Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

L'essere ambigui e restii nelle confessioni e rapporti con il padre spirituale causa tiepidezza e debolezza di volontà . (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 3° settimana del tempo ordinario (San Tommaso d'Aquino )

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 6

1Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui.4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;9ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.10E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro".12E partiti, predicavano che la gente si convertisse,13scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

14Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui".15Altri invece dicevano: "È Elia"; altri dicevano ancora: "È un profeta, come uno dei profeti".16Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!".

17Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.18Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello".19Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
21Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò".23E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno".24La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista".25Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista".26Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.27Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.28La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.29I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.32Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare".37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?".38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci".39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.42Tutti mangiarono e si sfamarono,43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

45Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.46Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.48Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma", e cominciarono a gridare,50perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!".51Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,52perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.

53Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret.54Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe,55e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse.56E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.


Primo libro dei Maccabei 9

1Demetrio seppe che era morto Nicànore ed era stato distrutto il suo esercito in combattimento e decise di mandare di nuovo Bàcchide e Alcimo in Giudea e l'ala destra dell'esercito con loro.2Seguirono la via di Gàlgala e si accamparono sopra Mesalot in Arbèla; la occuparono prima e vi fecero morire molti uomini.3Nel primo mese dell'anno centocinquantadue posero il campo contro Gerusalemme.4Poi lo tolsero e si portarono a Berea con ventimila uomini e duemila cavalli.5Giuda era accampato in Elasa con tremila uomini scelti.6Quando videro la massa di un esercito così numeroso, ne rimasero sgomentati e molti si dileguarono dal campo e non rimasero che ottocento uomini.7Giuda vide che il suo esercito si disgregava mentre la battaglia incalzava; si sentì venire meno il cuore, perché non aveva possibilità di radunare i suoi,8e tutto affranto disse ai superstiti: "Alziamoci e andiamo contro i nostri avversari, se mai possiamo debellarli".9Ma lo dissuadevano dicendo: "Non riusciremo ora se non a mettere in salvo noi stessi, ma torneremo poi con i nostri fratelli e combatteremo; da soli siamo troppo pochi".10Giuda disse: "Non sia mai che facciamo una cosa simile, fuggire da loro; se è giunta la nostra ora, moriamo da eroi per i nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria".11L'esercito nemico uscì dal campo schierandosi contro i Giudei: la cavalleria si divise in due ali e i frombolieri e gli arcieri precedevano lo schieramento; i più validi erano in prima fila e Bàcchide stava all'ala destra.12La falange si mosse avanzando ai due lati e al suono delle trombe; anche dalla parte di Giuda si diede fiato alle trombe.13La terra fu scossa dal fragore degli eserciti; si scatenò la battaglia che durò dal mattino fino a sera.14Giuda notò che Bàcchide e la parte più forte dell'esercito era a destra: allora si unirono a lui tutti i più coraggiosi15e fu travolta l'ala destra dal loro urto ed egli l'inseguì fino al monte di Asdòd.16Ma quelli dell'ala sinistra, vedendo che era stata sconfitta l'ala destra, si volsero sugli stessi passi di Giuda e dei suoi uomini assalendoli alle spalle.17Così si accese la battaglia e caddero feriti a morte molti da una parte e dall'altra;18cadde anche Giuda e gli altri fuggirono.
19Giònata e Simone raccolsero Giuda loro fratello e lo seppellirono nel sepolcro dei suoi padri in Modin.20Tutto Israele lo pianse: furono in gran lutto e fecero lamenti per molti giorni, esclamando:21"Come è caduto l'eroe che salvava Israele?".22Il resto delle imprese di Giuda e delle sue battaglie, degli eroismi di cui diede prova e dei suoi titoli di gloria non è stato scritto, perché troppo grande era il loro numero.
23Dopo la morte di Giuda riapparvero i rinnegati in tutto il territorio d'Israele e risorsero tutti gli operatori di iniquità.24In quei giorni sopravvenne una terribile carestia e la terra stessa congiurò in loro favore.25Bàcchide scelse gli uomini più empi e li fece padroni della regione.26Quelli si diedero a ricercare e braccare gli amici di Giuda e li condussero da Bàcchide, che si vendicava di loro e li scherniva.27Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava da quando fra loro erano scomparsi i profeti.28Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata:29"Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c'è uomo simile a lui per condurre l'azione contro i nemici e Bàcchide e gli avversari della nostra nazione.30Ora noi ti eleggiamo oggi nostro capo e condottiero nelle nostre battaglie".31Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda suo fratello.
32Appena Bàcchide ne ebbe notizia, cercò di ucciderlo.33Furono informati anche Giònata e Simone suo fratello e tutti i loro seguaci, ed essi fuggirono nel deserto di Tekòa e si accamparono presso la cisterna di Asfar.34Bàcchide lo seppe in giorno di sabato e si portò con tutto il suo esercito al di là del Giordano.35Giònata inviò suo fratello, capo della turba, a chiedere ai Nabatei suoi amici di custodire presso di sé i loro equipaggiamenti che erano abbondanti.36Ma i figli di Iambri che abitavano in Màdaba fecero una razzia e catturarono Giovanni, con tutte le cose che aveva, e portarono via tutto.37Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone suo fratello: "I figli di Iambri hanno una grande festa di nozze e conducono a Nàdabat la sposa, figlia di uno dei grandi magnati di Canaan, con corteo solenne".38Si ricordarono allora del sangue del loro fratello Giovanni, perciò si mossero e si appostarono in un antro del monte.39Ed ecco alzando gli occhi videro un corteo numeroso e festante e lo sposo con gli amici e fratelli, che avanzava incontro al corteo, con tamburi e strumenti musicali e grande apparato.40Balzando dal loro appostamento li trucidarono; molti caddero colpiti a morte mentre gli altri ripararono sul monte ed essi presero le loro spoglie.41Le nozze furono mutate in lutto e i suoni delle loro musiche in lamento.42Così vendicarono il sangue del loro fratello e ritornarono nelle paludi del Giordano.
43Bàcchide ne ebbe notizia e venne in giorno di sabato fin sulle sponde del Giordano con numeroso esercito.44Giònata disse ai suoi: "Alziamoci e combattiamo per la nostra vita, perché oggi non è come gli altri giorni.45Ecco abbiamo i nemici di fronte a noi e alle spalle, dall'uno e dall'altro lato l'acqua del Giordano o la palude o la boscaglia, non c'è possibilità di sfuggire.46Alzate ora le vostre grida al Cielo, perché possiate scampare dalla mano dei vostri nemici".47E si attaccò battaglia. Giònata stese la mano per colpire Bàcchide, ma questi lo scansò e si tirò indietro.48Allora Giònata e i suoi uomini si gettarono nel Giordano e raggiunsero a nuoto l'altra sponda; gli altri non passarono il Giordano per inseguirli.49Dalla parte di Bàcchide caddero in quella giornata circa duemila uomini.
50Bàcchide tornò in Gerusalemme ed edificò fortezze in tutta la Giudea: le fortezze di Gèrico, Emmaus, Bet-Coròn, Betel, Tamnata, Piraton e Tefon con mura alte, porte e sbarre e51vi pose un presidio per molestare Israele.52Fortificò anche la città di Bet-Zur e Ghezer e l'Acra e vi stabilì milizie e vettovaglie.53Prese come ostaggi i figli dei capi della regione e li pose come prigionieri nell'Acra a Gerusalemme.
54Nell'anno centocinquantatré, nel secondo mese, Alcimo ordinò di demolire il muro del cortile interno del santuario; così demoliva l'opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire.55Ma in quel tempo Alcimo ebbe un colpo e fu interrotta la sua opera. La sua bocca rimase impedita e paralizzata e non poteva più parlare né dare disposizioni per la sua casa.56Alcimo morì in quel tempo con grande spasimo.57Bàcchide, vedendo che Alcimo era morto, se ne tornò presso il re e la Giudea rimase tranquilla per due anni.
58Tutti gli empi tennero questo consiglio: "Ecco Giònata e i suoi vivono tranquilli e sicuri. Noi dunque faremo venire Bàcchide e li catturerà tutti in una sola notte".59Andarono e tennero consiglio da lui.60Egli si mosse per venire con un esercito numeroso e mandò di nascosto lettere a tutti i suoi fautori nella Giudea, perché s'impadronissero di Giònata e dei suoi. Ma non riuscirono, perché era stata svelata la loro trama.61Anzi questi presero una cinquantina di uomini, tra i promotori di tale iniquità nel paese e li misero a morte.62Poi Giònata e Simone con i loro uomini si recarono fuori del paese a Bet-Basi nel deserto e ricostruirono le sue rovine e la fortificarono.63Lo seppe Bàcchide e radunò la sua gente e avvisò quelli della Giudea.64Andò ad accamparsi presso Bet-Basi e la attaccò per molti giorni allestendo anche macchine.65Giònata lasciò Simone suo fratello nella città e uscì nella regione, percorrendola con un drappello di armati.66Batté Odomèra con i suoi fratelli e i figli di Fasiron nel loro attendamento. Cominciarono così a battersi e aumentarono di forze.67Simone a sua volta e i suoi fecero una sortita dalla città e incendiarono le macchine.68Poi attaccarono Bàcchide, che fu sconfitto, e lo gettarono in grande disappunto, perché il suo piano e la sua impresa erano andati a vuoto.69Si rivolse con rabbia contro quei rinnegati che l'avevano consigliato di venire nel paese.70Giònata lo seppe e gli mandò messaggeri per concludere la pace con lui e scambiare i prigionieri.71Quegli accettò e fece secondo le sue proposte e gli giurò che non gli avrebbe recato alcun male per il resto dei suoi giorni;72poi gli restituì i prigionieri che prima aveva catturati nella Giudea e, messosi sulla via del ritorno, se ne andò nel suo paese e non volle più tornare nel loro territorio.73Così si riposò la spada in Israele. Giònata risiedeva in Micmas e incominciò a governare il popolo e a far scomparire gli empi da Israele.


