Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 3° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 18
1Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:2"C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.4Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,5poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi".6E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.7E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?8Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".
9Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:10"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.12Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.14Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato".
15Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano.16Allora Gesù li fece venire avanti e disse: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.17In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà".
18Un notabile lo interrogò: "Maestro buono, che devo fare per ottenere la vita eterna?".19Gesù gli rispose: "Perché mi dici buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio.20Tu conosci i comandamenti: 'Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre'".21Costui disse: "Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia giovinezza".22Udito ciò, Gesù gli disse: "Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi".23Ma quegli, udite queste parole, divenne assai triste, perché era molto ricco.
24Quando Gesù lo vide, disse: "Quant'è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio.25È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!".26Quelli che ascoltavano dissero: "Allora chi potrà essere salvato?".27Rispose: "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio".
28Pietro allora disse: "Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito".29Ed egli rispose: "In verità vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio,30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà".
31Poi prese con sé i Dodici e disse loro: "Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà.32Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi33e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà".34Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.
35Mentre si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse.37Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!".38Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!".39Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".40Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò:41"Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista".42E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato".43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.
Giudici 5
1In quel giorno Debora, con Barak, figlio di Abinoam, pronunciò questo canto:
2"Ci furono capi in Israele
per assumere il comando;
ci furono volontari
per arruolarsi in massa:
Benedite il Signore!
3Ascoltate, re,
porgete gli orecchi, o principi;
io voglio cantare al Signore,
voglio cantare al Signore,
voglio cantare inni al Signore, Dio d'Israele!
4Signore, quando uscivi dal Seir,
quando avanzavi dalla steppa di Edom,
la terra tremò, i cieli si scossero,
le nubi si sciolsero in acqua.
5Si stemperarono i monti
davanti al Signore, Signore del Sinai,
davanti al Signore, Dio d'Israele.
6Ai giorni di Samgar, figlio di Anat,
ai giorni di Giaele,
erano deserte le strade
e i viandanti deviavano su sentieri tortuosi.
7Era cessata ogni autorità di governo,
era cessata in Israele,
fin quando sorsi io, Debora,
fin quando sorsi come madre in Israele.
8Si preferivano divinità straniere
e allora la guerra fu alle porte,
ma scudo non si vedeva né lancia
né quarantamila in Israele.
9Il mio cuore si volge ai comandanti d'Israele,
ai volontari tra il popolo;
benedite il Signore!
10Voi, che cavalcate asine bianche,
seduti su gualdrappe,
voi che procedete sulla via, raccontate;
11unitevi al grido degli uomini
schierati fra gli abbeveratoi:
là essi proclamano le vittorie del Signore,
le vittorie del suo governo in Israele,
quando scese alle porte il popolo del Signore.
12Dèstati, dèstati, o Debora,
dèstati, dèstati, intona un canto!
Sorgi, Barak, e cattura i tuoi prigionieri,
o figlio di Abinoam!
13Allora scesero i fuggiaschi
per unirsi ai principi;
il popolo del Signore
scese a sua difesa tra gli eroi.
14Quelli della stirpe di Efraim
scesero nella pianura,
ti seguì Beniamino fra le tue genti.
Dalla stirpe di Machir scesero i comandanti
e da Zàbulon chi impugna lo scettro del comando.
15I principi di Issacar mossero con Debora;
Barak si lanciò sui suoi passi nella pianura.
Presso i ruscelli di Ruben grandi erano le esitazioni.
16Perché sei rimasto seduto tra gli ovili,
ad ascoltare le zampogne dei pastori?
Presso i ruscelli di Ruben
erano ben grandi le dispute...
17Gàlaad dimora oltre il Giordano
e Dan perché vive straniero sulle navi?
Aser si è stabilito lungo la riva del grande mare
e presso le sue insenature dimora.
18Zàbulon invece è un popolo che si è esposto alla morte,
come Nèftali, sui poggi della campagna!
19Vennero i re, diedero battaglia,
combatterono i re di Canaan,
a Taanach sulle acque di Meghiddo,
ma non riportarono bottino d'argento.
20Dal cielo le stelle diedero battaglia,
dalle loro orbite combatterono contro Sisara.
21Il torrente Kison li travolse;
torrente impetuoso fu il torrente Kison...
Anima mia, calpesta con forza!
22Allora martellarono gli zoccoli dei cavalli
al galoppo, al galoppo dei corsieri.
23Maledite Meroz - dice l'angelo del Signore -
maledite, maledite i suoi abitanti,
perché non vennero in aiuto al Signore,
in aiuto al Signore tra gli eroi.
24Sia benedetta fra le donne Giaele,
la moglie di Eber il Kenita,
benedetta fra le donne della tenda!
25Acqua egli chiese, latte essa diede,
in una coppa da principi offrì latte acido.
26Una mano essa stese al picchetto
e la destra a un martello da fabbri,
e colpì Sisara, lo percosse alla testa,
ne fracassò, ne trapassò la tempia.
27Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque;
ai piedi di lei si contorse, ricadde,
dove si contorse, là ricadde finito.
28Dietro la finestra si affaccia e si lamenta
la madre di Sisara, dietro la persiana:
Perché il suo carro tarda ad arrivare?
Perché così a rilento procedono i suoi carri?
29Le più sagge sue principesse rispondono
e anche lei torna a dire a se stessa:
30Certo han trovato bottino, stan facendo le parti:
una fanciulla, due fanciulle per ogni uomo;
un bottino di vesti variopinte per Sisara,
un bottino di vesti variopinte a ricamo;
una veste variopinta a due ricami
è il bottino per il mio collo...
31Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore!
Ma coloro che ti amano siano come il sole,
quando sorge con tutto lo splendore".
Poi il paese ebbe pace per quarant'anni.
Siracide 8
1Non litigare con un uomo potente
per non cadere poi nelle sue mani.
2Non litigare con un uomo ricco,
perché egli non t'opponga il peso del suo danaro,
poiché l'oro ha corrotto molti
e ha fatto deviare il cuore dei re.
3Non litigare con un uomo linguacciuto
e non aggiungere legna sul suo fuoco.
4Non scherzare con l'ignorante,
perché non siano disprezzati i tuoi antenati.
5Non insultare un uomo convertito dal peccato,
ricòrdati che siamo tutti degni di pena.
6Non disprezzare un uomo quando è vecchio,
perché anche di noi alcuni invecchieranno.
7Non gioire per la morte di qualcuno;
ricòrdati che tutti moriremo.
8Non disdegnare i discorsi dei saggi,
medita piuttosto le loro massime,
perché da essi imparerai la dottrina
e potrai essere a servizio dei grandi.
9Non trascurare i discorsi dei vecchi,
perché anch'essi hanno imparato dai loro padri;
da essi imparerai l'accorgimento
e come rispondere a tempo opportuno.
10Non attizzare le braci del peccatore,
per non bruciare nel fuoco della sua fiamma.
11Non ritirarti dalla presenza del violento,
perché egli non ponga un agguato contro di te.
12Non imprestare a un uomo più forte di te;
quello che gli hai prestato, consideralo come perduto.
13Non garantire oltre la tua possibilità;
se hai garantito, preòccupati di soddisfare.
14Non muovere causa a un giudice,
perché giudicheranno in suo favore secondo il suo parere.
15Con un avventuriero non metterti in viaggio,
per paura che ti diventi insopportabile;
egli agirà secondo il suo capriccio
e andrai con lui in rovina per la sua insipienza.
16Non litigare con un irascibile
e non traversare con lui un luogo solitario,
perché ai suoi occhi il sangue è come nulla,
dove non c'è possibilità di aiuto ti assalirà.
17Non consigliarti con lo stolto,
perché non saprà mantenere un segreto.
18Davanti a uno straniero non fare nulla di riservato,
perché non sai che cosa ne seguirà.
19Con un uomo qualsiasi non aprire il tuo cuore
ed egli non abbia a portar via il tuo bene.
Salmi 9
1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'
2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.
6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.
8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.
10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.
12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.
14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.
16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.
20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.
26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.
27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".
33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?
35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.
37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.
Ezechiele 31
1Il primo giorno del terzo mese dell'undecimo anno, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, di' al faraone re d'Egitto e alla moltitudine dei suoi sudditi:
A chi credi di essere simile nella tua grandezza?
3Ecco, l'Assiria era un cedro del Libano,
bello di rami e folto di fronde, alto di tronco;
fra le nubi era la sua cima.
4Le acque lo avevano nutrito,
l'abisso lo aveva fatto innalzare
inviando i suoi fiumi
attorno al suolo dov'era piantato
e mandando i suoi ruscelli
anche a tutti gli alberi dei campi.
5Per questo aveva superato in altezza
tutti gli alberi dei campi:
i suoi rami si erano moltiplicati,
le sue fronde si erano distese
per l'abbondanza delle acque, durante la sua crescita.
6Fra i suoi rami fecero il nido
tutti gli uccelli del cielo,
sotto le sue fronde partorirono
tutte le bestie selvatiche,
alla sua ombra sedettero
tutte le grandi nazioni.
7Era bello nella sua altezza
e nell'ampiezza dei suoi rami,
poiché la sua radice era presso grandi acque.
8I cedri non l'uguagliavano
nel giardino di Dio,
i cipressi non gli assomigliavano con le loro fronde,
i platani non erano neppure
come uno dei suoi rami:
nessun albero nel giardino di Dio
lo pareggiava in magnificenza.
9Bello lo aveva fatto
nella moltitudine dei suoi rami,
perciò lo invidiavano tutti gli alberi dell'Eden
nel giardino di Dio".
