorenne perché, in seguito alla morte dei genitori, non sia schiacciato da estranei. Reclami di più a favore del bambino chi ha timore che venga ucciso dai genitori. Gridi con l'Apostolo: E' parola sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo, per nessun'altra ragione, solo per salvare i peccatori 7. Chi va a Cristo ha in sé che debba essere risanato; chi non ne ha, non c'è ragione per la quale debba essere presentato al medico. Scelgano i genitori una delle due risoluzioni: o riconoscano nei loro figli la scomparsa del peccato, o smettano di presentarli al medico. Ciò non è altro che voler presentare al medico uno che è sano. Che presenti? Uno da battezzare. Chi è? Un bambino. A chi lo presenti? A Cristo. Sicuramente a colui che è venuto nel mondo? E' così, dice. Perché è venuto nel mondo? Per salvare i peccatori. Allora chi presenti ha di che essere risanato? Se dirai: Lo ha, con la tua confessione lo fai scomparire; se dirai: Non ha nulla, con il tuo diniego lo mantieni.
Com'è Paolo il primo dei peccatori.
3. Egli dice: A salvare i peccatori, dei quali il primo sono io. Prima di Paolo non c'erano peccatori? Certamente, almeno lo stesso Adamo prima di tutti, è piena di peccatori la terra devastata dal diluvio e quanto numerosi successivamente. Come corrisponde a verità: Il primo sono io? Si disse il primo dei peccatori non in ordine cronologico, ma per l'enormità del peccato. Tenne conto della gravità del suo peccato e, in base ad essa, si disse il primo dei peccatori; come si dicono primi, ad esempio, tra avvocati: è primo non chi tratta le cause da più anni, ma chi ha superato gli altri dall'inizio della professione. Dica perciò l'Apostolo in un altro passo da che gli viene l'essere il primo dei peccatori. Dice: Io sono l'ultimo degli Apostoli, io che non sono degno di essere chiamato Apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio 8. Nessuno più violento tra i persecutori, quindi nessun altro è primo tra i peccatori.
Nella salvezza di Paolo è mostrata la speranza di salvezza di chi dispera.
4. Ma ho ottenuto misericordia, egli dice. E spiega la ragione per la quale ha ottenuto misericordia: Perché Cristo Gesù dimostrasse in me tutta la sua magnanimità ad esempio di quanti avrebbero creduto in lui per la vita eterna 9. Cristo, dice, venuto a dare il perdono ai peccatori che si convertono a lui, fino ai suoi nemici, per primo scelse me, più accanito nemico, poiché salvando me, nessuno degli altri disperasse. E' quanto fanno i medici: quando si recano in località dove non sono conosciuti, da principio preferiscono curare i malati più gravi, sia per dimostrare loro benevolenza, sia per far valere la loro competenza. Ciò al fine che ciascuno, in quel luogo, dica al suo prossimo: Va' da quel medico, sta' sicuro, ti guarisce. E quello: Mi guarisce? Non vedi che cosa devo soffrire? Io ho fatto esperienza, dice; del male che tu soffri, anch'io ho sofferto. Dice così Paolo ad ogni ammalato ed a chi vuole disperare di sé. Chi ha curato me, mandandomi da te, mi ha detto: Va' da quello che dispera e digli che hai avuto, che ho risanato in te, che subitanea guarigione hai ricevuto da me. Ho chiamato dal cielo, ho colpito e atterrato con una parola, con un'altra ho risollevato ed eletto, una terza volta ho bene istruito e inviato, una quarta ho liberato e ho dato il premio 10. Va', parla ai malati, grida ai disperati: E' parola sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo a salvare i peccatori. Perché temete? Perché trepidate? Di essi il primo sono io. Sono io a parlarvi - dice - il sano ai malati, chi sta in piedi a chi giace, chi è sicuro a chi dispera. Per questo infatti ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo dimostrasse in me tutta la sua magnanimità. Ha portato a lungo il mio male, e così lo ha tolto; come il medico buono ha tollerato pazientemente il violento, egli è stato a trattenermi mentre io lo ferivo, mi ha fatto il dono di essere ferito per lui. Dice: Ha dimostrato in me tutta la sua magnanimità, ad esempio di quanti avrebbero creduto in lui per la vita eterna.