Salmi 147

1Alleluia.

Lodate il Signore:
è bello cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a lui conviene.

2Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
3Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
4egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore, onnipotente,
la sua sapienza non ha confini.
6Il Signore sostiene gli umili
ma abbassa fino a terra gli empi.

7Cantate al Signore un canto di grazie,
intonate sulla cetra inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi,
prepara la pioggia per la terra,
fa germogliare l'erba sui monti.
9Provvede il cibo al bestiame,
ai piccoli del corvo che gridano a lui.
10Non fa conto del vigore del cavallo,
non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
11Il Signore si compiace di chi lo teme,
di chi spera nella sua grazia.

12Alleluia.

Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion.
13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina.

17Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
18Manda una sua parola ed ecco si scioglie,
fa soffiare il vento e scorrono le acque.
19Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
20Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.

Alleluia.


Salmi 89

1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".

6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.

9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.

20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.

34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".

39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.

47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?

50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.


Ezechiele 10

1Io guardavo ed ecco sul firmamento che stava sopra il capo dei cherubini vidi come una pietra di zaffìro e al di sopra appariva qualcosa che aveva la forma di un trono.2Disse all'uomo vestito di lino: "Va' fra le ruote che sono sotto il cherubino e riempi il cavo delle mani dei carboni accesi che sono fra i cherubini e spargili sulla città". Egli vi andò mentre io lo seguivo con lo sguardo.
3Ora i cherubini erano fermi a destra del tempio, quando l'uomo vi andò, e una nube riempiva il cortile interno.4La gloria del Signore si alzò sopra il cherubino verso la soglia del tempio e il tempio fu riempito dalla nube e il cortile fu pieno dello splendore della gloria del Signore.5Il fragore delle ali dei cherubini giungeva fino al cortile esterno, come la voce di Dio onnipotente quando parla.
6Appena ebbe dato all'uomo vestito di lino l'ordine di prendere il fuoco fra le ruote in mezzo ai cherubini, egli avanzò e si fermò vicino alla ruota.7Il cherubino tese la mano per prendere il fuoco che era fra i cherubini; ne prese e lo mise nel cavo delle mani dell'uomo vestito di lino, il quale lo prese e uscì.8Io stavo guardando: i cherubini avevano sotto le ali la forma di una mano d'uomo.9Guardai ancora ed ecco che al fianco dei cherubini vi erano quattro ruote, una ruota al fianco di ciascun cherubino. Quelle ruote avevano l'aspetto del topazio.10Sembrava che tutte e quattro fossero di una medesima forma, come se una ruota fosse in mezzo all'altra.11Muovendosi, potevano andare nelle quattro direzioni senza voltarsi, perché si muovevano verso il lato dove era rivolta la testa, senza voltarsi durante il movimento.
12Tutto il loro corpo, il dorso, le mani, le ali e le ruote erano pieni di occhi tutt'intorno; ognuno dei quattro aveva la propria ruota.13Io sentii che le ruote venivano chiamate "Turbine".14Ogni cherubino aveva quattro sembianze: la prima quella di cherubino, la seconda quella di uomo, la terza quella di leone e la quarta quella di aquila.15I cherubini si alzarono in alto: essi erano quegli esseri viventi che avevo visti al canale Chebàr.16Quando i cherubini si muovevano, anche le ruote avanzavano al loro fianco: quando i cherubini spiegavano le ali per sollevarsi da terra, le ruote non si allontanavano dal loro fianco;17quando si fermavano, anche le ruote si fermavano; quando si alzavano, anche le ruote si alzavano con loro perché lo spirito di quegli esseri era in loro.

18La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini.19I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro.20Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebàr e riconobbi che erano cherubini.21Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d'uomo sotto le ali.22Il loro sembiante era il medesimo che avevo visto lungo il canale Chebàr. Ciascuno di loro procedeva di fronte a sé.