10Perciò dice il Signore Dio: "Poiché si era elevato in altezza e aveva messo la cima fra le nubi e il suo cuore si era inorgoglito per la sua grandezza,11io lo diedi in balìa di un principe di popoli; lo rigettai a causa della sua empietà.12Popoli stranieri, fra i più barbari, lo tagliarono e lo distesero sui monti. Per ogni valle caddero i suoi rami e su ogni pendice della terra furono spezzate le sue fronde. Tutti i popoli del paese si allontanarono dalla sua ombra e lo abbandonarono.
13Sui suoi resti si posano
tutti gli uccelli del cielo
e fra i suoi rami
ogni bestia selvatica,
14perché nessun albero irrigato dalle acque si esalti nella sua altezza ed elevi la cima fra le nubi, né per la propria altezza confidi in sé nessun albero che beve le acque. Poiché
tutti sono destinati alla morte,
alla regione sotterranea,
in mezzo ai figli dell'uomo,
fra coloro che scendono nella fossa".
15Così dice il Signore Dio: "Quando scese negli inferi io feci far lutto: coprii per lui l'abisso, arrestai i suoi fiumi e le grandi acque si fermarono; per lui feci vestire il Libano a lutto e tutti gli alberi del campo si seccarono per lui.16Al rumore della sua caduta feci tremare le nazioni, quando lo feci scendere negli inferi con quelli che scendono nella fossa. Si consolarono nella regione sotterranea tutti gli alberi dell'Eden, la parte più scelta e più bella del Libano, tutti quelli abbeverati dalle acque.17Anch'essi con lui erano scesi negli inferi fra i trafitti di spada, quelli che in mezzo alle nazioni erano il suo braccio e dimoravano alla sua ombra.
18A chi credi di essere simile per gloria e per grandezza fra gli alberi dell'Eden? Anche tu sarai precipitato insieme con gli alberi dell'Eden nella regione sotterranea; giacerai fra i non circoncisi insieme con i trafitti di spada. Tale sarà il faraone e tutta la sua moltitudine". Parola del Signore Dio.
Atti degli Apostoli 13
1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati".3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.
4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.8Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.
13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!".
16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, 'e con braccio potente li condusse via di là'.18Quindi, 'dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto',19'distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità' quelle terre,20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: 'Ho trovato Davide', figlio di Iesse, 'uomo secondo il mio cuore'; egli adempirà tutti i miei voleri.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato;28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso.29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:
'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.'
34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:
'Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure.'
35Per questo anche in un altro luogo dice:
'Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.'
36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione.37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:
41'Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata'!".
42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.
44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.47Così infatti ci ha ordinato il Signore:
'Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra'".
48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Capitolo IV: Molti sono i benefici concessi a coloro che si comunicano devotamente
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. Signore Dio mio, "con la dolcezza delle tue benedizioni" (Sal 20,4) vieni in soccorso a me, tuo servo, affinché io possa accostarmi degnamente e devotamente al tuo grande sacramento. Muovi il mio cuore verso di te e scuotimi dal mio grande torpore. "Vieni a me con la tua forza salvatrice" (Sal 105,4), cosicché io possa gustare in ispirito la tua dolcezza, insita tutta in questo sacramento, quasi sua fonte. Apri i miei occhi, cosicché io possa intravvedere un così grande mistero; dammi la forza di credere in esso, con fede sicura. Tutto ciò è infatti opera delle tue mani, non opera dell'uomo; tua sacra istituzione, non invenzione umana. Quindi non v'è alcuno che possa da sé solo comprendere pienamente queste cose, che superano anche l'intelligenza degli angeli. Ed io, indegno peccatore, polvere e cenere, come potrò mai sondare e comprendere, un così profondo e santo mistero? O Signore, nella semplicità del mio cuore, in pienezza e sicurezza di fede e in adesione al tuo comando, mi accosto a te con sentimenti di speranza e di devozione: credo veramente che tu sia presente qui nel Sacramento, Dio e uomo. Tu vuoi che io ti accolga in me, in unione d'amore. Perciò domando alla tua clemenza ed imploro il dono di questa grazia speciale, di essere totalmente immedesimato in te, in sovrabbondanza d'amore e di non più ricercare altra consolazione. Giacché questo Sacramento, così alto e prezioso, è salvezza dell'anima e del corpo e rimedio ad ogni infermità dello spirito. Per mezzo di questo Sacramento vengono curati i miei vizi; le passioni sono frenate; le tentazioni sono sconfitte o almeno diminuite; viene aumentata la grazia, rafforzata la virtù cui si è posto mano, rinsaldata la fede, rinvigorita la speranza e l'amore fatto più ardente e più grande.