La salvezza ci viene da Dio, non da noi. I benefici della grazia. La duplice confessione.
5. Non disperate, dunque. Siete malati? Avvicinatevi a lui e sarete risanati; siete ciechi? Avvicinatevi a lui e sarete illuminati. E voi, i risanati, rendete grazie a lui; e voi che siete malati e correte a lui per essere risanati, dite tutti: Venite, adoriamo, prostriamoci davanti a lui, in lacrime davanti al Signore che ci ha creati 11 e uomini e salvati. Giacché, se egli ci ha creati uomini, ma da noi stessi ci siamo salvati, noi abbiamo fatto qualcosa di meglio di lui; conta di più un uomo salvato che un uomo qualsiasi. Pertanto, se Dio ti ha fatto uomo e tu hai fatto di te un uomo buono, è migliore ciò che hai fatto tu. Non ti esaltare al di sopra di Dio: sottomettiti a Dio, adora, pròstrati, riconosci colui che ti ha creato; nessuno infatti ricrea, tranne colui che crea; non c'è chi rinnovi, se non chi ha fatto il nuovo. Questo si trova anche in un altro Salmo: Egli ci ha fatti, non ci siamo fatti noi 12. Senza dubbio quando ti ha fatto nulla tu avevi che potessi fare. Ma ora che già esisti, anche a te è possibile fare qualcosa: affrettarti dal Medico, invocare il Medico che è ovunque presente. E perché tu invocassi, ha rinfrancato il tuo cuore e ti ha donato di poter invocare: E' Dio infatti - dice - che suscita in voi e il volere e l'operare secondo la buona volontà 13. Perché tu avessi buona volontà, ha preceduto la sua chiamata. Grida: Dio mio, la sua misericordia mi preverrà 14. La sua misericordia ti ha prevenuto perché tu esistessi, perché tu avessi la sensibilità, potessi ascoltare, consentire. Ti ha prevenuto in tutto: previeni anche tu in qualcosa la sua ira. In che cosa, tu dici, in che cosa? Riconosci che tutte queste cose, tutto ciò che hai di buono, ti viene da Dio, da te tutto ciò che hai di male. Quanto ai tuoi beni, non lodarti trascurando lui; quanto ai tuoi mali, non accusare lui e scusare te; questa è la vera confessione. Egli che ti ha prevenuto in tanti beni, verrà da te ed esaminerà i suoi doni e i tuoi mali; egli in te osserva in che modo avrai usato del suo dono buono. Pertanto, poiché con tutti questi doni ti ha prevenuto, considera in che cosa tu possa prevenire la presenza di lui che verrà. Ascolta il Salmo: Preveniamo la sua venuta nella confessione. Preveniamo la sua venuta; prima che egli venga, sia reso propizio; prima che si renda presente, sia placato. Hai infatti il sacerdote per il quale tu possa placare il tuo Dio; ed egli stesso, che in relazione a te è Dio con il Padre, è uomo per te. Così, prevenendo la sua presenza, esulterai con il Salmo nella confessione. Sii nel giubilo con il Salmo; prevenendo la sua presenza nella confessione, accùsati; giubilando nel Salmo, loda lui. Con l'accusa di te stesso e con la lode di lui che ti ha creato, chi è morto per te verrà e ti darà la vita.
Una dottrina varia e incostante è la lebbra della mente.
6. Questo tenete per fermo, in questo perseverate. Nessuno si cambi, nessuno sia lebbroso. Una dottrina suscettibile di variazioni, che non ha la caratteristica dell'uniformità, significa la lebbra della mente; e questa la monda Cristo. Tu hai forse apportato in qualcosa un cambiamento, vi hai riflettuto ed hai migliorato la tua opinione; ciò che si presentava in diversità di opinioni, è divenuto coerentemente uniforme. Non fartene un merito personale, per non trovarti fra i nove che non furono grati. Uno solo rese grazie, gli altri erano Giudei; quello era uno straniero, era figura dei popoli stranieri, quell'uno dette le decime a Cristo. Dunque dobbiamo a lui l'essere, la vita, l'intelligenza; che siamo uomini, che viviamo bene, che abbiamo una retta intelligenza lo dobbiamo a lui. Nulla è nostro di ciò che abbiamo, solo il peccato. Che cosa possiedi infatti che tu non abbia ricevuto? 15 Quindi voi, voi soprattutto che comprendete ciò che ascoltate, ponete in alto il vostro cuore, risanato dall'infermità, mondato dalla incostanza e rendete grazie a Dio.