Atti degli Apostoli 10

1C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica,2uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.3Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!".4Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio.5E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro.6Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare".7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e,8spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare.10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi.11Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi.12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo.13Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!".14Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo".15E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano".16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo.17Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso.18Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà.19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano;20alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati".21Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?".22Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".23Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono.24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi.25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!".27Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro:28"Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.29Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?".30Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste31e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio.32Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare.33Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato".

34Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che 'Dio non fa preferenze di persone',35ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.36Questa è 'la parola che egli ha inviato' ai figli d'Israele, 'recando la buona novella' della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti.37Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;38cioè come 'Dio consacrò in Spirito Santo' e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce,40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse,41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.42E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.43Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".

44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso.45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo;46li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.47Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?".48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.


Capitolo XIII: Nel Sacramento l’anima devota tenda con tutta se stessa all’unione con Cristo

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Voce del discepolo

1. "Chi mi darà, o Signore, di trovare te solo", di aprirti tutto il mio cuore e di godere di te, secondo il desiderio dell'anima mia? "Allora nessuno potrebbe offendermi" (Ct 8,1), nessuna creatura potrebbe scuotermi, e neppure sfiorarmi con uno sguardo; ma sarai tu solo a parlarmi, ed io a te, come colui che ama suole parlare con la persona amata, e come l'amico suole stare a mensa con l'amico. Questo io chiedo, questo io desidero: unirmi tutto a te, distogliere il mio cuore da tutto ciò che è creato e apprendere a gustare sempre più le cose celesti ed eterne, grazie alla santa Comunione e alla frequente celebrazione della Messa. Ah, Signore Dio, quando sarò interamente unito e assunto in te, dimenticando del tutto me stesso? Tu in me ed io in te. Fa' che possiamo rimanere uniti così. Veramente tu sei "il mio diletto scelto tra mille" (Ct 5,10), con il quale piacque all'anima mia di restare per tutti i giorni della vita. Veramente tu sei colui che mi dà la pace; colui nel quale consiste la pace suprema, il riposo vero, e fuori del quale tutto è fatica e dolore e miseria senza fine. "Veramente tu sei il Dio nascosto" (Is 45,15); la tua conversazione non è con i malvagi; la tua parola si rivolge agli umili e ai semplici. "Oh, quanto è soave, o Signore, il tuo Spirito" (Sap 12,1): tu vuoi mostrare la tua benevolenza ai tuoi figli e ti degni di ristorarli "con il pane sommamente soave che scende dal cielo" (Sap 16,20s).

2. Davvero "non c'è altro popolo così grande, a cui i propri dei si siano fatti così vicini, come sei vicino tu, o Dio nostro" (Dt 4,7), a tutti i tuoi fedeli. A questi, infatti, tu doni te stesso in salutare nutrimento, quale quotidiano conforto e quale mezzo per volgere il cuore verso il cielo. C'è un'altra gente così gloriosa, come il popolo cristiano? C'è, sotto il nostro cielo, una creatura da te così amata come l'anima devota, nella quale entra Dio stesso, per nutrirla del suo corpo di Gloria? Oh!, grazia ineffabile, degnazione meravigliosa, oh!, amore incommensurabile, privilegio concesso agli uomini. Ma che cosa darò io al Signore in cambio di tale grazia, di un amore così straordinario? Nulla io posso offrire, che sia più gradito del dono totale del mio cuore al mio Dio e dell'intima unione con lui. Allora esulterò nel profondo, quando l'anima mia sarà perfettamente unita a Dio. Allora Dio stesso mi dirà: se tu vuoi essere con me, io voglio essere con te. Ed io a lui risponderò: degnati, o Signore, di restare con me; mi piace, e lo voglio, essere con te. Qui è tutto il mio desiderio, che il mio cuore sia unito al tuo.


DISCORSO 175 DALLE MEDESIME PAROLE DELL'APOSTOLO (1 TIM 1, 15- 16): " E' PAROLA SICURA E DEGNA DI ESSERE DA TUTTI ACCOLTA " ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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La causa dell'incarnazione di Cristo.

1. 1. Di ciò che è stato letto ora dal santo Vangelo, ne parla anche l'apostolo Paolo. Sono queste le parole di lui: E' parola sicura e degna d'essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali il primo sono io 1. La causa della venuta di Cristo Signore altra non è che quella di salvare i peccatori. Elimina le malattie, elimina le ferite e non c'è motivo di rimedio. Se è venuto dal cielo il grande Medico, per quanto è esteso il mondo giaceva un grande ammalato. L'ammalato è il genere umano. Ma non di tutti è la fede 2. Il Signore conosce i suoi 3. I Giudei erano superbi, si esaltavano, ambivano cose alte, si ritenevano giusti e per di più accusavano il Signore che accoglieva i peccatori. Quanti dunque erano superbi e ambivano a cose alte furono lasciati sui monti; fanno parte delle novantanove pecore 4. Che sta a significare: " Furono lasciati sui monti "? Furono lasciati nel timore terreno. Che vuol dire: " Fanno parte delle novantanove pecore "? Sono alla sinistra, non alla destra. Alla sinistra se ne contano infatti novantanove; aggiungi: Uno, si passa a destra. E' venuto infatti - come egli stesso dice in un altro passo - il Figlio dell'uomo; è venuto infatti a cercare e a salvare ciò che era perduto 5. Si era davvero perduto l'intero genere umano; di esso peccò un solo uomo nel quale era il tutto, e il tutto si perdette. Ma è venuto uno solo senza peccato a salvare dal peccato. Costoro, invece, per la loro superbia e, quel che è peggio, si trovavano infermi e si ritenevano sani.

L'infermità assai pericolosa dei Giudei. I Giudei furenti contro il medico.

2. 2. Sono ammalati in modo assai grave quelli che delirano a causa delle febbri. Quelli ridono e i sani piangono. Ride infatti chi è in preda al delirio, ma non è sano. Ma ancora: chi è di mente sana, compiange il pazzo che ride. Anzitutto, se presenti queste due questioni: Che è meglio, ridere o piangere? Chi è che non scelga per sé di ridere? Infine, a motivo del dolore salutare della penitenza, il Signore ha posto nel pianto il dolore, nel riso la ricompensa. Come? Quando afferma nel Vangelo: Beati coloro che piangono, perché rideranno 6. Quindi nel pianto è il dolore, nel riso è il premio della sapienza. Ha messo il riso al posto della gioia, non trattandosi di un ridere sguaiato, ma di esultanza. Pertanto se presenti queste due cose e chiedi quale sia la migliore di esse, ridere o piangere, ogni uomo non vuole piangere e vuole ridere. Ancora: se confronti persone e persone, che cosa è meglio: che rida il demente o che pianga il sano? L'uomo sceglie per sé la sanità con il pianto, piuttosto che il riso con la demenza. Ha tanto valore la sanità mentale da preferirsi anche unita al pianto. Così, costoro che si ritenevano sani, avevano un'infermità molto più grave e disperata; ed a causa della stessa infermità, per la quale erano fuori di sé, percuotevano anche il Medico. E' dir poco " percuotevano ": dirò tutto; non solo percuotevano, ma uccidevano addirittura. Eppure egli anche quando era messo a morte era medico, veniva percosso e curava; soffriva il folle, né abbandonava l'infermo; veniva afferrato, legato, schiaffeggiato, era colpito con la canna, lo si derideva ed insultava. Infine veniva giudicato, era condannato, sospeso alla croce e tutt'intorno si gridava contro di lui; ed era il Medico.