2. O mio Dio, "tu che innalzi l'anima mia" (Sal 53,6), e ripari all'umana fragilità con il dono di ogni consolazione interiore, tu hai concesso e ancora spesso concedi nel Sacramento grandi benefici ai tuoi diletti che devotamente si comunicano. Tu infondi in essi grande conforto nelle varie tribolazioni, innalzandoli dal fondo della loro prostrazione alla speranza del tuo aiuto; tu li ricrei interiormente e li fai risplendere con una grazia rinnovata. Così, mentre prima della Comunione si sentivano angosciati e privi d'amore, poi, ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, si trovano trasformati e migliori. E questo tu fai generosamente con i tuoi eletti, affinché essi conoscano in verità, ed esperimentino chiaramente, quanto siano deboli per se stessi e quale bontà e grazia ottengano da te. Giacché, per se stessi, sono freddi, duri e mancanti di devozione; invece, per tuo dono, sono fatti degni di essere fervorosi, alacri e pieni di devozione. Chi mai, essendosi accostato umilmente alla fonte stessa della soavità, non riporta anche solo un poco di dolcezza; chi mai, stando accanto a un grande fuoco, non ne risente un po' di calore? Ora, tu sei la fonte sempre piena, straboccante; tu sei il fuoco sempre vivo, che mai non si estingue. Perciò, anche se non posso attingere alla pienezza di questa fonte e bere a sazietà, metterò ugualmente la bocca all'orlo della celeste cannella, per prendere almeno una piccola goccia, a saziare la mia sete, onde non inaridire del tutto. Anche se non posso essere ancora nella pienezza della beatitudine celeste, né posso essere ardente come un cherubino o un serafino, mi sforzerò tuttavia di perseverare nella devozione e di predisporre l'anima mia ad impadronirsi di una, sia pur piccola, fiamma del divino incendio, nutrendosi umilmente al sacramento della salvezza. A quello che mi manca, supplisci tu, con benignità e misericordia, o buon Gesù, salvatore santissimo; tu che ti sei degnato di chiamare tutti a te, dicendo: "venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò (Mt 11,28). In verità io mi affatico, e suda il mio volto; il mio cuore è tormentato da sofferenze interiori; sono oppresso dai peccati, legato e schiacciato da molte passioni perverse. "E non c'è nessuno che possa aiutarmi" (Sal 21,12), non c'è nessuno "che possa liberarmi e soccorrermi" (Sal 7,3), all'infuori di te, "Dio mio salvatore" (Sal 24,5), al quale affido me stesso e ogni mia cosa, perché tu mi custodisca e mi conduca alla vita eterna. Accettami a lode e gloria del tuo nome; tu che hai apprestato il tuo corpo e il tuo sangue quale cibo e bevanda. O "Signore Dio, mia salvezza" (Sal 26,9), fa' che nella dimestichezza del tuo mistero s'accresca lo slancio della mia devozione.
DISCORSO 83 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 18, 21-22: "OGNI VOLTA CHE PECCHERÀ CONTRO DI ME MIO FRATELLO" ECC.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaParabola del servo crudele.
1. 1. Ieri il santo Vangelo ci raccomandava di non trascurare i peccati dei nostri fratelli: Ma se un tuo fratello avrà peccato contro di te, rimproveralo a tu per tu. Se ti ascolterà, avrai convertito quel tuo fratello. Se invece non terrà conto della tua riprensione, prendi con te due o tre persone, perché ogni questione sia risolta in base alla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo alla Chiesa. Se poi non ascolterà neppure la Chiesa, consideralo come un pagano e un publicano 1. Anche oggi si riferisce allo stesso argomento il brano che viene subito dopo e che abbiamo sentito leggere poco fa. Il Signore Gesù aveva parlato in quel modo a Pietro; questi soggiunse e domandò al Maestro quante volte doveva perdonare a un fratello che avesse commesso una colpa contro di lui, e chiese se bastava perdonare sette volte 2. Gli rispose il Signore: Non solo sette volte, ma fino a settantasette volte 3. Narrò poi una parabola assai terribile: che cioè il regno dei cieli è simile a un padre di famiglia che volle fare i conti con i suoi servi: tra essi ne scopri uno che gli era debitore di diecimila talenti. Il padre di famiglia ordinò che fosse venduto tutto quello che il servo possedeva e tutta la sua famiglia e lui stesso, perché fosse pagato il debito. Allora quel servo prostratosi alle ginocchia del suo padrone gli chiese una dilazione e ottenne addirittura la remissione. Il suo padrone infatti ebbe pietà di lui - come abbiamo udito - e gli condonò tutto il debito. Quel servo però, liberatosi dal debito, ma schiavo dell'iniquità, allontanatosi dal suo padrone incontrò anch'egli un suo debitore, che gli doveva non diecimila talenti, quant'era il proprio debito, ma solo cento denari; lo afferrò per il collo e lo trascinò quasi strangolandolo, dicendogli: Paga quel che mi devi 4. Quello però pregava il proprio compagno, come questi aveva pregato il padrone; ma non trovò in lui un compagno simile al padrone che l'altro aveva trovato. Non solo questi non volle condonargli il debito, ma non gli concesse neanche una dilazione. Presolo per il collo lo trascinava con sé perché pagasse, pur essendo già libero dal debito verso il padrone. Gli altri servitori rimasero disgustati e riferirono al loro padrone quello ch'era accaduto. Il padrone fece chiamare alla sua presenza quel servo e gli disse: Servo malvagio, pur avendo tu con me un debito enorme, ho avuto pietà di te, te l'ho condonato per intero. Non dovevi dunque avere pietà anche tu del tuo compagno, come io ho avuto pietà di te? 5. Ordinò allora che fosse richiesto il pagamento di tutto il debito che prima gli aveva condonato.