1 - 1 Tm 1, 15-16.
2 - Sal 94, 2. 6.
3 - Cf. Lc 17, 12-19.
4 - 1 Tm 1, 15-16.
5 - Mt 9, 12.
6 - Cf. Mt 9, 12-13.
7 - 1 Tm 1, 15-16.
8 - 1 Cor 15, 9.
9 - 1 Tm 1, 15-16.
10 - Cf. At 9.
11 - Sal 94, 2. 6.
12 - Sal 99, 3.
13 - Fil 2, 13.
14 - Sal 58, 11.
15 - 1 Cor 4, 7.
20 - Ciò che avvenne nei nove mesi della gravidanza di sant'Anna.
La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca311. Poiché - come ho detto - Maria santissima fu concepita senza peccato, il suo spirito, da quella prima visione di Dio, restò tutto assorto e rapito dall'oggetto infinito del suo amore. Questo, cominciato nella stretta dimora del grembo materno nell'istante in cui fu creata la sua fortunatissima anima, non venne mai più meno, ma continuò ininterrotto e continuerà per tutta l'eternità nel sommo grado di gloria possibile ad una semplice creatura, che ella gode alla destra del suo santissimo Figlio. Affinché, poi, andasse sempre crescendo nella contemplazione e nell'amore divino, oltre le immagini infuse delle altre creature e quelle impresse in lei dalla prima manifestazione della santissima Trinità, per le quali esercitò molti atti delle virtù che li poteva operare, il Signore le rinnovò la meraviglia di quella visione astrattiva della sua divinità, concedendogliela altre due volte. La Trinità le si manifestò in questo modo tre volte prima della nascita: una nell'istante in cui fu concepita, l'altra verso la metà dei nove mesi e la terza il giorno prima di venire alla luce. Sebbene tale genere di visione non fosse continuo, ne ebbe un altro alquanto inferiore, ma anch'esso assai alto. Questa contemplazione di Dio attraverso la fede ed una illuminazione speciale fu continua in Maria santissima e superò quelle di tutti gli altri viatori insieme.
312. Quanto alla visione astrattiva di Dio, sebbene non fosse opposta allo stato di viatrice, pure era così alta e vicina alla visione intuitiva che non doveva essere continua in questa vita mortale per chi aveva da meritare la gloria intuitiva con altri atti. Tuttavia, non cessava di essere un sommo beneficio della grazia a questo scopo, perché lasciava impresse nell'anima immagini del Signore tali da sollevarla assorbendo tutta la creatura nell'incendio dell'amore divino, che attraverso di esse si rinnovò nell'anima santissima di Maria finché ella stette nel grembo di sant'Anna. Qui avvenne che, possedendo l'uso perfettissimo della ragione e tenendosi occupata in continue domande a favore del genere umano, in atti eroici di riverenza, adorazione ed amore di Dio e nel conversare con gli angeli, non risentì l'angustia del naturale e stretto carcere del grembo materno, né le mancò il non usare i sensi, né le riuscirono pesanti i disagi propri di quello stato. A tutto ciò non faceva attenzione, stando più nel suo Amato che nel grembo di sua madre, anzi più che in se stessa.