Cristo con il suo sangue prepara la medicina ai suoi uccisori.

3. 3. Riconosci i frenetici, riconosci anche il Medico. Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 7. Quelli fuori di testa infierivano, e così facendo spargevano il sangue del Medico; quello poi del proprio sangue faceva medicine per i malati. Infatti non disse invano: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno. Prega il Cristiano e viene esaudito, prega Cristo e non viene esaudito? Giacché colui che esaudisce unito al Padre, perché è Dio, come non viene esaudito come uomo, quale si fece per noi? Viene pienamente esaudito. Là si trovavano, là infierivano, erano di quelli che lo rimproveravano e dicevano: Ecco, mangia in compagnia dei Publicani e dei peccatori 8. Facevano parte appunto di quel popolo dal quale veniva messo a morte proprio il medico, e anche per loro si preparava il contravveleno nel sangue di lui. Poiché infatti il Signore non solo versava il sangue, ma si serviva anche della sua stessa morte per farne medicina; risuscitò per far intendere chiaramente l'esempio della risurrezione. Soffrì la passione con la sua pazienza per dare un insegnamento alla nostra pazienza; e nella risurrezione indicò la ricompensa della pazienza. Così pure, come sapete e come riconosciamo tutti, salì al cielo, quindi fu inviato da lui lo Spirito Santo già promesso. Aveva detto infatti ai suoi discepoli: Restate in città finché non siate rivestiti di potenza dall'alto 9. Ecco dunque anche la sua promessa, venne lo Spirito Santo, ricolmò i discepoli e cominciarono a parlare nelle lingue di tutti i popoli; si mostrava in loro il segno dell'unità. Parlava allora un solo uomo in tutte le lingue, perché l'unità della Chiesa avrebbe parlato tutte le lingue. Ne furono spaventati quanti ascoltavano. In verità sapevano che erano stati uomini ignoranti, cui era nota solo una lingua; e si meravigliavano e si stupivano per il fatto che uomini di una sola lingua, o al più di due, parlassero nelle lingue di tutti i popoli; li tenne in sospeso lo stupore, perdettero l'orgoglio, da monti che erano si mutarono in valli. Se ora sono umili, sono valli; ciò che versi in essi lo ricevono, non lo perdono. Se cade acqua su una altezza corre e si perde: se invece l'acqua raggiunge un luogo avvallato e basso, è ricevuta e vi si ferma. Tali erano ora quelli: stupivano, si meravigliavano, avevano perduto la crudeltà.

La conversione degli uccisori di Cristo.

4. 4. Infine, mentre Pietro parlava, provarono la puntura del rimorso e si verificò in loro ciò che aveva predetto il Salmo: Mi sono ripiegato nella tristezza mentre mi trafiggeva una spina 10. Cos'è la spina? La compunzione del pentimento. Prendi in tal senso anche le stesse parole della Scrittura negli Atti degli Apostoli: Si sentirono trafiggere il cuore e dissero agli Apostoli: Che cosa dobbiamo fare? 11 Per questo motivo dissero: Che dobbiamo fare? Conosciamo che cosa abbiamo fatto: Che dobbiamo fare? Per quanto riguarda il nostro operato, disperiamo della salvezza. Sia rimesso al vostro giudizio se è possibile una qualche speranza di salvezza. Conosciamo che cosa abbiamo fatto, diteci che possiamo fare. Che cos'è ciò che abbiamo fatto? Non abbiamo certo ucciso un uomo dei tanti; e avremmo fatto un gran male se avessimo fatto morire un qualsiasi uomo innocente. Abbiamo scelto il brigante, abbiamo ucciso l'innocente; abbiamo scelto il morto, abbiamo ucciso il medico; diteci: Che dobbiamo fare? E Pietro: Pentitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome del Signore nostro Gesù Cristo 12, per passare da novantanove a cento; perché trovandovi nel numero delle novantanove 13, non credevate di aver bisogno di pentimento giungendo perfino ad insultare il Signore che si circondava di peccatori e voleva farne dei pentiti. Così ora pentiti, perché avete riconosciuto il vostro peccato, fate penitenza e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; si faccia battezzare nel nome di colui che avete fatto morire senza che avesse colpa alcuna, e vi saranno perdonati i vostri peccati. Furono riportati alla speranza; provarono dolore, gemettero, si convertirono, furono risanati. Erano quelli stessi per i quali disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 14.

Cristo ama i peccatori perché non siano sempre peccatori.

5. 5. Pertanto ciascuno di voi, carissimi, quando ascolta che il Signore Gesù Cristo non è venuto per i giusti, ma per i peccatori, non ami di essere peccatore; che non dica per caso dentro di sé: Se sarò giusto non avrò l'amore di Cristo; se sarò peccatore, mi amerà, perché si è abbassato per i peccatori, non per i giusti. Ti risponde infatti: Se hai conosciuto il medico, perché hai trascurato la febbre? E' certo che il medico si reca dal malato, ma ci si reca perché quello non sia sempre malato. Che diciamo, allora? Che significano queste parole? Che affermiamo? Il medico ama il malato, oppure il sano? Ama ciò che vuole fare di lui, non ciò che trova. Certamente è dal malato che si reca, non dal sano: non badare che si reca dall'uno e non si reca dall'altro; ama infatti il sano più del malato. Da questo si può capire che ama di più il sano che il malato, che non farebbe ciò se odiasse [chi è sano].

Com'è Paolo il primo dei peccatori.

5. 6. Presta dunque attenzione all'apostolo Paolo: E' parola sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali il primo sono io. Ha detto: <I>Dei quali il primo sono io 15. Com'era il primo? Prima di lui non furono peccatori tanti Giudei? Prima di lui non vi furono peccatori nel genere umano? Prima di lui nessuno di tutti gli uomini era vincolato dal peccato? Prima di lui non visse Adamo che per primo peccò e precipitò nella morte noi tutti? Che significa: Dei quali il primo sono io? Io sono il primo di questi per cui è venuto? Ma neppure questo è vero. Il primo ad essere scelto fu Pietro, primo Andrea, primi gli altri Apostoli 16; tu sei l'ultimo degli Apostoli, com'è che tu dici: Dei quali il primo sono io? Dunque l'ultimo degli Apostoli, il primo dei peccatori. Anche qui, come il primo dei peccatori? Peccò prima di te Pietro, quando negò per tre volte lo stesso Signore 17. Non voglio dire che anch'egli, se non si fosse trovato peccatore, non sarebbe passato dalla sinistra alla destra.