Ogni uomo è debitore di Dio e ha come debitore il proprio fratello.
2. 2. Il Signore dunque ha narrato questa parabola per la nostra istruzione e con questo avvertimento ha voluto che noi ci salvassimo. Così - dice - farà con voi il Padre vostro ch'è in cielo, se ciascuno di voi non perdonerà di cuore al proprio fratello 6. Ecco, fratelli, la cosa risulta chiara, l'ammonimento è utile e gli si deve ubbidienza molto vantaggiosa per la salvezza, affinché sia messo in pratica quanto ci è comandato. Poiché ogni uomo non solo è debitore verso Dio, ma anche ha come debitore il proprio fratello. Effettivamente chi non è debitore verso Dio se non Colui nel quale non può riscontrarsi alcun peccato? Chi inoltre non ha come debitore il proprio fratello, se non colui verso il quale non ha commesso alcuna colpa? Si può forse trovare tra il genere umano qualcuno che non si sia reso colpevole di qualche azione cattiva nei riguardi d'un suo fratello? Ogni uomo dunque è debitore, ma tuttavia anch'egli ha un debitore. Ecco perché il Dio giusto ti ha stabilito una norma rispetto al tuo debitore, nel modo anch'egli si comporterà col proprio. Poiché due sono le opere di misericordia che ci liberano e che sono enunciate brevemente dal Signore stesso nel Vangelo: Rimettete [i debiti] agli altri e saranno rimessi anche a voi; date e sarà dato anche a voi 7. Rimettete [i debiti] e saranno rimessi anche a voi, si riferisce al perdonare. Date e sarà dato anche a voi, si riferisce a fare la beneficenza. Per quanto riguarda il precetto di perdonare, anche tu vuoi ti si perdonino le colpe che commetti ed hai un altro al quale tu possa perdonare. Per contro, per quanto riguarda il fare la beneficenza, ti chiede l'elemosina un mendicante, ma sei anche tu un mendicante di Dio. In effetti, quando preghiamo, siamo tutti mendicanti di Dio; stiamo davanti alla porta di casa del gran padre di famiglia, anzi ci prostriamo con la faccia a terra, gemiamo supplichevoli, desiderosi di ricevere qualcosa; e questo qualcosa è Dio stesso! Che ti chiede un mendicante? Del pane. E tu che cosa chiedi a Dio se non Cristo che dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo 8? Volete essere perdonati? Perdonate. Perdonate e sarete perdonati. Volete ricevere? Date e vi sarà dato.
Quante volte si deve perdonare a un fratello.
3. 3. Ascoltate però che cosa può imbarazzarci riguardo a questo precetto così chiaro. A proposito della concessione del perdono quand'esso viene chiesto e dev'essere accordato da chi perdona, si può rimanere perplessi come capitò anche a Pietro. Quante volte - chiese - debbo perdonare? È sufficiente fino a sette volte? Non è sufficiente, rispose il Signore. No; non ti dico fino a sette volte ma a settantasette volte 9. Ora conta quante colpe ha commesso contro di te tuo fratello. Se potrai arrivare alla settantottesima, in modo da superarne settantasette, allora preparati a vendicarti! È forse in questo senso ch'è vera l'affermazione del Signore e la cosa sta davvero così, che cioè dovrai perdonare solo se tuo fratello ti avrà fatto del male settantasette volte; se invece te lo avrà fatto settantotto volte, ti sarà ormai lecito non perdonare? Oso dire, sì, oso dirlo francamente, se tuo fratello ti ha fatto del male anche settantotto volte, devi perdonare. Se dunque avrà peccato - come ho detto - settantotto volte, devi perdonare. Anche se peccherà cento volte, devi perdonare. E perché dire tante e tante volte? Tu devi perdonare assolutamente tutte le volte che peccherà. Ho io dunque osato oltrepassare la misura del mio Signore? Egli ha fissato il limite del perdono al numero di settantasette volte; presumerò io di oltrepassare questo limite? No davvero, non ho osato aggiungere qualcosa di più. Ho udito parlare il mio Signore per bocca del suo Apostolo, in un passo dove non è prefissata né la misura né il numero delle volte, poiché dice: Se qualcuno di voi ha motivo di lamentarsi d'un altro, perdonatevi a vicenda, come il Signore ha perdonato voi mediante Cristo 10. Avete sentito la norma. Se il Cristo ti ha perdonato i peccati settantasette volte, se ti ha concesso il perdono fino a questo punto, e più in là di questo te lo ha negato, poni anche tu un limite e non perdonare più di tante volte. Se invece Cristo ha trovato migliaia di peccati e nondimeno li ha perdonati tutti, non sottrarre la misericordia ma chiedi la spiegazione di quel numero. Il Signore infatti non senza motivo disse: settantasette volte, poiché non c'è assolutamente alcuna colpa che non debba essere perdonata. Ecco, quello stesso servo che fu trovato debitore d'un compagno anch'esso debitore, era debitore di diecimila talenti. Io infatti penso che diecimila talenti, per quanto sia poco, sono diecimila peccati. Poiché non voglio dire che un solo talento comprenda ogni sorta di peccati. L'altro servo invece di quanto era debitore? Di cento denari. Non è dunque più di settantasette? E tuttavia il padrone s'adirò perché non glie li aveva condonati. Non solo infatti cento sono più di settantasette, ma cento denari sono forse mille assi. Ma che cosa sono a paragone di diecimila talenti?.