313. Lultima di queste tre visioni fu accompagnata da nuovi e più stupendi favori del Signore, che le manifestò che era giunto il momento di uscire alla luce del mondo ed alla vita tra i mortali. Allora la Principessa del cielo, ubbidendo alla volontà divina, disse al Siguore: «Dio altissimo, padrone di tutto il mio essere, anima della mia vita e vita della mia anima, infinito in attributi e perfezioni, incomprensibile, potente e ricco di misericordia, re e signore mio, mi avete creata dal niente e senza alcun mio merito mi avete arricchita con i tesori della vostra grazia e luce divina, affinché, conoscendo io subito il vostro essere immutabile e le vostre divine perfezioni, nessun altro che voi fosse il primo oggetto della mia vista e del mio amore, né cercassi altro bene fuorché voi, che siete il sommo vero e tutto il mio conforto. Ora, Signore mio, mi comandate di uscire alla luce materiale ed alla vita delle creature; ma io in voi, dove tutto si conosce come in uno specchio limpidissimo, ho visto il pericoloso stato e le miserie di tale vita. Se in essa, per mia fragilità e debolezza naturale, dovessi mancare anche in un solo punto nel vostro amore e servizio e morire allora, fate che io muoia piuttosto qui adesso prima di passare ad uno stato in cui vi possa perdere. Se, però, Signore e padrone mio, la vostra santa volontà si deve adempiere destinandomi al tempestoso mare del mondo, vi supplico, altissimo e potente bene dell'anima mia, di guidare la mia vita, di dirigere i miei passi e di dare forma a tutte le mie azioni secondo il vostro maggiore compiacimento. Ordinate in me la carità, perché con il nuovo uso delle creature essa divenga in me sempre più perfetta tanto verso di voi quanto verso di loro. In voi ho conosciuto l'ingratitudine di molte anime; quindi, a ragione io temo, essendo della loro natura, di potere anch'io commettere la medesima colpa. In questa angusta caverna del grembo di mia madre ho goduto degli spazi infiniti della vostra divinità; qui possiedo tutto il bene che siete voi, o mio diletto. Essendo ora solo voi la mia parte ed il mio possesso, temo di perdervi fuori di questo luogo recluso, alla vista di altra luce e con l'uso dei sensi. Perciò, se ciò fosse possibile e conveniente, io preferirei nnunciare alla vita cui mi avvicino e rimarne priva; però, non si faccia la mia volontà, ma la vostra. Poiché così volete, datemi la vostra benedizione per nascere al mondo ed in esso non allontanate mai da me la vostra divina protezione». Dopo questa preghiera della dolcissima bambina Maria, l'Altissimo le diede la sua benedizione, le comandò di uscire alla luce materiale di questo sole visibile e la illuminò su quanto doveva fare per conseguire questi suoi desideri.
314. Intanto, la felicissima madre sant'Anna aveva passato la sua gravidanza tutta spiritualizzata, per gli effetti divini e per la soavità che sentiva nelle sue facoltà. Tutta-via, la divina Provvidenza, per conferire maggiore gloria alla santa e rendere più sicura la sua navigazione, aveva disposto che in qualche modo la sua nave portasse la zavorra di alcune tribolazioni, poiché senza di esse non si guadagnano che scarsamente i frutti della grazia e dell'amore. Perché si comprenda meglio ciò che le avvenne, si deve avvertire che il demonio, dopo essere stato precipitato con i suoi angeli cattivi dal cielo alle pene infernali, andava sempre indagando e spiando con grande vigilanza tutte le donne più sante dell'antica legge, per vedere se poteva incontrare quella di cui aveva visto in cielo il segno ed il cui piede gli doveva schiacciare il capo. Tanta era l'ira di Lucifero che non affidava tale cura solo ai suoi inferiori, ma, valendosi di loro contro alcune donne virtuose, egli stesso vigilava e insidiava quelle che vedeva segnalarsi di più nelle virtù e nella grazia dell'Altissimo.
315. Con questa malignità ed astuzia pose molta attenzione alla straordinaria santità della grande sant'Anna e a tutto ciò che veniva scoprendo di quanto in lei succedeva. Se non riuscì a conoscere il valore del tesoro che racchiudeva il suo grembo, poiché il Signore gli nascondeva questo ed altri misteri, tuttavia sentiva contro di sé una grande forza e virtù che ridondava da sant'Anna. Non poter penetrare la causa di quell'effetto potente lo portava ad essere in alcuni momenti molto turbato e triste nel suo furore. Altre volte si calmava un poco considerando che quella gravidanza aveva avuto inizio nello stesso modo di tutte le altre e che non vi era da temere alcuna novità; il Signore, infatti, lasciava che si ingannasse nella sua ignoranza ed andasse fluttuando tra le onde superbe della sua rabbia. Eppure, vedendo tanta tranquillità nella gravidanza di sant'Anna, il suo spirito perversissimo s'insospettiva. Talora scopriva anche che era assistita da molti angeli; soprattutto, poi, era tormentato dal sentirsi debole nel resistere alla forza che usciva dalla fortunata sant'Anna, cosicché cominciò a sospettare che non fosse lei sola a causare ciò.