Il primo dei peccatori perché il peggiore di tutti.

6. 7. Che vuol dire allora: Dei quali il primo sono io 18? Che sono il peggiore di tutti. Volle dunque che per " primo " s'intendesse " il peggiore ". E' come avviene nelle costruzioni; chiunque vuol costruire che dice? Chi è il primo architetto qui? Chi è il primo operaio? Oppure, se vuole essere curato [chiede]: Chi è il primo medico? Non domanda certo chi sia il primo per anzianità, o chi sia il primo per professione, ma chi sia il primo quanto all'arte. Come quelli primi nell'arte, così costui primo nella colpevolezza. Perché Paolo è il primo nella colpevolezza? Tornate con il pensiero a Saulo. Pensando a Paolo vi siete dimenticati di Saulo; guardate il pastore, avete dimenticato il lupo. Non è forse colui al quale per lapidare Stefano non bastava una mano sola, e custodiva le vesti degli altri? Non è proprio colui che perseguitava dovunque la Chiesa? Non è proprio colui che aveva ricevuto lettere di presentazione da parte dei principi dei sacerdoti? Poiché era poca cosa per lui perseguitare i Cristiani che dimoravano in Gerusalemme, ma voleva recarsi in altre località, dove scoprirli, incatenarli e condurli ad essere puniti con la morte? Non è che percosso dal cielo e colpito udì la voce del Signore per la salvezza, mentre lungo il percorso ribolliva di furore e anelava alle stragi? Nel suo andare viene atterrato, perché apra gli occhi viene reso cieco. Quindi egli era proprio il primo persecutore, non ci fu nessuno peggiore di lui.

La conversione di Paolo.

7. 8. Ascoltate di che vi aiuti a comprendere meglio. Dopo che Paolo era già stato atterrato e già risollevato, Cristo Signore parlava appunto ad Anania, dicendogli: Va' in quella strada, vi troverai Paolo da Tarso di Cilicia, parlagli 19. Egli ha veduto un uomo, Anania, entrare da lui, e battezzarlo. Quello udì il nome di Saulo e tremò nelle mani stesse del Medico. Cosa che fa assai piacere; credo che ricordiate perché si chiamasse Saulo e lo rievocherò per coloro che non lo ricordano. Il persecutore di Davide, quello era Saul. In Davide era Cristo, Davide era figura di Cristo, Saul era figura di Saulo. Quasi che Davide dal cielo dicesse a Saul: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 20 Anania significa: " Pecora "; il pastore parlava alla pecora, e la pecora temeva il lupo. La grande fama di questo lupo aveva fatto molta strada, per cui la pecora non si riteneva sicura neppure nelle mani del pastore. E il Signore a lui, come ad una pecora tremante di paura. Dopo aver ascoltato questo disse infatti Anania: Signore, riguardo a quest'uomo, ho udito tutto quanto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme, ed ora si dice che ha ricevuto lettere dai capi dei sacerdoti per condurre in prigionia tutti quelli che avrà arrestato 21. Dove mi mandi? Come pecora al lupo? Ma egli non badò a questa scusa. Aveva già detto infatti alle poche sue pecorelle: Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi 22. Se le pecore sono state inviate in mezzo ai lupi, perché Anania ha paura di andare da colui che ormai non è più un lupo? Temeva il lupo, ma il Signore Dio tuo ti risponderà: Del lupo ho fatto una pecora; della pecora faccio il pastore.

Lodate l'arte di Cristo medico nella cura di Paolo.

8. 9. In tal modo dunque proprio Saulo, quindi Paolo rende grazie di essergli toccata la misericordia perché si trovò il primo, quello cioè che supera gli altri nei peccati: Eppure ho ottenuto misericordia di Dio perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me tutta la sua magnanimità ad esempio di quanti avrebbero creduto per la vita eterna 23; perché tutti dicano a se stessi: Se Paolo fu risanato, perché io dispero? Se da un così eccellente Medico è stato guarito un malato senza speranza, perché io non applicherò quelle mani alle mie ferite? Non mi affretterò ad accostarmi a quelle mani? Appunto perché gli uomini dicessero questo, Saulo da persecutore venne fatto apostolo. Perché il medico dove si reca ricerca qualcuno incurabile, risana anche questo; e se lo trova in estrema povertà, ma lo trova in condizioni disperate, in tal caso non chiede ricompensa, ma fa valere l'arte. Dunque parlerò di ciò che avevo iniziato a dire. Pertanto, come Saulo dimostrava gratitudine del fatto di essere stato scelto e risanato da Cristo perché era peccatore e non disse: Resterò nel peccato, perché Cristo è venuto per me, non per un giusto, così anche tu, che avevi ascoltato che Cristo è venuto per i peccatori 24, non startene a dormire in comodo letto, ma ascolta appunto Paolo che dice: Svègliati, tu che dormi, e dèstati dai morti, e Cristo ti illuminerà 25. Non amare il letto del peccato. Ancor prima è stato detto: Trasformasti in infermità tutto il suo letto 26. Svègliati, sii sano, ama la sanità e non passare di nuovo, per superbia, dalla destra alla sinistra, dalla valle ai monti, dall'umiltà alla boria. Quando sarai stato risanato, cioè quando avrai iniziato a vivere secondo giustizia, attribuiscila a Dio, non a te. Non sei stato infatti salvato dicendo le tue lodi, ma accusandoti. Giacché, se ti loderai per superbia, ti ammalerai più gravemente. Infatti ognuno che si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato 27. Rivolti al Signore...

 

1 - 1 Tm 1, 15.

2 - Cf. 2 Ts 3, 2.

3 - Cf. 2 Tm 2, 19.

4 - Cf. Mt 18, 12.

5 - Lc 19, 10.

6 - Lc 6, 21.

7 - Lc 23, 34.

8 - Mc 2, 16.

9 - Lc 24, 49.

10 - Sal 31, 4.

11 - At 2, 37.

12 - At 2, 38.

13 - Ibidem.

14 - Lc 23, 34.

15 - 1 Tm 1, 15.

16 - Cf. Mt 4, 18.

17 - Cf. Mt 26, 70-74.

18 - 1 Tm 1, 15.

19 - At 9, 11.

20 - At 22, 7; 26, 14.

21 - At 9, 13.

22 - Mt 10, 16.

23 - Ef 5, 14.

24 - Mt 9, 13.

25 - Ef 5, 14.

26 - Sal 40, 4.

27 - Lc 18, 14.