Bisogna rimettere tutti i debiti.
4. 4. Se perciò desideriamo d'essere perdonati, dobbiamo essere pronti a perdonare tutte le colpe commesse contro di noi. Se in realtà considerassimo i nostri peccati e contassimo le colpe commesse con azioni, con la vista, con l'udito, col pensiero, con innumerevoli moti colpevoli, non so se potremmo dormire senza sentire il peso d'un talento. Ogni giorno dunque noi chiediamo, ogni giorno bussiamo con la preghiera alle orecchie di Dio, ogni giorno ci prosterniamo e diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori 11. Quali debiti tuoi? Tutti o soltanto una parte? Tu risponderai: "Tutti". Così dunque dovrai rimetterli tutti al tuo debitore. Ebbene, con quelle parole tu enunci questa regola, pronunci questa condizione; sei tu che ricordi questo patto e questo accordo, quando preghi dicendo: Rimetti a noi, come anche noi rimettiamo ai nostri debitori.
Un singolare simbolo di questa verità.
4. 5. Che significa dunque settantasette volte? Sentite, fratelli, un gran simbolismo, una mirabile allegoria. Quando il Signore fu battezzato, l'evangelista san Luca ricorda le generazioni di lui, cioè con qual ordine, per quale serie d'antenati, attraverso quale albero genealogico si arrivò alla generazione dalla quale nacque Cristo 12. Matteo comincia da Abramo e in ordine discendente arriva fino a Giuseppe 13 Luca invece comincia a contare gli antenati in ordine ascendente. Perché il primo enumera gli antenati in ordine discendente, e il secondo in ordine ascendente? Perché Matteo voleva far risaltare la generazione di Cristo mediante la quale discese fino a noi; perciò da quando nacque Cristo comincia a contare in ordine discendente. Luca invece perché comincia a contare da quando Cristo fu battezzato; lì è l'inizio della serie ascendente; comincia a contare in ordine ascendente e contando arriva a un totale di settantasette generazioni. Da chi comincia a contare? State attenti: da chi? Comincia a contare da Cristo fino allo stesso Adamo, che fu il primo a peccare e ci ha generati con il vincolo del peccato. Arriva fino ad Adamo, e si contano settantasette generazioni, cioè da Cristo ad Adamo le settantasette che abbiamo detto e da Adamo fino a Cristo settantasette. Se dunque non è stata tralasciata nessuna generazione, non è tralasciata alcuna colpa che non si debba perdonare. Luca dunque enumera settantasette generazioni di Cristo, lo stesso numero indicato dal Signore riguardo al perdono dei peccati, poiché Luca incomincia a contare dal battesimo col quale sono cancellati tutti i peccati.
Il decalogo, altro simbolo della stessa realtà.
5. 6. Inoltre, a proposito di ciò, state a sentire, fratelli, un simbolo più importante. Nel numero settantasette c'è il simbolo della remissione dei peccati. Altrettante generazioni si trovano da Cristo ad Adamo. Esamina poi un po' più diligentemente il significato mistico e indaga i suoi segreti; bussa con più premura perché ti sia aperto. La giustizia si fonda sulla legge di Dio: è vero, poiché la legge è indicata dai dieci comandamenti. Ecco perché quel servo era debitore di diecimila talenti. È lo stesso famoso Decalogo scritto dal dito di Dio e consegnato al popolo da Mosè, servo di Dio 14. Quel servo era dunque debitore di diecimila talenti: ciò simbolicamente significa tutti i peccati a causa del numero dei comandamenti della Legge. Quell'altro servo era debitore di cento denari, somma non inferiore alla prima; perché non solo cento per cento fa diecimila, ma anche dieci per dieci fa cento. Non solo il primo doveva diecimila talenti, ma anche il secondo doveva cento denari. Da una parte e dall'altra è il numero consacrato dal Decalogo della legge; da una parte e dall'altra è il simbolo dei peccati commessi da tutti e due. L'uno e l'altro era debitore, l'uno e l'altro implorò e ottenne; ma il servo cattivo, ingrato, iniquo non volle restituire quanto aveva ricevuto, non volle concedere il condono ch'era stato concesso a lui che non lo meritava.