316. Turbato per questi timori, il drago determinò di tentare di togliere la vita a sant'Anna e, se non gli fosse riuscito, di procurare almeno che abortisse. La superbia di Lucifero era, infatti, tanto smisurata che confidava di poter vincere o uccidere la Madre del Verbo che doveva incarnarsi, a meno che non gli venisse tenuta nascosta, e addirittura lo stesso Messia redentore del mondo. Fondava questa eccessiva arroganza sulla superiorità della sua natura di angelo rispetto a quella umana, quanto a condizione ed a forze, come se all'una e all'altra non fosse superiore la grazia ed entrambe non fossero subordinate alla volontà del loro Creatore. Spinto da questa audacia, prese a tentare sant'Anna con molti spaventi, suggestioni, sussulti e sospetti circa la verità della sua gravidanza, facendole presente la sua età avanzata e la lunga sterilità. Il demonio faceva tutto ciò per provare la virtù della santa e per vedere se l'effetto di queste suggestioni gli apriva un varco per assalirne la volontà con qualche consenso.
317. L'invitta sant'Anna, però, resistette virilmente a questi colpi. Armata di umile fortezza, di pazienza, di preghiera incessante e di viva fede nel Signore, sventava gli ingannevoli stratagemmi del drago, che anzi le ridondavano in aumenti sempre maggiori di grazia e di protezione divina. La difendevano anche i principi angelici che custodivano la sua santissima Figlia e scacciavano i demoni dalla sua presenza. Non per questo l'insaziabile malizia del nemico desistette. Siccome la sua arrogante superbia eccede la sua forza, cercò di valersi anche di argomenti umani; con questi, infatti, si ripromette sempre vittorie maggiori. Tentò dapprima di far crollare la casa di san Gioacchino, affinché sant'Anna fosse scossa e sconvolta dal terrore. Non essendo potuto riuscirvi, perché opposero resistenza gli angeli santi, suscitò alcune donnicciole vili, conoscenti della santa, perché la oltraggiassero. Esse eseguirono ciò con grande ira, ingiuriandola con parole oltre misura offensive e beffandosi della sua gravidanza, dicendo che nella sua età avanzata non poteva essere altro che un artificio del diavolo.
318. Sant'Anna non se ne turbò; anzi, sopportò quelle ingiurie con mansuetudine e carità, continuando a trattare con molto riguardo chi le faceva, guardando da allora quelle donne con maggiore affetto e facendo loro benefici più grandi. Non per questo la loro ira si temperò, possedute com'erano dal demonio ed infiammate di odio contro la santa. E siccome, quando uno si dà una volta in balia di tale crudele tiranno, questo acquista sempre più forza per tirare al suo volere chi gli si assoggetta, egli incitò quei vili strumenti perché intentassero qualche vendetta contro la persona e la vita di sant'Anna. Non lo poterono, però, conseguire, perché la virtù divina rese sempre più deboli ed inefficaci le già fiacche forze di quelle donne e nulla poterono eseguire contro la santa. Anzi, vinte con ammonizioni, furono per le sue preghiere condotte al riconoscimento della loro colpa ed alla correzione della loro vita.