19 - Si narra il felicissimo e glorioso transito di Maria santissi­ma.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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732. Già si avvicinava il giorno stabilito perché la viva e vera arca dell'alleanza fosse collocata nel tempio della celeste Gerusalemme, con maggior splendore e giubilo di quello con cui la sua figura era stata fatta introdurre da Salomone nel santuario, sotto le ali dei cherubini. Tre gior­ni prima del felicissimo transito, gli apostoli e i discepoli si trovarono riuniti nella casa del cenacolo. Arrivò innan­zitutto Pietro, trasportato da un angelo che gli era appar­so a Roma e, annunciandogli che era ormai imminente la dipartita di Maria beatissima, gli aveva comandato da par­te del Salvatore di esservi presente. La sovrana del mondo stava ritirata nel suo oratorio, con le energie corporali al­quanto abbandonate a quelle dell'amore dell'Altissimo, poi­ché, essendo tanto prossima all'ultimo fine, partecipava con più efficacia delle sue qualità.

733. Ella gli andò incontro sulla porta della propria stanza e, postasi ai suoi piedi, gli domandò la benedizio­ne e proclamò: «Ringrazio e lodo l'Onnipotente per aver­mi condotto qui il mio Santo Padre, affinché mi assista nell'ora della morte». Entrò poi Paolo, e anch'egli ebbe la medesima dimostrazione di rispetto e del piacere che ave­va di vederlo. La salutarono come Madre di Dio, loro re­gina e signora di ogni realtà creata, con non meno soffe­renza che venerazione, sapendo di essere accorsi al suo fortunato trapasso. Fecero lo stesso gli altri, che giunsero dopo di loro e furono accolti con profonda sottomissione, riverenza e dolcezza. Per ordine di lei, Giovanni e Giaco­mo il Minore provvidero ad alloggiarli tutti comodamente.

734. Alcuni di essi, che erano stati accompagnati dai ministri superni ed informati del motivo della loro venu­ta, si infervorarono con immensa tenerezza considerando che sarebbero stati privati della loro unica difesa e conso­lazione, e sparsero abbondanti lacrime. Altri, invece, erano all'oscuro di tutto, giacché non avevano ricevuto un av­viso esteriore, ma solo ispirazioni interiori con un soave e forte impulso, grazie al quale avevano conosciuto che era volontà divina che si recassero immediatamente là; subito interrogarono il capo della Chiesa per essere rischiarati su quanto stava accadendo, perché giudicavano concorde­mente che se non ci fosse stata una novità non avrebbero avvertito una simile spinta, ed egli li radunò e parlò: «Miei figli e fratelli, sua Maestà ci ha chiamato e raccolto da luo­ghi così remoti per una causa grande e di nostro sommo dolore. Intende portare senza più indugio al trono della sua gloria colei che è nostra guida, nostra protezione e no­stro conforto, e ha determinato che le stiamo accanto in questo momento. Quando ascese alla destra dell'Eterno, pur restando orfani della sua adorabile vicinanza, ci fu la­sciata la Vergine come nostro rifugio e ristoro nell'esisten­za terrena; ma adesso che la nostra luce si allontana, che cosa faremo? Quale sollievo avremo? E quale speranza, che ci rincuori nel nostro pellegrinaggio? Non ne scopro altra se non quella che certamente un giorno la raggiungeremo».

735. Non riuscì a continuare, impedito dai gemiti e dai singhiozzi che non fu in grado di trattenere, e nessuno poté aprir bocca per un buono spazio di tempo, durante il qua­le tutti piansero copiosamente. Appena si fu fatto animo per riprendere il discorso, soggiunse: «Affrettiamoci ad en­trare al suo cospetto: stiamo con lei nel breve tratto di cammino che le rimane e chiediamole di concederci la sua benedizione». Lo seguirono dalla loro Maestra, che era in ginocchio su una piccola predella che teneva per reclinar­si allorché riposava un po', e la scorsero bellissima, piena di fulgore e scortata dai mille custodi.

736. Dall'età di trentatré anni non aveva subito cambia­menti nel suo corpo e nel suo volto, sacri e castissimi, né aveva sentito gli effetti della vecchiaia, né aveva avuto mai rughe, né era divenuta più debole, né era dimagrita, come suole avvenire agli altri discendenti di Adamo, che perdono vigore e si sfigurano rispetto a come erano nella gioventù o nella maturità. Questa immutabilità fu un suo privilegio sin­golare, sia perché corrispondeva alla stabilità della sua pu­rissima anima, sia perché derivò dalla sua immunità dal pec­cato originale, le cui conseguenze non arrivarono a sfiorar­la. Tutti si posero con ordine presso di lei, e Pietro e Gio­vanni si misero al capezzale. Maria, osservandoli con la sua consueta modestia e deferenza, si rivolse loro così: «Caris­simi, date licenza alla vostra ancella di manifestarvi i suoi desideri». Il principe del collegio apostolico affermò che le avrebbero prestato ogni attenzione e avrebbero adempiuto ogni suo comando, ma la invitava a sedersi; gli pareva, in­fatti, che dovesse essere assai affaticata per essere stata tan­to a lungo in tale posizione, che, se era opportuna per pre­gare, non lo era per conversare con loro.

737. Ella, che era Regina dell'umiltà e dell'obbedienza, decisa a praticare queste virtù fino alla morte e anche in quell'ora, asserì che li avrebbe ascoltati in quanto le do­mandavano e li implorò di benedirla. Con il consenso del vicario di Cristo, si genuflesse davanti a lui e dichiarò: «Si­gnore, in qualità di pastore universale, vi supplico di im­partirmi la benedizione a nome vostro e della Chiesa e di perdonarmi se vi ho poco servito nella mia vita, affinché salga a quella imperitura. Qualora sia di vostro gradimen­to, permettete che Giovanni disponga delle mie vesti, che consistono in due tuniche, donandole a delle donne pove­re che mi hanno costantemente legato a sé con la loro bontà». Quindi, prona ai suoi piedi, li baciò con fiumi di lacrime e con non minore meraviglia che commozione di tutti. Passò al prediletto e, stando abbassata, gli disse: «Scu­satemi se non ho esercitato come avrei dovuto l'incarico che il mio Unigenito mi affidò quando dalla croce nominò voi mio figlio e me vostra madre. Con ossequio e gratitu­dine vi rendo grazie per la pietà con la quale mi avete as-

sistito. Beneditemi per la mia partenza verso colui che mi ha creata, per gioire perennemente della sua compagnia».

738. Si accomiatò allo stesso modo da ciascuno degli apostoli e da alcuni discepoli, e successivamente dai nu­merosi circostanti insieme. Terminato ciò, si alzò e pro­clamò: «Siete stati ininterrotamente incisi nel mio intimo e vi ho voluto teneramente bene con l'ardore comunicato­mi dal mio Gesù, che ho sempre visto in voi come in suoi eletti e amici. Per suo beneplacito vado alle dimore cele­sti, dove vi prometto di avervi presenti nel nitidissimo chia­rore dell'Onnipotente, la cui contemplazione bramo ed at­tendo con sicurezza. Vi raccomando la comunità ecclesia­le, l'esaltazione dell'Altissimo, la propagazione del Vange­lo, la stima e l'apprezzamento degli insegnamenti del Re­dentore, la memoria delle sue opere e della sua passione e l'attuazione dei suoi precetti. Amate la Chiesa e amatevi gli uni gli altri con quel vincolo di carità e di pace che ave­te appreso dal vostro Maestro. E nelle vostre mani, o pon­tefice, rimetto Giovanni e gli altri».