Nel numero settantasette sono prefigurati tutti i peccati.
6. 7. Vedete dunque, fratelli: ogni uomo che ha ricevuto il battesimo ne esce esente dal peccato; gli sono stati rimessi diecimila talenti, e quando ne esce incontrerà il compagno suo debitore; consideri allora lo stesso peccato poiché il numero undici significa la trasgressione della legge. Il numero dieci infatti rappresenta la legge, mentre il numero undici il peccato; poiché la legge è costituita da dieci comandamenti, il peccato invece si commette a causa dell'undici. Perché si commette a causa dell'undici? Perché è la trasgressione del dieci per arrivare all'undici. Nella legge invece la misura è fissa, mentre la trasgressione è il peccato. Allorché dunque tu oltrepassi il numero dieci, arrivi al numero undici. Un altro grande significato mistico era inoltre prefigurato quando fu dato l'ordine di costruire la tenda del convegno. Molte cose dice a questo proposito la Sacra Scrittura in vista d'un grande significato mistico. Tra le altre cose fu dato ordine di fare veli di pelle di capra, non dieci ma undici 15; poiché la pelle di capra indica la confessione dei peccati. Che cerchi ancora di più? Vuoi sapere come nel numero settantasette sono compresi tutti i peccati? Il sette suole esprimere il tutto, poiché il tempo si svolge nello spazio di sette giorni, e al termine dei sette giorni di nuovo si torna daccapo allo stesso punto di partenza, per scorrere secondo la medesima regola. Attraverso cicli regolati da tale norma passano i secoli, ma senza uscire dal numero sette. Cristo dunque, parlando del numero settantasette volle indicare tutti i peccati, poiché se si moltiplica undici per sette si ottiene settantasette. Volle dunque che si perdonassero tutti i peccati Colui che li prefigurò nel numero settantasette. Nessuno li ritenga a suo danno non perdonando, per evitare che quando prega non gli venga ritenuto per suo danno il proprio debito. Poiché il Signore dice: "Rimetti e sarà rimesso a te. Io infatti per primo ho rimesso a te i tuoi debiti; tu rimettili almeno dopo aver ottenuto il perdono. Poiché se non li rimetterai, ti citerò di nuovo in giudizio e ti obbligherò a restituirmi tutto ciò che ti avevo rimesso". La Verità non mentisce; poiché Cristo non inganna né s'inganna; egli poi soggiunge: Così farà anche con voi il Padre vostro ch'è in cielo 16. Tu trovi in lui il Padre, imita il Padre. Ora, se non lo vuoi imitare, ti esponi ad essere diseredato. Farà dunque così con voi - dice la Scrittura - il Padre vostro celeste se ciascuno di voi non perdonerà di tutto cuore al proprio fratello 17. Non dire solo con la lingua: "Io perdono", mentre col cuore rinvii il perdono. Dio infatti ti mostra la punizione col minacciarti la vendetta. Dio sa come lo dici. L'uomo sente la tua voce ma Dio vede la tua coscienza. Se dici: "Io perdono", perdona. È meglio che tu lo dichiari con le labbra e perdoni col cuore anziché essere mite a parole e crudele nell'anima.
Si deve perdonare senza trascurare il castigo.