319. Così il drago fu vinto, sebbene non abbattuto, poiché subito si valse di una donna di servizio dei santi coniugi, provocandola contro sant'Anna. Costei fu peggiore di tutte le altre donne, perché, agendo nella sua casa, era avversario più pertinace e pericoloso. Non mi dilungo a narrare ciò che il nemico tentò per mezzo di lei, poiché fu quello stesso che aveva provato per mezzo delle altre donne, sebbene con molestia e pericolo maggiori per la santa. Con il favore divino, però, ella vinse questa tentazione più gloriosamente che le altre, perché non sonnecchiava il custode d'Ismele, che difendeva la sua santa città e la teneva guarnita di tante sentinelle scelte tra i più coraggiosi della sua milizia. Questi misero in fuga Lucifero ed i suoi, perché non molestassero più la fortunata madre, che stava già aspettando il felicissimo parto cui si era preparata con gli atti eroici delle virtù esercitate e con i meriti acquistati in questi combattimenti, avvicinandosi così alla fine desiderata della sua attesa. Ed io pure desidero quella del presente capitolo, per udire il salutare insegnamento della mia Signora e maestra. Anche se tutto quello che scrivo mi è offerto da lei, ciò che mi sta più a cuore è la sua materna ammonizione, cosicché l'attendo con sommo gaudio e giubilo del mio spirito.
320. Parlate dunque, o Signora, poiché la vostra serva vi ascolta. E se me lo permettete, benché sia polvere e cenere, vi esporrò un dubbio che mi si è presentato in questo capitolo, poiché in tutto ricorro alla spiegazione che voi vi degnate di darmi, Madre, maestra e signora mia. Il dubbio è questo: essendo voi stata concepita senza peccato e possedendo l'anima vostra santissima una così alta conoscenza di tutte le cose mediante la visione della Divinità, come poterono stare insieme a questa grazia timore e trepidazione così grandi di perdere l'amicizia di Dio offendendolo? Se nel primo istante della vostra esistenza vi prevenne la grazia, come tanto presto potevate temere di perderla? E se l'Altissimo vi fece esente dalla prima colpa, come potevate cadere in altre ed offendere colui che vi aveva preservato da quella?
Insegnamento e risposta della Regina del cielo
321. Figlia mia, ascolta la risposta al tuo dubbio. Sebbene nella visione di Dio che io ebbi nel primo istante avessi saputo che ero concepita senza macchia e senza peccato, questi benefici e doni dell'Altissimo sono di natura tale che, quanto più si conoscono e rendono sicuri, tanto maggiore cura ed attenzione risvegliano per conservarli e per guardarsi dall'offendere il loro autore, che li comunica per sola sua bontà. Inoltre, mostrano tanto chiaramente la loro provenienza dalla sola virtù divina e dai meriti del mio Figlio santissimo che la creatura, non vedendo in se stessa altro che indegnità ed insufficienza, comprende con piena evidenza che riceve ciò che non merita, non potendo appropriarsene perché cosa altrui. Conosce non meno che ne è causa superiore un Signore che, come li concede per pura liberalità, così può ugualmente toglierli a lei per darli a chi più gli piace. Da questo necessariamente nascono la sollecitudine e la vigilanza per non perdere ciò che si possiede per sola grazia, adoperandosi diligentemente per conservarlo e facendo fruttare il talento, perché si conosce che questo è il solo mezzo per non perdere ciò che si ha in deposito e che viene dato alla creatura perché renda il contraccambio e lavori a gloria del suo Creatore. Attendere a questo fine è condizione necessaria per conservare i benefici della grazia ricevuta.
322. Si ha consapevolezza anche della fragilità della natura umana e della sua libera volontà tanto per il bene quanto per il male. Questa conoscenza non mi fu tolta dall'Altissimo, né viene tolta ad alcun viatore; anzi, viene lasciata a tutti. Ciò è conveniente, affinché alla sua vista si radichi il santo timore di cadere in una colpa, sia pure piccola. In me, poi, questa luce fu maggiore, perché conobbi che una piccola mancanza dispone ad un'altra peggiore, e la seconda è castigo della prima. È' ben vero che in seguito alle grazie ed ai benefici prodigati da Dio alla mia anima non mi era possibile cadere in peccato. La sua Provvidenza, tuttavia, dispose questo favore nascondendomi la certezza assoluta di non peccare, cosicché io conoscevo che a me, da sola, era possibile cadere e che dipendeva solo dalla volontà divina il non farlo. Così, egli riservò per sé la conoscenza della mia sicurezza, lasciando a me la sollecitudine ed il santo timore di peccare come viatrice, che dal momento della mia concezione sino alla morte non persi mai; esso, anzi, andò crescendo in me con la vita.