739. Tacque e le sue espressioni, come dardi di fuoco di­vino, penetrarono nei cuori liquefacendoli; tutti, prorom­pendo in dimostrazioni di incontenibile dolore, si prostra­rono al suolo e con i loro singhiozzi toccarono profonda­mente la dolcissima Vergine. Anch'ella pianse, non impo­nendosi di resistere a così amari e appropriati gemiti, e poi li esortò a raccogliersi silenziosamente in orazione con lei e per lei. In tale placida quiete venne il Verbo incarnato su un trono d'ineffabile splendore, scortato da tutti i santi di natura umana e da tantissimi angeli di ogni coro, riem­piendo di luce la casa del cenacolo. L'innocentissima so­vrana delle altezze lo adorò, gli baciò i piedi e, stesa al suo cospetto, compì l'estremo atto di riconoscenza e di umiliazione della sua esistenza terrena, annientandosi e piegan­dosi sino alla polvere più quanto non abbiano mai fatto né faranno mai tutti gli uomini dopo aver peccato. Egli la be­nedisse e le parlò: «Mia carissima, che ho scelto come mia abitazione, è giunta per voi l'ora di essere introdotta nella gloria del Padre e mia, dove è preparata alla mia destra la sede di cui godrete per l'eternità. Poiché come Madre mia vi feci entrare nel mondo libera ed esente dalla colpa, nep­pure adesso che ne uscite la morte ha diritti su di voi: se non volete passare per essa, venite con me a prendere pos­sesso di quello che avete largamente meritato».

740. Con volto lieto gli rispose: «Mio Signore, vi scon­giuro che la vostra ancella acceda alla vita beata attraver­sando la porta comune della morte come gli altri discen­denti di Adamo. Voi che siete mio vero Dio la soffriste sen­za esservi obbligato ed è giusto che, come ho cercato di seguirvi nella vita, vi segua anche nella morte». Il Salva­tore approvò il suo sacrificio e affermò che si sarebbe adempiuto ciò che desiderava. Subito i ministri superni co­minciarono a intonare con sublime armonia qualche ver­setto del Cantico dei cantici e altri nuovi. Sia gli Undici e i discepoli sia molti devoti li percepirono con i sensi, ben­ché soltanto alcuni apostoli, tra i quali Giovanni, fossero illuminati in maniera singolare sulla presenza di Cristo, mentre gli altri avvertivano dentro di sé straordinari ed ef­ficaci effetti. Si diffuse una fragranza inebriante, che as­sieme alla musica si sentiva fin dalla strada; inoltre, tutti videro il mirabile fulgore che avvolgeva quel luogo e sua Maestà dispose che, affinché fosse testimone di una simi­le meraviglia, accorresse tanta gente da occupare le vie.

741. Quando udì la melodia, Maria si reclinò sulla sua predella, con la tunica come unita alla sua persona, con le mani giunte e lo sguardo fisso su suo Figlio, e completa­mente accesa nel suo fervore. Alle parole ?Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata?, ella pronunciò quelle del suo Unigenito sul duro legno: «Padre, nelle tue mani con­segno il mio spirito». Quindi, chiuse i suoi purissimi oc­chi e spirò. La malattia che le fu fatale fu l'amore, senza indisposizioni o malesseri, e il suo transito avvenne allor­ché il potere del Creatore sospese l'intervento miracoloso con cui conservava le sue forze in modo che non fossero dissolte dalle fiamme provocate dal suo ardore, permet­tendo a queste di consumare la linfa del cuore.

742. La sua candida anima lasciò il castissimo corpo e in un istante fu collocata con immenso onore accanto a Gesù. Immediatamente, le note celesti iniziarono ad al­lontanarsi nell'aria, perché quella solenne processione si avviò verso l'empireo. Il sacro corpo, che era stato tempio e tabernacolo del Dio vivente, restò pieno di radiosità e profumava al punto che coloro che lo attorniavano erano colmati di soavità interiore ed esteriore. I mille custodi del­ la Regina si fermarono a proteggere tale inestimabile te­soro, mentre i fedeli, tra lacrime di afflizione e di giubilo per i prodigi che contemplavano, rimasero per un po' di tempo come assorti e poi elevarono numerosi inni e salmi in suo ossequio. Ciò accadde di venerdì, alle tre del po­meriggio, alla stessa ora in cui aveva esalato l'ultimo re­spiro il nostro Redentore. Era il tredici agosto ed ella ave­va settant'anni, meno i ventisei giorni che intercorrono tra questa data e l'otto settembre. Dopo la crocifissione del no­stro Maestro si trattenne quaggiù ventuno anni, quattro mesi e diciannove giorni, e mori cinquantacinque anni do­po il suo parto verginale. Il calcolo si fa facilmente così: aveva quindici anni, tre mesi e diciassette giorni alla na­scita del Signore, che fu ucciso a trentatré anni e tre mesi, cioè quando ella aveva quarantotto anni, sei mesi e di­ciassette giorni; se a questi si aggiungono altri ventuno an­ni, quattro mesi e diciannove giorni, si hanno i settant'anni meno venticinque o ventisei giorni.

743. In quell'occasione si verificarono grandi portenti. Il sole si eclissò e nascose la sua luce in segno di lutto per alcune ore; parecchi uccelli di diverse specie volarono al­la casa e resero alla Principessa il loro omaggio funebre con canti di lamento e con gemiti, che suscitavano il pian­to in chiunque li ascoltava; si commosse l'intera Gerusa­lemme e molti arrivavano stupiti, confessando ad alta vo­ce la potenza dell'Eterno e la magnificenza delle sue ope­re; altri apparivano attoniti e come fuori di sé, e i credenti si struggevano tra singhiozzi e sospiri; vennero anche tan­ti infermi e furono guariti; uscirono dal purgatorio quan­ti vi si trovavano. L'evento più eccezionale riguardò un uo­mo e due donne che abitavano vicino al cenacolo, che tra­passarono insieme alla nostra sovrana in stato di peccato e senza penitenza: stavano andando alla dannazione, ma, allorché la loro causa giunse al giudizio di Cristo, la dol­cissima Madre domandò misericordia, furono restituiti al­la vita e successivamente si ravvidero e si salvarono. Que­sto dono non si estese a tutti coloro che decedettero in ta­le giorno nel mondo, bensì solo a costoro, che si spense­ro al medesimo orario nella città santa. Parlerò in un al­tro capitolo della festa che ci fu in paradiso, per non me­scolarla con il nostro cordoglio.