7. 8. Orbene, i ragazzi indisciplinati si mettono a scongiurarci e non vogliono essere picchiati e, quando vogliamo dar loro un castigo, così cercano d'impedircelo dicendo: "Ho mancato, perdonami". Ecco, io perdono, ma quello fa un'altra mancanza. "Perdonami", e io perdono. Ne fa un'altra per la terza volta. E lui: "Perdonami", e io perdono per la terza volta. Ma la quarta volta ormai dev'essere picchiato! Ma lui: "Ti ho forse dato fastidio settantasette volte?". Se con questa scappatoia rimanesse inerte la severità del castigo, una volta impedito che sia il castigo, infurierà impunita la cattiveria. Che si deve fare, allora? Dobbiamo rimproverare a parole e, se è necessario, anche con le busse; ma dobbiamo perdonare le mancanze e allontanare dal nostro cuore la colpa. Ecco perché il Signore soggiunse: di tutto cuore, in modo che, se s'infligge un castigo in virtù della carità, non se ne vada dal cuore la mitezza. Chi è più umano d'un medico che porta i ferri da chirurgo? Uno che deve subire un'amputazione piange, ma viene operato; uno che deve subire una bruciatura piange, ma quell'intervento si compie. Questa non è crudeltà, non si deve chiamare affatto crudeltà del medico. Egli incrudelisce contro una piaga affinché sia guarito l'uomo; poiché se la piaga viene accarezzata, l'uomo è rovinato. Vorrei dunque, fratelli miei, farvi queste ammonizioni in modo che amiamo in ogni maniera i nostri fratelli che hanno commesso qualche colpa senza abbandonare dal nostro cuore la carità verso di essi e, qualora sia necessario, diamo il castigo, per evitare che a causa della eliminazione del castigo aumenti la cattiveria e veniamo accusati presso Dio, poiché ci è stato letto questo passo: Quelli che hanno commesso delle colpe rimproverali pubblicamente in modo che anche gli altri ne abbiano timore 18. Certamente se si distinguono le occasioni - e questo è l'unico criterio di verità - e così si risolve la questione, ciò è conforme alla verità. Se il peccato è occulto, rimprovera in segreto. Se invece la colpa è pubblica ed evidente, rimprovera in pubblico in modo che il colpevole si corregga e gli altri abbiano paura.
1 - Mt 18, 15-17.
2 - Cf. Mt 18, 21.
3 - Mt 18, 22.
4 - Mt 18, 28.
5 - Mt 18, 32-33.
6 - Mt 18, 35.
7 - Lc 6, 37.
8 - Gv 6, 51.
9 - Mt 18, 21-23.
10 - Col 3, 13.
11 - Mt 6, 12.
12 - Cf. Lc 3, 21-38.
13 - Cf. Mt 1, 1-16.
14 - Cf. Dt 9, 10; Es 31, 18.
15 - Cf. Es 26, 7.
16 - Mt 18, 35.
17 - Mt 18, 35.
18 - 1 Tm 5, 20.
Capitolo XXXIII:L’instabilità del nostro cuore e la intenzione ultima, che deve essere posta in Dio
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella BibliotecaO figlio, non ti fidare della disposizione d'animo nella quale ora ti trovi; ben presto essa muterà in una disposizione diversa. Per tutta la vita sarai oggetto, anche se tu non lo vuoi, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarai trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensoso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di dottrina spirituale si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità; badando, invece, che tutto il proposito dell'animo suo giovi al fine dovuto e desiderato. Così infatti egli potrà restare sempre se stesso in modo irremovibile, tenendo costantemente fisso a me, pur attraverso così vari eventi, l'occhio puro della sua intenzione.
E quanto più puro sarà l'occhio dell'intenzione, tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste. Ma quest'occhio puro dell'intenzione, in molta gente, è offuscato, perché lo sguardo si volge presto a qualcosa di piacevole che balzi dinanzi. E poi raramente si trova uno che sia esente del tutto da questo neo, di cercare la propria soddisfazione: Come gli Ebrei, che erano venuti, quella volta, a Betania, da Marta e Maria, "non già per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro" (Gv 12,9).
Occorre, dunque, che l'occhio dell'intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a me.
Messaggio di Gesù del 1 gennaio 1988
Vergine della Rivelazione (Tre Fontane)
«Avete degli esempi, Sodoma e Gomorra: non si pentirono, non fecero penitenza, non alzarono la voce implorante, cioè la preghiera. E conoscete quello che la giustizia ha fatto di loro! E altri esempi ancora come Ninive, che ascoltò, si pentì, fece preghiere e penitenze: e furono salvati, come vi preannunciai nelle profezie che voi non ricordate più e le avete dimenticate, per colpa vostra! Ebbene, ancora vi annuncio che, se non vi convertirete, ferro e fuoco, come altre volte ho fatto, scenderà sopra di voi: e, per colpa vostra, su tutti, piccoli o grandi, peccatori o innocenti, buoni o cattivi! Ecco perché vi richiamo tutti alla conversione, alla vera pace e al vero amore! Quello che voi chiamate ‘pace’, e tutto quello che voi state facendo per la pace, non è altro che inganno, perché manca la conversione, manca la preghiera rivolta al Dio uno, unico e santo; manca la penitenza per la purificazione e per il perdono dei vostri peccati! Tutto questo si sta preparando per una satanica guerra, e così perdere le vostre anime! Sappiate questo: che Satana, il maligno, il serpente antico – che non credette né a mia Madre né a me, presenti a tutti gli angeli per una prova d’amore – ha sete di anime, vuole anime per vivere l’inferno, il danno meritato per la propria volontà! E allora io vi richiamo: convertitevi figli; e vi chiamo figli della misericordia, se vi convertirete; figli della resurrezione, se cambierete vita rinnovando il vostro cuore! Pentitevi e amatevi! Questo è il suono delle trombe della battaglia finale: amore, pace, misericordia!»