323. Inoltre, l'Altissimo mi diede discrezione ed umiltà perché non gli ponessi domande circa questo mistero né mi fermassi ad esaminarlo, attendendo soltanto a fidarmi della sua bontà e benevolenza, certa che mi avrebbe assistita perché non peccassi. Da questo derivano due disposizioni necessarie alla vita cristiana: la prima è mantenere l'anima in pace; l'altra è non perdere il timore e la vigilanza nel custodire questo tesoro. Essendo questo un timore filiale, non diminuiva l'amore, ma anzi lo accendeva ed accresceva sempre più. Queste due disposizioni di amore e timore formavano nella mia anima un accordo divino tale da armonizzare tutte le mie azioni in modo che mi allontanassi dal male e mi unissi sempre più al sommo Bene.
324. Amica mia, da ciò puoi rilevare il modo migliore di riconoscere le cose dello spirito: vedere se sono accompagnate da vera luce e da sana dottrina, se insegnano la maggiore perfezione delle virtù e se muovono ad essa con grande forza. I benefici che discendono dal Padre della luce hanno questo di proprio: assicurano umiliando ed umiliano senza rendere diffidenti, danno confidenza non disgiunta da sollecitudine e vigilanza e rendono solleciti con riposo e pace, affinché queste disposizioni nel compiere la volontà divina non si impediscano tra loro. Ora tu, anima, mostra umile e fervorosa gratitudine al Signore per essere stato tanto liberale con te, che te lo sei meritato così poco; infatti, ti ha illuminato con la sua luce divina aprendoti in qualche modo gli archivi dei suoi segreti e prevenendoti con il timore di offenderlo. Tuttavia, fa' uso di questo timore con misura e piuttosto eccedi nell'amore: sono le due ali dello spirito per sollevarti al di sopra di tutte le cose terrene e di te stessa. Procura, dunque, di abbandonare ogni disposizione disordinata che ti causi eccessivo timore, affidando al Signore la tua causa e prendendo per tua propria la sua. Temi finché tu sia purificata e libera dalle tue colpe e dalla tua ignoranza; ama il Signore finché tu sia tutta trasformata in lui e lo abbia reso interamente padrone ed arbitro delle tue azioni, senza che tu lo sia più di alcuna. Non ti fidare del tuo giudizio, non credere di essere saggia, poiché il proprio discernimento è facilmente oscurato dalle passioni che lo tirano dietro a sé; insieme, poi, trascinano la volontà, per cui si finisce per temere ciò che non si deve e per credersi sicuri in ciò che non conviene. Ritieniti sicura soltanto in modo da non riposare nella tua sicurezza con frivolo compiacimento interiore, dubita e temi finché tu non abbia trovato, mediante una sollecitudine quieta, il giusto mezzo in tutto; lo troverai sempre se ti sottometterai all'ubbidienza dei tuoi superiori ed a ciò che l'Altissimo ti insegnerà ed opererà in te. Sebbene la bontà delle disposizioni si desuma dal fine cui sono dirette, tuttavia esse si devono regolare con l'obbedienza e con il consiglio, perché senza tale direzione gli atti in cui si traducono risultano mal riusciti e senza profitto. In ogni cosa, insomma, starai attenta a praticare ciò che è più santo e perfetto.
8 Luglio 1941
Beata Edvige Carboni
Mentre pregavo nella Chiesa di Corpus Domini, fui rapita in spirito. Mi si presentò la Vergine tutta mesta, mi disse: Il mio Figliuolo è sdegnato per i peccati degli uomini; io non riesco a placarlo. Si pentì d'aver creato l'uomo.
Sto pregando affinché tutti gli uomini si diano presto il bacio della pace, ma non posso placare il mio Figlio sdegnato!
Prega tu, Figlia, prega e fa pregare anche il tuo conf.re e quante anime tu conosci buone, affinché presto si calmi questo flagello.
E, così triste, la Vergine si ritirò.