 

Insegnamento della Regina del cielo

744. Mia diletta, oltre a quello che hai scritto sul mio glorioso transito, intendo rivelarti ancora un privilegio che mi fu concesso. Hai già dichiarato che sua Maestà rimise alla mia elezione se morire o salire senza questa sofferenza alla visione beatifica. Qualora avessi ricusato la morte, indubbiamente ciò mi sarebbe stato accordato poiché, come in me non ebbe parte la colpa, non ne avrebbe avuta nep­pure essa, che ne fu la pena. Sarebbe successo lo stesso a mio Figlio, e a maggior ragione, se non si fosse addossato il pagare per tutti alla giustizia divina per mezzo della sua passione. Io stabilii spontaneamente di morire perché aspi­ravo ad imitarlo in questo come avevo fatto nel voler pro­vare i suoi dolori; perché, avendolo osservato spirare, traen­domi indietro non avrei soddisfatto all'amore che gli dove­vo, e avrei lasciato un considerevole vuoto nella somiglian­za e conformità che desideravo avere con lui e che egli bra­mava che io avessi con la sua umanità; perché altrimenti, non avendo più modo di compensare una simile mancanza, non avrei avuto la pienezza di godimento che posseggo.

745. Perciò la mia decisione gli fu tanto gradita e la sua benignità si compiacque tanto della mia assennatezza e del mio ardore che mi premiò subito con un favore singolare per i fedeli: tutti i miei devoti che mi avessero invocato nell'agonia, interponendomi come loro avvocata per esse­re soccorsi in memoria della mia felice dipartita e della mia scelta di ricalcare le sue orme, sarebbero stati sotto la mia speciale protezione, affinché li difendessi dal demo­nio, li assistessi e quindi li presentassi al tribunale della sua clemenza e intercedessi per loro. Ebbi allora nuova po­testà e delega, e mi fu promesso che chi in precedenza si fosse rivolto a me, venerando il mistero che stai trattando, avrebbe avuto notevoli aiuti della grazia sia per morire be­ne sia per vivere con più purezza. Dunque, da oggi ricor­dalo continuamente con intimo fervore, e benedici, celebra e loda colui che compì in me prodigi così mirabili a be­neficio mio e di tutti. Con tale zelo impegnerai il Reden­tore e me a preservarti nell'ultima lotta.

746. Giacché la morte segue la vita, e questa e quella ge­neralmente si corrispondono, la garanzia più sicura della buona morte è la buona vita, e il distaccarsi nel corso del­l'esistenza dagli affetti terreni, che alla fine affliggono e op­primono l'anima, diventando per essa come forti catene che le impediscono di avere completa libertà e di sollevarsi al di sopra di ciò che ha sempre avuto caro. Gli uomini ca­piscono differentemente questa verità e operano al contra­rio! Il Signore dà loro la vita perché si svincolino dalle con­seguenze del peccato originale e non le sentano al momento della morte, e gli ignoranti e miseri discendenti di Adamo la spendono interamente nel caricarsi di ostacoli e legami per perire schiavi delle loro passioni e tiranneggiati dal ne­mico. L'antica caduta non mi toccò, né i suoi cattivi effet­ti avevano alcun diritto sulle mie facoltà; eppure, fui co­stantemente ordinatissima, povera, virtuosa, perfetta e pri­va di affezioni a realtà del mondo, e poi sperimentai que­sta suprema libertà. Tieni fissa l'attenzione sul mio model­lo e sgombra il tuo cuore ogni giorno di più, affinché con l'avanzare degli anni tu possa trovarti più sciolta, spedita e distante dalle cose materiali per quando lo sposo ti chia­merà alle nozze, e non ti sia necessario andare a cercare inutilmente in quel frangente la libertà e la prudenza.


8-59 Gennaio 2, 1909 Continua parlando dei terremoti.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Riprendo a dire, con mia somma ripugnanza e solo per ubbidire ciò che ha passato dal giorno 28 Dicembre a riguardo del terremoto.

(2) Stavo pensando tra me alla sorte di tanta povera gente viva sotto le pietre, ed alla sorte del mio Sacramentato Signore, vivo anche Lui, sepolto sotto le macerie, e dicevo tra me, pare che il Signore dice a quei popoli:

(3) “Ho subito la stessa vostra sorte per i vostri peccati; sto insieme con voi ad aiutarvi, a darvi forza; vi amo tanto che sto ad aspettare un ultimo atto d’amore per salvarvi tutti, non tenendo conto di tutto il male che avete fatto per l’addietro”.

(4) Ah! mio bene, mia vita e mio tutto, vi mando le mie adorazioni sotto le macerie, dovunque Tu ti trovi; i miei abbracci, i baci, e tutte le mie potenze a tenerti continua compagnia, oh! quanto vorrei venire a dissotterrarti per mettervi in luogo più comodo e più degno di Te! In questo mentre, il mio adorabile Gesù mi ha detto nel mio interno:

(5) “Figlia mia, hai interpretato in qualche modo gli eccessi d’amore che, anche mentre flagello ho verso dei popoli; ma non è tutto, è anche più, ma sappi però che la mia sorte Sacramentale è forse meno infelice, meno nauseante sotto le pietre che nei tabernacoli; è tale e tanto il numero dei sacrilegi che si commettono dai preti, ed anche dal popolo, che ne ero stanco di scendere nelle loro mani e nei loro cuori, da costringermi a distruggerli quasi tutti. E poi, che dirti dell’ambizione, degli scandali dei sacerdoti, tutto era tenebre in loro, non più luce qual devono essere, e quando i sacerdoti giungono a non dar più luce, i popoli giungono agli eccessi, e la mia giustizia è costretta a distruggerli”.

(6) Stavo pure pensando alle sue privazioni, e mi sentivo una paura, come se volesse succedere anche qui qualche forte terremoto. Vedendomi così sola senza di Gesù, mi sentivo tanto oppressa da sentirmi morire. Onde avendo di me compassione, il buon Gesù appena ha fatto una ombra e mi ha detto:

(7) “Figlia mia, non ti opprimere tanto, per tuo riguardo risparmierò da gravissimi danni questa città. Vedi se Io non devo continuare a castigare, invece di convertirsi, di arrendersi, nel sentire la distruzione delle altre province dicono che là sono i luoghi, i terreni che fanno ciò succedere, e si prendono più bel tempo continuando ad offendermi. Quanto sono ciechi e sciocchi; non è la terra tutta nel mio proprio pugno? Non posso forse Io aprire le voragini della terra e farli inghiottire anche in altri luoghi? E per farli vedere, farò fare il terremoto in altri luoghi, dove non è solito di fare”.

(8) Mentre ciò diceva, pareva che stendesse la sua mano nel centro della terra, ne prendeva il fuoco e lo avvicinava alla superficie della terra, e la terra si scuoteva e si sentiva il terremoto, dove più forte e dove meno, soggiungendo:

(9) “Questo non è altro che il principio dei castighi; che ne sarà la fine?”